Children's Last Whisper

di Horrorealumna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** NASCITA ***
Capitolo 2: *** AMICA ***
Capitolo 3: *** INVIDIA ***
Capitolo 4: *** GIOCO ***
Capitolo 5: *** ADDESTRAMENTO ***
Capitolo 6: *** SFIDA ***
Capitolo 7: *** PROMESSA ***
Capitolo 8: *** OSPEDALE ***
Capitolo 9: *** MADRE ***



Capitolo 1
*** NASCITA ***


CHILDREN’S LAST WHISPER
 
 
NASCITA
 

 
Dov’è Steven, mamma? Sono triste, se non può giocare.
Non chiedermelo, tesoro – Steven si è comportato male.

 
 
Il maggiore si avvicinò alla poltrona, nella stanza da letto dei suoi genitori.
Voleva vederlo, lo desiderava ardentemente. E il giorno tanto atteso era arrivato.
Ecco sua madre. Era seduta, proprio come immaginava il bambino. Cullava l’ultimo nato, canticchiando una dolce melodia. Eccolo. Il suo fratellino.
“Che bello, adesso lo vedrò” pensò il bambino.
Ecco i suoi occhietti... ma...
Quanto era brutto: il suo faccino paffuto era contorto in una smorfia, probabilmente stava per piangere.
Era davvero strano. Il maggiore, nove anni appena compiuti, sapeva in cuor suo che col suo arrivo sarebbe cambiato tutto in famiglia. Forse l’avrebbe anche un po’ odiato o invidiato. Ma in fondo... era suo fratello.
Chissà quanto tempo avrebbe aspettato prima di poter giocare con lui.
Era un maschietto, proprio come lui; sarebbero andati certamente d’accordo.
La madre notò il primogenito e gli fece cenno di avvicinarsi, chiamandolo per nome, con una nota di malinconia nella voce:
- Alex... lui è Joshua.
Il neonato fissò il fratello maggiore.
E gli sorrise.

 
 

 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Una fic su Alex e Joshua doveva pur venir fuori, adesso che ho finito di giocare a Silent Hill Homecoming.
E non è solo incentrata su loro due, si parlerà anche di Elle, di altri bambini e... ma non vi spoilero altro XD
All’inizio del capitolo ci sarà anche una strofa della filastrocca di Shepher’s Glen, e del suo macabro rito per garantire una vita tranquilla.
Alla prossima, fatemi sapere ;)
Ciau Ciau ^__^

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Capitolo 2
*** AMICA ***


AMICA
 
 
 
Anche Billy, e Sally? In qualcosa hanno sbagliato?
Temo di sì, figliolo... ogni tuo amico è stato catturato.

 

 
- E’ bello essere il maggiore. Credimi.
Una bambina dai capelli biondi e gli occhi blu era seduta accanto ad Alex, nel parco giochi vicino casa Shepherd. Si chiamava Elle Holloway. Era la migliore amica del bambino, l’unica che lo capiva veramente; compagna di giochi e di divertimenti, dolce e gentile.
- Non so, Elle – rispose Alex, giocherellando con la sabbia – E’ ancora troppo piccolo, non posso ancora occuparmi di lui.
- Lo so, Alex – disse calma lei – Mia sorella, Nora ha due anni e mia madre ancora non mi permette di starle troppo vicina. A volte si comporta in modo strano. Ma Nora è cresciuta abbastanza per poter giocare, non trovi?
Alex annuì deciso.
Si guardarono negli occhi, specchiandosi nelle pupille dell’altro. Elle ridacchiò.
- Cosa c’è? – chiese il bambino.
- I tuoi occhi. Sono di due colori!
- Cosa?! – chiese Alex spaventandosi.
- No, intendo... l’iride... – si avvicinò al viso di Alex – Verso l’esterno sono grigi... ma vicino alla pupilla sono marroni.
- Wow, non ci avevo mai fatto caso.
- Sei speciale, Alex.
Sorrisero.
- ELLE!
Tesero l’orecchio: qualcuno la stava chiamando.
- Mia madre! – esclamò la bambina. Stampò un bacino sulla guancia di Alex e corse via, salutandolo – A domani!
Ad Alex era sempre piaciuta quella bambina. Ma per i suoi nove anni, si costrinse a pensare che non si sarebbe mai fidanzato. Soprattutto con Elle.


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Capitolo 3
*** INVIDIA ***


INVIDIA
 

Attento a chi li ha presi, lui di nomi ne ha tanti.
Il Mostro, l’Ombra... è sempre lo stesso che hai davanti.

 
Non era passato molto tempo dalla nascita del fratellino. Era lì, che muoveva i primi passi, incoraggiato dalla mamma e dal papà che intanto sembravano essersi dimenticati di Alex. Il maggiore passava la maggior parte del tempo chiuso nella sua camera, a giocare con i suoi soldatini di plastica e ad ascoltare i genitori coccolare e viziare Joshua.
Come era accaduto ad Elle, anche ad Alex era quasi sempre proibito giocare con il piccolo. Lo vedeva raramente, durante i pasti e prima di dormire.
Ma cosa aveva poi di tanto importante quel bambino!?
Solo suo padre, Adam, riusciva a passare qualche misero minuto col suo primogenito - Lilian, sua moglie, non si staccava un attimo da Joshua. L’uomo si avvicinava, di tanto in tanto, ad Alex e, guardandolo giocare con i soldatini, sorrideva compiaciuto e gli arruffava i capelli scuri. Lui era il vice sceriffo della città ed ex-soldato; era orgoglioso di vedere il maggiore già indirizzato all’arte della guerra.
“ Mi odia. Vuole farmi sentire ancora più in colpa ” si ritrovò a pensare l'undicenne Alex, dopo la breve visita paterna “ Joshua può avere tutto quello che vuole; gli comprate tante cose, lo trattate come fosse un principe! Perché io no? Elle aveva torto... “

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Capitolo 4
*** GIOCO ***


GIOCO

 
Per ogni peccato, il bambino, qualcosa deve scontare.
I tuoi amici sono perduti; li ha dovuti intrappolare.

 
 
Contro ogni aspettativa, Joshua e suo fratello stavano passando dei bei momenti assieme. Col tempo, gli era stato concesso di socializzare col piccolo e Alex cominciava a sentire sulle spalle la grave responsabilità che solo un fratello più grande sente nei confronti del suo nuovo compagno di giochi e di vita.
Joshua si era rivelato un bambino gentile e calmo, sempre troppo viziato dai genitori: regali speciali, coccole e attenzioni erano solo per lui.
- E’ normale, Alex – disse Elle al suo amichetto, sotto una quercia al parco giochi; stranamente, anche alla dolce Elle era stato permesso di avvicinarsi alla sorella, Nora.
Adam Shepherd spesso mancava da casa, per il lavoro: ex-militare e vicesceriffo di Shepherd’s Glen, era sempre molto impegnato. Delle volte lasciava anche il paese e, attraversato il lago Toluca, svolgeva incarichi importanti sulle altre sponde.
Lilian, lasciando Joshua ad Alex, usciva per commissioni e servizi vari, sempre accompagnata da Margaret Holloway, il giudice della città, la madre di Elle e Nora.
Era, quindi, abbastanza frequente che la casa fosse vuota. Ne approfittarono i fratelli che, decisi a spendere un pomeriggio diverso dal normale, ne combinarono una delle loro.
 
- Cosa facciamo, Joshua? – sospirò Alex.
- Il letto, Alex! La stanza! – disse contento Joshua, quattro anni appena compiuti, al fratello tredicenne. Si diressero verso la stanza e, tolte le scarpe, salirono sul lettone dei genitori. A loro era proibito entrare là dentro.
In piedi, sulle coperte ricamate e adorne di ghirigori, iniziarono a saltare, ridendo come dei matti.
Lilian si sarebbe infuriata molto se li avesse sorpresi lì, a saltare sul letto.
 
- Ragazzi! RAGAZZI!
- E papà! Cosa ci fa qui? Era fuori!  – sussurrò Alex scendendo con un balzo e prendendo in braccio il fratellino che divenatava ogni giorno sempre più pesante – Oh, no. E adesso?
Li scovò.
- COSA STAVATE FACENDO LA’! ALEX FILA IN CAMERA TUA! JOSHUA CON ME! FORZA! – urlò strappando il piccolo dalle braccia di Alex – Se ti ribecco là dentro, Alex, saranno GUAI SERI!
Si allontanarono.
Alex si chiuse nella sua cameretta.
- Cattivo... cattivo... cattivo...

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Capitolo 5
*** ADDESTRAMENTO ***


ADDESTRAMENTO
 
E se prendono cose che non meritano, è certo,
Li scuoierà vivi e ne berrà il sangue, non è inesperto.
 

- Non ti stai impegnando abbastanza, Alex! - gridò Adam Shepherd.
Padre e figlio erano nel sotterraneo. Alex era grondante di sudore e gli tremavano le gambe.
- Mi... mi sto impegnando, papà - borbottò il ragazzo, flettendo leggermente le ginocchia e chiudendo le mani in pugni.
- NO! Non fai abbastanza! - gridò Adam andandogli vicino e schiaffeggiandolo piano sul viso - Colpiscimi!!
Alex, preso un lungo respiro, caricò un poderoso destro che andò a colpire il bicipite dell’uomo che sembrava aver sentito del solletico.
- PIU’ FORTE, ALEX! Credi in quello che puoi fare!!
Un altro pugno, più forte.
- E QUELLO LO CHIAMI “COLPIRE”, FEMMINUCCIA?!
Ad ogni colpo sferrato, Alex perdeva sempre più lucidità e sempre più ragione.
Se Adam decideva di addestrare il figlio quindicenne... doveva pur avere le sue ottime ragioni. Onore. Chiedeva questo, al figlio maggiore. Onore e rispetto, per portare in alto l’antica famiglia Shepherd.
Alex... un soldato. Un perfetto soldato.
- COSI’ SI FA! GUARDA, NULLITA’!
Adam caricò il suo colpo: un possente e duro gomito stava per schiantarsi alla mascella del povero ragazzo.
Ma, in un lampo, Alex sapeva cosa fare: piegò le ginocchia e chinò il capo, curvando la schiena e sfiorando col naso il pavimento. Questo movimento fluido ed abbastanza elegante, gli permise di mancare la gomitata del padre e di contrattaccare mollando un pugno verso la faccia dell’uomo... per poi fermare la mano a pochi centimetri di distanza dalla faccia dell’adulto.
Restarono immobili, a guardarsi.
Non sarebbe stato il suo burattino.

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Capitolo 6
*** SFIDA ***


SFIDA
 
Ricorda di fare il buono, lui le colpe non perdona.
Ha una arrugginita lama seghettata, per tagliarti le interiora.
 

- Hai perso e tocca a te, Alex!
Avevano appena finito una estenuante partita di calcio; avevano passato tutto il pomeriggio dietro casa Shepherd, nel piccolo ma grazioso parco-giochi a reclutare ragazzini da aggiungere in squadra. I due capitani, avversari e fratelli, erano appunto Alex e Joshua. Il piccoletto aveva attirato a sé ragazzoni che avevano stracciato il povero Alex, sconfitto e amareggiato.
E ora Joshua voleva fargli pagare ancora più amaramente la sconfitta: doveva scontare una penitenza. Spiare loro padre nella sua stanza privata.
La stanza del garage.
Una stanza proibita.
- Vado, vado! Quanto rompi... ! - sbottò stufato il maggiore fulminando con lo sguardo il fratellino.
Doveva aprire la porta, spiarlo per qualche minuto e scappare via.
- Fallo ora, dai! - sussurrò Joshua.
Ecco.
Lo strano pomello d’oro scattò verso destra; la via era libera.
Alex allungò il collo e lo vide: Adam, suo padre. Un tremendo tanfo di sangue proveniva da quell’ambiente; l’uomo era di spalle, accanto ad un tavolo coperto da resti di... quello che sembrava essere un animale molto grosso.
Reggeva una mannaia e la alzava e abbassava sulla carcassa con movimenti decisi e violenti.
- Sembra un macellaio, guarda... - sussurrò Alex. Si voltò indietro... ma Joshua era già al piano di sopra. Sparito.
Iniziò a sudare freddo.
- COSA CI FAI QUI!? - si sentì urlare per tutto il sotterraneo.
Alex vide suo padre venirgli incontro con ancora il coltello sporco di sangue tra le dita; si avvicinò al figlio maggiore e lo afferrò per le spalle.
- Papà! No... io non... - continuava a balbettare il ragazzino.
- COSA DIAVOLO VUOI FARE?! Sai che non puoi stare qui! NON. VOGLIO. PIU’. VEDERTI. QUI. Chiaro?!
La presa di quelle mani gigantesche gli faceva del male; Alex, a quelle parole, tremante di paura, squittiva come un topolino, annuendo freneticamente:
- Sì! Sì, sì, signore - balbettò come avrebbe fatto un soldato.
Scappò via da quell’uomo; quello non era suo padre, era un generale.
E lui era un semplice soldato.
Soldato. Non figlio.
E lo sarebbe sempre stato.
 
 

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Capitolo 7
*** PROMESSA ***


PROMESSA

I bambini piangenti e sciocchi, con le anime cattive ed egoiste,
Troveranno le loro lingue attaccate su muro... là disubbidiste.

 

Adam Shepperd e suo figlio Joshua si trovavano in soffitta. Era un posto lugubre e cupo, così diverso dal resto della casa. Il padre aveva chiamato il ragazzo con urgenza e, dopo essersi assicurato che Alex non fosse nei paraggi, portò Joshua con sé.
C’era polvere dappertutto e vecchi scatoloni vuoti giacevano attorno alle due figure.
Adam stava trafficando con i cassetti di una vecchia scrivania quando Joshua parlò:
- Che ci facciamo qui, papà? Posso andare a giocare con Alex?
Adam fu percorso da uno strano fremito:
- No. Joshua, ho qualcosa che vorrei mostrarti.
Catturata l’attenzione del figlio, mostrò un oggetto: era un anello, attaccato ad una catenina di ferro. L’anello sembrava di valore. Su di esso non c’erano brillanti o cose del genere: solo un simbolo era inciso, un cerchio che ne racchiudeva altri tre, attorniato da strane scritte.
- Ohhhh - si lasciò sfuggire il bambino.
- Sai cos’è? - disse piano Adam - Questo apparteneva al nonno, e a suo padre prima di lui. Loro vivevano a Silent Hill, ricordi.
Joshua annuì.
- E ora... voglio che lo abbia tu. So che non sembra granché - continuò l’uomo - Ma questo anello, credimi, è la cosa più importante che possa mia regalarti.
- Vale un milione di dollari? - chiese il piccolo ingenuamente.
- Molto di più: è il simbolo della nostra famiglia e del nostro patto con gli antenati. E’ il simbolo del nostro futuro.
- Posso metterlo al collo?
- Certo. Però, Joshua - disse Adam, incupendosi all’improvviso - Non devi far vedere questo anello a nessuno. Nemmeno ad Alex!
- Ma... io volevo...
- No! Ricordi che ti ho detto? Che... delle volte devi fare certe cose senza chiederti il perché? Ecco, questa è una di quelle volte.
Josh si mise sull’attenti e come un bravo soldato si portò la mano sulla fronte, a saluto militare e disse forte:
- Sissignore!!
Adam sorrise compiaciuto:
- Bravo ragazzo!
 
 
 

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Capitolo 8
*** OSPEDALE ***


OSPEDALE

bulli e la loro ira troveranno tormento eterno.
Presto li sorprenderà trascinandoli all’inferno.


Alex era senza dubbio legato ad una barella. Una ferita di guerra lo aveva condotto a quello, in ospedale. Ma perché era legato?
Il medico che lo trasportava per i freddi e vuoti corridoi dalle pareti macchiate di sangue, aveva l’aria vagamente familiare. Alex, tuttavia, non riusciva a metterlo a fuoco per bene. Il ragazzo biascicò alcune parole senza senso:
- Dov’è la mia squadra? Sono qui? Sono sopravvissuti?
Stupida guerra.
Il medico non rispose, né dette cenno di aver udito le parole di Alex; così questo riprese:
- Ehi! Parlami! Dove sono? Cosa... ? Oh, Dio!
Strazianti urla. Una sirena anti-bombardamento.
Pianti di bambini.
E stanze. Ora la barella sfrecciava davanti a porte aperte.
Stanza 206.
Al passaggio di Alex, la posta si chiuse di scatto, lasciando ignoto chi o cosa ci fosse nella stanzetta.
Stanza 207.
Un uomo stava straziando il corpo di una bambina con un bisturi. Ma il tutto era nell’ombra, solo le strazianti urla della bimba arrivarono ad Alex.
- Ehi! Che stanno facendo?!
Stanza 208.
Una donna aveva le dita serrate al collo di una ragazzina soffocante. I rantoli della povera creatura raggiunsero le viscere dell’ospedale.
- Cosa succede?! NO, hey!
Stanza 209.
Un altro uomo stava gettando in una fossa un bambino dimenante e urlante. Le inutili preghiere riempirono di echi il corridoio.
- Dove mi state portando!!?
E dietro a della sbarre, immobile e solo, un bambino sui nove anni, molto somigliante ad Alex.
- Joshua?! Joshua, sei tu?
Non lo vedeva da quando aveva lasciato casa sua per l’accademia militare. Ma sembrava strano, diverso. Pallido e magrolino. Come se...
 
Alex aprì gli occhi. Era su un furgone, accanto allo strano conducente.
- Brutti sogni? - chiese l’uomo barbuto ad Alex che annuì stressato.
Il camionista alzò le spalle e sospirò profondamente prima d’accendere la radio. E in quel momento Alex la vide: l’insegna che recava scritto “SHEPHERD’S GLENN”.
Casa.
 
 

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Capitolo 9
*** MADRE ***


MADRE
 
Figlio mio, obbedisci a quello che ti dice il papà e la mamma.
Coloro che non lo fanno, saranno gettati nella più ardente fiamma.
 

Il giovane, appena arrivato a casa, aveva trovato solo un inquietante silenzio ad accoglierlo. Joshua non c’era, come i suoi genitori. Aveva avuto modo di perlustrare la casa per qualche minuto, cercare indizi riguardanti i suoi spaventosi incubi legati al fratello... inutilmente.
Tornato in soggiorno, il dondolare di una sedia gli riportò luce nell’anima: sua madre, Lilian, guardava, seduta, la finestra. Immobile.
- Mamma? - la chiamò Alex correndo verso di lei. Era pallida, coi capelli sporchi e i vestiti grigi.
Alle sue urla, seguì un fugace sguardo.
- Alex! - bisbigliò sorpresa - Cosa ci fai qui?
- Mamma... mi hanno appena congedato. Sono stato in ospedale per un po’, ma ora sto bene.
Non che potesse interessare Lilian, che tornò con sguardo vuoto ad osservare la polverosa strada deserta di Shepherd’s Glenn.
- Sei stato via troppo a lungo - continuò lei dolcemente.
Perché... ?
- Sì - l’assecondò Alex, visto che sembrava parecchio strana - Dove sono tutti? La città è deserta? E Joshua?
- Non lo so - piagnucolò lei - Tuo padre è andato a cercarlo. Ora è sparito. Sono spariti tutti.
Alex cominciò a sudare freddo. Cosa significava? Che i suoi sogni stavano diventando realtà? Che i suoi incubi...
- Ho la sensazione che sia nei guai... - sussurrò l’ex soldato.
- Mi manca tuo fratello, Alex...
 
Una lettera, trovata in soffitta, riconduceva la presenza di una strana Setta a Silent Hill, dall’altra parte del lago Toluca. Suo padre, Adam, sapeva qualcosa di più. Doveva trovarlo. Elle l’avrebbe sicuramente aiutato, visto che anche sua sorella sembrava sparita nel nulla.
Per delle spiegazioni riguardo la città, Lilian sembrò mutare in un’altra persona, dopo le parole del figlio:
- Dimmi tutto quello che sai su questa lettera!
- Non ne so niente.
- BASTA BUGIE! So tutto di Silent Hill...
- TU NON SAI NIENTE RIGUARDO SILENT HILL!
Appena dopo quella frase un gruppo di uomini incappucciati la rapì e stordì Alex.
I suoi incubi si stavano davvero avverando.
 

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