Black Heart

di Pitch Black
(/viewuser.php?uid=296218)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Questo racconto può essere classificato come l’incrocio e il proseguimento di “Un Passato Sbiadito” ( autore: Pitch Black) e “There's something under my bed ~” (autrice: Princess Monster). L’idea è stata concepita da Princess Monster, che ringrazio immensamente per avermi dato l’ispirazione al fine di scrivere questa fantastica fiction e per essere stata una delle prime a rivisitare il rapporto tra Pitch e Sophie.
Sedetevi comodi, mangiucchiatevi qualcosa e godetevi lo spettacolo! Il vostro Pitch Black sta per raccontarvi una storia…
 
 
BLACK HEART
 
 
Dopo la schiacciante vittoria dei Guardiani, la disfatta mi aveva portato ad un indebolimento progressivo, prosciugandomi delle energie e della forza di volontà per uscire dal mio nascondiglio sotterraneo e vendicarmi su quei piccoli succhiapollici che sognavano placidi nei loro letti. Solo pochi Incubi mi erano rimasti fedeli. Dopotutto potevano essere sottomessi, soggiogati, ingannati per servire i propri scopi, ma mai domati del tutto. Dopo la loro insurrezione ero stato consumato dei poteri e incatenato alle ombre del mio stesso covo. Questa sconfitta mi aveva lasciato l’amaro in bocca, intaccando il mio morale. Ero depresso… cosa era andato storto? Quale parte del piano non aveva funzionato? Mi perdevo in queste riflessioni da troppo tempo ormai. Dovevo riemergere da quello stato, uscire a prendere un po’ d’aria, spaventare qualche ignaro marmocchio per alleviare il malumore. Avevo il morale decisamente a terra.
Mi ero appena sottratto alle tenebre della mia caverna, per entrare in quelle così accoglienti della notte scura, che una luminescenza chiara e tenue inondò la mia figura. Ero troppo debole per riuscire ad appiattirmi sulle ombre degli alberi limitrofi, così schermai quel fascio di luce con le mani, le braccia tese verso l’alto. Alzando lo sguardo, vidi le nuvole diradarsi in cielo e, all’interno dello sprazzo di volta celeste, apparve lui…
“Sei venuto a ridere di me, vero? Immagino ti faccia piacere che i tuoi Guardiani mi abbiano ridotto così!”
L’Uomo nella Luna arrivava sempre nelle situazioni più inopportune! Neanche lui mi dava tregua, con la sua onnipresenza. Fortunatamente non mi aveva fatto visita nei giorni precedenti… avrebbe visto solo un animale in gabbia, segregato dai suoi stessi servitori e depredato della sua ragione di esistenza.
Uno degli Incubi che mi ero portato appresso si avvicinò pericolosamente alla mia giugulare. Con un violento strattone alla criniera incorporea lo rimisi nei ranghi. Non potevo permettermi di perdere ancora una volta il controllo su di loro! Non dovevo più rimuginare sul passato, bensì pensare al futuro. Mi serviva un piano, ma prima di tutto avevo bisogno di nuove energie. Mi lasciai alle spalle luna, incurante di ciò che voleva dirmi. In quel momento non avevo la minima intenzione di starlo ad ascoltare, volevo sfogarmi con qualcuno, qualcuno che mi capisse, non lui.
Arrivai alla vicina cittadina attraversando velocemente il bosco. Le case erano avvolte nell’oscurità delle calde notti estive, quando tutte le finestre rimanevano aperte. Ottimo! Sui tetti, come al solito, aleggiavano fili di sabbia d’oro e, poco più in alto, stava un ometto avvolto in un’aurea lucente, che manipolava i sogni altrui. Puha! Ovunque andassi ci trovavo Sandman. Scivolai lungo la strada deserta senza farmi notare, con gli Incubi al mio seguito, fiutando l’aria in cerca del minimo barlume di insicurezza o paura. Dopo poco percepii qualcosa alle mie spalle. Era timore quello? Oh, sì! Lo sentivo… riempiva l’aria nella notte. Inspirai a fondo. Finalmente mi sentivo meglio, e per godere appieno di quel momento mi insinuai all’interno dell’abitazione. 
Mi ritrovai in una cameretta tappezzata di disegni a pastello. In un angolo era situato il letto, nel quale dormiva un bambino riccioluto che si agitava mormorando qualcosa sotto le coperte, con la fronte corrugata. Della sabbia d’oro vorticava freneticamente sopra la sua testa, ma non riusciva a prendere forma. Oh, che soddisfazione! Finalmente quello che cercavo: un debole sogno da trasformare nel più terrificante degli incubi. Mi avvicinai. Pregustavo già il piacere di spazzare via quel piccolo agglomerato di sabbia, come una pallina … idea! Feci apparire nella mia mano una mazza da golf, presi la mira leggermente sopra la testa del marmocchio e… stack! Il sogno volo dritto dritto fuori dalla finestra aperta, per essere rimpiazzato istantaneamente da uno dei miei purosangue dal manto tenebroso. Disgraziatamente non avevo calcolato la potenza del lancio e il sogno, prima che potessi fare qualunque cosa, colpì la nuca dell’ignaro Sandman che si girò lentamente verso di me. Maledizione! Doveva andarmi storto proprio tutto? Mi vide. Evidentemente contrariato, fece apparire delle gigantesche mani che facevano segno di no con l’indice e, schivando le antenne paraboliche, si lanciò all’attacco, reggendo fra le mani due grosse fruste che faceva roteare sopra la testa. Fantastico! Ora l’aveva presa come un assalto alle spalle! Non avrei mai avuto la forza di duellare con lui, quindi mi difesi con le poche forze che avevo in corpo: trasformai la mazza da golf in una falce appuntita e uscii sul tetto. La luna sopra di noi risplendeva. Era lo scenario perfetto per un duello, pensai, anche se avrei preferito avere un po’ più di energie in corpo… 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Barlumi di luce e sprazzi di oscurità si alternavano in violenti lampi sopra i tetti della città addormentata. Sandman non accennava a smettere di combattere, anche se io stavo sulla difensiva e non rispondevo ai suoi attacchi. Già dopo pochi fendenti ero distrutto: non possedevo le forze necessarie per difendermi dai suoi colpi o solamente duellare. 
In un attimo di tregua barcollai all’indietro e mi appoggiai ad un camino, ansimando: “Ok, ok Sandy… senti… sono stato uno stupido ad infilarmi dentro i tuoi sogni, quindi facciamo così… puoi riprenderteli!” e così dicendo scagliai tutti gli Incubi rimasti su di lui, oscurandogli la visuale e colpendolo contemporaneamente su più fronti, per darmi il tempo di ritirarmi dalla battaglia e scomparire tra le ombre.
Sfortunatamente Sandman mi scorse mentre abbandonavo il duello e, con uno schiocco, avvolse una delle sue fruste alla mia caviglia, facendomi perdere l’equilibrio e trascinandomi all’indietro. Dopo essere stato, non molto delicatamente, sbattuto a destra e a manca, mi scaraventò all’interno di un’abitazione. Rovinai sul pavimento di una stanzetta tutta rosa e, cercando a tentoni la parete alle mie spalle, incespicai nella veste. Avevo un sapore ferroso in bocca e un rivolo di sangue denso e scuro mi colava dalla tempia. Dovevo essere ridotto proprio male, fare pena persino, perché quando Sandy entrò nella stanza sollevò un sopracciglio allibito. 
“Mi vedi? Guarda come sono ridotto… se vuoi finirmi fallo subito. Finalmente potrai avere la tua tanto agognata vittoria sugli incubi e sulla paura. Che aspetti? Sono sempre stato un passo dietro a te, Sandman! Questa volta mi hai battuto, complimenti, ce l’hai fatta! Ora finiscimi e non ne parliamo più…” chiusi gli occhi e aspettai il fatidico colpo. Ero rassegnato ormai, non riuscivo a pensare ad altro che alla calda e accogliente oscurità che mi avrebbe accolto. Ma perché continuavo a sentire dolore in tutto il corpo? L’affondo non arrivava…
Socchiusi lentamente le palpebre. Perché non mi aveva ancora colpito? Perché esitava? Alzai lo sguardo e vidi una figura, in piedi, sul letto, ma non riuscivo a metterla a fuoco. Avevo la vista appannata, fantastico! Ora stavo diventando anche miope! Mi sentivo come un cane bastonato, rannicchiato in un angolo, puntellato sui gomiti e appoggiato alla parete, nell’ombra. E la ciliegina sulla torta sarebbe proprio stata un bambino che mi avesse visto conciato così. Forse era proprio quello che Sandman cercava… era per quello che si era fermato? Evidentemente voleva un pubblico per la mia esecuzione…
“Ti dispiace tornare a dormire marmocchio? Stiamo lavorando, come puoi notare…” sussurrai rivolto alla figura che non accennava a tornare sotto le coperte.
“Sophie felice di rivedere shuo amico Uomo Nero!!!!” e mi saltò in braccio, avvinghiandosi alla veste con quelle sue manine appiccicose. Oh, no! Ci mancava solo questa! Era una situazione assurda e Sandy ci osservava ridendo divertito. Più imbarazzato di così non credevo di esserlo mai stato. Ero sconcertato… a completare la mia enorme gaffe con l’Uomo dei Sogni mancava solo la presenza di Sophie! 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Prima di cominciare, un enorme grazie a DarkshielD per avermi citato in uno dei suoi capitoli, a CianetheDevil e a tutti quelli che seguono le mie storie! Senza di voi non riuscirei a continuare queste storie! E un saluto a tutti gli anonimi che leggono (anche se le recensioni sono sempre bene accette!).
 
 
 
 
 
 
 
“Sophie felishce!!!! Tu tornato per giocare e fare bei shogni qui con Sophie!” esplose, sprizzante di gioia, stringendosi con ancora più forza al mio petto mutilato.
“No… veramente io… suvvia, molla! E lasciami! TOGLITI DAI PIEDI!!!” sputai, con un crescendo di toni che la fece allontanare all’istante e schizzare sul letto, leggermente impaurita. Alzai gli occhi al cielo… quanta pazienza mi serviva con questi marmocchi!
“Senti succhiapollici… non è un buon momento per mettersi a giocare.” Cercai di farla ragionare mentre, issandomi ad un mobile, mi rimettevo in piedi.
“Tu cattivo!”
Ah, finalmente se ne era accorta! Che piccoli idioti i bambini! Cercano il bene anche dove non ce n’era più!
Cercai di essere gentile: “E’ quello che sono piccoletta!- allargai le braccia –E’ nella mia natura.”
Per un momento si azzittì e rifletté, osservandoci da capo a piedi, con sguardo indagatore. Pace per i miei timpani! Ma purtroppo non durò a lungo.
Mentre i miei occhi correvano dalla finestra aperta alla porta socchiusa, cercando una via di fuga da Sandman e da quel luogo, la bambina ricominciò a strillare: “Voi due shtate litigando, vero?! A Sophie non piacciono persone che shi picchiano! Mamma dice che è shbagliato!” disse stizzita.
“Oh, tua madre ti ha mai detto che non bisogna mai ficcare il naso negli affari altrui?”
“Tu eri gentile! Tu venuto a fare bei shogni con Sophie! Perché ora tu triste e cattivo? Tu eri AMICO!” gli occhi le diventarono lucidi. 
Mi immobilizzai, fissandola sbalordito e riflettendo su ciò che era appena uscito da quella boccuccia fastidiosa. Sul serio mi riteneva un suo amico? Mi incuriosiva quella piccola peste… era l’unica che, in quei tempi, riusciva a vedermi, e non solo! Mi reputava un amico, mi considerava per quello che ero veramente, l’unica che riuscisse a capirmi fino in fondo…
In tutto quel tempo Sandman ci aveva osservato a bocca aperta, incredulo e disorientato dalle ultime parole di Sophie. Contrariato, si avvicinò alla bambina e le cinse le spalle, scoccandomi un’occhiataccia. Ma lei, deludendo le sue aspettative, se lo scrollò di dosso e, con il visino tutto imbronciato, esordì con un discorso, secondo lei, degno di un premio Nobel per la pace: “No! Ora tu- indicò Sandy con il suo minuscolo ditino –fai pace con lui e poi tu- e si rivolse a me –shtai qui!”
Entrambi ci squadrammo sottecchi…
“Io dovrei fare la pace con lui?!? Ma stiamo scherzando????”
“E invece shì!- disse impuntandosi e sollevando il mento fieramente –E vi shtringete mano!”
fulminai Sandy con lo sguardo, irritato e nauseato al solo pensiero di incrociare le nostre mani in un segno di rappacificazione. Era disgustoso! Come potevo sostenere un’umiliazione tale? E alla presenza di un bambino, per di più!
Sandman, divertito, mi porse la mano, attorno alla quale vorticava della sabbia magica, sfidandomi con gli occhi a prenderla. Mi ritrassi all’istante. Ero già ridotto male e volevo uscire da quella situazione illeso, o almeno senza altre costole incrinate…
“Non ci penso nemmeno, Sandy! L’idea non mi sfiora neanche lontanamente.”
Lui fece un eloquente segno con la testa e cominciò a dialogare con me, creando e disgregando simboli e immagini costituite dalla sua sabbia. Erano secoli ormai che conoscevo il suo linguaggio e i suoi gesti, quindi non ebbi alcuna difficoltà ad interpretarlo.
Non vorrai deludere la piccola… AMICO…e tese ancora di più il braccio, seppur corto, nella mia direzzione.
Oh, mi stava sfidando il piccoletto… e va bene!
Mi eressi in tutta la mia altezza e mi avvicinai, con passo fiero e lo sguardo altero.
Ci squadrammo con astio… 
Sophie, nascosta sotto le coperte, ci sbirciava trattenendo il fiato… 
Sandy allungò il braccio… 
Disgustato, chiusi gli occhi e…
Afferrai la sua mano con vigore.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Il dolore era stato lancinante: una scossa violenta mi aveva attraversato tutto il corpo facendomi arretrare. Ritrassi la mano all’istante. Bruciava.
Come un guanto nero la sabbia mi aveva rivestito tutto il braccio, fino al collo ed al mento, nell’inconscio tentativo di proteggermi dall’energia sprigionata da quella stretta. Anche Sandman era stato sbalzato indietro successivamente al nostro contatto, ma non aveva riportato danni evidenti, a quanto pareva. Mi osservava, incuriosito da ciò che era appena successo. I suoi occhi, esterrefatti, incrociarono i miei ed io gli rilanciai uno sguardo carico di odio e avversione.
Le gambe mi cedettero e mi dovetti aggrappare alla testata del letto della piccola Sophie per reggermi in piedi. In quel momento Sandy era molto più potente di me, lo avevo testato sulla mia stessa pelle. Non avrebbe avuto senso riprendere il combattimento o semplicemente scappare: mi avrebbe riacciuffato in un batter d’occhio, e quel che era peggio, era che molto probabilmente mi avrebbe portato proprio dai Guardiani, come un prigioniero di guerra! Non potevo permettermi di mostrarmi per l’ennesima volta debole, disorientato e sconfitto.
“Bravi!!!!!” strillò Sophie, che saltava sul letto battendo le manine.
Non mi sentivo affatto bene. Il colpo subito e il caos della mocciosa mi stavano facendo venire un gran mal di testa.
Mi portai una mano alla tempia.
“Sandy… vattene. Ti… prego…” biascicai.
Lui avvicinò due dita agli occhi e poi mi indicò.
Ti tengo d’occhio, Pitch e uscì dalla finestre aperta per tornare al suo consueto lavoro, sopra i tetti della città addormentata.
Si era vendicato… oh sì, e lo aveva fatto proprio bene! Non gli era passata la storia della mia “accoltellata alle spalle” quella notte, un paio di mesi prima, quando era stato spazzato via dalla mia forza… in quel momento ero al massimo della potenza, invincibile ed incontrastabile, ed ora mi ritrovavo in una cameretta rosa, ferito, debole e controllato a distanza dai Guardiani, in “libertà vigilata”. Cosa poteva andare peggio?
Assicuratomi che Sandman fosse lontano, mi accasciai sul pavimento, con la schiena e la testa appoggiate alla parete fresca, unico sollievo al dolore pulsante.
“Shtai bene?” preoccupata Sophie era scesa dal letto ed ora mi stava osservando, in ginocchio davanti a me, come se fossi uno strano animaletto in difficoltà.
“Cosa ho fatto per meritarmi questo?- sospirai indicandomi –Nessuno mi vuole… Sai cosa si prova quando nessuno crede in te? Certo che non puoi saperlo… sei solo un’insignificante bambina che…”
“Ma Sophie vuole te! Tu buono, gentile e ashcolta! Io no parlo con coshe che no vedo, ti ridico!”
Sentii un leggero pizzicore sul petto. Abbassai lo sguardo… le ferite si stavano rimarginando!
“Che cos…?” ebbi un lampo, un’idea fulminea.
“Tu… ripeti quello che hai appena detto…” sussurrai fissando con occhi sgranati le mie piaghe che venivano risanate da quelle parole.
“Tu divertente e mio amico!”
Ormai ero come nuovo, ma la brama di sogni… quella non era ancora stata saziata. Avevo bisogno di energie, ma non volevo ricavarle da quella piccoletta dopo quello che aveva fatto per me, consciamente o meno.
“Ehi… grazie succhiapollici.” e, in segno di riconoscimento, schiusi le mani facendo apparire un gruppo di farfalle di sabbia nera che svolazzarono per la stanza, ottenendo la meraviglia della bambina che le inseguiva cercando di acchiaparle con le manine e lanciando degli “Ohhh”, “Ahhh” e varie risatine quando le catturava. Magnifico! Dovevano essere dei pipistrelli… andavamo di male in peggio. La mia reputazione era sotto terra, altro che!
“Shenti… tu torni anche prosshimi giorni vero? Sophie felice she tu lo fai!”
“D’accordo mocciosetta, ma ora si va a nanna! Forza che è tardi.” Non potevo permettermi di perdere la fiducia dell’unica persona che credesse in me… avevo progetti, piani per quella smorfiosetta! Sarebbe stata proprio lei la leva con cui mi sarei innalzato nuovamente! Dovevo solo attendere, nascosto nell’ombra, il momento opportuno per riprendermi il posto che mi spettava nel mondo! Perverso fino in fondo, eh!?!
“Mamma mi rimbocca shempre coperte!” disse sbadigliando.
“No, veramente io… oh, e va bene!” acconsentii, mentre lei mi implorava con due occhi tondi tondi… puah! Bambini!
La presi e la misi sotto le coperte, mantenendo sempre un certo distacco professionale e un’espressione contrariata. Lei si addormentò di colpo non appena la adagiai sul materasso, lasciandomi interdetto sul da farsi.
“… dolci incubi piccola…” e le lasciai una manciata di sabbia nera che prese a roteare delicatamente sulla sua testa.
Sgusciai fuori dalla camera attraverso la finestra, appiattendomi sulle ombre, e tornai alla mia caverna, per riflettare in santa pace riguardo gli ultimi avvenimenti.
***
In tutto quel tempo Sandman aveva osservato la scena nascosto tra i tetti. Non aveva idea di cosa tramasse questa volta l’Uomo Nero, ma, qualunque cosa fosse, non gli piaceva affatto. Da quando in qua Pitch Black si metteva a giocare e a parlare con dei bambini? Cosa aveva in mente? Doveva riferire tutto ai suoi compagni.
Scrollando il capo, Sandy si girò e, volando, puntò verso nord… verso il Polo Nord!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1556861