Dream of Lucy

di L_Remy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A New Job ***
Capitolo 2: *** Introducing Lucy ***
Capitolo 3: *** Lucy's Back ***
Capitolo 4: *** The SafeHouse ***
Capitolo 5: *** Lucy's Subconscious ***



Capitolo 1
*** A New Job ***


Era la terza volta che Arthur provava a chiamare Eames sul cellulare, e la terza volta che riagganciava imprecando contro quell'uomo, che si dava tante arie per essere il miglior Falsario in circolazione. Avevano del lavoro da fare, ma per prima cosa doveva convincere quell'altro a tornare in pista.

Era passato un anno ormai dal loro ultimo incarico insieme e, nonostante Cobb avesse deciso di lasciare il giro, aveva un inspiegabile voglia di rimettersi in gioco, di rivedere Ariadne e di rivedere quella faccia di merda di Eames. Finalmente alla quinta telefonata Eames rispose.

 

<< Arthur! Quanto tempo! Ti mancavo così tanto da chiamarmi cinque volte di seguito?! >> Arthur girando per la stanza abbozzò un sorriso: il suo compagno non era cambiato di una virgola.

 

<< In realtà, avrei da chiederti un favore Eames... >> lasciò passare qualche secondo così da creare un po' di tensione e di curiosità nell' ex-collega.

 

<< ... credo di aver trovato il modo di ritornare in pista... Ci hanno offerto un lavoro. >>.

 

Dall'altra parte del telefono Eames era rimasto in silenzio, lo sentì sbuffare .

 

<< Arthur... non lo so... dubito che Cobb torni e... >> .

 

<< Eames, è vero, Cobb non tornerà ma... Ho un Estrattore migliore! >>.

 

<< Senti Arthur... ho bisogno di pensarci. Ti richiamo io. >> detto questo Eames terminò la telefonata e Arthur si ritrovò immerso nel silenzio del suo salotto.

 

Guardò il cellulare, pensando se valeva la pena chiamare anche Ariadne prima di una qualsiasi conferma da parte di Eames, però in cuor suo sentiva che l'amico non avrebbe rifiutato l'offerta, così, titubante, chiamò Ariadne che rispose al primo squillo.

 

<< Arthur! >> disse quasi urlando dalla contentezza.

 

<< Ehi Ariadne! Come stai? Come proseguono gli studi? >>.

 

<< Molto bene, grazie! Gli studi vanno alla grande...tu come stai? E Eames? >> ecco la domanda che sperava non gli venisse fatta “come stai?” difficile a dirsi, in realtà non lo sapeva nemmeno lui come stava, ma azzardò comunque.

 

<< Bene, grazie... Anche Eames sta bene, l'ho sentito poco fa e non è cambiato affatto! Senti... volevo proporti una cosa... ti andrebbe di tornare a lavorare? Ho fra le mani un contratto che potrebbe portarci abbastanza soldi... e mi chiedevo se a te e a Eames andava di rimettere in piedi la squadra... >>.

 

<< Arthur, lo sai che mi piacerebbe moltissimo ma... Eames? Ha già dato il suo consenso? E poi, ci mancherebbe un Estrattore! >>.

 

<< Eames dovrei averlo convinto, in caso avesse ancora dei dubbi minaccio di rimpiazzarlo, per l'Estrattore dovrei conoscere qualcuno addirittura più bravo di Cobb! >>.

 

<< Perfetto! Allora fammi sapere una data precisa così posso prenotare il volo! A presto! >>.

 

<< A presto, Ariadne! >>.

 

Si mise a sedere sul divano, giocherellando col cellulare, accese la televisione sintonizzandola sul telegiornale, guardava lo schermo senza ascoltare, euforico all'idea di ricominciare a lavorare... Avrebbe aspettato la conferma di Eames prima di andare a trovare il nuovo Estrattore, dopo di che avrebbe dovuto contattare il datore di lavoro e sarebbero tornati subito in pista.

 

Passarono tre giorni da quando Arthur aveva chiamato Eames che, dopo aver passato il pomeriggio a giocare un partita a poker in un pub, era tornato a casa. Una sistemazione modesta, luminosa e confortevole. Si lanciò sul divano posto al centro della stanza e sganciò i primi tre bottoni della camicia mentre con i piedi si toglieva le scarpe lasciandole cadere sul pavimento di legno. Con un braccio appoggiato sulla fronte sospirò guardando il soffitto macchiato dall'umidità -Forse non mi farà male tornare un po' fra la civiltà occidentale... e poi... mi mancano i lavori con Arthur nonostante sia un odioso stoccafisso.- guardò con aria stanca il telefono fisso, situato dall'altra parte della stanza... si alzò lentamente e si avvicinò al telefono trascinando stancamente i piedi. Alzò la cornetta e compose il numero di Arthur che rispose quasi subito.

 

<< Pronto? >>.

 

<< Arthur, sono Eames... Ho pensato alla tua richiesta... Vorrei saperne di più. >>.

 

Arthur si grattò la fronte << Il contatto non mi ha voluto dire niente... Mi informerà meglio una volta accettato il contratto... >>.

 

Eames rimase in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto... << Bene... allora domani prenderò il primo volo per Los Angeles. >>.

 

Arthur, in fin dei conti, non si stupì più di tanto della tempestività della decisione.

 

<< D'accordo, allora domani avvertimi sul tuo orario d'arrivo, ti verrò a prendere all' aeroporto >>.

 

<< D'accordo Arthur, ci sentiamo domani! >>.

 

Eames chiuse la chiamata, andò nella sua camera da letto e preparò la valigia, poi cenò, andò al bagno e si guardò allo specchio. Si tolse la camicia e i pantaloni e si passò una mano sul viso ricoperto di barba -Eames, sembri un barbone- pensò allungando la mano verso la schiuma da barba e il rasoio. Gli ci volle un po' di tempo per ottenere di nuovo la pelle liscia di un tempo, ma alla fine, tranne un taglietto sul mento, era parecchio soddisfatto del risultato. Si fece una doccia e si buttò nel letto, nudo e ancora umido.

 

Arthur subito dopo aver ricevuto la conferma da Eames, chiamò Ariadne e l'avvertì che, finalmente, avrebbero lavorato di nuovo insieme. Ariadne avrebbe preso l'aereo la sera stessa, arrivando così a Los Angeles la mattina dopo.

Subito dopo le chiamate, preparò la casa per ospitare Ariadne e Eames, sorrise e si preparò la cena.

La mattina dopo era all' aeroporto, aspettando di vedere Ariadne fra la folla di arrivati. Una volta individuata le andò incontro a braccia aperte, abbracciandola, le prese la valigia e la fece salire in auto.

 

Una volta partiti Ariadne parlò << Dov'è Eames? E' già arrivato? >>.

 

<< No, il signor Eames arriverà dopo pranzo, quindi ci toccherà uscire di nuovo >> disse Arthur con un sorriso.

 

<< Allora, per quanto riguarda il vostro soggiorno, starete da me, io ed Eames dormiremo in soggiorno e tu dormirai nella mia camera da letto, d'accordo? >>.

 

<< Sicuro? Non voglio disturbarti troppo Arthur... >>.

 

Arthur alzò le spalle sorridendo << Stai tranquilla, è Eames quello che non sarà contento della scelta >>.

 

Si misero a ridere e passarono l'ultimo quarto d'ora di viaggio a raccontarsi gli ultimi avvenimenti. Mangiarono con calma e andarono a prendere Eames all' aeroporto. Arrivarono con un quarto d'ora di ritardo a causa del traffico e il collega era ad aspettarli fuori dall'edificio.

 

Quando li vide aprì le braccia << Era ora! Vi eravate scordati di me? >> disse mentre si avvicinava alla macchina, munito di due valige.

 

Arthur gli aprì il bagagliaio dicendo << Sarebbe stato meglio! Dai sali che così a casa vi racconto tutto! >>.

 

Una volta arrivati a casa sistemarono i bagagli, e si accomodarono in salotto. Arthur preparò del caffè posò le tazze e qualche biscotto sul tavolino davanti al divano e sorseggiando cominciò a spiegare.

 

<< La settimana scorsa sono stato chiamato da un uomo...E' una persona con i contatti giusti e molto potente... se non accettiamo... ci darà in pasto alla CIA. In qualche modo, nonostante le precauzione prese, sapeva del nostro lavoro per il signor Saito. Come ben sapete, questo lavoro non è propriamente legale.. >>.

 

Eames interruppe Arthur, aveva posato la tazza e si stava per strozzare con un biscotto.

 

<< La CIA? Che diavolo?! Come cazzo ha fatto a saperlo? >>.

 

Arthur protese le mani in avanti tentando di far calmare il collega.

 

<< Calmati Eames, la situazione non è così grave come sembra... almeno... non sarà grave se accettiamo il lavoro che ci ha offerto. >>.

 

Ariadne, che fino a quel momento non aveva proferito parola, era alquanto disturbata dal probabile coinvolgimento della CIA.

 

<< Che cosa vuole che facciamo? >>

 

Arthur guardò la ragazza.

 

<< E' una questione molto delicata... La moglie è caduta in depressione dopo aver perso il figlio a causa di un incidente stradale... dobbiamo “semplicemente” rimuovere il ricordo del figlio. Ci darà tutto il tempo necessario all'estrazione, ci fornirà protezione, soldi e un luogo dove attuare l'operazione. >>.

 

Eames che a quanto pare si era calmato, parlò.

 

<< Bene, e per quanto riguarda l'Estrattore? >>.

 

Arthur lo corresse << Estrattrice, in realtà... ed è mia sorella. >>.

 

Ariadne ed Eames sgranarono gli occhi poi la ragazza parlò.

 

<< Come mai non ce ne hai mai parlato? Dove si trova? >>.

 

<< Non ne ho mai parlato perchè non ce n'è mai stato bisogno... In questo momento... lavora in un ospedale psichiatrico non lontano da qui. Andiamo a trovarla domani, ho già preso un appuntamento... sapete, è molto occupata. Ora ragazzi, avete tutta la giornata libera, fate quel che volete, l' unica cosa che ho da dirvi è che con mia sorella ci vedremo domani mattina presto, verso le nove di mattina, mi servite svegli, non fate tardi! >>.

 

Ammonì con lo sguardo Eames che alzò le mani e scosse la testa.

 

<< Detto questo io vado in centro, avete una chiave della casa a testa e ho provveduto a dire tutto al portiere, così non avrete problemi a rincasare >>.

 

Il giorno dopo Arthur si svegliò in ansia per la giornata che lo aspettava. Quella notte aveva dormito sul divano lasciando camera sua ad Ariadne e accomodando Eames accanto a lui su di un materasso. Ancora stordito dal sonno si alzò prendendo in pieno lo stomaco di Eames che si svegliò tossendo e mandandogli qualche accidente. Mormorando uno “scusa” che non bastò affatto a calmare il coinquilino arrabbiato, andò in camera sua a svegliare Ariadne e a prendersi i vestiti. Una volta pronti si diressero all'ospedale psichiatrico dove lavorava la sorella di Arthur. Varcarono il cancello in ferro battuto e percorsero il vialetto che passava in mezzo ad un enorme giardino dove i pazienti venivano portati a prendere un po' d'aria. In quel momento c'erano una ventina di persone in giardino la maggior parte pazienti, qualche infermiere e due guardie. Arthur guardò quelle persone rallentando un attimo il passo, cercando la sorella, non vedendola accelerò ed entrarono dal portone principale. Arthur si rivolse ai due compagni.

 

<< Rimanete qui un attimo... >>.

 

Si diresse verso la reception, poi tornò dagli altri due e li portò in giardino, senza dire una parola -strano che non l'abbia vista...- disse fra sé e sé, pensando che era ormai un mese che non vedeva sua sorella. Scrutò da lontano il gruppo di pazienti e infermieri fino a che non la vide, in disparte all'ombra di una albero. Le stava dando le spalle ma era sicuro al 100% che quella ragazza fosse sua sorella. Quando Ariadne ed Eames videro che Arthur si stava dirigendo verso una paziente e non verso una dottoressa si scambiarono uno sguardo interrogativo.

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Capitolo 2
*** Introducing Lucy ***


Arthur si avvicinò alla ragazza, le mani in tasca. Gli si mise accanto e guardò il cielo limpido, assaporando i raggi tiepidi del sole mattutino. La sorella guardava a terra, tenendo in mano un foglio di carta con sopra un ritratto.

 

<< Non vuoi farmi vedere cosa hai disegnato, Lucy? >>. Chiese Arthur dolcemente, tendendo la mano verso il foglio.

Lucy allentò la presa sul foglio e, senza alzare lo sguardo da terra lo porse ad Arthur.

 

<< Devo dire, Lucy, che è il ritratto più bello che tu mi abbia mai fatto! >>.

 

Sorrise dolcemente. A quel punto Lucy levò lo sguardo sul fratello e lo abbracciò, senza dire una parola. Arthur perse il sorriso, lasciando il posto ad un espressione addolorata che Eames e Ariadne non avevano mai visto.

 

<< Mi sei mancata più di quanto tu creda... e vedere che non sei riuscita a migliorare mi fa male... >>.

 

Lucy prese la mano del fratello e rivolse uno sguardo ad Ariadne e ad Eames. Arthur sorrise.

 

<< Vuoi conoscerli? >> disse cingendo le spalle della ragazza con un braccio, accompagnandola verso i due colleghi.

 

<< Dai Lu... Salutali... >>.

 

Lucy tese la mano verso i due poi si voltò a guardare Arthur. Da quando la sorella aveva smesso di parlare, aveva imparato a leggere i suoi gesti, le posizioni che assumeva e gli sguardi che gli lanciava.

 

Così tranquillizzò la sorella sfregandole il braccio con la mano, poi guardò Eames che disse << Forse è meglio andare in un luogo dell'ospedale... più appartato... >>.

 

Guardò Lucy che subito gli prese la mano e si avviò lentamente verso l'interno dell'edificio. Eames guardò con aria interrogativa Arthur che gli sorrise e puntando un pollice in alto gli fece capire che era tutto nella norma, poi sospinse gentilmente Ariadne con una mano e si avviarono anche loro verso la porta. Fecero due piani di scale, fino ad arrivare alla camera di Lucy che aveva la finestra che si affacciava sul retro del giardino. Lucy fece cenno di sedersi sul letto e poi si mise a sedere sulla sedia davanti alla scrivania, piena di fogli disegnati, dopo di che Arthur le spiegò la situazione lasciando Lucy alquanto turbata. Nella stanza calò il silenzio, poi Eames decise di prendere la parola.

 

<< Scusa... non voglio mancare di rispetto a nessuno ma... come puoi tu, ricoverata in un ospedale psichiatrico... aiutarci a fare il lavoro? >>.

 

Lucy guardò gli occhi grigio-azzurri di Eames così profondamente che fu costretto ad abbassare lo sguardo. Arthur prese la mano di Lucy e cominciò a parlare.

 

<< Una volta era una dottoressa molto rinomata. Lei utilizzava il sogno condiviso come terapia per i pazienti più gravi. Una volta avuto accesso al loro Limbo, era in grado di estirpare il problema del disturbo... Tutti i suoi pazienti sono guariti. Tranne uno. Questo paziente era talmente malato che il tempo che la terapia di Lucy richiedeva fu troppo. Si suicidò. E ora... lei è qui. >>.

 

Eames che fino a poco prima aveva un atteggiamento quasi aggressivo sospirò, abbassando lo sguardo e sistemandosi sul letto.

 

<< Mi.. mi dispiace. >>.

 

Lucy aveva le lacrime agli occhi. Ariadne si accovacciò davanti a lei e le prese una mano, sorridendo.

 

<< Ti aiuteremo, Lucy. Siamo qui per questo... >>.

 

Guardò Arthur che sorrise annuì asciugando le lacrime dal viso della sorella. Eames si mosse a disagio sul letto, si schiarì la gola.

 

<< Allora... quando lo faremo? Quelli dell'ospedale non ci daranno il permesso neanche morti... >>.

 

Arthur guardò Eames, mordendosi il labbro come se quello che stava per dire non riuscisse ad uscire dalla sua bocca. Trasse un profondo respiro e, quasi si vergognasse di quello che stava per dire, mormorò.

 

<< Infatti... Faremo uscire Lucy da qui... senza il loro permesso >>.

 

Eames rise << Che cosa ho appena udito? Chi ti ha dato quest'idea? >>.

 

Ariadne l'aveva presa meno sul sottile. << Arthur, sei impazzito? Non posso, anzi, non possiamo permetterti di fare una cosa del genere! >>.

 

Arthur zittì tutti e due con un cenno della mano strizzando gli occhi come se il loro parlare gli facesse male.

 

<< Se non volete portarla via da qui allora dovremo fare i conti con il turno di guardia che passa ogni ora! E non potremo dato che staremo dormendo! >>.

 

Eames prese la parola allungando la mano verso Arthur.

 

<< Ci stò, portiamola via da qui! Mi piace il nuovo Arthur, potrei abituarmi! >>.

 

Si strinsero la mano e guardarono Ariadne che sbuffò.

 

<< D'accordo, vi aiuterò anch'io ma se ci beccano vi verrò ad uccidere. >> scoppiarono a ridere.

 

L'orario di visita era giunto al termine e Arthur, Ariadne e Eames salutarono Lucy che abbozzò un sorriso. Rimase a guardarli mentre salivano in macchina, poi si chiuse nella sua stanza, si sedette alla scrivania, prese un foglio e una matita e cominciò a disegnare.

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Capitolo 3
*** Lucy's Back ***


Passarono il viaggio di ritorno in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri. Arrivati a casa si cambiarono mettendosi comodi. Arthur e Ariadne si sedettero sul divano ed Eames si accasciò sulla poltrona, una gamba appoggiata sul bracciolo.

Arthur guardò prima Ariadne, scambiando un sorriso timido, poi guardò Eames che tamburellò le dita sul proprio petto e si mise a sedere appoggiando i gomiti sulle ginocchia e unendo le mani. Guardò di nuovo Arthur.

 

<< Menomale che tua sorella non t'assomiglia >> era serio in volto, occhi indecifrabili.

 

<< Come scusa? >> Arthur sbatté le palpebre incredulo di quello che aveva appena sentito.

 

<< Ti sta dicendo che sei brutto, Arthur >> si intromise Ariadne.

 

<< Anche! Ma sopratutto sto dicendo che ha una sorella niente male! >> si affrettò a dire Eames.

 

Arthur si limitò a tirare un occhiataccia al collega. Poi continuò a parlare come se nulla fosse stato detto.

 

<< Dobbiamo pianificare al meglio questa fuga. Primo perchè è mia sorella, e voglio che ritorni com'era un tempo; secondo perchè... è l'unico Estrattore degno di tale nome che io conosca... a eccezione di Cobb, ovviamente. >>

 

Eames annuì. << Quando hai intenzione di procedere? >>.

 

<< Procediamo con cautela... Abbiamo la fortuna che la stanza di Lucy dia sul retro del giardino dell'ospedale ma ciò non vuol dire che non dobbiamo fare le cose minuziosamente >>.

 

Ariadne pensò un po', poi disse << Beh, alla fine non sarà molto difficile arrivare sotto camera di Lucy... il difficile sarà farla scendere. Dovremmo procurarci degli attrezzi da scalata... anche se l'altezza non è molta, è bene avere un appiglio saldo. >>.

 

Eames e Arthur annuirono. << Ora rimane solo da decidere quando. Io direi di andare la prossima settimana. Domani andrò a comprare gli attrezzi per portare giù Lucy, tu Arthur potresti andare a parlare con lei per dirle i dettagli. Ovviamente andremo di notte, quando tutti dormono. >>

 

 

Durante tutta la settimana, il tavolino nel soggiorno di Arthur si era riempito di fogli scarabocchiati, tazze di caffè e tè, briciole di biscotti, pile di piatti sporchi e posate. Nessuno si era preoccupato di pulire, in quanto erano tutti presi dal “rapimento” di Lucy, che ogni giorno si faceva più vicino.

In poche parole, Arthur ed Eames, dormivano nella sporcizia di una settimana di negligenza. La mattina dell'operazione, Arthur si svegliò, come al solito, per primo. Si guardò attorno in un attimo di lucidità, realizzando con puro orrore che casa sua era un disastro. Eames russava pesantemente ai suoi piedi, le coperte che erano finite ovunque tranne che sul suo corpo. Arthur si alzò e cominciò lentamente a mettere in ordine il soggiorno, facendo attenzione a non calpestare Eames che non si era ancora svegliato. Aveva appena finito di mettere l'ultimo piatto in lavastoviglie che Ariadne si materializzò in cucina, appoggiandogli stancamente la testa sulla schiena, lamentandosi di Eames.

 

<< Arthur.. non ho chiuso occhio. Eames russa come un dannato. >>.

 

Arthur si girò, provando un formicolio lungo tutta la schiena. Abbracciò la ragazza dandole un veloce bacio sulla testa.

 

<< Mi dispiace, gli ho tirato calci e pugni tutta la notte... l' unica volta che sono riuscito a svegliarlo, gli sono montato sulla pancia mentre scendevo dal divano. Ma mi sono beccato una raffica non indifferente di insulti. >> Rise.

 

Ariadne sorrise e si allontanò da Arthur, per avviarsi con passo deciso verso le finestre. Aprì le tende facendo entrare la luce del sole che colpì in pieno volto Eames il quale, con una smorfia di disapprovazione, si girò, prese il cuscino sul divano e se lo mise in faccia.

 

<< Voglio dormire. Stanotte dovrò fare io il lavoro pesante. >> Disse biascicando da sotto il cuscino.

 

<< Andiamo Eames! Non puoi rimanere lì tutto il giorno! >> Protestò Ariadne, guardò Arthur alzando un sopracciglio chiedendogli con gli occhi di fare qualcosa. Voleva solamente potersi sedere sul divano e accendere la tv senza il pericolo di calpestare Eames e senza la noia dei suoi grugniti. Arthur, sghignazzando, andò in aiuto di Ariadne. Riempì un bicchiere d'acqua fredda, portò il dito indice davanti alla bocca per fa si che la ragazza non dicesse niente.

Si avvicinò silenziosamente a Eames, che si era riaddormentato, togliendogli delicatamente il cuscino dal viso poi rovesciò l'acqua e scappò chiudendosi in bagno. Finalmente Eames si svegliò con un urlo di rabbia. Si asciugò con le lenzuola, mantenendo la calma. Guardò torvo Ariadne che era piegata dalle risate. Si alzò con uno scatto e andò verso il bagno, trasse un profondo respiro e bussò alla porta.

<< Arthur, potresti uscire per favore? >> Disse con voce paurosamente calma.

 

Arthur fece girare la chiave nella serratura e aprì uno spiraglio << Non te la sarai mica presa, vero? >> disse soffocando le risate.

 

Eames roteò gli occhi << No, ma se non mi fai entrare ti spacco la faccia. >>.

 

Arthur uscì di corsa, andando all'altro capo del salotto, vicino alla televisione e Eames entrò tranquillo al bagno, per farsi la doccia.

 

Il resto della mattinata passò tranquillo e i tre colleghi pensarono solo a rilassarsi, Arthur e Ariadne sul divano a guardare la televisione e Eames a testare le attrezzature da scalata. Pranzarono in silenzio con la televisione che faceva da sottofondo.

Man mano che si avvicinava la sera, la tensione si faceva sempre più palpabile. Arthur tamburellava le dita sul bracciolo del divano, Ariadne tirava fuori il cellulare ogni minuto per guardare l'ora e Eames si mangiava le unghie e tutti stavano sperando per il meglio. Cenarono, bevvero un caffè e prepararono le attrezzature mettendole in un borsone da palestra. Si vestirono con indumenti neri e da ginnastica, ripassarono il piano che, in fin dei conti non così complicato, ma Arthur voleva essere sicuro che tutto andasse per il meglio. Si concentrò con Eames su come portare fuori Lucy, avevano provato centinaia di volte insieme ad Ariadne che interpretava la sorella di Arthur. Nonostante la giornata fosse passata lentamente, il viaggio in macchina sembrò durare ancora di più. Parcheggiarono sul retro dell'edificio e scesero dall'auto. Eames aprì il portabagagli e prese il borsone, mentre gli altri passavano dall'altra parte della recinzione entrando nel giardino della casa di cura. Passò la borsa al di là delle sbarre in ferro battuto, poi entrò a sua volta nel giardino.

Arrivarono poi ai piedi dell'edificio. Arthur lanciò un sassolino alla finestra di Lucy. Mentre Ariadne aiutava Eames a infilarsi l'imbracatura, l'estrattrice si affacciò. Arthur le lanciò la corda che andò a legare al letto, posizionato accanto al muro in modo che potesse tenere il peso della ragazza e di Eames. Il Falsario agganciò il moschettone alla corda, trasse un respiro profondo e cominciò ad arrampicarsi. Arthur guardò l'orologio. Ariadne, notando il nervosismo del collega, gli prese la mano e gliela strinse.

 

<< Fidati di lui, Arthur. >> Sorrise dolcemente, accarezzandogli la mano col pollice.

 

Arthur trasse un profondo respiro e si limitò ad aspettare che il Falsario portasse giù Lucy.

 

Quando Eames entrò dalla finestra, mise un piede sul letto e poi scese sul pavimento. Lucy era già pronta, vestita con una tuta nera e l'uomo non poté fare a meno di guardarla. Nonostante avesse perso gran parte della tonicità che aveva sicuramente avuto quando era sana, sembrava ancora agile e sciolta, anche se il suo problema mentale non le consentiva di effettuare grandi acrobazie, infatti, notò Eames, ebbe difficoltà sia a infilarsi l'imbracatura, sia a salire in piedi sul letto. La aiutò a rimanere in equilibrio, poi l'avvicinò a sé e agganciò con un moschettone le due imbracature. Nonostante Eames sembrasse un muro che non poteva essere scalfito, in quel momento qualcosa in quel muro cedette e quasi senza rendersene conto, rassicurò Lucy accarezzandole la guancia.

 

<< Andrà tutto bene... >> mormorò Eames.

 

Lucy lo guardò, le pupille dilatate per far entrare più luce possibile. Fece un respiro profondo e abbracciò Eames, aggrappandosi alla sua imbracatura. Con un po' di difficoltà riuscirono a salire sulla finestra e a calarsi. Appena appoggiarono i piedi a terra, Arthur e Ariadne si avvicinarono a passo svelto. Eames prese la borsa dalle mani del collega, si sfilò l'imbracatura e la mise nella borsa, poi guardando con un sorriso malizioso Arthur, la tolse anche a Lucy. Ariadne sorrise, mentre il Manovratore serrò la mascella, irritato. Lasciarono la corda appesa, dato che non c'era modo di tirarla giù. Si avviarono a passo svelto verso la recinzione. Andarono prima Ariadne e Arthur, poi Eames che rimase seduto in cima per aiutare con un braccio Lucy. Quando furono tutti dall'altra parte, s'infilarono in macchina e partirono con calma verso casa di Arthur. Durante il tragitto rimasero tutti in silenzio, felici di aver portato a termine questa prima fase della missione.

 

Arrivati a casa trovarono, appostati davanti all'ingresso, due uomini, probabilmente guardie del corpo, vestiti con lo smocking nero. Eames subito s'innervosì ma Arthur lo rassicurò.

 

<< Ci porteranno al sicuro. Domani mattina noteranno già l'assenza di Lucy e la prima persona che cercheranno sarò io. Non utilizzeremo cellulari, sono rintracciabili. Per il resto... appena avremo riportato indietro la vera Lucy... cominceremo il lavoro vero e proprio. >>.

 

Eames e Ariadne annuirono. Lucy rimase impassibile dietro Arthur, tenendogli la mano. Entrarono in casa seguiti dalle due guardie del corpo. Prepararono le valige e, dopo dieci minuti, erano di nuovo in macchina, diretti fuori Los Angeles.

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Capitolo 4
*** The SafeHouse ***


Appena entrarono in macchina vennero incappucciati in modo che non vedessero la strada per arrivare alla SafeHouse. Secondo Eames avevano impiegato più di due ore ad arrivare e quando scesero dalla macchina erano indolenziti per non aver fatto neanche una sosta. Una volta entrati in casa gli vennero tolti i cappucci.

L'ambiente era ben illuminato e abbastanza spazioso. La casa era provvista di due piani. Al piano terra, ai lati del corridoio d'ingresso vi erano la cucina e il soggiorno. Sotto le scale vi era una porta che si apriva su dei gradini che portavano nella cantina, situata sotto la casa. Il piano superiore era dedicato alle stanze da letto che erano posizionate tutte sul lato sinistro della casa, i due bagni erano a destra. Le guardie portarono dentro i rifornimenti di cibo e dalla quantità Arthur dedusse che gli avrebbero dato una settimana per sistemare le cose con Lucy. Mentre le guardie se ne andavano, Eames portò al piano superiore i bagagli suoi e di Lucy. Prese l'ultima stanza del corridoio. Notò che tutte le camere erano fondamentalmente spoglie, dotate solo di un letto e di un comodino.

 

Finirono di sistemare i rifornimenti verso l'ora di colazione. Lucy era rimasta in camera sua da quando erano arrivati.

 

<< In fin dei conti, non è male, no? >> disse Ariadne sospirando.

 

<< Beh, poteva andarci peggio >> rispose Arthur mentre cucinava.

 

Eames scese le scale che portavano in cantina, lasciando che gli altri due cucinassero in pace.

La cantina era quasi vuota, come più o meno tutto il resto della casa. Era uno spazio grande che copriva tutto il perimetro dell'edificio. Ad ogni passo che Eames muoveva si sollevavano piccole nuvolette di polvere che lo fecero tossire più di una volta. Sul lato sinistro vi erano accatastate delle sedie di legno, troppo rovinate per poter essere usate. Sul lato destro invece vi era un enorme lavagna appesa al muro, accanto alla quale vi era una scrivania con dei fogli bianchi, ordinatamente impilati al centro. Accanto a questi vi erano quattro pennarelli per scrivere sulla lavagna: uno rosso, uno nero, uno blu e uno verde. La casa, quindi, era stata sistemata prima del loro arrivo e, ora che ci faceva caso, vi erano altre impronte nella polvere che erano poco visibili. Notò anche, in un angolo più buio dell'enorme stanza, che vi erano delle brande chiuse e appoggiate al muro.

 

Quando tornò al piano terra, Ariadne stava apparecchiando e Arthur era seduto sul divano del soggiorno, giocherellando con il suo totem.

 

<< Ragazzi, sono stato giù e ci hanno già preparato tutto. >> esordì Eames, aprendo le braccia e sorridendo, in mezzo al corridoio, spostando lo sguardo da Arthur a Ariadne.

 

<< Che vuoi dire? >> chiese Ariadne, incuriosita.

 

<< Voglio dire che giù abbiamo delle brande dove poterci stendere, una lavagna dove poter scrivere, pennarelli e fogli in abbondanza >> dicendo questo attraversò la sala da pranzo per vedere cosa c'era sul fuoco.

 

<< Perfetto! >> disse Arthur con sorriso << E giù le mani dalla colazione. Appena sarà pronta mangeremo! >>.

 

Eames non lo ascoltò e assaggiò la crema per i pancakes. << Arthur, mi sorprendi! Non credevo tu sapessi cucinare! >>

 

Stizzito Arthur si alzò, raggiungendo Eames e riponendo il coperchio sulla ciotola. << Giù. Le. Mani. Dalla. Colazione. O giuro che te le amputo. >>.

 

Una volta che ebbero finito di mangiare Eames si offrì per portare da mangiare a Lucy che, da quando erano arrivati, non era uscita dalla sua stanza.

Bussò e aprì la porta. Lucy era seduta su una sedia posta difronte alla finestra,non si voltò per salutarlo, probabilmente non si era neanche accorta della sua presenza. A volte, secondo Arthur, Lucy rimaneva rinchiusa da qualche parte, nella propria mente. Vedeva ma non vedeva, ascoltava ma non ascoltava, non reagiva a niente. Non sapeva quale particolare azione le facesse scattare questi episodi, tuttavia le capitavano spesso e raramente Lucy era attiva.

Eames posò il piatto con i pancakes sulla scrivania e si sedette sul letto, in silenzio. L'alba stava spuntando e il cielo cominciava a colorarsi di un arancione intenso. I capelli di Lucy, più chiari rispetto a quelli del fratello, avevano preso un bellissimo colore rossiccio con riflessi dorati e gli occhi, marroni, erano diventati pozzi di oro liquido. La stanza si illuminò, i pancakes divennero freddi e il sonno e la stanchezza cominciavano ad avere la meglio su Eames. Si alzò sospirando e si avvicinò a Lucy. Le posò una mano sulla spalla ed esitò. Non sapeva esattamente come comportarsi con lei, ma si sentiva in dovere di farla riposare, così, come sempre, decise di ascoltare il suo istinto. La prese in braccio e sentì che si aggrappava febbrilmente alla sua maglietta. Prima di dirigersi verso il letto, si prese un istante per guardarla. Ora che ci faceva caso, un po' assomigliava ad Arthur, ma fortunatamente, questo valeva solo per gli occhi, leggermente a mandorla. Per il resto, lei e il Manovratore, potevano benissimo non avere legami di parentela. Per il resto aveva la bocca piccola e le labbra voluminose, il naso dritto e tondo in punta e delle leggere lentiggini che le contornavano gli occhi.

Si avvicinò al letto e, appoggiandosi con un ginocchio sul materasso la coricò sopra le coperte,dopo di che si avvicinò alla finestra e chiuse le tende. Quando tornò nel corridoio del piano superiore, chiudendo la porta di Lucy, notò che Arthur e Ariadne erano andati a dormire, così, lasciando che la stanchezza avesse la meglio su di lui si chiuse in camera, si spogliò e si mise sotto le coperte, sprofondando quasi immediatamente in un sonno profondo.

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Capitolo 5
*** Lucy's Subconscious ***


Era pomeriggio inoltrato quando Arthur si svegliò. Si mise a sedere con le gambe fuori dal letto, si strofinò gli occhi e si alzò, si mise la tuta della notte prima e scese, scoprendo che Ariadne era già sveglia.

 

<< Eames dorme ancora? >> chiese Arthur con la voce rauca mattutina.

 

<< Buongiorno, Arthur! Si, Eames dorme ancora, è sceso solo per un bicchiere d'acqua, ha grugnito qualcosa, e poi è tornato in camera sua. >> sorrise ad Arthur. I capelli scompigliati e l'espressione ancora assonnata gli donavano molto. Si avvicinò a lui e gli diede un bacio sulla guancia, appoggiandogli una mano sul petto.

 

A quel bacio Arthur trasalì leggermente, non se l'aspettava. Trattenne la mano di Ariadne per un attimo, le sorrise, poi, a malincuore, la lasciò andare. La ragazza arrossì leggermente, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, poi si allontanò.

 

<< Vuoi del caffè? >> chiese, per eliminare l'imbarazzo che si era creato fra loro.

 

<< Si, grazie! >> rispose Arthur, sedendosi al tavolo.

 

Ariadne gli portò una tazza di caffè, per poi sedersi accanto a lui. Stava per cominciare a parlare, e ad Arthur sembrò una cosa importante, quando, con la grazia di un elefante ubriaco, Eames scese le scale, mancando, fra l'altro, l'ultimo scalino.

 

<< PORCA PUTTANA! >> esordì, mentre tentava di ristabilire l'equilibrio.

 

Arthur e Ariadne guardarono l'intera scena dalla sala da pranzo. Arthur con la tazza a metà strada fra il tavolo e la bocca, Ariadne completamente voltata sulla sedia, tentando di non scoppiare a ridere in faccia a Eames. Quando il Falsario si rimise in piedi, rimanendo per un attimo a guardare in cagnesco l'ultimo scalino, Ariadne e Arthur ripresero le loro occupazioni.

 

<< Buongiorno a te, Eames! Il caffè è in cucina, è ancora caldo! >> disse Ariadne, guardando divertita Arthur e dando le spalle all'altro uomo.

 

<< Grazie di CUORE, Ariadne. Buongiorno a voi, miei adorati compagni! >> esordì Eames, con falsa gioia e gesticolando esageratamente << Noto, con piacere, che se fossi atterrato di faccia, mi avreste aiutato, lo apprezzo molto! >>.

 

<< Andiamo, sei rimasto in piedi, avevo fiducia nella tua atleticità! >> disse Arthur, continuando a sorseggiare il suo caffè.

 

Eames se ne andò in cucina, borbottando e facendo il verso ad Arthur, prese due tazze di caffè e tornò al piano di sopra.

 

<< A dopo, bifolchi! >> salì le scale teatralmente, col mento alzato e sospirando esageratamente.

 

Arthur rise e notando le due tazze in mano al Falsario. Il suo viso s'indurì immediatamente, stava per alzarsi quando Ariadne lo afferrò per il braccio.

 

<< Arthur, rilassati! Forse è la prima volta che Eames si interessa a qualcun' altro oltre che a sé stesso. Lascialo fare, potrebbe essere positivo anche per Lucy... >>.

 

<< Scusami... è che mi sento in colpa per averla praticamente abbandonata... E... mi da noia che di lei si occupi qualcun' altro. Dovrei farlo io... avrei dovuto farlo io. >> Si portò una mano al viso e si coprì gli occhi.

 

Ariadne si alzò e lo abbracciò a lungo, baciandogli delicatamente i capelli. Arthur si lasciò andare, forse per la prima volta da anni, e pianse silenziosamente.

 

Eames entrò nella stanza di Lucy, abbassando la maniglia con un gomito.

 

<< Lucy? Ti ho portato del caffè nel caso ne volessi un po'... >> indugiò qualche secondo sulla porta.

 

Lucy era di nuovo sulla sedia, fissando il paesaggio. Eames si sedette su un angolo del letto, sorseggiando il suo caffè. Poi si alzò, posò la sua tazza sulla scrivania, accanto alla colazione che era stata in parte mangiata, si avvicinò alla ragazza e si accucciò difronte a lei, mettendole la tazza fra le mani. Le sorrise, poi si rimise in piedi, accarezzò il volto di Lucy e uscì dalla stanza fischiettando. Si fece una doccia e tornò giù da Ariadne e Arthur che stavano parlando seduti sul divano.

 

<< Ragazzi, quando cominciamo? Se abbiamo solo una settimana di tempo è meglio darci una mossa! >> disse entusiasta.

 

Arthur volse lo sguardo verso Eames, sorridendo a sua volta.

 

<< Mi duole ammetterlo, ma hai ragione! E' inutile portare Lucy giù con noi... vi spiego meglio fra poco. Andiamo. >> si alzò e precedette gli altri due in cantina.

 

Eames portò giù due sedie e le posizionò davanti alla lavagna.

 

<< Eames... so che hai problemi con la matematica ma... hai portato giù solo due sedie... >> notò Arthur.

 

<< Oh si! Lo so benissimo. Ma tu dovrai spiegare e fare schemini alla lavagna, non vorrai mica poltrire e sederti, spiegandoci tutto senza un minimo di supporto visivo, no? >> replicò Eames in tono canzonatorio.

 

Ariadne scosse la testa divertita e Arthur si affrettò a portare giù un altra sedia.

 

<< Per oggi niente “schemini” >> disse Arthur.

 

Sospirò sedendosi. Guardò i suoi due compagni. Quel giorno avrebbe parlato della sorella. Forse il suo ultimo aggancio con il mondo reale. Tirò fuori il suo totem, se lo girò fra le dita, poi lo chiuse in un pugno.

 

<< Allora, dato che vi addentrerete nel subconscio di Lucy, è meglio che vi avverta fin da subito. E' diverso da qualsiasi cosa abbiate mai visto. Non c'è la solita sub-sicurezza. E' molto peggio. Non sono semplici proiezioni quelle che stanno là sotto. Mia sorella era talmente creativa, aveva talmente tanta immaginazione, che sviluppò sistemi di sub-sicurezza che noi non possiamo nemmeno sperare di avere. Era talmente potente che, quando condividevamo il sogno riusciva a rendermi praticamente invisibile al suo subconscio. >> Fece una pausa.

Ariadne e Eames erano sbalorditi dalle parole di Arthur.

 

<< Che genere di sub-sicurezza ha, quindi? >> chiese Ariadne.

 

<< Mostri... creature derivanti dal mondo della mitologia o da ambientazioni Fantasy in generale, sia di giochi, sia di libri. L'ultima volta che ci andai, mi fece “conoscere” il Minotauro. E quell'essere è solo una delle tante creature che abitano la sua mente. Ovviamente ci sono anche proiezioni dalla forma umana, ma meglio starne alla larga. Dunque... Dopo ques... >>

 

<< Aspetta, aspetta! Hai detto... Minotauro? La sua sub-sicurezza è composta da MINOTAURI?! >> chiese incredulo Eames.

 

<< Minotauri e non solo, mio caro Signor Eames. Lupi Mannari, Vermi del Deserto, Lucertoloidi... robina simpatica. >> precisò Arthur.

 

Eames si passò una mano fra i capelli e Ariadne sbiancò.

 

<< Riusciremo a farcela? >> chiese la ragazza.

 

<< Dobbiamo. O siamo fottuti. >> rispose Eames.

 

Arthur si grattò il mento, guardando gli altri due con aria pensierosa.

 

<< Ragazzi, vi dimenticate che conosco mia sorella meglio delle mie tasche! Alla fine non credo sia difficile arrivare a lei... il difficile sarà distruggere ciò che la tiene a metà fa il Limbo e la realtà. >> disse Arthur.

 

Fece una piccola pausa per riordinare le idee, poi grattandosi la fronte, sospirò ricominciando.

 

<< Lucy ha vissuto un evento traumatico, come sapete curava i disturbi mentali delle persone tramite il sogno condiviso. Ha curato molte persone con successo ma, un giorno, le arrivò la notizia che uno dei suoi pazienti si era suicidato. Credo, anzi, sono certo, che l'idea del suicidio di questo suo paziente, si sia radicata profondamente nel suo subconscio. >> fece un altra pausa.

 

<< Quindi, fondamentalmente, abbiamo una proiezione che tiene intrappolato il soggetto nel Limbo di quest'ultimo? >> chiese Ariadne.

 

<< Esattamente, Ari. Ma come avete potuto vedere quando l'avete conosciuta, ogni tanto riesce a liberarsi, sebbene non completamente. In queste occasioni disegna, in caso contrario... >> si fermò.

 

Arthur strizzò gli occhi, rimandando indietro le lacrime. Eames, che fino a quel momento aveva tenuto i gomiti appoggiati sulle ginocchia, appoggiò la schiena allo schienale della sedia, sospirando e mordendosi il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo da Arthur. Ariadne invece si alzò e poggiò una mano sulla spalla del Manovratore. Dopo un po' si riprese, schiarendosi la gola.

 

<< Scusate... dicevo... in caso contrario è praticamente assente. Mangia autonomamente, certo, ma è come se non sentisse e non vedesse chiaramente quello che le accade intorno. >> finì Arthur.

 

Eames stava giocherellando con il suo totem, strofinandolo con il pollice. Guardava in un punto imprecisato del pavimento, portando lo sguardo su Arthur, solo dopo che cominciò a parlare.

 

<< Quindi come procederemo? Andiamo a tre, quattro livelli di profondità, entriamo nel limbo, eliminiamo la proiezione del tizio che si è ammazzato e poi torniamo in superficie? >> chiese Eames, alquanto infervorato.

 

Arthur lo guardò aprendo leggermente le braccia e roteando i palmi delle mani verso l'alto. << In parole povere e poco professionali... si. >>.

 

Rimasero nello scantinato per più i un'ora dopo aver puntualizzato il problema di Lucy. Dopotutto, non avevano ancora avuto il tempo di parlarsi, non avevano avuto il tempo di fare gli amici, non avevano avuto il tempo di liberarsi, per un po', del peso di quella missione. E per Arthur, quella missione era la cosa più importante.

 

Quando finalmente tornarono al piano terra, Eames, senza dire niente, andò da Lucy.

 

Arthur e Ariadne, rimasero in soggiorno, seduti sul divano.

 

<< Ariadne, grazie per essermi stata vicina oggi... l'ho apprezzato veramente tanto. >> sorrise.

 

La ragazza arrossì. << Arthur, non devi ringraziarmi... mi fa piacere stare con te. >>.

 

Arthur la guardava intensamente. Da quando si erano conosciuti l'anno precedente, Arthur non aveva fatto altro che pensare a lei. Poi la baciò, all'interno di un sogno. Forse fu il momento migliore di tutto l'anno.

 

Abbracciò Ariadne. Non l'aveva mai fatto prima. Nonostante il suo cuore avesse cominciato a battere forte, si sentiva rilassato con la ragazza fra le braccia. Le passò una mano fra i capelli, gli occhi chiusi e un leggero e un dolce sorriso sulle labbra. Poi abbassò la testa, arrivando all'altezza del volto di Ariadne. Avevano entrambi il respiro pesante e la ragazza aveva le guance arrossate. Poi Arthur appoggiò le sue labbra su quelle di Ariadne.

 

Eames era sdraiato sul letto di Lucy, con le mani incrociate dietro la testa. La guardava e non diceva niente. Lucy guardava fuori dalla finestra, sembrava non si fosse mossa da quando le era stato portato il caffè. Poi Eames, parlò... sapeva che probabilmente sarebbero state parole buttate al vento, ma voleva dirle ugualmente.

 

<< Sai Lucy... mi piaci. Sembri una persona per bene. Sembri dolce e piena di energie... Non so cosa ti abbia spinto a prendermi la mano e trascinarmi via, quel giorno all'ospedale ma... Io non sono come te. Non sono una persona di cui fidarsi. Vorrei esserlo ma in definitiva sono un ladro, un falsario... santo cielo... non so neanche perchè ti sto dicendo queste cose... probabilmente neanche mi stai ascoltando... >>.

 

Eames sospirò, si mise a sedere, poi si alzò. Stava per andarsene quando notò un foglio fra le mani di Lucy, si avvicinò a lei prendendolo. Guardò il disegno che vi era sopra. Non sapeva perchè, né come, ma il cuore gli si strinse. Era un suo ritratto. Un Eames sorridente. Non il suo sorriso caratteristico, quello di uno che ti sta per fregare o che ti sta prendendo in giro. Un sorriso dolce, che viene dal cuore.

 

<< Io non sono così... mi dispiace, Lucy... >> Lasciò il disegno sulla scrivania.

 

Tornò in camera sua. Non scese per cena. Si addormentò presto nonostante i pensieri che gli affollavano la mente. Avrebbe aiutato Arthur, perchè in fin dei conti erano anche amici, avrebbe portato a termine il contratto, in fin dei conti erano soldi, ma non si sarebbe avvicinato di più a Lucy, in fin dei conti, neanche lui si fidava così tanto di sé stesso da essere sicuro di non causarle altre sofferenze.

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