Fobie

di Vahonica
(/viewuser.php?uid=231287)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Agateofobia: paura della pazzia - Harry ***
Capitolo 2: *** 2. Algofobia: paura del dolore - Zayn ***
Capitolo 3: *** 3. Amaxofobia: paura di guidare - Niall ***
Capitolo 4: *** 4. Arachibutyrofobia: paura che il burro d'arachidi ti si attacchi al palato - Liam ***
Capitolo 5: *** 5. Aracnofobia: paura dei ragni - Harry ***
Capitolo 6: *** 6. Astenofobia: paura dello svenimento, o della debolezza - Louis ***
Capitolo 7: *** 7. Athazagorafobia: paura di essere dimenticati, o ignorati - Louis ***
Capitolo 8: *** 8. Atiquifobia: paura del fallimento - Zayn ***



Capitolo 1
*** 1. Agateofobia: paura della pazzia - Harry ***


*Nda* - Ciao!
So che dovrei aggiornare le long. Lo so.
Ma invece sono qui a postare questa raccolta di OS che non sono collegate l'una all'altra
in nessun modo, se non per il fatto che ognuna tratta di una fobia diversa.
Sono quarantacinque capitoli, in tutto.
Le sto ancora scrivendo.
Sono arrivata al n°4. HAHA, abbiate pazienza.
Forse è meno peggio di quello che può sembrare, vi avverto.
Detto ciò, il pairing sarà diverso per ogni fobia. Ci saranno tutte le bromance, comunque.
Questa prima è Larry.
Ok, la smetto di rompere.
Leggete.
E ditemi cosa ne pensate c:
Baci.
Very










#001. Agateofobia - paura della pazzia - Harry (accenni Larry)

Sono pazzo.
L'ho sempre pensato, ma non credo sia vero.
Insomma, uno dei primi sintomi della pazzia, è rinnegare di essere pazzi.
Dire: "Non sono io che sono malato. Sono gli altri".
Ecco, io non sono ancora arrivato a questo punto.
Io ammetto di essere pazzo.
Forse è per questo che non mi hanno ancora rinchiuso in un qualche manicomio.
Ma io sono pazzo. La gente non l'ha ancora capito.
O forse sì, ma sta solo aspettando il momento giusto per chiamare l'ospedale psichiatrico.
A dire la verità, non ho mai ammesso ad alta voce di essere pazzo.
L'ho sempre e solo pensato.
E, fuori di casa, cerco sempre di comportarmi normalmente.
Ad esempio, evito di dire cose senza senso, di ridere senza un motivo preciso e cose del genere.
Ho paura di diventare pazzo sul serio. Perché in realtà, so di non esserlo. Sono una persona perfettamente normale. Forse un po' strana, ok, ma perfettamente normale.
Non dico cose senza senso.
Quello che esce dalla mia bocca ha sempre un senso. Per me.
Ok, forse faccio dei discorsi di cui non si capisce molto. Sono i pensieri che cerco di esprimere al meglio, ma non sempre ci riesco. Anzi, quasi mai, ammettiamolo.
Non rido mai senza un motivo.
Magari, agli occhi degli altri risulta così, ma non è vero. Rido se c'è qualcosa che mi fa ridere.
Tipo il cappellino dalla forma e colori improbabili della signora che cammina davanti a me. Oppure, quel ragazzo vestito da hot-dog che distribuisce volantini del posto per il quale lavora. O ancora, capita che rido per una barzelletta che mi è saltata in mente in un momento non proprio... ehm... adatto.
Una volta sono scoppiato a ridere durante il funerale di uno sconosciuto.
Cioè, per me era uno sconosciuto.
No, non sono uno che va a funerali di gente che non conosce perché non ha niente di meglio da fare.
Era un amico di mamma e papà. Mi ci hanno portato loro al funerale. E hanno fatto anche finta di non conoscermi, quando mi sono messo a ridere, un po' troppo forte, visto che tutta la chiesa si è girata per guardarmi male.
Il parroco mi ha lanciato un'occhiataccia. Poi mi ha ignorato.
Ho continuato a sghignazzare fino alla fine della funzione. Ho riso finché non siamo tornati a casa. Allora ho pianto.
Mamma è rimasta sconvolta. Papà ha fatto finto di niente. Ma si è preoccupato parecchio anche lui, si vedeva.
Non ricordo, però, perché mi ero messo a ridere. Doveva essere qualcosa di assurdamente divertente, oppure non avrebbe mai scatenato in me una reazione così potente.
Mah.
Non parlo neanche da solo.
Parlare da soli è sintomo di pazzia.
Infatti, io non parlo da solo. Io ragiono ad alta voce. E' diverso.
Se non ragiono ad alta voce, perdo il filo. Mi sconcentro e mi distraggo.
Ragionare ad alta voce mi aiuta a rimanere concentrato.
Forse può risultare strano. Da pazzi. Ma non è così.
Perché io, a conti fatti, sono sanissimo di mente. Giuro.
Ho paura della pazzia, io.
Quindi non sono pazzo.
Certo, mi ripeto di esserlo. Perché dirsi "sei pazzo" è sintomo che non lo si è.
L'ho letto in qualche rivista.
La pazzia ti porta fuori di testa - haha, sì, davvero - e ti allontana dagli altri. Ti trascina in un mondo tutto suo, dove ci siete solo tu e lei.
Tu e lei.
Tu, lei e il vuoto.
Fa paura.
"Harreh" - la voce di Louis mi riporta alla realtà, mi strappa brutalmente dai miei pensieri.
Louis è reale. Non è un mio amico immaginario o cosa.
Louis Tomlinson esiste. E' nato a Doncaster, il 24 dicembre 1991. Sua madre si chiama Johannah, suo padre biologico Troy Austin, il suo patrigno è Mark Tomlinson.
Louis ha gli occhi azzurro sporco, i capelli castani, lisci, morbidissimi, che delle volte prendono delle pieghe davvero impossibili e il viso da bambino birbante, pronto a combinarne una al giorno, come minimo.
Louis è mio. Esiste, è bellissimo ed è mio.
Lo guardo.
"Harreh, smettila di farti complessi inutili. Non sei pazzo, lo sai. Sei sano di mente quanto me" - dice, mi fa un'occhiolino prima di alzarsi dalla poltrona sulla quale se ne stava stravaccato di traverso, e mi si avvicina per stamparmi un bacio.
Poi sgambetta in cucina, con quel suo culo perfettamente tondo, le gambe da calciatore, la schiena ampia.
La mia fobia aumenta, anziché diminuire.
Sono agateofobico, Dio.
"Sei sano di mente quanto me" - canticchia Louis dalla cucina.
Questo, chissà perché, non mi rassicura.
Bene. Harry Styles, sei ufficialmente un pazzo.
Sano di mente quanto Louis Tomlinson.



*NdA* - Sono di nuovo qua.
Volevo solo precisare che non so se Harry Styles è veramente agateofobico xD
Non credo nemmeno che i ragazzi abbiano le fobie che ho affibiato loro.
Ma vabbé, questo è tutto lavoro di fantasia.
Non avevo nulla da fare e mi è venuta questa idea.
Perciò, niente, fatemi sapere.
Ciao, ciao

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. Algofobia: paura del dolore - Zayn ***


*NdA* - Eccomi qui.
Grazie per le tre recensioni del primo capitolo.
Sono contenta che questa cosa piaccia.
Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo ^^
Stavolta il pairing è Ziall c:
Baci,
Very






#002. Algofobia - paura del dolore - Zayn (accenni Ziall)

Tutti hanno paura del dolore.
Chi non ne ha? Anche i più coraggiosi ne hanno.
Chi non ha paura è pazzo e chi non ha paura del dolore è pazzo il doppio.
Io, in teoria - ok, anche in pratica - sono algofobico.
Ho fatto una ricerca su Internet.
L'algofobia esiste.
E io sono algofobico.
Non tanto perché non mi piace soffrire - soffrire non piace a nessuno - quanto perché ho davvero paura del dolore.
Il dolore fa male.
Wow, sono un genio. Ovvio, se è dolore, fa male.
Ma voglio dire... io sono sempre stato un fifone.
Ho un sacco di fobie. Ma non le ho mai ammesse tutte ad alta voce. Forse alcune non ce le ho nemmeno e mi sto solo facendo delle seghe mentali inutili.
Ho la fobia dell'acqua - intesa come piscine e mare aperto - e non so nuotare.
Ho la fobia delle altezze. Dio, soffro di vertigini da morire, tanto che anche salire le scale è una tortura.
Ho pure la fobia del buio. E' una paura legittima, questa, perché è solo la paura di ciò che non si conosce, dell'ignoto, perché nel buio si possono nascondere cose che, appunto, non si conoscono.
Sono un fifone. Lo so.
E so anche che c'è chi dice: "ma sei pieno di tatuaggi, come fai ad essere algofobico?" - be', sappiatelo: fare tatuaggi non fa male. Almeno, a me non ha fatto male, poi credo dipenda dalla persona e boh, chissà quali altri fattori.
Poi non è tanto il dolore fisico che mi spaventa. No, non è quello. Più che altro, è il dolore di una delusione, di ferite che si sentono ma non si vedono, che mi fa paura.
Odio soffrire. Odio il dolore. E mi fa paura.
Sono un fifone.
E questa paura proprio non dovrei avercela, non dovrei nemmeno averci mai pensato.
Perché lui, lui me l'ha promesso.
Non sentirò mai, mai, mai più dolore, stando assieme a lui. Me l'ha promesso.
Perciò non posso proprio essere algofobico.
Niall non permetterebbe a nessun tipo di dolore di toccarmi neanche con un dito.
Me l'ha promesso.
Il punto, però, è che so che un giorno lui se ne andrà. Come tutti, alla fine. E io avrò fatto bene ad essere algofobico, perché a quel punto il dolore mi assalirà. Fino a farmi morire di crepacuore.
Si può morire di crepacuore? Anche se la risposta è no, la causa della mia morte sarà proprio "crepacuore", non c'è da discutere.
Mi sa che dovrò avvertire il mio medico, di questo.
"Niall?" - lo chiamo, dal piano di sopra. Sono al bagno. Mi sto sistemando i capelli.
Sono figo.
Essere fighi è dura, ma bisogna stringere i denti e tirare avanti.
Ah, il mio modesto parere.
Ok, ora basta con l'egocentrismo, Zayn. Sì, sei figo, ma smettila di gongolarti. Non va bene.
Esiste la paura di essere perfetti? Io sono perfetto. Ma non ho paura di questo. Non ancora.
"Dimmi!" - risponde, lo sento salire le scale. Sorrido.
Aspetto che si affacci al bagno, poi, sempre guardandomi allo specchio, dico: "Niall, sono algofobico".
Lui aggrotta le sopracciglia.
"Algo-che? Che cazzo stai dicendo?" - chiede, confuso.
Ovvio, ancora non gli ho parlato dalla mia ultima fobia.
"Algofobico. Sai, algofobia. Paura del dolore"
Niall non dice nulla. Alza un sopracciglio, scettico, e si posa con la spalla contro lo stipite della porta, incrociando le braccia al petto.
E' sexy. Più figo di me, persino.
Sta aspettando una spiegazione.
Lascio lo specchio e mi avvicino a lui. Dovrei prepararmi, in teoria.
In pratica, prendo Niall per i fianchi e lo bacio. Mi posa le mani sul petto. Sono senza maglietta.
"Algofobia: paura del dolore" - ripeto, allontanandomi un po' ma senza lasciarlo andare.
Niall mi fissa dritto negli occhi.
Già, è più figo di me.
E ha degli occhi bellissimi.
"E perché sei algofobico, adesso?" - domanda, inclinando appena la testa da un lato.
"Perché tu, prima o poi, te ne andrai, lo so. E io morirò di crepacuore, perché sarà dolorosissimo. Perciò soffro di algofobia." - rispondo, esponendigli i miei pensieri come se fosse ovvio.
Niall sospira, alza gli occhi al cielo e mi dà un pizzicotto appena sopra il capezzolo sinistro.
Ahia. Ha fatto male.
Faccio una smorfia, Niall ride.
"Sei solo scemo, altro che algofobico!" - afferma, sicurissimo come solo uno psichiatra può essere. Niall non è uno psichiatra. E' che mi conosce parecchio bene.
"Cosa ti ho promesso?" - avvicina il viso al mio, sorridendo, mi affonda una mano fra i capelli, stringendo appena.
Non permetterò al dolore di avvicinartisi - ecco cosa mi aveva promesso.
Quasi due anni fa, ormai.
E, be', d'accordo, non posso dire che non abbia mantenuto la promessa.
Sto zitto e lo fisso.
Mi bacia, come solo lui sa fare. Mi manda in paradiso.
"Non permetterò al dolore di avvicinartisi. Te lo giuro, Zayn. Perciò non me ne andrò finché non sarai tu a volerlo" - sussurra con le labbra sulle mie.
Un brivido mi percorre.
In teoria dovremmo prepararci. Dobbiamo uscire con Liam, Louis e Harry.
In pratica, stiamo galleggiando verso il letto, seminando i pochi vestiti che abbiamo addosso come chicchi di grano.
Sospiro.
Ok, a conti fatti, l'algofobia non fa per me. Non mi si addice, non mi dona.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Amaxofobia: paura di guidare - Niall ***


NdA:Ecco il terzo capitolo!
Scusate il ritardo c:
Oggi abbiamo una Niam. Di solito non shippo Niam perché boh. Quei due assieme non ce li vedo poi così molto… però qua ci stava la Niam e quindi eccovi qui Niall Horan e Liam Payne, alle prese con l’amaxofobia.
Fatemi sapere cosa ne pensate c:
Baci,
Very


P.s. Ah, per chi non se ne fosse accorto, ho cambiato nickname. No, giusto per farvelo sapere c:



#003. Amaxofobia - paura di guidare - Niall (accenni Niam)

Ed eccomi qui.
Niall James Horan seduto al volante.
Uh, i brividi.
Ho la testa vuota. La mente bianca, come una lavagnetta dalla quale si è cancellato tutto.
Non ricordo nemmeno da che parte va girata la chiave nel quadro di accensione.
E' già tanto se mi sono ricordato dove s'infila, la chiave.
Liam è seduto di fianco a me. Sorride. Aspetta.
Me la sto facendo sotto.
I miei palmi sudati stringono il volante talmente forte che ho le nocche più bianche del solito.
Poi le mi dita scivolano sulla plastica dura.
Oh, merda.
La macchina è ancora spenta, però. Per fortuna.
Liam fissa dritto di fronte a sé, canticchia a bocca chiusa e continua a sorridere.
È la prima volta che mi prende la voglia di picchiarlo.
Ma, Louis me l'ha assicurato, c'è sempre una prima volta. Di voler picchiare Liam Payne, intendo.
Ti viene quando lui se ne sta lì, tranquillissimo, mentre tu te la stai facendo addosso dalla paura. E sorride e canticchia.
Dà sui nervi.
"Liam!" - sbotto, a voce talmente alta che lui sobbalza e si volta di scatto verso di me, smettendo subito di canticchiare e sorridere come uno scemo.
Non è facile far perdere la calma a Niall Horan.
Liam ci è riuscito semplicemente non facendo nulla di così atroce.
Lo guardo malissimo, poi torno a fissare di fronte a me, le mani strette sul volante.
"Che ho fatto?" - chiede, preoccupato, sbattendo le palpebre sugli occhi.
Oh, mamma, ma che ho fatto io di male? Eh? Qualcuno me lo spiega?
Sembra Jessica Rabbit.
Qualcuno sa chi è? Be', chi non lo sa, si faccia una ricerca su Google.
Google è la soluzione a tutti i problemi.
Be', quasi tutti.
Non è che Google possa far svanire la mia paura di guidare.
"LeeYum, ti voglio bene, ma lasciatelo dire: delle volte sei proprio un rompicoglioni" - asserisco.
Liam alza le sopracciglia, fa la faccia da cucciolotto bastonato - maledetto quel suo essere così tenero come una creaturina tutta pelosa con due enormi occhi dolciosi.
"Ma che ho fatto?" - ripete, sembra realmente dispiaciuto, mentre torna a guardare fuori, picchiettandosi il labbro inferiore con l'indice e l'espressione da cucciolo.
Sospiro e sbatto la testa contro il voltante, tanto forte da farmi male.
"Me la sto facendo sotto" - mormoro e il cambio repentino di discorso fa voltare nuovamente Liam.
Ora ha un'espressione pratica, non più da cucciolo.
Daddy Payne modalità: on.
"Cosa?" - domanda, perplesso.
Scendo dall'auto, senza rispondergli.
Liam scende a sua volta, fa il giro della macchina e mi si ferma vicino, senza parlare.
E' preoccupato. Glielo leggo negli occhi.
Oh, mio Dio, ci mancava solo che si preoccupasse.
Sì, proprio oggi mi è venuta, per la prima volta, la voglia di picchiare Liam.
Si punta le mani sui fianchi.
Oh, no. No, no, no, no.
È pronto ad indagare.
Ma la mia paura di guidare è così imbarazzante, come posso confessarglielo?
Sì, certo, ho la patente.
Ma guidare con la motorizzazione per superare l'esame e guidare per davvero, da solo con un amico, è diverso.
Tremendamente diverso.
"Niall, stanno aspettando solo noi. Si può sapere che ti prende?" - chiede, lascia cadere le braccia, poi le incrocia al petto.
"Credo di aver paura di guidare" - rispondo, senza guardarlo negli occhi.
La mia macchina nuova è bellissima.
Me l'ha regalata proprio Liam, per il compleanno.
Ecco, forse anche in quell'occasione l'avrei picchiato, perché gli avevo esplicitamente detto: "Niente robe costose, enormi e inutili".
Non mi ha ascoltato. Come la maggior parte delle volte, insomma.
"Si chiama 'amaxofobia'" - m'informa, serenamente.
Come se me ne potesse importare qualcosa!
"E chissenefrega come si chiama! Il punto è che non arriveremo mai, perché io ho paura e in macchina non ci torno" - affermo.
Liam sorride, riprende a canticchiare, ri-fa il giro della macchina e ci risale.
"Sali, cagasotto" - mi dice, sporgendosi verso il lato del guidatore dopo aver tirato giù il finestrino.
Lo guardo male.
"No"
"Dai, scemo, sali. Ti do una mano, se vuoi" - insiste.
Sbuffo, ma faccio come mi ha detto.
Liam ride.
Non è divertente.
Potremmo schiantarci contro un camion, finire fuori strada, di muso dentro un fosso, oppure spalmati contro un muro o avvolti come carta regalo su un albero.
Ehw.
Potremmo morire, rimanere senza un braccio, senza una gamba, a causa di un'emorragia, potremmo finire in coma.
Tutto questo se io sbaglio qualcosa mentre guido.
E' terribile. Veramente terribile.
E Liam se la ride. Ma ci ha mai pensato sul serio a tutti gli incidenti mortali che accadono in auto?
Oh, mamma, mi sento male.
Liam mi prende la mano e la stringe, mi sorride, dolce.
"Andrà tutto bene, Nialler" - mi rassicura.
Lo guardo, con un misto di disperazione, paura e preoccupazione in volto.
Si sporge verso di me. Mi bacia, fino a lasciarmi senza fiato.
"Andrà tutto bene, sei un ottimo guidatore e io mi fido di te" - dice, accarezzandomi una guancia.
Espiro piano.
Mi volto verso il parabrezza.
Stringo per un attimo la mano di Liam, poi la lascio andare.
Afferro il volante, accendo la macchina e parto.
Riusciamo ad arrivare allo studio di registrazione sani e salvi.
Nessun coma, nessuna emorragia, ancora entrambe le braccia e le gambe, nessuno dei due è morto. Non ci siamo avvolti come carta regalo contro un albero, non siamo finiti spalmati contro un muro, né di muso dentro un fosso, né fuori strada e non ci siamo nemmeno schiantati contro un camion.
Questo, forse, perché Liam è il mio angelo custode, e non si può morire col proprio angelo custode al fianco, perché è lui che mi ha dato un po' di coraggio e perché be', ammettiamolo, non ho trovato la patente dentro l'ovetto di Pasqua.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4. Arachibutyrofobia: paura che il burro d'arachidi ti si attacchi al palato - Liam ***


*NdA* Ciao!
Innanzitutto, grazie per le recensioni :D siete gentilissimi :3 In secondo luogo, vi avverto: qui, da qualche parte, in qualche riga,
non ricordo nemmeno quale, c’è la parola “sesso”. Ora, io sono una
brava – e pignola – ragazza, ergo, vi metto in guardia.
Non so se possa essere una cosa preoccupante –
Ha-ha, preoccupante, ma siamo seri? xD –
ma onde evitare shock, scandali e quant’altro (soprattutto leggere incomprensioni)…
Cioè, c’è la parola “sesso” una volta o due e vi assicuro che ho letto – e sono capace di – cose ben
peggiori, non so voi, ma ho visto autrici insultate per molto meno, per mano di
testine vuote che non capiscono niente.
Quindi – anche se sono sicurissima che fra voi non ci sono affatto testine vuote –
be’, lettore avvisato, mezzo salvato.
Ora vi lascio a questa Lilo un filino demente e spero vi piaccia c:
Aspetto recensioni, fatemi sapere se vi piace :3
Baci,
Very


#004. Arachibutyrofobia - paura che il burro d'arachidi ti si attacchi al palato - Liam (accenni Lilo)


Sono un tipo strano, io.
Dico di aver paura dei cucchiai.
Non è vero. Non del tutto, perlomeno.
Ho paura dei cucchiai sporchi di burro d'arachidi.
Il burro d'arachidi mi fa altamente schifo.
E' molliccio, vomitevole, pieno di grassi, appiccicoso.
Louis, invece - ehw - va matto per il burro d'arachidi. Lo mangia direttamente dal vasetto, con le dita, come la Nutella.
Tutto quello che è in vasetto, Louis lo mangia con le dita.
Ci scava solchi degni di un archeologo che è alla ricerca di un fossile preistorico.
E poi, s'impiastriccia tutto il muso, peggio dei bambini di due anni quando hanno a che fare con pappette e omogenizzati.
E' tenero, alla fin fine. Se non si conta il fatto che, quando ha finito, devo pulire io.
Quando mangia burro d'arachidi, comunque, io gli giro alla larga.
Perché? Perché va a finire che mi costringe a mangiarlo.
Mi ficca in bocca una cucchiaiata abbondante di quella sbobba e mi costringe a ingoiare.
Fa schifo, prima di tutto. In secondo luogo, ho paura che la sbobba mi si attacchi al palato. E, terzo, siccome fa schifo mi vengono, spesso e volentieri, conati di vomito.
Louis ride, finché non mi vede piegato in due con la testa nel lavello.
Allora si preoccupa.
Wow, ma grazie, eh.
Quando mi vede particolarmente agitato per via del burro d'arachidi, perché magari mi sembra di avercene un po' attaccato al palato, controlla lui stesso.
Ok, mi costringe a ingoiare quella m***a, ma poi si preoccupa e si comporta in modo dolce e fa di tutto per scusarsi.
E’ lì che, di solito, finiamo per fare sesso in cucina, sul tavolo, dopo che il vasetto di burro d'arachidi è - per mia immensa gioia - caduto a terra e si è frantumato - e un coro d'angeli mi canta nell'orecchio: "Il nemico è sconfitto e stai per fare sesso con Louis...".
Angeli perversi.
Oggi, Louis sta scavando con le dita l'Antico Vaso Sacro della Nutella, e ha gli occhi puntati sullo schermo del pc.
Ha già tutta la faccia sporca. Ha della Nutella persino sui capelli.
Ma come diamine fa a sporcarsi anche i capelli?!
Ha anche una striscia di cioccolata sul collo, dal pomo d'Adamo, scende fin quasi alla clavicola.
Dio, ma come ha fatto ad arrivare a questo punto?
Mi avvicino, sorridendo e lo bacio, portandomi via buona parte di Nutella.
Mi lecco le labbra.
"Sei buono" - decreto infine. Louis alza lo sguardo su di me e mi sorride, dolce.
"Lo so" - ribatte, allungando le dita sporche di Nutella per darmi un buffetto sul naso.
Ride, vedendo che ha lasciato il segno.
Cerco di guardarmi la punta del naso e Louis ride più forte perché sto facendo gli occhi strabici e questo lo diverte.
Che bambino - non è una critica, non c'è nulla di male, perché se Louis fa il bambino è assolutamente normale. E' da Louis. E' tenero e bellissimo.
"Comunque" - esordisce, mentre torna a baciarmi, abbandonando il vasetto della Nutella sul tavolo - "Non comprerò più burro d'arachidi".
Non riesco ad impedire al mio cuore di fare festa. Il mio palato balla la conga. Il mio Io interiore sta convolando a nozze con Louis in questo preciso istante.
"Perché?" - chiedo però, fingendomi dispiaciuto. So quanto Louis tenga al suo burro d'arachidi.
"Perché tu sei arachibutyrofobico, l'ho capito solo ora" - risponde.
Non ho afferrato del tutto quello che ha detto, ma non importa.
Stiamo per fare sesso sul tavolo della cucina.
Stavolta senza l'aiuto del burro d'arachidi.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5. Aracnofobia: paura dei ragni - Harry ***


*NdA* Salve a tutti!
Se la tabellina dell'uno non mi inganna, sono tre le recensioni che ho ricevuto per la scorsa os.
Ma grazie! :3
Ecco, sono stata molto diplomatica, la volta scorsa, e devo dire che ha funzionato.
Volevo dirvi solo che questa che sta per venire è una Zarry – la mia bromance preferita *w* asdfghjkl - e che può darsi che ci sia andata giù un tantino pesante con la reazione di Harry.
Sinceramente, non ho mai visto nessuno fare tante scene per un ragno – a parte me, ovviamente, ma questi sono dettagli u.u – e, ora che ci penso, Harry non è nemmeno aracnofobico, lol.
Vabbè, fingete che lo sia.
Recensite, aggiorno comunque fra due giorni – questo non vi dà il diritto di ignorare le mie richieste imploranti di ricevere un commento è_é
Baci,
Very

ATTENZIONE, please: c’è un linguaggio particolarmente forte – parolacce e sintagmi molto coloriti e vari.
E come l’altra volta, be’, siete stati avvertiti u.u


#005. Aracnofobia - paura dei ragni - Harry (accenni Zarry)


Più di una volta mi è successo di rendermi ridicolo davanti a Zayn. Fortunatamente, sono sempre riuscito a far passare quelle figuracce per qualcosa che avevo già progettato. O, perlomeno, ho cercato di convincerlo che fosse così. Non se l'è mai bevuta.
E poi, due giorni fa ha scoperto che sono aracnofobico. Questa proprio non ci voleva.
Infatti, è da due giorni a questa parte che mi prende in giro.
Io mi sforzo di ridere, ma fingere non è mai stato il mio forte.
È umiliante, imbarazzante e fastidioso, per di più, quando mi ride dietro.
Ho una cotta per Zayn da Dio-solo-sa-quanto. Tanto, comunque.
E credo anche che lui lo sappia e che stia usando questa cosa contro di me. È perfido.
O, forse, sta solo aspettando che reagisca in qualche modo alle sue provocazioni.
Ma non reagirò in nessun modo, se lo scorda.
Perché, per quanto mi possa piacere, non ho intenzione di rendermi ridicolo per l’ennesima volta davanti a lui – e per lui, per giunta. Sì, perché tanto so che accadrà.
Quando glielo dirò fuori dai denti, sarà una cosa che mi metterà estremamente a disagio. E scommetto su tutto quello che ho, che utilizzerà la confessione per prendermi in giro.
Lo farà, oh, se lo farà. Quant’è vero che mi chiamo Harry Styles.
Sono fregato.
Comunque, sto cercando qualcosa di commestibile nella dispensa quando, spostando appena lo sguardo verso destra, lo vedo.
Penzolante da una ragnatela che cala direttamente dal soffitto, c’è un ragno grosso quanto un mio pugno.
No, ok, sto esagerando.
Non può esserci una tarantola fluttuante nel bel mezzo della mia cucina.
Eppure è lì. E, sebbene non sia proprio grande quanto un pugno, le dimensioni sono più o meno quelle.
Maledizione, siamo a Londra.
A Londra non ci sono tarantole, lo so. Non possono esserci, non è il loro habitat.
A meno che non si trovino in un qualche negozio di animali, ma allora la cosa è diversa.
E casa mia non è un negozio di animali, perciò una fottutissima tarantola nella mia cucina non ci può essere!
Invece, c’è.
È lì, che dondola piano avanti e indietro, a qualche centimetro dal mio viso.
Oh, cazzo.
Urlare. Urlare è l’unica cosa che mi viene in mente di fare, eppure non riesco a muovermi, non riesco ad aprire bocca ed emettere alcun suono. Mi sento un nodo in gola, come se avessero deciso di fare un fiocco per pacchi regalo con le mie corde vocali.
E il ragno – quella cazzo di tarantola maledetta – mi fissa. Ha un sacco di occhietti, piccolissimi, acquosi, lucidi, spaventosi, che guardano fisso nei miei, di occhi.
Ho ancora un braccio alzato, la mano dentro alla dispensa, posata sopra un pacchetto di biscotti.
Me ne ricordo solo quando sento una fitta, come se mille spilli mi si fossero conficcati sottopelle.
Oh, mamma, e se ci fosse una tarantola anche dentro la dispensa?
Ritiro il braccio di scatto, apro la bocca per urlare ma non ci riesco, emetto solo un flebile gemito.
L’unico risultato che ottengo è l’ondeggiare in aumento della tarantola davanti alla mia faccia.
Avanti-indietro-avanti-indietro…
Sempre più vicino…
Solo quando sono quasi sul punto di poter contare ogni singolo pelo di quella schifosa creatura, le mie gambe si decidono a muoversi e arretro.
Mi fermo quando lo spigolo del tavolo mi si conficca in una chiappa – Dio, che dolore!
La puttana – la tarantola – nel frattempo, è caduta a terra. Maledetta. È sul pavimento della mia cucina.
E mi si sta avvicinando.
Merda.
Merdamerdamerda.
E se la schiacciassi? Potrei prendere una sedia e spiaccicare quella troia contro le mattonelle bianche. Poi potrei aspettare che Louis – o Liam, o Niall, insomma, qualcuno – torni a casa e pulisca il tutto, mentre io fingo di non saperne nulla.
E se invece non funzionasse? Se tentassi di ucciderla e lei sopravvivesse? Magari poi si arrabbia. E mi morde e mi ammazza e poi mi mangia.
Le tarantole mangiano gli uomini? Non lo so, però so che mordono. E sono velenose.
E, cavoli, se mi morde sono fottuto. Perché a casa con me c’è solo Zayn – ironia della sorte – che in questo preciso istante è sotto la doccia. Non penso che riuscirei ad emettere alcun suono, se la zoccola mi mordesse. Morirei fra atroci dolori sul pavimento della cucina, con la putroccola* che mi guarda trionfante, in attesa di avere il via libera per potermi mangiare.
Che morte del cazzo.
Mentre sono qui a fare lugubri congetture, col cuore che batte a mille, la salivazione a zero, i palmi sudati e un’abbondante quantità di adrenalina che mi scorre nelle vene, quell’abominevole creatura mi fissa e si avvicina sempre di più a me, col chiaro intento di entrarmi nella gamba dei pantaloni, mordermi e aspettare che muoia sulle piastrelle della mia amata cucina.
Forse mi ha letto nel pensiero – le tarantole possono leggere nel pensiero? – e si è accorta che sto cercando un modo per farla fuori senza che ritorni in vita e si vendichi.
“È ora di agire” – dice il mio cervello.
E: “Va bene” – gli rispondo – “Agiamo”.
So che, molto, molto, molto probabilmente, sto per rendermi ridicolo per la milionesima volta.
Ma questa è una situazione di vita o di morte.
La stronza si avvicina ogni secondo di più.
Fa schioccare le chele una sola volta. Il rumore riecheggia sinistramente fra le pareti della mia bellissima cucina.
Forse me lo sono immaginato, però. Non può fare tutto questo casino. Vero?
Oh, non è importante, ora.
Afferro lo schienale della sedia e…
Ci salto sopra, fissando quella bastarda dall’alto.
Mi sento piuttosto trionfante, finché non arriva l’atroce dubbio: quella disgraziata, con quelle sue gambette appiccicose, può arrampicarsi? Come Spiderman? Ha delle ventose, sulle zampe, con le quali può attaccarsi a muri e piani verticali?
Sì.
E il panico torna a farsi sentire.
Bentornato.
Ok, Harry, è il tuo momento. Urla. Urla come non hai mai fatto prima, cazzo, chiama Zayn, urla, fatti sentire, digli di scendere, chiamalo, maledizione, fagli sentire il panico nella tua voce, fagli capire che sei nella merda più nera, che stai per morire, che c’è una brutta, maledettissima, enorme tarantola sul pavimento della tua cucina e tu non hai la più pallida idea di come ci sia finita.
Urla, cazzo, Harry, urla!
Lo faccio.
“Z-zayn?” – altro che urlo. La cosa che esce dalle mie labbra è un lamento fioco e l’unica che lo ha sentito è quella farabutta. Dico che, se potesse, ghignerebbe e mi fisserebbe con uno sguardo da psicotica schizofrenica che le fuoriesce dai molteplici occhietti.
Faccio un respiro profondo.
Quella squilibrata è sempre più vicina.
“Zayn? ZAYN! Maledizionegrandissimoidiotascendidabassoevienisubitoquichestopermorireeeeee!” – stavolta, con mio grande piacere, è un urlo.
Grazie a Dio.
Ma Zayn non risponde.
“Dannazione. ZAYN! Vieni qui, ti prego, per favore, ti scongiuro, stanno per ammazzarmi! Vieni qua!!” – grido, ancora, più forte di prima.
Questa volta – sia ringraziato il Cielo – sento qualcuno, al piano di sopra, muoversi. È Zayn.
Capita in cucina, fradicio, col fiatone, un asciugamano, che resta su solo perché lui lo sta tenendo, a coprirgli le parti basse. Punta uno sguardo angosciato su di me, che ricambio con altrettanto tormento, e: “Si può sapere che diamine hai da urlare?” – chiede, la preoccupazione trabocca dalla sua voce.
Oh, che carino, si è preoccupato per me. E, uh, è sexy.
Ok, ora smettila, c’è una dannatissima tarantola sul tuo pavimento, concentrati su quella.
Non riesco più a parlare, perciò gli indico la delinquente, che ora zampetta verso di lui.
La guarda, scioccato, e: “Oh” – esala, passandosi una mano fra i capelli bagnati – “Una tarantola” – aggiunge, tranquillo.
Come sarebbe a dire “oh, una tarantola”?!
“Zayn! Vuole ammazzarmi! E poi mi mangerà! È una perfida squilibrata e…” – la voce mi muore in gola mentre guardo Zayn chinarsi e prendere in mano quella… quella… brutta schifosa, che gli si arrampica sulle dita e si appollaia sul suo palmo.
“Harry, è solo un… oh” – si mette a ridere – “Giusto, tu sei aracnofobico” – dice, fra le risate, e suona proprio come una presa in giro.
Stringo i pugni e serro la mascella.
“Non. Fa. Ridere. Ammazzala, buttala fuori di qui, falla sparire, mangiatela, fai quel che ti pare ma levala di torno!” – sbraito con gli occhi che mi pizzicano fastidiosamente.
Oh, no, non qui, non adesso.
La consapevolezza di essermi reso nuovamente ridicolo di fronte a lui, l’umiliazione che provo ora e la paura che quella tarantola maledetta possa morderlo, mi fanno venire persino da piangere.
Ma non posso ridicolizzarmi ancora di più, non posso proprio.
“Harry. È solo un ragno. Non ti fa niente” – così dicendo, mi si avvicina, col palmo che tiene la tarantola rivolto verso di me.
Si avvicina sempre di più. La sua amichetta fa schioccare le chele.
Trattengo il respiro e m’immobilizzo, mentre la mano di Zayn, ora, è a pochissimi centimetri dal mio volto.
Tremo.
Non oso muovermi, ma sento le lacrime premere agli angoli degli occhi.
Zayn sta sorridendo.
Io e quella screanzata ci fissiamo dritto negli occhi.
Fa un paio di passetti verso di me.
Ora mi morderà il naso. Mi ammazzerà.
Oh, mamma, mi sento mancare.
“Zayn, per favore” – gemo, chiudendo gli occhi e cercando di allontanarmi, e un paio di lacrime mi sfuggono.
Oh, perfetto! Stupida, insulsa, enorme tarantola assassina.
Sento la risata di Zayn infrangersi contro i miei timpani e mi azzardo ad aprire un occhio. Si è allontanato. Con la tarantola.
Esce dalla cucina, e sale le scale, fino in camera sua. Lo seguo, asciugandomi le guance con mani tremanti.
C’è una teca di vetro, lì. Zayn ci mette dentro la tarantola.
“L’hai fatto apposta” – mormoro, senza neanche realmente accorgermene. Lui sta ancora ridendo.
“Sei… un maledetto bastardo, l’hai fatto apposta!” – esclamo, sentendo la rabbia montarmi dentro.
Zayn smette di ridere, ma continua a sorridere e torna da me. Mi abbraccia, stringendomi forte, affondando le dita fra i miei ricci, mentre con l’altra mano mi accarezza la schiena.
“Credevo che il modo migliore per farti passare la tua aracnofobia fosse quella di affrontare un ragno” – dice, cullandomi. Non mi sciolgo dal suo abbraccio, perché è caldo, morbido, bellissimo e ci sto troppo bene.
Non sono più neanche arrabbiato, perché com’è arrivata, la rabbia è scomparsa non appena mi ha toccato.
Ora ho ben altre emozioni sotto mano.
Stupido Harry.
Forse non dovrei farmi abbindolare così, abbandonarmi senza forze fra le sue braccia forti e rassicuranti. Ma lo faccio.
“Sei un coglione” – borbotto soltanto, contro la sua spalla.
Ridacchia.
Si scosta, mi guarda dritto negli occhi con espressione divertita e mi stampa un bacio a fior di labbra.
“E tu uno stupido aracnofobico” – ribatte, riabbracciandomi.



*putroccola: puttana + troia + zoccola c:

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6. Astenofobia: paura dello svenimento, o della debolezza - Louis ***


*NdA* Eccomi di nuovo qui!
Mi dispiace un sacco per il ritardo, davvero, ma questo per me
è un momento veramente "no" e sembra che tutto vada male e
non ho molto tempo per scrivere.
Questa os, secondo me, fa schifo çç
Solo che ho provato a sistemarla, più di una volta, l'ho letta e riletta
e alla fine ho detto "proviamo a lasciarla così com'è".
E' una Nouis. E' la prima Nouis che scrivo, sinceramente.
E scrivere dal punto di vista di Louis, non capisco perché, mi risulta tremendamente difficile.
Spero vi piaccia, a voi i commenti, siate buoni - anche se lo siete sempre ^^
Baci,
Very

P.S. Ringrazio chi ha recensito il cap. precedente e scusatemi se non ho risposto,
ma sappiate che amo le vostre recensioni :3 siete davvero troppo gentili con me

P.P.S. Per chi segue altre mie storie:
"Flows in you" - cercherò di postare entro una settimana. Se domenica prossima il capitolo non c'è,
potete pure uccidermi.
"We will drive to the stars" - ecco, qui ci vorrà un po' più di una settimana, mi dispiace çç
Cercherò di postare il prima possibile!

P.P.P.S. Per il prossimo capitolo di questa raccolta ci vorrà un po', sappiatelo. Sarà (ve lo anticipo, perché ve lo devo) "Athazagorafobia: paura di essere dimenticati, o ignorati" una Larry dal punto di vista di Louis



#006 Astenofobia: paura dello svenimento, o della debolezza - Louis (accenni Nouis)



In tutti i miei fantastici ventun anni di vita, non mi è mai – e ribadisco, sottolineo, metto in grassetto: mai – capitato di svenire.
Nemmeno negli ultimi due anni, con tutto il peso, lo stress e la pressione che la celebrità comporta.
Sono sempre stato una roccia.
Crollare adesso sarebbe un po’ come se Tu-Sai-Chi avesse ammazzato Harry Potter dopo tutti i suoi sforzi – e colpi di culo – per restare in vita. Oppure come se Scar avesse fatto fuori Simba. O, ancora, come se su Toy Story 1 Buzz Lightyear e Woody non trovassero il modo di tornare da Andy - passo troppo tempo con Liam.
Non può decisamente succedere, fine della storia.
Ergo, io proprio non posso svenire adesso.
Anche se mi sento la testa pesante, che gira come un mattone che fa la centrifuga. Ci sono mille puntini bianchi e neri, davanti ai miei occhi, e ondeggiano per la stanza facendomi venire la nausea. Ho momentaneamente perso l’uso della parola ed è tanto se ancora riesco a muovermi.
Se potessi avere almeno qualche secondo di lucidità, manderei un messaggio a uno dei ragazzi. A Niall, probabilmente.
So che lui è a casa, in questo momento. È il più vicino, il primo che possa arrivare.
Zayn e Liam sono in giro con Perrie e Danielle e sono quasi sicuro che Harry è uscito con una qualche bionda boccolosa di cui ora non ricordo – e ignoro allegramente – il nome.
Allungo una mano verso la tasca dei pantaloni e le mie dita incontrano la plastica calda, a causa del contatto con la mia gamba, del cellulare.
Mi accascio contro la parete, perché non mi reggono più le gambe.
Dio, non voglio svenire. Non voglio, per favore. Per favore.
Mia mamma è infermiera. Ha raccontato un paio di volte di gente che, svenendo, ha battuto la testa da qualche parte e poi è morta.
Non voglio battere la testa e morire. Non voglio, per favore, no. Lasciami cosciente ancora per un po’, almeno fammi arrivare al letto, ti prego. Ti prego, per favore, non voglio svenire.
Perdere coscienza mi fa paura. E poi, io non sono mai svenuto in vita mia, com’è? È un po’ come morire, per caso?
Oddio, non voglio svenire.
No, per favore.
Respiro affannosamente, stropicciandomi le palpebre con le dita.
Non vedo niente, a parte i puntini bianchi e neri e sprazzi della stanza. È fastidioso e fa paura.
Mi viene anche da vomitare.
Mamma, sto male.
Devo chiamare Niall, mandargli un messaggio… qualsiasi cosa! Devo farmi sentire da qualcuno.
Riemergo per un attimo dal mare di puntini. Ondeggia tutto, anche il cellulare che ho fra le mani, ma mi faccio forza, cerco di ignorarlo e scrivo un messaggio breve che dice solo: “Vieni qui”. Riesco a inviarlo a Niall.
Tutto ciò è durato solo per pochi secondi. Il mare di puntini torna a sommergermi.
Mi sento come se mi avessero riempito la gola e i polmoni di moquette. Mi sta asfissiando e gratta.
In più continua a venirmi su l’unica cosa che ho nello stomaco: dell’acqua. È da quando mi sono svegliato che non bevo e non mangio altro. E ora sono quasi le sette di sera.
Non so se c’è qualcuno d’accordo con me, ma la moquette zuppa fa schifo.
Con un giramento di testa più violento degli altri, vomito. Non ha mai fatto così male, nemmeno quando avevo la febbre alta e stavo a casa da scuola alle elementari e rimettevo tutto quello che riuscivo e non a mandare giù.
Forse perché è solo acqua, appunto, e ho la gola così secca, con questa sensazione moquettata…
Cerco di resistere ancora un po’, ma proprio non ce la faccio.
Le forze mi stanno abbandonando – no, per favore, per favore, no.
La stanza sparisce.
Sento che sto cadendo, ma non posso fare nulla per fermarmi.
Poco dopo spariscono anche i puntini.
Tutto buio.
Svengo.


La prima cosa che percepisco, quando il mio cervello si ricollega alla realtà, è la morbidezza di un cuscino sotto la guancia.
E la pesantezza di una trapunta addosso.
Ho ancora lo stomaco in subbuglio e non voglio aprire gli occhi.
Ma un rumore soffocato, proveniente dalla cucina, mi costringe a farlo.
Li apro, piano.
È ancora tutto buio. Per un attimo mi coglie il panico; che sia diventato cieco?
Mi tiro su di scatto e la mia povera testa prende a pulsare e girare. Mi sporgo oltre il bordo del divano – sì, almeno ho capito di essere sul mio divano – mentre un conato mi scuote. Non succede niente.
Rimango aggrappato all’orlo del cuscino, cercando di respirare regolarmente.
Un velo di sudore freddo mi copre dalla nuca e alla base della schiena, appiccicandomi la t-shirt alla pelle, facendomi rabbrividire.
Mi pizzicano gli occhi. Mi viene da piangere. È tutto buio e i suoni mi arrivano ovattati.
Ma non sono morto, vero? Forse sono semplicemente rimasto cieco.
Oh, fa’ che non sia così. Non voglio rimanere cieco, ho sempre amato la vita, i colori, le forme. Voglio ancora vedere la luce del sole, il colore del cielo, le foglie degli alberi in autunno, la neve in inverno, gli occhi di Niall.
Sento dei passi smorzati avvicinarsi, un paio di mani mi prendono per le spalle e mi costringono a stendermi di nuovo.
“Oh, Lou” – mormora qualcuno, non riesco a capire chi, perché il suono – come tutti gli altri – mi giunge come se avessi le orecchie foderate di cotone o come se fossi sott’acqua.
Una lampada da comodino si accende, irradiando nella stanza una luce soffusa e morbida.
Ci vedo. Ci vedo! Non sono rimasto cieco! Era la stanza che era nel buio più assoluto!
Sospiro, coprendomi il viso con le mani. Mi stupisco di sentirmi le guance bagnate, ma non m’importa.
Sbircio fra le dita – perché sono così sollevato, dal fatto che non sono cieco, che proprio non posso chiudere di nuovo gli occhi o coprirli con le mani – per vedere chi c’è.
Niall è immerso in quella soffice luce, che lo fa sembrare quasi un’allucinazione bellissima.
Mi sorride, dolce. Ha una tazza bianca e oro fra le mani.
Oddio, lo vedo! Non sono morto, né altro!
Sono così sollevato, così contento di essere riuscito a superare incolume – be’, quasi, dato che la testa mi gira ancora e lo stomaco vuole espellere il vuoto più assoluto – il mio primo svenimento.
Mi siedo e mi getto di peso addosso a Niall che, nel ricevermi, cade all’indietro sul tappeto e fa scivolare a terra la tazza che si rompe e rovescia il suo contenuto – tè – sul pavimento.
“Ehy, Lou” – esclama, stringendomi e ridendo un po’. Sento il cuore come se mi volesse uscire dal petto.
“Non voglio più svenire, mai più” – brontolo, terrorizzato, col naso schiacciato contro il suo collo – sa di vaniglia, muffin al cioccolato e caramelle.
Dico sul serio, comunque, non voglio più svenire. Mi ha messo addosso una fifa blu – anzi viola –, ho temuto di morire e di essere rimasto cieco per chissà quale vendetta divina.
Niall, ora, ride apertamente.
“Se la mattina e a pranzo mangiassi, questo non sarebbe accaduto” – mi ammonisce, soffiandomi piano con le labbra contro il collo e nel frattempo mi stringe più forte.
Mi rannicchio meglio fra le sue braccia, tirando un lungo respiro per non singhiozzare.
“Dio, ho temuto di morire” – biascico, serrando gli occhi. La stanza ha ripreso a girare.
Ho paura di svenire di nuovo.
Serro le dita attorno alla maglietta di Niall, come se fosse un’ancora, un salvagente.
Niall, intanto, continua a ridere.
“Sei così esagerato! Sono io quello che ha fatto mezzo infarto, arrivando a casa tua e trovandoti a terra privo di sensi! Credevo che fossi realmente morto.” – confessa, accarezzandomi la schiena – “Ora aspetta un momento e fai il bravo qui. Ti porto dell’altro tè, visto che quello” – e indica la tazza a terra – “è andato. Non muoverti” – aggiunge, facendomi stendere nuovamente e rimboccandomi le coperte. Mi lascia un bacio sulla fronte e sorride, dolcissimo, come solo lui sa fare.
Ah, se non ci fosse Niall!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7. Athazagorafobia: paura di essere dimenticati, o ignorati - Louis ***


*NdA* Oh, my Josh! *boccheggia in cerca d’aria*
Questa OS mi ha risucchiato tutte le energie che avevo in corpo çwç
So di aver detto che ci sarebbe voluto un po’ di tempo prima che la postassi
ma questa maledetta mi ha perseguitato per giorni, fra sogni, incubi e realtà, finché non l’ho scritta.
Non sapevo come iniziarla, c’erano mille idee che mi venivano in mente ma
non riuscivo a trovare una conclusione per nessuna.
Ho fatto tre inizi diversi per questo capitolo e i primi due ho dovuto scartarli perché non andavano.
Non riuscivo a trovare nulla che coincidesse con l’idea che avevo di questa dannata
fobia – e poi nella mia mente si è formata questa “idea luminosa”
che altro non è che un gruppo di parole scritte a caso, cercando di cogliere un eventuale Louis athazagorafobico, o quel che è.
Stavolta ho scritto in terza persona, solo per il semplice fatto che mi viene
estremamente difficile immedesimarmi in Louis – infatti non ho ancora capito come ho fatto
a scrivere l’OS precedente. Mah.
E ora che il peggio è passato – x°D – vi lascio ai Larry, all’athazagorafobia e a un Louis in crisi esistenziale.
Secondo me è un capitolo un po’ pesantuccio, se vi annoia scusatemi.
A voi i commenti – a proposito, grazie di essere stati così clementi con me e avermi perdonato l’enorme, stratosferico ritardo.
Baci,
Very

P.S. non chiedetemi di spiegarvi il significato di questa cosa, perché un significato non ce l’ha x’D
 

E questa, ho deciso che la dedico a voi
che nelle recensioni mi riempite di complimenti
che mi fanno sorridere, saltare per la casa
battendo le mani come una bambinetta eccitata
la mattina di Natale quando vede i regali,
che mi fanno arrossire e mi risollevano il morale
e che mi fanno fare il girotondo con Winnie the Pooh,
gli unicorni mannari e i pony arcobaleno :’)
(se fa schifo, non prendetela come un insulto
sto cercando di essere carina - e mi sento
ancora in colpa per quel ritardo - sorry)
:3

 



#007 Athazagorafobia: paura di essere dimenticati, o ignorati - Louis (accenni Larry)


Louis, ne è sempre stato convinto, ha paura di diventare grande. Ha paura di crescere, maturare, invecchiare e morire.
In realtà, tutto questo nasconde la sua paura di essere dimenticato, di essere ignorato dalla mente delle persone a cui vuole bene e che gli vogliono bene e dai loro cuori.
La cosa, in parte, è la causa che l'ha spinto - senza repliche, con un calcio in culo, definitivamente e senza molti complimenti - sul palco di The X-Factor.
**
Louis non sa che la sua paura ha un nome e nemmeno gl'interessa, perché non può aiutarlo a farlo sentire meglio, più al sicuro.
Non sa nemmeno che ci sono altre persone che hanno la medesima fobia - o meglio, lo sa, ma siccome è sempre stato un ragazzo con la sua buona dose di egocentrismo nelle vene, non gliene importa un fico secco.
Semplicemente, non vuole crescere, invecchiare e morire. Non vuole scomparire. Non vuole essere dimenticato, né tantomeno ignorato.
**
Questo problema si complica nell'esatto istante in cui gli occhi azzurrissimi di Louis - che è entrato in bagno poco dopo la sua audizione, con l'agghiacciante sensazione di aver fatto schifo - si alzano dal pavimento di piastrelle - che sotto tutto quello sporco dovrebbero essere bianche - e incontrano un paio di gemme verdi che da lì in poi vorrebbe non abbandonare mai più.
E' come una piccola, personale esplosione, nel piccolo, personale mondo di Louis Tomlinson. E' come se fosse saltato in aria tutto e tutto fosse rinato nello stesso momento con colori più vivi, sgargianti e spettacolari, con paesaggi nuovi da scoprire e il Sole che brilla come mai prima, sguazzando in un cielo di un azzurro impossibile, che non esiste neanche nelle più belle giornate estive. Tutto è diventato più ampio, più soffice, più calmo e improvvisamente Louis vede la vita da un altro punto di vista. Tutto è cambiato, la sua vita ha svoltato bruscamente, quando i loro sguardi si sono agganciati.
E quando dico che tutto, per Louis, è diventato più grande, significa veramente tutto. Anche la sua paura, che ora lo soffoca e lo schiaccia, gli toglie il respiro e le sue boccate si fanno sempre più disperate, rivolte al cielo meravigliosamente terso, mentre tutto quello che esce dalle sue labbra è uno stupidissimo: "Oops" che il riccio dagli occhi di smeraldo prende con filosofia, sorridendogli e rispondendogli con un: "Hi" che, se Louis non fosse stato completamente stravolto dalla sua voce bassa e roca, avrebbe giudicato persino più stupido della sua stessa, imbarazzante uscita.
**
Athazagorafobia - è così che si chiama la paura di Louis. Deve averglielo detto Stan, in un imprecisato giorno della sua vita prima che tutto si sfaldasse e tornasse con una parvenza di speranza e vita fantastica, dopo averlo studiato con il suo solito, irritante modo di fare che Louis ama da impazzire perché gli permette di stare al centro dell'attenzione, come piace a lui.
Quindi, questa athazagorafobia, che penetra nei polmoni di Louis come la muffa nei muri, si sta espandendo, come se fosse una brutta malattia, nel suo perfetto, rinnovato, piccolo personale mondo, ora comprendente anche quel ragazzo riccio dagli occhi meravigliosamente verdi - anche se ancora non lo sa, che fa parte del suo mondo.
**
Un'altra pericolosa cosa che Louis ignora è che, innamorandosi così di Harry - il suo personale, piccolo mondo tirato a lucido -, dovrà affrontare giornalmente la sua paura di essere dimenticato.
Perché si sta innamorando come non gli è mai successo prima e in una maniera che non credeva possibile. Harry lo sta, inconsapevolmente, spingendo oltre i limiti della sopportazione umana, in un deserto fuori dal mondo, che si trova in un terzo spazio e universi paralleli che non sa raggiungere. In quegli universi si trovano i suoi amici, Stan e gli altri ragazzi della band, la sua famiglia, i suoi vecchi compagni di scuola, i fans, i suoi attuali colleghi e i suoi personali aguzzini.
Lui si trova nel deserto più nero, che al tempo stesso è di un bianco accecante, malvagio, che lo stordisce e gli impedisce di capire con chiarezza ciò che vuole davvero. Si trova nel limbo della verità nuda e cruda, si trova fra la possibilità di avere una vita al fianco del suo Harry, una vita felice e piena di gioia, e quella di stare in mezzo al palco di lucido parquet con tutti i riflettori puntati addosso.
Sicuramente, la seconda possibilità è la peggiore. Non sarebbe mai felice su quella strada, perché significa rinunciare a Harry, rinunciare al suo perfetto, piccolo, personale mondo.
Però, se scegliesse la prima opzione, sarebbe come sparire dalla faccia della Terra. Tutti si dimenticherebbero di lui. E Louis Tomlinson non esisterebbe più per nessuno, sarebbe solo il nome di un'anima fra miliardi di altre anime.
**
Si chiede spesso perché non può avere tutti e due. Perché non può stare sulla cresta dell'onda e vivere in pace con Harry Styles? Nella sua testa le due cose si conciliano perfettamente, vanno a braccetto.
Ma la realtà non è così. E intanto rimanda a cinque minuti, ore, giorni, settimane, il momento in cui darà una risposta concreta.
Sa che Harry Styles sta aspettando solo lui e ha già fatto la sua scelta. Sa anche che lo aspetterà in eterno, se necessario.
**
La sua fobia, la paura di essere ignorato e/o dimenticato, rende tutto tremendamente più confuso e difficile di quanto non lo sia in realtà.
**
Davvero vuole che tutti quegli sconosciuti - che per lui non significano niente se non solo che c'è qualcuno che lo ricorderà per sempre, nei giorni a venire, anche solo per i prossimi sedici secondi - tengano gli occhi puntati su di lui per il resto della sua vita?
Davvero gl'importa di più di questa massa sconfinata di volti senza nome che della sua famiglia, di Stan, di Zayn, Liam e Niall, di quella santa di Eleanor che le sta provando tutte per svegliarlo fuori, per fargli aprire gli occhi?
Davvero gl'importa di più della sua personale gloria che di Harry Styles?
**
Louis Tomlinson ama Harry Styles. Lo ama come non ha mai amato prima e come non credeva fosse possibile amare. Il riccio è diventato il suo personale, piccolo mondo e Louis non ha altre preoccupazioni all’infuori della sua salute fisico-mentale. Harry è la sua vita, il suo tutto. Harry è la sua priorità, sopra cibo, sonno e tutto il resto. Se sta bene Harry, allora sta bene anche Louis e il mondo non ha più alcun significato, se non quello di posto dove vivere perché provare a vivere sulla luna è troppo complicato per permettere loro di godersi la vita.
Louis Tomlinson ama Harry Styles. E se il suo personale piccolo mondo è sempre con lui, gli dedica tutte le attenzioni di cui ha bisogno e si ricorda sempre che esiste, allora tutti gli altri – la fama, le luci della ribalta, la marea di volti insignificanti e sconosciuti – possono anche dimenticarsi tranquillamente che Louis Tomlinson esiste.
Perché Louis Tomlinson vive nel respiro, nel battito del cuore, negli occhi di Harry Styles, inciso sulla sua pelle come un tatuaggio fatto col fuoco. E non se lo scorda più.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Atiquifobia: paura del fallimento - Zayn ***


*NdA* Sono terribilmente spiacente per il ritardo. E anche perché l'OS che state per leggere fa pena. Manca il finale, vi avverto. Avrei voluto fare qualcosa di molto, molto triste, ma non ce l'ho fatta, non posso fare questo agli Ziam e quindi non ho scritto il finale. Guardate il lato positivo: sarete voi a decidere se finirà bene o male ^^
Sì, sto cercando di non farmi odiare.
Fatemi sapere se 'sta cosa vi fa schifo o meno - a me fa schifissimo(?), ma tant'è.
A PROPOSITO, ringrazio tantissimo chi legge le mie storie, chi le aggiunge ai preferiti, ecc. ecc., ma soprattutto chi recensisce. E mi dispiace se non vi rispondo o se quando rispondo vi dico sempre le stesse cose - è che non so come reagire a tutte le cose dolciose che mi dite e che non merito affatto *w* - ma voglio solo dirvi che ogni volta che leggo una delle vostre recensioni sorrido come una scema. Ecco.
Mi dileguo.
Per info --> https://twitter.com/Vahonica
A presto :3
Un bacio,
Very

P.S. non ho assolutamente nulla contro Perrie Edwards, è brava e bella, ma qui le ho dato della papera perché la situazione lo richiedeva u.u





#008. Atiquifobia: paura del fallimento - Zayn (accenni Ziam)


Scappato. È scappato. Come un fottuto coniglio di fronte al cacciatore. Al primo ostacolo lui ha deciso bene di battere in ritirata.


Fuori è anche una bella giornata, il Sole brilla alto nel cielo, circondato dalla sua aureola di raggi, ed emana una luce accecante; il cielo è terso, di un azzurro elettrico come gli occhi di Niall quando si emoziona, e ci sono solo un paio di sbuffi di nuvole candide come la neve sparse qua e là, come accessori di poco conto; le foglie e l'erba sono di un verde quasi innaturale, così acceso da sembrare vetro e gemme, smeraldi e giade, e ricordano gli occhi di Harry quando ride piegato in due, tenendosi la pancia con le mani, con le labbra tese a mostrare i denti bianchi. Tutto, tutto, sembra più luminoso...
Eppure a Zayn questa sembra solo una presa per il culo. Madre Natura sta ridendo di lui e del suo umore nero, della sua giornata che, se piovesse a dirotto e si allagasse tutto, non potrebbe andare peggio.
Per i più, è una cosa di poco conto, questa.
Per Zayn, invece, è la fine del mondo, la sua disfatta, la morte di tutti i suoi sogni e l'appassire rapido del suo futuro. È finito. È tutto finito.


Simon l'ha spedito a cercarlo.
Zayn è sparito, non si sa dove sia andato. È scappato, si è volatilizzato, e se Liam non lo conoscesse discretamente bene come lo conosce, non saprebbe che pesci prendere, o dove andare a parare.
Quindi un po' si stupisce quando lo trova dietro le quinte, rintanato in un angolino. Avrebbe scommesso che sarebbe andato a nascondersi in bagno, o addirittura nella loro stanza, e invece...
Zayn, dal canto suo, ha aiutato Liam a scovarlo. Non sa di preciso perché l'ha fatto.
Se ne stava lì, seduto per terra, parzialmente tranquillo, decisamente solo, a riflettere, quando ha visto Liam passargli davanti camminando a passo spedito, con una luce determinata negli occhi che l'ha fatto vacillare per un attimo. Poi si è deciso ad aprir bocca e l'ha chiamato, un "Liam" detto da una voce che a stento ha riconosciuto come propria, più un pigolio disperso che altro.
Liam ha fatto una piroetta e si è quasi ammazzato, inciampando nei suoi stessi piedi, ma poi, in un modo o nell'altro, è riuscito a ritrovare l'equilibrio giusto in tempo per non finire per terra o in braccio a Zayn.
"Ehy. Sei qui" - dice adesso, guardandolo dall'alto e piantandosi le mani sui fianchi. Non sa cosa dire, sinceramente, perché gli occhi di Zayn sono puntati su di lui e sembra così tanto un cucciolo di opossum che vorrebbe solo portarselo a casa, sedersi sul suo comodo divano e fargli i grattini dietro le orecchie. Ma, un momento, ora sono a The X-Factor, a casa non ci possono tornare e, per quanto possa sembrarlo, Zayn non è un cucciolo di opossum - e poi, agli opossum piacciono i grattini dietro le orecchie?
Zayn ricambia l'occhiata dal basso, ancora seduto a terra a gambe incrociate, e gli piacerebbe che Liam si abbassasse alla sua altezza, per guardarlo meglio negli occhi. Gli occhi di Liam gli sono sempre piaciuti, trasmettono una certa sicurezza che è difficile trovare, che non tutte le persone sono capaci di trasmettere.
Liam aggrotta le sopracciglia, cerca qualcosa di intelligente da dire, e gli occhioni di Zayn no, non lo aiutano.
Alla fine s'inginocchia di fronte a lui e gli posa le mani sulle cosce, appena sopra le ginocchia, sospirando dopo un millisecondo di esitazione.
"Perché ti stai nascondendo, Zayn?" - gli chiede. Non sa come quella domanda gli sia salita alle labbra, ma è palese - e sì, Liam se ne accorge solo ora - che Zayn si sta nascondendo.
Infatti, il ragazzo china la testa e prende a torturarsi le mani e tormentarsi il labbro inferiore coi denti.
Liam vuole guardarlo in faccia, vuole vedere quei suoi occhi da opossum disperso, così dolci, e leggervi dentro tutte le preoccupazioni che cercano di straripare e trovarvi una soluzione. Non sa di preciso perché vuole aiutare Zayn così intensamente, sa solo che lo vuole e cerca di non farsi troppe domande.
"Zayn? Ha a che fare col ballo?" - insiste e, stringendogli il mento fra pollice, indice e medio, lo costringe ad alzare il viso.
Zayn deglutisce a vuoto, ha un groppo in gola e non sa se riuscirà a sputare fuori tutto ciò che la sua piccola testolina sta partorendo in questo momento.
Ma alla fine rantola: "Non ce la posso fare, LeeYum" - con la voce strozzata e Liam pensa che stia per avere un attacco di cuore o giù di lì, qualcosa del genere.
Per un attimo, crede pure di avergli visto gli occhi lucidi. Ma dopo un istante si dice che probabilmente o ha le allucinazioni, oppure si sta facendo condizionare dal momento.
Tace, Liam, poi serra le labbra e, determinato, si alza in piedi e porge una mano a Zayn. È un invito che non ammette repliche, scuse, stronzate varie, dice solo: "Alza il culo, stupido opossum coccoloso, vieni di là e, almeno, fai finta di saper ballare".
Zayn afferra la mano di Liam, sente che la sua forza è diventata anche la propria e uno strano calore - dolce come il miele col latte bollente quando hai mal di gola, che sa di casa asciutta dopo una corsa sotto l'acquazzone, di coperte, cioccolata calda e un caminetto acceso dopo una lunga giornata fuori al freddo e di sole estivo che ti picchia addosso costante e, anche se scotta, piacevole - lo invade, partendo dallo sguardo del più giovane e dalle loro mani unite.
Zayn mette in un angolo la sua paura di fallire, riesce ad abbozzare un sorriso a Liam, che lo abbraccia di getto prendendolo in contropiede, e poi, assieme, tornano su quel palco.


**


È notte fonda e nessuno di loro sta dormendo.
Niall e Louis giocano a Fifa su una PS3 nuova di zecca, tutti gasati come bambini, e fanno più rumore loro due da soli che una mandria di marmocchi ad una festa di compleanno; Harry si è sistemato comodamente fra le gambe di Tomlinson e ride ad ogni sua battuta - Ogni. Singola. Battuta. - con un misto di amore, vero divertimento e un pizzico di venerazione nella voce roca.
Zayn non riesce a sopportare lo sguardo pieno di Harry, così felice, così completo, mentre guarda Louis. Lo ama, Dio solo sa quanto, ed è palese come il fatto che respira. E non lo sopporta non perché gli dia fastidio o lo irriti, semplicemente perché anche lui vorrebbe amare come fa Harry, vorrebbe trovare l'Amore, quello con la A maiuscola, proprio come quello che hanno Haz e Lou.
Ad ogni modo, non è questo il motivo per cui se ne sta immusonito in un angolino del divano di pelle color panna nella loro stanza di quel lussuosissimo albergo, con gli occhiali da nerd appollaiati sul naso e il ciuffo floscio.
È che il loro primo disco è sul mercato da esattamente un minuto e ventisei secondi e lui si sente una merda. Ha paura di non riuscire a vendere nemmeno lo stupido libretto con i ringraziamenti che c'è dentro la custodia del cd.
Liam, seduto di fianco a lui, segue per metà la partita in tv e per metà tenta di giocare a Mario Kart sulla console Nintendo DS - anche quella nuova di zecca - ma è incredibilmente distratto: si è accorto che c'è qualcosa che non va, per Zayn.
Così, spegne il DS e lo posa sul tavolino, controlla l'ora sul cellulare e se la dimentica non appena lo schermo torna nero, perché non è veramente quello che gl'interessa, poi scivola più vicino a Zayn, silenzioso come un ninja. E lo abbraccia, stile koala affamato quando si incolla a un albero di eucalipto, sapendo che questo ha il potere di calmarlo, almeno un po'.
"Che hai?" - gli soffia sul collo e Zayn non riesce a reprimere un brivido, mentre si gira leggermente verso Liam e gli passa le braccia attorno alla vita.
"Niente" - mugugna, la sua voce s'incastra, si perde fra i ricci color miele di Liam.
"Zayn..." - lo richiama questo e Malik sospira.


Si sono promessi una cosa, subito usciti da The X-Factor: siamo una famiglia, ora - queste le parole testuali del signorino Tomlinson, che hanno a dir poco sorpreso tutti - e in una famiglia non ci sono segreti. - poi ha guardato Zayn dritto negli occhi, sapendo che lui era il più riluttante ad aprirsi (insomma, l'idea era: Zayn osserva e basta. Ma Louis non era d'accordo e, ammettiamolo, nemmeno Zayn stesso lo era) - Intesi? Se c'è qualcosa che non va, ditelo. Sfogatevi, per la miseria. Nessuno vi prenderà in giro e quello che direte non diverrà mai di dominio pubblico, a meno che non lo vogliate. - poi aveva baciato Harry, gli aveva sorriso, Zayn aveva distolto lo sguardo più per ben educazione che altro, perché quei due erano bellissimi insieme - E io amo Harry - aveva concluso Louis, cosa che non c'entrava proprio niente con l'intero discorso ma che, tutto sommato, ci stava. Niall, Liam e Zayn avevano annuito. Inutile chiedere conferma a Harry.


"Non è niente, Liam" - chissà perché, però, continua a negare. Forse non vuole che anche Liam si preoccupi, o non vuole assillarlo con le sue stupidaggini, o...
Ma davvero, e se il loro album non vendesse? E se venissero eclissati, se tramontassero ancora prima di sorgere?
"Cosa ti preoccupa?" - insiste Liam, è deciso a non mollare la presa, per nulla al mondo.
Zayn si morde le labbra, chiude gli occhi, scuote la testa, cercando di spazzare via quella brutta sensazione.
E se il cd non vendesse? - continua a ronzargli nel cervello, questa domanda, come un'ape fastidiosa.
Magari è pure colpa sua. È quasi sicuro che ha stonato, in More Than This. Ma l'hanno fatta e rifatta così tante volte, i manager, sicuramente, sceglieranno quella perfetta. Perché deve per forza essercene una versione perfetta. No? Ma se i manager si sbagliassero? Se per errore mettessero quella stonata?
Zayn ne è quasi certo, dopo tutte le sue pippe mentali: i One Direction hanno già chiuso.
Domani appariranno critiche, su critiche, su critiche, Simon straccerà il contratto che hanno con la Modest! e torneranno tutti a casa e la colpa sarà solo sua.
Fallimento. Si chiama fallimento.
Le loro canzoni non andranno in porto. E loro falliranno.
Basta, fine, caput. Puff - la nuvoletta del loro sogno perfetto esploderà e loro torneranno alla realtà, dove fanno schifo e nessuno li vuole.
Fallimento. Fallimento. Fallimento. Fallimento. Fal-li-men-to. F. A. L. L. I. M. E. N. T. O. Effe, a, doppia elle, i, emme, e, enne, ti, o. FALLIMENTO.
"Fallimento" - questa volta non è un pensiero, l'ha detto ad alta voce. L'ha quasi urlato, per essere precisi, sgranando gli occhi e allontanandosi bruscamente da Liam.
Tutti gli occhi, ora sono puntati su di lui, confusi e sorpresi, perché non hanno mai visto Zayn Malik andare dare di matto e urlare "fallimento" come una signorina.
"Come, scusa?" - fa Louis alla fine, spezzando il pesante silenzio che era calato come un sipario fra di loro, e abbozza una risatina, chiedendosi se Zayn è serio o sta scherzando.
Ma il sorriso gli muore sulle labbra non appena scorge lo sguardo di Malik, che annaspa nel panico.
Harry, dal suo posticino comodo fra le gambe di Louis, aggrotta le sopracciglia e: "Fermi tutti" - esclama, neanche fosse un rapinatore pronto a svaligiare una banca e minacciare impiegati e clienti. Ora tutti guardano lui. - "Zayn, sei... aspetta, com'è che era?... ah! Per caso sei atiquifobico?" - domanda con una serietà che fa scoppiare a ridere Louis, suo malgrado.
Zayn trema appena fra le braccia di Liam, ma annuisce, mentre Niall e Payne si sono momentaneamente trasformati in due punti interrogativi ad altezza uomo. Ergo, non ci stanno capendo una virgola, di tutto il discorso.
Harry sbuffa e alza gli occhi al cielo in un atteggiamento che sa tanto da sapientino, ma poi sorride e dà una leggera gomitata a Louis, mentre: "L'atiquifobia è la paura del fallimento" - spiega, si sporge oltre la gamba del suo ragazzo, spalmandosi parzialmente sul pavimento, e il suo sorriso si allarga, sembra quello dello Stregatto - "Ma non capisco proprio perché hai quest'improvviso attacco di panico, Zay" - aggiunge, prendendolo quasi in giro. Louis continua a ridacchiare sottovoce e Zayn si morde nuovamente le labbra. Sa che in realtà stanno solo cercando di sdrammatizzare, nessuno lo sta prendendo in giro.
"Il disco non venderà. Falliremo, e non abbiamo nemmeno iniziato. La nostra carriera è già finita, porca puttana!" - esclama quindi, in un rantolo, con il solito groppo in gola e la voce che stavolta gli trema un po'.
Niall si alza in piedi di scatto, con una mano va a toccarsi il pacco, con l'altra afferra l'asta di ferro della lampada, che illumina la stanza, posata a terra accanto alla tv.
"Vaffanculo, Zayn!" - dice e la sua reazione scatena le risate generali - esclusa quella di Zayn, ovviamente. La cosa non riesce a scalfire la sua paura.
Liam, che ancora lo tiene stretto a sé, trema dalle risate, scuotendo pure lui.
Non è divertente. No, affatto.
"Zayn..." - gli sussurra poi all'orecchio, il dolce, piccolo Payne, col fiato caldo che s'infrange contro la sua pelle causandogli un brivido e conseguente pelle d'oca. Gli stampa un bacetto sul collo e uno sulla guancia, poi si accoccola meglio contro di lui. - "...Sciocco, andrà alla grande, venderemo un sacco, vedrai" - lo rassicura, quasi una promessa.
E Zayn, stranamente, è un po' più tranquillo dopo queste parole. Dopo quei due baci innocui, così casti che è sicuro che sono veri, perché se fossero stati una sua fantasia sarebbero stati bagnati e sicuramente non sulla guancia a debita distanza dalle labbra.
Si sente tranquillo e, adesso, l'unica cosa a cui riesce a pensare è che - damn - Liam Payne non sa quanto è incredibilmente sexy e che effetto fa alle persone.
Dolce, piccolo, innocente Payne.


**


Hanno deciso di provarci. Lui e Liam, insieme.
È stato sicuro della sua decisione, fino a due secondi e mezzo fa. Cioè fino a che l'atiquifobia non ha fatto capolino fra i suoi pensieri.
Ma non vuole parlarne a Liam, perciò cerca di accantonarla. Sono entrambi tesi ma felici e non vogliono finire come i Larry.
Ormai stanno insieme già da una settimana, nessuno sospetta niente e il management è troppo impegnato a tagliare le ali di Harry e Louis per dare corda anche a Liam e Zayn. Questo, probabilmente, è uno dei fattori che li spinge ad essere così prudenti: non vogliono tirarsi la zappa sui piedi. E finché il management resta fuori dai loro affari, significa che stanno facendo un buon lavoro.
Liam esce con Danielle e Zayn fa momentaneamente finta di essere single.
Fino a che non sbuca fuori una certa Perrie.
Questa non si sa chi sia, da dove venga, né cosa ci faccia alla riunione di oggi col management.
Ma il mistero viene presto svelato: Perrie Edwards sarà la nuova "ragazza" di Zayn. È come prendere una bastonata fra le gambe e per un istante sia Zayn che Liam si sentono svenire.
Non reagiscono in alcun modo, si limitano a impallidire, guardarsi di sottecchi e stringersi le mani da sotto il tavolo, con le dita intrecciate, mentre il management spiega loro come stanno e come dovranno andare le cose da ora in poi. Sembra tutto un sogno assurdo, ma invece è la realtà e loro - Liam, più che altro - sono pronti ad affrontarla, a prenderla di petto.


"Non cambierà niente" - gli dice Liam, un'ora e mezza dopo, quando riescono ad allontanarsi e chiudersi in bagno.
Gli posa le mani sulle spalle, poi lo abbraccia da dietro, lasciandogli un bacio fra le scapole.
"Evidentemente non siamo stati abbastanza cauti. Oppure è solo un modo per prevenire eventuali voci. Ma andrà tutto bene, Zayn. Io esco con Danielle, tu esci con Perrie, e il resto del tempo possiamo starcene rintanati in casa, solo io e te" - promette.
Zayn, però, ha solo in mente Harry e Louis. Non vuole, non vuole, non vuole soffrire come hanno sofferto - come soffrono loro. Sa che lui e Liam sono molto diversi dai Larry, più cauti e forse non vogliono sbandierare il loro amore ai quattro venti. Lo sanno loro e gli altri ragazzi della band e le loro famiglie, chissene importa se il resto del mondo ne viene a conoscenza o meno?


Forse Harry e Zayn sono quelli che l'hanno presa peggio. E ok, Zayn si capisce, infondo hanno preso questa papera e gliel'hanno gettata fra le braccia senza nemmeno chiedere.
Ma Harry? Harry è convinto di essere il prossimo, ecco perché.
A Zayn dispiace vederlo così, ma non può preoccuparsi anche per lui. Ha già i suoi problemi, i suoi enormi problemi, che sono principalmente due ma bastano e avanzano: Perrie e l'atiquifobia.
Ha così paura di non riuscire ad uscire con Perrie, di rovinare tutto, di fallire nella sua relazione con Liam - la cosa a cui tiene di più al mondo - che fatica a dormire e a mangiare. Tutto questo gli sta rovinando l'esistenza, e vorrebbe solo stare fra le braccia di Liam ed essere rassicurato da lui.
Invece, di tutto quello che lo preoccupa, non ne parla con Liam.
Perché le cose con Danielle non stanno andando bene e Liam vuole bene a Danielle, in fondo, sono amici. E poi c'è tutta la storia del nuovo album, le tappe per il nuovo tour, le interviste alla radio e alla tv, e le loro giornate sono così piene che a stento Zayn e Liam riescono a salutarsi e quando tornano a casa la sera sono così stanchi che vanno dritti a dormire.




Succede due mesi più tardi.
Zayn non sa come ha fatto a reggere, forse perché per Liam farebbe questo ed altro, si getterebbe da un aereo senza paracadute, per lui...
Fatto sta che sono stati due mesi da inferno e Zayn vedeva la fine prima ancora che tutto finisse, prima ancora che qualcosa andasse inevitabilmente storto e facesse sì che la sua paura più grande si avverasse.
E tutta la tensione che si è accumulata nelle ultime settimane fra lui e Liam è scoppiata all'improvviso, una sera. Be', non poi così all'improvviso. C'era una microscopica parte di loro che se lo aspettava, e non avevano fatto niente, niente, per evitarlo.


Quel giorno inizia già malissimo: Liam cade dal letto, perché Zayn ha stranamente scalciato e l'ha buttato giù, e si sveglia a causa della botta e del contatto della sua pelle calda con il pavimento gelido. Questo lo mette incredibilmente di cattivo umore.
Poi quella sera, lui e Danielle hanno una discussione - non un litigio, non gli piace usare questa parola, perché prevede urla e lacrime e rabbia, quando loro due parlano soltanto. Certo, più animatamente delle altre volte, ma parlano, semplicemente. E si lasciano.
Liam ci rimane male, forse anche più di quello che dovrebbe, perché sì, alla fine si è anche affezionato a Danielle.
E quando torna a casa, scopre che Zayn, che in teoria dovrebbe essere ad un appuntamento con Perrie, in pratica è nascosto a letto, sotto diversi strati di coperte perché è stanco e non ce la fa più, quindi ha dato buca alla bionda senza nemmeno avvertirla - cosa che non ha mai fatto prima e si sente tremendamente in colpa per averlo fatto ora - e ceste.
Liam non è d'accordo, ovviamente, non è per niente d'accordo. E l'aria fra loro si fa pesante, la tensione si sente sempre più, ad ogni parola, ad ogni sguardo, fino a che non litigano.
Sì, sì, litigano, Liam lo ammette anche se non gli piace usare questa parola, perché ci sono urla e lacrime e rabbia.
Qualcosa fra loro si rompe e Zayn percepisce la sconfitta, il fallimento, come qualcosa di indicibilmente pesante che gli grava improvvisamente sulle spalle. Sente i polmoni e il cuore serrati in una morsa troppo forte, un groppo in gola che non accenna nemmeno ad allentarsi e gli occhi pieni di lacrime.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1567580