ARMI E PETALI

di lete89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Il fiore per eccellenza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fiore per eccellenza

è il ciliegio,

l’uomo per eccellenza

è il guerriero

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Capitolo 1

 

 

 

Luce e ombra si alternavano pigri sul vialetto sassoso.

Flebili raggi di sole al tramonto proiettavano sul terreno le sagome nere di stanche foglie.

Il suono fastidioso dei sassi sotto le eleganti calzature.

L’odore pungente di foresta vergine.

Il sapore dolce di una tarda primavera.

Camminava dentro il bosco a passo lento, ma deciso, quasi strafottente, con lo sguardo impenetrabile fisso davanti a sé.

Non abbassava mai gli occhi.

Non conosceva la paura, la sottomissione o la vergogna.

Non conosceva i sentimenti.

Affrontava di petto i problemi, senza nascondersi e senza ripensamenti. Come aveva fatto due anni prima…

Il demone si fermò, alzando lentamente il braccio sinistro finché il palmo della sua mano non arrivò all’altezza del volto. Mosse le dita pigramente, in su e in giù, finché tutti gli artigli non gli toccarono la diafona mano. Continuò a fissare freddamente il pugno chiuso. L’ultimo regalo… l’ultimo dono di quel gioiello prima di sparire per sempre, purificato.

 

“Sommo Sesshomaru!”

 

Una voce vivace,cinguettante.

Il demone spostò piano lo sguardo sulla bambina umana. Un’allegra macchia arancione sul verde dorso di Ah-Un.

 

“Padrone…”

 

Jaken.

Quel demonietto con la voce stridula e gracchiante lo chiamava. Percepì nel suo tono un po’ di preoccupazione, dovute alla sua improvvisa sosta.

Abbassò con stizza il braccio, riportandolo lungo il corpo e riprese lento a camminare.

Odiava quando i compagni di viaggio lo dovevano aspettare.

Odiava i passi per raggiungerli.

Odiava restare indietro lui, Sesshomaru, il Grande Principe delle Terre dell’Ovest, il più grande Impero dell’epoca Sengoku.

Raggiunse velocemente i compagni, superandoli a passo fermo e deciso.

Un solo ordine.

Laconico.

 

-Ci fermiamo qui.-

 

 

 


Le fiamme allegre del fuocherello proiettavano ombre vivaci sul terreno.

La piccola umana faceva delle brevi corse intorno al fuoco, impaziente di gustare quella magra cena a base di piccoli animali, mentre Jaken la richiamava, spazientito dal suo frizzante carattere.

Sesshomaru sedeva alla base del tronco lì vicino, lo sguardo rivolto all’argentea luna.

La foresta di notte aveva un aspetto diverso. Diventava un regno di paura e magia, ma non perdeva mai il suo fascino che invitava a esplorarla, continuamente, promettendo all’incauto viaggiatore sorprese sempre nuove.

La cena fu presto pronta. Totalmente disinteressato ai continui litigi dei compagni, il Principe dei demoni si alzò in piedi, voltandosi verso dei cespugli lì vicini e facendo zittire Rin e Jaken all’istante.

 

-Vieni avanti.-

 

Non era un invito. Era un ordine. Freddo e perentorio, che non accettava repliche.

Qualcosa dietro i cespugli si mosse, facendo ondeggiare le foglie. Nell’oscurità della notte comparve l’evanescente figura di un demone. Questi s’avvicinò al gruppo, lasciandosi debolmente illuminare dalla tiepida luce del fuoco. Giunto appena pochi passi da Sesshomaru, gli si inchinò devotamente davanti, dall’aspetto, era un soldato Rin indietreggiò di qualche passo, sorpresa da quell’improvvisa comparsa, mentre Jaken, dopo un attimo di smarrimento, riconosciuto l’ospite lo osservava incuriosito.

Il giovane demone indossava una leggera armatura grigio-verde da guerriero, con un elmo che copriva in parte i corti capelli argento scuro. Gli occhi, ambra molto più chiara di quella di Sesshomaru, fissavano il terreno, per timore o, forse, per rispetto. Sesshomaru, in piedi di fronte a lui, non sembrava minimamente sorpreso o preoccupato per quella figura. Rin dunque, rassicurata dal comportamento sostenuto del demone e adesso più incuriosita che altro, chiese più volte spiegazioni al demone-rospo, che la zittì malamente con la scusa di voler ascoltare.

 

-Parla.-

 

Solo allora il demone alzò il volto da terra, guardando Sesshomaru con sguardo freddo e distaccato, prerogativa dei guerrieri.

 

-Vi reco un messaggio da Palazzo, Principe.-

 

Il soldato estrasse da sotto l’armatura un’elegante pergamena con un sigillo in cera e, dopo averla consegnata al suo Signore, si rimise inginocchiato nell’identica posizione di prima.

Una falce bianca di luna in un cielo di cera rossa.

La carta gialliccia assumeva inquietanti sfumature vicino al fuoco, mentre il piccolo ed elegante cordoncino argentato dondolava impassibile.

Sesshomaru la afferrò freddamente, strappò con forza il sigillo e lesse senza entusiasmo. In fondo, se l’aspettava. Anzi, era in ritardo secondo i suoi calcoli. Però sperava ancora che non fosse giunto il momento. Gli occhi ambrati scorrevano veloci su e giù, cogliendo ogni sfumatura di quella calligrafia ben conosciuta. Finito, arrotolò nuovamente il messaggio, leggermente spiegazzato e lo restituì al soldato. Tornò quindi a sedersi alla base dell’albero mentre il messaggero, a un cenno della sua mano, si alzò in piedi.

 

-Devo riferire qualcosa?-

 

La voce seria e rispettosa del demone confermarono il profondo rispetto e anche l’immensa stima che il soldato provava nei confronti del suo Principe.

 

-Dì che verrò.-

 

Poche parole, pronunciate mentre chiudeva gli occhi per concedersi qualche ora, il minimo indispensabile di riposo, dopo una lunga giornata di cammino.

Il messaggero, accennato con il busto un altro inchino e biascicato a mezza voce un come desidera, scomparve dalla stessa parte da dove era venuto.

 

-Chi era quello Sommo Sesshomaru?-

 

La piccola Rin, più curiosa che mai, si sedette al fianco del demone, sporgendosi in avanti per afferrare ogni più piccola parola del demone.

Quella bambina era certamente fonte di vivace freschezza in quel gruppo. Sorridente e solare, trasmetteva una strana sensazione di pace.

Certe volte, però, era troppo chiaccherona per i gusti di Sesshomaru. Come in quel momento.

 

-Piantala Rin! Non vedi che il Padrone vuole riposare?-

 

Jaken rimproverava spesso Rin, certamente senza cattive intenzioni. In fondo, anche il demone-rospo si era affezionato a quella bambina. Però, sentimento superiore a questo era la venerazione nei confronti del Principe. Era certamente curioso di conoscere il contenuto di quella lettera. Aveva riconosciuto il mittente dal sigillo e la cosa non gli piaceva, non gli piaceva per niente. Intimamente sperava che, appena Rin si fosse addormentata, il Padrone lo mettesse al corrente delle sue intenzioni. Razionalmente sapeva che non sarebbe mai successo.

Sesshomaru mosse appena le labbra, senza aprire gli occhi e gustandosi quella sensazione di libertà.

 

-Và a dormire, Rin. Domani ci alzeremo presto.-

 

 


Non era cambiato nulla.

Tutto era rimasto come se lo ricordava.

Sembrava che il tempo non fosse passato in quella zona del regno.

Sesshomaru continuava a salire lenti i gradini di pietra del palazzo.

Il SUO palazzo.

Il palazzo dei Sovrani delle Terre dell’Ovest.

La figura maestosa del Principe non passò certamente inosservata in quell’enorme maniero.

Giovani soldati, vecchi servi, figli di schiavi e graziose geishe s’inchinavano devotamente al suo passaggio, salutando e onorando il loro Signore.

Molti di quei gesti erano dettati da invidia latente, altri da profondo rispetto, altri ancora da stanca consuetudine.

Sesshomaru passò altero e fiero in mezzo a questa massa multiforme di gente che si spostava ai lati della scalinata per lasciargli libero il passaggio.

Il Principe sentiva un irrefrenabile desiderio di fuggire, voltarsi per tornare a viaggiare libero, a scontrarsi, a combattere

Ma non era possibile.

Lo sapeva.

E poi, scappare non era nel suo stile.

Qualunque fosse l’ostacolo, lo avrebbe affrontato e abbattuto.

Sarebbe andato avanti per la sua strada.

Anche se sapeva di essersi lasciato alle spalle un pezzo prezioso della sua vita.

Un brandello importante, che non avrebbe mai più recuperato e che sperava di aver sfruttato al massimo i quegli anni di libertà.

Sperava di aver affrontato abbastanza sfide e di aver vissuto abbastanza avventure da soddisfare la sua memoria.

Non aveva ricordi su quelle scale.

Non aveva ricordi in quel palazzo.

Per anni aveva creduto di aver iniziato a vivere quando era uscito dalla sua Dimora.

 

Gabbiani volteggiano attorno al sole

attimi di libertà

la mia vita...

 

Vicino a lui, la gracchiante voce di Jaken gli confondeva i pensieri, mentre il piccolo rospo era intento a salutare scherzosamente quei pochi amici che aveva lasciato nella dimora del Padrone, dopo l’ultima visita.

Rin invece, stranamente più silenziosa del compagno, regalava sorrisi a tutti i volti che riusciva confusamente a riconoscere e che la degnavano di un’espressione festosa.

C’era stata poche volte a Palazzo Rin.

Ma le era piaciuto.

Quella dimora era enorme e circondata da giardini immensi.

Era divertente tornare, ogni tanto, per riposarsi e riprendere fiato.

Per poi ripartire.

Sempre a fianco del Signor Sesshomaru.

Tutti in quell’antico Castello la trattavano bene, con rispetto.

Sesshomaru li aveva istruiti a dovere sul come comportarsi con Rin.

E nessuno trasgredisce agli ordini del Principe Erede.

Nessuno.

 

-Sommo Sesshomaru…-

 

Il Principe, ormai giunto in cima alle scalinate, era stato velocemente attorniato dai servitori che gli davano il benvenuto a casa.

 

-Dov’è?-

 

Non aveva tempo da perdere.

L aveva fatto chiamare a palazzo con tanta fretta, che adesso lo ricevesse subito.

Voleva solo sentire cosa aveva da dirgli per poi andarsene, tornarsene nella libertà dei boschi e nella violenza degli scontri.

Quello era il suo mondo, il suo habitat.

Nessun’altro.

 

-Vi… vi sta attendendo nei suoi alloggi…-

 

Era stata una giovane demone a parlare, una di quelle che avevano circondato Rin iniziando a farle strani complimenti e curiose domande sul viaggio.

Sesshomaru, con il tono di comando che lo caratterizza, ordinò di far sistemare Rin nelle sue stanze e di farla riposare.

Jaken sarebbe invece dovuto andare nelle stalle a controllare che Ah-Un fosse rifocillato e preparato per la prossima partenza.

Partenza che sarebbe stata molto vicina.

Almeno così sperava.

 

 

 


Sesshomaru attraversò velocemente un dedalo di corridoi in legno chiaro.

Era stato poche volte in quell’area del palazzo.

Lui aveva le sue stanze, i sui alloggi nell’area ovest del castello, perché mai avrebbe dovuto andare nella zona nord?

Strani disegni sulle pareti di carta di riso si alternavano al suo passaggio.

Attraversava spavaldo i corridoi, mentre le serve e gli eunuchi che incontrava si prosternavano al suo passaggio, sorpresi nel vederlo.

Probabilmente non avevano sentito del suo arrivo.

Probabilmente non si aspettavano di trovarlo lì.

O forse era la sua immagine, così sovrapponibile a quella di qualcun altro vivo nella mente dei servi, a spaventarli.

Sesshomaru non rispondeva, passava superiore lasciandosi alle spalle solo un cupo mormorio.

Eccola, la porta.

Da là dietro proveniva l’odore che aveva seguito.

Odore di rosa.

Elegante, aristocratico.

Pungente.

Quell’odore aveva accompagnato i suoi primi passi in questa vita, innonndando le stanze del bambino che tutti veneravano come erede.

Però, ricordava ben poco oltre all’odore.

Secondo consuetudine, aveva visto la sua figura solo tre volte alla settimana, o in eventi della mondanità.

Non che ne sentisse la mancanza.

Lui aveva le armi, gli allenamenti, un esempio da seguire…

Lentamente fece scorrere la parete leggera e ruvida, permettendo che il suono cristallino di quella voce lo raggiungesse.

 

-Bentornato, Figlio.-

 

Una demone, bellissima, sedeva composta su un zafu, un cuscino dalle pieghe armoniose, mentre un gruppo di suonatrici intrattenevano l’ambiente.

Con un veloce cenno della mano, la musica fu presto interrotta e i demoni-suonatori furono presto allontanati, mentre l’elegante figura si alzava in piedi.

Era ancora bellissima, come se la ricordava.

Soffici capelli argentati, sguardo ambrato indagatore e certezza del volto.

Sicurezza tipica di chi governa, di chi ha da anni il potere alle spalle.

Il lussuoso kimono di seta viola frusciò vicino all’armatura da guerriero del principe, mentre la demone chinava un po’ il capo in segno di rispetto per il futuro sovrano.

 

-Perché mi avete chiamato?-

 

Una risata riecheggiò nella stanza.

Elegantemente, la demone aprì il ventaglio intarsiato che teneva in mano, coprendosi il volto.

Non stava bene che un uomo vedesse una donna ridere.

Neanche se l’uomo in questione era suo figlio.

Osservò fiera con gli occhi luccicanti il demone.

Era diventato un bellissimo demone, come d’altronde era stato il padre.

Da quanti anni non lo rivedeva più? 100? 150 forse?

La Regina riuscì facilmente ad avvertire l’odore di liberà, di campi di battaglia e di scontri che ornavano le vesti e l’anima del figlio.

 

-Siete sempre gentile… è questo il modo di rivolgervi a vostra Madre dopo tutti questi anni che non la vedete?-

 

Lo sguardo indifferente del Principe riportò alla mente della demone occhi ai quali era meglio non pensare.

Come assomigliava nell’aspetto al padre…

 

Tu mi manchi...fragili altalene di ricordi

poi quel volto...quella rosa che non ha colto

il mio urlo d'amore...silenzioso

 

Scosse più volte la testa, ricacciando indietro i brevi versi di una poesiola che aveva letto poco prima.

Non era il momento adatto per lasciarsi andare a i ricordi, quello.

Ormai il passato non si poteva cambiare.

Ora bisognava pensare al futuro e quel prestante demone, suo Figlio, quello era il futuro.

E proprio per questo futuro era stato chiamato.

 

-Sarete stanco per il viaggio, Nobile Sesshomaru, prego, venite a riposarvi…-

 

Un basso tavolino era già stato preparato per il suo arrivo.

Sue tazza di the, della ceramica più pregiata, con delicati arabeschi rosati, e qualche dolce, giusto per rovinare l’appetito.

Sesshomaru si lasciò convincere, sedendosi scomposto appoggiato alla parete vicina.

Avrebbero parlato tanto.

Questo lo aveva capito.

E, forse, aveva capito anche l’argomento.

La demone versò aggraziata e elegante un liquido verdognolo nelle due tazze, sorridendo.

Incominciò lenta a sorseggiare la sua: andava vuotata con tre piccoli sorsi, senza far rumore.

Questo imponeva l’etichetta.

Sesshomaru, ben lungi dal pensare di imitare il comportamento della madre, sedeva in attesa, fissando un punto non definito fuori dalle sojhio aperte verso l’esterno, oltre i giardini in fiore, oltre il muro di cinta, verso la foresta vergine e inesplorata.

 

-Penso che abbiate capito il motivo per cui vi ho mandato quella lettera…-

 

Appoggiò la tazza sul suo piattino, allontanandola un po’ da sé e chiamando con un elegante gesto della mano un serva che, fino a quel momento, era rimasta in trepida attesa in un angolino appartato della stanza.

La giovane demone raccolse diligente il servizio, sostituendo sul tavolo carte e lettere con sigilli strappati.

Sesshomaru osservò il movimento al suo lato e, dopo aver riconosciuto alcuni dei sigilli strappati, capì che la sua intuizione era stata, sfortunatamente, quella giusta.

Negli occhi ambrati perennemente inespressivi passò per un attimo un brivido di repulsione.

Era stato solo un momento, certo, ma la Sovrana, abituata a decifrare i pensieri del figlio solo attraverso quello sguardo, riuscì a coglierlo.

 

-Sommo Sesshomaru, ormai avete 500 anni, il periodo della Vostra formazione attraverso viaggi e avventura volge ormai a termine. E’ finalmente giunto il momento che assumiate il ruolo che Vi spetta in quanto erede dei Territori dell’Ovest. Le esperienze vissute durante questi anni di vagabondaggio Vi avrebbero dovuto far crescere e istruire, come in precedenza hanno fatto con Vosto padre e, prima ancora, con tutti i Vostri antenati. La tradizione della nostra stirpe detta la legge da rispettare, ed è consuetudine che, un Principe, raggiunta le Vostrà età, si assuma le responsabilità che il suo titolo impone.-

 

Sesshomaru osservava impassibile le agili mani della madre che srotolavano carte e aprivano buste, impilandone in due differenti colonne instabili di sottile carta giallastra.

Sapeva dove sarebbe arrivato quel discorso, e aspettava paziente che la madre finisse di tergiversare e giungesse direttamente al punto della situazione.

La demone si era accorta di aver catturato, anche se solo di poco, l’attenzione del Principe e decise che quello era il momento opportuno per mostrargli le proposte.

 

-Come saprete, il titolo di Sovrano delle Terre dell’Ovest Vi spetta di diritto, in quanto primogenito maschio legittimo e puro del potente Inutaisho, Vostro padre, ma saprete anche che il titolo viene consegnato dai vecchi del clan solo dopo la cerimonia del matrimonio. Per mantenere il potere su un territorio così vasto come le Terre dell’Ovest, la Vostra famiglia ha bisogno di certezze, in modo che sia scongiurata la possibilità che si creino pericolosi vuoti di potere che porterebbero a guerre intestine e a una conseguente perdita di influenza del Vostro clan. Per questo è necessario che sia assicurata la discendenza del Sovrano. Discendenza che deve essere pura, sana e forte. Per garantire questo, oltre alla sicura nobiltà che deriva dal Principe, è necessario che anche la futura Regina possegga un liniaggio puro, un’educazione adeguata e altre caratteristiche che non Vi elencherò per non annoiarvi, Principe.-

 

La demone osservò soddisfatta le poche lettere che stringeva fra le mani, mentre le altre ordinò alla serva di riporle in un legante mobile della stanza.

 

-Ed è proprio per questo, Madre, che Vi avevo chiesto di assolvere al compito della ricerca della mia futura consorte-

 

Sesshomaru sembrava annoiato.

La madre si stava dilungando troppo sui dettagli, fin troppo ben conosciuti dal Principe e che non necessitavano quindi di essere ripetuti.

La demone di accorse del tono di stizza usato dal giovane, e si preparò a continuare il discorso.

 

-La notizia della mia ricerca di una consorte per il futuro Sovrano delle Terre dell’Ovest ha portato un grande scompiglio nei palazzi nobiliari di tutto il regno, come potrete immaginare. Molte giovani fanciulle, figlie di comandanti del Vostro esercito, di daymo locali, o di grandi aristocratici erano le candidate a questo ruolo. Le loro famiglie hanno risposto a questa mia ricerca spedendo qui a palazzo la descrizione della figlia e la storia illustre degli antenati, sperando che un’illustre discendenza da qualche nobile antenato aumentasse le loro possibilità di entrare a far parte della famiglia reale. Non Vi nasconderò, Principe, che la scelta si è rivelata piuttosto ardua per me: molte erano le giovani demoni candidate, ma poche corrispondevano a pieno alle caratteristiche descritte. Con l’ingrandirsi delle Terre dell’Ovest il Vostro popolo ha incominciato a fondersi e mescolarsi con quello autoctono, dando origine sì a demoni puri, ma non puramente della nostra stirpe canina. Altre famiglie invece, con un liniaggio puro e invidiabile, sono invece cadute in rovina, o hanno poche ricchezze se paragonate a quelle del Vostro Palazzo, e non sia mai che il Principe delle Terre dell’Ovest sposi una poveretta che viene da una famiglia nemmeno in grado di pagarle la dote…!-

 

Un sorriso di scherno increspò le labbra della bella Regina, mentre stava srotolando agilmente con le mani una pergamena.

 

-Così, dopo lunghe riflessioni, ho stabilito che nessun matrimonio contratto con giovani nobili di queste terre Vi avrebbe portato vantaggio, Principe. Però, una lettera del mucchio ha attirato la mia attenzione.-

 

La demone estrasse dalle pieghe dell’elegante kimono una lettera chiusa ma con i sigillo strappato e la porse al Principe.

 

-E’ della Hime delle Terre di Haru-

 

Sesshomaru storse la bocca in un’espressione infantile, iniziando a leggere la lettera dai caratteri eleganti e raffinati.

 

-Haru avete detto…?-

 

La demone sorrise, aveva immaginato quell’osservazione da parte del figlio, e aveva anche immaginato quel broncio infantile sul suo volto.

 

-Sì Sommo Sesshomaru, Haru.-

 

La demone gli indicò una piccola macchiolina sulla cartina che teneva srotolata sul tavolino.

Fece scorrere le sottili dita artigliate sulla fine carta marroncino, cerchiando un piccolo territorio confinante con quello di Sesshomaru.

 

-Credevo che steste cercando un matrimonio favorevole per me, non per la sposa…-

 

Sorrise la bella demone, con uno sguardo di soddisfazione.

Sperava in quella domanda per poter così svelare al figlio il suo piano, la sua idea.

 

-Non sottovalutate quei territori, Principe. Il Territorio di Haru è molto ricco di miniere preziose, legname pregiato e l’attività del commercio è la più fiorente conosciuta grazie al porto indirizzato verso il continente. Certo, Haru non potrebbe essere una importante conquista a livello territoriale, ma lo è certamente a livello economico.-

-Per questo basterebbe attaccare e conquistarlo con il nostro esercito-

 

Che bisogno c’era di sacrificare un’importante possibilità di ricchezza e guadagno, come il matrimonio del Principe, per un minuscolo lotto di terra come Haru?

Sesshomaru era a capo del più potente esercito che la terra avesse mai conosciuto, sarebbe bastata una, forse due settimana per sottomettere quel popolo e conquistare l’importante porto.

Si chiese più volte il perché quel territorio non fosse già in suo potere.

 

-Sapete bene che non è possibile. Vostro padre durante il suo viaggio prima di diventare Sovrano capitò proprio in quei territori e insistette per entrare in quell’esercito. Vi raccontava spesso di quelle terre…-

 

Sesshomaru sbuffò impercettibilmente.

Già, adesso si ricordava il motivo per cui Haru non era stato ancora annesso alle terre dell’Ovest.

 

-Vostro padre, finiti gli anni di viaggio, prima di partire contrasse un patto con il Sovrano di quelle terre, il potente Kamigawa per ringraziarlo dell’ospitalità e dell’istruzione accordatagli. Inutaisho promise che mai le sue truppe avrebbero invaso quei territori, assicurando così l’indipendenza di Haru dai territori dell’ Ovest.-

 

Già, suo padre gli aveva spesso parlato di quella figura, di quel sovrano cui doveva gran parte della sua abilità di guerriero.

Però, continuava a ritenere stupido quel patto.

Era un vero peccato sprecare così una possibilità di guadagno per non rompere uno stupido patto contratto anni prima.

 

-Haru non ha quindi motivo per accettare il matrimonio.-

-Sbagliate. I mercanti che vengono da Haru parlano di gravi problemi con delle isole vicine. Sembra che i sudditi di Kamigawa siano spesso attaccati da eserciti di queste isole che vogliono incominciare la dominazione su terra, e questo, capirete, sarebbe un problema anche per noi, unici confinanti con questo regno. Invece, per il territori dell’Est sarebbe la salvezza entrare a far parte dei nostri domini.-

 

Eppure c’era qualcosa che doveva ricordare… aveva sentito parlare da poco di quel territorio, sì, era già stato menzionato in una lettera che la madre gli aveva spedito precedentemente, per chiedere il permesso di una manovra militare.

 

-Avevo accordato il permesso di disporre un considerevole numero di truppe al confine con la terra di Haru, ma perché me lo avete chiesto se siamo impossibilitati ad attaccarli?-

 

Tutte le azioni militari era necessario che fossero appoggiate del Principe per essere attuate, nonostante fosse la Regina in quel momento a gestire il potere in vece del figlio.

 

-Avevo pensato che i Regnanti potessero rifiutare la nostra proposta di matrimonio, conoscendo poi Kamigawa, sembrava la scelta loro più indicata. Quel vecchio… La costante pressione delle nostre truppe ai confini li avrebbe spaventati, senza venir meno al trattato stipulato con tuo padre. Poi, oltre al problema di essere soggetti ad attacchi sia sul confine di terra, sia via mare, devi sapere che Kamigawa è molto vecchio e malato. Una malattia lo sta consumando e in poco tempo morirà, senza lasciare alla guida del regno neanche un erede maschio. La giovane figlia del re non potrà certo prendere le redini del territorio e scendere in battaglia contro due eserciti, soprattutto se uno di questi è potente e ricco come il nostro sarebbe un suicidio. Conquisteremo così le miniere, il legname e il commercio di Haru senza venir meno ai patti e senza un attacco che comporterebbe la perdita di energie dell’esercito, energie che potremmo invece usare sul fronte sud del paese, per far fronte ai continui attacchi dei ribelli.-

 

Tutto quadrava.

Certo, oggettivamente sarebbe stato un matrimonio vantaggiosissimo per le Terre dell’Ovest…

 

-E la volontà di non contaminare la stirpe, Madre? Questo sarebbe il primo matrimonio nella storia del clan ad essere contratto con una Principessa straniera… generalmente le future regine venivano scelte all’interno dei confini del territorio, in modo che conoscessero le nostre usanze e fossero demmoni pure. I territori sono sempre stati conquistati con la forza, perché dovremmo cambiare e compromettere tutta la stirpe?-

 

La Regina riarrotolò la carta e riprese la lettera che Sesshomaru le porgeva.

Ormai era quasi del tutto convinto.

Bastava qualche altra spiegazione e avrebbe dato il suo consenso a quelle nozze.

 

-Per questo non avete nulla da temere Sommo Sesshomaru. Ho controllato personalmente la discendenza della principessa, e posso assicurarvi con certezza che i suoi antenati sono tutti demoni completi che si sono distinti nell’uso delle armi e nell’abilità mercantile. Nonostante lo stile rozzo e liberale della loro vita, i membri della famiglia reale di Haru sono demoni-cane completi e corrispondono pienamente alle nostre richieste anche di ricchezza. La giovane principessa, Sakura, non è certo una Hime dei Territori dell’Ovest, sarà necessario rivedere i suoi modi e darle un’adeguata istruzione per il ruolo che dovrà occupare all’interno dell’intero panorama politico delle terre conosciute. Ritengo comunque che sia il matrimonio più vantaggioso mia contratto nella storia del Vostro clan, Altezza. Un’occasione unica. Potrebbe sembrarvi insolito, certo, sposare una giovane di usanze così diverse dalle Vostre, ma i soldati che ho mandato in quei territori con la risposta alla loro lettera mi hanno fatto un resoconto dettagliato della giovane.

Bellissima.

Anche i mercanti che passano a palazzo tessono le lodi della ragazza, “una demone dai capelli di seta e dallo sguardo di giada” hanno detto. Sapete bene come è importante la bellezza come criterio di valutazione per la vostra futura moglie. Sarà lei a rappresentarvi a palazzo durante le Vostre assenze e se per un uomo il valore è dato dall’abilità in guerra, la nobiltà di una ragazza viene segnata dal suo aspetto. Ha da poco compiuto i 360 anni, è molto giovane, certo, quindi da maggiori certezze sulla nascita dell’erede. Vi prego di ricordare, Altezza, che io in qualità di Vostra Madre ho il compito di formare la futura Regina: posso insegnare a qualunque ragazza la nostra tradizione, ma non posso insegnare a nessuna di queste a essere bella.-

 

Sesshomaru si alzò, incamminandosi verso la porta.

 

-Così è deciso, riconvocatemi a palazzo quando sarà arrivata.-

 

Scappare.

Uscire veloce dalla stanza, percorrere i lunghi corridoi di legno chiaro, giù per le scale, oltre le mura e di nuovo libero.

La notizia dell’impellente matrimonio sconcertò non poco Sesshomaru.

Odiava la vita di corte.

Odiava le trattative politiche e i discorsi di finanza.

Odiava le udienze concesse e le feste in onore.

Odiava quella vita.

Lui era un condottiero, un soldato, uno spirito della foresta, non un burattino di palazzo.

Certo, sapeva che presto sarebbe dovuto tornare stabilmente a palazzo e assumersi le sue responsabilità, ma adesso gli sembrava troppo presto.

Per fortuna i territori di Haru erano molto lontani dal Palazzo di Sesshomaru.

Considerando che era una Principessa in viaggio, le tappe sarebbero state molte e con un veloce calcolo si poteva sperare che arrivasse lì in due mesi.

Aveva ancora tempo, tempo per avere un’ultima boccata di vita selvaggia e giovinezza.

 

-Non sarà necessario Principe. Ho già avvertito la Vostra futura Sposa, sarà qui domani.-

 

Sesshomaru uscì impassibile dalla stanza.

In fondo lui era il futuro Sovrano delle Terre dell’Ovest.

Lui non aveva sentimenti.

Neanche il rimpianto.

 

 

 


Un paio di occhi di giada facevano capolino nello spiraglio scostato della finestra.

La mano, diafana, spostò ancor un po’ la pregiata tenda rosso scuro, lasciando che un’impertinente raggio di sole penetrasse con prepotenza nell’abitacolo del palanchino.

Un territorio sconfinato, verde e rigoglioso diede il suo caldo benvenuto alla Principessa straniera.

Con un gridolino, una figura bionda si precipito sulla demone, spalancando le tende e sporgendosi il più possibile dall’apertura, comodamente sdravaccata sull’amica.

 

-Sembra una terra bellissima!!! Guarda quanti campi… qui è tutto pianura a perdita d’occhio!!! Riesci a immaginare quante corse per questi campi potrai fare?! Ah, quanto ti invidio! Guarda!!! Delle lepri!!! Potrai spiarle tutti i giorni e poi alla sera…-

-Ami! Mettiti seduta composta! Se ti agiti così rischi di cadere!-

 

La giovane mezzo-demone riprese il suo posto, seduta davanti all’amica, ancora sorridendole, mentre lei, invece, preoccupata in volto, risistemò la tenda attraverso la quale curiose contadine sbirciavano per vedere chi fosse l’importante personaggio con una scorta così numerosa.

 

-Sei preoccupata?-

 

Una demone bellissima, con lunghi capelli neri e piccoli occhi grigi sfiorò una mano alla Principessa.

Accarezzava con l’altra mano con eleganti disegni tribali, simboli di purezza di demone, un piccolo fiore che teneva fra le mani.

 

-E perché mai dovrebbe essere preoccupata? Ho sentito dire dai mercanti che questo Principe dell’Ovest sia proprio un bellissimo demone oltre che un valente guerriero! Alto, lunghi capelli argentati, seducenti occhi ambrati, fisico prestante…-

 

La giovane Ami muoveva esagerata la chioma bionda elencando sulle dita le varie qualità che aveva sentito elogiare da giramondo o marinai di navi che avevano attraccato nel loro porto.

 

-…e un assassino che non si fa scrupoli nell’uccidere umani indifesi, nell’impiccare fuoco a interi villaggi e nello sterminare ogni forma di vita che non sia, a suo modo di vedere “pura”… nel suo palazzo non possono entrare né umani né mezzi-demone, non li ritiene degni di lui, “il grande demone”… ah, dimenticavo, non conosce legge ed è disposto a tutto pur di ingrandire il suo territorio, perfino a venir meno a patti e giuramenti…!-

 

La Principessa aveva alzato un po’ troppo la voce verso l’amica, tenendo gli occhi verdi fissi in quelli nocciola di lei.

Ami si sedette, con le orecchiette e la coda feline abbassate, mogie.

 

-Sakura…-

 

Izumy si rimise il fiore fra i capelli corvini, accarezzando con una mano la sottile seta del kimono della Principessa.

Sakura si voltò di scatto, come se svegliata nel sonno.

La demone le indicò con un cenno del capo la biondina, incredibilmente zitta e silenziosa al suo posto.

La Hime di Haru si sistemò veloce una ciocca di capelli violetti dietro all’orecchio a punta.

Aveva alzato la voce, ma non voleva farlo.

Certo, non contro l’amica.

Prese con le dita sottili la mano titubante della mezzo-demone, convincendola così ad alzare lo sguardo.

 

-Perdonami Ami, non volevo aggredirti. Ma…-

 

Un sospiro.

Erano in viaggio da quasi due mesi, e le amiche avevano tanto insistito per accompagnarla nonostante la lunghezza del tragitto che non se l’era proprio sentita di dir loro di no.

Certo, appena partite da Palazzo tutto sembrava lontano e indistinto, il clima formatosi fra le tre giovani era simile a quello di un’allegra gita in montagna, ma adesso, adesso che mancavano poche ore all’incontro con il Principe delle Terre dell’Ovest, Sakura sentiva pesare sul cuore la nostalgia della patria e degli affetti che fra poco le sarebbero stati difficili da vedere.

 

-… ma, vedi…

Da che sento parlare di lui soltanto

La notte veglio e il giorno

Per l’ardore mi sento morire,

come labile rugiada

sul fior di grisantemo.-

 

Ami sorrise all’amica.

Quei versi, quelle poesie le avevano imparate assieme a palazzo, prima che Sakura avesse tutti quegli obblighi dinastici e quei pensieri politici.

Già… allora, quando erano solo due ragazzine che giocavano, credevano che nulla le avrebbe mai divise, non le malattie, non i doveri, non un Principe dell’Ovest…

 

-Perdonami, ho esagerato…ma non posso credere che sia poi così malvagio! Non esistono persone del genere! E poi Kamigawa dice sempre che suo padre era un demone come si deve e…-

-Spesso i figli non assomigliano ai padri…-

 

Izumy si era intromessa furtiva nella discussione, lanciando piccole occhiate grigio-lucenti verso Sakura. La Hime, accortasi del suo atteggiamento provocatorio, scambiò un’occhiata complice con la mezzo-demone, per poi scoppiare in una fragorosa risata con Ami.

 

-Io proprio non capisco cosa avete da ridere…-

-Non stavi forse alludendo a me?-

 

La demone mora finse un’aria imbronciata, sciolta subito dallo sguardo allegro e dolce della Principessa.

 

-Quando tuo padre leggerà quel biglietto…-

-Gli verrà un colpo!-

 

Ami si sdraiò sui piccoli sedili della portantina, facendo paurosamente ondeggiare il piccolo abitacolo.

Sakura seguì subito l’esempio dell’amica, nascondendo il volto nella spalla di Izumy che sospirò sconsolata, immaginando la reazione del re alla vista del biglietto lasciatogli dalla figlia.

 

-Va tutto bene?-

 

Un paio di leggeri picchiettii anticiparono un leggero movimento della tenda.

Un giovane umano, dai capelli neri raccolti in una lunga treccia e con gli occhi tenebrosi scostò la tenda, strabuzzando gli occhi alla vista delle tre ragazze.

 

-Sakura, tutto bene?-

 

La Principessa gli fece un cenno di assenso con la mano, mentre Ami recuperava la posizione seduta, sistemandosi il kimono per non mostrare al giovane cose sconvenienti.

 

-Stavamo immaginando la faccia di Kamigawa quando scoprirà la lettera…gli verrà un colpo!!!-

 

La biondina a quelle parole ricominciò a ridere, torturando il kimono di seta pregiata che stava inutilmente cercando di sistemare.

Il ragazzo scambiò uno sguardo interrogativo con Izumy che gli fece cenno di lasciar perdere.

 

-Mi mancherà molto…-

 

Sakura, perdendo improvvisamente il sorriso, si sedette composta, sistemando i lunghi capelli violetto.

 

-Mi mancherete tutti voi…-

 

Il ragazzo allungò una mano dentro la cabina, giusto il necessario per accarezzare una guancia rosata della demone.

A causa di un movimento brusco fu però obbligato a ritirarla subito per riprendere a due mani le briglie del draghetto bipede che stava cavalcando.

 

-Avresti dovuto parlarne con tuo padre prima di prendere questa decisione, un matrimonio non è cosa di tutti i giorni!-

 

Izumy si voltò di più verso la ragazza mentre Ami le prendeva calorosamente entrambe le mani.

 

-Gliene ho parlato… ma lui si era opposto. Sapete bene cosa pensa dei matrimoni combinati…-

 

Sakura fissò un angolino della portantina, incapace di incrociare gli occhi degli amici.

 

-Però questo era l’unico modo per lasciare Haru libera. Con l’esercito che le Terre dell’Ovest possiedono, saremmo stati sconfitti al primo attacco. La mia famiglia si è sempre sacrificata per salvare il mio popolo, adesso tocca a me. Se poi il sacrificio è quello di sposare un affascinante straniero… vorrà dire che mi adatterò…-

 

Nessuno rise alla battuta.

Ami continuava a stringere forte le mani dell’amica che, finalmente si era voltata verso Izumy, sorridendo.

 

-Forse avresti fatto meglio a salutare tuo padre…-

 

La voce di Ami, sempre allegra e chiassosa, era stata poco più che in uno squittio nel silenzio sovrannaturale che era calato fra i presenti.

 

-No, no. Sarebbe stato peggio, non sarei più riuscita ad andarmene. E poi, Izumy, tu sei la sua infermiera, no? Sai bene che un dolore del genere nelle sue condizioni non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose…-

 

Izumy affermò con il capo, muovendolo dolcemente.

Da diversi anni era sbarcata nel porto di Haru, venendo da chissà dove, ed era stata subito festosamente accolta a palazzo.

Grazie soprattutto alle sue abilità curative, dovute alla sua origine di demone-fiore, era diventata presto curatrice del sovrano e amica della Principessa.

 

-Già, ma indovinate un po’ chi si subirà una lavata di capo appena torneremo a casa?-

 

La voce maschile dell’umano che galoppava al fianco della portantina attirò su di sé tutta l’attenzione.

 

-Ma guarda te cosa mi avete convinto a fare! Kamigawa mi nomina capitano delle guardie tre mesi fa, e trenta giorni dopo aiuto sua figlia a fuggire! Già mi sembra di sentire le sue grida! Qualcuno di voi mi vuole spiegare perché ogni volta che decidete qualcosa vado a finirci di mezzo sempre io? Come minimo mi toglierà cinque gradi dopo questa vostra trovata!-

 

Il tono era allegro, usato per sdrammatizzare la situazione.

Le allusioni alle pene che il sovrano gli aveva inflitto al posto delle vere colpevoli strappò una risatina a Sakura e Ami.

Erano stati inseparabili da bambini, loro tre.

Ogni nuova scoperta, ogni nuova avventura, ogni nuovo guaio lo avevano vissuto assieme, dandosi coraggio nei momenti difficili e congratulandosi in quelli di gioia.

Sakura e Ami, però, più scapestrate del diligente ragazzo, finivano sempre per cacciarsi in qualche guaio e l’umano era costretto ad aiutarle, finendo poi nei guai a causa loro.

 

-Dai Toryu, non te la prendere! In fondo sei un guerriero! E’ tuo compito difendere le fanciulle indifese! E poi, quante storie per qualche piastrina! Non sei per forse il più abile “cacciatore di draghi” di Haru? Bene, allora non ti servirà molto tempo per tornare in questo ruolo!-

 

Amy si era avvicinata all’apertura della finestra, con lo sguardo maligno e le movenze strafottenti.

 

-Non intendevo dire che mi dispiace essere qui! Ami, non capisci mai niente! Io volevo sdrammatizzare la situazione…-

-E non c’era un modo migliore per farlo?-

-E allora potevi pensarci tu!-

-Io per tua informazione…-

 

Sakura scosse la testa ridendo insieme a Izumy.

Quei due non sarebbero cambiati mai!

Fin da piccoli adoravano punzecchiarsi e prendersi bonariamente in giro.

Quando però uno dei due aveva bisogno di aiuto, l’altro era sempre presente.

Così era stato quando Amy si era ferita nel bosco ad una spalla, dove adesso c’era una cicatrice, mentre raccoglieva fragole per fare una sorpresa a Sakura, impegnata in trattative per il regno.

Così era stato pochi mesi prima, quando Toryu era stato nominato Capitano delle Guardie per l’onore dimostrato nella caccia ai draghi che infestavano i boschi di Haru.

Crescendo, il carattere di Toryu si era fatto misterioso ed affascinante, mentre Amy era diventata una simpatica mezzo-demone sempre bisognosa di attenzioni.

Nell’aria si poteva già respirare il cambiamento della loro amicizia in qualcosa di più profondo.

Una stretta di Izumy fece perdere il filo dei ricordi a Sakura che prestò attenzione alle parole della curatrice.

 

-La scia perdere quei due perditempo! Dimmi piuttosto: come ti senti? Sei ancora sicura della tua decisione? Se vuoi, basta poco per girare la portantina, ordinare alle guardie di voltarsi e tornare a casa…-

 

Amy e Toryu ammutolirono a quelle parole, prestando attenzione alla risposta dell’amica che, con un sorriso rilassato, sistemava alcune pieghe del kimono.

 

-

Il sentiero che seguo

Non è esile filo

Da intrecciare, eppure

Lontano e insicuro mi appare.

Nonostante questo, non preoccupatevi, me la caverò vedrete. Questo è l’unica possibilità che ho per salvare Haru e, credetemi, non la sprecherò, potete starne certi. Non permetterò che i sacrifici compiuti dalla mia famiglia fino a questo momento siano vani. Sposerò il Principe delle Terre dell’Ovest portando in dote il mio Regno. Haru entrerà così a far parte di un regno molto vasto e potente non con il titolo di sottomesso, ma di pari. Il mio popolo sarà pari a quello del Principe e nessuno di voi rischierà di subire schiavitù o saccheggi. Inoltre, questo matrimonio scoraggerà anche le invasioni che subiamo dalle isole. Ci penseranno due volte prima di attaccare una parte dei Territori dell’Ovest. Sì, questa è politicamente la scelta migliore…-

-…ma non lo è per il tuo cuore-

 

La voce flebile della biondina arrivò dritta al cuore di Sakura che però, abituata a comandare da troppo presto, ovvero da quando la malattia il padre era diventata critica. Inghiottì a fatica il timore e la paura, esternando sicurezza e decisione.

-No Ami, hai ragione. Ma è giusto così. In fondo

La vita è mutamento, quindi le scelte perfette non esistono. -

-Siamo in vista del Palazzo.-

 

L’avvertimento di Toryu provocò un leggerò fremito all’interno dell’abitacolo.

Ami chiuse violentemente le tende, intimando a Toryu di non sbirciare promettendogli severe punizioni in caso contrario, mentre Izumy aiutava Sakura togliere il kimono da viaggio per indossarne uno più consono con l’incontro con il futuro sposo.

Toryu, da fuori la cabina, sistemava le guardie in ordine davanti, a fianco e dietro la portantina, mentre si preparava a prendere il suo posto in cima al corteo.

 

-Toryu!-

 

La voce di Sakura uscì acuta dalla cabina, facendo tirare le briglie del draghetto al ragazzo.

 

-Qualche problema?-

-Ricordati, e anche voi ragazze: dovrete darmi del Voi alla presenza del Principe… a corte tengono molto a cose di questo genere!-

 

Le risate dell’una e dell’altro confusero le obiezioni e le battutine di rimando, mentre Toryu prendeva il suo posto in prima fila e Sakura si sistemava un’ultima volta i capelli, in vista dell’imminente incontro.

Tutto doveva essere perfetto.

 

 

 


Il leggero dondolio del palanchino l’avvertì che si erano fermati.

Un sospiro.

Un respiro profondo.

Per ricacciare indietro la paura.

Per confermare la sua scelta.

Coraggio.

Ami e Izumy scesero veloci dalla cabina, mentre la mora pose una mano in aiuto della Principessa per farla scendere.

Sakura l’accettò, scendendo agitata dalla portantina.

Si trovava in un cortile, immenso.

Davanti a lei, a pochi metri di distanza, due figure bianche.

Attorno, una folla strepitante di demoni che lavoravano a palazzo curiosi di assistere alla venuta della nuova Regina.

Sakura si guardò intorno stordita.

Toryu aveva disposto i soldati in schieramento, mentre Ami tremava al suo fianco, cingendo un braccio ad a Izumy che cercava inutilmente di calmarla.

A passi lenti, Sakura s’incamminò verso la figura con lunghi capelli argentati e il kimono scuro, blu notte.

Doveva essere lui il Principe delle Terre dell’Ovest.

Suo… suo futuro marito.

Cercò di calmarsi.

Il cuore sembrava impazzito.

Ogni passo, la folla ammutoliva ammirando la bellezza della giovane, chi lodando e chi criticando il suo portamento.

Ma ogni passo la conduceva a lui.

Ogni passo l’avvicinava all’avvererarsi di quel destino che aveva scelto.

Quei passi la stavano conducendo nelle sue braccia.

Ormai, era molto vicina.

Respirò più volte a fondo, cercando di calmarsi.

Il cuore le batteva così forte in petto che temeva fosse percettibile.

E non doveva.

Non doveva capire che aveva paura, che era agitata.

Tutto doveva essere perfetto.

Si fermò.

Gli occhi, chinati devotamente verso terra, potevano scorgere i lembi inferiori del suo sontuoso kimono.

Blu scuro e bianco, con delicati ricami.

Sospirò.

Lei era la Principessa delle Terre di Haru, i Territori dell’Est, la sua… la sua futura sposa.

Fissò questi ultimi pensieri a fuoco nella mente.

Doveva sposare quel Principe.

Doveva.

Era l’unico modo per salvare Haru.

Piano, alzò il volto per guardarlo in viso.

Occhi ambrati, freddi.

Fluenti capelli argentati.

Era… bellissimo.

Semplicemente.

E freddo.

Semplicemente.

Glielo vedeva negli occhi, nella loro inespressività.

La scrutavano con freddezza, quasi con astio, non ostante fosse il loro primo incontro.

Era facile pensare che quegli occhi fossero in grado di uccidere, che quella chioma si fosse tinta di rosso.

Aveva un buon profumo… di libertà, di durezza, di forza.

Paura.

Voleva scappare, tornare sulle colline di Haru, vicino al porto, lontano da quel gelo.

Voleva risentire la freschezza delle colline, la libertà dei monti, il grido dei gabbiani….

Scosse la testa, scacciando quei pensieri e sbirciando l’inespressività del Principe.

Sentì un brivido lungo la schiena.

Quel demone… si capiva al primo sguardo che era un guerriero.

Ma… possibile che fosse realmente solo questo?

Ripensò alle parole di Ami.

Non esistono persone così malvagie…

Anche lei lo credeva.

Ma dopo aver visto l’indifferenza di quegli occhi, non le sembrò più impossibile.

E dunque… quello sarebbe stato … suo marito?

L’uomo al quale presto avrebbe dedicato tutta la sua vita, il suo amore, se stessa?

L’uomo che presto sarebbe stato il padrone del suo pensiero, del suo cuore, del suo corpo?

 

No no no! Non… non può essere in fondo così freddo!

Non posso sposarmi con una persona simile!

Non… non andremo mai d’accordo…

Siamo… troppo diversi…

L’incontrarci è meta

irraggiungibile come le nuvole

Dove romba il dio del tuono,

e da sì lontano sentendo parlare

di lui, continuo ad anelare

 

 

La voce della guardia si affievolì piano nella mente del demone.

Sesshomaru osservò da lontano l’agile figura scendere dalla portantina a passi incerti verso di lui.

Altre figure poco chiare la stavano aiutando.

Sakura, la Principessa dell’Est, era arrivata.

La futura Regina delle Terre dell’Ovest.

Sua futura moglie.

Sarebbe stata come tutte le altre demoni?

Vezzosa e sciocca?

Oppure, con una saggezza sicura, tipica degli stranieri?

O forse ancora, immatura e prepotente?

Egocentrica e presuntuosa?

Si separò dai compagni di viaggio, incamminandosi.

Vorrei rivolgere una domanda

A voi, che vedo là

In lontananza:

Quel fiore bianco, lì

Sbocciato, ecco, vicino a voi,

che fiore è?

Una indistinta chiazza rosso-bianca che si avvicinava lenta.

Presto riacquistò i contorni.

Il kimono portato era strano, con la parte bassa del vestito rosso accesso e la parte superiore bianca.

Lasciva vedere ben poco delle forme del corpo e l’abbondanza della stoffa non permetteva neanche di immaginarle.

Però, quel volto magro e disteso facevano ben sperare.

Una cascata di capelli violetto le incorniciavano il volto diafono.

Un abbinamento e un costume originali per quell’occasione.

Probabilmente un’usanza del suo paese.

Probabilmente i colori tipici di quel paese.

Non riuscì però a vederle gli occhi.

Li teneva bassi, quasi timorosi…

Strano.

Stava procedendo a passo sicuro, senza accelerare né rallentare.

Orami gli era vicino.

Tutti tacquero.

Sua Madre, ritta al suo fianco, gli lanciò un’occhiata eloquente.

Persino Rin era ammutolita, nascosta dietro una vaporosa gonna di una vecchia inserviente, diversi passi dietro il Sommo Sesshomaru.

Lo aveva visto poco da quando erano arrivati.

Ma qualcosa avevano capito.

Doveva arrivare qualcuno a palazzo, qualcuno di importante.

Jaken era stato vago nel darle spiegazioni, ma si vedeva che quella notizia lo aveva esaltato.

Adesso, insieme a tutti gli altri servi del palazzo, si era accalcato ai bordi del cortile interno, cercando di guadagnarsi il posto migliore per osservare la nuova venuta.

Ormai era arrivata.

Lentamente, alzò il suo sguardo su di lui.

Verde scuro.

Profondo.

Indagatore.

Sua Madre aveva visto giusto, anche quella volta.

Era bellissima, doveva ammetterlo.

Una bellissima demone.

I capelli violetti le arrivavano fino a terra nonostante i molteplici giri di nastro fatti per bloccarli.

La bocca, piccola e sottile, era ferma in un’espressione di sconcerto con le labbra tremanti.

Gli occhi invece erano grandi e contornati da sottili sopracciglia e da due piccole strisce nere.

La prova della sua purezza demoniaca.

Profumava di fiori.

E di corse nei campi.

E di freschezza.

Era giovane, molto giovane.

Glielo aveva detto il giorno prima la Madre, ma dimostrava meno della sua età.

Sarà a causa dello strano abbigliamento.

O della mancanza di trucco.

Ma era ugualmente bellissima.

Ma non gli interessava.

Un’altra scocciatura.

Una moglie, da sposare e lasciare incinta il prima possibile, per poter poi ripartire.

Sesshomaru non seppe per quanto rimase a fissarla negli occhi.

Non sembrava timorosa come il primo momento, anzi.

Risultava sconveniente che una ragazza da maritare restasse a fissare così tanto negli occhi un giovane.

Con quello sguardo strafottente poi.

 

-Vi diamo il benvenuto nelle terre dell’Ovest, Principessa di Haru-

 

La voce calda della Regina li risvegliò dai loro pensieri, facendo voltare Sesshomaru e abbassare in capo della giovane.

Abbassò un po’ il capo verso la Demone, in segno di saluto, per poi voltarsi verso il ragazzo e abbassarsi nuovamente, piegando anche le spalle, in segno di onore e rispetto per il Principe Ereditario.

 

-Vi ringrazio per l’accoglienza, regnanti dell’Ovest. Spero che la mia venuta qui sia portatrice di pace e unione per i nostri due regni…-

 

Parlava con calma, lentamente, ma senza scandire le parole.

Il suono della sua voce giunse chiaro alle orecchie di Sesshomaru.

Una voce allegra e fresca, abituata a ridere e scherzare.

Però… c’era qualcosa nel timbro, nell’intonazione delle parole che gli fece credere che quella giovane sapesse anche comandare.

 

-E vostro padre, il Nobile Kamigawa, dov’è Principessa di Haru?-

 

La mancanza del padre era stata subito notata dalla Madre, fredda spettatrice dell’evento, mentre era stata completamente dimenticata dai diretti interessati e da tutti i servitori, certo non avvezzi a tutte le regole del protocollo regale.

 

-Non è potuto venire. In questo ultimo periodo la malattia lo ha dilaniato a lungo e i curatori hanno detto che non era in grado di affrontare un viaggio così lungo. Era molto dispiaciuto per questo inconveniente e mi ha pregato di porgere i suoi più cari saluti alla bellissima Regina dell’Ovest e di porgere i suoi doverosi omaggi al figlio di un caro amico, il Principe-

 

Sakura parlava a voce controllata, guardando alternativamente Sesshomaru e sua Madre negli occhi.

Non muoveva però la testa, lentamente faceva passare lo sguardo da uno all’altro.

Non era elegante scuotere il capo alla presenza di un Principe.

 

-Spero che ci raggiungerà presto per le trattative.-

 

Fredda.

Possibile che anche la sua voce fosse così fredda e determinata.

Sakura fissò l’inespressività ambrata di Sesshomaru, quasi contrariata dal tono di comando che aveva usato.

 

-Mi piacerebbe, ma temo che sia impossibile. Quando sono partita era costretto a letto e durante questi momenti di crisi acuta è obbligato a restarvi per molto, molto tempo…-

 

Il Principe notò come il tono si addolcisse impercettibilmente quando la ragazza parlava del Padre.

Ma la situazione lo stizzì.

Avanzò superando di poco la ragazza.

 

-Non si possono trattare questioni matrimoniali con una donna-

 

Astio.

Ne era certa.

In quella voce nemica e sconosciuta c’era dell’odio.

 

-E’ quello che avete fatto finora, Principe. Mio padre è incapace di comandare il Regno da diversi anni ormai e i momenti di salute sono ben rari purtroppo. Sono stata io, dopo essermi a lungo consultata con i Saggi di Haru, a decidere di rispondere alla ricerca di Vostra Madre.-

 

Cosa credeva quel demone?

Era da quando era poco più che un cucciolo che trattava questioni diplomatiche con mercanti e militari, e mai nessuno le si era rivolto con un tono del genere!

Certo, c’erano stati più di una volta sguardi perplessi, ma mai nessuno aveva osato tanto!

 

-Non avevate un fratello che vi potesse accompagnare e prendere vece di Vostro Padre?-

-Se avessi un fratello ora non sarei certo qui, ma nel mio palazzo ad Haru mentre voi, Principe, lo stareste fronteggiando in duello su un campo di battaglia al confine dei nostri due regni.-

 

Adesso anche Sakura si era voltata e fissava con uno sguardo di puro odio il futuro sposo.

Si morse la lingua, temendo di aver esagerato.

 

-Vedete Principe, la Hime non ha alcun parente in vita, oltre a l padre…-

 

La Regina si pose fra le scintille che i due giovani si stavano mandando, cercando così di sedare disperatamente gli animi

Per fortuna Kamigawa non era venuto.

Odiava quell’uomo.

Dal profondo.

I due cercarono di trattenersi, la l’esperienza della Regina le suggerì di cambiare presto argomento.

 

-Siete stata molto coraggiosa a intraprendere un viaggio così lungo da sola…-

 

La Regina aveva una voce leggermente acuta, ma piacevole da ascoltare.

Doveva essere stata addestrata a lungo…

 

-Grazie Altezza, ma non ero sola. Una cospicua scorta delle guardie di Palazzo mi ha accompagnata e …-

-Lasciateci passare!-

 

L’urlo del ragazzo distrasse i tre regnanti bloccando la conversazione.

Sakura stentava di credere ai suoi occhi: Toryu era circondato da soldati dell’Ovest che gli impedivano di avanzare.

Ami era nascosta tremante dietro di lui, mentre Izumy restava in disparte.

Sakura avanzò veloce, raggiungendo presto gli amici, pochi passi davanti a Sesshomaru.

 

-Credevo di essere giunta in queste terre come alleata, non come Prigioniera. Principe dell’Ovest, vi chiedo di lasciar andare i miei soldati.-

 

La voce era leggermente allarmata.

Già la conversazione di prima non procedeva nel verso giusto, se poi veniva anche quest’altro contrattempo…

Sesshomaru scambiò un’occhiata chiarificatrice con il capo delle guardie che non diminuì l’opposizione.

 

-I Vostri servitori sono umani, Principessa.-

 

Sakura rabbrividì: possibile che l’odio di quella gente verso chi non fosse puro fosse così esagerato?

 

-Sì Principe, e conosco le regole in vigore nei Territori dell’Ovest, ma non credevo che sareste stato così fiscale anche nei confronti dei miei soldati…-

 

Era comprensibile che, per una questione a lei sconosciuta, Sesshomaru non volesse che umani e mezzi-demoni entrassero nel suo palazzo, ma Toryu e Ami erano solo degli accompagnatori di passaggio!

 

-Se volevate che gli accogliessi dentro le mie mura, avreste dovuto portarvi una scorta di demoni. Loro non sono accetti.-

 

Toryu con uno scatto estrasse la spada, brandendola pericolosamente contro una guardia in direzione di Sesshomaru che, impassibile lo osservava freddamente.

Sakura si pose fra i due, cercando di calmare l’amico.

 

-Toryu, riponi la tua arma. Non ci saranno spargimenti di sangue fra i nostri due regni. Questa mia visita è proprio nel tentativo di evitarli…-

 

Sakura si volse verso il Demone, inchinandosi devotamente.

 

-Mi spiace che i miei servitori vi abbiano causato fastidi, Altezza, sono certa che non accadrà più. Spero vogliate accettare le mie scuse. Vi assicuro che nessuno di loro cercherà più di entrare nel Vostro Palazzo. Vi chiedo comunque il permesso di farli accampare fuori dai confini delle Vostre mura, almeno fino a domani, quando ripartiranno per Haru.-

 

Sesshomaru si voltò, dando il suo consenso e incamminandosi verso la Madre.

 

-Che cooosa?!? Sakura, tu non permetterai certo che noi…-

 

Un lampo di rabbia balenò dagli occhi verdi della Principessa a quelli neri dell’umano.

 

-Soldato, esegui gli ordini.-

 

Accortosi del clamoroso errore compiuto, Toryu ripose la satana nel fodero, inchinandosi alla Principessa in segno di scusa e dando disposizioni al corte che, pian piano, senza distinzione fra demoni, umani e mezzi-demoni, lasciò il cortile.

Non era ancora del tutto convinto però.

Toryu aveva visto nello sguardo del Principe la volontà annoiata di ucciderlo.

E aveva visto negli occhi verdi della sua Principessa la falsità delle scuse.

Sakura raggiunse la Madre di Sesshomaru, sperando in un miglioramento della discussione.

 

-Lasciate che i vostri sottoposti vi diano del tu, Altezza?-

 

Sesshomaru, con un ghigno divertito sul volto, scrutava la faccia imbarazzata della giovane.

 

-Le nostre usanze sono diverse dalle Vostre Altezza, ma non per questo inferiori. Spero che ve ne ricorderete.-

 

La Regina sospirò sconsolata.

Sarebbe stato un importante matrimonio, ma avrebbe avuto molto da fare per curare i molteplici difetti della ragazza.

 

-Sarete stanca Sakura. Venite, lasciate che vi accompagni nelle stanze che sono state allestite per il Vostro arrivo. Potrete riposare fino a questo pomeriggio, quando sarete gradita ospite mia e del Principe a cena, dove discuteremo degli ultimi affari.-

 

La Demone accompagnò Sakura verso il castello, dopo che la giovane ebbe salutato con qualche frase di circostanze il Principe.

Il primo incontro era avvenuto.

E non era certo stato molto positivo.

Sakura sentiva l’impellente bisogno di sdraiarsi e di chiudere gli occhi, anche solo per qualche minuto.

Quell’incontro se non era stato gravoso a livello intellettuale, lo era certamente stato per i suoi nervi.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2 Con lentezza si sdraiò sul futon per terra

Con lentezza si sdraiò sul futon per terra.

Era semplicemente distrutta.

Certo, il bagno di poco prima era servito almeno in parte per ritemprare il corpo, ma non sicuramente lo spirito.

Un fruscio di porte l’avvertì che le inservienti messe a sua disposizione erano appena entrate nella stanza.

Già, fra loro Izumy non c’era.

Si era rifiutata di far entrare chiunque in quel palazzo.

Se Ami non poteva entrare, tanto valeva che non entrasse nessuno.

Lei non faceva distinzione fra i suoi sudditi.

Umani, demoni o quant’altro.

E così, adesso era sola.

Come avrebbe voluto chiudere gli occhi, per poi svegliarsi nella sua tiepida stanza, uscire da palazzo e ammirare i monti e il mare, mentre il Padre rimproverava Toryu dell’ennesimo guaio causato da Ami…

Sospirò sconsolata.

 

-Va tutto bene Altezza?-

 

Non c’era l’amichevole volto della sua terra davanti ai occhi verdi appena socchiusi, ma il viso sconosciuto e troppo truccato di una donna straniera.

A fatica si portò a sedere.

 

-Sì, tutto bene.

Troppo vicino

un ricordo lontano

grido sommesso.

E poi…

Fredda carezza

al cuore della vita

sola nel mondo-

 

La demone strabuzzò gli occhi, cercando di non mostrare la sorpresa.

 

-Prego?-

 

Sakura sorrise intimamente di quello sguardo, facendo un cenno con la mano per rassicurarla.

Ormai si era abituata a esprimersi con quella atavica tradizione della sua gente, con delle frasi più simili a poesie che a ragionamenti.

Eppure…

Non avrebbe saputo spiegare in altro modo la nostalgia e la solitudine che attanagliavano il suo cuore.

 

-Gli eunuchi hanno appena terminato di portare qui i suoi effetti personali, Altezza. Ormai è tardi, il Principe e la Regina la aspettano fra circa tre ore. E’ meglio iniziare i preparativi.-

 

Sakura sbuffò annoiata.

Già… adesso ricordava…

Il cerimoniale che aveva studiato prima di recarsi al Palazzo dell’Ovest prevedeva diverse ore di preparativi per una giovane.

La dama iniziò a disfare gli eleganti bauli, estraendone le preziose stoffe e riponendole con cura nelle mani tremanti di una giovane demone vicino a lei.

Sakura le osservò…

La prima doveva essere una nobile… una dama di Palazzo forse…

Mentre la seconda altro non doveva essere che una dei tanti servitori che aveva visto al suo ingresso in quella dimora.

Lo vedeva chiaramente dai gridolini che tratteneva a stento nel toccare il flebile tessuto di quei capolavori.

 

-Ti piace?-

 

Sakura le si avvicinò di spalle, facendo sobbalzare la giovane.

Giovane… non doveva avere molti anni in più di lei.

La serva, impacciata e rossa in volto, ripetè una volta di troppo l’inchino, incapace di rispondere alla bella principessa straniera.

 

-Certo Altezza… sono dei capi bellissimi…adatti poi a una figura come Voi…-

 

La nobile elogiò con lo sguardo il corpo di Sakura, sommerso da un’abbondante tessuto per asciugarsi dopo il bagno.

La principessa di Haru cercò di trattenere un ghigno di disapprovazione.

Non lo aveva certo chiesto a lei!

 

-Veramente volevo che fosse questa giovane a rispondere…-

 

La nobile alzò sdegnata il naso, offesa dalla risposta, mentre la piccola serva affondò la testa nelle spalle, cercando di scomparire.

 

-Oh.. io.. ecco.. Altezza… queste… queste vesti sono… sono magnifiche… ben si adattano alla vostra persona… io…-

 

Sakura afferrò con fermezza il primo della pila, un lungo kimono azzurro cielo e lo mise nelle tremanti mani della ragazza.

 

-Prendilo, e grazie per la cura con cui tratti i miei abiti…-

 

La demone arrossì maggiormente, allontanandosi e non toccando il tessuto.

 

-Oh no! Io… io no potrei mai…-

 

E perché no?

Sakura aggrottò la fronte sorpresa.

Eppure prima le era sembrato che la giovane apprezzasse l’elegante finitura dei suoi abiti…

 

-E’ un regalo. Puoi accettarlo senza remore. Haru è una regione molto popolare per i tessuti, in particolare per le sete pregiate. Io possiedo così tanti vestiti così diversi da quelli tipici di queste zone… non so quando potrò indossare di nuovo un vestito della mia Terra, quindi vorrei che tu usassi almeno questo …io…-

 

Una manata della Nobile allontanò il corpo della giovane che si ritirò con un inchino frettosolo fuori dalla stanza.

Sakura la fissò con odio, stringendo il vestito fra le mani.

 

-Perché lo avete fatto?-

 

Un inchino devoto e senza rancore accompagnò una risposta pacata e precisa.

 

-Perché è solo una serva Altezza e non merita un vestito del genere…-

 

La Principessa sbuffò irata.

Era comunque una giovane ragazza attratta da un vestito… che differenza ci potevano vedere gli abitanti dell’Ovest?

 

-Presto saranno qui altre Nobili con i compito di aiutarvi nei preparativi per l’incontro altezza. Porteranno anche il vestito da indossare, non temete. E’ stata la Regina in persona a sceglierlo e sono certa che il Principe lo apprezzerà molto…-

 

Sakura si sistemò ordinata sul cuscino per terra, mentre la Nobile iniziava a pettinarle i lunghissimi capelli.

L’opera fu però presto interrotta da un acuto urlo che spaventò non poco la giovane Principessa.

La donna, era ora seduta sul tatami chiaro di bambù, con il fiato corto e la veste scompiglata.

 

-Che succede? Non vi sentite bene?-

 

Infittendo a forza e cercando di ritrovare un po’ di compostezza, la demone le indicò un punto imprecisato davanti a lei.

Una macchiolina nera con dei lampi dorati.

Sakura, sorridente, aprì le mani in segno di benvenuto, accettando fra le braccia quel piccolo insetto.

La Dama, spaventata, scattò in piedi.

 

-Altezza! Lasciatelo subito! Potrebbe essere pericoloso!-

 

Sakura rise di quell’assurda idea, coccolando quella che sembrava essere la testa dell’esserino.

 

-Ma no! Kaminari non è affatto pericoloso! –

 

Con dei gesti lenti, fece accomodare il demone-grillo sulla mano, avvicinandolo al volto disgustato della demone.

Kaminari, dal canto suo, percepì con i suoi tre occhioni rossi lo stesso astio della donna, rispondendo con piccole scariche elettriche che gi uscivano dalle antenne che solleticarono appena il palmo della giovane.

 

-Non preoccupatevi, è del tutto innocuo. Fa solo un po’ di scena…-

 

L’animaletto, quasi capendo l’offesa della padroncina, si voltò, fissando con quegli enormi occhi il volto stanco di lei.

Kaminari…

Quel suo amico un po’ speciale…

Non si ricordava neppure come lo avesse avuto…

Ricordava solo la sua eterna presenza al suo fianco…

Sempre…

Silenzioso compagno di solitudine…

Quanti ricordi dolci e tristi in quegli occhi inespressivi…

Quanti segreti sospirati davanti a quel piccolo amico…

 

-Non dovete spaventarvi per delle sciocchezze simili. E’ frequente che nelle corti straniere le giovani si trastullino con insulsi animaletti da compagnia, del tutto inutili e anti-convenzionali. Ma di questo non dovete preoccuparvi Principessa, penserò io a eliminare ogni difetto di questo tipo.-

 

Sakura si voltò piano.

Non si era nemmeno accorta che la Regina fosse entrata con tre damigelle al seguito.

Con delicatezza convinse il demone-grillo ad allontanarsi, uscendo con pochi salti dalle sohjo aperte per tuffarsi nei verdi giardini del Palazzo.

 

-E’ un onore vedervi qui, nella mia stanza, Altezza…-

 

Non poteva certo controbattere.

Non di nuovo.

Già nel primo incontro aveva messo a rischio il suo matrimonio con il Principe e quindi la salvezza del suo regno.

Non avrebbe fatto di nuovo lo stesso errore.

Anche se questo voleva dire mordersi la lingua per non offendere.

La Regina, regale e posata, diede dei cenni precisi con le mani alle serve che ubbidirono devotamente, sparpagliandosi come formiche laboriose per la stanza.

 

-Spero che le stanze che Vi sono state assegnate siano di Vostro gradimento…-

 

Era bella, nonostante l’età non più così giovane.

Aveva un fascino pericoloso e, in un certo senso, temibile.

Aveva un’acconciatura molto formale, con i lunghi capelli argentati fissati con numerose giravolte alla nuca.

Un trucco leggero sul viola scuro, in tinta con il lungo abito da cerimonia.

Distolse lo sguardo, vagando disperatamente per la stanza.

Era così stanca che non aveva nemmeno potuto osservare bene dove era stata destinata la sua permanenza.

La zona Est del Palazzo.

Simmetricamente opposta agli appartamenti del Principe, nella zona Ovest.

Elegante.

Sontuosa.

Delicati immagini erano raffigurate con arte antica sui mobili di legno pregiato, intarsiati da mani esperte.

Gru i volo, timide ninfee e flebili nuvole addobbavano le pareti.

 

-E’ semplicemente stupenda…-

 

La Sovrana sorrise, sentendo nell’intonazione della voce una conferma a quelle parole.

Anche questo difetto sarebbe stato presto corretto.

 

-Me ne compiaccio. Sono venuta per assistere alla vostra preparazione. Ecco, questo è l’abito da cerimonia che indosserete alla presenza del Principe.-

 

Una giovane demone le sbucò improvvisamente di lato, mostrando il più sontuoso abito che Sakura avesse mai visto.

Purtroppo però, lo riconobbe.

Prima di partire per i territori dell’Ovest, la Principessa di Haru aveva studiato sui libri e dai racconti dei mercanti le usanze dell’Ovest, scoprendo a malincuore quale fosse il tipico vestito dei fidanzamenti in quella terra.

Un sontuoso kimono, delle stoffe più pregiate e dei ricami più ricercati.

A dodici strati.

Sicuramente scomodo.

Alzò gli occhi al cielo, in cerca di aiuto, trattenendosi dal qualsiasi commento.

Lenta, la Dama riprese ad acconciarle i capelli in modo regale ed estremamente elegante, nel silenzio totale.

 

-I vostri capelli sono davvero molto soffici, Principessa.-

 

Beh, quello sembrava proprio essere un complimento sincero al quale la giovane rispose con un dolce sorriso.

 

…-ma un po’ troppo lunghi-

 

Sakura voltò lo sguardo dall’altra parte, sperando di celare alla Regina i suoi pensieri.

Le piaceva portare i capelli così lunghi, fin oltre terra…

Le piaceva sentirne il peso e il lento strusciare sulla schiena…

Sembrava lei…

Le ricordava lei…

 

-Mi dispiace.-

 

Parole uscite semplicemente dalla gola, dettata dalla mente.

 

-Non se ne deve dispiacere, rimedieremo anche a questo.-

 

Rimediare.

Come se ci fosse qualcosa di sbagliato.

Sangue freddo.

In fondo, erano solo dei capelli, anche se tagliati, sarebbero ricresciuti.

E poi, sapeva bene che l’importate non era assomigliarle d’aspetto, ma di cuore.

Presto l’acconciatura fu sistemata.

I capelli violetti erano fissati con eleganti e preziosi fermagli blu notte.

Soffice e vaporosa, la sua chioma ricopriva bene il capo, rispecchiando una Principessa di Haru molto diversa da quella naturale e spettinata di poche ore prima.

Solo una cosa le risultò spiacevole..

La nuca.

Scoperta.

Aveva letto da qualche parte che in quella zona della regione la nuca fosse una potente arma di seduzione femminile.

Possibile che anche lei, ormai praticamente promessa, dovesse sottomettersi a quell’assurda credenza?

Per quegli occhi così freddi e inespressivi, poi?

Rabbrividì al pensiero che il Principe chinasse il suo sguardo ambrato su di lei, sulla sua nuca, avvicinandosi a lei da padrone..

Scosse le spalle.

Lucidità.

A questo avrebbe pensato più avanti.

Adesso, doveva salvare Haru.

Una delle servette entrata con la Regina le si pose davanti con un elegante cofanetto.

Trucco.

Che fastidioso contrattempo!

Fortunatamente la Dama addetta ci mise poco.

 

Le donne belle

Non hanno bisogno di trucco

Per essere belle.

 

Il protocollo prevedeva poco trucco il giorno del fidanzamento, in modo tale che il futuro marito potesse osservare la ragazza nel suo naturale aspetto.

Appena qualche traccia vicino agli occhi, per rendere più seducente lo sguardo…

Un po’ di rossetto, per attirare l’attenzione sulle labbra…

Colori tenui, delicati.

In tonalità perfetta con il vestito blu che si accingeva a mettere.

Non era abituata a quel genere di cose…

Le donne di Haru erano attive, ottime lavoratrici… non avevano tempo per sciocchezze simili…

Certo, lei adesso il tempo avrebbe dovuto trovarlo…

Con eleganza, Sakura si alzò da terra, girandosi verso la Regina che la fissava con aria annoiata.

 

-Adesso dovrei cambiarmi Altezza…-

 

La Regina alzò uno sguardo impertinente verso la giovane ritta davanti a lei, alzandosi a sua volta.

 

-Ma certo Principessa…-

 

Ad un cenno della mano le demoni nella stanza si avvicinarono alla giovane, aiutandola piano a togliersi l’ingombrante veste.

 

-Gradirei che Voi usciste…-

 

Stizzita.

Ecco come era uscita la voce della Principessa.

Ecco com’era realmente.

Un sorriso increspò il volto inanimato della Sovrana, nascosto ben presto dietro il leggero sventolio del ventaglio.

 

-Mi spiace Principessa, ma preferisco restare. In fondo, questa è la prima volta che vi vedo e, se devo essere sincera, appena arrivata, in quel buffo e ingombrante abito, non ho potuto vedere nulla del suo corpo.-

-Quell’abito, Altezza, è il tipico della mia Terra…-

 

Con un gesto secco, chiuse il ventaglio.

 

-Nei prossimi giorni, se mio figlio vi riterrà degna, vi istruirò riguardo al comportamento da tenere a corte. Intanto, voglio controllare che siate effettivamente di avvenente presenza come si dice. O preferite forse che venga il Principe in persona a controllare?-

 

Rabbrividì.

Di odio.

 

-No, non ce né bisogno. Volevo solo dimostrarle il mi senso del pudore. Mi è stato riferito che anche qui è una qualità femminile ben apprezzata.-

 

Con un gesto veloce, sciolse la fascia in vita, lasciando scivolare sinuosa la veste sul pavimento.

La Regina iniziò a girarle intorno, mentre le gote della Principessa si tingevano di rosso, particolare reso troppo visibile dalla carnagione chiara.

La Demone picchiettava con aria concentrata il ventaglio sul mento, analizzando ogni parte della giovane.

Non era troppo alta, come si addice a una donna…

Carnagione chiara, ottimo…

Schiena liscia e sinuosa…

Fianchi…

 

-Avete i fianchi un po’ stretti…-

-Cosa comporta?-

 

Cosa c’entravano i fianchi adesso?

Le sembrava di impazzire per la tensione.

 

-Non va bene per generare figli…-

-La mia stirpe, nonostante questo difetto, non ha mai avuto questo tipo di problema…-

 

Fece cenno di sì con la testa, continuando ad analizzare il corpo.

In fondo, lo sapeva bene.

Aveva studiato attentamente la sua dinastia per evitare che ci fossero problemi gravi come la sterilità.

Fortunatamente, nessun caso.

 

-Avete le gambe allenata, Nobile Sakura…-

 

La Principessa arrossì, muovendo inconsciamente le parti indicate.

Si sentiva a disagio.

Terribilmente a disagio.

Come un pezzo di stoffa fra le mani del compratore.

Il mercante ne elogia le qualità, cercando di alzare il prezzo, mentre il cliente nota i difetti, nel tentativo opposto.

 

-E’ a causa delle corse…-

 

La Regina alzò un sopracciglio, irritata.

Odiava dover chiedere altri chiarimenti.

 

-Corse?-

-Sì,Haru è una terra di prati e colline per questo io…-

-Vi trastullavate correndo per dei pascoli, come una stupida contadina? Spero di non dover ricordarle che ciò qui non le sarà permesso…-

 

Certo…

Chissà quando avrebbe potuto solo uscire, anche sotto scorta, fuori da quelle mura.

Una donna doveva stare a casa, a badare ai figli…

La Regina terminò il giro, restando per lunghi secondi a fissare la ragazzina che, ostinata, on chinava lo sguardo, nonostante lo sdegno e il pudore.

 

-Siete illibata?-

 

Il rossore divenne scarlatto.

Fuoco.

Con in gesto di stizza Sakura chiuse le mani a pugno, cercando di soffocare l’imbarazzo.

 

-Ma certo!!! Che razza di domande!!! Io…-

-Moderate i toni, Principessa. Ho i dovere di porvi queste domande. State per diventare la futura promessa del Principe delle Terre dell’Ovest. Mio figlio non gradisce ciò che è di già stato usato…-

 

Odio.

La Regina e la Principessa capirono in questi sguardi che il loro rapporto non sarebbe mai stato pacifico.

 

-Ricordate, Principessa, che una donna è perfetta solo se è bella, quando è ben formata nella sua persona e ben proporzionata in tutte le sue parti. Per questo motivo voi siete qui.-

 

Con un fruscio di vesti, la Regina uscì, dando il secco ordine alle serve di finire di prepararla.

 

 

 


Rin osservò da lontano il sommo Sesshomaru.

 

Stava solo, in disparte, sotto un bellissimo albero in fiore.

Un pruno, dall’intenso profumo.

Non aveva ben capito cos’era successo in quei giorni a Palazzo.

Tutti erano in gran fermento per i preparativi di un importante arrivo…

Perfino Jaken era su di giri.

Per non parlare della Signora…

Con lei era sempre gentile, ma in quei pochi giorni la aveva trascurata…

Come il Padron Sesshomaru…

Come tutti…

La bambina cercò di avvicinasi al demone, trattenuta però dalla mano verde di Jaken.

 

-Dove credi di andare Rin?-

 

La piccola si sdraiò per terra, inchinandosi in segno di supplica.

 

-Volevo salutare Padron Sesshoamru. Ti prego Jaken, lasciami andare! Io…-

-Non se ne parla nemmeno! Stupida!-

 

Il demone ficcò la testa della piccola dietro il cespuglio e abbassò la voce.

Il Principe l’aveva affidata espressamente a lui.

Far da balia a una mocciosa umana…

 

-Non puoi andare da lui!-

-E perché?-

 

Gli occhini neri di Rin intenerirono quelli tondi del piccolo demone.

In fondo, lei non sapeva niente di quanto strava accadendo…

 

-Sommo Sesshomaru sta aspettando la Principessa di Haru-

-Quella che è venuta prima sulla portantina?-

-Certo, chi altro?-

 

La risposta non soddisfò la piccola che trattenne per il vestito Jaken in procinto di allontanarsi.

 

-E perché la sta aspettando?-

 

Il demone sbuffò, convincendola ad alzarsi e ad allontanarsi da lì.

Se fossero stati scoperti il pomeriggio del primo incontro a spiarlo…

Si schiarì la voce, cercando le parole adatte.

 

-Se tutto va come previsto, stasera saranno promessi…-

 

Rin fissò con aria dubbiosa il demone…

 

-Promessi?-

-Ma sì, stupida! Ormai Padron Sesshomaru deve diventare Sovrano e al suo fianco deve esserci una Regina! Muoviti adesso, non dobbiamo disturbarli…-

 

Con uno strattone il piccolo demone fece entrare la bambina nel palazzo.

Rin però, poco prima che Jaken chiuse le sohjo, riuscì a scorgere una figura procedere verso il Demone.

 

 

 


Sesshomaru non voltò neanche il capo per accogliere la nuova venuta.

La aveva riconosciuta dall’odore.

Con lentezza la Demone si sedette al suo fianco, facendo attenzione che l’elegante vestito non si sporcasse.

 

-Sarà qui fra poco…-

 

Sesshomaru accenna lievemente di sì col capo.

E’ annoiato.

Dannatamente annoiato.

E questo sua Madre l’ha capito.

 

Era da anni che non parlava con il figlio.

Non solo a causa dei suoi viaggi di formazione, ma anche perché non avevano mai avuto un vero legame.

Lei era la donna che lo aveva messo al mondo, la persona che aveva gestito gli affari a palazzo quando lui non c’era.

Non aveva mai sentito la mancanza di quei dialoghi.

Ma adesso dovevano stipulare il contratto più vantaggioso per tutta la storia del casato.

Adesso, dovevano parlare.

Parlare di affari.

 

-Sono stata nelle sue stanze, mentre si preparava. Vi assicuro che non avete nulla da temere… è una fanciulla bellissima… quei mercanti avevano ragione. Saprà come farvi divertire…-

 

L’ultima frase fu pronunciata con un ghigno divertito, che però non toccò il Principe.

 

-Non conosce le nostre tradizioni…-

 

Freddo e calcolatore.

Già, perché la Regina dell’Ovest era l’esempio da seguire per le altre dame, doveva essere perfetta.

Come aspetto e come comportamento.

 

-Di questo non dovrete crucciarvi. Me ne occuperò io.-

 

Una serie di risatine e sussurri interruppero il breve dialogo.

La Regina scattò in piedi, agitando il ventaglio per scacciare la fastidiosa calura del tardo pomeriggio.

Sesshomaru, con calma, imitò la Madre, ponendosi maestosamente al suo fianco.

Eccolo lì.

Di nuovo di fronte a lei.

Di nuovo nemico per lei.

Sakura si avvicinò a testa alta ai Regnanti, inchinandosi davanti a loro.

Questo gesto la infastidiva.

In fondo, lei era loro pari.

E infatti la Regina ricambiò poco dopo.

Sakura si rialzò.

Inutile aspettarsi lo stesso atteggiamento nel Principe.

Piantò i suoi occhi in quelli ambrati di lui.

Indifferenti.

Li distolse, memore che una ragazza da marito non doveva fissare un giovane per troppo tempo.

Un Principe poi…

Fissò i pavimento, notando il blu scuro degli abiti del Demone.

La stessa gradazione sua.

La sua stessa stoffa.

Differente nel taglio.

Uguale nel significato.

Quel giorno, i giovani che si dovevano fidanzare indossavano vestiti sontuosi e di uguale stoffa.

Due metà divise.

Ma il vestito no era indice solo dell’importanza del giorno.

La spada al fianco del Principe ne indicava infatti anche la natura guerriera, mentre le maniche larghe di lei e l’acconciatura con la nuca scoperta la purezza del corpo.

Offerto a lui.

Come un sacrificio.

Sacrificio per salvare Haru.

Le tre figure iniziarono a incamminarsi per i giardini del Palazzo.

Gli occhi della Straniera si persero nelle sfumature della fioritura…

Profumi dolci e acerbi…

Piccoli scricchiolii di sassolini sul sentiero…

Sapore di primavera…

Per un po’ rimase così, incantata, nell’ammirare la bellezza di quei giardini, riconoscendo con infantile stupore piante e fiori…

L’unica cosa che non avrebbe dovuto vedere, camminava di fronte a lei.

Altero.

Deciso.

Insensibile.

 

-Allora, Nobile Sakura, vi prego, raccontateci qualcosa su di Voi… certo, questa domanda dovrebbe essere rivolta a Vostro Padre, ma vista la sua assenza, mi perdonerete la sfrontatezza…-

 

Lo sguardo ambrato della Regina era simile a quello del Principe… solo… più… più… umano.

 

-Quali arti conoscete?-

 

Sakura sospirò impercettibilmente.

Certo, per i Sovrani dell’Ovest le fanciulle, soprattutto se principesse, dovevano seguire una rigida istruzione, improntata anche su arti ridicole o inutili.

Ad Haru, terra più liberale, l’istruzione era comune a tutti e l’arte del commercio e del dialogo veniva insegnata fin da piccolissimi.

Sembrava quasi che fosse un eredità degli antenati.

Quel popolo non dava importanza alle apparenze, ma al comportamento e alla credenza di ognuno.

Non badava all’estetica, ma all’interiorità.

Proprio il contario dell’Ovest.

 

-Dovete sapere, Regina, che le Vostre usanze sono molto diverse da quelle della mia terra… Ad Haru ho imparato molte cose, anche riguardo la vostra cultura. Conosco la dolce arte del canto, quella leggera della danza, le melodiose note dello shamisen, la cura dell’origami, l’armonia dell’ikebana e l’eleganza della scrittura…-

-Avete imparato tutto questo ad Haru?-

 

Scherno.

Ecco cosa aveva sentito nella sua voce.

Insieme a incredulità e disprezzo.

Nonostante Sesshoamru camminasse pochi metri davanti a lei, questo on voleva dire che non sentisse…

 

-Cosa volete dire, Principe?-

 

Sesshomaru si voltò.

Bellissimo.

Sfrontato.

 

-Esattamente ciò che ho detto. Haru non è terra di arti, ma di commercio. Non è nella vostra educazione imparare questo genere di cose.-

 

Lo odiava.

Semplicemente.

 

-Solo perché la mia terra e diversa dalla Vostra questo non significa che sia anche inferiore…-

 

La Regina li guardò orgogliosa.

Ecco cosa sarebbero stati:

Una coppia perfetta.

Suo figlio era il miglior soldato che avesse mai visto, oltre che un giovane dell’aspetto prestante…

Sakura era la fanciulla più bella del regno, oltre che un’intelligente interlocutrice…

Con la debita educazione, sarebbe diventata la futura Regina.

Perfetta in quel ruolo.

 

-Sono certa che mio figlio non volesse esser scortese, Principessa. Avrete modo di dimostrarci tutte le vostre abilità nel pomeriggio.

 

 

 


Sorseggiò il the con esagerata attenzione, rischiando quasi di scottarsi la lingua.

Ormai era notte inoltrata e lei si sentiva distrutta.

Aveva continuato ad esibirsi tutto il pomeriggio, dando il meglio di sé in ogni disciplina.

Certo, non tutto era andato come previsto, ma non si può dire che non si fosse impegnata…

Da quando era arrivata quella lettera al suo Palazzo, Sakura aveva continuato ad esercitarsi in quelle pratiche sconosciute, con maestri poco informati o inesperti.

Poteva ritenersi soddisfatta.

Non era poi stata colpa sua se era inciampata nel kimono!

Ad Haru le vesti sono generalmente corte, sotto il ginocchio, per facilitare le corse!

E poi, quell’assurda cerimonia del the…

La tazza per il Principe era rovente e le era scivolata, purtroppo sul tavolo e non sul demone, come avrebbe sperato…

Osservò di nascosto il Principe, seduto davanti a lei, dall’altra parte del tavolo.

Guardava con noncuranza fuori dalle sojho aperte, con gli occhi fissi sulla luna…

Quegli occhi…

Non avevano fatto altro che fulminarla di scherno e disprezzo ad ogni mossa sbagliata, ad ogni piccolo errore, per poi restare muti o altezzosi quando le riusciva invece qualcosa…

Spostò lo sguardo alla capotavola.

Certo, neanche lei si era sprecata di parole, ma almeno aveva mosso qualche commento.

Quel silenzio aveva il sapore aspro della tensione.

Se Sesshomaru avesse rifiutato quelle nozze, per il regno dell’Est sarebbe stata la fine.

La guerra.

Anzi, la resa incondizionata.

Non avrebbero mai avuto speranza contro un esercito tanto potente…

D’altro canto, invece, il Territorio dell’Ovest avrebbe perso credibilità, venendo meno a dei patti e causando la probabile rivolta degli alleati di quel piccolo regno…

Tutto dipendeva dalla risposta del Principe…

 

La Regina pose con un leggero tintinnio la tazzina sul piattino.

 

-Bene, credo che ormai sia giunto il momento di discutere del Vostro fidanzamento, la cerimonia dello Yuino. Principessa dall’Est, Voi siete indubbiamente una bellissima giovane, ma la vostra educazione mi ha molto delusa questo pomeriggio…-

 

Sakura respirò a fondo.

Sesshomaru, intanto, si voltò a sua volta verso le due interlocutrici.

 

-Sono desolata Altezza…-

 

Dannazione!

Le cose si stavano mettendo male…

 

-Ma posso imparare…-

 

Sesshomaru alzò un sopracciglio, infastidito dalla risposta.

Strano, sebbene quella ragazza sembrasse del tutto ostile a lui, voleva contrarre quel matrimonio ad ogni costo.

Sakura incrociò il suo sguardo con quello di lui.

Non c’era tempo da perdere con la Regina.

L’ultima parola sarebbe stata quella di Sesshomaru.

 

-Altezza, Vi prego di ascoltarmi.

 

La bontà di una casa non si giudica

Dal lusso delle sue stanze,

ma dalla capacità di difendere

gi abitanti dal rigore del clima… l’utilità

di un vecchio vestito non si giudica

dal suo colore ma dal caldo che tiene

a chi l indossa… la bontà di un cibo

non si giudica dal suo prezzo,

ma dalla capacità di soddisfare

l’appetito di chi lo mangia…

la virtù di una sposa non si giudica dal suo aspetto esteriore,

ma delle qualità del suo carattere.

Altezza, voglio essere sincera. Io non mi ritengo la bellissima ragazza che la Regina dice. Lo sembro semplicemente, perché i miei occhi e i miei capelli sono sconosciuti nel Vostro Regno, ma vi assicuro che nelle terre dell’Est esistono molte giovani demoni molto migliori di me.

Sì sa, il diverso e l’originale attira molto di più del banale e dello scontato.

Però, Principe, vi prego di basare la vostra scelta non solo sul mio aspetto.

Quello non basta ad una Regina.

Prendete Vostra Madre come esempio.

E’ una bellissima demone, oltre che un’abile politica che ha tenuto le sorti del Regno per molti anni, guidando da sola le Terre dell’Ovest.

Io vi prometto che, se vorrete concedermi l’onore di fregiarmi del titolo di vostra sposa, m’impegnerò a imparare tutto ciò che serve al Vostro Regno. Non vi sarà di alcun intralcio, anzi: metterò le mie conoscenze al vostro servizio.

Fra noi ci sono molte diversità, e io, imparando le vostre usanze, potrei aiutarVi con quelle di altri popoli stranieri. Haru è un porto molto importante, dove ho avuto il piacere di conoscere molti marinai che parlavano lingue diverse e trasportavano merci sconosciute.

Ogni mia conoscenza, se lo vorrete, sarà messa al Vostro servizio.

Porto come dote la mia Terra, il ricco paese dell’Est.

Ma questa è solo una parte dei doni.

Vi assicuro anche la mia fedeltà, il mio aiuto, la mia dedizione a Voi e al Regno dell’Ovest.

I miei regali sono la mia patria, il mio corpo e il mio sapere.-

 

S’inchinò, sfiorando con la fronte il pavimento.

Strinse le mani a pugno, soffocando i tremore.

Non poteva crederci.

Davvero aveva detto quelle parole?

Anche se non li vedeva, poteva sentire gli occhi del Principe su di lei, vagare nel pensiero delle parole appena pronunciate.

Chiuse gli occhi, pregando in una risposta affermativa e soffocando le grida del suo cuore che, disperato, le suggeriva di ritrattare tutto e di fuggire.

 

-Le carte…-

 

Spalancò gli occhi, incredula.

Ce l’aveva fatta.

Alzò piano la testa, notando come il voto del Demone fosse di nuovo noiosamente voltato verso la luna.

La voce fredda di poco prima, appena sussurrata, era ora muta, a contemplare la vastità del cielo.

La Regina pose loro un pezzo di carta.

Un pezzo di carta dal valore inestimabile.

Il contratto matrimoniale.

 

Effimeri qual

Fiori di ciliegio

Patti d'amanti.

 

Senza neanche leggere, Sesshomaru firmò per primo, dando ordine a un servo di porlo anche alla Principessa.

Sottile carta di riso e una piuma d’oca.

Sinuose lettere che elencavano i termini del matrimonio.

La fine dell’assedio, la pace e l’integrazione fra i due regni.

La pace.

E, poco sotto, un tratto veloce e appuntito.

Una firma sicura e sbrigativa.

Intinse piano il beccuccio.

Strano.

Non avrebbe mai pensato che una piuma potesse pesare tanto.

Eppure, in quel momento, Sakura chiese aiuto a tutte le sue forze per reggerla.

Con lentezza, la pose sul foglio, creando una piccola macchia nera sotto la firma del demone.

Con lentezza, iniziò a trascinare il pennino.

Lettere eleganti e armoniose.

Ogni nuovo simbolo, un nuovo addio.

Addio alla sua natura.

Addio alla sua patria.

Addio alla sua indipendenza.

Terminato il nome, Sakura si rese conto che, in quell’attimo, terminava anche la sua libertà.

Era promessa, adesso.

Era proprietà del Principe.

Sorrise, per conforto e per vittoria.

 

-Il matrimonio sarà celebrato fra un anno, per dare tempo alla Principessa di conoscere le nostre usanze e per ambientarsi in questo nuovo territorio, sua nuova patria.-

 

La Regina parlò sicura, insofferente alla reazione di Sakura.

Un anno…

Sakura spalancò gli occhi.

Pochissimo per la vita centenaria vita di un demone…

Pochissima distanza dal matrimonio…

Ma non era quello il momento di pensarci.

La serata non era ancora finita.

Con un gesto fluido, chiamò a sé un eunuco, impartendogli ordini ben precisi.

Il giovane tornò poco dopo, con una lunga confezione di legno pregiato.

Sakura la pose sul tavolo e lo aprì, sotto lo sguardo curioso della Regina e quello severo di Sesshomaru.

Era il tempo dei doni di fidanzamento.

La giovane estrasse un’elegante katana.

Lama affilata, manico intarsiato e gemmato, custodia decorata e preziosa.

Adesso, adesso Sakura era in piedi, con la katana in mano, e di fronte a lei, il Principe.

 

-Per molti mesi i migliori fabbri e orefici di Haru si sono impegnati per creare questa katana in vostro onore, Principe dell’Ovest. Secondo il mito, la dea Amaterasu, personificazione del sole, fece dono ai suoi discendenti di uno specchio e di una spada, eterni simboli degli imperi. La spada non è soltanto uno strumento di guerra, ma un emblema attorno al quale riconoscersi come nazione. Non bisogna quindi stupirsi del fatto che nella nostra cultura e nella nostra vita, la spada ricopra il ruolo di un Kami, e cioè di un'entità divina preposta alla conservazione delle vite e alla distribuzione della morte, essa possedeva poteri che andavano ben oltre l'affilatura della lama e l'abilità del guerriero che la maneggiava.

L’uomo dev’essere il contrario della spada:

Come la katana è morbida fuori, ma dura dentro

un uomo dev’essere duro fuori, ma morbido dentro-

 

Sesshomaru la prese, astraendola dal fodero con svilente attenzione.

Ottima fattura.

Una perfetta arma da cerimonia.

Ad un suo cenno, la Regina si avvicinò, porgendo a Sakura uno specchio finemente cesellato.

 

-Bellezza e equilibrio: questi sono gli strumenti che dovrete usare alla corte dell’Ovest.-

 

Sakura osservò incantata la sua immagine riflessa.

Sorrise.

Sesshomaru la fissava con un sopracciglio alzato.

Perché sorrideva?

Era solo uno specchio, di ottima fattura, ma solo uno specchio, come altri cento che ne possedeva.

Il Principe non poteva capire che quello specchio non rifletteva l’immagine della Principessa dell’Est, ma il volto della futura Regina dell’Ovest.

Sakura accennò un inchino, insegno di ringraziamento.

Bellezza e equilibrio.

Ecco le doti richieste.

Aspetto fisico e saggezza.

 

-Io per Voi non nasconderò niente

quel ch'è di me

sarà innanzi ai Vostri sguardi-

 

Sospirò.

Era finita.

Però, oltre alla soddisfazione per aver salvato il suo regno, Sakura sentiva anche una profonda ansia

Una terribile inquietudine dettata da due freddi occhi ambrati.

Lentamente si voltò, incamminandosi verso le sue stanza accompagnata da tre serve.

L’ultima frase che sentì pronunciare dal Principe a un soldato, fu però quella che le permise di dormire, nonostante tutti quei pensieri.

Quelle parole riuscirono a far tacere i suoi dubbi, lasciando spazio alla convinzione di aver fatto la scelta giusta.

 

-Togliete l’assedio.-

 

 

 


Ciao a tutti!!!!

Beh, innanzitutto posso davvero ritenermi molto soddisfatta di questa storia!

Ricevere così tanti commenti e così tante letture per il primo capitolo mi ha davvero appagata del lavoro che ho fatto.

Piacere sì, ma anche lavoro.

Ho dedicato tutta l’estate nel leggere libri di usi e costumi nel Giappone Antico, oltre che tre libri di Haiku e poesie brevi.

Oltre che arricchirmi interiormente, mi ha anche dato la possibilità di confrontarmi con questo mondo bellissimo e affascinante.

Credo però di dovervi qualche spiegazione.

I capitoli saranno molto lunghi (ho calcolato una media di circa trenta pagine ciascuno) perché ho notato che, nell’altra storia che ho scritto, le lettrici erano sempre impazienti e deluse da aggiornamenti in ritardo.

Per questo ero e sono tuttora “costretta” ad aggiornare con circa quattro o cinque capitoli per volta.

Per evitare questo, allora, ho deciso di pubblicare capitoli lunghi a distanza, così ciascuno può decidere di leggere il capitolo tutto in una volta, o dividerselo nel tempo.

Il filo conduttore della storia sarà proprio il difficile rapporto che sta ascendo fra Sakura e Sesshomaru, per questo non terminerà con la sconfitta del “cattivo” di turno.

Questa storia l’ho basata più sui “sentimenti” che sui fatti, e questo le da un taglio nuovo,diverso e, spero, interessante.

Ringrazio tutti voi per l’incoraggiamento e il supporto che mi avete dato e mi state dando.

Vi devo però chiedere scusa, in quanto gli aggiornamenti non saranno molto vicini.

Come ho detto, ho raccolto molto materiale per scrivere questa storia e nello scrivere i capitoli devo necessariamente attingere ai miei appunti, così da allungare i tempi della scrittura.

Mi scuso per avervi rubato tanto tempo in chiacchere forse inutili, ma ci tenevo tantissimo a darvi queste spiegazioni.

Grazie a tutti!!!

 

In particolare:

 

Ayrill: Grazie mille per il commento!!! L’inizio in effetti è volutamente misterioso, ma spero ce questo capitolo ti abbia aiutata a capire qualcosa in più! Grazie mille per le belle parole!!! Un bacio!!!

 

Celina: Ciao!!! In effetti la storia mi è venuta in mente proprio nel leggere per diletto quella poesia. E’ stato un attimo: gli eventi si facevano spazio nella mia testa in una successione impressionante e… eccoci qui! Come hai capito Sesshomaru è il protagonista maschile che preferisco! Spero davvero che questa storia soddisfi le tue aspettative!!! Grazie mille!!!! Bacio!!!

 

Ary22: Ciao!!! Sesshomaru si scioglierà… forse… fra un po’… forse… però devo ammettere che i parte lo capisco… insomma… ritrovarsi fidanzato da un giorno all’altro! Almeno Sakura lo ha dovuto fare anche se non lo voleva, invece Sesshomaru è completamente sottomesso al protocollo. Riusciranno i due a sopportarsi? Vedremo!! Grazie per le tue parole, sono sempre graditissime!!! Bacio!!!

 

Gemellina Dolly: Ciao!!!! Per quanto riguarda Inu e company, lascio la faccenda sospesa… nel prossimo capitolo ci saranno delle informazioni, ma ho deciso di non anticipare niente!!! E, come troppo spesso, hai ragione! Sakura è naturalmente simile a me, soprattutto nei sentimenti… forse hai ragione, non avrei resistito a litigare con Sesshomaru, ma in fondo lei lo DOVEVA fare per Haru!!! E comunque, anche se con educazione, in parte gliele ha cantate! Grazie mille per i complimenti e non ti preoccupare se sei la prima!!! Vedere comunque il tuo nome fra chi mi ha recensito, mi da lo stesso  tanta soddisfazione!!! Spero di sentirti presto!!!! Un bacio!

 

SesshomaruLover: Ciao!!! Da quanto tempo!!!! Sono proprio felice di sentirti!!! Grazie mille per i complimenti!!! Come avrai letto sopra, scrivere questa storia non è affatto una passeggiata… ma mi sta dando tantissime soddisfazioni! Spero di aver mantenuto inalterato il carattere di Sesshomaru…! Per quanto riguarda il terzo nome… non dirlo a nessuno!!! Deve essere una sorpresa!!! Grazie mille per le bellissime parole!!! Anche tu mi manchi!!! Bacio!!!

 

Kaimy_11:Ciao!!! Che bello sentirti!!! Non sono riuscita a trovarti in questi giorni!!! Forse per gli orari diversi!!! Comunque grazie mille per i complimenti!!! E sono davvero molto contenta che Sakura abbia avuto un successo simile! Credevo che all’inizio, così sottomessa com’è, non sarebbe piaciuta!!! Spero che il seguito che aspettavi tanto ti soddisfi. Intanto, posso solo dirti che ti sono vicina. Molto vicina. Un bacio.

 

Crilli: Ciao!!! In effetti Sakura si opporrà e unirà a Sesshomaru… ma… credi davvero che sarà abbastanza forte? Per quanto riguarda il mezzo-demone e la ningen, temo che dovrai aspettare… certo che causeranno molti dubbi alla Principessa!!! Non perchè lei ce l’abbia con gli umani! Anzi! Proprio per il contrario… In effetti in questi primi capitoli Rin non compariva molto, ma presto ci sarà spazio anche per lei!!! Promesso!!! E sarà anche molto speciale!!! Grazie per il commento!! Bacio!

 

Sesshidil: Ciao!! Sono contenta che ti piaccia!!! Le tue sono state poche parole ma piene di entusiasmo!!! Grazie di cuore!!! Bacio!

 

AVVISO:

 

Per chi mi volesse contattare, vi consiglio di non usare msn, perché ultimamente lo posso usare poco.

Scrivetemi invece!!!

Le mail le posso controllar e rispondervi quando ho un po’ di tempo!

Almeno così manteniamo un po’ i contatti!!!

Il mio indirizzo è sempre quello!!!

Grazie!!!

 

AVVISO:

 

Scusate se vi disturbo ancora, ma devo farvi una domanda che riguarda la storia.

Voi per caso conoscete dei nomi giapponesi con il loro significato?

Me ne servirebbero di femminili, ma non voglio spiegarvi per cosa!!!

Ho lanciato anche questo appello nell’altra mia fic!!!

Spero che mi aiuterete!!!

Grazie!!!

 

AVVISO:

 

Giuro, è l’ultimo!!!

Volevo farvi una domanda, per vedere l’idea di voi lettori…: questo matrimonio, s’ha da fare? Si farà?

Aspetto risposte!!!!!

 

 

Grazie a tutti per l’attenzione!!!

 

Bacio!!!!

 

Lete

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Sakura strinse la stoffa del kimono, imponendosi un contegno

Sakura strinse la stoffa del kimono, imponendosi un contegno.

In fondo, il suo fidanzato era dietro di lei, a pochi metri.

Sorrise alle guardie della scorta che, impacciati, provavano improbabili inchini al suo cospetto.

Se non avesse avuto un nodo alla gola, avrebbe riso.

Certo, non era quello il saluto di congedo ad Haru

Ma aveva informato gli uomini che adesso le cose erano cambiate.

Soprattutto, Haru era libera.

L’assedio era finito.

Le truppe dell’Ovest tornavano a casa.

E la scorta dell’Est doveva ripartire.

Sesshomaru era stato tassativo: un giorno, non di più.

Pian piano la schiera di soldati si dissolse.

Adesso, lo sapeva, veniva il momento più difficile.

Izumy le si fece avanti per prima, accarezzando con le mani il suo piccolo fiore ed inchinandosi devotamente.

 

-Fai buon viaggio Izumy e ti prego… prenditi cura di mio padre…stagli vicino…-

 

La demone chinò la testa, incapace di alzare lo sguardo.

 

-Non alzo la voce

Nel lamento, come invece fa

L’insetto; eppure

Copiose le lacrime

Fluiscono furtive-

 

La Principessa si accorse solo allora, sentita la voce spezzata della demone, delle piccole lacrime chele rigavano il volto.

Izumy si portò una mano al volto, cercando di nascondere i singhiozzi.

Sakura le afferrò la mano, stringendola saldamente fra le sue.

 

-Non tu… ti prego… sii forte…-

 

Inghiottì più volte a fatica.

Non poteva piangere.

Non era consentito ad una futura Regina.

E non voleva rischiare.

Un contratto era solo un contratto e già una volta i regnanti dell’Ovest avevano dimostrato di non saper prestar fede ai patti…

Adesso, adesso che finalmente Haru era libera e che lei era fidanzata, doveva sopportare, inghiottire le umiliazioni della corte e di quell’assurdo cerimoniale…

Almeno per un anno…

Almeno fino al giorno del matrimonio…

Quando lui…

Basta!

Se pensava anche a questo sarebbe impazzita!

Izumy strinse con forza la mano, per poi staccarla a fatica ed allontanarsi con alcune guardie.

Sakura si voltò appena.

Sesshomaru era rimasto lì, immobile, all’entrata del castello.

A fissarla.

Senza guardarla veramente.

La quercia

sembra non curarsi

dei ciliegi in fiore

Si portò con stizza una ciocca di lato.

Non stava piangendo.

E voleva che lo sapesse.

Poteva obbligarla a diventare ciò che non era, poteva obbligarla a sposarlo, ma non avrebbe mai rinunciato alla sua dignità…

Almeno, non ancora…

 

-Certo che il tuo fidanzatino non ha l’aria proprio allegra…-

 

A quelle parole la demone si voltò, incrociando gli occhi scuri dell’amico.

 

-Toryu…!-

 

Rimprovero.

Il giovane umano conosceva bene quel timbro di voce dell’amica…

Lo usava sempre quando era stizzita, quando non voleva che si sapesse qualcosa…

Certo, lui era un semplice umano, non poteva parlare così di un Principe…-

 

-Davvero riuscirai a sopportarlo?-

 

Una carezza, percepibile nonostante la stoffa del kimono…

Perché quel calore sul braccio era inconfondibile…

 

-Devo…-

 

Aveva abbassato gli occhi…

Non credeva in quello che aveva detto…

Era stata costretta a dirlo, per non demoralizzarsi prima del tempo…

Per non ricordare quanto in realtà era forte e determinata…

Per ricordare che, in quei panni, era una debole donna…

Sakura appariva chiusa in se stessa…

Indifesa come Toryu non l’aveva mai vista…

E con il cane da guardia alle spalle…

Si avvicinò sinuoso all’amica.

 

-Che ne dici?… Lo facciamo un po’ ingelosire…?-

 

Prima che potesse capire l’esatto significato di quelle parole, sentì sul volto l’odore fresco dei suoi capelli….

Le sue mani calde dietro la schiena…

E il suo volto, nascosto fra il collo e la spalla…

Come quando erano piccoli…

Come quando aveva paura…

Perché Kamigaw l’aveva messa in punizione per una qualche marachella esagerata e Toryu aveva paura, paura che la mandasse via definitivamente…

Allora la stringeva, l’abbracciava allo stesso modo, per paura di perderla, per non farla allontanare…

Ma questa volta, il loro saluto sarebbe stato definitivo…

Non ci sarebbero più state le sortite notturne degli amici nella sua stanza, a portarle qualche candela e tanto buonumore…

E non ci sarebbe neanche più stata la potente voce di Kamigawa a rimproverarli, per poi unirsi a scherzare con loro…

Lo strinse, sperando che il tempo si congelasse in quell’istante, in quell’abbraccio che così spesso l’aveva rasserenata, facendole capire che nessun ostacolo era troppo difficile da superare…

Ma, in quel momento, nessun calore le avrebbe mai fatto dimenticare ciò che l’aspettava…

Una vita di regole precise, freddezza e parole calcolate…

Nessun affetto o comprensione…

La totale dedizione verso un marito che non solo non conosceva, ma anche freddo e indisponente…

Una lacrima, timida e silenziosa le rigò una guancia.

Con un gesto veloce, se l’asciugò, facendo allontanare il corpo dell’amico dal suo.

Però, a quella piccola goccia ne seguirono altre.

Nonostante la determinazione di Sakura, nello smettere, quel pianto sordo non si fermava.

Una mano grande e calda, le asciugò la guancia…

 

-Le gocce di pioggia primaverili

Che cadono, sono forse lacrime?

Del fiore di ciliegio,

invero, non c’è nessuno

che non rimpiange la caduta.

Ci mancherai, ma non temere. Andrà tutto bene.-

 

Senza aspettare una risposta, Toryu si allontanò, montando sul drago bipede e galoppando, dandole le spalle, verso un gruppo di soldati.

Sesshomaru era ancora dietro di lei.

Lo sentiva.

Sentiva la sua presenza.

Se non il calore del suo corpo, almeno la freddezza dei suoi occhi.

Sospirò, riasciugandosi gli occhi, ma non voltandosi questa volta.

Avrebbe capito, avrebbe capito che aveva pianto.

E non doveva.

Non voleva.

Un singhiozzo.

Alzò la testa, incontrando uno sguardo nocciola e smarrito.

 

-Ami…-

 

La mezzo demone le si gettò fra le braccia, senza ritegno.

La coda abbassata e le orecchiette feline mogie.

Scuoteva la testa convulsamente, stringendo l’amica e sospirando dei “no” accompagnati dai singhiozzi.

Sakura la strinse, facendosi contagiare dalla debolezza dell’amica.

 

-Ami, ti prego… adesso basta… non cambierà nulla… te lo prometto… non esagerare, su! Avanti, se no dopo ti si arrosseranno gli occhi e Toryu ricomincerà a prenderti in giro, chiamandoti “procione”…-

 

Il sorriso tirato della Principessa non fu seguito dalla tipica risata della gattina.

Ami sospirò, imponendosi di calmarsi.

 

-Se fossero, le mie,

Lacrime false,

non torcerei segretamente

le maniche bagnate

del mio abito di seta…

Sakura, promettimi che non ti farai cambiare… promettimi che non diventerai come loro…-

 

Paura…

Di perdere un’amicizia…

Di cancellare dei ricordi…

 

-Te lo prometto…-

 

Ormai le lacrime, immuni ai rigidi protocolli dell’Ovest, scendevano numerose.

 

Sono tiepide lacrime

Quelle che come gioielli indugiano

Sulle maniche.

Invano io tento di frenare

Il torrente impetuoso del pianto.

 

-Se vuoi, posso restare…-

 

Sakura sorrise amareggiata.

Sì, lo sapeva,

Conosceva l’amica, lo avrebbe fatto.

Avrebbe rinunciato alla sua felicità pur di aiutare l’amica.

Eppure in quella guerra combattuta senza armi, ma con contratti, aveva già fatto una vittima…

Non sarebbero state due…

 

-No… torna a casa… torna fra le nostre colline, nei nostri campi, al nostro porto… torna vicino al tuo Toryu, vicino a mio padre, vicino alla nostra gente… e dì loro, a tutti loro, che Haru rimarrà per sempre nel mio cuore e non me ne dimenticherà mai…-

 

Un altro abbraccio, seguito dal doloroso addio.

Il corteo si allontanava lento, mentre la Principessa restava immobile a fissarli, seguendoli, per quanto possibile, almeno con il pensiero.

Aveva veramente fatto la scelta giusta?

Sì, lo sapeva…

Aveva salvato la vita a molti giovani che sarebbero morti nello scontro…

Aveva impedito che le donne della sua gente divenissero schiave…

Aveva permesso che suo padre terminasse la vita a capo del suo regno, almeno come reggente del potere…

Eppure…

Eppure in quel momento aveva solo voglia di piangere…

 

-Sakura-

 

Un richiamo.

Si voltò di scatto, con gli occhi lucidi ma il volto asciutto.

No, si era sbagliata.

Quello non era un richiamo.

Era un ordine.

Un ordine del Principe.

Un ordine che le intimava di tornare a palazzo.

Osservò la reggia e le sue alte mura.

La sua prigione.

Sospirò.

Nulla era finito.

Anzi, tutto era appena cominciato.

 

 

 


Strinse con forza, fino a sentire la carta stropicciarsi sotto le sue mani.

Sorrise, chiudendo gli occhi e ripensando alla sua immagine.

Lontana solo nello spazio.

Kamigawa non si era arrabbiato, certo, era contrariato, ma in cuor suo comprendeva la scelta della figlia.

Riaprì la lettera, rileggendo quel lungo testo.

Si sistemò meglio sul caldo futon della sua stanza.

Strano, era lì ormai da qualche settimana eppure quell’ambiente continuava a esserle ostile, dannatamente ostile.

Incominciò a rileggere piano quegli ideogrammi nei quali riconobbe l’elegante grafia di Izumy e le parole sagge del padre.

Stava abbastanza bene, la situazione era stabile.

Eppure…

Eppure non riusciva a giustificare la scelta della figlia.

Perché sacrificarsi con un Principe dell’Ovest?

L’appello in fondo alla lettera le consigliava veramente di tornare e rinunciare a quel folle progetto.

Apprezzava l’impegno e lo spirito di sacrificio, ma avrebbe preferito avere la figlia a casa e combattere una guerra piuttosto che vederla trattata come una geisha qualunque in una corte ostile e straniera, alla mercé di un Principe freddo e omicida.

Ma Haru

Haru era come risorta alla scomparsa dell’esercito dell’Ovest.

La notizia del fidanzamento della Principessa aveva portato non poco scompiglio in quel piccolo regno.

Balli, feste, felicitazioni…

E tanta amarezza, mista a orgoglio e, purtroppo, anche vendetta.

E c’erano anche altre novità.

Kaminari le si sistemò in grembo, distogliendo Sakura dalla lettura.

Quei giorni erano stati pesanti per lei…

Le lezioni erano molte e troppe le nozioni strane e ridicole da imparare…

E quel rigidissimo protocollo…

Fortunatamente il piccolo demone-grillo le era stato vicino…

Nonostante le ripetute richieste della Regina di allontanarlo, era ancora lì.

E anche la presenza di Sesshomaru non era stata così soffocante come se l’era immaginata.

Lo vedeva poco e non ci parlava mai.

I loro sguardi si incrociavano appena durante i pasti, se il Principe non aveva ricevimenti impellenti, per poi lasciarsi e dirigersi ognuno alle sue occupazioni: strategie e allenamenti militari per lui, dizione e comportamento per lei.

Nei pochi momenti liberi, invece, i due venivano lasciati soli, a girare per il giardino.

Nel silenzio più totale.

Sesshomaru sembrava ricercare la pace e la tranquillità dopo ore di discussione, mentre Sakura cercava solo silenzio e la possibilità di svuotare la mente dai pensieri.

Così, i minuti passavano nel silenzio più totale.

Praticamente, poteva dire che non ci avesse mai parlato veramente, escludendo il primo giorno del loro incontro.

Certo, fra due fidanzati la completa mancanza di dialogo non va a beneficio del rapporto di coppia, ma in quel caso la loro lontananza era di sollievo per Sakura.

Accarezzò la testolina  del grillo, facendo saettare dei piccoli lampi gialli di approvazione, per poi ricominciare a leggere.

Novità importanti.

Novità inattese ma sperate.

Novità che avevano il gusto della malinconia perché lei non era stata presente.

Ami e Toryu.

Finalmente.

Doveva essere successo la sera del grande ballo per festeggiare il fidanzamento della Principessa.

Sospirò.

Le sarebbe piaciuto esserci.

Certo, la lettera raccontava con minuzia tutti i particolari, probabilmente dettati dalla giovane mezzo-demone, ma esserci…

Esserci sarebbe stato molto, molto diverso.

Anche quella sera ci sarebbe stata una festa ad Haru e sempre per lo stesso motivo.

Una delegazione di cittadini e mercanti sarebbero andati dal Sovrano dell’Est a rendergli onore e a ringraziarlo del sacrificio per salvare quella terra.

Voleva dire che stava meglio se c’era scritto che accettava visite…

Anzi…

Rilesse le ultime righe un paio di volte, con gli occhi spalancati e increduli…

No!

Non poteva essere vero!

Kamigawa sarebbe partito, per raggiungere l’Ovest!

Per raggiungere lei!

Le sue condizioni erano migliorate  sperava di essere presente all’annuncio del fidanzamento nei territori dell’Ovest…

Ma mancavano solo due settimane!

Come avrebbe fatto a…

I draghi volanti!

Aveva pensato proprio a tutto!!!

Lei non aveva potuto usarli, perché oltre a se stessa doveva trasportare anche tutte le sue cose per un trasferimento definitivo, mentre per Kamigawa si sarebbe trattato solo di un viaggio…

Comunque lungo…

Almeno dieci giorni continui…

E nelle sue condizioni!

Però, doveva ammettere che le sarebbe piaciuto averlo vicino…

La Regina aveva insistito a spostare l’annuncio di qualche settimana per poter educare bene Sakura…

Logicamente però la notizia era uscita dalle mura del palazzo, ricevendo diffidenza e astio.

Straniera.

Barbara.

Approfittatrice.

Diversa.

Il popolo dell’Ovest era fiero della sua purezza e unicità…

Che presto lei avrebbe contaminato…

Scosse le spalle.

Non aveva importanza.

Avrebbe resistito.

Doveva resistere.

Almeno fino al matrimonio.

Avrebbe retto all’astio e all’odio, sopportato umiliazioni e scherno…

Ma Haru sarebbe stata salva…

E suo padre sarebbe morto nella sua terra, da Padrone.

Riavvolse la lettera, riponendola in un’elegante mobiletto.

Avrebbe risposto più tardi.

Adesso doveva andare a seguire la lezione della Regina.

Uscì dalla sua stanza, trovando i corridoio stranamente vuoto.

Certo, era in anticipo…

Le serve che la avrebbero dovuta accompagnare ancora non c’erano…

Beh, pazienza.

Ne avrebbe approfittato per aggirarsi nel Palazzo…

E poi, Kaminari le saltellava vicino!

Che rischi avrebbe potuto correre con una guardia del corpo così efficiente?

S’incamminò.

I corridoi erano larghi e sontuosi…

Le tele appese delicate e raffinate…

Suo Padre le aveva spesso parlato di Inutaisho

Il grandissimo condottiero che aveva vissuto in quella magnifica reggia…

Eppure…

Nonostante la sua abilità di condottiero…

Nonostante la sua sagacia di politico….

Nonostante la sua vita di demone…

Era stato come dimenticato da quelle pareti…

Inghiottito dal nulla delle travi di legno chiaro.

Nulla a ricordare il suo passaggio.

Nessuno che lo ricordasse.

Kamigawa diceva sempre che era stato un demone forte ma sfortunato.

Aveva vissuto in un Regno che gli aveva rovinato la vita con i suoi stupidi pregiudizi razziali…

Ma non era mai andato oltre.

Non aveva mai svelato cosa volessero dire quelle parole…

Nonostante la curiosità di Sakura, era davvero poco quello che sapeva sul demone padre del suo fidanzato.

 

Com’è desolata.

Ah, quante generazioni avrà visto

Questa dimora!

La persona che vi avrà vissuto

Non viene più a visitarla…

 

Da dietro un angolino comparve, velocissima, una figura arancione che le sbatté subito contro.

L’impatto non fu certo violento, ma di sicuro inaspettato.

E la macchiolina allegra ruotò i suoi occhioni scuri su di lei.

 

-Ti senti bene?-

 

Una bambina la osservava dubbiosa con due grandi occhi scuri e intensi.

Le sorrise, nascondendo lo stupore.

Un’umana.

Ne aveva sentito il profumo nei giorni precedenti e aveva sentito parlare della serve di una bambina umana che aveva viaggiato con il Padrone, ma non aveva mai preso seriamente quelle dicerie…

E adesso se la ritrovava lì davanti, in un ingombrante kimono arancione con piccoli pesciolini rossi e un mazzolino di fiori di campo.

 

-Ciao… e tu chi sei?-

 

Rin dal canto suo la fissava insospettita.

Allora era quella la ragazza che Jaken continuava a ripeterle essere la fidanzata del Sommo Sesshomaru?

Certo, era bella, ma non più di altre…

E non era molto alta…

Anzi, dire il vero, anche la sua voce poteva risultare sgradevole…

 

-Rin…-

 

Appena un debole pigolio, dubbioso, pauroso, timido.

Sakura le accarezzo la testa.

 

-Hai una bellissimo nome, piccina. Io sono Sakura…-

 

Come si permetteva di prendere così tanta confidenza con lei?

Chi la conosceva?

E poi Padron Sesshomaru non le aveva mai parlato di una fidanzata!!!

Chi era quella demone?

 

-Non ti ho mai visto prima a Palazzo…-

 

Dubbio.

Sospetto.

 

-Infatti.. sono qui da poco tempo. Mi dispiace non averti conosciuta prima, Rin, altrimenti avremmo potuto passare più tempo assieme…-

 

No!

Assolutamente no!

Rin non voleva passare del tempo con quella sconosciuta!

Rin voleva vedere Padron Sesshomaru!

Era da settimane che riusciva solo a intravederlo…

Passava tutto il tempo in riunioni o con quella sciocca ragazza!

Non era giusto!

 

-Dov’è Padron Sesshomaru?-

Rin! Dannazione a te! Non ti si può mai perdere di vista un secondo! Si può sapere dove ti sei cacciata?-

 

La voce gracchiante del piccolo demone verde interruppe i loro discorsi.

Jakan, vedendo l’adorata Principessa, si prosternò a terra, biascicando mezze forme di omaggio mescolate a forme di scuse.

Rin alzò gli occhi al cielo, mentre Sakura ridacchiava del comportamento esagerato del piccolo demone.

Il servetto si alzò poi si scatto, avventandosi su Rin.

 

-E tu, stupida! Come ti permetti di entrare negli alloggi della Principessa senza permesso! E di gironzolare da sola nel castello? Sai che non è permesso! E come ti permetti di stare ritta davanti alla futura Regina? Non puoi mancarle di rispetto così! Chi ti credi di essere! Adesso tu…-

-Jaken basta così… non è necessario…-

 

Il piccolo demone tornò ad inginocchiarsi, arrossendo a quelle parole.

Il suo nome…

Non era mai suonato così bene..

Gongolò compiaciuto.

Aveva sentito molti altri servi parlare della Principessa, ma nessuna descrizione poteva eguagliare la realtà…

Discendenza pura stirpe forte, bellezza seducente…

Era la sposa perfetta per Padron Sesshomaru!

 

-Rin voleva solo incontrare il Principe, se ho capito bene… giusto?-

 

La bambina accompagnò la risposta con dei cenni affermativi.-

 

-Sì, esatto. Ho raccolto questi fiorellini nel giardino e volevo darglieli. Sai dov’è adesso?-

-Rin! Che razza di modi sono! Ti sembra questa la maniera corretta per rivolgerti alla Principessa? Altezza, la perdoni è solo una stupida umana… cosa vuoi che importi a Padron Sesshomaru dei tuoi fiori? Ha così tanti impegni che…-

-Lascia perdere Jaken, non riprenderla. Sono lusingata del rispetto che mi porti, ma non sgridare Rin per una colpa che non ha. Sono stata io a permetterle di darmi del tu, non ci sono problemi…-

 

Il demone ammutolì.

Nessuno poteva dare del tu ai Sovrani!

Anche fra la Regina e il Padrone c’era l’obbligo del Voi!!

Neanche la Principessa stessa al Sommo Sesshomaru!

Solo fra un anno, una volta divenuti marito e moglie, i due si potevano dare del tu, ma in nessun altro caso!

Questa gentile concessione della Principessa era indice della sua bontà di cuore e comprensione…

Il demonietto gongolò un po’ all’idea di servire una Padrona che finalmente non lo picchiava ma usava quel tono dolce di rimprovero e un’occhiata d punizione…

 

-… per quanto riguarda il Principe… sono certa che riuscirà a trovare un paio di minuti per questi bellissimi fiori! Adesso se non sbaglio dovrebbe essere all’allenamento… Jaken, ti prego, in quella zona non posso entrare, ti dispiacerebbe dire al Principe che gli devo parlare e che lo aspetto nel cortile centrale del Palazzo?-

 

Con un sorriso, la Principessa si allontanò, seguita da una Rin sempre più incuriosita da Kaminari…

 

-Cos’è?-

 

Sakura sorrise.

Aveva sentito un po’ di ostilità da parte della bimba nei suoi confronti…

Ma povera piccina!

Tutta sola in quel palazzo abitato da demoni!

Chissà come doveva sentirsi!

E poi…

Chissà quante voce sul suo conto avrà sentito dire dai servitori…

 

-E’ un demone-grillo… si chiama Kaminari… sai, nel mio paese è ritenuto essere un portafortuna…-

 

La piccola rise a una capriola dell’animaletto, facendo venire un’idea alla giovane.

 

-Purtroppo però, in questi giorni, è molto triste…-

-E perché…?-

-Perché non posso prendermi cura di lui… Anzi! Perché non lo fai tu?-

 

Rin ci rifletté un attimo.

Non le piaceva quella ragazza, affatto.

Però, prima era stata a salvarla da Jaken e adesso la stava aiutando a vedere il Sommo Sesshomaru…

In fondo era in debito…

E Kaminari era davvero simpatico!

 

-D’accordo!-

-Sei sicura? Guarda che Kaminari ha molte esigenze… gli piace saltare nei prati, stare all’aria aperta e dormire all’ombra degli alberi…-

-Credo che ci divertiremo molto assieme!-

 

Sesshomaru sopraggiunse poco dopo.

Sguardo torvo e passo sicuro.

Si avvicinò continuando a fissare la ragazza che , nonostante i brividi lungo la schiena, tenne gli occhi puntati su di lui.

Le avevano detto che una giovane non poteva fissare negli occhi un uomo.

Soprattutto se questi era il Principe.

Ma suo padre le aveva insegnato a non abbassare mai gli occhi.

E, fra le due regole di vita, aveva scelto quella del padre.

Con una breve corsetta Rin lo raggiunse estasiata, mostrandogli i fiori e parlando a raffica.

Sesshomaru, incredibilmente, l’ascoltava.

Sakura a qualche metro da loro si chiese nuovamente cosa ci facesse una solare bambina umana in compagnia di quel freddo demone.

Come aveva fatto Rin ad affezionarsi ad una persona del genere?

Rin incominciò a gesticolare in direzione del demone grillo.

E fu allora che Sesshomaru alzò nuovamente il suo sguardo si di lei.

Di nuovo freddo.

Di nuovo scostante.

Mantenne di nuovo lo sguardo, sperando che non dicesse nulla per la piccola bugia davanti a Rin.

In fondo non doveva parlargli, ma Rin ci teneva tanto a vederlo e quello era l’unico modo per avere un’udienza immediata…

E la zona di allenamento militare era vietata a una donna sola…

Incredibilmente, tacque, tornando muto ad ascoltare i gridolini esaltati della bambina.

 

-Principessa! Finalmente l’abbiamo trovata!-

 

Le Dame, trafelate, la raggiunsero alle spalle, inchinandosi frettolosamente.

 

-Mi dispiace averi fatto preoccupare, ma vedete…-

-Non c’è tempo! Siete in terribile ritardo per la lezione! La Regina è furiosa!-

 

Solo allora Sakura si rese conto del tempo passato.

Troppo velocemente si voltò, inciampando nella lunga stoffa del kimono e rischiano di cadere.

Fra i risolini e la preoccupazione del ritardo, scomparve presto fra le mura del palazzo, parolottando scuse con le Dame.

Tutto, sotto gli occhi vigili del Principe.

 

 

 


Eppure quell’immagine non riusciva proprio a togliersela dalla testa.

Le era sembrato che…

Eppure sarebbe stato strano…

Immaginazione o realtà?

Davvero Sesshomaru aveva accarezzato la testolina arruffata di Rin?

O era stata solo una sua impressione?

Una sua speranza forse…

Già…

Più probabile…

Sbuffò, ripiegandosi sui rotoli.

Eppure Rin era così carina…

Non riusciva a dimenticarla…

E non riusciva a evitare quell’assillante domanda?

Cosa ci faceva un umana, per di più così piccola, in un Palazzo come quello?

E che razza di rapporto ci poteva essere fra lei e Sesshomaru?

Che fosse….

Scosse la testa, cercando di cancellare quell’immagine…

No!No!No!

Nessuno sarebbe stato in grado di fare una cosa del genere a quella bambina!

Eppure…

Sesshomaru ha già distrutto villaggi e ucciso uomini…

Una cosa del genere non sarebbe certo contro la sua etica…

Anzi…

Forse non sarebbe neanche la prima volta…

NO!

Scosse la testa con forza, chiudendo anche gli occhi, sperando di non vedere più quell’immagine frutto della sua mente.

E quell’essere fra poco sarebbe diventato suo marito?

Sarebbe stato il proprietario indiscusso di lei, del suo cuore, della sua mente, del suo corpo?

No!

Non poteva!

Non voleva!

Alla mente le tornarono confuse le immagini di racconti narrati da marinai e mercanti…

Le gesta del freddo principe dell’Ovest…

Vite distrutte…

Vite cancellate…

Vite uccise…

In un lampo si ritrovò a fissare con gli occhi sempre chiuse quelle fredde gemme ambrate.

Non era difficile credere che fossero in grado di fare cose simili…

Quegli occhi inespressivi erano certo privi di sentimenti…

No!

Doveva essere un incubo!

Voleva svegliarsi!

Voleva scappare!

Voleva…

 

-Sakura!-

 

Tono fermo e deciso.

Sbarrò di colpo gli occhi, specchiandosi in due truccati occhi ambrati.

Così simili  qelli di lui.

Così diversi da quelli di lui.

Sguardo spaurito.

Aria incerta.

Espressione preoccupata.

 

-Arrivate tardi alla mia lezione e ancora non mi ascoltate, Cara?-

 

Sakura scosse la testa, cercando di ritrovare un minimo di autocontrollo.

 

-Mi…mi dispiace Regina…-

 

La Demone chiuse il ventagli in un gesto secco, accucciandosi poi vicino alla giovane.

 

-A cosa stavate pensando?-

 

Sakura arrossì vistosamente.

Cosa poteva dirle?

Che stava pensando di aver sbagliato, che non sarebbe dovuta essere lì,

Che pensava a quanto potesse essere pericoloso suo figlio?

 

-Nulla di particolare, Altezza…-

 

Si grattò con nervosismo la testa, subito ripresa dalla Demone.

C’era qualcosa che non andava.

Lo aveva sentito.

Lo aveva sentito bene.

Aveva sentito il muto grido di quegli occhi, la richiesta di aiuto in quel volto pallido e delicato.

Con eleganza si sedette vicino a lei.

 

-Ne siete sicura?-

 

Scoperta.

Aveva intuito qualcosa.

Bisognava ricorrere ai ripari.

E in fretta.

 

-Veramente pensavo alla cerimonia… Mio padre mi ha scritto una lettera! Dice che cercherà di essere presente!-

 

La Regina alzò un sopracciglio.

Male…

Gesto che non sfuggì alla giovane…

 

-Non ne siete contenta, Altezza?-

 

Sviare il discorso.

Sviare la mente.

Distrarre il pensiero.

Unico modo per poter restare ancora padrona di se stessa.

 

-Veramente io e Vostro padre non siamo mai andati molto d’accordo Nobile Sakura…-

 

Questo non lo sapeva.

Suo padre non glielo aveva detto.

 

-Posso osare chiedere come mai?-

 

Aveva abbassato il tono di voce, per paura di aver osato troppo.

Un colpo secco e il ventaglio si riaprì.

 

-Troppo diversi… invece lui e il Sovrano andavano molto d’accordo… non capisco ancora cosa ci trovasse in un uomo tanto rozzo Inutaisho-

 

Era la prima volta.

No, non che sentiva offendere suo padre, ma che sentiva chiamare per nome il precedente Sovrano…

Con nostalgia…

Con malinconia…

Con rimpianto…

Come accortasi di quegli occhi indagatori la Regina si coprì il volto, voltandosi leggermente.

 

-Comunque non ha importanza. Non sarete mai pronta per la prestazione ufficiale se non torniamo al lavoro…-

 

No, non era il caso di chiedere come fosse scomparso…

La Regina era già abbastanza scossa…

Sarebbe stato per un’altra volta…

 

-Secondo Voi sarò pronta per quella data?-

 

Sakura si era ripiegata sui fogli, ricopiando con una calligrafia elegante e ricercata le regole del comportamento femminile.

 

-Forse…avanti. Ripetetemi le doti fondamentali di una Regina.-

 

Sakura sbuffò senza farsi vedere.

Odiava studiare quelle cose.

Odiava cosa avrebbe dovuto fare.

Come si sarebbe dovuta comportare.

 

-Silenziosa, eschiva,aggraziata, cortese, ponderata, educata, raffinata, non maldicevole, non frivola, non litigiosa, non inattiva, discreta, prudente, ingegnosa, non superba, non invidiosa, non malédica, non vana, non contenziosa, serena, umile, saggia, scherzosa, severa, prudente, magnanima, moderata, accondiscendente,…-

 

Una cantilena senza senso, con parole avvicinate per musicalità.

Nessuna fiducia.

Nessuna fede.

Un inutile enumerazione.

 

-… assolvere i propri doveri con calma e con rispetto. Riflettere prima di agire.-

 

La Regina sorrise compiaciuta.

 

-Bene. a che distanza devi stare dal Principe?-

-Tre passi dietro.-

-E una volta divenuta Regina?-

-Al suo fianco.-

-La disposizione a tavola?-

-Alla sua sinistra-

-E durante le riunioni come dovrete comportarvi?-

-Gli unici interventi a me riservati sono per regolare i discorsi dei vari interlocutori nel tempo e nell’attinenza al tema o per attivare la produzione e l’articolazione dei ragionamenti. Non dovrò comunque mai contribuirvi in senso attivo. Neppure se introdotta direttamente dalla misoginia di uno degli invitati dovrò reagire verbalmente, anzi, dovrò limitarmi a scarse battute polemiche o fingere scherzosamente di aggredire il denigratore, usando il gesto ma mai la parola. Se lo riterrà necessario, sarà il Principe in persona a prendere le mie difese, in caso contrario, voleva dire che non era necessario. Non mi è mai concesso di parlare in presenza del Principe senza il suo consenso. Per questo devo avere cognizione di causa in ogni argomento per non mostrarmi mai disorientata, neppure riguardo ad argomenti maschili che non mi convengono. Proprio per essere all’altezza di tutto questo, Voi Altezza, mi aiutate nell’affinare le arti apprese nella mia terra e nell’apprendere anche la letteratura, la musica, e la pittura di questa terra. Per allietare gli ospiti devo quindi essere in grado di danzare e festeggiare, senza però dimenticare le necessarie virtù della modestia e dell’onestà.-

 

Perfetto.

Queste cose erano state assimilate.

 

-Passiamo agli spostamenti. Come devi muoverti fuori da Palazzo?-

-Non posso uscire se non accompagnata dal mio Consorte o con una cospicua scorta…-

Bene… e nel Palazzo?-

 

Sakura sbuffò.

Che noia.

Ogni giorno le stesse assurde domande.

E lei, fedele, le stesse false risposte.

 

-Sempre accompagnata da almeno due dame.-

-Non ci siamo ancora…-

 

La Regina trattenne la sua irritazione con fermezza.

Non capiva perché quella ragazza non completasse mai la risposta.

 

-Puoi stare sola con un uomo?-

-Sì…-

-NO! Mai appartarsi in privato con un uomo, a parte se questi è un eunuco!

Incontrerai persone dell’altro sesso, questo è certo, ma ai ricevimenti e alle feste e mai da sola!

C’è però un uomo con cui DOVRAI stare sola…

Il Principe…-

 

Un brivido lungo la schiena.

Disgusto.

Lo sapeva.

Ma non voleva saperlo.

Non voleva pensare a un momento di “intimità” fra lei e il Principe…

Anche se fosse solo vicinanza…

Come quei pomeriggi che erano obbligati a trascorrere assieme…

Assieme perché nella stessa stanza, nello stesso giardino…

Ma su due pianeti differenti…

Ognuno con i suoi pensieri e il suo odio.

Il suo sguardo angosciato colpì la Regina.

Uno sguardo in cui riconobbe le stesse paure e angosce di una giovane Nobile di molti anni prima.

 

-So a cosa state pensando…-

 

Sakura alzò il volto, sorpresa.

Era strano sentire nella voce della Regina quel tono dolce e carezzevole.

 

-Sakura, sapete qual è il vostro compito qui a Palazzo?-

 

La Principessa abbassò la testa.

Lo sapeva.

E non voleva sentirlo.

Lo sapeva.

E lo odiava.

Lo sapeva.

E non poteva opporsi.

La Regina la fissò statica, bellissima nella sua fredda maschera di regnante.

Intenerita nell’animo di donna.

 

-Procreare un erede maschio.-

 

Spalancò gli occhi, incredula nel sentire quella verità conosciuta e celata a se stessa.

Fissò con gli occhi impauriti la Regina.

Sapeva questo cosa comportava.

Cosa avrebbe dovuto fare con il Principe.

Donare tutta se stessa a lui.

Al Principe.

All’assassino.

Allo spergiuro.

Al traditore.

 

-Non temete. Dovete solo unirvi a lui. Nessuno vi obbliga ad amarlo.-

 

Sospirò.

Magra consolazione.

Che sapeva di menzogna.

La Regina continuò.

 

-E’ vero, non dovete amarlo. Ma dovete riconoscere in lui l’unico referente e vivere in sua funzione, adattarvi ad ogni situazione e stargli accanto, indipendentemente dal suo comportamento. La moglie non è padrona del suo corpo ma quello è tutto in potere del marito che ne può disporre a suo piacimento. –

 

Sakura si raggomitolò su se stessa, avvicinandosi le gambe al petto, noncurante del protocollo, e avvinghiandosi alla ricerca di un abbraccio.

Alla ricerca di un calore che placasse il freddo che sentiva dentro.

 

-Ma non dovete preoccuparvi di questo. I Principi dell’Ovest si sono sempre dimostrati rispettosi nei confronti delle mogli. Mio marito, ad esempio, dopo la nascita del Principe non ha più preteso nulla… e ha dimostrato chiaramente che non gli era mai importato nulla di me. Naturalmente anche il nostro era un matrimonio combinato, e io ho rispettato il mio ruolo. Quello di Regina. Quello di progenitrice dell’erede. E adesso, ho potere, ho un figlio che ha dimostrato essere il più potente demone della casata, ho diretto un territorio che oggi è il più vasto mai conosciuto… raggiunto questo punto, posso dirmi soddisfatta della mia vita. Il ruolo di amante… quello non mi è mai appartenuto… per quello ha scelto un’altra… e per quest’altra ha pagato un prezzo altissimo.-

 

Una luce negli occhi.

Uno sguardo omicida.

E un profondo odio dettato da amarezza e gelosia.

Ma non proseguì.

Ricordi dolorosi.

Ricordi da dimenticare.

Ricordi ce non dovevano mai essere pronunciati.

Era strano come la Regina parlasse del defunto sovrano.

Con una voce dolce e devota.

Strana da sentire in una Regina tanto potente e capace.

 

-Lo amavate?-

 

Le era venuto spontaneo da chiedere.

La Sovrana finora aveva solo parlato del marito e di questioni di governo, mai di sentimenti.

Sorrise della curiosità della giovane.

Piccolo difetto che continuava a esistere in quella sua opera.

In quella sua creazione.

Ma presto, lo avrebbe eliminato.

Insieme a tutti gli altri sentimenti.

 

-Ha importanza?-

 

Che senso aveva pensarci dopo tanto tempo?

Che senso aveva riaprire vecchie ferite ormai cicatrizzate?

 

-Per Voi sì…-

 

Sorrise.

Ecco la luce particolare di cui avevano parlato i viaggiatori che venivano da Haru.

Una giada spendente e profonda.

Uno sguardo nell’anima e un cuore aperto.

Troppo.

Troppo esposto alle ferite.

Un cuore che poteva sanguinare facilmente.

 

-Una vergine si sposa per far piacere

Al regno, una vedova per far piacere

A se stessa-

 

La Regina sorrise di quell’affermazione.

Già.

Lei era stata tutto:figlia, amica, sorella, moglie, madre e vedova.

Aveva toccato tutti gli stadi di una donna, e anche di più, diventando Regina.

Ma non era mai stata amata.

Fissò quella ragazzina, quella straniera dal profumo lontano e dalla carnagione chiara.

Quella ragazzina che, dopo poche parole, aveva capito cosa sentisse la Regina.

Unica che ne avesse compreso le debolezze.

Se una vedova si risposa, lo fa per amore.

Se una vedova non si risposa, è perché ha amato il marito.

Sorrise compiaciuta.

 

-Sarete una brava Regina. La saldezza dell’unione matrimoniale è strumento per conservare l’integrità economica del regno, mentre l’insistenza sull’obbligo della fedeltà per la donna assicura la purezza della discendenza. Certo al marito non è richiesta la stessa fedeltà, ma credetemi, è meglio così. Non avete nulla da temere da mio figlio, Hime. Questo matrimonio non farà altro che portarvi lustro e onore. E’ un demone bellissimo, un ottimo stratega e il miglior guerriero conosciuto.-

 

Ma lei non voleva questo.

Ma lei non vedeva questo.

Vedeva due freddi occhi assassini.

Vedeva un volto marmoreo.

Incantevole nella sua bellezza.

Freddo nella sua immutabilità.

 

 

 


-Ne sei proprio sicuro? E’ stato lui a convocarti?-

-Lui chi?-

-Sesshomaru!-

-Ah… mi ha convocato? Al momento non ricordo….-

 

Il vecchio demone si accarezzò la barba, assorto in pensieri lontani.

 

-Insomma!!!! Leggi quella lettera!!!-

 

Il demone pulce saltellò insistentemente sulla spalla dell’amico, cercando di invitarlo con forza a muoversi.

 

-Che c’è Myoga? Di cosa hai paura?-

 

Il demone pulce sussultò rabbrividendo.

Mosse le zampette allarmato.

 

-Zitto Totosai!!! Non senti che siamo nel giardino interno del Palazzo? Si quel palazzo!!!-

 

Il piccolo demone si nascose in una piega del vestito, rabbrividendo spaventato.

 

-Ancora non capisco come tu mi abbia convinto a venire…-

 

Il fabbro sorrise della paura dell’amico.

Aveva sentito mormorare fra i demoni di “certe” novità a Palazzo.

E voleva che il suo amico lo sapesse.

Cero però, solo dopo averne avuta conferma.

 

-Totosai…-

 

Il vecchio fabbro si girò, smettendo di accarezzare il dorso della mucca che lo aveva trasportato fin là.

Il Principe.

Cresciuto dall’ultima volta che lo aveva visto.

Elegante negli abiti signorili.

Dannatamente simile d’aspetto a un amico perso da tempo.

Dannatamente simile nel carattere ad una donna che non aveva mai sopportato.

Sesshomaru gli gettò ai piedi una spada, ancora custodita nella fodera.

 

-Riparala-

 

E senza aggiungere altro, scomparve.

Invisibile come era apparso.

Totosai fissò la sua creazione lasciata morente ai suoi piedi.

Tenseiga.

La spada che resuscita i morti.

L’arma con cui il Principe dell’Ovest aveva combattuto Naraku una volta scoperto il suo potere speciale.

Povera Tenseiga

Naraku era stato un nemico difficile…

E il potere usato da Sesshomaru molto.

Si capiva subito il suo stato.

Sgualcita.

Rovinata.

La lama non affilata.

In effetti si aspettava che lo avrebbe chiamato molto prima.

Subito dopo la morte del mezzo-demone.

E invece niente…

Aveva continuato a girovagare, a combattere contro demoni potenti solo con la forza fisica.

Ma con Tenseiga al fianco.

Borbottò qualche espressione di dolore, massaggiandosi la schiena nel tentativo di recuperare la spada.

Maledetti reumatismi!

Anche lui,ormai, aveva una certa età…

 

-Non temete Nobile Totosai. Vi aiuto io. Che razza di modi…-

 

Voce gentile e carezzevole, leggermente abbassata e roca a fine frase.

Come se avesse paura di farsi sentire.

Totosai si riportò eretto, sforando con le mani una cascata di seta viola e incontrando con lo sguardo gemme di giada.

Sakura raccolse velocemente la spada, consegnandola nelle mani del vecchio demone.

Sorrise gentile nel ridargliela.

Quell’improvviso silenzio fece uscire il piccolo demone pulce dal suo nascondiglio, rimanendo anche lui sorpreso a quella vista.

 

-Ma… ma tu chi sei? Cosa ci fai in questo Palazzo?-

 

Totosai, sordo alle parole dell’amico, accettò la spada, estraendola piano dal fodero per poterne studiare ogni piccola scalfittura.

Sakura assottigliò un po’ gli occhi per vedere di chi fosse quella strana voce.

Un demone pulce!

Quel demone pulce!

 

-Sono lieta che siate venuto a palazzo anche Voi, nobile Myoga. Il Principe non mi aveva informato…-

 

Sakura lanciò uno sguardo poco lontano da loro dove, all’ombra di un acero, Sesshomaru fissava assorto i suoi pensieri.

Il demone pulce continuò a fissarla incuriosito.

Eppure…

Gli ricordava qualcuno…

Quel qualcuno…

 

-Ehi, Totosai… non ti sembra di aver già visto questa ragazza?-

 

Il vecchio fabbro rimase concentrato a fissare la spala davanti a lui, muto osservatore delle sue ferite.

 

-Credete di poterla riparare?-

 

Totosai si sedette sull’erba con Tenseiga in braccio.

Se Sesshomaru gli aveva chiesto solo ora di ripararla, questo non poteva voler dire altro che…

 

-Non sembra troppo grave… Questo tipo di spada per la sua qualità costruttiva e la sua eleganza estetica mi ha molto affascinata, non ostante non sia un uomo d`armi e quindi non sia in grado di apprezzarla veramente. Ma è l`aspetto profondamente mistico che la lega al suo proprietario che ne fa un`arma particolare. Come Mastro Spadai Katanakaji, per poterla forgiare, ha dovuto studiare e fare il complesso rituale della costruzione della lama, nel quale l`arte di dominare il Ferro, il Fuoco e l`Acqua si fonde alla visione simbolica della Vita. Nella forgia tutti gli elementi del cosmo tradizionale assumono una parte determinante: il Metallo partecipa come ferro e acciaio sovrapposti e saldati, il Fuoco presiede alle varie fasi del lavoro modellando le forme, l`Acqua è l`ingrediente del raffreddamento e indurimento della lama, il Legno costituisce l`elemento combustibile, la Terra è l`argilla che serve a rivestire il metallo durante la tempra. Ogni elemento usato è fortemente simbolico e caratterizza il rituale stesso: il Kaji ne deve tenere conto e deve seguire fedelmente le varie fasi immergendosi in questa spiritualità purificato, per non rendere "impura" la spada.-

-Vi intendete di katane?-

 

Totosai non aveva alzato lo sguardo dalla spada, continuando ad accarezzare con dolcezza la lama ferita.

Myoga si era ammutolito, perso nei suoi ricordi.

Eppure quella ragazza la aveva già vista…

 

-Mio padre oltre che essere un guerriero è anche un ottimo fabbro. Mi divertivo sempre molto ad assisterlo nell’officina, mentre mi raccontata dello stretto legame che vige fra un guerriero e la sua spada: ricordava sempre che un guerriero non si riconosce dalla sua forza ma dalla forza che ci mette nel credere nella sua spada perché sarà essa che lo seguirà fino alla sua morte che un vero guerriero affronterà con indomito coraggio ed orgoglio.-

 

Anche quel discorso non era nuovo a Myoga

Con forza il piccolo demone iniziò a premersi le zampette sulla testa, cercando di riportare alla memoria un ricordo lontano.

 

-Vostro padre è molto saggio… mi piacerebbe conoscerlo…-

 

Totosai aveva finalmente rialzato lo sguardo sulla Principessa, incontrandone il sorriso sincero e gli occhi allegri.

 

-Oh, ma voi e il vecchio Myoga lo conoscete già, nobile Totosai-

 

Myoga s’intromise improvvisamente nel discorso.

Finalmente era riuscito a collegare quel volto e quelle parole a un nome conosciuto.

 

-Kamigawa!-

 

Sakura si nascose il sorriso dietro il ventaglio, mentre Totosai si voltava interrogativo verso l’amico.

 

-Eh? Cosa dici Myoga…-

 

Il demone pulce iniziò a saltellargli sulla punta del naso, agitando concitatamente le zampette.

 

-Kamigawa!!! Il precettore alle armi di Inutaisho! Il Sovrano dell’Est, quella terra di Haru dove Inutaisho era andato durante il suo errare prima di essere Sovrano, quando ancora era Principe!!!-

 

Il Fabbro si grattò dubbioso la fronte…

 

-Al momento non mi ricordo…-

-Ci risiamo!-

 

Myoga sospirò sconsolato per poi osservare nuovamente la Principessa che rideva da dietro il ventaglio.

 

-Quindi Voi dovete essere la figlia di Kamigawa-

 

Sakura gli sorrise, chiudendo il ventaglio con un gesto elegante e esperto.

 

-Sì Saggio Myoga. Il mio nome è Sakura, Principessa…-

 

La demone si bloccò di colpo.

Principessa…

Non lo era più…

O meglio…

Lo era grazie al titolo del Fidanzato…

Non era più la Principessa di Haru

Haru non era più un regno unico…

Adesso era una regione dell’Ovest…

E lei era la fidanzata del Principe…

 

-E cosa ci fate così lontano da casa, Altezza?-

 

Totosai osservò di nascosto il volto della giovane.

Che fosse lei ad aver portato tanto scompiglio nel regno dell’Ovest?

 

-Io sono a casa, Vecchio Myoga…-

 

La sua nuova casa…

Myoga sbatté più volte gli occhi, incredulo…

 

-Volete… volete forse dire che…-

 

Sakura sorrise, abbassando gli occhi.

 

-Esattamente…-

-Cosa? Cosa vuol dire Myoga?-

 

Totosai fissò l’amico con i grandi occhi bovini curiosi.

Il demone-pulce saltellò, fino ad arrivare all’altezza dell’orecchio dell’amico.

 

-E’ giunto il tempo! Sesshomaru diventerà Sovrano dell’Ovest!-

 

Il fabbro volse lo sguardo alternativamente fra la demone e il Principe lontano.

 

-Accidenti… lui Sovrano? Sarà il caso di trasferirsi in fretta… magari potremmo andare nel villaggio Musashi-

-Credo sia una buona idea… quello è fuori dai confini dell’Ovest… almeno per il momento…-

 

Sakura rise, nascondendo la bocca dietro il fine ventaglio.

Strano, eppure quei vecchi amici del padre se li era immaginati proprio così…

Però…

Forse avevano ragione a voler fuggire…

Anche lei avrebbe fatto lo stesso…

Se…

Se solo avesse potuto…

Con un sospiro si sedette accanto al demone fabbro, contenta di poter finalmente parlare con qualcuno durante quei noiosi e stranianti pomeriggi in compagna del silenzioso demone.

Quei demoni appena conosciuti le ricordavano incredibilmente il padre… probabilmente perché lo avevano conosciuto…

Haru

Casa…

 

-Però è strano che il vecchio Kamigawa abbia accettato di dare sua figlia in sposa al Principe dell’Ovest…-

 

Sakura sviò lo sguardo del demone pulce.

No…

Non aveva voglia di ripensare a quell’argomento…

Non aveva voglia di essere la futura sposa del Principe anche in quel momento, seduta sull’erba con degli sconosciuti…

Voleva semplicemente essere se stessa…

Cosa che fra quelle mura le era vietato…

Però ciò che voleva lei non aveva importanza…

Totosai lanciò uno sguardo torvo a Myoga che si rese presto conto di quanto la domanda posta fosse indiscreta e avesse intristito la ragazza.

 

-Padron Sesshomaru! Padron Sesshomaru!-

 

Una macchiolina gialla schizzò davanti ai tre seduti sull’erba, per poi tornare indietro.

Rin si guardò intorno spaesata, cercando qualcuno con lo sguardo vicino a Sakura…

Ormai, se non si allenava, Rin era sempre lì che lo trovava…

Al fianco di quella odiosa ragazza…

 

-Rin, stai cercando il Principe?-

 

Rin voltò la testa, mettendo un broncio infantile e accarezzando la testa di Kaminari che le si era appolaiato in spalla.

Il Principe!

Ma come si permetteva?

Padron Sesshomaru aveva un nome!

E poi, vedeva come lo guardava quella straniera…

Sempre di traverso, con l’aria imbronciata e arrabbiata…

Ma come si permetteva!!!!

 

-Guarda, è laggiù. Sotto quell’albero…-

 

Sakura le indicò la sagoma luminosa di Sesshomaru, appoggiato al tronco dell’albero.

Rin, senza neanche degnarla di uno sguardo, corse dal Principe, chiamandolo disperatamente per tutto il percorso.

 

-Certo che quella bambina deve essergli proprio molto affezionata per riuscire a sopportarlo…-

 

Già.

Myoga aveva ragione.

Sakura osservò da lontano le due figure: una alta e possente, l’altra bassa e in movimento.

Era incapace di fissarli a lungo.

Troppi brutti pensieri.

Però, le venne un’idea.

 

-Sapete per caso come si sono conosciuti?-

 

Totosai fece cenno di no con la testa.

In effetti non se l’era mai chiesto.

E, in fondo, non gli era mai interessato.

Nulla gli interessava di quel principe algido e insensibile.

 

-Veramente conosco poco sul loro incontro ma… sì… credo che il Signorino Sesshomaru le abbia salvato la vita con Tenseiga una volta…-

 

La Principessa fissò incredula il demone pulce.

Il Principe?

Salvare la vita?

Con una spada poi?

…impossibile…

 

-Intendete forse dire che ha salvato Rin da un attacco usando questa spada…questa Tenseiga-

 

E che dopo l’ha presa con sé per puro gusto carnale?

Che oltre ad essere assassino è anche un approfittatore?

Che ha illuso quella piccola di averla salvata per poi costringerla nel buio?

 

-Tenseiga non è una spada come le altre… e’ stata forgiata con una zanna di Inutaisho e ha un potere molto particolare… quello di far guarire le persone e di farle resuscitare se morte entro breve tempo…-

 

Sakura osservò sorpresa la spada nelle mani del demone…

 

-E’… incredibile…-

 

Una spada in grado di resuscitare i morti.

Magica.

Preziosa.

Unica.

 

-Già, ma bisogna anche avere cuore per usarla…-

 

Totosai lasciò cadere le sue parole nel vuoto, mentre Sakura fremeva di curiosità per scoprire qualcosa in più.

Il fabbro sospirò sconsolato.

 

-Se Tenseiga è ridotta in questo stato, non oso proprio immaginare in che condizioni potrebbe essere Tessaiga…-

 

Le orecchie a punta della Hime si drizzarono incuriosite.

Tessaiga?

 

-Zitto!!! Ti ricordi dove siamo?!-

 

Il demone pulce saltellò sul volo dell’amico esagitato.

 

-Non ho detto nulla di male… se Sesshomaru ha ridotto Tenseiga in questo stato dopo lo scontro con Naraku, chissà cosa avrà fatto Inuyasha con la sua spada…-

 

Naraku…

Questo nome lo aveva sentito molto spesso nei racconti di mercanti e viaggiatori…

Dicevano che fosse molto pericoloso, che volesse impadronirsi di una qualche Sfera… e che fra i suoi assassini, naturalmente, ci fosse anche il suo futuro marito…

Invece, quell’altro nome…

Inuyasha…

Chi mai poteva essere?

 

-Zitto!!!! Se il Signorino Sesshomaru ti sentisse!-

-Non ho certo detto nulla di male… vorrei solo chiedere a Inuyasha come sta la mia Tessaiga dopo lo scontro finale e …-

-Ti sei forse dimenticato cos’è successo durante lo scontro finale!?!?-

 

La voce del demone pulce risultò rialzata di diversi toni.

Alterato.

Sconfortato.

Rattristito.

Totosai riportò velocemente alla memoria quei racconti che aveva sentito della battaglia…

E del suo esito finale…

 

-Mi dispiace Myoga… io…-

 

Di cosa diavolo stavano parlando?

Sakura passò lo sguardo alternativamente dall’uno all’altro, cercando di capire qualcosa…

E avrebbe anche chiesto ulteriori spiegazioni, se una improvvisa presenza non la avrebbe fatta desistere dall’intervento.

Sesshomaru fissava algido i due demoni.

Myoga rabbrividì, pregando in cuor suo che non avesse udito i loro discorsi.

Sakura, velocemente si portò in piedi, inchinandosi davanti a lui e mettendosi alla sua sinistra.

 

-Perdonatemi, Nobile Sesshomaru, ma la piccola Rin non era lì con voi poco fa?-

 

La mancanza della bambina…

Un pretesto facile e semplice per abbassare la tensione che si era formata.

 

-Sì.-

-E adesso dove si trova?-

-La Regina l’ha richiamata…-

 

Certo, in quella zona del Palazzo Rin non avrebbe potuto accedere…

Soprattutto durante i pomeriggi in cui i due futuri sovrani passeggiavano assieme…

Però, nonostante i discorsi della giovane, Sesshomaru aveva continuato a fissare Totosai.

Senza degnarla di attenzione.

 

-Allora, vecchio Totosai? Quanto tempo ti occorre per riparare Tenseiga?-

 

Totosai si alzò, massaggiandosi dolorante la spalla e rinfoderando la spada.

 

-Chi ti dice che lo farò, Sesshomaru?-

 

Un fremito.

Sakura percepì bene quel movimento convulso sotto la stoffa del demone.

Myoga, preoccupato, si nascose nuovamente nella piega del fabbro, sperando in bene.

 

-Non è la prima volta che mi affidi una commissione, Sesshomaru. E non è la prima volta che te la rifiuto. Non sei degno di questa spada…-

-Ma se la richiesta fosse stata di Inuyasha non avresti desistito, giusto Vecchio?-

-Già…-

-Sono certo di poterti far cambiare idea… e comunque di fabbri capaci di riparare spade è pieno il mio regno…-

 

Un leggero scricchiolio.

Gli artigli allungati.

I canini appena mostrati.

Sakura rabbrividì.

Nonostante la rabbia, Sesshomaru manteneva praticamente inalterata la sua espressione.

Era davvero privo di sentimenti.

 

-Temo sia sorto uno spiacevole equivoco…-

 

Con velocità la ragazza si pose fra il Principe e il fabbro, sorridendo imbarazzata ad entrambi.

 

-Nobile Totosai, sono certo che sarete in grado di riparare Tenseiga. Sicuramente il Principe vi ha convocato conoscendo la vostra abilità di fabbro, oltre che perché ne siete il creatore, giusto? Beh, un vero artista non permetterebbe mai ad un altro pittore di completare la sua opera… dico bene? E poi Tenseiga è una spada davvero eccezionale, unica nel suo genere… ogni spada è i grado di uccidere, ma nessuna prima d’ora avevo mai sentito che riportasse in vita… Sarebbe un vero peccato, non trovate? Certo, grande deve essere anche il guerriero che la impugna, e se questa è veramente, come mi avete accennato prima, l’eredita che il Potente Inutasho ha lasciato al Principe, credo che non ci sia nessuno più degno di lui nell’impugnarla. Se è vero che l’anima di un guerriero risiede nella sua spada, allora il Principe vi ha affidato la salvezza di una parte di sé, e ciò significa che ne è veramente degno…-

 

Osservò in ansia l’espressione di Sesshomaru alle sue parole…

Nulla.

Nessun effetto.

Eppure aveva ritirato gli artigli.

Totosai sospirò.

 

-E’ inutile… mi arrendo. Siete troppo simile a Vostro Padre Principessa… tornerò fra tre giorni.-

 

Forse, in fondo, quel matrimonio era un bene.

Forse, la vicinanza di quella ragazza piena di emozioni lo avrebbe migliorato.

Per lui era certamente una possibilità di salvezza.

Forse l’unica.

Per lei invece…

Il vecchio Fabbro montò faticosamente in groppa al suo mulo, per poi sparire nel cielo.

Sakura rimase a fissare le nuvole.

Ce l’aveva fatta.

Aveva evitato che Sesshomaru compisse un atto del genere…

E dire che si era quasi ricreduta sul suo conto…

Ma probabilmente il vecchio Myoga si era sbagliato…

Quella storia che aveva raccontato riguardo lui e Rin aveva il gusto di favola, non di realtà.

Ma in cuore sperava per la piccola Rin che fosse tutto vero…

Con sorpresa, si accorse non trovarsi più al fianco del Principe, pochi metri più avanti.

E adesso, c’era un’ultima questione da chiarire.

 

-Perdonate la mia impertinenza, Principe, ma posso chiederle di cosa parlavano prima il Vecchio Totosai e il saggio Myoga…?-

 

Sesshomaru rimase a fissare davanti a sé, imperturbabile.

 

-Non seguivo i loro discorsi.-

 

Bugia.

Ma solo lui lo sapeva.

Lei ne aveva solo il sospetto.

 

-Hanno nominato un certo… un certo… Inuyasha… posso sapere chi sia?-

 

Sesshomaru si bloccò di colpo.

Quel nome…

 

-Nessuno che abbia ormai importanza. Non nominatelo mai più-

 

 

 

 

 


BACIO A:

 

Kaimi_11: Sakura è un personaggio che all’inizio mi era antipatico se devo essere sincera…. Troppo passiva agli avvenimenti che la circondano… ma dopo ho imparato ad apprezzarla per il pensiero e l’attenzione.. in certi casi potrà fare rabbia epr degli atteggiamenti di sottomissione esagerati, ma in realtà bisogna pensare alla condizione della donna in quel tempo… tutt’altro che felcie… E’ da tantissimo che non ci sentiamo!!! Forse non leggerai neanche questa risposta tanto presto ma spero che, quando lo farai, saprai che ti penso e ti sono vicina!!!!! Un bacio e un abbraccio speciali solo epr te!!!!

 

AYRILL: Sviluppare… sei la seconda persona che vorrebbe che i due approfondissero la conoscenza ma… ti sembra facile con uno come Sesshomaru!?! Povero amore mio… è tanto freddo e distaccato… ma tranquilla!!! Sakura saprà trovare la strada per avvicinarsi a lui… magari non tanto presto ma comunque sempre in tempo… e con questo gioco di parole ti lascio!!! Ciao e grazie del commento!!!! Ciao!!!!

 

Ary 22: Già, i matrimoni forzati sono brutti.. ma io sarei disposta a sposarmi anche subito con uno come Sesshy!!!!! Amore mio!!!! Scusa, piccola divagazione…. Ah, quanto lo amo!!!! Anche secondo te dovrebbero conoscersi meglio, il problema è avere il coraggio per farlo!!! Un bacio!!!

 

Gemellina Dolly: Chi ha detto che Miroku non ci sarà!? Volevo solo lasciarvi un po’ in sospeso… e infatti lo farò ancora, non dicendo niente di Inuyasha… chissà se c’è, chissà se non c’è!!! Sono cattiva!!! Intanto anticipo però che se ci sarà, non ci sarà subito… prima voglio dedicarmi completamente a questa nuova coppia!!! Bacio!!!

 

Celina: Esatto!!!! Hai centrato in pieno!!!! Questa storia l’ho sviluppata proprio studiando Sissi!!! Solo che non inizia in un modo tanto felice al contrario della principessa asburgica… Sakura cercherà di adattarsi alle leggi dell’Ovest, ma non è certamente facile!!! Grazie della recensione un bacio!!!

 

Flori: Ciao!!! Scusa ma arrivo ad aggiornare solo adesso!!!! Mi odi!? Chiedo perdono!!! Il problema è che ci metto tanto a scrivere i capitoli, ho poco tempo e ho anche iniziato tante storie!!! Accidenti, devo darmi una mossa!!!! Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Sesshidyl: Sakura è forte da questo punto di vista ma… chi ha detto che rinuncia per sempre alla felicità!? Vedrai che le cose andranno bene… almeno credo e spero!!! In effetti però c’è una cosa che non ho detto del passato di Sakura e che voi scoprirete non molto presto… e così sarà anche chiaro perché Sakura ha tanto coraggio e è così forte anche di fronte alla rinuncia della sua vita!!! Grazie delle belle parole!!! Ciao!!!!

 

Sessho94: Ringraziamo Celina in due per averci fatto conoscere!!! E sono contenta di aver trovato tante estimatrici degli haiku!!! Gli adoro moltissimo anch’io!!!

 

Avalon9: Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! TVB!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Tanto tanto (sembra che parlo in codice ma tu mi capisci, vero!?!!?!?!?) e tu!? Quando aggiorni!?!?!?! CONSIGLIO PUBBLICAMENTE A TITTE DI LEGGERE LA SUA STORAI “UN SOFFIO DI VITA”!!!!!! C’è un Sesshy affascinante al massimo e un a protagonista mooolto strana…. Grazie per il commento!!!! Un BACIONE ONE ONE!!!

 

Sweetprincess: Ciao!!! Finalmente ci conosciamo!!! Prima di tutto, volevo salutarti e ringraziarti di cuore!!! Forse per errore (probabile!) ma hai inserito una mia storia originale fra le tue preferite!!! Grazie di cuore!!! E grazie mille per i comlimenti!!! Sei troppo gentile!!! ^////^ però, devo dire che in fondo parto avvantaggiata e non è tutto merito mio! In fondo tutte le ragazze hanno chi più chi meno un animo romantico e cosa c’è di più avvincente che un matrimonio combinato?! Bacione!

 

Avviso:

Per farmi perdonare per il ritardo (così flori non mi uccide) e per ringraziare tutte quelle che i hanno dato dei fantastici suggerimenti per i nomi, vi avviso che ho creato i miei personaggi!!!

Nel senso che ho Sakura e tutti i personaggi nuovi di questa fic fatti a disegno!!!

Se vi interessa vederli contattatemi a questo indirizzo (non è il solito):

 

acquadilete@gmail.com

 

E provvederò  inviarveli al più presto!!!!

 

Un bacio a tute voi!!!

Siete fantastiche!!!!

 

Lete

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Sorrisi

Sorrisi.

Di scherno.

Derisori.

Invidiosi.

Ipocriti.

Falsi.

Come tutto.

Come il suo fidanzamento, come quella festa.

Tutto il regno ormai lo sapeva.

Tutti i nobili erano a conoscenza del fidanzamento del loro Principe.

Eppure…

Eppure tutti avevano finto sorpresa e stupore all’annuncio della Regina.

Congratulazioni.

Insincere.

Menzognere.

Bugiarde.

Lo si vedeva negli sguardi fugaci.

Lo si respirava nell’atmosfera derisoria.

Lo si assaggiava nei sussurri sbiaditi.

Quella era la vera prova.

Il suo campo di battaglia.

Lì doveva dimostrare di essere degna di quel ruolo.

E non sarebbe stato facile convincere molti.

I nobile che aveva incontrato avrebbero preferito di gran lunga una Sovrana del loro Paese, non una straniera…

Le Nobili allo stesso modo notavano fasulle imperfezioni della Hime, elogiando invece le caratteristiche delle figliole, rifiutate.

E proprio queste erano per Sakura le avversarie più temibili.

Le spasimanti rifiutate.

Tutte giovani avvenenti, addestrate dalla nascita al rigido protocollo dell’Ovest e cresciute con il sogno di sedere, un giorno, al fianco del Principe…

La torturavano con domande opprimenti, argomenti difficili e stranieri, vogliose di cogliere in fallo quella creatura che la Regina aveva definito con orgoglio “perfetta”.

E finora, era stato tutto vero.

Perfetta.

Incomparabile.

Unica.

E di occasioni per scivolare erano state tante…

Fin dall’inizio, quando i generali discutevano dell’ultimo tipo di armi.

Un demone dalla forma imponente e dalle spalle larghe sorseggiava una bevanda dal sapore forte e dal colorito viscido, avvolto in un elegante kimono verde scuro.

 

-Certo, queste nuove armi importate dal Continente sembrano essere molto pericolose…-

-Io non le ho mai viste, ma credo che possano uccidere anche a grande distanza…-

 

Un altro militare, molto più basso del precedente, s’intromise timoroso nel discorso, suscitando le risa del maggiore e una profonda pacca sulle spalle mingherline.

 

-Non temere! Nessuna regione dei territori dell’Ovest ha mai comparto un’arma simile! E se anche così fosse, il nostro esercito sarà comunque in grado di difendersi! Lei cosa ne pensa, Principessa?-

 

Sakura alzò in quel momento gli occhi dal pavimento.

Peccato, le piaceva essere ignorata…

E adesso le veniva chiesto un parere in ambito militare.

Credevano forse che, essendo una Hime, non conoscesse le armi?

Perfetto.

 

-Nobili generali, devo ammettere di non essere molto esperta in materia e vi prego di non offendervi nel caso in cui dica qualche sciocchezza. Ho avuto i privilegio di vedere e di toccare queste armi di cui tanto parlate… Nel porto di Haru, infatti, ne sbarcò una nave carica diretta ad Ovest e i mercanti mi fecero vedere quella nuova scoperta. Sono davvero inusuali, diverse dalle armi che tutti noi conosciamo. Possiedono una lunga canna e colpiscono a grande distanza, quasi fossero dei cannoni in miniatura. Certamente l’effetto sorpresa sul campo di battaglia sarebbe assicurato, ma non la sconfitta. Sebbene i soldati dell’Ovest utilizzino infatti le armi classiche della tradizione, li ritengo molto più valorosi degli stranieri. Un bravo guerriero avere particolari caratteristiche per ottenere la vittoria, caratteristiche come la risolutezza, la corretta strada da percorrere, il coraggio tinto di eroismo, il retto comportamento, l'osservanza delle regole e della disciplina, la sincerità totale, l'onore e la gloria sul campo di battaglia e, infine, la devozione e la lealtà, verso il proprio padrone, verso i propri compagni e fratelli. Tutte doti che il potente esercito dell’Ovest vanta orgoglioso. I soldati che impugnano queste armi che uccidono da lontano e a tradimento, senza bisogno di esporsi, sono dei vigliacchi. E in quanto tali facilmente battibili. Sono certa che potranno essere pericolosi da lontano, ma da vicino le vostre hachiwari riusciranno a spezzare quest’arma con il loro uncino o, in alternativa, per sfondare l'elmo o ancora di punta negli interstizi dell'armatura dell'avversario. Siete degli ottimi soldati e sono certa che non avete nulla da temere. E un sollievo per me essere al sicuro, al riparo in questa terra rigogliosa con la certezza che uomini valorosi stiano difendendo il regno che mi ospita.-

 

Alcune risa.

Diversi complimenti e poi, un altro argomento mentre Sakura viene trascinata da un’altra parte della sala, per conoscere le Dame, spose dei generali con alto carico.

Sorride compiaciuta, fingendo interesse.

Sola.

Nonostante quella folla che la circonda e nonostante le chiacchiere le tenessero occupata la mente, Sakura si sentiva sola.

Terribilmente sola.

Come mai prima in quel palazzo.

La Regina dialogava tranquilla e disinvolta, del tutto insofferente a lei.

Glielo aveva detto.

Sapeva che durante quel ricevimento se la sarebbe dovuta cavare da sola.

E lo stava facendo egregiamente.

Però…

Quegli sguardi di odio avevano un peso difficile da sopportare…

Soprattutto senza una spalla amica a cui appoggiarsi.

Il padre non era venuto.

Kamigawa non era potuto venire.

Peggiorato.

Così aveva scritto con la sua calligrafia infantile Ami, in una lunga lettera dove incoraggiava l’amica e raccontava i fatti di palazzo.

Non era grave, ma era comunque un peggioramento e Izumy, anche se a malincuore, aveva sconsigliato il Sovrano di andare.

Oltre alla malattia, una profonda sofferenza stava gravando sulla situazione.

Sakura sospirò.

Finalmente un momento di tregua.

Le dame avevano iniziato a parlare di tisane e, fortunatamente, in quell’argomento era esperta.

Sospirò, immaginandosi la possente figura del padre, costretta a forza a letto.

Di certo si sarà divincolato, avrà cercato di sottrarsi alla decisione di restare a Haru, fronteggiando i soldati, forse anche con Toryu.

Se aveva in mente una cosa, era difficile fargli cambiare idea…

Ma quella volta aveva perso.

Non era nelle condizioni.

Ami aveva scritto che gli era stato dato un potente sonnifero.

Avrebbe dormito alcuni giorni…

Era la cosa migliore.

Nelle sue condizioni non poteva anche pensare alla lontananza dell’unica figlia.

Non poteva pensare al suo fidanzamento con l’odiato Principe dell’Ovest.

Non la poteva pensare sola, circondata da volti stranieri e ostili in una terra che non conosceva.

E c’era anche una richiesta, fra quelle parole.

Una richiesta di Izumy.

Mentire.

Fingere che in quel palazzo vada tutto bene, che lei fosse felice e che il Principe non fosse come dipinto dai racconti dei marinai.

Parlare bene della Regina, come una demone coscienziosa e che l’ha presa a cuore.

Ma Kamigawa non è uno stupido.

Non doveva esagerare.

Non poteva certo scrivere che si era innamorata improvvisamente del Principe…

Sarebbe stato impossibile e la demone fiore lo sapeva.

Soltanto…

La pregava di non far aumentare le preoccupazioni del padre.

E così, adesso non poteva neanche più sfogarsi con nessuno.

Tenere tutto dentro.

Trattenendo le emozioni e le delusioni, le paure e le attese.

Affrontando tutto da sola…

 

-… e lei Principessa, cosa ne pensa? Esiste veramente una differenza fra tisane e infusi?-

 

Sakura sorrise alla possente dama di fronte a lei, agitando il ventaglio per farsi aria.

Respirare.

Ecco di cosa avrebbe avuto bisogno.

 

-Credo che la tisana si utilizza indistintamente per le parti tenere o legnose delle piante, che vengono versate in acqua bollente e poi lasciate riposare per non più di 5 minuti.

Per l’ infuso si utilizzano invece le parti tenere delle piante come fiori e foglie, sulle quali viene versata acqua bollente filtrando il liquido dopo 5-10 minuti.

Mentre il decotto si utilizza per le parti più resistenti e duri come radici e cortecce, che si mettono in acqua fredda e si lasciano bollire per 5-10 minuti, poi riposare per lo stesso intervallo di tempo e infine vengono filtrate con il loro liquido.-

 

Alcune donne derisero le altre, che pensavano il contrario e tutto finì con delle risa nascoste dietro dei ventagli.

 

-Comunque Altezza, dovete ammettere di essere stata proprio fortunata…-

 

No.

Non ora.

Non quell’argomento…

 

-Sì, avete ragione! Non capita a tutte di avere una fortuna del genere…-

 

No.

Non datele corda.

Non fate proseguire quest’argomento…

 

-Non diteci che ad Haru avete dei giovani come lui…-

 

No…

Non avvicinate una persona del genere ad Haru

Non osate un confronto simile…

 

-E’ il giovane più ricercato e avvenente dei nostri territori, oltre che essere un Principe e il miglior guerriero della sua gloriosa casata…-

 

No.

Smettetela con queste menzogne.

E’ un assassino.

Ecco cos’è in realtà…

Non continuate…

Non osate…

 

-Voi cosa ne pensate del Principe, Altezza?-

 

Ecco.

La domande tanto temuta era arrivata.

Sakura inghiottì a vuoto.

Non poteva dire la verità.

Non poteva svelare la realtà sui suoi pensieri.

Doveva mentire.

Mentire senza cadere nei luoghi comuni, senza fare dei discorsi comuni e conosciuti.

Senza però screditare il Principe.

 

-Direi che il nostro Sovrano è tutto ciò che un fanciullo sogna di essere un domani e tutto ciò che un vecchio rimpiange di non essere stato un giorno…-

 

E anche questa prova era superata.

Si scostò appena, cercando di riprendere fiato.

Le dame erano rimaste ben impressionate da una risposta di questo tipo e la Regina, poco lontano, aveva fatto un cenno di assenso con la testa.

Era rimasta soddisfatta della risposta.

Si voltò, alla ricerca di ossigeno, incontrando invece due occhi smarriti.

Una piccola figura in un impacciato kimono rosso stava zitta e immobile, isolata in un angolo della sala.

Triste e spaurita.

 

-Buonasera… voi dovete essere la nobile Moe, giusto?-

 

La pallida demone le sorrise sincera, inginocchiandosi davanti alla Principessa.

Sakura sorrise.

Credeva nelle prime impressioni.

E quella giovane demone le piaceva.

Semplice, timida e sincera.

Così le era sembrata.

 

-Sono felice di vedere che siete venuta. Vostro marito non aveva assicurato la vostra presenza… beh, logicamente… ma io temevo di non riuscire a vedervi e a farvi le mie più sincere congratulazioni! Come sta?-

 

Moe alzò il capo, veramente sorpresa e felice.

I piccoli occhietti marrone si illuminarono e la vocina assunse un tono allegro e melanconico.

 

-Molto bene, grazie Altezza! Pesa tre chili e non fa altro che piangere!-

 

Sakura rise, nascondendosi dietro il ventaglio.

Ecco di cosa aveva bisogno.

Un po’ di allegria.

Un minimo di spensieratezza.

 

-E come avete pensato di chiamarla?-

-Rina…, in onore a Nara, la capitale del Regno dell’Ovest…-

 

Sakura sorrise compiaciuta di tanta devozione.

 

-Questo è un grandissimo onore io credo che…-

-Altezza, che squisita sorpresa…-

 

Voce melliflua e insinuatrice.

La Hime fu percorsa da un forte senso di ribrezzo nel voltarsi e scorgere un sergente dell’esercito dell’Ovest.

 

-Sono spiacente che mia moglie vi importuni in questo modo rubandovi tempo prezioso…-

 

La demone abbassò lo sguardo in segno di rispetto e di timore mentre il marito la raggiungeva, fulminandola con lo sguardo.

 

-Nessun disturbo, sergente. Sono stata io ad avvicinare la vostra bella consorte. Volevo essere la prima a complimentarmi per la lieta notizia…-

 

Sguardo fiero e fisso.

Non le piaceva quel demone.

Non le era mai piaciuto.

E la reazione di timore della moglie confermò i suoi sentimenti.

 

-Lieta notizia… non direi proprio…-

 

La demone abbassò ulteriormente la testa, incassandola fra le scapole.

Gli occhi chiusi e sofferenti.

 

-Perché? Una nascita non è forse una bella notizia?-

 

Sakura accarezzò il braccio della demone che però si ritrasse immediatamente.

 

-La nascita di un erede forse… ma di una femmina…-

 

Sakura lo incenerì con lo sguardo.

Aveva sentito parlare della quasi proverbiale misoginia degli abitanti dell’Ovest, ma non avrebbe mai creduto si spingesse fino a questo punto.

 

-Qual è in problema? Non è forse in salute?-

 

Ghigno di scherno.

Ecco il vincitore della serata.

Il primo che avesse trovato un’imperfezione della Principessa.

I sentimenti.

 

-Sì, è in salute purtroppo. Così non ho neanche la scusa di abbandonarla per malformazioni. La nascita di una femmina è una grave perdita per il mio casato. Un erede maschio assicura la protezione del territorio…-

 

La demone era dispiaciuta.

Sembrava quasi scomparire vicino alla possente stazza del marito.

Sakura socchiuse gli occhi.

Alcuni invitati si voltarono guardarli.

Che bisogno c’era di umiliarla così, davanti a tutti?

 

-Vostra moglie è ancora giovane, sono certa che potrete avere altri figli…-

 

Il demone si voltò quasi apposta verso la moglie.

Quelle parole erano per lei.

Erano la sua punizione.

 

-Sì, ma ormai è inutile. Una femmina comporta la divisione del regno per assicurarle una dote, mentre i miei possedimenti sono nel mio casato da secoli ormai. Anche la nascita di un erede maschio ormai non servirebbe a riparare al danno fatto. Mia moglie è a conoscenza di questa sua grave colpa e, per questo motivo, non è degna di rivolgerle la parole, Altezza…-

-Colpe di questo genere vengono commesse in due….-

 

La demone si ritirò di qualche passo, facendo intendere la sua intenzione di andare.

Aveva capito che il discorso stava degenerando e non voleva che proprio l’unica persona che le si era dimostrata gentile quella sera ne pagasse le conseguenze.

Ma ormai era tardi.

Una piccola folla si era riunita attorno ai due interlocutori, incuriositi dal dibattito.

Lo scontro era iniziato e nessuno dei due “combattenti” si sarebbe tirato indietro.

 

-… e poi, se tutti i nobili la pesassero come lei, sarei propri curiosa di sapere come proseguirebbe la stirpe, in un regno solo di uomini…-

 

Non voleva affermare la superiorità femminile.

Non era quella la sua credenza né il suo scopo.

Voleva solo aiutare quella piccola creatura in fasce, quella bambina appena affacciata alla vita e già odiata dal padre per nessun valido motivo.

 

-Probabilmente  gli uomini prenderebbero in sposa principesse straniere, donne di uomini non altrettanto fortunati, costretti a vendere le proprie figlie perché incapaci di difendere un regno che, ormai è palese, non sono più degni di possedere…-

-Come vi permettete…!-

 

Sakura strinse forte fra le mani il ventaglio, fino a farlo gemere.

No!

Tutto ma non Haru!

Non suo padre!

Il ghigno di scherno del demone s’allargò.

Centro.

 

-Questa è la verità, Altezza. E’ risaputo che gli uomini sono il nerbo di una nazione, in quanto contadini, commercianti, marinai, politici, soldati… Su di loro vive lo stato. Le donne, sono inutili. E’ per questo che devono essere sottomesse al marito… E, infatti, anche nel futon devono occupare la posizione “sotto”…-

 

Rabbrividì di rabbia.

Il riferimento osceno era chiaro.

E la risposta avvelenata pronta.

 

-Se voi credete che io…-

-Cosa succede?-

 

Si bloccò di colpo.

Quella voce…

L’ultima che avrebbe voluto sentire in quel momento.

La più avversa di tutte.

 

-Oh, Principe, io e la vostra incantevole Promessa stavamo discutendo su un certo argomento riguardo cui abbiamo due visioni differenti…-

 

Poteva sentire il suo respiro dietro di lei.

Poteva sentire il suo sguardo indagatore sul corpo.

Con un passo indietro lo vide, inchinandosi devotamente e masticando odio.

Sapeva perchè quel generale era stato sul vago.

Sperava in uno sguardo spaurito e di supplica della Principessa.

In una muta richiesta di perdono e di silenzio.

Ma quello sguardo non sarebbe mai arrivato.

 

-A che proposito?-

 

Ma perché doveva diventare curioso proprio in un momento simile!?

Non si era curato della sua presenza per tutto l’arco della serata, come per tutto l’arco del tempo che era lì a Palazzo…

Perché proprio adesso?

Con un ghigno, il Sergente rispose alla richiesta.

 

-Vede, Principe, la Principessa sosteneva una tesi alquanto particolare riguardo…-

-E Voi, sergente, l’avete contraddetta?-

 

Sakura spalancò gli occhi.

Aveva sentito bene?

Il Principe stava prendendo le sue difese?

Davvero aveva calcato l’accento su quella parola, su quel sergente…?

Davvero lo aveva fatto per sottolinearne il grado inferiore a quello della futura sovrana?

La fronte del demone iniziò a sudare freddo.

Doveva calibrare bene le parole, cercare di capire cosa il Principe volesse sentire come risposta.

Infatti, era proprio questo che aveva fatto.

Aveva contraddetto la sua futura Regina.

La Fidanzata del suo Principe.

Una frase sbagliata avrebbe potuto compromettere la sua carriera nell’esercito del Sovrano…

Eppure sembrava quasi impossibile capire cosa pensassero quegli inespressivi occhi ambrati.

 

-Temo ci sia stata solo una sciocca incomprensione, Principe, fra me e il sergente. Nulla di preoccupante e che non sia risolvibile con un sorriso e un ringraziamento per il piacevole tempo trascorso in sua compagnia.-

 

Sakura s’inchinò maggiormente, in segno di ringraziamento, allontanandosi al fianco del Principe, fino a raggiungere un luogo appartato della sala.

 

-Dovete fare maggiore attenzione durante i vostri discorsi. La corte non aspetta altro che un qualsiasi pretesto per screditare questo matrimonio.-

 

Allora veramente il Principe era intervenuto in sua difesa…?

O, per meglio dire, in difesa del suo matrimonio…

Però era stato comunque un aiuto.

 

-Lo farò. Vi ringrazio per le parole Principe.-

 

Si allontanò, il più velocemente possibile da quella importante figura.

Odiava stargli vicino.

Anche solo accanto.

Sentiva gli occhi indagatori di tutti i presenti su di lei.

Su di loro.

Ah!!!

Quanto le pesava quel loro

La aveva aiutato, questo era vero, ma non cancellava tutte la ingiustizie compiute in passato.

Sorrise ad un gruppo di demoni, esageratamente truccate, dirigendosi verso di loro.

Parlavano ormai da un po’, il tempo necessario per conoscersi e avviare un discorso impegnativo.

Strano…

La Regina non le aveva mai parlato di quelle Dame…

Non le aveva mai sentite nominare…

Probabilmente non erano delle Demoni molto Nobili, lo si capiva anche dai modi raffinati ma leggermente imbarazzati al suo cospetto.

 

-Sakura.-

 

Di nuovo.

Di nuovo quella voce.

Ma perché quella sera si era deciso di perseguitarla?

Le demoni s’inginocchiarono imbarazzate alla sua presenza, mentre il Principe si affiancava alla Hime.

Sakura lo fissò incredula.

Cosa aveva fatto di sbagliato questa volta?

Il discorso era stato chiaro e sobrio, per nulla imbarazzante…

Perché mai adesso tutta la sala si era fermata e osservava la scena?

Perché le Dame nascondevano i volti allibiti dietro ventagli ricamati?

E perché i Nobili bisbigliavano parole fra loro, ridacchiando?

Il Principe le fece cenno di seguirlo.

Sakura, ancora sorpresa, salutò le sue interlocutrici, seguendolo in giardino, lontano da occhi e orecchie indiscreti.

 

-Principe, ho fatto forse qualcosa di sbagliato?-

 

La voce era preoccupata, leggermente in pensiero.

 

-Sapete chi sono quelle dame con cui vi siete intrattenuta?-

-No… veramente le ho conosciute poco prima in sala e…-

-Geishe-

 

Quelle parole, pronunciate con poca enfasi, caddero nel vuoto.

 

-E con questo? Io non capisco…-

 

Era normale per lei, parlare con personaggi di ogni tipo.

Il primo insegnamento di suo padre: mai nessuno è tanto umile da non meritare un saluto o una chiacchierata.

E allora perché scandalizzarsi tanto perché aveva parlato con delle geishe?

 

-Avete preferito la compagnia di alcune “accompagnatrici” rispetto a quella di Nobili spose di generali…-

-Mi perdoni, Principe, ma non riesco ancora a capire il mio sbaglio. Quelle donne…-

-Con quelle donne una Futura Regina non dovrebbe mai parlare. Sono qui alla festa solo perché il protocollo impone una compagnia femminile e tutti in sala sanno come finiranno la serata con i loro datori di lavoro…-

 

Lasciò cadere le parole, ormai comprese.

 

-Ma sono comunque delle donne, nonostante il lavoro che svolgano…-

 

Sesshomaru fissò la luna, splendente nel cielo.

 

-Donne che non meritano la Vostra attenzione…-

 

Sakura sospirò, abbassando la fronte.

L’immagine sua e del Principe si rispecchiavano limpide sulla superficie del laghetto.

Alcune ninfee appena schiuse erano le uniche testimoni dei loro discorsi.

 

-In fondo, fra me e quelle donne non c’è alcuna differenza. Tutte noi abbiamo imparato arti di seduzione per compiacere a Voi e agli altri demoni là dentro. Per poi, al momento opportuno, concedervi anche tutte noi stesse…-

 

Sesshomaru spostò lo sguardo sulle piante galleggianti, freddo.

Era la prima volta.

La prima volta che fra i due avveniva un vero “discorso”, escluso il “benvenuto” iniziale.

 

-Voi siete una Principessa e avete firmato un contratto per il vostro regno…-

 

Perché mai doverla giustificare?

No, semplicemente, farla ragionare.

Una Regina non poteva pensare in quel modo.

Una Regina doveva essere orgogliosa della sua scelta.

Una Regina non poteva paragonarsi a donne come quelle.

 

-…mentre loro si vendono per denaro… insomma, come me, si sacrificano per ciò che hanno di più caro. Però avete ragione, Altezza. Fra me e loro una differenza c’è. Le geishe possono decidere senza alcun obbligo se continuare a servire il loro padrone anche a fine serata

Questa possibilità di scelta a me invece non sarà concessa.-

 

Con un fruscio di seta, la veste elegante della Principessa sfiorò il kimono da cerimonia del Principe, per poi scomparire dietro le sohjo della sala aperte.

 

 


-Non potete fare questo!-

 

La Regina appoggiò con una forza eccessiva la tazzina sul tavolino di legno scuro.

Qualche gocciolina impertinente schizzò fuori, imperlando la superficie lucida.

 

-Il fidanzamento adesso è ufficiale. La mia presenza qui non è più necessaria.-

 

Con fermezza Sesshomaru riprese a sorseggiare dalla sua tazza, ignorando gli occhi ardenti della madre.

 

-E l’esercito? E i messi? La Principessa non è ancora pronta per il ruolo che dovrà assumere! Devo occuparmi di Lei! Non posso badare a tutto, Principe!-

 

Cerco di tranne re quella vena di rimprovero, ma parve chiara a tutti.

In fondo, era sempre sua Madre.

In fondo però, Lui era il Principe.

Lui aveva il potere su tutti.

Anche su di Lei, che era Regina.

Regina sì, ma femmina.

Quindi inferiore.

Sospirò, scacciando la rabbia e la frustrazione.

Il protocollo non prevedeva che una Signora di alta società modificasse il suo tono della voce facendola apparire troppo adirata. Soprattutto poi se questa era la Regina

 

-Queste questioni possono anche essere rimandate di qualche mese, non trovate Madre?-

 

Sesshomaru, ordinato, depose l’elegante tazzina, fissando la luna alta nel cielo.

 

-Non la prenderanno bene, questo è sicuro. Ormai siete quasi Sovrano Altezza. Appena pochi mesi la separano dal matrimonio e il popolo e la corte vorrebbero conoscervi meglio. La vostra presenza darebbe maggior prestigio anche a questo fidanzamento… -

 

No.

Non questa volta.

Non avrebbe ceduto.

Se ne sarebbe andato.

Basta.

Soffocava.

La pareti di quel Palazzo erano opprimenti, gli obblighi incalzanti, le riunioni noiose....

Andarsene.

Un’ultima boccata d’ossigeno.

L’ultima libertà prima di farsi sommergere totalmente dai suoi obblighi di erede.

Di Sovrano.

Di Marito.

 

-Ormai ho deciso.-

 

Si alzò deciso, avanzando passi lenti verso la porta.

La sua camminata fu presto interrotta da una piccola pressione sulla preziosa seta del kimono.

Rin tirò appena un lembo del vestito del Principe per attirare la sua attenzione.

 

-Rin va con Padron Sesshomaru!-

 

Gli sorrise allegra, lasciando la presa e mettendosi davanti al demone.

 

-No Rin. Non questa volta.-

 

Freddo e inespressivo, superò la bambina che continuava a fissarlo.

Non era arrabbiata.

Non era spaventata.

Era preoccupata.

Perché no?

Rin aveva forse fatto arrabbiare Padron Sesshomaru?

Cosa aveva fatto di male Rin?

Dove aveva sbagliato Rin?

No, Rin non aveva sbagliato.

Sesshomaru poteva leggere lo sconforto che le sue parole avevano procurato alla piccola umana, ma non le avrebbe certamente spiegato la ragione di quella scelta.

Non voleva nessuno.

Non Rin, non Jaken, nenahce Ah-Un

Nessuno.

Nessuno lo avrebbe accompagnato.

Nessuno lo avrebbe disturbato.

Avrebbe cercato da solo la forza per affrontare quella nuova vita.

Così diversa da quella che avrebbe volto vivere…

Ma che avrebbe rispettato.

Voleva godere da solo di quegli ultimi attimi di “vita”, perso nella sua foresta, nel suo spazio selvatico…

Godere dell’ultima goccia di tranquillità, assaporandola fino in fondo.

Da solo.

Dopo sarebbe stato a disposizione di tutti: del suo Regno, di sua Madre, della sua Sposa, di Rin,

Ma adesso voleva qualche giorno per sé.

Poche settimana da dedicare unicamente alla propria volontà e ai suoi desideri.

Da solo.

In libertà.

Senza rendere conto a nessuno.

 

Non render conto

a nessuno... libertà

o solitudine?

 

La Regina lo guardò basita e contrariata.

Non gli avrebbe obbedito.

Ne era certa.

E lei non aveva nessuna autorità per imporre il suo pensiero.

Poteva solo pregarlo, ma anche quello non era servito.

Fin da piccolo.

Non le obbediva quasi mai.

Ascoltava solo lui.

I suoi racconti, i suoi insegnamenti, i suoi ordini…

Solo lui.

Il suo idolo.

Il suo eroe.

Il suo unico Dio.

Se qualcuno si fosse azzardato a contraddire qualcosa che suo Padre avesse detto, si sarebbe guadagnato l’eterno odio per Principino.

Lui era il suo mondo.

La sua vita.

La sua certezza.

Almeno, fino a quel giorno lontano…

 

-E voi, Nobile Sakura? Non avete nulla da dire al vostro futuro sposo?-

 

Ecco il suo asso nella manica.

La Promessa.

Se Sesshomaru poteva apparire estraneo alle preghiere della Madre, cero non poteva ignorare le parole della Fidanzata.

Aveva dei doveri nei sui confronti.

Soprattutto visto che era straniera e sola, senza amici o parenti.

Secondo il protocollo, avrebbe dovuto starle vicino, aiutarla e istruirla insieme alla Regina.

Sakura afferrò con eleganza un germoglio di soja dalla ciotola, portando poi le bacchette accuratamente alle labbra.

Squisito.

Mastico con lentezza, tenendo gli occhi chiusi e assaporando il gusto fresco della piccola verdura.

Solo loro quattro erano presenti in quella stanza.

Solo loro quattro potevano pranzare assieme in quella stanza.

E, presto, il numero sarebbe sceso a due.

Al Re e alla Regina.

A lui e a lei.

Al Principe e alla sua Promessa.

A Sesshomaru e a Sakura.

Si pulì la bocca on il tovagliolo, tamponando appena.

Cena ottima.

Avrebbe preso presto una seconda portata, dopo aver ovviato a questo fastidiosissimo contrattempo…

Con indifferenza fissò gli occhi ambrati del Principe, in piedi dietro di lei.

 

-Vi auguro un buon viaggio Altezza.-

 

… e state via il più a lungo possibile…

 

Sesshomaru accennò un inchino col capo, per poi ritirarsi.

Sakura si voltò subito dopo, ricominciando lenta il solito rito del pasto.

Poteva chiaramente avvertire gli occhietti scuri di Rin alle sue spalle che la fissavano con odio.

La bambina aveva capito che lei lo avrebbe potuto fermare.

O, almeno, che avrebbe potuto provare.

Con stizza, uscì dalla stanza, rincorrendo la figura del Principe.

La Regina si alzò di botto, sedendosi al suo fianco e allontanandole la ciotola.

 

-Veramente non ho ancora finito, Reg…-

-Non ha importanza. Una Futura Regina non deve mostrare di avere appetito né mangiare troppo.-

 

Sakura sbuffò vistosamente, alzando gli occhi al cielo…

Ennesima ramanzina in arrivo.

 

-Principessa, forse non avete ancora capito come funzionano queste cose qui nelle Terre dell’Ovest…-

 

Sakura fece ruotare lo sguardo su tutta la stanza.

Non aveva voglia di ascoltarla.

Non voleva arrabbiarsi.

Non ora che la giornata terminava sotto le più rosee aspettative…

Se ne sarebbe andato!

Basta preoccupazioni!

Basta timori!

Basta paure…

Ultimamente il Principe era sempre molto impegnato con riunioni militari e il tempo dedicato a lei ridotto al minimo…

Però…

Lo incontrava qualche volta per i corridoi, mentre si spostava da una zona all’altra del palazzo…

E rabbrividiva.

Lo disprezzava.

Lo odiava.

Lo detestava.

Eppure…

Presto sarebbe stata sua.

Del tutto.

Senza mezze misure.

Completamente in suo possesso.

Proprietà di una persona violenta che non conosceva.

E questo pensiero bastava per far crescere in lei un sentimento di rivolta.

Il sangue che le scorreva nelle vene era comunque quello di un grandissimo generale, e la voglia di libertà le era stata insegnata dalle colline di Haru.

E nessuno poteva capire quanto fosse frustrante sapere di non potersi opporre.

L’essere costretta a sapere di dover sopportare tutto.

Ogni cosa lui voglia.

Certo, adesso che il fidanzamento era stato reso ufficiale, sarebbe stato quasi impossibile per i Sovrani dell’Ovest ritirare il contratto.

Qualunque fosse la sua condotta.

Però…

Nonostante il protocollo non lo prevedesse, come poteva esserne certa?

Come poteva rispondergli a tono, opporsi alle sue idee, fronteggiarlo fieramente… sapendo di poter mettere nuovamente in pericolo il suo regno?

Come poteva fidarsi di chi già una volta non aveva rispettato un patto?

Subire.

Qualsiasi cosa.

Ogni cosa lui avesse voluto.

Questo pensiero si insinuava viscido nella sua mente ogni volta che incontrava quello sguardo ambrato.

Nonostante si limitassero appena ad un cenno col capo o ad un inchino, tremava.

Paura.

Ebbene sì, paura.

Paura che decidesse di prendersi qualcosa che presto sarebbe stato comunque suo.

Paura di sentire il suo tocco sulla pelle.

Paura che chiedesse troppo e che lei dovesse acconsentire.

Certo, erano solo promessi e il protocollo reale non prevedeva una loro “unione” prima delle nozze.

Ma, ne era certa, se lui lo avesse voluto, nessuno glielo avrebbe potuto impedire.

Per quanto lei avesse chiesto aiuto, nessuno sarebbe accorso.

E perché mai?

In fondo fra poco più di un anno sarebbe stata comunque sua.

Certo, la Regina avrebbe probabilmente mormorato qualcosa riguardo alle regole che vigono fra quelle mira, ma non avrebbe dimostrato il minimo sdegno o dispiacere per quanto le era accaduto.

Tanto era già sua.

E ben presto lo sarebbe stata anche carnalmente.

 

Da una stanza

 All'altra la tua eco

Mi rincorre.

 

E che sollievo quando vedeva la sua elegante e odiosa figura sparire dietro una sojho aperta!

Che sollievo sentire le voci allegre delle dame che la accompagnavano ridere di frivolezze o ammonirla per un saluto troppo frettoloso!

Voleva dire che lui era lontano!

Che era fuori dalla sua portata!

Che era salva…

…almeno per il momento…

E adesso…!!!

Adesso che final,ente sarebbe potuta essere libera per alcuni mesi dalla sua opprimente figura…

No, la Regina non poteva rovinarle questo momento magnifico!

 

-Forse…-

 

Una parola biascicata senza pensarci.

Senza crederci veramente.

Ripetere come le montagne parole che sono rimbalzate, ma che no hanno lasciato alcun segno.

 

-Siete qui da noi da diversi mesi ormai Altezza. O desistito dal volervi trasformare in una perfetta dama dell’Ovest. Non lo sareste mai. Non capisco, eppure vi manca qualcosa del comportamento delle dame di questi territori… un po’ di astuzia femminile, una vena di finezza… o forse la possedete e non volete esternarla…

 

Il colore dei fiori

Avvolto nella foschia

Puoi nascondere,

ma almeno rubane in profumo,

o vento montano di primavera

 

Sakura, potete nascondere o evitare di apprendere le arti delle dame dell’Ovest, ma almeno cercate di rubar la loro essenza…-

 

La Principessa si voltò perplessa verso la Regina.

E’ vero, aveva seguito poco il discorso della sovrana, ma proprio no riusciva a capirne il senso…

 

-Prego? Temo di non capire Altezza…-

 

La Regina le riavvicinò maggiormente, fino quasi a sfiorarle l’orecchio.

 

-Eppure il mio è un ragionamento molto semplice…

 

Ora che sei sbocciato,

fa che il tuo fascino

trattenga il Principe!

Se andare lo lascerai, o fiore,

chi non ti riterrà a lui sgradito?

 

Sakura, siete una fanciulla dall’aspetto insolito e per questo affascinante qui nelle Terre dell’Ovest. Il giorno dell’annuncio del vostro fidanzamento avete avuto giudizi molto gradevoli per quanto riguarda il vostro incantevole aspetto, ma mi dispiace che non vogliate mettere a frutto i miei insegnamenti. Vi ho spiegato le migliori tecniche di seduzione, pratiche in cui le demoni dell’Ovest sono maestre. Certo, non mi meraviglio che voi, straniera, non ne abbiate la piena padronanza, ma almeno dovreste saperle usare… Tentate il Principe con il vostro corpo, irretitelo con il vostro portamento, stuzzicatelo con la vostra voce… qui a corte nessuno potrà vedere un buonaugurio nel viaggio del Principe! E magari chissà… magari qualche sfizioso penserà che non siete di gradimento del Principe…-

 

Con un gesto secco, Sakura sparì dietro la porta della stanza.

 

 

 


Chi era?

Rin a quell’ora doveva già dormire da un pezzo…

Sua Madre non si sarebbe mai mossa da sola…

E Jaken non si sarebbe mai avventurato nel giardino a quell’ora di notte…

Ma allora chi poteva essere?

Un suo soldato?

Impossibile, la guarnigione era dall’altra parte del castello…

Una spia?

E come aveva fatto a entrare?

Forse una delle dame di palazzo….

Però non si muovevano mai da sole, stavano sempre in gruppo…

Ma allora chi…

Forse un enuco, uno dei tanti seri del palazzo…

Ma perché recarsi a quell’ora in giardino, la notte prima che il Principe partisse?

Con attenzione scostò i rami bassi dell’albero, pronto ad attaccare un possibile nemico.

Sorpresa.

Ecco cosa lesse Sakura nei suoi occhi.

E ecco cosa vi lesse lui.

 

-Cosa ci fate qui? Non dovreste andare in giro a quest’ora di notte, da sola, Principessa…-

 

Sakura rabbrividì, vedendo gli occhi ambrati del principe scrutarla nel buio.

Tremò piano, stringendosi le mani attorno alle spalle in un abbraccio disperato.

No.

Non voleva dimostrargli che aveva paura.

Lei era la figlia di Kamigawa.

Lei era la Principessa di Haru.

Certo, l’essere sola in giardino a quell’ora di notte con il futuri consorte, non la tranquillizzava, ma non doveva mostrargli segni di cedimento.

Si allacciò meglio la vestaglia di seta pregiata, facendo aderire la stoffa viola al leggero vestito che indossava per dormire.

Un sorriso stentato.

 

-E Voi, Principe? Non dovreste essere nei vostri appartamenti a riposare? Il viaggio che vi accingete a fare domani sarà lungo…-

 

Il demone appoggiò stancamente la schiena al salice piangente, fissando l’eternità della notte.

 

Un ondeggiare

 Di salici piangenti

Scherza primavera

 

Un sospiro.

Forse non aveva cattive intenzioni.

Almeno, non ora.

Non era in una posa pericolosa.

Scosse piano la testa, maledicendosi mentalmente.

Silenzio.

Che si fosse offeso?

In fondo quello era il suo palazzo, poteva andare dove voleva quando voleva…

E non doveva certo rendere conto a lei!

Che fosse stata troppo brusca?

Ma che sciocchezze!!!

Si stava forse preoccupando per il morale di quell’assassino?

No, certo che no, ma se si fosse offeso e avesse voluto sciogliere il fidanzamento Haru sarebbe stata in pericolo…

Si morse un labbro.

Piccolo castigo per una bocca troppo abituata a parlare.

Anzi, a rispondere.

 

-Vi ha mandato mia Madre?-

 

Trasalì sorpresa.

La voce era calma e pacata.

Lo sguardo fisso sulla luna, quasi completa.

Forse non era arrabbiato.

Forse Haru era ancora salva.

Improvvisamente conscia del suo stato, Sakura si accarezzò i capelli, cercando di sistemarsi alla meglio.

Sciolti.

Finalmente.

Liberi dalle fisse e esagerate costrizioni di decorazioni esagerate e complicate.

Scosse un po’ la testa, ravvivandoli.

Solo nella sua camera, solo quando dormiva poteva tenerli sciolti e lasciarli in balia del vento che giocava con quei fili violetti.

Certo, erano troppo lunghi per la corte.

Superavano di molto la lunghezza del corpo, così da scivolare per terra.

Un sensuale strascico.

Anche se Sesshomaru non stava guardando in quella direzione, si sentì in dovere di sistemarsi.

Una donna doveva sempre essere perfetta di fronte ad un uomo, soprattutto se questi è colui che ha deciso di accollarsela.

La filosofia di vita della Regina.

La sua futura filosofia di vita.

Il demone argentato restava silenzioso in attesa di una risposta.

Non guardingo.

Non sospettoso.

Non impaziente.

Semplicemente immobile.

Eterno come la luna.

Affascinante come la notte.

La fama che si era guadagnato come demone affascinante era reale.

Nessuna falsità.

Nessuna finzione.

Le voci che i marinai e i mercanti le avevano portato, descrivendolo simile a un demone lunare, attraente e seducente nella sua staticità.

E perché allora dubitare delle altre voci?

Di quelle che lo dipingevano come sanguinante e ingiusto?

Come assassino e spergiuro?

Ne aveva avuto prova lei stessa, non aveva rispettato i patti…

Suo padre aveva torto.

Esiste gente infame.

Non è vero che tutti nascondono un lato oscuro e maligno così come uno solare e positivo.

Certe volte la realtà è proprio quella che si vede.

Si avvicinò prudente, cercando di prevedere ogni suo possibile movimento.

Con delicatezza appoggiò una mano sul tronco ruvido della pianta.

In fondo, prima o poi avrebbe pur dovuto iniziare a parlare con lui.

Avrebbe condiviso la sua vita con quell’odioso demone.

Tanto valeva provare a dialogare.

Almeno ne aveva l’intenzione.

 

-No. Mi ha chiesto di parlarvi e di convincervi a restare ma non ho alcuna intenzione di farlo.-

 

Il Principe mosse appena la testa.

Un movimento lento e delicato, quasi impercettibile.

Seducente.

Ma non provocante.

Sottintendeva una domanda.

Parole che non aveva il coraggio di pronunciare.

 

Perché…

 

-Voi ve ne andate per lasciare indietro i Vostri pensieri. Andandovene, allontanate anche i miei.-

 

Il tuo andare

Il mio restare

Due solitudini

 

Niente.

Nessuna reazione.

Nessuna emozione.

Possibile?

Possibile che quel niveo demone fosse davvero immune ai sentimenti?

Sakura sospirò, appoggiandosi al tronco dell’albero.

Vicino a lui.

Non le faceva paura.

Non lo capiva.

Ma non lo temeva.

Non adesso.

Se anche non ci fosse stato, non se ne sarebbe accorta.

Silenzio.

Alzò gli occhi al cielo, immaginandosi come sarebbe stata la sua vita fra qualche anno, al fianco di quel marito.

Sorrise smarrita.

Anche volendo, faticava ad avviare una discussione con lui.

 

La notte d’estate,

mentre è ancora sera,

già si schiude all’aurora.

Dove, fra le nubi,

si è rifugiata la luna?

 

Silenziosi spostarono lo sguardo sull’astro, seminascosto fra le foglie del salice.

Magica.

Stregata.

Incantata.

 

-Occupatevi di Rin…-

 

Si scosse sorpresa.

Si stava veramente preoccupando per quella piccola umana?

Dalla reazione della bambina a cena, si era accorta che i suoi sentimenti erano sinceri.

Eppure…

Eppure lui odiava tutti i diversi…

O no?

Quel Principe l’avrebbe fatta impazzire!!!

Ormai si era accorta di aver giudicato male inizialmente il legame che li univa.

Sesshomaru non si approfittava di Rin.

E neanche se ne occupava esageratamente.

Ma… allora?

 

-Lo farò volentieri, sempre che la piccola me lo conceda. La trovo leggermente sostenuta nei miei confronti… Ancora non capisco perché la teniate con Voi… -

 

Pronunciò quelle parole col sorriso, ricordando il primo “scontro” che aveva avuto con Rin.

 

-Chissà…-

 

“Sostenuta”…

Meglio dire decisamente avversa…

Lo aveva capito Sesshomaru, quasi da subito.

La gaiezza e la felicità di Rin generalmente accoglievano con festività chiunque…

Così era stato per lui, così per Jaken, per Kohaku, per sua Madre, per le Istitutrici…

Eppure Sakura non era stata ammessa in questo largo circolo.

Si era accorto di come la piccola, sempre ben disposta e gentile con tutti, risultasse acida e ostile alla futura Regina.

Eppure, ne era certo, la Principessa non aveva fatto nulla per meritarsi un trattamento simile.

Le sorrideva sincera ogni volta la incontrasse…

Incontro certamente casuale in quanto Rin cercasse in ogni modo di evitarla.

Avrebbe sistemato anche questo.

Ma dopo il viaggio.

Dopo interminabili minuti, con un movimento fluido, Sakura si staccò dal tronco, inchinandosi al Principe.

 

-Ora è meglio che vada. Se vostra Madre ci vedesse assieme così e a quest’ora, non oso immaginare le torture che mi serberebbe per domani. Ci saluteremo meglio domani. Intanto, ecco! Prendete! A causa del Vostro inaspettato annuncio Vostra Madre mi ha costretta a rinunciare al pasto… per questo ho atteso che tutti dormissero per poter andare in cucina e compiere questo piccolo furto. Prendete pure! Anche Voi non avete mangiato molto… questo nostro incontro serale rimarrà un segreto…-

 

Sesshomaru prese colto alla sprovvista la metà della piccola focaccina che la ragazza gli offriva.

Piccolo pegno per mantenere il segreto.

Vide il sorriso di complicità di lei sparire presto oltre le foglie piangenti.

 

 

 

 


Un ringraziamento a:

 

Crilli:Ciao! Bene bene… sono proprio contenta! Hai tirato in ballo degli argomenti che avrei approfondito in eventuali note! Primo fra tutti l’astio di Sakura nei confronti di Sesshomaru… Questa antipatia è dovuta a racconti di commercianti e marinai, da commenti del padre e da comunicazioni di viandanti spesso no troppo fedeli ma, si sa, non c’erano vie di comunicazioni troppo sicure un tempo e comunque Sesshomaru, all’inizio della storia, si presenta come profondamente “cattivo” e “anti-umani”… la mente di Sakura è plagiata, sottomessa a pregiudizi del suo popolo nei riguardi dei vicini un po’ troppo “bellicosi”… e adesso passiamo alla piccola, dolce Rin! In questa storia ho provato a fare un piccolo esperimento: Rin non è più solo la dolce bambina che accompagna Padron Seshomaru e sempre disposta ad accogliere tutti (soprattutto i nuovi personaggi delle fic) in modo benevolo e ad affezionarcisi immediatamente… qui Rin è una ragazza, un’adolescente (ma ricordiamoci che nel Giappone di questo periodo le ragazze si sposano molto giovani..) che ha i primi batticuori (per Kohaku) e inizia a pensare con la sua testa… e vede in Sakura una possibile “rivale” nel cuore di padron Sesshomaru per cui ha un affetto fraterno fortissimo. In altre parole, Rin soffre di un sentimento completamente umano e naturale: la gelosia. Al contrario Jaken, spesso odiato e criticato nelle fic in quanto non accetta nessuno e odia a livello epidermico ogni fanciulla si avvicini al suo Padrone, i questo caso ammira e venera la sua futura Regina, in quanto vista come legittima vicina del Padrone. Esperimenti insomma, fammi sapere cosa ne pensi! Grazie mille per il commento e spero di sentirti presto!!!Bacio!

 

Celina: Eh il protocollo darà ai nostri “fidanzatini” parecchi problemi… ma saranno superati (almeno credo…!!!!) Sesshomaru resterà cos’ almeno per un po’.. per quanto provi a farlo addolcire, non ci riesco! Però in questo capitolo si è un po’ ripreso, non trovi? E comunque Sakura non sembra lo stesso molto ben disposta ad accettare l’aiuto del “fidanzatino”… Vedremo come si evolverà la vicenda! Sperando che non ti sia messa a piangere (scusa ma ho fatto delle ricerche impensabili per questo capitolo! Finora è il più sudato! Speriamo ne sia valsa la pena! Ma questo me lo dirai tu, giusto?) grazie mille per il commento!!!! Un bacio!

 

Gemellino Dolly:L’addio è stato tristissimo… ma pensa allora a quanto sarà festoso il rincontro! Mamma mia che paura! Ti immagini? Essere sola soletta in una regione straniera, in un palazzo straniero, con il tuo futuro sposo che neanche consoci! Un incubo! Però, appena vedi lo sposo, non vedi l’ora che si avvicinino le nozze!!!! Che c’è!?!!? Devo forse ripeterlo che AMO Sesshy?! EPr quanto riguarda Sango e Miroku… d’accordo, anticipo che ci saranno, ma non farmi dire altro o ti rovini tutte le sorprese!!! Sakura è un carattere molto forte, che in certi tratti mi somiglia e in altri si discosta (in effetti come carattere sono più simile a Nemesi, ma credo che ogni personaggio un autoreti metta parte di sé, volente o nolente….) comunque i suoi sforzi saranno premiati! Io propri non capisco perché si lamenti!!!! Va in sposa a Sesshy!!!!! Cioè, voglio dire, non sono cose che capitano tutti i giorni!!! Potrei prendere io il suo posto se vuole!!!! Non ho un regno, ma Sesshy me lo prenderei volentieri lo stesso!!!! Beh, spero di sentirti presto!!!! Ti voglio bene anch’io!!!!! E, a proposito di bacio… complimenti per il tuo “caliente” incontro con Kohaku! Spero sia ben sugurante per il mio bacio con Sesshy! Un bacio (a te!) intanto!!!! Ciao!

 

Ayrill:Finalmente qualcuno che apprezza Sesshy-cuore-di-ghiaccio!!! Vero che sottoforma di stronzo è ancora più bono!!!! Per quanto riguarda i miglioramenti… giudica tu! Per quanto riguarda invece i tempi… sono desolata ma ho dovuto riprendere in mano molto materiale per questo capitolo (poche cose sono inventate, la maggior parte sono realtà di quel periodo giapponese adattato alla natura demonesca… un lavoraccio!!!) Però il prossimo aggiornamento lo farò prima, sono già a buon punto con l’altro capitolo! Ma sono curiosissima di sapere cosa ne pensi di questo!!! E’ abbastanza importante (insomma, si consoce un po’ meglio i pensiero di Sakura e Sesshy è più presente) in altre parole… la storia è iniziata sul serio!!!! Ho le lacrime agli occhi!!!! Grazie per le belle parole e spero di sentirne altre (umile neh!? Insomma, mi piacerebbe sapere cosa pensi di questo capitolo!) Un bacio!

Kiaki- san: beh… che dire

Kiaki- san: beh… che dire.. sorpresa!!!!! Finita Nemesi inizia Sakura! Fra la tristezza di una fine  e la gioia di un inizio! Ciclico, come la vita… sono in vena di poesie in questo periodo!!!! Grazie mille per il commento e prometto che cercherò di velocizzare i tempi !!!! Ciao!!!! Un bacio!

 

 

Ary 22: Myioga e Totosa mi servivano per far nascere in voi lettori la domanda “ma Inu che fine ha fatto”? Sesshy sciogliersi!?!!?!?!? Ma quando mai!!!! Se lo fa non mi resterebbe niente di lui (e sarebbe un vero peccato…) Un mega bacio super speciale!!!!! A presto!!!

 

Sesshydil: Silenzio!!!!! Da quello che scrivi mi sembra che tu abbia già capito molte cose della storia!!!! Non svelarle! E almeno il dubbio su che fine ha fatto Inuyasha, te lo lascio! Ma guarda te! Uno si costruisce una trama, contorta, con tutti i rimandi…e poi vieni tu a rovinare tutto! No, scherzo!!! E’ che dal commento si capiva che ti è piaciuta come storia!!! E sono contenta! Questo capitolo invece, come ti sembra? Un bacio!

 

Flori: Ecco cosa succede!!! Delusa? Ti aspettavi altro? Grazie mille per il complimento! L’importante è che sia uno stile comprensibile (nonostante la mescolanza di prosa e versi) senza necessariamente avere troppi riferimenti a parole giapponesi! Che dici? Così va bene? Un bacio!

 

Sesso 94: benissimo!!!! Allora a te Naraku e a me Sessho!!!! Affronterei qualsiasi protocollo per stare con lui!!!! Cmq, anche Naraku come amante non sarebbe male… fa o stesso se ti prendi Jaken e io mi tengo tutti e due gli altri!?!? Totosai un po’ sbandato dici? Beh, l’età passa per tutti!!! Scherzo, ma se non sbaglio Totosai finge vuoti di memoria spesso, vero? Beh, ho voluto un po’ esagerare questa sua caratteristica! Povero Jaken! Per una volta che uno non lo picchia, lasciamolo godersi questi pochi attimi di pace! Per quanto riguarda la teoria su Ino… non dico niente! Se vuoi sapere se hai ragione contattami! Ti posso anche svelare tutto ma non lo faccio qui per rispetto verso chi non vuole saperlo… dico solo di non fossilizzarti su un’idea.. presto verranno altri indizi e allora…. Grazie mille per i complimenti! Un bacio!

 

Ladyhelllsing: Rin avrà un ruolo mooolto importante! Certo, dovrò allontanarla nei momenti di intimità(insomma, è ancora minorenne!!) dove la coppietta dovrà imparare a cavarsela da sola, ma sarà diciamo molto utile oltre che una cara amica di Sakura… Grazie mille per i complimenti! E che te ne pare delle teorie di un tempo sul “nascere femmina”? Un bacio!

 

Valey_Ivanov: Sarebbe simpatico vedere se Sakura e Nemesi andrebbero d’accordo.. che dici? Fatico a immaginarle assieme però.. potrebbe essere uno spunto molto interessante! Comunque l’ambientazione e il contesto come avrai visto è molto diverso da Nemesi… qui vedo meglio una Sakura vicino a Sesshomaru.. non so… forse perché sono entrambi demoni… boh! Forse perché essendo l’autrice mi sono affezionata a entrambi i personaggi!!! Per l’indirizzo…

 

Allora:

 

acquadilete@hotmail.it    Per avere informazioni, per contatto msn o qualsiasi altra cosa…

acquadilete@gmail.com    per avere le immagini di Sakura e compagnia (Haru, Sesshy, Regina, Kamigawa, Kaminari, Ami, Toryu…)

 

Un Bacio!!!

 

 

Grazie a tutte!!!!

Fatemi sapere cosa ne pensate!!!!

A presto!!!!

 

Lete

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Sorrise aggraziata, inchinandosi nel giardino

Sorrise aggraziata, inchinandosi nel giardino.

Un hana uranai.

Bellissimo con i suoi petali viola scuro e il bottoncino d’oro.

Sakura lo raccoglie con delicatezza, beandosi di quel contatto con i petali morbidi e soffici.

Una folata di vento stacca un piccolo petalo che agonizza in aria, disegnando affascinanti arabeschi per poi tuffarsi nelle acque gelide del laghetto.

La demone si stringe maggiormente nel suo kimono dalle maniche larghe.

Non resteranno così ancora per molto.

Presto, da donna sposata, ne indosserà solo con le maniche corte.

Sorrise distraendosi da quei tristi pensieri e prestando la sua attenzione al piccolo fiore, timido fra le sue mani.

Ad Haru le colline erano sempre piene di fiori, ma l’hana uranai era sempre difficile da trovare.

Fra lei e Ami c’era sempre la sfida a chi lo trovava per prima.

Lo osservò bene da vicino.

Il violetto intenso risplendeva esaltato dall’arancione del suo kimono.

Il colore dell’autunno.

Ormai, solo una stagione la separava dalla cerimonia.

Quasi incantata dai ricordi e dal magnetismo di quel fiore, la principessa iniziò la solita cantilena, accompagnata da gesti meccanici e romantici.

 

-Suki? Kirai?...-

 

M’ama non m’ama.

E via, petalo dopo petalo, il vento rapiva le sue parole lasciando spazio a una dolorosa consapevolezza.

Qualunque fosse stato in verdetto del fiore, nulla sarebbe cambiato.

Quante volte quella filastrocca l’aveva fatta ridere e scherzare con gli amici di sempre!

E adesso, invece…

L’ultimo petalo lasciò lento la sua mano, nel silenzio.

Si era persa.

Persa nei suoi pensieri.

Aveva dimenticato l’alternanza.

Gettò ciò che rimaneva del fiorellino per terra.

Chissà dov’era adesso il Principe?

Da mesi non lo vedeva.

Da molti luminosi giorni non aveva più sue notizie.

Certo, era stata comunque molto impegnata.

La Regina, con l’avvicinarsi della data, si era fatta più severa e critica.

La piccola Rin continuava ad evitarla mentre quel demonietto, quel Jaken, cercava in tutti i modi di entrare nelle sue grazie.

Le riunioni si susseguivano incessantemente, i riti si accavallavano, i tempi si stringevano...

Eppure stava bene.

Ormai si stava abituando a quella vita di solitudine e tristezza.

Grigia, come il cielo di quel giorno.

Odiava l’autunno.

Mese di morte e di fine.

Sterile e inutile.

Di passaggio.

Triste morte prima del candore della neve.

Prima della gioia dei giochi invernali, della fine delle attività e del riposo dei campi.

Sì, gli assomigliava tanto.

Così come lei era l’Est, la Primavera, così lui era l’Ovest, l’Autunno.

Haru e Aki a confronto.

Eppure era stata così tranquilla la sua vita da quando se n’era andata.

Senza il timore della sua presenza opprimente.

Senza la paura di un incontro.

Senza la sua odiosa presenza.

Ma non sarebbe stato per sempre.

Delle voci concitate attirarono la sua attenzione.

C’era movimento nel cortile del Palazzo.

Sakura raggiunse veloce un gruppo di serve che si aprirono lasciando passare la futura Sovrana.

La Regina era lì sul trono, in attesa.

Bastò uno sguardo per capire.

Bastò un’ondata di vento per sentire il suo profumo.

 

Un soffio d’aria

Scopre del mio amato

La fodera sotto l’orlo della veste:

ecco, fresco e incantevole,

è arrivato l’autunno.

 

Uno scambio di occhiate veloci.

Stupore e fissità.

Sconforto e rassegnazione.

Verde e Ambra.

Sorpresa e stanchezza.

Poi…

Buio.

 

 

 


Sesshomaru aprì stancamente gli occhi.

Una bella sensazione.

Di fresco.

Di riposo.

Le membra bagnate e il calore di una stanza.

Un movimento gentile al suo fianco.

 

-Come vi sentite?-

 

Non c’era interesse o preoccupazione in quelle parole.

Solo obbligo.

Solo dovere.

Solo costrizione.

Sakura.

Si era quasi dimenticato di lei nel suo peregrinare.

Non ci aveva mai pensato.

E, sicuramente, non se la ricordava.

Almeno, non così.

Un’acconciatura perfetta e semplice.

I capelli violetti che scendevano morbidi fino alle spalle, fermati eleganti alla nuca da un piccolo nastro in tinta con l’elegante kimono.

Movimenti sinuoso e avvolgenti.

Volto truccato e teso.

Si mise a sedere sul futon, senza aiuto.

Non che non ne avesse bisogno.

Ma lei voleva evitare i contatti.

Si limitò a seguire i suoi gesti con gli occhi, mantenendo un’aria critica ed attenta.

 

-Certamente meglio del mio avversario…-

 

Con soddisfazione si portò una mano all’altezza del volto, stringendola a pugno.

Credeva ancora di sentire i suoi ultimi spasimi.

Il respiro veloce e il volto insanguinato.

Gli occhi oscurati dal dolore e la mascella storta in un urlo di sofferenza.

Sangue.

Urla.

Morte.

 

-Certo, vagare ramingo per queste montagne uccidendo chiunque troviate lungo la strada deve proprio darvi molta soddisfazione… Sicuramente non v’importa se quelle creature volevano invece vivere. Voi siete il Principe. Voi potete uccidere chi volete senza ripensamenti o sensi di colpa e….-

 

Si morse un labbro con fermezza, cercando di evitare altri errori.

Sesshomaru la fissava impassibile, guardandola dritta negli occhi.

Distolse lo sguardo.

La voglia di urlare era molta.

Fin da quando lo aveva visto.

Altero.

Fiero.

Ferito.

Un taglio sul fianco.

Nulla di grave.

Probabilmente aveva camminato per giorni prima di tornare a casa e la perdita di sangue gli aveva causato quel piccolo cedimento.

Le sembrava di vederlo.

Insofferente alla ferita, continuava lungo la sua strada.

Non un gemito.

Non paura.

Solo, continuare a camminare.

 

Passi smarriti

Nell'esilio eterno

Di giorni uguali.

 

Godere a fondo di quella libertà.

Peccato che quella ferita non fosse nulla di più grave.

Sakura ricordò con disgusto l’odore mescolato al suo profumo che avvertì quando corse da lui, sorretto da un soldato.

Un odore pungente.

Acre.

Aspro.

Disgustoso.

Nauseante.

Sangue.

In gran quantità.

Di creature diverse.

Di molti esseri viventi.

Moltissimo di demone.

Tantissimo di demoni minori.

Ma soprattutto…

Umano.

Represse a fatica un conato quando toccò la vesta bianca, da viaggio, macchiata di rosso.

Stomachevole.

Lo odiava.

Ora come prima.

Adesso più di prima.

Però… doveva accettare.

Con un’ingiusta consapevolezza s’inginocchio, sfiorando il tatami con la testa.

 

-Perdonate le mia parole Principe… non accadrà più.-

 

Non era sincera.

Non lo sarebbe mai stata.

Ma doveva fingere.

Per Haru.

Per suo padre.

Solo per questo.

Senza aspettare una risposta del Principe, si alzò, porgendogli una tazzina fumante.

 

-Prendete in segno del mio rammarico. E’ una tisana, l’ho preparata con delle erbe raccolte fuori da Palazzo. Servirà a restituirvi le forze.-

 

Sesshomaru analizzò sospettoso la bevanda dal forte colore verde, per poi sorseggiarla silenzioso.

Sakura torse le mani nel suo kimono, cercando di recuperare lucidità e non peggiorare la situazione.

Era sola con lui, nei suoi appartamenti.

Per ordine della Regina, ovviamente.

Se fosse stato per lei, sarebbe ancora disteso sul selciato a pagare con la vita il dolore che quel viaggio aveva procurato.

 

-Siete stata Voi a curarmi?-

 

Fissava la tazza, ormai quasi svuotata.

La solita aria annoiata e indifferente.

Non se l’era prese per le parole di prima.

Probabilmente non l’aveva neppure ascoltata.

Facendosi coraggio, alzò gli occhi, con un tentativo malriuscito di sorridere.

 

-No, certo che no… è stato il curatore del castello, Altezza. Io non conosco purtroppo questa nobile arte. Mia madre però era erborista e mi ha insegnato il valore delle erbe e il modo migliore di usarle. Per questo, dopo che Vi hanno curato, sono uscita a raccogliervi queste erbe. Spero che non vi dispiaccia…-

 

Le restituì la tazza, dopo averla svuotata in un sorso.

Imbarazzata.

Ecco come si sentiva in questo momento.

La rabbia di poco prima era come sparita, lasciando spazio all’ impaccio.

Sembravano proprio una bella coppia.

Lui ferito a letto e la devota moglie al suo capezzale, angustiata e preoccupata.

Disgustoso.

Non sapeva neanche lei perché gli aveva preparato quella stupida bevanda.

Forse per stare un po’ sola.

Forse per riprendersi per la sorpresa e lo spavento.

Forse per evadere quei cinque passi fuori dal palazzo, da sola.

Sapeva che non avrebbe potuto.

Sapeva che la Regina la avrebbe punita se lo fosse venuta a sapere.

Castigata, soprattutto adesso che era quasi Sovrana.

Però, ne aveva sentito il bisogno.

Veramente.

 

-Cos’è successo?-

 

Capì subito a cosa fosse rivolto il suo sguardo.

Inghiottì a fatica, cercando di ricacciare indietro le lacrime.

Con una mano si accarezzò i capelli, ormai dimezzati.

 

-Ieri c’è stata la cerimonia di presentazione. Ho offerto una ciocca dei miei capelli ai Vostri antenati e un’altra agli otto Anziani del Clan, i Veterani che in primavera celebreranno l’evento… Però… è stato strano… non mi hanno condotto ad onorare la tomba di vostro Padre…-

 

I suoi capelli…

Spostò lo sguardo, cercando di non ricordare le lacrime.

Aveva pianto la sera, chiusa nella sua stanza.

I suoi capelli…

La madre li portava sempre così…

Lunghi e lisci, senza nessuna costrizione.

Eppure era bellissima.

E il suo ricordo le bruciava tantissimo.

Avrebbe sempre voluto essere così.

Una bellissima demone, sempre sorridente e spensierata.

Una Regina pronta ad affrontare a testa alta ogni avversità.

Pronta a dare la sua vita per il suo regno…

Adesso aveva un’aria più ordinata.

Più consona.

Più diversa.

Sesshomaru voltò la testa dalla parte opposta della stanza.

Già, la cerimonia di presentazione…

Se n’era completamente dimenticato.

E, in fondo, esserci o no, non avrebbe fatto differenza.

Non era importante.

Non più.

Non adesso che la persona che avrebbe dovuto onorare non c’era più.

La sua tomba era praticamente irraggiungibile.

La sua figura era completamente inafferrabile.

L’unica persona che avrebbe voluto vedere, con cui avrebbe voluto parlare, a cui chiedere delle spiegazioni, non lo avrebbe più raggiunto.

Sesshomaru sorrise con amarezza, scoprendo gli appuntiti canini.

Non ci sarebbe stato neanche questa volta.

Non sarebbe stato presente il giorno del suo matrimonio.

Così come non c’era alla sua nascita.

Così come non c’era alla sua prima trasformazione.

Così come non c’era alla sua prima battaglia.

Così, come sempre, sarebbe stato solo.

 

Troppo vicino

un ricordo lontano

grido sommesso

 

-Padron Sesshomaru!!!-

 

Rin spalancò di scatto la porta, piombando sul demone semisdraiato.

Lo abbracciava ridendo, pronunciando parole senza senso.

Le era stato impedito di vederlo.

Solo i Curatori, la Regina e la Promessa potevano assisterlo.

E questo a Rin non era piaciuto.

Dopo aver messo il suo adorabile broncio da bambina, era rimasta vicino alla porta d’ingresso, pronta ad entrare alla prima occasione favorevole.

 

-Rin è felicissima di vedervi Sommo Seshomaru! Rin si è tanto annoiata durante la Vostra assenza!! Promettete a Rin che non la lascerete più sola!-

 

Un altro abbraccio attorno al collo del demone che la fissava impassibile.

Sakura si sentì montare d’ira.

E solo poche ore prima era tornato lordo di sangue umano…

Forse aveva ucciso anche dei bambini… dei coetanei di Rin

Eppure adesso si lasciava stringere da quelle esili braccine senza obiettare.

Cos’era veramente?

 

-Cosa Vi hanno fatto bere Padron Sesshomaru?-

 

La piccola fissò disgustata la tazzina con la piccola teiera sul vassoio vicino a Sakura.

Il colore e l’odore di quella sostanza non avevano certo ricevuto la simpatia della piccola che storceva il nasino schifata.

 

-E’ una tisana, Rin. Serve per riprendere le forze. Sarebbe bene che il Principe si sforzasse di berla tutta…-

 

Sakura le sorrise comprensiva lanciando uno sguardo di avvertimento a Sesshomaru.

Anche lei aveva avuto la stessa espressione la prima volta che la vide.

Risentì nella sua testa la squillante risata della madre che la convinceva a berne solo un altro po’…

 

-Io non credo che sia una buona idea… Padron Sesshomaru è forte e non ne ha certo bisogno…-

 

Da quando Rin aveva assunto quell’aria da saputella?

Nonostante questo, Sesshomaru, rimase zitto ad osservare le reazioni.

Non gli era piaciuto il comportamento che Rin aveva assunto appena arrivati a Palazzo.

Ormai aveva quattordici anni, non era più la bambina impacciata e timida che aveva raccolto sette anni prima.

Era una piccola donna.

Doveva iniziare a comportarsi come tale.

A essere più indipendente.

Le aveva permesso di andare con alcune guardie e Ah-Un a un villaggio abbastanza lontano, dopo le prime settimane dal loro arrivo, prima della sua partenza.

Era entusiasta di rivedere quell’amichetto dal sorriso facile e dai capelli spettinati.

Certo, Sesshomaru non caldeggiava questa amicizia e il piccolo umano non poteva entrare nel Palazzo, però sentiva che quell’affetto della piccola per il giovane non fosse solo amicizia.

Almeno, non del tutto.

Certo, Rin non era una donna matura, ma neanche una bambina, ormai.

Le femmine umane lasciavano la casa di famiglia verso i sedici, diciassette anni, a differenza dei demoni.

Avevano una vita molto più breve.

E, questo significava, che presto se ne sarebbe dovuta andare.

E era certo che Rin questo lo sapesse.

Eppure, da quando era a palazzo, aveva iniziato a comportarsi in modo infantile come mai prima d’ora.

Aveva sempre ordinato a Jaken di essere paziente, ma qualche volta aveva ammesso in cuor suo che Rin stava proprio esagerando.

E questo da quando Sakura era entrata nelle loro vite.

La Principessa, impassibile, aveva versato un’altra tazza della tisana al Principe.

 

-Forse hai ragione, ma è sempre un aiuto. E adesso faresti meglio a sederti vicina a lui e a lasciarlo riposare tranquillo, senza soffocarlo in quell’affettuoso abbraccio. La ferita al fianco potrebbe risentirne…-

 

Ma chi si credeva di essere!?!?

Certo, parlava facile lei!!!

Lo vedeva da tutto il giorno, lei!

A lei non era stato vietato di entrare!

Una cosa del genere prima del suo arrivo non sarebbe successa!

E il Padrone non se ne sarebbe certamente mai andato da Palazzo!

Era colpa sua se si era allontanato!

E non aveva neanche cercato di fermarlo!

Era colpa sua se si era ferito!

Era tutta colpa sua!

 

-No! Rin non…-

-Ubbidisci Rin.-

 

Rabbrividì.

Sesshomaru impassibile già sorseggiava la calda bevanda, mentre lei lo fissava con gli occhi lucidi e sconsolati.

Tristemente si sedette al suo fianco, motivata a non guardare la demone di fronte a lei.

Padron Sesshomaru non si era mai comportato così con Rin prima che “quella” arrivasse

Rin aveva bisogno di Padron Sesshomaru.

Anche la Regina la trascurava, troppo presa da “lei”…

E Rin doveva passare tutto il tempo con Jaken o le istitutrici ascoltando le loro noiose lodi

Per fortuna Kaminari faceva del suo meglio per farla divertire, ma la mancanza del demone era sempre tanta…

Ma lui doveva stare con la Principessa

Lei non poteva entrare perché era con la Principessa

Adesso era tempo che Sesshomaru stesse con la Principessa

 

-Rin! Cosa ci fai qui?-

 

La piccola sobbalzò, spaventata dalla voce irata della demone.

La Regina si accostò appena sulla porta, mentre la piccola cercava di nascondere la testolina nelle spalle.

 

-Le ho dato io il permesso, Regina. Voleva solo salutare il Principe…-

 

Sakura si volse verso la porta, cercando di essere il più convincente possibile.

 

-Non è vero! Sta mentendo! Sono entrata da sola! Volevo vedere Sommo Sesshomaru…-

 

Non le avrebbe permesso di aiutarla!

Non voleva il suo aiuto!

E poi la Regina le era affezionata, non la avrebbe sgridata per così poco!

Cosa mai aveva fatto di sbagliato?

Sakura fissò spaventata Rin.

Perché aveva parlato?

Nessuno aveva il permesso di entrare in una stanza dove il Principe e la Principessa fossero soli!

Cercò un aiuto da parte del demone vicino a lei, ma ottenne solo uno sguardo freddo e lontano.

 

-Piccola peste! Ti avevo avvertita di non entrare! Il Principe Sesshomaru non deve essere disturbato da te quando è in compagnia della Principessa! Vieni subito fuori e va nella tua stanza! E non uscire fino al mio ordine!-

 

Rin abbassò ancora di più la testolina, lasciando scorrere le lacrime sulle guance.

Era colpa sua.

Era tutta colpa sua!

Lei le aveva portato via Padron Sesshomaru!

Lei aveva stregato Jaken!

Lei aveva ingannato la Regina!

Lei aveva raggirato tutto il Palazzo!

Corse via singhiozzando, ma decisa.

Lei le aveva allontanato tutte le persona che amava…

Sapeva come fargliela pagare!

Sapeva come vendicarsi.

 

 


-Razza di stupida!-

 

Sakura tremò, arretrando di qualche passo.

Non aveva mai visto la Regina tanto infuriata.

La rabbia le aveva deformato il volto, arrossano la candida pelle e sfigurando gli occhi.

Era entrata decisa nella stanza della ragazza, senza bussare.

Gli occhi iniettati di rabbia.

 

-Regina, cos’è successo…?-

 

La voce leggermente allarmata…cos’era accaduto per farla infuriare così tanto?

 

-La tisana che hai preparato al Principe…dove hai preso le erbe?-

 

La Regina si avvicinò con fare minaccioso, obbligando la demone ad arretrare fino a toccare la parete con le spalle.

 

-Io… nel giardino…-

-Bugiarda!-

 

Uno schiaffo.

Un segno rosso sulla pelle candida.

Gli occhi sbarrati per la sorpresa e il dolore.

Il volto della Sovrana era vicino… vicinissimo.

Poteva sentire il suo respiro affannato, il cuore pulsante.

Sentiva l’indignazione nei suoi confronti che cresceva.

 

-Come hai potuto…-

 

Parole masticate con odio e vomitatele addosso con cattiveria.

Sakura girò freneticamente gli occhi sul volto della Regina, cercando di trovare il motivo di tanta collera.

Un respiro trattenuto attirò la sua attenzione.

Rin, seminascosta nell’oscurità del corridoio, osservava la scena.

 

-Altezza, se ho fatto qualcosa che potesse offendervi in qualche modo io…-

-Offendere me?-

 

Sibilava…

Schioccando la lingua sui denti e cercando di scandire le parole in modo che fosse tutto chiaro.

 

-Tu hai offeso tutta la dinastia!-

 

Un altro schiaffo e Sakura scivolò a terra, appoggiata alla sottile parete.

 

-Permettetemi almeno di capire il mio sbaglio…-

 

La voce le tremava impaurita.

Terrore.

Sgomento.

Incubo.

Facendo forza su se stessa, la Sovrana cercò di riprendere la calma che la caratterizzava e di spiegare il tutto.

 

-Dopo l’arrivo del Principe, ti sei allontanata da sola fuori dal Castello per raccogliere quelle erbe per la Tisana del Principe… e non cercare di negare!…-

 

A quelle parole la bambina si acquattò maggiormente contro la parete, sperando quasi di esserne inghiottita.

Sakura sbarrò gli occhi.

Tutto qui?

Un sorriso tirato dalla paura si accese sulle labbra.

 

-Sì Sovrana, ma è stato solo per pochi minuti… -

-Pochi minuti sono sufficienti perché una fanciulla perda la sua dignità…-

 

Sentiva l’acido di quelle parole scorrerle addosso sulla pelle.

Bruciante.

Umiliante.

 

-Ma non è successo nulla del genere!-

-E se qualcuno vi avesse vista? A pochi mesi dal matrimonio poi! Come avete potuto deluderci così? Non potete neanche immaginare il disonore che avete fatto scendere sul Principe! E ringraziatemi che non l’ha ancora saputo! Ma presto…!-

 

La Regina si voltò di scatto, quasi nauseata dal continuo contatto visivo con Sakura.

 

-Volevo solo prendere le erbe per fargli una Tisana… non credevo che…-

-SILENZIO!-

 

Stizza.

Sdegno.

Irritazione.

Rin sobbalzò a quel grido, stringendo al petto il piccolo Kaminari.

 

-Questa è una delle regole fondamentali del nostro protocollo che Voi non avete saputo rispettare…Una delle prime che vi ho insegnato. Una Regina non può permettersi errori simili. Ma, in fondo, da una straniera di Haru potevo aspettarmi un comportamento così irrispettoso. Forse mio figlio ha sbagliato a togliere l’assedio così presto… siete solo un gruppo di selvaggi con una terra troppo ricca che non meritate. Il principe aveva ragione! Molto meglio conquistare la tua terra sul campo di battaglia, magari subito dopo la morte del vecchio Kamigawa! Così malato, non vivrà comunque a lungo… Consiglierò a mio figlio di rivedere la sua decisione riguardo queste nozze…-

 

Piccole lacrime imperlarono il volto della demone, mentre la Sovrana si allontanava a piccoli passi.

Con uno scatto ,quasi sdraiandosi per terra, la ragazza tirò un lembo del sontuoso kimono della Regina.

No!

Non avrebbe permesso che tutti i suoi sacrifici venissero resi vani per così poco!

Non le avrebbe permesso di distruggere Haru!

 

-Vi prego… vi prego altezza… non… non fatene parole con il Principe… vi supplico! Vi prometto che non errerò più, sarò un’allieva attenta, una Regina giusta e una moglie devota! Vi prego, accettate le mie scuse! Non impedite questo matrimonio!-

 

A terra, singhiozzava senza vergogna.

Il petto si muoveva contorto dagli spasmi.

Haru!

Haru!

Haru!

Suo padre, gli amici, i ricordi…

Non voleva che tutto venisse così banalmente distrutto!

Avevano vinto!

Lo avrebbe sposato!

Si sarebbe concessa a lui!

Si sarebbe completamente sottomessa a lui!

Ma non Haru!

Non la sua terra!

La Regina si chinò appena, strappandole di mano la stoffa.

 

-Non fate mai più un errore simile. MAI più.-

 

Sakura si portò le gambe al petto, cercando di tranquillizzarsi, mentre la sovrana lasciava le sue stanze.

Rin, ancora scossa dalla scena, accortasi della vicinanza della Regina, iniziò a correre lungo i corridoi, fermandosi a un angolo a piangere.

Rin non aveva voluto questo.

Rin non pensava che la Regina fosse tanto cattiva con lei.

Rin voleva che fosse sgridata anche lei!

Voleva passare solo più tempo con il Padrone!

 

-Rin…-

 

Quella voce.

In uno scatto si fiondò a piangere abbracciata a lui

Voleva essere protetta.

Voleva non aver mai parlato con la Regina.

 

 


Le sohjo si aprirono lente.

Sakura sobbalzò, asciugandosi le ultime lacrime.

Lui...

Strano, non veniva mai nella sua stanza…

Forse…

Forse aveva saputo…

In piedi un po’ incespicando, improvvisò un inchino poco riuscito.

 

-Principe.. .scusate per questo mio stato… la Regina vi avrà riferito…-

 

Con fermezza, Sesshomaru spinse nella stanza una piccola figura tremante che Sakura riconobbe presto come Rin.

Aveva il volto arrossato e le lacrime continuavano a scendere copiose.

La Demone la fece avvicinare, abbassandosi per poterle accarezzate materna una guancia.

Gesto che scatenò un ulteriore gemito della piccola.

 

-Rin… cos’è successo?-

 

Uno sguardo di fuoco verso il Principe.

Perché Rin piangeva a quel modo?

Cos’era successo?

Cosa le aveva fatto?

Sesshomaru, per tutta risposta, alzò un sopracciglio, offeso, per poi appoggiarsi alle sohjo aperte.

 

-Rin…-

 

La piccola sobbalzò, stringendosi di più in quell’abbraccio sconosciuto.

Strano…

La sua voce non era stata fredda come al solito.

Anzi.

Una nota di dolcezza l’aveva trasformata…

Che non fosse davvero così cattiva?

 

-E’… è stata Rin a parlare con la ReginaRin ti ha vista questo pomeriggio fuori dal Castello e sa che non potevi… è tutta colpa di Rin…-

 

Altre lacrime le impedirono di continuare il racconto.

Sakura le accarezzò la testa dolcemente, infilando le dita nei capelli corvini e cercando di tranquillizzarla.

 

-Sta tranquilla Rin… non è successo niente…-

-Sì invece!-

 

La piccola si staccò, ormai ignara delle lacrime.

 

-Rin è stata cattiva! La Regina ti ha fatto de male per colpa di Rin! Adesso sarai arrabbiata con Rin! Anche Padron Sesshomaru sarà arrabbiato con Rin! Ma Rin non voleva che succedesse così… Rin si sentiva tanto sola… Rin non poteva mai vedere Padron Sesshomaru perchè doveva sempre stare con Sakura… A Rin mancava il Padrone… nessuno presta più attenzione a Rin… nessuno si preoccupa più di Rin-

 

Che dolce…

Sakura non si trattenne e l’abbracciò, ormai dimenticando il bruciore della guancia.

Gelosia.

Un sentimento reale.

L’estrema confessione dell’amore.

La prova del reale affetto.

E della solitudine.

Con delicatezza se la fece sedere in grembo, quasi cullandola…

 

-Sta tranquilla Rin… nessuno vuole allontanarti dal Principe… ma, vedi,… fra qualche mese noi ci sposeremo… è per questo che il Principe era obbligato a passare del tempo con me… per conoscerci meglio…-

 

Sesshomaru rimase in silenzio, ad ascoltare le loro confessioni e le loro scuse, finché, a notte inoltrata, Rin non s’addormentò.

Presala con cura, s’avviò all’uscita, per essere presto fermato dalla sua voce.

 

-Altezza…-

 

Un inchino.

 

-Perdonate la mia sventatezza di questo pomeriggio. Non accadrà più, ve lo prometto. E… perdonate anche il disturbo che vi ho creato stasera.-

 

Senza un gesto, o una risposta, uscì.

Silenzioso come era entrato.

 

-Forse sono stata dura, ma era necessario perché in futuro non vi disobbedisca…-

 

La Regina lo stava aspettando nel corridoio.

Tutto era stato programmato.

Tutto era stato previsto.

Non aveva alcuna intenzione di convincere il figlio a sciogliere quel vantaggiosissimo matrimonio, ma voleva essere certa dell’ubbidienza della demone.

Dopo questa notte, la paura del ricordo, la avrebbe fatta desistere da ogni forma di resistenza.

 

-La prossima volta parlatene prima con me.-

 

Algido e etereo, sfumò con le ombre del corridoio.

 

 

 


-Scusate il ritardo!-

 

Con un sorriso smagliante e una risatina mal celata, Sakura entrò nella stanza.

La Regina la osservò con aria critica e attenta, facendole notare il suo stato.

Sakura si scusò, senza però nascondere la gioia provata poco prima.

Il vestito candido, ricamato con sottili fili cobalto, era bagnato in più punti, mentre la chioma violetta era poco domata da uno spillone argentato.

Sesshomaru non si voltò neppure a guardarla, mantenendo lo sguardo fisso su Rin che, allegra e spensierata, correva a braccia aperte nel giardino.

Il pesante kimono che aveva addosso proteggeva a fatica quel corpicino che, scatenato, cercava insistentemente di far volare un aquilone.

 

Cielo smaltato

Al sole novembrino

Un aquilone.

 

Era stata una sua idea.

Così come sua era la stoffa usata per l’oggetto.

Un vecchio vestito dal tessuto prezioso e ricercato.

Ma diverso da quelli del protocollo di corte.

Rin aveva accettato entusiasta l’idea della demone e, fra una palla di neve e due chiacchere sorridenti, si poteva scorgere la figura gialla e blu volare nel gelido cielo invernale.

Dal giorno del suo ritorno, Rin e Sakura avevano parlato molto, del perchè lei fosse lì, del matrimonio… e così la Principessa era finalmente venuta a scoprire come mai la piccola vivesse con i demoni.

Che avventura straordinaria.

E raccontata dalla bambina con dovizia di particolari, sembrava quasi vera.

Eppure…

Eppure Sesshomaru non era il demone che gli occhietti neri di Rin vedevano.

O meglio, non era lo stesso che vedeva Sakura…

Comunque, dal ritorno del Principe, le due giovani avevano passato molto tempo assieme e Rin, piano piano, iniziata ad accettare la presenza di quella fanciulla straniera.

 

-Perché ci avete convocato?-

 

Domanda annoiata, posta senza interesse verso la Madre.

Si era sorpreso che volesse parlare con loro.

Assieme.

 

-E’ per una questione molto importante che riguarda entrambi…-

 

Sakura e Sesshomaru incontrarono un attimo i loro occhi, per poi deviare la vista scocciati.

Avevano intuito…

L’ultima cosa di cui volevano parlare…

In quell’ultimo periodo la convivenza non era stata affatto difficile.

Anzi.

Sesshomaru che si allenava in cortile con altri soldati…

Sakura che lo guardava indifferente con Rin, parlando e giocando…

Senza mai dialogare con lui.

Sorridere elegantemente al suo fianco durante le feste.

Un bel premio da esibire…

Sguardi di comprensione e di ordini, ma poche parole…

Solo il minimo indispensabile.

Sakura osservò la piccola Rin correre felice nel giardino, completamente innevato, cercando infantilmente di far alzare dal vento quella piccola opera d’arte.

Chissà cosa le era venuto in mente, quando lo aveva proposto a Rin

Lei odiava gli aquiloni.

Odiava la loro falsa promessa di libertà.

Volavano indipendenti nel cielo, sorvolando le mura e osservando le persone a terra con indifferenza e superiorità.

Era libero.

Libero di una libertà concessa e non duratura.

Una libertà costretta.

Perché c’era sempre lui…

Quel fragile filo che lo teneva ancorato a terra.

Che gli ricordava incessantemente che la sua condizione era solo momentanea.

Bastava una piccola pressione, una debole mossa per farlo tornare a terra.

Sospirò, mentre un’ondata di vento gelido portava più in alto l’oggetto dei suoi pensieri.

 

-Il vostro matrimonio sarà celebrato fra soli tre mesi…-

 

Sakura osservava assorta Rin che, disperata, cercava di far abbassare quel nuovo giocattolo.

Senza riuscirci.

Il filo si spezzò, facendo agoniare quell’informe pezzo di stoffa in balia del vento.

Rin gli correva dietro, ansimando, finché non lo recuperò, con un lungo taglio.

Già, solo tre mesi…

Come se non lo sapesse…

Come se una voce odiosa e insistente non glielo ricordasse ogni mattina, ogni sera, nei sogni…

 

-…e, certo, non voglio mettervi fretta, ma, naturalmente devo pensare al futuro della stirpe…-

 

Sakura aprì il ventaglio, nascondendo così uno sbadiglio annoiato.

Sesshomaru, dal canto suo, ascoltava disinteressato.

 

-Presto, almeno spero, nasceranno degli eredi…-

 

Sesshomaru si voltò cinico a fissare la Madre incontrando così gli occhi di Sakura che, arrossita violentemente, si nascose maggiormente dietro il ventaglio.

Ma cosa stava dicendo!?

Che imbarazzo!!!

Eredi?

Intendeva quindi…

Figli!

Suoi e …di quel demone?

Insomma… loro due…

Certo, in un matrimonio era normale pensare anche alla stirpe, ma… ma non aveva ancora focalizzato la nascita dei piccoli!

Aveva già avuto così tanti pensieri che … che proprio non aveva individuato quella situazione…

Questo significava un’unione fra lei e il Principe… che ancora faceva fatica ad accettare…

Pensare poi ai figli…

 

-…e non potrete certo permettere che vengano allevati al fianco di piccoli umani…-

 

Un lampo di chiarezza si fece largo fra i pensieri della demone che saettò gli occhi fuori dalle sohjo aperte.

Ecco cosa voleva dire.

Il candore della neve nascondeva ogni cosa.

Rin e l’aquilone erano misteriosamente spariti.

No!

Non poteva voler allontanare quella bambina dal demone!

Come avrebbe fatto quel fiorellino a sbocciare senza aver accanto il suo sole?

 

-Veramente, Altezza, se posso permettermi, anch’io sono cresciuta circondata da coetanei umani e non, e non credo proprio che…-

-Qui siamo nelle Terre dell’Ovest, Sakura, temo che ve ne dimentichiate troppo spesso… e comunque Rin ha ormai raggiunto i quattordici anni, a quest’età le ragazzine umane incominciano a interessarsi ai giovani. Fra massimo tre anni ci lascerebbe lo stesso, quindi…-

 

Sakura si morse la lingua.

Vipera!

Si voltò in cerca di aiuto verso il Principe.

Possibile che quella notizia non lo avesse minimamente colpito?

Se ciò che le aveva raccontato Rin era vero, allora anche Sesshomaru doveva nutrire dei sentimenti di affetto verso quella bambina…

Perché allora restava così impassibile?

 

-Ci penseremo, Madre…-

 

Quella risposta la sorprese non poco.

La Regina, invece, sorrise, alzandosi raffinatamente.

 

-Molto bene. Allora vi lascio soli a discuterne.-

 

In un fruscio di veste pesanti, scomparve.

Silenzio.

Come sempre.

Perchè quando si ritrovavano soli in una stanza era sempre il silenzio a regnare sovrano?

E ora, soprattutto, misto ad imbarazzo.

Aveva capito male o il Principe aveva appena detto che avrebbero parlato del futuro dei loro figli?

Eredi che, tra l’altro, dovevano ancora nascere?

Accarezzò con gli occhi la sua figura, senza farsi notare.

Bello e altero.

Freddo e impassibile.

Come poteva iniziare un discorso?

Fuori, solo l’assordante silenzio della neve che cadeva leggera.

 

-Musica di neve

Grillo d’inverno

Sotto i miei passi-

 

Un sussurro.

Un bisbiglio.

Un pensiero nato nel cuore, sfuggito dalle labbra, fluttuante nell’aria.

Suggestivo.

Commovente.

Lo guardò sconcertata.

Anche lui conosceva quelle antiche poesie.

Sorrise rassicurata.

In un modo o nell’altro, avevano rotto il ghiaccio.

 

-Avete ragione Principe…

Neve limpida,

passerella di silenzio

e di bellezza-

 

Fissò anche lei il freddo invernale, lasciando una pausa di serenità nel discorso.

Adesso, era il momento di affrontare il discorso.

Un sospiro.

Coraggio…

 

-Son solo io

A provar tenerezza,

nella luce del crepuscolo,

ove canta il grillo,

per il grazioso garofano selvatico?-

 

Sesshomaru aggrottò leggermente le sopracciglia, pensieroso.

 

-No…-

 

Sakura sorrise.

Allora, non la avrebbe mandata via!

Rin sarebbe rimasta a Palazzo con lui!

Con loro..

 

-…ma non può restare.-

-Ma perché?-

 

Uno scatto violento la fece alzare in piedi.

Perché no?

 

-E’ un’umana.-

-E con questo?-

 

Sesshomaru sospirò.

Inutile.

Quel precetto proprio non voleva impararlo…

 

-Perché odiate tanto gli uomini? Perché disprezzate i mezzo-demone? Non capisco…-

 

E lui non l’avrebbe aiutata a far chiarezza.

Non avrebbe riaperto una vecchia ferita.

 

-Se li conosceste…-

-Mio cugino era mezzo- demone. Il figlio della sorella di mia Madre…-

 

Fu Sesshomaru questa volta, sorpreso, ad alzarsi in piedi.

Questa informazione lo prendeva alla sprovvista…

 

-Perché…-

-Perché non lo sapete? Immagino che se vi fosse stato detto prima avreste rifiutato queste nozze… non volete un essere “inferiore” in famiglia… ma non temete. E’ morto. Sono tutti morti. Lui e suo padre, un soldato, in battaglia, per difendere Haru, e mia zia al ricevere la notizia… Ho pochi ricordi di lui, ma quello indelebile è il suo coraggio e il suo sguardo strafottente…-

 

Sesshomaru non rispose.

Avrebbe parlato con sua Madre.

Lei certamente lo sapeva.

Certo, all’inizio gli era sembrato strano che in un Regno “liberale” come Haru la famiglia regnante si fosse mantenuta “pura”…

E adesso infatti ne aveva avuto la prova…

Ignorò volutamente la sfumatura triste della voce della demone, volgendo altrove i suoi pensieri.

 

-Comunque Rin non può restare. C’è un villaggio umano, non troppo lontano da qui, fuori dai confini del Regno. Potrà andare lì.-

-Ma Rin…-

-Padron Sesshomaru!!-

 

Jaken entrò ansante nella stanza, ignaro della tensione e dei toni sostenuti.

Il sudore del demonietto non presagiva nulla di buono.

Sesshomaru si calmò.

 

-Che c’è, Jaken?-

 

Il demonioetto inghiottì a fatica, vagando con lo sguardo per la stanza e cercando da qualche parte il coraggio per parlare.

 

-Rin è sparita.-

 

 

 


-Torniamo a Palazzo!-

 

La voce potente del Principe si fece spazio a fatica nel gelido vento autunnale.

I soldati più vicini, sentito l‘ordine, iniziarono un ampio passaparola perché quelle parole giungessero a tutti.

Sesshomaru mosse qualche passo verso la Reggia, coprendosi gli occhi per le forti sferzate di vento.

Freddo.

Neve.

Grigio.

Luminose gemme di ghiaccio trascinate dai venti gli frustavano sdegnate le pelle.

La fiera camminata del Principe fu sbarrata da un docile Ah-Un.

 

-Non possiamo ritirarci così!-

 

Sakura, con una carezza sul dorso dell’animale, lo convinse ad abbassarsi, lasciandola calpestare per la prima volta il freddo invernale.

Chiuse ulteriormente il piccolo fazzoletto di stoffa che doveva ripararle le spalle.

Nuvolette dense di freddo le uscivano irregolarmente dalla bocca.

Le guance arrossate per il gelo.

Gli occhi socchiusi per l’oscurità.

I capelli sparpagliati dal vento e arrangiati sulla nuca con un Kanzashi brillante nel freddo pungente.

Non le avrebbe dovuto permettere di accompagnarlo nella ricerca.

Aveva tanto insistito alla scoperta della scomparsa di Rin

Ma quei boschi non erano luoghi sicuri.

per Rin, né per lei.

Soprattutto per lei.

Sesshomaru le era rimasto al fianco durante tutte le ricerche.

Per cercare Rin e per proteggere lei.

Certo, il Principe aveva mobilitato circa metà esercito per le ricerche e il protocollo prevedeva solo che la Futura Regina non fosse sola…

Però anche i soldati sono fatti di carne…

 

-Rin è ancora qua fuori! Non può resistere con questo freddo!-

 

Urlava, sperando che il vento non trasportasse lontano dal suo interlocutore le sue parole.

Le mani le accarezzavano frementi le spalle, cercando di dare un po’ di sollievo in quel clima rigido.

Lo pregò in silenzio con gli occhi.

Angosciati.

Pieni di ansia.

Di preoccupazione.

 

-Le truppe sono pronte, Altezza…-

 

Un demone, probabilmente non accortosi del dialogo fra i regnanti, s’inchinò di fronte al Principe.

Sesshomaru fece un cenno veloce col capo, incamminandosi verso la schiera.

 

-Non potete lasciarla così! Morirà!-

 

Vicini.

Come mai prima.

Sakura lo aveva rincorso, aggrappandosi al kimono che gli proteggeva il petto.

No!

Non poteva tornare a Palazzo!

Tutti loro erano stanchi, dopo averla cerata in quel freddo tutto il giorno, ma non poteva abbandonarla così!

 

-Vi supplico Altezza…-

 

Aveva gli occhi lucidi.

Ma non per il freddo.

In lontananza, le brevi frasi seccate dei soldati riempivano l’atmosfera.

Uscire nel mezzo dell’inverno in un bosco per cercare una bambina umana…

Non era certo un compito gradevole.

Andava eseguito, perché ordinato dal Principe.

Anche con insofferenza e approssimazione.

Non un odore.

Un profumo.

La neve, spietata, copriva e nascondeva ogni cosa.

 

Nella tormenta

l'anima persa cerca

l'orma smarrita

 

Sesshomaru voltò la testa, superandola di lato e allontanandosi da quel contatto.

Freddo.

Ecco cosa sentiva Sakura in quel lungo instante.

Ma non certo per la neve.

 

-A Palazzo prenderò altri uomini e i demoni da caccia. Forse loro sapranno trovare una pista. Queste truppe non mi sono più di alcun aiuto, troppo gelate e insofferenti. E poi… Ormai è notte. Potrebbe essere pericoloso per Voi restare fuori da Palazzo in queste condizioni.-

 

Una folata di vento.

Cristalli in aria.

Silenzio nel cuore.

Paura e emozione.

Sakura si voltò con lentezza, cercando le parole giuste.

 

-Se è pericoloso per me, immaginate come possa essere per Rin. Non potete interrompere le ricerche per ricondurre a Palazzo i soldati, Altezza. Sarebbe troppo rischioso. Questi boschi pullulano di demoni e ogni minuto potrebbe essere l’ultimo per Rin. Se posso permettermi, Principe, potrebbe mandare gli uomini con un generale a Corte, con l’ordine alle altre truppe di venire e continuare la ricerca con noi. Per quanto riguarda me, sono lusingata del vostro interessamento, ma non avete di che preoccuparvi. So badare a me stessa e poi non potrei stare nella mia stanza sapendo Rin fuori, con questo tempo…-

 

Sesshomaru sondò l’aria,alzando altero la testa.

Poco dopo, si ritrovarono nel fitto del bosco, alla ricerca della piccola Rin.

Silenzio.

Non c’era spazio per la paura.

Almeno, non per quella di Sakura.

Era in mezzo a una bosco, sola, con il “demone assassino”, suo futuro marito.

Eppure, non riusciva proprio a pensarci.

Anzi.

Adesso le sembravano ridicoli tutti quei pensieri formulati a Palazzo, quando lo incontrava.

Era tutto così distante e sfuocato.

Solo un’immagine e un pensiero si rincorrevano nella sua mente.

Una bambina che gioca con un aquilone.

Sesshomaru si bloccò di colpo, assottigliando gli occhi.

Si voltò lento.

Per poi girarsi ancora.

E ancora.

Sakura si concentrò sull’udito.

 

Odo richiami

ma sembrano sussurri

nel crepuscolo

 

In un attimo, il Principe già correva via, inseguito dalla demone.

Eccola lì.

Macchilina rosso scuro affogata in un mare di bianco.

Rin osservava impietrita i giganteschi oni di fronte a lei.

Un fragile alberello le offrì riparo, lasciandola appoggiare le deboli spalle.

Tremava.

Lacrime silenziose scivolavano lente, sciogliendo la neve.

Erano enormi per lei così piccina.

E erano affamati.

Nel periodo invernale il cibo in quella parte della montagna, loro territorio, era sempre scarso.

Gli animali andavano in letargo, i demoni deboli migravano e gli umani non si addentravano più nel bosco.

Inutile sperare che, convincendoli che fosse la ragazzine che vive al palazzo del Principe, la avrebbero lasciata viva.

Gli Orchi non erano considerati demoni molto potenti, ma sicuramente molto stupidi.

Il loro difetto di intelligenze e, soprattutto, di vista, era coperto dall’enorme forza fisica che ne facevano dei pericolosi avversari e dei difficili sudditi.

La piccola chiuse gli occhi.

Si era avvicinato.

Tremante si acquattò sempre di più contro l’albero, uccellino perduto che vorrebbe ritrovare il nido.

Silenziosa invocò disperata il suo aiuto.

Sapeva che non c’era.

Sapeva che non sarebbe arrivato.

Sapeva che era inutile.

Ma nei momenti difficili si pensa sempre alle persone veramente importanti.

 

E' inverno: è una notte oscura

piena di paura.

Ma all'improvviso…

 

Chiuse gli occhi con forza e si tappò ostinatamente le orecchie nel sentire lo scricchiolio dei passi di quel mostro sulla neve fresca.

Poteva vederne l’ombra enorme.

Poteva sentirne l’odore disgustoso.

Poteva sentire il suo tocco sulla pelle…

La luna rischiarò la scena, intrufolandosi furtiva fra i rami degli alberi.

 

-Rin! Rin! Come ti senti?-

 

La piccola aprì piano gli occhi, ritrovandosi a fissare quelli preoccupati e ansiosi della Principessa.

Ancora sconvolta, si voltò.

Davanti a lei, la maestosa figura di Padron Sesshomaru.

Tenseiga sanguinava, impregnando il candore della neve.

Un attimo.

Un’occhiata.

Un accertamento sulle sue condizioni.

Poi…

Un balzo veloce e a combattere l‘altro demone.

Nelle orecchie, il continuo ronzio delle insistenti parole di Sakura.

 

dalle nuvole esce la luna:

non ho più paura e

mi si riapre il cuore.

 

Le sorrise, avvicinandosi di più al petto della giovane.

Calore.

Sakura le cinse le spalle, facendo un cenno al Principe.

Stava bene.

Era solo spaventata.

Molto.

Quando anche l’ultimo demone fu ucciso, Sesshomaru si voltò.

Sakura stava consolando la piccola, obbligandola però a stare nascosta al suo petto, sotto il pesante kimono.

Non voleva che vedesse.

Non voleva che sentisse.

Mentre la bambina era ancora in preda agli ultimi singhiozzi, la Principessa fissava imperterrita la neve davanti a lei, con rapide occhiate per accertarsi della situazione.

Non voleva vedere.

Non voleva sentire.

Rinfoderò la sua arma, tranquillizzato.

Anche se quegli occhi spaventati e quelle labbra tese e nervose gli facevano sentire uno senso di colpa.

Era strano vedere Rin in quello stato.

Non era la prima volta che si trovava faccia a faccia con dei demoni, eppure dopo lo scontro correva sempre da lui.

Lo cercava sempre.

Poche lacrime.

Sempre sorrisi con gli occhi ridenti.

Sorrisi per lui.

 

Dipingo d'ombra

ogni tuo sguardo che mi

nega il sole

 

Sesshomaru si perse in quei pensieri.

Pericoloso.

Molto pericoloso in un momento del genere.

Fu un attimo.

L’odore del sangue dei compagni aveva richiamato tutto il branco.

Affamato e irrispettoso.

Incosciente dell’identità del Principe.

Sesshomaru ricominciò a combattere.

Una lenta e seducente danza.

Però, non sapeva che quel primitivo popolo fosse così numeroso.

Un grido.

Affondò Tessaiga senza ritegno nel corpo martoriato di un Oni, voltandosi alla disperata ricerca della piccola Rin.

Era a terra.

Spaventata.

Ma sana.

Un pensiero leggero gli sforò la mente.

Sakura…

La Principessa era in piedi, mentre una lama affilata passava da parte a parte il suo elegante ventaglio.

Solo allora lo riconobbe.

Un Tessen.

Un ventaglio da combattimento.

Un arma da difesa efficace quanto uno scudo se ben adopertato.

Con un gesto elegante e calcolato, la demone lo richiuse e con appena un leggero colpo di polso, disarmò l’avversario.

Riaprì il ventaglio, lasciando cadere a terra l’arma e riponendolo come difesa.

Certo, adesso era senza armi, ma non certo indifesa.

L’enorme stazza del demone superava molto la Principessa e la forza fisica non era nemmeno paragonabile.

Fili violetti nel candore invernale.

I capelli di Sakura volteggiavano liberi fra i fiocchi di neve.

In mano, il suo Kanzashi in mano.

Certo!

L’elegante ornamento che usava per i capelli, altro non era che un efficace pugnale, usato spesso dalle donne dei Samurai e dei combattenti.

Ma non fu necessario usarlo.

Sesshomaru intervenne prontamente, eliminando così anche l’ultimo degli avversari.

 

 


-Si è addormentata…-

 

Il Principe fece appena un cenno con la testa.

Sakura si sedette stancamente vicino a lui, sul pavimento di legno chiaro.

Era stanca.

Si passò fiaccamente la mano sulla fronte sudata.

Dalla bocca le uscì un tremito respiro.

Lo spavento era passato.

Ma la paura restava imperterrita.

Rin non aveva voluto parlare con lui.

Aveva svelato a lei la verità su quella misteriosa fuga.

 

Neve allo specchio

 Non rassegnato è il

Pianto di bimbo

 

Il Principe fissava immobile la bianca parete della stanza, soffermandosi appena su uno dei tanti disegni che la adornavano.

 

-… aveva sentito la vostra decisione… di mandarla via…-

 

Un sospiro.

Mille pensieri.

Gli occhi di Sesshomaru rimasero inespressivi.

L’espressione immutata.

 

-Voleva chiedere aiuto per l’aquilone rotto e… e ha sentito la proposta di Vostra Madre… e poi la nostra conversazione…-

 

Lasciò cadere la voce, facendo fluttuare le parole nell’aria gelida.

Non un commento.

Non una domanda.

Si morse il labbro, obbligandosi a non offendere il suo poco interesse.

 

-Cosa avete deciso?-

 

Possibile che dovesse sempre fare delle domande?

Possibile che lui non fosse in grado di darle delle informazioni?

 

-Ho rassicurato Rin dicendole che resterà…Spero di non essermi sbagliata, altrimenti la deluderete due volte…-

 

Il demone si voltò, fulminandola con lo sguardo.

Sakura lo fissò imperterrita e ostinata.

 

-Resterà.-

-Bene.-

 

Entrambi voltarono la testa, finendo quella battaglia di sguardi.

Insopportabile.

Ecco cos’era per lui la Principessa.

Insofferente.

Ecco cos’era per lei il Principe.

Una pallida aurora iniziava a rischiarare i campi innevati.

 

Alba di veglia

Fugace esala il sogno

Vergine aurora.

 

Quell’orrendo incubo era finalmente finito.

Sakura sorrise, dando i buongiorno alla nuova alba.

Sicuramente più luminosa per la piccola ragazzina umana.

 

-Sapete combattere…-

 

Domanda o affermazione?

Difficile da capire…

L’unica cosa certa era il tono freddo e altero.

 

-So solo difendermi…-

 

Si voltò di nuovo.

Nuovo combattimento.

La sfida era appena all’inizio.

 

-Non mi era stato riferito…-

-Non me lo avete chiesto…-

 

Era arrabbiata.

E faticava a nasconderlo.

Arrabbiata per come trattava la piccola Rin.

Arrabbiata per come la piccola Rin si era affezionata a quel mostro.

Sì, mostro.

Aveva aiutato la piccola in quel bosco, difendendola da quei demoni.

Ma quante altre volte lui si era ritrovato dall’altra parte?

Quante volta aveva avuto la meglio grazie alla sa prestanza fisica?

Quante persone aveva massacrato con quella danza macabra che si dimostrava sempre felice di compiere?

 

-E’ stato Kamigawa?-

 

Sorrise.

Quel nome…

Anche se sulle labbra di quell’odioso demone, suonava comunque in modo dolce…

 

-Sì… certo… mio padre è stato anche precettore alle armi del Sommo Inutaisho-

 

Sorrise di quei momenti di gioco e di duello.

Quante storie di guerrieri, quante pratiche assurde e diverse aveva sentito narrare distesa sulle colline di Haru insieme a Ami e Toryu!

Quanto le mancava tutto questo…

 

-E allora perché non avete mosso l’esercito contro le truppe dell’Ovest?-

 

Sbarrò incredula gli occhi.

Aveva sentito bene?

Strinse convulsamente le mani nella preziosa stoffa del kimono.

Rabbia.

 

-Sapete bene che il Vostro esercito è decisamente superiore a quello della mia terra…-

-Credevo che i soldati di Haru fossero addestrati a combattere fino alla morte per difendere la loro patria…-

-E così è!-

 

Si costrinse a respirare.

Ossigeno.

Le mancava ossigeno.

Lucidità.

Ecco di cosa aveva bisogno.

Non doveva assolutamente alzare la voce con lui.

Non gli avrebbe assolutamente permesso di offendere i suoi sudditi.

 

-La colpa è mia, Altezza. Mio Padre mi aveva insegnato le migliori tecniche di combattimento, di ogni genere. Katana, lancia… qualsiasi cosa… e una volta mi portò con sé in battaglia… ma…-

 

Sospirò.

Pausa.

Non per accrescere la curiosità.

Solo per mantenere la mente lucida a quei pensieri.

 

-… ma, una volta sul campo, con gli eserciti schierati, mi mancò la forza.-

 

Abbassò lo sguardo, cedendo al Principe.

Vincitore.

Aveva perso la battaglia.

Ma proprio non ce la faceva.

Non riusciva a pensare a tutto quello e a sopportare il suo sguardo.

Era troppo.

 

-Fra quei soldati, c’erano molti miei compagni d’infanzia, o giovani figli di mercati, altri erano veterani e vecchi che mi avevano vista crescere e avevano partecipato ai miei progressi. Molti di loro mi avevano vista nascere, la maggior parte di loro mi avevano insegnato qualcosa, che fosse una lingua non conosciuta o un lavoro con le stoffe. Tutti loro mi parlavano frequentemente e senza timore. Erano il mio popolo. E mi mancò la forza di dare il via alla battaglia. Non riuscì a dir loro di andare a combattere. Sapevo che era per Haru, la nostra patria. Sapevo che tutti loro avrebbero donato mille volte la vita per questo. Ma non riuscivo a sopportare l’idea che un solo mio gesto potesse costar loro la vita. Intervenne mio padre e la battaglia fu vinta. Poche perdite. Sempre troppe. Fra queste il fratello minore di Toryu…

Non ce la facevo a sopportare l’idea di vivere di nuovo momento simile.

Non volevo ritrovarmi sulla stessa collina, con davanti un principe straniero e il suo enorme esercito.

Non avrei più avuto l’aiuto di mio padre.

Non volevo condannare il mio popolo al massacro.

Quando ordinaste alla vostre truppe di disporsi al confine, capì subito cosa era giusto fare.

Se anche Haru si fosse opposta, l’esercito sarebbe stato distrutto, mio padre ucciso, le donne e i piccoli condotti via schiavi… fuoco, devastazione… sarebbe stata la fine per Haru.

Come Hime dell’Est il mio compito era quello di salvare il mio popolo e il mio paese…-

-E adesso siete qui.-

 

Alzò piano gli occhi.

Anche lui fissava un’altra parte della stanza.

Non la guardava più.

Fiero e altero.

Borioso e arrogante.

 

-Se sono qui la colpa è unicamente vostra e del vostro esercito. Se i Sovrani delll’Ovest avessero mantenuto i patti, adesso ognuno di noi starebbe vivendo la propria vita nell’incoscienza dell’esistenza dell’altro. E saremmo entrambi più felici.-

 

Pochi passi leggeri e uscì, temendo di scoppiare.

Sesshomaru chiuse gli occhi, stirando stanco il collo.

 

 

Ciao a tutti!!!!

Eccomi, FINALMENTE con il nuovo capitolo!!!

Okokok!!!!!

Sono un pochino in ritardo…

Però almeno il capitolo è lungo!

E riguarda il rapporto Sakura-Rin al quale molte di voi mi sono sembrate mooolte interessate!!

Ringrazio davvero di cuore tutte le persone che mi hanno recensita, chi ha messo la storia fra i preferiti e tutte le persone che l’hanno letta!

Grazie di cuore!!!

Vorrei poi fare una piccola precisazione… ho notato che si è creato un po’ di confusione riguardo mia “sorella” e mi sembra giusto chiarire!!!

La mia unica, inimitabile e adorata sorellona è AVALON9 , anche lei iscritta in questo sito (con delle storie davvero-davvero magnifiche che vi consiglio calorosamente di leggere)!!!!

Avalon9 però non è “solo” mia sorella, ma è anche colei che mi ha avviato alla scrittura delle fanfic, che mi sostiene nello scrivere, la prima lettrice… insomma! In realtà sono i suoi consigli a rendere così come sono le mie fic!!!

Insomma, Avalon9 è per me la persona più importante…

Chi si è “spacciato” per lei, invece, altri non è che un’amica, una commentatrice molto affezionata e che ringrazio per l’onore che mi ha fatto nel citarmi con quell’appellativo affettuoso nella sua storia.

Ecco, ci tenevo solo a precisare questo!!!

E adesso….

Ringraziamenti!!!!!

 

Ary22: Inuyasha sparito dici!? Vedremo…ihihih!!!^^ Ho in mente delle belle sorpresine per voi!!! Come!?! No!!! Non mi puoi dire che Sesshomaru fa bene ad andarsene!! Beh, sì, in effetti fa bene a andare via da palazzo, ma io come facevo a fare un capitolo senza di lui!? Grazie mille del commento! Bacio!

 

AYRILL: Beh… se nell’altro capitolo si sono davvero un po’ avvicinati, in questo… si sono allontanati ancora di più!!!! Sei ancora dell’idea che la storia “meglio di così no potrebbe andare?” Ihihih!!! Sono terribile! Ma ne ho ancora molte in serbo per la futura coppia… prima fra tutte: sarà davvero la futura coppia!? Grazie mille dei complimenti (^///^) e della bellissima recenzione!!!! Bacio!!!

 

Sessho94: ho risposto alla tua domanda con questo capitolo? Direi che si è chiarito il rapporto fra le due e anche si è sviluppato e modificato positivamente! Però però… sarà davvero finita? Poveri nobili!!! A me stanno così simpatico… e anche Jaken non è poi così male!! …lui è … è… ok, propongo una campagna “pro-jaken”! Chi ci riesce trovi i suoi lati positivi!!! Inizio io !!! Jaken è… VERDE!!! (speranza!!!!) Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Celina: Ho come la VAGA impressione che tu sia patita di civiltà orientale… ihihih!!!! Bene bene!!! allora ho un paio di cose da consigliare a te e a tutte le altre!!! Vai in fondo alla pagina ma ALT!!!! Ehi!!!! Un attimo!! Non ti fiondare subito!!! Prima volevo ringraziarti per la minuziosa recensione!!! Che bello!!!Me felice!!! Grazie anche per i complimenti!!! Bacio!!!

 

Sweetprincess: Certo che mi fa piacere conoscerti! E grazie mille per il grande onore che mi fai! Parlare con una principessa non capita tutti i giorni, se poi è sweety come te…scherzo!!!! Grazie mille per le belle parole!!!! Bacio!!!

 

Crilli: Ciao!!! Sposami!!! Ehm… scusa…. Piccolo (esagerato!) slancio affettivo dettato dalla felicità nell’aver letto il tuo commento!!! Davvero ti piace la Regina!? Credevo di essere l’unica a adorarla così! Mi piace quasi più di Sakura!!! In fondo-In fondo non è proprio cattiva… tutto ciò che fa lo fa per un motivo… e poi bisogna anche pensare a come è stata allevata lei… è difficile cambiare ideologia a una persona!!! Comunque non ti preoccupare!! Arriveranno parti mucho interessanti sulla Regina! Ma non subito, mi dispiace… prima devo far accadere un paio di cose… comunque, come vedi, anche se poco, la Regina compare comunque!!! Grazie dell’incoraggiamento a scrivere !!!! Bacio!!!

 

Rosencranz: E Amleto come sta!? Scusa, spero di non aver fatto un qui pro quo di letteratura, ma rosencranz non è quello(mi spiace ammetterlo, ma sfigatino…) che compare nell’amleto? Quello che poi viene ammazzato? Che nick originale!!! Sono davvero lusingata del tuo commento!!! Giuro che non me lo sarei mai aspettata!!! Ti conosco (molto positivamente!) per fama! Ho anche provato a leggere le tue storie (esbat per il momento) ma… devo ammettere che mi è sembrata un po’ difficile all’inizio… sigh (me stupida….) cmq non demorderò! Prima o poi riceverai un mio commento (magari capendo il contrario della storia, ma almeno ci proverò!!!) Davvero Sesshy è struggente?!!!?!? Che bello!!!*_* sono strafelice!!!!! E l’ambientazione anche va bene?! che bellissimo!!! Beh… grazie mucho per il commento!!! Spero di risentirti presto!!! Bacio!!!

 

Riza Hawkeye: … e io che non ci credevo… DAVVERO allora esiste qualcuno più pazzo di me!!! Tutta in una volta!?!? Una maratona insomma!!! Solo questo capitolo sono 38 pagine!!! Beh… tu sarai pazza, ma io sono felice!!!! Se davvero l’hai letta con questa fretta, vuol dire hce ti è davvero piaciuta, giusto!? Me strafelice!!!! A presto!!! Bacio!!!

 

Sesshydil: Ancora non hai capito che fine ha fatto inu!?!? Male male (ihihih!!!) ma intanto non svelare niente degli altri personaggi.. .e neanche del “resto”… intesi!? ^___^ Davvero tu avresti fatto andare Sesshy con Sakura via da palazzo!? Uhm… sarebbe stata un’esperienza interessante… ma ti ho detto di non svelare niente!!! Se no gli altri capiscono!!!! Per Sesshy a corte, non ti preoccupare, sta benissimo, LUI… se in caso lo posso consolarlo io!!! Grazie del commento!!! Bacio!

 

Valere-Ivanov: …quanto vuoi per stare zitta!?!?!? Uffa!!!! Però non è giusto!!! Forse sono troppo prevedibile…. Sigh… capite tutto!!! Beh… parlare mi sembra difficile… ma almeno conoscersi un po’…. Vedrai vedrai cosa ti combino ihihih(risatina satanica…) Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Kaimi_11: Mi sei mancata!!!! Come va!?!? E’ da u sacco che non ti sento!!! Mi dispiace, ma non ti svelo se si innamoreranno… ti dico solo che sarà a lieto fine (più o meno…) per tutti!!! Contenta!? Ihihihihih!!! Beh, trasferirsi in un altro paese non è certo facile… lo sai! Forse sei quella che capisce Sakura più di molte di noi … spero solo che tu non debba sposarti con uno sconosciuto!!!!Ihihih!!!! Anche se, con uno come Sesshe… Grazie mille del commento!!! Bacio!!!

 

Beh, che dire ancora!?

Siete fantastiche!!!

Ah, già!!!

Mi dimenticavo!!!

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E’ un sito stra super mega fantastico!!!!!

Parla di un sacco di cose sul giappone, molte anche utili per capire la storia!

Viene aggiornato abbastanza spesso ed è davvero fantastico!!!

Parla di cucina, vestiti, feste…

Visitatelo, davvero!

Ve lo consiglio!!!

E… anzi!!!

A proposito di feste!!!

Buon San Valentino a tutte le single!!! (beh? Di che vi lamentate voi fidanzate!? Tanto gli auguri ve li faranno le dolci metà!!! Lasciate anche a noi questo scambio di auguri!!!)

 

Auguroni!!!!

 

Lete89(e, visto il giorno, Lete+ Seto!!!! Avalon, sono certa che tu capisci….ihihih)

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Sakura nascose il volto dietro il ventaglio, ridendo

Sakura nascose il volto dietro il ventaglio, ridendo.

Rin, invece, si coprì velocemente la bocca, lasciando però sentire le sonore risate.

La Regina, imperterrita, richiamò le ragazze all’attenzione, mordendosi l’interno delle guance e nascondendo un sincero sorriso dietro la tazza fumante di the.

Il Principe, in disparte nella grande sala, leggeva distrattamente una lunga pergamena, rilassato.

Una serata tranquilla.

L’ultima di una lunga serie nell’ultimo periodo.

Rin aveva ritrovato il solito sorriso, riportando una ventata di allegria e spensieratezza nel cuore di Sakura e nella mente di Sesshomaru.

Dopo l’ultimo litigio i due si erano ignorati.

Ma non con freddezza o odio.

Con semplice indifferenza.

Il calmo litigio della sera della scomparsa di Rin era solo un flebile ricordo annebbiato fra la paura e la stanchezza.

Non certo che adesso ci fossero buoni rapporti.

Ma la sopportazione si era consolidata tramutando l’obbligata convivenza in civile.

La neve fuori era ormai sciolta da tempo e le prime margherita rallegravano i prati.

 

E’ la primavera

filo da dipanare

nella passione

 

Un rumore improvviso ruppe la rara atmosfera di tranquillità che si era creata in quella stanza.

Le risate cessarono immediatamente e il tono autorevole e austero della Regina diede il permesso di entrare.

Un fiacco eunuco, con il naso aquilino e il passo torvo, fece il suo lento capolino nella sala.

Abbozzò un devoto inchino, portando un annuncio con voce gracchiante.

 

-Dei mercanti hanno portato qualcosa per la Principessa, Altezza…-

 

Gli occhi bovini si soffermarono sulla disinteressata figura del Principe, ancora assolto nella sua lettura.

Sakura si alzò, cercando di non pensare a quella richiesta…

Certo, ci voleva il suo consenso perché la Futura Regina ricevesse qualcosa…

Sesshomaru accennò distrattamente con la testa e due soldati entrarono con un enorme baule.

Sakura non riuscì a trattenere un gridolino di gioia, ricevendo lo sguardo di rimprovero della Regina e l’attenzione del Principe.

Sorrise imbarazzata, accarezzando il baule di rosso legno pregiato.

 

-Perdonate il mio entusiasmo Principe! Ma questo baule lo riconosco, viene da Haru! Lo conservavo nella mia stanza… Deve essere stato mio padre…-

 

Sentì le guance avvampare di gioia e l’odore di casa inebriarle la mente.

Haru

 

Quando sento il richiamo

Del cuculo che canta,

mi strugge la nostalgia

per la terra

ove lasciai il mio cuore

 

Sbatté le palpebre più volte, cercando di ricacciare indietro le lacrime di malinconia.

Con trepidazione percorse con le mani ogni piccola insenatura, ogni rilievo e rifinitura che abbellivano l’elegante cofano, mentre la mente vagava e accompagnava quei gesti con un viaggio fra le colline e il porto, nelle miniere delle montagne e nel cuore delle piantagioni di seta.

Rin, incuriosita, si mise vicino alla demone, incitandola ad aprirlo.

Sakura, riscossa dal torpore, fece scattare la serratura.

Quel suono così famigliare…

Aprì.

L’esclamazione di stupore di Rin incuriosì perfino il Principe, tornato alle sue carte.

Sakura si alzò, mostrando a tutti parte del contenuto.

Una bellissima seta azzurro cielo, con farfalle d’oro e di rubino.

Il fruscio della seta era morbido a contatto della pelle.

Una sensazione soffice e delicata.

Una carezza amorevole da una persona molto distante.

Depose la stoffa con cura, cercando nel baule altro.

Viola scuro e ricami bluastri.

Aveva capito.

Sorrise riconoscente al padre.

 

-Sono dei doni di mio padre… nell’ultima lettera che ho ricevuto diceva che aveva in serbo una sorpresa, ma non immaginavo si trattasse di questo!!! Sono delle pregiate stoffe di Haru, fatte apposta per tutti noi! Ecco, questa più piccola, per esempio, la prima che ho tirato fuori, deve essere per Rin, mentre questa viola per voi, Regina…-

 

La Sovrana si avvicinò ammirata a quelle stoffe, avvicinando al volto quella che Sakura le porgeva.

 

-Come fate ad esserne certa che sia per me, Principessa?-

 

Sakura rise.

 

-Perché io non indosserei mai dei colori del genere!-

 

L’occhiata fulminante della Regina interruppe le risate della demone e di Rin, già immersa nel baule e nella contemplazione di tutti quegli affascinanti colori.

 

-Sakura, qui sotto c’è qualcosa di strano…-

 

La piccola estrasse una specie di fagotto scuro, ben incartato.

La Principessa aggrottò incuriosita le sopracciglia.

Cosa poteva essere?

Lo scartò appena.

Nero.

Blu scurissimo.

Che strano abbinamento…

La stoffa era molto grande e di consistenza leggermente più ruvida.

La voce le tremò leggermente.

 

-Credo che questo sia per Voi, Principe…-

 

Sesshomaru, direttamente interpellato, si alzò, osservando indifferente la bellissima stoffa che la demone teneva in mano.

 

-…e allora questo deve essere per te!-

 

Rin agitò le manine, ponendo a Sakura un pacchetto uguale al primo, solamente di diverso colore.

Incantata e incuriosita, diede malamente la stoffa in mano al Principe, scartando con delicatezza quella nuova sorpresa.

Bianco.

Leggere tessiture, quasi impercettibili, che la ricamavano.

Trattenne il fiato.

Sembrava che anche quello potesse rovinarlo.

Temette che anche il più piccolo contatto potesse sporcare quella stoffa così pura.

Che regalo magnifico…

Un leggero colpo di tosse attirò la su attenzione.

Un soldato dall’aspetto un po’ tozzo, le pose un foglio piegato.

Una lettera.

Sakura sobbalzò.

Sentiva le mani tremare.

Eppure, non si stava sbagliando.

La avrebbe riconosciuta fra mille.

Quella era la calligrafia sbrigativa e formale di suo padre!

Iniziò a muovere velocemente gli occhi in su e in giù, cercando di catturare ogni sillaba, ogni lettera, ogni punto di quelle poche parole.

 

-Stanno venendo qui! Mio padre e i nobili di Haru! Ci sono anche Izumy e Ami! E Toryu è diventato capo delle guardie!-

 

Il suo concitato resoconto poteva godere solo dell’attenzione spaesata di Rin.

Era incuriosita da tutti quei nomi che non conosceva…

La Regina sbadigliò annoiata dietro il ventaglio mentre Sesshoamru, impassibile, appoggiava stancamente la stoffa sull’altra.

 

-Saranno qui fra qualche settimana!!! Chiede se abbiamo apprezzato le stoffe...e… sì! Avevo indovinato gli abbinamenti! Ne ha mandata una per ogni persona importante che vive qui a Palazzo! Le ha fatte fare apposta per noi… la mia era in lavorazione da mesi…-

 

Abbassò il tono di voce, inghiottendo le lacrime.

Il pensiero del padre che ordinava quella pregiatissima stoffa per la figlia lontana non poteva fare altro che accrescere il nodo che sentiva in gola.

Nostalgia.

Riaprì la lettera, ricominciando a leggere incuriosita.

 

-Dice… dice che, non potendo indossare il vestito tipico di Haru, spera che almeno il mese prossimo possa indossarne uno fatto di questa stoffa…-

 

Il tono era drasticamente calato alla fine e lo sguardo della giovane era passato esterrefatto sulla stoffa bianca appoggiata al basso tavolino, vicino a quella scura di Sesshomaru.

Allora era quello…

Allora quello sarebbe stato…

Sarebbe…

 

-Vostro padre ha avuto un’ottima idea, Principessa. Diventerà un magnifico abito da cerimonia. E lo stesso vale per voi, Principe.-

 

Voltò lo sguardo sul Principe che inespressivo, fissava la parete della stanza.

Sakura, impietrita, fissava a bocca aperta e con aria stupita il demone.

Il suo abito da sposa.

Il SUO abito da sposa.

L’abito con cui, fra un mese, si sarebbe sottomessa a lui.

Un mese…

Solo un mese…

 

-Un mese…-

 

Appena un sussurro.

Sesshomaru voltò la testa verso la futura moglie, imitato dalla Regina che le si avvicinò sorridente.

 

-C’è qualcosa che non va Altezza? Non avevate capito che era per questo motivo che la nobiltà di Haru si sta recando qui, con Vostro Padre? Io e Kamigawa abbiamo stabilito che saranno qui la mattina della vigilia, salvo contrattempi.-

 

Un mese…

Sakura seguiva a fatica quelle parole…

Un mese…

La sua mente era incatenata a una frase della lettera…

Un mese…

 

-Principessa? Qualcosa non va?-

 

Sakura si scossa dal torpore, sorridendo imbarazzata al volto preoccupato della Sovrana.

 

-No, no! Tutto bene… Solo che, beh… ecco… io… non ricordavo la data così vicina… ecco…

 

Si dice “ieri”

Si vive “oggi” e via,

come l’acqua del fiume “domani”.

Sì veloci scorrono i giorni e i mesi-

 

La Regina le sorrise, mentre lei abbassava la testa sconsolata.

Era così vicina quella data…

Sakura cercò lo sguardo del Principe, cercando di capire se i loro pensieri combaciassero.

Almeno quella volta.

Ma, naturalmente, lo sguardo ambrato del Principe era inespressivo.

 

Ritrovo sempre

Una nebbia infinita

nei tuoi occhi spenti

 

 

Sesshomaru lasciò elegantemente la stanza, senza farsi sentire da nessuno.

 

 

 


-Muovetevi voi altre! Su, forza!!! E voi, Principessa, non agitatevi così!-

 

La mastodontica figura della dama sovrastò le esili servette intente a far indossare l’elegante kimono di Sakura.

La Principessa, in piedi su u piccolo sgabello, muoveva agitata la testa da una parte all’altra, cercando di seguire tutte quelle mani suo corpo.

 

-Altezza! Vi prego!-

 

Sakura ridacchiò, scusandosi con la demone per il suo comportamento.

Con uno sbuffo, la dama riprese a sistemarle l’orlo della veste.

Sakura fissò fuori dalle sohjo la calda mattina di quel sonnolento aprile.

Sarebbe stato lì.

Fra poche ore sarebbe arrivato!

Ancora un po’ e avrebbe rivisto Kamigawa e tutti gli altri!

Non poteva crederci!

Ancora un giorno e sarebbe stata la Regina

Non poteva crederci…

Se quella visita le portava così tanta gioia nel cuore, lo stesso non si può dire per il significato di quella visita.

Era già passato un anno.

Un anno e, al massimo, aveva scambiato qualche frase di circostanza con lui.

O avevano litigato.

Chiuse gli occhi, sospirando.

Fa lo stesso.

Pazienza.

Haru il giorno dopo, a quest’ora, sarebbe stata salva.

E era questo ciò che importava.

Per il resto…

Ci avrebbe pensato più avanti…

In un altro momento.

Non voleva rovinarsi quell’incontro.

Un veloce rumore di passi frettolosi anticipò l’entrata nella stanza di Rin.

 

-Sakura!!! Stanno arrivando! Saranno nel cortile fra pochi minuti!-

 

Il sorriso tornò a regnare sul volto della Principessa che, incurante delle lamentele delle dame che non avevano ancora finito, prese Rin per mano e iniziò a correre fuori da Palazzo.

 

-Finalmente Sakura!-

 

La voce della Regina la raggiunse aspra e d rimprovero.

Il corteo era già entrato ma la portantina regale ancora non si vedeva.

 

-Perdonatemi Altezze…-

 

Ma in realtà, non stava badando né a lei, né tanto meno a Sesshomaru che, algido, fissava a scena con distacco e impazienza.

Sakura si mise al suo fianco, secondo il protocollo, ma scalpitava dalla voglia di scendere e abbracciare ogni singolo amico che riconosceva da lontano.

E infatti non riuscì a trattenersi.

Qualche passo mosso da incertezza…

E poi…

La corsa.

Verso quel popolo.

Verso il suo popolo.

Una valanga di costumi colorati e un allegro vociare invase il cortile dell’enorme Palazzo dell’Ovest.

Sakura si bloccò, a diversi metri da Sesshomaru.

Le carrozze dei vecchi, trainate da strani draghi bipedi, si alternavano lente ai suoi lati.

Alzò il braccio destro, muovendolo con lentezza.

Avrebbe voluto abbracciarli tutti.

Dalle carrozze venivano strani cenni a seconda delle persone.

I vecchi annuivano con il capo, i giovani muovevano le mani, i piccoli si sbracciavano e la chiamavano per nome, mentre le dame la salutavano con un sorriso per poi mormorare qualcosa nell’orecchio del marito, senza essere viste.

Certo, era lui l’argomento principale.

Così come lui , impassibile, non se ne curava.

Sakura nascondeva le lacrime dietro a sorrisi sinceri e increduli.

Le sembrava di morire.

Il cuore batteva troppo forte.

Il suo popolo era lì.

Haru era lì.

I suoi amici erano lì.

All’improvviso un’andata di bambini festosi la travolse, innondandola di domande curiose e ingenue, mentre i più temerari si avvicinavano a una curiosa Rin.

Solo i bambini sanno fare amicizia così in fretta.

Sakura, felice, li salutò.

Per poi rabbrividire.

Non erano venuti solo i nobili!

Quei piccoli erano anche umani e mezzo-demoni!

Si voltò di scatto preoccupata verso Sesshomaru.

 

-Solo per un saluto…-

 

Le tremava la voce.

Paura.

Era vicino ai piccoli.

Troppo vicino ai piccoli.

Non sapeva cosa temeva, ma sentiva il sangue gelato.

Come avrebbe reagito il Principe davanti a un’invasione di “esseri inferiori” nel suo castello?

Le uscirono poche parole di bocca.

Una triste preghiera.

Una richiesta sentita.

La fulminò con lo sguardo, annuendo controvoglia.

Sospirò.

Sorrise, ricominciando a dedicare l’attenzione a quel popolo allegro e esuberante.

Delle voci severe obbligarono i piccoli ad allontanarsi ridendo, ridendo dei rimproveri.

I loro genitori, con i pochi bagagli del viaggio, li seguivano.

Non ci poteva creder!

Il vecchio fabbro che aveva l’officina dietro l’angolo del fruttivendolo, il marinaio che non sapeva pronunciare la esse, la tessitrice, la vecchia pessimista, il medico presuntuoso, il fabbro incapace…

C’erano tutti…

Le passarono al fianco, non separandosi e facendo attenzione ad abbozzare inchini incapaci al suo cospetto.

Ma i sorrisi erano sinceri.

 

-Siete venuti anche voi…-

 

Ricacciò indietro le lacrime.

 

-Anche se non potremo essere presenti alla cerimonia, volevamo comunque esserti vicina…-

 

Veritiere erano anche le risa e gli schiamazzi poco lontani.

Una schiera di giovani armati e in sella.

L’esercito di Haru.

I ragazzi, demoni e non, iniziarono a gironzolare confusi attorno all’amica, rimproverandola di colpe fasulle e schernendola.

Sakura rideva, rispondendo a frasi che avevano sapore di antico.

Vecchie battute, qualche riferimento ad avventure che aveva vissuto con loro.

I suoi coetanei.

I suoi amici.

Le ragazze dietro di loro iniziarono a rimproverarli bonariamente.

Non ricordavano più cosa avevano detto Toryu, Ami e Izumy quando erano tornati l’anno prima?

Sakura adesso è importante, non può più mescolarsi con quella “plebaglia”…

Le risa aumentarono alle risposte un po’ sfacciate dei ragazzi.

Le giovani risero, rimproverando in quel gruppo uno “particolare” per lei.

La gioventù di Haru.

Gli scherzi, la spensieratezza e le amicizie che, fino a pochi mesi prima, viveva anche lei.

Adesso, invece, aveva solo il ricordo sbiadito di una malinconia lontana.

Niente protocollo.

Nessuna regola di corte.

Dì ciò che vuoi.

Comportati come vuoi.

Senza nessuno che faccia attenzione al tuo portamento, alla tua dizione…

Sii solo te stesso.

Una voce più forte delle altre obbligò tutti a riprendere il proprio posto, con un’efficienza incredibile.

Fra qualche sorriso e strizzatine d’occhi, accompagnati da uno stuolo di bellissime fanciulle, se ne andarono.

La aveva riconosciuta.

Quella voce.

Quella massa di capelli neri era inconfondibile.

Così come quello sguardo d’ebano serio e controllato.

Toryu.

Aveva appena varcato l’ingresso, a capo delle truppe imperiali.

I veterani del Padre.

Gli istruttori.

I saggi.

I consiglieri.

La saggezza militare del suo regno.

Nonostante però la mente abituata alla guerra, vide nello sguardo di molti rudi soldati, lacrime di ricordi.

Haru era un piccolo paese.

Si conoscevano tutti.

Tutti loro la avevano presa in braccio più di una volta, prima che fosse donna.

Alcuni di loro la avevano sgridata, dopo una marachella.

Molti di loro le avevano insegnato a essere ciò che era.

Sfilarono serrati nei ranghi, rivolgendo alla Principessa degli sguardi che non avevano bisogno di parole.

 

-Sakura…-

 

La demone si voltò, ritrovandosi davanti lui.

Toryu.

Aveva i capelli più lunghi dall’ultima volta.

E il mento più appuntito.

La mascella più marcata.

Le spalle più larghe.

Ma era sempre lui.

L’amico di una volta.

Riuscì a trattenere a stento l’impeto di abbracciarlo.

Dimostrare affetto verso un ragazzo che non era suo marito o il suo promesso alla vigilia delle nozze e dentro la corte.

Sarebbe stata una tragedia.

Si bloccò, indecisa sul da farsi, mentre Toryu la guardava incredula, con le braccia aperte, aspettando quel contatto.

Gli prese una mano, stringendola fra le sue.

 

-Sono felice che tu sia qui…-

 

Non poteva fare altro.

L’umano sorrise.

Aveva capito.

 

-Ti trovo bene… e il cane da guardia come si è comportato nei tuoi confronti? Devo forse mettergli la museruola?-

 

Il sorriso di scherno misto allo sguardo preoccupato mise una morsa nel cuore della giovane.

 

-Ti sembrano domande da farle, razza di idiota? Non hai il benché minimo tatto!-

 

La voce era uscita squillante da una piccola portantina alla quale Toryu si avvicinò prontamente.

 

-Stavo solo scherzando…-

-E ti sembrano cose da dire a un’amica che non vedi da un anno!? Scemo!-

-Quando la smetterete di litigare voi due? Dobbiamo sempre farci riconoscere…-

 

Izumy fu la prima a scendere, abbracciando l’esile figura delle Principessa, incredula a quella vista.

 

-Adesso tocca a te! Io li ho sopportati per tutto il viaggio!!!-

 

Sakura sorrise, ricambiando l’abbraccio.

Da quanto tempo nessuno la abbracciava più così?

Quell’odore di fiori così buono…

Izumy si allontanò presto, obbligata dal litigio di due piccoli.

 

-Allora? E‘ questo il modo di salutare un’amica?-

 

Sakura si volse nuovamente verso la piccola portantina, restando incantata.

Ami.

La sua Ami.

Non più uguale…

Aveva i capelli sciolti e lunghi, molto lunghi.

Una veste leggera la copriva appena, lasciando intravedere la carne rosa e il corpo formoso.

Era più robusta.

Molto più robusta.

Ma gli occhi vispi e il sorriso allegro, erano rimasti lo stesso.

Fu quel piccolo pachettino, quel fagottino che si muoveva fra le sue mani ad attirare l’attenzione della Principessa.

Non poteva crederci.

S’incamminò con lentezza verso le due figura in piedi, tremando.

Era mora.

Come Toryu.

E aveva due orecchiette feline.

Come Ami.

 

-Non posso crederci…-

 

La sua voce apparve roca e quasi incomprensibile, mentre due lacrime segavano le guance di Ami.

 

-Avrei voluto dirtelo prima, ma non credo che si possa scrivere in una lettera una cosa simile…-

 

Le accarezzò il braccio, lasciando che prendesse la piccola, addormentata.

 

-Adesso dorme, ma quando si sveglierà capirai perché Izumy in questi giorni è tanto nervosa! Tutta sua madre…-

 

Toryu stampò un bacio casto sulla guancia della moglie che rise, rimproverandolo.

Bella.

Era davvero bella quella piccolina.

 

-E’ magnifica… Quanto ha?-

 

Ami sorrise raggiante, mentre Toryu gonfiò il petto orgoglioso.

 

-Cinque settimane…-

 

Sakura scosse la testa, sorridendo agli amici.

 

-Siete degli incoscienti! Non dovevate farle affrontare un viaggi così lungo…-

 

Ami, fiera, riprese la piccola, coccolandola con una maternità nuova in lei.

 

-Voleva conoscere la sua Regina…-

 

Le due si abbracciarono, finalmente, e subito Ami scoppiò in lacrime.

Toryu le accarezzò le spalle, incitandola ad andare.

Avrebbero potuto parlare dopo.

Adesso, c’era un’altra persona che Sakura doveva incontrare.

La Principessa scosse la testa, sentendo in lontananza l’ennesimo litigio dei due amici.

Inutile sperarci.

Sebbene fossero amici e avessero una figlia, non sarebbero cambiati mai.

E dire che era passato solo un anno dall’ultima volta che li aveva visti.

Un rumore leggero alla sua destra la fece sobbalzare.

Lui.

Sesshomaru si era avvicinato.

Sguardo fisso davanti a lui.

Sakura lo fissò, con uno sguardo misto fra incomprensione e indifferenza.

Faceva fatica.

Faceva fatica a pensare che, il giorno dopo, sarebbe stata sua consorte.

La moglie del Sovrano.

Lei sarebbe stata…

Un rumore monotono e ripetitivo le fece dimenticare quei tristi pensieri.

Un’elegante portantina fece il suo ingresso trionfale e superbo.

Eccolo!

Era arrivato!

Mosse qualche passo, quasi correndo.

Non poteva crederci!

Non vedeva l’ora di vederlo scendere!

E temeva di vedere scendere solo il fantasma dei suoi sogni.

La carrozza si fermò con un singulto.

Strani rumori all’interno.

La porta della portantina si aprì.

Sakura tenne gli occhi fissi sulla portiera di legno rosso, aspettando di vederlo comparire.

Fiero e maestoso.

Uno scricchiolio intenso, accompagnato dalla vista dei sui stivali che facevano pressione sullo scalino.

Lenti.

Sicuri.

Sfrontati.

Eccolo.

Il Sovrano di Haru.

O meglio, il precedente sovrano di Haru.

L’attuale Governatore della Regione est dei territori dell’Ovest.

Kamigawa.

Suo padre.

Sakura gli si avvicinò correndo, gettando le braccia al collo del robusto demone.

Un sorriso illuminò il volto stanco e tirato del vecchio demone.

Il viaggio era stato lungo.

E faticoso.

 

E non credevo

D'arrivare sin qui

Un' altro ancora

 

Non credeva che il regno dell’Ovest fosse davvero così lontano.

Non credeva che sua figlia si sarebbe trasferita tanto lontano.

Le cinse le spalle con l’unico braccio che gli era rimasto, accarezzando i capelli violetti della figlia, così simili ai suoi di quando era giovane.

Adesso, per la lunga malattia, erano completamente bianchi con qualche riflesso dell’antico colore.

Sakura si staccò piano.

Non poteva crederci.

Suo padre era proprio lì.

Kamigawa l’aveva raggiunta!

Con l’unica mano che le molteplici guerre gli avevano risparmiato, asciugò le piccola lacrime di gioia della figlia.

Sorrise, specchiandosi in quello sguardo cristallino e sincero.

Smeraldo, come i suoi occhi.

Vivi, come i suoi occhi non erano più.

Un lento velo di dolore e tristezza li avevano appannati, sbiadendo il colore stanco di vivere.

 

-Benvenuto nelle Terre dell’Ovest, papà…-

 

Sorrise…

Da quanto tempo non dava più del tu a una persona?

Da quanto tempo quell’assurdo protocollo la aveva incatenata a quel voi distaccato e innaturale?

Kamigawa alzò lento una ciocca dei capelli della figlia, incredulo.

 

-Cosa ti hanno fatto…-

 

Sakura impallidì a quell’affermazione.

Tolse i capelli dalla mano del padre e li lasciò scendere naturali, afferrando la mano fra le sue.

 

-Sono solo capelli… ricresceranno!-

 

Sorrise, poco convinta delle sue affermazioni.

Kamigawa sospirò, trattenendo la rabbia contro quel destino crudele.

Non si riferiva solo ai capelli.

Si riferiva anche a quell’atteggiamento controllato, a quel camminare moderato…

A quegli occhi tristi.

Fece fatica a riconoscere nella demone davanti a sé la figlia vista e allegra di una volta.

Ma trattenne le parole.

No, non gliene avrebbe parlato subito.

Non avrebbe rovinato quel momento.

Avevano tante cose da dirsi.

 

-Parleremo più tardi, Padre. Adesso lasciate che vi presenti il Principe dell’Ovest.-

 

Sakura si era allontanata dalla possente figura paterna, alzando la voce.

Kamigawa si voltò incuriosito verso palazzo, incamminandosi seguito dalla figlia.

Presto si ritrovò davanti a quel giovane demone.

Sakura s’inchinò devotamente.

 

-Nobile Principe, ho l’onore di presentarvi il Potente Kamigawa, mio Padre…-

 

I due demoni si squadrarono, freddi e indifferenti per un po’.

Kamigawa superava Sesshomaru per tutta la testa e le sue vesti scure e nuove si opponevano a quelle chiare e tradizionali del Principe.

Come la Principessa aveva temuto, Kamigawa non s’inginocchiò, né abbassò la testa di fronte a quello che domani sarebbe stato il futuro Sovrano.

Inarcò invece un sopracciglio, con aria cattiva e canzonatoria.

 

-Intendi dire che questo bamboccio sarebbe Sesshomaru, il figlio di Inutaisho?-

-Padre!-

 

Kamigawa sorrise del rimprovero della figlia, non distogliendo però lo sguardo dal Principe.

Sesshomaru gonfiò altero il petto, fissando con quegli occhi inespressivi l’amico del Padre.

 

-Inutaisho era molto più alto…-

 

Insistenti, gli occhi verdi di Kamigawa si sfidavano in silenzio con quelli ambrati di Sesshomaru.

Nessuno dei due sembrava voler cedere.

Sakura, preoccupata, alternava ansiosa gli occhi sulle due figure.

 

-La prego di perdonare mio padre, Principe. Non conosce il protocollo di corte e…-

-Né lo avrei mai conosciuto se questo smidollato avesse rispettato i patti!-

 

Sesshomaru si avvicinò minaccioso al Sovrano.

I loro petti si toccavano.

Potevano sentire le contrazioni nervose dei muscoli e il pulsare del sangue nelle tempie dell’altro.

 

-Né voi lo avreste mai conosciuto se non foste così debole…-

 

Kamigawa assottigliò gli occhi, rabbioso.

Mostrò appena i canini affilati.

Con lentezza portò la mano sulla fodera della strana spada a due lame che gli pendeva al fianco, subito imitato da Sesshomaru.

 

-Padre, vi prego!-

 

Sakura appoggiò veloce le sue mani su quella del padre, evitandogli di togliere l’arma dalla fodera.

Kamigawa, finalmente, volse lo sguardo sulla figlia.

Gli occhi cupi di lei furono un monito sufficiente per convincerlo a mollare la presa.

 

-Finalmente ci incontriamo, Kamigawa…-

 

La Regina si avvicinò a passo lento e controllato.

Sesshomaru si spostò di lato, lasciando che il demone vedesse la Madre e ponendosi al fianco della Promessa.

Il sorriso sul volto del Governatore dell’Est s’acuì.

 

-La Regina… esattamente come ti immaginavo…-

 

La Regina sorrise senza inchinarsi.

 

-Il mio defunto marito mi parlò molto di voi, Potente Kamigawa-

-Anche Inutaisho mi parlava spesso della bellissima Principessa che avrebbe dovuto sposare…-

 

La demone sorrise del complimenti, con falso pudore.

 

-… ma che non amava…-

 

La Demone strinse nelle mani il ventaglio, fino a farlo scricchiolare.

 

-Sarete stanco per il viaggio, immagino. Nelle Vostre condizioni…-

 

Kamigawa La scostò con la spalla, avanzando.

 

-Sto molto meglio di quanto tutti voi crediate. Ma credo proprio che approfitterò della vostra generosa ospitalità. Ci vediamo presto, Principe-

 

Presa in giro.

Scherno.

Sarcasmo.

Sakura sospirò.

Era inutile.

Conosceva il carattere duro del padre, ma non credeva che potesse rivelarsi tanto scortese anche in quell’occasione.

S’inchinò più volte davanti al Principe, cercando di giustificarne il comportamento per il lungo viaggio, la malattia sfinente e il nervosismo per il matrimonio dell’unica figlia…

Sesshomaru, impassibile, fissò la possente figura del demone allontanarsi a fatica, aiutato da quell’umano.

 

 

 

 


Si strinse maggiormente al suo braccio.

Le era mancato.

Le era mancato moltissimo.

Stavano passeggiando assieme, nel silenzio dei giardini del Palazzo, avvolti da fiori e sentieri.

Un paesaggio idilliaco.

La quiete prima della tempesta.

Domani, al suo fianco ci sarebbe stato lui.

Per sempre.

Si strinse maggiormente a quel braccio, cercando conforto.

Peccato che non la rassicurasse più come quando era piccola…

 

-Tutto bene, Sakura?-

 

Kamigawa si fermò, preoccupato.

Improvvisamente Sakura aveva smesso di parlare e era diventata silenziosa.

Strano.

Ad Haru non restava zitta un attimo.

Ad Haru era diversa.

Non aveva quei vestiti leziosi e inutili.

Non aveva quel trucco perfetto e insignificante.

Non aveva quell’espressione triste…

 

-Forse perché penso

Alla lontananza

Che poi ci separerà,

ora che stiamo assieme

già sento la tua mancanza?-

 

 

Kamigawa aumentò l’abbraccio, rassicurandola.

 

-Anche se sarò separato

Da te, in una lontananza

Infinita al di là delle nubi, come potrei lasciarti

Distante dal mio cuore?-

 

Sakura sorrise e, distesi, ripresero a passeggiare.

Le era mancato quello scambio di battute.

Pochi a Palazzo parlavano così con lei, in quel modo magico e segreto.

Però lui conosceva quelle poesie.

Sbuffò contrariata.

Basta!

Era la millesima volta che pensava a lui in quel giorno!

Troppe!

Non ce la faceva più!

Voleva godersi questi ultimi attimi di libertà.

Senza quell’estranea figura in mente.

 

-Come ti senti?-

 

Si erano fermati vicino a uno dei laghetti artificiali.

Le ninfee ondeggiavano lente mentre le lacrime verdi del salice accarezzavano la superficie dell’acqua.

Si sedette, abbracciandosi le gambe.

Se la Regina l’avesse vista così…

Ma vicino a lei c’era solo lui, Kamigawa, semisdraiato sull’erba.

 

-Abbastanza bene… sono solo stanca. Quest’attesa è snervante. Ormai i preparativi sono finiti, tutto è pronto per… per la cerimonia… bisogna solo aspettare…-

 

Sospirò più volte, cercando di mantenere la lucidità.

Kamigawa l’attirò a sé, in un abbraccio paterno che sapeva di malinconia.

 

-Non temere. Presto sarà tutto finito.-

 

Sakura si staccò dubbiosa.

Conosceva suo padre.

Bene.

Troppo bene.

 

-Cosa vuoi dire?-

 

Il sorriso sul volto del vecchio demone si espanse,soddisfatto.

Accarezzò una spalla della figlia, cercando di tranquillizzarla.

 

-Non ti preoccupare. Stasera ci sarà l’attacco e dopo potrai tornare a casa con me e…-

-Di che attacco stai parlando!?-

 

Scattò in piedi, fulminandolo con gli occhi.

Quelli occhi verdi come i suoi.

Seri come i suoi.

Kamigawa, sentito il tono sostenuto della figlia, la imitò alzandosi e sovrastandola di molti centimetri.

La suo voce potente spaventò un piccolo grillo che si rintanò nel fogliame.

 

-La parte demoniaca dell’esercito è stata ammesse nelle scuderie imperiali. Stasera, quando Sesshomaru si allenerà, da solo, lo attaccheremo. Demoliremo il portone d’ingresso e così tutti gli abitanti di Haru, capitanati da Toryu entreranno. Ti prometto che lo ucciderò…-

 

Strinse a pugno l’unica mano, sotto lo sguardo incredulo della figlia.

No…

Non poteva essere vero…

 

-Sei forse impazzito? E’ un’impresa folle! L’esercito dell’Ovest è di gran lunga superiore al nostro! E parte delle nostre truppe sono dovute rimanere ad Haru, per evitare invasioni dai Demoni delle Isole! Sarà solo un massacro! E il Principe è un demone molto potente, l’ho visto combattere! Non puoi certo sconfiggerlo nelle tue condizioni!-

 

Punto nell’orgoglio, il Generale gonfiò il petto squadrando con rabbia l’amata figlia.

 

-Sono in grado di battere quel bamboccio quando voglio! Io ho insegnato a suo padre a combattere! E, se anche questo dannatissimo corpo non me lo permettesse, allora sarà Toryu a ucciderlo!-

 

Si strinse la testa fra le mani.

No!

Non poteva essere vero!

Ecco perché suo padre, da sempre caratterizzato da un temperamento focoso e irrazionale, era stato così accondiscendente in quelle lettere!

Voce preoccupata e nervosa.

Tristezza negli occhi.

 

-Ma perché vuoi condannare il tuo popolo al massacro?! Ho accettato queste nozze proprio per evitare uno scontro fra Haru e l’esercito dell’Ovest!-

-Non ha importanza! Haru sarà fiera di sacrificarsi per la sua sopravvivenza contro un despota straniero! Non gli darò mai mia figlia! Perché credi se no che sia venuto?-

-Per assistere al matrimonio della tua unica figlia!-

 

Kamigawa s’abbassò, sfiorando il volto della demone.

 

-Non gli permetterò di portarmi via mia figlia!-

-Non ti lascerò portare Haru al suicidio!-

 

Kamigawa sospirò sconfortato.

Sakura cercò di recuperare lucidità.

Entrambi si impegnarono ad affrontare il discorso senza urlare.

 

-Non posso permetterti di sacrificarti per Haru… non voglio perdere anche te…-

 

Aveva gli occhi lucidi, il grande guerriero.

Sakura lo fissò abbattuta.

Sapeva a chi si stava riferendo.

 

-Cerca di ragionare. Con queste nozze Haru sarà Regno annesso ai possedimenti dell’Ovest, non suddito! Se facessimo questa insulsa guerra, con esito scontato, tu e tutti gli uomini sareste uccisi e io con i bambini e le donne resi schiavi… Papà, non c’è altra scelta…-

 

Alzò gli occhi violetti al cielo, resi ancora più chiari dalla preoccupazione.

 

-Se tua madre fosse qui… lei sapeva come farmi ragionare… sapeva cos’era giusto…-

 

Sakura inghiottì le lacrime.

Almeno in quel soggiorno alla corte dell’Ovest aveva imparato un po’ a controllarsi.

Strinse il braccio paterno, incrociando le dita con quelle del padre.

 

-Non vorrebbe che Haru diventasse schiava, lo sai. E’ morta per difenderla. Tu hai sacrificato tutta la tua vita per la nostra terra… tutta la nostra famiglia si è sacrificata per Haru. Lascia che faccia qualcosa anch’io…-

 

Si voltò con un sorriso tirato, accarezzando la pelle bianca del volto della figlia.

 

-Non sai a cosa vai incontro… una battaglia è per un paio d’ore, un matrimonio per sempre…-

 

Afferrò nuovamente la mano, fissandolo.

Determinata.

Convinta.

 

-So cosa faccio-

 

Kamigawa sbuffò.

Per quanto fosse autoritario con i suoi sottoposti, non riusciva mai a farsi rispettare da quella figlia testarda e ostinata.

 

-Sai cosa… beh, insomma… sei ancora troppo piccola… io…. vedi Sakura, in un matrimonio… un matrimonio comporta…-

-La Regina mi ha già spiegato tutto. Con dovizia di particolari devo aggiungere. Mi sento pronta.-

 

Kamigawa voltò lo sguardo, impacciato.

Non aveva mai affrontato “quel” discorso con sua figlia.

La moglie lo avrebbe sicuramente fatto, se fosse stata in vita.

Le avrebbe spiegato in cosa consiste, cosa comporta…

Con quell’amore e quella dolcezza che caratterizzavano il volto della Regina di Haru.

Quell’affetto e grazia che non l’avrebbero mai abbandonata.

Non erano discorsi per lui, quelli!

Lui era un guerriero!

Non parlava di… di quelle cose con la sua bambina!

Sakura si voltò, arrossita.

Ma che razza di discorsi stava facendo Kamigawa?

Come se lei ancora non sapesse…

Certo, non era un argomento molto trattato, ma nel porto di Haru gli argomenti trattati erano molti, anche se fumosi e allusivi alla presenza di ragazze vergini e non promesse.

Per questo la Regina le aveva spiegato, pochi giorni prima, ogni cosa.

Chiuse gli occhi, cercando di non risentire nella sua mente quelle parole.

Di non riveder quelle immagini rielaborate dalla sua mente.

Le aveva spiegato motivi, cause, effetti, posizioni,… ogni cosa per la prima notte di nozze.

Quasi fosse un altro cerimoniale…

Certo, questo compito sarebbe toccato alla madre della Principesse, ma non essendoci più…

Rabbrividì, risentendo quelle parole fredde e tecniche.

Volgari e disgustose.

Cercò di non pensare a due corpi indistinti, avvinghiati dentro una stanza che veniva preparata da giorni.

La camera dei regnanti.

Un brivido lungo la schiena.

Disgusto.

Repulsione.

Paura.

 

-Ti ha rispettata?-

 

Doveva essersi accorto del lieve tremore.

Sorrise, accarezzandogli la mano.

 

-Sì… non è sembrato molto interessato nei miei riguardi…-

 

Sorrise.

Non aveva mai visto in quello sguardo ambrato alcun segno di desiderio o voglia.

Solo… lontananza.

Freddezza.

Indifferenza.

 

-Razza di stupido! E dire che lui è l’unico che ci guadagna qualcosa da questo matrimonio…-

 

Sakura sorrise all’ennesima carezza sulla pelle.

Inutile.

Non la avrebbe mai considerata una donna.

Neanche una ragazza.

Lei era solo…

Sakura.

Sua figlia.

La sua bambina.

 

-Lo ami?-

 

Quella domanda la spiazzò completamente.

Non ebbe la forza di voltarsi verso quella voce triste e bassa.

Rimase così, occhi e bocca spalancata.

In cerca di ossigeno.

E di una risposta.

La più ovvia e falsa, un “sì” dettato dalla disperazione, le morì sulle labbra.

Si era ripromessa di parlargli.

Si era ripromessa di dialogare con lui.

Per trovare dei punti di contatto.

Per trovare qualche lato positivo.

Per farsi affascinare da qualche emozione nascosta dell’algido demone.

E invece…

Poche parole, dettate dal protocollo.

Oppure… litigi.

Aveva avuto l’intenzione di conoscerlo meglio, per affrontare quelle data con maggior serenità.

Perché quel marito non fosse un totale sconosciuto.

Ma non aveva avuto la forza.

Nel vederlo così, sempre freddo e altero, insofferente al mondo che lo circondava, le mancava la forza.

Le parole le morivano sulle labbra.

Nessun pensiero le saliva alla mente per poter iniziare una discussione.

Un discorso.

Rimase lì, muta, a fissare l’erba che ondeggiava al frusciare del vento.

Quel lungo silenzio fu più esauriente di una risposta.

 

-Non lo ami…-

 

Sakura sentì un altro brivido sulla schiena.

No, non lo amava.

Non lo conosceva nemmeno.

Sapeva il suo nome, il suo titolo,… ma poi?

Che altro?

Nulla del suo passato delle sue passioni, delle sue idee…

Ma, forse, era meglio così.

Quel poco che sapeva l’aveva già disgustata abbastanza.

 

-Non lo amo, ma mi onora. Riuscirò a cavarmela.-

 

Mi balocco tra

Impossibili se... e

Vani perchè.

 

Non le era chiesto di amarlo.

La Regina glielo aveva detto.

Bastava che gli rimanesse fedele.

E che partorisse l’erede maschio.

Poi…

Non sarebbe stato più necessario alcun contatto fra i due, tranne che nelle occasioni importanti.

La Regina era rimasta presto incinta, appena a cinque mesi dal matrimonio.

Nonostante ci fosse stata una guerra in mezzo.

Dopo poco più che un anno, aveva assolto ai suoi compiti e aveva dunque potuto accedere ai suoi appartamenti personali.

Dove trascorrere la sua vita.

Slegata da quella del Sovrano.

Sarebbe stato questo, anche il suo futuro?

 

 

 


-… e dire che mi fidavo di voi!-

 

Sakura alzò gli occhi arrabbiati sulle figure dei tre amici.

Ami coccolava pigramente la figlia mentre Toryu fissava adirato la Principessa.

Izumy, seduta sul tronco al fianco di Sakura, disegnava strane figure geometriche per terra con un piede.

Sakura sbuffò, incassando la testa fra le spalle.

 

-Ci stiamo solo preoccupando per te!-

 

Toryu si avvicinò con aria sostenuta e sguardo stralunato.

Non capiva.

Non capiva perché il piano fosse saltato.

 

-Perché voleva fare una strage! Ecco perché!-

-Nessuno avrebbe rimpianto la morte di quel mostro…-

 

Izumy alzò il volto, fissando gli occhi scuri in quelli verdi della Principessa.

 

-Guarda! Non ti lasciano neanche uscire da sola! Solo pochi metri fuori da Palazzo e devi avere la scorta!-

 

Con un gesto eloquente della testa indicò alle amiche i tre soldati e il piccolo demonietto verde che vegliavano sulla Futura Regina.

Sakura si alzò in piedi, fronteggiando l’amico.

 

-Si preoccupano solo per me…-

-Beh, anche noi!-

 

Mani sui fianchi e sguardo severo.

Ami sorrise abbassando gli occhi sulla piccola che dormiva beata fra le sue braccia.

Sembrava di essere tornati a tanti anni prima, quando Sakura e Toryu litigavano e si fronteggiavano anche per la cosa più futile…

Ma questa volta l’oggetto della contesa non erano bacche o pezzetti di legno…

Sakura sbuffò voltando la testa.

Si sentiva terribilmente irritata.

 

-Credevo di potermi fidare di voi! Pensavo che avreste vegliato su mio padre! Lo conoscete! E ormai siete esperti anche dei suoi colpi di testa! Speravo che avreste cercato di dissuaderlo dal fare qualche pazzia, ma invece siete suoi complici!-

-L’unica pazza qui sei tu!!! Vuoi sacrificare la tua vita per qualcosa che sarebbe facilmente risolvibile in pochi minuti! E in modo anche del tutto indolore!-

 

Le guardie si voltarono verso la loro direzione, sentendo il tono di voce del ragazzo alzarsi.

Su segno di Jaken, un soldato mosse qualche passo in avanti, per accertarsi delle condizioni della Futura Regina.

Sakura fece loro un cenno con una mano, ammonendo poi con lo sguardo l’amico.

Toryu, scocciato, fece finta di niente.

 

-Non sarebbe affatto indolore! Il Principe è un guerriero formidabile! Mio padre non avrebbe alcuna speranza contro di lui in quelle condizioni!-

-Beh, allora lo avrei affrontato io!-

 

Toryu gonfiò il petto, avvicinandosi troppo a Sakura.

Izumy se ne accorse e fermò l’impeto dell’amico prima che le guardie intervenissero.

 

-Basta Toryu! Stai dando spettacolo!-

 

Il giovane si dimenò fra le braccia della curatrice.

 

-Non m’importa! Non mi piace questo posto, non mi piace il comportamento di Sakura e, soprattutto, non mi piace quel tipo! Hai visto come ci guardava quando siamo arrivati? I mercanti avevano ragione a descriverlo come un demone di ghiaccio! E non permetterò a questa stupida di rovinarsi la vita! Haru ha bisogno della sua Principessa, non di una martire!-

 

Sakura rimase zitta, cercando di controllare l’irrefrenabile desiderio di urlare.

 

-Haru avrà presto una Regina, ma soprattutto un Sovrano e un esercito potente pronto a difenderla.-

-A quale prezzo?-

 

Izumy non alzava la voce, ma gli occhi urlavano tutta la sua rabbia.

Sakura affrontò anche quello sguardo.

 

-Haru sarà Regione dell’Ovest. Godrà di particolari vantaggi e avrà una certa autonomia. Mio padre governerà in vece del Sovrano e Haru dovrà pagare delle tasse sulle sue attività al Regno dell’Ovest. L’arruolamento nelle schiere dell’Ovest sarà facoltativo per i demoni dell’est, mentre sarò vietato per gli umani e i mezzo-demone che potranno comunque difendere la loro terra. Mi sembra un accordo molto vantaggioso, senza spargimenti di sangue o perdite.-

-Ma tu …-

 

La vocina di Ami non riuscì a concludere la frase.

La gola era chiusa da un terribile nodo.

Sakura s’inginocchiò, accarezzando le spalle dell’amica.

 

-Sì, ma lo sapevate anche quando mi avete accompagnata qui…-

 

Toryu, finalmente calmo, fissò il terreno ghiaioso.

 

-Sì, ma avevamo già in mente quel piano… tornati ad Haru lo abbiamo esposto a Kamigawa e abbiamo stabilito tutto. Non pensavamo certo che, proprio tu, avresti impedito la battaglia per la tua salvezza…-

 

Sakura si rialzò, accarezzando da lontano il braccio muscoloso di Toryu.

 

-Mi dispiace, ma ho dato la mia parola…-

-Loro non hanno rispettato gli accordi!! Hanno schierato le loro truppe contro Haru! Per questo tu non devi sentirti obbligata a rispettare la parola data! Presto! Le guardie sono distratte! Toryu potrebbe stenderle facilmente e tu nasconderti in questi boschi! Non ti troveranno mai! Inventerò qualcosa per nascondere il tuo odore e…-

 

Sakura scosse la testa, zittendo Izumy che le aveva afferrato le spalle.

 

-Solo perchè loro non rispettano i patti, questo non è un buon motivo perché non li debba rispettare anch’io…-

 

Gli occhi della demone si riempirono di lacrime mentre abbracciava l’amica.

 

-Tu… tu non immagini neanche a cosa vai incontro! In un matrimonio in queste terre, il marito ha potere totale sulla consorte! E...e visto che finora tutto quello che i viandanti hanno raccontato su di lui era vero, immagina cosa potrebbe…-

-Basta Izumy!-

 

Ami scattò in piedi, consegnando la piccola beatamente addormentata all’amico.

 

-Se Sakura ritiene che questa sia la cosa giusta da fare, non possiamo opporci. E’ libera di decidere…-

 

Gli occhini azzurri della mezzo-demone evitarono accuratamente quelli dell’amica.

 

-Grazie Ami…-

-Il fatto che io difenda la tua scelta non significa che l’approvi!-

 

Qualche lacrima iniziò a segnarle il volto, attraversando le guance paffute e tuffandosi nella scollatura del kimono.

Sakura l’abbracciò, cercando di consolarla.

 

-Neanch’io sono felice di questa scelta, ma sono una Principessa e devo farlo…-

-E’ la prima volta che ci sbatti in faccia questa differenza!-

 

Izumy strinse a pugno le mani.

Non avrebbe premesso quelle nozze!

Non avrebbe permesso alla sua amica di soffrire!

 

-Dicendo che sono una Principessa non volevo dire che sono superiore a voi, ma che ho dei doveri verso di voi…-

-E anche noi ne abbiamo nei confronti di una nostra amica! O mi sbaglio? Forse adesso non lo sei più, visto come ti sei adattata al protocollo dell’Ovest!-

-Basta Izumy! Stai esagerando…-

 

Toryu cercò di calmare l’impeto della curatrice, ottenendo solo l’effetto contrario.

 

-Cosa!? Io sto esagerando!? Sakura è cambiata da quando è qui! Una volta avrebbe impedito che accadesse questo, non avrebbe mai voluto separarsi da noi o da Haru! Forse però adesso si è abituata troppo alla vita lussuosa dell’Ovest e si vergogna di noi.. ci vede come dei barbari… per quel che riguarda me, l’attacco si fa lo stesso, a costo di essere l’unica a combattere io…-

 

Il pianto nero,

silenzio di Tempesta

Torbido un suono

 

Uno schiaffò fermò lo sfogo della demone-fiore.

Sakura, di fronte a lei, la fissava fredda.

Glaciale.

 

-Haru e tutti voi siete al primo posto nel mio cuore. E’ solo per questo che sono qui. E speravo che mi avreste aiutata e supportata in un giorno come questo. Invece, vi state dimostrando solo d’intralcio. Vi consiglio di non mettere piede nel Castello, altrimenti avvertirò personalmente il Principe delle vostre intenzioni. Non vi permetterò di distruggere tutto quello che sto sacrificando per Haru.

 

Domani il sole

forse verserà una lacrima

prima che la grande notte arrivi

e laggiù

nel mare della tranquillità

inizia un viaggio

senza speranza.-

 

Izumy pianse lacrime amare, scusandosi per quelle parole mai pensate.

 

-Però, Sakura, giuro che ti libererò! Tornerai ad Haru! Sarai presto libera da quel mostro! Te lo prometto!!!-

 

Macchia di nero

nel nulla sbraitare

un solo pensiero

 

-Izumy, non farmi promesse inutili. Assicurami invece che farai attenzione alla salute di mio padre e gli starai vicino come hai sempre fatto. L’ho trovato leggermente migliorato e questo è un buon segno. Continua così.-

 

La demone singhiozzò un’affermazione, asciugandosi le lacrime nelle maniche.

Doveva tutto a Sakura.

Era stata quella Principessa sconosciuta ad ammetterla a corte, a curarla dalle ferite che covava nell’animo.

Senza chiederle niente.

Senza fare domande scomode.

Dandole un incarico di fiducia.

Assicurandole la sua amicizia.

Facendola sentire amata.

 

-Toryu, difendi Haru e la tua famiglia. Veglia su mio padre Ha molto rispetto verso di te, ti considera un bravo giovane.-

 

L’umano mosse la testa in modo affermativo, coccolando la figlioletta.

 

-Ami, occupati della tua piccola. Falla crescere felice e spensierata nella nostra terra. Libera e forte. Occupati anche di mio padre, dandogli tutto l’amore che una figlia deve al genitore.-

 

La mezzo- demone, ancora accoccolata fra le sue braccia, cercò di sorriderle rassicurandola.

Che stupidi erano stati!

Era Sakura quella che in quel momento aveva bisogno di aiuto.

Era lei che doveva essere consolata.

Non loro.

 

-Per la cerimonia…?-

 

Sakura sorrise, nascondendo il velo di malinconia e paura che quella parola faceva nascere nel suo cuore.

 

-Non potrete naturalmente mescolarvi agli altri invitati. Solo i demoni completi e nobili potranno salire su quella collina, dove sarà celebrato il matrimonio, come vuole la tradizione. Sarà una funzione non troppo lunga, ma i festeggiamenti dureranno tutto il giorno, dentro a palazzo però. Probabilmente potremmo vederci solo per poco. Ma sapere che comunque ci sarete e mi starete vicini, almeno con il pensiero, mi sarà di grande aiuto.-

 

Un ultimo abbraccio.

Le ultime lacrime sincere.

 

 

 


La figura danzava elegante nella luce serale.

Parata.

Affondo.

Ritiro.

Saluto.

Parata.

E di nuovo da capo.

Movimenti lenti e sinuosi.

Leggeri ma calibrati.

Precisi e vaporosi.

Sesshomaru muoveva la nuova Tenseiga, abilmente riparata da Totosai, testandone la capacità effettiva.

Quella spada…

Il regalo di quella persona…

L’unica persona che il giorno dopo non sarebbe stata presente…

L’unica persona che avrebbe voluto presente…

 

-Che razza di imbecille! Come diavolo la impugni!? Quella spada non è un bastone!-

 

Sesshomaru terminò lento la sua danza.

Solo lui a Palazzo usava un tono del genere nei suoi confronti.

Kamigawa.

Il suo futuro suocero.

Lo fulminò con uno sguardo inespressivo e raggelante.

Il vecchio demone zoppicò fino a lui, stanco per la lunga giornata ma altero nel volto.

 

Tersa si tende

come ala di gabbiano

l'ombra degli occhi

 

Un leggero venticello serale scompose i capelli del Principe e fece ondeggiare la manica vuota del braccio destro del demone in modo sinistro.

Sesshomaru non badò a quella mancanza.

Lo sapeva, ma non gli importava.

Kamigawa era ormai vicino.

Gli occhi ambrati e verdi si scontrarono in una lotta si sfumature e allusioni.

 

-Non vali neanche la metà di Inutaisho…-

 

Sorrise maligno.

Aveva capito che quello era il suo punto debole.

Ben nascosto e difficile da attaccare.

Perché sotto quella corazza fredda e inespressiva, c’era un cuore.

Davvero?

Sesshomaru si voltò, frustando il volto del demone con i lunghi capelli argentati e ricominciando l’allenamento.

Il vento era freddo così, sudato e a petto nudo.

Avrebbe potuto ammalarsi.

Lo sapeva.

Ma voleva distrarsi.

Voleva rilassarsi prima della noiosa e lunga giornata che lo aspettava.

 

-L’ho allenato io, so bene quanto era forte. E tu saresti il suo erede?-

 

Una risata maligna e stonata.

Quasi sforzata.

Sesshomaru strinse ulteriormente la presa al manico della spada.

Rabbia.

Kamigawa se ne accorse.

Allora era vero.

Non era poi così estraneo ai sentimenti.

 

-Tuo fratello sarebbe un Sovrano migliore…-

 

Un attimo, e la lucente lama di Tenseiga sfiorò il rude collo del demone.

Gli sorrise tranquillo, sgridato da due occhi severi.

 

-Che c’è? Non dovevo forse nominare Inuyasha?-

 

Una piccola pressione e un rivolo di sangue iniziò a scendere lungo il corpo del demone.

Sesshomaru chiamò a raccolta tutte le sue forze per non aumentare la potenza.

Si sforzò di parlare.

Non aveva più senso parlare di lui.

 

-Inuyasha è…-

-Lo so.-

 

Lapidario.

Serio.

Ma con quell’odioso sorriso di scherno.

Contrapposto a quella voce fredda e controllata.

Sesshomaru non abbassò la spada.

Ormai sapeva usare il colpo segreto di Tenseiga alla perfezione.

Sapeva uccidere anche con quella spada, disegnando una maestosa luna.

E aprendo un varco per gli inferi.

 

-Sakura non sa niente. Lasciala fuori da questa assurda rivalità.-

 

Adesso era severo.

Un monito.

Un ordine.

Sesshomaru era soddisfatto.

Adesso conosceva anche lui il punto debole del suo avversario.

Erano ad armi pari.

 

-Ormai non ha più senso…-

-Non si sa mai cosa ci riserva il destino…-

 

Sesshomaru abbassò la spada.

Non avrebbe mandato all’aria quel fruttuoso matrimonio per le pazzie di un vecchio.

 

-Guarda Inutaisho…-

 

A quelle parole si voltò di nuovo.

Suo padre…

 

-Era un grandissimo demone, potente e forte, forse anche più di me… Ma adesso non è qui…-

 

Abbassò gli occhi.

Il suo allievo.

Il suo attendente.

Il suo amico.

Parlava con voce solenne e rispetto.

Lo aveva sempre ammirato.

Tranne quando era partito da Haru.

Quando era tornato a casa per una stupida legge, per sposare una sconosciuta.

“E’ il protocollo”… Voce flebile e insicura di un giovane inesperto della vita e di cosa va incontro.

Ma si era riscattato.

Con quell’umana.

 

-Almeno lui non è diventato debole…-

 

Ghigno maligno.

Parole velenose.

 

-Mio padre è morto al culmine della sua forza… Non ha sofferto per la vecchiaia, non ha subito l’ingiuria degli anni. Non è diventato debole e inutile, come voi, obbligato a vendere la figlia a uno sconosciuto perché incapace di difendere il suo Regno.-

 

Il sorriso sul volto del vecchio demone si spense, cercando di mantenere la calma e lucidità.

Si conosceva bene.

Sapeva che, fosse stato per lui, quel ragazzino adesso sarebbe appeso a un albero del giardino.

Morto.

Ma Sakura non lo avrebbe mai perdonato.

Strinse la mano a pugno, ingoiando quella scomoda verità.

 

-Forse hai ragione… è meglio che sia morto… non ti ha visto crescere… non ha visto i mostro che sei diventato… non ha dovuto vergognarsi di te…-

 

Un attimo…

E il rumore pauroso di una lama che taglia l’aria.

Kamigawa si abbassò giusto in tempo per evitare il colpo, indirizzato alla sua testa, per poi indietreggiare da abile guerriero.

Fermato sempre da quella spada puntata alla gola.

A giudicare dal suo sguardo, lo aveva fatto arrabbiare.

Bene.

Benissimo.

Aveva proprio voglia di sfogarsi.

 

-Che c’è? Non mi credi forse?-

 

Sesshomaru non mosse la spada.

Nonostante la rabbia che sentiva crescere dentro di lui, non fece tremare la lama di Tenseiga.

Controllo.

Autodisciplina.

Freddezza.

 

-Non credo che una persona come voi possa dire queste cose. Se anche a voi fosse nato un erede maschio e non un inutile femmina, non sosterreste certo queste inutili argomentazioni.-

 

Kamigawa strinse la mano attorno all’elsa della sua spada a due lame.

Non lei.

Non poteva permettersi di parlare così di lei.

 

-Bada ragazzo! Se non fosse per mia figlia, adesso tu e tutti i tuoi leccapiedi sareste morti!-

 

Sesshomaru alzò un sopracciglio.

Segno di incredulità e strafottenza.

 

-Avevamo deciso di attaccarvi e di liberare mia figlia. Però Sakura rispetta i patti… non la meriti…-

 

L’ultima affermazione, pronunciata con rabbia e sconforto, fece abbassare la presa del demone.

La sua piccola…

Per sempre in quella terra straniera..

Per sempre lontana da lui…

Per sempre nelle braccia di quello sconosciuto…

Sesshomaru abbassò Tenseiga.

Era ora dell’attacco.

 

-Non le ho chiesto io di fermarvi nell’intento di ribellarvi, così come non le ho chiesto io di sposarmi. Ha risposto di sua volontà a una lettera che aveva chiare intenzioni di trovare una sposa al Principe. Non sono responsabile in alcuno modo.-

 

Kamigawa lo incenerì con lo sguardo.

Bugie!

Menzogne!

Falsità!

E quel damerino lo sapeva… lo sapeva bene!!!!

Quale scelta aveva lasciato al popolo di Haru!?

Possibile che Sesshomaru fosse davvero così diverso dal padre?

 

-Anche per te, in fondo, si tratta di un matrimonio combinato. Perché hai accettato se hai una così scarsa considerazione di mia figlia?-

 

Un solco sul volto del Principe si allargò sicuro.

Scherno.

Un sorriso di beffa.

 

-Questo matrimonio porta molti vantaggi al Regno dell’Ovest. Il mio popolo si arricchirà, sfrutterà il vostro porto e le vostre risorse oltre che ricevere un ingente pagamento in tasse. Vostra figlia, inoltre, è una demone pura e il suo unico compito, facile da assolvere, sarà quello di generare dei degni eredi, dei Principi dell’Ovest. Certo, questa cerimonia presenta anche alcuni svantaggi… Sarà una terribile perdita di tempo per me… e anche una donna, femmina inutile, non rappresenta un investimento proficuo per il mio tempo…

Però…

Devo ammettere che possedere una moglie è meglio che possedere un cane…

Ci sono cose che non si possono fare con un animale domestico…-

 

Un rumore metallico.

Scintille di rabbia.

 

Solo rabbia

superato l’attimo tremendo,

superata la paura,

faccio di rabbia uno scudo,

di ira una lancia,

faccio me stesso guerriero,

combatto fantasmi,

fatti di paure e rabbia....

 

La spada di Kamigawa si stava scontrando in un misto di odio e rabbia con quella di Sesshomaru.

Gli occhi impregnati di odio del Demone si scontravano con quelli derisori del Principe.

Dannazione!

Kamigawa lo sapeva!

Non era mai stato bravo a parole!

Ad Haru era sempre Sakura ad aiutarlo nelle questioni spinose di politica!

Lui era un uomo di fatti, di azioni!

E adesso, il desiderio di dare una lezione a quel vanesio e tronfio ragazzino era incontenibile.

E Sesshomaru questo lo aveva capito.

Non lo avrebbe mai piegato puntandogli la spada alla gola.

Non lo avrebbe mai ferito anche trafiggendolo con la lama.

Non si sarebbe mai piegato e mai si sarebbe sentito umiliato.

Perché aveva in sé la saggezza e l’orgoglio degli stranieri.

Dei nobili dell’Est.

Dei Sovrani.

Caratteristiche che aveva già appresso dalla ragazza.

La demone che aveva capito essere l’unico suo punto debole.

L’unica pecca in quel guerriero.

Attaccabile solo con una leggera allusione.

Poi, la fantasia faceva il resto.

Perché una frase lasciata in sospeso può ferire più di un colpo ben assestato.

Kamigawa sferzò un altro colpo, abilmente evitato dal Principe dell’Ovest.

Basta parole.

Era il tempo dei fatti.

Scintille e rumori metallici.

Nessuna paura.

La determinazione.

La sicurezza.

Lui era nel torto.

L’altro stava sbagliando.

Lui era forte.

L’altro era debole.

Entrambi pensavano questo l’uno dell’altro.

Per due modi di vedere e intendere il mondo, tropo diversi.

 

-Cosa state facendo!?-

 

Un tono alto e preoccupato.

E una figura viola che entrava senza timore in mezzo al campo, dividendo le figure dei due combattenti.

Kamigawa si inginocchiò al suolo, esausto.

Era dannatamente forte quel moccioso!

Non era riuscito disarmarlo!

E anzi…

Si sfiorò il petto, pulendosi del sangue che sgorgava lento…

Solo una ferita superficiale…

Prova sicura della sua superiorità.

Lo aveva toccato.

Anche se lo scontro non era finito, Sesshomaru era il vincitore.

Le domande insistenti di Sakura non lo toccavano.

Teneva lo sguardo fisso in quegli occhi inespressivi.

Aveva perso.

Non era più un abile soldato.

Non era più il sovrano del suo Regno.

Non era più l’unico “proprietario” di Sakura.

Presto avrebbe perso anche l’ultima cosa che gli importasse veramente.

 

-…e poi, nelle Vostre condizioni, Padre, non dovreste proprio sfidare così il Principe! Izumi non è la Vostra balia! Possibile che non potete essere lasciato solo un momento che vi cacciate in qualche pasticcio!-

 

Sorrise.

Quanto gli sarebbero mancati quei rimproveri?

 

-Non ti viene neanche il dubbio che abbia incominciato lui, eh?-

 

Quel volto arrossato per la rabbia e la preoccupazione…

Quanto la aveva fatta penare!!!

 

-No! Ti… Vi conosco abbastanza bene per sapere chi ha iniziato…-

 

Sospirò…

Se aveva la forza di ribatter voleva dire che non era tanto grave…

Certo che si sarebbe potuto trattenere anche lui!

Sapeva in che condizioni era Kamigawa!

Ma lui è il principe…

Sospiro.

Calma.

Si voltò, cercando di formulare delle scuse che sembrassero abbastanza accorate.

Kamigawa non poteva mandare all’aria le sue nozze alla vigilia!

Abbassò gli occhi, arrossendo violentemente.

Sesshomaru inarcò appena un sopracciglio.

Si aspettava delle scuse, non certo un atteggiamento simile…

Tutto gli fu più chiaro quando Jaken gli porse la parte alta del kimono.

Certo, Sakura aveva già visto altri “uomini” a torso nudo, Toryu ad esempio, ma … ma non lui!

Non quello che il giorno dopo sarebbe stato suo marito!

Sesshomaru s’infilò la veste, andandosene con alterigia.

Fece appena un cenno a un servo, lì vicino, affinché aiutasse il vecchio Demone.

L’eunuco mosse appena qualche passo, per poi essere bloccato da una voce stanca.

 

-Lascia perdere quel castrato, ragazzo! Posso alzarmi anche da solo!-

 

Facendo perno sulla spada e aiutato dalla figlia, si alzò.

Sconfitto.

Sesshomaru, impassibile, scomparve al calare del sole.

 

 

Chiedo umilmente perdono per il ritardo!!!!

La storia procede moooolto a rilento a causa di un sacco di miei impegni, ma comunque, non temete!

Procede!

Non possiamo lasciare la nostra coppietta così, a pochi passi dalle nozze, no?

A proposito!

Spolverate il vestito da sera, quello lungo e elegante perché siete tutte invitate alle nozze di un principe!

Ebbene sì, nel prossimo capitolo… fiori d’arancio… forse…

Ma non pensiamo al futuro triste!!!

Pensiamo al passato!

Vorrei iniziare i saluti ringraziando :

 

1 - ary22
2 - avalon9
3 - celina
4 - crilli
5 - flori
6 - Gemellina Dolly
7 - Kaimy_11
8 - ladyhellsing
9 - lucy6
10 - Manny
11 - Rayne
12 - rosencrantz
13 - Rufio_J
14 - sessho94
15 - sesshydil
16 - sweetprincess
17 - TsubasaChronicle
18 - uraniaglo
19 - Valery_Ivanov

 

 

Perché hanno messo la storia fra i preferiti!

Un bacione speciale!!!

 

Adesso, passiamo ai ringraziamenti:

 

sessho94: Far rimanere di stucco Sesshy non è cosa da poco… anzi! Però Sakura ci riuscirà, o potrebbe, o forse no… (ho le idee molto chiare…^^’ scherzo!!!! So benissssssimo cosa far accadere ma… preferisco sorprendervi!!!!) Grazie mille dei commento!!!! Bacione!!!

 

Ladyhellsing: Evviva! Davvero ti pace il rapporto Sakura-Rin? Ci ho messo un po’ a costruirlo ma ero stufa di vedere Rin angeliche e buone da tutte le parti… allora ho deciso di provare a creare una Rin diversa, “umana”, nel senso che soffre di gelosia come tutti noi! E a quanto pare l’esperimento è riuscito! Sono davvero contenta! Grazie del commento!! Bacio!

 

Rosencrantz: Tranquilla! Sesshomamma non è solo come nel capitolo precedente! E’ un personaggio al quale all’inizio volevo dare solo importanza secondaria, infatti doveva essere solo una fugace comparsa… dopo però mi ha affascinata e ho deciso di darle un ruolo più decisivo… certo è un personaggio “cattivo” nella storia, ma in fondo, tutti noi lo siamo stati almeno una volta per qualcuno, no? Se si comporta così è perché ha dei determinati motivi, chiariti più avanti ma già facilmente immaginabili… Verrà approfondita psicologicamente anche nei prossimi capitoli e non sarà solo una “suocera” per Sakura… anche perché i veri guai devono ancora venire… Grazie mille per il commento!!! Bacione!!!

 

Celina: Che bello! Sei gelosa di tuo fratello! Mi sembra una cosa NORMALISSIMA e non vedo perché anche Rin non debba “soffrire” di una malattia del genere! Mi sembra una cosa bellissima perché indica l’essere veramente affezionati a una persona (senza esagerare, ovvio!) Mando anch’io un grossissimo bacio a Avalon! Le voglio tanto bene!!! ^^ Ma… povera Sesshomamma! Non è poi così cattiva!!! Lei fa solo quello che crede sia giusto fare! Certo, in effetti è abbastanza freddina… ma non preoccuparti! Tutto verrà chiarito più avanti! Ci sentiamo presto!!! Bacione!!! (cmq io con Jaken ti ci vedrei bene… sareste una bella coppia! E non dire che non lo sopporti! “chi disprezza compra…”!!! Bacio!!!!)!

 

Valery_Ivanov: Ho scoperto perché scrivo sbagliato il tuo nick!!!! Word me lo modifica in automatico! CATTIVO! Ecco, l’ho aggiunto al vocabolario, non dovrebbero esserci più problemi! Scusa ancora!!! Credo di non averti stupita molto con questo capitolo… diciamo che voleva farvi respirare l’atmosfera in cui si celebrano le nozze… e spero di esserci riuscita! Comunque, anche se ho il sospetto che tu riesca a entrare di nascosto nel mio computer e a leggere i capitoli, credo di riuscire a stupirti nel prossimo capitolo! Almeno spero… se no non c’è gusto!!! ç__ç  Ce la farò!^^

Grazie mille del commento! Bacio!!!!

 

Sesshydil: Davvero ti piace Sakura? Io ogni tanto non la sopporto… troppo melanzana per i miei gusti (sarà per colpa dei capilli??^__^) Ma… scusa!!! Non guardarmi così!!! La faccio sposare con un bono (alla romana… credo…) come Sesshy e ancora si lamenta!?!!? Sarebbe come dire che io rifiuto le nozze con Seto!!!! Irreale!!! Okokok… la smetto di scherzare… ihih^^ Però la fatidica data si avvicina… che succederà? Pronta a sorprenderti (spero!!!)  Grazie della recensione!Bacione!!!!

 

Kaimy_11: Ne sei sicura? Ne sei davvero-davvero-davvero sicura? Davvero faccio innamorare Sesshy e Sakura? Ma… nel prossimo capitolo si sposano! Come faccio? ^^ sorpresa!!! E poi,… ma sesshy non piace a te?! Dovresti chiedermi di interrompere le nozze e di farlo sposare con te!!! O, furbetta, lo vuoi solo come amante? Eh… ti ho capita io!!!! Decadenza morale! Decadenza dei costumi! Questi giovani d’oggi … ai miei tempi…(Lete, intanto che straparla, nasconde le foto di Sesshy in pose… ehm… “imbarazzanti” sotto il materasso…) vergogna!^///^ Cmq spero proprio che apprezzerai il prossimo capitolo! Ci sarà da divertirsi!!! Bacione!!!!

 

AVVISO:

 

Volevo segnalarvi una storia che mi sta particolarmente a cuore:

 

 

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=208860

 

cioèGarasudo no Uchi” della mitica Avalon9 nella sezione Yugioh

 

Ci tengo particolarmente perché questa storia davvero mi è rimasta dentro…

Una storia romantica senza amore… circa… lei saprebbe di sicuro spiegarvela meglio!

Comunque ha come protagonista il mio Seto e un nuovo personaggio…

Semplicemente fantastica!!!!!!!

Vi consiglio vivamente di leggerla!

Non preoccupatevi se non conoscete o non vi piace il gioco di carte Duel Monsters… tanto è una AU e si capisce veramente tutto!

Anche gli strani rapporti che esistono fra i personaggi…

Merita, merita davvero…

 

GRAZIE AVALON9 TI VOGLIO BENE!!!!!!!

 

Inoltre ricordo a tutte di comprare le calze nuove, lucidare le scarpe e ritirare l’abito in lavanderia…

E portate la scorta di fazzolettini!

La prossima volta che ci sentiremo sarà a una cerimonia!!!!

 

Grazie ancora a tutti quelli che hanno inserito la storia fra i preferiti e, soprattutto a quelli che recensiscono…

AVANTI!!!

Mi farebbe molto piacere sentire cosa ne pensate!

Non siate timidi!

I commenti, chiarimenti, discussioni, critiche… qualsiasi cosa sarà accettata con entusiasmo!!!!!

 

Grazie a tutti!!!!!

E scusate ancora il ritardo!!!!

 

Bacio!!!

 

Lete

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ciao a tutti

Ciao a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!

E scusate l’enorme ritardo!!!

Finalmente…HO FINITO!!

No, non la storia, ma i miei impegni scolastici…e questa volta… PER SEMPRE!!!

Nononono|

Calma!

Mi avete fraintesa di nuovo!!!

Non è vero che il nuovo governo ha abolito l’istituzione scolastica, ma io mi sono diplomata (fa più chick rispetto a dire “sono maturo, non trovate?)

E finalmente Sakura e Sesshy possono sposarsi… forse…

Beh, ho fatto questa introduzione iniziale per dirvi che adesso, finita la scuola, potrò dedicarmi di più alle storie!!!

Evviva!

La maturità comunque è una cosa che non auguro a nessuno (no dai, seriamente… a qualcuno la augurerei…. Ihihih!!!)

Dunque, DEDICO IL CAPITOLO A AVALON9 CHE MI HA SOPPORTATA DURANTE QUESTO PERIODO DI PAZZIA TOTALE…GRAZIE!!!!!!

E a proposito di maturità… voi ne avete dimostrata molto poca!!!!

Cielo che banda di arrapate!!! (ragazze, mi state sempre più simpatiche! ;-))

Mi avete sinceramente fatto paura!!!

Ma… praticamente TUTTE volete queste nozze e la prima notte… ma poverini!!!

Un po’ di privacy!

Comunque, ecco che inizia la cerimonia!

Io sono quella lì giù in fondo con i jeans blu a zampa e la maglietta rossa (quanto AMO quella maglietta!)… ecco, esatto, quella che si sta strafogando di tartine… ma … non riesco a resistere… sono TROPPO BUONE!!!! Sbrigatevi o finiscono!!!

Svelte svelte prendete posto!!!

E adesso silenzio!!!

E’ comunque una celebrazione, anche se obbligatoria e combinata, sacra…

 

Buona lettura!!!

 

 

 

 

 

 

La stoffa struscia leggera sulla pelle.

L’odore di oli profumati inebria la stanza.

Un’atmosfera allegra.

Gioiosa.

Festosa.

E’ il giorno della cerimonia.

Un giorno di fasta per tutto il regno dell’Ovest…

Un vortice di figure variopinte e sorridenti, nei loro pregiati abiti lunghi e ricamati, si aggirano intorno alla Principessa.

Chiacchierano, ridono e scherzano.

Poche battute dettate dall’imbarazzo.

Dalla felicità.

Dalla contentezza.

Un applauso e un battito di mani.

Risa delle più giovani, impazienti di arrivare a quel giorno.

Lacrime delle più mature, memori delle emozioni di quel giorno.

Uno.

Un numero importante.

Il primo.

Un numero dal significato profondo.

L’inizio.

Della vita.

Nel mondo di Haru, dove era Principessa.

Nel Regno dell’Ovest, dove sarà presto Regina.

Con una mossa agile ma esageratamente frenetica, una delle Dame afferra un’importante contenitore di profumi, facendo cadere un po’ di polverina per terra.

Ha un odore acre.

Profondo.

Intenso.

Pian piano le voci si assopiscono, mentre la stoffa bianca ritorna prepotente sul suo corpo.

Due.

Altre risa.

Cori di smorfie.

Un numero infimo… a metà fra l’inizio e la fine.

Indica la condizione di mezzo….

Prima figlia…

Poi sposa…

Poi madre…

I tre stati che una donna deve superare.

I tre doveri ai quali una donna deve adempiere.

Altro profumo.

Sta diventando nauseante.

Ma è l’unica cosa che riesca a farla stare in piedi.

Le gambe sono tremanti e imbarazzate.

Il volto, arrossato, è nascosto sotto un sottile strato di cipria.

Perché la sposa deve essere perfetta il giorno del matrimonio.

Perché il rossore delle guance non deve deturparne la bellezza.

Sospira, inalando involontariamente un po’ di quelle polveri profumate dal sapore antico e orientale.

Qualche colpo di tosse.

Più nervosa che altro.

Nascosta dalle voci di chi le sta attorno.

Meccanicamente alza le braccia.

Sente la sottile seta del kimono frusciare lenta sulla pelle.

Chiude gli occhi.

E’ una sensazione magnifica.

Che la riporta indietro nel tempo.

A quel sapore della madre, quando, ancora piccola, le faceva indossare i kimoni da cerimonia.

All’intimità della sua piccola stanza nella reggia.

Al cielo azzurro e al mare terso che vedeva alzando gli occhi, fuori dalle sohjo.

All’improvviso…

Silenzio.

Nessuno ha il coraggio di dirlo.

Nessuno ha il coraggio di pronunciare quel numero.

Magico e mistico per il regno dell’Ovest.

Nessuna delle Dame ha il coraggio di parlare.

Né di ridere.

Né di piangere.

Stanno assistendo a una cerimonia storica.

Quel matrimonio segna la rottura di una grande tradizione dell’Ovest.

Quel matrimonio è un passo importante per due regni molto influenti nella politica attuale.

Tre.

La fine.

La completezza raggiunta.

Chissà perché quella strana usanza di far indossare alla sposa il vestito tre volte…

Cerimonia che aveva di sicuro le radici in qualche antica leggenda di quel paese…

Mito che aveva recitato e ripetuto in modo cantilenante alla Regina, fino a pochi giorni prima…

Ma che proprio adesso non riusciva a ricordare…

O non voleva ricordare.

Fra la commozione generale, le dame riprendono il loro lavoro.

E’ impegnativo indossare un vestito di quel tipo.

Stoffe e stoffe di preziosissima seta…

Candore della neve invernale prima che tocchi il suolo…

Prima che venga infettata dalla terra…

Quando è ancora vera.

Autentica.

Pura.

Apre piano gli occhi, osservando le gambe ricoperte da quel soffice lenzuolo candido.

Alza piano le mani.

Quello è il primo giorno che lo indossa.

E lo ha già fatto per tre volte…

E non lo farà più.

Muove piano la mano dentro la manica elegante…

Si muove libera…

Senza impedimento…

La stoffa è fresca e sensuale…

A Haru avevano fatto un ottimo lavoro…

Non aveva mai visto una stoffa così…

E il vestito le era perfetto, sebbene non lo avesse mai provato.

Erano stati bravi i sarti dell’Ovest.

Era un modello semplice e tradizionale.

Aderente e largo.

Sensuale e casto.

Perfetto per una cerimonia di quel tipo.

 

-Principessa… guardatevi! Siete fantastica!-

 

Una voce commossa e felice le obbliga ad alzare lo sguardo sullo specchio davanti a lei.

 

D’abito bianco

la donna è vestita.

Fiori d’arancio

 

Sobbalza.

Un’eterea figura bianca.

Un corpo perfetto.

Un abito perfetto.

Un’acconciatura perfetta.

Un volto perfetto.

E’ perfetta.

E falsa.

Perché un vero matrimonio non si misura dal livello di perfezione della sposa.

Ma dalla perfezione dei suoi sentimenti.

Chi è quella figura menzognera di fronte a lei?

Chi è quella sagoma in perfetto equilibrio su un piccolo sgabello?

Chi è quella demone circondata da sciocche donne festose?

Chi è quella sposa dagli occhi sorpresi e spaventati?

Non è lei…

Non è Sakura…

Quella è…

La Sposa del Principe.

La futura Regina dell’Ovest.

Chiude improvvisamente gli occhi.

Non vuole vedere!

Vuole cancellare quell’immagine fittizia davanti a lei!

Un cerchio alla testa…

Terribile…

Lancinante…

Con delicatezza si porta una mano alla tempia pulsante…

Cielo!

Che dolore…

 

-Principessa! Così vi rovinate il trucco!-

 

Un rimprovero…

Riapre piano gli occhi, sorridendole spaesata.

 

-Avete ragione… perdonatemi…-

 

La vecchia dama sorride comprensiva.

Le porge una mano, aiutandola a scendere dal piccolo podio.

Si avvicina al suo orecchio, in un gesto timido e impacciato.

Intimo.

 

-Non temete! Vi capisco… l’emozione è forte! Però, cercate di resistere!-

 

Sorride…

La Vecchia ha ragione…

Non è il momento per cedere.

Non ora che la salvezza di Haru è così vicina…

Certo, se il giorno prima fosse stata rassicurata da loro…

Adesso sarebbe diverso…

Ma Kamigawa e gli amici non pensavano a lei…

O meglio, non pensavano alle sue nozze…

Pensavano a come evitarle…

E lei a come impedire un massacro…

Forse però è stato un bene…

Chissà in che stato sarebbe se anche il giorno prima fosse rimasta a meditare su quelle nozze…

No, la tensione non avrebbe rovinato tutti quei sacrifici…

Bastava un gesto sbagliato, un’occhiata troppo prolungata… e quelle nozze sarebbero saltate.

Il cerimoniale era lungo.

E complicato.

E non permetteva errori.

Il cerchio alla testa si attenuava lentamente.

Calma.

Aveva bisogno di calma.

E lucidità.

L’ultimo sacrificio…

L’ultima fatica…

E poi…

Sarebbe tutto finito…

Tutto…

Anche la speranza…

 

-Potrei avere un po’ di tisana?-

 

Sorride imbarazzata, indicando il bicchiere su un tavolino.

La tisana di sua madre.

Un calmante efficace e duraturo.

Con cui aveva passato assieme l’ultima notte insonne…

L’ultima notte di solitudine…

 

-No Principessa! Lo sapete che non potete bere prima della cerimonia!-

 

Vorrebbe mordersi un labbro e darsi della stupida…

Certo che lo sa che non può bere…

Ma sente il bisogno di qualcosa che la calmi, che la tranquillizzi…

Vorrebbe che fosse già tutto finito…

Vorrebbe che la cerimonia e i festeggiamenti fossero terminati…

O forse no…

Forse era meglio che quella prima notte non giungesse…

Si umetta le labbra, facendo attenzione al rossetto.

Su invito di alcune giovani, si siede.

Il tempo stringe.

Ormai è giunto i momento di uscire.

Ma i preparativi non sono ancora finiti.

Osserva il bianco tsuno kakushi e la sua forma insolita.

Sospetta all’inizio.

Ridicola dopo averne sentita la spiegazione.

Quello strano cappello indossato dalle spose.

Una inusuale “coperta per nascondere le corna”.

Nell’Ovest "le corna" simbolizzano la rabbia, e portare questo cappello significa che la sposa sarà sempre docile e non si arrabbierà mai.

Bella e misteriosa.

Docile e sottomessa.

A qualsiasi richiesta.

Di qualsiasi tipo.

Di qualsiasi natura.

Si sposta nervosamente quel ciuffetto viola ribelle.

Era troppo corto per entrare nell’acconciatura tipica…

Nonostante le creme della dame, riesce sempre a sfuggire e a caderle sul viso…

E’ dannatamente fastidioso…

 

-Altezza… è tardi…Dobbiamo uscire!-

 

Sakura si risveglia dal suo torpore, ma solo per un attimo…

Le Dame sono quasi tutte uscite…

Solo la sua scorta femminile la sta aspettando.

Facendo attenzione si alza, suscitando l’ammirazione generale.

E’ bellissima.

Come ogni sposa.

Ma lei non è una sposa qualunque.

Lei sarà presto la Regina.

Lei non deve essere bella.

Lei deve essere unica.

Perfetta.

Si avvia con passo elegante e leggero alla porta.

Un soffio di vento la invita a voltarsi.

La sua stanza…

La camera che l’ha avuta come ospite per un anno…

Ora, è praticamente vuota.

I vestiti da fidanzata sono stati bruciati e tutti gli effetti personali portati nell’”altra stanza”.

Quella dei regnanti.

Dove andrà quella sera.

Dove starà fino al concepimento dell’erede maschio.

Poi potrà vivere tranquilla in una stanza per lei, la camera della Regina.

Sempre se il Sovrano lo concederà.

No!

Non doveva pensare anche a quello!

Non voleva pensare anche a quello!

Scosse la testa, cancellando l’immagine di tutti i momenti vissuti lì dentro.

Pochi felici,… e sicuramente poco sereni…

Ma cosa darebbe per tornare a quei momenti…

A quel giorno in cui Rin ,spaventata per un incubo era entrata di soppiatto nella sua camera…

Per tranquillizzarla avevano acceso una flebile candela e Sakura le aveva insegnato un gioco appreso da marinai stranieri…

Proiettare sulla parete l’ombra delle mani, creando misteriose figure di animali…

Per fortuna la Regina non le aveva scoperte…

Non era stata felice fra quelle quattro mura…

Ma lo era stata più che in quel momento…

E, probabilmente, più dei giorni a venire.

Inghiottì l’ultimo ricordo di una Rin sorridente che le chiedeva come aveva fatto a fare apparire quel coniglietto e uscì silenziosa dalla stanza.

 

 

 


Era una giornata calda.

Una magnifica giornata primaverile.

Il cielo era terso.

Il prato verde e l’erba fresca.

Solo Kamigawa era scuro in volto.

Circondato da indaffarati servitori che sistemavano tutto il necessario per la festa dopo il rito.

Sbuffò contrariato.

Aveva voglia di gettare tutto all’aria, prendere sua figlia e scappare lontano…

Che padre era?

Come poteva permettere che sua figlia finisse in sposa a un demone simile?

A un mostro simile?

Ma…

Che Sovrano sarebbe stato se avesse permesso la distruzione della sua patria?

Cosa era giusto fare?!?

Se ci fosse stata lei, la sua sposa, lei sì che gli avrebbe consigliato bene…

 

-Papà…-

 

Si voltò di scatto, restando affascinato.

Bellissima.

Sakura, imbarazzata in mezzo a quella cascata di bianco, era davanti a lui.

La sua bambina.

La sua piccola…

Sposa…

Sposa a quel damerino viziato…

A quel bastardo spergiuro…

Sorrise a fatica, avvicinandosi alla figlia.

Era nervosa.

Molto nervosa.

Glielo vedeva chiaramente.

Anche sotto tutto quel trucco, riconosceva comunque quella diversità di luce.

Quegli occhi spenti e ansiosi.

 

-Sei bellissima…-

 

Un sorriso e una risatina.

Nevrotica.

Kamigawa le avvicina una mano alla spalla, incapace però di toccarla.

Così pura in quel candore…

Ritira la mano, grattandosi la testa con fare imbarazzato.

Non sono situazioni da lui quelle!

Lui è fatto per i campi di battaglia!

Per le contrattazioni estenuanti con mercanti dalla lingua incomprensibile!

Lui non è fatto per quelle situazioni…!

Lui…

 

-Nel cuore dell’estate

Perduta sarà la freschezza

Del tuo canto, o usignolo.

Vorrei sentire ancora una voce

Ancora giovane e acerba-

 

Sakura sorride di nuovo.

E Kamigawa riprende la sua solita postura.

Ma perché è cresciuta?

Perché non é rimasta quel piccolo diavoletto viola che lo faceva impazzire?

Perché è dovuta diventare adulta?

Perché ha dovuto essere intelligente e bellissima?

Perché non potrà più restare con lui?

Già sarebbe stato difficile lasciarla andare con un uomo di cui si fosse innamorata…

Con uno straniero assassino poi…

Sakura voltò piano la testa, incantata a guardare le decorazioni del palazzo.

Gigli bianchi.

Il suo fiore preferito.

La purezza immacolata.

Ciò che doveva essere lei in quel momento.

Pura e casta.

Prima delle nozze.

Abbassò il volto, incassando la testa fra le spalle.

Voleva sprofondare…

 

-Un errore nell’agricoltura può portare

A una temporanea povertà, ma sposare

La persona sbagliata comporta

Una povertà eterna.

Basta una tua parola…-

 

…e ti porto fuori da quest’inferno.

Basterebbe un sì, e Kamigawa la porterebbe in salvo.

Ma sarebbe sufficiente anche una sola occhiata.

Con quel visino spaurito e bianco.

Sakura scuote la testa.

Non sarebbe cambiato mai…

Alza il volto, sorridendogli.

Gli occhi verdi erano tristi, ma non avrebbe cambiato idea.

Lo si capiva bene.

Cocciuta fino alla fine.

Ma senza fiato per parlare.

Il Vecchio Sovrano sopirò sconsolato.

Ci aveva provato…

L’unica cosa che gli restava da fare, era starle vicino in quel momento difficile.

Una prova dura che però, sapeva bene , avrebbe dovuto affrontare da sola.

Perché lui ci sarebbe stato fino al prato sulla collina…

Spettava a lui, al Padre, accompagnare la figlia dal Palazzo al luogo della cerimonia.

Ma una volta lì… sarebbe stata sua.

Per sempre.

 

 

 


Era come caduta in uno stato di strano torpore.

Un dolce dormi-veglia che le faceva vedere delle immagini poco definite e dai contorni sfuocati.

Fin da quando Kamigawa l’aveva preso sottobraccio e l’aveva portata fuori da Palazzo, seguiti da un silenzioso e rispettoso corteo.

Adesso…

Dopo chissà quanto tempo, minuti, secondi, ore… adesso era lì, sulla collina….

Circondata da demoni sconosciuti, agghindati nei loro abiti eleganti…

I più progressisti le sorridevano, fieri di quella piccola rivoluzione nella Famiglia Reale…

I più conservatori le lanciavano invece occhiate di fuoco, parlottando fra loro.

I giovani vedendola ridacchiavano con pensieri osceni, mentre le ragazze sospiravano invidiose.

Rin e alcuni piccoli demoni la osservavano incuriositi.

Dall’altra parte, i nobili di Haru, muti e alteri, erano silenziosi.

A lutto.

Perché quella cerimonia per loro non era un matrimonio.

Ma rappresentava la perdita di una Principessa.

Ami e Toryu erano in fondo alle file di demoni, con la piccola.

Izumy era invece in prima fila, al fianco dei nobili dell’Ovest più potenti.

Le aveva chiesto Sakura di andare lì.

Sperava che Kamigawa non facesse qualche sciocchezza…

E agli amici, quel saluto mancato costava tanto…

Non avevano potuto salutarla…

E neanche incrociare i loro sguardi…

Da quando era uscita da Palazzo Sakura non aveva trovato la forza per alzare il volto.

Fissava in trance la terra, l’erba e i fiori.

Piccoli petali.

Caduti.

Si bloccò di colpo, sentendo il padre fermarsi, ma non lasciando la presa attorno alla sua mano.

Doveva essere arrivato il momento.

Con uno sforzo immane, la demone alzò il volto.

Il Principe…

Sesshomaru era muto, di fronte a loro.

Bello e altero.

Con un elegante kimono nero e blu scuro…

Da Sovrano…

Con l’armatura da cerimonia e due spade al fianco…

Da guerriero…

Con lo sguardo fiero e altero.

Da vincitore…

Bellissimo e sovrannaturale nella sua staticità e perfezione.

Kamigawa ringhiò fra i denti, aumentando la stretta della mano su quella della figlia.

No!

Non gliela avrebbe data!

Sesshomaru, inespressivo, allungò la mano.

In attesa.

Doveva essere lui a consegnargliela.

Voleva che fosse lui a consegnargliela.

Un gioco pericolosi di sguardi.

Un duello di occhiate.

Kamigawa e Sesshomaru rimasero così, muti, di fronte agli Anziani dell’Ovest.

Iniziarono i mormorii dai gruppi di demoni, mentre la Regina stringeva il ventaglio, sperando che quel vecchio testardo non mandasse all’aria tutto in quel momento.

Un leggero fruscio.

E un piccolo movimento.

Sakura spinse la mano del padre in alto, facendo perno con la sua.

Fissando il Principe di fronte a lei.

Con gli occhi tremanti e impauriti.

Ma con la forza della disperazione.

Kamigawa abbassò lo sguardo.

Definitivamente.

Aveva vinto.

Girò la testa verso sinistra, il più possibile, socchiudendo gli occhi.

Non voleva vedere.

Non voleva essere partecipe di quel gesto.

Lentamente lasciò la mano della figlia.

Sakura assaporò la freschezza dell’aria sulla collina.

Ma solo per un attimo.

Ben presto si sentì stringere da qualcuno di sconosciuto.

E le sembrò di sprofondare in un baratro.

Sentì i suoi freddi artigli lambirle la pelle, accarezzarle la mano.

Stringerla.

Possessivi.

Avvicinandola a sé.

Si oppose debolmente, por poi ricadere in quello strano torpore.

Lasciarsi trasportare dagli eventi.

Quello sarebbe stato l’unico modo per sopravvivere.

Sentire le occhiate curiose e languide sulla sua pelle e restarne indifferente.

Non essere partecipe di cosa le accadeva attorno.

Kamigawa prese il suo posto vicino alla Regina dell’Ovest, incapace di alzare lo sguardo sulla coppia di sposi.

Fissava il terriccio per terra, spostando con la punta delle calzature un sassolino.

Sorrise maligna la Regina, osservando orgogliosa il frutto delle sue fatiche.

Era questo il momento che aspettava da molto tempo.

Il momento in cui suo figlio sarebbe diventato sovrano.

Lo osservò mentre trascinava la sposa davanti agli Anziani…

Bello.

Altero.

Regale.

Figlio.

Demone.

Sovrano.

Forte.

Ne era orgogliosa.

E anche la sposa.

Quel piccolo capolavoro era frutto del suo impegno.

Della sua fatica.

Delle sue lezioni.

L’aveva resa una perfetta sposa.

Una perfetta Regina.

Una perfetta amante.

Perfetta per lui.

Docile e mansueta.

Sottomessa e fedele.

Sesshomaru la fissò quasi incredulo, senza naturalmente mostrarlo.

Era bella.

Davvero bellissima.

La sposa perfetta per lui.

 

Solo da lontano

Ammirai l’incanto del fiore di ciliegio,

ora che è fra le mie manine comprendo

l’inesauribile delizia di colore e profumo

 

Le prime parole dell’anziano fenderono l’aria.

Tagliarono lo spazio, facendo zittire in segno di rispetto i Nobili dell’Ovest e facendo abbassare lo sguardo ai demoni dell’Est.

Silenzio.

Sesshomaru lanciò un’occhiata di traverso a Sakura.

Teneva gli occhi bassi, velati da uno strato di freddezza.

Paura.

Poteva sentire la sua pelle tremare sotto il kimono bianco.

Piccole scosse di agitazione.

Ma, nonostante tutto, restava lì.

Restava in piedi.

Al suo fianco.

Sakura non avrebbe saputo dire cosa stava dicendo il Vecchio.

Faticava solo a mettere a fuoco ciò che vedeva.

Era davvero su quella collina?

Era davvero giunto il giorno del suo matrimonio?

Sarebbe stato magnifico se adesso fosse arrivata una notizia insperata, un evento qualsiasi che facesse rimandare le nozze…

Come nelle fiabe che leggeva da piccola…

Prima della fine, c’era sempre quell’insperato colpo di scena.

Rabbrividì.

E veloce si portò la mano al petto.

Circondandola con l’altra.

Accarezzandola dolcemente.

Rassicurandola.

Cercando di cancellare il contatto di poco prima.

Le parole cantilenanti del Vecchio scorrevano placide sopra di lei.

Ma il Principe le aveva lasciato la mano.

Eppure, adesso, non si sentiva lo stesso libera.

Incatenata.

Prigioniera di quel contatto anche adesso che la aveva lasciata.

Sporca.

Rimaneva lì… immobile.

Stringendo la mano al seno, cercando di proteggerla.

Di difenderla.

Di difendersi.

Inutilmente.

Uno scintillio.

Un brivido.

Quella spada…

Odore acre di sangue…

Il Principe aveva estratto una spada…

Non una qualunque…

La spada del loro fidanzamento…

E si era segnato con la lama la mano…

Un segno profondo e sanguinante.

E con quella stessa mano, cercava quella di lei.

Alzò lo sguardo, restando allibita di fronte a quegli occhi ambrati.

Freddi e potenti.

Con riluttanza, la mano si staccò da lei.

Il percorso che li divideva sembrava infinito.

Toccò a fatica la sua.

Trepidazione.

Ansia.

Paura allo stato puro.

Sesshomaru lo sentiva bene… aveva una mano fredda e tremante.

Era spaventata.

Passò piano la lama di traverso su quella mano diafana.

Poco a poco… nacque la ferita.

Piccole stille di sangue.

Rosso acceso.

Oro rosso di vita.

Dal sapore dolciastro e intenso.

Non era una ferita profonda.

Ma leggera e calibrata.

Se n’era accorta.

Ma fissava in trance l’altra spada al fianco del Principe…

Dove l’ aveva già vista…?

La Tenseiga

Aveva anche quella spada al fianco.. ma perchè…?

E perchè in un momento simile badava a quei piccoli particolari…?

Uno degli anziani si avvicinò con passo lento e cadenzato.

Il fruscio di un nastro di seta bianco.

Il principe rinfoderò altero la spada.

Una stretta maggiore fra le loro mani.

E un fiocco a unirle.

Sakura non riuscì a reggere quella vista e, chiudendoli, abbassò gli occhi.

In tutta la collina regnava il silenzio.

In tutte le lande dell’ovest regnava il silenzio.

Quel nastro lasciava volteggiare le sue estremità mosse dal vento.

Insieme ai suoi capelli argentati.

Insieme ai suoi capelli violetti.

Re e Regina.

La loro unione di sangue.

La loro promessa di donare sangue per quella terra.

Mentre, piano, la stoffa bianca diventava sempre più rossa.

Ma bisognava aspettare.

Aspettare che alcune gocce di sangue bagnassero la terra.

Perché in quel modo dimostravano la loro unione di sangue.

Perché dimostravano la loro volontà di sacrificio per quella terra.

Perché dall’unione di quel sangue sarebbe nato il futuro protettore dell’Ovest.

La ferita di lei non era profonda.

Ci avrebbe messo un po’…

Chissà perché non aveva calcato di più la mano…

Avrà avuto paura di una reazione di dolore da parte sua…

Eppure quella ferita non le faceva dolore…

Eppure bruciava così tanto…

Le tolse il fiato.

Quella stretta maggiore.

Sesshomaru aumentò la stretta attorno alla sua mano.

 

Mano carezzi

mentre lasci promesse

alla mia pelle.

 

Il sangue accelerò a uscire.

Sentiva il cuore battere all’impazzata, incapace di sbattere le palpebre.

Stava stringendo la sua mano…

Con forza…

Con possessione…

All’improvviso…

Dei mormorii…

Sospiri di sollievo…

E piccole macchie rosse che bagnavano la terra dell’Ovest.

Alzò piano lo sguardo, incontrando quegli occhi inespressivi…

Non aveva tolto lo sguardo da lei…

Per tutto il tempo…

Eppure quello era anche il suo matrimonio…

Come faceva a restare così estraneo a quell’evento?

In un sospiro, la stoffa fu sciolta, ma le mani rimasero unite.

Uno dei vecchi si affrettò a medicarle.

Iniziando da quella della Principessa.

Guai se il sangue l’avesse sporcata!

Il matrimonio sarebbe stato nullo!

Non quel sangue impuro doveva sgorgare da lei, quel giorno… quella notte invece…

Appena possibile, strinse la mano chiudendola nell’altra.

Protettiva.

Sentendo il freddo contatto con la ruvida stoffa.

Regina..

Sentì la voce fredda di Sesshomaru ripetere cantilenante e distaccato un’antica formula, dopo il Vecchio.

Meccanicamente, lei ripetè la sua.

Senza pensarci.

Cosa aveva detto?

Non lo sapeva…

Qualcosa riguardo la sottomissione, il rispetto, la fedeltà…

Non ricordava…

Ma il Vecchio le sorrise compiaciuto.

Tutto andava bene.

Più o meno…

E in un attimo, senza quasi rendersene conto, nel silenzio più totale, si ritrovò in mano una piccola tazzina di fine porcellana.

Troppo veloce…

Era tutto troppo veloce…

Un vortice di sentimenti e emozioni..

Piccoli gesti e sguardi veloci…

Un odore acre.

Sakè.

Liquore trasparente.

Da cerimonia.

Allungò la tazzina, facendola scoccare con quella del Principe.

Tre giri in senso antiorario.

Per poi avvicinarla alla bocca.

Sentì l’odore pungente dell’alcolico.

Non ne aveva mai bevuto prima…

La lingue si ritrasse sul palato, punta da quella sostanza sconosciuta e molesta.

Era forte…

Forse però era la cosa migliore in quel momento…

Il Principe l’aveva già portata alle labbra e beveva lento, senza toglierle gli occhi di dosso.

Lo imitò.

Si sforzò di non allontanare quella bevanda dalle labbra.

La bocca tirava incredibilmente.

La gola sudava sangue.

Era forte.

Inebriante.

Sentì un leggero giramento di testa quando lasciò la tazzina…

Era forte per lei, già così provata…

Ma la trovò presto piena, nuovamente.

Per la seconda volta.

Si umettò le labbra…

Non aveva voglia di sentire di nuovo quel sapore acre in gola…

Il leggero tintinnio delle due tazze la svegliò dal torpore.

Il Principe aveva avvicinato la sua a quella di lei.

Per il secondo brindisi.

Sotto il monito di quegli occhi suadenti, si affrettò a bere.

Senza pensare.

Appena pochi sorsi generosi.

Meglio non pensare a cosa stava accadendo…

Meglio lasciarsi inebriare da quelle emozioni…

E di nuovo piena.

Per l’ultima volta.

Fissò basita la tazzina.

Era l‘ultima.

L’ultima cosa che la lasciava libera.

Dopo quella bevanda, sarebbe stata sua.

Sua sposa.

Sua proprietà.

Non poteva credere che tutto finisse così…

Fissò immobile il sakè trasparente, incapace di trovare il coraggio per portarlo alle labbra.

Kamigawa ebbe un fremito.

E, istintivamente, portò la mano sull’elsa della spada.

La Regina si morse, nonostante il protocollo, un labbro.

Doveva bere.

Doveva.

Sakura fissava impassibile la piccola tazzina, affogata nei ricordi e nelle premonizioni.

 

-Sakura…-

 

Sobbalzò.

Alzando di scatto gli occhi umidi di lacrime.

Sesshomaru aveva già restituito la tazzina.

E la fissava severo.

Con sguardo autoritario.

Di rimprovero.

Era in ritardo.

Sentì su di sé lo sguardo attento di tutti.

Degli amici, del padre della Regina, degli Anziani…

Il Suo.

Bevve quasi d’un fiato.

Giù!

Senza pensarci.

Tenendo la tazzina a due mani, rischiando quasi di soffocare.

In un attimo, senza avere il tempo di ripensare.

Senza avere i tempo per pentirsi.

Kamigawa abbassò la mano, sospirando.

Piccoli gridolini, acquietati sul nascere.

La mano fasciata di lui allontanò la tazzina.

Sentì la voce gioviale del Vecchio iniziare la predica finale.

Fissava assorta per terra, coccolandosi quella mano ferita e ricacciando indietro le lacrime.

A fatica.

La bocca aspirava a fatica aria fresca dopo quel viscido contatto con i liquido.

La mano fremeva per un po’ di acqua fresca…

Il volto troppo truccato tirava dannatamente…

Le gambe tremavano irrispettose…

Gli occhi si chiudevano cercando di dimenticare la realtà…

E la testa pulsava nervosamente…

Ma non poteva permettersi di piangere.

Non poteva gridare.

Non poteva scappare.

Non ora.

Poi…

Poi nessuno glielo avrebbe impedito…

Era la Sovrana dell’Ovest, adesso.

Era la sposa del Re.

Abbassò la testa, incassandola fra le spalle proprio alle ultime parole dell’Anziano.

Il ciuffetto ribelle ricadde a stuzzicarle dispettoso una guancia.

Era finito.

Era tutto finito.

Finito.

Finito.

Finito.

Era sua moglie.

Finito.

Sua consorte.

Finito.

Sua Sposa.

Finito.

Un tocco leggero.

Una mano sconosciuta che le sfiorava la guancia.

Che spostava lenta quel ciuffetto ribelle.

Di scatto alzò il viso, rispecchiandosi in quegli ammalianti occhi ambrati.

Così vicini…

Fu un attimo…

E sentì le labbra del nuovo Sovrano sulle sue.

Una leggera pressione.

Il bacio che sanciva l’accordo.

 

Un bacio lontano

una promessa strappata

e la dolce speranza

di vederti presto sorrider

felice al mio fianco...

Solo tristi illusioni

ma facile è creder vero

ciò che si desidera...

 

Trattenne d’istinto il fiato.

Rimanendo immobile, incapace persino di chiudere gli occhi.

Sorpresa e imbarazzata da quel gesto.

Sapeva che i sovrani dell’Ovest disprezzavano le effusioni pubbliche.

Quella era l’unica occasione in cui era consentito uno scambio pubblico d’affetto fra i Sovrani.

Come una firma, per sancire definitivamente il patto.

Le labbra bruciavano di sorpresa e disgusto.

Di rabbia e pianto.

Di odio verso quel Marito estraneo e quel bacio rubato.

Freddo e calcolato.

Unione di labbra senza sentimento.

Con gli occhi fissi gli uni negli altri.

Restando, come lui, a fissarsi reciprocamente.

Kamigawa volse lo sguardo, disgustato.

Sakura si sentiva pian piano mancare…

Il battito del cuore era troppo accelerato…

E le labbra del demone fredde e inespressive.

Non voglia, non passione, non bramosia.

Freddezza.

Inespressione.

Dovere.

Si staccò piano, senza rinunciare al contatto visivo con quegli occhi verdi.

Lasciando la mano che aveva allontanato i ciuffo sospesa a mezz’aria, accarezzandole la guancia.

Una carezza inespressiva.

Sentì le lacrime delle donne e le grida dei soldati.

I pianti e le congratulazioni.

La gioia dell’ex- Regina e la rabbia di Kamigawa.

Sesshomaru le afferrò una mano obbligandola a voltarsi verso il “pubblico”.

Le parole del Vecchio risuonarono taglienti nell’aria.

I Sovrani.

La coppia Regnante.

Marito e moglie.

Re e Regina.

I Regnanti.

 

 

 


Sorrise imbarazzata da tutti quei complimenti.

A fianco del marito aveva accompagnato tutti gli ospiti a palazzo, per la festa nuziale.

Aveva incontrato gli occhi di Toryu e di Ami solo per un attimo, per poi deviare lo sguardo.

Era incapace di parlar loro.

Non avrebbe saputo dire come avrebbe reagito nel vederli.

Pianto forse…

Delusione…

Rabbia…

E Sesshomaru al suo fianco, era attorniato dai suoi soldati, allegri e gioviali.

Mentre lui, freddo e altero, ascoltava i vari discorsi in ragionato silenzio.

Kamigawa naturalmente non era con loro.

Se ne stava in disparte, vicino a Rin.

Sofferente.

Con un liquore poco precisato fra le mani.

E un dolore acuto.

Ma non dato dalla vecchia ferita o dalla straniante malattia.

Ma dai sentimenti.

Si scusò un attimo con le ospiti e lo raggiunse sorridendo calma.

Rin le venne incontro seguita dal saltellante Kaminari che, imperterrito, continuava a mandare piccole scintille di disprezzo verso il Sovrano.

Fiori di campo.

Un mazzolino semplice ma sentito.

Provato da quelle manine tremanti che glielo porgevano.

Le sorrise, facendole una carezza sul capo.

Izumy, lì vicina, capendo la scena, convinse Rin ad allontanarsi.

Kamigawa bevve un’altra generosa sorsata, urlando sgarbatamente all’eunuco di portargliene un’altra.

Più forte.

 

-Non dovresti bere così tanto papà… Sai cosa dice Izumy… può farti male…-

 

Un sorriso tirato.

Alzò sospirando il capo, fissando il cielo a occhi chiusi.

 

-Non è stato così il nostro matrimonio… allora c’erano tutti… Il fratello di Toryu, i genitori di Ami, tuo cugino, tutti i nobili e i generali, e perfino lui, Inutaisho… ma prima di loro nobili, c’erano loro come amici venuti a festeggiare un evento sentito, non a onorare per clientelismo un evento imposto…-

 

Kamigawa sorrise, facendo una piccola pausa bevendo un’altra generosa sorsata.

Schioccò le labbra…

Quel liquore era fantastico…

Era proprio quello di cui aveva bisogno…

L’unica cosa che gli oscurasse la mente e gli permettesse di non fare fuori tutti i presenti…

Iniziò a tracciare strane figure in aria, ricordando eventi di molti anni prima…

 

-Eravamo su un monte immerso nelle campagne dove ci eravamo incontrati io e lei… e c’erano tutti.. e lei.. lei era stupenda, come sempre…-

 

Inghiottì a fatica, ricordando la moglie.

Sakura strinse la sua mano, avvicinandosi a lui.

Kamigawa, codardo, voltò la testa in un’altra direzione.

Gesto che la ferì.

 

-Vorrei tanto che fosse qui con noi…-

 

Sorrise, ricordando la gioia di quel giorno e l’amore che traspariva da ogni sua parola, da ogni suo gesto, da ogni suo sguardo.

Le assomigliava molto…

 

-No, io no. Ne avrebbe sofferto troppo…-

 

Kamigawa fece un gesto brusco, per allontanarsi dalla presa della figlia.

Sakura però lo trattenne con fermezza.

 

-Papà ti prego, guardami! Non è cambiato niente da stamattina… sono sempre io… tutto questo non mi cambierà… l’Ovest non mi cambierà …ma… io… io non ce la faccio senza il tuo aiuto….-

 

Nascose il volto sulla spalla del padre, asciugando subito le lacrime nella sua stoffa.

Sentì la sua risata imbarazzata e la stretta potente.

Era forte e indifesa.

Si mostrava tanto spavalda ma, in fondo, era ancora una bambina.

 

-Avrei dovuto fare di più… Sakura… io…-

-Sakura.-

 

La demone si staccò voltandosi di scatto.

Sesshomaru.

Sorrise al padre, facendogli una dolce carezza per poi tornare al fianco del marito e incamminandosi verso il loro posto d’onore.

Sesshomaru si voltò, ma non si mosse subito.

Aspettava qualcosa.

Ormai la sera si avvicinava lenta…

Aspettava qualcosa.

E Kamigawa lo sapeva bene…

Mosse anche un passo verso di lui ma…

Non ne ebbe la forza…

Non poteva chiedergli nulla…

Dopo le frasi scottanti del giorno prima, probabilmente avrebbe ottenuto solo l’effetto contrario.

Non poteva chiedergli di “avere cura” di sua figlia.

Non poteva chiedergli “delicatezza”.

Neanche quello.

Non aveva più alcun diritto su di lei.

La aveva persa.

Persa per sempre.

Ormai era sua.

Un duello di sguardi.

Un’unica certezza.

Non si sarebbe mai piegato.

Mai.

 

Attacco frontale

Preghiera che sostiene

Occhi negli occhi

 

Con fermezza, Il Sovrano si incamminò, raggiungendo presto la fresca sposa, falsamente sorridente vicino alla Madre del Sovrano, lasciandosi alle spalle il vecchio comandante.

 

 

 


La Regina si alzò elegante e severa.

Altera e raggiante.

Ormai erano giunti a fine serata.

Presto tutti si sarebbero ritirati negli alloggi previsti e preparati a Palazzo.

Ma adesso era il momento degli auguri e dell’ultimo pasto augurale.

Una fetta di dolce e le speranze degli amici.

Aveva una voce stanca ma profonda, che zittì tutti i presenti attirando su di sé l’attenzione.

Veramente quel discorso non sarebbe dovuto toccare a lei, ma al precedente Sovrano, però…

 

-Viva i sovrani

Per mille, ottomila Regni,

finché un ciottolo non diventi roccia

e il muschio non vi cresca!-

 

Applausi e sorrisi.

Niente di eccezionale, la formula rituale.

Kamigava si alzò lento.

Era il suo turno quello.

Alzò il bicchiere in chiaro segno di brindisi.

Quelli erano gli auguri delle due famiglie, i più importanti. Fissò la figlia, a capotavola al fianco del marito, senza degnare lui di un’occhiata.

Lo sguardo era liquido, forse per il troppo bere.

Forse per la commozione.

 

-Celebrando questa festa

Possa io in qualche modo

Continuare a vivere,

per assistere alla cerimonia

della vostra felicità…-

 

Una stretta al cuore e un applauso solo particolare da parte dei suoi veri sudditi.

Solo i demoni dell’est applaudirono e l’ atmosfera divenne improvvisamente pesante.

Le parole non avevano lasciato alcun segno di errore nell’interpretazione.

Il loro significato era chiaro a tutti.

Così come la sfida aperta al Sovrano.

Inaspettatamente, Sesshomaru alzò il bicchiere verso Kamigawa e bevve.

Rabbia da parte del vecchio demone e sollievo da parte di Sakura.

Incapace di resistere oltre, il precedente Sovrano dell’Est si allontanò dai conviviali.

Basta!

Non avrebbe retto oltre quello sguardo strafottente e vincitore.

Non avrebbe sopportato la vista della figlia che spariva fra le mura di quel palazzo.

Sapendo poi cosa l’aspettava.

E forse era un bene.

L’ora del ritiro si faceva sempre più vicina.

E adesso toccava agli altri invitati porgere i loro auguri.

Tutti i demoni dell’est tacquero mentre i nobili dell’Ovest fecero a gara per accattivarsi le simpatie della nuova coppia regnante.

I loro auguri erano sofisticati e palesemente falsi, per nulla sentiti.

Ma accettabili.

Purtroppo però, l’ora tarda e il vino accesero strane idee nell’animo dei soldati di Sesshomaru.

Un soldato si alzò quasi barcollando e versando del vino attorno ai compagni ridenti.

Aveva il fiato pesante e la risata volgare.

Sakura si sentì disgustata e immaginava che nulla di buono potesse provenire da quelle labbra violacee per il vino.

 

-Altezza, ricordate che il buon capo-famiglia educa i propri figli in salotto, la propria moglie in camera da letto!-

 

Risate.

Disgustose.

Sakura socchiuse gli occhi, cercando la calma.

Per fortuna Kamigawa non aveva sentito perché troppo lontano.

Umiliata.

Ecco come si sentiva.

E ecco come si sarebbe presto sentita.

Appena fossero rimasti soli…

Un altro sottoposto, ebbro di vino e euforia, si alzò da terra.

 

-I nostri più sentiti complimenti al Sovrano, il vincitore del mizu-age migliore che le terre dell’ovest ricordino e un augurio che ne colga presto i frutti migliori, assaporandoli fino in fondo!-

 

Depose la tazzina facendo un rumore sonoro, per fortuna attutito dalle risata.

Sesshomaru seguì i sue gesti con lo sguardo.

Sakura si mordeva un labbro, cercando disperatamente di non cedere alle emozioni.

La madre del Sovrano si avvicinò devota.

 

-Altezza, è ora di ritirarvi.-

 

Sakura alzò appena gli occhi verso il Demone.

Sesshomaru annuì impassibile per poi tornare a chiacchierare con i soldati.

Uno sguardo disperato.

La demone la accompagnò fino all’ingresso del Palazzo, seguite da un corteo di festanti dame.

 

-Allorchè ci si sposa non sono ammesse

 mezze misure:se vuoi un uomo, accoglilo

fra le tue braccia, se non lo vuoi, gettalo in

un burrone-

 

La abbracciò, forse per la prima volta, mostrando un po’ di affetto e comprensione nei suoi confronti.

In fondo, c’era passata anche lei in quella terribile situazione.

In quei momenti di paura.

Sapeva cosa si prova.

Sapeva il dolore che si sente.

Ma il male fisico è passeggero.

Passa in fretta.

Si staccò dall’abbraccio, tornando la dama di sempre.

 

-Preparatevi per la notte adesso, Altezza. Il Sovrano vi raggiungerà presto.-

 

 

 

 


Era davvero bellissima.

La stanza dei regnati era la più elegante del palazzo.

Quella sera poi…

Nell’aria candele galleggianti esalavano un profumo intenso e afrodisiaco, misto alle rose rosse che adornavano la camera.

Su un piccolo tavolino qualche biscotto.

Sakura sorrise nel vederli.

Erano proprio quelli che piacevano a Rin

E là accanto una coppia di tazzine e un bricco.

Un odore disgustoso di alcool e pazzia.

Il futon era doppio quella sera.

Ricoperto di sete pregiate e morbide.

Nessun rumore si sentiva dall’esterno…

E in fondo era prevedibile.

Nonostante la camera si trovasse al centro del palazzo, era completamente isolata.

E logicamente…

Le sohjo immettevano in una piccola porzione di giardino privato, chiuso dal resto da alte pareti di bambù.

La luna, inquieta, strillava dagli alberi la sua luce.

Sakura la fissò sconsolata…

Una prigione romantica e meravigliosa.

Le Dame impiegarono più tempo del solito quella sera a prepararla…

Forse perché più attente e minuziose.

Forse perché lei completamente refrattaria.

Lanciava piccoli sguardi d’odio verso quelle coperte…

Presto lei…

Loro…

Per quanto volesse, non riusciva a accettarlo…

Il kimono per quella notte era bianco.

Puro.

Ingenuo.

Ingenuità e purezza che presto avrebbe perso.

Sorrise imbarazzata alle dame che se ne andarono.

Non era ancora abituata a sentirsi chiamare Regina.

Adesso però doveva restare sola.

E in attesa.

In SUA attesa.

Lanciò un altro sguardo triste alla stanza.

Certo non si aspettava che l’inferno potesse essere così elegante.

 

Questo mondo

È sogno o realtà?

Non so se è realtà,

se è sogno,

chè esiste mentre non esiste.

 

 

 

 


Entrò silenzioso nella stanza.

Buio.

Incenso.

Silenzio.

Qualcuno doveva aver spento le candele.

Ma non c’era alcun motivo di riaccenderle.

Conosceva quella stanza a memoria.

Pochi ricordi di quando bambino cercava i genitori, trovandoveli.

A ignorarsi.

A litigare.

A confrontarsi.

A parlare.

Con una lentezza spasmodica si slacciò la pesante armatura da cerimonia…

Lì vicino c’era lo spazio ormai vuoto dell’armatura di suo padre.

E adesso, ci sarebbe stata la sua.

Finalmente, come ultima arma, si tolse dalla vita Tenseiga.

Suo padre…

L’accarezzò l’arma più volte, quasi come fosse un animale domestico, per poi riporla sopra tutto, con devota attenzione.

Si infilò un kimono scuro e abbastanza leggero.

Le notti si stavano facendo calde.

La dolce brezza che entrava dalle sohjo aperte rinfrescava appena la regale stanza.

Gli occhi ambrati iniziarono a scrutare la stanza, in cerca di qualcuno.

E l’unica cosa che trovarono fu un aspro sapore di sale.

Sakura era appoggiata alle sohjo aperte, con le gambe strette in un dolce abbraccio.

Cercando di proteggersi.

Di difendersi.

La testa era nascosta dalle ginocchia e sprofondata fra le spalle.

Aveva sentito che era entrato.

E aveva abbassato ulteriormente la testa.

No!

Non lui!

Non doveva entrare …

Non…

Lacrime…

Con un gesto nervoso se le asciugò nella manica del vestito, per poi ridere di quel gesto.

Ormai, non c’era più motivo di fingere.

Non doveva più mentire.

Ce l’aveva fatta.

Ce l’aveva fatta.

Era Regina.

Era sua sposa.

Haru era salva.

Era tutto finito.

I rumori metallici alle sue spalle non le erano interessati.

Continuò lentamente a piangere, coccolandosi in quel momento di oblio.

Aspettando.

Con trepidazione.

Con incertezza.

Con paura.

Ma con la determinazione che non si sarebbe tirata indietro.

Qualsiasi cosa…

Un rumore la incuriosì maggiormente.

Alzò appena il viso, incontrando il profilo del Principe…no, del Sovrano… di suo marito…

La luce tiepida della luna lo faceva apparire quelle due figure spettrali.

Entrambe assorte nella contemplazione del cielo, si ignoravano apertamente ma il pensiero di entrambi era unico.

L’altro.

 

-Perché stai piangendo?-

 

Si scosse appena.

Non era stato il tono della voce, freddo e distaccato anche in un ambiente di così profonda intimità a scuoterla, no, non era stato quello…

Con la manica del kimono si asciugò le ultime pigre lacrime.

Basta piangere adesso.

Non era il momento.

Sentiva il respiro tremarle, ma non aveva più paura.

Solo rassegnazione.

 

Lacrime disperate

Hanno intriso le mie maniche,

Eppure, se me lo chiederà,

risponderò che è stata

la pioggia primaverile.

 

-Non sapevi che le donne piangono sempre la prima notte di nozze?-

 

Ridacchiò sconsolata.

Già…

Quella seconda persona.

Era quella a sorprendere veramente.

Perché entrambi sapevano di non avere abbastanza confidenza per dirlo.

Sakura tornò a fissare il marito.

Era bellissimo.

Certo, questo era innegabile.

Eppure…

Eppure non lo conosceva.

Un demone lunare.

Ecco cosa sembrava.

Affascinante e etereo.

Impalpabile.

Sesshomaru accennò appena con il capo.

Sakura tornò a fissarsi le ginocchia.

Imbarazzo…

…e adesso?

Certo non era quello il tempo di parlare.

Rabbrividì nel sentire il demone voltarsi.

Chiuse istintivamente gli occhi.

Paura.

Paura.

Paura.

E la certezza che non si sarebbe opposta a nulla.

Qualsiasi cosa lui le avesse ordinato.

 

-Và a dormire. E’ stata una giornata pesante per entrambi.-

 

Sbarrò gli occhi.

Sorpresa.

Stupore.

Sakura alzò di scatto la testa.

Cosa…?

Cosa intendeva dire?

Sesshomaru, senza aspettare risposta, entrò nella stanza, lanciando una vaga occhiata alla sposa.

Per poi appoggiarsi alla parete davanti al futon nuziale.

Si sedette, appoggiando lento la testa e la schiena.

Così, con naturalezza, chiuse gli occhi.

Sakura lo fissò incapace di capire…

Cosa…?

Davvero…

Davvero lui non …

Lui non voleva…

Rimase così per un po’, interdetta da pensieri contrastanti…

Poi, con coraggio, si alzò lenta per infilarsi silenziosa sotto le coperte.

Percepiva appena il suo respiro lento e regolare.

La sua sagoma era appena un’ombra sulla parete opposta.

Sentì qualcosa sciogliersi…

Quel demone…

Non era come glielo avevano descritto…

Lui…

Senza volerlo, Sakura si addormentò, interrompendo il flusso incessante di pensieri e emozioni.

 

 

Ringraziamenti:

 

rosencrantz: Esatto!!!! Evviva Avalon!!!!! E… complimentosi a te e a Esbat!!!! Se a avalon dai la copia autografata io esigo quella con la dedica!!! Così dopo gliela rivendo e ci speculo un po’ sopra… iihih!!!! Cmq, grazie per i complimenti e, da esperta scrittrice qual ora sei, sinceramente: troppo romanticismo in questo capitolo? Non risulta troppo sentimentale o … stucchevole? SINCERA! Grazie del commento!!! Bacio!

 

Kaimy_11: Farli innamorare…? Ehi! E’ una buona idea! (lete sfoglia furiosamente il copione con penna rossa e bianchetto, iniziando a correggere il tutto…) ma forse…. Non è un po’ presto? Si sono scambiati appena poche parole! Non è meglio farli conoscere meglio? Il problema sarà farli avvicinare di più!!! La tua teoria sulle amanti è la più GIUSTA che io abbia mai sentito!!!! Finalmente qualcuno che ha davvero capito tutto della vita! O quasi… in fatti, dai retta a me. Meglio fare l’amante di uno bello e giovane, e sposarsi con uno vecchio (crepa prima) che ti possa lasciare tanti soldi in eredità! Se poi sei fortunata come me, che te ne trovi uno giovane e carino, meglio! Prendi due piccioni con una fava!!!! (setotiamo!!!!!!) Inuyasha arriverà… ma non così presto… sarà abbastanza importante nella storia, nonostante tutto… tutto cosa dici? Beh, ma tutto… tutto quello che gli è successo!!!! E adesso che ti vedo bene… quello secondo te è un vestito da lutto!?!?!? Ok, sarà anche nero, ma potevi almeno trovarne uno lungo fino all’inguine almeno! E adesso non fare finta di niente e non chiedermi perché improvvisamente una potente essenza di testosterone si è diffusa nell’aria… grazie del commento!!!! Bacio!!!

 

AYRILL:Ecco la prima delle arrapate! Ma tranquilla, sei ancora in tempo a salvarti… ecco, questo è il numero del mio psicanalista… inizialmente era bravo, adesso lavora…ehm… per strada… ma giuro che non è a causa della mia influenza! (o forse sì? Beh, fatto sta che adesso guadagna di più!) Spero di non averti delusa con il finale e di non lasciare nessuna romanticona con l’amaro in bocca… prometto che si rifaranno… a tempo debito… e …beh… non ho detto con chi!!! (AMO essere malvagia!!!!! Ihihihih!!!) Grazie mille dei complimenti e del commento!!! Lo aspettavo, come aspetto il prossimo!!!! Bacio!!!

 

KaDe: Sigh… hai toccato un tasto dolente… “memorie di una geisha” è un film che mi piacerebbe tantissimo vedere ma che non riesco mai a trovare! Cmq hai ragione, ho letto delle recensioni e credo sia una fonte abbastanza attendibile (dovrebbe essere tratto da una storia vera… e cmq ho studiato tanto sui riti del Giappone ma ad esempio in questo capitolo alcune parti sono inventate… l’inizio e il rito della triplice vestizione è vero, mentre il taglio del sangue è inventato e invece il sakè è vero… ma, in fondo, è un matrimonio fra figure mitologiche, no?^___^) accidenti! Meriti un encomio speciale per averla letta tutta di un fiato!!! Sono contenta che ti piaccia!!! E spero di non averti deluso con questo capitolo né con i prossimi!!!! Bacio!!!

 

Ary22: Allora? Hai trovato il vestito!!!! Bello…. Anche se secondo me quello blu ti stava meglio, ma non temere! Sei splendida anche così! Farai sicuramente colpo su Jaken!!! Ne sono certa! E non fare quella faccia! So benissimo che in realtà miri a lui… ce ne siamo accorte tutte ormai!!!! Grazie del commento!!! Bacio!!!

 

Uraniaglo: Non mi uccidere!!!! La solita visione romantica della prima notte di nozze è stata leggermente… stravolta… ma va bene lo stesso, no? GIURO che ci saranno momenti migliori per tornare su questo argomento anche se il tema del rapporto… ehm… “corporeo” fra i due è un tema presente fin dall’inizio della storia… ma in fondo credo sia normale! Cioè, se tu fossi promessa sposa a uno, appena lo vedi non penseresti anche al… ecco… “rapporto intimo” che dovrebbe nascere fra di voi? Anche per la questione dell’erede!!! Eh, è un tema che tornerà, eccome se tornerà!!!! Sperando di non aver distrutto la stima che avevi per la storia, ti ringrazio del commento e prometto di nuovo che le scene romantiche non mancheranno anche in seguito!!! Bacio!!!

 

Sesso_94: Eccolo! Non ti senti lusingata di partecipare a un matrimonio dei regnanti??? Beh, a giudicare dal vestito che hai scelto, direi proprio di sì!!! Spiacente, ma devo ricordarti che, purtroppo, la sposa è Sakura, non te… ihihih!!! Grazie del commento pieno di entusiasmo!!!! Bacione!!!

 

Poppi: Ma… se faccio sciogliere Sesshy, dopo come faccio a fare la notte… ?___? Okokok! Mi riprendo!!! Già, forse hai ragione, Sesshomaru è stato un pochino freddo con Kamigawa, ma in fondo anche quel vecchiaccio poteva trattenersi un po’!!!!! Non ti pare? Anche Sesshy ha dei sentimenti! Nascosti nascosti, ma li ha anche lui! Grazie del commento!!! Bacione!!!

 

Celina: Non me lo nominare neanche… quel farabutto di mio marito (stiamo divorziando e devo dire queste cose per avere più soldi!!!! In realtà… SETOTIAMO!!!!) Ma celina, con tutto il cuore… ti consiglio di stare lontana da Sesshy il giorno dopo il matrimonio… lui è andato… diciamo… in bianco e se tu ti presenti davanti a lui con quel vestito… non oso immaginare cosa potrebbe farti!!! BehKamigawa in effetti è un ottimo guerriero ma con i discorsi non se la cava moltoproprio l’opposto della madre di Sakura! Però… siamo proprio sicuri che Sakura sia così… basta basta o parlo troppo e dopo ti arrabbi perché ti ho tolto la sorpresa!!!! Bacione mia carissima maniaca!!!!!

 

Lucy6: Sai, devo ringraziarti… mi è piaciuta la definizione che hai dato “l’assenza di amore che muove tutte le vicende”… e hai ragione!!!! Non ci avevo mai pensato a in effetti qui c’è l’amore di Sakura per il sua patria, l’amore filiale di Sesshy per il padre, l’amore per il potere della Regina… ma non c’è l’amore classico, quello fra i due protagonisti (almeno per il momento!!!)… davvero, grazie! E’ un’espressione che mi ha fatto riflettere e che mi è piaciuta molto!!!!  Grazie del commento! Un bacio!!!

 

Sessydil: Ecco qui un’altra maniaca (ma tutte a me dovevano capitare!?!? Viene Seto, andiamo a discuterne nella nostra camera da letto…*censured*) Ecco, adesso che sei sulla strada giusta per quanto riguarda Sakura, devo depistarti!!!! Dico solo che è un personaggio che non ha ancora svelato tutto di sé e ci darà qualche sorpresa… Kamigawa ti ringrazia per l’apprezzamento e saluta con i suoi soliti modi “gentili”… ma, in fondo, è un buono! Ma… la prima notte di ha delusa? Dimmi cosa ne pensi della mia scelta!!! Bacio!!!

 

Crilli: Già, ho il sospetto che tu abbia inquadrato da subito Sakura in un certo modo… tranquilla! Fra un po’ capirai forse chi è veramente… In effetti il capitolo precedente è un po’ di transizione fra l’addestramento di Sakura a diventare moglie e il matrimonio!!! Secondo me era comunque importante per mettere in luce il carattere di Kamigawa e era indispensabile per lo svolgimento della storia (lo capirete in seguito… adesso non posso dare indicazioni o perde il mistero!!) Spero che questo capitolo invece ti piaccia di più! Anche per la scelta particolare della prima notte… Bacione!!!

 

Miriel67: Accidenti… un altro cuore spezzato! Niente romanticismo qui nella prima notte di nozze! O forse … sì? Magari diverso da quello solito e un po’ affettato che siamo abituati a sentire (ma che, me in prima fila, apprezziamo SEMPRE E COMUNQUE!!!!) grazie mille dei complimenti!!!! ^///^ in effetti devo ammettere che questa storia mi sta dando molte soddisfazioni e ne sono orgogliosa anche se ci metto molto a scriverla… spero che però ne valga la pena!!! Il vestito che hai scelto è perfetto!!! Davvero, complimenti… ma magari, la prossima volta, sarebbe meglio TOGLIERLO il cartellino del prezzo o la prossima volta lo spieghi tu a quel soldato che non eri in vendita!!!! Grazie del commento e della recenzione!!! Bacio!!!

 

Darseey: Unaltra matta che ha letto tutto d’un fiato!!!!!! Ma siete pazze!?!?!? ^///^ Davvero pensi tutte quelle cose???? Adesso vado a vantarmi con Avalon per tutta la serata (e la notte visto che parlo anche nel sonno…) e quindi non credo che a lei sarai così tanto simpatica quanto lo sei a me! Grazie mille del commento e dei complimenti!!!! Sempre graditissimi e ben accetti!!!! Bacio!!!

 

Flori: Eccomi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Scusa il ritardo ma ho avuto gli esami!!!! Questa è una giustificazione valida, no? Spero che questo capitolo ti piaccia!!! E, ti prego, metti quelle scarpette lucide che ti stanno tanto bene per il matrimonio!!!! Bacio!!!

 

 

Bene…

Ecco qui l’attesissimo matrimonio…

Deluse?

Sorprese?

Arrabbiata?

Contente?

In lacrime?

Che ne pensate della cerimonia?

E della prima notte di nozze?

Quante di voi ho deluso?

Quante sorpreso?

 

Vi ricordo che questo capitolo è, ovviamente, molto importate per la storia (ne è in  effetti il cuore…) e quindi… I COMMENTI SONO GRADITI!!

E un’altra cosa… Sesshy ha detto che ucciderà violentemente tutte coloro che hanno partecipato alla festa e hanno rubato il bicchiere di argento… insomma ragazze! Che modi!!! Almeno potevate prendere quello d’oro!!!!

 

Bacione a tutte quelle che leggono, bacio e abbraccio a quelle che commenteranno e bacio asfissiante e stritolamente acuto al mio Seto-amore!!! (scusate, ma dopo un capitolo così un po’ di romanticismo ci vuole, no?)

 

 

Ciao!!!!!

 

 

Lete

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Si rigirò un paio di volte nel letto

Si rigirò un paio di volte nel letto.

Ormai era giorno e una calda luce innondava la stanza.

Sorrise, dando il buongiorno a quella mattina primaverile.

Si voltò ancora un paio di volte sotto le lenzuola…

Le piaceva la sensazione di quella seta delicata sulla pelle…

Una sensazione di protezione e tranquillità…

Non aprì gli occhi, godendo ancora di quel sentimento vago di oblio dato da un sonno stanco e obbligato.

Pochi pensieri razionali iniziarono a intrufolarsi furtivi nella sua mente…

Lei…

Le lenzuola…

Quel profumo…

La stanza…

LUI!

Di colpo un volto conosciuto scavalcò gli altri pensieri, imprimendosi a fuoco nella mente.

Con uno scatto felino si mise a sedere sul letto, spaventata.

Quella non era la sua stanza!

Quella era la stanza dei Sovrani!

Lei… lei era Regina!

Lei… lei era la Sposa di Sesshomaru

Vagò per interminabili minuti per la stanza vuota.

Cercava un segno, anche piccolo e insignificante del suo passaggio…

Si soffermò con attenzione estenuante su ogni particolari della stanza, dal futon, alle casse per i vestiti, al separè decorato, al piccolo scrittoio, alle sohjo aperte…

Ecco!

L’armatura da cerimonia era riposta in modo elegante in un angolo della stanza, molto lontano da lei.

Allora era tutto vero…

Ricercò quella figura impalpabile senza trovarla…

Si ritrovò chissà come a fissare uno spazio vuoto.

Anzi, uno spazio assente.

Lui non c’era più.

Rimase incantata a fissare la parete di fronte a lei, dove lui aveva dormito…

E di colpo un dubbio le si insinuò nella mente…

Si voltò a sinistra, verso la parte del futon a lui riservata.

Trovandola intatta.

Le lenzuola composte e il materasso per niente sformato…

Allora era vero…

Fissò incredula le sue mani che stringevano teneramente la coperta…

Allora era vero…

Lui…

Lui non aveva preteso niente…

Lui…

Lui non l’aveva costretta…

Una risata allegra e spontanea le sorse dal cuore.

Chiudendo gli occhi si lasciò ricadere all’indietro, sulle coperte…

Ridendo.

Ridendo come da bambina, sorpresa per un nuovo gioco o per una scoperta impressionante…

Ami aveva ragione allora!

Non può esistere una persona tanto cattiva…

Lui non era affatto così!

Con un salto si riportò in piedi, muovendo qualche passo di danza nella stanza.

Allora anche lui aveva un cuore!

No, non poteva essere come lo avevano dipinto i mercanti di Haru, non poteva essere quel mostro che uccideva gli umani e distruggeva villaggi!

Sorrise, e spontanei le tornarono alla mente dei piccoli gesti ai quali non aveva fatto caso… una carezza a Rin, un’occhiata rassicuratrice, uno sguardo pensieroso per il suo Regno…

Possibile che tutte quelle voci che aveva sentito su di lui fossero tutte menzogne?

In fondo, pensandoci bene, lei non aveva mai conosciuto veramente il marito…

Pochi dialoghi stentati o qualche litigata…

Mai un racconto personale…

Che stupida!

Aveva sempre cercato di rapportarsi con l’immagine di lui che i mercanti le avevano raccontato…

Quanti pregiudizi!!!

Lui non era così…

O, almeno, non era solo così…

O forse sì?

Si lasciò ricadere piano sul futon…

Chi era veramente Sesshomaru?

Era forse il guerriero che anni prima aveva sconfitto questo Naraku?

O era forse il Sovrano che era venuto meno a un patto con Haru?

O era forse il ragazzo silenzioso che per chissà quale motivo aveva salvato Rin?

O era forse il marito che quella notte la aveva rispettata?

Sakura si scompigliò i capelli, grattandosi nervosamente la testa…

Chi era veramente Sesshomaru?

Non poteva saperlo…

Forse nessuno lo sapeva veramente…

Era così difficile da capire!

Chiuso in quella forma di perfetta freddezza, era inarrivabile e inavvicinabile per chiunque…

Incomprensibile.

 

Il fiore di bella donzella

Si piega qua e là al vento

Nel campo d’autunno

Ma l’unico cuor suo

A chi è votato?

 

Semplicemente incomprensibile.

Per chiunque.

Ma non lo sarebbe più stato per lei.

Decise.

Avrebbe scoperto la vera identità del demone che aveva sposato.

E questa volta, per davvero.

Non avrebbe più pensato al guerriero dei racconti dei mercanti, né al romantico Principe di Ami…

Per lei sarebbe stato solo Sesshomaru.

Basta pregiudizi.

Basta fantasie.

Solo la verità.

Doveva capire…

In fondo adesso era suo marito…

Se davvero doveva passare tutta la vita con lui, avrebbe voluto almeno sapere chi fosse in realtà.

Certo lui non sarebbe stato d’accordo…

Ma ci avrebbe provato lo stesso.

Non era un nemico.

Non più.

Non si era rivelato tale con lei.

In fondo anche per lui quello era stato un matrimonio combinato.

In fondo anche lui non sapeva nulla di lei.

Di certo non era solo l’assassino dei racconti…

Di certo però non era solo il principe della favole…

Chi era?

L’unica cosa certa era che lo avrebbe scoperto.

Ormai la curiosità era troppa.

Avrebbe svelato l’identità nascosta del Sovrano.

Sorrise, fiera del suo obiettivo.

E ottimista verso il futuro.

Forse non l’avrebbe mai amato, ma perché essere per forza nemici?

Lui la aveva rispettata…

Lei non aveva nulla di personale contro di lui…

E allora?

Tante altre domande le si affollarono nella testa, ma adesso era il momento di andare…

 

Camminare là

Paura, paura vi vedo

Fuggire non so.

 

Si stava facendo tardi…

E adesso era la Regina

Non era quello il momento per quelle domande.

Ci avrebbe pensato più tardi.

Kamigawa era di sicuro in pensiero.

E la Regina avrebbe voluto controllare com’era andata la serata…

Già.

Accidenti!

La serata era andata bene, ma non come intendeva lei!

Panico.

Cosa avrebbe pensato la Regina?

Un Sovrano e una Sovrana che la prima notte di nozze non…

Inaudito!

Il matrimonio era nullo!

Il protocollo era chiaro…

Sakura doveva ancora superare l’ultima prova.

E…

E Sesshomaru non l’aveva “messa alla prova”.

E lui?

Che cosa ne avrebbe pensato il popolo di un Sovrano che rifiuta la novella sposa la prima notte?

Si morse un labbro con nervosismo…

Certo questo non lo avevano previsto.

Per il futon non ci sarebbe stato problema….

Certo, prima di uscire, lo avrebbe rifatto del tutto, senza tenerne una parte intatta e una no, ma… e per il resto?

A questo Sesshomaru di certo non aveva pensato!

Maledizione!

Maledizione!

Un’idea.

 

Fantasia vola

Sboccia il nuovo fiore

Nel cuore di se.

 

 

Sarebbe stato difficile ma… forse…

Con un po’ di fortuna…

Doveva tentare.

O così, o con Haru sottomessa.

Alzatasi in piedi, incominciò a organizzare tutto.

 

 

 

 


Prese il mazzo di rose ormai leggermente fiorite, facendo attenzione a non sporcare l’elegante kimono.

Strano fiore la rosa.

Intenso, sensale, passionale… ma solo per un giorno.

Caduca è la sua vita.

Dura appena un attimo e poi sfiorisce.

Per sempre.

 

Pensando alle tue labbra

il mio eterno guado...labbra di una rosa

ti chiederò solo di farti amare...

 

Sakura strinse quelle rose fra le mani, incurante delle spine.

Quelle rose erano le uniche testimoni dell’ultima prova.

Come voleva il protocollo, sarebbero state offerte in dono alla tomba degli antenati per assicurare la validità del matrimonio e una discendenza pura e legittima.

Sorrise.

Se solo quelle rose avessero potuto parlare…

Mute testimoni del loro tacito rispetto.

Lanciò un’ultima occhiata alla stanza.

Tutto in ordine.

Tutto perfetto.

Bene.

Nessuno avrebbe sospettato nulla.

O, almeno, così sperava.

Se il suo trucco fosse stato scoperto, Haru sarebbe stata nuovamente assediata, suo padre spodestato e lei resa schiava.

Sarebbe stato un venir meno ai patti matrimoniali, non rispettare il contratto della cerimonia.

Eppure, anche Sesshomaru non aveva rispettato i patti, assediando il suo paese…

Sospirò.

Il sole era già alto in cielo.

Aveva dormito molto e si era svegliata tardi…

Certo, non sarebbe stato sempre così.

Solo la prima settimana di nozze le ancelle non potevano entrare nella camera coniugale per aiutare la Regina nel prepararsi…

Dopo, sarebbero entrate abbastanza presto…

Adesso era la Sovrana, non c’era tempo per dormire.

Insieme a maggior libertà, erano cresciuti anche gli obblighi.

Almeno grazie a quella regola, nessuno avrebbe scoperto quello che non era accaduto.

Dopo…

Solo per particolari festività e su preciso ordine del Sovrano le ancelle avrebbero ritardato la sveglia.

Per motivi decisamente ovvi.

Coraggio.

Un altro sospiro profondo e fece scorrere le eleganti shojo di fronte a lei…

Era il momento di recitare l’ultimo atto di quella commedia…

Sakura si guardò un paio di volte attorno, spaesata.

Nessuno.

Era come se tutto il palazzo dormisse ancora…

Era entrata in quell’ala del castello solo la sera prima e le Dame la avevano condotta alla sala dei Sovrani.

Non c’era mai stata prima.

Eppure, quel silenzio aveva un che di tranquillo e protettivo.

Si avviò silenziosa per i lunghi corridoi di legno chiaro, stringendo al petto le rose, ormai completamente sciupate dal nervosismo della giovane.

Voltò distrattamente l’angolo, scontrandosi con qualcuno.

Non fu un urto particolarmente violento.

Ma per lo spavento, le rose caddero a terra.

Sakura, mortificata, s’inginocchiò subito a raccoglierle.

 

-La prego di scusarmi, ero soprappensiero…-

 

Silenzio.

Che imbarazzo…

Non riuscì ad alzare gli occhi per vedere chi fosse quella figura…

Che cosa avrebbe pensato?

Certo, uno solo era il pensiero degli abitanti del palazzo quel giorno, sia dei servi che dei nobili…

Com’era andata la “serata”.

E questo pensiero bastò a far aumentare il nervosismo della giovane…

Ecco, mancava solo una rosa e sarebbe tornata a nascondersi negli anfratti isolati e bui di quell’immenso maniero.

Allungò la mano, per ritrovarsi a sfiorare quella dello sconosciuto.

Accettò la rosa, sorridendo.

 

-Grazie…-

 

Ma fu appena un sospiro.

 

Profumo di te,

mi manca il respiro,

dolce affanno.

 

Non erano solo loro due.

Ma erano tanti.

E tante.

E lui… lui era Lui.

Il Principe…

Anzi no!

Il Sovrano…

Lasciò cadere nuovamente per terra la rosa.

Il Sovrano!?

Rimase un attimo interdetta, fissando quelle inespressive iridi ambrate.

Abbassò imbarazzata gli occhi…

Il caldo al volto aumentò vertiginosamente mentre le scuse si alternavano simulando un pigolio lento e sommesso…

Sesshomaru, indifferente, si alzò in piedi, porgendole una mano per alzarsi.

La Regina la accettò.

La Regina. La nuova Regina.

La sua mano era calda, non come quelle di lei, fredde e tremanti…

Altero e sicuro.

Fiero e indomito.

Nonostante tutto.

 

-Ben svegliata, Regina.-

 

Si accorse solo in quel momento della presenza della Madre del Sovrano.

Sakura abbozzò un lieve inchino, appena un cenno del capo, come vuole la tradizione.

Il minimo necessario per voltarsi leggermente e non vedere più il marito.

 

-Come avete passato la notte?-

 

Sakura voltò repentinamente il volto verso il demone che, impassibile, osservava la scena.

La Regina abbassò nuovamente gli occhi, imbarazzata.

E umiliata.

Come mai prima.

La Regina Madre nascose la bocca dietro il ventaglio, ma la risata giunse cristallina alle orecchie della demone, così come le occhiate luminose delle Dame.

 

-No, vi prego, non dite nulla… il vostro atteggiamento parla per voi…-

 

Già…

Era facile scambiare quell’atteggiamento per timidezza…

Invece che imbarazzo…

Umiliazione…

 

-Io… le rose…-

 

Piccoli mormorii che Sesshomaru raccolse indistintamente…

 

-Dopo mia cara… prima devo controllare l’esito della “serata”…-

 

Ecco.

Proprio a questo punto Sesshomaru voleva che arrivasse il discorso.

Era uscito di stanza molto presto, ma già tutti erano alzati ad aspettare il suo arrivo.

Senza un cenno di saluto, si era diretto a conversare con dei soldati.

Nessuno aveva il coraggio di chiedere direttamente a lui, il Sovrano, il più valoroso guerriero delle Terre dell’Ovest, chiarimenti riguardo la sera.

Certo, sapeva che sua madre era curiosa, vedeva Kamigawa fremere di rabbia, ma nessuno aveva avuto il coraggio di chieder nulla.

Molto meglio aspettare lei.

L’elemento debole della coppia, e riferire a lei, dimentichi della timidezza, le proprie domande, le proprie curiosità con lui represse.

Sesshomaru mosse un passo verso la Madre.

E una mano lo bloccò con un cenno deciso, appena poco prima che parlasse.

 

-Ma certo Regina Madre. E’… è andato tutto bene…-

 

Quante volte Sakura si morse la lingua dopo quella frase…

Quanto le costarono quelle parole!

Per Haru

In uno svolazzio di vesti, la Regina Madre si diresse nella stanza seguita da Dame giovani e anziane, curiose ed esperte.

La giovane coppia rimase lì, in attesa.

Tacita attesa.

Entrambi sapevano cosa stavano cercando.

Ed entrambi sapevano che non sarebbe stato trovato.

 

-Perdonami…-

 

Sesshomaru si scosse appena nascondendo comunque lo stupore. Mai mostrarsi sorpresi, lo aveva imparato bene sui campi di battaglia.

Ma

Cosa voleva dire?

 

-Ho dovuto mentire… cosa avrebbero pensato?-

 

Quelle parole…

Il Sovrano non ebbe neanche il tempo di studiarle bene che un vortice colorato uscì dalla stanza insieme a risa festose e augurali.

La Regina Madre, con il lenzuolo del futon, vittoriosa.

Passò vicina a Sakura e al figlio, semplicemente raggiante.

 

-Molto bene. Il matrimonio è concluso. Il contratto è valido.-

 

Uscì altera e trionfante dal corridoio, diretta alla tomba degli antenati dove quel lenzuolo, simbolo di purezza infranta, sarebbe stato sacrificato insieme alle rose che una serva prese a Sakura.

La Regina, si limitò solamente a incassare la testa fra le spalle e a nascondere sotto il kimono, la ferita al polso.

 

-Era l’unico modo…-

 

Poche parole, biascicate senza guardarsi.

Sesshomaru aveva capito.

Non c‘era bisogno d’altra spiegazione.

 

-Andiamo. Ci stanno aspettando-

 

Uno sguardo complice fra i due.

 

Il colore dei tuoi occhi

spazi aperti da vivere

qui mi perderò

 

 

Sakura rise, ponendo fine all’imbarazzo che aveva provato appena uscita dalla stanza.

Da parte di lui, indifferenza.

Se ci fosse stato motivo, avrebbe spiegato.

Ma anche quella soluzione era accettabile.

Silenziosa, la nuova coppia si avviò all’uscita, pronta a incontrare il popolo.

 

 

 


Avevano salutato tutti.

Molti nobili dell’Ovest erano rimasti anche quella notte, altri erano tornati a casa.

Tutti con lo scopo di accertare la “validità” del matrimonio.

E il fumo che saliva stanco dalla tomba degli antenati ne era la prova.

Il lenzuolo e le rose.

In omaggio ai grandi del passato.

Ingannati.

Sakura uscì nel cortile, al fianco del marito.

Sapeva che era lì.

Lo sapevano tutti e due.

“Solo un giorno” aveva detto nella sua freddezza.

“Solo un giorno” aveva risposto nella sua sfrontatezza.

I nobili dell’Est, nuova “conquista” dei territori dell’Ovest, si stavano preparando per il lungo viaggio di ritorno…

E c’era anche lui.

Camminava nervosamente avanti e indietro, alzando soffici nuvole di polvere…

Una fitta al cuore.

Sakura aggrottò la fronte preoccupata.

Come era ridotto…

I capelli spettinati, il vestito del giorno prima, sgualcito e impolverato, la carnagione pallida e gli occhi segnati…

Con uno slancio affettivo, lo raggiunse e lo abbracciò.

Al diavolo il protocollo!

Tanto adesso era la Regina

Nessuno la poteva rimproverare…

Tranne, certo, lui…

Ma non lo avrebbe fatto…

Lo sentiva…

Zitto e immobile, poco lontano da loro, portava i suoi dovuti e forzati saluti al nuovo governatore alle sue dipendenze.

Al suocero…

Kamigawa iniziò ad accarezzare la testa della figlia, incurante della ricercata capigliatura.

Non la poteva vedere nel volto, ma sapeva che non stava piangendo…

Sua figlia non lo avrebbe mai fatto di fronte a LUI!

Era troppo testarda.

Come sua madre!

Però…

Senza smettere di accarezzare la figlia, fulminò con lo sguardo il Sovrano.

Poco alla volta, tutti i nobili dell’Ovest uscirono da Palazzo, senza coraggio di avvicinarsi.

Rimasero lì, sulla soglia, rispettando un momento di vita privata.

Sesshomaru, freddo, con l’abito scuro e lo sguardo eternamente impassibile, li osservava.

Sakura si scostò appena, incontrando gli occhi verdi del vecchio.

Si guardarono…

Gli occhi di Kamigawa si facevano sempre più luminosi quando incontrava quelli della figlia.

Ma mai avevano avuto una patina così triste.

Non aveva dormito.

Non aveva dormito tutta la notte.

Aveva bevuto, con moderazione, senza perdere lucidità.

Odiava gli ubriachi…

Odiava perdere il controllo di sé…

Era un tipo sanguigno, sempre pronto ad attaccar briga.

Ma ciò che era suo lo avrebbe difeso.

Sempre.

E invece.

Aveva fallito.

Fallito per la terza volta.

Non aveva saputo difendere sua moglie.

Non aveva saputo ribellarsi all’esercito dell’Ovest.

Non aveva liberato sua figlia da quel matrimonio.

Perdente.

Inutile.

Vecchio.

Ecco come si sentiva.

Sakura scosse la testa, in segno di rimprovero…

Quelle labbra leggermente violette, la carnagione chiara, gli occhi cerchiati.

 

-Padre, sapete che non dovete bere…-

 

Kamigawa sorrise.

Non aveva il coraggio di dire niente.

Quella voce, quella voce sembrava proprio quella di Sakura.

Della “sua” Sakura.

Eppure.

Eppure non era lei.

Era una donna ormai.

Una donna sposata.

Una Regina.

Aprì appena la bocca.

Sentiva le labbra secche.

E poi…

Che dire?

Che domanda poteva porre per non essere inopportuno?

Esisteva forse una domanda non inopportuna?

 

-E’ andato tutto bene…-

 

Rimase interdetto, senza fiato.

Girò gli occhi, mentre il volto della figlia si era abbassato.

Che umiliazione.

Davanti a suo padre!

Davanti a lui non aveva mai mentito.

Aveva sempre confessato i disastri e i dispetti fatti agli altri bambini con Toryu e Ami, ma adesso…

Avrebbe voluto corrergli incontro, sorridere, spiegargli come fossero andate davvero le cose…

Rassicurarlo…

Dire che Sesshomaru non era come tutti lo descrivevano…

Lui era…

Era?

 

-Lui…-

 

Inghiottì a fatica.

Sesshomaru alzò appena un sopracciglio, accortosi che la conversazione iniziava a interpellarlo.

Sakura sorrise.

Con dei gesti delicati e sinuosi, mostro al padre le maniche del vestito.

Kamigawa trasalì.

Che stupido!

Se ne sarebbe dovuto accorgere prima.

L’acconciatura che copriva la nuca, il vestito lungo, le maniche più corte e strette.

Certo, era sposata.

Toccò appena il polso della fanciulla, incuriosito da uno strano gonfiore.

Chiuse gli occhi.

La rabbia stava avendo il sopravvento.

Gli occhi, due piccole fessure smeraldo, avevano intenzione di uccidere.

E la sua preda era lì, di fronte a lui.

 

-Cosa ti ha fatto…-

 

Una constatazione.

Sakura, cercò di trattenerlo.

 

-Padre, non è come pensate…-

 

Quella ferita… quella ferita non era causa sua!

Era stata lei…

Lei per.. per coprire lui…

Perché?

Perché lui non l’aveva…

Lo avrebbe fatto ancora?

In fondo, non aveva detto nulla…

Che confusione!

E Sakura sorrise…

Serena…

Quasi rilassata…

Sembrava…

Sembrava una situazione così… così assurda!

Il patto che non era stato rispettato, il loro incontro e i loro litigi, la sua avversione, la freddezza del Principe, il matrimonio non “concluso”, la complicità…

Era tutto così…

Così impossibile!

Kamigawa la fissò stranito.

Sorrideva.

Sinceramente.

Ma perché?

Sakura gli prese la mano fra le sue, ancora sorridendo.

 

Annego sogni

nel pianto, mentre stringi

avversa mano

 

-E’ andato tutto bene…-

 

Veloce, si portò di fianco al padre.

Implicito invito a Sesshomaru di avvicinarsi.

Non se lo fece ripetere due volte.

Sakura adesso era veramente imbarazzata.

Chissà cosa stava pensando suo padre, adesso, nel vederli così vicini.

Anzi no, lo sapeva.

Stava pensando a quella notte.

Come da ore ormai…

E adesso…

Adesso non riusciva a capacitarsi dell’atteggiamento non più ostile della figlia.

Era come nata una specie di complicità tra i due.

Possibile?

Fissò con odio il glaciale demone di fronte a lui.

Lo odiava.

E nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

Lo odiava e basta.

Perché non aveva rispettato i patti.

Perché aveva minacciato Haru.

Perché gli aveva portato via la sua ragione di vita.

Sakura.

L’unica figlia.

L’unica cosa che costituisse un aggancio con il passato.

Un ricordo.

Doloroso, certo ma…

Necessario.

 

-Verremo presto a trovarvi…-

 

Kamigawa sorrise, stringendo maggiormente la mano attorno a quella della figlia.

Presto…

Sarebbe stato comunque troppo tardi.

Era un tempo troppo lontano.

Ogni attimo lontano da Haru era tempo perso.

Ogni attimo lontano dalla figlia era vita non vissuta.

Eppure lo sapeva, lo sapeva che se ne sarebbe andata prima o poi.

Ma…

Ma non con lui.

Non con uno così.

Era indispensabile averla accanto per continuare a vivere.

 

Ha sapor di te

che di profumo sazi

il mio respiro

 

Lo fissa muto e impassibile nella sua forza.

Nella sua grandezza.

Nella sua vittoria.

 

-… forse addirittura la prossima primavera, non è così Sesshomaru?-

 

Il demone accennò appena con il capo, voltandosi leggermente verso la moglie.

Sakura faticava, faticava a capire cosa si stessero dicendo senza parole quei due.

Kamigawa scosse piano la testa.

Sesshomaru” aveva detto.

Suo marito…

Poteva chiamarlo così.

Eppure…

Eppure dopo quella notte non pensava che lo avesse più fatto.

Perché Sakura non lo odiava?

Perché lo trattava con maggior comprensione e minor astio del giorno del matrimonio?

Dopo tutto quello che le aveva fatto…

 

-Magari anche con l’erede.-

 

Sakura si voltò allarmata, sentendo la presa del padre farsi più salda al suono di quelle parole.

 

Sentir calore

di te, che mano non so

come sfiorare

 

La Padrona, madre del Sovrano, si avvicinò altera e fiera, seguita da poche ancelle che rimasero a debita distanza.

 

-Ce lo auguriamo tutti, non è così?

 

Guardava Kamigawa con una certa sfida e il tono della voce aveva tradito questo sentimento.

Un erede…

Sakura arrossì violentemente nel capire cosa sottintendeva quel discorso.

Ripiegò la testa nel petto, lasciando che un ciuffo di capelli, lasciato appositamente libero, le ricadesse sul volto.

Piccola difesa.

Inutile difesa.

Perché Kamigawa non era uno stupido.

L’imbarazzo era palpabile.

 

-Non c’è fretta… in fondo sono ancora giovani, hanno tutto il tempo…-

 

Sakura sorrise imbarazzata al padre cercando con gli occhi l’appoggio del marito.

Che però non trovò.

Fiero e indifferente, Sesshomaru guardava il cielo primaverile, assorto in altri pensieri.

 

-La prossima primavera verremo ad Haru.-

 

Non una promessa.

Non un ricordo.

Un ordine per il futuro.

Sakura sorrise a quelle parole, in un modo troppo esagerato per la ex- sovrana che si limitò a storcere la bocca.

Non poteva più dirle niente adesso.

Non poteva più rimproverarla.

Era la seconda.

 

-Questo significa che ci rivedremo presto, Padre!-

 

Kamigawa sorrise.

Stanco.

Si sentiva incredibilmente stanco.

E debole.

E … finito.

 

-Ad ogni primavera

Tornerà lo splendore

Della piena fioritura

Ma incontrarla o no

È solo dono del destino-

 

-Padre!-

 

Kamigawa rise piano del rimprovero della figlia.

Non le piacevano quei discorsi.

E lui lo sapeva.

Ma…

Si sentiva vecchio.

Stanco.

Finito.

E ora… solo.

I saluti furono veloci.

Appena un accenno di inchino, un bacio a Sakura, qualche parola di circostanza ad “amici” e nobili.

Le solite raccomandazioni, le stesse promesse.

Meglio il silenzio.

Le parole erano diventate un peso.

Qualunque sarebbe stata comunque sbagliata.

Bastava uno sguardo.

Uno sguardo per intendersi.

 

Cerco frammenti

di silenzio, all'ombra d'un

fiore sbocciato.

 

E in un attimo il popolo dell’Est era uscito dalle mura, pronto a tornare a casa.

Lasciando la loro Principessa al nemico.

Lasciando una vittima sacrificale al sacerdote.

Salutando una Sovrana ormai straniera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Allora, per questo capitolo dovete ringraziare i titoli di credito.

Lo so, può sembrare strano, ma è così.

Oltre che Avalon che, dall’ultimo aggiornamento, non fa che stressarmi con “quando aggiorni?”.

Ecco-fatto allora!

E finalmente devo aggiungere.

Se guardate nel mio profilo vi farete un’idea i cosa ho in mente di fare con le mie fanfics ma di una cosa potete stare certi: questa non la abbandono.

E’ un esperimento e voglio spingermi fino in fondo.

Però… pietà!

Ci metto tre secoli a scrivere i capitoli!

Temo che il prossimo aggiornamento non sarà tanto presto… gennaio?

Che idea!

Diamoci un appuntamento!

Allora, prossimo appuntamento a gennaio, va bene?

Dovrei arrivare a pubblicare una volta al mese… spero! XD

Del capitolo, che dire?

Ho paura delle reazioni che potrebbe portare.

Certo non è all’altezza del precedente.

Lo so.

Lo sento anch’io.

Però a me piace.

Perché era “facile” suscitare pathos con un matrimonio. E’ giocare scorretto secondo me.

E’ come voler comunicare gioia descrivendo Tizio che vince alla lotteria o amore descrivendo fiumi, uccellini e nuvolette a forma di cuore.

Questo capitolo, personalmente, lo trovo più “intimo”.

Nel capitolo precedente Sakura era passiva, la sua interiorità e psicologia quasi annullata dai fatti che accadono.

E qui?

Qui accade poco, nulla.

E’ dentro di lei che accade tutto.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Vi assicuro comunque che, il prossimo capitolo (già imbastito, quindi rinnovo la promesse di una prossima pubblicazione il prossimo mese!) avrà molta più azione.

E adesso i ringraziamenti.

Cielo, ho paura delle vostre possibili reazioni!

Vi ricordate ancora di me, vero?

Sono quella che mangiava le tartine al matrimonio!XDXDXD

 

 

Ringraziamenti:

 

 

Red_Lyon: Piacere di conoscerti! Come diceva Cicerone “finché c’è vita c’è speranza”! Allora, sconvolta? Soddisfatta? Fammi sapere! Bacio!

 

Ayashi683: Ecco qui un piccolo prosieguo! Ribadisco che la storia avrà una fine, non so se proprio come la volete voi (me sadica!) ma una fine la avrà! Lo prometto! Bacio!

 

Kirakira90: Sesshy lo amiamo tutte a quanto pare, fare i turni mi sembra complicato… potremmo chiedere a Rosencratz se ce ne crea uno ciascuno! Kamigawa sai, mi fa davvero-davvero piacere che tu l’abbia nominato! Lo adoro come personaggio, mentre Sakura non è proprio la mia preferita, però non dimentichiamo che è giovane e che… ehm… basta farmi fare spoiler! Un bacio!

 

Mizar89: Gli haiku continueranno imperterriti ad animare i pensieri dei personaggi, anche se in certi casi risulta difficile comprenderli. Almeno per me. XD Adesso come stai? E’ da un po’ che non ti sento! Spero di trovare presto una tua nuova recensione! Bacio!

 

Gemellina Dolly: Beh, io conosco un sacco di persone che vorrebbero sposarlo… e Sakura è proprio una stupida nel farsi tante mene mentali! Potevo appiopparla a Totosai invece, scusa! Ha avuto la fortuna di entrare nel futun di Sesshy e si comporta così? Beata gioventù ignorante, certe occasioni capitano solo una volta nella vita! Un bacione!!!

 

Crilli: Seshomamma (ti prego, posso plagiarti? *_* Tipregotipregotiprego…) è una donna forte. Temo di doverla un po’ trascurare nei prossimi capitoli ma, vedi, i novelli sposi mi daranno qualche grattacapo! XD Sakura adesso è un carattere un po’ indeterminato, ma GIURO che riserverà delle sorprese… sì ! E no, non sei complicata. Se sentissi la trama chiederesti che mi internassero! Un bacio!

 

Sesshydil: Anch’io mi sarei buttata senza ritegno!XD Per lui verrei meno alla mia nomea di donna frigida e insensibile! ù_ù Sulla seconda parte della tua recensione ho scritto tre risposte diverse, mi credi? E’ che non voglio e posso anticiparvi niente! Non posso dirvi che… ecco, lo vedi? Lo hai fatto di nuovo! Cattiva!XD Un bacio!

 

KaDe: Memorie di una Geisha non l’ho visto. No. L’ho vissuto. L’ho imparato a memoria. Ho comprato il dvd e l’ho propinato a mia sorella come non mai. XD Spero vivamente che tu non abbia ucciso nessuno per colpa mia! XD Sono sempre più convinta di darmi delle scadenze per postare (la prossima a gennaio) così da non causare disastri epocali! Un bacio!

 

Falcorisoluto: Grazie mille per i complimenti e gli incoraggiamenti! Sesshy lo ama un sacco di gente vedo! Nella prossima fic cercherò di far innamorare tutte di Jaken! XD Un bacio!

 

Flori: Tu sai come esaltare il mio ego. E non è cosa buona e giusta. Per voi. Adesso oltre che il mondo voglio conquistare l’universo! Sì, sono esaltata, e allora? XD Grazie mille per il commento! Bacio!

 

Rosencrantz: Sto raccogliendo adesioni. Ehi, non fare quella faccia! Lavoro per te! Finora ci vogliono quattro Sesshomaru di cui uno moro (e che c’è di male? Vorrei vederlo moro!) E chi meglio di te potrebbe procurarceli? Tanto sai dove andare a cercarli e no, la perdita di un arto non varrà come scusa. Muoviti a scrivere il prossimo libro, voglio leggerlo. E voglio il gatto-fantasma. Ma sto divagando. Beh, che dire? E’ normale parlare a sproposito parlare con gente “importante” nel mondo ficcinaro (spero solo che dietro il tuo nick si nasconda veramente L. M. e non Moccia o sai che figura!XD) Grazie mille per il commento professionale! Spero di trovarne altri! E a te è delegato il gravoso compito di (oltre che procurare Sesshomaru- o Suki- per tutte) controllare l’ic-tudine (Avalon può confermare. Amo fare neologismi) del glaciale demone. Un bacio!

 

Celina: I confetti sono finiti! Ç___ç Li ha mangiati tutti Gemellina Dolly, l’ho vista! Però ho trovato tracce di cioccolata anche sulla maglietta di Valery_ Ivanov… che dici, facciamo un salto nel fandom di Detective Conan e chiediamo aiuto? XDXDXD Un bacio! Adoro le tue recensioni dettagliate!!!!

 

Valery_Ivanov:  *__* Davvero ti sei sostituita a lei? E’ proprio quello l’intento, far identificare noi, povere donnine assetate d’amore (pfff….) con la bella (questo sì) e intelligente (ma non proprio) Sakura! Spero di sentirti presto, un bacione!

 

Darseey: La curiosità che scava il cranio… hai tutta la mia stima. Amo quell’espressione! Che devo fare per averla? XD Anche se temo che, ormai, si arrivata a scavare fino alle ginocchia…XD Mi dispiace! Spero di non averti “persa” o delusa con questo capitolo! Un bacione!

 

Poppi: vicino a Sesshy c'è da prendersi il raffreddore per quanto sia glaciale  giuro, io vi adoro!XD Vorrei fare un collage di tutte le espressioni più belle che lasciate nelle recensioni e appendermelo in camera! A me gli invitati stavano anche simpatici ma tu falli pure fuori. Più tartine per me! XD Un bacio!

 

Ary22: Jaken è tutto tuo! Ho qui un elenco della spesa di gente che vuole Sesshy! Ormai è a rischio inflazione! Spero di sentirti presto! Un bacione!

 

Owarinai yume: Tu chiedi perdono. TU? E io che dovrei fare? Spero solo di trovare ancora qualcuno interessato a questa storia perché capisco che possa sembrare dimenticata da Dio (nella fattispecie, me-autrice. XD) ma GIURO che non è così! Mi perdoni tu? Un bacio!

 

Kaimi_11: Mmm vediamo… è rimasto un fiore marcio del bouquet, va bene lo stesso come ricordino? XD Beh, che dire? Ciao, come va, tutto bene… oh, come sono banale. Comunque ripeto: Sesshy non ha cuore ma è così che ci piace! Anche se adesso, devo ammetterlo, lo sto tradendo con un sacco di gente (immaginaria, ovvioXD) Un bacione!

 

Ayrill: Beh, dopo una reazione così bella dopo il capitolo del matrimonio spero proprio che tu non mi lancerai qualcosa dopo questo! XD Un bacio!

 

Callistas: Beh, domanda difficile. Sesshomaru capirà mai? Chi vivrà vedrà! XD Per la suddivisione dei capitoli mi dispiace ma non so cosa dirti. Prima di riflettere bene e di leggere alcuni vostri commenti lo sapevo. Adesso ho deciso di cambiare la trama, RADICALMENTE, (adesso però mi soddisfa di più!) e non so proprio quanto durerà! Però assicuro che finirà! Ok, rima schifida, lo ammetto. Ma mi volete bene lo stesso, no? XD Un bacione!

 

Miriel67: Mi sento in colpa per il tacco 12… tartina? XD Solo per te, l’ultima rimasta! XD Gentilyoukai… posso adottare anche questo? Voglio adottare le vostre espressioni, vi prego! Sono troppo belle!!! Grazie mille del commento, sono contenta di averti fatto salire su una nuvoletta rosa! Spero solo che tu non sia caduta e ti sia fatta male dopo questo capitolo! XD Un bacio!

 

Uraniaglo: Uao, quanti complimenti! Grazie mille! Beh, aggiornamento fatto alla fine, no? E’ questo che conta… il concetto di presto poi è soggettivo, no? Eh? Eh? Eh? Ok, mi dispiace! Non ho parole per scusarmi! Comunque grazie mille per le belle parole e i graditissimi complimenti! Bacio!

 

Flori: Eccolo qui! ^^

 

 

 

Allora, nell’ordine:

 

-mi sono data martellate sulle ginocchia;

-ho preso a gengivate la parete;

-mi sono sorbita un film orribile che sapevo non mi sarebbe piaciuto.

-varie ed eventuali.

 

Risultato?

 

-ho un martello in meno;

-ho abbattuto la parete della camera e mia sorella vuole compostamente uccidermi;

-ho fatto strani incubi con uova e piante grasse mutanti;

-mi odio.

 

Perché dite?

Per il mostruoso ritardo.

Vi chiedo scusa.

Vi capisco se non recensite per ripicca, se vi siete dimenticate della storia, se siete arrabbiate.

Comunque la storia la continuo, sappiatelo!

E vi ringrazio davvero, davvero per le bellissime parole.

No, non prendete sotto gamba questi ringraziamenti.

E’ stato leggendo i vostri commenti che ho deciso di cambiare trama. Prendendo idee e dicendomi “Beh, se piace così tanto devo dare il meglio di me!”

Quindi questo ritardo è anche colpa vostra in fondo in fondo… (*Lete cerca di scaricare i suoi sensi di colpa sugli altri).

 

Che dire?

Spero che qualcuno si ricordi di me (cioè spero che qualcuno si ricordi di Lete… XDXDXD Oddio! Devo dirla ad Avalon questa!) e che non mi disprezziate troppo.

 

Le verdure marce nella cesta verde, quelle ancora buone nella cesta gialla, grazie.

 

Grazie davvero.

 

 

Lete

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Jaken tossicchiò

Jaken tossicchiò.

Aveva gli occhi lucidi e sentiva la gola diventata improvvisamente secca.

Eppure…

Non stava sognando.

La sua Padrona era lì, di fronte a lui.

Lo aveva chiamato nel suo appartamento.

Lui!

Proprio lui!

Tanti anni di onorato servizio presso Padron Sesshomaru allora erano stati notati!

La sua fedeltà era nota in tutto il palazzo!

 

-Jaken, dovrei farti una domanda…-

 

Il demonietto s’inginocchiò per terra più volte, biascicando un ringraziamento per l’onore che gli veniva concesso.

Qualunque cosa.

 

-Sei… sei da tanto al servizio di… di Sesshomaru, giusto?-

 

Il demonietto accennò di sì con la testa iniziando un infinito racconto sul loro primo incontro.

Sakura rise, nascondendo il sorriso dietro il ventaglio.

Era impacciata.

La domanda che gli avrebbe posto di lì a poco sarebbe stata certamente giudicata strana.

Però…

Sentiva di doverlo chiedere.

Doveva chiederlo a qualcuno.

E Jaken era la persona giusta.

 

-Jaken… tu saisai se….-

 

Respirò un paio di volte cercando di prendere faticosamente fiato.

Non era una cosa facile.

Il demonietto pendeva visibilmente dalle sue labbra, così inginocchiato al suolo e con la schiena flessa, ma il collo alzato in trepidante attesa.

 

-…sai se mio marito ha avuto… ha avuto delle “compagne”?-

 

Si fece aria ripetutamente con il ventaglio.

Si sentiva avvampare ma sperò che il trucco coprisse il rossore delle guance.

Gli occhi acquosi di Jaken la fissavano tremanti e increduli.

Era una domanda molto, molto delicata.

E a lui…

A LUI era stato concesso di rispondere!

Si schiarì la voce con qualche colpetto di tosse e gonfiò fiero il petto.

 

-No no mia Signora, in tutti i miei anni di onorato servizio a fianco di Padron Sesshomaru non ho mai visto nessuna femmina interessarsi al Padrone…-

 

Certo, il fatto che Jaken non la avesse vista non voleva dire che non ci fosse.

Però…

Doveva sapere…

Un incredibile numero di ipotesi le si erano affacciate alla mente in quel primo periodo del matrimonio…

L’incredibile rispetto che Sesshomaru le aveva mostrato la prima notte di nozze e i giorni seguenti fino ad allora non poteva essere casuale.

Doveva esserci dell’altro…

E secondo Sakura quell’altro poteva essere solo una femmina.

 

-Ne sei certo?-

 

Jaken annuì con forza.

 

-E neanche lui si è mai interessato a… a “qualcuna”…?-

 

Sesshomaru non la degnava di uno sguardo dentro la loro stanza…

Non le aveva mai chiesto nulla se non durante quelle riunioni dove dovevano presenziare insieme.

Certo, adesso era impossibile evitarsi.

La maggior parte del tempo la trascorrevano assieme.

Ma…

Non c’era alcun interesse da parte di lui, alcuna attrazione.

Eppure era lì, sua Moglie, a completa disposizione…

In tutti i sensi…

Obbligata a esaudire ogni desiderio, ogni capriccio senza opporsi in alcun modo…

Aveva un potere assoluto…

Eppure non lo usava.

Doveva esserci certamente qualcun’altra!

Una giovane che occupava i suoi pensieri così intensamente da soggiogare la libidine del Sovrano.

Jaken scosse la testa.

Il Padrone era interessato unicamente alle guerre, ad accrescere il suo potere, a ingrandire il Regno…

Sakura sbuffò.

Si era immaginata ben altra risposta.

Un amore difficile, magari conteso…

Visto però che non la aveva sposata doveva esserci stato qualche impedimento.

Che non fosse corrisposto?

Possibile?

Però allora Jaken si sarebbe accorto della fanciulla…

E se fosse morta?

Se fosse stata la morte a separare i due innamorati?

No…

E perché Sesshomaru non avrebbe usato Tenseiga per riportarla in vita?

Forse… forse non poteva?

O magari era di un rango inferiore e non aveva potuto contrarre le nozze?

Possibile?

Almeno la avrebbe condotta a Palazzo come serva, schiava o amante…

E invece…

Un’idea improvvisa balenò indisponente nella mente della Regina…

Tutto filava…

 

-Un’umana… neanche un’umana?-

 

Sicuramente un’umana!

Certo!

E lo aveva rifiutato!

Era per questo che era proibito agli umani entrare nel Palazzo dei Sovrani dell’Ovest!

Nonostante il rifiuto avesse ferito il cuore del demone, lui non riusciva a scacciarne il ricordo dalla mente e questo gli impediva di amare di nuovo!

Di immaginarsi vicino a qualcun’altra…

Di …

Forse era proprio per questo motivo, per questa ferita che Sesshomaru era diventato un demone così spietato e crudele…

Forse…

 

Sull'incerta via

sbocciano le verità

fatte di nulla

 

La risatina di Jaken la distrasse dai suoi pensieri..

 

-Perdonatemi mia Sovrana, ma l’unica umana che si è avvicinata abbastanza a Padron Sesshomaru e è ancora viva è Rin…-

 

Sakura si grattò la testa confusa.

Vero anche quello.

E poi la teoria non reggeva.

Era da secoli che c’era questa assurda regola contro umani e mezzi-demoni.

Era una tradizione delle Terre dell’Ovest.

 

-C’è forse qualche problema Padrona?-

 

Sorrise ricominciando a sventolare il ventaglio.

 

Frugo l'oscuro

cercando sensazioni

oltre il tempo

 

-No! No! Assolutamente Jaken! Solo… ero curiosa di conoscere meglio il passato di mio marito e nessuno meglio del suo servitore più fedele poteva aiutarmi…-

 

Jaken gongolò a quelle parole.

Apposta…

Non poteva certo svelare il vero motivo della sua curiosità.

Sarebbe stato compromettente per entrambi.

Eppure…

Eppure qualcosa doveva esserci.

Che fosse… un ragazzo?

Sbattè un paio di volte gli occhi a quell’idea.

Sarebbe stato… assurdo.

E era… imbarazzante…

Imbarazzante pensare …

Pensare che suo marito…

No, impossibile.

Il ragazzo in questione sarebbe diventata una guardia del palazzo.

Visto che non poteva essere un umano…

Che razza di idea!

Però…

Ma allora chi era questo tanto odiato Inuyasha?

Perché non poteva praticamente venire nominato?

 

-Jaken, avrei un’ultima informazione da chiederti… -

 

Jaken gonfiò ulteriormente il petto, temendo di scoppiare. Quello era troppo. Troppo per lui, piccolo demone. Non avrebbe mai pensato che la sua Padrona potesse davvero trattarlo a quel modo. Quale onore!

 

-Chi è Inuyasha?-

 

Il demonietto a quel nome si contorse nel suo posticino, fissando con gli occhi il tatami, combattuto

Aveva velocizzato il respiro e lanciava occhiate sfuggenti alla porta per accertarsi che non entrasse nessuno, per paura che qualcuno avesse udito quel nome.

Chi poteva mai essere?

 

-Altezza, Padron Sesshomaru non vi ha mai parlato di… di …di lui?-

 

Sakura scosse la testa e si avvicinò al piccolo demone, curiosa.

Forse avrebbe parlato…

Forse almeno questa sua curiosità sarebbe stata soddisfatta.

Forse avrebbe saputo finalmente chi fosse.

 

-Padron Sesshomaru non vuole che se ne parli ma… ma voi siete la Regina, approverebbe che ne veniste a conoscenza… o forse no?-

 

Sakura toccò con la mano quella verde e rugosa del demone-rospo, facendolo sussultare.

 

-Certo che approverebbe… si sarà dimenticato di parlarmene… ma sono certa che se dovesse, affiderebbe a una persona fidata come te questo compito…-

 

Jaken sorrise, sempre più sulle spine.

Ma sembrava convinto a parlare.

 

-Vede Altezza, Inu…-

-Sakura.-

 

Le sohjo si spalancarono di colpo, lasciando vedere l’imponete figura del Sovrano.

Jaken si appiattì contro il pavimento, mentre Sakura si alzava al suo richiamo.

Aveva come la strana sensazione di aver dimenticato qualcosa.

 

-La riunione.-

 

La riunione?

La riunione!

 

-Mi dispiace Sesshomaru! Arrivo subito!-

 

Tutti quei pensieri e quelle idee le avevano fatto dimenticare ogni cosa.

Anche l’appuntamento con i generali!

Sesshomaru guardò di sfuggita Jaken mentre a moglie lo salutava e la precedette lungo il corridoio.

Sakura non potè non notare che aveva una schiena larga.

Era bello.

Fiero.

Altero.

Potente.

Ma anche…

Freddo.

Scostate.

Vendicativo.

Assassino.

Possibile che ci fosse qualcuna nel suo cuore?

Possibile che l’amore per qualcun’altra gli impedisse di approfittare di lei?

Che fosse solo bontà d’animo la sua?

Che il Sovrano di un popolo guerriero avesse un cuore?

 

-Tutto bene?-

 

Si era voltato e aveva notato i suoi occhi vuoti vagare per una parete del corridoio.

Aveva dei bellissimi occhi ambrati.

Belli.

Ma… inespressivi.

Totalmente freddi.

Gelidi.

Superiori.

 

-Sì… scusa.-

 

Sorride timidamente.

Possibili che due occhi così sapessero anche amare?

Sembrava che mai un sentimento del genere lo avesse toccato.

Mai fosse stato colpito da qualcosa di così profondo?

Possibile che non sapesse provare dei sentimenti?

La certezza che non c’era nessun’altra prese il sopravvento sulle altre nella sua mente.

Soddisfazione o delusione?

Non avrebbe saputo dirlo.

Né avrebbe saputo spiegarsi perché la rispettava fino a tal punto.

Ma…

La determinazione nello scoprire qualcosa di più riguardo il marito, cresceva in lei.

Non lo odiava più.

Anzi.

Ne era incuriosita.

Ne era stimolata.

Ne era stuzzicata.

Ne era attratta.

 

 

 

-… non dubitatene, perorerò la vostra causa presso mio marito. Abbiate fiducia nel vostro Sovrano.-

 

Con un sorriso gentile le Nobili Dame si allontanarono, lasciando la Regina sola nella stanza.

Sakura sbuffò per poi sedersi stancamente per terra.

Fatica.

Stanchezza.

Spossatezza.

 

Occhi stanchi

guizzano, sospirano.

Giacinti sbocciano

 

Era da tutto il giorno che riceveva le mogli degli alti ufficiali per sentire le loro richieste, scambiare due chiacchere o sentire distrattamente i finti elogi delle dame.

Ma sorrise a tutte.

Sì, perché era felice.

No, forse non felice.

Ma serena.

Serena per la piega che aveva assunto la sua vita e quell’”infelice” matrimonio…

Sesshomaru, nonostante ormai fosse già inizio estate, continuava a “ignorarla”.

Ed era meglio così.

Ormai aveva acquistato tutta la sua fiducia.

Completamente.

Quell’atto di controllo che ogni sera dimostrava nella loro stanza aveva conquistato il rispetto di Sakura.

Certo, non poteva innamorarsi di lui.

Sarebbe stato ridicolo.

Falso.

Sbagliato.

Ma poteva provare affetto verso di lui?

Verso suo marito?

Verso l’uomo che l’aveva costretta a sposarlo?

Strano, ma… sì.

Affetto, non ancora forte come quello che la legava a Toryu e a Ami, né minimamente paragonabile a quello che provava per il padre ma…

Non troppo forte.

E non totale indifferenza.

Quante volte aveva cercato di dare un nome a quel sentimento!

Ciò che provava per i suoi compagni d’infanzia era amicizia, per il padre era affetto filiale, per suo marito…

Per suo marito?

Cosa provava veramente lei per Sesshomaru?

Scosse la testa.

Che rispondere?

Rispetto?

Era quello ciò che Sesshomaru provava per lei?

Era quello che lei provava per Sesshomaru?

No, non semplice rispetto.

Da quando si erano sposati la vicinanza era stata praticamente continua e dovuta.

Ma…

Non così fastidiosa come si aspettava.

No.

Sesshomaru l’aveva aiutata molto in quel suo nuovo ruolo di Regina straniera.

Certo, con la sua solita freddezza, ma le era stato vicino.

A modo suo.

Anche solo un gesto, una parola, un’occhiata.

E Sakura, vedendo come gestiva il regno, si sentiva più vicina a lui.

Vedere come teneva all’esercito, come teneva al suo popolo e come teneva alla sua terra lo rendeva più… più… umano.

Più simile a lei.

Più vicino.

E certamente anche Rin con il suo eterno elogio al Sovrano le aveva fatto scoprire un nuovo Sesshomaru.

Che fosse la ragazzina a esaltarne le caratteristiche o che fosse Sakura a non vederle?

Certo era che, ormai, le terre dell’Ovest non sembravano più tanto ostili quanto l’anno prima.

Sì, era serena.

Sapeva di aver fatto la cosa giusta.

Così come sapeva di essersi sacrificata per una buona causa.

Sapeva di aver salvato Haru.

Sapeva di essersi condannata per sempre.

Ma sapeva anche che doveva farlo.

Doveva.

Era in pace con se stessa.

Un unico rammarico.

Che Haru fosse così distante.

Già, lontana e irraggiungibile.

Almeno con il corpo.

Ma non con lo spirito.

Ogni volta che poteva, facendo attenzione a non essere vista, alzava lo sguardo oltre il giardino, sopra le mura che delimitavano il palazzo, attraverso le praterie e le selvagge foreste dell’Ovest fino alle colline verdeggianti, ai canti dei minatori, al profumo di sale della sua terra…

Haru.

Un nome sempre presente nella sua mente.

Come dimenticarlo?

Un misto di immagini e sensazione.

Nostalgia.

Struggente.

Tormentosa.

Appassionata.

Quanto le mancava suo padre…

E gli amici…

Sorrise tristemente, asciugandosi le lacrime nel kimono…

Già …

Haru

Chissà com’era ridotta la sua terra.

Dopo il matrimonio e l’annessione del Regno alle Terre dell’Ovest gli attacchi dei Pirati delle isole si erano fatti più frequenti.

Con timore ormai aspettava la lettera mensile, quella formale, che annunciava le novità economiche, la situazione sociale e…

E i morti per gli scontri.

Avrebbe preferito una pugnalata a quei momenti.

Nomi di amici d’infanzia, veterani, compagni del padre…

Gente che era accorsa alle sue nozze così tanto contestate, che avevano affrontato quel lungo viaggio per farle sentire il loro appoggio.

Feriti.

O…

Morti.

Sacrificati per la loro terra.

E una fitta più lancinante era dovuta alle date degli scontri.

Molti giorni prima.

Magari quando era intenta in una discussione di corte.

O quando si vestiva per una cerimonia.

O quando discuteva con Sesshomaru.

Intanto gli uomini della sua terra morivano.

Cadevano come le foglie d’autunno.

 

Dagli alberi

cadono le foglie ma

L’amore resta

 

 

Certo le perdite erano state irrilevanti rispetto a una battaglia contro l’Ovest che li avrebbe sterminati tutti.

Però…

Anche una sola perdita era troppo.

Sesshomaru aveva mandato numerose truppe a difendere i territori e sembrava che, nonostante l’astio iniziale, le parole di Sakura nella lettera di presentazione avevano permesso ai soldati dell’Ovest di integrarsi abbastanza in quella terra.

Ma…

Il terrore che giungesse la notizia della…

Della…

Inghiottì a fatica, incapace perfino di formulare quel pensiero…

La… “mancanza” del padre sarebbe stata…

Scosse la testa evitando di completare la frase.

Non voleva pensarci.

Non doveva pensarci!

Dalle ultime lettere di IzumyKamigawa non stava bene.

Anzi.

Peggiorava.

Ogni giorno di più.

Il viaggio e l’ennesimo abbandono della figlia erano stati strazianti.

Il suo corpo non aveva retto.

Ma il suo spirito continuava a lottare.

Lui era un guerriero.

Il più valido che avesse mai conosciuto.

Non si sarebbe arreso così facilmente alla malattia.

Mai.

E anche lei doveva fare lo stesso.

Il peso di non essere a Haru a lottare con il suo popolo non era indifferente.

Anzi.

Il pensiero di non essere al capezzale del padre durante le sue crisi era opprimente.

Ma…

Sapeva di fare qualcosa per Haru.

Sapeva che stava salvando la terra per cui la madre aveva dato la vita.

Stava aiutando il padre a combattere.

Era la figlia di un nobile soldato.

Non doveva arrendersi.

Kamigawa doveva essere fiero di lei.

Sua madre doveva essere fiera di lei.

Tutta Haru e la sua gente dovevano essere fieri di lei.

Era difficile certe volte.

La nostalgia si faceva insopportabile.

Grave.

Dolorosa.

Se solo però fosse potuta uscire da quelle mura…

Da quanto non camminava libera in un prato?

Da quanto non vedeva l’orizzonte sconfinato davanti a lei, non ostacolato da mura, anche se difensive?

E il pensiero che non sarebbe più uscita…

Il pensiero che quelle mura sarebbero state la sua sicurezza e la sua prigione…

Per sempre.

Per tutto il futuro.

Sospirò.

Sarebbe stato bello,anche solo una volta, una volta, poter uscire di nuovo.

Scacciò quel pensiero.

Aveva altro da fare.

Doveva gestire il Regno.

Stare al fianco del marito.

Aiutare la sua terra in quel modo.

Le sohjo si aprirono lente e la verde figura di Jaken fece lentamente capolino.

Sakura gli diede il benvenuto con un sorriso.

Le faceva bene passare un po’ di tempo da sola.

Pensare e rimuginare fra sé e sé.

Pensare a Haru.

Alla famiglia.

La faceva sentire meno sola.

Il demonietto guardò ammirato la sua Regina.

Parlò piano, gracchiando le parole che uscivano tremanti dalla sua bocca.

 

-E’…è arrivata una... una lettera per i Regnanti… un… un messo aspetta… sta aspettando la … la risposta, giù, nel cortile interno…-

 

Sakura, incuriosita, prese la lettera dalle mani grinzose del demone, accarezzandogli una spalla in segno di ringraziamento.

Non aveva mai visto prima quel sigillo.

Né quello strano tipo di carta di riso, rosata.

Profumava di buono.

Di fresco.

Di vivo.

Di libertà.

 

 

 


Quei corridoi non le erano mai sembrati così lunghi.

Né aveva mai avuto tanta voglia di rivedere suo marito.

Sakura girò vorticosamente l’angolo, inseguita dalle voci delle Dame che la pregavano di rallentare.

Non era consono per la Regina correre nei corridoi del Palazzo!

Anche se ormai la madre del Sovrano non avrebbe più potuto dirle niente!

C’era n protocollo da rispettare!

Protocollo…

Quella parola riaffiorò lontana nella sua mente.

Protocollo?

Non poteva rispettare alcun protocollo!

Non in quel momento!

Non con quell’ansia gioiosa nel cuore.

Con quella titubanza.

Con quell’ardore.

 

-Sesshomaru!-

 

Quasi si era dimenticata dove stesse dando udienza.

Quelle sohjo sembravano dannatamente tutte uguali!

Rallentò cercando piano di riprendere fiato.

Eppure doveva essere lì, da qualche parte…

Lento, il frusciare di una shojo.

Eccolo.

Fiero.

Altero.

Inafferrabile.

 

-Che sta succedendo?-

 

Quel rumore era fastidiosissimo.

Passi e grida che rompevano l’austera solitudine del nobile palazzo.

Chi mai si permetteva…

La demone si avvicinò di slancio, fermandosi vicinissima a lui.

Poteva sentire sul petto il suo respiro.

Accaldato.

Ansioso.

Impaziente.

Ridacchia imbarazzata.

Come aveva potuto avere paura di lui?

La certezza che non le avrebbe mai fatto del male si era insinuata spinosamente nella sua mente.

Una certezza basata sul nulla.

Su considerazioni.

Su pensieri.

Forse una speranza.

 

Se ami il seme

della speranza, in te

è primavera.

Se stringi il seme

della speranza, sei tu

la primavera.

 

Eppure quello sguardo gelido e quel volto marmoreo non le facevano più paura.

Sapeva che poteva uccidere.

Lo aveva visto.

Sapeva che era il suo padrone.

Sapeva che era un assassino.

Sapeva che era uno spergiuro.

Eppure…

Perché era così?

Cosa lo aveva reso così?

Era nato come guerriero o lo era diventato?

Era diventato rispettoso o lo era sempre stato?

No, forse non lo avrebbe mai amato…

Ma di certo lo avrebbe considerato un amico.

Avrebbe cercato di capire cosa lo turbava veramente.

Forse più per curiosità.

Forse più per affetto.

Ma dietro quell’ambra inconsistente c’era qualcosa che non sapeva definire.

Ancora.

 

-Devo parlarti! E’ arrivata questa lettera e…-

 

Sesshomaru mosse appena lo sguardo verso la stanza.

Un fruscio di seta e uno dei generali sparì richiudendo la porta.

Sakura si zittì improvvisamente, imbarazzata.

 

-Oh… scusa, credevo che la riunione fosse finita…-

 

Il demone alzò appena un braccio e le ancelle appena giunte scomparirono in un pigolio di sussurri.

 

-E’ successo qualcosa?-

 

Sempre così, freddo e scostante.

Ma…

Ma quella domanda era anche premurosa.

O forse era lei che stava cercando qualcosa che in realtà il cuore del sovrano non conteneva?

Sakura sorrise.

Non avrebbe dovuto interrompere la riunione.

Sapeva che lui non voleva tranne che per cose importanti.

Ma lei era comunque la Regina e valeva certamente più di qualsiasi generale facilmente rimpiazzabile.

Sempre sorridendo, gli porse la lettera.

 

-E’ arrivata questa…-

 

… e aveva sconvolto la sua giornata.

Il demone alzò appena un sopracciglio prendendo la pergamena e scorrendola veloce con gli occhi.

Ansia.

Timore.

Speranza.

Sakura osservò gli occhi del demone muoversi veloci sugli ideogrammi eleganti.

Niente.

Nessuna reazione.

Eppure appena aveva capito il reale significato di quella parole si era ripromessa di convincerlo.

Ad ogni costo!

Era una piccola speranza, un piccolo spiraglio di libertà.

Sesshomaru gliela restituì velocemente.

Impassibile.

Imperturbabile.

Statico.

Rimase immobile a fissarla.

 

-Andremo?-

 

Una voce timida.

Un pigolio sommesso.

Una preghiera.

 

-Vuoi?-

 

Non che gli interessasse veramente ciò che voleva.

Aveva già preso la sua decisione.

Ma voleva sapere come mai tutta quell’ansia.

Esagerata.

Come i suoi occhi limpidi e freschi che sostituirono l’eterno velo di malinconia con una luce di gioia.

 

-Voglio allontanarmi da palazzo… e lo vuoi anche tu.-

 

Già.

E quell’offerta, quell’invito di andare a visitare la Regione dei Laghi, parte settentrionale del regno dell’Ovest era una via di fuga perfetta.

Respirare di nuovo libertà.

Sentire il profumo dell’aria.

Sfuggire a quegli sguardi indagatori e a quelle moine da palazzo.

Sfuggire agli obblighi di corte.

Evadere dalla realtà.

O meglio, viverla in un modo diverso.

Fuori dalle mura.

 

-…e poi è tradizione che i Regnanti si rechino in quella regione. E’ un confine molto instabile e perseguitato da lotte intestine con popolazioni di umani ostili. La presenza della coppia regnate rincuora certamente gli animi delle guardie e rafforza il potere ai confini!-

 

Glielo aveva accennato la Madre del Sovrano poco dopo le nozze, durante un consueto the.

Ma lei non aveva creduto.

O forse, non ci aveva veramente pensato.

In fondo, altre cose erano prioritarie allora.

 

-Può essere rischioso.-

 

Sorrise.

Sentiva che anche lui lo voleva.

Lo percepiva.

Anche se non aveva mutato espressione.

Anche se non aveva fatto trasparire alcuna emozione.

Anche se non aveva cambiato tono.

 

-Ma potrebbe essere la nostra unica occasione di uscire da questo palazzo per molto tempo…-

 

Sesshomaru continuò a fissarla imperterrito.

Ricordi.

Lontani.

Confusi.

E adesso…

Dolorosi.

 

Rincorro luci

suoni e sensazioni

dentro me stesso

 

Eppure…

Bisognava andare.

Gli attacchi dei ribelli erano frequenti e minavano la stabilità del Regno.

Non poteva permettere che proprio la regione che aveva dato i natali a sua Madre si staccasse dal Regno.

 

-Faremo questo viaggio.-

 

Un ordine.

Che sapeva di concessione.

Ma anche di patto silenzioso.

Anche di sentimenti condivisi.

Di voglia di libertà.

Di ansia di fuga.

Sakura sorrise, cercando di trattenere un’emozione che non provava da molto tempo.

Lo fissò con gli occhi lucidi e umidi.

Felici e riconoscenti.

Sinceri.

 

-Quello che tu fai,

quello che desidero,

coincidono!-

 

Si allontanò gioendo.

Un viaggio fuori dalle mura.

In una terra simile a Haru.

Lontano dal protocollo e dai curiosi che venivano a palazzo per conoscerla.

Lontano dai finti complimenti dei nobili.

Lontano dai ricatti della Suocera.

Lontano.

Liberi.

Sereni.

Forse.

 

 


Sakura rise.

Senza un motivo.

Così, spontaneamente.

Liberamente.

Sinceramente.

Senza la rigida etichetta di corte a correggerla.

Senza impegni politici.

Senza obblighi.

Scostò di nuovo la tendina della carrozza.

Il sole illuminava un paesaggio sempre più collinare.

Rise di nuovo.

Era davvero fuori!

Fuori da palazzo…

Da quanto tempo ormai?

Troppo.

Chiuse piano gli occhi, cercando di far cessare il martellare esagerato del cuore.

Uno spruzzo di felicità nel grigio della vita che la attendeva.

Scosse la testa.

No, non ora.

La magia del paesaggio che lento mutava al loro passaggio era troppo preziosa perché fosse sprecata con tristi pensieri.

 

-E’ un vero peccato che Rin non sia venuta con noi…

 

Sesshomaru alzò piano la testa.

Socchiuse gli occhi cercando di veder meglio l’immagine della demone illuminata dal sole che entrava prepotente dallo spiraglio alzato della tenda.

Piccolo squarcio di luce nell’ombra della carrozza.

Non avevano parlato dalla partenza.

Che dire?

Di cosa parlare?

Che discorsi si fanno fra coniugi?

 

-Meglio così…-

 

Laconico.

Come al solito.

Enigmatico.

Un rebus difficile da sciogliere.

Praticamente impossibile.

Perché solo lui conosce la realtà del presente.

Il dolore del passato.

La certezza del futuro.

Sesshomaru non era per niente convinto di quel viaggio.

Lo aveva subito, come un obbligo.

Un’imposizione.

Una via di fuga.

Ma adesso… le certezza via via svanivano.

Ma non per lui.

Per lei…

Sakura si voltò sorridendo.

Perché sorrideva?

Il Sovrano voltò lentamente lo sguardo, tornando a fissare uno spazio indefinito nell’oscurità della carrozza.

 

-Perché?-

 

Già…

Perché Rin non era potuta venire?

Sakura aveva continuato a chiederselo da quando suo marito le aveva negato il permesso.

Ma perché?

Alla fine era stata convinta a rimanere per stare con la Regina –Madre, altrimenti sola a palazzo…

Ma Sakura aveva capito che questo non era il reale motivo.

E allora perché?

Probabilmente la Regina voleva farli restare soli fuori da palazzo…

Sperando…

Sperando nel…

Nel concepimento dell’erede, favorito dall’allontanamento da obblighi opprimenti e nervose riunioni…?

Sakura allargò il sorriso.

 

-Sono sicura che si sarebbe divertita…-

 

Già, Rin si divertiva con poco.

Niente.

Nulla.

Eppure, adesso, sembrava chiedere qualcosa.

E Sesshomaru temeva quella richiesta.

Anche se adesso era cresciuta.

Anche se ormai era adulta.

Non la avrebbe lasciata andare con quell’umano.

Quello sterminatore…!

O forse sì…

Anzi, certamente sì…

Perché mai impedirglielo?

Non era il padre.

Non era il fratello.

Non era nessuno per lei.

Così come lei non lo era stato per lui.

Eppure…

 

-Sesshomaru?-

 

Sakura si avvicinò al marito, sedendosi proprio davanti a lui.

Era rimasto zitto, ma non era questo ad averla fatta preoccupare.

Era la sua espressione.

Pensierosa.

Dubbiosa.

Strana sul suo volto.

 

-A cosa pensavi?-

 

Appena un sussurro sulla labbra.

Una discussione tranquilla.

L’inizio di un dialogo fra marito e moglie.

L’inizio di un dialogo fra due sconosciuti.

 

-Nulla di importante.-

 

Già…

C’era da dubitarne?

 

-Manca ancora molto per arrivare?-

 

Curiosità.

Ansia.

Attesa.

Sakura non sapeva molto sul luogo dove si stavano recando.

Solo il minimo.

Era chiamata “la regione dei laghi” e aveva dato i natali alla Regina-Madre.

Era una terra di confine, zona preoccupante per l’aspetto sociale.

Numerosi erano gli scontri che si svolgevano fra indipendentisti e guardie reali.

Quanto le aveva parlato di quella terra la Regina!

Erano state particolarmente vicini in quei giorni…

Forse più di quando Sakura era arrivata alla corte dell’Ovest, ma in questo caso, non per protocollo o etichetta.

Solo… solo per parlare.

Per aiutare.

Era molto cambiata la Regina da quando non aveva più il suo ruolo.

L’isolamento al quale era stata costretta in una zona remota del Palazzo, la perdita del titolo e la silenziosa presenza, ormai praticamente inutile.

Sakura abbassò gli occhi.

La Regina.

Che figura enigmatica.

Spesso si era chiesta che sentimenti nutrisse per il figlio.

Si scambiavano sempre poche parole, anche prima delle nozze.

Brevi frasi di protocollo o necessarie per lo scambio di qualche informazione.

Nient’altro.

Non li aveva mai visti parlare veramente.

Certo, non che s’aspettasse particolari slanci d’affetto.

Sapeva che il protocollo dell’Ovest vietava la manifestazione pubblica dei sentimenti.

Non era certo come ad Haru, quella terra definita selvaggia per la libertà di chiamare per nome il sovrano, di affezionarsi a mezzi-demoni e umani, di provare sentimenti.

Era questo, forse, che determinava la differenza fra i due popoli?

Era meglio e più consono forse che fra Madre e figlio fosse costruito un muro di vetro?

Era normale che non parlassero?

Però…

In effetti Sesshomaru non parlava “molto” in generale, non solo con la Madre.

Ma…

Perché?

Che fosse davvero solo per il protocollo?

O che fosse successo qualcosa fra loro?

Sesshomaru si sarebbe comportato così anche di fronte al potente Inutaisho?

E la Regina?

Le aveva parlato spesso in quei giorni della sua terra.

Parole veloci.

Stizzite.

Indifferenti.

Ma con lo sguardo languido e malinconico.

E Sakura al suono di quelle parole, aveva sorriso di nascosto, senza farsi vedere, per paura che la Regina-Madre non concludesse il suo racconto.

E si rivedeva, in quei sogni di terre lontane, mentre ricordava Haru.

Eppure, era così strano vedere la Regina, fredda e distaccata, sospirare nostalgica sulla tazze di the fumante, qualche giorno prima che Sakura e Sesshomaru partissero.

Era stata lei chiedere quell’incontro senza specificare il perché.

Ma…

Ce n’era bisogno?

Sakura sorrise al ricordo, catturando senza saperlo lo sguardo indagatore di Sesshomaru.

Già, era logico.

Voleva parlare.

Mostrarle la sua terra, la sua patria, con gli occhi nostalgici di quando la lasciò, giovane, per sposarsi.

Sakura aveva ascoltato tutto il racconto in silenzio.

Curiosa.

E felice.

Perché adesso vedeva un altro lato della Regina che mai avrebbe immaginato esistere.

Anche lei era stata timorosa alla partenza.

Anche lei aveva sofferto per il distacco dalla patria e dai cari.

Anche lei si struggeva nella malinconia di non poter più tornare nella sua terra.

Però…

Lei adesso era felice e sicura di quello che aveva ottenuto.

La notizia che era stata scelta fra le candidate quale sposa del potente Inutaisho aveva provocato un’incredibile gioia nel regno, oltre che nella diretta interessata.

Eppure no, neanche lei aveva mai visto il marito prima delle nozze.

Ma aveva tanto sentito parlare di lui.

E non lo temeva.

Ne era anzi affascinata.

Certo quella scelta aveva avuto chiara valenza politica.

Una Sovrana dalla Regione dei Laghi avrebbe incrementato la sicurezza in quella terra e limitato le battaglie con la popolazione sottomessa.

Però

Sakura trattenne di nuovo il fiato.

Non avrebbe mai dimenticato l’espressione del viso, lo sguardo, la piega delle labbra della Sovrana nel dire quel però

Senza terminare la frase.

E Sakura non le avrebbe certo chiesto di andare avanti.

C’era dell’altro.

C’era stato dell’altro.

Ormai lo aveva capito.

Ne era certa.

Anche se quel nome tanto famoso fuori da palazzo, veniva così raramente pronunciato al suo interno, era quella la parola che riecheggiava nella stanza densa di aromi.

Nessuno sguardo è paragonabile a quello di un vecchio che pensa all’innamorata morta.

Sakura lo sapeva.

Lo aveva studiato per anni quello sguardo negli occhi di suo padre, cercando di interpretarlo.

La fronte senza rughe, le tempie molli, la bocca socchiusa in un timido sorriso, gli occhi languidi e lontani.

In questi momenti il vecchio Kamigawa pensava a lei, a sua Madre.

E la stessa espressione aveva visto sul volto di quella Regina altera e indifferente.

Stava pensando a lui.

Stava ricordando lui.

Forse il loro primo incontro.

Forse una litigata.

Forse un momento di intimità.

Però…

Era durato un attimo.

Il volto della Regina si era rabbuiato subito, in un’espressione indecifrabile per la giovane Sovrana.

Odio?

Rabbia?

Rancore?

Gelosia…

Quest’ultima si fece largo poco alla volta nella sua mente, per affiorare solo in quella carrozza, a diversi giorni di distanza da quell’incontro.

Sakura alzò la testa, incontrando gli occhi freddi di Sesshomaru.

Gelosia…

Di chi?

Possibile?

Possibile che in un matrimonio combinato possano nascere dei sentimenti di amore?

Possibile che la Regina fosse gelosa del marito sposato per convenienza?

No.

Era impossibile…

Come al solito aveva galoppato troppo con la fantasia.

Aveva fantasticato su quella misteriosa famiglia di cui era entrata a far parte fin dal primo momento.

Le sue attenzioni prima si erano completamente rivolte a Sesshomaru ma, non ottenendo soddisfazione per la sua curiosità, si era spostata sulla Regina, e poi su Inutaisho, senza mai tralasciare il marito.

Avrebbe voluto sapere di più, molto di più.

Ma sentiva che non era un argomento facile.

Non doveva esserlo.

E Sesshomaru certo non ne avrebbe parlato volentieri.

E lei non avrebbe insistito.

Certo, avrebbe fatto attenzione, avrebbe continuato, con discrezione, a indagare, ma non avrebbe forzato una confessione.

Piuttosto, sarebbe stata presente se fosse stato necessario.

Già… ma come dirglielo?

Sorrise al marito, scuotendo la testa.

Una risata leggera, dettata dall’impossibilità di quel dialogo.

Era impossibile comunicare fra loro.

Del tutto.

Sesshomaru alzò un sopracciglio, incurante.

Proprio non capiva a cosa stesse pensando.

Però sapeva che non glielo avrebbe chiesto.

C’era una sola cosa che Sakura poteva fare per lui, per ringraziarlo della sua “mancata” attenzione.

Fargli sapere che c’era.

Nonostante le incomprensioni, l’odio, l’incertezza.

C’era.

Ma come?

Come farglielo capire?

Come parlargli?

 

un sorriso e una parola gentile non si negano mai a nessuno…

 

Già… questa era stata la filosofia di vita di sua madre e grazie a questa aveva sempre gestito il suo ruolo di Regina con attenzione e cura.

Devozione.

Forse eccessiva.

Cosa avrebbe fato sua madre?

Un sorriso, certo, ma poi?

Parlare?

Sì, poteva essere…

E di cosa?

Di qualunque cosa…

Come?

Naturalmente…

Nonostante tutto?

Sì, nonostante tutto.

Nonostante il patto non rispettato, nonostante il matrimonio, nonostante il suo carattere…

Parlare.

Anche se sentiva già da subito che non avrebbe ottenuto nessun aiuto da parte sua.

Però era necessario.

Tornare a parlare con lui, come con qualsiasi altra persona.

Smettere di fingere.

Dimenticare le regole troppo rigide del protocollo.

Tornare a essere se stessa.

 

-Tu sei già stato nella Valle dei Laghi, giusto?-

 

Una voce leggera, uno sguardo indagatore e un sorriso curioso.

E una domanda sconveniente.

 

-Sì.-

 

Sesshomaru voltò lo guardo fuori dalla finestrella e, con un gesto secco, tirò la tendina impedendo agli ultimi raggi di sole di entrare.

E, soprattutto, ai loro sguardi di uscire.

 

...senza di te

si perde il sole

fra i vuoti di

malinconia

 

La portantina ritornò dell’ombra, illuminata raramente dai bordi delle finestre.

Basta passato.

Basta ricordi.

Sesshomaru sapeva che doveva fare quel viaggio.

Sia per il bene dell’Ovest sia per il suo.

Per ragioni politiche e per voglia di libertà.

Anche se l’unico modo per uscire senza destare sospetti era proprio quello di tornare in quel posto.

Pieno di ricordi.

Gli ultimi ricordi.

Ecco, come inizio era proprio pessimo.

Aveva sbagliato domanda, ne era certa.

E la sua reazione era stata una conferma più che sufficiente.

Oltre a ombra, di nuovo silenzio.

 

-Da quel che ho visto, deve essere una bellissima regione! Anche la Regina me ne ha parlato in modo entusiasta! Allora, com’è? Sono davvero curiosa! Puoi descrivermela?-

 

Facendo parlare lui, non avrebbe certamente sbagliato domanda.

E forse, parlare di qualcosa di oggettivo avrebbe tranquillizzato gli animi.

 

-Presto saremo arrivati.-

 

Modo distaccato per dire “lo vedrai da sola”.

Sakura sbuffò.

Nonostante tutta la sua buona volontà, non avrebbe risolto niente!

Ma non era colpa sua!

Era suo marito che non collaborava!

Parlare, certo, era una buonissima idea… ma di questo passo rischiava di fare un monologo!

E certo Sesshomaru non apprezzava chi parlava troppo o a sproposito.

Però…

Avrebbe continuato così.

Oltre che essere certa di poter costruire un rapporto con lui grazie alla comunicazione, era anche certa di poter ritrovare se stessa sotto tutte quelle regole e convenzioni.

 

 

 


Primadiuccidermilasciatemispiegare!

Auff.

Allora, mi sono sopravvalutata.

Decisamente.

Gennaio?

Sì, dell’anno prossimo però.

XD

Il fatto è che mi sono successe un sacco di cose belle (è la scusa più ridicola che abbiate mai sentito, alla fine lo ammetterete!) e non ho avuto il tempo.

Vi espongo quali sono stati i miei piani d’azione:

*benvenuti nella mente contorta di Lete*

  1. Prima di Natale: aggiorno durante il periodo di esami perché tanto sono a casa e non devo andare in facoltà.

OVVIAMENTE no, non vado a pensare che devo studiare se devo passare gli esami. Mica sono intelligente, io! XD

2        Dopo gennaio: avrei dovuto aggiornare. Avalon, perché non ho aggiornato? “Perché hai appena finito gli esami e sembri una larva in andropausa”. Ah, giusto. (nota: Avalon è stata più gentile ma il succo del discorso era quello).

3        Dopo febbraio: aggiorno durante il periodo di università così scrivo quando non sono a lezione.

OVVIEMENTE infatti i libri si iniziano a riassumere da soli, sono dotati di vita propria. E il codice penale basta metterlo sotto il cuscino la sera per poi ricordarsi tutti i capitoli a memoria la mattina. L’ho già detto che non sono intelligente?

3        Vacanze di Pasqua: che bella quest’idea su HP! Avalon che ne pensi? E poi ho pensato anche alla trama della seconda e della terza parte! E betami questa originale, per favore, mi è venuta in mente prima e l’ho scritta di getto. Avalon (anima pia e santa): “Sì, sì, ma… Armi e Petali?” … Cosa? Chi? Ohmondocicoria! Come volevo andare avanti! Ah sì! Ma non è una bell’idea! E se facessi così? O cosà? COSI’I’I’I’! Mipiacemipiacemipiace! Dove ho messo i libri sugli Haiku? Come erano scaduti e li hai riportati in biblioteca? No che non avevo preso giù la segnatura, mica sono intelligente!

4        Maggio: non passerò mai l’esame… non passerò mai l’esame… non passerò mai l’esame… tanto vale riprendere a scrivere fanfic! XD

 

Bene.

Adesso ho deciso di non darvi appuntamento.

Anzi sì.

Appuntamento al prossimo aggiornamento, spero prima della pensione.

Beh che dire del capitolo?

E’ finito il periodo della “fidanzamento” e inizia il periodo del “matrimonio”.

Un nuovo ciclo insomma.

Dove i due, in un modo o nell’altro, dovranno avvicinarsi.

In particolare in questo capitolo inizia la parte della “regione dei laghi”.

Accadranno cose importanti, lo giuro!

Basta spoiler però adesso, dedichiamoci al presente.

Personalmente sono MORTA dal ridere nel fare la prima parte.

Ok, sarò matta, ma ultimamente sto amando il personaggio di Jaken (ho una mente perversa, lo so. Anzi, Avalon lo sa meglio di me. XD) e la prima parte è interamente dedicata a lui.

Davvero. Penso che ci sarebbe molto da criticare su quella parte ma, personalmente, la trovo molto realistica.

Sakura ci metterà un po’ ad abbandonare i pregiudizi (li abbandonerà? Propongo una campagna anti-abbondono pregiudizi XD) e quindi, ovviamente, lo strano comportamento del Ghiacciolo la sconcerta.

Certo però quel gesto così inaspettato qualcosa ha smosso.

Amore?

Naaah!

Troppo presto.

Però… qualcosa c’è.

Diciamo che la situazione si è sbloccata.

La seconda parte invece serve per dare un’idea generale di come si sta svolgendo la vita a palazzo. E’ passato del tempo, i due regnano, il grande cerchio della vita continua a girare come una rondella di liquirizia.

Scusate la metafora.

Ho fame.

Ovviamente alcune cose sono cambiate, altre sono rimaste uguali, altre ancora sono in divenire.

Poco alla volta dovremmo stracciare il velo di Maya (non il velo di Sesshomaru, pervertite!) e scoprire tante cose nuove, stile sorpresina dell’ovetto Kinder.

Ho davvero fame.

Ormai il cibo del matrimonio è tranquillamente incamerato nelle mie cosce.

La parte finale anche, mi è piaciuta tutto sommato.

Immaginarsi lì, in quello spazio stetto, a cercare di chiacchierare con lui è davvero esilarante.

Anche perché Sesshy non aiuta molto la conversazione.

Diciamo che qui, la volontà, era quella di evidenziare lo sforzo di Sakura per comunicare con lui.

Cosa decisamente difficile.

Bene, direi che mi sono auto-commentata a sufficienza.

Come critica direi che forse il capitolo è un po’ statico, ma meno del precedente.

Qualcosa si muove.

Dentro Sakura il suo interesse per Sesshomaru.

Fuori Sakura il viaggio verso la regione dei laghi.

Bene, passo ai singoli ringraziamenti:

 

 

 

Avalon: Ho fame. Ho paura per l’esame. Sono in trepidazione per i commenti (se ci saranno e non mi boicottano per vendetta per aver bidonato l’appuntamento di gennaio). Ti ringrazio per la betatura e ti voglio tanto bene (sì, è una spudorata captatio benevolentiae per farmi dare cibo. Come lo hai capito?) XD

 

Kirakira90: “è la vita cheeeeeee…” ok, mi fermo. Canto in continuazione, come un giradischi rotto e con le casse divelte. Ma questo non c’entra. XD Mi fa piacere che Kamigawa sia piaciuto, è un gran simpaticone e un personaggio importante per la sua “assenza”. Ok, dopo questo ti metto nella lista nera perché mi ispiri lo spoileraggio come poche persone! XD Timidezza?! Cosa essere? XD Sì, non sono un tipo timido, temo che lo si sia capito. XD E il fatto di averti contagiata mi fa piacere! Parole in libertà e Sesshy per tutte! Sakura acerba. Bello. E’ vero. A fine fanfic sarà molto diversa dall’inizio, crescerà e… ma mondo cicoria, vedi!? XD Mi smuovi lo spoiler! XD Intanto immagino che tu non abbia raggiunto i sessant’anni ma, per precauzione, ti regalo una pasta per dentiere per scusarmi per l’enorme ritardo!XD Grazie mille del commento, davvero graditizzimo. Un bacione!

 

Flori: Aggiornare più velocemente non è proprio così facile… mi spiego. Ho avuto davvero un sacco di cose da fare ma, anche, il lavoro dietro questi capitoli è lungo. Sia perché ho delle capacità oggettivamente ridotte sia perché è uno stile molto particolare, non il solito che uso per scrivere. Ergo, ci metto anni a decidere cosa scrivere. Chiedo perdono. Ç_ç Grazie mille del commento! Bacione!

 

Valery_ Ivanov: Niente gabbia invisibile dici? Secondo me, invece, lei crede che adesso, essendo sposata, le cose saranno più facili. Ma non ha idea di cosa ho in mente per lei! XD Grazie mille del commento, un bacione!

 

Poppi: Ecco, adesso mi odierai. XD A me, davvero, quella cosa delle api e dei fiori non l’hanno mai spiegata. Si sono sempre limitati tutti alla cicogna o al bambino sotto il cavolo. Così, ogni volta che uno mi nomina questa fantomatica ape, io cado dalle nuvole. XD Nel senso… prendo un bambino (schifo!), gli faccio fare la domanda “come nascono i bambini” e gli rispondo: “ci sono le api e i fiori” ma… e dopo? XD Come si continua? Illuminami! Sesshy mi fa preoccupare, l’ho messo a bagnomaria ma per il momento non si scioglie. Provo con il forno? Che consigli? XD Grazie mille per la recensione, graditissima! Un bacione!

 

Celina: Contenta di ritrovare l’essere piccino e verde, sempre con lo stesso abito? XDXDXD Maschietti sempre zucconi comunque, concordo. Diciamo che i due iniziano a collaborare ma devono sincronizzare meglio gli orologi, ecco. XD La Lady Batuffolosa è terribilmente presente e ansiosa di diventare nonna, non credere che desisterà. I meteoriti ancora non sono tornati, temo che la grappa per loro sia stata fatale. Pazienza, speriamo che rinsaviscano per la prossima comparsa della Sesshymamma. Grazie mille per il commento! Un bacione!!!

 

Miriel67: Accidenti! Ma cosa avevo messo in quella tartina per farti fare un commento così bello? Le avrò finite? Tu ricordi se aveva un sapore strano? XD *Lete inizia a scodellare sulle note di “La Peppina fa il caffè”. Beh, che dire? Sono abbastanza imbarazzata e adesso, grazie a te, mi è aumentata l’ansia da prestazione da capitolo. E la fame (ma a questo rimedierà Avalon. Spero.). Spero di non deludere con il prosieguo che ho in mente e, se sì, di un commento sincero. Grazie ancora e un bacione!

 

Gweiddi at Ecate: Sakura è la nostra novella Elizabeth Bennet, insomma. XD Stando così le cose lei si può prendere Sesshy, io mi prendo DarcyXD. Diciamo che a me fa stranissimo scrivere “marito” vicino a Sesshomaru. Fa davvero strano. E fa ancora più strano pensare che, una volta, il matrimonio fra sconosciuti era normale. Almeno Sakura e Sesshomaru si sono “un po’” conosciuti prima delle nozze. Ma il titolo di “marito e moglie” farà cambiare le cose fra loro”? Mi-mi-mistero… (Ruggieri. Stasera canto solo quello. XD) Kamigawa è un bel personaggio (viva l’umiltà. XD Per pareggiare i conti dico subito che invece Ami non mi piace per niente) e sono contenta che sia stato così apprezzato da voi. All’inzio avevo paura di fare un padre troppo stereotipato. Speriamo che il suo carattere non mi sfugga di mano! Grazie mille del commento, molto curato e sentito. Un bacione!!!

 

Kaimy_11: Sesshy passivo come sempre. Lui agisce, non parla. Augh. XD Presto però, nella regione dei laghi, avrà molto più spazio, sia per approfondimento psicologico sia per cose da fare. Lo aspettano belle sorprese (alla fine della fanfic mi odierà, lo sento XD). Esatto, a noi piace da cattivo, ma cattivo con gli altri e cuccoloso con noi, no? XD Ecco, mi hai scoperta. In realtà ho ritardato l’aggiornamento perché ero “indaffarata” con il tuo Sesshomaru-da-minaccia.XD Chi ho trovato di meglio? XD Devo fare l’elenco (*viaggio nella camera da letto di Lete e Avalon. Sul mio armadio c’è quello che ho battezzato il mio harem. Prendo le immagini di quei personaggi che mi piacciono e le appiccico sopra. Non sai che goduria al risveglio… XD Ogni tanto, mentre faccio zapping estremo alla tv e becco un personaggio da cartone bello ululo: “Avalon! Harem”. Sì, ho una sorella santa.) Grazie per il commento e un bacione!

 

Sesshydil: Io farei controllare i livelli di estrogeno a Sakura. La sua reazione non risponde ai canoni da Sesshy-fangirl. XD “ nn capisco sesshomaru.. insomma.. xk nn la vuole?? ok il rispetto.. am sembra ke più ke altro abbia qualke problema.. insomma xk nn fa ciò ke deve???” Ho amato questa parte del tuo commento!!! La stessa cosa che pensa Sakura: “sì, ok, sei molto gentile, ma perché???” Sì, in effetti l’imbarazzo per il “come è andata la notte” doveva essere assoluto. Cioè… fatti loro, no? XD Grazie mille per il commento, un bacione!!!

 

Lety Shine 92: (la mia quasi omonima! *_*) Davvero non immaginavi questo esito? EVVIVA! Sorprendervi è proprio quello che voglio. Spero solo che l’incasinatissima trama che ho in mente non sia troppo complicata (cioè, conoscendomi, alla fine potrei anche sbagliare a far accadere i fatti e far risposare Sakura con Jaken. Mi stai dando idee perverse. XD). Ecco qui il continuo della storia! Se ti va, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensi! Grazie del commento e un bacione!

 

Riza Hawkeye: Chiaro esempio da crisi-da-astinenza-da-Sesshy. Prescrivo lettura del capitolo e uccisione dell’autrice. XD Servirebbe a calmare lo stress. XD Però allora non sapreste come andrebbe a finire. Però suvvia, come attenuante posso dire anche che i capitoli sono lunghi? Sì? Vale? XD Grazie per il commento!!! Un bacione!!!

 

Bubukenia: *_* Storia bellissima su Sesshomaru e hai trovato questa? EFP deve far revisionare il motore di ricerca. XD Me imbarazzata! ^///^. Ok, sono sincera. Sto facendo una coda stile pavone per tutte queste belle recensioni! XD Mi è piaciuta la tua definizione di Sesshy e, davvero, spero di cuore di non deludere. Grazie mille del commento! Bacio!

 

Arysan: No, tu sei troppo buona. Qualche accento mancante? Sarebbe da rivedere tutta ex novo invece. Ho trovato anche un congiuntivo che vagava per i cavoli suoi. Della serie: ma dov’ero quando rileggevo i capitoli? Ç__ç Appena avrò un po’ più di tempo correggerò, giuro. Poi… accidenti, che bel commento! ^//^ Mi è piaciuto molto. Più del capitolo, quasi. XD Solo che, dopo queste parole, mi tremano le dita a digitare le loro battute. XD Mi immagini? “Oddio, ma di questo cosa penseranno? No, non è molto fluido? No, questa frase la direbbe un Mylittlepony, non Sesshy. E Sakura? Perché qui sembra una donna a ore?” Però non smettere, se ti va, di commentare. XD E’ davvero troppo piacevole vedere le cose attraverso i vostri occhi! Grazie ancora e un bacione!

 

Elenasama: Aggiornameno effettuato. Spero solo si non aver distrutto l’entusiasmo. XD

 

Bene.

I ringraziamenti sono lunghi quasi quanto il capitolo.

Mi fa piacere però. XD

Grazie ancora a tutti (belli e brutti) e vado a mangiare o azzanno qualcuno- Avalon, nella fattispecie.

 

Bacione!!!

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


No, non si era sbagliata

 

No, non si era sbagliata.

Fiori.

Quello era odore di fiori.

E la luce che entrava dalla porta della portantina ormai aperta era… luminosa.

Che sciocchezza!

Come faceva il sole a non essere luminoso?

E come mai il sole pigro di quel tardo tramonto le sembrava così caldo e sereno?

 

Sole giallo poi

bianca luce di perla.

Inizia il giorno.

 

Forse perché negli ultimi tempi aveva vissuto con un sole artificiale, filtrato dalle mura, dalle sohjo, dalle passeggiate silenziose con il marito e dalle convenzioni.

Eppure quel sole era diverso.

Davvero più luminoso.

Si alzò lentamente dal seggio, reggendosi al braccio di Sesshomaru che, già a terra, la aiutava a scendere come imponeva il protocollo.

Forse il sole sembrava più luminoso alla demone per via di quel vestito.

Il Sovrano aveva una lunga veste bianca, da viaggio, ricamata d’oro.

Ma non erano i colori chiari a renderla luminosa.

Era la stoffa.

Strinse più forte quel braccio, sentendo sotto le dita le canzoni delle filatrici, le chiacchiere dei contadini, le urla dei mercati… Haru.

No, non adesso.

Non ora…

Adesso non aveva tempo per pensarci.

Adesso era nella Regione dei Laghi.

Adesso doveva pensare a quello.

Si guardò attorno, spaesata.

Erano dentro le mura del Palazzo.

Di un altro palazzo.

Ma sempre mura erano.

Di prigione in prigione?

Il paesaggio era poco visibile ma, da qual poco che poteva vedere, era certa che non ci fossero monti nelle vicinanze.

E comunque, presto lo avrebbe visto.

Quella visita era infatti di carattere politico e, con le dovute attenzioni, sarebbe potuta uscire.

Certo, con Sesshomaru e la scorta.

Ma avrebbe potuto visitare quella terra incantata.

Sakura seguì Sesshomaru a breve distanza.

I soldati al loro passaggio si inchinarono devotamente, facendo tintinnare gli scudi e le lance.

La loro visita aveva interrotto lo scorrere della vita quotidiana in quel piccolo mondo.

Sakura sorrise, vedendo una serva rovesciare per sbaglio l’acqua alla vista dei Regnanti dell’Ovest.

Scosse la testa.

Quante inutili formalità!

E Sesshomaru?

Tanto lei continuava a guardare intorno a sé con aria indagatrice e curiosa, tanto il Sovrano teneva lo sguardo fisso di fronte a sé, altero e pensieroso.

Non era cambiato niente.

Quel luogo era rimasto completamente immutato.

Eppure era passato del tempo.

Eppure lui era cambiato.

E lui non c’era più.

Ma il tempo lì era rimasto inalterato.

Sakura trasalì appena.

Un gruppo di figure avanzò verso di loro.

Un demone.

Un generale forse.

Non ne era sicura.

Quelle armature dell’Ovest sembravano dannatamente tutte identiche.

Eppure era probabile che fosse lui il responsabile di quella regione.

Assomigliava alla Regina –madre in modo sorprendente.

I capelli chiari, la camminata sicura, il sorrisino di scherno.

Ma quegli occhi…

Quegli occhi scuri non promettevano nulla di buono.

 

-Benarrivati…-

 

Sakura rimase qualche passo indietro, lasciando che fosse il marito a sbrigare le prime formalità.

Quel demone…

No, non le piaceva proprio.

 

-… e dunque questa deve essere la Vostra incantevole Sposa, mio sovrano!-

 

Sakura sorrise, fissando il marito.

Un piccolo cenno col capo: poteva avanzare.

Raggiunse le due altere figure, sempre sorridendo, ma riservando la sua attenzione soprattutto al gruppetto dietro il demone.

Diverse demoni e una macchiolina in movimento a dare una colorata allegria a quell’aria.

 

-Sono lieta di conoscervi, Sommo Yudachi. L’eco delle vostre abili gesta militari e ponderate decisioni politiche per mantenere il controllo di questa bellissima regione è arrivato fino alle mura del palazzo. E’ un onore per me essere qui oggi a visitare questa stupenda terra che ha dato la luce alla Precedente Sovrana… terre capaci di generare demoni tanto belle e autoritarie non potevano che avere un popolo altrettanto forte e devoto ai suoi sovrani.-

-Davvero un bell’esemplare Altezza…-

 

Sakura alzò il volto di scatto.

Nessuna risposta?

Un brivido…

Rabbia.

Disgusto.

Paura.

Gli occhi ambrati e indagatori di quel generale vagavano senza ritegno sul suo corpo mentre, sordo alla sua voce, parlava con il Sovrano.

Sakura voltò il viso, dubbioso sul da farsi, verso Sesshomaru.

Il protocollo avrebbe imposto a Yudachi di rispondere agli elogi della Regina con frasi retoriche e banali, di elogio alla bellezza e di auguri per il futuro erede, sperando che la sua “prima nascita” avvenisse proprio durante quel soggiorno.

Come al solito, Sesshomaru rimase impassibile.

L’unica persona cui poteva chiedere aiuto era totalmente indifferente a quegli sguardi fastidiosi e insistenti.

Forse era stata solo un’impressione della Regina.

Però…

Però quello sguardo perverso e sfacciato le lasciava brividi lungo il corpo.

Comunque, se Sesshomaru non diceva nulla, voleva dire che non era nulla di grave.

 

-Haru avete detto, sommo Sesshomaru? Dovrò ricordarmene per quando potrò finalmente prendere un’altra moglie…Anzi… mi offro volontario per spedizione in quella terra… un paio di schiave da quella regione saprebbero come rallegrale le mie nottate.-

 

Voleva farla arrabbiare?

Offenderla?

Denigrarla?

Perchè un trattamento del genere?

Non era la prima volta che sentiva parole di offesa verso di lei e la sua terra a causa della sua origine straniera ma…

Perché queste erano diverse?

Non c’era odio o rancore.

Solo malignità.

E il sorrisino di scherno su quelle labbra ne furono la testimonianza.

 

-Haru ormai fa parte dei territori dell’Ovest ormai, generale…-

 

Yudachi strinse le labbra.

Strafottente.

 

-Capitano, Altezza.-

 

Sakura sorrise, aprendo veloce il ventaglio e agitandolo lento di fronte al volto.

 

-Capitano avete detto? Dovrò ricordarmene alle prossime riunioni con i generali. Anzi, mi propongo io stessa come ambasciatrice per aumentare la vostra fama a Corte.-

 

Yudachi contrasse i muscoli, teso.

Stupida donna.

Sakura si avvicinò vaporosa al marito, sfiorandogli appena il kimono candido con una mano. Un gesto apparentemente inutile.

Un gesto interpretato come affettuoso.

Intimo.

Sesshomaru rimase impassibile mentre la demone e il capitano duellavano con gli sguardi.

Guardava il nulla del passato.

Echi di sorrisi.

Ricordi di insegnamenti.

Sentimenti di lui?

Sciocchezze.

 

-Altezza, è un onore per noi ricevervi.-

 

Sakura distolse finalmente lo sguardo dagli occhi perversi del demone.

Una piccola demone dai lineamenti gentili affiancò l’uomo.

Dolce.

Nelle parole e nei gesti.

Umile d’aspetto.

 

-Yasu, non ti ho dato il permesso.-

 

La demone chinò il capo, colpevole.

Una macchiolina colorata attirò l’attenzione dei presenti.

Una manina che stringe il vestito materno.

Un amore che cerca conferma.

 

-Sono lieta di fare la vostra conoscenza.-

 

Sakura si avvicinò alla coppia, impudente.

Era sì la Sovrana, ma chi aveva di fronte era comunque un uomo.

Molti mormorii.

Molte critiche.

Sorrise rassicurante alla donna che, ancora più imbarazzata, chinò nuovamente il capo.

Sakura sorrise, alzando una mano per accarezzare una testolina chiara.

 

-E tu chi saresti?-

 

Il piccolo fissò la demone, curioso.

Storse la bocca.

No, non gli piacevano quei capelli così strani.

Né quegli occhi troppo truccati.

E, soprattutto, non gli piaceva come aveva parlato prima a suo padre, ecco.

Strinse il kimono della madre, nascondendovi il viso.

Affogando l’imbarazzo.

Cercando appoggio.

 

-Rui!-

 

Sakura sorrise del rimprovero della donna.

Una parola dolce, come solo la voce di una madre può essere.

Uno sguardo d’amore, come solo quello di una parte di te può fare.

Sakura tornò eretta, sorridendo al demone di fronte a lei.

Doveva calmarsi.

Doveva sopportare quell’uomo.

 

-Vostro figlio, presumo.-

 

Yudachi sorrise, gonfiando il petto.

Per quanto quell’uomo le fosse sembrato scostante, era pur sempre un padre.

Innamorato del figlio.

Come il mercante della sua pietra.

Il capitano della sua nave.

Lei di Haru.

Sesshomaru di…

Sesshomaru?

 

-Perdonatelo Altezza, non ha ancora imparato il protocollo di corte…-

 

Yasu sospirò attenta quelle parole.

Occhi bassi.

Labbra tremanti.

Paura di dire la cosa sbagliata.

Pudore nel parlare in pubblico.

Imbarazzo e sottomissione.

 

-Rui si allena sui campi di battaglia, non ha tempo per l’etichetta o quegli stupidi formalismi. Diventerà un abile guerriero, ve lo posso assicurare, Altezza. Attendo con ansia il momento in cui potrà inserirsi nel vostro esercito. Per proteggere l’Ovest. Per servire il regno. Per espandere i confini.-

 

Sesshomaru fissò il bambino che, attento a non farsi scoprire, sbirciava curioso quella brutta donna che gli aveva parlato prima.

Quanti anni aveva avuto lui?

Come si sarebbe comportato lui, se avesse fatto lo stesso?

 

-Com’è la situazione?-

 

Yudachi distolse lo sguardo dal figlio, tornando serio.

Sguardo torvo ed espressioni assenti.

Soldato.

Guerriero.

Salvatore.

Assassino?

 

-Ho convocato tutti i soldati, Altezza. Quando vorrete saremo pronti a fornirVi tutte le informazioni necessarie.-

-Subito.-

 

Scappare da quei luoghi era ormai impossibile.

Scappare da quei ricordi era l’unica speranza.

Dimenticare sarebbe stato tradire.

Ma… ricordare?

Ricordare era soffrire.

Meglio ritirarsi.

Non fuggire, quello mai.

Ma c’erano altre priorità.

Altre cosa che erano più importanti.

Che dovevano essere più importanti.

Che erano adesso più importanti di lui.

 

-Sesshomaru…?-

 

Sakura mosse lenta il volto nella sua direzione.

Fronte corrugata.

Labbra socchiuse.

Incertezza.

Doveva andare con lui?

 

-Va’ a riposarti.-

 

Si voltò di scatto mentre il capitano intimava con un inchino le serve e gli eunuchi di fare gli onori di casa.

Sesshomaru camminò fiero verso l’esercito schierato.

Affogando la testa nell’ora, scacciando dal cuore il prima.

Sakura chinò appena il capo, strangolando la voglia di chiedergli il permesso per uscire.

No, non poteva.

Erano appena arrivati.

Lui aveva dato un ordine.

Non l’avrebbe ascoltata.

Anche perché era certa che il suo cuore stesse ascoltando altri suoni.

Di molti anni prima.

 

 

 


-E’ incredibile quanto questo posto mi ricordi Haru.-

Sorrisi.

Sospiri.

Confidenze.

Sesshomaru scostò appena la testa, socchiudendo gli occhi verso il tramonto.

 

-Escluso quell’odioso capitano, certo! Nessun soldato al servizio di mio padre mi avrebbe mai fatto tanta ripugnanza…-

 

Sakura storse la bocca in una smorfia, scacciando il cattivo sapore di quel ricordo.

Sistemò veloce i capelli, sorridendo verso quelle nuvole rosa e pregando loro di salutarle la sua terra quando, fra qualche giorno, avrebbero sorvolato le soleggiate terre di suo padre.

Sesshomaru, come prevedeva, non disse nulla, limitandosi a restare concentrato con lo sguardo oltre la finestra, inseguendo i bagliori degli ultimi raggi che si rincorrevano sul lago vicino.

Dove gli aveva messo in mano una spada per la prima volta.

Ti insegnerò io.

Per quanto tempo?

Diventerai un grande guerriero.

Che senso aveva avuto se poi non poteva vederlo?

Sono qui, non avere paura!

Ma poi se n’era andato.

 

La tua memoria

Con le mie mani afferro.

Carezza al vento

 

-Sua moglie invece è estremamente gentile. E il piccolo Rui...! Secondo me andrebbe d’accordo con Rin, non trovi? Sarebbe bello farli incontrare! Magari nel prossimo viaggio… oppure potresti dire invitare il capitano e la sua famiglia a palazzo, durante qualche cerimonia!-

 

Ridacchiò, nascondendo le labbra dietro il dorso della mano.

Sesshomaru spostò irritato lo sguardo verso la moglie.

 

-Sei noiosa.-

 

Un rimprovero.

Il primo?

Sakura abbassò gli occhi, cercando di nascondere il luccichio di eccitazione.

Si morse le labbra per celare quel sorriso di libertà.

 

Ragazza felice di trovarsi così

ad occhi chiusi

in un giorno primaverile.

 

Corrugò la fronte, sforzandosi di riacquistare quella lucidità che si era ripromessa di mantenere.

 

-Mi spiace…-

 

Scosse le spalle, sperando di non essere vista.

Da quando era tornato dalla riunione con i generali era rimasto muto e cupo, davanti a quella finestra.

E lei invece non era riuscita a tacere un attimo.

Gli aveva descritto le bellissime sale che Yasu le aveva mostrato, la tomba degli antenati, il giardino fiorito e l’albero dove la Regina-Madre era solita riposarsi da ragazza.

E le aveva mostrato anche il programma per i giorni dopo.

Uscite.

Viaggi tutti i giorni.

Al villaggio dei pescatori, alle prime linee dell’esercito, ai nobili, ai borghesi…

Feste in loro onore, cerimonie militari, consigli da regnanti.

Ma fuori da quel castello, fuori dalla vita.

Quegli obblighi le sembravano nulla rispetto all’ansia opprimente che sentiva sempre di dover sopportare nel regno dell’Ovest.

E non avrebbe lasciato che l’eterno malumore di Sesshomaru minasse l’entusiasmo che provava per quei giorni di pace.

Si allontanò di qualche passo dalla finestra, osservando la lussuosa stanza che era stata loro riservata.

Avevano ancora un po’ di tempo prima del banchetto di quella sera ma dal cortile di sotto si potevano già sentire i mormorii dei servi e gli ordini dei nobili.

Sakura non riuscì a trattenere un gemito d’eccitazione alla vista dell’abito che le serve le avevano preparato per la serata.

Accarezzò la stoffa di Haru, chiudendo gli occhi e, pregando, perché suo padre le stesse vicino.

Gli sarebbe piaciuta la regione dei laghi.

Da quel che aveva potuto vedere non tutti i demoni di quel luogo erano cani.

Anzi.

Tranne la famiglia regnante molti nobili dovevano essersi imparentati con altre stirpi.

Non è normale, in fondo, nei luoghi di confine?

Non è naturale e bello?

Incontro di usanze, scambi di costumi.

Confronto di identità.

E quella sera si sarebbe immersa in quella giostra di colori, dialetti, volti!

Come ad Haru, quando si recava con Ami e Toryu al porto, sbirciando con curiosità gli stranieri e prendendo scherzosamente in giro le parole storpiate da marinai.

Lasciò la stoffa, accarezzandola con affetto.

Possibile che Sesshomaru non provasse la sua stessa eccitazione?

Osservò la sagoma del marito, di spalle.

Che cosa lo rendeva tanto triste?

Perché era così scontroso?

Erano fuori, fuori!

Non era anche lui trepidante all’idea di potersi muovere fuori dagli obblighi del palazzo?

Non era sollevato all’idea di potersi finalmente dedicare all’esercito di attacco e non ai generale di strategia?

 

-Che cosa ti turba?-

 

Masticò la malinconia fra i denti.

 

-Nulla.-

 

Sakura appoggiò le spalle al bordo della finestra, intrecciando le dita fra loro.

 

-E’ andato male l’incontro con i soldati? L’esercito non è ben addestrato? O forse ritieni che la situazione ai confini sia più grave del previsto?-

 

Sesshomaru chiuse gli occhi e alzò il capo all’indietro.

I capelli, setosi, lungo la schiena.

La bellezza della morte nei festosi colori della sera.

 

Cose che non lasciano ricordo:

la neve fresca

e lo scoiattolo che salta

 

-Nulla che ti riguardi.-

 

Sakura sbuffò senza neppure fingere di volerlo nascondere.

Aveva deciso di avvicinarsi, si era ripromessa di provare a capirlo, stava cercando con tutta se stessa di non odiarlo.

Perché doveva, doveva esserci in lui molto di più dell’arrogante guerriero e del silenzioso Sovrano.

Doveva esserci il ragazzo che la difendeva alle feste e la rispettava la notte.

Doveva esserci il figlio dell’amico del padre e l’invasore straniero.

Ma come scoprire la parte che si sforzava di celare?

 

-Potrei esserti di aiuto…-

 

Appena un respiro.

Un pensiero sfacciato.

Perché, in fondo, era suo marito.

Perché aveva fatto un contratto e non ne sarebbe venuta meno.

Pian piano, avrebbe rispettato tutti gli accordi che avevano.

La mente, il corpo, il cuore.

 

-No.-

 

Era irritato.

Con lei così allegra.

Con quel paesaggio così gioioso.

Con quei colori così innaturali.

Con quelle voci così indaffarate.

Con quei ricordi così vivi.

Con lui così lontano.

 

La tua assenza

inchioda la mia voce

al suo silenzio.

 

Con se stesso.

Soprattutto con se stesso.

Perché erano passati anni, secoli da quando erano stati lì!

Perché quei ricordi non lo potevano tormentare ancora.

Perché lui era un soldato, un guerriero, non poteva permettersi quella malinconia.

Non poteva essere così debole.

 

-Non avrai molte altre occasioni di essere fuori palazzo, libero da tutti quegli impegni snervanti e da quei viscidi generali. Dovresti approfittarne.-

 

Aveva respirato profondamente prima di parlare.

Aveva cercato di nascondere il nervosismo che le provocavano quel suo atteggiamento distaccato e quelle sue parole offensive.

Sesshomaru aprì gli occhi e li rivolse, taglienti, verso di lei.

 

-Approfittarne?-

 

Non sapeva a cosa stava pensando.

Non sapeva nulla di cosa stesse provando.

 

-Sì.-

 

Sakura tremò.

Come spesso accadeva quando incontrava i suoi occhi, da soli.

 

La luna è là

quella luce m'inquieta gli occhi

inumiditi di cristalli di sogno

 

Fino a che punto sarebbe riuscita a fidarsi di lui?

Fino a punto lei, veramente, pensava a lui come qualcuno di diverso da chi si sforzava di essere?

 

-Siamo qui come Sovrani, non come viaggiatori. Questo viaggio è per obblighi, non per piaceri. Ricordalo.-

 

Sakura si sedette per terra, iniziando a spazzolarsi i capelli.

 

-Sei snervante.-

 

Sesshomaru uscì lentamente dalla stanza, ancora più irritato.

 

-Sbrigati.-

 

Forse stare fra i soldati, ascoltare i loro racconti di guerra ed elaborare strategie di difesa era la cosa migliore.

Creare un muro fra sé e il passato.

Fra ciò che era stato e ciò che era adesso.

Sakura strinse forte il pettine fra le mani, fino a sentirne i denti premere contro i palmi, le dita tremare nervose e le nocche sbiancare di rabbia.

Perché si comportava così?

Se a palazzo era nervoso in questa regione sembrava del tutto intrattabile.

Le serve entrarono lentamente, pronte ad aiutarla nel prepararsi per la festa di benvenuto.

Sakura sospirò, facendosi coraggio.

Perché all’improvviso sentiva svanito tutto l’entusiasmo?

Erano forse bastate quelle poche parole a distruggere le sue speranze?

O, forse, si era resa conto che, per quanto lo desiderasse, non esisteva alcun un modo per avvicinarlo?

 

 

 


Lucciole brillano

tra i rami ritorti

nel buio del bosco.

Sogni intermittenti

che attendono il nuovo sole.

 

Sakura mosse appena una mano, giocando con la luce della piccola lucciola che, spaventata, volò veloce in una zona più tranquilla del giardino.

Uno scalpiccio agitato di passi e un richiamo attento.

Sakura mosse appena il ventaglio, notando la piccola figura di Rui inseguire l’insetto e Yasu, attenta, rimproverarlo.

 

-… credete che sia possibile, Altezza?-

 

Sakura sorrise alla dama di fronte a lei.

La pelle abbronzata, gli occhi tondeggianti, la faccia piena e in fianchi torniti.

Non assomigliava per nulla alla dinastia dei demoni-cane.

La dama, fremente, passava continuamente il ventaglio da una mano all’altra mentre, incapace, cercava di nascondere l’ansia.

 

-Sono desolata. Sono certa che al sovrano avrebbe fatto piacere incontrare suo marito ma il programma del capitano Yudachi non lo prevede…-

 

Il ventaglio vibrò, per poi cadere a terra.

La nobile si scusò accoratamente, si chinò a fatica e lo raccolse tremante, porgendo le sue scuse per aver osato fare una richiesta tale a sua Altezza e per quel suo comportamento increscioso.

Sakura sorrise, afferrandole la mano ancora tremante.

 

-Intercederò per voi con mio marito. Sono certa che riuscirò a convincerlo.-

 

Il volto della donna si illuminò scompostamente mentre la testa, imbarazzata, improvvisava inchini e la bocca abbozzava ringraziamenti.

Sakura si sentì felice.

Quella donna così poco abile nel gestire l’etichetta la faceva sentire incredibilmente a proprio agio.

Yasu l’aveva presentata come la moglie di un vecchio generale, rimasto gravemente ferito durante gli ultimi scontri al confine.

La moglie aveva chiesto, timidamente, se ci fosse una qualche possibilità per il marito di vedere il Sovrano, l’uomo per cui si era battuto e aveva quasi dato la vita.

La moglie del capitano le raggiunse poco dopo, sgridando sottovoce il piccolo Rui che, stoicamente, fingeva di ignorare la sbucciatura che si poteva vedere attraverso la stoffa rotta dell’elegante abito.

Sakura sorrise, sincera, nascondendo le labbra dietro il ventaglio, lasciando vagare gli occhi verso quel mangiatore di fuoco in fondo al giardino, verso le danzatrici dall’altra parte, fino ai giocolieri che, dopo l’esibizione, bevevano stanchi un sorso d’acqua dal pozzo dei servi.

 

-Avrete sete, Altezza. Prego, bevete!-

 

Yasu le porse con un inchino un piccolo bicchiere.

Sakura accettò, bevendo a piccoli sorsi il the che Yasu le porse. Una specialità del luogo, aveva detto. Fatto con piante uniche, aveva aggiunto.

Ma a lei tutto quella sera era sembrato speciale e unico.

Era bastato immergersi in quella farandola di luci e colori per dimenticare lo scambio di battute con Sesshomaru.

Per sentirsi più vicina a Haru.

Perché, a quella festa, i bambini giocavano composti in un angolo, le bevande venivano sorseggiate in piedi, le dame sventolavano i kimoni troppo caldi per quelle serate estive.

Certo, ad Haru la confusione sarebbe stata maggiore. Poteva immaginare i canti dei marinai ubriachi, il gioco di sguardi fra i giovani, i piani di Ami per intrufolarsi nelle cucine, l’imbarazzo di Toryu nel riconoscere così importanti capi dell’esercito, gli sguardi ammonitrici di Izumy per le loro risate troppo acute.

 

Magicamente

gira una trottola e

fonde i colori.

 

Ma andava bene anche così.

Accarezzò lenta il bicchiere, sorridendo alla nobile che, sudata, si appoggiava a un albero lì vicino.

Sì, a Haru sarebbe stato tutto migliore. Però a palazzo una cosa del genere era impensabile.

Come era impensabile che la Regina- Madre provenisse da una regione di confine così liberale rispetto all’etichetta di corte.

 

-Oh, ecco il Sovrano e Yudachi!-

 

Yasu trattenne Rui per un braccio, impedendogli di correre dal padre e guadagnandosi un’occhiata astiosa e lacrimante.

 

-Sommo Sesshomaru è davvero uno splendido demone…-

 

La nobile si tamponò la fronte con la manica del kimono, sorridendo a un gruppo di mogli di militari che, imbarazzate, stavano cercando il momento giusto per avvicinarsi alla Sovrana.

Sakura passò veloce lo sguardo sulla figura del marito, per poi sorridere incoraggiante alle nobili del luogo, invitandole ad avvicinarsi.

Non lo vedeva da inizio festa, quando era stato indirizzato verso l’area del giardino riservata ai soldati.

E non le era dispiaciuto.

Non vedere quel volto così impassibile per qualche ora avrebbe certamente giovato al suo umore.

Però, adesso che lo rivedeva, sentiva quella perversa curiosità assalirla nuovamente.

Come poteva sembrare così solo anche in quel momento?

Circondato da soldati, mescolato alle armi, immerso nel suo mondo.

 

Qui, sotto il cielo, la Luna

che continuamente svanisce verso ovest.

Una lunga storia di solitudine.

 

Perché sembrava sempre così lontano, così assorto?

Annegato nei suoi pensieri, ancorato al nulla.

Cosa lo turbava?

 

-Assomiglia molto al nobile Inu-Taisho, vero?-

 

Sakura voltò appena la testa verso la donna che aveva parlato, iniziando a farsi delicatamente aria con il ventaglio.

Non si sentiva pronunciato spesso quel nome, a Palazzo.

 

-Oh sì, me lo ricordo!-

 

Yasu si abbassò, porgendo del the a Rui che, dopo aver annusato con attenzione il contenuto della tazzina, arricciò il naso verso la madre.

 

-Oh, un demone così affascinante…!-

 

La nobile portò una mano al cuore, sospirando nel ricordo dei tempi passati.

Sakura vagò con lo sguardo su quelle donne, invidiosa.

 

L'uccello in gabbia

osserva, invidioso,

la farfalla.

 

Perché quelle nobili conoscevano cose che lei non poteva sapere.

Perché sentiva quelle donne più vicine a un passato in cui lei non c’era e in cui lui, forse, era diverso.

Che sciocca.

 

-Il nostro Sovrano ha preso così tanto dal padre, sia come demone che come soldato. Dovrete essere fiera di lui.-

 

Sakura stiracchia le labbra, sforzando un sorriso e chinando il capo.

Davvero il Sommo Inu Taisho era così?

No, non poteva crederlo.

Suo padre non avrebbe mai permesso a un giovane sottoposto alle sue cure di diventare così freddo e distaccato.

Un’altra donna aprì il ventaglio, nascondendo le parole che voleva pronunciare.

 

-Sua Altezza doveva essere molto unito al padre. Mio marito prima mi ha confidato che la spada che il Sovrano tiene al fianco è un dono del potente Inu Taisho.-

 

Le altre dame aprirono agitate a loro volta i ventagli, nascondendovi sospiri sorpresi e versetti agitati, per poi osservare con malcelata indifferenza il Sovrano.

Sakura accettò la tazzina portale da Yasu che, composta, le strizzò l’occhio con aria complice.

Pensava forse che fosse gelosa dell’attenzione di altre donne sul proprio marito?

Pensava forse che le desse fastidio vedere altri occhi innamorati sulla sua figura?

E dire che, in realtà, era invidiosa della conoscenza che quelle vecchie nobili avevano del passato della famiglia regnante dell’Ovest.

 

-Oh, sì! Quella spada… me ne aveva parlato anche mio marito! Tessaiga, se non erro…-

 

Sakura trasalì appena.

Tessaiga

L’aveva nominata il fabbro, Totosai, durante il loro unico incontro.

E poi…

 

-No! Non era Tessaiga!-

-Sst! Abbassate la voce! Volete far irritare il Sovrano?-

-Tetsuia, Tenseia…-

 

M'immergo negli abissi

dei ricordi tra i mormorii delle ombre

e la tempesta di lacrime.

 

-Tenseiga!-

-Esatto!-

-E Tessaiga allora?-

-Deve essere quella di Inuyasha…-

 

Inuyasha.

 

-Oh, adesso basta! Non avete un minino di rispetto per la nostra Sovrana?-

 

Yasu mise minacciosa le mani sui fianchi, forzando il suo volto dolce in una smorfia cattiva.

Le dame a quel nome si zittirono immediatamente, chinando il capo in segno di scuse verso Sakura, guardandosi l’un l’altra, colpevoli, e mormorando scuse.

Ancora quel nome.

Inuyasha.

 

-Che cosa sapete di lui? Di… Inuyasha?-

 

Le dame si guardarono l’un l’altra, spaventate.

 

Mi sento male:

non so se ho già saputo

di non sapere.

 

-Parlate pure senza timore. Non riferirò nulla al Sovrano.-

 

Le donne si avvicinarono di più a Sakura, guardandosi attorno con circospezione e controllando con cura che i mariti non le ascoltassero o non si insospettissero per quel comportamento così intimo con la Regina.

Anche perché, ricevere una richiesta così intima dalla Sovrana era motivo di grande prestigio!

 

-Vedete Altezza…-

-Sì! Inuyasha!-

-Quando il Sommo Inu Taisho venne qui…-

-Due! Due spade! Tessaiga e Tenseiga!-

-Tessaiga è di Inuyasha!-

-Lui…-

-Sakura.-

 

Sakura rabbrivì, voltandosi di scatto.

Sesshomaru, in piedi alle sue spalle, la scrutava gelido.

Che avesse sentito?

 

-Oh, Sesshomaru! Temevo che Yudachi ti avesse rapito!-

 

Abbozzò un inchino e stiracchiò un sorriso mentre, con la coda dell’occhio, vide il sorriso maligno del capitano che, con parole violente, allontanava la crocchia di nobili.

 

-Stavo parlando con quelle donne e… oh! A proposito! Vorrei che esaudissi un mio desiderio…-

 

Inghiottì a fatica, cercando di decifrare qualche indizio negli occhi inespressivi.

Che fosse irritato per quei discorsi?

O forse era una sua impressione?

Era solo stanco per il lungo viaggio e l’intensa giornata?

 

Brucia la rabbia

il vento scuote

gli occhi tuoi irati

 

-Quella nobile mi ha detto che il marito, un tuo generale, è rimasto gravemente ferito durante gli ultimi scontri…-

-E’ impossibile che voi lo possiate visitare, Altezza.-

 

Sakura guardò sorpresa Yudachi che, strafottente, si avvicinò alla coppia, seguito da una silenziosa Yasu e da un mite Rui.

Come si permetteva di interrompere un discorso fra i Sovrani?

Per una volta rimpianse l’etichetta esagerata del Palazzo.

 

-I vostri incontri sono già stati tutti pianificati. Incontrerete chi è meritevole del vostro interesse, mia Sovrana.-

 

Sakura strinse i denti, cercando di contenere la rabbia per quel sorriso superiore e quel tono canzonatorio.

Cercò un aiuto in Sesshomaru che, a pugni chiusi, continuava a fissarla impassibile.

 

-Sono certo che il Sovrano potrà fare un’eccezione per un soldato così valoroso da rischiare la propria vita per il suo Regno…-

-Rischiare la vita?-

 

Yudachi rise scompostamente, facendo allontanare di qualche passo Yasu che, costernata, alzò gli occhi verso la Sovrana per poi riabbassarli, colpevole.

 

-Un soldato valoroso non rischia la vita in battaglia. Un soldato valoroso vince la battaglia. Che senso ha che il Sommo Sesshomaru omaggi un perdente della sua presenza? Certo, non richiedo però che una femmina possa capire le logiche militari… Ehi, Yasu! Sei stata forse tu a presentarle quella vecchiaccia arrivista? Scommetto che è tutto un piano della vecchia grassona per ingannare la nostra ingenua Sovrana-

 

Sakura si inumidì le labbra, pensierosa.

Perché Sesshomaru non interveniva?

Avrebbe lasciato che un capitano, un capitano qualunque si rivolgesse a lei in quel modo?

Yasu pigolò delle scuse, stringendo la mano di Rui fra le proprie e abbassandosi in un profondo inchino di fronte al marito.

 

-Sesshomaru, posso chiedertelo come favore personale?-

 

Ormai non era più una discussione su un vecchio morente.

Ormai era una questione politica.

A chi il Sovrano avrebbe prestato fede?

Al capitano reggente la regione dei laghi o alla moglie?

A chi avrebbe dato più potere?

A chi avrebbe dato ascolto?

Chi era più influente sulla sua persona?

Sasshomaru assottigliò gli occhi, voltando la testa verso un gruppo di invitati che, sottovoce, stavano diffondendo il racconto di quanto era avvenuto.

Quel nome risuonava ancora fra i cespugli del giardino.

Inuyasha.

 

-Va’ in stanza.-

 

Sakura spalancò la bocca mentre Yudachi gonfiava il petto.

 

-Sesshomaru?-

 

Incredulità.

Sorpresa.

Sgomento.

I mormorii si diffusero veloce, le notizie passarono veloci di bocca in bocca.

Sesshomaru, altero, le voltò le spalle.

 

-Va’ a prepararti per la notte.-

 

Sakura si sentì avvampare.

Rabbia.

Imbarazzo.

Delusione.

 

Sterile il prato

gelato da una pioggia

d’indifferenza.

 

-Il Sommo Sesshomaru ha ragione! Su, via! Andatevene donne! Lasciate il resto della serata agli uomini! Avrete più tardi le attenzioni che chiedete!-

 

Yudachi strattonò lontano Yasu che, dopo un ennesimo inchino e una scusa, si mise in disparte nel prato, salutando le altre nobili che rincasavano e organizzando il lavoro delle serve del palazzo per aiutare la Sovrana.

Sakura inghiottì la frustrazione, rimanendo con lo sguardo fisso sulle spalle del marito che, indifferente, aveva ricominciato un discorso con un sergente dell’esercito.

Chiuse la bocca, alzò il mento, sospirò.

A passi lenti e con le spalle larghe s’incamminò verso le porte del palazzo, nascondendo le lacrime d’umiliazione.

 

Offesa.

Tradita.

Spezzata.

 

Molte menzogne,

ansie, paure e litigi.

Brevi piaceri...

 

-Spero che la serata sia stata di vostro gradimento, Altezza.-

 

Non degnò di uno sguardo la risata volgare dell’uomo, avvicinandosi al gruppetto di donne che, pigolanti, la attendevano impazienti.

 

________________________________________________________________________________

 

Ok, questa volta sono stata brava.

Nel senso che sono in ritardo non per gli esami (nooooo…) ma a causa della specialistica.

Sono una specializzanda.

Tremate.

Ho paura anch’io quindi non rischiate nulla. Ancora.

E poi ho trovato nuove, entusiasmanti passioni.

E ho nuovamente ed entusiasticamente contagiato Avalon.

E “psicopatico” è la parola del giorno.

Il mio obiettivo (oltre a quello di conquistare il mondo) è inserirla in ogni recensione.

Sì, sono fuori di testa.

Sì, non me ne faccio un problema.

Sì, voi dovreste.

 

 

Kirakira90: *Lete avvista Kirakira, cerca di sterzare ma si ricorda che è su una barca e che quindi non può sterzare. Poi si ricorda che viva in un paesino che le invidia solo Heidi e si domanda cosa ci faccia una barca. Poi si rende conto che stiamo parlando di lei e che quindi sì, anche una barca sulle Ande è cosa buona e giusta. Poi si convince che, a dirla tutta, piuttosto che un vecchio galeone cigolante preferirebbe un peschereccio perché lì ci sarebbe cibo. Poi però pensa che sul vecchio galeone potrebbe esserci un tesoro (o magari Jack Sparrow. Lui e il tesoro sono interscambiabili). Poi si rende conto che è capace di andare avanti per ore sparando cavolate e che quindi è meglio finirla perché si è ricordata di dover rispondere a una recensione senza far chiamare la neuro*. Ciao! (XD) Oh-oh… ho di nuovo nominato cibo. Risalgo sul peschereccio per sicurezza? XD Uhm… niente mazza ferrata, sono salva! *-* Potrò continuare a fanghirlare sul fantasma dell’opera,  spararmi serie tv improponibili e maltrattare i giovani con fra si come “ai miei tempi la Disney era migliore! ancora per un po’! (ehm… sì, ogni tanto studio anche. No, non devo tornare sul discorso esami. Mi fa male. ç-ç) Sakura finalmente pare più matura e guarda un po'? Il principe non la calcola e lei si fa i complessi! Tipico di noi donne. E’ vero! E’ vero! Siamo delle psicopatiche al riguardo! “Oddio, mi guarda! Ma che vuole questo? Crede di meritare la mia attenzione? Sciò! Pussa via! Ehi, perché adesso non mi guarda più? Chi si crede di essere? Pensa di trovare una meglio di me in giro?” XDXDXD Ok, mi fermo qui o ti spilero qualcosa. Devo fare il vaccino contro di te, sallo! XD Comunque, tanto per i saluti… cioccolato? Condividi endorfine! Condividi endorfine! (che ho scoperto essere contenute anche nei piselli. Necessito di cioccolato ai piselli. Aiuto! XD)

 

Miriel67: Ecco il prosieguo del viaggio. Ma non mi sembra sia andata molto bene, che dici? XD Sakura inizia le sue ricerche ma, ammettiamolo: come detective fa proprio pena. Sesshy è decisamente freddo ma… mi sono divertita a descrivere il primo litigio da sposini! *-* Le dinamiche di coppia mi lasciano decisamente perplessa (mia madre: “ogni tanto ci vuole una litigata per mantenere vivo il rapporto!”. Se il mio rapporto dovesse morire, vi prego, NON rianimatelo.) Sicura poi che nelle tartine non ci fosse nulla? Se vuoi io e Kirakira stiamo iniziando un commercio illegale di cioccolata ai piselli, vuoi unirti a due psicopatiche come noi? XD

 

Gweiddi at Ecate: Accidenti, che bella recensione! Sì, come dici tu prima ci sono state le radici, poi il fusto ma… possiamo dire che in questo capitolo si è rotto un ramo? Certo l’albero non cade ma qualcosa è cambiato. Vedremo come continueranno quei due. Certo, la loro storia non è molto normale. Però… uccidere Kamigawa? Uhm, scusa ma non posso spoiler are nulla. Mi cucio la bocca su di lui. Anche se sto pensando a uno spin-off dove shippo kamigawa con Sesshymamma! XD Sarebbe simpatica come cosa, no? Psicopatica, dici? Beh, forse hai ragione. Comunque fammi sapere cosa ne pensi di questa piccola “potatura” del rapporto, sono davvero curiosa!

 

Lety Shine 92: Ehm… ancora non ti ho accontentata però… beh, forse, un giorno, in un futuro, dopo aver guardato che impegni ho sull’agenda… XD Comunque Sakura e Sesshomaru escono, sì. Anche se, più che di libertà, io parlerei di un trasferimento di cella. XD Si avvicineranno? Beh, l’intento di Sakura era proprio questo ma fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare (e, nello specifico, io su un peschereccio). Un grazie infinite per la recensione e un saluto psicopatico dalla folle marinaia (o marinata *-*) delle montagne! XD

 

Sesshydil: Lol! Ok, io sarò psicopatica, ma anche tu non scherzi! una battuta, lo giuro! XD) Contatto fisico fra quei due? Ehm… sì, dopo che si saranno riconciliati anche a livello verbale vedremo. XD Relazioen inu-sesshy??? Intendi relazione tipo fratello/fratello o relazione yaoi? No perché, se la risposta è yaoi devo deluderti. Questa non sarà una fanfic yaoi. Giuro. Inuyasha ci sarà. Prima o poi, almeno, arriverà! XD Fra i due ci sarà il “solito” complicato rapporto ma non cercheranno di… ehm… “non-dormire”. Giuro! XD

 

PetaloDiCiliegio: *-* Una quasi omonima di Sakura. *-* Ho paura! XD Grazie mille per aver accetta di seguire questa mia follia psicopatica! Un saluto!

 

Kade: *-* Ok, dopo questo non continuerò più. Accartoccerò i miei fogli, li metterò in un tritarifiuti e, per sicurezza, metterò il tritarifiuti nel tritacarne e poi brucerò il tutto. Sono in ansia da prestazione! Diventerò psicopaticamente impotente, me lo sento. In senso figurato, ovvio. Eh, che dire adesso? Grazie per i complimenti? Non me li merito? Ringrazia Avalon che mi ha coinvolta in questa passione per gli haiku e le fanfic? Non scriverò oltre per non deludere le tue aspettative? Ok, ho deciso. Riassumo tutto con un immenso GRAZIE.

 

Kaimy11: LOL! Ok, è ufficiale. La fanfic sarà anche decente ma le vostre recensioni sono insuperabili! *-* Le amo! Mi hai fatto troppo ridere (e se fossi in te m preoccuperei. Sentirai la mia psicopatica risata nelle orecchie per tutta la vita). Sesshy in questo capitolo non è stato muto. Però forse sarebbe stato meglio, non credi? XD

 

Adelhait:Swish! XD Uh, hai scelto l’orologio della collezione 2011? Io se fossi in te prenderei il modello 16: psicopatici-ma-innocui. XD Per il ritardo nella recensione non mi pronuncio perché la mia filosofia è “l’importante è che arrivino” (no, non sto ASSOLUTAMENTE parlando anche dei capitoli, che credi? XD). Grazie mille per i complimenti!

 

Avalon: Uhm… ho aggiornato. E non te lo avevo detto. Ma adesso tu sei immersa nel magico mondo dell’insegnamento con un branco di teppisti che ti seguono e ho creduto che tu avessi già abbastanza problemi! Temo per la tua incolumità fisica, davvero. E per la mia psichica, ovvio. Ma quella non c’è mai stata, quindi non è un problema, giusto? XD Ah, un’ultima serie di parole in codice: polipetto, Erik, CM e psicopatico-psicopatico! XD Spero che nessuno provi a decifrare questo codice o l’FBI mi contatterà per decriptare i messaggi subliminari della pubblicità della Coca-Cola. Ta! XD

 

Bene. Sono riuscita a scrivere psicopatico in ogni recensione.

Mi sento fiera e realizzata.

Ok, no, non mi sento fiera e realizzata.

Mi sento più psicopatica di prima, ma tant’è.

Ho un dubbio.

Ho risposto a tutti?

Se la risposta è no (come la coscienza di una delle mie personalità multiple mi sta suggerendo) scrivetemi e vi risponderò!

…ok, sembra la pubblicità della posta del cuore.

 

Un GRAZIE infinite a tutti (chi recensisce, segue, aggiunge fra i preferiti, passeggia per strada con il cane, il professore di lavoro che mi fa fare scritti assurdi in orari assurdi su argomenti non assurdi…)

 

GRAZIE, davvero.

 

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Come aveva potuto

Come aveva potuto.

Come aveva osato fare una cosa del genere a lei?

A lei!

A sua moglie!

Si alzò di scatto, facendo preoccupare la serva che, attenta alle sue spalle, aveva da poco iniziato a pettinarle i capelli.

 

-Vostra Altezza…-

 

Sakura la ignorò con rabbia, iniziando a passeggiare nervosamente per la stanza.

 

-Va bene così. Andate.-

 

Si fermò alla finestra, stringendo con rabbia il bordo fino a sentire gli artigli immersi nel legno.

 

-Ma, Vostra Altezza, non abbiamo ancora finito… noi… i capelli, gli oli…-

-Andate ho detto!-

 

Anche loro volevano darle ordini?

Volevano mettere in discussione il suo status?

Le dame si guardarono l’un l’altra, costernate e, dopo un paio di accorati inchini, uscirono silenziose.

Sakura sbuffò di rabbia, alzando gli occhi verso il soffitto e stringendo i denti.

Rabbia.

Un dolore soffocante al cuore.

Una morsa gelata nella mente.

Passò veloce una mano sugli occhi, cercando di cancellare i ricordi.

Trovando lacrime.

 

Sorda tristezza

con grida mute in gola

lacrime cieche.

 

Perché aveva fatto una cosa simile?

Perché a lei?

Che sciocca!

Colpì la parete della stanza, chiudendo gli occhi con violenza.

Che sciocca che era stata!

Quali erano stati i suoi pensieri durante il viaggio?

Avvicinarsi a lui!

Cercare di capirlo!

Imprecò sottovoce, sperando che le sue stesse orecchie non la sentissero.

Cosa aveva fatto ancora di sbagliato?

E perché, perché mai doveva sempre essere lei a sbagliare?

Tornò alla finestra, inseguendo le voci smorzate dei soldati.

Socchiuse gli occhi.

Non poteva essere stato lui a sbagliare?

Lui a trattarla in quel modo?

Lui a negarle ogni indizio sul suo passato?

Che fosse stato quello il problema?

Quell’ Inuyasha?

Schioccò le labbra, soppesando il dubbio.

 

Sinuoso striscia,

mosaico chiaroscuro

tra il bene e il male.

 

Se era vero, questo non faceva che aumentare la sua curiosità attorno a quel nome.

Chi mai poteva essere questo Inuyasha?

Chi mai poteva turbare Sesshomaru a quel modo?

Sbuffò di stizza, voltandosi nell’ombra della stanza.

Oh beh, certo.

Anche lei era brava in questo.

Riusciva a farlo alterare come poche persone al mondo.

E la cosa divertente era che ci riusciva quando voleva avvicinarlo.

E poi perché aveva questa perversa intenzione di conoscerlo bene?

Lui lo voleva?

No.

Lui le facilitava l’impresa?

No!

La ridicolizzava, la irritava, la umiliava.

Ecco cosa faceva!

Si lasciò scivolare lentamente lungo la parete, fino a ritrovarsi seduta per terra con le gambe tremanti.

Suo padre non avrebbe mai permesso che qualcuno la trattasse così.

Va’ a prepararti per la notte…

Davanti a tutti!

Davanti a quell’odioso Yudachi!

Si massaggiò la base del collo, inspirando profondamente.

Era davvero stupido pensare che potessero diventare complici?

Aiutarsi?

Ovviamente lui non lo voleva.

Lei era solo l’esito di un contratto vantaggioso.

Chiuse gli occhi, sospirando finalmente dal profondo.

No, non era vero.

La rispettava, la ascoltava, l’aiutava.

Spesso.

Era ingiusto adesso descriverlo così.

Sorrise al pensiero del rimprovero della madre, al ricordo del suo ammonimento di vedere il bene.

Rise piano al ricordo del padre, della sua faccia nel sentire quelle parole.

Kamigawa

Voleva tornare a casa.

Aveva voglia di confidarsi con lui, di giocare con Ami, di litigare con Toryu, di aiutare Izumy.

Basta Sesshomaru, basta litigate, basta pensieri.

Ma era impossibile.

Si rialzò lentamente, affacciandosi di nuovo alla finestra e inspirando l’aria, immaginando di essere nella sua stanza, di vedere le praterie, le montagne, il mare…

Si scosse leggermente.

Il mare?

Certo!

Sorrise entusiasta all’idea.

Nessuno se ne sarebbe accorto.

 

 

 


Smeraldo fuso

fresca coppa liquida

tra verdi sponde.

 

Ridacchiò divertita per il nulla.

Osservò le luci di prigionia, poco lontano.

Respirò la libertà ad occhi chiusi.

Uscire dal palazzo era stato rischioso.

Lo sapeva.

Ma tanto Sesshomaru sarebbe rientrato tardi.

Lo sentiva.

Non aveva voglia di vederla almeno quanto lei non voleva conversare con lui.

E allora cosa c’era di meglio che uscire, distrarsi?

Dimenticare la rabbia e la frustrazione.

Immergersi nei ricordi di Haru.

 

Lasciando la casa

non ho lasciato

i miei ricordi.

 

Si acquattò lentamente sulle sponde del lago, iniziando a giocare con le onde lente.

Ad Haru, quando aveva qualche pensiero, andava sempre in riva al mare.

L’ultima volta che lo aveva fatto era per decidere se rispondere o meno a quella lettera.

Se proporsi o meno come sposa.

Se vendersi.

E il meditabondo silenzio del mare con l’assordante urla degli spiriti della sua terra le aveva risposto.

Le aveva dato la forza di partire.

Si umettò le labbra.

Nessun sapore salmastro, questa volta.

Sorride, toccando appena la superficie di quello specchio, regalando sorrisi sinceri alle timide increspature.

Chiuse gli occhi, immergendo di nuovo le dita fino al palmo.

Mosse appena l’indice, concentrandosi sul velo che l’avvolgeva.

Carezze.

 

Rubo nei sogni

tutte le carezze che

mi nega l'alba.

 

Lasciò che, lentamente, quell’attimo di dolcezza raggiungesse la sua mente, annebbiasse i suoi sensi.

La stordisse.

Fino a dimenticare.

Basta qui e ora.

Basta lì e allora.

Basta laggiù e quando.

Solo lei.

Il respiro del vento, il battito della luna.

I pensieri dell’acqua.

Come le aveva insegnato la madre.

Un modo per evadere da se stessi.

 

Ma da bambina

le spiagge erano immense,

e il mare era blu.

 

Le labbra increspate.

Già, quello non era il mare di Haru.

Quello era il lago della regione più lontana del regno da Haru.

Eppure, così vicina nell’aspetto e nell’animo.

Con un sorriso giocoso si tolse i sandali e, reggendo il lungo abito da notte con le mani, tuffò i piedi nella sabbia ciottolosa.

Chiuse gli occhi e si lasciò andare a un gemito liberatore.

Tutti gli avvenimenti di quel giorno sembravano così lontani.

Sembravano così diversi.

Così sciocchi.

Non riusciva ad avvicinarsi a Sesshomaru?

Con pazienza ci sarebbe riuscita.

Non riusciva a capire chi fosse Inuyasha?

Con costanza avrebbe raccolto informazioni.

Non riusciva a capire Sesshomaru?

Abbassò la testa, osservando le caviglie sporgenti dalla sabbia.

In fondo, non poteva certo risolvere tutti quei problemi quella sera, no?

Non si era ripromessa “basta Sesshomaru”?

Ridacchiò al pensiero della sgridata che le avrebbe riservato la Regina-madre se l’avesse trovata in quello stato.

I capelli scomposti, i piedi fangosi e le gambe scoperte.

Rise senza paura di farsi sentire, accarezzandosi con una mano la guancia.

L’ultima volta che era uscita senza permesso l’aveva colpita.

Ma la cosa che le aveva fatto più male erano state le minacce.

Adesso invece nessuno poteva minacciarla.

Era la Regina!

E se Sesshomaru non voleva aiutarla contro quel capitano, bene.

Avrebbe pensato da sola come metterlo al suo posto.

Da quando le importava avere l’appoggio di Sesshomaru?

Se Ami o Toryu l’avessero sentita piagnucolare quella sera nella stanza l’avrebbero presa in giro per tutta la vita!

Che cosa le era preso?

Scosse la testa con violenza, scacciando quella patetica scenata.

Alzò il volto.

 

Nivea, perfetta

dalle labbra del cielo

la luna pende

 

Era tardi adesso.

Doveva rientrare.

Doveva decidere come comportarsi con Sesshomaru.

Doveva escogitare un piano per fargli incontrare “casualmente” quel generale.

Doveva progettare la vendetta contro Yudachi.

Doveva…

Un rumore?

 

Guizza la carpa

e le nubi scorrono

a pelo d'acqua.

 

Lì, nel centro del lago.

Forse aveva ancora un po’ di tempo.

 

 

 


Scrutò l’oscurità della stanza, tagliente.

A passi sicuri, fieri, raggiunse la finestra.

Solo gli ultimi stanchi richiami dei servi che si coordinavano l’un l’altro per riordinare il giardino.

Era stata lì, riconosceva l’odore.

Ma adesso?

Dove poteva essere andata?

Con chi?

Cosa importava?

Si sedette stancamente nella stanza, sospirando in solitudine.

Osservò le assi vecchie del pavimento, scacciò i ricordi che si affacciavano dolorosi.

Perché anche lui era stato lì.

In quella stanza.

E, nonostante il buio, sentirlo, saperlo, era insopportabile.

 

Cocci taglienti,

infuocati frammenti

d'altra stagione

 

E oltre alla strenua lotta per tacciare i ricordi, doveva sentire anche quel nome!

Ferirsi di nuovo la mente con quell’ingiustizia!

E quella stupida che chiedeva informazioni, spudorata.

A chi non sa nulla.

A chi dice di conoscere tutto.

A chi avvelena una storia già letale.

Alla ricerca di qualcosa che, tanto, non esisteva più.

Qualcosa che, in ogni caso, non la riguardava.

 

Su tagli obliqui

l'estetica del nulla

fissa la mente

appagata dal fischio

dell'aria lacerata.

 

Sesshomaru masticò l’aria.

Aveva visto la sorpresa nel suo sguardo.

Aveva individuato la rabbia nel suo respiro.

Aveva dipinto l’imbarazzo sul suo volto.

Lo aveva innervosito.

Da tutto il giorno.

Quegli sguardi contenti, quelle domande continue, quell’indagare fastidioso.

Mentre lui voleva solo concentrarsi nella battaglia contro la sua mente.

Cancellare ogni ricordo di suo padre.

 

Basta un fiore

una sensazione:

è nostalgia.

 

Avrebbe dovuto andare a cercarla.

Avrebbe dovuto lasciar perdere quei pensieri, concentrarsi sul problema del confine, ignorare Sakura.

Scappare?

Un ghigno.

Osservò la luna oltre la finestra.

 

Muti pensieri

di silenzi lunari

di tardi pianti.

 

Sì, avrebbe potuto scappare.

Ma lui non era così.

Lui non era come loro.

Come suo padre prima e come Inuyasha poi.

Aveva dei compiti.

Aveva dei doveri.

Non avrebbe mai tradito.

 

 

 


Sakura ridacchiò mentre una carpa, curiosa, si strusciava alle sue ginocchia.

Tentennò un po’ prima di andare avanti.

Controllò di reggere bene il vestito, si augurò di non scivolare sui sassi del fondo.

Lentamente.

Un altro passo.

Si voltò verso la riva, osservando quanto fosse vicina.

Era davvero bello quel lago, ma troppo scivoloso.

Non poteva rischiare di bagnarsi.

Come si sarebbe potuta giustificare poi?

Cercò con gli occhi raggianti la luna che, ammonitrice, la rincorreva nel lago.

I riflessi argentati e la luce bianca.

Se solo Kamigawa fosse stato lì.

Sarebbe stato tutto perfetto.

Le avrebbe schizzato l’acqua sul vestito, rimproverando poi Toryu che, imbarazzato dalla figura autoritaria del Sovrano, si sarebbe messo a balbettare scuse sommesse mentre Amy lo aggrediva alle spalle facendolo cadere in acqua e Izumy, dalla riva, sgridava severa i loro comportamenti infantili.

Li poteva vedere, li poteva sentire.

Poteva parlare con le loro immagini inesistenti, sentire le loro voci mute.

Emise un verso impaurito, cercando di non cadere per quella dispettosa roccia.

Sospirò una volta ripreso l’equilibrio e iniziò a ondeggiare lenta, lasciando che quelle deboli onde la rinfrescassero.

Era così puro lì.

Così etereo.

Così irreale.

Sospirò profondamente.

Quell’odore…

Si voltò di scatto, spalancando gli occhi sorpresa.

Quella figura, sulla riva.

La veste da camera scura e la pelle chiara.

Rimase immobile, in silenzio, immersa nell’acqua.

A pochi passi da lui.

Senza il coraggio di pensare, senza il coraggio di svegliarsi.

Ammirando il demone che, dalla riva, la fissava.

Con gli occhi ambrati, l’aria strafottente e lo sguardo serio.

La brezza nei capelli, le labbra umide, l’atteggiamento misterioso.

 

Vorrei calarmi delicatamente

sul fiume della tua pelle

e lasciarmi plasmare dall'acqua che scorre.

 

Bene, l’aveva trovata.

Come fosse finita in mezzo a un lago non voleva saperlo.

Perché fosse uscita di nascosto a quell’ora lo immaginava.

Osservò impassibile la sua figura.

Le gambe nude, la veste alzata, la tela sottile.

 

Contemplazione

quell’attimo sospeso

tra ora e sempre.

 

-Sakura.-

 

La demone sobbalzò, singhiozzando un respiro, resuscitando dal torpore.

Imbarazzandosi per quella vista, per quei pensieri, per quel momento.

Paralizzandosi per le vesti alzate, i capelli scomposti, gli occhi lucidi.

Meravigliandosi del suo profumo, del suo incanto, della sua essenza.

 

Invochi il mio nome

come sabbia s'inonda d'acqua

e soffia l'aria silenziosi desideri ardenti

 

Era lì.

Lì suo padre gli aveva messo in mano per la prima volta un’arma.

Lì gli aveva insegnato ad impugnarla.

Lì lo aveva incoraggiato ad imparare.

Lo sapeva.

Vedeva le immagini di quel ragazzino, il volto di quell’uomo, il rumore delle lame.

Ma spirò un alito di vento.

E l’immagine mutò in lei.

 

Quel vento spinge il ricordo

l'alito si posa

sugli occhi di rugiada

 

-Faremo meglio a rientrare.-

 

Si potevano combattere quei ricordi?

Si potevano sostituire con le immagini presenti?

Forse però si poteva lenire il dolore con il presente.

Sakura accennò un sì impacciato con la testa, inghiottendo a fatica l’agitazione che aveva sentito crescere lenta in gola.

Perché tanta angoscia?

Non era la prima volta che si vedevano, che lo vedeva, con quegli abiti.

E con quella luce.

Cosa c’era di diverso?

Si umettò le labbra, barcollando verso riva.

Un sasso scivoloso.

La luna sorrise dei loro volti stupiti.

 

La luna è là

quella luce m'inquieta gli occhi

inumiditi di cristalli di sogno.

 

Sakura rimase in ginocchio, tremante.

L’acqua schizzata fin sui capelli risaliva lenta il vestito, pesante e fradicio.

Non poteva credere di essersi messa in una situazione simile.

A pochi passi di fronte al marito.

Con un vestito bianco.

Completamente bagnata.

Le guance arrossate per l’ulteriore imbarazzo e l’assurdità della situazione.

Sesshomaru le voltò le spalle, lento.

 

-Muoviti.-

 

Sakura trovò il coraggio di alzare la testa, lentamente, fissando ammaliata i gesti di lui che, lenti, slacciavano la parte alza del kimono, gettandola poi sulla riva.

Sakura si alzò a fatica, impacciata da quell’abito troppo lungo e troppo pesante.

Troppo aderente e troppo imbarazzante.

Annaspò fino a riva, incapace di pensare a cosa stava veramente accadendo.

Incapace di capire se ridere per l’assurdità, piangere per la vergogna.

Tacere per il fascino.

Aveva il respiro concitato giunta alla riva.

Di fianco il kimono.

Davanti le sue spalle nude.

Dietro la luna gioconda.

 

Il chiaror della luna

il sapor della tua anima

scivolo in una meteora.

 

Poteva sentire il suo respiro regolare, poteva immaginare i suoi occhi fissi, cercava di tradurre i suoi pensieri.

Si tolse lenta i capelli dal volto, cercando di placare il tremore delle mani.

Strizzò lenta la cintura che lasciava chiuso il kimono.

Inghiottì l’imbarazzo e tirò.

La tela pesante cadde in un attimo.

Sesshomaru spostò appena lo sguardo alla sua sinistra.

L’ombra di Sakura, pura.

I capelli gocciolanti, le gambe tremanti.

Le punte dei seni e la vergogna delle braccia.

 

Sei bella a levarti il vestito

ma sotto la luna risplende solo il tuo corpo...

ti manca nel cuor quel ch'io voglio.

 

L’ombra si chinò lenta, scomparendo un momento, per poi tornare, sinuosa e sfuocata, mentre la stoffa del suo kimono andava ad accarezzarle la pelle.

Sakura affondò il volto in quella stoffa salvifica, celando un sorriso.

Era imbarazzata, felice, confusa.

Sperava di trovare lucidità nella stoffa delle sue terre.

E invece trovò il turbamento del suo profumo.

Si morse un labbro, indossando velocemente quella veste che, se possibile, la imbarazzava ancora di più.

Non le arrivava neppure al ginocchio.

E la scollatura era troppo ampia sul petto.

Pregò che nessuno li vedesse rientrare.

Pregò che Sesshomaru decidesse di anticiparla nel cammino, che non la vedesse.

Rabbrividì nel notare le sue spalle ampliarsi maggiormente, indietreggiare di un passo, fino quasi a sfiorarla.

 

-Sommo Sesshomaru, siete voi?-

 

Sakura sobbalzò a quella voce, appoggiandosi d’istinto alla schiena del marito, cercando un maggior riparo, nascondendo il volto con i capelli, respirando concitata fra le sue scapole.

Cercando di non pensare a quanto i loro corpi, ora, fossero aderenti.

 

-Sì, Yudachi.-

 

Sakura non riuscì a trattenere un verso gutturale di vergogna.

Fra tutti, TUTTI i soldati di quelle terre, perché proprio lui, proprio quell’odioso…

 

-Altezza! Per fortuna Vi abbiamo trovato! Yasu si è recata nella Vostra stanza per consegnare alla Regina una tazza di the, ma è scomparsa. Ho già allertato le guardie, stanno pattugliando le zone circostanti il castello. Chi può essersi introdotto…-

 

Sakura chiuse gli occhi con violenza, sentendo implodere velocemente quel po’ di decoro che le restava.

 

-Richiama le guardie.-

 

Sesshomaru aveva la solita voce calma, di comando.

Il tono del guerriero e la decisione dell’uomo.

Un vero Sovrano.

Yudachi sobbalzò sorpreso, alzando la torcia per illuminare di più il suo sovrano.

 

-Ma, altezza…-

-La Regina è con me.-

 

Yudachi corrugò la fronte prima di notare il petto di Sesshomaru, una veste per terra.

Spostò lo sguardo sull’ombra, notando la demone, tremante.

Sakura morì in quella risata volgare e grassa, di quelle smorfie non trattenute e di quegli sguardi che, lo sentiva, erano derisori.

 

-Perdonate! Perdonate Altezza la mia interruzione! Non immaginavo… Vado a far ritirare le guardie! Fate pure con comodo! Sarebbe un onore per la nostra terra essere la prima patria dell’erede!-

 

La risata si allontanò veloce, sostituita da ordini e schiamazzi.

Sesshomaru si allontanò appena e Sakura riprese a respirare.

 

-Dovremo aspettare.-

-Già…-

 

Sakura si passò la manica del kimono sulla fronte, cancellando una goccia del lago o della paura.

Scosse la testa, incapace di trattenere una risata.

 

-Che situazione assurda!-

 

Sesshomaru storse la bocca, contrariato.

 

-La prossima volta che vuoi uscire fatti accompagnare da Yasu.-

 

Sakura alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa, divertita.

Sorridente per l’imbarazzo, desiderosa di parlare per scaricare la tensione.

 

-Ma così è più divertente!-

 

Cantilenò lenta, con quel tono che faceva sempre arrabbiare così tanto Toryu.

Sesshomaru bloccò la testa in tempo.

Voleva voltarsi ed ammonirla con lo sguardo, come gesto spontaneo.

Imbarazzante per lei, in quello stato.

Ma davvero fastidioso per lui.

 

-Divertente? Hai costretto Yudachi a cercarti, hai svegliato tutto il palazzo, hai scomodato me e tutto solo per un tuo capriccio.-

 

Sakura schioccò civettuola le labbra, muovendo un passo di lato, desiderosa di rubare il suo profilo.

 

-Hai ragione. E’ stata proprio una vendetta perfetta. Non trovi?-

 

Sesshomaru corrugò la fronte.

La mente liberata dai ricordi era stata leggera fino a quel momento.

Sospirò chiudendo gli occhi.

Forse, se si fosse lasciato distrarre da lei, dal suo sciocco chiacchiericcio, dal suo stupido comportamento, non avrebbe avuto tempo per ricordare.

Forse era lei lo strumento per andare avanti.

 

-Non farti coinvolgere dalle chiacchiere delle vecchie.-

-Non farti plasmare dal carisma di Yudachi.-

 

Parole pure

Promesse d’amanti

Complici silenzi.

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Steso sul prato

Steso sul prato

il segreto palese

del nostro stato.

 

Srotolò la pergamena cominciando dall’inizio.

Era sempre un piacere leggere le lettere della Regina-Madre.

Ormai erano mesi che erano lì, nella terra dei laghi, ma quei rapporti costanti e completi le facevano sentire meno la distanza.

 

-Tua madre è felice di essere tornata ad occuparsi del Regno.-

 

Sesshomaru scostò la testa, evitando un fastidioso raggio di sole che, lento, trapelava dai rami.

 

Giochi di luce

tra le nuvole grigie

sbircia il sole.

 

-Così scrive?-

 

Sakura scosse lenta la testa.

 

-Così capisco.-

 

La vita: un denso sentiero

verso un senso.

Almeno penso

 

Non lo avrebbe mai detto a parole, lo sapeva.

Era troppo orgogliosa, troppo altera.

Ma regnare le piaceva.

Ricevere i nobili, controllare i commerci, sedare le liti.

Si sentiva davvero realizzata nello svolgere quelle funzioni.

E lo si capiva dall’accuratezza, dall’impegno, dalla fatica.

Versò una tazza di the, offrendola a Sesshomaru che, stizzito, ignorò il gesto.

Sakura sbuffò, iniziando a sorseggiare lenta la tazza mentre Yasu, poco lontano, raccoglieva fiori con Rui.

 

-Riesci a immaginare tua madre qui, in queste terre? Magari a giocare con i coetanei o a…-

-No.-

 

Guardi altrove,

nascondo col sorriso

strazio e buio...

 

Sakura storse il naso. Aveva risposto troppo velocemente.

Probabilmente si era preparato quella risposta da tempo.

Prevenuto.

Fissò la radura dove avevano fatto sosta quel giorno. Erano ai limiti estremi del regno. Poco oltre, dopo quei boschi, c’erano terre libere. Non ancora assoggettate al Regno dell’Ovest. E popoli che combattevano per la loro libertà. Che combattevano per liberare villaggi che, una volta, formavano con loro un regno autonomo.

Sesshomaru aveva deciso qualche settimana prima di riprendere il piano di espansione.

In fondo, ormai, le truppe al confine con Haru non erano più necessarie.

Solo qualche battaglione di soldati, soprattutto giovani arruolati sul luogo, per controllare il regolare svolgimento del commercio e sedare le liti frequenti dei mercanti e dei marinai.

Ormai una buona parte dell’esercito dell’Ovest, conquistata Haru, poteva dedicarsi ad espandere invece un’altra zona dell’Impero.

Sakura sospirò, sentendo improvvisamente freddo.

 

Cerchi di fumo

racchiudono pensieri

poi, svaniscono

 

Che cosa avrebbe fatto se non fosse stata scelta?

Ci sarebbe stata la guerra?

Si sarebbero arresi senza combattere?

Conoscendo il suo popolo no, era certa che avrebbero combattuto.

Ma lei?

Rischiare di perdere suo padre?

Kamigawa non sarebbe certamente rimasto a letto, anche se malato.

Avrebbe voluto morire sul campo.

E quindi sì, ci sarebbe stato uno scontro.

Uno scontro con il nemico Ovest.

Fortuna che, tutto quello, non sarebbe mai accaduto.

Stiracchiò un sorriso, rigirandosi la pergamena fra le mani, mentre un ammonimento di Yasu a Rui, troppo, troppo vicino al bosco, la riportava alla realtà.

Si voltò verso Sesshomaru, trovandolo assorto ed enigmatico, come sempre, al riparo dalla calura di quel giorno sotto un albero, insieme a lei.

Dopo quell’avventura sul lago, si sentiva più serena.

Lo sentiva quasi più vicino, meno distaccato.

Si portò indietro i capelli, sospirando.

Che calura.

Le farfalle bianche lambirono i loro vestiti, danzarono incantevoli all’altezza dei loro volti, fino a posarsi sulla tazza da the, leggere.

 

Farfalle

sul cammino d'una fanciulla

davanti e dietro di lei

 

-Neanch’io. Il Palazzo dell’Ovest sembra il suo ambiente naturale. Come se fosse sempre stata lì.-

 

Sakura sorrise, immaginando la Regina-Madre, giovane, bella, sempre altera.

Si sarà sentita come lei quando ha lasciato la sua terra?

Avrà sentito anche lei quella lacerazione profonda, quel distacco sofferto?

Sarà sempre stata così o, forse, sono stati gli anni a Palazzo a renderla la demone che era ora?

Sesshomaru si limitò sbattere le palpebre, tornando a scrutare attento la foresta, origliare gli ordini di Yudachi, spiare i soldati nel bosco.

Concentrarsi su quei discorsi per dimenticare quella radura.

Dove aveva visto sua madre e suo padre.

Molti anni prima.

 

Solchi di vita

sulla ruvida pietra

affonda anima.

 

Dove aveva visto la fragilità di sua madre e la tristezza del padre.

 

-Sai, la prossima volta potremmo far venire lei qui, al posto nostro. Come ambasciatrice. Non credi? Sono certa che sarebbe felice di visitare di nuovo la sua terra!-

 

Si voltò per il movimento, ritrovandosi specchiato negli occhi verdi e speranzosi della moglie.

Vivi.

Ignari di cosa, anni prima, lì era morto.

Un ottimo diversivo.

 

-Potremmo.-

 

Sakura sorrise incoraggiante, riafferrò la lettera, si avvicinò a Sesshomaru.

Erano successe molte cose a Palazzo.

Molte guardie si erano malate e Sesshomaru aveva dovuto mandare un messo speciale con le nuove nomine, di rimpiazzo.

Molti mercanti, sbarcati al porto di Haru, erano finalmente giunti nelle grandi città dell’Ovest e a palazzo, per rendere omaggio ai Sovrani.

Secondo la Regina-Madre erano stati loro a portare una qualche malattia esotica.

Niente comunque che il popolo dell’Ovest non potesse combattere, aveva scritto.

 

-Ti chiamano.-

 

Sakura alzò il volto, notando Yasu salutarla con un enorme mazzo di fiori in mano e il piccolo Rui che, imbarazzato, era obbligato, su incitamento della madre, a fare altrettanto.

 

Piccoli sono i fiori

e possono contenere

grandi dolori...

 

Sakura rispose con uno slancio al saluto per poi, dopo essersi accorta degli occhi ammonitori di Sesshomaru, liquidare quelle effusioni con un gesto composto.

 

-Dice altro?-

 

Chissà perché

a volte salta fuori

una domanda

 

Sakura ricominciò a leggere, lenta, elencando i profitti del commercio, le perdite per le inondazioni, il numero delle nuove reclute dell’esercito.

Inghiottì la saliva, quando arrivò all’ultimo foglio.

Fissò Sesshomaru, turbata, passando lo sguardo dal marito alla carta, alla ricerca di una risposta.

 

-Continua.-

 

Sesshomaru si voltò nuovamente verso di lei, distogliendo lo sguardo da Yudachi e dalla sua volgare ramanzina a un soldato.

Perché si era ammutolita?

Sakura aggrottò le sopracciglia, abbassando la lettera.

 

-Forse… forse è meglio che la legga tu.-

 

La demone alzò lo sguardo in quello fisso di lui, preoccupata.

Aveva intuito quale sarebbe stata la notizia.

Sapeva di essere un’estranea per loro.

Sapeva dell’errore di quel gesto, con lui lontano.

Non sapeva come avrebbe reagito.

 

-Perché?-

 

Aveva parlato lentamente, con un tono normale, ma Sakura si era spaventata.

Aveva sperato che non le avrebbe chiesto nulla.

 

-Riguarda… riguarda Rin.-

 

Silenzio.

Il canto delle cicale e i grilli saltellanti.

Le farfalle in volo e i soldati di guardia.

Le pupille di Sesshomaru dilatate un istante, un attimo per la sorpresa.

La mano di Sakura che sfiorava la sua, sopra l’erba.

Il demone scosse la testa, alzando il volto verso il cielo.

 

-Leggi.-

-Ma…-

-Leggi.-

 

Sakura afferrò il foglio, conscia di violare uno spazio privato del demone.

Al quale le aveva dato accesso.

Perché quello che c’era stato fra lui e Rin lei non lo sapeva.

Non sapeva perché lui avesse portato con sé una bambina umana, perché l’avesse difesa, perché vi si fosse affezionato.

Ma non riguardava lei.

Riguardava solo loro due.

E lei sapeva di non dover entrarci.

Per curiosità, per paura, per sdegno si era informata.

Si era poi vergognata.

Perché quella era la “loro” vita.

Il “Sesshomaru di Rin”.

Un demone diverso da quello che conosceva.

Un demone in grado di farsi amare a tal punto da una bambina da renderla terribilmente gelosa.

Da farle ignorare gli anni che passavano.

Da farle credere che, se Sesshomaru l’avesse ancora vista come una bambina bisognosa di aiuto, non l’avrebbe lasciata.

Perché comportarsi in modo infantile era l’unico modo che Rin aveva per opporsi ai cambiamenti.

Al suo corpo che mutava, alle loro vite che prendevano strade diverse.

Perché, se si poteva ancora definire “bambina” quando era entrata a Palazzo, quando erano partiti per le regioni dell’Ovest era ormai una donna.

Una donna umana.

Passava così velocemente il tempo per loro!

Sakura ricordava come Toryu cambiasse visibilmente ogni giorno, della sorpresa e della magia nel notare il suo corpo mutare con una tale rapidità.

Erano davvero affascinanti, gli umani.

Ma Rin… Rin avrebbe dovuto aspettare!

Almeno il loro ritorno!

Almeno il suo ritorno!

Si era sposata.

Con un umano.

Uno Sterminatore di Demoni.

La voce di Sakura rabbrividì a quelle parole.

 

Fiori d'arancio

l'amore è nell'aria.

Sposa felice....

 

Strade completamente diverse.

Si voltò veloce verso Sesshomaru che, ad occhi chiusi, si lasciava accarezzare il volto dal sole.

Nessuna sorpresa, nessuna reazione.

 

-Lo sapevi?-

-Lo immaginavo.-

 

Era stata la scelta migliore.

Gliene aveva parlato, prima che partisse.

Non chiaramente, certo, ma con quella sua aria spaurita e timida.

Con quel sorriso triste.

Con quelle lacrime aspre.

 

Un oceano profondo di amarezza nelle lacrime

la piccola perla di speranza

l'alba di una nuova vita...

 

Perché aveva capito che, ormai, era di troppo.

Che non ci sarebbero mai più stati solo loro, Padron Sesshomaru, Rin e Jaken.

Era finito il tempo dei viaggi avventurosi.

Era il momento di lasciarsi.

E aveva pianto quando glielo diceva.

Era diventata una donna.

Doveva sposarsi.

E Kohaku era sempre stato così gentile con lei…

E poi lui, ormai, era un Sovrano.

Un marito.

Non era più un guerriero.

Non sarebbe mai più stato “Padron Sesshomaru”.

Ma quei ricordi non sarebbero mai svaniti.

 

-Saresti voluto essere lì?-

 

Sakura era sorpresa.

Da quel poco che aveva capito Sesshomaru era davvero affezionato a Rin.

Affezionato come può esserlo lui, insomma.

Possibile che una notizia del genere, anche se sospettata, lo lasciasse così impassibile?

 

-No.-

-Ma Rin…!-

-E’ uno sterminatore. Non posso approvare.-

 

Non era una risposta.

Era solo… un’affermazione.

Non richiesta.

Non posso approvare… voleva forse dire che quel matrimonio non lo aggradava?

Voleva forse suggerirle qualcosa, aprirle uno spiraglio per la sua anima?

Sakura rilesse con gli occhi quelle parole eleganti, preoccupata.

 

-Sarà felice?-

 

Sesshomaru ghignò, beffardo.

Felice?

 

-E’ importante?-

 

Lui non aveva approvato.

Era la scelta migliore, ma lui non approvava.

Non le aveva dato la benedizione richiesta, non le aveva detto di non farlo come, in realtà, sperava lei.

Aveva sentito rabbia verso quel ragazzino, distacco verso Rin.

Lacerazione verso il passato.

Tutto era cambiato.

 

-E’ fondamentale. Lo sai.-

 

Sakura accarezzò la pergamena, sforzandosi di immaginare quella bambina che inseguiva un aquilone, sposa.

Cercando di tramutare il suo sorriso di bimba in uno sguardo malizioso.

Cercando, sforzandosi, di capire come facessero gli umani a essere così precoci.

 

-Non lo so.-

-Lo speri.-

 

Che cosa voleva lui per Rin?

Perché l’aveva salvata quella volta?

Curiosità?

Volontà di provare la spada?

Compassione?

Lui?

 

-Vivrà.-

 

Sakura spalancò gli occhi, voltandosi verso di lui, sorpresa.

Lo aveva sentito.

 

Etereo pensiero

colto nelle parole

emozione vive

 

Era stato un sospiro, non un ordine.

Era stato un pensiero, non un tono di comando.

Lo pensava davvero.

 

-Sì, vivrà. E tu ci sarai.-

 

Sempre.

Sesshomaru alzò un sopracciglio, squadrando indifferente la moglie, convincendosi di non cogliere quelle parole, di non capire le allusioni, di rifiutare le congetture.

Sakura ridacchiò, bevendo una generosa sorsata di the e facendo un brindisi a distanza a Yasu che, imbarazzata, s’inchinò in segno di ringraziamento.

 

-L’altra lettera?-

-Haru!-

 

Sakura la strinse al petto, riconoscendo immediatamente con tristezza il nuovo sigillo, quello dell’impero dell’Ovest.

Ma, al tatto, riconobbe subito gli alberi della sua terra, pulsanti di linfa e vita.

Sentì il fiato accelerare, gli occhi inumidirsi e le mani tremare.

Era così strano sapere di avere, finalmente, notizie della sua terra.

Soprattutto visto che, adesso, era così lontana.

Le ultime notizie risalivano al giorno della loro partenza, mesi prima.

Poi più nulla.

Aveva scritto, diverse volte, ma il viaggio era lungo, gli inconvenienti che potevano capitare molti.

La precedenza, comunque, era data dalle lettere per il Palazzo, i permessi da accordare alla Regina, i documenti firmati.

Haru era venuta dopo.

Sicuramente Izumy le aveva scritto, lo sentiva, con frequenza.

Sicuramente le lettere erano state intercettate a Palazzo, erano state lì trattenute per il suo arrivo.

Sicuramente quella lettera… sicuramente era arrivata lì per sbaglio.

Una gentilezza della Regina-Madre?

Una magia della sua terra?

Un regalo dell’amore del padre?

Staccò il sigillo “straniero”, iniziando a leggere, muta.

Riconobbe subito la calligrafia.

Izumy.

Sesshomaru, distratto da quell’improvviso silenzio, la scrutò attento, mentre accarezzava la carta, mentre beveva quelle parole, mentre si lacerava per la distanza.

La vide assottigliare gli occhi, socchiudere la bocca in un sospiro, abbassare un attimo gli occhi.

 

Labbra tacciono

Orecchie ascoltano

Occhi parlano.

 

-Kamigawa sta bene?-

 

Sakura riarrotolò la lettera, appoggiandosi stanca al tronco alle sue spalle.

Sorrise amara.

Le aveva fatto piacere che lui si interessasse di suo padre?

 

-Izumy dice di sì.-

 

Sentiva la gola secca.

Terribilmente arsa.

Ma sapeva che, anche bevendo, nulla sarebbe cambiato.

 

-Ma…?-

 

Sakura si massaggiò gli occhi, stiracchiando il collo.

 

-Ma lo dice Izumy.-

 

Non suo padre.

Se davvero stava così bene, perché non le aveva scritto lui?

 

Lama silente

che sprofonda nel cuore

lacera anima.

 

Sesshomaru tornò a fissare la radura, Yudachi che faceva l’ennesimo giro per controllare le guardie, Yasu e Rui e camminavano in mezzo ai fiori.

 

Spazi aperti

margherite nei prati

bimbi giocano...

 

Sakura riprese in mano la lettera, leggendo attenta la data.

Risaliva ormai a molte settimane prima.

Che cosa sarà successo nel frattempo?

Il commercio procede, la piccola cresce, Ami aiuta a Palazzo, Toryu controlla il porto.

I soldati dell’Ovest in missione nella loro regione sono abili ed estranei.

Vivono per conto loro, non parlano con nessuno, lavorano seriamente e li difendono.

Quindi va davvero tutto bene?

 

-E’ una persona terribilmente caparbia.-

 

Sakura sorrise sincera, ripensando ai brevi incontri fra il marito e il padre.

 

-Già.-

 

E era a Haru.

Nella sua terra.

Sì, doveva davvero stare bene.

Doveva.

Se no Izumy glielo avrebbe detto, ne era certa.

Si fidava di Izumy.

Si era occupata di lui per molto, molto tempo.

Doveva essere così.

Ssshomaru voltò la testa di scatto, verso il bosco.

Stava accadendo qualcosa.

Sakura corrugò la fronte.

 

-Sesshomaru, cos…-

 

Il demone la zittì con un gesto, portando la mano alla spada.

Si sentivano delle voci.

 

-… lo abbiamo preso, Capitano!-

 

Yudachi corse verso i soldati che, a fatica, stavano uscendo dal bosco strattonando due figure.

Yasu, dall’altra parte della radura, stringeva Rui al petto, con forza, mentre Sakura, tranquilla, celava un sorriso.

Yudachi, riconosciute le figure, impartì ordini secchi ai soldati, voltandosi verso il Sovrano in attesa di disposizioni.

Sesshomaru ripose Tessaiga nella guaina, appoggiandosi al tronco alle sue spalle.

 

-A quanto pare una coppia di nobili sono venuti a portarci i loro omaggi.-

-Ah, davvero?-

 

Sakura sorseggiò nuovamente quel the così rinfrescante, soffocando la voglia di sorridere.

 

-Curioso, visto che l’itinerario dei nostri spostamenti è segreto.-

-Oh sì, davvero curioso.-

 

Sakura sorrise verso Yudachi che, con difficoltà, nascondeva l’irritazione che stava provando in quel momento verso la Regina.

 

-Yudachi sembra alterato. Quanto mi dispiace…-

-Non avresti dovuto farlo.-

 

Yasu si avvicinò ai soldati, chiedendo sottomessa al marito di liberare la nobile, se possibile. Yudachi acconsentì con un gesto stizzito e la nobile, grossa e sudata, si riparò con Yasu all’ombra di un albero, scortate da Rui e da qualche soldato.

L’altra figura, un vecchio generale zoppicante, guardava lacrimoso verso di loro.

 

-Ormai il generale è qui…-

 

Occhi sinceri,

parole del cuore,

certezza in te....

 

Sesshomaru si alzò lentamente da terra, tenendo lo sguardo verso l’uomo.

 

-Preparati. Ripartiremo molto presto.-

 

Appena Sesshomaru si fu allontanato a sufficienza, Sakura ridacchiò.

Osservò in lontananza la vecchia demone piegarsi in accorati inchini verso di lei e il generale abbozzare uno storpio inchino alla vista del suo Sovrano.

Raccolse con cura le lettere, tenendo quella di Haru al petto, vicino al cuore.

Si versò lenta un’altra tazza di the, l’ultima.

Un attimo.

Un fruscio lento alle spalle.

Il tempo di sentirlo.

L’attimo del respiro.

Una spinta violenta, un colpo fra le scapole.

Lo stordimento per l’inattesa, la paura della sorpresa, il dolore del colpo.

Le parole ridondanti nelle orecchie, le mani aggressive, gli occhi violenti.

 

Il tuo sguardo

come un assassino

toglie la vita.

 

-Morte agli invasori!-

 

 

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