Eternal Dream

di oOLeylaOo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 -la stele di Aurora- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 -La bella addormentata- ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 -quando si aprono gli occhi- ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 -Coloro che l'hanno sigillata- ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 -La rgazza dietro lo specchio- ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 -Distruzione- ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 -Rinascita- ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 -Sogno Eterno- ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo

-Non svegliarmi! Voglio continuare a dormire! Lasciami riposare in questo posto caldo, dove non esistono né l’odio, né il dolore, né la tristezza, né la disperazione, né la guerra, né il rancore… Lasciami dormire in questa oasi di pace, in questo tepore avvolgente e rassicurante! Un luogo in cui la terra fiorisce, un luogo in cui l’aria e l’acqua sono ancora puri e incontaminati, un luogo dove il fuoco scalda senza bruciare. Qui non esiste niente e al contempo c’è tutto. Quindi, ti prego, non svegliarmi! Lasciami dormire in questo mondo tutto bianco… lasciami sognare…
Se mi svegli scenderà la distruzione, sei avvertito.
Tutto arderà! La Terra intera diverrà un immensa distesa di fiamme oscure, dove vi sono montagne di cadaveri e laghi, fiumi, mare e addirittura oceani saranno fatti di sangue e l’aria avrà un perenne odore di zolfo…
Perciò lasciami dormire in questo posto simile all’eden. Qui loro mi anno sigillato, in questo sogno che per me dovrebbe essere infinito… lasciami dormire! Ascolta il desiderio lieve di ciò che resta della mia fragile coscienza, questa è la tua unica speranza di salvezza: non svegliarmi!-

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 -la stele di Aurora- ***


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Capitolo 1

-La stele di Aurora-

-Siamo nell’anno 2095, la terra nell’ultimo decennio è stata scossa da una moltitudine di terremoti, l’ultimo, nel cuore dell’Africa orientale ha riportato una profonda frattura, scendendo nella quale gli scienziati hanno ritrovato un ambiente naturale incontaminato, piante alberi di ogni genere, come un piccolo bosco o una radura, e in mezzo ad essa un lago sopra il quale galleggiava nel vuoto una strana sfera indistruttibile. Benché sembri fatta di vetro trasparente niente è riuscito a scalfirla, nemmeno l’esplosione di piccole bombe atomiche. Non si sa niente della composizione del materiale di cui è fatta né della persona che giace addormentata al suo interno, una ragazza dai lunghi capelli biondi. A vederla sembra si sia addormentata sotto l’albero per riposarsi, pronta a svegliarsi da un secondo all’altro, ma niente fino ad ora è riuscita a destarla dal suo sonno nell’ambiente all’apparenza naturale che c’è all’interno della bolla. Poiché non sappiamo né l’identità della ragazza e nemmeno se sia o no umana, è stata chiamata “Aurora” e il progetto per il suo risveglio a preso il nome in codice di “progetto Gremm”.-
-Sembri la voce narrante di una storia , Michele.- gli disse Ralph in tono seccato. Alto un metro e sessantacinque, con i capelli neri e gli occhi nocciola Ralph se ne stava seduto in un angolo con l’aria scocciata tipica di chi avrebbe preferito essere altrove.
Michele, dall’alto del suo metro e settanta, lo fisso, con i suoi grandi occhi verdi, vagamente scocciato dalla sua affermazione. -Vuoi forse dire che non apprezzi il mio riassunto?-
-Suvvia ragazzi, non è il caso mettersi a discutere su queste cose. Ormai siete troppo grandi per comportarvi in modo così infantile, anche se la vostra età cerebrale, forse…- disse in tono scherzoso Loren. Alta quanto Michele, Loren era una donna molto bella, aveva lunghi capelli biondi che portava sempre raccolti e occhi nocciola, era un tipo schietto e intelligente e amava fare battute.
-Loren ha ragione, fate i bravi!- rincarò Samanta, che si divertiva a reggere il gioco alla collega. Sam aveva i capelli corti e neri, gli occhi a mandorla ereditati dalla madre Giapponese erano di un nero scuro. Non troppo alta, indossava sempre abiti femminili e aveva un portamento elegante.
-Ora basta! Avanti, torniamo alla riunione.- disse loro Richard, il segretario, non che assistente e maggiordomo di Jonathan , il capo del gruppo di ricerca. Quel giorno era una chiara domenica mattina d’inverno, nel cielo non c’erano nubi e sebbene fosse freddo sembrava proprio che non sarebbe piovuto. Tutti gli scienziati erano stati chiamati in sala riunioni dal capo del progetto per valutare i progressi fatti dalla scoperta di Aurora.
-Ma di che stai parlando?! Ti ricordo che il capo non si è ancora fatto vivo.- protestò Ralph
-Certo che anche lui! Prima ci dice di trovarci qui alle otto in punto e poi non si fa vedere! Spero che abbia una buona scusa o lo ammazzo-
-Allora credo non verrò ucciso!- disse allegramente Jonathan entrando nella sala, aveva il suo solito sorriso tranquillo e quell’aria vagamente trascurata che gli conferiva uno strano fascino. Indifferente a ciò che gli accadeva intorno, sembrava vivere in un mondo tutto suo, seguendo ritmi propri. I suoi capelli scuri, vagamente scompigliati erano umidi, come se fosse uscito di casa dimenticando di asciugarseli, cosa che, conoscendolo, era molto probabile. Gli occhi scuri, dietro gli occhiali erano svegli e elettrizzati.
-Allora? Per quale ragione dovrei lasciarti vivere?- volle sapere Ralph, che sembrava meno ostile dopo l’arrivo di Jon.
-Per questa!- disse sempre sorridendo e mostrando l’oro una foto gigantesca, del formato di un poster in cui era raffigurata uno strano masso piatto, levigato, con dei simboli incomprensibili disposti ordinatamente, come scritti da una macchina. -Ecco a voi tutti, amici, la nostra “stele di rosetta”. Alla fine siamo riusciti a fotografarla!-
Tutti si avvicinarono per guardarla, tutti tranne Ralph che lanciò un occhiata veloce al foglio e chiese :-Allora, che dice di bello?-
- Eh?- chiese Jon alzando lo sguardo
-Come “Eh?” ? ti ho chiesto che cosa significano quegli strani segni.-
-Non lo so.- rispose semplicemente lui con un sorriso.
-Come “non lo so”? Cosa vuol dire che non lo sai?- disse con tono irritato
-Ecco, non sapere una cosa significa ignorarla…-
-Questo lo so anch’io!- replico Ralph sempre più arrabbiato.
-Mi fa piacere che tu comprenda il significato delle mie frasi!- disse sempre tranquillo Jon, nel suo solito tono innocente.
Ralph scattò in piedi :-Accidenti a te! Non capisco mai sei se parli sul serio o no! Non mi è ancora ben chiaro se tu sia un idiota o un genio, ma quando fai così non ti sopporto!-
-Bè, non so dirtelo con precisione, ma spero di essere un genio.-
Michele appoggiò sorridendo una mano sulla spalla di Ralph mentre gli altri ridevano: -Lo sai che lui è fatto così. Non lo fa per prenderti in giro…-
-Lo so. Lo so benissimo.- rispose Ralph a denti stretti -E questo mi irrita ancora di più!-
-Ma non sembra che comunque ti dispiaccia più di tanto o ti saresti gia licenziato..-
Ralph gli tirò un occhiata spaventosa, ma non replicò, sapeva che sarebbe stato inutile.
Richard, che era l’unico che aveva sempre mantenuto la calma disse nel suo solito tono piatto -Dovremmo lavorare a lungo per dare un senso a questi segni.-
-Non penso siano una sorta di scrittura, più che altro mi sembrano delle rune.- disse piano Samanta.
-Bé, non ci resta che indagare!- replicò Loren.
-Si, ma potete tranquillamente iniziare da domani. Oggi volevo solo mostrarvela, domani inizieremo per bene a lavorare. Per oggi potete tornare a casa. Penso che abbiate tutti gia preso altri impegni, proprio come Ralph.-
Nessuno disse niente, ma tutti gli sorrisero riconoscenti, e se ne andarono dopo aver salutato, Richard ripiegò la foto della stele e la tese a Jonathan, che gli rivolse un sorriso gentile e gli disse: -Vai anche tu, oggi ti do la giornata libera.-
-Grazie, ma siete sicuro?-
-Non preoccuparti, so badare a me stesso.-
Quando anche Richard se ne fu andato, Jonathan scese nel sottolivello quattro ad ammirare la loro bella addormentata. Il pianeta ormai era vicino al collasso, gli esseri umani avevano distrutto l’ecosistema in modo irreparabile, ma il luogo in cui era stato trovata Aurora era puro e incontaminato. Nessuno avrebbe mai saputo dire a cosa ciò era dovuto, ma se in qualche modo quella ragazza o quella sfera c’entravano, allora era fondamentale capire come ciò era possibile per provare a riprodurre quello stesso fenomeno a tutto il pianeta e per farlo avrebbe dovuto fare molti esperimenti con la sfera e con ciò che era al suo interno. Ma mentre fissava il bel volto addormentato della sua Aurora dentro di lui nacque il desiderio di non destarla mia dal suo sogno, così da non doverle fare del male, quella ragazza che sembrava così fragile lo incantava e lo inteneriva, per questo nel suo cuore non c’era solo il desiderio di distruggere quella sfera, ma anche quello di non doverlo fare mai…

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 -La bella addormentata- ***


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Capitolo 2

-La bella addormentata-

Era una domenica mattina piovosa quando si riunì per la seconda volta il gruppo di scienziati. Questa volta Jon era gia lì prima che arrivassero, ormai praticamente viveva nel laboratorio.
-Jon, tesoro, so che è importante, ma penso che dovresti tornare a casa a riposarti.- gli disse gentilmente Loren.
-Non c’e n’è bisogno, sto bene. Piuttosto, non c’è stato alcun progresso, vero?-
-Ma almeno la stele è qui.- gli disse Ralph, insolitamente gentile.
-Gia… La miseria, devo essere messo male se persino tu fai il gentile, Ralph.-
Tutti sorrisero, loro malgrado. Alla fine Jonathan si alzò e disse: -Okay, me ne torno a casa a farmi una doccia e una bella dormita; domani proveremo in qualche altro modo a fare qualcosa… non so bene cosa, ne come la faremo, ma… bè la faremo.-
-Si, un ottimo ragionamento, molto intelligente.- disse scherzosamente Michele, Jon gli rivolse un sorriso stanco e si avvio alla macchina insieme a Richard.
-Povero Jon .- disse piano Samanta -Ha lavorato così tanto, è davvero distrutto.-
-Forse si sarà preso una cotta per la nostra bella addormentata.- scherzò Loren, sperando però in cuor suo che non fosse assolutamente vero.

-Sono sfinito.- disse Jon, sedendosi sul sedile posteriore della macchina, Richard lo guardò dallo specchietto retrovisore.
-Se non torni mai a casa per via del lavoro e dormi tre ore a notte è normale che tu ti senta sfinito.- replicò Richard tranquillo.
Jon lo guardò come per dire qualcosa, ma poi decise di tacere e chiuse gli occhi appoggiando la testa allo schienale. Senza nemmeno rendersene conto si addormentò e fece lo stesso sogno che si ripeteva da una settimana. Sognò la città distrutta, cumuli di macerie erano sparsi ovunque, si sentiva lo sfrigolare delle fiamme e il cielo era pieno di nero fumo. In mezzo a quelle macerie, come un bianco angelo, Aurora si guardava intorno, con indifferenza, in mano impugnava una spada che gocciolava sangue, mentre passava accanto a un cadavere dilaniato alzava lo sguardo e i loro occhi si incrociavano solo per un istante. Quello sguardo, allo stesso tempo bellissimo e terrorizzante, riusciva a fargli venire i brividi.
-Siamo arrivati.- disse Richard, toccandogli un braccio.
Jon si sveglio di soprassalto e lo fisso sorpreso, tanto che Richard gli chiese se non si sentisse male.
Dopo averlo tranquillizzato andò a farsi una doccia e poi si mise un vecchio paio di jeans e una maglietta e si lasciò cadere sul letto. Afferrando un libro iniziato sul suo comodino con iniziò a leggerlo dal punto in cui si era interrotto. Ma gli ci vollero solo 5 minuti di lettura per addormentarsi. Chiuse gli occhi e si ritrovò in un luogo che non aveva mai visto, era un giardino, attraversato da un fiume. L’acqua era limpida e l’aria pulita, seduta sotto l’albero stava Aurora che alzò lo sguardo e gli sorrise, un sorriso triste e gentile che la faceva apparire fragile e delicata come un fiore. Lui ricambiò il sorriso e si avvicinò a lei.
-Non svegliarmi.- gli disse lei piano, guardandolo negli occhi. La sua voce era un sussurro, la sua richiesta sembra una supplica. -Non svegliarmi.-
-Perché? Noi non abbiamo intenzione di farti del male. Se tu hai un modo per purificare l’acqua, l’aria o la terra potresti salvarci. Non permetterò che ti facciano del male , te lo prometto.-
Lei scosse la testa con un sorriso triste. -Lo avete gia fatto…-
Jon la fissò smarrito e confuso, non riusciva a capire ciò che stava dicendo.
-Ti ho mostrato cosa accadrà se mi sveglierai… Tra loro tu sei l’unico che ha sentito la mia voce, non so dire il perché… Se non vuoi che la distruzione si abbatta sulla Terra, allora devi lasciarmi stare. Tutto ciò che ti ho mostrato, non è forse sufficiente per dissuaderti?- mentre parlava il suo corpo piano, piano diveniva sempre più trasparente. Anche Jon se ne accorse.
-Sto per svegliarmi.- disse lui.
-No.- gli rispose lei scuotendo la testa, il suo corpo stava diventando trasparente. Ormai Jon riusciva a vederci attraverso. -Io sto svanendo. Ormai sono al limite, tutto ciò che rimaneva di questo mio io è esaurito, tra poco cesserò di esistere definitivamente. Questo è tutto ciò che ho potuto fare, il mio ultimo avvertimento… Non ignorarlo… - lo pregò - … Non svegliarmi…- sussurrò, poi svanì nel nulla.
Jon si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Per una settimana aveva sognato Aurora che dava fuoco a città, distruggeva nazioni, uccideva persone. Quella era la prima volta che in un sogno parlava con lei in un luogo tranquillo, senza che ci fossero di mezzo distruzioni o massacri. Alzando gli occhi alla foto della stele appoggiata alla prete, per un istante risentì le ultime parole che gli aveva rivolto.. “ Non svegliarmi” gli aveva detto, ma il suo compito era proprio quello. In fondo, pensò, anche la bella addormentata alla fine si sveglia grazie al bacio del principe.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 -quando si aprono gli occhi- ***


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Capitolo 3

Quando si aprono gli occhi

-COME E’ POSSIBILE CHE NON CI SIANO PROGRESSI ????- gridò irato Ralph.
Nella sala riunioni quella domenica mattina tutti erano tesi e scoraggiati, fuori dalla stanza si sentivano le risate e le grida dei bambini.
-INOSMMA! NON SI PUO AVERE UN PO DI SILENZIO?- gridò ancora, sempre più infastidito.
-Oh, andiamo Ralph, non puoi pretendere che due bambine di cinque e sette anni se ne stiano buone e in silenzio. Tra l’altro devo portarle al luna park oggi.- gli rispose calma Loren.
-Non avresti dovuto portartele dietro!- ribatté ancora Ralph, sempre arrabbiato, ma abbassando la voce.
-Suvvia, che vuoi che sia! Mica poteva lasciarle a casa da sole. Senza contare che sono venute qui apposta per vedere la loro splendida zia.-disse Michele allegramente.
Ralph si girò a guardare Jonathan, che gli rivolse un sorriso e disse: -A me non danno fastidio.-
-Direi di tornare alla riunion...- iniziò Richard, ma non fece in tempo a finire la frase che si senti un colpo e un vetro cha andava in pezzi. Tutti corsero fuori dalla stanza e giù per le scale che potavano al laboratorio per vedere cosa fosse successo. Le due bambine giocando aveva rotto il vetro contenente la stele, frammenti affilati erano sparsi ovunque per terra. Fortunatamente nessuna delle due si era ferita gravemente, riportavano solo qualche taglio superficiale.
Ralph afferrò la stele e disse: -Questa è maglio portarla altrove.- disse a Jon -In un luogo più sicuro.-
Jon fece cenno di si con la testa e lui si avviò verso il magazzino, lo sckatebord delle bambine, che ora erano in braccio a Loren e Samanta dirette in infermeria, erano stati lasciati in giro per terra e Ralph ci mise un piede sopra senza vederlo e finì a terra.
Sul momento fu una scena piuttosto comica, lui che metteva un piede sullo skatebord e cadeva, une di quelle scene che si vedono nei film comici. Certo che se fosse caduto solo lui nessuno si sarebbe sconvolto, tutti si sarebbero solo limitati a ridere e al massimo Ralph si sarebbe infuriato. Ma ora in mano aveva la stele e la sua caduta non era un cosa divertente perché non sarebbe caduto lui soltanto. Per gli altri fu come guardare un immagine a rallentatore: Ralph cadeva all’indietro lasciando la stele che si frantumava cadendo a terra. Ma non ci fu il tempo per disperarsi, perché la sfera iniziò ad emettere luce e a creparsi pian piano, era come vedere una ragnatela su un vetro. Accadde in nemmeno un minuto, nessuno ebbe il tempo di capire chiaramente quello che succedeva, all’improvviso la sfera si stava incrinando. Poi ci fu un rumore sordo e un esplosione di luce accecante, tutti si ritrovarono scaraventati lontano a terra senza capire pienamente come o perché.
Jon aprì gli occhi, sentiva un fortissimo dolore all’addome e alla testa, si accorse toccandola di perdere sangue. Quando tentò di rialzarsi per sedersi barcollò, a causa della ferita la testa gli girava e gli faceva male. Non riusciva a mettere bene a fuoco la stanza. Mentre cercava di capire cosa succedeva sentì un esplosione alla sua sinistra e si girò ad osservare quello che stava accadendo: i macchinari avevano preso fuoco e pezzi di vetro e di macerie erano sparse ovunque. Aurora era davanti a lui, eterea e bella, fuori posto in quel caos, risaltava come un giglio bianco circondato dal sangue. Finalmente Jon poteva vedere i suoi occhi, occhi marroni con riflessi scarlatti, occhi freddi e indifferenti. Accanto a lui anche gli altri si stavano riprendendo, sentì la voce smarrita di Michele chiedere: -Ma cosa…?-
Aurora andò verso di loro con indifferenza, arrivata davanti a loro parlò con tono freddo, affettato: -Sciocchi umani che da sempre distruggete la terra, adesso avete segnato la vostra fine. Rallegratevi, voi che mi avete destato sarete gli ultimi. Morirete dopo tutti gli altri e la terra rinascerà. Rinascerà pura con questo battesimo di fiamme e sangue. Terrò il nome che mi avete dato: io sono Aurora e porto con il mio sorgere la fine della vostra era.- Poi con un lampo di fuoco sparì.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 -Coloro che l'hanno sigillata- ***


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Capitolo 4

Coloro che l’hanno sigillata

 

In un luogo remoto, lontano dalla Terra e da tutto l’universo, si ergeva il Palazzo di Luce. Esso si trovava nel punto esatto in cui si incontravano tempo e spazio, un luogo simile al nulla, in cui però si trovava tutto, proprio come la sfera in cui era rinchiusa Aurora. Era il luogo in cui solitamente risiedevano creature magiche come gli spiriti e le fate e ogni sorta di creatura soprannaturale che era fuggita dalla Terra a causa delle sue condizioni e degli uomini.
Il Palazzo di Luce era un luogo incontaminato da tutto, lì non vivevano né bene né male, ma solo le forma primarie di contrasto su cui si ergeva il mondo; era la casa della principessa di Luce che, insieme alla sua gemella, l’oscurità, e a altre due fanciulle che avevano il potere del nulla e della creazione, aveva il compito di proteggere quel luogo e l’equilibrio.
In quel palazzo regnava la pace, ma in quel momento c’era un gran fermento, tutti coloro che ci vivevano erano in ansia per il futuro della Terra, di cui ricordavano l’antico splendore e che mai avevano smesso di amare. Al palazzo si erano giunte in gran fretta anche coloro che governavano oscurità, nulla e creazione. Tutte erano riunite nella sala grande in cui di solito si tenevano per l’appunto varie riunioni.
-Come possiamo fare?- chiese Maria, colei che governava l’oscurità. Era una ragazza dall’età indefinibile (come le altre del resto) e dai lunghi capelli neri e dagli occhi scuri come la notte.
-Credo che l’unica soluzione sia ucciderla- disse con calma Phebe, che comandava il nulla. I suoi capelli argentei erano molto corti e gli occhi erano di un azzurro chiarissimo.
-Non c’è nessun altra soluzione?- chiese la giovane Milly, i suoi occhi nocciola di solito allegri riflettevano la sua preoccupazione, i suoi capelli rossi, lunghi fino alle spalle erano sciolti. Avendo il potere della creazione di solito era una persona molto allegra, che sembrava emanare energia, quel giorno invece sembrava vuota.
Lucy, colei che governava la luce, guardo le sue compagne con i suoi penetranti occhi azzurri e disse con il tono più calmo che riusciva a trovare :-Non è nostro compito fare qualcosa, tutta via c’è un'unica persona che può fermarla, lo sapete… L’unica nostra speranza è che si risvegli in tempo e che ci vada di sua spontanea volontà. Non abbiamo il diritto di costringerla.- concluse mandano indietro una cicca dei suoi lunghi capelli dorati.
-Ma dobbiamo fare qualcosa! Non possiamo stare qui ferme con le mani in mano!- replicò Milly arrabbiata. -E poi ti ricordo che l’ultima volta a cercato di uccidere anche noi; è per questo che l’abbiamo sigillata in quella sfera!-
-Le regole lo vietano Milly- Le rispose calma Maria
- Se parli così - disse la sorella -vuol dire che hai gia mandato qualcuno, o che per meglio dire qualcuno è gia partito.-
Maria le sorrise tristemente senza dire niente.
-Hai mandato lei, non è vero? Hai mandato Kei…? Quindi…lei… si è risvegliata…?- chiese Phebe preoccupata e incredula.
<>rispose Maria calma
-Ma è un suicidio! L’hai mandata a uccidersi!- protestò sempre più arrabbiata Milly
-Non c’era altra scelta Milly… lei è la nostra unica speranza.- le disse tristemente Lucy
Su questo Milly non ebbe niente da obiettare perché Kei era davvero la loro ultima speranza, senza di lei, per la Terra sarebbe stata la fine.

Più tardi, nella sala degli specchi che permettono di vedere i vari mondi e le varie dimensioni Lucy e Cel, il guardiano delle porte del palazzo, fissavano la situazione della Terra, orami catastrofica, che veniva lentamente inghiottita dalle fiamme.
-Alla fine il sigillo è spezzato.- disse Cel dopo un lungo silenzio. Lui era uno spirito dell’acqua trasferitosi nel palazzo di Luce dove era stato curato per lungo tempo prima che si riprendesse interamente.
-Così pare.- disse la principessa di luce con voce calma e triste.
-Adesso la distruzione si abbatterà sul mondo, non ci sarà modo per impedirlo.-
-C’è amarezza nella tua voce… Ma tu sai bene, noi siamo al di là del bene e del male, non è nostro compito fare qualcosa, noi proteggiamo l’equilibrio-
-Anche i tuoi occhi, principessa, sono tristi. L’ho notato spesso… tu osservi sempre la Terra con molta dolcezza-
-Perché è molto bella…-
-Ma gli esseri umani l’hanno praticamente distrutta… Si può dire che lei stia solo finendo il lavoro.-
-Gai, sono creature misteriose gli esseri umani, anche loro fanno parte della sua bellezza.-
-Misteriose? Io direi sciocche.-
-Gia, sono degli stupidi. Sanno compiere miracoli, ma non si accorgono della bellezza che hanno intorno e finiscono per distruggerla. A volte se ne accorgono, ma non riescono comunque a fare niente per proteggerla… ormai il verde paradiso in cui vivevano è perduto per sempre... Eppure, in un modo o nell’altro stanno ancora, disperatamente, cercando di salvalo.-
-Ma ora che lei si è svegliata, per loro non c’è più speranza.-
-Amico mio, c’è sempre una speranza. A volte per la troppa disperazione lo dimentichiamo, chiudiamo il nostro cuore e la ignoriamo… vorremmo dimenticarla perché, crederci per poi vederla svanire sarebbe troppo doloroso. Ma la speranza c’è, è lì, sempre presente, sempre accanto a noi e non ci abbandona. Non ci lascia mai, nemmeno quando lo vorremmo. Continua a rimanere accanto a un cuore chiuso che cerca di ignorarla, lo fa per dargli la forza di vivere. Per quanto tenti di allontanarla, per quando vorresti cancellarla lei sarà sempre lì, in attesa di uno spiraglio nel tuo cure chiuso in cui infilarsi, così da donarti nuovamente tutta la sua forza. E splenderà per te di una luce accecante e calda, che saprà darti quel calore che desideravi tanto. La speranza non abbandonerà mai chiunque voglia ancora vivere.-concluse con lo sguardo rivolto alla Terra.
-Ma a volte la speranza non basta.- ribatté lui
-La speranza è tutto ciò che ci rimane, oltre a quella c’è solo oscurità e distruzione… nient’altro.- disse con gli occhi chiusi, recitando una preghiera silenziosa per quel triste pianeta che tanto amava.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 -La rgazza dietro lo specchio- ***


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Capitolo 5

La ragazza dietro allo specchio

 

Un pressante odore di sangue, misto a quello dello zolfo permeava l’aria della Terra, si sentiva il rimbombo di esplosioni e grida laceranti avevano invaso le strade, come cupi canti di supplizi e dolore. Ormai si era giunti alla fine.
Atterrando su ciò che rimaneva di un grattacelo Kei guardò attorno a se, lo spettacolo era raccapricciante. Nella sua memori c’era ancora, seppure vago il ricordo della terra come era una volta, il profumo dei fiori, il rumore dell’acqua limpida che scorreva e grandi foreste e boschi e pianure la ricoprivano. Ricordava il mare con le sue profondità e la sua bellezza e ricordava coloro che insieme a lei dominavano gli elementi, i segreti che le avevano svelato, i poteri che avevano condiviso e l’atroce fine che avevano fatto. I suoi ricordi erano nebulosi, come se vedesse una scena attraverso la nebbia, era reale e vaga. Un vetro rotto e macchiato di sangue rifletteva la sua immagine distorcendola, lei lo fissò con sguardo vuoto, quasi sorpresa che quell’immagine fosse possibile… Fino a quel momento era stata lei la parte dentro allo specchio, il riflesso silenzioso e gentile. Distolse velocemente lo sguardo dalla sua immagine e ricominciò a guardarsi attorno, ben cosciente di cosa significasse la sua presenza in quel luogo tentò di non badare ai pensieri e alla malinconia che la invadevano. Ricordava la Terra come un paradiso verde, pieno di pace, ogni giorno portava nuova luce. Ricordava le persone che amava come se fossero cristalli in grado di riflettere i suoi pensieri e timori, perché li aveva visti avverarsi giorno dopo giorno, come una lenta agonia. Ricordò il dolore, la pazzia, il rimpianto e la tristezza. E ricordò le sue sorelle come erano un tempo, i ricordi erano dolorosi, ma dolci, le davano forza e le infondevano coraggio. Ricordava se stessa e volgendo lo sguardo su ciò che restava di quella città ricordò il suo amore e poi il dolore che lentamente l’aveva portata alla pazzia che ora l’aveva portata a distruggere parte della Terra.
Saltò dal palazzo e scese in strada con agilità, si mise a camminare con calma e cupa indifferenza per le strade ormai distrutte. Poi si fermò di nuovo a guardare la sua immagine riflessa in una pozza d’acqua torbida.
“Sono solo un frammento di un anima che ormai è andata perduta” pensò “Come potrò sconfiggere me stessa?”
Ma doveva farlo, doveva trovare il modo a ogni costo o sarebbe stato la fine di tutto.
Sentì che qualcuno la osservava e alzò la testa all’improvviso, dinnanzi a lei c’era una ragazza con il suo stesso aspetto, con un bel vestito bianco macchiato di sangue e una spada in mano…
-Chi sei tu?- le chiese Aurora.
-Credo tu lo sappia.- rispose Kai sommessamente.
-Se lo sapessi non lo chiederei.-
Kei chiuse gli occhi, ormai coscia dello stato di corruzione che aveva invaso se stessa. Quando lì riaprì la fisso con tristezza e disse -Tu amavi la Terra.-
-Ed è per questo che la farò risorgere.- fu la risposta di Aurora.
-No, tu la distruggerai e basta. Non hai il potere di farla risorgere.-
-Questo è ciò che loro hanno fatto.-
-Gli esseri umani sono creature sciocche… ma non meritano questa morte.-
-Si invece!- gridò Aurora in preda all’ira più totale -TUTTI! LI UCCIDERO’ TUTTI!!!-
-Non è questo quello che desideri.- le rispose calma Kai.
-E TU COME FARESTI A SAPERLO?!?!-
-Perché io esisto per questo.- “Quella parte di te che ancora poteva salvarsi è svanita pian piano, come un frammento di un anima destinata alla distruzione che però è rimasto integro, per rinascere poi nel palazzo di luce, il luogo in cui avrebbe trovato la forza per realizzare il tuo vero desiderio”pensò. -Non temere.- disse in fine, più a se tessa che ad Aurora -Io lo realizzerò sicuramente.-

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 -Distruzione- ***


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Capitolo 6

Distruzione

 

Aurora partì all’attacco, lanciandole contro, con una sola occhiata, un infinità di fiamme. Kai riuscì abilmente a schivarle saltando di lato e riparandosi dietro a ciò che restava del muro di un edificio. Aurora allora ripeté l’attacco stavolta dirigendolo contro le macere del muro che vennero distrutte in pochi istanti mentre Kai scappava ancora, in cerca di un riparo, ben conscia del fatto che non avrebbe potuto fuggire per sempre e che doveva decidersi ad attaccare. Facendo appello al suo potere, richiamò il vento affinché l’avvolgesse e la proteggesse dall’attacco. La mossa funzionò e nonostante il forte impatto tra i due elementi ne uscì illesa, dopo di che servendosi sempre del vento richiamò un tornado che sollevò poveri e piccoli pezzi di macerie intorno a lei e lo scatenò contro Aurora, che impreparata a un attacco frontale lo prese in pieno. Tutta via a parte qualche graffio e i capelli più in disordine di prima, l’attacco la lasciò indifferente, attraversò quel ciclone come niente e si scaglio contro Kai a una velocità disarmante, attaccandola con un fendente. Lei lo fermò con la sua spada, l’impatto la spinse indietro nonostante fosse ben piantata a terra, il rumore delle due lame pervase per un istante l’aria, come se fosse l’unico suono in quel momento, per un istante fu come se il tempo si fosse congelato, per poi rimettersi a scorrere in modo repentino. Aurora continuava ad attaccare Kai incessantemente da tutti i lati, non sempre i suoi colpi venivano parati. Kai non poteva far altro che chiudersi in difesa e tentare di schivare, parare o evitare i colpi. Ben presto entrambe iniziarono ad avvertire la stanchezza. Soprattutto Kai che era nata da un frammento molto piccolo dell’anima di Aurora, ormai le loro essenze erano divise, ma ugualmente pensava che Aurora dovesse riuscire a percepire, se non tutto, almeno una parte del suo dolore. Invece sembrava indifferente e continuava ad attaccarla in modo sempre più concitato, senza lasciarle un attimo di pace. Alla fine Kai cadde in ginocchio parando un colpo, posò una mano a terra per risollevarsi e sentì qualcosa di bagnato e appiccicaticcio. Guardando la sua mano la trovò coperta di sangue e di alcuni brandelli di carne, quelli che pensava fossero organi interni  a cui preferì non attribuire un nome proprio. Fu solo un istante, ma fu sufficiente: un ondata di disgusto e di dolore la pervase, una tristezza così devastante che la spinse ad alzarsi e ad attaccare. Sapeva che se si fosse chiusa in difesa non sarebbe riuscita a colpire Aurora e che se avesse evitato il colpo non avrebbe avuto il tempo di contrattaccare, così attaccò incurante della lama che le stava perforando la carne. Fece molta attenzione a colpire il cuore, tra una costola e l’altra. Un colpo diretto e forte, tutta via fu lei a crollare su Aurora e non il contrario. Nel momento esatto in cui la spada aveva perforato il cuore Kai aveva sentito un dolore terribile invaderla proprio nello stesso punto: non era la spada di Aurora, che al contrario della sua non era riuscita a prendere lo spazio tra una costola e l’altra, ma che l’aveva attraversata frantumandone un paio e lacerando alcuni organi, la spada non era arrivata al cuore. Semplicemente lei poteva sentire il suo dolore e quella era la prova che erano ancora collegate. Riaprì gli occhi che aveva chiuso a causa della fitta lancinante e facendo leva sui bracci si mise a sedere. Accanto a lei Aurora stava perdendo diverso sangue dalla ferita, dalla bocca le uscivano rantoli soffocati e sembra non riuscire a respirare, la spada ancora conficcata nel cuore. Anche Kai respirava a fatica, sapeva che sarebbe morta insieme a lei, ma c’era un ultima cosa che doveva fare, anche se ormai non aveva più forze. Tentò di alzarsi, ma ricadde a terra come se fosse fatta di piombo, ogni movimento le costava una fatica immensa. D’improvviso sentì degli scricchiolii e un soffocato rumore di passi; con i sensi all’erta, anche se ormai sfinita Kai  impugnò l’elsa della spada, ancora conficcata nel cuore di Aurora, pronta a sguainarla in caso di necessità. Stavano arrivando, erano più di uno e si sentiva oltre che il rumore dei passi, altri rumori, che somigliavano a conati di vomito e pianti soffocati.
“Sono in cinque.” Pensò “Anzi, in sei.”
Fece un respiro profondo e si alzò in piedi con la mano ben salda sull’elsa, non voleva estrarre la spada dal cuore di Aurora a meno che non fosse strettamente necessario, perché sapeva che estrarla ne avrebbe accelerato la morte. Da un cumulo di macere alla sua sinistra iniziò a delinearsi una sagoma, ancora irriconoscibile, ma certamente umana. Mano a mano che si avvicinava, le sembra sempre più familiare. Quando finalmente si trovò di fronte a lui Kai riconobbe il ragazzo con cui aveva parlato nel sogno: era bianco come un lenzuolo, aveva alcune ferite e i capelli sporchi e scompigliati, per non parlare dei vestiti lisi. Ma pensò fosse normale vista la situazione. Attraverso le lenti vagamente opache Jon la fissava confuso e disarmato. Lei gli sorrise. -Non mi hai dato retta.-gli disse piano, quasi un sussurro, in tono mesto e stanco.
Jon crollò a terra in ginocchio con le lacrime che gli rigavano il viso, la sua voce era un sussurro confuso e continuava a ripetere a toni incerti -Che cosa ho fatto?!- in modo convulso. Stringeva la testa tra le mani, era l’immagine della disperazione. Lei allungò la mano destra lasciando l’elsa della spada che fino a quel momento aveva continuato a stringere, e gli sfiorò la testa, lui alzò il volto e incrociò il suo sguardo, uno sguardo carico di gentilezza che gli donava una stana sensazione di pace.
- Va tutto bene.-lo rassicurò lei -A ogni distruzione segue sempre una rinascita.- e così detto si girò e andò da Aurora, si inginocchiò accanto a lei e le tolse la spada, poi l’abbracciò e una luce bianca riempì l’aria.
Jon fissava la scena sbalordito, le due figure avvolte in una luce abbacinante sembravano penetrare sempre più in profondità nel suolo fino a  svanire.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 -Rinascita- ***


Capitolo 7
Rinascita

Lontano dalla terra, nel palazzo di luce tutti stavano osservando ciò che stava accadendo: l’anima divisa in due che ora stava tornando unica e che lentamente sprofondava nella terra. L’aria intorno  a loro vibrava di mille suoni diversi, suoni impercettibili all’udito umano, suoni silenziosi. Tutto splendeva di una luce bianchissima, fu come un esplosione magica, che non lasciava nessuna traccia. Tutti nel palazzo di luce fissavano la scena che veniva dalla Terra con sconcerto e preoccupazione, mentre le quattro ragazze che reggevano l’equilibrio avevano uno sguardo calmo.
-E’ iniziata.-sussurrò piano Lucy, poi scese di nuovo il silenzio.

-C.. cosa sta a..accade ..ndo..?- riuscì a chiedere con un filo di voce Aurora mentre quella luce bianca avvolgeva anche lei.
Kai le sorrise con dolcezza: -Te l’ho detto, sono qui per realizzare il tuo desiderio.- sussurrò piano -Un desiderio che in realtà appartiene a tutti quanti.-

E fu così che anche Jon, Michele, Samanta , Loren , Ralph e Richard furono investiti da un onda d’urto bianchissima, che sembra contenere tutto ed avere la consistenza dell’aria, Fu come toccare la salvezza con la propria mano, qualcosa di etereo e eterno al tempo stesso, qualcosa che non aveva alcuna consistenza, ma che non poteva essere distrutto. La luce li avvolse in un forte e gentile abbraccio e lentamente svanì come se fosse stata risucchiata dalla terra stessa, e alcune improvvise scosse di terremoto pervasero tutto il mondo, come un silenzioso brivido, e spaccarono il terreno in alcuni punti. Dalla terra poi iniziarono a spuntare piccole piante che crebbero rapidamente, come per voler coprire i massacri prima avvenuti e cancellare ciò che restava del sangue versato. Anche l’acqua stava riacquistando la sua limpidezza e trasparenza, benché non fosse ancora del tutto pulita. Più il tempo passava, più la natura fioriva. Tutti rimasero sbalorditi nel vedere che nel luogo dove prima era apparsa quella sfolgorante luce bianca ora sorgeva un grande olmo circondato da  un prato, che si estendeva anche sotto ai loro piedi. Le piante uscivano dalle crepe dell’asfalto, alcune distruggevano l’asfalto stesso per uscire, era come se la natura si stesse ribellando al collare di piombo che gli esseri umani gli avevano imposto, ma con gentilezza, come per mostrare la sua intrinseca e stupefacente bellezza. Tutto stava fiorendo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 -Sogno Eterno- ***


Documento senza titolo

Capitolo 8
Sogno eterno

Trascorsero giorni e settimane, e la Terra diventava sempre più verde, e l’acqua sempre più limpida, nell’aria c’era l’odore di fiori e di bosco, era come se la natura stessa si nutrisse di qualcosa che la purificava e la faceva crescere.
- Immagino voi sappiate cosa sta accadendo mia signora.- disse Cel in modo referenziale a Lucy, ancora piegato nel suo inchino. Lucy gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi
-Era una domanda la tua, Cel?- gli chiese con un sorriso
-Lo era.-
-Tu conoscevi Aurora.-
-No, mia signora, vi sbagliate!-
-Non era una domanda.- disse Lucy ridacchiando -Tu la conoscevi. La conoscevi prima che fosse Kai e prima che fosse Aurora. La conoscevi quando ancora il suo spirito era puro e unico, quando non si era portato dietro la corruzione che ha devastato la natura del Mondo. Allora non aveva un nome, ma libera da ogni catena di pazzia, vagava per il Mondo sottoforma di fiamme e calore, proteggeva il fuoco, era fatta di pura luce, come molti esseri. Le sue compagne e sorelle proteggevano gli altri elementi di cui anche lei custodiva i segreti. Erano molto unite.- disse dirigendosi verso il giardino, fuori dal palazzo. -Quando la Terra somigliava a un paradiso verde e azzurro, e non a una scatola di plastica grigia, loro erano felici e libere e incontaminate. Poi gli uomini con le loro industrie e i loro prodotti chimici hanno contaminato l’acqua, l’aria e la terra e loro si sono corrotte insieme ai loro elementi, fino a morire. Questo ha portato piano piano alla pazzia anche lei, che orami incontrollata a fatto eruttare tutti i vulcani. Questo a portato al suo sigillo e alla creazione della moderna società umana, ancor più nociva di quella precedente. Nel tentativo di risvegliarsi “Aurora”, la parte di lei ormai corrotta, richiamava a se il potere del fuoco; mentre “Kai”, ancora pura, tentava di bloccarla e di mantenerla in uno stato di sonno profondo.-
-Questa è la ragione dei tanti terremoti che nell’ultimi dieci anni hanno continuato ad attraversare la Terra?- chiese Cel spostando garbatamente la sedia per far sedere Lucy, prima di accomodarsi a sua volta al tavolo del giardino. Erano sotto un porticato dal quale pendevano rami di timo e edera rampicante, il giardino sembrava risplendere di una varietà di fiori e piante diverse.
- Si.- rispose Lucy con un sorriso, puoi proseguì la storia -Quando si è risvegliata, quando cioè il sigillo inciso sulla pietra che aveva creato la sfera si è infranto, la parte di lei che ancora era pura, ma che stava scomparendo si è separata dall’anima ed è rinata nel bosco della Rinascita. Ma era un frammento molto piccolo della sua anima ed era quindi molto debole. C’è voluto un po’ di tempo perché si riprendesse. Quando poi è scesa sulla terra è riuscita a trovare la forza per sconfiggere se stessa e per salvare la Terra, così da realizzare il suo desiderio.-
-Ed era questo il suo desiderio? La morte?-
- No.- disse Lucy con un sorriso dolce - La rinascita. Loro non sono morte, sono solo tornate a essere uno, questo a generato un energia immensa che è stata rilasciata in aria e nel sottosuolo. Tornati ad essere uno hanno liberato interamente il loro potere facendo si che la terra, l’acqua e l’aria si purificassero in un ciclo continuo. Per fare questo hanno dovuto strasformare loro stesse e il loro potere.-
-Non capisco… Come hanno fatto?-
-Te l’ho detto, si sono trasformate. O forse è meglio dire liberate, oppure ritornate... Per entrare in contatto con tutti gli elementi, per poter donare a loro il loro potere sono tornate ad esse puro spirito.-
-Quindi adesso…sono morte?-
-No.- disse ancora Lucy scuotendo il capo -Non sono morte, ma dormono, ormai libere dal loro potere e da tutto ciò che ne comporta, avvolte in un sonno profondo, al centro della terra, gli stanno donando nel loro sonno un potere immenso per salvarsi.-
- E si sveglieranno ancora prima o poi?-
- La risposta è di nuovo no. Ma se vuoi vederle basta che guardi la bellezza di un fiore, se vuoi sentile ascolta il vento e lo scrosciare dell’acqua, e se vuoi toccarle, basta che avvicini la mano al fuoco, così da conoscere il loro calore… o forse dovrei dire il suo… è tutto così complicato.- disse lei con un sorriso -Ora.-> disse porgendogli una tazza che aveva fatto apparire dal nulla -Godiamoci il nostro tè!-

 

Fine

Ringrazio con tutto il cuore chiunque abbia avuto la pazienza di leggere questo racconto, spero vi sia piaciuto e di non aver lasciato punti oscuri, con affetto
                              Miki

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