Il principe dormiente

di Rox the Fox
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Forgotten Portrait ***
Capitolo 2: *** Riflesso ***



Capitolo 1
*** Forgotten Portrait ***


Capitolo I
Forgotten Portrait
 
Silenziosamente osservavo quella figura, quasi ammirandola, come se, da un momento all’altro, dovesse sparire. Avevo paura di perderlo, io ho avuto… paura. E non è forse la paura uno dei sentimenti più umani al mondo?Perché allora sento di vergognarmene?Il timore che era annidato nella mia anima era sparito quando lui, con un sorriso, mi aveva gentilmente indicato la tasca del suo logoro cappotto. Ed io, incuriosita, vi avevo frugato dentro, trovandovi una caramella dalla carta gialla. Una caramella al limone. La potevo tenere, la potevo mangiare, eppure non volevo farlo. Era come un regalo prezioso ed io vi tenevo tantissimo.
Lui, Garry, che per me poteva essere uno sconosciuto di cui avrei dovuto essere diffidente, mi aveva dato qualcosa. La speranza che presto saremmo usciti da quel luogo mostruoso. Era lui, con la sua sola presenza, che riusciva a trasformare quel terribile incubo, in un avventuroso sogno. Come potevo sapere che sarebbe finita in quel modo terribile?
Con le lacrime agli occhi avevo scartato e messo in bocca il dolce dono che lui mi aveva fatto. Poi ero andata a distruggere la causa del mio dolore: Mary. Lei… come aveva potuto?!Ed io… io, come ho potuto dimenticare tutto quello?Svegliati, Ib. Svegliati.
 
Aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere, guardandosi attorno, confusa. Quei sogni la devastavano e sembravano dannatamente reali, come se facessero parte di un passato che lei non riusciva a ricordare. Eppure sapeva che, nella confusione onirica, tutto quello poteva essere falso. Lo era, anzi. Ogni volta, però, era semplicemente assurdo. Si alzò dal letto e andò a prepararsi per la giornata che avrebbe dovuto affrontare. Mentre si guardava allo specchio, sembrò riscoprire sé stessa. I lunghi capelli castani, gli occhi cremisi, il viso dai lineamenti delicati e la pelle diafana. Aveva diciassette anni. L’età dell’amore, diceva sua madre. Amore che lei non aveva mai cercato o provato. Non ne sentiva il bisogno, tutto qui. Era davvero necessario promettere la propria anima, il proprio cuore, a qualcun altro che, inaspettatamente, poteva ferirla?Non ne valeva la pena, a parer suo. Si spazzolò i lunghi capelli e si sistemò la frangetta, sentendo poi la voce della madre fare capolino da fuori: « Ib, sbrigati o faremo tardi! »
Con un sorriso accennato, la giovane uscì e guardò la donna, interrogativa: « Si può sapere dove dobbiamo andare?Né tu, né papà me lo volete dire. » si lamentò, con aria quasi infantile. Lei si limitò e sistemarle la camicetta, con un dolce sorriso sulle labbra e poi la portò fuori dalla casa: « E’ una sorpresa, cara. »
 
Il viaggio non fu molto lungo e gli occhi di Ib si riempirono di una malinconica gioia, quando vide davanti a sé il luogo che l’aveva segnata da bambina, o almeno così credeva lei. La galleria d’arte dove otto anni prima, circa, si era svolta la mostra di Guertena, un artista dal gusto piuttosto eccentrico. Lì era rimasta stupita da tutte quelle tele, la maggior parte con la tecnica della tempera. Erano bizzarre, ma interessanti. Nascondevano sicuramente un disturbo interiori di chi, ai tempi, aveva dato vita a quelle macchie di colore che, agli occhi di chiunque, potevano sembrare solo un insulto all’arte. Per Ib, invece, erano qualcosa di più. Era come se quelle opere ora facessero parte del suo mondo.
« Non ditemi che è di nuovo Guertena! » esclamò, con una punta di eccitazione nella voce. Il padre parcheggiò e la guardò con affetto: « Sì, tesoro. Te lo ricordi? »
« Certo. » rispose lei, mentre si lisciava la gonna con le mani bianche ed affusolate. Scese dall’auto e, insieme ai genitori, si avviò verso l’entrata dell’edificio, contenitore di memorie perdute. Il silenzio regnava sovrano e Ib rimase per un attimo interdetta. Quando era bambina tutto le era sembrato così grande. Adesso, invece era tutto così dannatamente normale. Fin troppo normale. Ebbe il permesso dai genitori di allontanarsi e svoltò a destra, salendo sulle scale. Si chiese se avessero mantenuto il posto originale di ogni quadro e di ogni statua. Se la memoria non la ingannava e, sì, a volte la ingannava, al primo piano doveva trovarsi una delle tele che più le aveva fatto impressione, quando era piccola. Vi arrivò davanti e rimase senza fiato. Era bellissimo come allora. Quel quadro raffigurava un giovane addormentato. Aveva una bellezza particolare, che l’aveva colpita fin da subito. Sembrava un principe, catturato proprio nel momento di un sonno pacifico. Avrebbe voluto sfiorarlo, ma sapeva che sarebbe scattato l’allarme. Sorrise e si toccò le guance. Erano bagnate. Stava piangendo?Si guardò attorno con circospezione, imbarazzata, sperando che nessuno l’avesse vista. Perché piangere?Si asciugò gli occhi rossi e poi lo sguardo cadde sul titolo dell’opera.
 
Forgotten Portrait.
 
Lo mormorò, quasi fosse un nome proibito e poi tornò a concentrarsi sulla figura protagonista del quadro. E in quel momento, con orrore, o forse più con sorpresa, notò che lui, il bel principe, aveva aperto gli occhi e la stava guardando.








Note dell'autrice: Ok, so che non è granché, ma volevo scrivere qualcosa su Ib, a cui ho giocato qualche mese fa, ma che trovo comunque stupendo u_u Ovviamente, la prima volta che ho giocato ho presto un finale oooorrido >_> Ho dovuto faticare tantissimo per trovare il finale che volevo io ç_ç Comunque spero che questa robaccia vi piaccia!So che è corto, ma vabbè... diciamo che è una specie di inizio D: Grazie per chi leggerà e recensirà >V<

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Capitolo 2
*** Riflesso ***


Capitolo 2
Riflesso
 
Con gli occhi ancora lucidi, Ib osservò attentamente gli occhi azzurri del principe, non più addormentato. Erano fermi, fissi di lei. Nient’altro che piccole macchie di colore che emanavano un’intensità indescrivibile. Si guardò attorno, notando altre persone attorno a lei, che osservavano il dipinto, totalmente rapite. Possibile che non avessero notato nulla? Fece un piccolo passo in avanti, tenendo appena la mano. Si inumidì le labbra con la lingua, mentre, quasi senza rendersene conto, le sue dita si ritrovarono a sfiorare la tela. L’allarme suonò, ma le parve tutto così distante. Tutto terribilmente distante. Chiuse gli occhi, mentre i suoni le giungevano ovattati, irreali. Li aprì e si rese conto che il silenzio regnava. Sussultò, indietreggiando, notando che qualcosa non andava. Il soggetto del dipinto non era più lì. La tela era bianca e ciò fece sentire a disagio la ragazza. E finalmente spostò gli occhi rossi.
Dove sono finiti tutti?
Un lungo corridoio si stagliava davanti a lei, rosso, con vari dipinti ai lati, appesi. Era in una galleria, ma non quella dove si trovava fino a poco prima. Respirò piano, mentre una strana sensazione vagava dentro il suo stomaco. Quel luogo le era decisamente famigliare, ma non ne comprendeva il motivo. Si ritrovò a camminare, poggiando una mano sul muro rosso e rugoso, accarezzandone la superficie. Girò il capo quel tanto per osservare la parete opposta, dove vari dipinti erano posti, inquietanti. La ragazza ebbe un sussulto quando non sentì più il marmo sotto il palmo, ma… legno? Una porta. Una porta blu, alta almeno due metri era inserita nel muro, solitaria. Che fare, se non aprirla? Si ritrovò in una stanza scura, ma con ai lati delle deliziosi statue di coniglietti di colori variopinti. Sorrise, fino a che un inquietante rumore di vetri rotti non la fece spaventare e voltare. Ib urlò.
Ciò che le si parava di fronte era impossibile, eppure era proprio davanti ai suoi occhi. Una donna che fuoriusciva da una cornice dorata stava strisciando a terra, verso di lei. Il panico si impossessò di Ib e la giovane indietreggiò, tremando, mentre la strana creatura si avvicinava pericolosamente, sempre di più. La castana diede un’occhiata in giro, per studiare eventuali vie di fuga e decise di aggirare il mostro grazie alle varie teche che ospitavano i coniglietti di pietra. Per sua immensa fortuna vi riuscì, chiudendo la creatura dentro la stanza, ringhiante ed aggressiva. Cercò di calmarsi, per regolarizzare il respiro.
Fu solo dopo qualche istante che concentrò lo sguardo attorno a lei. Quello non era più il corridoio iniziale, ma un’altra stanza, ampia, con altre porte che si disponevano in modo simmetrico.
Sono morta. Mi trovo all’inferno e dovrò scappare per l’eternità da quel mostro. Ma… come è successo?
Mille pensieri affollarono la sua giovane mente, mentre avanzava verso il centro della stanza, visto che in essa non vi era nulla. Si fermò quando vide la porta centrale aprirsi. Indietreggiò, ormai consapevole dei pericoli nascosti in quel luogo strano. Rimase a bocca aperta e per un attimo pensò di essere finita in un sogno. Una bambina di nove anni era ferma davanti a lei, lo sguardo serio, i vestiti ordinati e la pelle bianca.
« Non è possibile… » mormorò Ib.
Gli occhi rossi della piccola erano puntati su di lei, indagatori, diffidenti. Quel rosso non poteva che appartenere a lei. La bambina si avvicinò e Ib si chinò su quella che un volta era lei, quando l’innocenza era ancora sua, quando il mondo sembrava ancora colorato e pieno di speranza. Carezzò il viso della piccola sé stessa e constatò quanto liscia fosse quella pelle, come se fosse vera. Eppure notò anche qualcos’altro. L’odore che emanava era strano. Era olio di lino. Schiuse leggermente le labbra, per chiederle qualcosa, ma non ne ebbe il tempo.
« Seguimi senza fare domande. Il principe ti sta aspettando. »
Ib sussultò, spaventata, ma decise di fidarsi di sé stessa.
 
Seduto su un trono fatto di rose blu e spine, il giovane principe dormiva, con il capo reclinato leggermente all’indietro, il respiro flebile e quasi inesistente. Dormiva, dormiva ormai da lungo tempo, ininterrottamente, in quel mondo ormai dimenticato.
È arrivata
Il bel principe aprì gli occhi azzurri lentamente, quasi come se la voce avesse pronunciato parole magiche, in grado di spezzare l’incantesimo di cui era vittima. Davanti a lui si stagliava un esercito di piccole bambole di stoffa blu, dai capelli neri e gli occhi grandi e magenta. Le osservò a lungo, mentre quelle lo fissavano, imperterrite.
« Lei è qui? Davvero? È tanto tempo che aspetto… » mormorò il bel principe, mostrando un sorriso flebile, ma compiaciuto. Si alzò dallo scranno, barcollando un po’, ma riuscendo comunque a mantenersi in piedi. Rise. Rise come un matto o, forse, come un bambino che aveva appena trovato un nuovo giocattolo con cui divertirsi.





Note dell'autrice: Sì, sì, lo so... sono una persona orribile. Sono anni che non aggiorno questa fanfiction, nonostante non l'avessi abbandonata. Sono successe tante cose e finalmente ecco un altro, piccolo capitolo. Spero che possa piacere comunque. Ringrazio anticipamente chiunque recensirà o leggerà!

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