Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Luce e ombra si
alternavano pigri sul vialetto sassoso.
Flebili raggi di
sole al tramonto proiettavano sul terreno le sagome nere di stanche foglie.
Il suono
fastidioso dei sassi sotto le eleganti calzature.
L’odore pungente
di foresta vergine.
Il sapore dolce
di una tarda primavera.
Camminava dentro
il bosco a passo lento, ma deciso, quasi strafottente, con lo sguardo
impenetrabile fisso davanti a sé.
Non abbassava
mai gli occhi.
Non conosceva la
paura, la sottomissione o la vergogna.
Non conosceva i
sentimenti.
Affrontava di
petto i problemi, senza nascondersi e senza ripensamenti. Come aveva fatto due
anni prima…
Il demone si fermò,
alzando lentamente il braccio sinistro finché il palmo della sua mano non
arrivò all’altezza del volto. Mosse le dita pigramente, in su e in giù, finché
tutti gli artigli non gli toccarono la diafona mano. Continuò a fissare
freddamente il pugno chiuso. L’ultimo regalo… l’ultimo dono di quel gioiello
prima di sparire per sempre, purificato.
“Sommo
Sesshomaru!”
Una voce vivace,cinguettante.
Il demone spostò
piano lo sguardo sulla bambina umana. Un’allegra macchia arancione sul verde
dorso di Ah-Un.
“Padrone…”
Jaken.
Quel demonietto
con la voce stridula e gracchiante lo chiamava. Percepì nel suo tono un po’ di preoccupazione,
dovute alla sua improvvisa sosta.
Abbassò con
stizza il braccio, riportandolo lungo il corpo e riprese lento a camminare.
Odiava quando i
compagni di viaggio lo dovevano aspettare.
Odiava i passi
per raggiungerli.
Odiava restare
indietro lui, Sesshomaru, il Grande Principe delle Terre dell’Ovest, il più
grande Impero dell’epoca Sengoku.
Raggiunse
velocemente i compagni, superandoli a passo fermo e deciso.
Un solo ordine.
Laconico.
-Ci fermiamo
qui.-
Le fiamme
allegre del fuocherello proiettavano ombre vivaci sul terreno.
La piccola umana
faceva delle brevi corse intorno al fuoco, impaziente di gustare quella magra
cena a base di piccoli animali, mentre Jaken la richiamava, spazientito dal suo
frizzante carattere.
Sesshomaru
sedeva alla base del tronco lì vicino, lo sguardo rivolto all’argentea luna.
La foresta di
notte aveva un aspetto diverso. Diventava un regno di paura e magia, ma non
perdeva mai il suo fascino che invitava a esplorarla, continuamente,
promettendo all’incauto viaggiatore sorprese sempre nuove.
La cena fu
presto pronta. Totalmente disinteressato ai continui litigi dei compagni, il
Principe dei demoni si alzò in piedi, voltandosi verso dei cespugli lì vicini e
facendo zittire Rin e Jaken all’istante.
-Vieni avanti.-
Non era un
invito. Era un ordine. Freddo e perentorio, che non accettava repliche.
Qualcosa dietro
i cespugli si mosse, facendo ondeggiare le foglie. Nell’oscurità della notte
comparve l’evanescente figura di un demone. Questi s’avvicinò al gruppo,
lasciandosi debolmente illuminare dalla tiepida luce del fuoco. Giunto appena
pochi passi da Sesshomaru, gli si inchinò devotamente davanti, dall’aspetto,
era un soldato Rin indietreggiò di qualche passo, sorpresa da quell’improvvisa
comparsa, mentre Jaken, dopo un attimo di smarrimento, riconosciuto l’ospite lo
osservava incuriosito.
Il giovane
demone indossava una leggera armatura grigio-verde da guerriero, con un elmo
che copriva in parte i corti capelli argento scuro. Gli occhi, ambra molto più
chiara di quella di Sesshomaru, fissavano il terreno, per timore o, forse, per
rispetto. Sesshomaru, in piedi di fronte a lui, non sembrava minimamente
sorpreso o preoccupato per quella figura. Rin dunque, rassicurata dal
comportamento sostenuto del demone e adesso più incuriosita che altro, chiese
più volte spiegazioni al demone-rospo, che la zittì malamente con la scusa di
voler ascoltare.
-Parla.-
Solo allora il
demone alzò il volto da terra, guardando Sesshomaru con sguardo freddo e
distaccato, prerogativa dei guerrieri.
-Vi reco un
messaggio da Palazzo, Principe.-
Il soldato estrasse
da sotto l’armatura un’elegante pergamena con un sigillo in cera e, dopo averla
consegnata al suo Signore, si rimise inginocchiato nell’identica posizione di
prima.
Una falce bianca
di luna in un cielo di cera rossa.
La carta
gialliccia assumeva inquietanti sfumature vicino al fuoco, mentre il piccolo ed
elegante cordoncino argentato dondolava impassibile.
Sesshomaru la
afferrò freddamente, strappò con forza il sigillo e lesse senza entusiasmo. In
fondo, se l’aspettava. Anzi, era in ritardo secondo i suoi calcoli. Però
sperava ancora che non fosse giunto il momento. Gli occhi ambrati scorrevano
veloci su e giù, cogliendo ogni sfumatura di quella calligrafia ben conosciuta.
Finito, arrotolò nuovamente il messaggio, leggermente spiegazzato e lo restituì
al soldato. Tornò quindi a sedersi alla base dell’albero mentre il messaggero,
a un cenno della sua mano, si alzò in piedi.
-Devo riferire
qualcosa?-
La voce seria e
rispettosa del demone confermarono il profondo rispetto e anche l’immensa stima
che il soldato provava nei confronti del suo Principe.
-Dì che verrò.-
Poche parole,
pronunciate mentre chiudeva gli occhi per concedersi qualche ora, il minimo
indispensabile di riposo, dopo una lunga giornata di cammino.
Il messaggero,
accennato con il busto un altro inchino e biascicato a mezza voce un come desidera, scomparve dalla stessa
parte da dove era venuto.
-Chi era quello
Sommo Sesshomaru?-
La piccola Rin,
più curiosa che mai, si sedette al fianco del demone, sporgendosi in avanti per
afferrare ogni più piccola parola del demone.
Quella bambina
era certamente fonte di vivace freschezza in quel gruppo. Sorridente e solare,
trasmetteva una strana sensazione di pace.
Certe volte,
però, era troppo chiaccherona per i gusti di Sesshomaru. Come in quel momento.
-Piantala Rin!
Non vedi che il Padrone vuole riposare?-
Jaken
rimproverava spesso Rin, certamente senza cattive intenzioni. In fondo, anche
il demone-rospo si era affezionato a quella bambina. Però, sentimento superiore
a questo era la venerazione nei confronti del Principe. Era certamente curioso
di conoscere il contenuto di quella lettera. Aveva riconosciuto il mittente dal
sigillo e la cosa non gli piaceva, non gli piaceva per niente. Intimamente
sperava che, appena Rin si fosse addormentata, il Padrone lo mettesse al
corrente delle sue intenzioni. Razionalmente sapeva che non sarebbe mai
successo.
Sesshomaru mosse
appena le labbra, senza aprire gli occhi e gustandosi quella sensazione di
libertà.
-Và a dormire,
Rin. Domani ci alzeremo presto.-
Non era cambiato
nulla.
Tutto era
rimasto come se lo ricordava.
Sembrava che il
tempo non fosse passato in quella zona del regno.
Sesshomaru
continuava a salire lenti i gradini di pietra del palazzo.
Il SUO palazzo.
Il palazzo dei
Sovrani delle Terre dell’Ovest.
La figura
maestosa del Principe non passò certamente inosservata in quell’enorme maniero.
Giovani soldati,
vecchi servi, figli di schiavi e graziose geishe s’inchinavano devotamente al
suo passaggio, salutando e onorando il loro Signore.
Molti di quei
gesti erano dettati da invidia latente, altri da profondo rispetto, altri
ancora da stanca consuetudine.
Sesshomaru passò
altero e fiero in mezzo a questa massa multiforme di gente che si spostava ai
lati della scalinata per lasciargli libero il passaggio.
Il Principe
sentiva un irrefrenabile desiderio di fuggire, voltarsi per tornare a viaggiare
libero, a scontrarsi, a combattere
Ma non era
possibile.
Lo sapeva.
E poi, scappare
non era nel suo stile.
Qualunque fosse
l’ostacolo, lo avrebbe affrontato e abbattuto.
Sarebbe andato
avanti per la sua strada.
Anche se sapeva
di essersi lasciato alle spalle un pezzo prezioso della sua vita.
Un brandello
importante, che non avrebbe mai più recuperato e che sperava di aver sfruttato
al massimo i quegli anni di libertà.
Sperava di aver
affrontato abbastanza sfide e di aver vissuto abbastanza avventure da
soddisfare la sua memoria.
Non aveva
ricordi su quelle scale.
Non aveva
ricordi in quel palazzo.
Per anni aveva
creduto di aver iniziato a vivere quando era uscito dalla sua Dimora.
Gabbiani
volteggiano attorno al sole
attimi di
libertà
la mia
vita...
Vicino a lui, la
gracchiante voce di Jaken gli confondeva i pensieri, mentre il piccolo rospo
era intento a salutare scherzosamente quei pochi amici che aveva lasciato nella
dimora del Padrone, dopo l’ultima visita.
Rin invece,
stranamente più silenziosa del compagno, regalava sorrisi a tutti i volti che
riusciva confusamente a riconoscere e che la degnavano di un’espressione
festosa.
C’era stata
poche volte a Palazzo Rin.
Ma le era
piaciuto.
Quella dimora
era enorme e circondata da giardini immensi.
Era divertente
tornare, ogni tanto, per riposarsi e riprendere fiato.
Per poi
ripartire.
Sempre a fianco
del Signor Sesshomaru.
Tutti in
quell’antico Castello la trattavano bene, con rispetto.
Sesshomaru li
aveva istruiti a dovere sul come comportarsi con Rin.
E nessuno
trasgredisce agli ordini del Principe Erede.
Nessuno.
-Sommo
Sesshomaru…-
Il Principe, ormai
giunto in cima alle scalinate, era stato velocemente attorniato dai servitori
che gli davano il benvenuto a casa.
-Dov’è?-
Non aveva tempo
da perdere.
L aveva fatto
chiamare a palazzo con tanta fretta, che adesso lo ricevesse subito.
Voleva solo
sentire cosa aveva da dirgli per poi andarsene, tornarsene nella libertà dei
boschi e nella violenza degli scontri.
Quello era il
suo mondo, il suo habitat.
Nessun’altro.
-Vi… vi sta
attendendo nei suoi alloggi…-
Era stata una
giovane demone a parlare, una di quelle che avevano circondato Rin iniziando a
farle strani complimenti e curiose domande sul viaggio.
Sesshomaru, con
il tono di comando che lo caratterizza, ordinò di far sistemare Rin nelle sue
stanze e di farla riposare.
Jaken sarebbe
invece dovuto andare nelle stalle a controllare che Ah-Un fosse rifocillato e
preparato per la prossima partenza.
Partenza che
sarebbe stata molto vicina.
Almeno così
sperava.
Sesshomaru
attraversò velocemente un dedalo di corridoi in legno chiaro.
Era stato poche
volte in quell’area del palazzo.
Lui aveva le sue
stanze, i sui alloggi nell’area ovest del castello, perché mai avrebbe dovuto
andare nella zona nord?
Strani disegni
sulle pareti di carta di riso si alternavano al suo passaggio.
Attraversava
spavaldo i corridoi, mentre le serve e gli eunuchi che incontrava si
prosternavano al suo passaggio, sorpresi nel vederlo.
Probabilmente
non avevano sentito del suo arrivo.
Probabilmente
non si aspettavano di trovarlo lì.
O forse era la
sua immagine, così sovrapponibile a quella di qualcun altro vivo nella mente
dei servi, a spaventarli.
Sesshomaru non
rispondeva, passava superiore lasciandosi alle spalle solo un cupo mormorio.
Eccola, la
porta.
Da là dietro
proveniva l’odore che aveva seguito.
Odore di rosa.
Elegante, aristocratico.
Pungente.
Quell’odore
aveva accompagnato i suoi primi passi in questa vita, innonndando le stanze del
bambino che tutti veneravano come erede.
Però, ricordava
ben poco oltre all’odore.
Secondo
consuetudine, aveva visto la sua figura solo tre volte alla settimana, o in
eventi della mondanità.
Non che ne
sentisse la mancanza.
Lui aveva le
armi, gli allenamenti, un esempio da seguire…
Lentamente fece
scorrere la parete leggera e ruvida, permettendo che il suono cristallino di
quella voce lo raggiungesse.
-Bentornato,
Figlio.-
Una demone,
bellissima, sedeva composta su un zafu, un cuscino dalle pieghe armoniose,
mentre un gruppo di suonatrici intrattenevano l’ambiente.
Con un veloce
cenno della mano, la musica fu presto interrotta e i demoni-suonatori furono
presto allontanati, mentre l’elegante figura si alzava in piedi.
Era ancora
bellissima, come se la ricordava.
Soffici capelli
argentati, sguardo ambrato indagatore e certezza del volto.
Sicurezza tipica
di chi governa, di chi ha da anni il potere alle spalle.
Il lussuoso
kimono di seta viola frusciò vicino all’armatura da guerriero del principe,
mentre la demone chinava un po’ il capo in segno di rispetto per il futuro
sovrano.
-Perché mi avete
chiamato?-
Una risata
riecheggiò nella stanza.
Elegantemente,
la demone aprì il ventaglio intarsiato che teneva in mano, coprendosi il volto.
Non stava bene
che un uomo vedesse una donna ridere.
Neanche se
l’uomo in questione era suo figlio.
Osservò fiera
con gli occhi luccicanti il demone.
Era diventato un
bellissimo demone, come d’altronde era stato il padre.
Da quanti anni
non lo rivedeva più? 100? 150 forse?
La Regina riuscì facilmente ad
avvertire l’odore di liberà, di campi di battaglia e di scontri che ornavano le
vesti e l’anima del figlio.
-Siete sempre
gentile… è questo il modo di rivolgervi a vostra Madre dopo tutti questi anni
che non la vedete?-
Lo sguardo
indifferente del Principe riportò alla mente della demone occhi ai quali era
meglio non pensare.
Come
assomigliava nell’aspetto al padre…
Tu mi
manchi...fragili altalene di ricordi
poi quel
volto...quella rosa che non ha colto
il mio urlo
d'amore...silenzioso
Scosse più volte
la testa, ricacciando indietro i brevi versi di una poesiola che aveva letto
poco prima.
Non era il
momento adatto per lasciarsi andare a i ricordi, quello.
Ormai il passato
non si poteva cambiare.
Ora bisognava
pensare al futuro e quel prestante demone, suo Figlio, quello era il futuro.
E proprio per
questo futuro era stato chiamato.
-Sarete stanco
per il viaggio, Nobile Sesshomaru, prego, venite a riposarvi…-
Un basso
tavolino era già stato preparato per il suo arrivo.
Sue tazza di
the, della ceramica più pregiata, con delicati arabeschi rosati, e qualche
dolce, giusto per rovinare l’appetito.
Sesshomaru si
lasciò convincere, sedendosi scomposto appoggiato alla parete vicina.
Avrebbero
parlato tanto.
Questo lo aveva
capito.
E, forse, aveva
capito anche l’argomento.
La demone versò
aggraziata e elegante un liquido verdognolo nelle due tazze, sorridendo.
Incominciò lenta
a sorseggiare la sua: andava vuotata con tre piccoli sorsi, senza far rumore.
Questo imponeva
l’etichetta.
Sesshomaru, ben
lungi dal pensare di imitare il comportamento della madre, sedeva in attesa,
fissando un punto non definito fuori dalle sojhio aperte verso l’esterno, oltre
i giardini in fiore, oltre il muro di cinta, verso la foresta vergine e
inesplorata.
-Penso che
abbiate capito il motivo per cui vi ho mandato quella lettera…-
Appoggiò la
tazza sul suo piattino, allontanandola un po’ da sé e chiamando con un elegante
gesto della mano un serva che, fino a quel momento, era rimasta in trepida
attesa in un angolino appartato della stanza.
La giovane
demone raccolse diligente il servizio, sostituendo sul tavolo carte e lettere
con sigilli strappati.
Sesshomaru
osservò il movimento al suo lato e, dopo aver riconosciuto alcuni dei sigilli
strappati, capì che la sua intuizione era stata, sfortunatamente, quella
giusta.
Negli occhi
ambrati perennemente inespressivi passò per un attimo un brivido di repulsione.
Era stato solo
un momento, certo, ma la
Sovrana, abituata a decifrare i pensieri del figlio solo
attraverso quello sguardo, riuscì a coglierlo.
-Sommo
Sesshomaru, ormai avete 500 anni, il periodo della Vostra formazione attraverso
viaggi e avventura volge ormai a termine. E’ finalmente giunto il momento che
assumiate il ruolo che Vi spetta in quanto erede dei Territori dell’Ovest. Le
esperienze vissute durante questi anni di vagabondaggio Vi avrebbero dovuto far
crescere e istruire, come in precedenza hanno fatto con Vosto padre e, prima
ancora, con tutti i Vostri antenati. La tradizione della nostra stirpe detta la
legge da rispettare, ed è consuetudine che, un Principe, raggiunta le Vostrà
età, si assuma le responsabilità che il suo titolo impone.-
Sesshomaru
osservava impassibile le agili mani della madre che srotolavano carte e
aprivano buste, impilandone in due differenti colonne instabili di sottile
carta giallastra.
Sapeva dove
sarebbe arrivato quel discorso, e aspettava paziente che la madre finisse di
tergiversare e giungesse direttamente al punto della situazione.
La demone si era
accorta di aver catturato, anche se solo di poco, l’attenzione del Principe e
decise che quello era il momento opportuno per mostrargli le proposte.
-Come saprete,
il titolo di Sovrano delle Terre dell’Ovest Vi spetta di diritto, in quanto
primogenito maschio legittimo e puro del potente Inutaisho, Vostro padre, ma
saprete anche che il titolo viene consegnato dai vecchi del clan solo dopo la
cerimonia del matrimonio. Per mantenere il potere su un territorio così vasto
come le Terre dell’Ovest, la
Vostra famiglia ha bisogno di certezze, in modo che sia
scongiurata la possibilità che si creino pericolosi vuoti di potere che
porterebbero a guerre intestine e a una conseguente perdita di influenza del
Vostro clan. Per questo è necessario che sia assicurata la discendenza del
Sovrano. Discendenza che deve essere pura, sana e forte. Per garantire questo,
oltre alla sicura nobiltà che deriva dal Principe, è necessario che anche la
futura Regina possegga un liniaggio puro, un’educazione adeguata e altre
caratteristiche che non Vi elencherò per non annoiarvi, Principe.-
La demone
osservò soddisfatta le poche lettere che stringeva fra le mani, mentre le altre
ordinò alla serva di riporle in un legante mobile della stanza.
-Ed è proprio
per questo, Madre, che Vi avevo chiesto di assolvere al compito della ricerca
della mia futura consorte-
Sesshomaru
sembrava annoiato.
La madre si
stava dilungando troppo sui dettagli, fin troppo ben conosciuti dal Principe e
che non necessitavano quindi di essere ripetuti.
La demone di
accorse del tono di stizza usato dal giovane, e si preparò a continuare il
discorso.
-La notizia
della mia ricerca di una consorte per il futuro Sovrano delle Terre dell’Ovest
ha portato un grande scompiglio nei palazzi nobiliari di tutto il regno, come
potrete immaginare. Molte giovani fanciulle, figlie di comandanti del Vostro
esercito, di daymo locali, o di grandi aristocratici erano le candidate a
questo ruolo. Le loro famiglie hanno risposto a questa mia ricerca spedendo qui
a palazzo la descrizione della figlia e la storia illustre degli antenati,
sperando che un’illustre discendenza da qualche nobile antenato aumentasse le
loro possibilità di entrare a far parte della famiglia reale. Non Vi
nasconderò, Principe, che la scelta si è rivelata piuttosto ardua per me: molte
erano le giovani demoni candidate, ma poche corrispondevano a pieno alle
caratteristiche descritte. Con l’ingrandirsi delle Terre dell’Ovest il Vostro
popolo ha incominciato a fondersi e mescolarsi con quello autoctono, dando
origine sì a demoni puri, ma non puramente della nostra stirpe canina. Altre
famiglie invece, con un liniaggio puro e invidiabile, sono invece cadute in
rovina, o hanno poche ricchezze se paragonate a quelle del Vostro Palazzo, e
non sia mai che il Principe delle Terre dell’Ovest sposi una poveretta che
viene da una famiglia nemmeno in grado di pagarle la dote…!-
Un sorriso di
scherno increspò le labbra della bella Regina, mentre stava srotolando
agilmente con le mani una pergamena.
-Così, dopo
lunghe riflessioni, ho stabilito che nessun matrimonio contratto con giovani
nobili di queste terre Vi avrebbe portato vantaggio, Principe. Però, una
lettera del mucchio ha attirato la mia attenzione.-
La demone
estrasse dalle pieghe dell’elegante kimono una lettera chiusa ma con i sigillo
strappato e la porse al Principe.
-E’ della Hime
delle Terre di Haru-
Sesshomaru
storse la bocca in un’espressione infantile, iniziando a leggere la lettera dai
caratteri eleganti e raffinati.
-Haru avete
detto…?-
La demone
sorrise, aveva immaginato quell’osservazione da parte del figlio, e aveva anche
immaginato quel broncio infantile sul suo volto.
-Sì Sommo
Sesshomaru, Haru.-
La demone gli
indicò una piccola macchiolina sulla cartina che teneva srotolata sul tavolino.
Fece scorrere le
sottili dita artigliate sulla fine carta marroncino, cerchiando un piccolo
territorio confinante con quello di Sesshomaru.
-Credevo che
steste cercando un matrimonio favorevole per me, non per la sposa…-
Sorrise la bella
demone, con uno sguardo di soddisfazione.
Sperava in
quella domanda per poter così svelare al figlio il suo piano, la sua idea.
-Non
sottovalutate quei territori, Principe. Il Territorio di Haru è molto ricco di
miniere preziose, legname pregiato e l’attività del commercio è la più fiorente
conosciuta grazie al porto indirizzato verso il continente. Certo, Haru non
potrebbe essere una importante conquista a livello territoriale, ma lo è certamente
a livello economico.-
-Per questo
basterebbe attaccare e conquistarlo con il nostro esercito-
Che bisogno
c’era di sacrificare un’importante possibilità di ricchezza e guadagno, come il
matrimonio del Principe, per un minuscolo lotto di terra come Haru?
Sesshomaru era a
capo del più potente esercito che la terra avesse mai conosciuto, sarebbe
bastata una, forse due settimana per sottomettere quel popolo e conquistare
l’importante porto.
Si chiese più
volte il perché quel territorio non fosse già in suo potere.
-Sapete bene che
non è possibile. Vostro padre durante il suo viaggio prima di diventare Sovrano
capitò proprio in quei territori e insistette per entrare in quell’esercito. Vi
raccontava spesso di quelle terre…-
Sesshomaru
sbuffò impercettibilmente.
Già, adesso si
ricordava il motivo per cui Haru non era stato ancora annesso alle terre
dell’Ovest.
-Vostro padre,
finiti gli anni di viaggio, prima di partire contrasse un patto con il Sovrano
di quelle terre, il potente Kamigawa per ringraziarlo dell’ospitalità e
dell’istruzione accordatagli. Inutaisho promise che mai le sue truppe avrebbero
invaso quei territori, assicurando così l’indipendenza di Haru dai territori
dell’ Ovest.-
Già, suo padre
gli aveva spesso parlato di quella figura, di quel sovrano cui doveva gran
parte della sua abilità di guerriero.
Però, continuava
a ritenere stupido quel patto.
Era un vero
peccato sprecare così una possibilità di guadagno per non rompere uno stupido
patto contratto anni prima.
-Haru non ha
quindi motivo per accettare il matrimonio.-
-Sbagliate. I
mercanti che vengono da Haru parlano di gravi problemi con delle isole vicine.
Sembra che i sudditi di Kamigawa siano spesso attaccati da eserciti di queste
isole che vogliono incominciare la dominazione su terra, e questo, capirete,
sarebbe un problema anche per noi, unici confinanti con questo regno. Invece,
per il territori dell’Est sarebbe la salvezza entrare a far parte dei nostri
domini.-
Eppure c’era
qualcosa che doveva ricordare… aveva sentito parlare da poco di quel
territorio, sì, era già stato menzionato in una lettera che la madre gli aveva
spedito precedentemente, per chiedere il permesso di una manovra militare.
-Avevo accordato
il permesso di disporre un considerevole numero di truppe al confine con la
terra di Haru, ma perché me lo avete chiesto se siamo impossibilitati ad
attaccarli?-
Tutte le azioni
militari era necessario che fossero appoggiate del Principe per essere attuate,
nonostante fosse la Regina
in quel momento a gestire il potere in vece del figlio.
-Avevo pensato
che i Regnanti potessero rifiutare la nostra proposta di matrimonio, conoscendo
poi Kamigawa, sembrava la scelta loro più indicata. Quel vecchio… La costante
pressione delle nostre truppe ai confini li avrebbe spaventati, senza venir
meno al trattato stipulato con tuo padre. Poi, oltre al problema di essere
soggetti ad attacchi sia sul confine di terra, sia via mare, devi sapere che
Kamigawa è molto vecchio e malato. Una malattia lo sta consumando e in poco
tempo morirà, senza lasciare alla guida del regno neanche un erede maschio. La
giovane figlia del re non potrà certo prendere le redini del territorio e
scendere in battaglia contro due eserciti, soprattutto se uno di questi è
potente e ricco come il nostro sarebbe un suicidio. Conquisteremo così le
miniere, il legname e il commercio di Haru senza venir meno ai patti e senza un
attacco che comporterebbe la perdita di energie dell’esercito, energie che
potremmo invece usare sul fronte sud del paese, per far fronte ai continui
attacchi dei ribelli.-
Tutto quadrava.
Certo,
oggettivamente sarebbe stato un matrimonio vantaggiosissimo per le Terre
dell’Ovest…
-E la volontà di
non contaminare la stirpe, Madre? Questo sarebbe il primo matrimonio nella
storia del clan ad essere contratto con una Principessa straniera… generalmente
le future regine venivano scelte all’interno dei confini del territorio, in
modo che conoscessero le nostre usanze e fossero demmoni pure. I territori sono
sempre stati conquistati con la forza, perché dovremmo cambiare e compromettere
tutta la stirpe?-
La Regina riarrotolò la carta
e riprese la lettera che Sesshomaru le porgeva.
Ormai era quasi
del tutto convinto.
Bastava qualche
altra spiegazione e avrebbe dato il suo consenso a quelle nozze.
-Per questo non
avete nulla da temere Sommo Sesshomaru. Ho controllato personalmente la
discendenza della principessa, e posso assicurarvi con certezza che i suoi
antenati sono tutti demoni completi che si sono distinti nell’uso delle armi e
nell’abilità mercantile. Nonostante lo stile rozzo e liberale della loro vita,
i membri della famiglia reale di Haru sono demoni-cane completi e corrispondono
pienamente alle nostre richieste anche di ricchezza. La giovane principessa,
Sakura, non è certo una Hime dei Territori dell’Ovest, sarà necessario rivedere
i suoi modi e darle un’adeguata istruzione per il ruolo che dovrà occupare
all’interno dell’intero panorama politico delle terre conosciute. Ritengo
comunque che sia il matrimonio più vantaggioso mia contratto nella storia del
Vostro clan, Altezza. Un’occasione unica. Potrebbe sembrarvi insolito, certo,
sposare una giovane di usanze così diverse dalle Vostre, ma i soldati che ho
mandato in quei territori con la risposta alla loro lettera mi hanno fatto un
resoconto dettagliato della giovane.
Bellissima.
Anche i mercanti
che passano a palazzo tessono le lodi della ragazza, “una demone dai capelli di
seta e dallo sguardo di giada” hanno detto. Sapete bene come è importante la
bellezza come criterio di valutazione per la vostra futura moglie. Sarà lei a
rappresentarvi a palazzo durante le Vostre assenze e se per un uomo il valore è
dato dall’abilità in guerra, la nobiltà di una ragazza viene segnata dal suo
aspetto. Ha da poco compiuto i 360 anni, è molto giovane, certo, quindi da
maggiori certezze sulla nascita dell’erede. Vi prego di ricordare, Altezza, che
io in qualità di Vostra Madre ho il compito di formare la futura Regina: posso
insegnare a qualunque ragazza la nostra tradizione, ma non posso insegnare a
nessuna di queste a essere bella.-
Sesshomaru si
alzò, incamminandosi verso la porta.
-Così è deciso,
riconvocatemi a palazzo quando sarà arrivata.-
Scappare.
Uscire veloce
dalla stanza, percorrere i lunghi corridoi di legno chiaro, giù per le scale,
oltre le mura e di nuovo libero.
La notizia
dell’impellente matrimonio sconcertò non poco Sesshomaru.
Odiava la vita
di corte.
Odiava le
trattative politiche e i discorsi di finanza.
Odiava le
udienze concesse e le feste in onore.
Odiava quella
vita.
Lui era un
condottiero, un soldato, uno spirito della foresta, non un burattino di
palazzo.
Certo, sapeva
che presto sarebbe dovuto tornare stabilmente a palazzo e assumersi le sue
responsabilità, ma adesso gli sembrava troppo presto.
Per fortuna i
territori di Haru erano molto lontani dal Palazzo di Sesshomaru.
Considerando che
era una Principessa in viaggio, le tappe sarebbero state molte e con un veloce
calcolo si poteva sperare che arrivasse lì in due mesi.
Aveva ancora
tempo, tempo per avere un’ultima boccata di vita selvaggia e giovinezza.
-Non sarà
necessario Principe. Ho già avvertito la Vostra futura Sposa, sarà qui domani.-
Sesshomaru uscì
impassibile dalla stanza.
In fondo lui era
il futuro Sovrano delle Terre dell’Ovest.
Lui non aveva
sentimenti.
Neanche il
rimpianto.
Un paio di occhi
di giada facevano capolino nello spiraglio scostato della finestra.
La mano,
diafana, spostò ancor un po’ la pregiata tenda rosso scuro, lasciando che
un’impertinente raggio di sole penetrasse con prepotenza nell’abitacolo del
palanchino.
Un territorio
sconfinato, verde e rigoglioso diede il suo caldo benvenuto alla Principessa
straniera.
Con un
gridolino, una figura bionda si precipito sulla demone, spalancando le tende e
sporgendosi il più possibile dall’apertura, comodamente sdravaccata sull’amica.
-Sembra una
terra bellissima!!! Guarda quanti campi… qui è tutto pianura a perdita
d’occhio!!! Riesci a immaginare quante corse per questi campi potrai fare?! Ah,
quanto ti invidio! Guarda!!! Delle lepri!!! Potrai spiarle tutti i giorni e poi
alla sera…-
-Ami! Mettiti
seduta composta! Se ti agiti così rischi di cadere!-
La giovane
mezzo-demone riprese il suo posto, seduta davanti all’amica, ancora
sorridendole, mentre lei, invece, preoccupata in volto, risistemò la tenda
attraverso la quale curiose contadine sbirciavano per vedere chi fosse
l’importante personaggio con una scorta così numerosa.
-Sei
preoccupata?-
Una demone
bellissima, con lunghi capelli neri e piccoli occhi grigi sfiorò una mano alla
Principessa.
Accarezzava con l’altra
mano con eleganti disegni tribali, simboli di purezza di demone, un piccolo
fiore che teneva fra le mani.
-E perché mai
dovrebbe essere preoccupata? Ho sentito dire dai mercanti che questo Principe
dell’Ovest sia proprio un bellissimo demone oltre che un valente guerriero!
Alto, lunghi capelli argentati, seducenti occhi ambrati, fisico prestante…-
La giovane Ami
muoveva esagerata la chioma bionda elencando sulle dita le varie qualità che
aveva sentito elogiare da giramondo o marinai di navi che avevano attraccato
nel loro porto.
-…e un assassino
che non si fa scrupoli nell’uccidere umani indifesi, nell’impiccare fuoco a
interi villaggi e nello sterminare ogni forma di vita che non sia, a suo modo
di vedere “pura”… nel suo palazzo non possono entrare né umani né mezzi-demone,
non li ritiene degni di lui, “il grande demone”… ah, dimenticavo, non conosce
legge ed è disposto a tutto pur di ingrandire il suo territorio, perfino a
venir meno a patti e giuramenti…!-
La Principessa aveva
alzato un po’ troppo la voce verso l’amica, tenendo gli occhi verdi fissi in
quelli nocciola di lei.
Ami si sedette,
con le orecchiette e la coda feline abbassate, mogie.
-Sakura…-
Izumy si rimise
il fiore fra i capelli corvini, accarezzando con una mano la sottile seta del
kimono della Principessa.
Sakura si voltò
di scatto, come se svegliata nel sonno.
La demone le
indicò con un cenno del capo la biondina, incredibilmente zitta e silenziosa al
suo posto.
La Hime di Haru si sistemò
veloce una ciocca di capelli violetti dietro all’orecchio a punta.
Aveva alzato la
voce, ma non voleva farlo.
Certo, non
contro l’amica.
Prese con le
dita sottili la mano titubante della mezzo-demone, convincendola così ad alzare
lo sguardo.
-Perdonami Ami,
non volevo aggredirti. Ma…-
Un sospiro.
Erano in viaggio
da quasi due mesi, e le amiche avevano tanto insistito per accompagnarla
nonostante la lunghezza del tragitto che non se l’era proprio sentita di dir
loro di no.
Certo, appena
partite da Palazzo tutto sembrava lontano e indistinto, il clima formatosi fra
le tre giovani era simile a quello di un’allegra gita in montagna, ma adesso,
adesso che mancavano poche ore all’incontro con il Principe delle Terre
dell’Ovest, Sakura sentiva pesare sul cuore la nostalgia della patria e degli
affetti che fra poco le sarebbero stati difficili da vedere.
-… ma, vedi…
Da che sento parlare di lui soltanto
La notte veglio e il giorno
Per l’ardore mi sento morire,
come labile rugiada
sul fior di grisantemo.-
Ami sorrise
all’amica.
Quei versi,
quelle poesie le avevano imparate assieme a palazzo, prima che Sakura avesse
tutti quegli obblighi dinastici e quei pensieri politici.
Già… allora,
quando erano solo due ragazzine che giocavano, credevano che nulla le avrebbe
mai divise, non le malattie, non i doveri, non un Principe dell’Ovest…
-Perdonami, ho
esagerato…ma non posso credere che sia poi così malvagio! Non esistono persone
del genere! E poi Kamigawa dice sempre che suo padre era un demone come si deve
e…-
-Spesso i figli
non assomigliano ai padri…-
Izumy si era
intromessa furtiva nella discussione, lanciando piccole occhiate grigio-lucenti
verso Sakura. La Hime,
accortasi del suo atteggiamento provocatorio, scambiò un’occhiata complice con
la mezzo-demone, per poi scoppiare in una fragorosa risata con Ami.
-Io proprio non
capisco cosa avete da ridere…-
-Non stavi forse
alludendo a me?-
La demone mora
finse un’aria imbronciata, sciolta subito dallo sguardo allegro e dolce della
Principessa.
-Quando tuo
padre leggerà quel biglietto…-
-Gli verrà un
colpo!-
Ami si sdraiò
sui piccoli sedili della portantina, facendo paurosamente ondeggiare il piccolo
abitacolo.
Sakura seguì
subito l’esempio dell’amica, nascondendo il volto nella spalla di Izumy che
sospirò sconsolata, immaginando la reazione del re alla vista del biglietto
lasciatogli dalla figlia.
-Va tutto bene?-
Un paio di
leggeri picchiettii anticiparono un leggero movimento della tenda.
Un giovane
umano, dai capelli neri raccolti in una lunga treccia e con gli occhi tenebrosi
scostò la tenda, strabuzzando gli occhi alla vista delle tre ragazze.
-Sakura, tutto
bene?-
La Principessa gli fece
un cenno di assenso con la mano, mentre Ami recuperava la posizione seduta,
sistemandosi il kimono per non mostrare al giovane cose sconvenienti.
-Stavamo
immaginando la faccia di Kamigawa quando scoprirà la lettera…gli verrà un
colpo!!!-
La biondina a
quelle parole ricominciò a ridere, torturando il kimono di seta pregiata che
stava inutilmente cercando di sistemare.
Il ragazzo
scambiò uno sguardo interrogativo con Izumy che gli fece cenno di lasciar
perdere.
-Mi mancherà
molto…-
Sakura, perdendo
improvvisamente il sorriso, si sedette composta, sistemando i lunghi capelli
violetto.
-Mi mancherete
tutti voi…-
Il ragazzo
allungò una mano dentro la cabina, giusto il necessario per accarezzare una
guancia rosata della demone.
A causa di un
movimento brusco fu però obbligato a ritirarla subito per riprendere a due mani
le briglie del draghetto bipede che stava cavalcando.
-Avresti dovuto
parlarne con tuo padre prima di prendere questa decisione, un matrimonio non è
cosa di tutti i giorni!-
Izumy si voltò
di più verso la ragazza mentre Ami le prendeva calorosamente entrambe le mani.
-Gliene ho
parlato… ma lui si era opposto. Sapete bene cosa pensa dei matrimoni combinati…-
Sakura fissò un
angolino della portantina, incapace di incrociare gli occhi degli amici.
-Però questo era
l’unico modo per lasciare Haru libera. Con l’esercito che le Terre dell’Ovest
possiedono, saremmo stati sconfitti al primo attacco. La mia famiglia si è
sempre sacrificata per salvare il mio popolo, adesso tocca a me. Se poi il
sacrificio è quello di sposare un affascinante straniero… vorrà dire che mi
adatterò…-
Nessuno rise
alla battuta.
Ami continuava a
stringere forte le mani dell’amica che, finalmente si era voltata verso Izumy,
sorridendo.
-Forse avresti
fatto meglio a salutare tuo padre…-
La voce di Ami,
sempre allegra e chiassosa, era stata poco più che in uno squittio nel silenzio
sovrannaturale che era calato fra i presenti.
-No, no. Sarebbe
stato peggio, non sarei più riuscita ad andarmene. E poi, Izumy, tu sei la sua
infermiera, no? Sai bene che un dolore del genere nelle sue condizioni non
avrebbe fatto altro che peggiorare le cose…-
Izumy affermò
con il capo, muovendolo dolcemente.
Da diversi anni
era sbarcata nel porto di Haru, venendo da chissà dove, ed era stata subito
festosamente accolta a palazzo.
Grazie
soprattutto alle sue abilità curative, dovute alla sua origine di demone-fiore,
era diventata presto curatrice del sovrano e amica della Principessa.
-Già, ma
indovinate un po’ chi si subirà una lavata di capo appena torneremo a casa?-
La voce maschile
dell’umano che galoppava al fianco della portantina attirò su di sé tutta
l’attenzione.
-Ma guarda te
cosa mi avete convinto a fare! Kamigawa mi nomina capitano delle guardie tre
mesi fa, e trenta giorni dopo aiuto sua figlia a fuggire! Già mi sembra di
sentire le sue grida! Qualcuno di voi mi vuole spiegare perché ogni volta che
decidete qualcosa vado a finirci di mezzo sempre io? Come minimo mi toglierà
cinque gradi dopo questa vostra trovata!-
Il tono era
allegro, usato per sdrammatizzare la situazione.
Le allusioni
alle pene che il sovrano gli aveva inflitto al posto delle vere colpevoli
strappò una risatina a Sakura e Ami.
Erano stati
inseparabili da bambini, loro tre.
Ogni nuova
scoperta, ogni nuova avventura, ogni nuovo guaio lo avevano vissuto assieme,
dandosi coraggio nei momenti difficili e congratulandosi in quelli di gioia.
Sakura e Ami,
però, più scapestrate del diligente ragazzo, finivano sempre per cacciarsi in
qualche guaio e l’umano era costretto ad aiutarle, finendo poi nei guai a causa
loro.
-Dai Toryu, non
te la prendere! In fondo sei un guerriero! E’ tuo compito difendere le
fanciulle indifese! E poi, quante storie per qualche piastrina! Non sei per
forse il più abile “cacciatore di draghi” di Haru? Bene, allora non ti servirà molto
tempo per tornare in questo ruolo!-
Amy si era
avvicinata all’apertura della finestra, con lo sguardo maligno e le movenze strafottenti.
-Non intendevo
dire che mi dispiace essere qui! Ami, non capisci mai niente! Io volevo
sdrammatizzare la situazione…-
-E non c’era un
modo migliore per farlo?-
-E allora potevi
pensarci tu!-
-Io per tua
informazione…-
Sakura scosse la
testa ridendo insieme a Izumy.
Quei due non
sarebbero cambiati mai!
Fin da piccoli
adoravano punzecchiarsi e prendersi bonariamente in giro.
Quando però uno
dei due aveva bisogno di aiuto, l’altro era sempre presente.
Così era stato
quando Amy si era ferita nel bosco ad una spalla, dove adesso c’era una
cicatrice, mentre raccoglieva fragole per fare una sorpresa a Sakura, impegnata
in trattative per il regno.
Così era stato
pochi mesi prima, quando Toryu era stato nominato Capitano delle Guardie per
l’onore dimostrato nella caccia ai draghi che infestavano i boschi di Haru.
Crescendo, il
carattere di Toryu si era fatto misterioso ed affascinante, mentre Amy era
diventata una simpatica mezzo-demone sempre bisognosa di attenzioni.
Nell’aria si
poteva già respirare il cambiamento della loro amicizia in qualcosa di più
profondo.
Una stretta di
Izumy fece perdere il filo dei ricordi a Sakura che prestò attenzione alle
parole della curatrice.
-La scia perdere
quei due perditempo! Dimmi piuttosto: come ti senti? Sei ancora sicura della
tua decisione? Se vuoi, basta poco per girare la portantina, ordinare alle
guardie di voltarsi e tornare a casa…-
Amy e Toryu
ammutolirono a quelle parole, prestando attenzione alla risposta dell’amica
che, con un sorriso rilassato, sistemava alcune pieghe del kimono.
-
Il sentiero che seguo
Non è esile filo
Da intrecciare, eppure
Lontano e insicuro mi appare.
Nonostante
questo, non preoccupatevi, me la caverò vedrete. Questo è l’unica possibilità
che ho per salvare Haru e, credetemi, non la sprecherò, potete starne certi.
Non permetterò che i sacrifici compiuti dalla mia famiglia fino a questo
momento siano vani. Sposerò il Principe delle Terre dell’Ovest portando in dote
il mio Regno. Haru entrerà così a far parte di un regno molto vasto e potente
non con il titolo di sottomesso, ma di pari. Il mio popolo sarà pari a quello
del Principe e nessuno di voi rischierà di subire schiavitù o saccheggi.
Inoltre, questo matrimonio scoraggerà anche le invasioni che subiamo dalle
isole. Ci penseranno due volte prima di attaccare una parte dei Territori
dell’Ovest. Sì, questa è politicamente la scelta migliore…-
-…ma non lo è
per il tuo cuore-
La voce flebile
della biondina arrivò dritta al cuore di Sakura che però, abituata a comandare
da troppo presto, ovvero da quando la malattia il padre era diventata critica.
Inghiottì a fatica il timore e la paura, esternando sicurezza e decisione.
-No Ami, hai ragione. Ma è
giusto così. In fondo
La vita è mutamento, quindi le
scelte perfette non esistono. -
-Siamo in vista
del Palazzo.-
L’avvertimento
di Toryu provocò un leggerò fremito all’interno dell’abitacolo.
Ami chiuse
violentemente le tende, intimando a Toryu di non sbirciare promettendogli
severe punizioni in caso contrario, mentre Izumy aiutava Sakura togliere il
kimono da viaggio per indossarne uno più consono con l’incontro con il futuro
sposo.
Toryu, da fuori
la cabina, sistemava le guardie in ordine davanti, a fianco e dietro la
portantina, mentre si preparava a prendere il suo posto in cima al corteo.
-Toryu!-
La voce di
Sakura uscì acuta dalla cabina, facendo tirare le briglie del draghetto al
ragazzo.
-Qualche
problema?-
-Ricordati, e
anche voi ragazze: dovrete darmi del Voi alla presenza del Principe… a corte
tengono molto a cose di questo genere!-
Le risate
dell’una e dell’altro confusero le obiezioni e le battutine di rimando, mentre
Toryu prendeva il suo posto in prima fila e Sakura si sistemava un’ultima volta
i capelli, in vista dell’imminente incontro.
Tutto doveva
essere perfetto.
Il leggero
dondolio del palanchino l’avvertì che si erano fermati.
Un sospiro.
Un respiro
profondo.
Per ricacciare
indietro la paura.
Per confermare
la sua scelta.
Coraggio.
Ami e Izumy
scesero veloci dalla cabina, mentre la mora pose una mano in aiuto della
Principessa per farla scendere.
Sakura
l’accettò, scendendo agitata dalla portantina.
Si trovava in un
cortile, immenso.
Davanti a lei, a
pochi metri di distanza, due figure bianche.
Attorno, una
folla strepitante di demoni che lavoravano a palazzo curiosi di assistere alla
venuta della nuova Regina.
Sakura si guardò
intorno stordita.
Toryu aveva
disposto i soldati in schieramento, mentre Ami tremava al suo fianco, cingendo
un braccio ad a Izumy che cercava inutilmente di calmarla.
A passi lenti,
Sakura s’incamminò verso la figura con lunghi capelli argentati e il kimono
scuro, blu notte.
Doveva essere
lui il Principe delle Terre dell’Ovest.
Suo… suo futuro
marito.
Cercò di
calmarsi.
Il cuore
sembrava impazzito.
Ogni passo, la
folla ammutoliva ammirando la bellezza della giovane, chi lodando e chi
criticando il suo portamento.
Ma ogni passo la
conduceva a lui.
Ogni passo
l’avvicinava all’avvererarsi di quel destino che aveva scelto.
Quei passi la
stavano conducendo nelle sue braccia.
Ormai, era molto
vicina.
Respirò più
volte a fondo, cercando di calmarsi.
Il cuore le
batteva così forte in petto che temeva fosse percettibile.
E non doveva.
Non doveva
capire che aveva paura, che era agitata.
Tutto doveva
essere perfetto.
Si fermò.
Gli occhi,
chinati devotamente verso terra, potevano scorgere i lembi inferiori del suo
sontuoso kimono.
Blu scuro e
bianco, con delicati ricami.
Sospirò.
Lei era la Principessa delle
Terre di Haru, i Territori dell’Est, la sua… la sua futura sposa.
Fissò questi
ultimi pensieri a fuoco nella mente.
Doveva sposare
quel Principe.
Doveva.
Era l’unico modo
per salvare Haru.
Piano, alzò il
volto per guardarlo in viso.
Occhi ambrati,
freddi.
Fluenti capelli
argentati.
Era… bellissimo.
Semplicemente.
E freddo.
Semplicemente.
Glielo vedeva
negli occhi, nella loro inespressività.
La scrutavano
con freddezza, quasi con astio, non ostante fosse il loro primo incontro.
Era facile
pensare che quegli occhi fossero in grado di uccidere, che quella chioma si
fosse tinta di rosso.
Aveva un buon
profumo… di libertà, di durezza, di forza.
Paura.
Voleva scappare,
tornare sulle colline di Haru, vicino al porto, lontano da quel gelo.
Voleva risentire
la freschezza delle colline, la libertà dei monti, il grido dei gabbiani….
Scosse la testa,
scacciando quei pensieri e sbirciando l’inespressività del Principe.
Sentì un brivido
lungo la schiena.
Quel demone… si
capiva al primo sguardo che era un guerriero.
Ma… possibile
che fosse realmente solo questo?
Ripensò alle
parole di Ami.
Non esistono
persone così malvagie…
Anche lei lo
credeva.
Ma dopo aver
visto l’indifferenza di quegli occhi, non le sembrò più impossibile.
E dunque… quello
sarebbe stato … suo marito?
L’uomo al quale
presto avrebbe dedicato tutta la sua vita, il suo amore, se stessa?
L’uomo che
presto sarebbe stato il padrone del suo pensiero, del suo cuore, del suo corpo?
No no no! Non… non può essere in fondo così
freddo!
Non posso sposarmi con una persona simile!
Non… non andremo mai d’accordo…
Siamo… troppo diversi…
L’incontrarci è meta
irraggiungibile come le nuvole
Dove romba il dio del tuono,
e da sì lontano sentendo parlare
di lui, continuo ad anelare
La voce della
guardia si affievolì piano nella mente del demone.
Sesshomaru
osservò da lontano l’agile figura scendere dalla portantina a passi incerti
verso di lui.
Altre figure
poco chiare la stavano aiutando.
Sakura, la Principessa dell’Est,
era arrivata.
La futura Regina
delle Terre dell’Ovest.
Sua futura
moglie.
Sarebbe stata
come tutte le altre demoni?
Vezzosa e
sciocca?
Oppure, con una
saggezza sicura, tipica degli stranieri?
O forse ancora,
immatura e prepotente?
Egocentrica e
presuntuosa?
Si separò dai
compagni di viaggio, incamminandosi.
Vorrei rivolgere una domanda
A voi, che vedo là
In lontananza:
Quel fiore bianco, lì
Sbocciato, ecco, vicino a voi,
che fiore è?
Una indistinta
chiazza rosso-bianca che si avvicinava lenta.
Presto
riacquistò i contorni.
Il kimono
portato era strano, con la parte bassa del vestito rosso accesso e la parte
superiore bianca.
Lasciva vedere
ben poco delle forme del corpo e l’abbondanza della stoffa non permetteva
neanche di immaginarle.
Però, quel volto
magro e disteso facevano ben sperare.
Una cascata di
capelli violetto le incorniciavano il volto diafono.
Un abbinamento e
un costume originali per quell’occasione.
Probabilmente
un’usanza del suo paese.
Probabilmente i
colori tipici di quel paese.
Non riuscì però
a vederle gli occhi.
Li teneva bassi,
quasi timorosi…
Strano.
Stava procedendo
a passo sicuro, senza accelerare né rallentare.
Orami gli era
vicino.
Tutti tacquero.
Sua Madre, ritta
al suo fianco, gli lanciò un’occhiata eloquente.
Persino Rin era
ammutolita, nascosta dietro una vaporosa gonna di una vecchia inserviente,
diversi passi dietro il Sommo Sesshomaru.
Lo aveva visto
poco da quando erano arrivati.
Ma qualcosa
avevano capito.
Doveva arrivare
qualcuno a palazzo, qualcuno di importante.
Jaken era stato
vago nel darle spiegazioni, ma si vedeva che quella notizia lo aveva esaltato.
Adesso, insieme
a tutti gli altri servi del palazzo, si era accalcato ai bordi del cortile
interno, cercando di guadagnarsi il posto migliore per osservare la nuova
venuta.
Ormai era
arrivata.
Lentamente, alzò
il suo sguardo su di lui.
Verde scuro.
Profondo.
Indagatore.
Sua Madre aveva
visto giusto, anche quella volta.
Era bellissima,
doveva ammetterlo.
Una bellissima
demone.
I capelli
violetti le arrivavano fino a terra nonostante i molteplici giri di nastro
fatti per bloccarli.
La bocca,
piccola e sottile, era ferma in un’espressione di sconcerto con le labbra
tremanti.
Gli occhi invece
erano grandi e contornati da sottili sopracciglia e da due piccole strisce
nere.
La prova della
sua purezza demoniaca.
Profumava di
fiori.
E di corse nei
campi.
E di freschezza.
Era giovane,
molto giovane.
Glielo aveva
detto il giorno prima la Madre,
ma dimostrava meno della sua età.
Sarà a causa
dello strano abbigliamento.
O della mancanza
di trucco.
Ma era
ugualmente bellissima.
Ma non gli
interessava.
Un’altra
scocciatura.
Una moglie, da
sposare e lasciare incinta il prima possibile, per poter poi ripartire.
Sesshomaru non
seppe per quanto rimase a fissarla negli occhi.
Non sembrava
timorosa come il primo momento, anzi.
Risultava
sconveniente che una ragazza da maritare restasse a fissare così tanto negli
occhi un giovane.
Con quello
sguardo strafottente poi.
-Vi diamo il
benvenuto nelle terre dell’Ovest, Principessa di Haru-
La voce calda
della Regina li risvegliò dai loro pensieri, facendo voltare Sesshomaru e
abbassare in capo della giovane.
Abbassò un po’
il capo verso la Demone,
in segno di saluto, per poi voltarsi verso il ragazzo e abbassarsi nuovamente,
piegando anche le spalle, in segno di onore e rispetto per il Principe
Ereditario.
-Vi ringrazio
per l’accoglienza, regnanti dell’Ovest. Spero che la mia venuta qui sia
portatrice di pace e unione per i nostri due regni…-
Parlava con
calma, lentamente, ma senza scandire le parole.
Il suono della
sua voce giunse chiaro alle orecchie di Sesshomaru.
Una voce allegra
e fresca, abituata a ridere e scherzare.
Però… c’era
qualcosa nel timbro, nell’intonazione delle parole che gli fece credere che
quella giovane sapesse anche comandare.
-E vostro padre,
il Nobile Kamigawa, dov’è Principessa di Haru?-
La mancanza del
padre era stata subito notata dalla Madre, fredda spettatrice dell’evento, mentre
era stata completamente dimenticata dai diretti interessati e da tutti i
servitori, certo non avvezzi a tutte le regole del protocollo regale.
-Non è potuto
venire. In questo ultimo periodo la malattia lo ha dilaniato a lungo e i
curatori hanno detto che non era in grado di affrontare un viaggio così lungo.
Era molto dispiaciuto per questo inconveniente e mi ha pregato di porgere i
suoi più cari saluti alla bellissima Regina dell’Ovest e di porgere i suoi
doverosi omaggi al figlio di un caro amico, il Principe-
Sakura parlava a
voce controllata, guardando alternativamente Sesshomaru e sua Madre negli
occhi.
Non muoveva però
la testa, lentamente faceva passare lo sguardo da uno all’altro.
Non era elegante
scuotere il capo alla presenza di un Principe.
-Spero che ci
raggiungerà presto per le trattative.-
Fredda.
Possibile che
anche la sua voce fosse così fredda e determinata.
Sakura fissò
l’inespressività ambrata di Sesshomaru, quasi contrariata dal tono di comando
che aveva usato.
-Mi piacerebbe,
ma temo che sia impossibile. Quando sono partita era costretto a letto e
durante questi momenti di crisi acuta è obbligato a restarvi per molto, molto
tempo…-
Il Principe notò
come il tono si addolcisse impercettibilmente quando la ragazza parlava del
Padre.
Ma la situazione
lo stizzì.
Avanzò superando
di poco la ragazza.
-Non si possono
trattare questioni matrimoniali con una donna-
Astio.
Ne era certa.
In quella voce
nemica e sconosciuta c’era dell’odio.
-E’ quello che
avete fatto finora, Principe. Mio padre è incapace di comandare il Regno da
diversi anni ormai e i momenti di salute sono ben rari purtroppo. Sono stata
io, dopo essermi a lungo consultata con i Saggi di Haru, a decidere di
rispondere alla ricerca di Vostra Madre.-
Cosa credeva
quel demone?
Era da quando
era poco più che un cucciolo che trattava questioni diplomatiche con mercanti e
militari, e mai nessuno le si era rivolto con un tono del genere!
Certo, c’erano
stati più di una volta sguardi perplessi, ma mai nessuno aveva osato tanto!
-Non avevate un
fratello che vi potesse accompagnare e prendere vece di Vostro Padre?-
-Se avessi un
fratello ora non sarei certo qui, ma nel mio palazzo ad Haru mentre voi,
Principe, lo stareste fronteggiando in duello su un campo di battaglia al
confine dei nostri due regni.-
Adesso anche
Sakura si era voltata e fissava con uno sguardo di puro odio il futuro sposo.
Si morse la
lingua, temendo di aver esagerato.
-Vedete
Principe, la Hime
non ha alcun parente in vita, oltre a l padre…-
La Regina si pose fra le
scintille che i due giovani si stavano mandando, cercando così di sedare
disperatamente gli animi
Per fortuna
Kamigawa non era venuto.
Odiava
quell’uomo.
Dal profondo.
I due cercarono
di trattenersi, la l’esperienza della Regina le suggerì di cambiare presto
argomento.
-Siete stata
molto coraggiosa a intraprendere un viaggio così lungo da sola…-
La Regina aveva una voce
leggermente acuta, ma piacevole da ascoltare.
Doveva essere
stata addestrata a lungo…
-Grazie Altezza,
ma non ero sola. Una cospicua scorta delle guardie di Palazzo mi ha
accompagnata e …-
-Lasciateci
passare!-
L’urlo del
ragazzo distrasse i tre regnanti bloccando la conversazione.
Sakura stentava
di credere ai suoi occhi: Toryu era circondato da soldati dell’Ovest che gli
impedivano di avanzare.
Ami era nascosta
tremante dietro di lui, mentre Izumy restava in disparte.
Sakura avanzò
veloce, raggiungendo presto gli amici, pochi passi davanti a Sesshomaru.
-Credevo di
essere giunta in queste terre come alleata, non come Prigioniera. Principe
dell’Ovest, vi chiedo di lasciar andare i miei soldati.-
La voce era
leggermente allarmata.
Già la
conversazione di prima non procedeva nel verso giusto, se poi veniva anche
quest’altro contrattempo…
Sesshomaru
scambiò un’occhiata chiarificatrice con il capo delle guardie che non diminuì
l’opposizione.
-I Vostri
servitori sono umani, Principessa.-
Sakura
rabbrividì: possibile che l’odio di quella gente verso chi non fosse puro fosse
così esagerato?
-Sì Principe, e
conosco le regole in vigore nei Territori dell’Ovest, ma non credevo che
sareste stato così fiscale anche nei confronti dei miei soldati…-
Era
comprensibile che, per una questione a lei sconosciuta, Sesshomaru non volesse
che umani e mezzi-demoni entrassero nel suo palazzo, ma Toryu e Ami erano solo
degli accompagnatori di passaggio!
-Se volevate che
gli accogliessi dentro le mie mura, avreste dovuto portarvi una scorta di
demoni. Loro non sono accetti.-
Toryu con uno
scatto estrasse la spada, brandendola pericolosamente contro una guardia in
direzione di Sesshomaru che, impassibile lo osservava freddamente.
Sakura si pose
fra i due, cercando di calmare l’amico.
-Toryu, riponi
la tua arma. Non ci saranno spargimenti di sangue fra i nostri due regni.
Questa mia visita è proprio nel tentativo di evitarli…-
Sakura si volse
verso il Demone, inchinandosi devotamente.
-Mi spiace che i
miei servitori vi abbiano causato fastidi, Altezza, sono certa che non accadrà
più. Spero vogliate accettare le mie scuse. Vi assicuro che nessuno di loro cercherà
più di entrare nel Vostro Palazzo. Vi chiedo comunque il permesso di farli
accampare fuori dai confini delle Vostre mura, almeno fino a domani, quando
ripartiranno per Haru.-
Sesshomaru si
voltò, dando il suo consenso e incamminandosi verso la Madre.
-Che cooosa?!?
Sakura, tu non permetterai certo che noi…-
Un lampo di
rabbia balenò dagli occhi verdi della Principessa a quelli neri dell’umano.
-Soldato, esegui
gli ordini.-
Accortosi del
clamoroso errore compiuto, Toryu ripose la satana nel fodero, inchinandosi alla
Principessa in segno di scusa e dando disposizioni al corte che, pian piano,
senza distinzione fra demoni, umani e mezzi-demoni, lasciò il cortile.
Non era ancora
del tutto convinto però.
Toryu aveva
visto nello sguardo del Principe la volontà annoiata di ucciderlo.
E aveva visto
negli occhi verdi della sua Principessa la falsità delle scuse.
Sakura raggiunse
la Madre di
Sesshomaru, sperando in un miglioramento della discussione.
-Lasciate che i
vostri sottoposti vi diano del tu, Altezza?-
Sesshomaru, con
un ghigno divertito sul volto, scrutava la faccia imbarazzata della giovane.
-Le nostre
usanze sono diverse dalle Vostre Altezza, ma non per questo inferiori. Spero
che ve ne ricorderete.-
La Regina sospirò sconsolata.
Sarebbe stato un
importante matrimonio, ma avrebbe avuto molto da fare per curare i molteplici
difetti della ragazza.
-Sarete stanca
Sakura. Venite, lasciate che vi accompagni nelle stanze che sono state
allestite per il Vostro arrivo. Potrete riposare fino a questo pomeriggio,
quando sarete gradita ospite mia e del Principe a cena, dove discuteremo degli
ultimi affari.-
La Demone accompagnò Sakura
verso il castello, dopo che la giovane ebbe salutato con qualche frase di
circostanze il Principe.
Il primo
incontro era avvenuto.
E non era certo
stato molto positivo.
Sakura sentiva
l’impellente bisogno di sdraiarsi e di chiudere gli occhi, anche solo per
qualche minuto.
Quell’incontro
se non era stato gravoso a livello intellettuale, lo era certamente stato per i
suoi nervi.
CAPITOLO 2
Con lentezza si sdraiò sul futon per terra
Con lentezza si
sdraiò sul futon per terra.
Era
semplicemente distrutta.
Certo, il bagno
di poco prima era servito almeno in parte per ritemprare il corpo, ma non
sicuramente lo spirito.
Un fruscio di
porte l’avvertì che le inservienti messe a sua disposizione erano appena
entrate nella stanza.
Già, fra loro Izumy non c’era.
Si era rifiutata
di far entrare chiunque in quel palazzo.
Se Ami non
poteva entrare, tanto valeva che non entrasse nessuno.
Lei non faceva
distinzione fra i suoi sudditi.
Umani, demoni o quant’altro.
E così, adesso
era sola.
Come avrebbe
voluto chiudere gli occhi, per poi svegliarsi nella sua tiepida stanza, uscire
da palazzo e ammirare i monti e il mare, mentre il Padre rimproverava Toryu
dell’ennesimo guaio causato da Ami…
Sospirò sconsolata.
-Va tutto bene
Altezza?-
Non c’era
l’amichevole volto della sua terra davanti ai occhi verdi appena socchiusi, ma
il viso sconosciuto e troppo truccato di una donna straniera.
A fatica si
portò a sedere.
-Sì, tutto bene.
Troppo vicino
un ricordo lontano
grido sommesso.
E poi…
Fredda carezza
al cuore della vita
sola nel mondo-
La demone strabuzzò gli occhi, cercando di non mostrare la
sorpresa.
-Prego?-
Sakura sorrise
intimamente di quello sguardo, facendo un cenno con la mano per rassicurarla.
Ormai si era
abituata a esprimersi con quella atavica tradizione della sua gente, con delle
frasi più simili a poesie che a ragionamenti.
Eppure…
Non avrebbe
saputo spiegare in altro modo la nostalgia e la solitudine che attanagliavano
il suo cuore.
-Gli eunuchi
hanno appena terminato di portare qui i suoi effetti personali, Altezza. Ormai
è tardi, il Principe e la
Regina la aspettano fra circa tre ore. E’ meglio iniziare i
preparativi.-
Sakura sbuffò
annoiata.
Già… adesso
ricordava…
Il cerimoniale
che aveva studiato prima di recarsi al Palazzo dell’Ovest prevedeva diverse ore
di preparativi per una giovane.
La dama iniziò a
disfare gli eleganti bauli, estraendone le preziose stoffe e riponendole con
cura nelle mani tremanti di una giovane demone vicino
a lei.
Sakura le
osservò…
La prima doveva
essere una nobile… una dama di Palazzo forse…
Mentre la
seconda altro non doveva essere che una dei tanti servitori che aveva visto al
suo ingresso in quella dimora.
Lo vedeva
chiaramente dai gridolini che tratteneva a stento nel
toccare il flebile tessuto di quei capolavori.
-Ti piace?-
Sakura le si avvicinò di spalle, facendo sobbalzare la giovane.
Giovane… non
doveva avere molti anni in più di lei.
La serva,
impacciata e rossa in volto, ripetè una volta di
troppo l’inchino, incapace di rispondere alla bella principessa straniera.
-Certo Altezza… sono dei capi bellissimi…adatti poi a una
figura come Voi…-
La nobile elogiò
con lo sguardo il corpo di Sakura, sommerso da un’abbondante
tessuto per asciugarsi dopo il bagno.
La principessa
di Haru cercò di trattenere un ghigno di
disapprovazione.
Non lo aveva
certo chiesto a lei!
-Veramente
volevo che fosse questa giovane a rispondere…-
La nobile alzò
sdegnata il naso, offesa dalla risposta, mentre la piccola serva affondò la
testa nelle spalle, cercando di scomparire.
-Oh.. io.. ecco.. Altezza… queste… queste vesti sono… sono
magnifiche… ben si adattano alla vostra persona… io…-
Sakura afferrò
con fermezza il primo della pila, un lungo kimono azzurro cielo e lo mise nelle
tremanti mani della ragazza.
-Prendilo, e
grazie per la cura con cui tratti i miei abiti…-
La demone arrossì maggiormente, allontanandosi e non
toccando il tessuto.
-Oh no! Io… io no potrei mai…-
E perché no?
Sakura aggrottò
la fronte sorpresa.
Eppure prima le
era sembrato che la giovane apprezzasse l’elegante finitura dei suoi abiti…
-E’ un regalo. Puoi accettarlo senza remore. Haru è una regione molto popolare per i tessuti, in
particolare per le sete pregiate. Io possiedo così tanti vestiti così diversi
da quelli tipici di queste zone… non so quando potrò
indossare di nuovo un vestito della mia Terra, quindi vorrei che tu usassi
almeno questo …io…-
Una manata della
Nobile allontanò il corpo della giovane che si ritirò con un inchino frettosolofuori dalla stanza.
Sakura la fissò
con odio, stringendo il vestito fra le mani.
-Perché lo avete
fatto?-
Un inchino
devoto e senza rancore accompagnò una risposta pacata e precisa.
-Perché è solo
una serva Altezza e non merita un vestito del genere…-
La Principessa sbuffò
irata.
Era comunque una
giovane ragazza attratta da un vestito… che differenza ci potevano vedere gli
abitanti dell’Ovest?
-Presto saranno
qui altre Nobili con i compito di aiutarvi nei
preparativi per l’incontro altezza. Porteranno anche il vestito da indossare,
non temete. E’ stata la Regina
in persona a sceglierlo e sono certa che il Principe lo apprezzerà molto…-
Sakura si
sistemò ordinata sul cuscino per terra, mentre la Nobile iniziava a
pettinarle i lunghissimi capelli.
L’opera fu però presto interrotta da un acuto urlo che spaventò non
poco la giovane Principessa.
La donna, era
ora seduta sul tatami chiaro di bambù, con il fiato
corto e la veste scompiglata.
-Che succede?
Non vi sentite bene?-
Infittendo a
forza e cercando di ritrovare un po’ di compostezza, la
demone le indicò un punto imprecisato davanti a lei.
Una macchiolina
nera con dei lampi dorati.
Sakura,
sorridente, aprì le mani in segno di benvenuto, accettando fra le braccia quel
piccolo insetto.
La Dama, spaventata, scattò in
piedi.
-Altezza!
Lasciatelo subito! Potrebbe essere pericoloso!-
Sakura rise di
quell’assurda idea, coccolando quella che sembrava essere la testa dell’esserino.
-Ma no! Kaminari
non è affatto pericoloso! –
Con dei gesti
lenti, fece accomodare il demone-grillo sulla mano, avvicinandolo al volto
disgustato della demone.
Kaminari, dal
canto suo, percepì con i suoi tre occhioni rossi lo
stesso astio della donna, rispondendo con piccole scariche elettriche che gi
uscivano dalle antenne che solleticarono appena il palmo della giovane.
-Non
preoccupatevi, è del tutto innocuo. Fa solo un po’ di scena…-
L’animaletto,
quasi capendo l’offesa della padroncina, si voltò, fissando con quegli enormi
occhi il volto stanco di lei.
Kaminari…
Quel suo amico
un po’ speciale…
Non si ricordava
neppure come lo avesse avuto…
Ricordava solo
la sua eterna presenza al suo fianco…
Sempre…
Silenzioso
compagno di solitudine…
Quanti ricordi
dolci e tristi in quegli occhi inespressivi…
Quanti segreti
sospirati davanti a quel piccolo amico…
-Non dovete
spaventarvi per delle sciocchezze simili. E’ frequente che nelle corti
straniere le giovani si trastullino con insulsi animaletti da compagnia, del tutto inutili e anti-convenzionali. Ma di questo non
dovete preoccuparvi Principessa, penserò io a eliminare ogni difetto di questo
tipo.-
Sakura si voltò
piano.
Non si era
nemmeno accorta che la Regina
fosse entrata con tre damigelle al seguito.
Con delicatezza
convinse il demone-grillo ad allontanarsi, uscendo con pochi salti dalle sohjo aperte per tuffarsi nei verdi giardini del Palazzo.
-E’ un onore vedervi qui, nella mia stanza, Altezza…-
Non poteva certo
controbattere.
Non di nuovo.
Già nel primo
incontro aveva messo a rischio il suo matrimonio con il Principe e quindi la
salvezza del suo regno.
Non avrebbe
fatto di nuovo lo stesso errore.
Anche se questo
voleva dire mordersi la lingua per non offendere.
La Regina, regale e posata,
diede dei cenni precisi con le mani alle serve che ubbidirono devotamente,
sparpagliandosi come formiche laboriose per la stanza.
-Spero che le
stanze che Vi sono state assegnate siano di Vostro gradimento…-
Era bella,
nonostante l’età non più così giovane.
Aveva un fascino
pericoloso e, in un certo senso, temibile.
Aveva
un’acconciatura molto formale, con i lunghi capelli argentati fissati con
numerose giravolte alla nuca.
Un trucco
leggero sul viola scuro, in tinta con il lungo abito da cerimonia.
Distolse lo
sguardo, vagando disperatamente per la stanza.
Era così stanca
che non aveva nemmeno potuto osservare bene dove era stata destinata la sua
permanenza.
La zona Est del
Palazzo.
Simmetricamente
opposta agli appartamenti del Principe, nella zona Ovest.
Elegante.
Sontuosa.
Delicati immagini erano raffigurate con arte antica sui
mobili di legno pregiato, intarsiati da mani esperte.
Gru i volo, timide ninfee e flebili nuvole addobbavano le
pareti.
-E’ semplicemente stupenda…-
La Sovrana sorrise, sentendo
nell’intonazione della voce una conferma a quelle parole.
Anche questo
difetto sarebbe stato presto corretto.
-Me ne
compiaccio. Sono venuta per assistere alla vostra preparazione. Ecco, questo è
l’abito da cerimonia che indosserete alla presenza del Principe.-
Una giovane demone le sbucò improvvisamente di lato,
mostrando il più sontuoso abito che Sakura avesse mai visto.
Purtroppo però,
lo riconobbe.
Prima di partire
per i territori dell’Ovest, la
Principessa di Haru aveva studiato
sui libri e dai racconti dei mercanti le usanze dell’Ovest, scoprendo a
malincuore quale fosse il tipico vestito dei fidanzamenti in quella terra.
Un sontuoso
kimono, delle stoffe più pregiate e dei ricami più ricercati.
A dodici strati.
Sicuramente
scomodo.
Alzò gli occhi
al cielo, in cerca di aiuto, trattenendosi dal qualsiasi commento.
Lenta, la Dama riprese ad acconciarle i
capelli in modo regale ed estremamente elegante, nel silenzio totale.
-I vostri
capelli sono davvero molto soffici, Principessa.-
Beh, quello
sembrava proprio essere un complimento sincero al quale la giovane rispose con
un dolce sorriso.
…-ma un po’
troppo lunghi-
Sakura voltò lo
sguardo dall’altra parte, sperando di celare alla Regina i suoi pensieri.
Le piaceva
portare i capelli così lunghi, fin oltre terra…
Le piaceva
sentirne il peso e il lento strusciare sulla schiena…
Sembrava lei…
Le ricordava
lei…
-Mi dispiace.-
Parole uscite
semplicemente dalla gola, dettata dalla mente.
-Non se ne deve
dispiacere, rimedieremo anche a questo.-
Rimediare.
Come se ci fosse
qualcosa di sbagliato.
Sangue freddo.
In fondo, erano
solo dei capelli, anche se tagliati, sarebbero ricresciuti.
E poi, sapeva
bene che l’importate non era assomigliarle d’aspetto,
ma di cuore.
Presto
l’acconciatura fu sistemata.
I capelli
violetti erano fissati con eleganti e preziosi fermagli blu notte.
Soffice e
vaporosa, la sua chioma ricopriva bene il capo, rispecchiando una Principessa
di Haru molto diversa da quella naturale e spettinata
di poche ore prima.
Solo una cosa le
risultò spiacevole..
La nuca.
Scoperta.
Aveva letto da
qualche parte che in quella zona della regione la nuca fosse
una potente arma di seduzione femminile.
Possibile che
anche lei, ormai praticamente promessa, dovesse sottomettersi a quell’assurda
credenza?
Per quegli occhi
così freddi e inespressivi, poi?
Rabbrividì al
pensiero che il Principe chinasse il suo sguardo
ambrato su di lei, sulla sua nuca, avvicinandosi a lei da padrone..
Scosse le
spalle.
Lucidità.
A questo avrebbe
pensato più avanti.
Adesso, doveva
salvare Haru.
Una delle servette entrata con la Regina le si pose davanti
con un elegante cofanetto.
Trucco.
Che fastidioso
contrattempo!
Fortunatamente la Dama addetta ci mise poco.
Le donne belle
Non hanno bisogno di trucco
Per essere belle.
Il protocollo
prevedeva poco trucco il giorno del fidanzamento, in modo tale che il futuro
marito potesse osservare la ragazza nel suo naturale
aspetto.
Appena qualche
traccia vicino agli occhi, per rendere più seducente lo sguardo…
Un po’ di
rossetto, per attirare l’attenzione sulle labbra…
Colori tenui,
delicati.
In tonalità
perfetta con il vestito blu che si accingeva a mettere.
Non era abituata
a quel genere di cose…
Le donne di Haru erano attive, ottime lavoratrici… non avevano tempo
per sciocchezze simili…
Certo, lei
adesso il tempo avrebbe dovuto trovarlo…
Con eleganza,
Sakura si alzò da terra, girandosi verso la Regina che la fissava con aria annoiata.
-Adesso dovrei
cambiarmi Altezza…-
La Regina alzò uno sguardo
impertinente verso la giovane ritta davanti a lei, alzandosi a sua volta.
-Ma certo
Principessa…-
Ad un cenno
della mano le demoni nella stanza si avvicinarono alla
giovane, aiutandola piano a togliersi l’ingombrante veste.
-Gradirei che
Voi usciste…-
Stizzita.
Ecco come era
uscita la voce della Principessa.
Ecco com’era
realmente.
Un sorriso
increspò il volto inanimato della Sovrana, nascosto ben presto dietro il
leggero sventolio del ventaglio.
-Mi spiace
Principessa, ma preferisco restare. In fondo, questa è la prima volta che vi
vedo e, se devo essere sincera, appena arrivata, in quel buffo e ingombrante
abito, non ho potuto vedere nulla del suo corpo.-
-Quell’abito, Altezza, è il tipico della mia Terra…-
Con un gesto
secco, chiuse il ventaglio.
-Nei prossimi
giorni, se mio figlio vi riterrà degna, vi istruirò riguardo al comportamento
da tenere a corte. Intanto, voglio controllare che siate effettivamente di
avvenente presenza come si dice. O preferite forse che venga il Principe in
persona a controllare?-
Rabbrividì.
Di odio.
-No, non ce né
bisogno. Volevo solo dimostrarle il mi senso del pudore. Mi è stato riferito
che anche qui è una qualità femminile ben apprezzata.-
Con un gesto
veloce, sciolse la fascia in vita, lasciando scivolare sinuosa la veste sul
pavimento.
La Regina iniziò a girarle
intorno, mentre le gote della Principessa si tingevano di rosso, particolare
reso troppo visibile dalla carnagione chiara.
La Demone
picchiettava con aria concentrata il ventaglio sul mento, analizzando ogni
parte della giovane.
Non era troppo
alta, come si addice a una donna…
Carnagione
chiara, ottimo…
Schiena liscia e
sinuosa…
Fianchi…
-Avete i fianchi
un po’ stretti…-
-Cosa comporta?-
Cosa c’entravano
i fianchi adesso?
Le sembrava di
impazzire per la tensione.
-Non va bene per
generare figli…-
-La mia stirpe,
nonostante questo difetto, non ha mai avuto questo tipo di problema…-
Fece cenno di sì
con la testa, continuando ad analizzare il corpo.
In fondo, lo
sapeva bene.
Aveva studiato
attentamente la sua dinastia per evitare che ci fossero problemi gravi come la
sterilità.
Fortunatamente,
nessun caso.
-Avete le gambe allenata, Nobile Sakura…-
La Principessa arrossì,
muovendo inconsciamente le parti indicate.
Si sentiva a
disagio.
Terribilmente a
disagio.
Come un pezzo di
stoffa fra le mani del compratore.
Il mercante ne
elogia le qualità, cercando di alzare il prezzo, mentre il cliente nota i
difetti, nel tentativo opposto.
-E’ a causa delle corse…-
La Regina alzò un
sopracciglio, irritata.
Odiava dover
chiedere altri chiarimenti.
-Corse?-
-Sì,… Haru è una terra di prati e
colline per questo io…-
-Vi
trastullavate correndo per dei pascoli, come una stupida contadina? Spero di
non dover ricordarle che ciò qui non le sarà permesso…-
Certo…
Chissà quando avrebbe potuto solo uscire, anche sotto scorta, fuori da
quelle mura.
Una donna doveva
stare a casa, a badare ai figli…
La Regina terminò il giro,
restando per lunghi secondi a fissare la ragazzina che, ostinata,
on chinava lo sguardo, nonostante lo sdegno e il pudore.
-Siete
illibata?-
Il rossore
divenne scarlatto.
Fuoco.
Con in gesto di stizza Sakura chiuse le mani a pugno, cercando
di soffocare l’imbarazzo.
-Ma certo!!! Che razza di domande!!! Io…-
-Moderate i
toni, Principessa. Ho i dovere di porvi queste domande. State per diventare la
futura promessa del Principe delle Terre dell’Ovest. Mio figlio non gradisce
ciò che è di già stato usato…-
Odio.
La Regina e la Principessa capirono
in questi sguardi che il loro rapporto non sarebbe mai stato pacifico.
-Ricordate,
Principessa, che una donna è perfetta solo se è bella, quando è ben formata
nella sua persona e ben proporzionata in tutte le sue parti. Per questo motivo
voi siete qui.-
Con un fruscio
di vesti, la Regina
uscì, dando il secco ordine alle serve di finire di prepararla.
Rin osservò da lontano il sommo Sesshomaru.
Stava solo, in
disparte, sotto un bellissimo albero in fiore.
Un pruno,
dall’intenso profumo.
Non aveva ben
capito cos’era successo in quei giorni a Palazzo.
Tutti erano in
gran fermento per i preparativi di un importante arrivo…
Perfino Jaken era su di giri.
Per non parlare
della Signora…
Con lei era sempre
gentile, ma in quei pochi giorni la aveva trascurata…
Come il Padron Sesshomaru…
Come tutti…
La bambina cercò
di avvicinasi al demone, trattenuta però dalla mano
verde di Jaken.
-Dove credi di
andare Rin?-
La piccola si
sdraiò per terra, inchinandosi in segno di supplica.
-Volevo salutare
PadronSesshoamru. Ti prego
Jaken, lasciami andare! Io…-
-Non se ne parla
nemmeno! Stupida!-
Il demone ficcò
la testa della piccola dietro il cespuglio e abbassò la voce.
Il Principe
l’aveva affidata espressamente a lui.
Far da balia a
una mocciosa umana…
-Non puoi andare
da lui!-
-E perché?-
Gli occhini neri
di Rin intenerirono quelli tondi del piccolo demone.
In fondo, lei
non sapeva niente di quanto strava accadendo…
-Sommo
Sesshomaru sta aspettando la
Principessa di Haru…-
-Quella che è
venuta prima sulla portantina?-
-Certo, chi
altro?-
La risposta non
soddisfò la piccola che trattenne per il vestito Jaken
in procinto di allontanarsi.
-E perché la sta
aspettando?-
Il demone
sbuffò, convincendola ad alzarsi e ad allontanarsi da lì.
Se fossero stati
scoperti il pomeriggio del primo incontro a spiarlo…
Si schiarì la
voce, cercando le parole adatte.
-Se tutto va
come previsto, stasera saranno promessi…-
Rin fissò con aria dubbiosa il demone…
-Promessi?-
-Ma sì, stupida!
Ormai Padron Sesshomaru deve diventare Sovrano e al
suo fianco deve esserci una Regina! Muoviti adesso, non dobbiamo disturbarli…-
Con uno
strattone il piccolo demone fece entrare la bambina nel palazzo.
Rin però, poco prima che Jaken
chiuse le sohjo, riuscì a scorgere una figura
procedere verso il Demone.
Sesshomaru non
voltò neanche il capo per accogliere la nuova venuta.
La aveva
riconosciuta dall’odore.
Con lentezza la Demone
si sedette al suo fianco, facendo attenzione che l’elegante vestito non si
sporcasse.
-Sarà qui fra
poco…-
Sesshomaru
accenna lievemente di sì col capo.
E’ annoiato.
Dannatamente
annoiato.
E questo sua Madre l’ha capito.
Era da anni che
non parlava con il figlio.
Non solo a causa
dei suoi viaggi di formazione, ma anche perché non avevano mai avuto un vero
legame.
Lei era la donna
che lo aveva messo al mondo, la persona che aveva gestito gli affari a palazzo quando lui non c’era.
Non aveva mai
sentito la mancanza di quei dialoghi.
Ma adesso
dovevano stipulare il contratto più vantaggioso per tutta la storia del casato.
Adesso, dovevano
parlare.
Parlare di
affari.
-Sono stata
nelle sue stanze, mentre si preparava. Vi assicuro che non avete nulla da
temere… è una fanciulla bellissima… quei mercanti avevano ragione. Saprà come
farvi divertire…-
L’ultima frase
fu pronunciata con un ghigno divertito, che però non
toccò il Principe.
-Non conosce le
nostre tradizioni…-
Freddo e
calcolatore.
Già, perché la Regina dell’Ovest era
l’esempio da seguire per le altre dame, doveva essere perfetta.
Come aspetto e
come comportamento.
-Di questo non
dovrete crucciarvi. Me ne occuperò io.-
Una serie di
risatine e sussurri interruppero il breve dialogo.
La Regina scattò in piedi,
agitando il ventaglio per scacciare la fastidiosa calura del tardo pomeriggio.
Sesshomaru, con
calma, imitò la Madre,
ponendosi maestosamente al suo fianco.
Eccolo lì.
Di nuovo di
fronte a lei.
Di nuovo nemico
per lei.
Sakura si
avvicinò a testa alta ai Regnanti, inchinandosi davanti a loro.
Questo gesto la
infastidiva.
In fondo, lei
era loro pari.
E infattila
Regina ricambiò poco dopo.
Sakura si
rialzò.
Inutile
aspettarsi lo stesso atteggiamento nel Principe.
Piantò i suoi
occhi in quelli ambrati di lui.
Indifferenti.
Li distolse,
memore che una ragazza da marito non doveva fissare un giovane per troppo
tempo.
Un Principe poi…
Fissò i pavimento, notando il blu scuro degli abiti del Demone.
La stessa
gradazione sua.
La sua stessa
stoffa.
Differente nel
taglio.
Uguale nel
significato.
Quel giorno, i
giovani che si dovevano fidanzare indossavano vestiti sontuosi e di uguale
stoffa.
Due metà divise.
Ma il vestito no era indice solo dell’importanza del giorno.
La spada al
fianco del Principe ne indicava infatti anche la
natura guerriera, mentre le maniche larghe di lei e l’acconciatura con la nuca
scoperta la purezza del corpo.
Offerto a lui.
Come un
sacrificio.
Sacrificio per
salvare Haru.
Le tre figure
iniziarono a incamminarsi per i giardini del Palazzo.
Gli occhi della
Straniera si persero nelle sfumature della fioritura…
Profumi dolci e
acerbi…
Piccoli
scricchiolii di sassolini sul sentiero…
Sapore di
primavera…
Per un po’
rimase così, incantata, nell’ammirare la bellezza di quei giardini,
riconoscendo con infantile stupore piante e fiori…
L’unica cosa che
non avrebbe dovuto vedere, camminava di fronte a lei.
Altero.
Deciso.
Insensibile.
-Allora, Nobile
Sakura, vi prego, raccontateci qualcosa su di Voi… certo, questa domanda
dovrebbe essere rivolta a Vostro Padre, ma vista la
sua assenza, mi perdonerete la sfrontatezza…-
Lo sguardo
ambrato della Regina era simile a quello del Principe… solo… più… più… umano.
-Quali arti
conoscete?-
Sakura sospirò
impercettibilmente.
Certo, per i
Sovrani dell’Ovest le fanciulle, soprattutto se principesse, dovevano seguire
una rigida istruzione, improntata anche su arti ridicole o inutili.
AdHaru, terra più liberale,
l’istruzione era comune a tutti e l’arte del commercio e del dialogo veniva
insegnata fin da piccolissimi.
Sembrava quasi
che fosse un eredità degli antenati.
Quel popolo non
dava importanza alle apparenze, ma al comportamento e alla credenza di ognuno.
Non badava
all’estetica, ma all’interiorità.
Proprio il contario dell’Ovest.
-Dovete sapere,
Regina, che le Vostre usanze sono molto diverse da quelle della mia terra… AdHaru ho imparato molte cose,
anche riguardo la vostra cultura. Conosco la dolce arte del canto, quella
leggera della danza, le melodiose note dello shamisen,
la cura dell’origami, l’armonia dell’ikebana e
l’eleganza della scrittura…-
-Avete imparato
tutto questo adHaru?-
Scherno.
Ecco cosa aveva
sentito nella sua voce.
Insieme a
incredulità e disprezzo.
Nonostante Sesshoamru camminasse pochi metri davanti a lei, questo on
voleva dire che non sentisse…
-Cosa volete
dire, Principe?-
Sesshomaru si
voltò.
Bellissimo.
Sfrontato.
-Esattamente ciò
che ho detto. Haru non è terra di arti, ma di
commercio. Non è nella vostra educazione imparare questo genere di cose.-
Lo odiava.
Semplicemente.
-Solo perché la
mia terra e diversa dalla Vostra questo non significa che sia anche inferiore…-
La Regina li guardò
orgogliosa.
Ecco cosa
sarebbero stati:
Una coppia
perfetta.
Suo figlio era
il miglior soldato che avesse mai visto, oltre che un
giovane dell’aspetto prestante…
Sakura era la
fanciulla più bella del regno, oltre che un’intelligente interlocutrice…
Con la debita
educazione, sarebbe diventata la futura Regina.
Perfetta in quel
ruolo.
-Sono certa che
mio figlio non volesse esser scortese, Principessa.
Avrete modo di dimostrarci tutte le vostre abilità nel pomeriggio.
Sorseggiò il the
con esagerata attenzione, rischiando quasi di scottarsi la lingua.
Ormai era notte
inoltrata e lei si sentiva distrutta.
Aveva continuato
ad esibirsi tutto il pomeriggio, dando il meglio di sé in ogni disciplina.
Certo, non tutto
era andato come previsto, ma non si può dire che non si fosse impegnata…
Da quando era
arrivata quella lettera al suo Palazzo, Sakura aveva continuato ad esercitarsi
in quelle pratiche sconosciute, con maestri poco informati o inesperti.
Poteva ritenersi
soddisfatta.
Non era poi
stata colpa sua se era inciampata nel kimono!
AdHaru le vesti sono generalmente
corte, sotto il ginocchio, per facilitare le corse!
E poi,
quell’assurda cerimonia del the…
La tazza per il
Principe era rovente e le era scivolata, purtroppo sul tavolo e non sul demone,
come avrebbe sperato…
Osservò di
nascosto il Principe, seduto davanti a lei, dall’altra parte del tavolo.
Guardava con
noncuranza fuori dallesojho
aperte, con gli occhi fissi sulla luna…
Quegli occhi…
Non avevano
fatto altro che fulminarla di scherno e disprezzo ad ogni mossa sbagliata, ad
ogni piccolo errore, per poi restare muti o altezzosi quando le riusciva invece
qualcosa…
Spostò lo
sguardo alla capotavola.
Certo, neanche
lei si era sprecata di parole, ma almeno aveva mosso qualche commento.
Quel silenzio
aveva il sapore aspro della tensione.
Se Sesshomaru
avesse rifiutato quelle nozze, per il regno dell’Est sarebbe stata la fine.
La guerra.
Anzi, la resa
incondizionata.
Non avrebbero
mai avuto speranza contro un esercito tanto potente…
D’altro canto,
invece, il Territorio dell’Ovest avrebbe perso credibilità, venendo meno a dei
patti e causando la probabile rivolta degli alleati di quel piccolo regno…
Tutto dipendeva
dalla risposta del Principe…
La Regina pose con un leggero
tintinnio la tazzina sul piattino.
-Bene, credo che
ormai sia giunto il momento di discutere del Vostro fidanzamento, la cerimonia
dello Yuino. Principessa dall’Est, Voi siete
indubbiamente una bellissima giovane, ma la vostra educazione mi ha molto
delusa questo pomeriggio…-
Sakura respirò a
fondo.
Sesshomaru,
intanto, si voltò a sua volta verso le due interlocutrici.
-Sono desolata
Altezza…-
Dannazione!
Le cose si
stavano mettendo male…
-Ma posso
imparare…-
Sesshomaru alzò
un sopracciglio, infastidito dalla risposta.
Strano, sebbene
quella ragazza sembrasse del tutto ostile a lui, voleva contrarre quel
matrimonio ad ogni costo.
Sakura incrociò
il suo sguardo con quello di lui.
Non c’era tempo
da perdere con la Regina.
L’ultima parola
sarebbe stata quella di Sesshomaru.
-Altezza, Vi
prego di ascoltarmi.
La bontà di una casa non si giudica
Dal lusso delle sue stanze,
ma dalla capacità di difendere
gi abitanti dal rigore del clima… l’utilità
di un vecchio vestito non si giudica
dal suo colore ma dal caldo che tiene
a chi l indossa… la bontà di un cibo
non si giudica dal suo prezzo,
ma dalla capacità di soddisfare
l’appetito di chi lo mangia…
la virtù di una sposa non si giudica dal suo
aspetto esteriore,
ma delle qualità del suo carattere.
Altezza, voglio
essere sincera. Io non mi ritengo la bellissima ragazza che la Regina dice. Lo sembro
semplicemente, perché i miei occhi e i miei capelli sono sconosciuti nel Vostro
Regno, ma vi assicuro che nelle terre dell’Est esistono molte
giovani demoni molto migliori di me.
Sì sa, il
diverso e l’originale attira molto di più del banale e dello scontato.
Però, Principe,
vi prego di basare la vostra scelta non solo sul mio
aspetto.
Quello non basta
ad una Regina.
Prendete Vostra
Madre come esempio.
E’ una bellissima demone, oltre che un’abile politica che ha
tenuto le sorti del Regno per molti anni, guidando da sola le Terre dell’Ovest.
Io vi prometto
che, se vorrete concedermi l’onore di fregiarmi del titolo di vostra sposa,
m’impegnerò a imparare tutto ciò che serve al Vostro
Regno. Non vi sarà di alcun intralcio, anzi: metterò le mie conoscenze al
vostro servizio.
Fra noi ci sono
molte diversità, e io, imparando le vostre usanze, potrei aiutarVi con quelle di altri popoli stranieri. Haru è un porto molto importante, dove ho avuto il piacere
di conoscere molti marinai che parlavano lingue diverse e trasportavano merci
sconosciute.
Ogni mia
conoscenza, se lo vorrete, sarà messa al Vostro servizio.
Porto come dote
la mia Terra, il ricco paese dell’Est.
Ma questa è solo
una parte dei doni.
Vi assicuro
anche la mia fedeltà, il mio aiuto, la mia dedizione a Voi e al Regno
dell’Ovest.
I miei regali
sono la mia patria, il mio corpo e il mio sapere.-
S’inchinò,
sfiorando con la fronte il pavimento.
Strinse le mani
a pugno, soffocando i tremore.
Non poteva
crederci.
Davvero aveva
detto quelle parole?
Anche se non li
vedeva, poteva sentire gli occhi del Principe su di lei, vagare nel pensiero
delle parole appena pronunciate.
Chiuse gli
occhi, pregando in una risposta affermativa e soffocando le grida del suo cuore
che, disperato, le suggeriva di ritrattare tutto e di fuggire.
-Le carte…-
Spalancò gli
occhi, incredula.
Ce l’aveva fatta.
Alzò piano la
testa, notando come il voto del Demone fosse di nuovo noiosamente voltato verso
la luna.
La voce fredda
di poco prima, appena sussurrata, era ora muta, a contemplare la vastità del
cielo.
La Regina pose loro un pezzo
di carta.
Un pezzo di
carta dal valore inestimabile.
Il contratto
matrimoniale.
Effimeri qual
Fiori di ciliegio
Patti d'amanti.
Senza neanche
leggere, Sesshomaru firmò per primo, dando ordine a un servo di porlo anche
alla Principessa.
Sottile carta di
riso e una piuma d’oca.
Sinuose lettere
che elencavano i termini del matrimonio.
La fine
dell’assedio, la pace e l’integrazione fra i due regni.
La pace.
E, poco sotto,
un tratto veloce e appuntito.
Una firma sicura
e sbrigativa.
Intinse piano il
beccuccio.
Strano.
Non avrebbe mai
pensato che una piuma potesse pesare tanto.
Eppure, in quel momento,
Sakura chiese aiuto a tutte le sue forze per reggerla.
Con lentezza, la
pose sul foglio, creando una piccola macchia nera sotto la firma del demone.
Con lentezza,
iniziò a trascinare il pennino.
Lettere eleganti
e armoniose.
Ogni nuovo
simbolo, un nuovo addio.
Addio alla sua
natura.
Addio alla sua
patria.
Addio alla sua
indipendenza.
Terminato il
nome, Sakura si rese conto che, in quell’attimo, terminava anche la sua
libertà.
Era promessa,
adesso.
Era proprietà
del Principe.
Sorrise, per
conforto e per vittoria.
-Il matrimonio
sarà celebrato fra un anno, per dare tempo alla Principessa di conoscere le
nostre usanze e per ambientarsi in questo nuovo territorio, sua nuova patria.-
La Regina parlò sicura,
insofferente alla reazione di Sakura.
Un anno…
Sakura spalancò
gli occhi.
Pochissimo per
la vita centenaria vita di un demone…
Pochissima
distanza dal matrimonio…
Ma non era
quello il momento di pensarci.
La serata non
era ancora finita.
Con un gesto
fluido, chiamò a sé un eunuco, impartendogli ordini
ben precisi.
Il giovane tornò
poco dopo, con una lunga confezione di legno pregiato.
Sakura la pose
sul tavolo e lo aprì, sotto lo sguardo curioso della Regina e quello severo di
Sesshomaru.
Era il tempo dei
doni di fidanzamento.
La giovane
estrasse un’elegante katana.
Lama affilata,
manico intarsiato e gemmato, custodia decorata e preziosa.
Adesso, adesso
Sakura era in piedi, con la katana in mano, e di fronte a lei, il Principe.
-Per molti mesi
i migliori fabbri e orefici di Haru si sono impegnati
per creare questa katana in vostro onore, Principe dell’Ovest. Secondo il mito,
la dea Amaterasu, personificazione del sole, fece
dono ai suoi discendenti di uno specchio e di una spada, eterni simboli degli
imperi. La spada non è soltanto uno strumento di guerra, ma un emblema attorno
al quale riconoscersi come nazione. Non bisogna quindi stupirsi del fatto che
nella nostra cultura e nella nostra vita, la spada ricopra il ruolo di un Kami, e cioè di un'entità divina preposta alla
conservazione delle vite e alla distribuzione della morte, essa possedeva
poteri che andavano ben oltre l'affilatura della lama e l'abilità del guerriero
che la maneggiava.
L’uomo dev’essere
il contrario della spada:
Come la katana è morbida fuori, ma dura dentro
un uomo dev’essere
duro fuori, ma morbido dentro-
Sesshomaru la
prese, astraendola dal fodero con svilente attenzione.
Ottima fattura.
Una perfetta
arma da cerimonia.
Ad un suo cenno,
la Regina si
avvicinò, porgendo a Sakura uno specchio finemente cesellato.
-Bellezza e equilibrio:
questi sono gli strumenti che dovrete usare alla corte dell’Ovest.-
Sakura osservò
incantata la sua immagine riflessa.
Sorrise.
Sesshomaru la
fissava con un sopracciglio alzato.
Perché
sorrideva?
Era solo uno
specchio, di ottima fattura, ma solo uno specchio, come altri cento che ne
possedeva.
Il Principe non
poteva capire che quello specchio non rifletteva l’immagine della Principessa
dell’Est, ma il volto della futura Regina dell’Ovest.
Sakura accennò
un inchino, insegno di ringraziamento.
Bellezza e
equilibrio.
Ecco le doti
richieste.
Aspetto fisico e
saggezza.
-Io per Voi non
nasconderò niente
quel ch'è di me
sarà innanzi ai Vostri
sguardi-
Sospirò.
Era finita.
Però, oltre alla soddisfazione per aver salvato il suo
regno, Sakura sentiva anche una profonda ansia
Una terribile inquietudine dettata da due freddi occhi
ambrati.
Lentamente si voltò, incamminandosi verso le sue stanza accompagnata da tre serve.
L’ultima frase che sentì pronunciare dal Principe a un
soldato, fu però quella che le permise di dormire,
nonostante tutti quei pensieri.
Quelle parole riuscirono a far tacere i suoi dubbi,
lasciando spazio alla convinzione di aver fatto la scelta giusta.
-Togliete l’assedio.-
Ciao a tutti!!!!
Beh, innanzitutto posso davvero ritenermi molto soddisfatta
di questa storia!
Ricevere così tanti commenti e così tante letture per il
primo capitolo mi ha davvero appagata del lavoro che ho fatto.
Piacere sì, ma anche lavoro.
Ho dedicato tutta l’estate nel leggere libri di usi e
costumi nel Giappone Antico, oltre che tre libri di Haiku
e poesie brevi.
Oltre che arricchirmi interiormente, mi ha anche dato la
possibilità di confrontarmi con questo mondo bellissimo e affascinante.
Credo però di dovervi qualche spiegazione.
I capitoli saranno molto lunghi (ho calcolato una media di
circa trenta pagine ciascuno) perché ho notato che, nell’altra storia che ho
scritto, le lettrici erano sempre impazienti e deluse da aggiornamenti in
ritardo.
Per questo ero e sono tuttora “costretta” ad aggiornare con
circa quattro o cinque capitoli per volta.
Per evitare questo, allora, ho deciso di pubblicare capitoli
lunghi a distanza, così ciascuno può decidere di leggere il capitolo tutto in
una volta, o dividerselo nel tempo.
Il filo conduttore della storia sarà proprio il difficile
rapporto che sta ascendo fra Sakura e Sesshomaru, per questo non terminerà con
la sconfitta del “cattivo” di turno.
Questa storia l’ho basata più sui “sentimenti” che sui
fatti, e questo le da un taglio nuovo,diverso e,
spero, interessante.
Ringrazio tutti voi per l’incoraggiamento e il supporto che
mi avete dato e mi state dando.
Vi devo però chiedere scusa, in
quanto gli aggiornamenti non saranno molto vicini.
Come ho detto, ho raccolto molto materiale per scrivere
questa storia e nello scrivere i capitoli devo necessariamente attingere ai
miei appunti, così da allungare i tempi della scrittura.
Mi scuso per avervi rubato tanto tempo in chiacchere forse inutili, ma ci tenevo tantissimo a darvi
queste spiegazioni.
Grazie a tutti!!!
In particolare:
Ayrill: Grazie mille per il
commento!!! L’inizio in effetti è volutamente
misterioso, ma spero ce questo capitolo ti abbia aiutata a capire qualcosa in
più! Grazie mille per le belle parole!!! Un bacio!!!
Celina: Ciao!!! In effetti la
storia mi è venuta in mente proprio nel leggere per diletto quella poesia. E’
stato un attimo: gli eventi si facevano spazio nella mia testa in una
successione impressionante e… eccoci qui! Come hai
capito Sesshomaru è il protagonista maschile che preferisco! Spero davvero che
questa storia soddisfi le tue aspettative!!! Grazie
mille!!!! Bacio!!!
Ary22: Ciao!!! Sesshomaru si
scioglierà… forse… fra un po’… forse… però devo ammettere che i parte lo
capisco… insomma… ritrovarsi fidanzato da un giorno all’altro! Almeno Sakura lo
ha dovuto fare anche se non lo voleva, invece
Sesshomaru è completamente sottomesso al protocollo. Riusciranno i due a
sopportarsi? Vedremo!! Grazie per le tue parole, sono sempre graditissime!!! Bacio!!!
GemellinaDolly:
Ciao!!!! Per quanto riguarda Inu
e company, lascio la faccenda sospesa… nel prossimo capitolo ci saranno delle
informazioni, ma ho deciso di non anticipare niente!!!
E, come troppo spesso, hai ragione! Sakura è naturalmente simile a me,
soprattutto nei sentimenti… forse hai ragione, non avrei resistito a litigare
con Sesshomaru, ma in fondo lei lo DOVEVA fare per Haru!!! E comunque, anche se con educazione, in parte gliele ha
cantate! Grazie mille per i complimenti e non ti preoccupare se sei la prima!!! Vedere comunque il tuo nome fra chi mi ha recensito, mi
da lo stessotanta soddisfazione!!!
Spero di sentirti presto!!!! Un bacio!
SesshomaruLover: Ciao!!! Da quanto tempo!!!! Sono proprio felice di sentirti!!! Grazie mille per i complimenti!!! Come avrai letto
sopra, scrivere questa storia non è affatto una passeggiata… ma mi sta dando
tantissime soddisfazioni! Spero di aver mantenuto inalterato il carattere di
Sesshomaru…! Per quanto riguarda il terzo nome… non dirlo a nessuno!!! Deve essere una sorpresa!!! Grazie mille per le bellissime
parole!!! Anche tu mi manchi!!! Bacio!!!
Kaimy_11:Ciao!!! Che bello
sentirti!!! Non sono riuscita a trovarti in questi giorni!!! Forse per gli
orari diversi!!! Comunque grazie mille per i complimenti!!! E sono davvero
molto contenta che Sakura abbia avuto un successo simile! Credevo che
all’inizio, così sottomessa com’è, non sarebbe piaciuta!!!
Spero che il seguito che aspettavi tanto ti soddisfi. Intanto, posso solo dirti
che ti sono vicina. Molto vicina. Un bacio.
Crilli: Ciao!!!
In effetti Sakura si opporrà e unirà a Sesshomaru… ma… credi davvero che sarà
abbastanza forte? Per quanto riguarda il mezzo-demone e la ningen,
temo che dovrai aspettare… certo che causeranno molti dubbi alla Principessa!!! Non perchè lei ce l’abbia con gli umani! Anzi! Proprio
per il contrario… In effetti in questi primi capitoli Rin non compariva molto, ma presto ci sarà spazio anche per
lei!!! Promesso!!! E sarà anche molto speciale!!! Grazie per il commento!!
Bacio!
Sesshidil: Ciao!!
Sono contenta che ti piaccia!!! Le tue sono state
poche parole ma piene di entusiasmo!!! Grazie di cuore!!! Bacio!
AVVISO:
Per chi mi volesse contattare, vi
consiglio di non usare msn, perché ultimamente lo
posso usare poco.
Scrivetemi invece!!!
Le mail le posso controllar e
rispondervi quando ho un po’ di tempo!
Almeno così manteniamo un po’ i contatti!!!
Il mio indirizzo è sempre quello!!!
Grazie!!!
AVVISO:
Scusate se vi disturbo ancora, ma devo farvi una domanda che
riguarda la storia.
Voi per caso conoscete dei nomi giapponesi con il loro
significato?
Me ne servirebbero di femminili, ma non voglio spiegarvi per
cosa!!!
Ho lanciato anche questo appello nell’altra mia fic!!!
Spero che mi aiuterete!!!
Grazie!!!
AVVISO:
Giuro, è l’ultimo!!!
Volevo farvi una domanda, per vedere l’idea di voi lettori…:
questo matrimonio, s’ha da fare? Si farà?
Sakura strinse la stoffa del kimono, imponendosi un contegno
Sakura strinse
la stoffa del kimono, imponendosi un contegno.
In fondo, il suo
fidanzato era dietro di lei, a pochi metri.
Sorrise alle
guardie della scorta che, impacciati, provavano improbabili inchini al suo
cospetto.
Se non avesse
avuto un nodo alla gola, avrebbe riso.
Certo, non era
quello il saluto di congedo adHaru…
Ma aveva
informato gli uomini che adesso le cose erano cambiate.
Soprattutto, Haru era libera.
L’assedio era
finito.
Le truppe
dell’Ovest tornavano a casa.
E la scorta
dell’Est doveva ripartire.
Sesshomaru era
stato tassativo: un giorno, non di più.
Pian piano la
schiera di soldati si dissolse.
Adesso, lo
sapeva, veniva il momento più difficile.
Izumyle si fece avanti per prima,
accarezzando con le mani il suo piccolo fiore ed inchinandosi devotamente.
-Fai buon
viaggio Izumy e ti prego… prenditi cura di mio padre…stagli
vicino…-
La demone chinò la testa, incapace di alzare lo sguardo.
-Non alzo la voce
Nel lamento, come invece fa
L’insetto; eppure
Copiose le lacrime
Fluiscono furtive-
La Principessa si accorse
solo allora, sentita la voce spezzata della demone,
delle piccole lacrime chele rigavano il volto.
Izumy si portò una mano al volto, cercando di nascondere i
singhiozzi.
Sakura le
afferrò la mano, stringendola saldamente fra le sue.
-Non tu… ti
prego… sii forte…-
Inghiottì più
volte a fatica.
Non poteva
piangere.
Non era
consentito ad una futura Regina.
E non voleva
rischiare.
Un contratto era
solo un contratto e già una volta i regnanti dell’Ovest avevano dimostrato di
non saper prestar fede ai patti…
Adesso, adesso
che finalmente Haru era libera e che lei era
fidanzata, doveva sopportare, inghiottire le umiliazioni della corte e di
quell’assurdo cerimoniale…
Almeno per un
anno…
Almeno fino al giorno del matrimonio…
Quando lui…
Basta!
Se pensava anche
a questo sarebbe impazzita!
Izumy strinse con forza la mano, per poi staccarla a fatica
ed allontanarsi con alcune guardie.
Sakura si voltò
appena.
Sesshomaru era
rimasto lì, immobile, all’entrata del castello.
A fissarla.
Senza guardarla
veramente.
La quercia
sembra non curarsi
dei ciliegi in fiore
Si portò con
stizza una ciocca di lato.
Non stava
piangendo.
E voleva che lo
sapesse.
Poteva
obbligarla a diventare ciò che non era, poteva obbligarla a sposarlo, ma non
avrebbe mai rinunciato alla sua dignità…
Almeno, non
ancora…
-Certo che il
tuo fidanzatino non ha l’aria proprio allegra…-
A quelle parole la demone si voltò, incrociando gli occhi scuri dell’amico.
-Toryu…!-
Rimprovero.
Il giovane umano
conosceva bene quel timbro di voce dell’amica…
Lo usava sempre quando era stizzita, quando non voleva che si sapesse
qualcosa…
Certo, lui era
un semplice umano, non poteva parlare così di un Principe…-
-Davvero
riuscirai a sopportarlo?-
Una carezza,
percepibile nonostante la stoffa del kimono…
Perché quel
calore sul braccio era inconfondibile…
-Devo…-
Aveva abbassato
gli occhi…
Non credeva in
quello che aveva detto…
Era stata
costretta a dirlo, per non demoralizzarsi prima del tempo…
Per non
ricordare quanto in realtà era forte e determinata…
Per ricordare
che, in quei panni, era una debole donna…
Sakura appariva
chiusa in se stessa…
Indifesa come
Toryu non l’aveva mai vista…
E con il cane da
guardia alle spalle…
Si avvicinò
sinuoso all’amica.
-Che ne dici?…
Lo facciamo un po’ ingelosire…?-
Prima che potesse capire l’esatto significato di quelle parole, sentì
sul volto l’odore fresco dei suoi capelli….
Le sue mani
calde dietro la schiena…
E il suo volto,
nascosto fra il collo e la spalla…
Come quando
erano piccoli…
Come quando aveva
paura…
Perché Kamigaw l’aveva messa in punizione per una qualche
marachella esagerata e Toryu aveva paura, paura che la mandasse via
definitivamente…
Allora la
stringeva, l’abbracciava allo stesso modo, per paura di perderla, per non farla
allontanare…
Ma questa volta,
il loro saluto sarebbe stato definitivo…
Non ci sarebbero
più state le sortite notturne degli amici nella sua stanza, a portarle qualche
candela e tanto buonumore…
E non ci sarebbe
neanche più stata la potente voce di Kamigawa a
rimproverarli, per poi unirsi a scherzare con loro…
Lo strinse,
sperando che il tempo si congelasse in quell’istante, in quell’abbraccio che
così spesso l’aveva rasserenata, facendole capire che
nessun ostacolo era troppo difficile da superare…
Ma, in quel
momento, nessun calore le avrebbe mai fatto dimenticare ciò che l’aspettava…
Una vita di
regole precise, freddezza e parole calcolate…
Nessun affetto o
comprensione…
La totale
dedizione verso un marito che non solo non conosceva, ma anche freddo e
indisponente…
Una lacrima,
timida e silenziosa le rigò una guancia.
Con un gesto
veloce, se l’asciugò, facendo allontanare il corpo dell’amico dal suo.
Però, a quella
piccola goccia ne seguirono altre.
Nonostante la
determinazione di Sakura, nello smettere, quel pianto sordo non si fermava.
Una mano grande
e calda, le asciugò la guancia…
-Le gocce di pioggia primaverili
Che cadono, sono forse lacrime?
Del fiore di ciliegio,
invero, non c’è nessuno
che non rimpiange la caduta.
Ci mancherai, ma
non temere. Andrà tutto bene.-
Senza aspettare
una risposta, Toryu si allontanò, montando sul drago bipede e galoppando,
dandole le spalle, verso un gruppo di soldati.
Sesshomaru era
ancora dietro di lei.
Lo sentiva.
Sentiva la sua
presenza.
Se non il calore
del suo corpo, almeno la freddezza dei suoi occhi.
Sospirò,
riasciugandosi gli occhi, ma non voltandosi questa volta.
Avrebbe capito,
avrebbe capito che aveva pianto.
E non doveva.
Non voleva.
Un singhiozzo.
Alzò la testa,
incontrando uno sguardo nocciola e smarrito.
-Ami…-
La mezzo demone le si gettò fra le braccia, senza ritegno.
La coda
abbassata e le orecchiette feline mogie.
Scuoteva la
testa convulsamente, stringendo l’amica e sospirando dei “no” accompagnati dai
singhiozzi.
Sakura la
strinse, facendosi contagiare dalla debolezza dell’amica.
-Ami, ti prego…
adesso basta… non cambierà nulla… te lo prometto… non esagerare, su! Avanti, se
no dopo ti si arrosseranno gli occhi e Toryu ricomincerà a prenderti in giro,
chiamandoti “procione”…-
Il sorriso
tirato della Principessa non fu seguito dalla tipica risata della gattina.
Ami sospirò,
imponendosi di calmarsi.
-Se fossero, le mie,
Lacrime false,
non torcerei segretamente
le maniche bagnate
del mio abito di seta…
Sakura,
promettimi che non ti farai cambiare… promettimi che non diventerai come loro…-
Paura…
Di perdere
un’amicizia…
Di cancellare
dei ricordi…
-Te lo
prometto…-
Ormai le
lacrime, immuni ai rigidi protocolli dell’Ovest, scendevano numerose.
Sono tiepide lacrime
Quelle che come gioielli indugiano
Sulle maniche.
Invano io tento di frenare
Il torrente impetuoso del pianto.
-Se vuoi, posso
restare…-
Sakura sorrise
amareggiata.
Sì, lo sapeva,…
Conosceva
l’amica, lo avrebbe fatto.
Avrebbe
rinunciato alla sua felicità pur di aiutare l’amica.
Eppure in quella
guerra combattuta senza armi, ma con contratti, aveva già fatto una vittima…
Non sarebbero
state due…
-No… torna a
casa… torna fra le nostre colline, nei nostri campi, al nostro porto… torna
vicino al tuo Toryu, vicino a mio padre, vicino alla nostra gente… e dì loro, a
tutti loro, che Haru rimarrà per sempre nel mio cuore
e non me ne dimenticherà mai…-
Un altro
abbraccio, seguito dal doloroso addio.
Il corteo si
allontanava lento, mentre la
Principessa restava immobile a fissarli, seguendoli, per
quanto possibile, almeno con il pensiero.
Aveva veramente
fatto la scelta giusta?
Sì, lo sapeva…
Aveva salvato la
vita a molti giovani che sarebbero morti nello scontro…
Aveva impedito
che le donne della sua gente divenissero schiave…
Aveva permesso
che suo padre terminasse la vita a capo del suo regno, almeno come reggente del
potere…
Eppure…
Eppure in quel
momento aveva solo voglia di piangere…
-Sakura-
Un richiamo.
Si voltò di
scatto, con gli occhi lucidi ma il volto asciutto.
No, si era
sbagliata.
Quello non era
un richiamo.
Era un ordine.
Un ordine del
Principe.
Un ordine che le
intimava di tornare a palazzo.
Osservò la
reggia e le sue alte mura.
La sua prigione.
Sospirò.
Nulla era
finito.
Anzi, tutto era
appena cominciato.
Strinse con
forza, fino a sentire la carta stropicciarsi sotto le sue mani.
Sorrise,
chiudendo gli occhi e ripensando alla sua immagine.
Lontana solo
nello spazio.
Kamigawa non si era arrabbiato, certo, era contrariato, ma
in cuor suo comprendeva la scelta della figlia.
Riaprì la
lettera, rileggendo quel lungo testo.
Si sistemò
meglio sul caldo futon della sua stanza.
Strano, era lì
ormai da qualche settimana eppure quell’ambiente continuava a esserle ostile,
dannatamente ostile.
Incominciò a
rileggere piano quegli ideogrammi nei quali riconobbe l’elegante grafia di Izumy e le parole sagge del padre.
Stava abbastanza
bene, la situazione era stabile.
Eppure…
Eppure non
riusciva a giustificare la scelta della figlia.
Perché
sacrificarsi con un Principe dell’Ovest?
L’appello in
fondo alla lettera le consigliava veramente di tornare e rinunciare a quel
folle progetto.
Apprezzava
l’impegno e lo spirito di sacrificio, ma avrebbe preferito avere la figlia a
casa e combattere una guerra piuttosto che vederla trattata come una geisha
qualunque in una corte ostile e straniera, alla mercé di un Principe freddo e
omicida.
Ma Haru…
Haru era come risorta alla scomparsa dell’esercito
dell’Ovest.
La notizia del
fidanzamento della Principessa aveva portato non poco scompiglio in quel
piccolo regno.
Balli, feste,
felicitazioni…
E tanta
amarezza, mista a orgoglio e, purtroppo, anche vendetta.
E c’erano anche
altre novità.
Kaminari le si sistemò in grembo, distogliendo Sakura dalla lettura.
Quei giorni
erano stati pesanti per lei…
Le lezioni erano
molte e troppe le nozioni strane e ridicole da imparare…
E quel
rigidissimo protocollo…
Fortunatamente
il piccolo demone-grillo le era stato vicino…
Nonostante le
ripetute richieste della Regina di allontanarlo, era ancora lì.
E anche la
presenza di Sesshomaru non era stata così soffocante come se l’era immaginata.
Lo vedeva poco e
non ci parlava mai.
I loro sguardi
si incrociavano appena durante i pasti, se il Principe non aveva ricevimenti
impellenti, per poi lasciarsi e dirigersi ognuno alle sue occupazioni:
strategie e allenamenti militari per lui, dizione e comportamento per lei.
Nei pochi
momenti liberi, invece, i due venivano lasciati soli,
a girare per il giardino.
Nel silenzio più
totale.
Sesshomaru
sembrava ricercare la pace e la tranquillità dopo ore di discussione, mentre
Sakura cercava solo silenzio e la possibilità di svuotare la mente dai
pensieri.
Così, i minuti
passavano nel silenzio più totale.
Praticamente,
poteva dire che non ci avesse mai parlato veramente, escludendo il primo giorno
del loro incontro.
Certo, fra due
fidanzati la completa mancanza di dialogo non va a beneficio del rapporto di
coppia, ma in quel caso la loro lontananza era di sollievo per Sakura.
Accarezzò la
testolinadel
grillo, facendo saettare dei piccoli lampi gialli di approvazione, per poi
ricominciare a leggere.
Novità
importanti.
Novità inattese
ma sperate.
Novità che
avevano il gusto della malinconia perché lei non era stata presente.
Ami e Toryu.
Finalmente.
Doveva essere
successo la sera del grande ballo per festeggiare il fidanzamento della
Principessa.
Sospirò.
Le sarebbe
piaciuto esserci.
Certo, la lettera raccontava con minuzia tutti i
particolari, probabilmente dettati dalla giovane mezzo-demone, ma esserci…
Esserci sarebbe
stato molto, molto diverso.
Anche quella
sera ci sarebbe stata una festa adHaru
e sempre per lo stesso motivo.
Una delegazione
di cittadini e mercanti sarebbero andati dal Sovrano dell’Est a rendergli onore
e a ringraziarlo del sacrificio per salvare quella terra.
Voleva dire che
stava meglio se c’era scritto che accettava visite…
Anzi…
Rilesse le
ultime righe un paio di volte, con gli occhi spalancati e increduli…
No!
Non poteva
essere vero!
Kamigawa sarebbe partito, per raggiungere l’Ovest!
Per raggiungere
lei!
Le sue
condizioni erano miglioratesperava di essere presente all’annuncio del fidanzamento nei
territori dell’Ovest…
Ma mancavano
solo due settimane!
Come avrebbe
fatto a…
I draghi
volanti!
Aveva pensato
proprio a tutto!!!
Lei non aveva
potuto usarli, perché oltre a se stessa doveva trasportare anche tutte le sue
cose per un trasferimento definitivo, mentre per Kamigawa
si sarebbe trattato solo di un viaggio…
Comunque lungo…
Almeno dieci
giorni continui…
E nelle sue
condizioni!
Però, doveva
ammettere che le sarebbe piaciuto averlo vicino…
La Regina aveva insistito a
spostare l’annuncio di qualche settimana per poter educare bene Sakura…
Logicamente però
la notizia era uscita dalle mura del palazzo, ricevendo diffidenza e astio.
Straniera.
Barbara.
Approfittatrice.
Diversa.
Il popolo
dell’Ovest era fiero della sua purezza e unicità…
Che presto lei
avrebbe contaminato…
Scosse le
spalle.
Non aveva
importanza.
Avrebbe
resistito.
Doveva
resistere.
Almeno fino al
matrimonio.
Avrebbe retto
all’astio e all’odio, sopportato umiliazioni e scherno…
Ma Haru sarebbe stata salva…
E suo padre
sarebbe morto nella sua terra, da Padrone.
Riavvolse la
lettera, riponendola in un’elegante mobiletto.
Avrebbe risposto
più tardi.
Adesso doveva
andare a seguire la lezione della Regina.
Uscì dalla sua
stanza, trovando i corridoio stranamente vuoto.
Certo, era in
anticipo…
Le serve che la
avrebbero dovuta accompagnare ancora non c’erano…
Beh, pazienza.
Ne avrebbe
approfittato per aggirarsi nel Palazzo…
E poi, Kaminari
le saltellava vicino!
Che rischi
avrebbe potuto correre con una guardia del corpo così efficiente?
S’incamminò.
I corridoi erano
larghi e sontuosi…
Le tele appese
delicate e raffinate…
Suo Padre le
aveva spesso parlato di Inutaisho…
Il grandissimo
condottiero che aveva vissuto in quella magnifica reggia…
Eppure…
Nonostante la
sua abilità di condottiero…
Nonostante la
sua sagacia di politico….
Nonostante la
sua vita di demone…
Era stato come
dimenticato da quelle pareti…
Inghiottito dal
nulla delle travi di legno chiaro.
Nulla a
ricordare il suo passaggio.
Nessuno che lo
ricordasse.
Kamigawa diceva sempre che era stato un demone forte ma
sfortunato.
Aveva vissuto in
un Regno che gli aveva rovinato la vita con i suoi stupidi pregiudizi razziali…
Ma non era mai
andato oltre.
Non aveva mai
svelato cosa volessero dire quelle parole…
Nonostante la
curiosità di Sakura, era davvero poco quello che sapeva sul demone padre del
suo fidanzato.
Com’è desolata.
Ah, quante generazioni avrà visto
Questa dimora!
La persona che vi avrà vissuto
Non viene più a visitarla…
Da dietro un angolino comparve, velocissima, una figura arancione che le
sbatté subito contro.
L’impatto non fu
certo violento, ma di sicuro inaspettato.
E la macchiolina
allegra ruotò i suoi occhioni scuri su di lei.
-Ti senti bene?-
Una bambina la
osservava dubbiosa con due grandi occhi scuri e intensi.
Le sorrise,
nascondendo lo stupore.
Un’umana.
Ne aveva sentito
il profumo nei giorni precedenti e aveva sentito parlare della
serve di una bambina umana che aveva viaggiato con il Padrone, ma non
aveva mai preso seriamente quelle dicerie…
E adesso se la
ritrovava lì davanti, in un ingombrante kimono arancione con piccoli pesciolini
rossi e un mazzolino di fiori di campo.
-Ciao… e tu chi
sei?-
Rin dal canto suo la fissava insospettita.
Allora era
quella la ragazza che Jaken continuava a ripeterle
essere la fidanzata del Sommo Sesshomaru?
Certo, era
bella, ma non più di altre…
E non era molto
alta…
Anzi, dire il
vero, anche la sua voce poteva risultare sgradevole…
-Rin…-
Appena un debole
pigolio, dubbioso, pauroso, timido.
Sakura le
accarezzo la testa.
-Hai una bellissimo nome, piccina. Io sono Sakura…-
Come si
permetteva di prendere così tanta confidenza con lei?
Chi la
conosceva?
E poi Padron Sesshomaru non le aveva mai parlato di una fidanzata!!!
Chi era quella
demone?
-Non ti ho mai
visto prima a Palazzo…-
Dubbio.
Sospetto.
-Infatti.. sono qui da poco tempo. Mi dispiace non averti
conosciuta prima, Rin, altrimenti avremmo potuto
passare più tempo assieme…-
No!
Assolutamente
no!
Rin non voleva passare del tempo con quella sconosciuta!
Rin voleva vedere Padron Sesshomaru!
Era da settimane
che riusciva solo a intravederlo…
Passava tutto il
tempo in riunioni o con quella sciocca ragazza!
Non era giusto!
-Dov’è Padron Sesshomaru?-
Rin! Dannazione a te! Non ti si può mai perdere di vista un
secondo! Si può sapere dove ti sei cacciata?-
La voce
gracchiante del piccolo demone verde interruppe i loro discorsi.
Jakan, vedendo l’adorata Principessa, si prosternò a terra,
biascicando mezze forme di omaggio mescolate a forme
di scuse.
Rin alzò gli occhi al cielo, mentre Sakura ridacchiava del
comportamento esagerato del piccolo demone.
Il servetto si alzò poi si scatto, avventandosi su Rin.
-E tu, stupida!
Come ti permetti di entrare negli alloggi della Principessa senza permesso! E
di gironzolare da sola nel castello? Sai che non è permesso! E come ti permetti
di stare ritta davanti alla futura Regina? Non puoi mancarle di rispetto così!
Chi ti credi di essere! Adesso tu…-
-Jaken basta così… non è necessario…-
Il piccolo demone
tornò ad inginocchiarsi, arrossendo a quelle parole.
Il suo nome…
Non era mai
suonato così bene..
Gongolò
compiaciuto.
Aveva sentito
molti altri servi parlare della Principessa, ma
nessuna descrizione poteva eguagliare la realtà…
-Rin voleva solo incontrare il Principe, se ho capito bene…
giusto?-
La bambina
accompagnò la risposta con dei cenni affermativi.-
-Sì, esatto. Ho raccolto
questi fiorellini nel giardino e volevo darglieli. Sai dov’è adesso?-
-Rin! Che razza di modi sono! Ti sembra questa la maniera
corretta per rivolgerti alla Principessa? Altezza, la perdoni
è solo una stupida umana… cosa vuoi che importi a Padron
Sesshomaru dei tuoi fiori? Ha così tanti impegni che…-
-Lascia perdere Jaken, non riprenderla. Sono lusingata del rispetto che mi porti, ma non sgridare Rin per una
colpa che non ha. Sono stata io a permetterle di darmi del tu, non ci sono
problemi…-
Il demone
ammutolì.
Nessuno poteva
dare del tu ai Sovrani!
Anche fra la Regina e il Padrone c’era
l’obbligo del Voi!!
Neanche la Principessa stessa al
Sommo Sesshomaru!
Solo fra un
anno, una volta divenuti marito e moglie, i due si potevano dare del tu, ma in
nessun altro caso!
Questa gentile
concessione della Principessa era indice della sua bontà di cuore e
comprensione…
Il demonietto gongolò un po’ all’idea di servire una Padrona
che finalmente non lo picchiava ma usava quel tono
dolce di rimprovero e un’occhiata d punizione…
-… per quanto
riguarda il Principe… sono certa che riuscirà a trovare un paio di minuti per
questi bellissimi fiori! Adesso se non sbaglio dovrebbe essere all’allenamento…
Jaken, ti prego, in quella zona non posso entrare, ti
dispiacerebbe dire al Principe che gli devo parlare e che lo aspetto nel
cortile centrale del Palazzo?-
Con un sorriso, la Principessa si
allontanò, seguita da una Rin sempre più incuriosita
da Kaminari…
-Cos’è?-
Sakura sorrise.
Aveva sentito un
po’ di ostilità da parte della bimba nei suoi confronti…
Ma povera
piccina!
Tutta sola in
quel palazzo abitato da demoni!
Chissà come
doveva sentirsi!
E poi…
Chissà quante voce sul suo conto avrà sentito dire dai servitori…
-E’ un demone-grillo… si chiama Kaminari… sai, nel mio
paese è ritenuto essere un portafortuna…-
La piccola rise
a una capriola dell’animaletto, facendo venire un’idea alla giovane.
-Purtroppo però,
in questi giorni, è molto triste…-
-E perché…?-
-Perché non
posso prendermi cura di lui… Anzi! Perché non lo fai tu?-
Rin ci rifletté un attimo.
Non le piaceva
quella ragazza, affatto.
Però, prima era
stata a salvarla da Jaken e adesso la stava aiutando
a vedere il Sommo Sesshomaru…
In fondo era in
debito…
E Kaminari era
davvero simpatico!
-D’accordo!-
-Sei sicura?
Guarda che Kaminari ha molte esigenze… gli piace saltare nei prati, stare
all’aria aperta e dormire all’ombra degli alberi…-
-Credo che ci
divertiremo molto assieme!-
Sesshomaru
sopraggiunse poco dopo.
Sguardo torvo e
passo sicuro.
Si avvicinò
continuando a fissare la ragazza che , nonostante i
brividi lungo la schiena, tenne gli occhi puntati su di lui.
Le avevano detto
che una giovane non poteva fissare negli occhi un uomo.
Soprattutto se
questi era il Principe.
Ma suo padre le
aveva insegnato a non abbassare mai gli occhi.
E, fra le due
regole di vita, aveva scelto quella del padre.
Con una breve
corsetta Rin lo raggiunse estasiata, mostrandogli i
fiori e parlando a raffica.
Sesshomaru,
incredibilmente, l’ascoltava.
Sakura a qualche
metro da loro si chiese nuovamente cosa ci facesse una solare bambina umana in
compagnia di quel freddo demone.
Come aveva fatto
Rin ad affezionarsi ad una persona del genere?
Rin incominciò a gesticolare in direzione del demone
grillo.
E fu allora che
Sesshomaru alzò nuovamente il suo sguardo si di lei.
Di nuovo freddo.
Di nuovo
scostante.
Mantenne di
nuovo lo sguardo, sperando che non dicesse nulla per la piccola bugia davanti a
Rin.
In fondo non
doveva parlargli, ma Rin ci teneva tanto a vederlo e
quello era l’unico modo per avere un’udienza immediata…
E la zona di
allenamento militare era vietata a una donna sola…
Incredibilmente,
tacque, tornando muto ad ascoltare i gridolini
esaltati della bambina.
-Principessa!
Finalmente l’abbiamo trovata!-
Le Dame,
trafelate, la raggiunsero alle spalle, inchinandosi frettolosamente.
-Mi dispiace averi fatto preoccupare, ma vedete…-
-Non c’è tempo!
Siete in terribile ritardo per la lezione! La Regina è furiosa!-
Solo allora
Sakura si rese conto del tempo passato.
Troppo
velocemente si voltò, inciampando nella lunga stoffa del kimono e rischiano di
cadere.
Fra i risolini e
la preoccupazione del ritardo, scomparve presto fra le mura del palazzo, parolottando scuse con le Dame.
Tutto, sotto gli
occhi vigili del Principe.
Eppure
quell’immagine non riusciva proprio a togliersela dalla testa.
Le era sembrato
che…
Eppure sarebbe
stato strano…
Immaginazione o
realtà?
Davvero
Sesshomaru aveva accarezzato la testolina arruffata di Rin?
O era stata solo
una sua impressione?
Una sua speranza
forse…
Già…
Più probabile…
Sbuffò,
ripiegandosi sui rotoli.
Eppure Rin era così carina…
Non riusciva a
dimenticarla…
E non riusciva a
evitare quell’assillante domanda?
Cosa ci faceva un umana, per di più così piccola, in un Palazzo come
quello?
E che razza di
rapporto ci poteva essere fra lei e Sesshomaru?
Che fosse….
Scosse la testa,
cercando di cancellare quell’immagine…
No!No!No!
Nessuno sarebbe
stato in grado di fare una cosa del genere a quella bambina!
Eppure…
Sesshomaru ha
già distrutto villaggi e ucciso uomini…
Una cosa del
genere non sarebbe certo contro la sua etica…
Anzi…
Forse non
sarebbe neanche la prima volta…
NO!
Scosse la testa
con forza, chiudendo anche gli occhi, sperando di non vedere più quell’immagine
frutto della sua mente.
E quell’essere
fra poco sarebbe diventato suo marito?
Sarebbe stato il
proprietario indiscusso di lei, del suo cuore, della sua mente, del suo corpo?
No!
Non poteva!
Non voleva!
Alla mente le
tornarono confuse le immagini di racconti narrati da marinai e mercanti…
Le gesta del
freddo principe dell’Ovest…
Vite distrutte…
Vite cancellate…
Vite uccise…
In un lampo si
ritrovò a fissare con gli occhi sempre chiuse quelle fredde gemme ambrate.
Non era
difficile credere che fossero in grado di fare cose simili…
Quegli occhi
inespressivi erano certo privi di sentimenti…
No!
Doveva essere un
incubo!
Voleva
svegliarsi!
Voleva scappare!
Voleva…
-Sakura!-
Tono fermo e
deciso.
Sbarrò di colpo
gli occhi, specchiandosi in due truccati occhi ambrati.
Così similiqelli
di lui.
Così diversi da
quelli di lui.
Sguardo
spaurito.
Aria incerta.
Espressione preoccupata.
-Arrivate tardi
alla mia lezione e ancora non mi ascoltate, Cara?-
Sakura scosse la
testa, cercando di ritrovare un minimo di autocontrollo.
-Mi…mi dispiace
Regina…-
La Demone
chiuse il ventagli in un gesto secco, accucciandosi poi vicino alla giovane.
-A cosa stavate
pensando?-
Sakura arrossì
vistosamente.
Cosa poteva
dirle?
Che stava
pensando di aver sbagliato, che non sarebbe dovuta essere lì,…
Che pensava a
quanto potesse essere pericoloso suo figlio?
-Nulla di
particolare, Altezza…-
Si grattò con
nervosismo la testa, subito ripresa dalla Demone.
C’era qualcosa
che non andava.
Lo aveva
sentito.
Lo aveva sentito
bene.
Aveva sentito il
muto grido di quegli occhi, la richiesta di aiuto in quel volto pallido e
delicato.
Con eleganza si
sedette vicino a lei.
-Ne siete
sicura?-
Scoperta.
Aveva intuito
qualcosa.
Bisognava
ricorrere ai ripari.
E in fretta.
-Veramente
pensavo alla cerimonia… Mio padre mi ha scritto una lettera! Dice che cercherà
di essere presente!-
La Regina alzò un
sopracciglio.
Male…
Gesto che non
sfuggì alla giovane…
-Non ne siete
contenta, Altezza?-
Sviare il
discorso.
Sviare la mente.
Distrarre il
pensiero.
Unico modo per
poter restare ancora padrona di se stessa.
-Veramente io e
Vostro padre non siamo mai andati molto d’accordo Nobile Sakura…-
Questo non lo
sapeva.
Suo padre non
glielo aveva detto.
-Posso osare
chiedere come mai?-
Aveva abbassato
il tono di voce, per paura di aver osato troppo.
Un colpo secco e
il ventaglio si riaprì.
-Troppo diversi…
invece lui e il Sovrano andavano molto d’accordo… non capisco ancora cosa ci
trovasse in un uomo tanto rozzo Inutaisho…-
Era la prima
volta.
No, non che
sentiva offendere suo padre, ma che sentiva chiamare per nome il precedente
Sovrano…
Con nostalgia…
Con malinconia…
Con rimpianto…
Come accortasi
di quegli occhi indagatori la
Regina si coprì il volto, voltandosi leggermente.
-Comunque non ha
importanza. Non sarete mai pronta per la prestazione ufficiale se non torniamo
al lavoro…-
No, non era il
caso di chiedere come fosse scomparso…
La Regina era già abbastanza
scossa…
Sarebbe stato
per un’altra volta…
-Secondo Voi
sarò pronta per quella data?-
Sakura si era
ripiegata sui fogli, ricopiando con una calligrafia elegante e ricercata le
regole del comportamento femminile.
-Forse…avanti.
Ripetetemi le doti fondamentali di una Regina.-
Sakura sbuffò
senza farsi vedere.
Odiava studiare
quelle cose.
Odiava cosa
avrebbe dovuto fare.
Come si sarebbe
dovuta comportare.
-Silenziosa, eschiva,aggraziata, cortese,
ponderata, educata, raffinata, non maldicevole, non
frivola, non litigiosa, non inattiva, discreta, prudente, ingegnosa, non
superba, non invidiosa, non malédica, non vana, non contenziosa, serena, umile,
saggia, scherzosa, severa, prudente, magnanima, moderata, accondiscendente,…-
Una cantilena
senza senso, con parole avvicinate per musicalità.
Nessuna fiducia.
Nessuna fede.
Un inutile enumerazione.
-… assolvere i
propri doveri con calma e con rispetto. Riflettere prima di agire.-
La Regina sorrise compiaciuta.
-Bene. a che distanza devi stare dal Principe?-
-Tre passi
dietro.-
-E una volta
divenuta Regina?-
-Al suo fianco.-
-La disposizione
a tavola?-
-Alla sua
sinistra-
-E durante le
riunioni come dovrete comportarvi?-
-Gli unici
interventi a me riservati sono per regolare i discorsi dei vari interlocutori
nel tempo e nell’attinenza al tema o per attivare la produzione e
l’articolazione dei ragionamenti. Non dovrò comunque mai contribuirvi in senso
attivo. Neppure se introdotta direttamente dalla misoginia di uno degli
invitati dovrò reagire verbalmente, anzi, dovrò limitarmi a scarse battute
polemiche o fingere scherzosamente di aggredire il denigratore, usando il gesto
ma mai la parola. Se lo riterrà necessario, sarà il Principe in persona a
prendere le mie difese, in caso contrario, voleva dire che non era necessario. Non mi è mai concesso di parlare in presenza del Principe senza il suo consenso. Per questo
devo avere cognizione di causa in ogni argomento per non mostrarmi mai
disorientata, neppure riguardo ad argomenti maschili che non mi convengono.
Proprio per essere all’altezza di tutto questo, Voi Altezza, mi aiutate
nell’affinare le arti apprese nella mia terra e nell’apprendere anche la
letteratura, la musica, e la pittura di questa terra. Per allietare gli ospiti
devo quindi essere in grado di danzare e festeggiare, senza però dimenticare le
necessarie virtù della modestia e dell’onestà.-
Perfetto.
Queste cose
erano state assimilate.
-Passiamo agli
spostamenti. Come devi muoverti fuori da Palazzo?-
-Non posso
uscire se non accompagnata dal mio Consorte o con una cospicua scorta…-
Bene… e nel
Palazzo?-
Sakura sbuffò.
Che noia.
Ogni giorno le
stesse assurde domande.
E lei, fedele,
le stesse false risposte.
-Sempre
accompagnata da almeno due dame.-
-Non ci siamo
ancora…-
La Regina trattenne la sua
irritazione con fermezza.
Non capiva
perché quella ragazza non completasse mai la risposta.
-Puoi stare sola
con un uomo?-
-Sì…-
-NO! Mai
appartarsi in privato con un uomo, a parte se questi è un eunuco!
Incontrerai
persone dell’altro sesso, questo è certo, ma ai ricevimenti e alle feste e mai
da sola!
C’è però un uomo con cui DOVRAI stare sola…
Il Principe…-
Un brivido lungo
la schiena.
Disgusto.
Lo sapeva.
Ma non voleva
saperlo.
Non voleva
pensare a un momento di “intimità” fra lei e il Principe…
Anche se fosse
solo vicinanza…
Come quei
pomeriggi che erano obbligati a trascorrere assieme…
Assieme perché
nella stessa stanza, nello stesso giardino…
Ma su due pianeti
differenti…
Ognuno con i
suoi pensieri e il suo odio.
Il suo sguardo
angosciato colpì la Regina.
Uno sguardo in
cui riconobbe le stesse paure e angosce di una giovane Nobile di molti anni
prima.
-So a cosa state
pensando…-
Sakura alzò il
volto, sorpresa.
Era strano
sentire nella voce della Regina quel tono dolce e carezzevole.
-Sakura, sapete
qual è il vostro compito qui a Palazzo?-
La Principessa abbassò la
testa.
Lo sapeva.
E non voleva
sentirlo.
Lo sapeva.
E lo odiava.
Lo sapeva.
E non poteva opporsi.
La Regina la fissò statica,
bellissima nella sua fredda maschera di regnante.
Intenerita
nell’animo di donna.
-Procreare un
erede maschio.-
Spalancò gli
occhi, incredula nel sentire quella verità conosciuta e celata a se stessa.
Fissò con gli occhi
impauriti la Regina.
Sapeva questo cosa comportava.
Cosa avrebbe
dovuto fare con il Principe.
Donare tutta se
stessa a lui.
Al Principe.
All’assassino.
Allo spergiuro.
Al traditore.
-Non temete.
Dovete solo unirvi a lui. Nessuno vi obbliga ad amarlo.-
Sospirò.
Magra
consolazione.
Che sapeva di
menzogna.
La Regina continuò.
-E’ vero, non dovete amarlo. Ma dovete riconoscere in lui
l’unico referente e vivere in sua funzione, adattarvi ad ogni situazione e
stargli accanto, indipendentemente dal suo comportamento. La moglie non è
padrona del suo corpo ma quello è tutto in potere del
marito che ne può disporre a suo piacimento. –
Sakura si
raggomitolò su se stessa, avvicinandosi le gambe al petto, noncurante del
protocollo, e avvinghiandosi alla ricerca di un abbraccio.
Alla ricerca di
un calore che placasse il freddo che sentiva dentro.
-Ma non dovete
preoccuparvi di questo. I Principi dell’Ovest si sono sempre dimostrati
rispettosi nei confronti delle mogli. Mio marito, ad esempio, dopo la nascita
del Principe non ha più preteso nulla… e ha dimostrato chiaramente che non gli
era mai importato nulla di me. Naturalmente anche il nostro era un matrimonio
combinato, e io ho rispettato il mio ruolo. Quello di Regina. Quello di
progenitrice dell’erede. E adesso, ho potere, ho un figlio che ha dimostrato
essere il più potente demone della casata, ho diretto un territorio che oggi è
il più vasto mai conosciuto… raggiunto questo punto, posso dirmi soddisfatta
della mia vita. Il ruolo di amante… quello non mi è mai appartenuto… per quello
ha scelto un’altra… e per quest’altra ha pagato un prezzo altissimo.-
Una luce negli
occhi.
Uno sguardo
omicida.
E un profondo
odio dettato da amarezza e gelosia.
Ma non proseguì.
Ricordi
dolorosi.
Ricordi da
dimenticare.
Ricordi ce non
dovevano mai essere pronunciati.
Era strano come la Regina parlasse del defunto
sovrano.
Con una voce
dolce e devota.
Strana da
sentire in una Regina tanto potente e capace.
-Lo amavate?-
Le era venuto
spontaneo da chiedere.
La Sovrana finora aveva solo
parlato del marito e di questioni di governo, mai di sentimenti.
Sorrise della
curiosità della giovane.
Piccolo difetto
che continuava a esistere in quella sua opera.
In quella sua
creazione.
Ma presto, lo
avrebbe eliminato.
Insieme a tutti
gli altri sentimenti.
-Ha importanza?-
Che senso aveva
pensarci dopo tanto tempo?
Che senso aveva
riaprire vecchie ferite ormai cicatrizzate?
-Per Voi sì…-
Sorrise.
Ecco la luce
particolare di cui avevano parlato i viaggiatori che venivano da Haru.
Una giada spendente
e profonda.
Uno sguardo
nell’anima e un cuore aperto.
Troppo.
Troppo esposto
alle ferite.
Un cuore che
poteva sanguinare facilmente.
-Una vergine si sposa per far piacere
Al regno, una vedova per far piacere
A se stessa-
La Regina sorrise di quell’affermazione.
Già.
Lei era stata
tutto:figlia, amica, sorella, moglie, madre e vedova.
Aveva toccato
tutti gli stadi di una donna, e anche di più, diventando Regina.
Ma non era mai
stata amata.
Fissò quella
ragazzina, quella straniera dal profumo lontano e dalla carnagione chiara.
Quella ragazzina
che, dopo poche parole, aveva capito cosa sentisse la Regina.
Unica che ne
avesse compreso le debolezze.
Se una vedova si
risposa, lo fa per amore.
Se una vedova
non si risposa, è perché ha amato il marito.
Sorrise
compiaciuta.
-Sarete una
brava Regina. La saldezza dell’unione matrimoniale è strumento per conservare
l’integrità economica del regno, mentre l’insistenza sull’obbligo della fedeltà
per la donna assicura la purezza della discendenza. Certo al marito non è
richiesta la stessa fedeltà, ma credetemi, è meglio così. Non avete nulla da
temere da mio figlio, Hime. Questo matrimonio non
farà altro che portarvi lustro e onore. E’ un demone bellissimo, un ottimo
stratega e il miglior guerriero conosciuto.-
Ma lei non
voleva questo.
Ma lei non
vedeva questo.
Vedeva due
freddi occhi assassini.
Vedeva un volto
marmoreo.
Incantevole
nella sua bellezza.
Freddo nella sua
immutabilità.
-Ne sei proprio
sicuro? E’ stato lui a convocarti?-
-Lui chi?-
-Sesshomaru!-
-Ah… mi ha
convocato? Al momento non ricordo….-
Il vecchio
demone si accarezzò la barba, assorto in pensieri lontani.
-Insomma!!!!
Leggi quella lettera!!!-
Il demone pulce
saltellò insistentemente sulla spalla dell’amico, cercando di invitarlo con
forza a muoversi.
-Che c’è Myoga? Di cosa hai paura?-
Il demone pulce
sussultò rabbrividendo.
Mosse le zampette allarmato.
-Zitto Totosai!!! Non senti che siamo nel
giardino interno del Palazzo? Si quel palazzo!!!-
Il piccolo
demone si nascose in una piega del vestito, rabbrividendo spaventato.
-Ancora non
capisco come tu mi abbia convinto a venire…-
Il fabbro
sorrise della paura dell’amico.
Aveva sentito
mormorare fra i demoni di “certe” novità a Palazzo.
E voleva che il
suo amico lo sapesse.
Cero però, solo
dopo averne avuta conferma.
-Totosai…-
Il vecchio
fabbro si girò, smettendo di accarezzare il dorso della mucca che lo aveva
trasportato fin là.
Il Principe.
Cresciuto
dall’ultima volta che lo aveva visto.
Elegante negli
abiti signorili.
Dannatamente
simile d’aspetto a un amico perso da tempo.
Dannatamente
simile nel carattere ad una donna che non aveva mai sopportato.
Sesshomaru gli
gettò ai piedi una spada, ancora custodita nella fodera.
-Riparala-
E senza
aggiungere altro, scomparve.
Invisibile come
era apparso.
Totosai fissò la sua creazione lasciata morente ai suoi
piedi.
Tenseiga.
La spada che
resuscita i morti.
L’arma con cui
il Principe dell’Ovest aveva combattuto Naraku una volta
scoperto il suo potere speciale.
Povera Tenseiga…
Naraku era stato
un nemico difficile…
E il potere
usato da Sesshomaru molto.
Si capiva subito
il suo stato.
Sgualcita.
Rovinata.
La lama non
affilata.
In effetti si aspettava che lo avrebbe chiamato molto prima.
Subito dopo la
morte del mezzo-demone.
E invece niente…
Aveva continuato
a girovagare, a combattere contro demoni potenti solo con la forza fisica.
Ma con Tenseiga al fianco.
Borbottò qualche
espressione di dolore, massaggiandosi la schiena nel tentativo di recuperare la
spada.
Maledetti
reumatismi!
Anche lui,ormai, aveva una certa età…
-Non temete Nobile
Totosai. Vi aiuto io. Che razza di modi…-
Voce gentile e
carezzevole, leggermente abbassata e roca a fine frase.
Come se avesse
paura di farsi sentire.
Totosai si riportò eretto, sforando con le mani una cascata
di seta viola e incontrando con lo sguardo gemme di giada.
Sakura raccolse
velocemente la spada, consegnandola nelle mani del vecchio demone.
Sorrise gentile
nel ridargliela.
Quell’improvviso
silenzio fece uscire il piccolo demone pulce dal suo nascondiglio, rimanendo
anche lui sorpreso a quella vista.
-Ma… ma tu chi
sei? Cosa ci fai in questo Palazzo?-
Totosai, sordo alle parole dell’amico, accettò la spada,
estraendola piano dal fodero per poterne studiare ogni piccola scalfittura.
Sakura assottigliò
un po’ gli occhi per vedere di chi fosse quella strana
voce.
Un demone pulce!
Quel demone
pulce!
-Sono lieta che
siate venuto a palazzo anche Voi, nobile Myoga. Il Principe
non mi aveva informato…-
Sakura lanciò
uno sguardo poco lontano da loro dove, all’ombra di un acero, Sesshomaru
fissava assorto i suoi pensieri.
Il demone pulce
continuò a fissarla incuriosito.
Eppure…
Gli ricordava
qualcuno…
Quel qualcuno…
-Ehi, Totosai… non ti sembra di aver già visto questa ragazza?-
Il vecchio
fabbro rimase concentrato a fissare la spala davanti a lui, muto osservatore
delle sue ferite.
-Credete di
poterla riparare?-
Totosai si sedette sull’erba con Tenseiga
in braccio.
Se Sesshomaru
gli aveva chiesto solo ora di ripararla, questo non poteva voler dire altro che…
-Non sembra
troppo grave… Questo tipo di spada per la sua qualità costruttiva e la sua
eleganza estetica mi ha molto affascinata, non ostante non sia un uomo d`armi e quindi non sia in grado di apprezzarla veramente.
Ma è l`aspetto profondamente mistico che la lega al
suo proprietario che ne fa un`arma particolare. Come
Mastro Spadai Katanakaji,
per poterla forgiare, ha dovuto studiare e fare il complesso rituale della
costruzione della lama, nel quale l`arte di dominare
il Ferro, il Fuoco e l`Acqua si fonde alla visione
simbolica della Vita. Nella forgia tutti gli elementi
del cosmo tradizionale assumono una parte determinante: il Metallo partecipa
come ferro e acciaio sovrapposti e saldati, il Fuoco presiede alle varie fasi
del lavoro modellando le forme, l`Acqua è l`ingrediente del raffreddamento e indurimento della lama,
il Legno costituisce l`elemento combustibile, la Terra è l`argilla
che serve a rivestire il metallo durante la tempra. Ogni elemento usato è fortemente simbolico e caratterizza il rituale stesso: il Kaji ne deve tenere conto e deve seguire fedelmente le
varie fasi immergendosi in questa spiritualità purificato, per non rendere
"impura" la spada.-
-Vi intendete di
katane?-
Totosai non aveva alzato lo sguardo dalla spada,
continuando ad accarezzare con dolcezza la lama ferita.
Myoga si era ammutolito, perso nei suoi ricordi.
Eppure quella
ragazza la aveva già vista…
-Mio padre oltre
che essere un guerriero è anche un ottimo fabbro. Mi divertivo sempre molto ad
assisterlo nell’officina, mentre mi raccontata dello stretto legame che vige fra un guerriero e la sua spada: ricordava sempre che
un guerriero non si riconosce dalla sua forza ma dalla forza che ci mette nel
credere nella sua spada perché sarà essa che lo seguirà fino alla sua morte che
un vero guerriero affronterà con indomito coraggio ed orgoglio.-
Anche quel
discorso non era nuovo a Myoga…
Con forza il
piccolo demone iniziò a premersi le zampette sulla testa, cercando di riportare
alla memoria un ricordo lontano.
-Vostro padre è
molto saggio… mi piacerebbe conoscerlo…-
Totosai aveva finalmente rialzato lo sguardo sulla
Principessa, incontrandone il sorriso sincero e gli occhi allegri.
-Oh, ma voi e il
vecchio Myoga lo conoscete già, nobile Totosai…-
Myoga s’intromise improvvisamente nel discorso.
Finalmente era
riuscito a collegare quel volto e quelle parole a un nome conosciuto.
-Kamigawa!-
Sakura si
nascose il sorriso dietro il ventaglio, mentre Totosai
si voltava interrogativo verso l’amico.
-Eh? Cosa dici Myoga…-
Il demone pulce
iniziò a saltellargli sulla punta del naso, agitando concitatamente le
zampette.
-Kamigawa!!! Il precettore alle
armi di Inutaisho! Il Sovrano dell’Est, quella terra
di Haru dove Inutaisho era
andato durante il suo errare prima di essere Sovrano, quando ancora era
Principe!!!-
Il Fabbro si
grattò dubbioso la fronte…
-Al momento non
mi ricordo…-
-Ci risiamo!-
Myoga sospirò sconsolato per poi osservare nuovamente la Principessa che rideva
da dietro il ventaglio.
-Quindi Voi
dovete essere la figlia di Kamigawa…-
Sakura gli sorrise, chiudendo il ventaglio con un gesto elegante e
esperto.
-Sì Saggio Myoga. Il mio nome è Sakura, Principessa…-
La demone si bloccò di colpo.
Principessa…
Non lo era più…
O meglio…
Lo era grazie al
titolo del Fidanzato…
Non era più la Principessa di Haru…
Haru non era più un regno unico…
Adesso era una
regione dell’Ovest…
E lei era la
fidanzata del Principe…
-E cosa ci fate
così lontano da casa, Altezza?-
Totosai osservò di nascosto il volto della giovane.
Che fosse lei ad
aver portato tanto scompiglio nel regno dell’Ovest?
-Io sono a casa,
Vecchio Myoga…-
La sua nuova
casa…
Myoga sbatté più volte gli occhi, incredulo…
-Volete… volete
forse dire che…-
Sakura sorrise,
abbassando gli occhi.
-Esattamente…-
-Cosa? Cosa vuol
dire Myoga?-
Totosai fissò l’amico con i grandi occhi bovini curiosi.
Il demone-pulce
saltellò, fino ad arrivare all’altezza dell’orecchio dell’amico.
-E’ giunto il tempo! Sesshomaru diventerà Sovrano
dell’Ovest!-
Il fabbro volse
lo sguardo alternativamente fra la demone e il
Principe lontano.
-Accidenti… lui
Sovrano? Sarà il caso di trasferirsi in fretta… magari potremmo andare nel
villaggio Musashi…-
-Credo sia una
buona idea… quello è fuori dai confini dell’Ovest…
almeno per il momento…-
Sakura rise,
nascondendo la bocca dietro il fine ventaglio.
Strano, eppure
quei vecchi amici del padre se li era immaginati proprio così…
Però…
Forse avevano
ragione a voler fuggire…
Anche lei
avrebbe fatto lo stesso…
Se…
Se solo avesse
potuto…
Con un sospiro
si sedette accanto al demone fabbro, contenta di poter finalmente parlare con
qualcuno durante quei noiosi e stranianti pomeriggi in compagna del silenzioso
demone.
Quei demoni
appena conosciuti le ricordavano incredibilmente il padre… probabilmente perché
lo avevano conosciuto…
Haru…
Casa…
-Però è strano
che il vecchio Kamigawa abbia accettato di dare sua
figlia in sposa al Principe dell’Ovest…-
Sakura sviò lo
sguardo del demone pulce.
No…
Non aveva voglia
di ripensare a quell’argomento…
Non aveva voglia
di essere la futura sposa del Principe anche in quel momento, seduta sull’erba
con degli sconosciuti…
Voleva
semplicemente essere se stessa…
Cosa che fra
quelle mura le era vietato…
Però ciò che
voleva lei non aveva importanza…
Totosai lanciò uno sguardo torvo a Myoga
che si rese presto conto di quanto la domanda posta fosse indiscreta e avesse
intristito la ragazza.
-Padron Sesshomaru! Padron
Sesshomaru!-
Una macchiolina
gialla schizzò davanti ai tre seduti sull’erba, per poi tornare indietro.
Rin si guardò intorno spaesata,
cercando qualcuno con lo sguardo vicino a Sakura…
Ormai, se non si
allenava, Rin era sempre lì che lo trovava…
Al fianco di
quella odiosa ragazza…
-Rin, stai cercando il Principe?-
Rin voltò la testa, mettendo un broncio infantile e
accarezzando la testa di Kaminari che le si eraappolaiato in spalla.
Il Principe!
Ma come si
permetteva?
Padron Sesshomaru aveva un nome!
E poi, vedeva
come lo guardava quella straniera…
Sempre di
traverso, con l’aria imbronciata e arrabbiata…
Ma come si
permetteva!!!!
-Guarda, è
laggiù. Sotto quell’albero…-
Sakura le indicò
la sagoma luminosa di Sesshomaru, appoggiato al tronco dell’albero.
Rin, senza neanche degnarla di uno sguardo, corse dal
Principe, chiamandolo disperatamente per tutto il percorso.
-Certo che
quella bambina deve essergli proprio molto affezionata per riuscire a
sopportarlo…-
Già.
Myoga aveva ragione.
Sakura osservò
da lontano le due figure: una alta e possente, l’altra
bassa e in movimento.
Era incapace di
fissarli a lungo.
Troppi brutti
pensieri.
Però, le venne
un’idea.
-Sapete per caso
come si sono conosciuti?-
Totosai fece cenno di no con la testa.
In effetti non se l’era mai chiesto.
E, in fondo, non
gli era mai interessato.
Nulla gli
interessava di quel principe algido e insensibile.
-Veramente
conosco poco sul loro incontro ma… sì… credo che il Signorino Sesshomaru le abbia salvato la vita con Tenseiga
una volta…-
La Principessa fissò
incredula il demone pulce.
Il Principe?
Salvare la vita?
Con una spada
poi?
…impossibile…
-Intendete forse
dire che ha salvato Rin da un attacco usando questa
spada…questa Tenseiga…-
E che dopo l’ha presa con sé per puro gusto carnale?
Che oltre ad
essere assassino è anche un approfittatore?
Che ha illuso
quella piccola di averla salvata per poi costringerla nel buio?
-Tenseiga non è una spada come le altre… e’ stata forgiata
con una zanna di Inutaisho e ha un potere molto
particolare… quello di far guarire le persone e di farle resuscitare se morte entro breve tempo…-
Sakura osservò sorpresa
la spada nelle mani del demone…
-E’… incredibile…-
Una spada in
grado di resuscitare i morti.
Magica.
Preziosa.
Unica.
-Già, ma bisogna
anche avere cuore per usarla…-
Totosai lasciò cadere le sue parole nel vuoto, mentre
Sakura fremeva di curiosità per scoprire qualcosa in più.
Il fabbro
sospirò sconsolato.
-Se Tenseiga è ridotta in questo stato, non oso proprio
immaginare in che condizioni potrebbe essere Tessaiga…-
Le orecchie a
punta della Hime si drizzarono incuriosite.
Tessaiga?
-Zitto!!! Ti ricordi dove siamo?!-
Il demone pulce
saltellò sul volo dell’amico esagitato.
-Non ho detto
nulla di male… se Sesshomaru ha ridotto Tenseiga in
questo stato dopo lo scontro con Naraku, chissà cosa avrà fatto Inuyasha con la
sua spada…-
Naraku…
Questo nome lo
aveva sentito molto spesso nei racconti di mercanti e viaggiatori…
Dicevano che
fosse molto pericoloso, che volesse impadronirsi di una qualche Sfera… e che
fra i suoi assassini, naturalmente, ci fosse anche il suo futuro marito…
Invece, quell’altro
nome…
Inuyasha…
Chi mai poteva
essere?
-Zitto!!!! Se il
Signorino Sesshomaru ti sentisse!-
-Non ho certo
detto nulla di male… vorrei solo chiedere a Inuyasha come sta la mia Tessaiga dopo lo scontro finale e …-
-Ti sei forse
dimenticato cos’è successo durante lo scontro finale!?!?-
La voce del
demone pulce risultò rialzata di diversi toni.
Alterato.
Sconfortato.
Rattristito.
Totosai riportò velocemente alla memoria quei racconti che
aveva sentito della battaglia…
E del suo esito
finale…
-Mi dispiace Myoga… io…-
Di cosa diavolo
stavano parlando?
Sakura passò lo
sguardo alternativamente dall’uno all’altro, cercando di capire qualcosa…
E avrebbe anche
chiesto ulteriori spiegazioni, se una improvvisa
presenza non la avrebbe fatta desistere dall’intervento.
Sesshomaru
fissava algido i due demoni.
Myoga rabbrividì, pregando in cuor suo che non avesse udito i loro discorsi.
Sakura,
velocemente si portò in piedi, inchinandosi davanti a lui e mettendosi alla sua
sinistra.
-Perdonatemi,
Nobile Sesshomaru, ma la piccola Rin non era lì con
voi poco fa?-
La mancanza
della bambina…
Un pretesto
facile e semplice per abbassare la tensione che si era formata.
-Sì.-
-E adesso dove
si trova?-
-La Regina l’ha richiamata…-
Certo, in quella
zona del Palazzo Rin non avrebbe potuto accedere…
Soprattutto
durante i pomeriggi in cui i due futuri sovrani passeggiavano assieme…
Però, nonostante
i discorsi della giovane, Sesshomaru aveva continuato a fissare Totosai.
Senza degnarla
di attenzione.
-Allora, vecchio
Totosai? Quanto tempo ti occorre per riparare Tenseiga?-
Totosai si alzò, massaggiandosi dolorante la spalla e
rinfoderando la spada.
-Chi ti dice che
lo farò, Sesshomaru?-
Un fremito.
Sakura percepì
bene quel movimento convulso sotto la stoffa del demone.
Myoga, preoccupato, si nascose nuovamente nella piega del
fabbro, sperando in bene.
-Non è la prima
volta che mi affidi una commissione, Sesshomaru. E non
è la prima volta che te la rifiuto. Non sei degno di questa spada…-
-Ma se la
richiesta fosse stata di Inuyasha non avresti desistito, giusto Vecchio?-
-Già…-
-Sono certo di
poterti far cambiare idea… e comunque di fabbri capaci di riparare spade è
pieno il mio regno…-
Un leggero
scricchiolio.
Gli artigli
allungati.
I canini appena
mostrati.
Sakura
rabbrividì.
Nonostante la
rabbia, Sesshomaru manteneva praticamente inalterata la sua espressione.
Era davvero
privo di sentimenti.
-Temo sia sorto
uno spiacevole equivoco…-
Con velocità la
ragazza si pose fra il Principe e il fabbro, sorridendo imbarazzata ad entrambi.
-Nobile Totosai, sono certo che sarete in grado di riparare Tenseiga. Sicuramente il Principe vi ha convocato
conoscendo la vostra abilità di fabbro, oltre che perché ne siete il creatore,
giusto? Beh, un vero artista non permetterebbe mai ad un altro pittore di
completare la sua opera… dico bene? E poi Tenseiga è
una spada davvero eccezionale, unica nel suo genere… ogni spada è i grado di uccidere, ma nessuna prima d’ora avevo mai
sentito che riportasse in vita… Sarebbe un vero peccato, non trovate? Certo,
grande deve essere anche il guerriero che la impugna, e se questa è veramente,
come mi avete accennato prima, l’eredita che il Potente Inutasho
ha lasciato al Principe, credo che non ci sia nessuno più degno di lui
nell’impugnarla. Se è vero che l’anima di un guerriero risiede nella sua spada,
allora il Principe vi ha affidato la salvezza di una parte di sé, e ciò
significa che ne è veramente degno…-
Osservò in ansia
l’espressione di Sesshomaru alle sue parole…
Nulla.
Nessun effetto.
Eppure aveva ritirato
gli artigli.
Totosai sospirò.
-E’ inutile… mi arrendo. Siete troppo simile a Vostro Padre
Principessa… tornerò fra tre giorni.-
Forse, in fondo,
quel matrimonio era un bene.
Forse, la
vicinanza di quella ragazza piena di emozioni lo avrebbe migliorato.
Per lui era
certamente una possibilità di salvezza.
Forse l’unica.
Per lei invece…
Il vecchio
Fabbro montò faticosamente in groppa al suo mulo, per poi sparire nel cielo.
Sakura rimase a
fissare le nuvole.
Ce l’aveva fatta.
Aveva evitato
che Sesshomaru compisse un atto del genere…
E dire che si
era quasi ricreduta sul suo conto…
Ma probabilmente
il vecchio Myoga si era sbagliato…
Quella storia
che aveva raccontato riguardo lui e Rin aveva il
gusto di favola, non di realtà.
Ma in cuore
sperava per la piccola Rin che fosse
tutto vero…
Con sorpresa, si
accorse non trovarsi più al fianco del Principe, pochi metri più avanti.
E adesso, c’era
un’ultima questione da chiarire.
-Perdonate la
mia impertinenza, Principe, ma posso chiederle di cosa parlavano prima il
Vecchio Totosai e il saggio Myoga…?-
Sesshomaru
rimase a fissare davanti a sé, imperturbabile.
-Non seguivo i
loro discorsi.-
Bugia.
Ma solo lui lo
sapeva.
Lei ne aveva
solo il sospetto.
-Hanno nominato
un certo… un certo… Inuyasha… posso sapere chi sia?-
Sesshomaru si
bloccò di colpo.
Quel nome…
-Nessuno che
abbia ormai importanza. Non nominatelo mai più-
BACIO A:
Kaimi_11: Sakura è un personaggio che all’inizio mi era
antipatico se devo essere sincera…. Troppo passiva agli avvenimenti che la circondano… ma dopo ho imparato ad apprezzarla per il
pensiero e l’attenzione.. in certi casi potrà fare rabbia epr
degli atteggiamenti di sottomissione esagerati, ma in realtà bisogna pensare
alla condizione della donna in quel tempo… tutt’altro
che felcie… E’ da tantissimo che non ci sentiamo!!! Forse
non leggerai neanche questa risposta tanto presto ma spero che, quando lo
farai, saprai che ti penso e ti sono vicina!!!!! Un bacio e un abbraccio
speciali solo epr te!!!!
AYRILL: Sviluppare… sei la seconda persona che vorrebbe che
i due approfondissero la conoscenza ma… ti sembra
facile con uno come Sesshomaru!?! Povero amore mio… è tanto freddo e distaccato…
ma tranquilla!!! Sakura saprà trovare la strada per
avvicinarsi a lui… magari non tanto presto ma comunque sempre in tempo… e con
questo gioco di parole ti lascio!!! Ciao e grazie del commento!!!! Ciao!!!!
Ary 22: Già, i matrimoni forzati
sono brutti.. ma io sarei disposta a sposarmi anche
subito con uno come Sesshy!!!!! Amore mio!!!! Scusa, piccola divagazione…. Ah, quanto lo amo!!!! Anche secondo te dovrebbero
conoscersi meglio, il problema è avere il coraggio per farlo!!! Un bacio!!!
GemellinaDolly:
Chi ha detto che Miroku non ci sarà!? Volevo solo lasciarvi
un po’ in sospeso… e infatti lo farò ancora, non
dicendo niente di Inuyasha… chissà se c’è, chissà se non c’è!!! Sono cattiva!!!
Intanto anticipo però che se ci sarà, non ci sarà subito… prima voglio dedicarmi
completamente a questa nuova coppia!!! Bacio!!!
Celina: Esatto!!!! Hai centrato in
pieno!!!! Questa storia l’ho sviluppata proprio
studiando Sissi!!! Solo che
non inizia in un modo tanto felice al contrario della principessa asburgica… Sakura cercherà di adattarsi alle leggi dell’Ovest,
ma non è certamente facile!!! Grazie della recensione un bacio!!!
Flori: Ciao!!!
Scusa ma arrivo ad aggiornare solo adesso!!!! Mi odi!?
Chiedo perdono!!! Il problema è che ci metto tanto a
scrivere i capitoli, ho poco tempo e ho anche iniziato tante storie!!! Accidenti,
devo darmi una mossa!!!! Grazie del commento!!!
Bacio!!!
Sesshidyl: Sakura è forte da
questo punto di vista ma… chi ha detto che rinuncia
per sempre alla felicità!? Vedrai che le cose andranno bene… almeno credo e
spero!!! In effetti però c’è una cosa che non ho detto
del passato di Sakura e che voi scoprirete non molto presto… e così sarà anche
chiaro perché Sakura ha tanto coraggio e è così forte anche di fronte alla
rinuncia della sua vita!!! Grazie delle belle parole!!! Ciao!!!!
Sessho94: Ringraziamo Celina in due per averci fatto conoscere!!! E sono contenta di aver trovato tante estimatrici degli haiku!!! Gli adoro moltissimo anch’io!!!
Avalon9: Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
TVB!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Tanto tanto (sembra che parlo in codice ma tu mi
capisci, vero!?!!?!?!?) e tu!? Quando aggiorni!?!?!?!
CONSIGLIO PUBBLICAMENTE A TITTE DI LEGGERE LA
SUA STORAI “UN SOFFIO DI VITA”!!!!!! C’è un Sesshy affascinante al
massimo e un a protagonista mooolto strana…. Grazie
per il commento!!!! Un BACIONE ONE ONE!!!
Sweetprincess: Ciao!!! Finalmente ci conosciamo!!! Prima di tutto, volevo
salutarti e ringraziarti di cuore!!! Forse per errore (probabile!) ma hai
inserito una mia storia originale fra le tue preferite!!! Grazie di cuore!!! E
grazie mille per i comlimenti!!! Sei troppo
gentile!!! ^////^ però, devo dire che in fondo parto avvantaggiata e non è
tutto merito mio! In fondo tutte le ragazze hanno chi
più chi meno un animo romantico e cosa c’è di più avvincente che un matrimonio
combinato?! Bacione!
Avviso:
Per farmi perdonare per il ritardo (così flori
non mi uccide) e per ringraziare tutte quelle che i hanno
dato dei fantastici suggerimenti per i nomi, vi avviso che ho creato i miei
personaggi!!!
Nel senso che ho Sakura e tutti i personaggi nuovi di questa
fic fatti a disegno!!!
Se vi interessa vederli contattatemi a questo indirizzo (non
è il solito):
Tutti i nobili
erano a conoscenza del fidanzamento del loro Principe.
Eppure…
Eppure tutti
avevano finto sorpresa e stupore all’annuncio della
Regina.
Congratulazioni.
Insincere.
Menzognere.
Bugiarde.
Lo si vedeva negli sguardi fugaci.
Lo si respirava nell’atmosfera derisoria.
Lo si assaggiava nei sussurri sbiaditi.
Quella era la
vera prova.
Il suo campo di
battaglia.
Lì doveva
dimostrare di essere degna di quel ruolo.
E non sarebbe
stato facile convincere molti.
I nobile che aveva incontrato avrebbero preferito di gran
lunga una Sovrana del loro Paese, non una straniera…
Le Nobili allo
stesso modo notavano fasulle imperfezioni della Hime,
elogiando invece le caratteristiche delle figliole, rifiutate.
E proprio queste
erano per Sakura le avversarie più temibili.
Le spasimanti
rifiutate.
Tutte giovani
avvenenti, addestrate dalla nascita al rigido protocollo dell’Ovest e cresciute
con il sogno di sedere, un giorno, al fianco del Principe…
La torturavano con domande opprimenti, argomenti difficili e stranieri, vogliose
di cogliere in fallo quella creatura che la Regina aveva definito con orgoglio “perfetta”.
E finora, era
stato tutto vero.
Perfetta.
Incomparabile.
Unica.
E di occasioni
per scivolare erano state tante…
Fin dall’inizio,
quando i generali discutevano dell’ultimo tipo di armi.
Un demone dalla
forma imponente e dalle spalle larghe sorseggiava una bevanda dal sapore forte
e dal colorito viscido, avvolto in un elegante kimono verde scuro.
-Certo, queste nuove armi importate dal Continente sembrano
essere molto pericolose…-
-Io non le ho
mai viste, ma credo che possano uccidere anche a
grande distanza…-
Un altro
militare, molto più basso del precedente, s’intromise timoroso nel discorso,
suscitando le risa del maggiore e una profonda pacca sulle spalle mingherline.
-Non temere!
Nessuna regione dei territori dell’Ovest ha mai comparto un’arma
simile! E se anche così fosse, il nostro esercito sarà
comunque in grado di difendersi! Lei cosa ne pensa, Principessa?-
Sakura alzò in
quel momento gli occhi dal pavimento.
Peccato, le
piaceva essere ignorata…
E adesso le veniva chiesto un parere in ambito militare.
Credevano forse
che, essendo una Hime, non
conoscesse le armi?
Perfetto.
-Nobili
generali, devo ammettere di non essere molto esperta in materia e vi prego di
non offendervi nel caso in cui dica qualche
sciocchezza. Ho avuto i privilegio di vedere e di
toccare queste armi di cui tanto parlate… Nel porto di Haru,
infatti, ne sbarcò una nave carica diretta ad Ovest e i mercanti mi fecero
vedere quella nuova scoperta. Sono davvero inusuali, diverse dalle armi che
tutti noi conosciamo. Possiedono una lunga canna e colpiscono a grande
distanza, quasi fossero dei cannoni in miniatura.
Certamente l’effetto sorpresa sul campo di battaglia
sarebbe assicurato, ma non la sconfitta. Sebbene i soldati dell’Ovest
utilizzino infatti le armi classiche della tradizione,
li ritengo molto più valorosi degli stranieri. Un bravo guerriero avere
particolari caratteristiche per ottenere la vittoria, caratteristiche come la
risolutezza, la corretta strada da percorrere, il coraggio tinto di eroismo, il
retto comportamento, l'osservanza delle regole e della disciplina, la sincerità
totale, l'onore e la gloria sul campo di battaglia e, infine, la devozione e la
lealtà, verso il proprio padrone, verso i propri compagni e fratelli. Tutte
doti che il potente esercito dell’Ovest vanta orgoglioso. I soldati che
impugnano queste armi che uccidono da lontano e a tradimento, senza bisogno di
esporsi, sono dei vigliacchi. E in quanto tali facilmente battibili. Sono certa
che potranno essere pericolosi da lontano, ma da vicino le vostre hachiwaririusciranno
a spezzare quest’arma con il loro uncino o, in alternativa, per sfondare
l'elmo o ancora di punta negli interstizi dell'armatura dell'avversario. Siete
degli ottimi soldati e sono certa che non avete nulla da temere. E un sollievo
per me essere al sicuro, al riparo in questa terra rigogliosa con la certezza
che uomini valorosi stiano difendendo il regno che mi ospita.-
Alcune risa.
Diversi
complimenti e poi, un altro argomento mentre Sakura viene
trascinata da un’altra parte della sala, per conoscere le Dame, spose dei
generali con alto carico.
Sorride
compiaciuta, fingendo interesse.
Sola.
Nonostante
quella folla che la circonda e nonostante le
chiacchiere le tenessero occupata la mente, Sakura si sentiva sola.
Terribilmente
sola.
Come mai prima in
quel palazzo.
La Regina dialogava tranquilla
e disinvolta, del tutto insofferente a lei.
Glielo aveva
detto.
Sapeva che
durante quel ricevimento se la sarebbe dovuta cavare
da sola.
E lo stava
facendo egregiamente.
Però…
Quegli sguardi
di odio avevano un peso difficile da sopportare…
Soprattutto
senza una spalla amica a cui appoggiarsi.
Il padre non era
venuto.
Kamigawa non era potuto venire.
Peggiorato.
Così aveva
scritto con la sua calligrafia infantile Ami, in una lunga lettera dove
incoraggiava l’amica e raccontava i fatti di palazzo.
Non era grave,
ma era comunque un peggioramento e Izumy, anche se a
malincuore, aveva sconsigliato il Sovrano di andare.
Oltre alla
malattia, una profonda sofferenza stava gravando sulla situazione.
Sakura sospirò.
Finalmente un
momento di tregua.
Le dame avevano
iniziato a parlare di tisane e, fortunatamente, in quell’argomento era esperta.
Sospirò,
immaginandosi la possente figura del padre, costretta a forza a letto.
Di certo si sarà
divincolato, avrà cercato di sottrarsi alla decisione di restare a Haru, fronteggiando i soldati, forse anche con Toryu.
Se aveva in
mente una cosa, era difficile fargli cambiare idea…
Ma quella volta
aveva perso.
Non era nelle
condizioni.
Ami aveva
scritto che gli era stato dato un potente sonnifero.
Avrebbe dormito
alcuni giorni…
Era la cosa
migliore.
Nelle sue
condizioni non poteva anche pensare alla lontananza dell’unica figlia.
Non poteva
pensare al suo fidanzamento con l’odiato Principe dell’Ovest.
Non la poteva
pensare sola, circondata da volti stranieri e ostili in una terra che non
conosceva.
E c’era anche
una richiesta, fra quelle parole.
Una richiesta di
Izumy.
Mentire.
Fingere che in
quel palazzo vada tutto bene, che lei fosse felice e che il Principe non fosse
come dipinto dai racconti dei marinai.
Parlare bene della Regina, come una demone coscienziosa e che l’ha presa
a cuore.
Ma Kamigawa non è uno stupido.
Non doveva
esagerare.
Non poteva certo
scrivere che si era innamorata improvvisamente del Principe…
Sarebbe stato
impossibile e la demone fiore lo sapeva.
Soltanto…
La pregava di
non far aumentare le preoccupazioni del padre.
E così, adesso
non poteva neanche più sfogarsi con nessuno.
Tenere tutto
dentro.
Trattenendo le
emozioni e le delusioni, le paure e le attese.
Affrontando
tutto da sola…
-… e lei
Principessa, cosa ne pensa? Esiste veramente una differenza fra tisane e
infusi?-
Sakura sorrise
alla possente dama di fronte a lei, agitando il ventaglio per farsi aria.
Respirare.
Ecco di cosa
avrebbe avuto bisogno.
-Credo che la tisana si utilizza
indistintamente per le parti tenere o legnose delle piante, che vengono versate in acqua bollente e poi lasciate riposare
per non più di 5 minuti.
Per l’ infuso si utilizzano invece le parti tenere delle piante
come fiori e foglie, sulle quali viene versata acqua bollente filtrando il
liquido dopo 5-10 minuti.
Mentre il decottosi utilizza per le parti più resistenti e
duri come radici e cortecce, che si mettono in acqua fredda e si lasciano
bollire per 5-10 minuti, poi riposare per lo stesso intervallo di tempo e
infine vengono filtrate con il loro liquido.-
Alcune donne
derisero le altre, che pensavano il contrario e tutto finì con delle risa
nascoste dietro dei ventagli.
-Comunque
Altezza, dovete ammettere di essere stata proprio fortunata…-
No.
Non ora.
Non
quell’argomento…
-Sì, avete
ragione! Non capita a tutte di avere una fortuna del genere…-
No.
Non datele
corda.
Non fate
proseguire quest’argomento…
-Non diteci che adHaru avete dei giovani come
lui…-
No…
Non avvicinate
una persona del genere adHaru…
Non osate un
confronto simile…
-E’ il giovane più ricercato e avvenente dei nostri
territori, oltre che essere un Principe e il miglior guerriero della sua
gloriosa casata…-
No.
Smettetela con
queste menzogne.
E’ un assassino.
Ecco cos’è in
realtà…
Non continuate…
Non osate…
-Voi cosa ne
pensate del Principe, Altezza?-
Ecco.
La domande tanto temuta era arrivata.
Sakura inghiottì
a vuoto.
Non poteva dire
la verità.
Non poteva
svelare la realtà sui suoi pensieri.
Doveva mentire.
Mentire senza
cadere nei luoghi comuni, senza fare dei discorsi comuni e conosciuti.
Senza però
screditare il Principe.
-Direi che il
nostro Sovrano è tutto ciò che un fanciullo sogna di essere un domani e tutto
ciò che un vecchio rimpiange di non essere stato un giorno…-
E anche questa
prova era superata.
Si scostò
appena, cercando di riprendere fiato.
Le dame erano
rimaste ben impressionate da una risposta di questo tipo e la Regina, poco lontano, aveva
fatto un cenno di assenso con la testa.
Era rimasta
soddisfatta della risposta.
Si voltò, alla
ricerca di ossigeno, incontrando invece due occhi smarriti.
Una piccola
figura in un impacciato kimono rosso stava zitta e immobile, isolata in un
angolo della sala.
Triste e
spaurita.
-Buonasera… voi
dovete essere la nobile Moe, giusto?-
La pallida demone le sorrise sincera, inginocchiandosi
davanti alla Principessa.
Sakura sorrise.
Credeva nelle
prime impressioni.
E quella giovane demone le piaceva.
Semplice, timida
e sincera.
Così le era
sembrata.
-Sono felice di
vedere che siete venuta. Vostro marito non aveva assicurato la vostra presenza…
beh, logicamente… ma io temevo di non riuscire a
vedervi e a farvi le mie più sincere congratulazioni! Come sta?-
Moe alzò il capo, veramente sorpresa e felice.
I piccoli occhietti marrone si illuminarono e la vocina
assunse un tono allegro e melanconico.
-Molto bene,
grazie Altezza! Pesa tre chili e non fa altro che piangere!-
Sakura rise, nascondendosi
dietro il ventaglio.
Ecco di cosa
aveva bisogno.
Un po’ di
allegria.
Un minimo di
spensieratezza.
-E come avete
pensato di chiamarla?-
-Rina…, in onore a Nara, la capitale del Regno dell’Ovest…-
Sakura sorrise
compiaciuta di tanta devozione.
-Questo è un
grandissimo onore io credo che…-
-Altezza, che
squisita sorpresa…-
Voce melliflua e
insinuatrice.
La Hime
fu percorsa da un forte senso di ribrezzo nel voltarsi e scorgere un sergente
dell’esercito dell’Ovest.
-Sono spiacente
che mia moglie vi importuni in questo modo rubandovi tempo prezioso…-
La demone abbassò lo sguardo in segno di rispetto e di
timore mentre il marito la raggiungeva, fulminandola con lo sguardo.
-Nessun
disturbo, sergente. Sono stata io ad avvicinare la vostra bella consorte.
Volevo essere la prima a complimentarmi per la lieta notizia…-
Sguardo fiero e
fisso.
Non le piaceva
quel demone.
Non le era mai
piaciuto.
E la reazione di
timore della moglie confermò i suoi sentimenti.
-Lieta notizia… non
direi proprio…-
La demone abbassò ulteriormente la testa, incassandola fra
le scapole.
Gli occhi chiusi
e sofferenti.
-Perché? Una
nascita non è forse una bella notizia?-
Sakura accarezzò
il braccio della demone che però si ritrasse
immediatamente.
-La nascita di
un erede forse… ma di una femmina…-
Sakura lo
incenerì con lo sguardo.
Aveva sentito
parlare della quasi proverbiale misoginia degli abitanti dell’Ovest, ma non
avrebbe mai creduto si spingesse fino a questo punto.
-Qual è in
problema? Non è forse in salute?-
Ghigno di
scherno.
Ecco il
vincitore della serata.
Il primo che
avesse trovato un’imperfezione della Principessa.
I sentimenti.
-Sì, è in salute
purtroppo. Così non ho neanche la scusa di abbandonarla per malformazioni. La
nascita di una femmina è una grave perdita per il mio casato. Un erede maschio
assicura la protezione del territorio…-
La demone era dispiaciuta.
Sembrava quasi
scomparire vicino alla possente stazza del marito.
Sakura socchiuse
gli occhi.
Alcuni invitati
si voltarono guardarli.
Che bisogno
c’era di umiliarla così, davanti a tutti?
-Vostra moglie è
ancora giovane, sono certa che potrete avere altri figli…-
Il demone si
voltò quasi apposta verso la moglie.
Quelle parole
erano per lei.
Erano la sua
punizione.
-Sì, ma ormai è
inutile. Una femmina comporta la divisione del regno per assicurarle una dote,
mentre i miei possedimenti sono nel mio casato da secoli ormai. Anche la
nascita di un erede maschio ormai non servirebbe a riparare al danno fatto. Mia
moglie è a conoscenza di questa sua grave colpa e, per questo motivo, non è degna
di rivolgerle la parole, Altezza…-
-Colpe di questo genere vengono commesse in due….-
La demone si ritirò di qualche passo, facendo intendere la
sua intenzione di andare.
Aveva capito che
il discorso stava degenerando e non voleva che proprio l’unica persona che le si era dimostrata gentile quella sera ne pagasse le
conseguenze.
Ma ormai era
tardi.
Una piccola
folla si era riunita attorno ai due interlocutori, incuriositi dal dibattito.
Lo scontro era
iniziato e nessuno dei due “combattenti” si sarebbe tirato indietro.
-… e poi, se
tutti i nobili la pesassero come lei, sarei propri curiosa di sapere come proseguirebbe
la stirpe, in un regno solo di uomini…-
Non voleva
affermare la superiorità femminile.
Non era quella
la sua credenza né il suo scopo.
Voleva solo
aiutare quella piccola creatura in fasce, quella bambina appena affacciata alla
vita e già odiata dal padre per nessun valido motivo.
-Probabilmentegli uomini prenderebbero
in sposa principesse straniere, donne di uomini non altrettanto fortunati,
costretti a vendere le proprie figlie perché incapaci di difendere un regno
che, ormai è palese, non sono più degni di possedere…-
-Come vi
permettete…!-
Sakura strinse
forte fra le mani il ventaglio, fino a farlo gemere.
No!
Tutto ma non Haru!
Non suo padre!
Il ghigno di
scherno del demone s’allargò.
Centro.
-Questa è la
verità, Altezza. E’ risaputo che gli uomini sono il nerbo di una nazione, in
quanto contadini, commercianti, marinai, politici, soldati… Su di loro vive lo
stato. Le donne, sono inutili. E’ per questo che devono essere sottomesse al
marito… E, infatti, anche nel futon devono occupare
la posizione “sotto”…-
Rabbrividì di
rabbia.
Il riferimento
osceno era chiaro.
E la risposta
avvelenata pronta.
-Se voi credete
che io…-
-Cosa succede?-
Si bloccò di
colpo.
Quella voce…
L’ultima che
avrebbe voluto sentire in quel momento.
La più avversa
di tutte.
-Oh, Principe,
io e la vostra incantevole Promessa stavamo discutendo su un certo argomento
riguardo cui abbiamo due visioni differenti…-
Poteva sentire
il suo respiro dietro di lei.
Poteva sentire
il suo sguardo indagatore sul corpo.
Con un passo
indietro lo vide, inchinandosi devotamente e masticando odio.
Sapeva perchè
quel generale era stato sul vago.
Sperava in uno
sguardo spaurito e di supplica della Principessa.
In una muta
richiesta di perdono e di silenzio.
Ma quello
sguardo non sarebbe mai arrivato.
-A che
proposito?-
Ma perché doveva
diventare curioso proprio in un momento simile!?
Non si era
curato della sua presenza per tutto l’arco della serata, come per tutto l’arco
del tempo che era lì a Palazzo…
Perché proprio
adesso?
Con un ghigno,
il Sergente rispose alla richiesta.
-Vede, Principe,
la Principessa
sosteneva una tesi alquanto particolare riguardo…-
-E Voi, sergente, l’avete contraddetta?-
Sakura spalancò
gli occhi.
Aveva sentito
bene?
Il Principe
stava prendendo le sue difese?
Davvero aveva
calcato l’accento su quella parola, su quel sergente…?
Davvero lo aveva
fatto per sottolinearne il grado inferiore a quello della futura sovrana?
La fronte del
demone iniziò a sudare freddo.
Doveva calibrare
bene le parole, cercare di capire cosa il Principe volesse sentire come
risposta.
Infatti, era
proprio questo che aveva fatto.
Aveva contraddetto
la sua futura Regina.
La Fidanzata del suo
Principe.
Una frase
sbagliata avrebbe potuto compromettere la sua carriera nell’esercito del
Sovrano…
Eppure sembrava
quasi impossibile capire cosa pensassero quegli
inespressivi occhi ambrati.
-Temo ci sia
stata solo una sciocca incomprensione, Principe, fra me e il sergente. Nulla di
preoccupante e che non sia risolvibile con un sorriso e un ringraziamento per
il piacevole tempo trascorso in sua compagnia.-
Sakura s’inchinò
maggiormente, in segno di ringraziamento, allontanandosi al fianco del
Principe, fino a raggiungere un luogo appartato della sala.
-Dovete fare
maggiore attenzione durante i vostri discorsi. La corte non aspetta altro che
un qualsiasi pretesto per screditare questo matrimonio.-
Allora veramente
il Principe era intervenuto in sua difesa…?
O, per meglio
dire, in difesa del suo matrimonio…
Però era stato
comunque un aiuto.
-Lo farò. Vi
ringrazio per le parole Principe.-
Si allontanò, il
più velocemente possibile da quella importante figura.
Odiava stargli
vicino.
Anche solo
accanto.
Sentiva gli
occhi indagatori di tutti i presenti su di lei.
Su di loro.
Ah!!!
Quanto le pesava
quel loro…
La aveva
aiutato, questo era vero, ma non cancellava tutte la
ingiustizie compiute in passato.
Sorrise ad un
gruppo di demoni, esageratamente truccate, dirigendosi verso di loro.
Parlavano ormai
da un po’, il tempo necessario per conoscersi e avviare un discorso
impegnativo.
Strano…
La Regina non le aveva mai
parlato di quelle Dame…
Non le aveva mai
sentite nominare…
Probabilmente
non erano delle Demoni molto Nobili, lo si capiva
anche dai modi raffinati ma leggermente imbarazzati al suo cospetto.
-Sakura.-
Di nuovo.
Di nuovo quella voce.
Ma perché quella
sera si era deciso di perseguitarla?
Le demoni s’inginocchiarono imbarazzate alla sua presenza,
mentre il Principe si affiancava alla Hime.
Sakura lo fissò
incredula.
Cosa aveva fatto
di sbagliato questa volta?
Il discorso era
stato chiaro e sobrio, per nulla imbarazzante…
Perché mai
adesso tutta la sala si era fermata e osservava la scena?
Perché le Dame
nascondevano i volti allibiti dietro ventagli ricamati?
E perché i
Nobili bisbigliavano parole fra loro, ridacchiando?
Il Principe le
fece cenno di seguirlo.
Sakura, ancora
sorpresa, salutò le sue interlocutrici, seguendolo in giardino, lontano da
occhi e orecchie indiscreti.
-Principe, ho
fatto forse qualcosa di sbagliato?-
La voce era
preoccupata, leggermente in pensiero.
-Sapete chi sono
quelle dame con cui vi siete intrattenuta?-
-No… veramente
le ho conosciute poco prima in sala e…-
-Geishe-
Quelle parole,
pronunciate con poca enfasi, caddero nel vuoto.
-E con questo?
Io non capisco…-
Era normale per
lei, parlare con personaggi di ogni tipo.
Il primo
insegnamento di suo padre: mai nessuno è tanto umile da non meritare un saluto
o una chiacchierata.
E allora perché
scandalizzarsi tanto perché aveva parlato con delle geishe?
-Avete preferito
la compagnia di alcune “accompagnatrici” rispetto a quella di Nobili spose di
generali…-
-Mi perdoni,
Principe, ma non riesco ancora a capire il mio sbaglio. Quelle donne…-
-Con quelle
donne una Futura Regina non dovrebbe mai parlare. Sono qui alla festa solo
perché il protocollo impone una compagnia femminile e tutti in sala sanno come
finiranno la serata con i loro datori di lavoro…-
Lasciò cadere le
parole, ormai comprese.
-Ma sono
comunque delle donne, nonostante il lavoro che svolgano…-
Sesshomaru fissò
la luna, splendente nel cielo.
-Donne che non
meritano la Vostra
attenzione…-
Sakura sospirò,
abbassando la fronte.
L’immagine sua e
del Principe si rispecchiavano limpide sulla superficie del laghetto.
Alcune ninfee
appena schiuse erano le uniche testimoni dei loro discorsi.
-In fondo, fra
me e quelle donne non c’è alcuna differenza. Tutte noi abbiamo imparato arti di
seduzione per compiacere a Voi e agli altri demoni là dentro. Per poi, al
momento opportuno, concedervi anche tutte noi stesse…-
Sesshomaru
spostò lo sguardo sulle piante galleggianti, freddo.
Era la prima
volta.
La prima volta
che fra i due avveniva un vero “discorso”, escluso il “benvenuto” iniziale.
-Voi siete una
Principessa e avete firmato un contratto per il vostro regno…-
Perché mai
doverla giustificare?
No,
semplicemente, farla ragionare.
Una Regina non
poteva pensare in quel modo.
Una Regina
doveva essere orgogliosa della sua scelta.
Una Regina non
poteva paragonarsi a donne come quelle.
-…mentre loro si
vendono per denaro… insomma, come me, si sacrificano per ciò che hanno di più
caro. Però avete ragione, Altezza. Fra me e loro una differenza c’è. Le geishe possono decidere senza alcun obbligo se continuare a
servire il loro padrone anche a fine serata…
Questa
possibilità di scelta a me invece non sarà concessa.-
Con un fruscio
di seta, la veste elegante della Principessa sfiorò il kimono da cerimonia del
Principe, per poi scomparire dietro le sohjo della
sala aperte.
-Non potete fare
questo!-
La Regina appoggiò con una
forza eccessiva la tazzina sul tavolino di legno scuro.
Qualche
gocciolina impertinente schizzò fuori, imperlando la superficie lucida.
-Il fidanzamento
adesso è ufficiale. La mia presenza qui non è più necessaria.-
Con fermezza
Sesshomaru riprese a sorseggiare dalla sua tazza, ignorando gli occhi ardenti
della madre.
-E l’esercito? E
i messi? La Principessa
non è ancora pronta per il ruolo che dovrà assumere! Devo occuparmi di Lei! Non
posso badare a tutto, Principe!-
Cerco di tranne
re quella vena di rimprovero, ma parve chiara a tutti.
In fondo, era
sempre sua Madre.
In fondo però,
Lui era il Principe.
Lui aveva il
potere su tutti.
Anche su di Lei,
che era Regina.
Regina sì, ma
femmina.
Quindi
inferiore.
Sospirò,
scacciando la rabbia e la frustrazione.
Il protocollo
non prevedeva che una Signora di alta società modificasse il suo tono della
voce facendola apparire troppo adirata. Soprattutto poi se questa era la Regina…
-Queste
questioni possono anche essere rimandate di qualche mese, non trovate Madre?-
Sesshomaru,
ordinato, depose l’elegante tazzina, fissando la luna alta nel cielo.
-Non la
prenderanno bene, questo è sicuro. Ormai siete quasi Sovrano
Altezza. Appena pochi mesi la separano dal matrimonio e il popolo e la
corte vorrebbero conoscervi meglio. La vostra presenza darebbe maggior
prestigio anche a questo fidanzamento… -
No.
Non questa volta.
Non avrebbe
ceduto.
Se ne sarebbe
andato.
Basta.
Soffocava.
La pareti di quel Palazzo erano opprimenti, gli obblighi
incalzanti, le riunioni noiose....
Andarsene.
Un’ultima
boccata d’ossigeno.
L’ultima libertà
prima di farsi sommergere totalmente dai suoi obblighi di erede.
Di Sovrano.
Di Marito.
-Ormai ho
deciso.-
Si alzò deciso,
avanzando passi lenti verso la porta.
La sua camminata
fu presto interrotta da una piccola pressione sulla preziosa seta del kimono.
Rin tirò appena un lembo del vestito del Principe per
attirare la sua attenzione.
-Rin va con Padron Sesshomaru!-
Gli sorrise allegra, lasciando la presa e mettendosi davanti
al demone.
-No Rin. Non questa volta.-
Freddo e
inespressivo, superò la bambina che continuava a fissarlo.
Non era arrabbiata.
Non era
spaventata.
Era preoccupata.
Perché no?
Rin aveva forse fatto arrabbiare Padron
Sesshomaru?
Cosa aveva fatto
di male Rin?
Dove aveva
sbagliato Rin?
No, Rin non aveva sbagliato.
Sesshomaru
poteva leggere lo sconforto che le sue parole avevano procurato alla piccola
umana, ma non le avrebbe certamente spiegato la ragione di quella scelta.
Non voleva
nessuno.
Non Rin, non Jaken, nenahceAh-Un…
Nessuno.
Nessuno lo
avrebbe accompagnato.
Nessuno lo
avrebbe disturbato.
Avrebbe cercato
da solo la forza per affrontare quella nuova vita.
Così diversa da
quella che avrebbe volto vivere…
Ma che avrebbe
rispettato.
Voleva godere da
solo di quegli ultimi attimi di “vita”, perso nella sua foresta, nel suo spazio
selvatico…
Godere
dell’ultima goccia di tranquillità, assaporandola fino in fondo.
Da solo.
Dopo sarebbe
stato a disposizione di tutti: del suo Regno, di sua Madre, della sua Sposa, di
Rin,…
Ma adesso voleva
qualche giorno per sé.
Poche settimana da dedicare unicamente alla propria volontà
e ai suoi desideri.
Da solo.
In libertà.
Senza rendere
conto a nessuno.
Non render conto
a nessuno... libertà
o solitudine?
La Regina lo guardò basita e
contrariata.
Non gli avrebbe
obbedito.
Ne era certa.
E lei non aveva
nessuna autorità per imporre il suo pensiero.
Poteva solo
pregarlo, ma anche quello non era servito.
Fin da piccolo.
Non le obbediva
quasi mai.
Ascoltava solo
lui.
I suoi racconti,
i suoi insegnamenti, i suoi ordini…
Solo lui.
Il suo idolo.
Il suo eroe.
Il suo unico
Dio.
Se qualcuno si
fosse azzardato a contraddire qualcosa che suo Padre avesse detto, si sarebbe guadagnato
l’eterno odio per Principino.
Lui era il suo
mondo.
La sua vita.
La sua certezza.
Almeno, fino a
quel giorno lontano…
-E voi, Nobile
Sakura? Non avete nulla da dire al vostro futuro sposo?-
Ecco il suo asso
nella manica.
La Promessa.
Se Sesshomaru
poteva apparire estraneo alle preghiere della Madre, cero non poteva ignorare
le parole della Fidanzata.
Aveva dei doveri
nei sui confronti.
Soprattutto
visto che era straniera e sola, senza amici o parenti.
Secondo il
protocollo, avrebbe dovuto starle vicino, aiutarla e
istruirla insieme alla Regina.
Sakura afferrò
con eleganza un germoglio di soja dalla ciotola,
portando poi le bacchette accuratamente alle labbra.
Squisito.
Mastico con
lentezza, tenendo gli occhi chiusi e assaporando il gusto fresco della piccola
verdura.
Solo loro
quattro erano presenti in quella stanza.
Solo loro
quattro potevano pranzare assieme in quella stanza.
E, presto, il
numero sarebbe sceso a due.
Al Re e alla
Regina.
A lui e a lei.
Al Principe e
alla sua Promessa.
A Sesshomaru e a
Sakura.
Si pulì la bocca on il tovagliolo, tamponando appena.
Cena ottima.
Avrebbe preso
presto una seconda portata, dopo aver ovviato a questo fastidiosissimo
contrattempo…
Con indifferenza
fissò gli occhi ambrati del Principe, in piedi dietro di lei.
-Vi auguro un
buon viaggio Altezza.-
… e state via il più a lungo possibile…
Sesshomaru
accennò un inchino col capo, per poi ritirarsi.
Sakura si voltò
subito dopo, ricominciando lenta il solito rito del pasto.
Poteva
chiaramente avvertire gli occhietti scuri di Rin alle
sue spalle che la fissavano con odio.
La bambina aveva
capito che lei lo avrebbe potuto fermare.
O, almeno, che
avrebbe potuto provare.
Con stizza, uscì
dalla stanza, rincorrendo la figura del Principe.
La Regina si alzò di botto,
sedendosi al suo fianco e allontanandole la ciotola.
-Veramente non
ho ancora finito, Reg…-
-Non ha
importanza. Una Futura Regina non deve mostrare di avere appetito né mangiare
troppo.-
Sakura sbuffò
vistosamente, alzando gli occhi al cielo…
Ennesima
ramanzina in arrivo.
-Principessa,
forse non avete ancora capito come funzionano queste cose qui nelle Terre
dell’Ovest…-
Sakura fece
ruotare lo sguardo su tutta la stanza.
Non aveva voglia
di ascoltarla.
Non voleva
arrabbiarsi.
Non ora che la
giornata terminava sotto le più rosee aspettative…
Se ne sarebbe
andato!
Basta
preoccupazioni!
Basta timori!
Basta paure…
Ultimamente il Principe
era sempre molto impegnato con riunioni militari e il tempo dedicato a lei
ridotto al minimo…
Però…
Lo incontrava
qualche volta per i corridoi, mentre si spostava da una zona all’altra del
palazzo…
E rabbrividiva.
Lo disprezzava.
Lo odiava.
Lo detestava.
Eppure…
Presto sarebbe
stata sua.
Del tutto.
Senza mezze misure.
Completamente in
suo possesso.
Proprietà di una
persona violenta che non conosceva.
E questo
pensiero bastava per far crescere in lei un sentimento di rivolta.
Il sangue che le
scorreva nelle vene era comunque quello di un grandissimo generale, e la voglia
di libertà le era stata insegnata dalle colline di Haru.
E nessuno poteva
capire quanto fosse frustrante sapere di non potersi
opporre.
L’essere
costretta a sapere di dover sopportare tutto.
Ogni cosa lui
voglia.
Certo, adesso
che il fidanzamento era stato reso ufficiale, sarebbe stato quasi impossibile
per i Sovrani dell’Ovest ritirare il contratto.
Qualunque fosse
la sua condotta.
Però…
Nonostante il
protocollo non lo prevedesse, come poteva esserne certa?
Come poteva
rispondergli a tono, opporsi alle sue idee, fronteggiarlo fieramente… sapendo
di poter mettere nuovamente in pericolo il suo regno?
Come poteva
fidarsi di chi già una volta non aveva rispettato un patto?
Subire.
Qualsiasi cosa.
Ogni cosa lui
avesse voluto.
Questo pensiero
si insinuava viscido nella sua mente ogni volta che incontrava quello sguardo
ambrato.
Nonostante si
limitassero appena ad un cenno col capo o ad un inchino, tremava.
Paura.
Ebbene sì,
paura.
Paura che
decidesse di prendersi qualcosa che presto sarebbe stato comunque suo.
Paura di sentire
il suo tocco sulla pelle.
Paura che
chiedesse troppo e che lei dovesse acconsentire.
Certo, erano
solo promessi e il protocollo reale non prevedeva una loro “unione” prima delle
nozze.
Ma, ne era
certa, se lui lo avesse voluto, nessuno glielo avrebbe potuto impedire.
Per quanto lei
avesse chiesto aiuto, nessuno sarebbe accorso.
E perché mai?
In fondo fra
poco più di un anno sarebbe stata comunque sua.
Certo, la Regina
avrebbe probabilmente mormorato qualcosa riguardo alle regole che vigono
fra quelle mira, ma non avrebbe dimostrato il minimo sdegno o dispiacere per
quanto le era accaduto.
Tanto era già
sua.
E ben presto lo
sarebbe stata anche carnalmente.
Da una stanza
All'altra la tua eco
Mi rincorre.
E che sollievo
quando vedeva la sua elegante e odiosa figura sparire dietro una sojho aperta!
Che sollievo
sentire le voci allegre delle dame che la accompagnavano ridere di frivolezze o
ammonirla per un saluto troppo frettoloso!
Voleva dire che
lui era lontano!
Che era fuori dalla sua portata!
Che era salva…
…almeno per il
momento…
E adesso…!!!
Adesso che final,ente sarebbe potuta essere libera per alcuni mesi dalla sua
opprimente figura…
No, la Regina non poteva rovinarle
questo momento magnifico!
-Forse…-
Una parola
biascicata senza pensarci.
Senza crederci
veramente.
Ripetere come le
montagne parole che sono rimbalzate, ma che no hanno
lasciato alcun segno.
-Siete qui da
noi da diversi mesi ormai Altezza. O desistito dal volervi trasformare in una
perfetta dama dell’Ovest. Non lo sareste mai. Non capisco, eppure vi manca
qualcosa del comportamento delle dame di questi territori… un po’ di astuzia
femminile, una vena di finezza… o forse la possedete e non volete esternarla…
Il colore dei fiori
Avvolto nella foschia
Puoi nascondere,
ma almeno rubane in profumo,
o vento montano di primavera
Sakura, potete
nascondere o evitare di apprendere le arti delle dame dell’Ovest, ma almeno
cercate di rubar la loro essenza…-
La Principessa si voltò
perplessa verso la Regina.
E’ vero, aveva seguito
poco il discorso della sovrana, ma proprio no riusciva
a capirne il senso…
-Prego? Temo di
non capire Altezza…-
La Regina le riavvicinò
maggiormente, fino quasi a sfiorarle l’orecchio.
-Eppure il mio è
un ragionamento molto semplice…
Ora che sei sbocciato,
fa che il tuo fascino
trattenga il Principe!
Se andare lo lascerai, o fiore,
chi non ti riterrà a lui sgradito?
Sakura, siete
una fanciulla dall’aspetto insolito e per questo affascinante qui nelle Terre
dell’Ovest. Il giorno dell’annuncio del vostro fidanzamento avete avuto giudizi
molto gradevoli per quanto riguarda il vostro incantevole aspetto, ma mi
dispiace che non vogliate mettere a frutto i miei insegnamenti. Vi ho spiegato
le migliori tecniche di seduzione, pratiche in cui le demoni
dell’Ovest sono maestre. Certo, non mi meraviglio che voi, straniera, non ne
abbiate la piena padronanza, ma almeno dovreste saperle usare… Tentate il
Principe con il vostro corpo, irretitelo con il
vostro portamento, stuzzicatelo con la vostra voce… qui a corte nessuno potrà
vedere un buonaugurio nel viaggio del Principe! E
magari chissà… magari qualche sfizioso penserà che non siete
di gradimento del Principe…-
Con
un gesto secco, Sakura sparì dietro la porta della stanza.
Chi
era?
Rin a quell’ora doveva già dormire da un pezzo…
Sua
Madre non si sarebbe mai mossa da sola…
E
Jaken non si sarebbe mai avventurato nel giardino a
quell’ora di notte…
Ma
allora chi poteva essere?
Un
suo soldato?
Impossibile,
la guarnigione era dall’altra parte del castello…
Una
spia?
E
come aveva fatto a entrare?
Forse
una delle dame di palazzo….
Però
non si muovevano mai da sole, stavano sempre in gruppo…
Ma
allora chi…
Forse
un enuco, uno dei tanti seri del palazzo…
Ma
perché recarsi a quell’ora in giardino, la notte prima che il Principe
partisse?
Con
attenzione scostò i rami bassi dell’albero, pronto ad attaccare un possibile
nemico.
Sorpresa.
Ecco
cosa lesse Sakura nei suoi occhi.
E
ecco cosa vi lesse lui.
-Cosa
ci fate qui? Non dovreste andare in giro a quest’ora di notte, da sola,
Principessa…-
Sakura
rabbrividì, vedendo gli occhi ambrati del principe scrutarla nel buio.
Tremò
piano, stringendosi le mani attorno alle spalle in un abbraccio disperato.
No.
Non
voleva dimostrargli che aveva paura.
Lei
era la figlia di Kamigawa.
Lei
era la Principessa
di Haru.
Certo, l’essere sola in giardino a quell’ora di notte con il
futuri consorte, non la tranquillizzava, ma non doveva mostrargli segni di
cedimento.
Si
allacciò meglio la vestaglia di seta pregiata, facendo aderire la stoffa viola
al leggero vestito che indossava per dormire.
Un
sorriso stentato.
-E
Voi, Principe? Non dovreste essere nei vostri appartamenti a riposare? Il
viaggio che vi accingete a fare domani sarà lungo…-
Il
demone appoggiò stancamente la schiena al salice piangente, fissando l’eternità
della notte.
Un ondeggiare
Di salici piangenti
Scherza primavera
Un
sospiro.
Forse
non aveva cattive intenzioni.
Almeno,
non ora.
Non
era in una posa pericolosa.
Scosse
piano la testa, maledicendosi mentalmente.
Silenzio.
Che
si fosse offeso?
In
fondo quello era il suo palazzo, poteva andare dove voleva
quando voleva…
E
non doveva certo rendere conto a lei!
Che
fosse stata troppo brusca?
Ma
che sciocchezze!!!
Si
stava forse preoccupando per il morale di quell’assassino?
No,
certo che no, ma se si fosse offeso e avesse voluto sciogliere il fidanzamento Haru sarebbe stata in pericolo…
Si
morse un labbro.
Piccolo
castigo per una bocca troppo abituata a parlare.
Anzi,
a rispondere.
-Vi
ha mandato mia Madre?-
Trasalì
sorpresa.
La
voce era calma e pacata.
Lo
sguardo fisso sulla luna, quasi completa.
Forse
non era arrabbiato.
Forse
Haru era ancora salva.
Improvvisamente
conscia del suo stato, Sakura si accarezzò i capelli, cercando di sistemarsi
alla meglio.
Sciolti.
Finalmente.
Liberi
dalle fisse e esagerate costrizioni di decorazioni esagerate e complicate.
Scosse
un po’ la testa, ravvivandoli.
Solo
nella sua camera, solo quando dormiva poteva tenerli sciolti e lasciarli in
balia del vento che giocava con quei fili violetti.
Certo,
erano troppo lunghi per la corte.
Superavano
di molto la lunghezza del corpo, così da scivolare per terra.
Un
sensuale strascico.
Anche
se Sesshomaru non stava guardando in quella direzione, si sentì in dovere di
sistemarsi.
Una
donna doveva sempre essere perfetta di fronte ad un uomo, soprattutto se questi
è colui che ha deciso di accollarsela.
La
filosofia di vita della Regina.
La
sua futura filosofia di vita.
Il
demone argentato restava silenzioso in attesa di una
risposta.
Non
guardingo.
Non
sospettoso.
Non
impaziente.
Semplicemente
immobile.
Eterno
come la luna.
Affascinante
come la notte.
La
fama che si era guadagnato come demone affascinante era reale.
Nessuna
falsità.
Nessuna
finzione.
Le
voci che i marinai e i mercanti le avevano portato, descrivendolo simile a un
demone lunare, attraente e seducente nella sua staticità.
E
perché allora dubitare delle altre voci?
Di
quelle che lo dipingevano come sanguinante e ingiusto?
Come
assassino e spergiuro?
Ne
aveva avuto prova lei stessa, non aveva rispettato i patti…
Suo
padre aveva torto.
Esiste
gente infame.
Non
è vero che tutti nascondono un lato oscuro e maligno così come uno solare e
positivo.
Certe
volte la realtà è proprio quella che si vede.
Si
avvicinò prudente, cercando di prevedere ogni suo possibile movimento.
Con
delicatezza appoggiò una mano sul tronco ruvido della pianta.
In
fondo, prima o poi avrebbe pur dovuto iniziare a parlare con lui.
Avrebbe
condiviso la sua vita con quell’odioso demone.
Tanto
valeva provare a dialogare.
Almeno
ne aveva l’intenzione.
-No. Mi ha chiesto di parlarvi e di convincervi a restare
ma non ho alcuna intenzione di farlo.-
Il
Principe mosse appena la testa.
Un
movimento lento e delicato, quasi impercettibile.
Seducente.
Ma
non provocante.
Sottintendeva
una domanda.
Parole
che non aveva il coraggio di pronunciare.
Perché…
-Voi
ve ne andate per lasciare indietro i Vostri pensieri. Andandovene, allontanate anche
i miei.-
Il tuo andare
Il mio restare
Due solitudini
Niente.
Nessuna
reazione.
Nessuna
emozione.
Possibile?
Possibile
che quel niveo demone fosse davvero immune ai sentimenti?
Sakura
sospirò, appoggiandosi al tronco dell’albero.
Vicino
a lui.
Non
le faceva paura.
Non
lo capiva.
Ma
non lo temeva.
Non
adesso.
Se
anche non ci fosse stato, non se ne sarebbe accorta.
Silenzio.
Alzò
gli occhi al cielo, immaginandosi come sarebbe stata la sua vita fra qualche
anno, al fianco di quel marito.
Sorrise
smarrita.
Anche
volendo, faticava ad avviare una discussione con lui.
La notte d’estate,
mentre è ancora sera,
già si schiude all’aurora.
Dove, fra le nubi,
si è rifugiata la luna?
Silenziosi
spostarono lo sguardo sull’astro, seminascosto fra le foglie del salice.
Magica.
Stregata.
Incantata.
-Occupatevi
di Rin…-
Si
scosse sorpresa.
Si
stava veramente preoccupando per quella piccola umana?
Dalla
reazione della bambina a cena, si era accorta che i suoi sentimenti erano
sinceri.
Eppure…
Eppure
lui odiava tutti i diversi…
O
no?
Quel
Principe l’avrebbe fatta impazzire!!!
Ormai
si era accorta di aver giudicato male inizialmente il legame che li univa.
Sesshomaru
non si approfittava di Rin.
E
neanche se ne occupava esageratamente.
Ma…
allora?
-Lo
farò volentieri, sempre che la piccola me lo conceda. La trovo leggermente
sostenuta nei miei confronti… Ancora non capisco perché la teniate con Voi… -
Pronunciò
quelle parole col sorriso, ricordando il primo “scontro” che aveva avuto con Rin.
-Chissà…-
“Sostenuta”…
Meglio
dire decisamente avversa…
Lo
aveva capito Sesshomaru, quasi da subito.
La
gaiezza e la felicità di Rin generalmente
accoglievano con festività chiunque…
Così
era stato per lui, così per Jaken, per Kohaku, per sua Madre, per le Istitutrici…
Eppure
Sakura non era stata ammessa in questo largo circolo.
Si
era accorto di come la piccola, sempre ben disposta e gentile con tutti,
risultasse acida e ostile alla futura Regina.
Eppure,
ne era certo, la
Principessa non aveva fatto nulla per meritarsi un
trattamento simile.
Le
sorrideva sincera ogni volta la incontrasse…
Incontro
certamente casuale in quanto Rin cercasse in ogni
modo di evitarla.
Avrebbe
sistemato anche questo.
Ma
dopo il viaggio.
Dopo
interminabili minuti, con un movimento fluido, Sakura si staccò dal tronco,
inchinandosi al Principe.
-Ora
è meglio che vada. Se vostra Madre ci vedesse assieme così e a quest’ora, non
oso immaginare le torture che mi serberebbe per domani. Ci saluteremo meglio
domani. Intanto, ecco! Prendete! A causa del Vostro inaspettato annuncio Vostra
Madre mi ha costretta a rinunciare al pasto… per questo ho atteso che tutti dormissero per poter andare in cucina e compiere questo
piccolo furto. Prendete pure! Anche Voi non avete mangiato molto… questo nostro
incontro serale rimarrà un segreto…-
Sesshomaru
prese colto alla sprovvista la metà della piccola focaccina che la ragazza gli
offriva.
Piccolo
pegno per mantenere il segreto.
Vide
il sorriso di complicità di lei sparire presto oltre le foglie piangenti.
Un ringraziamento a:
Crilli:Ciao!
Bene bene… sono proprio contenta! Hai tirato in ballo
degli argomenti che avrei approfondito in eventuali note! Primo fra tutti l’astio di Sakura nei confronti di Sesshomaru…
Questa antipatia è dovuta a racconti di commercianti e marinai, da commenti del
padre e da comunicazioni di viandanti spesso no troppo fedeli ma, si sa, non c’erano
vie di comunicazioni troppo sicure un tempo e comunque Sesshomaru, all’inizio
della storia, si presenta come profondamente “cattivo” e “anti-umani”… la mente
di Sakura è plagiata, sottomessa a pregiudizi del suo popolo nei riguardi dei
vicini un po’ troppo “bellicosi”… e adesso passiamo alla piccola, dolce Rin! In questa storia ho provato a fare un piccolo
esperimento: Rin non è più solo la dolce bambina che
accompagna PadronSeshomaru
e sempre disposta ad accogliere tutti (soprattutto i nuovi personaggi delle fic) in modo benevolo e ad affezionarcisi immediatamente…
qui Rin è una ragazza, un’adolescente (ma
ricordiamoci che nel Giappone di questo periodo le ragazze si sposano molto
giovani..) che ha i primi batticuori (per Kohaku) e inizia a pensare con la sua testa… e vede in Sakura
una possibile “rivale” nel cuore di padron Sesshomaru
per cui ha un affetto fraterno fortissimo. In altre parole, Rin
soffre di un sentimento completamente umano e naturale: la gelosia. Al contrario
Jaken, spesso odiato e criticato nelle fic in quanto non accetta nessuno e odia a
livello epidermico ogni fanciulla si avvicini al suo Padrone, i questo
caso ammira e venera la sua futura Regina, in quanto vista come legittima vicina
del Padrone. Esperimenti insomma, fammi sapere cosa ne pensi! Grazie mille per il
commento e spero di sentirti presto!!!Bacio!
Celina: Eh il protocollo darà ai nostri “fidanzatini” parecchi
problemi… ma saranno superati (almeno credo…!!!!) Sesshomaru
resterà cos’ almeno per un po’.. per quanto provi a farlo addolcire, non ci
riesco! Però in questo capitolo si è un po’ ripreso, non trovi? E comunque
Sakura non sembra lo stesso molto ben disposta ad accettare l’aiuto del “fidanzatino”…
Vedremo come si evolverà la vicenda! Sperando che non ti sia messa a piangere (scusa ma ho fatto delle ricerche impensabili per questo
capitolo! Finora è il più sudato! Speriamo ne sia valsa la pena! Ma questo me
lo dirai tu, giusto?) grazie mille per il commento!!!!
Un bacio!
Gemellino Dolly:L’addio
è stato tristissimo… ma pensa allora a quanto sarà festoso il rincontro! Mamma
mia che paura! Ti immagini? Essere sola soletta in una regione straniera, in un
palazzo straniero, con il tuo futuro sposo che neanche consoci! Un incubo!
Però, appena vedi lo sposo, non vedi l’ora che si avvicinino
le nozze!!!! Che c’è!?!!? Devo forse ripeterlo che AMO
Sesshy?!EPr quanto riguarda Sango e Miroku… d’accordo,
anticipo che ci saranno, ma non farmi dire altro o ti rovini tutte le
sorprese!!! Sakura è un carattere molto forte, che in certi tratti mi somiglia
e in altri si discosta (in effetti come carattere sono più simile a Nemesi, ma
credo che ogni personaggio un autoreti metta parte di sé, volente o nolente….) comunque
i suoi sforzi saranno premiati! Io propri non capisco perché si lamenti!!!! Va in sposa a Sesshy!!!!! Cioè, voglio dire, non sono cose che capitano tutti i
giorni!!! Potrei prendere io il suo posto se vuole!!!!
Non ho un regno, maSesshy
me lo prenderei volentieri lo stesso!!!! Beh, spero di sentirti presto!!!! Ti voglio bene anch’io!!!!! E,
a proposito di bacio… complimenti per il tuo “caliente” incontro con Kohaku! Spero sia ben sugurante
per il mio bacio con Sesshy! Un bacio (a te!) intanto!!!! Ciao!
Ayrill:Finalmente
qualcuno che apprezza Sesshy-cuore-di-ghiaccio!!! Vero
che sottoforma di stronzo è ancora più bono!!!! Per quanto riguarda i miglioramenti… giudica tu!
Per quanto riguarda invece i tempi… sono desolata ma
ho dovuto riprendere in mano molto materiale per questo capitolo (poche cose
sono inventate, la maggior parte sono realtà di quel periodo giapponese
adattato alla natura demonesca… un lavoraccio!!!) Però
il prossimo aggiornamento lo farò prima, sono già a buon punto con l’altro
capitolo! Ma sono curiosissima di sapere cosa ne pensi di questo!!! E’ abbastanza importante (insomma, si consoce un po’ meglio
i pensiero di Sakura e Sesshy è più presente) in
altre parole… la storia è iniziata sul serio!!!! Ho le lacrime agli occhi!!!! Grazie per le belle parole e spero di sentirne altre
(umile neh!? Insomma, mi piacerebbe sapere cosa pensi
di questo capitolo!) Un bacio!
Kiaki- san: beh… che dire
Kiaki- san: beh… che dire.. sorpresa!!!!! Finita Nemesi inizia Sakura! Fra la
tristezza di una finee
la gioia di un inizio! Ciclico, come la vita… sono in vena di poesie in questo
periodo!!!! Grazie mille per il commento e prometto
che cercherò di velocizzare i tempi !!!! Ciao!!!! Un
bacio!
Ary 22: Myioga
e Totosa mi servivano per far nascere in voi lettori la domanda “ma Inu che
fine ha fatto”? Sesshy sciogliersi!?!!?!?!?
Ma quando mai!!!! Se lo fa non mi resterebbe niente di
lui (e sarebbe un vero peccato…) Un mega bacio super
speciale!!!!! A presto!!!
Sesshydil: Silenzio!!!!! Da quello che scrivi mi sembra che tu abbia già capito
molte cose della storia!!!! Non svelarle! E almeno il
dubbio su che fine ha fatto Inuyasha, te lo lascio! Ma guarda te! Uno si
costruisce una trama, contorta, con tutti i rimandi…e poi vieni tu a rovinare
tutto! No, scherzo!!! E’ che dal commento si capiva
che ti è piaciuta come storia!!! E sono contenta! Questo capitolo invece, come
ti sembra? Un bacio!
Flori: Ecco cosa succede!!! Delusa? Ti aspettavi altro? Grazie mille per il
complimento! L’importante è che sia uno stile comprensibile (nonostante la
mescolanza di prosa e versi) senza necessariamente avere troppi riferimenti a
parole giapponesi! Che dici? Così va bene? Un bacio!
Sesso 94: benissimo!!!! Allora a te
Naraku e a me Sessho!!!! Affronterei
qualsiasi protocollo per stare con lui!!!!Cmq, anche Naraku come amante non sarebbe male… fa o stesso
se ti prendi Jaken e io mi tengo tutti e due gli
altri!?!? Totosai un po’ sbandato
dici? Beh, l’età passa per tutti!!! Scherzo, ma se non
sbaglio Totosai finge vuoti di memoria spesso, vero? Beh,
ho voluto un po’ esagerare questa sua caratteristica! Povero Jaken! Per una volta che uno non lo picchia, lasciamolo
godersi questi pochi attimi di pace! Per quanto riguarda la teoria su Ino… non
dico niente! Se vuoi sapere se hai ragione contattami! Ti posso anche svelare
tutto ma non lo faccio qui per rispetto verso chi non vuole saperlo… dico solo
di non fossilizzarti su un’idea.. presto verranno
altri indizi e allora…. Grazie mille per i complimenti! Un bacio!
Ladyhelllsing: Rin
avrà un ruolo mooolto importante! Certo, dovrò
allontanarla nei momenti di intimità(insomma, è ancora minorenne!!) dove la coppietta dovrà imparare a cavarsela da sola, ma
sarà diciamo molto utile oltre che una cara amica di Sakura… Grazie mille per i
complimenti! E che te ne pare delle teorie di un tempo sul “nascere
femmina”? Un bacio!
Valey_Ivanov: Sarebbe simpatico
vedere se Sakura e Nemesi andrebbero d’accordo.. che
dici? Fatico a immaginarle assieme però.. potrebbe
essere uno spunto molto interessante! Comunque l’ambientazione e il contesto
come avrai visto è molto diverso da Nemesi… qui vedo meglio una Sakura vicino a Sesshomaru.. non so… forse perché sono entrambi
demoni… boh! Forse perché essendo l’autrice mi sono
affezionata a entrambi i personaggi!!! Per l’indirizzo…
Bellissimo
con i suoi petali viola scuro e il bottoncino d’oro.
Sakura
lo raccoglie con delicatezza, beandosi di quel contatto con i petali morbidi e
soffici.
Una
folata di vento stacca un piccolo petalo che agonizza in aria, disegnando
affascinanti arabeschi per poi tuffarsi nelle acque gelide del laghetto.
La demone si stringe maggiormente nel suo kimono dalle
maniche larghe.
Non
resteranno così ancora per molto.
Presto,
da donna sposata, ne indosserà solo con le maniche corte.
Sorrise
distraendosi da quei tristi pensieri e prestando la sua attenzione al piccolo
fiore, timido fra le sue mani.
AdHaru le colline erano sempre
piene di fiori, ma l’hanauranai
era sempre difficile da trovare.
Fra
lei e Ami c’era sempre la sfida a chi lo trovava per prima.
Lo
osservò bene da vicino.
Il
violetto intenso risplendeva esaltato dall’arancione del suo kimono.
Il
colore dell’autunno.
Ormai,
solo una stagione la separava dalla cerimonia.
Quasi
incantata dai ricordi e dal magnetismo di quel fiore, la principessa iniziò la
solita cantilena, accompagnata da gesti meccanici e romantici.
-Suki? Kirai?...-
M’ama
non m’ama.
E
via, petalo dopo petalo, il vento rapiva le sue parole lasciando spazio a una
dolorosa consapevolezza.
Qualunque
fosse stato in verdetto del fiore, nulla sarebbe cambiato.
Quante
volte quella filastrocca l’aveva fatta ridere e scherzare con gli amici di
sempre!
E
adesso, invece…
L’ultimo
petalo lasciò lento la sua mano, nel silenzio.
Si
era persa.
Persa
nei suoi pensieri.
Aveva
dimenticato l’alternanza.
Gettò
ciò che rimaneva del fiorellino per terra.
Chissà
dov’era adesso il Principe?
Da
mesi non lo vedeva.
Da
molti luminosi giorni non aveva più sue notizie.
Certo,
era stata comunque molto impegnata.
La Regina, con l’avvicinarsi
della data, si era fatta più severa e critica.
La
piccola Rin continuava ad evitarla
mentre quel demonietto, quel Jaken, cercava in tutti i modi di entrare nelle sue grazie.
Le
riunioni si susseguivano incessantemente, i riti si accavallavano, i tempi si
stringevano...
Eppure
stava bene.
Ormai
si stava abituando a quella vita di solitudine e tristezza.
Grigia,
come il cielo di quel giorno.
Odiava
l’autunno.
Mese
di morte e di fine.
Sterile
e inutile.
Di
passaggio.
Triste
morte prima del candore della neve.
Prima
della gioia dei giochi invernali, della fine delle attività e del riposo dei
campi.
Sì,
gli assomigliava tanto.
Così
come lei era l’Est, la
Primavera, così lui era l’Ovest, l’Autunno.
Haru e Aki a confronto.
Eppure
era stata così tranquilla la sua vita da quando se n’era andata.
Senza
il timore della sua presenza opprimente.
Senza
la paura di un incontro.
Senza
la sua odiosa presenza.
Ma
non sarebbe stato per sempre.
Delle
voci concitate attirarono la sua attenzione.
C’era
movimento nel cortile del Palazzo.
Sakura
raggiunse veloce un gruppo di serve che si aprirono lasciando passare la futura
Sovrana.
La Regina era lì sul trono, in attesa.
Bastò
uno sguardo per capire.
Bastò
un’ondata di vento per sentire il suo profumo.
Un soffio d’aria
Scopre del mio amato
La fodera sotto l’orlo
della veste:
ecco, fresco e incantevole,
è arrivato l’autunno.
Uno
scambio di occhiate veloci.
Stupore
e fissità.
Sconforto
e rassegnazione.
Verde
e Ambra.
Sorpresa
e stanchezza.
Poi…
Buio.
Sesshomaru
aprì stancamente gli occhi.
Una
bella sensazione.
Di
fresco.
Di
riposo.
Le
membra bagnate e il calore di una stanza.
Un
movimento gentile al suo fianco.
-Come
vi sentite?-
Non
c’era interesse o preoccupazione in quelle parole.
Solo
obbligo.
Solo
dovere.
Solo costrizione.
Sakura.
Si
era quasi dimenticato di lei nel suo peregrinare.
Non
ci aveva mai pensato.
E,
sicuramente, non se la ricordava.
Almeno,
non così.
Un’acconciatura
perfetta e semplice.
I
capelli violetti che scendevano morbidi fino alle spalle, fermati eleganti alla
nuca da un piccolo nastro in tinta con l’elegante kimono.
Movimenti
sinuoso e avvolgenti.
Volto
truccato e teso.
Si
mise a sedere sul futon, senza aiuto.
Non
che non ne avesse bisogno.
Ma
lei voleva evitare i contatti.
Si
limitò a seguire i suoi gesti con gli occhi, mantenendo un’aria critica ed
attenta.
-Certamente
meglio del mio avversario…-
Con
soddisfazione si portò una mano all’altezza del volto, stringendola a pugno.
Credeva
ancora di sentire i suoi ultimi spasimi.
Il
respiro veloce e il volto insanguinato.
Gli
occhi oscurati dal dolore e la mascella storta in un urlo di sofferenza.
Sangue.
Urla.
Morte.
-Certo,
vagare ramingo per queste montagne uccidendo chiunque troviate lungo la strada
deve proprio darvi molta soddisfazione… Sicuramente non v’importa se quelle
creature volevano invece vivere. Voi siete il
Principe. Voi potete uccidere chi volete senza ripensamenti o sensi di colpa
e….-
Si
morse un labbro con fermezza, cercando di evitare altri errori.
Sesshomaru
la fissava impassibile, guardandola dritta negli occhi.
Distolse
lo sguardo.
La
voglia di urlare era molta.
Fin
da quando lo aveva visto.
Altero.
Fiero.
Ferito.
Un
taglio sul fianco.
Nulla
di grave.
Probabilmente
aveva camminato per giorni prima di tornare a casa e la perdita di sangue gli
aveva causato quel piccolo cedimento.
Le
sembrava di vederlo.
Insofferente
alla ferita, continuava lungo la sua strada.
Non
un gemito.
Non
paura.
Solo,
continuare a camminare.
Passi smarriti
Nell'esilio eterno
Di giorni uguali.
Godere
a fondo di quella libertà.
Peccato
che quella ferita non fosse nulla di più grave.
Sakura
ricordò con disgusto l’odore mescolato al suo profumo che avvertì
quando corse da lui, sorretto da un soldato.
Un
odore pungente.
Acre.
Aspro.
Disgustoso.
Nauseante.
Sangue.
In
gran quantità.
Di
creature diverse.
Di
molti esseri viventi.
Moltissimo
di demone.
Tantissimo
di demoni minori.
Ma
soprattutto…
Umano.
Represse
a fatica un conato quando toccò la vesta bianca, da
viaggio, macchiata di rosso.
Stomachevole.
Lo
odiava.
Ora
come prima.
Adesso
più di prima.
Però…
doveva accettare.
Con
un’ingiusta consapevolezza s’inginocchio, sfiorando il
tatami con la testa.
-Perdonate
le mia parole Principe… non accadrà più.-
Non
era sincera.
Non
lo sarebbe mai stata.
Ma
doveva fingere.
Per
Haru.
Per
suo padre.
Solo
per questo.
Senza
aspettare una risposta del Principe, si alzò, porgendogli una tazzina fumante.
-Prendete
in segno del mio rammarico. E’ una tisana, l’ho preparata con delle erbe
raccolte fuori da Palazzo. Servirà a restituirvi le
forze.-
Sesshomaru
analizzò sospettoso la bevanda dal forte colore verde, per poi sorseggiarla
silenzioso.
Sakura
torse le mani nel suo kimono, cercando di recuperare lucidità e non peggiorare
la situazione.
Era
sola con lui, nei suoi appartamenti.
Per
ordine della Regina, ovviamente.
Se
fosse stato per lei, sarebbe ancora disteso sul selciato a pagare con la vita
il dolore che quel viaggio aveva procurato.
-Siete
stata Voi a curarmi?-
Fissava
la tazza, ormai quasi svuotata.
La
solita aria annoiata e indifferente.
Non
se l’era prese per le parole di prima.
Probabilmente
non l’aveva neppure ascoltata.
Facendosi
coraggio, alzò gli occhi, con un tentativo malriuscito di sorridere.
-No,
certo che no… è stato il curatore del castello, Altezza. Io non conosco
purtroppo questa nobile arte. Mia madre però era erborista e mi ha insegnato il
valore delle erbe e il modo migliore di usarle. Per questo, dopo che Vi hanno
curato, sono uscita a raccogliervi queste erbe. Spero che non vi dispiaccia…-
Le
restituì la tazza, dopo averla svuotata in un sorso.
Imbarazzata.
Ecco
come si sentiva in questo momento.
La
rabbia di poco prima era come sparita, lasciando spazio all’ impaccio.
Sembravano
proprio una bella coppia.
Lui
ferito a letto e la devota moglie al suo capezzale, angustiata e preoccupata.
Disgustoso.
Non
sapeva neanche lei perché gli aveva preparato quella stupida bevanda.
Forse
per stare un po’ sola.
Forse
per riprendersi per la sorpresa e lo spavento.
Forse
per evadere quei cinque passi fuori dal palazzo, da
sola.
Sapeva
che non avrebbe potuto.
Sapeva
che la Regina
la avrebbe punita se lo fosse venuta a sapere.
Castigata,
soprattutto adesso che era quasi Sovrana.
Però,
ne aveva sentito il bisogno.
Veramente.
-Cos’è successo?-
Capì
subito a cosa fosse rivolto il suo sguardo.
Inghiottì
a fatica, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
Con
una mano si accarezzò i capelli, ormai dimezzati.
-Ieri
c’è stata la cerimonia di presentazione. Ho offerto una ciocca dei miei capelli
ai Vostri antenati e un’altra agli otto Anziani del Clan, i Veterani che in
primavera celebreranno l’evento… Però… è stato strano…
non mi hanno condotto ad onorare la tomba di vostro Padre…-
I
suoi capelli…
Spostò
lo sguardo, cercando di non ricordare le lacrime.
Aveva
pianto la sera, chiusa nella sua stanza.
I
suoi capelli…
La
madre li portava sempre così…
Lunghi
e lisci, senza nessuna costrizione.
Eppure
era bellissima.
E
il suo ricordo le bruciava tantissimo.
Avrebbe
sempre voluto essere così.
Una bellissima demone, sempre sorridente e spensierata.
Una
Regina pronta ad affrontare a testa alta ogni avversità.
Pronta
a dare la sua vita per il suo regno…
Adesso
aveva un’aria più ordinata.
Più
consona.
Più
diversa.
Sesshomaru
voltò la testa dalla parte opposta della stanza.
Già,
la cerimonia di presentazione…
Se
n’era completamente dimenticato.
E,
in fondo, esserci o no, non avrebbe fatto differenza.
Non
era importante.
Non
più.
Non
adesso che la persona che avrebbe dovuto onorare non c’era più.
La
sua tomba era praticamente irraggiungibile.
La
sua figura era completamente inafferrabile.
L’unica
persona che avrebbe voluto vedere, con cui avrebbe voluto parlare, a cui chiedere delle spiegazioni, non lo avrebbe più
raggiunto.
Sesshomaru
sorrise con amarezza, scoprendo gli appuntiti canini.
Non
ci sarebbe stato neanche questa volta.
Non
sarebbe stato presente il giorno del suo matrimonio.
Così
come non c’era alla sua nascita.
Così
come non c’era alla sua prima trasformazione.
Così
come non c’era alla sua prima battaglia.
Così,
come sempre, sarebbe stato solo.
Troppo vicino
un ricordo lontano
grido sommesso
-Padron Sesshomaru!!!-
Rin spalancò di scatto la porta, piombando sul demone semisdraiato.
Lo
abbracciava ridendo, pronunciando parole senza senso.
Le
era stato impedito di vederlo.
Solo
i Curatori, la Regina
e la Promessa
potevano assisterlo.
E
questo a Rin non era piaciuto.
Dopo
aver messo il suo adorabile broncio da bambina, era rimasta vicino alla porta
d’ingresso, pronta ad entrare alla prima occasione favorevole.
-Rin è felicissima di vedervi Sommo Seshomaru!
Rin si è tanto annoiata durante la Vostra assenza!! Promettete a Rin che non la
lascerete più sola!-
Un
altro abbraccio attorno al collo del demone che la fissava impassibile.
Sakura
si sentì montare d’ira.
E
solo poche ore prima era tornato lordo di sangue umano…
Forse
aveva ucciso anche dei bambini… dei coetanei di Rin…
Eppure
adesso si lasciava stringere da quelle esilibraccine senza obiettare.
Cos’era
veramente?
-Cosa
Vi hanno fatto bere Padron Sesshomaru?-
La
piccola fissò disgustata la tazzina con la piccola teiera sul vassoio vicino a Sakura.
Il
colore e l’odore di quella sostanza non avevano certo ricevuto la simpatia
della piccola che storceva il nasino schifata.
-E’ una tisana, Rin. Serve per
riprendere le forze. Sarebbe bene che il Principe si sforzasse di berla tutta…-
Sakura
le sorrise comprensiva lanciando uno sguardo di
avvertimento a Sesshomaru.
Anche
lei aveva avuto la stessa espressione la prima volta che la vide.
Risentì
nella sua testa la squillante risata della madre che la convinceva a berne solo
un altro po’…
-Io
non credo che sia una buona idea… Padron Sesshomaru è
forte e non ne ha certo bisogno…-
Da
quando Rin aveva assunto quell’aria da saputella?
Nonostante
questo, Sesshomaru, rimase zitto ad osservare le reazioni.
Non
gli era piaciuto il comportamento che Rin aveva
assunto appena arrivati a Palazzo.
Ormai
aveva quattordici anni, non era più la bambina impacciata e timida che aveva
raccolto sette anni prima.
Era
una piccola donna.
Doveva
iniziare a comportarsi come tale.
A
essere più indipendente.
Le
aveva permesso di andare con alcune guardie e Ah-Un a
un villaggio abbastanza lontano, dopo le prime settimane dal loro arrivo, prima
della sua partenza.
Era
entusiasta di rivedere quell’amichetto dal sorriso facile e dai capelli
spettinati.
Certo,
Sesshomaru non caldeggiava questa amicizia e il piccolo umano non poteva
entrare nel Palazzo, però sentiva che quell’affetto della piccola per il
giovane non fosse solo amicizia.
Almeno,
non del tutto.
Certo,
Rin non era una donna matura, ma neanche una bambina,
ormai.
Le
femmine umane lasciavano la casa di famiglia verso i sedici, diciassette anni,
a differenza dei demoni.
Avevano
una vita molto più breve.
E,
questo significava, che presto se ne sarebbe dovuta andare.
E
era certo che Rin questo lo sapesse.
Eppure,
da quando era a palazzo, aveva iniziato a comportarsi in modo infantile come
mai prima d’ora.
Aveva
sempre ordinato a Jaken di essere paziente,
ma qualche volta aveva ammesso in cuor suo che Rin
stava proprio esagerando.
E
questo da quando Sakura era entrata nelle loro vite.
La Principessa,
impassibile, aveva versato un’altra tazza della tisana al Principe.
-Forse
hai ragione, ma è sempre un aiuto. E adesso faresti meglio a sederti vicina a
lui e a lasciarlo riposare tranquillo, senza soffocarlo in quell’affettuoso
abbraccio. La ferita al fianco potrebbe risentirne…-
Ma
chi si credeva di essere!?!?
Certo,
parlava facile lei!!!
Lo
vedeva da tutto il giorno, lei!
A
lei non era stato vietato di entrare!
Una
cosa del genere prima del suo arrivo non sarebbe successa!
E
il Padrone non se ne sarebbe certamente mai andato da Palazzo!
Era
colpa sua se si era allontanato!
E
non aveva neanche cercato di fermarlo!
Era
colpa sua se si era ferito!
Era
tutta colpa sua!
-No!
Rin non…-
-Ubbidisci
Rin.-
Rabbrividì.
Sesshomaru
impassibile già sorseggiava la calda bevanda, mentre lei lo fissava con gli
occhi lucidi e sconsolati.
Tristemente
si sedette al suo fianco, motivata a non guardare la demone
di fronte a lei.
Padron Sesshomaru non si era mai comportato così con Rin prima che “quella” arrivasse…
Rin aveva bisogno di Padron
Sesshomaru.
Anche
la Regina la
trascurava, troppo presa da “lei”…
E
Rin doveva passare tutto il tempo con Jaken o le istitutrici ascoltando le loro
noiose lodi…
Per
fortuna Kaminari faceva del suo meglio per farla divertire, ma la mancanza del
demone era sempre tanta…
Ma
lui doveva stare con la
Principessa…
Lei
non poteva entrare perché era con la Principessa…
Adesso
era tempo che Sesshomaru stesse con la Principessa…
-Rin! Cosa ci fai qui?-
La
piccola sobbalzò, spaventata dalla voce irata della demone.
La Regina si accostò appena
sulla porta, mentre la piccola cercava di nascondere la testolina nelle spalle.
-Le
ho dato io il permesso, Regina. Voleva solo salutare il Principe…-
Sakura
si volse verso la porta, cercando di essere il più convincente possibile.
-Non
è vero! Sta mentendo! Sono entrata da sola! Volevo vedere Sommo Sesshomaru…-
Non
le avrebbe permesso di aiutarla!
Non
voleva il suo aiuto!
E
poi la Reginale era affezionata, non la avrebbe sgridata per così poco!
Cosa
mai aveva fatto di sbagliato?
Sakura
fissò spaventata Rin.
Perché
aveva parlato?
Nessuno
aveva il permesso di entrare in una stanza dove il Principe e la Principessa fossero
soli!
Cercò
un aiuto da parte del demone vicino a lei, ma ottenne solo uno sguardo freddo e
lontano.
-Piccola
peste! Ti avevo avvertita di non entrare! Il Principe Sesshomaru non deve
essere disturbato da te quando è in compagnia della
Principessa! Vieni subito fuori e va nella tua stanza! E non uscire fino al mio
ordine!-
Rin abbassò ancora di più la testolina, lasciando scorrere
le lacrime sulle guance.
Era
colpa sua.
Era
tutta colpa sua!
Lei
le aveva portato viaPadron
Sesshomaru!
Lei
aveva stregato Jaken!
Lei
aveva ingannato la Regina!
Lei
aveva raggirato tutto il Palazzo!
Corse
via singhiozzando, ma decisa.
Lei
le aveva allontanato tutte le persona che amava…
Sapeva
come fargliela pagare!
Sapeva
come vendicarsi.
-Razza di
stupida!-
Sakura tremò,
arretrando di qualche passo.
Non aveva mai
visto la Regina
tanto infuriata.
La rabbia le
aveva deformato il volto, arrossano la candida pelle e sfigurando gli occhi.
Era entrata
decisa nella stanza della ragazza, senza bussare.
Gli occhi
iniettati di rabbia.
-Regina, cos’è
successo…?-
La voce
leggermente allarmata…cos’era accaduto per farla infuriare così tanto?
-La tisana che
hai preparato al Principe…dove hai preso le erbe?-
La Regina si avvicinò con fare
minaccioso, obbligando la demone ad arretrare fino a
toccare la parete con le spalle.
-Io… nel
giardino…-
-Bugiarda!-
Uno schiaffo.
Un segno rosso
sulla pelle candida.
Gli occhi
sbarrati per la sorpresa e il dolore.
Il volto della
Sovrana era vicino… vicinissimo.
Poteva sentire
il suo respiro affannato, il cuore pulsante.
Sentiva
l’indignazione nei suoi confronti che cresceva.
-Come hai
potuto…-
Parole masticate
con odio e vomitatele addosso con cattiveria.
Sakura girò
freneticamente gli occhi sul volto della Regina, cercando di trovare il motivo
di tanta collera.
Un respiro
trattenuto attirò la sua attenzione.
Rin, seminascosta nell’oscurità del corridoio, osservava la
scena.
-Altezza, se ho
fatto qualcosa che potesse offendervi in qualche modo io…-
-Offendere me?-
Sibilava…
Schioccando la
lingua sui denti e cercando di scandire le parole in modo che fosse tutto
chiaro.
-Tu hai offeso
tutta la dinastia!-
Un altro
schiaffo e Sakura scivolò a terra, appoggiata alla sottile parete.
-Permettetemi
almeno di capire il mio sbaglio…-
La voce le
tremava impaurita.
Terrore.
Sgomento.
Incubo.
Facendo forza su
se stessa, la Sovrana
cercò di riprendere la calma che la caratterizzava e di spiegare il tutto.
-Dopo l’arrivo
del Principe, ti sei allontanata da sola fuori dal Castello
per raccogliere quelle erbe per la
Tisana del Principe… e non cercare di negare!…-
A quelle parole
la bambina si acquattò maggiormente contro la parete, sperando quasi di esserne
inghiottita.
Sakura sbarrò
gli occhi.
Tutto qui?
Un sorriso
tirato dalla paura si accese sulle labbra.
-Sì Sovrana, ma
è stato solo per pochi minuti… -
-Pochi minuti
sono sufficienti perché una fanciulla perda la sua dignità…-
Sentiva l’acido
di quelle parole scorrerle addosso sulla pelle.
Bruciante.
Umiliante.
-Ma non è successo
nulla del genere!-
-E se qualcuno vi
avesse vista? A pochi mesi dal matrimonio poi! Come avete potuto deluderci
così? Non potete neanche immaginare il disonore che avete fatto scendere sul
Principe! E ringraziatemi che non l’ha ancora saputo! Ma presto…!-
La Regina si voltò di scatto,
quasi nauseata dal continuo contatto visivo con Sakura.
-Volevo solo
prendere le erbe per fargli una Tisana… non credevo che…-
-SILENZIO!-
Stizza.
Sdegno.
Irritazione.
Rin sobbalzò a quel grido, stringendo al petto il piccolo
Kaminari.
-Questa è una
delle regole fondamentali del nostro protocollo che Voi non avete saputo
rispettare…Una delle prime che vi ho insegnato. Una Regina non può permettersi
errori simili. Ma, in fondo, da una straniera di Haru
potevo aspettarmi un comportamento così irrispettoso. Forse mio figlio ha
sbagliato a togliere l’assedio così presto… siete solo un gruppo di selvaggi
con una terra troppo ricca che non meritate. Il principe aveva ragione! Molto
meglio conquistare la tua terra sul campo di battaglia, magari subito dopo la
morte del vecchio Kamigawa! Così malato, non vivrà
comunque a lungo… Consiglierò a mio figlio di rivedere la sua decisione
riguardo queste nozze…-
Piccole lacrime
imperlarono il volto della demone, mentre la Sovrana si allontanava a
piccoli passi.
Con uno scatto ,quasi sdraiandosi per terra, la ragazza tirò un lembo del
sontuoso kimono della Regina.
No!
Non avrebbe
permesso che tutti i suoi sacrifici venissero resi
vani per così poco!
Non le avrebbe
permesso di distruggere Haru!
-Vi prego… vi
prego altezza… non… non fatene parole con il Principe… vi supplico! Vi prometto
che non errerò più, sarò un’allieva attenta, una Regina giusta e una moglie
devota! Vi prego, accettate le mie scuse! Non impedite questo matrimonio!-
A terra,
singhiozzava senza vergogna.
Il petto si
muoveva contorto dagli spasmi.
Haru!
Haru!
Haru!
Suo padre, gli
amici, i ricordi…
Non voleva che
tutto venisse così banalmente distrutto!
Avevano vinto!
Lo avrebbe
sposato!
Si sarebbe
concessa a lui!
Si sarebbe
completamente sottomessa a lui!
Ma non Haru!
Non la sua
terra!
La Regina si chinò appena,
strappandole di mano la stoffa.
-Non fate mai
più un errore simile. MAI più.-
Sakura si portò
le gambe al petto, cercando di tranquillizzarsi, mentre la sovrana lasciava le
sue stanze.
Rin, ancora scossa dalla scena, accortasi della vicinanza
della Regina, iniziò a correre lungo i corridoi, fermandosi a un angolo a
piangere.
Rin non aveva voluto questo.
Rin non pensava che la Regina fosse tanto cattiva con lei.
Rin voleva che fosse sgridata anche lei!
Voleva passare
solo più tempo con il Padrone!
-Rin…-
Quella voce.
In uno scatto si
fiondò a piangere abbracciata a lui
Voleva essere
protetta.
Voleva non aver
mai parlato con la Regina.
Le sohjo si aprirono lente.
Sakura sobbalzò,
asciugandosi le ultime lacrime.
Lui...
Strano, non
veniva mai nella sua stanza…
Forse…
Forse aveva
saputo…
In piedi un po’
incespicando, improvvisò un inchino poco riuscito.
-Principe..
.scusate per questo mio stato… la
Regina vi avrà riferito…-
Con fermezza,
Sesshomaru spinse nella stanza una piccola figura tremante che Sakura riconobbe
presto come Rin.
Aveva il volto
arrossato e le lacrime continuavano a scendere copiose.
La Demone
la fece avvicinare, abbassandosi per poterle accarezzate materna una guancia.
Gesto che
scatenò un ulteriore gemito della piccola.
-Rin… cos’è successo?-
Uno sguardo di
fuoco verso il Principe.
Perché Rin piangeva a quel modo?
Cos’era
successo?
Cosa le aveva
fatto?
Sesshomaru, per
tutta risposta, alzò un sopracciglio, offeso, per poi appoggiarsi alle sohjo aperte.
-Rin…-
La piccola
sobbalzò, stringendosi di più in quell’abbraccio sconosciuto.
Strano…
La sua voce non
era stata fredda come al solito.
Anzi.
Una nota di
dolcezza l’aveva trasformata…
Che non fosse davvero così cattiva?
-E’… è stata Rin a parlare con la Regina… Rin
ti ha vista questo pomeriggio fuori dal Castello e sa
che non potevi… è tutta colpa di Rin…-
Altre lacrime le
impedirono di continuare il racconto.
Sakura le
accarezzò la testa dolcemente, infilando le dita nei capelli corvini e cercando
di tranquillizzarla.
-Sta tranquilla Rin… non è successo niente…-
-Sì invece!-
La piccola si
staccò, ormai ignara delle lacrime.
-Rin è stata cattiva! La Regina ti ha fatto de male per colpa di Rin! Adesso sarai arrabbiata con Rin!
Anche Padron Sesshomaru sarà arrabbiato con Rin! Ma Rin non voleva che
succedesse così… Rin si sentiva tanto sola… Rin non poteva mai vedere Padron
Sesshomaru perchè doveva sempre stare con Sakura… A Rin
mancava il Padrone… nessuno presta più attenzione a Rin…
nessuno si preoccupa più di Rin…-
Che dolce…
Sakura non si
trattenne e l’abbracciò, ormai dimenticando il bruciore della guancia.
Gelosia.
Un sentimento
reale.
L’estrema
confessione dell’amore.
La prova del
reale affetto.
E della
solitudine.
Con delicatezza
se la fece sedere in grembo, quasi cullandola…
-Sta tranquilla Rin… nessuno vuole allontanarti dal Principe…
ma, vedi,… fra qualche mese noi ci sposeremo… è per questo che il
Principe era obbligato a passare del tempo con me… per conoscerci meglio…-
Sesshomaru
rimase in silenzio, ad ascoltare le loro confessioni e le loro scuse, finché, a
notte inoltrata, Rin non s’addormentò.
Presala con
cura, s’avviò all’uscita, per essere presto fermato dalla sua voce.
-Altezza…-
Un inchino.
-Perdonate la
mia sventatezza di questo pomeriggio. Non accadrà più, ve lo prometto. E…
perdonate anche il disturbo che vi ho creato stasera.-
Senza un gesto,
o una risposta, uscì.
Silenzioso come
era entrato.
-Forse sono
stata dura, ma era necessario perché in futuro non vi disobbedisca…-
La Regina lo stava aspettando
nel corridoio.
Tutto era stato
programmato.
Tutto era stato
previsto.
Non aveva alcuna
intenzione di convincere il figlio a sciogliere quel vantaggiosissimo
matrimonio, ma voleva essere certa dell’ubbidienza della
demone.
Dopo questa notte,
la paura del ricordo, la avrebbe fatta desistere da ogni forma di resistenza.
-La prossima
volta parlatene prima con me.-
Algido e etereo,
sfumò con le ombre del corridoio.
-Scusate il
ritardo!-
Con un sorriso
smagliante e una risatina mal celata, Sakura entrò nella stanza.
La Regina la osservò con aria
critica e attenta, facendole notare il suo stato.
Sakura si scusò,
senza però nascondere la gioia provata poco prima.
Il vestito
candido, ricamato con sottili fili cobalto, era
bagnato in più punti, mentre la chioma violetta era poco domata da uno spillone
argentato.
Sesshomaru non si
voltò neppure a guardarla, mantenendo lo sguardo fisso su Rin
che, allegra e spensierata, correva a braccia aperte nel giardino.
Il pesante
kimono che aveva addosso proteggeva a fatica quel corpicino
che, scatenato, cercava insistentemente di far volare un aquilone.
Cielo smaltato
Al sole novembrino
Un aquilone.
Era stata una
sua idea.
Così come sua
era la stoffa usata per l’oggetto.
Un vecchio
vestito dal tessuto prezioso e ricercato.
Ma diverso da
quelli del protocollo di corte.
Rin aveva accettato entusiasta l’idea della
demone e, fra una palla di neve e due chiacchere
sorridenti, si poteva scorgere la figura gialla e blu volare nel gelido cielo
invernale.
Dal giorno del
suo ritorno, Rin e Sakura avevano parlato molto, del
perchè lei fosse lì, del matrimonio… e così la Principessa era
finalmente venuta a scoprire come mai la piccola vivesse con i demoni.
Che avventura straordinaria.
E raccontata
dalla bambina con dovizia di particolari, sembrava quasi vera.
Eppure…
Eppure
Sesshomaru non era il demone che gli occhietti neri di Rin
vedevano.
O meglio, non
era lo stesso che vedeva Sakura…
Comunque, dal
ritorno del Principe, le due giovani avevano passato molto tempo assieme e Rin, piano piano, iniziata ad
accettare la presenza di quella fanciulla straniera.
-Perché ci avete
convocato?-
Domanda
annoiata, posta senza interesse verso la Madre.
Si era sorpreso
che volesse parlare con loro.
Assieme.
-E’ per una questione molto importante che riguarda
entrambi…-
Sakura e
Sesshomaru incontrarono un attimo i loro occhi, per poi deviare la vista scocciati.
Avevano intuito…
L’ultima cosa di
cui volevano parlare…
In quell’ultimo
periodo la convivenza non era stata affatto difficile.
Anzi.
Sesshomaru che
si allenava in cortile con altri soldati…
Sakura che lo
guardava indifferente con Rin, parlando e giocando…
Senza mai
dialogare con lui.
Sorridere
elegantemente al suo fianco durante le feste.
Un bel premio da
esibire…
Sguardi di
comprensione e di ordini, ma poche parole…
Solo il minimo
indispensabile.
Sakura osservò
la piccola Rin correre felice nel giardino,
completamente innevato, cercando infantilmente di far alzare dal vento quella
piccola opera d’arte.
Chissà cosa le
era venuto in mente, quando lo aveva proposto a Rin…
Lei odiava gli
aquiloni.
Odiava la loro
falsa promessa di libertà.
Volavano
indipendenti nel cielo, sorvolando le mura e osservando le persone a terra con
indifferenza e superiorità.
Era libero.
Libero di una libertà
concessa e non duratura.
Una libertà
costretta.
Perché c’era
sempre lui…
Quel fragile
filo che lo teneva ancorato a terra.
Che gli
ricordava incessantemente che la sua condizione era solo momentanea.
Bastava una
piccola pressione, una debole mossa per farlo tornare a terra.
Sospirò, mentre
un’ondata di vento gelido portava più in alto l’oggetto dei suoi pensieri.
-Il vostro
matrimonio sarà celebrato fra soli tre mesi…-
Sakura osservava
assorta Rin che, disperata, cercava di far abbassare
quel nuovo giocattolo.
Senza riuscirci.
Il filo si
spezzò, facendo agoniare quell’informe pezzo di
stoffa in balia del vento.
Rin gli correva dietro, ansimando, finché non lo recuperò,
con un lungo taglio.
Già, solo tre
mesi…
Come se non lo
sapesse…
Come se una voce
odiosa e insistente non glielo ricordasse ogni mattina, ogni sera, nei sogni…
-…e, certo, non
voglio mettervi fretta, ma, naturalmente devo pensare al futuro della stirpe…-
Sakura aprì il
ventaglio, nascondendo così uno sbadiglio annoiato.
Sesshomaru, dal
canto suo, ascoltava disinteressato.
-Presto, almeno
spero, nasceranno degli eredi…-
Sesshomaru si
voltò cinico a fissare la Madre
incontrando così gli occhi di Sakura che, arrossita violentemente, si nascose
maggiormente dietro il ventaglio.
Ma cosa stava
dicendo!?
Che imbarazzo!!!
Eredi?
Intendeva
quindi…
Figli!
Suoi e …di quel
demone?
Insomma… loro
due…
Certo, in un
matrimonio era normale pensare anche alla stirpe, ma… ma non aveva ancora
focalizzato la nascita dei piccoli!
Aveva già avuto
così tanti pensieri che … che proprio non aveva individuato quella situazione…
Questo
significava un’unione fra lei e il Principe… che ancora faceva fatica ad
accettare…
Pensare poi ai
figli…
-…e non potrete
certo permettere che vengano allevati al fianco di
piccoli umani…-
Un lampo di
chiarezza si fece largo fra i pensieri della demone
che saettò gli occhi fuori dalle sohjo aperte.
Ecco cosa voleva
dire.
Il candore della
neve nascondeva ogni cosa.
Rin e l’aquilone erano misteriosamente spariti.
No!
Non poteva voler
allontanare quella bambina dal demone!
Come avrebbe
fatto quel fiorellino a sbocciare senza aver accanto il
suo sole?
-Veramente,
Altezza, se posso permettermi, anch’io sono cresciuta circondata da coetanei
umani e non, e non credo proprio che…-
-Qui siamo nelle
Terre dell’Ovest, Sakura, temo che ve ne dimentichiate troppo spesso… e
comunque Rinha ormai raggiunto
i quattordici anni, a quest’età le ragazzine umane incominciano a interessarsi
ai giovani. Fra massimo tre anni ci lascerebbe lo
stesso, quindi…-
Sakura si morse
la lingua.
Vipera!
Si voltò in
cerca di aiuto verso il Principe.
Possibile che
quella notizia non lo avesse minimamente colpito?
Se ciò che le
aveva raccontato Rin era vero, allora anche
Sesshomaru doveva nutrire dei sentimenti di affetto verso quella bambina…
Perché allora
restava così impassibile?
-Ci penseremo,
Madre…-
Quella risposta
la sorprese non poco.
La Regina, invece, sorrise,
alzandosi raffinatamente.
-Molto bene.
Allora vi lascio soli a discuterne.-
In un fruscio di veste pesanti, scomparve.
Silenzio.
Come sempre.
Perchè quando si
ritrovavano soli in una stanza era sempre il silenzio a regnare sovrano?
E ora,
soprattutto, misto ad imbarazzo.
Aveva capito
male o il Principe aveva appena detto che avrebbero parlato del futuro dei loro
figli?
Eredi che, tra
l’altro, dovevano ancora nascere?
Accarezzò con
gli occhi la sua figura, senza farsi notare.
Bello e altero.
Freddo e
impassibile.
Come poteva
iniziare un discorso?
Fuori, solo
l’assordante silenzio della neve che cadeva leggera.
-Musica di neve
Grillo d’inverno
Sotto i miei passi-
Un sussurro.
Un bisbiglio.
Un pensiero nato
nel cuore, sfuggito dalle labbra, fluttuante nell’aria.
Suggestivo.
Commovente.
Lo guardò
sconcertata.
Anche lui
conosceva quelle antiche poesie.
Sorrise
rassicurata.
In un modo o
nell’altro, avevano rotto il ghiaccio.
-Avete ragione
Principe…
Neve limpida,
passerella di silenzio
e di bellezza-
Fissò anche lei
il freddo invernale, lasciando una pausa di serenità nel discorso.
Adesso, era il
momento di affrontare il discorso.
Un sospiro.
Coraggio…
-Son solo io
A provar tenerezza,
nella luce del crepuscolo,
ove canta il grillo,
per il grazioso garofano selvatico?-
Sesshomaru
aggrottò leggermente le sopracciglia, pensieroso.
-No…-
Sakura sorrise.
Allora, non la
avrebbe mandata via!
Rin sarebbe rimasta a Palazzo con lui!
Con loro..
-…ma non può
restare.-
-Ma perché?-
Uno scatto
violento la fece alzare in piedi.
Perché no?
-E’ un’umana.-
-E con questo?-
Sesshomaru
sospirò.
Inutile.
Quel precetto proprio
non voleva impararlo…
-Perché odiate
tanto gli uomini? Perché disprezzate i mezzo-demone?
Non capisco…-
E lui non
l’avrebbe aiutata a far chiarezza.
Non avrebbe
riaperto una vecchia ferita.
-Se li
conosceste…-
-Mio cugino era
mezzo- demone. Il figlio della sorella di mia Madre…-
Fu Sesshomaru
questa volta, sorpreso, ad alzarsi in piedi.
Questa
informazione lo prendeva alla sprovvista…
-Perché…-
-Perché non lo
sapete? Immagino che se vi fosse stato detto prima
avreste rifiutato queste nozze… non volete un essere “inferiore” in famiglia…
ma non temete. E’ morto. Sono tutti morti. Lui e suo padre, un soldato, in
battaglia, per difendere Haru, e mia zia al ricevere
la notizia… Ho pochi ricordi di lui, ma quello indelebile è il suo coraggio e
il suo sguardo strafottente…-
Sesshomaru non
rispose.
Avrebbe parlato
con sua Madre.
Lei certamente
lo sapeva.
Certo,
all’inizio gli era sembrato strano che in un Regno “liberale” come Haru la famiglia regnante si fosse
mantenuta “pura”…
E adesso infatti ne aveva avuto la prova…
Ignorò
volutamente la sfumatura triste della voce della demone,
volgendo altrove i suoi pensieri.
-Comunque Rin non può restare. C’è un villaggio umano, non troppo
lontano da qui, fuori dai confini del Regno. Potrà
andare lì.-
-Ma Rin…-
-Padron Sesshomaru!!-
Jaken entrò ansante nella stanza, ignaro della tensione e
dei toni sostenuti.
Il sudore del demonietto non presagiva nulla di buono.
Sesshomaru si
calmò.
-Che c’è, Jaken?-
Il demonioetto inghiottì a fatica, vagando con lo sguardo per la
stanza e cercando da qualche parte il coraggio per parlare.
-Rin è sparita.-
-Torniamo a
Palazzo!-
La voce potente
del Principe si fece spazio a fatica nel gelido vento autunnale.
I soldati più
vicini, sentito l‘ordine, iniziarono un ampio passaparola perché quelle parole
giungessero a tutti.
Sesshomaru mosse
qualche passo verso la Reggia,
coprendosi gli occhi per le forti sferzate di vento.
Freddo.
Neve.
Grigio.
Luminose gemme
di ghiaccio trascinate dai venti gli frustavano sdegnate le
pelle.
La fiera
camminata del Principe fu sbarrata da un docile Ah-Un.
-Non possiamo
ritirarci così!-
Sakura, con una
carezza sul dorso dell’animale, lo convinse ad abbassarsi, lasciandola
calpestare per la prima volta il freddo invernale.
Chiuse
ulteriormente il piccolo fazzoletto di stoffa che doveva ripararle le spalle.
Nuvolette dense
di freddo le uscivano irregolarmente dalla bocca.
Le guance
arrossate per il gelo.
Gli occhi
socchiusi per l’oscurità.
I capelli
sparpagliati dal vento e arrangiati sulla nuca con un Kanzashi
brillante nel freddo pungente.
Non le avrebbe
dovuto permettere di accompagnarlo nella ricerca.
Aveva tanto
insistito alla scoperta della scomparsa di Rin …
Ma quei boschi
non erano luoghi sicuri.
Nè per Rin, né per lei.
Soprattutto per
lei.
Sesshomaru le
era rimasto al fianco durante tutte le ricerche.
Per cercare Rin e per proteggere lei.
Certo, il
Principe aveva mobilitato circa metà esercito per le ricerche e il protocollo
prevedeva solo che la Futura Regina
non fosse sola…
Però anche i
soldati sono fatti di carne…
-Rin è ancora qua fuori! Non può resistere con questo
freddo!-
Urlava, sperando
che il vento non trasportasse lontano dal suo interlocutore le sue parole.
Le mani le
accarezzavano frementi le spalle, cercando di dare un po’ di sollievo in quel
clima rigido.
Lo pregò in
silenzio con gli occhi.
Angosciati.
Pieni di ansia.
Di
preoccupazione.
-Le truppe sono
pronte, Altezza…-
Un demone,
probabilmente non accortosi del dialogo fra i regnanti, s’inchinò di fronte al
Principe.
Sesshomaru fece
un cenno veloce col capo, incamminandosi verso la schiera.
-Non potete
lasciarla così! Morirà!-
Vicini.
Come mai prima.
Sakura lo aveva
rincorso, aggrappandosi al kimono che gli proteggeva il petto.
No!
Non poteva
tornare a Palazzo!
Tutti loro erano
stanchi, dopo averla cerata in quel freddo tutto il giorno, ma non poteva
abbandonarla così!
-Vi supplico
Altezza…-
Aveva gli occhi
lucidi.
Ma non per il
freddo.
In lontananza,
le brevi frasi seccate dei soldati riempivano l’atmosfera.
Uscire nel mezzo
dell’inverno in un bosco per cercare una bambina umana…
Non era certo un
compito gradevole.
Andava eseguito,
perché ordinato dal Principe.
Anche con
insofferenza e approssimazione.
Non un odore.
Un profumo.
La neve,
spietata, copriva e nascondeva ogni cosa.
Nella tormenta
l'anima persa cerca
l'orma smarrita
Sesshomaru voltò
la testa, superandola di lato e allontanandosi da quel contatto.
Freddo.
Ecco cosa
sentiva Sakura in quel lungo instante.
Ma non certo per
la neve.
-A Palazzo
prenderò altri uomini e i demoni da caccia. Forse loro sapranno trovare una
pista. Queste truppe non mi sono più di alcun aiuto, troppo gelate e
insofferenti. E poi… Ormai è notte. Potrebbe essere pericoloso per Voi restare fuori da Palazzo in queste condizioni.-
Una folata di
vento.
Cristalli in
aria.
Silenzio nel
cuore.
Paura e
emozione.
Sakura si voltò
con lentezza, cercando le parole giuste.
-Se è pericoloso
per me, immaginate come possa essere per Rin. Non
potete interrompere le ricerche per ricondurre a Palazzo i soldati, Altezza.
Sarebbe troppo rischioso. Questi boschi pullulano di demoni e ogni minuto
potrebbe essere l’ultimo per Rin. Se posso
permettermi, Principe, potrebbe mandare gli uomini con un generale a Corte, con
l’ordine alle altre truppe di venire e continuare la ricerca con noi. Per
quanto riguarda me, sono lusingata del vostro interessamento, ma non avete di
che preoccuparvi. So badare a me stessa e poi non potrei stare nella mia stanza
sapendo Rin fuori, con questo tempo…-
Sesshomaru sondò
l’aria,alzando altero la testa.
Poco dopo, si
ritrovarono nel fitto del bosco, alla ricerca della piccola Rin.
Silenzio.
Non c’era spazio
per la paura.
Almeno, non per
quella di Sakura.
Era in mezzo a una bosco, sola, con il “demone assassino”, suo
futuro marito.
Eppure, non
riusciva proprio a pensarci.
Anzi.
Adesso le
sembravano ridicoli tutti quei pensieri formulati a Palazzo, quando lo
incontrava.
Era tutto così
distante e sfuocato.
Solo un’immagine
e un pensiero si rincorrevano nella sua mente.
Una bambina che
gioca con un aquilone.
Sesshomaru si
bloccò di colpo, assottigliando gli occhi.
Si voltò lento.
Per poi girarsi
ancora.
E ancora.
Sakura si
concentrò sull’udito.
Odo richiami
ma sembrano sussurri
nel crepuscolo
In un attimo, il Principe già correva via, inseguito dalla demone.
Eccola lì.
Macchilina rosso scuro affogata in un mare di bianco.
Rin osservava impietrita i giganteschi oni
di fronte a lei.
Un fragile
alberello le offrì riparo, lasciandola appoggiare le deboli spalle.
Tremava.
Lacrime
silenziose scivolavano lente, sciogliendo la neve.
Erano enormi per
lei così piccina.
E erano
affamati.
Nel periodo
invernale il cibo in quella parte della montagna, loro territorio, era sempre
scarso.
Gli animali
andavano in letargo, i demoni deboli migravano e gli umani non si addentravano
più nel bosco.
Inutile sperare
che, convincendoli che fosse la ragazzine che vive al
palazzo del Principe, la avrebbero lasciata viva.
Gli Orchi non
erano considerati demoni molto potenti, ma sicuramente molto
stupidi.
Il loro difetto
di intelligenze e, soprattutto, di vista, era coperto dall’enorme forza fisica
che ne facevano dei pericolosi avversari e dei difficili sudditi.
La piccola
chiuse gli occhi.
Si era
avvicinato.
Tremante si
acquattò sempre di più contro l’albero, uccellino perduto che vorrebbe ritrovare il nido.
Silenziosa
invocò disperata il suo aiuto.
Sapeva che non
c’era.
Sapeva che non
sarebbe arrivato.
Sapeva che era
inutile.
Ma nei momenti
difficili si pensa sempre alle persone veramente importanti.
E'
inverno: è una notte oscura
piena di paura.
Ma
all'improvviso…
Chiuse gli occhi con forza
e si tappò ostinatamente le orecchie nel sentire lo scricchiolio dei passi di
quel mostro sulla neve fresca.
Poteva vederne l’ombra
enorme.
Poteva sentirne l’odore
disgustoso.
Poteva sentire il suo
tocco sulla pelle…
La luna rischiarò la
scena, intrufolandosi furtiva fra i rami degli alberi.
-Rin! Rin!
Come ti senti?-
La piccola aprì piano gli
occhi, ritrovandosi a fissare quelli preoccupati e ansiosi della Principessa.
Ancora sconvolta, si
voltò.
Davanti a lei, la maestosa
figura di Padron Sesshomaru.
Tenseiga sanguinava, impregnando
il candore della neve.
Un attimo.
Un’occhiata.
Un accertamento sulle sue
condizioni.
Poi…
Un balzo veloce e a
combattere l‘altro demone.
Nelle orecchie, il
continuo ronzio delle insistenti parole di Sakura.
… dalle nuvole esce
la luna:
non ho più paura e
mi si riapre il cuore.
Le sorrise,
avvicinandosi di più al petto della giovane.
Calore.
Sakura le cinse
le spalle, facendo un cenno al Principe.
Stava bene.
Era solo
spaventata.
Molto.
Quando anche
l’ultimo demone fu ucciso, Sesshomaru si voltò.
Sakura stava
consolando la piccola, obbligandola però a stare nascosta al suo petto, sotto
il pesante kimono.
Non voleva che
vedesse.
Non voleva che
sentisse.
Mentre la
bambina era ancora in preda agli ultimi singhiozzi, la Principessa fissava
imperterrita la neve davanti a lei, con rapide occhiate per accertarsi della
situazione.
Non voleva
vedere.
Non voleva
sentire.
Rinfoderò la sua
arma, tranquillizzato.
Anche se quegli
occhi spaventati e quelle labbra tese e nervose gli facevano sentire uno senso di colpa.
Era strano
vedere Rin in quello stato.
Non era la prima
volta che si trovava faccia a faccia con dei demoni, eppure dopo lo scontro
correva sempre da lui.
Lo cercava
sempre.
Poche lacrime.
Sempre sorrisi
con gli occhi ridenti.
Sorrisi per lui.
Dipingo d'ombra
ogni tuo sguardo che
mi
nega il sole
Sesshomaru si
perse in quei pensieri.
Pericoloso.
Molto pericoloso
in un momento del genere.
Fu un attimo.
L’odore del
sangue dei compagni aveva richiamato tutto il branco.
Affamato e
irrispettoso.
Incosciente
dell’identità del Principe.
Sesshomaru
ricominciò a combattere.
Una lenta e
seducente danza.
Però, non sapeva
che quel primitivo popolo fosse così numeroso.
Un grido.
Affondò Tessaiga senza ritegno nel corpo martoriato di un Oni, voltandosi alla disperata ricerca della piccola Rin.
Era a terra.
Spaventata.
Ma sana.
Un pensiero
leggero gli sforò la mente.
Sakura…
La Principessa era in
piedi, mentre una lama affilata passava da parte a parte il suo elegante
ventaglio.
Solo allora lo
riconobbe.
Un Tessen.
Un ventaglio da
combattimento.
Un arma da difesa efficace quanto uno scudo se ben adopertato.
Con un gesto
elegante e calcolato, la demone lo richiuse e con appena
un leggero colpo di polso, disarmò l’avversario.
Riaprì il
ventaglio, lasciando cadere a terra l’arma e riponendolo come difesa.
Certo, adesso
era senza armi, ma non certo indifesa.
L’enorme stazza
del demone superava molto la
Principessa e la forza fisica non era nemmeno paragonabile.
Fili violetti
nel candore invernale.
I capelli di
Sakura volteggiavano liberi fra i fiocchi di neve.
In mano, il suo Kanzashi in mano.
Certo!
L’elegante
ornamento che usava per i capelli, altro non era che un efficace pugnale, usato
spesso dalle donne dei Samurai e dei combattenti.
Ma non fu
necessario usarlo.
Sesshomaru
intervenne prontamente, eliminando così anche l’ultimo degli avversari.
-Si è
addormentata…-
Il Principe fece
appena un cenno con la testa.
Sakura si
sedette stancamente vicino a lui, sul pavimento di legno chiaro.
Era stanca.
Si passò
fiaccamente la mano sulla fronte sudata.
Dalla bocca le
uscì un tremito respiro.
Lo spavento era
passato.
Ma la paura
restava imperterrita.
Rin non aveva voluto parlare con lui.
Aveva svelato a
lei la verità su quella misteriosa fuga.
Neve allo specchio
Non rassegnato è il
Pianto di bimbo
Il Principe
fissava immobile la bianca parete della stanza, soffermandosi appena su uno dei
tanti disegni che la adornavano.
-… aveva sentito
la vostra decisione… di mandarla via…-
Un sospiro.
Mille pensieri.
Gli occhi di
Sesshomaru rimasero inespressivi.
L’espressione
immutata.
-Voleva chiedere
aiuto per l’aquilone rotto e… e ha sentito la proposta di Vostra Madre… e poi
la nostra conversazione…-
Lasciò cadere la
voce, facendo fluttuare le parole nell’aria gelida.
Non un commento.
Non una domanda.
Si morse il
labbro, obbligandosi a non offendere il suo poco interesse.
-Cosa avete
deciso?-
Possibile che
dovesse sempre fare delle domande?
Possibile che
lui non fosse in grado di darle delle informazioni?
-Ho rassicurato Rin dicendole che resterà…Spero di non essermi sbagliata,
altrimenti la deluderete due volte…-
Il demone si
voltò, fulminandola con lo sguardo.
Sakura lo fissò imperterrita
e ostinata.
-Resterà.-
-Bene.-
Entrambi
voltarono la testa, finendo quella battaglia di sguardi.
Insopportabile.
Ecco cos’era per
lui la Principessa.
Insofferente.
Ecco cos’era per
lei il Principe.
Una pallida
aurora iniziava a rischiarare i campi innevati.
Alba di veglia
Fugace esala il
sogno
Vergine aurora.
Quell’orrendo
incubo era finalmente finito.
Sakura sorrise,
dando i buongiorno alla nuova alba.
Sicuramente più
luminosa per la piccola ragazzina umana.
-Sapete
combattere…-
Domanda o
affermazione?
Difficile da
capire…
L’unica cosa
certa era il tono freddo e altero.
-So solo
difendermi…-
Si voltò di
nuovo.
Nuovo
combattimento.
La sfida era
appena all’inizio.
-Non mi era
stato riferito…-
-Non me lo avete
chiesto…-
Era arrabbiata.
E faticava a
nasconderlo.
Arrabbiata per
come trattava la piccola Rin.
Arrabbiata per
come la piccola Rin si era affezionata a quel mostro.
Sì, mostro.
Aveva aiutato la
piccola in quel bosco, difendendola da quei demoni.
Ma quante altre
volte lui si era ritrovato dall’altra parte?
Quante volta aveva avuto la meglio grazie alla sa prestanza
fisica?
Quante persone
aveva massacrato con quella danza macabra che si dimostrava sempre felice di
compiere?
-E’ stato Kamigawa?-
Sorrise.
Quel nome…
Anche se sulle labbra
di quell’odioso demone, suonava comunque in modo dolce…
-Sì… certo… mio
padre è stato anche precettore alle armi del Sommo Inutaisho…-
Sorrise di quei
momenti di gioco e di duello.
Quante storie di
guerrieri, quante pratiche assurde e diverse aveva sentito narrare distesa
sulle colline di Haru insieme a Ami e Toryu!
Quanto le
mancava tutto questo…
-E allora perché
non avete mosso l’esercito contro le truppe dell’Ovest?-
Sbarrò incredula
gli occhi.
Aveva sentito
bene?
Strinse
convulsamente le mani nella preziosa stoffa del kimono.
Rabbia.
-Sapete bene che
il Vostro esercito è decisamente superiore a quello della mia terra…-
-Credevo che i
soldati di Haru fossero addestrati a combattere fino
alla morte per difendere la loro patria…-
-E così è!-
Si costrinse a
respirare.
Ossigeno.
Le mancava
ossigeno.
Lucidità.
Ecco di cosa
aveva bisogno.
Non doveva
assolutamente alzare la voce con lui.
Non gli avrebbe
assolutamente permesso di offendere i suoi sudditi.
-La colpa è mia,
Altezza. Mio Padre mi aveva insegnato le migliori tecniche di combattimento, di
ogni genere. Katana, lancia… qualsiasi cosa… e una volta mi portò con sé in
battaglia… ma…-
Sospirò.
Pausa.
Non per
accrescere la curiosità.
Solo per
mantenere la mente lucida a quei pensieri.
-… ma, una volta
sul campo, con gli eserciti schierati, mi mancò la forza.-
Abbassò lo
sguardo, cedendo al Principe.
Vincitore.
Aveva perso la
battaglia.
Ma proprio non
ce la faceva.
Non riusciva a
pensare a tutto quello e a sopportare il suo sguardo.
Era troppo.
-Fra quei
soldati, c’erano molti miei compagni d’infanzia, o giovani figli di mercati,
altri erano veterani e vecchi che mi avevano vista crescere e avevano
partecipato ai miei progressi. Molti di loro mi avevano vista nascere, la
maggior parte di loro mi avevano insegnato qualcosa, che fosse
una lingua non conosciuta o un lavoro con le stoffe. Tutti loro mi parlavano
frequentemente e senza timore. Erano il mio popolo. E mi mancò la forza di dare
il via alla battaglia. Non riuscì a dir loro di andare a combattere. Sapevo che
era per Haru, la nostra patria. Sapevo che tutti loro
avrebbero donato mille volte la vita per questo. Ma non riuscivo a sopportare
l’idea che un solo mio gesto potesse costar loro la
vita. Intervenne mio padre e la battaglia fu vinta. Poche perdite. Sempre
troppe. Fra queste il fratello minore di Toryu…
Non ce la facevo
a sopportare l’idea di vivere di nuovo momento simile.
Non volevo
ritrovarmi sulla stessa collina, con davanti un principe straniero e il suo
enorme esercito.
Non avrei più
avuto l’aiuto di mio padre.
Non volevo
condannare il mio popolo al massacro.
Quando ordinaste alla vostre truppe di disporsi al confine, capì
subito cosa era giusto fare.
Se anche Haru si fosse opposta, l’esercito sarebbe stato distrutto,
mio padre ucciso, le donne e i piccoli condotti via schiavi… fuoco,
devastazione… sarebbe stata la fine per Haru.
Come Hime dell’Est il mio compito era quello di salvare il mio
popolo e il mio paese…-
-E adesso siete
qui.-
Alzò piano gli
occhi.
Anche lui
fissava un’altra parte della stanza.
Non la guardava
più.
Fiero e altero.
Borioso e
arrogante.
-Se sono qui la
colpa è unicamente vostra e del vostro esercito. Se i Sovrani delll’Ovest avessero mantenuto i patti, adesso ognuno di
noi starebbe vivendo la propria vita nell’incoscienza dell’esistenza
dell’altro. E saremmo entrambi più felici.-
Pochi passi
leggeri e uscì, temendo di scoppiare.
Sesshomaru
chiuse gli occhi, stirando stanco il collo.
Ciao a tutti!!!!
Eccomi, FINALMENTE con il nuovo capitolo!!!
Okokok!!!!!
Sono un pochino in ritardo…
Però almeno il capitolo è lungo!
E riguarda il rapporto Sakura-Rin
al quale molte di voi mi sono sembrate mooolte
interessate!!
Ringrazio davvero di cuore tutte le
persone che mi hanno recensita, chi ha messo la storia fra i preferiti e tutte
le persone che l’hanno letta!
Grazie di cuore!!!
Vorrei poi fare una piccola precisazione… ho notato che si è
creato un po’ di confusione riguardo mia “sorella” e mi sembra giusto chiarire!!!
La mia unica, inimitabile e adorata sorellona
è AVALON9 , anche lei iscritta in questo sito (con
delle storie davvero-davvero magnifiche che vi consiglio calorosamente di
leggere)!!!!
Avalon9 però non è “solo” mia sorella, ma è anche colei che
mi ha avviato alla scrittura delle fanfic, che mi
sostiene nello scrivere, la prima lettrice… insomma! In realtà sono i suoi
consigli a rendere così come sono le mie fic!!!
Insomma, Avalon9 è per me la persona più importante…
Chi si è “spacciato” per lei, invece, altri non è che un’amica,
una commentatrice molto affezionata e che ringrazio per l’onore che mi ha fatto
nel citarmi con quell’appellativo affettuoso nella sua storia.
Ecco, ci tenevo solo a precisare questo!!!
E adesso….
Ringraziamenti!!!!!
Ary22: Inuyasha sparito dici!?
Vedremo…ihihih!!!^^ Ho in
mente delle belle sorpresine per voi!!! Come!?! No!!! Non
mi puoi dire che Sesshomaru fa bene ad andarsene!! Beh, sì, in
effetti fa bene a andare via da palazzo, ma io come facevo a fare un
capitolo senza di lui!? Grazie mille del commento! Bacio!
AYRILL: Beh… se nell’altro capitolo si sono davvero un po’ avvicinati,
in questo… si sono allontanati ancora di più!!!! Sei ancora
dell’idea che la storia “meglio di così no potrebbe andare?”
Ihihih!!! Sono terribile! Ma ne ho ancora molte in
serbo per la futura coppia… prima fra tutte: sarà davvero la futura coppia!? Grazie mille dei complimenti (^///^) e della bellissima recenzione!!!! Bacio!!!
Sessho94: ho risposto alla tua domanda con questo capitolo?
Direi che si è chiarito il rapporto fra le due e anche si è sviluppato e
modificato positivamente! Però però… sarà davvero
finita? Poveri nobili!!! A me stanno così simpatico… e
anche Jaken non è poi così male!! …lui è … è… ok,
propongo una campagna “pro-jaken”! Chi ci riesce
trovi i suoi lati positivi!!! Inizio io !!! Jaken è… VERDE!!! (speranza!!!!) Grazie del commento!!!
Bacio!!!
Celina: Ho come la
VAGA impressione che tu sia patita
di civiltà orientale… ihihih!!!! Bene bene!!! allora ho un paio di cose
da consigliare a te e a tutte le altre!!! Vai in fondo alla pagina ma ALT!!!! Ehi!!!!
Un attimo!! Non ti fiondare
subito!!! Prima volevo ringraziarti per la minuziosa
recensione!!! Che bello!!!Me felice!!! Grazie anche per i complimenti!!!
Bacio!!!
Sweetprincess: Certo che mi fa
piacere conoscerti! E grazie mille per il grande onore che mi fai! Parlare con
una principessa non capita tutti i giorni, se poi è sweety
come te…scherzo!!!! Grazie mille per le belle parole!!!! Bacio!!!
Crilli: Ciao!!!
Sposami!!! Ehm… scusa…. Piccolo (esagerato!) slancio affettivo dettato dalla
felicità nell’aver letto il tuo commento!!! Davvero ti
piace la Regina!?
Credevo di essere l’unica a adorarla così! Mi piace quasi più di Sakura!!! In fondo-In fondo non è
proprio cattiva… tutto ciò che fa lo fa per un motivo… e poi bisogna anche
pensare a come è stata allevata lei… è difficile cambiare ideologia a una
persona!!! Comunque non ti preoccupare!! Arriveranno parti mucho
interessanti sulla Regina! Ma non subito, mi dispiace… prima devo far accadere
un paio di cose… comunque, come vedi, anche se poco, la Regina compare comunque!!! Grazie dell’incoraggiamento a scrivere !!!! Bacio!!!
Rosencranz: E Amleto come sta!? Scusa, spero di non aver fatto un qui pro quo di letteratura, marosencranz non è
quello(mi spiace ammetterlo, ma sfigatino…) che compare
nell’amleto? Quello che poi viene
ammazzato? Che nick originale!!!
Sono davvero lusingata del tuo commento!!! Giuro che non me lo sarei mai
aspettata!!! Ti conosco (molto positivamente!) per fama! Ho anche provato a
leggere le tue storie (esbat per il momento) ma… devo
ammettere che mi è sembrata un po’ difficile all’inizio…
sigh (me stupida….) cmq non
demorderò! Prima o poi riceverai un mio commento (magari capendo il contrario della
storia, ma almeno ci proverò!!!) Davvero Sesshy è struggente?!!!?!? Che bello!!!*_*
sono strafelice!!!!! E l’ambientazione anche va bene?!che bellissimo!!! Beh… grazie mucho
per il commento!!! Spero di risentirti presto!!! Bacio!!!
RizaHawkeye:
… e io che non ci credevo… DAVVERO allora esiste qualcuno più pazzo di me!!! Tutta in una volta!?!? Una maratona insomma!!! Solo questo capitolo sono 38 pagine!!! Beh… tu sarai
pazza, ma io sono felice!!!! Se davvero l’hai letta con questa fretta, vuol
dire hce ti è davvero piaciuta, giusto!? Me strafelice!!!! A presto!!! Bacio!!!
Sesshydil: Ancora non hai capito
che fine ha fatto inu!?!? Male
male (ihihih!!!) ma intanto non svelare niente degli altri personaggi.. .e
neanche del “resto”… intesi!? ^___^ Davvero tu avresti fatto andare Sesshy con Sakura via da palazzo!?
Uhm… sarebbe stata un’esperienza interessante… ma ti
ho detto di non svelare niente!!! Se no gli altri capiscono!!!! Per Sesshy a corte, non ti preoccupare, sta benissimo, LUI… se
in caso lo posso consolarlo io!!! Grazie del
commento!!! Bacio!
Valere-Ivanov: …quanto vuoi per
stare zitta!?!?!? Uffa!!!! Però non è giusto!!! Forse sono troppo prevedibile…. Sigh… capite tutto!!! Beh…
parlare mi sembra difficile… ma almeno conoscersi un po’…. Vedrai vedrai cosa ti combino ihihih(risatina
satanica…) Grazie del commento!!! Bacio!!!
Kaimi_11: Mi sei mancata!!!! Come
va!?!? E’ da u sacco che non
ti sento!!! Mi dispiace, ma non ti svelo se si innamoreranno… ti dico solo che
sarà a lieto fine (più o meno…) per tutti!!! Contenta!? Ihihihihih!!! Beh, trasferirsi in un altro paese non è certo facile…
lo sai! Forse sei quella che capisce Sakura più di molte di noi … spero solo
che tu non debba sposarti con uno sconosciuto!!!!Ihihih!!!! Anche se, con uno come Sesshe… Grazie mille del commento!!! Bacio!!!
Parla di un sacco di cose sul giappone, molte anche utili per capire la storia!
Viene aggiornato abbastanza spesso ed è davvero fantastico!!!
Parla di cucina, vestiti, feste…
Visitatelo, davvero!
Ve lo consiglio!!!
E… anzi!!!
A proposito di feste!!!
Buon San Valentino a tutte le single!!! (beh? Di che vi lamentate voi fidanzate!?Tanto gli auguri ve li faranno
le dolci metà!!! Lasciate anche a noi questo scambio di auguri!!!)
Auguroni!!!!
Lete89(e, visto il giorno, Lete+ Seto!!!!Avalon,
sono certa che tu capisci….ihihih)
Sakura nascose il volto dietro il ventaglio, ridendo
Sakura nascose
il volto dietro il ventaglio, ridendo.
Rin, invece, si coprì velocemente la bocca, lasciando però
sentire le sonore risate.
La Regina, imperterrita,
richiamò le ragazze all’attenzione, mordendosi l’interno delle guance e
nascondendo un sincero sorriso dietro la tazza fumante di the.
Il Principe, in
disparte nella grande sala, leggeva distrattamente una lunga pergamena,
rilassato.
Una serata
tranquilla.
L’ultima di una
lunga serie nell’ultimo periodo.
Rin aveva ritrovato il solito sorriso, riportando una
ventata di allegria e spensieratezza nel cuore di Sakura e nella mente di
Sesshomaru.
Dopo l’ultimo
litigio i due si erano ignorati.
Ma non con
freddezza o odio.
Con semplice
indifferenza.
Il calmo litigio
della sera della scomparsa di Rin era solo un flebile
ricordo annebbiato fra la paura e la stanchezza.
Non certo che
adesso ci fossero buoni rapporti.
Ma la
sopportazione si era consolidata tramutando l’obbligata convivenza in civile.
La neve fuori
era ormai sciolta da tempo e le prime margherita
rallegravano i prati.
E’
la primavera
filo da dipanare
nella passione
Un rumore improvviso ruppe la rara atmosfera di
tranquillità che si era creata in quella stanza.
Le risate cessarono immediatamente e il tono autorevole e
austero della Regina diede il permesso di entrare.
Un fiacco eunuco, con il naso aquilino e il passo torvo,
fece il suo lento capolino nella sala.
Abbozzò un devoto inchino, portando un annuncio con voce
gracchiante.
-Dei mercanti hanno portato qualcosa per la Principessa, Altezza…-
Gli occhi bovini si soffermarono sulla disinteressata
figura del Principe, ancora assolto nella sua lettura.
Sakura si alzò, cercando di non pensare a quella richiesta…
Certo, ci voleva il suo consenso perché la Futura Regina ricevesse
qualcosa…
Sesshomaru accennò distrattamente con la testa e due
soldati entrarono con un enorme baule.
Sakura non riuscì a trattenere un gridolino
di gioia, ricevendo lo sguardo di rimprovero della Regina e l’attenzione del
Principe.
Sorrise imbarazzata, accarezzando il baule di rosso legno
pregiato.
-Perdonate il mio entusiasmo Principe! Ma questo baule lo
riconosco, viene da Haru! Lo conservavo nella mia
stanza… Deve essere stato mio padre…-
Sentì le guance avvampare di gioia e l’odore di casa
inebriarle la mente.
Haru…
Quando sento il
richiamo
Del cuculo che
canta,
mi strugge la
nostalgia
per la terra
ove lasciai il mio
cuore
Sbatté le palpebre più volte, cercando di ricacciare
indietro le lacrime di malinconia.
Con trepidazione percorse con le mani
ogni piccola insenatura, ogni rilievo e rifinitura che abbellivano
l’elegante cofano, mentre la mente vagava e accompagnava quei gesti con un
viaggio fra le colline e il porto, nelle miniere delle montagne e nel cuore
delle piantagioni di seta.
Rin, incuriosita, si mise vicino alla demone,
incitandola ad aprirlo.
Sakura, riscossa dal torpore, fece scattare la serratura.
Quel suono così famigliare…
Aprì.
L’esclamazione di stupore di Rin
incuriosì perfino il Principe, tornato alle sue carte.
Sakura si alzò, mostrando a tutti parte del contenuto.
Una bellissima seta azzurro cielo, con farfalle d’oro e di
rubino.
Il fruscio della seta era morbido a contatto della pelle.
Una sensazione soffice e delicata.
Una carezza amorevole da una persona molto distante.
Depose la stoffa con cura, cercando nel baule altro.
Viola scuro e ricami bluastri.
Aveva capito.
Sorrise riconoscente al padre.
-Sono dei doni di mio padre… nell’ultima lettera che ho
ricevuto diceva che aveva in serbo una sorpresa, ma non immaginavo si trattasse
di questo!!! Sono delle pregiate stoffe di Haru, fatte apposta per tutti noi! Ecco, questa più
piccola, per esempio, la prima che ho tirato fuori, deve essere per Rin, mentre questa viola per voi, Regina…-
La Sovrana si avvicinò ammirata a quelle stoffe, avvicinando al volto
quella che Sakura le porgeva.
-Come fate ad esserne certa che sia per me, Principessa?-
Sakura rise.
-Perché io non indosserei mai dei colori del genere!-
L’occhiata fulminante della Regina interruppe le risate della demone e di Rin, già immersa
nel baule e nella contemplazione di tutti quegli affascinanti colori.
-Sakura, qui sotto c’è qualcosa di strano…-
La piccola estrasse una specie di fagotto scuro, ben
incartato.
La Principessa aggrottò incuriosita le sopracciglia.
Cosa poteva essere?
Lo scartò appena.
Nero.
Blu scurissimo.
Che strano abbinamento…
La stoffa era molto grande e di consistenza leggermente più
ruvida.
La voce le tremò leggermente.
-Credo che questo sia per Voi, Principe…-
Sesshomaru, direttamente interpellato, si alzò, osservando
indifferente la bellissima stoffa che la demone teneva
in mano.
-…e allora questo deve essere per te!-
Rin agitò le manine, ponendo a Sakura un pacchetto uguale al primo,
solamente di diverso colore.
Incantata e incuriosita, diede malamente
la stoffa in mano al Principe, scartando con delicatezza quella nuova sorpresa.
Bianco.
Leggere tessiture, quasi impercettibili, che la ricamavano.
Trattenne il fiato.
Sembrava che anche quello potesse rovinarlo.
Temette che anche il più piccolo contatto potesse sporcare
quella stoffa così pura.
Che regalo magnifico…
Un leggero colpo di tosse attirò la su attenzione.
Un soldato dall’aspetto un po’ tozzo, le pose un foglio
piegato.
Una lettera.
Sakura sobbalzò.
Sentiva le mani tremare.
Eppure, non si stava sbagliando.
La avrebbe riconosciuta fra mille.
Quella era la calligrafia sbrigativa e formale di suo
padre!
Iniziò a muovere velocemente gli occhi in
su e in giù, cercando di catturare ogni sillaba, ogni lettera, ogni
punto di quelle poche parole.
-Stanno venendo qui! Mio padre e i
nobili di Haru! Ci sono anche Izumy
e Ami! E Toryu è diventato capo delle guardie!-
Il suo concitato resoconto poteva godere solo
dell’attenzione spaesata di Rin.
Era incuriosita da tutti quei nomi che non conosceva…
La Regina sbadigliò annoiata dietro il ventaglio
mentreSesshoamru, impassibile, appoggiava
stancamente la stoffa sull’altra.
-Saranno qui fra qualche settimana!!!
Chiede se abbiamo apprezzato le stoffe...e… sì! Avevo indovinato gli
abbinamenti! Ne ha mandata una per ogni persona importante che vive qui a
Palazzo! Le ha fatte fare apposta per noi… la mia era in lavorazione da mesi…-
Abbassò il tono di voce, inghiottendo le lacrime.
Il pensiero del padre che ordinava quella pregiatissima
stoffa per la figlia lontana non poteva fare altro che accrescere il nodo che
sentiva in gola.
Nostalgia.
Riaprì la lettera, ricominciando a leggere incuriosita.
-Dice… dice che, non potendo indossare il vestito tipico di
Haru, spera che almeno il mese prossimo possa indossarne uno fatto di questa stoffa…-
Il tono era drasticamente calato alla fine e lo sguardo
della giovane era passato esterrefatto sulla stoffa bianca appoggiata al basso
tavolino, vicino a quella scura di Sesshomaru.
Allora era quello…
Allora quello sarebbe stato…
Sarebbe…
-Vostro padre ha avuto un’ottima idea, Principessa.
Diventerà un magnifico abito da cerimonia. E lo stesso vale per voi, Principe.-
Voltò lo sguardo sul Principe che inespressivo, fissava la
parete della stanza.
Sakura, impietrita, fissava a bocca aperta e con aria
stupita il demone.
Il suo abito da sposa.
Il SUO abito da sposa.
L’abito con cui, fra un mese, si sarebbe sottomessa a lui.
Un mese…
Solo un mese…
-Un mese…-
Appena un sussurro.
Sesshomaru voltò la testa verso la futura moglie, imitato
dalla Regina che le si avvicinò sorridente.
-C’è qualcosa che non va Altezza? Non avevate capito che era per questo
motivo che la nobiltà di Haru si sta recando qui, con
Vostro Padre? Io e Kamigawa abbiamo stabilito che
saranno qui la mattina della vigilia, salvo contrattempi.-
Un mese…
Sakura seguiva a fatica quelle parole…
Un mese…
La sua mente era incatenata a una frase della lettera…
Un mese…
-Principessa? Qualcosa non va?-
Sakura si scossa dal torpore,
sorridendo imbarazzata al volto preoccupato della Sovrana.
-No, no! Tutto bene… Solo che, beh… ecco… io… non ricordavo
la data così vicina… ecco…
Si dice “ieri”
Si vive “oggi” e
via,
come l’acqua del fiume
“domani”.
Sì veloci scorrono
i giorni e i mesi-
La Regina le sorrise, mentre lei abbassava la testa sconsolata.
Era così vicina quella data…
Sakura cercò lo sguardo del Principe, cercando di capire se
i loro pensieri combaciassero.
Almeno quella volta.
Ma, naturalmente, lo sguardo ambrato del Principe era
inespressivo.
Ritrovo sempre
Una nebbia infinita
nei tuoi occhi spenti
Sesshomaru lasciò elegantemente la stanza, senza farsi
sentire da nessuno.
-Muovetevi voi altre! Su, forza!!!
E voi, Principessa, non agitatevi così!-
La mastodontica figura della dama sovrastò le esiliservetteintente a far indossare l’elegante kimono di Sakura.
La Principessa, in piedi su u piccolo sgabello,
muoveva agitata la testa da una parte all’altra, cercando di seguire tutte
quelle mani suo corpo.
-Altezza! Vi prego!-
Sakura ridacchiò, scusandosi con la
demone per il suo comportamento.
Con uno sbuffo, la dama riprese a sistemarle l’orlo della
veste.
Sakura fissò fuori dallesohjo la calda mattina di quel sonnolento aprile.
Sarebbe stato lì.
Fra poche ore sarebbe arrivato!
Ancora un po’ e avrebbe rivisto Kamigawa
e tutti gli altri!
Non poteva crederci!
Ancora un giorno e sarebbe stata la Regina…
Non poteva crederci…
Se quella visita le portava così tanta gioia nel cuore, lo
stesso non si può dire per il significato di quella visita.
Era già passato un anno.
Un anno e, al massimo, aveva scambiato qualche frase di
circostanza con lui.
O avevano litigato.
Chiuse gli occhi, sospirando.
Fa lo stesso.
Pazienza.
Haru il giorno dopo, a quest’ora, sarebbe stata salva.
E era questo ciò che importava.
Per il resto…
Ci avrebbe pensato più avanti…
In un altro momento.
Non voleva rovinarsi quell’incontro.
Un veloce rumore di passi frettolosi anticipò l’entrata
nella stanza di Rin.
-Sakura!!! Stanno arrivando!
Saranno nel cortile fra pochi minuti!-
Il sorriso tornò a regnare sul volto della Principessa che,
incurante delle lamentele delle dame che non avevano ancora finito, prese Rin per mano e iniziò a correre fuori da
Palazzo.
-Finalmente Sakura!-
La voce della Regina la raggiunse aspra e d rimprovero.
Il corteo era già entrato ma la
portantina regale ancora non si vedeva.
-Perdonatemi Altezze…-
Ma in realtà, non stava badando né a lei, né tanto meno a
Sesshomaru che, algido, fissava a scena con distacco e impazienza.
Sakura si mise al suo fianco, secondo il protocollo, ma scalpitava
dalla voglia di scendere e abbracciare ogni singolo amico che riconosceva da
lontano.
E infatti non riuscì a
trattenersi.
Qualche passo mosso da incertezza…
E poi…
La corsa.
Verso quel popolo.
Verso il suo popolo.
Una valanga di costumi colorati e un allegro vociare invase
il cortile dell’enorme Palazzo dell’Ovest.
Sakura si bloccò, a diversi metri da Sesshomaru.
Le carrozze dei vecchi, trainate da strani draghi bipedi,
si alternavano lente ai suoi lati.
Alzò il braccio destro, muovendolo con lentezza.
Avrebbe voluto abbracciarli tutti.
Dalle carrozze venivano strani cenni a
seconda delle persone.
I vecchi annuivano con il capo, i giovani muovevano le
mani, i piccoli si sbracciavano e la chiamavano per nome, mentre le dame la
salutavano con un sorriso per poi mormorare qualcosa nell’orecchio del marito,
senza essere viste.
Certo, era lui
l’argomento principale.
Così come lui , impassibile, non se ne curava.
Sakura nascondeva le lacrime dietro a sorrisi sinceri e
increduli.
Le sembrava di morire.
Il cuore batteva troppo forte.
Il suo popolo era lì.
Haru era lì.
I suoi amici erano lì.
All’improvviso un’andata di bambini festosi la travolse, innondandola di domande curiose e ingenue, mentre i più
temerari si avvicinavano a una curiosa Rin.
Solo i bambini sanno fare amicizia così in fretta.
Sakura, felice, li salutò.
Per poi rabbrividire.
Non erano venuti solo i nobili!
Quei piccoli erano anche umani e
mezzo-demoni!
Si voltò di scatto preoccupata
verso Sesshomaru.
-Solo per un saluto…-
Le tremava la voce.
Paura.
Era vicino ai piccoli.
Troppo vicino ai piccoli.
Non sapeva cosa temeva, ma sentiva il sangue gelato.
Come avrebbe reagito il Principe davanti a un’invasione di
“esseri inferiori” nel suo castello?
Le uscirono poche parole di bocca.
Una triste preghiera.
Una richiesta sentita.
La fulminò con lo sguardo, annuendo controvoglia.
Sospirò.
Sorrise, ricominciando a dedicare l’attenzione a quel
popolo allegro e esuberante.
Delle voci severe obbligarono i piccoli ad allontanarsi
ridendo, ridendo dei rimproveri.
I loro genitori, con i pochi bagagli del viaggio, li
seguivano.
Non ci poteva creder!
Il vecchio fabbro che aveva l’officina dietro l’angolo del
fruttivendolo, il marinaio che non sapeva pronunciare la esse, la tessitrice, la vecchia
pessimista, il medico presuntuoso, il fabbro incapace…
C’erano tutti…
Le passarono al fianco, non separandosi e facendo
attenzione ad abbozzare inchini incapaci al suo cospetto.
Ma i sorrisi erano sinceri.
-Siete venuti anche voi…-
Ricacciò indietro le lacrime.
-Anche se non potremo essere presenti alla cerimonia,
volevamo comunque esserti vicina…-
Veritiere erano anche le risa e gli schiamazzi poco
lontani.
Una schiera di giovani armati e in sella.
L’esercito di Haru.
I ragazzi, demoni e non, iniziarono a gironzolare confusi
attorno all’amica, rimproverandola di colpe fasulle e schernendola.
Sakura rideva, rispondendo a frasi che avevano sapore di
antico.
Vecchie battute, qualche riferimento ad avventure che aveva
vissuto con loro.
I suoi coetanei.
I suoi amici.
Le ragazze dietro di loro iniziarono a rimproverarli
bonariamente.
Non ricordavano più cosa avevano detto Toryu, Ami e Izumy quando erano tornati l’anno prima?
Sakura adesso è importante, non può più mescolarsi con
quella “plebaglia”…
Le risa aumentarono alle risposte un po’ sfacciate dei
ragazzi.
Le giovani risero, rimproverando in quel gruppo uno
“particolare” per lei.
La gioventù di Haru.
Gli scherzi, la spensieratezza e le amicizie che, fino a
pochi mesi prima, viveva anche lei.
Adesso, invece, aveva solo il ricordo sbiadito di una
malinconia lontana.
Niente protocollo.
Nessuna regola di corte.
Dì ciò che vuoi.
Comportati come vuoi.
Senza nessuno che faccia
attenzione al tuo portamento, alla tua dizione…
Sii solo te stesso.
Una voce più forte delle altre obbligò tutti a riprendere
il proprio posto, con un’efficienza incredibile.
Fra qualche sorriso e strizzatine d’occhi, accompagnati da
uno stuolo di bellissime fanciulle, se ne andarono.
La aveva riconosciuta.
Quella voce.
Quella massa di capelli neri era inconfondibile.
Così come quello sguardo d’ebano serio e controllato.
Toryu.
Aveva appena varcato l’ingresso, a capo delle truppe
imperiali.
I veterani del Padre.
Gli istruttori.
I saggi.
I consiglieri.
La saggezza militare del suo regno.
Nonostante però la mente abituata alla guerra, vide nello
sguardo di molti rudi soldati, lacrime di ricordi.
Haru era un piccolo paese.
Si conoscevano tutti.
Tutti loro la avevano presa in braccio più di una volta,
prima che fosse donna.
Alcuni di loro la avevano sgridata, dopo una marachella.
Molti di loro le avevano insegnato a essere ciò che era.
Sfilarono serrati nei ranghi, rivolgendo alla Principessa
degli sguardi che non avevano bisogno di parole.
-Sakura…-
La demone si voltò, ritrovandosi davanti lui.
Toryu.
Aveva i capelli più lunghi dall’ultima volta.
E il mento più appuntito.
La mascella più marcata.
Le spalle più larghe.
Ma era sempre lui.
L’amico di una volta.
Riuscì a trattenere a stento l’impeto di abbracciarlo.
Dimostrare affetto verso un ragazzo che non era suo marito
o il suo promesso alla vigilia delle nozze e dentro la corte.
Sarebbe stata una tragedia.
Si bloccò, indecisa sul da farsi, mentre Toryu la guardava
incredula, con le braccia aperte, aspettando quel contatto.
Gli prese una mano, stringendola fra le sue.
-Sono felice che tu sia qui…-
Non poteva fare altro.
L’umano sorrise.
Aveva capito.
-Ti trovo bene… e il cane da guardia come si è comportato
nei tuoi confronti? Devo forse mettergli la museruola?-
Il sorriso di scherno misto allo sguardo preoccupato mise
una morsa nel cuore della giovane.
-Ti sembrano domande da farle, razza di idiota? Non hai il
benché minimo tatto!-
La voce era uscita squillante da una piccola portantina
alla quale Toryu si avvicinò prontamente.
-Stavo solo scherzando…-
-E ti sembrano cose da dire a un’amica che non vedi da un
anno!? Scemo!-
-Quando la smetterete di litigare voi due? Dobbiamo sempre
farci riconoscere…-
Izumy fu la prima a scendere, abbracciando l’esile figura delle
Principessa, incredula a quella vista.
-Adesso tocca a te! Io li ho sopportati per tutto il
viaggio!!!-
Sakura sorrise, ricambiando l’abbraccio.
Da quanto tempo nessuno la abbracciava più così?
Quell’odore di fiori così buono…
Izumy si allontanò presto, obbligata dal litigio di due piccoli.
-Allora? E‘ questo il modo di salutare un’amica?-
Sakura si volse nuovamente verso la piccola portantina,
restando incantata.
Ami.
La sua Ami.
Non più uguale…
Aveva i capelli sciolti e lunghi, molto lunghi.
Una veste leggera la copriva appena, lasciando intravedere
la carne rosa e il corpo formoso.
Era più robusta.
Molto più robusta.
Ma gli occhi vispi e il sorriso allegro, erano rimasti lo
stesso.
Fu quel piccolo pachettino, quel
fagottino che si muoveva fra le sue mani ad attirare l’attenzione della Principessa.
Non poteva crederci.
S’incamminò con lentezza verso le due figura in piedi,
tremando.
Era mora.
Come Toryu.
E aveva due orecchiette feline.
Come Ami.
-Non posso crederci…-
La sua voce apparve roca e quasi incomprensibile, mentre
due lacrime segavano le guance di Ami.
-Avrei voluto dirtelo prima, ma non credo che si possa
scrivere in una lettera una cosa simile…-
Le accarezzò il braccio, lasciando che prendesse la
piccola, addormentata.
-Adesso dorme, ma quando si sveglierà capirai perché Izumy in questi giorni è tanto nervosa! Tutta sua madre…-
Toryu stampò un bacio casto sulla guancia della moglie che
rise, rimproverandolo.
Bella.
Era davvero bella quella piccolina.
-E’ magnifica… Quanto ha?-
Ami sorrise raggiante, mentre Toryu gonfiò il petto
orgoglioso.
-Cinque settimane…-
Sakura scosse la testa, sorridendo agli amici.
-Siete degli incoscienti! Non dovevate farle affrontare un viaggi così lungo…-
Ami, fiera, riprese la piccola,
coccolandola con una maternità nuova in lei.
-Voleva conoscere la sua Regina…-
Le due si abbracciarono, finalmente, e subito Ami scoppiò
in lacrime.
Toryu le accarezzò le spalle, incitandola ad andare.
Avrebbero potuto parlare dopo.
Adesso, c’era un’altra persona che Sakura doveva
incontrare.
La Principessa scosse la testa, sentendo in lontananza l’ennesimo litigio
dei due amici.
Inutile sperarci.
Sebbene fossero amici e avessero una figlia, non sarebbero
cambiati mai.
E dire che era passato solo un anno dall’ultima volta che
li aveva visti.
Un rumore leggero alla sua destra la fece sobbalzare.
Lui.
Sesshomaru si era avvicinato.
Sguardo fisso davanti a lui.
Sakura lo fissò, con uno sguardo misto fra incomprensione e
indifferenza.
Faceva fatica.
Faceva fatica a pensare che, il giorno dopo, sarebbe stata
sua consorte.
La moglie del Sovrano.
Lei sarebbe stata…
Un rumore monotono e ripetitivo le fece dimenticare quei
tristi pensieri.
Un’elegante portantina fece il suo ingresso trionfale e
superbo.
Eccolo!
Era arrivato!
Mosse qualche passo, quasi correndo.
Non poteva crederci!
Non vedeva l’ora di vederlo scendere!
E temeva di vedere scendere solo il fantasma dei suoi
sogni.
La carrozza si fermò con un singulto.
Strani rumori all’interno.
La porta della portantina si aprì.
Sakura tenne gli occhi fissi sulla portiera di legno rosso,
aspettando di vederlo comparire.
Fiero e maestoso.
Uno scricchiolio intenso, accompagnato dalla vista dei sui stivali che facevano pressione sullo scalino.
Lenti.
Sicuri.
Sfrontati.
Eccolo.
Il Sovrano di Haru.
O meglio, il precedente sovrano di Haru.
L’attuale Governatore della Regione est dei territori
dell’Ovest.
Kamigawa.
Suo padre.
Sakura gli si avvicinò correndo, gettando le braccia al
collo del robusto demone.
Un sorriso illuminò il volto stanco e tirato del vecchio
demone.
Il viaggio era stato lungo.
E faticoso.
E non credevo
D'arrivare sin qui
Un'
altro ancora
Non credeva che il regno dell’Ovest fosse davvero così
lontano.
Non credeva che sua figlia si sarebbe trasferita tanto
lontano.
Le cinse le spalle con l’unico braccio che gli era rimasto,
accarezzando i capelli violetti della figlia, così simili ai suoi di quando era giovane.
Adesso, per la lunga malattia, erano completamente bianchi
con qualche riflesso dell’antico colore.
Sakura si staccò piano.
Non poteva crederci.
Suo padre era proprio lì.
Kamigawa l’aveva raggiunta!
Con l’unica mano che le molteplici guerre gli avevano
risparmiato, asciugò le piccola lacrime di gioia della
figlia.
Sorrise, specchiandosi in quello sguardo cristallino e
sincero.
Smeraldo, come i suoi occhi.
Vivi, come i suoi occhi non erano più.
Un lento velo di dolore e tristezza li avevano appannati,
sbiadendo il colore stanco di vivere.
-Benvenuto nelle Terre dell’Ovest, papà…-
Sorrise…
Da quanto tempo non dava più del tu a una persona?
Da quanto tempo quell’assurdo protocollo la aveva
incatenata a quel voi distaccato e innaturale?
Kamigawa alzò lento una ciocca dei capelli della figlia, incredulo.
-Cosa ti hanno fatto…-
Sakura impallidì a quell’affermazione.
Tolse i capelli dalla mano del padre e li lasciò scendere
naturali, afferrando la mano fra le sue.
-Sono solo capelli… ricresceranno!-
Sorrise, poco convinta delle sue affermazioni.
Kamigawa sospirò, trattenendo la rabbia contro quel destino
crudele.
Non si riferiva solo ai capelli.
Si riferiva anche a quell’atteggiamento controllato, a quel
camminare moderato…
A quegli occhi tristi.
Fece fatica a riconoscere nella demone
davanti a sé la figlia vista e allegra di una volta.
Ma trattenne le parole.
No, non gliene avrebbe parlato subito.
Non avrebbe rovinato quel momento.
Avevano tante cose da dirsi.
-Parleremo più tardi, Padre. Adesso lasciate che vi
presenti il Principe dell’Ovest.-
Sakura si era allontanata dalla possente figura paterna, alzando
la voce.
Kamigawa si voltò incuriosito verso palazzo, incamminandosi seguito
dalla figlia.
Presto si ritrovò davanti a quel giovane demone.
Sakura s’inchinò devotamente.
-Nobile Principe, ho l’onore di presentarvi il Potente Kamigawa, mio Padre…-
I due demoni si squadrarono, freddi e indifferenti per un
po’.
Kamigawa superava Sesshomaru per tutta la testa e le sue vesti
scure e nuove si opponevano a quelle chiare e tradizionali del Principe.
Come la
Principessa aveva temuto, Kamigawa
non s’inginocchiò, né abbassò la testa di fronte a quello che domani sarebbe stato
il futuro Sovrano.
Inarcò invece un sopracciglio, con aria cattiva e
canzonatoria.
-Intendi dire che questo bamboccio sarebbe Sesshomaru, il
figlio di Inutaisho?-
-Padre!-
Kamigawa sorrise del rimprovero della figlia, non distogliendo però
lo sguardo dal Principe.
Sesshomaru gonfiò altero il petto, fissando con quegli
occhi inespressivi l’amico del Padre.
-Inutaisho era molto più alto…-
Insistenti, gli occhi verdi di Kamigawa
si sfidavano in silenzio con quelli ambrati di Sesshomaru.
Nessuno dei due sembrava voler cedere.
Sakura, preoccupata, alternava ansiosa gli occhi sulle due
figure.
-La prego di perdonare mio padre, Principe. Non conosce il
protocollo di corte e…-
-Né lo avrei mai conosciuto se questo smidollato avesse
rispettato i patti!-
Sesshomaru si avvicinò minaccioso al Sovrano.
I loro petti si toccavano.
Potevano sentire le contrazioni nervose dei muscoli e il
pulsare del sangue nelle tempie dell’altro.
-Né voi lo avreste mai conosciuto se non foste
così debole…-
Kamigawa assottigliò gli occhi, rabbioso.
Mostrò appena i canini affilati.
Con lentezza portò la mano sulla fodera della strana spada
a due lame che gli pendeva al fianco, subito imitato da Sesshomaru.
-Padre, vi prego!-
Sakura appoggiò veloce le sue mani su quella del padre,
evitandogli di togliere l’arma dalla fodera.
Kamigawa, finalmente, volse lo sguardo sulla figlia.
Gli occhi cupi di lei furono un monito sufficiente per
convincerlo a mollare la presa.
-Finalmente ci incontriamo, Kamigawa…-
La Regina si avvicinò a passo lento e controllato.
Sesshomaru si spostò di lato, lasciando che il demone
vedesse la Madre
e ponendosi al fianco della Promessa.
Il sorriso sul volto del Governatore dell’Est s’acuì.
-La Regina…
esattamente come ti immaginavo…-
La
Regina sorrise senza inchinarsi.
-Il mio defunto marito mi parlò molto di voi, Potente Kamigawa…-
-Anche Inutaisho mi parlava
spesso della bellissima Principessa che avrebbe dovuto sposare…-
La demone sorrise del complimenti, con falso pudore.
-… ma che non amava…-
La
Demone strinse nelle
mani il ventaglio, fino a farlo scricchiolare.
-Sarete stanco per il viaggio, immagino. Nelle Vostre
condizioni…-
Kamigawa La scostò con la spalla, avanzando.
-Sto molto meglio di quanto tutti voi crediate.
Ma credo proprio che approfitterò della vostra generosa ospitalità. Ci vediamo presto, Principe…-
Presa in giro.
Scherno.
Sarcasmo.
Sakura sospirò.
Era inutile.
Conosceva il carattere duro del padre, ma non credeva che
potesse rivelarsi tanto scortese anche in quell’occasione.
S’inchinò più volte davanti al Principe, cercando di
giustificarne il comportamento per il lungo viaggio, la malattia sfinente e il
nervosismo per il matrimonio dell’unica figlia…
Sesshomaru, impassibile, fissò la possente figura del
demone allontanarsi a fatica, aiutato da quell’umano.
Si strinse maggiormente al suo braccio.
Le era mancato.
Le era mancato moltissimo.
Stavano passeggiando assieme, nel silenzio dei giardini del
Palazzo, avvolti da fiori e sentieri.
Un paesaggio idilliaco.
La quiete prima della tempesta.
Domani, al suo fianco ci sarebbe stato lui.
Per sempre.
Si strinse maggiormente a quel braccio, cercando conforto.
Peccato che non la rassicurasse più come quando era
piccola…
-Tutto bene, Sakura?-
Kamigawa si fermò, preoccupato.
Improvvisamente Sakura aveva smesso di parlare e era
diventata silenziosa.
Strano.
AdHaru non restava zitta un attimo.
AdHaru era diversa.
Non aveva quei vestiti leziosi e inutili.
Non aveva quel trucco perfetto e insignificante.
Non aveva quell’espressione triste…
-Forse perché penso
Alla lontananza
Che poi ci
separerà,
ora che stiamo
assieme
già sento la tua
mancanza?-
Kamigawa aumentò l’abbraccio, rassicurandola.
-Anche se sarò
separato
Da te, in una
lontananza
Infinita al di là
delle nubi, come potrei lasciarti
Distante dal mio
cuore?-
Sakura sorrise e, distesi, ripresero a passeggiare.
Le era mancato quello scambio di battute.
Pochi a Palazzo parlavano così con lei, in quel modo magico
e segreto.
Però lui conosceva quelle poesie.
Sbuffò contrariata.
Basta!
Era la millesima volta che pensava a lui in quel giorno!
Troppe!
Non ce la faceva più!
Voleva godersi questi ultimi attimi di libertà.
Senza quell’estranea figura in mente.
-Come ti senti?-
Si erano fermati vicino a uno dei laghetti artificiali.
Le ninfee ondeggiavano lente mentre
le lacrime verdi del salice accarezzavano la superficie dell’acqua.
Si sedette, abbracciandosi le gambe.
Se la
Regina l’avesse vista così…
Ma vicino a lei c’era solo lui, Kamigawa,
semisdraiato sull’erba.
-Abbastanza bene… sono solo stanca. Quest’attesa è
snervante. Ormai i preparativi sono finiti, tutto è pronto per… per la
cerimonia… bisogna solo aspettare…-
Sospirò più volte, cercando di mantenere la lucidità.
Kamigawa l’attirò a sé, in un abbraccio paterno che sapeva di malinconia.
-Non temere. Presto sarà tutto finito.-
Sakura si staccò dubbiosa.
Conosceva suo padre.
Bene.
Troppo bene.
-Cosa vuoi dire?-
Il sorriso sul volto del vecchio demone si espanse,soddisfatto.
Accarezzò una spalla della figlia, cercando di tranquillizzarla.
-Non ti preoccupare. Stasera ci sarà l’attacco e dopo
potrai tornare a casa con me e…-
-Di che attacco stai parlando!?-
Scattò in piedi, fulminandolo con gli occhi.
Quelli occhi verdi come i suoi.
Seri come i suoi.
Kamigawa, sentito il tono sostenuto della figlia, la imitò
alzandosi e sovrastandola di molti centimetri.
La suo voce potente spaventò un piccolo grillo che si rintanò nel fogliame.
-La parte demoniaca dell’esercito è stata ammesse nelle
scuderie imperiali. Stasera, quando Sesshomaru si allenerà, da solo, lo
attaccheremo. Demoliremo il portone d’ingresso e così tutti
gli abitanti di Haru, capitanati da Toryu entreranno.
Ti prometto che lo ucciderò…-
Strinse a pugno l’unica mano, sotto lo sguardo incredulo
della figlia.
No…
Non poteva essere vero…
-Sei forse impazzito? E’ un’impresa folle! L’esercito
dell’Ovest è di gran lunga superiore al nostro! E
parte delle nostre truppe sono dovute rimanere adHaru, per evitare invasioni dai Demoni delle Isole! Sarà
solo un massacro! E il Principe è un demone molto potente, l’ho visto
combattere! Non puoi certo sconfiggerlo nelle tue condizioni!-
Punto nell’orgoglio, il Generale gonfiò il petto squadrando
con rabbia l’amata figlia.
-Sono in grado di battere quel bamboccio
quando voglio! Io ho insegnato a suo padre a combattere! E, se anche
questo dannatissimo corpo non me lo permettesse, allora sarà Toryu a ucciderlo!-
Si strinse la testa fra le mani.
No!
Non poteva essere vero!
Ecco perché suo padre, da sempre caratterizzato da un
temperamento focoso e irrazionale, era stato così accondiscendente in quelle
lettere!
Voce preoccupata e nervosa.
Tristezza negli occhi.
-Ma perché vuoi condannare il tuo popolo al massacro?! Ho accettato queste nozze proprio per evitare uno scontro
fra Haru e l’esercito dell’Ovest!-
-Non ha importanza! Haru sarà
fiera di sacrificarsi per la sua sopravvivenza contro un despota straniero! Non
gli darò mai mia figlia! Perché credi se no che sia venuto?-
-Per assistere al matrimonio della tua unica figlia!-
Kamigawa s’abbassò, sfiorando il volto della
demone.
-Non gli permetterò di portarmi via mia figlia!-
-Non ti lascerò portare Haru al
suicidio!-
Kamigawa sospirò sconfortato.
Sakura cercò di recuperare lucidità.
Entrambi si impegnarono ad affrontare il discorso senza
urlare.
-Non posso permetterti di sacrificarti per Haru… non voglio perdere anche te…-
Aveva gli occhi lucidi, il grande guerriero.
Sakura lo fissò abbattuta.
Sapeva a chi si stava riferendo.
-Cerca di ragionare. Con queste nozze Haru
sarà Regno annesso ai possedimenti dell’Ovest, non suddito! Se facessimo questa
insulsa guerra, con esito scontato, tu e tutti gli uomini sareste uccisi e io
con i bambini e le donne resi schiavi… Papà, non c’è altra scelta…-
Alzò gli occhi violetti al cielo, resi ancora più chiari
dalla preoccupazione.
-Se tua madre fosse qui… lei
sapeva come farmi ragionare… sapeva cos’era giusto…-
Sakura inghiottì le lacrime.
Almeno in quel soggiorno alla corte dell’Ovest aveva
imparato un po’ a controllarsi.
Strinse il braccio paterno, incrociando le dita con quelle
del padre.
-Non vorrebbe che Haru diventasse
schiava, lo sai. E’ morta per difenderla. Tu hai sacrificato tutta la tua vita
per la nostra terra… tutta la nostra famiglia si è sacrificata per Haru. Lascia che faccia qualcosa anch’io…-
Si voltò con un sorriso tirato, accarezzando la pelle
bianca del volto della figlia.
-Non sai a cosa vai incontro… una battaglia è per un paio
d’ore, un matrimonio per sempre…-
Afferrò nuovamente la mano, fissandolo.
Determinata.
Convinta.
-So cosa faccio-
Kamigawa sbuffò.
Per quanto fosse autoritario con i
suoi sottoposti, non riusciva mai a farsi rispettare da quella figlia testarda
e ostinata.
-Sai cosa… beh, insomma… sei ancora troppo piccola… io…. vedi Sakura, in un matrimonio… un matrimonio comporta…-
-La Regina
mi ha già spiegato tutto. Con dovizia di particolari devo aggiungere. Mi sento
pronta.-
Kamigawa voltò lo sguardo, impacciato.
Non aveva mai affrontato “quel” discorso con sua figlia.
La moglie lo avrebbe sicuramente fatto, se fosse stata in
vita.
Le avrebbe spiegato in cosa consiste, cosa comporta…
Con quell’amore e quella dolcezza che caratterizzavano il
volto della Regina di Haru.
Quell’affetto e grazia che non l’avrebbero mai abbandonata.
Non erano discorsi per lui, quelli!
Lui era un guerriero!
Non parlava di… di quelle cose con la sua bambina!
Sakura si voltò, arrossita.
Ma che razza di discorsi stava facendo Kamigawa?
Come se lei ancora non sapesse…
Certo, non era un argomento molto trattato, ma nel porto di
Haru gli argomenti trattati erano molti, anche se
fumosi e allusivi alla presenza di ragazze vergini e non promesse.
Per questo la
Regina le aveva spiegato, pochi giorni prima, ogni cosa.
Chiuse gli occhi, cercando di non risentire nella sua mente
quelle parole.
Di non riveder quelle immagini rielaborate dalla sua mente.
Le aveva spiegato motivi, cause, effetti, posizioni,… ogni cosa per la prima notte di nozze.
Quasi fosse un altro cerimoniale…
Certo, questo compito sarebbe toccato alla madre della Principesse, ma non essendoci più…
Rabbrividì, risentendo quelle parole fredde e tecniche.
Volgari e disgustose.
Cercò di non pensare a due corpi indistinti, avvinghiati
dentro una stanza che veniva preparata da giorni.
La camera dei regnanti.
Un brivido lungo la schiena.
Disgusto.
Repulsione.
Paura.
-Ti ha rispettata?-
Doveva essersi accorto del lieve tremore.
Sorrise, accarezzandogli la mano.
-Sì… non è sembrato molto interessato nei miei riguardi…-
Sorrise.
Non aveva mai visto in quello sguardo ambrato alcun segno di
desiderio o voglia.
Solo… lontananza.
Freddezza.
Indifferenza.
-Razza di stupido! E dire che lui è l’unico che ci guadagna
qualcosa da questo matrimonio…-
Sakura sorrise all’ennesima carezza sulla pelle.
Inutile.
Non la avrebbe mai considerata una donna.
Neanche una ragazza.
Lei era solo…
Sakura.
Sua figlia.
La sua bambina.
-Lo ami?-
Quella domanda la spiazzò completamente.
Non ebbe la forza di voltarsi verso quella voce triste e
bassa.
Rimase così, occhi e bocca spalancata.
In cerca di ossigeno.
E di una risposta.
La più ovvia e falsa, un “sì” dettato dalla disperazione,
le morì sulle labbra.
Si era ripromessa di parlargli.
Si era ripromessa di dialogare con lui.
Per trovare dei punti di contatto.
Per trovare qualche lato positivo.
Per farsi affascinare da qualche emozione nascosta
dell’algido demone.
E invece…
Poche parole, dettate dal protocollo.
Oppure… litigi.
Aveva avuto l’intenzione di conoscerlo meglio, per
affrontare quelle data con maggior serenità.
Perché quel marito non fosse un totale sconosciuto.
Ma non aveva avuto la forza.
Nel vederlo così, sempre freddo e altero, insofferente al
mondo che lo circondava, le mancava la forza.
Le parole le morivano sulle labbra.
Nessun pensiero le saliva alla
mente per poter iniziare una discussione.
Un discorso.
Rimase lì, muta, a fissare l’erba che ondeggiava al
frusciare del vento.
Quel lungo silenzio fu più esauriente di una risposta.
-Non lo ami…-
Sakura sentì un altro brivido sulla schiena.
No, non lo amava.
Non lo conosceva nemmeno.
Sapeva il suo nome, il suo titolo,…
ma poi?
Che altro?
Nulla del suo passato delle sue passioni, delle sue idee…
Ma, forse, era meglio così.
Quel poco che sapeva l’aveva già disgustata abbastanza.
-Non lo amo, ma mi onora. Riuscirò a cavarmela.-
Mi balocco tra
Impossibili se...
e
Vani perchè.
Non le era chiesto di amarlo.
La Regina glielo aveva detto.
Bastava che gli rimanesse fedele.
E che partorisse l’erede maschio.
Poi…
Non sarebbe stato più necessario alcun contatto fra i due,
tranne che nelle occasioni importanti.
La Regina era rimasta presto incinta, appena a cinque mesi dal
matrimonio.
Nonostante ci fosse stata una guerra in mezzo.
Dopo poco più che un anno, aveva assolto
ai suoi compiti e aveva dunque potuto accedere ai suoi appartamenti
personali.
Dove trascorrere la sua vita.
Slegata da quella del Sovrano.
Sarebbe stato questo, anche il suo futuro?
-… e dire che mi fidavo di voi!-
Sakura alzò gli occhi arrabbiati sulle figure dei tre
amici.
Ami coccolava pigramente la figlia mentre
Toryu fissava adirato la
Principessa.
Izumy, seduta sul tronco al fianco di Sakura, disegnava strane
figure geometriche per terra con un piede.
Sakura sbuffò, incassando la testa fra le spalle.
-Ci stiamo solo preoccupando per te!-
Toryu si avvicinò con aria sostenuta e sguardo stralunato.
Non capiva.
Non capiva perché il piano fosse saltato.
-Perché voleva fare una strage! Ecco perché!-
-Nessuno avrebbe rimpianto la morte di quel mostro…-
Izumy alzò il volto, fissando gli occhi scuri in quelli verdi
della Principessa.
-Guarda! Non ti lasciano neanche uscire da sola! Solo pochi
metri fuori da Palazzo e devi avere la scorta!-
Con un gesto eloquente della testa indicò alle amiche i tre
soldati e il piccolo demonietto verde che vegliavano
sulla Futura Regina.
Sakura si alzò in piedi, fronteggiando l’amico.
-Si preoccupano solo per me…-
-Beh, anche noi!-
Mani sui fianchi e sguardo severo.
Ami sorrise abbassando gli occhi sulla piccola che dormiva
beata fra le sue braccia.
Sembrava di essere tornati a tanti anni
prima, quando Sakura e Toryu litigavano e si fronteggiavano anche per la
cosa più futile…
Ma questa volta l’oggetto della contesa non erano bacche o
pezzetti di legno…
Sakura sbuffò voltando la testa.
Si sentiva terribilmente irritata.
-Credevo di potermi fidare di voi! Pensavo che avreste
vegliato su mio padre! Lo conoscete! E ormai siete esperti anche dei suoi colpi
di testa! Speravo che avreste cercato di dissuaderlo dal fare qualche pazzia,
ma invece siete suoi complici!-
-L’unica pazza qui sei tu!!! Vuoi sacrificare la
tua vita per qualcosa che sarebbe facilmente risolvibile in pochi minuti! E in
modo anche del tutto indolore!-
Le guardie si voltarono verso la loro direzione, sentendo
il tono di voce del ragazzo alzarsi.
Su segno di Jaken, un soldato
mosse qualche passo in avanti, per accertarsi delle condizioni della Futura
Regina.
Sakura fece loro un cenno con una mano, ammonendo poi con
lo sguardo l’amico.
Toryu, scocciato, fece finta di niente.
-Non sarebbe affatto indolore! Il Principe è un guerriero
formidabile! Mio padre non avrebbe alcuna speranza contro di lui in quelle
condizioni!-
-Beh, allora lo avrei affrontato io!-
Toryu gonfiò il petto, avvicinandosi troppo a Sakura.
Izumy se ne accorse e fermò l’impeto dell’amico prima che le
guardie intervenissero.
-Basta Toryu! Stai dando spettacolo!-
Il giovane si dimenò fra le braccia della curatrice.
-Non m’importa! Non mi piace questo posto, non mi piace il
comportamento di Sakura e, soprattutto, non mi piace quel tipo! Hai visto come
ci guardava quando siamo arrivati? I mercanti avevano
ragione a descriverlo come un demone di ghiaccio! E non permetterò a questa
stupida di rovinarsi la vita! Haru ha bisogno della
sua Principessa, non di una martire!-
Sakura rimase zitta, cercando di controllare l’irrefrenabile
desiderio di urlare.
-Haru avrà presto una Regina, ma soprattutto un Sovrano e un
esercito potente pronto a difenderla.-
-A quale prezzo?-
Izumy non alzava la voce, ma gli occhi urlavano tutta la sua
rabbia.
Sakura affrontò anche quello sguardo.
-Haru sarà Regione dell’Ovest. Godrà di particolari vantaggi e
avrà una certa autonomia. Mio padre governerà in vece del Sovrano e Haru dovrà pagare delle tasse sulle sue attività al Regno
dell’Ovest. L’arruolamento nelle schiere dell’Ovest sarà facoltativo per i
demoni dell’est, mentre sarò vietato per gli umani e i
mezzo-demone che potranno comunque difendere la loro terra. Mi sembra un
accordo molto vantaggioso, senza spargimenti di sangue o perdite.-
-Ma tu …-
La vocina di Ami non riuscì a concludere la frase.
La gola era chiusa da un terribile nodo.
Sakura s’inginocchiò, accarezzando le spalle dell’amica.
-Sì, ma lo sapevate anche quando mi avete accompagnata qui…-
Toryu, finalmente calmo, fissò il terreno ghiaioso.
-Sì, ma avevamo già in mente quel piano… tornati adHaru lo abbiamo esposto a Kamigawa e abbiamo stabilito tutto. Non pensavamo certo
che, proprio tu, avresti impedito la battaglia per la tua salvezza…-
Sakura si rialzò, accarezzando da lontano il braccio
muscoloso di Toryu.
-Mi dispiace, ma ho dato la mia parola…-
-Loro non hanno rispettato gli accordi!!
Hanno schierato le loro truppe contro Haru! Per
questo tu non devi sentirti obbligata a rispettare la parola data! Presto! Le
guardie sono distratte! Toryu potrebbe stenderle facilmente e tu nasconderti in
questi boschi! Non ti troveranno mai! Inventerò qualcosa per nascondere il tuo
odore e…-
Sakura scosse la testa, zittendo Izumy
che le aveva afferrato le spalle.
-Solo perchè loro non rispettano i patti, questo non è un
buon motivo perché non li debba rispettare anch’io…-
Gli occhi della demone si
riempirono di lacrime mentre abbracciava l’amica.
-Tu… tu non immagini neanche a cosa vai incontro! In un
matrimonio in queste terre, il marito ha potere totale sulla consorte! E...e
visto che finora tutto quello che i viandanti hanno raccontato su di lui era
vero, immagina cosa potrebbe…-
-Basta Izumy!-
Ami scattò in piedi, consegnando la piccola beatamente
addormentata all’amico.
-Se Sakura ritiene che questa sia la cosa giusta da fare,
non possiamo opporci. E’ libera di decidere…-
Gli occhini azzurri della mezzo-demone
evitarono accuratamente quelli dell’amica.
-Grazie Ami…-
-Il fatto che io difenda la tua scelta non significa che
l’approvi!-
Qualche lacrima iniziò a segnarle il volto, attraversando
le guance paffute e tuffandosi nella scollatura del kimono.
Sakura l’abbracciò, cercando di consolarla.
-Neanch’io sono felice di questa scelta, ma sono una Principessa e
devo farlo…-
-E’ la prima volta che ci sbatti in faccia questa differenza!-
Izumy strinse a pugno le mani.
Non avrebbe premesso quelle nozze!
Non avrebbe permesso alla sua amica di soffrire!
-Dicendo che sono una Principessa
non volevo dire che sono superiore a voi, ma che ho dei doveri verso di voi…-
-E anche noi ne abbiamo nei confronti di una nostra amica!
O mi sbaglio? Forse adesso non lo sei più, visto come ti sei adattata al
protocollo dell’Ovest!-
-Basta Izumy! Stai esagerando…-
Toryu cercò di calmare l’impeto della curatrice, ottenendo
solo l’effetto contrario.
-Cosa!? Io sto esagerando!? Sakura
è cambiata da quando è qui! Una volta avrebbe impedito
che accadesse questo, non avrebbe mai voluto separarsi da noi o da Haru! Forse però adesso si è abituata troppo alla vita
lussuosa dell’Ovest e si vergogna di noi.. ci vede
come dei barbari… per quel che riguarda me, l’attacco si fa lo stesso, a costo
di essere l’unica a combattere io…-
Il pianto nero,
silenzio di Tempesta
Torbido un suono
Uno schiaffò fermò lo sfogo della
demone-fiore.
Sakura, di fronte a lei, la fissava fredda.
Glaciale.
-Haru e tutti voi siete al primo posto nel mio cuore. E’ solo
per questo che sono qui. E speravo che mi avreste aiutata e supportata in un
giorno come questo. Invece, vi state dimostrando solo d’intralcio. Vi consiglio
di non mettere piede nel Castello, altrimenti avvertirò personalmente il
Principe delle vostre intenzioni. Non vi permetterò di distruggere tutto quello
che sto sacrificando per Haru.
Domani il sole
forse verserà una lacrima
prima che la grande notte arrivi
e laggiù
nel mare della tranquillità
inizia un viaggio
senza speranza.-
Izumy pianse lacrime amare, scusandosi per quelle parole mai
pensate.
-Però, Sakura, giuro che ti libererò! Tornerai adHaru! Sarai presto libera da
quel mostro! Te lo prometto!!!-
Macchia di nero
nel nulla sbraitare
un solo pensiero
-Izumy, non farmi promesse inutili. Assicurami invece che farai
attenzione alla salute di mio padre e gli starai
vicino come hai sempre fatto. L’ho trovato leggermente migliorato e questo è un
buon segno. Continua così.-
La demone singhiozzò un’affermazione, asciugandosi le lacrime nelle
maniche.
Doveva tutto a Sakura.
Era stata quella Principessa sconosciuta ad ammetterla a
corte, a curarla dalle ferite che covava nell’animo.
Senza chiederle niente.
Senza fare domande scomode.
Dandole un incarico di fiducia.
Assicurandole la sua amicizia.
Facendola sentire amata.
-Toryu, difendi Haru e la tua
famiglia. Veglia su mio padre Ha molto rispetto verso di te, ti considera un
bravo giovane.-
L’umano mosse la testa in modo affermativo, coccolando la
figlioletta.
-Ami, occupati della tua piccola. Falla crescere felice e
spensierata nella nostra terra. Libera e forte. Occupati anche di mio padre,
dandogli tutto l’amore che una figlia deve al genitore.-
La mezzo- demone, ancora accoccolata fra le sue braccia, cercò di
sorriderle rassicurandola.
Che stupidi erano stati!
Era Sakura quella che in quel momento aveva bisogno di
aiuto.
Era lei che doveva essere consolata.
Non loro.
-Per la cerimonia…?-
Sakura sorrise, nascondendo il velo di malinconia e paura
che quella parola faceva nascere nel suo cuore.
-Non potrete naturalmente mescolarvi agli altri invitati.
Solo i demoni completi e nobili potranno salire su quella collina, dove sarà
celebrato il matrimonio, come vuole la tradizione. Sarà una funzione non troppo
lunga, ma i festeggiamenti dureranno tutto il giorno, dentro a palazzo però.
Probabilmente potremmo vederci solo per poco. Ma
sapere che comunque ci sarete e mi starete vicini, almeno con il pensiero, mi
sarà di grande aiuto.-
Un ultimo abbraccio.
Le ultime lacrime sincere.
La figura danzava elegante nella luce serale.
Parata.
Affondo.
Ritiro.
Saluto.
Parata.
E di nuovo da capo.
Movimenti lenti e sinuosi.
Leggeri ma calibrati.
Precisi e vaporosi.
Sesshomaru muoveva la nuova Tenseiga,
abilmente riparata da Totosai, testandone la capacità
effettiva.
Quella spada…
Il regalo di quella persona…
L’unica persona che il giorno dopo non sarebbe stata
presente…
L’unica persona che avrebbe voluto presente…
-Che razza di imbecille! Come diavolo la impugni!? Quella spada non è un bastone!-
Sesshomaru terminò lento la sua danza.
Solo lui a Palazzo usava un tono del genere nei suoi
confronti.
Kamigawa.
Il suo futuro suocero.
Lo fulminò con uno sguardo inespressivo e raggelante.
Il vecchio demone zoppicò fino a lui, stanco per la lunga giornata ma altero nel volto.
Tersa
si tende
come ala di gabbiano
l'ombra degli occhi
Un leggero venticello serale scompose i capelli del
Principe e fece ondeggiare la manica vuota del braccio destro del demone in
modo sinistro.
Sesshomaru non badò a quella mancanza.
Lo sapeva, ma non gli importava.
Kamigawa era ormai vicino.
Gli occhi ambrati e verdi si scontrarono in una lotta si sfumature e allusioni.
-Non vali neanche la metà di Inutaisho…-
Sorrise maligno.
Aveva capito che quello era il suo punto debole.
Ben nascosto e difficile da attaccare.
Perché sotto quella corazza fredda e inespressiva, c’era un
cuore.
Davvero?
Sesshomaru si voltò, frustando il volto del demone con i
lunghi capelli argentati e ricominciando l’allenamento.
Il vento era freddo così, sudato e a petto nudo.
Avrebbe potuto ammalarsi.
Lo sapeva.
Ma voleva distrarsi.
Voleva rilassarsi prima della noiosa e lunga giornata che
lo aspettava.
-L’ho allenato io, so bene quanto era forte. E tu saresti il suo erede?-
Una risata maligna e stonata.
Quasi sforzata.
Sesshomaru strinse ulteriormente la presa al manico della
spada.
Rabbia.
Kamigawa se ne accorse.
Allora era vero.
Non era poi così estraneo ai sentimenti.
-Tuo fratello sarebbe un Sovrano migliore…-
Un attimo, e la lucente lama di Tenseiga
sfiorò il rude collo del demone.
Gli sorrise tranquillo, sgridato da due occhi severi.
-Che c’è? Non dovevo forse nominare Inuyasha?-
Una piccola pressione e un rivolo di sangue iniziò a
scendere lungo il corpo del demone.
Sesshomaru chiamò a raccolta tutte
le sue forze per non aumentare la potenza.
Si sforzò di parlare.
Non aveva più senso parlare di lui.
-Inuyasha è…-
-Lo so.-
Lapidario.
Serio.
Ma con quell’odioso sorriso di scherno.
Contrapposto a quella voce fredda e controllata.
Sesshomaru non abbassò la spada.
Ormai sapeva usare il colpo segreto di Tenseiga
alla perfezione.
Sapeva uccidere anche con quella spada, disegnando una
maestosa luna.
E aprendo un varco per gli inferi.
-Sakura non sa niente. Lasciala fuori da
questa assurda rivalità.-
Adesso era severo.
Un monito.
Un ordine.
Sesshomaru era soddisfatto.
Adesso conosceva anche lui il punto debole del suo
avversario.
Erano ad armi pari.
-Ormai non ha più senso…-
-Non si sa mai cosa ci riserva il destino…-
Sesshomaru abbassò la spada.
Non avrebbe mandato all’aria quel fruttuoso matrimonio per
le pazzie di un vecchio.
-Guarda Inutaisho…-
A quelle parole si voltò di nuovo.
Suo padre…
-Era un grandissimo demone, potente e forte, forse anche
più di me… Ma adesso non è qui…-
Abbassò gli occhi.
Il suo allievo.
Il suo attendente.
Il suo amico.
Parlava con voce solenne e rispetto.
Lo aveva sempre ammirato.
Tranne quando era partito da Haru.
Quando era tornato a casa per una stupida legge, per
sposare una sconosciuta.
“E’ il protocollo”… Voce flebile e
insicura di un giovane inesperto della vita e di cosa va incontro.
Ma si era riscattato.
Con quell’umana.
-Almeno lui non è diventato debole…-
Ghigno maligno.
Parole velenose.
-Mio padre è morto al culmine della sua forza… Non ha
sofferto per la vecchiaia, non ha subito l’ingiuria degli anni. Non è diventato
debole e inutile, come voi, obbligato a vendere la figlia a uno sconosciuto perché
incapace di difendere il suo Regno.-
Il sorriso sul volto del vecchio demone si spense, cercando
di mantenere la calma e lucidità.
Si conosceva bene.
Sapeva che, fosse stato per lui, quel ragazzino adesso
sarebbe appeso a un albero del giardino.
Morto.
Ma Sakura non lo avrebbe mai perdonato.
Strinse la mano a pugno, ingoiando quella scomoda verità.
-Forse hai ragione… è meglio che sia morto… non ti ha visto
crescere… non ha visto i mostro che sei diventato… non
ha dovuto vergognarsi di te…-
Un attimo…
E il rumore pauroso di una lama che taglia l’aria.
Kamigawa si abbassò giusto in tempo per evitare il colpo,
indirizzato alla sua testa, per poi indietreggiare da abile guerriero.
Fermato sempre da quella spada puntata alla gola.
A giudicare dal suo sguardo, lo aveva fatto arrabbiare.
Bene.
Benissimo.
Aveva proprio voglia di sfogarsi.
-Che c’è? Non mi credi forse?-
Sesshomaru non mosse la spada.
Nonostante la rabbia che sentiva crescere dentro di lui, non
fece tremare la lama di Tenseiga.
Controllo.
Autodisciplina.
Freddezza.
-Non credo che una persona come voi possa dire queste cose.
Se anche a voi fosse nato un erede maschio e non un inutile
femmina, non sosterreste certo queste inutili argomentazioni.-
Kamigawa strinse la mano attorno all’elsa della sua spada a due
lame.
Non lei.
Non poteva permettersi di parlare così di lei.
-Bada ragazzo! Se non fosse per mia figlia, adesso tu e
tutti i tuoi leccapiedi sareste morti!-
Sesshomaru alzò un sopracciglio.
Segno di incredulità e strafottenza.
-Avevamo deciso di attaccarvi e di liberare mia figlia.
Però Sakura rispetta i patti… non la meriti…-
L’ultima affermazione, pronunciata con rabbia e sconforto,
fece abbassare la presa del demone.
La sua piccola…
Per sempre in quella terra straniera..
Per sempre lontana da lui…
Per sempre nelle braccia di quello sconosciuto…
Sesshomaru abbassò Tenseiga.
Era ora dell’attacco.
-Non le ho chiesto io di fermarvi nell’intento di
ribellarvi, così come non le ho chiesto io di sposarmi. Ha risposto di sua
volontà a una lettera che aveva chiare intenzioni di trovare una sposa al
Principe. Non sono responsabile in alcuno modo.-
Kamigawa lo incenerì con lo sguardo.
Bugie!
Menzogne!
Falsità!
E quel damerino lo sapeva… lo sapeva bene!!!!
Quale scelta aveva lasciato al popolo di Haru!?
Possibile che Sesshomaru fosse davvero così diverso dal
padre?
-Anche per te, in fondo, si tratta di un matrimonio
combinato. Perché hai accettato se hai una così scarsa considerazione di mia
figlia?-
Un solco sul volto del Principe si allargò sicuro.
Scherno.
Un sorriso di beffa.
-Questo matrimonio porta molti vantaggi al Regno
dell’Ovest. Il mio popolo si arricchirà, sfrutterà il vostro porto e le vostre
risorse oltre che ricevere un ingente pagamento in tasse. Vostra figlia,
inoltre, è una demone pura e il suo unico compito,
facile da assolvere, sarà quello di generare dei degni eredi, dei Principi
dell’Ovest. Certo, questa cerimonia presenta anche
alcuni svantaggi… Sarà una terribile perdita di tempo per me… e anche una
donna, femmina inutile, non rappresenta un investimento proficuo per il mio
tempo…
Però…
Devo ammettere che possedere una moglie è meglio che
possedere un cane…
Ci sono cose che non si possono fare con un animale
domestico…-
Un rumore metallico.
Scintille di rabbia.
Solo
rabbia
superato l’attimo
tremendo,
superata la paura,
faccio di rabbia uno
scudo,
di ira una lancia,
faccio me stesso
guerriero,
combatto fantasmi,
fatti di paure e
rabbia....
La spada di Kamigawa si stava
scontrando in un misto di odio e rabbia con quella di Sesshomaru.
Gli occhi impregnati di odio del Demone si scontravano con
quelli derisori del Principe.
Dannazione!
Kamigawa lo sapeva!
Non era mai stato bravo a parole!
AdHaru era sempre Sakura ad aiutarlo nelle questioni
spinose di politica!
Lui era un uomo di fatti, di azioni!
E adesso, il desiderio di dare una lezione a quel vanesio e
tronfio ragazzino era incontenibile.
E Sesshomaru questo lo aveva capito.
Non lo avrebbe mai piegato puntandogli la spada alla gola.
Non lo avrebbe mai ferito anche trafiggendolo con la lama.
Non si sarebbe mai piegato e mai si sarebbe sentito
umiliato.
Perché aveva in sé la saggezza e l’orgoglio degli
stranieri.
Dei nobili dell’Est.
Dei Sovrani.
Caratteristiche che aveva già appresso dalla ragazza.
La demone che aveva capito essere l’unico suo punto debole.
L’unica pecca in quel guerriero.
Attaccabile solo con una leggera allusione.
Poi, la fantasia faceva il resto.
Perché una frase lasciata in sospeso può ferire più di un
colpo ben assestato.
Kamigawa sferzò un altro colpo, abilmente evitato dal Principe
dell’Ovest.
Basta parole.
Era il tempo dei fatti.
Scintille e rumori metallici.
Nessuna paura.
La determinazione.
La sicurezza.
Lui era nel torto.
L’altro stava sbagliando.
Lui era forte.
L’altro era debole.
Entrambi pensavano questo l’uno dell’altro.
Per due modi di vedere e intendere il mondo, tropo diversi.
-Cosa state facendo!?-
Un tono alto e preoccupato.
E una figura viola che entrava senza timore in mezzo al
campo, dividendo le figure dei due combattenti.
Kamigawa si inginocchiò al suolo, esausto.
Era dannatamente forte quel moccioso!
Non era riuscito disarmarlo!
E anzi…
Si sfiorò il petto, pulendosi del sangue che sgorgava
lento…
Solo una ferita superficiale…
Prova sicura della sua superiorità.
Lo aveva toccato.
Anche se lo scontro non era finito, Sesshomaru era il
vincitore.
Le domande insistenti di Sakura non lo toccavano.
Teneva lo sguardo fisso in quegli occhi inespressivi.
Aveva perso.
Non era più un abile soldato.
Non era più il sovrano del suo Regno.
Non era più l’unico “proprietario” di Sakura.
Presto avrebbe perso anche l’ultima cosa che gli importasse
veramente.
-…e poi, nelle Vostre condizioni, Padre, non dovreste
proprio sfidare così il Principe! Izumi non è la Vostra balia! Possibile che
non potete essere lasciato solo un momento che vi cacciate in qualche
pasticcio!-
Sorrise.
Quanto gli sarebbero mancati quei rimproveri?
-Non ti viene neanche il dubbio che abbia incominciato lui,
eh?-
Quel volto arrossato per la rabbia e la preoccupazione…
Quanto la aveva fatta penare!!!
-No! Ti… Vi conosco abbastanza bene per sapere chi ha
iniziato…-
Sospirò…
Se aveva la forza di ribatter voleva dire che non era tanto
grave…
Certo che si sarebbe potuto trattenere anche lui!
Sapeva in che condizioni era Kamigawa!
Ma lui è il principe…
Sospiro.
Calma.
Si voltò, cercando di formulare delle scuse che sembrassero
abbastanza accorate.
Kamigawa non poteva mandare all’aria le sue nozze alla vigilia!
Abbassò gli occhi, arrossendo violentemente.
Sesshomaru inarcò appena un sopracciglio.
Si aspettava delle scuse, non certo un atteggiamento
simile…
Tutto gli fu più chiaro quandoJaken gli porse la parte alta del kimono.
Certo, Sakura aveva già visto altri “uomini” a torso nudo,
Toryu ad esempio, ma … ma non lui!
Non quello che il giorno dopo sarebbe stato suo marito!
Sesshomaru s’infilò la veste, andandosene con alterigia.
Fece appena un cenno a un servo, lì vicino, affinché
aiutasse il vecchio Demone.
L’eunuco mosse appena qualche passo, per poi essere
bloccato da una voce stanca.
-Lascia perdere quel castrato, ragazzo! Posso alzarmi anche
da solo!-
Facendo perno sulla spada e aiutato dalla figlia, si alzò.
Sconfitto.
Sesshomaru, impassibile, scomparve al calare del sole.
Chiedo umilmente perdono per il ritardo!!!!
La storia procede moooolto a
rilento a causa di un sacco di miei impegni, ma comunque, non temete!
Procede!
Non possiamo lasciare la nostra coppietta così, a pochi
passi dalle nozze, no?
A proposito!
Spolverate il vestito da sera,
quello lungo e elegante perché siete tutte invitate alle nozze di un principe!
Ebbene sì, nel prossimo capitolo… fiori d’arancio… forse…
sessho94: Far rimanere di stucco Sesshy non è cosa da poco… anzi! Però Sakura ci riuscirà, o
potrebbe, o forse no… (ho le idee molto chiare…^^’ scherzo!!!!
So benissssssimo cosa far accadere
ma… preferisco sorprendervi!!!!) Grazie mille dei commento!!!! Bacione!!!
Ladyhellsing: Evviva! Davvero ti pace il rapporto Sakura-Rin? Ci ho
messo un po’ a costruirlo ma ero stufa di vedere Rin angeliche e buone da tutte le parti… allora ho deciso
di provare a creare una Rin diversa, “umana”, nel
senso che soffre di gelosia come tutti noi! E a quanto pare l’esperimento è
riuscito! Sono davvero contenta! Grazie del commento!!
Bacio!
Rosencrantz: Tranquilla! Sesshomamma non è solo come nel capitolo precedente! E’ un
personaggio al quale all’inizio volevo dare solo importanza secondaria, infatti doveva essere solo una fugace comparsa… dopo però mi
ha affascinata e ho deciso di darle un ruolo più decisivo… certo è un
personaggio “cattivo” nella storia, ma in fondo, tutti noi lo siamo stati
almeno una volta per qualcuno, no? Se si comporta così è perché ha dei
determinati motivi, chiariti più avanti ma già
facilmente immaginabili… Verrà approfondita psicologicamente anche nei prossimi
capitoli e non sarà solo una “suocera” per Sakura… anche perché i veri guai
devono ancora venire… Grazie mille per il commento!!! Bacione!!!
Celina: Che bello! Sei gelosa di tuo fratello! Mi sembra una
cosa NORMALISSIMA e non vedo perché anche Rin non
debba “soffrire” di una malattia del genere! Mi sembra una cosa bellissima perché
indica l’essere veramente affezionati a una persona (senza esagerare, ovvio!) Mando
anch’io un grossissimo bacio a Avalon! Le voglio
tanto bene!!! ^^ Ma… povera Sesshomamma!
Non è poi così cattiva!!! Lei fa solo quello che crede
sia giusto fare! Certo, in effetti è abbastanza freddina… ma non preoccuparti! Tutto verrà
chiarito più avanti! Ci sentiamo presto!!!Bacione!!! (cmq io con Jaken ti ci vedrei bene… sareste una bella coppia! E non
dire che non lo sopporti! “chi disprezza compra…”!!! Bacio!!!!)!
Valery_Ivanov: Ho scoperto perché scrivo sbagliato il tuo nick!!!! Word me lo modifica in
automatico! CATTIVO! Ecco, l’ho aggiunto al vocabolario, non dovrebbero esserci
più problemi! Scusa ancora!!! Credo di non averti
stupita molto con questo capitolo… diciamo che voleva farvi respirare l’atmosfera
in cui si celebrano le nozze… e spero di esserci riuscita! Comunque, anche se
ho il sospetto che tu riesca a entrare di nascosto nel mio computer e a leggere
i capitoli, credo di riuscire a stupirti nel prossimo capitolo! Almeno spero…
se no non c’è gusto!!! ç__ç Ce la farò!^^
Grazie mille del commento! Bacio!!!!
Sesshydil: Davvero ti piace Sakura?
Io ogni tanto non la sopporto… troppo melanzana per i miei gusti (sarà per
colpa dei capilli??^__^) Ma…
scusa!!! Non guardarmi così!!! La faccio sposare con un bono
(alla romana… credo…) come Sesshy e ancora si
lamenta!?!!? Sarebbe come dire che io rifiuto le nozze con Seto!!!! Irreale!!!Okokok…
la smetto di scherzare… ihih^^ Però la fatidica data si avvicina… che
succederà? Pronta a sorprenderti (spero!!!) Grazie della recensione!Bacione!!!!
Kaimy_11: Ne sei sicura? Ne sei davvero-davvero-davvero sicura? Davvero faccio
innamorare Sesshy e Sakura? Ma… nel prossimo capitolo
si sposano! Come faccio? ^^ sorpresa!!! E poi,… ma sesshy non piace a te?! Dovresti chiedermi di interrompere
le nozze e di farlo sposare con te!!! O, furbetta, lo
vuoi solo come amante? Eh… ti ho capita io!!!! Decadenza
morale! Decadenza dei costumi! Questi giovani d’oggi … ai miei tempi…(Lete, intanto che straparla, nasconde le foto di Sesshy in pose… ehm… “imbarazzanti” sotto il materasso…)
vergogna!^///^ Cmq spero proprio che apprezzerai il
prossimo capitolo! Ci sarà da divertirsi!!!Bacione!!!!
AVVISO:
Volevo segnalarvi una storia che mi sta
particolarmente a cuore:
No, non la
storia, ma i miei impegni scolastici…e questa volta… PER SEMPRE!!!
Nononono|
Calma!
Mi avete
fraintesa di nuovo!!!
Non è vero che
il nuovo governo ha abolito l’istituzione scolastica, ma io mi sono diplomata
(fa più chick rispetto a dire “sono maturo, non
trovate?)
E finalmente Sakura
e Sesshy possono sposarsi… forse…
Beh, ho fatto
questa introduzione iniziale per dirvi che adesso, finita la scuola, potrò
dedicarmi di più alle storie!!!
Evviva!
La maturità
comunque è una cosa che non auguro a nessuno (no dai,
seriamente… a qualcuno la augurerei…. Ihihih!!!)
Dunque, DEDICO
IL CAPITOLO A AVALON9 CHE MI HA SOPPORTATA DURANTE QUESTO PERIODO DI PAZZIA
TOTALE…GRAZIE!!!!!!
E a proposito di
maturità… voi ne avete dimostrata molto poca!!!!
Cielo che banda
di arrapate!!! (ragazze, mi state sempre più
simpatiche! ;-))
Mi avete
sinceramente fatto paura!!!
Ma… praticamente
TUTTE volete queste nozze e la prima notte… ma poverini!!!
Un po’ di
privacy!
Comunque, ecco
che inizia la cerimonia!
Io sono quella
lì giù in fondo con i jeans blu a zampa e la maglietta
rossa (quanto AMO quella maglietta!)… ecco, esatto, quella che si sta
strafogando di tartine… ma … non riesco a resistere… sono TROPPO BUONE!!!! Sbrigatevi
o finiscono!!!
Svelte svelte prendete posto!!!
E adesso
silenzio!!!
E’ comunque una
celebrazione, anche se obbligatoria e combinata, sacra…
Buona lettura!!!
La stoffa struscia
leggera sulla pelle.
L’odore di oli
profumati inebria la stanza.
Un’atmosfera
allegra.
Gioiosa.
Festosa.
E’ il giorno
della cerimonia.
Un giorno di
fasta per tutto il regno dell’Ovest…
Un vortice di
figure variopinte e sorridenti, nei loro pregiati abiti lunghi e ricamati, si
aggirano intorno alla Principessa.
Chiacchierano,
ridono e scherzano.
Poche battute
dettate dall’imbarazzo.
Dalla felicità.
Dalla
contentezza.
Un applauso e un
battito di mani.
Risa delle più
giovani, impazienti di arrivare a quel giorno.
Lacrime delle
più mature, memori delle emozioni di quel giorno.
Uno.
Un numero
importante.
Il primo.
Un numero dal
significato profondo.
L’inizio.
Della vita.
Nel mondo di Haru,
dove era Principessa.
Nel Regno dell’Ovest, dove sarà presto
Regina.
Con una mossa
agile ma esageratamente frenetica, una delle Dame afferra un’importante
contenitore di profumi, facendo cadere un po’ di polverina per terra.
Ha un odore
acre.
Profondo.
Intenso.
Pian piano le
voci si assopiscono, mentre la stoffa bianca ritorna prepotente sul suo corpo.
Due.
Altre risa.
Cori di smorfie.
Un numero
infimo… a metà fra l’inizio e la fine.
Indica la
condizione di mezzo….
Prima figlia…
Poi sposa…
Poi madre…
I tre stati che
una donna deve superare.
I tre doveri ai
quali una donna deve adempiere.
Altro profumo.
Sta diventando
nauseante.
Ma è l’unica
cosa che riesca a farla stare in piedi.
Le gambe sono
tremanti e imbarazzate.
Il volto,
arrossato, è nascosto sotto un sottile strato di cipria.
Perché la sposa
deve essere perfetta il giorno del matrimonio.
Perché il
rossore delle guance non deve deturparne la bellezza.
Sospira,
inalando involontariamente un po’ di quelle polveri profumate dal sapore antico
e orientale.
Qualche colpo di
tosse.
Più nervosa che altro.
Nascosta dalle
voci di chi le sta attorno.
Meccanicamente
alza le braccia.
Sente la sottile
seta del kimono frusciare lenta sulla pelle.
Chiude gli
occhi.
E’ una
sensazione magnifica.
Che la riporta
indietro nel tempo.
A quel sapore
della madre, quando, ancora piccola, le faceva indossare i kimoni da cerimonia.
All’intimità
della sua piccola stanza nella reggia.
Al cielo azzurro
e al mare terso che vedeva alzando gli occhi, fuori dallesohjo.
All’improvviso…
Silenzio.
Nessuno ha il
coraggio di dirlo.
Nessuno ha il coraggio
di pronunciare quel numero.
Magico e mistico
per il regno dell’Ovest.
Nessuna delle
Dame ha il coraggio di parlare.
Né di ridere.
Né di piangere.
Stanno
assistendo a una cerimonia storica.
Quel matrimonio
segna la rottura di una grande tradizione dell’Ovest.
Quel matrimonio
è un passo importante per due regni molto influenti nella politica attuale.
Tre.
La fine.
La completezza
raggiunta.
Chissà perché
quella strana usanza di far indossare alla sposa il vestito tre volte…
Cerimonia che
aveva di sicuro le radici in qualche antica leggenda di quel paese…
Mito che aveva
recitato e ripetuto in modo cantilenante alla Regina, fino a pochi giorni
prima…
Ma che proprio
adesso non riusciva a ricordare…
O non voleva
ricordare.
Fra la
commozione generale, le dame riprendono il loro lavoro.
E’ impegnativo
indossare un vestito di quel tipo.
Stoffe e stoffe
di preziosissima seta…
Candore della
neve invernale prima che tocchi il suolo…
Prima che venga infettata dalla terra…
Quando è ancora
vera.
Autentica.
Pura.
Apre piano gli
occhi, osservando le gambe ricoperte da quel soffice lenzuolo candido.
Alza piano le
mani.
Quello è il
primo giorno che lo indossa.
E lo ha già
fatto per tre volte…
E non lo farà
più.
Muove piano la
mano dentro la manica elegante…
Si muove libera…
Senza
impedimento…
La stoffa è
fresca e sensuale…
A Haru avevano fatto un ottimo lavoro…
Non aveva mai
visto una stoffa così…
E il vestito le
era perfetto, sebbene non lo avesse mai provato.
Erano stati
bravi i sarti dell’Ovest.
Era un modello
semplice e tradizionale.
Aderente e
largo.
Sensuale e
casto.
Perfetto per una
cerimonia di quel tipo.
-Principessa…
guardatevi! Siete fantastica!-
Una voce
commossa e felice le obbliga ad alzare lo sguardo sullo specchio davanti a lei.
D’abito bianco
la donna è vestita.
Fiori d’arancio
Sobbalza.
Un’eterea figura
bianca.
Un corpo
perfetto.
Un abito
perfetto.
Un’acconciatura
perfetta.
Un volto
perfetto.
E’ perfetta.
E falsa.
Perché un vero
matrimonio non si misura dal livello di perfezione della sposa.
Ma dalla perfezione
dei suoi sentimenti.
Chi è quella
figura menzognera di fronte a lei?
Chi è quella
sagoma in perfetto equilibrio su un piccolo sgabello?
Chi è quella demone circondata da sciocche donne festose?
Chi è quella
sposa dagli occhi sorpresi e spaventati?
Non è lei…
Non è Sakura…
Quella è…
La Sposa del Principe.
La futura Regina
dell’Ovest.
Chiude
improvvisamente gli occhi.
Non vuole
vedere!
Vuole cancellare
quell’immagine fittizia davanti a lei!
Un cerchio alla
testa…
Terribile…
Lancinante…
Con delicatezza
si porta una mano alla tempia pulsante…
Cielo!
Che dolore…
-Principessa!
Così vi rovinate il trucco!-
Un rimprovero…
Riapre piano gli
occhi, sorridendole spaesata.
-Avete ragione…
perdonatemi…-
La vecchia dama
sorride comprensiva.
Le porge una
mano, aiutandola a scendere dal piccolo podio.
Si avvicina al
suo orecchio, in un gesto timido e impacciato.
Intimo.
-Non temete! Vi
capisco… l’emozione è forte! Però, cercate di resistere!-
Sorride…
La Vecchia ha ragione…
Non è il momento
per cedere.
Non ora che la
salvezza di Haru è così vicina…
Certo, se il giorno prima fosse stata rassicurata da loro…
Adesso sarebbe
diverso…
Ma Kamigawa e gli amici non pensavano a lei…
O meglio, non
pensavano alle sue nozze…
Pensavano a come
evitarle…
E lei a come
impedire un massacro…
Forse però è
stato un bene…
Chissà in che
stato sarebbe se anche il giorno prima fosse rimasta a
meditare su quelle nozze…
No, la tensione
non avrebbe rovinato tutti quei sacrifici…
Bastava un gesto
sbagliato, un’occhiata troppo prolungata… e quelle nozze sarebbero saltate.
Il cerimoniale
era lungo.
E complicato.
E non permetteva
errori.
Il cerchio alla
testa si attenuava lentamente.
Calma.
Aveva bisogno di
calma.
E lucidità.
L’ultimo
sacrificio…
L’ultima fatica…
E poi…
Sarebbe tutto
finito…
Tutto…
Anche la
speranza…
-Potrei avere un
po’ di tisana?-
Sorride
imbarazzata, indicando il bicchiere su un tavolino.
La tisana di sua
madre.
Un calmante
efficace e duraturo.
Con cui aveva
passato assieme l’ultima notte insonne…
L’ultima notte
di solitudine…
-No Principessa!
Lo sapete che non potete bere prima della cerimonia!-
Vorrebbe
mordersi un labbro e darsi della stupida…
Certo che lo sa
che non può bere…
Ma sente il
bisogno di qualcosa che la calmi, che la tranquillizzi…
Vorrebbe che
fosse già tutto finito…
Vorrebbe che la
cerimonia e i festeggiamenti fossero terminati…
O forse no…
Forse era meglio
che quella prima notte non giungesse…
Si umetta le
labbra, facendo attenzione al rossetto.
Su invito di
alcune giovani, si siede.
Il tempo
stringe.
Ormai è giunto i momento di uscire.
Ma i preparativi
non sono ancora finiti.
Osserva il
bianco tsunokakushi e la
sua forma insolita.
Sospetta
all’inizio.
Ridicola dopo
averne sentita la spiegazione.
Quello strano
cappello indossato dalle spose.
Una inusuale “coperta per nascondere le corna”.
Nell’Ovest
"le corna" simbolizzano la rabbia, e portare questo cappello
significa che la sposa sarà sempre docile e non si arrabbierà mai.
Bella e
misteriosa.
Docile e
sottomessa.
A qualsiasi
richiesta.
Di qualsiasi
tipo.
Di qualsiasi
natura.
Si sposta
nervosamente quel ciuffetto viola ribelle.
Era troppo corto
per entrare nell’acconciatura tipica…
Nonostante le
creme della dame, riesce sempre a sfuggire e a caderle
sul viso…
E’ dannatamente
fastidioso…
-Altezza… è
tardi…Dobbiamo uscire!-
Sakura si
risveglia dal suo torpore, ma solo per un attimo…
Le Dame sono
quasi tutte uscite…
Solo la sua
scorta femminile la sta aspettando.
Facendo
attenzione si alza, suscitando l’ammirazione generale.
E’ bellissima.
Come ogni sposa.
Ma lei non è una
sposa qualunque.
Lei sarà presto la Regina.
Lei non deve
essere bella.
Lei deve essere
unica.
Perfetta.
Si avvia con
passo elegante e leggero alla porta.
Un soffio di
vento la invita a voltarsi.
La sua stanza…
La camera che
l’ha avuta come ospite per un anno…
Ora, è
praticamente vuota.
I vestiti da
fidanzata sono stati bruciati e tutti gli effetti personali portati nell’”altra
stanza”.
Quella dei
regnanti.
Dove andrà
quella sera.
Dove starà fino
al concepimento dell’erede maschio.
Poi potrà vivere
tranquilla in una stanza per lei, la camera della Regina.
Sempre se il
Sovrano lo concederà.
No!
Non doveva
pensare anche a quello!
Non voleva
pensare anche a quello!
Scosse la testa,
cancellando l’immagine di tutti i momenti vissuti lì dentro.
Pochi felici,… e sicuramente poco sereni…
Ma cosa darebbe
per tornare a quei momenti…
A quel giorno in
cui Rin ,spaventata per un
incubo era entrata di soppiatto nella sua camera…
Per
tranquillizzarla avevano acceso una flebile candela e Sakura le aveva insegnato
un gioco appreso da marinai stranieri…
Proiettare sulla
parete l’ombra delle mani, creando misteriose figure di animali…
Per fortuna la Regina non le aveva
scoperte…
Non era stata
felice fra quelle quattro mura…
Ma lo era stata
più che in quel momento…
E,
probabilmente, più dei giorni a venire.
Inghiottì
l’ultimo ricordo di una Rin sorridente che le
chiedeva come aveva fatto a fare apparire quel coniglietto e uscì silenziosa
dalla stanza.
Era una giornata
calda.
Una magnifica
giornata primaverile.
Il cielo era
terso.
Il prato verde e
l’erba fresca.
Solo Kamigawa era scuro in volto.
Circondato da
indaffarati servitori che sistemavano tutto il necessario per la festa dopo il
rito.
Sbuffò
contrariato.
Aveva voglia di
gettare tutto all’aria, prendere sua figlia e scappare lontano…
Che padre era?
Come poteva
permettere che sua figlia finisse in sposa a un demone simile?
A un mostro
simile?
Ma…
Che Sovrano
sarebbe stato se avesse permesso la distruzione della sua patria?
Cosa era giusto
fare?!?
Se ci fosse stata
lei, la sua sposa, lei sì che gli avrebbe consigliato bene…
-Papà…-
Si voltò di
scatto, restando affascinato.
Bellissima.
Sakura,
imbarazzata in mezzo a quella cascata di bianco, era davanti a lui.
La sua bambina.
La sua piccola…
Sposa…
Sposa a quel
damerino viziato…
A quel bastardo
spergiuro…
Sorrise a
fatica, avvicinandosi alla figlia.
Era nervosa.
Molto nervosa.
Glielo vedeva
chiaramente.
Anche sotto
tutto quel trucco, riconosceva comunque quella diversità di luce.
Quegli occhi
spenti e ansiosi.
-Sei
bellissima…-
Un sorriso e una
risatina.
Nevrotica.
Kamigawa le avvicina una mano alla spalla, incapace però di
toccarla.
Così pura in
quel candore…
Ritira la mano,
grattandosi la testa con fare imbarazzato.
Non sono
situazioni da lui quelle!
Lui è fatto per
i campi di battaglia!
Per le
contrattazioni estenuanti con mercanti dalla lingua incomprensibile!
Lui non è fatto
per quelle situazioni…!
Lui…
-Nel cuore dell’estate
Perduta sarà la freschezza
Del tuo canto, o usignolo.
Vorrei sentire ancora una voce
Ancora giovane e acerba-
Sakura sorride
di nuovo.
E Kamigawa riprende la sua solita postura.
Ma perché è
cresciuta?
Perché non é rimasta quel piccolo diavoletto viola che lo faceva
impazzire?
Perché è dovuta
diventare adulta?
Perché ha dovuto
essere intelligente e bellissima?
Perché non potrà
più restare con lui?
Già sarebbe
stato difficile lasciarla andare con un uomo di cui si fosse innamorata…
Con uno
straniero assassino poi…
Sakura voltò
piano la testa, incantata a guardare le decorazioni del palazzo.
Gigli bianchi.
Il suo fiore
preferito.
La purezza
immacolata.
Ciò che doveva
essere lei in quel momento.
Pura e casta.
Prima delle
nozze.
Abbassò il
volto, incassando la testa fra le spalle.
Voleva
sprofondare…
-Un errore nell’agricoltura può portare
A una temporanea povertà, ma sposare
La persona sbagliata comporta
Una povertà eterna.
Basta una tua
parola…-
…e ti porto fuori da quest’inferno.
Basterebbe un
sì, e Kamigawa la porterebbe in salvo.
Ma sarebbe
sufficiente anche una sola occhiata.
Con quel visino
spaurito e bianco.
Sakura scuote la
testa.
Non sarebbe
cambiato mai…
Alza il volto,
sorridendogli.
Gli occhi verdi
erano tristi, ma non avrebbe cambiato idea.
Lo si capiva bene.
Cocciuta fino
alla fine.
Ma senza fiato
per parlare.
Il Vecchio Sovrano
sopirò sconsolato.
Ci aveva
provato…
L’unica cosa che
gli restava da fare, era starle vicino in quel momento
difficile.
Una prova dura
che però, sapeva bene , avrebbe dovuto affrontare da
sola.
Perché lui ci
sarebbe stato fino al prato sulla collina…
Spettava a lui,
al Padre, accompagnare la figlia dal Palazzo al luogo della cerimonia.
Ma una volta lì…
sarebbe stata sua.
Per sempre.
Era come caduta
in uno stato di strano torpore.
Un dolce
dormi-veglia che le faceva vedere delle immagini poco definite e dai contorni
sfuocati.
Fin da quando Kamigawa l’aveva preso sottobraccio e l’aveva portata fuori da Palazzo, seguiti da un silenzioso e rispettoso
corteo.
Adesso…
Dopo chissà
quanto tempo, minuti, secondi, ore… adesso era lì, sulla collina….
Circondata da
demoni sconosciuti, agghindati nei loro abiti eleganti…
I più
progressisti le sorridevano, fieri di quella piccola rivoluzione nella Famiglia
Reale…
I più
conservatori le lanciavano invece occhiate di fuoco, parlottando fra loro.
I giovani
vedendola ridacchiavano con pensieri osceni, mentre le ragazze sospiravano
invidiose.
Rin e alcuni piccoli demoni la osservavano incuriositi.
Dall’altra
parte, i nobili di Haru, muti e alteri, erano
silenziosi.
A lutto.
Perché quella
cerimonia per loro non era un matrimonio.
Ma rappresentava
la perdita di una Principessa.
Ami e Toryu
erano in fondo alle file di demoni, con la piccola.
Izumy era invece in prima fila, al fianco dei nobili
dell’Ovest più potenti.
Le aveva chiesto
Sakura di andare lì.
Sperava che Kamigawa non facesse qualche sciocchezza…
E agli amici,
quel saluto mancato costava tanto…
Non avevano
potuto salutarla…
E neanche
incrociare i loro sguardi…
Da quando era
uscita da Palazzo Sakura non aveva trovato la forza per alzare il volto.
Fissava in
trance la terra, l’erba e i fiori.
Piccoli petali.
Caduti.
Si bloccò di
colpo, sentendo il padre fermarsi, ma non lasciando la presa attorno alla sua
mano.
Doveva essere
arrivato il momento.
Con uno sforzo
immane, la demone alzò il volto.
Il Principe…
Sesshomaru era
muto, di fronte a loro.
Bello e altero.
Con un elegante
kimono nero e blu scuro…
Da Sovrano…
Con l’armatura
da cerimonia e due spade al fianco…
Da guerriero…
Con lo sguardo
fiero e altero.
Da vincitore…
Bellissimo e sovrannaturale nella sua staticità e perfezione.
Kamigawa ringhiò fra i denti, aumentando la stretta della
mano su quella della figlia.
No!
Non gliela
avrebbe data!
Sesshomaru,
inespressivo, allungò la mano.
In attesa.
Doveva essere
lui a consegnargliela.
Voleva che fosse
lui a consegnargliela.
Un gioco pericolosi di sguardi.
Un duello di
occhiate.
Kamigawa e Sesshomaru rimasero così, muti, di fronte agli
Anziani dell’Ovest.
Iniziarono i
mormorii dai gruppi di demoni, mentre la Regina stringeva il ventaglio, sperando che quel
vecchio testardo non mandasse all’aria tutto in quel
momento.
Un leggero
fruscio.
E un piccolo
movimento.
Sakura spinse la
mano del padre in alto, facendo perno con la sua.
Fissando il
Principe di fronte a lei.
Con gli occhi
tremanti e impauriti.
Ma con la forza
della disperazione.
Kamigawa abbassò lo sguardo.
Definitivamente.
Aveva vinto.
Girò la testa
verso sinistra, il più possibile, socchiudendo gli occhi.
Non voleva
vedere.
Non voleva
essere partecipe di quel gesto.
Lentamente
lasciò la mano della figlia.
Sakura assaporò
la freschezza dell’aria sulla collina.
Ma solo per un
attimo.
Ben presto si
sentì stringere da qualcuno di sconosciuto.
E le sembrò di
sprofondare in un baratro.
Sentì i suoi
freddi artigli lambirle la pelle, accarezzarle la mano.
Stringerla.
Possessivi.
Avvicinandola a
sé.
Si oppose
debolmente, por poi ricadere in quello strano torpore.
Lasciarsi
trasportare dagli eventi.
Quello sarebbe
stato l’unico modo per sopravvivere.
Sentire le
occhiate curiose e languide sulla sua pelle e restarne indifferente.
Non essere
partecipe di cosa le accadeva attorno.
Kamigawa prese il suo posto vicino alla Regina dell’Ovest,
incapace di alzare lo sguardo sulla coppia di sposi.
Fissava il
terriccio per terra, spostando con la punta delle calzature un sassolino.
Sorrise maligna la Regina, osservando
orgogliosa il frutto delle sue fatiche.
Era questo il
momento che aspettava da molto tempo.
Il momento in
cui suo figlio sarebbe diventato sovrano.
Lo osservò mentre trascinava la sposa davanti agli Anziani…
Bello.
Altero.
Regale.
Figlio.
Demone.
Sovrano.
Forte.
Ne era
orgogliosa.
E anche la
sposa.
Quel piccolo
capolavoro era frutto del suo impegno.
Della sua
fatica.
Delle sue
lezioni.
L’aveva resa una
perfetta sposa.
Una perfetta
Regina.
Una perfetta
amante.
Perfetta per
lui.
Docile e
mansueta.
Sottomessa e
fedele.
Sesshomaru la
fissò quasi incredulo, senza naturalmente mostrarlo.
Era bella.
Davvero
bellissima.
La sposa
perfetta per lui.
Solo da lontano
Ammirai l’incanto del fiore di ciliegio,
ora che è fra le mie manine comprendo
l’inesauribile delizia di colore e profumo
Le prime parole
dell’anziano fenderono l’aria.
Tagliarono lo
spazio, facendo zittire in segno di rispetto i Nobili dell’Ovest e facendo
abbassare lo sguardo ai demoni dell’Est.
Silenzio.
Sesshomaru
lanciò un’occhiata di traverso a Sakura.
Teneva gli occhi
bassi, velati da uno strato di freddezza.
Paura.
Poteva sentire
la sua pelle tremare sotto il kimono bianco.
Piccole scosse
di agitazione.
Ma, nonostante
tutto, restava lì.
Restava in
piedi.
Al suo fianco.
Sakura non
avrebbe saputo dire cosa stava dicendo il Vecchio.
Faticava solo a
mettere a fuoco ciò che vedeva.
Era davvero su
quella collina?
Era davvero
giunto il giorno del suo matrimonio?
Sarebbe stato
magnifico se adesso fosse arrivata una notizia insperata, un evento qualsiasi
che facesse rimandare le nozze…
Come nelle fiabe
che leggeva da piccola…
Prima della
fine, c’era sempre quell’insperato colpo di scena.
Rabbrividì.
E veloce si
portò la mano al petto.
Circondandola
con l’altra.
Accarezzandola
dolcemente.
Rassicurandola.
Cercando di
cancellare il contatto di poco prima.
Le parole
cantilenanti del Vecchio scorrevano placide sopra di lei.
Ma il Principe
le aveva lasciato la mano.
Eppure, adesso,
non si sentiva lo stesso libera.
Incatenata.
Prigioniera di
quel contatto anche adesso che la aveva lasciata.
Sporca.
Rimaneva lì…
immobile.
Stringendo la
mano al seno, cercando di proteggerla.
Di difenderla.
Di difendersi.
Inutilmente.
Uno scintillio.
Un brivido.
Quella spada…
Odore acre di
sangue…
Il Principe aveva
estratto una spada…
Non una
qualunque…
La spada del
loro fidanzamento…
E si era segnato
con la lama la mano…
Un segno
profondo e sanguinante.
E con quella
stessa mano, cercava quella di lei.
Alzò lo sguardo,
restando allibita di fronte a quegli occhi ambrati.
Freddi e
potenti.
Con riluttanza,
la mano si staccò da lei.
Il percorso che
li divideva sembrava infinito.
Toccò a fatica
la sua.
Trepidazione.
Ansia.
Paura allo stato
puro.
Sesshomaru lo
sentiva bene… aveva una mano fredda e tremante.
Era spaventata.
Passò piano la
lama di traverso su quella mano diafana.
Poco a poco…
nacque la ferita.
Piccole stille
di sangue.
Rosso acceso.
Oro rosso di
vita.
Dal sapore
dolciastro e intenso.
Non era una
ferita profonda.
Ma leggera e
calibrata.
Se n’era
accorta.
Ma fissava in
trance l’altra spada al fianco del Principe…
Dove l’ aveva
già vista…?
La Tenseiga…
Aveva anche
quella spada al fianco.. ma perchè…?
E perchè in un
momento simile badava a quei piccoli particolari…?
Uno degli
anziani si avvicinò con passo lento e cadenzato.
Il fruscio di un
nastro di seta bianco.
Il principe
rinfoderò altero la spada.
Una stretta
maggiore fra le loro mani.
E un fiocco a
unirle.
Sakura non
riuscì a reggere quella vista e, chiudendoli, abbassò gli occhi.
In tutta la
collina regnava il silenzio.
In tutte le
lande dell’ovest regnava il silenzio.
Quel nastro
lasciava volteggiare le sue estremità mosse dal vento.
Insieme ai suoi
capelli argentati.
Insieme ai suoi
capelli violetti.
Re e Regina.
La loro unione
di sangue.
La loro promessa
di donare sangue per quella terra.
Mentre, piano,
la stoffa bianca diventava sempre più rossa.
Ma bisognava
aspettare.
Aspettare che
alcune gocce di sangue bagnassero la terra.
Perché in quel
modo dimostravano la loro unione di sangue.
Perché
dimostravano la loro volontà di sacrificio per quella terra.
Perché
dall’unione di quel sangue sarebbe nato il futuro protettore dell’Ovest.
La ferita di lei
non era profonda.
Ci avrebbe messo
un po’…
Chissà perché
non aveva calcato di più la mano…
Avrà avuto paura
di una reazione di dolore da parte sua…
Eppure quella
ferita non le faceva dolore…
Eppure bruciava
così tanto…
Le tolse il
fiato.
Quella stretta
maggiore.
Sesshomaru
aumentò la stretta attorno alla sua mano.
Mano carezzi
mentre lasci promesse
alla mia pelle.
Il sangue
accelerò a uscire.
Sentiva il cuore
battere all’impazzata, incapace di sbattere le palpebre.
Stava stringendo
la sua mano…
Con forza…
Con possessione…
All’improvviso…
Dei mormorii…
Sospiri di
sollievo…
E piccole
macchie rosse che bagnavano la terra dell’Ovest.
Alzò piano lo
sguardo, incontrando quegli occhi inespressivi…
Non aveva tolto
lo sguardo da lei…
Per tutto il
tempo…
Eppure quello
era anche il suo matrimonio…
Come faceva a
restare così estraneo a quell’evento?
In un sospiro,
la stoffa fu sciolta, ma le mani rimasero unite.
Uno dei vecchi
si affrettò a medicarle.
Iniziando da
quella della Principessa.
Guai se il
sangue l’avesse sporcata!
Il matrimonio
sarebbe stato nullo!
Non quel sangue
impuro doveva sgorgare da lei, quel giorno… quella notte invece…
Appena
possibile, strinse la mano chiudendola nell’altra.
Protettiva.
Sentendo il
freddo contatto con la ruvida stoffa.
Regina..
Sentì la voce
fredda di Sesshomaru ripetere cantilenante e distaccato un’antica formula, dopo
il Vecchio.
Meccanicamente,
lei ripetè la sua.
Senza pensarci.
Cosa aveva
detto?
Non lo sapeva…
Qualcosa
riguardo la sottomissione, il rispetto, la fedeltà…
Non ricordava…
Ma il Vecchio le
sorrise compiaciuto.
Tutto andava
bene.
Più o meno…
E in un attimo, senza
quasi rendersene conto, nel silenzio più totale, si ritrovò in mano una piccola
tazzina di fine porcellana.
Troppo veloce…
Era tutto troppo
veloce…
Un vortice di
sentimenti e emozioni..
Piccoli gesti e
sguardi veloci…
Un odore acre.
Sakè.
Liquore
trasparente.
Da cerimonia.
Allungò la
tazzina, facendola scoccare con quella del Principe.
Tre giri in
senso antiorario.
Per poi
avvicinarla alla bocca.
Sentì l’odore
pungente dell’alcolico.
Non ne aveva mai
bevuto prima…
La lingue si ritrasse sul palato, punta da quella sostanza
sconosciuta e molesta.
Era forte…
Forse però era
la cosa migliore in quel momento…
Il Principe
l’aveva già portata alle labbra e beveva lento, senza
toglierle gli occhi di dosso.
Lo imitò.
Si sforzò di non
allontanare quella bevanda dalle labbra.
La bocca tirava
incredibilmente.
La gola sudava
sangue.
Era forte.
Inebriante.
Sentì un leggero
giramento di testa quando lasciò la tazzina…
Era forte per
lei, già così provata…
Ma la trovò
presto piena, nuovamente.
Per la seconda
volta.
Si umettò le
labbra…
Non aveva voglia
di sentire di nuovo quel sapore acre in gola…
Il leggero
tintinnio delle due tazze la svegliò dal torpore.
Il Principe
aveva avvicinato la sua a quella di lei.
Per il secondo
brindisi.
Sotto il monito
di quegli occhi suadenti, si affrettò a bere.
Senza pensare.
Appena pochi
sorsi generosi.
Meglio non
pensare a cosa stava accadendo…
Meglio lasciarsi
inebriare da quelle emozioni…
E di nuovo piena.
Per l’ultima
volta.
Fissò basita la
tazzina.
Era l‘ultima.
L’ultima cosa
che la lasciava libera.
Dopo quella
bevanda, sarebbe stata sua.
Sua sposa.
Sua proprietà.
Non poteva
credere che tutto finisse così…
Fissò immobile
il sakè trasparente, incapace di trovare il coraggio per portarlo alle labbra.
Kamigawa ebbe un fremito.
E,
istintivamente, portò la mano sull’elsa della spada.
La Regina si morse, nonostante
il protocollo, un labbro.
Doveva bere.
Doveva.
Sakura fissava
impassibile la piccola tazzina, affogata nei ricordi e nelle premonizioni.
-Sakura…-
Sobbalzò.
Alzando di
scatto gli occhi umidi di lacrime.
Sesshomaru aveva
già restituito la tazzina.
E la fissava
severo.
Con sguardo
autoritario.
Di rimprovero.
Era in ritardo.
Sentì su di sé
lo sguardo attento di tutti.
Degli amici, del
padre della Regina, degli Anziani…
Il Suo.
Bevve quasi d’un
fiato.
Giù!
Senza pensarci.
Tenendo la
tazzina a due mani, rischiando quasi di soffocare.
In un attimo,
senza avere il tempo di ripensare.
Senza avere i tempo per pentirsi.
Kamigawa abbassò la mano, sospirando.
Piccoli gridolini, acquietati sul nascere.
La mano fasciata
di lui allontanò la tazzina.
Sentì la voce
gioviale del Vecchio iniziare la predica finale.
Fissava assorta
per terra, coccolandosi quella mano ferita e ricacciando indietro le lacrime.
A fatica.
La bocca
aspirava a fatica aria fresca dopo quel viscido contatto con i
liquido.
La mano fremeva
per un po’ di acqua fresca…
Il volto troppo
truccato tirava dannatamente…
Le gambe
tremavano irrispettose…
Gli occhi si
chiudevano cercando di dimenticare la realtà…
E la testa
pulsava nervosamente…
Ma non poteva
permettersi di piangere.
Non poteva
gridare.
Non poteva
scappare.
Non ora.
Poi…
Poi nessuno
glielo avrebbe impedito…
Era la Sovrana dell’Ovest,
adesso.
Era la sposa del
Re.
Abbassò la
testa, incassandola fra le spalle proprio alle ultime parole dell’Anziano.
Il ciuffetto
ribelle ricadde a stuzzicarle dispettoso una guancia.
Era finito.
Era tutto
finito.
Finito.
Finito.
Finito.
Era sua moglie.
Finito.
Sua consorte.
Finito.
Sua Sposa.
Finito.
Un tocco
leggero.
Una mano
sconosciuta che le sfiorava la guancia.
Che spostava lenta quel ciuffetto ribelle.
Di scatto alzò
il viso, rispecchiandosi in quegli ammalianti occhi ambrati.
Così vicini…
Fu un attimo…
E sentì le
labbra del nuovo Sovrano sulle sue.
Una leggera
pressione.
Il bacio che
sanciva l’accordo.
Un bacio lontano
una promessa strappata
e la dolce speranza
di vederti presto sorrider
felice al mio fianco...
Solo tristi illusioni
ma facile è creder vero
ciò che si desidera...
Trattenne
d’istinto il fiato.
Rimanendo
immobile, incapace persino di chiudere gli occhi.
Sorpresa e
imbarazzata da quel gesto.
Sapeva che i
sovrani dell’Ovest disprezzavano le effusioni pubbliche.
Quella era
l’unica occasione in cui era consentito uno scambio pubblico d’affetto fra i
Sovrani.
Come una firma,
per sancire definitivamente il patto.
Le labbra
bruciavano di sorpresa e disgusto.
Di rabbia e
pianto.
Di odio verso
quel Marito estraneo e quel bacio rubato.
Freddo e
calcolato.
Unione di labbra
senza sentimento.
Con gli occhi
fissi gli uni negli altri.
Restando, come
lui, a fissarsi reciprocamente.
Kamigawa volse lo sguardo, disgustato.
Sakura si
sentiva pian piano mancare…
Il battito del
cuore era troppo accelerato…
E le labbra del
demone fredde e inespressive.
Non voglia, non
passione, non bramosia.
Freddezza.
Inespressione.
Dovere.
Si staccò piano,
senza rinunciare al contatto visivo con quegli occhi verdi.
Lasciando la
mano che aveva allontanato i ciuffo sospesa a
mezz’aria, accarezzandole la guancia.
Una carezza
inespressiva.
Sentì le lacrime
delle donne e le grida dei soldati.
I pianti e le
congratulazioni.
La gioia
dell’ex- Regina e la rabbia di Kamigawa.
Sesshomaru le
afferrò una mano obbligandola a voltarsi verso il “pubblico”.
Le parole del
Vecchio risuonarono taglienti nell’aria.
I Sovrani.
La coppia
Regnante.
Marito e moglie.
Re e Regina.
I Regnanti.
Sorrise
imbarazzata da tutti quei complimenti.
A fianco del
marito aveva accompagnato tutti gli ospiti a palazzo, per la festa nuziale.
Aveva incontrato
gli occhi di Toryu e di Ami solo per un attimo, per poi deviare lo sguardo.
Era incapace di
parlar loro.
Non avrebbe
saputo dire come avrebbe reagito nel vederli.
Pianto forse…
Delusione…
Rabbia…
E Sesshomaru al
suo fianco, era attorniato dai suoi soldati, allegri e gioviali.
Mentre lui,
freddo e altero, ascoltava i vari discorsi in ragionato silenzio.
Kamigawa naturalmente non era con loro.
Se ne stava in
disparte, vicino aRin.
Sofferente.
Con un liquore
poco precisato fra le mani.
E un dolore
acuto.
Ma non dato
dalla vecchia ferita o dalla straniante malattia.
Ma dai sentimenti.
Si scusò un
attimo con le ospiti e lo raggiunse sorridendo calma.
Rin le venne incontro seguita dal saltellante Kaminari che,
imperterrito, continuava a mandare piccole scintille di disprezzo verso il
Sovrano.
Fiori di campo.
Un mazzolino semplice ma sentito.
Provato da
quelle manine tremanti che glielo porgevano.
Le sorrise,
facendole una carezza sul capo.
Izumy, lì vicina, capendo la scena, convinse Rin ad allontanarsi.
-Non dovresti
bere così tanto papà… Sai cosa dice Izumy… può farti
male…-
Un sorriso
tirato.
Alzò sospirando
il capo, fissando il cielo a occhi chiusi.
-Non è stato
così il nostro matrimonio… allora c’erano tutti… Il fratello di Toryu, i
genitori di Ami, tuo cugino, tutti i nobili e i generali, e perfino lui, Inutaisho… ma prima di loro nobili, c’erano loro come amici
venuti a festeggiare un evento sentito, non a onorare per clientelismo un
evento imposto…-
Kamigawa sorrise, facendo una piccola pausa bevendo
un’altra generosa sorsata.
Schioccò le
labbra…
Quel liquore era
fantastico…
Era proprio
quello di cui aveva bisogno…
L’unica cosa che
gli oscurasse la mente e gli permettesse di non fare fuori tutti i presenti…
Iniziò a
tracciare strane figure in aria, ricordando eventi di molti anni prima…
-Eravamo su un
monte immerso nelle campagne dove ci eravamo incontrati io e lei… e c’erano
tutti.. e lei.. lei era stupenda, come sempre…-
Inghiottì a
fatica, ricordando la moglie.
Sakura strinse
la sua mano, avvicinandosi a lui.
Kamigawa, codardo, voltò la testa in un’altra direzione.
Gesto che la
ferì.
-Vorrei tanto
che fosse qui con noi…-
Sorrise,
ricordando la gioia di quel giorno e l’amore che traspariva da ogni sua parola,
da ogni suo gesto, da ogni suo sguardo.
Le assomigliava
molto…
-No, io no. Ne avrebbe sofferto troppo…-
Kamigawa fece un gesto brusco, per allontanarsi dalla presa
della figlia.
Sakura però lo
trattenne con fermezza.
-Papà ti prego,
guardami! Non è cambiato niente da stamattina… sono sempre io… tutto questo non
mi cambierà… l’Ovest non mi cambierà …ma… io… io non
ce la faccio senza il tuo aiuto….-
Nascose il volto
sulla spalla del padre, asciugando subito le lacrime nella sua stoffa.
Sentì la sua risata
imbarazzata e la stretta potente.
Era forte e
indifesa.
Si mostrava
tanto spavalda ma, in fondo, era ancora una bambina.
-Avrei dovuto
fare di più… Sakura… io…-
-Sakura.-
La demone si staccò voltandosi di scatto.
Sesshomaru.
Sorrise al
padre, facendogli una dolce carezza per poi tornare al fianco del marito e
incamminandosi verso il loro posto d’onore.
Sesshomaru si
voltò, ma non si mosse subito.
Aspettava
qualcosa.
Ormai la sera si
avvicinava lenta…
Aspettava
qualcosa.
E Kamigawa lo sapeva bene…
Mosse anche un passo
verso di lui ma…
Non ne ebbe la
forza…
Non poteva
chiedergli nulla…
Dopo le frasi scottanti del giorno prima, probabilmente avrebbe
ottenuto solo l’effetto contrario.
Non poteva
chiedergli di “avere cura” di sua figlia.
Non poteva
chiedergli “delicatezza”.
Neanche quello.
Non aveva più
alcun diritto su di lei.
La aveva persa.
Persa per
sempre.
Ormai era sua.
Un duello di
sguardi.
Un’unica
certezza.
Non si sarebbe
mai piegato.
Mai.
Attacco frontale
Preghiera che sostiene
Occhi negli occhi
Con fermezza, Il
Sovrano si incamminò, raggiungendo presto la fresca sposa, falsamente
sorridente vicino alla Madre del Sovrano, lasciandosi alle spalle il vecchio
comandante.
La Regina si alzò elegante e
severa.
Altera e
raggiante.
Ormai erano
giunti a fine serata.
Presto tutti si
sarebbero ritirati negli alloggi previsti e preparati a Palazzo.
Ma adesso era il
momento degli auguri e dell’ultimo pasto augurale.
Una fetta di
dolce e le speranze degli amici.
Aveva una voce stanca ma profonda, che zittì tutti i presenti attirando su
di sé l’attenzione.
Veramente quel
discorso non sarebbe dovuto toccare a lei, ma al
precedente Sovrano, però…
-Viva i sovrani
Per mille, ottomila Regni,
finché un ciottolo non diventi roccia
e il muschio non vi cresca!-
Applausi e
sorrisi.
Niente di
eccezionale, la formula rituale.
Kamigava si alzò lento.
Era il suo turno
quello.
Alzò il
bicchiere in chiaro segno di brindisi.
Quelli erano gli
auguri delle due famiglie, i più importanti. Fissò la figlia, a capotavola al
fianco del marito, senza degnare lui di un’occhiata.
Lo sguardo era
liquido, forse per il troppo bere.
Forse per la
commozione.
-Celebrando questa festa
Possa io in qualche modo
Continuare a vivere,
per assistere alla cerimonia
della vostra felicità…-
Una stretta al
cuore e un applauso solo particolare da parte dei suoi veri sudditi.
Solo i demoni
dell’est applaudirono e l’ atmosfera divenne
improvvisamente pesante.
Le parole non
avevano lasciato alcun segno di errore nell’interpretazione.
Il loro
significato era chiaro a tutti.
Così come la
sfida aperta al Sovrano.
Inaspettatamente,
Sesshomaru alzò il bicchiere verso Kamigawa e bevve.
Rabbia da parte
del vecchio demone e sollievo da parte di Sakura.
Incapace di
resistere oltre, il precedente Sovrano dell’Est si allontanò dai conviviali.
Basta!
Non avrebbe
retto oltre quello sguardo strafottente e vincitore.
Non avrebbe
sopportato la vista della figlia che spariva fra le mura di quel palazzo.
Sapendo poi cosa
l’aspettava.
E forse era un
bene.
L’ora del ritiro
si faceva sempre più vicina.
E adesso toccava
agli altri invitati porgere i loro auguri.
Tutti i demoni
dell’est tacquero mentre i nobili dell’Ovest fecero a
gara per accattivarsi le simpatie della nuova coppia regnante.
I loro auguri
erano sofisticati e palesemente falsi, per nulla sentiti.
Ma accettabili.
Purtroppo però,
l’ora tarda e il vino accesero strane idee nell’animo dei soldati di
Sesshomaru.
Un soldato si
alzò quasi barcollando e versando del vino attorno ai compagni ridenti.
Aveva il fiato
pesante e la risata volgare.
Sakura si sentì
disgustata e immaginava che nulla di buono potesse provenire da quelle labbra
violacee per il vino.
-Altezza,
ricordate che il buon capo-famiglia educa
i propri figli in salotto, la propria moglie in camera
da letto!-
Risate.
Disgustose.
Sakura socchiuse
gli occhi, cercando la calma.
Per fortuna Kamigawa non aveva sentito perché troppo lontano.
Umiliata.
Ecco come si
sentiva.
E ecco come si
sarebbe presto sentita.
Appena fossero
rimasti soli…
Un altro
sottoposto, ebbro di vino e euforia, si alzò da terra.
-I nostri più
sentiti complimenti al Sovrano, il vincitore del mizu-age migliore che le terre
dell’ovest ricordino e un augurio che ne colga presto i frutti migliori,
assaporandoli fino in fondo!-
Depose la
tazzina facendo un rumore sonoro, per fortuna attutito dalle
risata.
Sesshomaru seguì
i sue gesti con lo sguardo.
Sakura si
mordeva un labbro, cercando disperatamente di non cedere alle emozioni.
La madre del
Sovrano si avvicinò devota.
-Altezza, è ora
di ritirarvi.-
Sakura alzò
appena gli occhi verso il Demone.
Sesshomaru annuì
impassibile per poi tornare a chiacchierare con i soldati.
Uno sguardo
disperato.
La demone la accompagnò fino all’ingresso del Palazzo,
seguite da un corteo di festanti dame.
-Allorchè ci si sposa non sono ammesse
mezze misure:se vuoi un uomo, accoglilo
fra le tue braccia, se non lo vuoi, gettalo in
un burrone-
La abbracciò,
forse per la prima volta, mostrando un po’ di affetto e comprensione nei suoi
confronti.
In fondo, c’era
passata anche lei in quella terribile situazione.
In quei momenti
di paura.
Sapeva cosa si prova.
Sapeva il dolore
che si sente.
Ma il male
fisico è passeggero.
Passa in fretta.
Si staccò
dall’abbraccio, tornando la dama di sempre.
-Preparatevi per
la notte adesso, Altezza. Il Sovrano vi raggiungerà presto.-
Era davvero
bellissima.
La stanza dei
regnati era la più elegante del palazzo.
Quella sera poi…
Nell’aria
candele galleggianti esalavano un profumo intenso e afrodisiaco, misto alle
rose rosse che adornavano la camera.
Su un piccolo
tavolino qualche biscotto.
Sakura sorrise
nel vederli.
Erano proprio
quelli che piacevano a Rin…
E là accanto una coppia di tazzine e un bricco.
Un odore disgustoso
di alcool e pazzia.
Il futon era doppio quella sera.
Ricoperto di
sete pregiate e morbide.
Nessun rumore si
sentiva dall’esterno…
E in fondo era
prevedibile.
Nonostante la
camera si trovasse al centro del palazzo, era completamente isolata.
E logicamente…
Le sohjo immettevano in una piccola porzione di giardino privato,
chiuso dal resto da alte pareti di bambù.
La luna,
inquieta, strillava dagli alberi la sua luce.
Sakura la fissò
sconsolata…
Una prigione
romantica e meravigliosa.
Le Dame
impiegarono più tempo del solito quella sera a prepararla…
Forse perché più
attente e minuziose.
Forse perché lei
completamente refrattaria.
Lanciava piccoli
sguardi d’odio verso quelle coperte…
Presto lei…
Loro…
Per quanto volesse, non riusciva a accettarlo…
Il kimono per
quella notte era bianco.
Puro.
Ingenuo.
Ingenuità e
purezza che presto avrebbe perso.
Sorrise
imbarazzata alle dame che se ne andarono.
Non era ancora
abituata a sentirsi chiamare Regina.
Adesso però
doveva restare sola.
E in attesa.
In SUA attesa.
Lanciò un altro
sguardo triste alla stanza.
Certo non si
aspettava che l’inferno potesse essere così elegante.
Questo mondo
È sogno o realtà?
Non so se è realtà,
né se è sogno,
chè esiste mentre non esiste.
Entrò silenzioso
nella stanza.
Buio.
Incenso.
Silenzio.
Qualcuno doveva
aver spento le candele.
Ma non c’era
alcun motivo di riaccenderle.
Conosceva quella
stanza a memoria.
Pochi ricordi di
quando bambino cercava i genitori, trovandoveli.
A ignorarsi.
A litigare.
A confrontarsi.
A parlare.
Con una lentezza
spasmodica si slacciò la pesante armatura da cerimonia…
Lì vicino c’era
lo spazio ormai vuoto dell’armatura di suo padre.
E adesso, ci
sarebbe stata la sua.
Finalmente, come
ultima arma, si tolse dalla vita Tenseiga.
Suo padre…
L’accarezzò
l’arma più volte, quasi come fosse un animale
domestico, per poi riporla sopra tutto, con devota attenzione.
Si infilò un
kimono scuro e abbastanza leggero.
Le notti si
stavano facendo calde.
La dolce brezza
che entrava dalle sohjo aperte rinfrescava appena la
regale stanza.
Gli occhi
ambrati iniziarono a scrutare la stanza, in cerca di qualcuno.
E l’unica cosa
che trovarono fu un aspro sapore di sale.
Sakura era
appoggiata alle sohjo aperte, con le gambe strette in
un dolce abbraccio.
Cercando di
proteggersi.
Di difendersi.
La testa era
nascosta dalle ginocchia e sprofondata fra le spalle.
Aveva sentito
che era entrato.
E aveva
abbassato ulteriormente la testa.
No!
Non lui!
Non doveva
entrare …
Non…
Lacrime…
Con un gesto
nervoso se le asciugò nella manica del vestito, per poi ridere di quel gesto.
Ormai, non c’era
più motivo di fingere.
Non doveva più
mentire.
Ce l’aveva fatta.
Ce l’aveva fatta.
Era Regina.
Era sua sposa.
Haru era salva.
Era tutto
finito.
I rumori
metallici alle sue spalle non le erano interessati.
Continuò
lentamente a piangere, coccolandosi in quel momento di oblio.
Aspettando.
Con
trepidazione.
Con incertezza.
Con paura.
Ma con la
determinazione che non si sarebbe tirata indietro.
Qualsiasi cosa…
Un rumore la
incuriosì maggiormente.
Alzò appena il
viso, incontrando il profilo del Principe…no, del Sovrano… di suo marito…
La luce tiepida
della luna lo faceva apparire quelle due figure spettrali.
Entrambe assorte
nella contemplazione del cielo, si ignoravano apertamente ma
il pensiero di entrambi era unico.
L’altro.
-Perché stai
piangendo?-
Si scosse
appena.
Non era stato il
tono della voce, freddo e distaccato anche in un ambiente di così profonda
intimità a scuoterla, no, non era stato quello…
Con la manica
del kimono si asciugò le ultime pigre lacrime.
Basta piangere
adesso.
Non era il
momento.
Sentiva il respiro
tremarle, ma non aveva più paura.
Solo rassegnazione.
Lacrime disperate
Hanno intriso le mie maniche,
Eppure, se me lo chiederà,
risponderò che è stata
la pioggia primaverile.
-Non sapevi che le donne piangono sempre la prima notte di nozze?-
Ridacchiò
sconsolata.
Già…
Quella seconda
persona.
Era quella a
sorprendere veramente.
Perché entrambi
sapevano di non avere abbastanza confidenza per dirlo.
Sakura tornò a
fissare il marito.
Era bellissimo.
Certo, questo
era innegabile.
Eppure…
Eppure non lo conosceva.
Un demone
lunare.
Ecco cosa
sembrava.
Affascinante e
etereo.
Impalpabile.
Sesshomaru
accennò appena con il capo.
Sakura tornò a
fissarsi le ginocchia.
Imbarazzo…
…e adesso?
Certo non era
quello il tempo di parlare.
Rabbrividì nel
sentire il demone voltarsi.
Chiuse
istintivamente gli occhi.
Paura.
Paura.
Paura.
E la certezza
che non si sarebbe opposta a nulla.
Qualsiasi cosa
lui le avesse ordinato.
-Và a dormire.
E’ stata una giornata pesante per entrambi.-
Sbarrò gli
occhi.
Sorpresa.
Stupore.
Sakura alzò di
scatto la testa.
Cosa…?
Cosa intendeva
dire?
Sesshomaru,
senza aspettare risposta, entrò nella stanza, lanciando una vaga occhiata alla
sposa.
Per poi
appoggiarsi alla parete davanti al futon nuziale.
Si sedette,
appoggiando lento la testa e la schiena.
Così, con
naturalezza, chiuse gli occhi.
Sakura lo fissò
incapace di capire…
Cosa…?
Davvero…
Davvero lui non
…
Lui non voleva…
Rimase così per
un po’, interdetta da pensieri contrastanti…
Poi, con
coraggio, si alzò lenta per infilarsi silenziosa sotto le coperte.
Percepiva appena
il suo respiro lento e regolare.
La sua sagoma
era appena un’ombra sulla parete opposta.
Sentì qualcosa
sciogliersi…
Quel demone…
Non era come
glielo avevano descritto…
Lui…
Senza volerlo,
Sakura si addormentò, interrompendo il flusso incessante di pensieri e
emozioni.
Ringraziamenti:
rosencrantz:
Esatto!!!! Evviva Avalon!!!!!
E… complimentosi a te e a Esbat!!!!
Se a avalon dai la copia autografata
io esigo quella con la dedica!!! Così dopo gliela
rivendo e ci speculo un po’ sopra… iihih!!!! Cmq, grazie per i complimenti e, da
esperta scrittrice qual ora sei, sinceramente: troppo romanticismo in
questo capitolo? Non risulta troppo sentimentale o … stucchevole? SINCERA! Grazie
del commento!!! Bacio!
Kaimy_11: Farli innamorare…? Ehi! E’ una buona idea! (lete sfoglia furiosamente il
copione con penna rossa e bianchetto, iniziando a correggere il tutto…) ma
forse…. Non è un po’ presto? Si sono scambiati appena poche parole! Non è
meglio farli conoscere meglio? Il problema sarà farli avvicinare di più!!! La tua teoria sulle amanti è la più GIUSTA che io abbia
mai sentito!!!! Finalmente qualcuno che ha davvero capito tutto della vita! O
quasi… in fatti, dai retta a me. Meglio fare l’amante
di uno bello e giovane, e sposarsi con uno vecchio (crepa prima) che ti possa
lasciare tanti soldi in eredità! Se poi sei fortunata come me, che te ne trovi
uno giovane e carino, meglio! Prendi due piccioni con una fava!!!!(setotiamo!!!!!!)
Inuyasha arriverà… ma non così presto… sarà abbastanza importante nella storia,
nonostante tutto… tutto cosa dici? Beh, ma tutto… tutto quello che gli è
successo!!!! E adesso che ti vedo bene… quello secondo
te è un vestito da lutto!?!?!? Ok, sarà anche nero, ma
potevi almeno trovarne uno lungo fino all’inguine almeno! E adesso non fare
finta di niente e non chiedermi perché improvvisamente una potente essenza di
testosterone si è diffusa nell’aria… grazie del commento!!!!
Bacio!!!
AYRILL:Ecco la prima delle
arrapate! Ma tranquilla, sei ancora in tempo a salvarti… ecco, questo è il
numero del mio psicanalista… inizialmente era bravo, adesso lavora…ehm… per
strada… ma giuro che non è a causa della mia influenza! (o
forse sì? Beh, fatto sta che adesso guadagna di più!) Spero di non averti
delusa con il finale e di non lasciare nessuna romanticona
con l’amaro in bocca… prometto che si rifaranno… a tempo debito… e …beh… non ho
detto con chi!!! (AMO essere malvagia!!!!! Ihihihih!!!) Grazie mille dei
complimenti e del commento!!! Lo aspettavo, come aspetto il prossimo!!!!
Bacio!!!
KaDe: Sigh…
hai toccato un tasto dolente… “memorie di una geisha” è un film che mi
piacerebbe tantissimo vedere ma che non riesco mai a trovare! Cmq hai ragione, ho letto delle recensioni e credo sia una
fonte abbastanza attendibile (dovrebbe essere tratto da una storia vera… e cmq ho studiato tanto sui riti del Giappone
ma ad esempio in questo capitolo alcune parti sono inventate… l’inizio e
il rito della triplice vestizione è vero, mentre il taglio del sangue è
inventato e invece il sakè è vero… ma, in fondo, è un matrimonio fra figure
mitologiche, no?^___^) accidenti! Meriti un encomio speciale per averla letta
tutta di un fiato!!! Sono contenta che ti piaccia!!! E
spero di non averti deluso con questo capitolo né con i prossimi!!!! Bacio!!!
Ary22: Allora? Hai trovato il vestito!!!!
Bello…. Anche se secondo me quello blu ti stava meglio, ma non temere! Sei
splendida anche così! Farai sicuramente colpo su Jaken!!! Ne sono certa! E non fare quella faccia! So benissimo
che in realtà miri a lui… ce ne siamo accorte tutte ormai!!!!
Grazie del commento!!! Bacio!!!
Uraniaglo: Non mi uccidere!!!! La solita visione romantica della prima notte di nozze
è stata leggermente… stravolta… ma va bene lo stesso,
no? GIURO che ci saranno momenti migliori per tornare su questo argomento anche se il tema del rapporto… ehm… “corporeo” fra
i due è un tema presente fin dall’inizio della storia… ma in fondo credo sia
normale! Cioè, se tu fossi promessa sposa a uno, appena
lo vedi non penseresti anche al… ecco… “rapporto intimo” che dovrebbe nascere fra
di voi? Anche per la questione dell’erede!!! Eh, è un
tema che tornerà, eccome se tornerà!!!! Sperando di non aver distrutto la stima
che avevi per la storia, ti ringrazio del commento e prometto di nuovo che le
scene romantiche non mancheranno anche in seguito!!! Bacio!!!
Sesso_94: Eccolo! Non ti senti lusingata di partecipare a un
matrimonio dei regnanti??? Beh, a giudicare dal
vestito che hai scelto, direi proprio di sì!!! Spiacente, ma devo ricordarti
che, purtroppo, la sposa è Sakura, non te… ihihih!!! Grazie
del commento pieno di entusiasmo!!!! Bacione!!!
Poppi: Ma… se faccio sciogliere Sesshy,
dopo come faccio a fare la notte… ?___? Okokok! Mi
riprendo!!! Già, forse hai ragione, Sesshomaru è stato
un pochino freddo con Kamigawa, ma in fondo anche
quel vecchiaccio poteva trattenersi un po’!!!!! Non ti pare? Anche Sesshy ha dei sentimenti! Nascosti nascosti,
ma li ha anche lui! Grazie del commento!!!Bacione!!!
Celina: Non me lo nominare neanche… quel farabutto di mio
marito (stiamo divorziando e devo dire queste cose per avere più soldi!!!! In realtà… SETOTIAMO!!!!) Macelina, con tutto il cuore… ti consiglio di stare lontana
da Sesshy il giorno dopo il matrimonio… lui è andato…
diciamo… in bianco e se tu ti presenti davanti a lui con quel vestito… non oso
immaginare cosa potrebbe farti!!! Beh… Kamigawa in effetti è
unottimoguerrieroma con i discorsi non se la cavamolto… propriol’oppostodellamadre di Sakura! Però… siamo proprio sicuri che
Sakura sia così… basta basta
o parlo troppo e dopo ti arrabbi perché ti ho tolto la sorpresa!!!! Bacione mia carissima maniaca!!!!!
Lucy6: Sai, devo ringraziarti… mi è piaciuta la definizione
che hai dato “l’assenza di amore che muove tutte le vicende”… e hai ragione!!!! Non ci avevo mai pensato a in
effetti qui c’è l’amore di Sakura per il sua patria, l’amore filiale di Sesshy per il padre, l’amore per il potere della Regina… ma
non c’è l’amore classico, quello fra i due protagonisti (almeno per il momento!!!)…
davvero, grazie! E’ un’espressione che mi ha fatto riflettere e che mi è
piaciuta molto!!!!Grazie del commento! Un bacio!!!
Sessydil: Ecco qui un’altra
maniaca (ma tutte a me dovevano capitare!?!? Viene
Seto, andiamo a discuterne nella nostra camera da letto…*censured*)
Ecco, adesso che sei sulla strada giusta per quanto riguarda Sakura, devo depistarti!!!! Dico solo che è un personaggio che non ha ancora
svelato tutto di sé e ci darà qualche sorpresa… Kamigawa
ti ringrazia per l’apprezzamento e saluta con i suoi soliti modi “gentili”… ma, in fondo, è un buono! Ma… la prima notte di ha delusa? Dimmi cosa ne pensi della mia scelta!!! Bacio!!!
Crilli: Già, ho il sospetto che tu
abbia inquadrato da subito Sakura in un certo modo…
tranquilla! Fra un po’ capirai forse chi è veramente… In
effetti il capitolo precedente è un po’ di transizione fra l’addestramento
di Sakura a diventare moglie e il matrimonio!!! Secondo me era comunque
importante per mettere in luce il carattere di Kamigawa
e era indispensabile per lo svolgimento della storia (lo capirete in seguito…
adesso non posso dare indicazioni o perde il mistero!!) Spero che questo
capitolo invece ti piaccia di più! Anche per la scelta particolare della prima
notte… Bacione!!!
Miriel67: Accidenti… un altro cuore spezzato! Niente
romanticismo qui nella prima notte di nozze! O forse … sì? Magari diverso da
quello solito e un po’ affettato che siamo abituati a sentire (ma che, me in
prima fila, apprezziamo SEMPRE E COMUNQUE!!!!) grazie
mille dei complimenti!!!! ^///^ in effetti devo
ammettere che questa storia mi sta dando molte soddisfazioni e ne sono
orgogliosa anche se ci metto molto a scriverla… spero che però ne valga la
pena!!! Il vestito che hai scelto è perfetto!!! Davvero, complimenti… ma
magari, la prossima volta, sarebbe meglio TOGLIERLO il cartellino del prezzo o
la prossima volta lo spieghi tu a quel soldato che non eri in vendita!!!! Grazie
del commento e della recenzione!!!
Bacio!!!
Darseey: Un ‘altra
matta che ha letto tutto d’un fiato!!!!!! Ma siete pazze!?!?!? ^///^ Davvero pensi
tutte quelle cose???? Adesso vado a vantarmi con Avalon per tutta la serata (e la notte visto che parlo
anche nel sonno…) e quindi non credo che a lei sarai così tanto simpatica
quanto lo sei a me! Grazie mille del commento e dei
complimenti!!!! Sempre graditissimi e ben accetti!!!! Bacio!!!
Flori: Eccomi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Scusa il ritardo ma ho avuto gli esami!!!! Questa è una giustificazione valida,
no? Spero che questo capitolo ti piaccia!!! E, ti
prego, metti quelle scarpette lucide che ti stanno tanto bene per il
matrimonio!!!! Bacio!!!
Bene…
Ecco qui l’attesissimo matrimonio…
Deluse?
Sorprese?
Arrabbiata?
Contente?
In lacrime?
Che ne pensate della cerimonia?
E della prima notte di nozze?
Quante di voi ho deluso?
Quante sorpreso?
Vi ricordo che questo capitolo è, ovviamente, molto
importate per la storia (ne è ineffetti il cuore…) e quindi… I
COMMENTI SONO GRADITI!!
E un’altra cosa… Sesshy ha detto
che ucciderà violentemente tutte coloro che hanno partecipato alla festa e
hanno rubato il bicchiere di argento… insomma ragazze! Che modi!!! Almeno potevate prendere quello d’oro!!!!
Bacione a tutte quelle che
leggono, bacio e abbraccio a quelle che commenteranno e bacio asfissiante e stritolamente acuto al mio Seto-amore!!! (scusate, ma dopo un capitolo così un po’ di
romanticismo ci vuole, no?)
Ormai era giorno
e una calda luce innondava la stanza.
Sorrise, dando
il buongiorno a quella mattina primaverile.
Si voltò ancora
un paio di volte sotto le lenzuola…
Le piaceva la
sensazione di quella seta delicata sulla pelle…
Una sensazione
di protezione e tranquillità…
Non aprì gli
occhi, godendo ancora di quel sentimento vago di oblio dato da un sonno stanco
e obbligato.
Pochi pensieri
razionali iniziarono a intrufolarsi furtivi nella sua mente…
Lei…
Le lenzuola…
Quel profumo…
La stanza…
LUI!
Di colpo un
volto conosciuto scavalcò gli altri pensieri, imprimendosi a fuoco nella mente.
Con uno scatto
felino si mise a sedere sul letto, spaventata.
Quella non era
la sua stanza!
Quella era la
stanza dei Sovrani!
Lei… lei era
Regina!
Lei… lei era la Sposa di Sesshomaru…
Vagò per
interminabili minuti per la stanza vuota.
Cercava un
segno, anche piccolo e insignificante del suo passaggio…
Si soffermò con
attenzione estenuante su ogni particolari della stanza, dal futon, alle casse
per i vestiti, al separè decorato, al piccolo
scrittoio, alle sohjo aperte…
Ecco!
L’armatura da
cerimonia era riposta in modo elegante in un angolo della stanza, molto lontano
da lei.
Allora era tutto
vero…
Ricercò quella
figura impalpabile senza trovarla…
Si ritrovò
chissà come a fissare uno spazio vuoto.
Anzi, uno spazio
assente.
Lui non c’era
più.
Rimase incantata
a fissare la parete di fronte a lei, dove lui aveva dormito…
E di colpo un
dubbio le si insinuò nella mente…
Si voltò a
sinistra, verso la parte del futon a lui riservata.
Trovandola
intatta.
Le lenzuola
composte e il materasso per niente sformato…
Allora era vero…
Fissò incredula
le sue mani che stringevano teneramente la coperta…
Allora era vero…
Lui…
Lui non aveva
preteso niente…
Lui…
Lui non l’aveva
costretta…
Una risata
allegra e spontanea le sorse dal cuore.
Chiudendo gli
occhi si lasciò ricadere all’indietro, sulle coperte…
Ridendo.
Ridendo come da
bambina, sorpresa per un nuovo gioco o per una scoperta impressionante…
Ami aveva ragione
allora!
Non può esistere
una persona tanto cattiva…
Lui non era
affatto così!
Con un salto si
riportò in piedi, muovendo qualche passo di danza nella stanza.
Allora anche lui
aveva un cuore!
No, non poteva
essere come lo avevano dipinto i mercanti di Haru,
non poteva essere quel mostro che uccideva gli umani e distruggeva villaggi!
Sorrise, e
spontanei le tornarono alla mente dei piccoli gesti ai quali non aveva fatto
caso… una carezza a Rin, un’occhiata rassicuratrice, uno sguardo pensieroso per il suo Regno…
Possibile che
tutte quelle voci che aveva sentito su di lui fossero tutte menzogne?
In fondo,
pensandoci bene, lei non aveva mai conosciuto
veramente il marito…
Pochi dialoghi
stentati o qualche litigata…
Mai un racconto
personale…
Che stupida!
Aveva sempre
cercato di rapportarsi con l’immagine di lui che i mercanti le avevano
raccontato…
Quanti
pregiudizi!!!
Lui non era
così…
O, almeno, non
era solo così…
O forse sì?
Si lasciò
ricadere piano sul futon…
Chi era
veramente Sesshomaru?
Era forse il
guerriero che anni prima aveva sconfitto questo Naraku?
O era forse il
Sovrano che era venuto meno a un patto con Haru?
O era forse il
ragazzo silenzioso che per chissà quale motivo aveva salvato Rin?
O era forse il
marito che quella notte la aveva rispettata?
Sakura si
scompigliò i capelli, grattandosi nervosamente la testa…
Chi era
veramente Sesshomaru?
Non poteva
saperlo…
Forse nessuno lo
sapeva veramente…
Era così
difficile da capire!
Chiuso in quella
forma di perfetta freddezza, era inarrivabile e inavvicinabile per chiunque…
Incomprensibile.
Il fiore di bella donzella
Si piega qua e là al vento
Nel campo d’autunno
Ma l’unico cuor suo
A chi è votato?
Semplicemente
incomprensibile.
Per chiunque.
Ma non lo
sarebbe più stato per lei.
Decise.
Avrebbe scoperto
la vera identità del demone che aveva sposato.
E questa volta,
per davvero.
Non avrebbe più
pensato al guerriero dei racconti dei mercanti, né al romantico Principe di
Ami…
Per lei sarebbe
stato solo Sesshomaru.
Basta
pregiudizi.
Basta fantasie.
Solo la verità.
Doveva capire…
In fondo adesso
era suo marito…
Se davvero
doveva passare tutta la vita con lui, avrebbe voluto almeno sapere chi fosse in
realtà.
Certo lui non
sarebbe stato d’accordo…
Ma ci avrebbe
provato lo stesso.
Non era un
nemico.
Non più.
Non si era
rivelato tale con lei.
In fondo anche
per lui quello era stato un matrimonio combinato.
In fondo anche
lui non sapeva nulla di lei.
Di certo non era
solo l’assassino dei racconti…
Di certo però
non era solo il principe della favole…
Chi era?
L’unica cosa
certa era che lo avrebbe scoperto.
Ormai la
curiosità era troppa.
Avrebbe svelato
l’identità nascosta del Sovrano.
Sorrise, fiera
del suo obiettivo.
E ottimista
verso il futuro.
Forse non
l’avrebbe mai amato, ma perché essere per forza nemici?
Lui la aveva
rispettata…
Lei non aveva
nulla di personale contro di lui…
E allora?
Tante altre
domande le si affollarono nella testa, ma adesso era
il momento di andare…
Camminare là
Paura, paura vi vedo
Fuggire non so.
Si stava facendo
tardi…
E adesso era la Regina…
Non era quello
il momento per quelle domande.
Ci avrebbe
pensato più tardi.
Kamigawa era di sicuro in pensiero.
E la Regina avrebbe voluto
controllare com’era andata la serata…
Già.
Accidenti!
La serata era
andata bene, ma non come intendeva lei!
Panico.
Cosa avrebbe
pensato la Regina?
Un Sovrano e una
Sovrana che la prima notte di nozze non…
Inaudito!
Il matrimonio
era nullo!
Il protocollo
era chiaro…
Sakura doveva
ancora superare l’ultima prova.
E…
E Sesshomaru non l’aveva “messa alla prova”.
E lui?
Che cosa ne
avrebbe pensato il popolo di un Sovrano che rifiuta la novella sposa la prima
notte?
Si morse un
labbro con nervosismo…
Certo questo non
lo avevano previsto.
Per il futon non
ci sarebbe stato problema….
Certo, prima di
uscire, lo avrebbe rifatto del tutto, senza tenerne una parte intatta e una no,
ma… e per il resto?
A questo Sesshomaru di certo non aveva pensato!
Maledizione!
Maledizione!
Un’idea.
Fantasia vola
Sboccia il nuovo fiore
Nel cuore di se.
Sarebbe stato
difficile ma… forse…
Con un po’ di
fortuna…
Doveva tentare.
O così, o con Haru sottomessa.
Alzatasi in
piedi, incominciò a organizzare tutto.
Prese il mazzo
di rose ormai leggermente fiorite, facendo attenzione a non sporcare l’elegante
kimono.
Strano fiore la
rosa.
Intenso,
sensale, passionale… ma solo per un giorno.
Caduca è la sua
vita.
Dura appena un
attimo e poi sfiorisce.
Per sempre.
Pensando alle tue labbra
il mio eterno guado...labbra di una rosa
ti chiederò solo di farti amare...
Sakura strinse
quelle rose fra le mani, incurante delle spine.
Quelle rose
erano le uniche testimoni dell’ultima prova.
Come voleva il
protocollo, sarebbero state offerte in dono alla tomba degli antenati per
assicurare la validità del matrimonio e una discendenza pura e legittima.
Sorrise.
Se solo quelle
rose avessero potuto parlare…
Mute testimoni
del loro tacito rispetto.
Lanciò un’ultima
occhiata alla stanza.
Tutto in ordine.
Tutto perfetto.
Bene.
Nessuno avrebbe
sospettato nulla.
O, almeno, così
sperava.
Se il suo trucco
fosse stato scoperto, Haru sarebbe stata nuovamente
assediata, suo padre spodestato e lei resa schiava.
Sarebbe stato un
venir meno ai patti matrimoniali, non rispettare il contratto della cerimonia.
Eppure, anche Sesshomaru non aveva rispettato i patti, assediando il suo
paese…
Sospirò.
Il sole era già
alto in cielo.
Aveva dormito
molto e si era svegliata tardi…
Certo, non
sarebbe stato sempre così.
Solo la prima
settimana di nozze le ancelle non potevano entrare nella camera coniugale per
aiutare la Regina
nel prepararsi…
Dopo, sarebbero
entrate abbastanza presto…
Adesso era la Sovrana, non c’era tempo
per dormire.
Insieme a
maggior libertà, erano cresciuti anche gli obblighi.
Almeno grazie a
quella regola, nessuno avrebbe scoperto quello che non era accaduto.
Dopo…
Solo per
particolari festività e su preciso ordine del Sovrano le ancelle avrebbero
ritardato la sveglia.
Per motivi
decisamente ovvi.
Coraggio.
Un altro sospiro
profondo e fece scorrere le eleganti shojo di fronte
a lei…
Era il momento
di recitare l’ultimo atto di quella commedia…
Sakura si guardò
un paio di volte attorno, spaesata.
Nessuno.
Era come se
tutto il palazzo dormisse ancora…
Era entrata in
quell’ala del castello solo la sera prima e le Dame la avevano condotta alla
sala dei Sovrani.
Non c’era mai stata
prima.
Eppure, quel
silenzio aveva un che di tranquillo e protettivo.
Si avviò
silenziosa per i lunghi corridoi di legno chiaro, stringendo al petto le rose,
ormai completamente sciupate dal nervosismo della giovane.
Voltò
distrattamente l’angolo, scontrandosi con qualcuno.
Non fu un urto
particolarmente violento.
Ma per lo
spavento, le rose caddero a terra.
Sakura,
mortificata, s’inginocchiò subito a raccoglierle.
-La prego di
scusarmi, ero soprappensiero…-
Silenzio.
Che imbarazzo…
Non riuscì ad alzare
gli occhi per vedere chi fosse quella figura…
Che cosa avrebbe
pensato?
Certo, uno solo
era il pensiero degli abitanti del palazzo quel giorno, sia dei servi che dei
nobili…
Com’era andata
la “serata”.
E questo
pensiero bastò a far aumentare il nervosismo della giovane…
Ecco, mancava
solo una rosa e sarebbe tornata a nascondersi negli anfratti isolati e bui di
quell’immenso maniero.
Allungò la mano,
per ritrovarsi a sfiorare quella dello sconosciuto.
Accettò la rosa,
sorridendo.
-Grazie…-
Ma fu appena un
sospiro.
Profumo di te,
mi manca il
respiro,
dolce affanno.
Non erano solo
loro due.
Ma erano tanti.
E tante.
E lui… lui era
Lui.
Il Principe…
Anzi no!
Il Sovrano…
Lasciò cadere
nuovamente per terra la rosa.
Il Sovrano!?
Rimase un attimo interdetta, fissando quelle inespressive iridi
ambrate.
Abbassò
imbarazzata gli occhi…
Il caldo al
volto aumentò vertiginosamente mentre le scuse si alternavano simulando un
pigolio lento e sommesso…
Sesshomaru, indifferente, si alzò in piedi, porgendole una
mano per alzarsi.
La Regina la accettò.
La Regina. Lanuova Regina.
La sua mano era
calda, non come quelle di lei, fredde e tremanti…
Altero e sicuro.
Fiero e
indomito.
Nonostante
tutto.
-Ben svegliata,
Regina.-
Si accorse solo
in quel momento della presenza della Madre del Sovrano.
Sakura abbozzò
un lieve inchino, appena un cenno del capo, come vuole la tradizione.
Il minimo
necessario per voltarsi leggermente e non vedere più il marito.
-Come avete
passato la notte?-
Sakura voltò
repentinamente il volto verso il demone che, impassibile, osservava la scena.
La Regina abbassò nuovamente
gli occhi, imbarazzata.
E umiliata.
Come mai prima.
La Regina Madre nascose la bocca
dietro il ventaglio, ma la risata giunse cristallina alle orecchie della demone, così come le occhiate luminose delle Dame.
-No, vi prego,
non dite nulla… il vostro atteggiamento parla per voi…-
Già…
Era facile
scambiare quell’atteggiamento per timidezza…
Invece che
imbarazzo…
Umiliazione…
-Io… le rose…-
Piccoli mormorii
che Sesshomaru raccolse indistintamente…
-Dopo mia cara…
prima devo controllare l’esito della “serata”…-
Ecco.
Proprio a questo
punto Sesshomaru voleva che arrivasse il discorso.
Era uscito di
stanza molto presto, ma già tutti erano alzati ad aspettare il suo arrivo.
Senza un cenno
di saluto, si era diretto a conversare con dei soldati.
Nessuno aveva il
coraggio di chiedere direttamente a lui, il Sovrano, il più valoroso guerriero
delle Terre dell’Ovest, chiarimenti riguardo la sera.
Certo, sapeva
che sua madre era curiosa, vedeva Kamigawa fremere di
rabbia, ma nessuno aveva avuto il coraggio di chieder nulla.
Molto meglio
aspettare lei.
L’elemento
debole della coppia, e riferire a lei, dimentichi della timidezza, le proprie
domande, le proprie curiosità con lui represse.
Sesshomaru mosse un passo verso la Madre.
E una mano lo
bloccò con un cenno deciso, appena poco prima che parlasse.
-Ma certo Regina Madre. E’… è andato tutto bene…-
Quante volte
Sakura si morse la lingua dopo quella frase…
Quanto le
costarono quelle parole!
Per Haru…
In uno svolazzio di vesti, la Regina Madre si diresse nella
stanza seguita da Dame giovani e anziane, curiose ed esperte.
La giovane
coppia rimase lì, in attesa.
Tacita attesa.
Entrambi
sapevano cosa stavano cercando.
Ed entrambi
sapevano che non sarebbe stato trovato.
-Perdonami…-
Sesshomaru si scosse appena nascondendo comunque lo
stupore. Mai mostrarsi sorpresi, lo aveva imparato bene sui campi di battaglia.
Ma
Cosa voleva
dire?
-Ho dovuto
mentire… cosa avrebbero pensato?-
Quelle parole…
Il Sovrano non
ebbe neanche il tempo di studiarle bene che un vortice colorato uscì dalla
stanza insieme a risa festose e augurali.
La Regina Madre, con il lenzuolo
del futon, vittoriosa.
Passò vicina a
Sakura e al figlio, semplicemente raggiante.
-Molto bene. Il
matrimonio è concluso. Il contratto è valido.-
Uscì altera e
trionfante dal corridoio, diretta alla tomba degli antenati dove quel lenzuolo,
simbolo di purezza infranta, sarebbe stato sacrificato insieme alle rose che
una serva prese a Sakura.
La Regina, si limitò solamente
a incassare la testa fra le spalle e a nascondere sotto il kimono, la ferita al
polso.
-Era l’unico
modo…-
Poche parole,
biascicate senza guardarsi.
Sesshomaru aveva capito.
Non c‘era
bisogno d’altra spiegazione.
-Andiamo. Ci stanno
aspettando-
Uno sguardo
complice fra i due.
Il colore dei tuoi occhi
spazi aperti da vivere
qui mi perderò
Sakura rise,
ponendo fine all’imbarazzo che aveva provato appena uscita dalla stanza.
Da parte di lui,
indifferenza.
Se ci fosse
stato motivo, avrebbe spiegato.
Ma anche quella
soluzione era accettabile.
Silenziosa, la
nuova coppia si avviò all’uscita, pronta a incontrare il popolo.
Avevano salutato
tutti.
Molti nobili
dell’Ovest erano rimasti anche quella notte, altri erano tornati a casa.
Tutti con lo
scopo di accertare la “validità” del matrimonio.
E il fumo che saliva stanco dalla tomba degli antenati ne era la prova.
Il lenzuolo e le
rose.
In omaggio ai
grandi del passato.
Ingannati.
Sakura uscì nel
cortile, al fianco del marito.
Sapeva che era
lì.
Lo sapevano
tutti e due.
“Solo un giorno”
aveva detto nella sua freddezza.
“Solo un giorno”
aveva risposto nella sua sfrontatezza.
I nobili
dell’Est, nuova “conquista” dei territori dell’Ovest, si stavano preparando per
il lungo viaggio di ritorno…
E c’era anche
lui.
Camminava
nervosamente avanti e indietro, alzando soffici nuvole di polvere…
Una fitta al
cuore.
Sakura aggrottò
la fronte preoccupata.
Come era
ridotto…
I capelli
spettinati, il vestito del giorno prima, sgualcito e impolverato, la carnagione
pallida e gli occhi segnati…
Con uno slancio
affettivo, lo raggiunse e lo abbracciò.
Al diavolo il
protocollo!
Tanto adesso era
la Regina…
Nessuno la
poteva rimproverare…
Tranne, certo,
lui…
Ma non lo
avrebbe fatto…
Lo sentiva…
Zitto e immobile,
poco lontano da loro, portava i suoi dovuti e forzati saluti al nuovo
governatore alle sue dipendenze.
Al suocero…
Kamigawa iniziò ad accarezzare la testa della figlia,
incurante della ricercata capigliatura.
Non la poteva
vedere nel volto, ma sapeva che non stava piangendo…
Sua figlia non
lo avrebbe mai fatto di fronte a LUI!
Era troppo
testarda.
Come sua madre!
Però…
Senza smettere
di accarezzare la figlia, fulminò con lo sguardo il Sovrano.
Poco alla volta,
tutti i nobili dell’Ovest uscirono da Palazzo, senza coraggio di avvicinarsi.
Rimasero lì,
sulla soglia, rispettando un momento di vita privata.
Sesshomaru, freddo, con l’abito scuro e lo sguardo
eternamente impassibile, li osservava.
Sakura si scostò
appena, incontrando gli occhi verdi del vecchio.
Si guardarono…
Gli occhi di Kamigawa si facevano sempre più luminosi quando incontrava
quelli della figlia.
Ma mai avevano
avuto una patina così triste.
Non aveva
dormito.
Non aveva
dormito tutta la notte.
Aveva bevuto,
con moderazione, senza perdere lucidità.
Odiava gli
ubriachi…
Odiava perdere
il controllo di sé…
Era un tipo
sanguigno, sempre pronto ad attaccar briga.
Ma ciò che era
suo lo avrebbe difeso.
Sempre.
E invece.
Aveva fallito.
Fallito per la
terza volta.
Non aveva saputo
difendere sua moglie.
Non aveva saputo
ribellarsi all’esercito dell’Ovest.
Non aveva
liberato sua figlia da quel matrimonio.
Perdente.
Inutile.
Vecchio.
Ecco come si
sentiva.
Sakura scosse la
testa, in segno di rimprovero…
Quelle labbra
leggermente violette, la carnagione chiara, gli occhi cerchiati.
-Padre, sapete
che non dovete bere…-
Kamigawa sorrise.
Non aveva il
coraggio di dire niente.
Quella voce,
quella voce sembrava proprio quella di Sakura.
Della “sua”
Sakura.
Eppure.
Eppure non era
lei.
Era una donna
ormai.
Una donna
sposata.
Una Regina.
Aprì appena la
bocca.
Sentiva le
labbra secche.
E poi…
Che dire?
Che domanda
poteva porre per non essere inopportuno?
Esisteva forse
una domanda non inopportuna?
-E’ andato tutto
bene…-
Rimase
interdetto, senza fiato.
Girò gli occhi,
mentre il volto della figlia si era abbassato.
Che umiliazione.
Davanti a suo
padre!
Davanti a lui
non aveva mai mentito.
Aveva sempre
confessato i disastri e i dispetti fatti agli altri bambini con Toryu e Ami, ma adesso…
Avrebbe voluto
corrergli incontro, sorridere, spiegargli come fossero andate davvero le cose…
Rassicurarlo…
Dire che Sesshomaru non era come tutti lo descrivevano…
Lui era…
Era?
-Lui…-
Inghiottì a
fatica.
Sesshomaru alzò appena un sopracciglio, accortosi che la
conversazione iniziava a interpellarlo.
Sakura sorrise.
Con dei gesti
delicati e sinuosi, mostro al padre le maniche del vestito.
Kamigawa trasalì.
Che stupido!
Se ne sarebbe
dovuto accorgere prima.
L’acconciatura
che copriva la nuca, il vestito lungo, le maniche più corte e strette.
Certo, era
sposata.
Toccò appena il
polso della fanciulla, incuriosito da uno strano gonfiore.
Chiuse gli
occhi.
La rabbia stava
avendo il sopravvento.
Gli occhi, due
piccole fessure smeraldo, avevano intenzione di uccidere.
E la sua preda
era lì, di fronte a lui.
-Cosa ti ha
fatto…-
Una
constatazione.
Sakura, cercò di trattenerlo.
-Padre, non è come pensate…-
Quella ferita…
quella ferita non era causa sua!
Era stata lei…
Lei per.. per coprire lui…
Perché?
Perché lui non
l’aveva…
Lo avrebbe fatto
ancora?
In fondo, non
aveva detto nulla…
Che confusione!
E Sakura
sorrise…
Serena…
Quasi rilassata…
Sembrava…
Sembrava una
situazione così… così assurda!
Il patto che non
era stato rispettato, il loro incontro e i loro litigi, la sua avversione, la
freddezza del Principe, il matrimonio non “concluso”, la complicità…
Era tutto così…
Così
impossibile!
Kamigawa la fissò stranito.
Sorrideva.
Sinceramente.
Ma perché?
Sakura gli prese
la mano fra le sue, ancora sorridendo.
Annego sogni
nel pianto, mentre stringi
avversa mano
-E’ andato tutto
bene…-
Veloce, si portò
di fianco al padre.
Implicito invito
a Sesshomaru di avvicinarsi.
Non se lo fece
ripetere due volte.
Sakura adesso
era veramente imbarazzata.
Chissà cosa
stava pensando suo padre, adesso, nel vederli così vicini.
Anzi no, lo
sapeva.
Stava pensando a
quella notte.
Come da ore
ormai…
E adesso…
Adesso non
riusciva a capacitarsi dell’atteggiamento non più ostile della figlia.
Era come nata
una specie di complicità tra i due.
Possibile?
Fissò con odio il
glaciale demone di fronte a lui.
Lo odiava.
E nulla gli
avrebbe fatto cambiare idea.
Lo odiava e
basta.
Perché non aveva
rispettato i patti.
Perché aveva
minacciato Haru.
Perché gli aveva
portato via la sua ragione di vita.
Sakura.
L’unica figlia.
L’unica cosa che
costituisse un aggancio con il passato.
Un ricordo.
Doloroso, certo
ma…
Necessario.
-Verremo presto
a trovarvi…-
Kamigawa sorrise, stringendo maggiormente la mano attorno a
quella della figlia.
Presto…
Sarebbe stato
comunque troppo tardi.
Era un tempo
troppo lontano.
Ogni attimo
lontano da Haru era tempo perso.
Ogni attimo
lontano dalla figlia era vita non vissuta.
Eppure lo
sapeva, lo sapeva che se ne sarebbe andata prima o poi.
Ma…
Ma non con lui.
Non con uno
così.
Era
indispensabile averla accanto per continuare a vivere.
Ha sapor di te
che di profumo sazi
il mio respiro
Lo fissa muto e
impassibile nella sua forza.
Nella sua
grandezza.
Nella sua
vittoria.
-… forse
addirittura la prossima primavera, non è così Sesshomaru?-
Il demone accennò
appena con il capo, voltandosi leggermente verso la moglie.
Sakura faticava,
faticava a capire cosa si stessero dicendo senza parole quei due.
Kamigawa scosse piano la testa.
“Sesshomaru” aveva detto.
Suo marito…
Poteva chiamarlo
così.
Eppure…
Eppure dopo
quella notte non pensava che lo avesse più fatto.
Perché Sakura
non lo odiava?
Perché lo
trattava con maggior comprensione e minor astio del giorno del matrimonio?
Dopo tutto quello che le aveva fatto…
-Magari anche
con l’erede.-
Sakura si voltò
allarmata, sentendo la presa del padre farsi più salda al suono di quelle
parole.
Sentir calore
di te, che mano non so
come sfiorare
La Padrona, madre del
Sovrano, si avvicinò altera e fiera, seguita da poche ancelle che rimasero a
debita distanza.
-Ce lo auguriamo
tutti, non è così?
Guardava Kamigawa con una certa sfida e il tono della voce aveva
tradito questo sentimento.
Un erede…
Sakura arrossì
violentemente nel capire cosa sottintendeva quel discorso.
Ripiegò la testa
nel petto, lasciando che un ciuffo di capelli, lasciato appositamente libero,
le ricadesse sul volto.
Piccola difesa.
Inutile difesa.
Perché Kamigawa non era uno stupido.
L’imbarazzo era
palpabile.
-Non c’è fretta…
in fondo sono ancora giovani, hanno tutto il tempo…-
Sakura sorrise imbarazzata al padre cercando con gli occhi
l’appoggio del marito.
Che però non
trovò.
Fiero e
indifferente, Sesshomaru guardava il cielo
primaverile, assorto in altri pensieri.
-La prossima primavera verremo ad Haru.-
Non una
promessa.
Non un ricordo.
Un ordine per il
futuro.
Sakura sorrise a
quelle parole, in un modo troppo esagerato per la ex-
sovrana che si limitò a storcere la bocca.
Non poteva più
dirle niente adesso.
Non poteva più
rimproverarla.
Era la seconda.
-Questo
significa che ci rivedremo presto, Padre!-
Kamigawa sorrise.
Stanco.
Si sentiva
incredibilmente stanco.
E debole.
E … finito.
-Ad ogni primavera
Tornerà lo splendore
Della piena fioritura
Ma incontrarla o no
È solo dono del destino-
-Padre!-
Kamigawa rise piano del rimprovero della figlia.
Non le piacevano
quei discorsi.
E lui lo sapeva.
Ma…
Si sentiva
vecchio.
Stanco.
Finito.
E ora… solo.
I saluti furono
veloci.
Appena un
accenno di inchino, un bacio a Sakura, qualche parola di circostanza ad “amici”
e nobili.
Le solite
raccomandazioni, le stesse promesse.
Meglio il
silenzio.
Le parole erano
diventate un peso.
Qualunque
sarebbe stata comunque sbagliata.
Bastava uno
sguardo.
Uno sguardo per
intendersi.
Cerco frammenti
di silenzio,
all'ombra d'un
fiore sbocciato.
E in un attimo
il popolo dell’Est era uscito dalle mura, pronto a tornare a casa.
Lasciando la
loro Principessa al nemico.
Lasciando una
vittima sacrificale al sacerdote.
Salutando una
Sovrana ormai straniera.
Allora, per questo capitolo dovete ringraziare i titoli di
credito.
Lo so, può sembrare strano, ma è così.
Oltre che Avalon che, dall’ultimo
aggiornamento, non fa che stressarmi con “quando aggiorni?”.
Ecco-fatto allora!
E finalmente devo aggiungere.
Se guardate nel mio profilo vi farete un’idea i cosa ho in mente di fare con le mie fanfics
ma di una cosa potete stare certi: questa non la abbandono.
E’ un esperimento e voglio spingermi fino in fondo.
Però… pietà!
Ci metto tre secoli a scrivere i capitoli!
Temo che il prossimo aggiornamento non sarà tanto presto…
gennaio?
Che idea!
Diamoci un appuntamento!
Allora, prossimo appuntamento a gennaio, va bene?
Dovrei arrivare a pubblicare una volta al mese… spero! XD
Del capitolo, che dire?
Ho paura delle reazioni che potrebbe portare.
Certo non è all’altezza del precedente.
Lo so.
Lo sento anch’io.
Però a me piace.
Perché era “facile” suscitare pathos con un matrimonio. E’
giocare scorretto secondo me.
E’ come voler comunicare gioia descrivendo Tizio che vince
alla lotteria o amore descrivendo fiumi, uccellini e nuvolette a forma di
cuore.
Questo capitolo, personalmente, lo trovo più “intimo”.
Nel capitolo precedente Sakura era passiva, la sua
interiorità e psicologia quasi annullata dai fatti che accadono.
E qui?
Qui accade poco, nulla.
E’ dentro di lei che accade tutto.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi assicuro comunque che, il prossimo capitolo (già
imbastito, quindi rinnovo la promesse di una prossima
pubblicazione il prossimo mese!) avrà molta più azione.
E adesso i ringraziamenti.
Cielo, ho paura delle vostre possibili reazioni!
Vi ricordate ancora di me, vero?
Sono quella che mangiava le tartine al matrimonio!XDXDXD
Ringraziamenti:
Red_Lyon: Piacere di conoscerti!
Come diceva Cicerone “finché c’è vita c’è speranza”! Allora, sconvolta?
Soddisfatta? Fammi sapere! Bacio!
Ayashi683: Ecco qui un piccolo prosieguo! Ribadisco che la
storia avrà una fine, non so se proprio come la volete voi (me
sadica!) ma una fine la avrà! Lo prometto! Bacio!
Kirakira90: Sesshy lo amiamo tutte
a quanto pare, fare i turni mi sembra complicato… potremmo chiedere a Rosencratz se ce ne crea uno ciascuno! Kamigawasai, mi fa davvero-davvero piacere che tu l’abbia
nominato! Lo adoro come personaggio, mentre Sakura non è proprio la mia
preferita, però non dimentichiamo che è giovane e che… ehm… basta farmi fare
spoiler! Un bacio!
Mizar89: Gli haiku continueranno imperterriti ad animare i
pensieri dei personaggi, anche se in certi casi risulta difficile comprenderli.
Almeno per me. XD Adesso come stai? E’ da un po’ che non ti sento! Spero di
trovare presto una tua nuova recensione! Bacio!
Gemellina Dolly: Beh, io conosco
un sacco di persone che vorrebbero sposarlo… e Sakura è proprio una stupida nel
farsi tante mene mentali! Potevo appiopparla a Totosai
invece, scusa! Ha avuto la fortuna di entrare nel futun
di Sesshy e si comporta così? Beata gioventù
ignorante, certe occasioni capitano solo una volta nella vita! Un bacione!!!
Crilli: Seshomamma
(ti prego, posso plagiarti? *_* Tipregotipregotiprego…)
è una donna forte. Temo di doverla un po’ trascurare nei prossimi capitoli ma,
vedi, i novelli sposi mi daranno qualche grattacapo! XD Sakura adesso è un
carattere un po’ indeterminato, ma GIURO che riserverà
delle sorprese… sì sìsì! E
no, non sei complicata. Se sentissi la trama chiederesti che mi internassero! Un
bacio!
Sesshydil: Anch’io mi sarei
buttata senza ritegno!XD Per lui verrei meno alla mia nomea di donna frigida e
insensibile! ù_ù Sulla seconda parte della tua
recensione ho scritto tre risposte diverse, mi credi? E’ che non voglio e posso
anticiparvi niente! Non posso dirvi che… ecco, lo vedi? Lo hai fatto di nuovo!
Cattiva!XD Un bacio!
KaDe: Memorie di una Geisha non l’ho
visto. No. L’ho vissuto. L’ho imparato a memoria. Ho comprato il dvd e l’ho
propinato a mia sorella come non mai. XD Spero vivamente che tu non abbia
ucciso nessuno per colpa mia! XD Sono sempre più convinta di darmi delle
scadenze per postare (la prossima a gennaio) così da non causare disastri
epocali! Un bacio!
Falcorisoluto: Grazie mille per i
complimenti e gli incoraggiamenti! Sesshy lo ama un
sacco di gente vedo! Nella prossima fic cercherò di
far innamorare tutte di Jaken! XD Un bacio!
Flori: Tu sai come esaltare il mio
ego. E non è cosa buona e giusta. Per voi. Adesso oltre che il mondo voglio
conquistare l’universo! Sì, sono esaltata, e allora? XD Grazie mille per il
commento! Bacio!
Rosencrantz: Sto raccogliendo
adesioni. Ehi, non fare quella faccia! Lavoro per te! Finora ci vogliono
quattro Sesshomaru di cui uno
moro (e che c’è di male? Vorrei vederlo moro!) E chi meglio di te potrebbe
procurarceli? Tanto sai dove andare a cercarli e no,
la perdita di un arto non varrà come scusa. Muoviti a scrivere il prossimo
libro, voglio leggerlo. E voglio il gatto-fantasma. Ma sto divagando. Beh, che
dire? E’ normale parlare a sproposito parlare con gente “importante” nel mondo ficcinaro (spero solo che dietro il tuo nick
si nasconda veramente L. M. e non Moccia o sai che
figura!XD) Grazie mille per il commento professionale! Spero di trovarne altri!
E a te è delegato il gravoso compito di (oltre che procurare Sesshomaru- o Suki- per tutte)
controllare l’ic-tudine (Avalon
può confermare. Amo fare neologismi) del glaciale demone. Un bacio!
Celina: I confetti sono finiti! Ç___ç
Li ha mangiati tutti Gemellina Dolly, l’ho vista! Però
ho trovato tracce di cioccolata anche sulla maglietta di Valery_
Ivanov… che dici, facciamo un salto nel fandom di Detective Conan e chiediamo aiuto? XDXDXD Un
bacio! Adoro le tue recensioni dettagliate!!!!
Valery_Ivanov:*__* Davvero ti sei sostituita a lei? E’
proprio quello l’intento, far identificare noi, povere donnine assetate d’amore
(pfff….) con la bella (questo sì) e intelligente (ma
non proprio) Sakura! Spero di sentirti presto, un
bacione!
Darseey: La curiosità che scava il
cranio… hai tutta la mia stima. Amo quell’espressione! Che devo fare per
averla? XD Anche se temo che, ormai, si arrivata a scavare fino alle ginocchia…XD
Mi dispiace! Spero di non averti “persa” o delusa con questo capitolo! Un
bacione!
Poppi: vicino a Sesshy c'è da prendersi
il raffreddore per quanto sia glacialegiuro,
io vi adoro!XD Vorrei fare un collage di tutte le espressioni più belle che
lasciate nelle recensioni e appendermelo in camera! A me gli invitati stavano
anche simpatici ma tu falli pure fuori. Più tartine per me! XD Un bacio!
Ary22: Jaken
è tutto tuo! Ho qui un elenco della spesa di gente che vuole Sesshy! Ormai è a rischio inflazione! Spero di sentirti
presto! Un bacione!
Owarinaiyume: Tu chiedi perdono. TU? E io
che dovrei fare? Spero solo di trovare ancora qualcuno interessato a questa
storia perché capisco che possa sembrare dimenticata da Dio (nella fattispecie,
me-autrice. XD) ma GIURO che non è così! Mi perdoni tu? Un bacio!
Kaimi_11: Mmm
vediamo… è rimasto un fiore marcio del bouquet, va bene lo stesso come
ricordino? XD Beh, che dire? Ciao, come va, tutto bene… oh, come sono banale. Comunque
ripeto: Sesshy non ha cuore ma è così che ci piace! Anche
se adesso, devo ammetterlo, lo sto tradendo con un sacco di gente (immaginaria,
ovvioXD) Un bacione!
Ayrill: Beh, dopo una reazione così bella dopo il capitolo del
matrimonio spero proprio che tu non mi lancerai qualcosa dopo questo! XD Un
bacio!
Callistas: Beh, domanda difficile. Sesshomaru
capirà mai? Chi vivrà vedrà! XD Per la suddivisione dei capitoli mi dispiace ma
non so cosa dirti. Prima di riflettere bene e di leggere alcuni vostri commenti
lo sapevo. Adesso ho deciso di cambiare la trama, RADICALMENTE, (adesso però mi
soddisfa di più!) e non so proprio quanto durerà! Però assicuro che finirà! Ok,
rima schifida, lo ammetto. Ma mi volete bene lo
stesso, no? XD Un bacione!
Miriel67: Mi sento in colpa per il
tacco 12… tartina? XD Solo per te, l’ultima rimasta! XD Gentilyoukai…
posso adottare anche questo? Voglio adottare le vostre espressioni, vi prego! Sono
troppo belle!!! Grazie mille del commento, sono
contenta di averti fatto salire su una nuvoletta rosa! Spero solo che tu non
sia caduta e ti sia fatta male dopo questo capitolo! XD Un bacio!
Uraniaglo: Uao, quanti complimenti! Grazie
mille! Beh, aggiornamento fatto alla fine, no? E’ questo che conta… il concetto
di presto poi è soggettivo, no? Eh? Eh? Eh? Ok, mi
dispiace! Non ho parole per scusarmi! Comunque grazie mille per le belle parole
e i graditissimi complimenti! Bacio!
Flori: Eccolo qui! ^^
Allora, nell’ordine:
-mi sono data martellate sulle ginocchia;
-ho preso a gengivate la parete;
-mi sono sorbita un film orribile che sapevo non mi sarebbe
piaciuto.
-varie ed eventuali.
Risultato?
-ho un martello in meno;
-ho abbattuto la parete della camera e mia sorella vuole
compostamente uccidermi;
-ho fatto strani incubi con uova e piante grasse mutanti;
-mi odio.
Perché dite?
Per il mostruoso ritardo.
Vi chiedo scusa.
Vi capisco se non recensite per ripicca, se vi siete
dimenticate della storia, se siete arrabbiate.
Comunque la storia la continuo, sappiatelo!
E vi ringrazio davvero, davvero per le bellissime parole.
No, non prendete sotto gamba questi ringraziamenti.
E’ stato leggendo i vostri commenti che ho deciso di
cambiare trama. Prendendo idee e dicendomi “Beh, se piace così tanto devo dare
il meglio di me!”
Quindi questo ritardo è anche colpa vostra in fondo in fondo…
(*Lete cerca di scaricare i suoi sensi di colpa sugli
altri).
Che dire?
Spero che qualcuno si ricordi di me (cioè spero che qualcuno
si ricordi di Lete… XDXDXD Oddio! Devo dirla ad Avalon questa!) e che non mi disprezziate troppo.
Le verdure marce nella cesta verde, quelle ancora buone
nella cesta gialla, grazie.
Aveva gli occhi
lucidi e sentiva la gola diventata improvvisamente secca.
Eppure…
Non stava
sognando.
La sua Padrona
era lì, di fronte a lui.
Lo aveva
chiamato nel suo appartamento.
Lui!
Proprio lui!
Tanti anni di
onorato servizio presso Padron Sesshomaru allora
erano stati notati!
La sua fedeltà
era nota in tutto il palazzo!
-Jaken, dovrei farti una domanda…-
Il demonietto s’inginocchiò per terra più volte, biascicando
un ringraziamento per l’onore che gli veniva concesso.
Qualunque cosa.
-Sei… sei da
tanto al servizio di… di Sesshomaru, giusto?-
Il demonietto accennò di sì con la testa iniziando un infinito
racconto sul loro primo incontro.
Sakura rise,
nascondendo il sorriso dietro il ventaglio.
Era impacciata.
La domanda che
gli avrebbe posto di lì a poco sarebbe stata certamente giudicata strana.
Però…
Sentiva di
doverlo chiedere.
Doveva chiederlo
a qualcuno.
E Jaken era la persona giusta.
-Jaken… tu sai… sai se….-
Respirò un paio
di volte cercando di prendere faticosamente fiato.
Non era una cosa
facile.
Il demonietto pendeva visibilmente dalle sue labbra, così
inginocchiato al suolo e con la schiena flessa, ma il collo alzato in
trepidante attesa.
-…sai se mio
marito ha avuto… ha avuto delle “compagne”?-
Si fece aria
ripetutamente con il ventaglio.
Si sentiva
avvampare ma sperò che il trucco coprisse il rossore delle guance.
Gli occhi
acquosi di Jaken la fissavano tremanti e increduli.
Era una domanda
molto, molto delicata.
E a lui…
A LUI era stato
concesso di rispondere!
Si schiarì la
voce con qualche colpetto di tosse e gonfiò fiero il petto.
-No no mia
Signora, in tutti i miei anni di onorato servizio a fianco di Padron Sesshomaru non ho mai visto nessuna femmina interessarsi al
Padrone…-
Certo, il fatto
che Jaken non la avesse vista non voleva dire che non
ci fosse.
Però…
Doveva sapere…
Un incredibile
numero di ipotesi le si erano affacciate alla mente in
quel primo periodo del matrimonio…
L’incredibile
rispetto che Sesshomaru le aveva mostrato la prima
notte di nozze e i giorni seguenti fino ad allora non
poteva essere casuale.
Doveva esserci
dell’altro…
E secondo Sakura
quell’altro poteva essere solo una femmina.
-Ne sei certo?-
Jaken annuì con forza.
-E neanche lui
si è mai interessato a… a “qualcuna”…?-
Sesshomaru non la degnava di uno sguardo dentro la loro
stanza…
Non le aveva mai
chiesto nulla se non durante quelle riunioni dove dovevano presenziare insieme.
Certo, adesso
era impossibile evitarsi.
La maggior parte
del tempo la trascorrevano assieme.
Ma…
Non c’era alcun
interesse da parte di lui, alcuna attrazione.
Eppure era lì,
sua Moglie, a completa disposizione…
In tutti i
sensi…
Obbligata a
esaudire ogni desiderio, ogni capriccio senza opporsi in alcun modo…
Aveva un potere
assoluto…
Eppure non lo
usava.
Doveva esserci
certamente qualcun’altra!
Una giovane che
occupava i suoi pensieri così intensamente da soggiogare la libidine del
Sovrano.
Jaken scosse la testa.
Il Padrone era
interessato unicamente alle guerre, ad accrescere il suo potere, a ingrandire
il Regno…
Sakura sbuffò.
Si era
immaginata ben altra risposta.
Un amore
difficile, magari conteso…
Visto però che
non la aveva sposata doveva esserci stato qualche impedimento.
Che non fosse
corrisposto?
Possibile?
Però allora Jaken si sarebbe accorto della fanciulla…
E se fosse
morta?
Se fosse stata
la morte a separare i due innamorati?
No…
E perché Sesshomaru non avrebbe usato Tenseiga
per riportarla in vita?
Forse… forse non
poteva?
O magari era di
un rango inferiore e non aveva potuto contrarre le nozze?
Possibile?
Almeno la
avrebbe condotta a Palazzo come serva, schiava o amante…
E invece…
Un’idea
improvvisa balenò indisponente nella mente della Regina…
Tutto filava…
-Un’umana… neanche un’umana?-
Sicuramente
un’umana!
Certo!
E lo aveva
rifiutato!
Era per questo
che era proibito agli umani entrare nel Palazzo dei Sovrani dell’Ovest!
Nonostante il
rifiuto avesse ferito il cuore del demone, lui non riusciva a scacciarne il
ricordo dalla mente e questo gli impediva di amare di nuovo!
Di immaginarsi
vicino a qualcun’altra…
Di …
Forse era
proprio per questo motivo, per questa ferita che Sesshomaru
era diventato un demone così spietato e crudele…
Forse…
Sull'incerta via
sbocciano le verità
fatte di nulla
La risatina di Jaken la distrasse dai suoi pensieri..
-Perdonatemi mia
Sovrana, ma l’unica umana che si è avvicinata abbastanza a Padron Sesshomaru e è ancora viva è Rin…-
Sakura si grattò
la testa confusa.
Vero anche
quello.
E poi la teoria
non reggeva.
Era da secoli
che c’era questa assurda regola contro umani e mezzi-demoni.
Era una
tradizione delle Terre dell’Ovest.
-C’è forse
qualche problema Padrona?-
Sorrise
ricominciando a sventolare il ventaglio.
Frugo l'oscuro
cercando sensazioni
oltre il tempo
-No! No!
Assolutamente Jaken! Solo… ero curiosa di conoscere
meglio il passato di mio marito e nessuno meglio del suo servitore più fedele
poteva aiutarmi…-
Jaken gongolò a quelle parole.
Apposta…
Non poteva certo
svelare il vero motivo della sua curiosità.
Sarebbe stato
compromettente per entrambi.
Eppure…
Eppure qualcosa
doveva esserci.
Che fosse… un
ragazzo?
Sbattè un paio di volte gli occhi a quell’idea.
Sarebbe stato…
assurdo.
E era…
imbarazzante…
Imbarazzante
pensare …
Pensare che suo
marito…
No, impossibile.
Il ragazzo in
questione sarebbe diventata una guardia del palazzo.
Visto che non
poteva essere un umano…
Che razza di
idea!
Però…
Ma allora chi
era questo tanto odiato Inuyasha?
Perché non
poteva praticamente venire nominato?
-Jaken, avrei un’ultima informazione da chiederti… -
Jaken gonfiò ulteriormente il petto, temendo di scoppiare.
Quello era troppo. Troppo per lui, piccolo demone. Non avrebbe mai pensato che
la sua Padrona potesse davvero trattarlo a quel modo. Quale onore!
-Chi è Inuyasha?-
Il demonietto a quel nome si contorse nel suo posticino,
fissando con gli occhi il tatami, combattuto
Aveva
velocizzato il respiro e lanciava occhiate sfuggenti alla porta per accertarsi
che non entrasse nessuno, per paura che qualcuno avesse udito quel nome.
Chi poteva mai
essere?
-Altezza, Padron
Sesshomaru non vi ha mai parlato di… di …di lui?-
Sakura scosse la
testa e si avvicinò al piccolo demone, curiosa.
Forse avrebbe
parlato…
Forse almeno
questa sua curiosità sarebbe stata soddisfatta.
Forse avrebbe
saputo finalmente chi fosse.
-Padron Sesshomaru non vuole che se ne parli ma… ma voi siete la Regina, approverebbe che ne
veniste a conoscenza… o forse no?-
Sakura toccò con
la mano quella verde e rugosa del demone-rospo, facendolo sussultare.
-Certo che
approverebbe… si sarà dimenticato di parlarmene… ma sono certa che se dovesse,
affiderebbe a una persona fidata come te questo compito…-
Jaken sorrise, sempre più sulle spine.
Ma sembrava
convinto a parlare.
-Vede Altezza, Inu…-
-Sakura.-
Le sohjo si spalancarono di colpo, lasciando vedere l’imponete
figura del Sovrano.
Jaken si appiattì contro il pavimento, mentre Sakura si
alzava al suo richiamo.
Aveva come la
strana sensazione di aver dimenticato qualcosa.
-La riunione.-
La riunione?
La riunione!
-Mi dispiace Sesshomaru! Arrivo subito!-
Tutti quei
pensieri e quelle idee le avevano fatto dimenticare ogni cosa.
Anche
l’appuntamento con i generali!
Sesshomaru guardò di sfuggita Jaken
mentre a moglie lo salutava e la precedette lungo il corridoio.
Sakura non potè non notare che aveva una schiena larga.
Era bello.
Fiero.
Altero.
Potente.
Ma anche…
Freddo.
Scostate.
Vendicativo.
Assassino.
Possibile che ci
fosse qualcuna nel suo cuore?
Possibile che
l’amore per qualcun’altra gli impedisse di approfittare di lei?
Che fosse solo
bontà d’animo la sua?
Che il Sovrano
di un popolo guerriero avesse un cuore?
-Tutto bene?-
Si era voltato e
aveva notato i suoi occhi vuoti vagare per una parete del corridoio.
Aveva dei
bellissimi occhi ambrati.
Belli.
Ma…
inespressivi.
Totalmente
freddi.
Gelidi.
Superiori.
-Sì… scusa.-
Sorride
timidamente.
Possibili che
due occhi così sapessero anche amare?
Sembrava che mai
un sentimento del genere lo avesse toccato.
Mai fosse stato
colpito da qualcosa di così profondo?
Possibile che
non sapesse provare dei sentimenti?
La certezza che
non c’era nessun’altra prese il sopravvento sulle
altre nella sua mente.
Soddisfazione o
delusione?
Non avrebbe
saputo dirlo.
Né avrebbe
saputo spiegarsi perché la rispettava fino a tal punto.
Ma…
La
determinazione nello scoprire qualcosa di più riguardo il
marito, cresceva in lei.
Non lo odiava
più.
Anzi.
Ne era
incuriosita.
Ne era
stimolata.
Ne era
stuzzicata.
Ne era attratta.
-… non dubitatene, perorerò la vostra causa presso mio marito.
Abbiate fiducia nel vostro Sovrano.-
Con un sorriso gentile
le Nobili Dame si allontanarono, lasciando la Regina sola nella stanza.
Sakura sbuffò
per poi sedersi stancamente per terra.
Fatica.
Stanchezza.
Spossatezza.
Occhi stanchi
guizzano, sospirano.
Giacinti sbocciano
Era da tutto il
giorno che riceveva le mogli degli alti ufficiali per sentire le loro
richieste, scambiare due chiacchere o sentire
distrattamente i finti elogi delle dame.
Ma sorrise a
tutte.
Sì, perché era
felice.
No, forse non
felice.
Ma serena.
Serena per la
piega che aveva assunto la sua vita e quell’”infelice” matrimonio…
Sesshomaru,
nonostante ormai fosse già inizio estate, continuava a “ignorarla”.
Ed era meglio
così.
Ormai aveva
acquistato tutta la sua fiducia.
Completamente.
Quell’atto di
controllo che ogni sera dimostrava nella loro stanza aveva conquistato il
rispetto di Sakura.
Certo, non
poteva innamorarsi di lui.
Sarebbe stato
ridicolo.
Falso.
Sbagliato.
Ma poteva
provare affetto verso di lui?
Verso suo
marito?
Verso l’uomo che
l’aveva costretta a sposarlo?
Strano, ma… sì.
Affetto, non
ancora forte come quello che la legava a Toryu e a Ami, né minimamente
paragonabile a quello che provava per il padre ma…
Non troppo
forte.
E non totale
indifferenza.
Quante volte
aveva cercato di dare un nome a quel sentimento!
Ciò che provava
per i suoi compagni d’infanzia era amicizia, per il padre era affetto filiale,
per suo marito…
Per suo marito?
Cosa provava
veramente lei per Sesshomaru?
Scosse la testa.
Che rispondere?
Rispetto?
Era quello ciò
che Sesshomaru provava per lei?
Era quello che
lei provava per Sesshomaru?
No, non semplice
rispetto.
Da quando si
erano sposati la vicinanza era stata praticamente continua e dovuta.
Ma…
Non così
fastidiosa come si aspettava.
No.
Sesshomaru
l’aveva aiutata molto in quel suo nuovo ruolo di Regina straniera.
Certo, con la
sua solita freddezza, ma le era stato vicino.
A modo suo.
Anche solo un
gesto, una parola, un’occhiata.
E Sakura,
vedendo come gestiva il regno, si sentiva più vicina a lui.
Vedere come
teneva all’esercito, come teneva al suo popolo e come teneva alla sua terra lo
rendeva più… più… umano.
Più simile a
lei.
Più vicino.
E certamente
anche Rin con il suo eterno elogio al Sovrano le
aveva fatto scoprire un nuovo Sesshomaru.
Che fosse la
ragazzina a esaltarne le caratteristiche o che fosse Sakura a non vederle?
Certo era che,
ormai, le terre dell’Ovest non sembravano più tanto ostili quanto l’anno prima.
Sì, era serena.
Sapeva di aver
fatto la cosa giusta.
Così come sapeva
di essersi sacrificata per una buona causa.
Sapeva di aver
salvato Haru.
Sapeva di
essersi condannata per sempre.
Ma sapeva anche
che doveva farlo.
Doveva.
Era in pace con
se stessa.
Un unico
rammarico.
Che Haru fosse così distante.
Già, lontana e
irraggiungibile.
Almeno con il
corpo.
Ma non con lo
spirito.
Ogni volta che poteva,
facendo attenzione a non essere vista, alzava lo sguardo oltre il giardino,
sopra le mura che delimitavano il palazzo, attraverso le praterie e le selvagge
foreste dell’Ovest fino alle colline verdeggianti, ai canti dei minatori, al
profumo di sale della sua terra…
Haru.
Un nome sempre
presente nella sua mente.
Come
dimenticarlo?
Un misto di
immagini e sensazione.
Nostalgia.
Struggente.
Tormentosa.
Appassionata.
Quanto le
mancava suo padre…
E gli amici…
Sorrise
tristemente, asciugandosi le lacrime nel kimono…
Già …
Haru…
Chissà com’era
ridotta la sua terra.
Dopo il
matrimonio e l’annessione del Regno alle Terre dell’Ovest gli attacchi dei
Pirati delle isole si erano fatti più frequenti.
Con timore ormai
aspettava la lettera mensile, quella formale, che annunciava le novità
economiche, la situazione sociale e…
E i morti per
gli scontri.
Avrebbe
preferito una pugnalata a quei momenti.
Nomi di amici
d’infanzia, veterani, compagni del padre…
Gente che era
accorsa alle sue nozze così tanto contestate, che avevano affrontato quel lungo
viaggio per farle sentire il loro appoggio.
Feriti.
O…
Morti.
Sacrificati per
la loro terra.
E una fitta più
lancinante era dovuta alle date degli scontri.
Molti giorni
prima.
Magari quando
era intenta in una discussione di corte.
O quando si
vestiva per una cerimonia.
O quando
discuteva con Sesshomaru.
Intanto gli
uomini della sua terra morivano.
Cadevano come le
foglie d’autunno.
Dagli alberi
cadono le foglie ma
L’amore resta
Certo le perdite
erano state irrilevanti rispetto a una battaglia contro l’Ovest che li avrebbe
sterminati tutti.
Però…
Anche una sola
perdita era troppo.
Sesshomaru aveva
mandato numerose truppe a difendere i territori e sembrava che, nonostante
l’astio iniziale, le parole di Sakura nella lettera di presentazione avevano
permesso ai soldati dell’Ovest di integrarsi abbastanza in quella terra.
Ma…
Il terrore che
giungesse la notizia della…
Della…
Inghiottì a
fatica, incapace perfino di formulare quel pensiero…
La… “mancanza”
del padre sarebbe stata…
Scosse la testa
evitando di completare la frase.
Non voleva
pensarci.
Non doveva
pensarci!
Dalle ultime
lettere di Izumy… Kamigawa
non stava bene.
Anzi.
Peggiorava.
Ogni giorno di
più.
Il viaggio e
l’ennesimo abbandono della figlia erano stati strazianti.
Il suo corpo non
aveva retto.
Ma il suo
spirito continuava a lottare.
Lui era un
guerriero.
Il più valido
che avesse mai conosciuto.
Non si sarebbe
arreso così facilmente alla malattia.
Mai.
E anche lei
doveva fare lo stesso.
Il peso di non
essere a Haru a lottare con il suo popolo non era
indifferente.
Anzi.
Il pensiero di
non essere al capezzale del padre durante le sue crisi era opprimente.
Ma…
Sapeva di fare
qualcosa per Haru.
Sapeva che stava
salvando la terra per cui la madre aveva dato la vita.
Stava aiutando
il padre a combattere.
Era la figlia di
un nobile soldato.
Non doveva
arrendersi.
Kamigawa doveva essere fiero di lei.
Sua madre doveva
essere fiera di lei.
Tutta Haru e la sua gente dovevano essere fieri di lei.
Era difficile
certe volte.
La nostalgia si
faceva insopportabile.
Grave.
Dolorosa.
Se solo però
fosse potuta uscire da quelle mura…
Da quanto non
camminava libera in un prato?
Da quanto non
vedeva l’orizzonte sconfinato davanti a lei, non ostacolato da mura, anche se
difensive?
E il pensiero che
non sarebbe più uscita…
Il pensiero che
quelle mura sarebbero state la sua sicurezza e la sua prigione…
Per sempre.
Per tutto il futuro.
Sospirò.
Sarebbe stato
bello,anche solo una volta, una volta, poter uscire di
nuovo.
Scacciò quel
pensiero.
Aveva altro da
fare.
Doveva gestire
il Regno.
Stare al fianco
del marito.
Aiutare la sua
terra in quel modo.
Le sohjo si aprirono lente e la verde figura di Jaken fece lentamente capolino.
Sakura gli diede
il benvenuto con un sorriso.
Le faceva bene
passare un po’ di tempo da sola.
Pensare e
rimuginare fra sé e sé.
Pensare a Haru.
Alla famiglia.
La faceva
sentire meno sola.
Il demonietto guardò ammirato la sua Regina.
Parlò piano,
gracchiando le parole che uscivano tremanti dalla sua bocca.
-E’…è arrivata
una... una lettera per i Regnanti… un… un messo aspetta… sta aspettando la … la
risposta, giù, nel cortile interno…-
Sakura,
incuriosita, prese la lettera dalle mani grinzose del demone, accarezzandogli
una spalla in segno di ringraziamento.
Non aveva mai
visto prima quel sigillo.
Né quello strano
tipo di carta di riso, rosata.
Profumava di
buono.
Di fresco.
Di vivo.
Di libertà.
Quei corridoi
non le erano mai sembrati così lunghi.
Né aveva mai
avuto tanta voglia di rivedere suo marito.
Sakura girò
vorticosamente l’angolo, inseguita dalle voci delle Dame che la pregavano di
rallentare.
Non era consono
per la Regina
correre nei corridoi del Palazzo!
Anche se ormai
la madre del Sovrano non avrebbe più potuto dirle niente!
C’era n
protocollo da rispettare!
Protocollo…
Quella parola
riaffiorò lontana nella sua mente.
Protocollo?
Non poteva
rispettare alcun protocollo!
Non in quel
momento!
Non con
quell’ansia gioiosa nel cuore.
Con quella
titubanza.
Con
quell’ardore.
-Sesshomaru!-
Quasi si era
dimenticata dove stesse dando udienza.
Quelle sohjo sembravano dannatamente tutte uguali!
Rallentò
cercando piano di riprendere fiato.
Eppure doveva
essere lì, da qualche parte…
Lento, il
frusciare di una shojo.
Eccolo.
Fiero.
Altero.
Inafferrabile.
-Che sta succedendo?-
Quel rumore era
fastidiosissimo.
Passi e grida
che rompevano l’austera solitudine del nobile palazzo.
Chi mai si
permetteva…
La demone si avvicinò di slancio, fermandosi vicinissima a
lui.
Poteva sentire
sul petto il suo respiro.
Accaldato.
Ansioso.
Impaziente.
Ridacchia
imbarazzata.
Come aveva
potuto avere paura di lui?
La certezza che
non le avrebbe mai fatto del male si era insinuata spinosamente nella sua
mente.
Una certezza
basata sul nulla.
Su
considerazioni.
Su pensieri.
Forse una
speranza.
Se ami il seme
della speranza, in te
è primavera.
Se stringi il seme
della speranza, sei tu
la primavera.
Eppure quello
sguardo gelido e quel volto marmoreo non le facevano più paura.
Sapeva che
poteva uccidere.
Lo aveva visto.
Sapeva che era
il suo padrone.
Sapeva che era
un assassino.
Sapeva che era
uno spergiuro.
Eppure…
Perché era così?
Cosa lo aveva
reso così?
Era nato come
guerriero o lo era diventato?
Era diventato
rispettoso o lo era sempre stato?
No, forse non lo
avrebbe mai amato…
Ma di certo lo
avrebbe considerato un amico.
Avrebbe cercato
di capire cosa lo turbava veramente.
Forse più per
curiosità.
Forse più per
affetto.
Ma dietro
quell’ambra inconsistente c’era qualcosa che non sapeva definire.
Ancora.
-Devo parlarti!
E’ arrivata questa lettera e…-
Sesshomaru mosse
appena lo sguardo verso la stanza.
Un fruscio di
seta e uno dei generali sparì richiudendo la porta.
Sakura si zittì
improvvisamente, imbarazzata.
-Oh… scusa,
credevo che la riunione fosse finita…-
Il demone alzò
appena un braccio e le ancelle appena giunte scomparirono in un pigolio di
sussurri.
-E’ successo
qualcosa?-
Sempre così,
freddo e scostante.
Ma…
Ma quella
domanda era anche premurosa.
O forse era lei
che stava cercando qualcosa che in realtà il cuore del sovrano non conteneva?
Sakura sorrise.
Non avrebbe
dovuto interrompere la riunione.
Sapeva che lui
non voleva tranne che per cose importanti.
Ma lei era
comunque la Regina
e valeva certamente più di qualsiasi generale facilmente rimpiazzabile.
Sempre
sorridendo, gli porse la lettera.
-E’ arrivata
questa…-
… e aveva
sconvolto la sua giornata.
Il demone alzò
appena un sopracciglio prendendo la pergamena e scorrendola veloce con gli
occhi.
Ansia.
Timore.
Speranza.
Sakura osservò
gli occhi del demone muoversi veloci sugli ideogrammi eleganti.
Niente.
Nessuna
reazione.
Eppure appena
aveva capito il reale significato di quella parole si
era ripromessa di convincerlo.
Ad ogni costo!
Era una piccola
speranza, un piccolo spiraglio di libertà.
Sesshomaru
gliela restituì velocemente.
Impassibile.
Imperturbabile.
Statico.
Rimase immobile
a fissarla.
-Andremo?-
Una voce timida.
Un pigolio
sommesso.
Una preghiera.
-Vuoi?-
Non che gli
interessasse veramente ciò che voleva.
Aveva già preso
la sua decisione.
Ma voleva sapere
come mai tutta quell’ansia.
Esagerata.
Come i suoi
occhi limpidi e freschi che sostituirono l’eterno velo di malinconia con una
luce di gioia.
-Voglio
allontanarmi da palazzo… e lo vuoi anche tu.-
Già.
E quell’offerta,
quell’invito di andare a visitare la
Regione dei Laghi, parte settentrionale del regno dell’Ovest
era una via di fuga perfetta.
Respirare di
nuovo libertà.
Sentire il
profumo dell’aria.
Sfuggire a
quegli sguardi indagatori e a quelle moine da palazzo.
Sfuggire agli
obblighi di corte.
Evadere dalla
realtà.
O meglio,
viverla in un modo diverso.
Fuori dalle
mura.
-…e poi è
tradizione che i Regnanti si rechino in quella regione. E’ un confine molto
instabile e perseguitato da lotte intestine con popolazioni di umani ostili. La
presenza della coppia regnate rincuora certamente gli animi delle guardie e
rafforza il potere ai confini!-
Glielo aveva
accennato la Madre
del Sovrano poco dopo le nozze, durante un consueto the.
Ma lei non aveva
creduto.
O forse, non ci
aveva veramente pensato.
In fondo, altre
cose erano prioritarie allora.
-Può essere
rischioso.-
Sorrise.
Sentiva che
anche lui lo voleva.
Lo percepiva.
Anche se non
aveva mutato espressione.
Anche se non
aveva fatto trasparire alcuna emozione.
Anche se non
aveva cambiato tono.
-Ma potrebbe
essere la nostra unica occasione di uscire da questo palazzo per molto tempo…-
Sesshomaru
continuò a fissarla imperterrito.
Ricordi.
Lontani.
Confusi.
E adesso…
Dolorosi.
Rincorro luci
suoni e sensazioni
dentro me stesso
Eppure…
Bisognava
andare.
Gli attacchi dei
ribelli erano frequenti e minavano la stabilità del Regno.
Non poteva
permettere che proprio la regione che aveva dato i natali a sua Madre si
staccasse dal Regno.
-Faremo questo
viaggio.-
Un ordine.
Che sapeva di
concessione.
Ma anche di
patto silenzioso.
Anche di
sentimenti condivisi.
Di voglia di
libertà.
Di ansia di
fuga.
Sakura sorrise,
cercando di trattenere un’emozione che non provava da molto tempo.
Lo fissò con gli
occhi lucidi e umidi.
Felici e
riconoscenti.
Sinceri.
-Quello che tu fai,
quello che desidero,
coincidono!-
Si allontanò
gioendo.
Un viaggio fuori
dalle mura.
In una terra
simile a Haru.
Lontano dal
protocollo e dai curiosi che venivano a palazzo per conoscerla.
Lontano dai
finti complimenti dei nobili.
Lontano dai
ricatti della Suocera.
Lontano.
Liberi.
Sereni.
Forse.
Sakura rise.
Senza un motivo.
Così,
spontaneamente.
Liberamente.
Sinceramente.
Senza la rigida
etichetta di corte a correggerla.
Senza impegni
politici.
Senza obblighi.
Scostò di nuovo
la tendina della carrozza.
Il sole illuminava
un paesaggio sempre più collinare.
Rise di nuovo.
Era davvero
fuori!
Fuori da
palazzo…
Da quanto tempo
ormai?
Troppo.
Chiuse piano gli
occhi, cercando di far cessare il martellare esagerato del cuore.
Uno spruzzo di felicità
nel grigio della vita che la attendeva.
Scosse la testa.
No, non ora.
La magia del
paesaggio che lento mutava al loro passaggio era troppo preziosa perché fosse
sprecata con tristi pensieri.
-E’ un vero
peccato che Rin non sia venuta con noi…
Sesshomaru alzò
piano la testa.
Socchiuse gli
occhi cercando di veder meglio l’immagine della demone illuminata dal sole che
entrava prepotente dallo spiraglio alzato della tenda.
Piccolo squarcio
di luce nell’ombra della carrozza.
Non avevano
parlato dalla partenza.
Che dire?
Di cosa parlare?
Che discorsi si
fanno fra coniugi?
-Meglio così…-
Laconico.
Come al solito.
Enigmatico.
Un rebus
difficile da sciogliere.
Praticamente
impossibile.
Perché solo lui
conosce la realtà del presente.
Il dolore del
passato.
La certezza del
futuro.
Sesshomaru non
era per niente convinto di quel viaggio.
Lo aveva subito,
come un obbligo.
Un’imposizione.
Una via di fuga.
Ma adesso… le certezza via via svanivano.
Ma non per lui.
Per lei…
Sakura si voltò
sorridendo.
Perché
sorrideva?
Il Sovrano voltò
lentamente lo sguardo, tornando a fissare uno spazio indefinito nell’oscurità
della carrozza.
-Perché?-
Già…
Perché Rin non era potuta venire?
Sakura aveva
continuato a chiederselo da quando suo marito le aveva negato il permesso.
Ma perché?
Alla fine era
stata convinta a rimanere per stare con la Regina –Madre, altrimenti sola a palazzo…
Ma Sakura aveva
capito che questo non era il reale motivo.
E allora perché?
Probabilmente la Regina voleva farli restare
soli fuori da palazzo…
Sperando…
Sperando nel…
Nel concepimento
dell’erede, favorito dall’allontanamento da obblighi opprimenti e nervose
riunioni…?
Sakura allargò
il sorriso.
-Sono sicura che
si sarebbe divertita…-
Già, Rin si divertiva con poco.
Niente.
Nulla.
Eppure, adesso,
sembrava chiedere qualcosa.
E Sesshomaru
temeva quella richiesta.
Anche se adesso
era cresciuta.
Anche se ormai
era adulta.
Non la avrebbe
lasciata andare con quell’umano.
Quello
sterminatore…!
O forse sì…
Anzi, certamente
sì…
Perché mai
impedirglielo?
Non era il
padre.
Non era il fratello.
Non era nessuno
per lei.
Così come lei
non lo era stato per lui.
Eppure…
-Sesshomaru?-
Sakura si
avvicinò al marito, sedendosi proprio davanti a lui.
Era rimasto
zitto, ma non era questo ad averla fatta preoccupare.
Era la sua
espressione.
Pensierosa.
Dubbiosa.
Strana sul suo
volto.
-A cosa
pensavi?-
Appena un
sussurro sulla labbra.
Una discussione
tranquilla.
L’inizio di un
dialogo fra marito e moglie.
L’inizio di un
dialogo fra due sconosciuti.
-Nulla di
importante.-
Già…
C’era da
dubitarne?
-Manca ancora
molto per arrivare?-
Curiosità.
Ansia.
Attesa.
Sakura non
sapeva molto sul luogo dove si stavano recando.
Solo il minimo.
Era chiamata “la
regione dei laghi” e aveva dato i natali alla Regina-Madre.
Era una terra di
confine, zona preoccupante per l’aspetto sociale.
Numerosi erano
gli scontri che si svolgevano fra indipendentisti e guardie reali.
Quanto le aveva
parlato di quella terra la
Regina!
Erano state
particolarmente vicini in quei giorni…
Forse più di
quando Sakura era arrivata alla corte dell’Ovest, ma in questo caso, non per
protocollo o etichetta.
Solo… solo per parlare.
Per aiutare.
Era molto
cambiata la Regina
da quando non aveva più il suo ruolo.
L’isolamento al
quale era stata costretta in una zona remota del Palazzo, la perdita del titolo
e la silenziosa presenza, ormai praticamente inutile.
Sakura abbassò
gli occhi.
La Regina.
Che figura
enigmatica.
Spesso si era
chiesta che sentimenti nutrisse per il figlio.
Si scambiavano
sempre poche parole, anche prima delle nozze.
Brevi frasi di
protocollo o necessarie per lo scambio di qualche informazione.
Nient’altro.
Non li aveva mai
visti parlare veramente.
Certo, non che
s’aspettasse particolari slanci d’affetto.
Sapeva che il
protocollo dell’Ovest vietava la manifestazione pubblica dei sentimenti.
Non era certo
come ad Haru, quella terra definita selvaggia per la
libertà di chiamare per nome il sovrano, di affezionarsi a mezzi-demoni e
umani, di provare sentimenti.
Era questo,
forse, che determinava la differenza fra i due popoli?
Era meglio e più
consono forse che fra Madre e figlio fosse costruito un muro di vetro?
Era normale che
non parlassero?
Però…
In effetti Sesshomaru non parlava “molto” in generale, non
solo con la Madre.
Ma…
Perché?
Che fosse
davvero solo per il protocollo?
O che fosse
successo qualcosa fra loro?
Sesshomaru si
sarebbe comportato così anche di fronte al potente Inutaisho?
E la Regina?
Le aveva parlato
spesso in quei giorni della sua terra.
Parole veloci.
Stizzite.
Indifferenti.
Ma con lo
sguardo languido e malinconico.
E Sakura al
suono di quelle parole, aveva sorriso di nascosto, senza farsi vedere, per
paura che la Regina-Madre
non concludesse il suo racconto.
E si rivedeva,
in quei sogni di terre lontane, mentre ricordava Haru.
Eppure, era così
strano vedere la Regina,
fredda e distaccata, sospirare nostalgica sulla tazze
di the fumante, qualche giorno prima che Sakura e Sesshomaru partissero.
Era stata lei
chiedere quell’incontro senza specificare il perché.
Ma…
Ce n’era
bisogno?
Sakura sorrise
al ricordo, catturando senza saperlo lo sguardo indagatore di Sesshomaru.
Già, era logico.
Voleva parlare.
Mostrarle la sua
terra, la sua patria, con gli occhi nostalgici di quando la lasciò, giovane,
per sposarsi.
Sakura aveva
ascoltato tutto il racconto in silenzio.
Curiosa.
E felice.
Perché adesso
vedeva un altro lato della Regina che mai avrebbe immaginato esistere.
Anche lei era
stata timorosa alla partenza.
Anche lei aveva
sofferto per il distacco dalla patria e dai cari.
Anche lei si
struggeva nella malinconia di non poter più tornare nella sua terra.
Però…
Lei adesso era
felice e sicura di quello che aveva ottenuto.
La notizia che
era stata scelta fra le candidate quale sposa del potente Inutaisho
aveva provocato un’incredibile gioia nel regno, oltre che nella diretta
interessata.
Eppure no,
neanche lei aveva mai visto il marito prima delle nozze.
Ma aveva tanto
sentito parlare di lui.
E non lo temeva.
Ne era anzi
affascinata.
Certo quella
scelta aveva avuto chiara valenza politica.
Una Sovrana
dalla Regione dei Laghi avrebbe incrementato la sicurezza in quella terra e
limitato le battaglie con la popolazione sottomessa.
Però…
Sakura trattenne
di nuovo il fiato.
Non avrebbe mai
dimenticato l’espressione del viso, lo sguardo, la piega delle labbra della
Sovrana nel dire quel però…
Senza terminare
la frase.
E Sakura non le
avrebbe certo chiesto di andare avanti.
C’era
dell’altro.
C’era stato
dell’altro.
Ormai lo aveva
capito.
Ne era certa.
Anche se quel
nome tanto famoso fuori da palazzo, veniva così raramente pronunciato al suo
interno, era quella la parola che riecheggiava nella stanza densa di aromi.
Nessuno sguardo
è paragonabile a quello di un vecchio che pensa all’innamorata morta.
Sakura lo
sapeva.
Lo aveva
studiato per anni quello sguardo negli occhi di suo padre, cercando di
interpretarlo.
La fronte senza
rughe, le tempie molli, la bocca socchiusa in un timido sorriso, gli occhi
languidi e lontani.
In questi
momenti il vecchio Kamigawa pensava a lei, a sua
Madre.
E la stessa
espressione aveva visto sul volto di quella Regina altera e indifferente.
Stava pensando a
lui.
Stava ricordando
lui.
Forse il loro
primo incontro.
Forse una litigata.
Forse un momento
di intimità.
Però…
Era durato un
attimo.
Il volto della
Regina si era rabbuiato subito, in un’espressione indecifrabile per la giovane
Sovrana.
Odio?
Rabbia?
Rancore?
Gelosia…
Quest’ultima si
fece largo poco alla volta nella sua mente, per affiorare solo in quella
carrozza, a diversi giorni di distanza da quell’incontro.
Sakura alzò la
testa, incontrando gli occhi freddi di Sesshomaru.
Gelosia…
Di chi?
Possibile?
Possibile che in
un matrimonio combinato possano nascere dei sentimenti di amore?
Possibile che la Regina fosse gelosa del
marito sposato per convenienza?
No.
Era impossibile…
Come al solito
aveva galoppato troppo con la fantasia.
Aveva
fantasticato su quella misteriosa famiglia di cui era entrata a far parte fin
dal primo momento.
Le sue
attenzioni prima si erano completamente rivolte a Sesshomaru ma, non ottenendo
soddisfazione per la sua curiosità, si era spostata sulla Regina, e poi su Inutaisho, senza mai tralasciare il marito.
Avrebbe voluto
sapere di più, molto di più.
Ma sentiva che
non era un argomento facile.
Non doveva
esserlo.
E Sesshomaru certo non ne avrebbe parlato volentieri.
E lei non avrebbe
insistito.
Certo, avrebbe
fatto attenzione, avrebbe continuato, con discrezione, a indagare, ma non avrebbe
forzato una confessione.
Piuttosto,
sarebbe stata presente se fosse stato necessario.
Già… ma come
dirglielo?
Sorrise al
marito, scuotendo la testa.
Una risata
leggera, dettata dall’impossibilità di quel dialogo.
Era impossibile
comunicare fra loro.
Del tutto.
Sesshomaru alzò un sopracciglio, incurante.
Proprio non
capiva a cosa stesse pensando.
Però sapeva che
non glielo avrebbe chiesto.
C’era una sola
cosa che Sakura poteva fare per lui, per ringraziarlo della sua “mancata”
attenzione.
Fargli sapere
che c’era.
Nonostante le
incomprensioni, l’odio, l’incertezza.
C’era.
Ma come?
Come farglielo
capire?
Come parlargli?
…un sorriso e una parola gentile non si negano
mai a nessuno…
Già… questa era
stata la filosofia di vita di sua madre e grazie a questa aveva sempre gestito
il suo ruolo di Regina con attenzione e cura.
Devozione.
Forse eccessiva.
Cosa avrebbe
fato sua madre?
Un sorriso,
certo, ma poi?
Parlare?
Sì, poteva
essere…
E di cosa?
Di qualunque
cosa…
Come?
Naturalmente…
Nonostante
tutto?
Sì, nonostante
tutto.
Nonostante il
patto non rispettato, nonostante il matrimonio, nonostante il suo carattere…
Parlare.
Anche se sentiva
già da subito che non avrebbe ottenuto nessun aiuto da parte sua.
Però era
necessario.
Tornare a
parlare con lui, come con qualsiasi altra persona.
Smettere di
fingere.
Dimenticare le
regole troppo rigide del protocollo.
Tornare a essere
se stessa.
-Tu sei già
stato nella Valle dei Laghi, giusto?-
Una voce
leggera, uno sguardo indagatore e un sorriso curioso.
E una domanda
sconveniente.
-Sì.-
Sesshomaru voltò lo guardo fuori dalla finestrella e, con
un gesto secco, tirò la tendina impedendo agli ultimi raggi di sole di entrare.
E, soprattutto,
ai loro sguardi di uscire.
...senza di te
si perde il sole
fra i vuoti di
malinconia
La portantina
ritornò dell’ombra, illuminata raramente dai bordi delle finestre.
Basta passato.
Basta ricordi.
Sesshomaru
sapeva che doveva fare quel viaggio.
Sia per il bene
dell’Ovest sia per il suo.
Per ragioni
politiche e per voglia di libertà.
Anche se l’unico
modo per uscire senza destare sospetti era proprio quello di tornare in quel
posto.
Pieno di
ricordi.
Gli ultimi
ricordi.
Ecco, come inizio
era proprio pessimo.
Aveva sbagliato
domanda, ne era certa.
E la sua
reazione era stata una conferma più che sufficiente.
Oltre a ombra,
di nuovo silenzio.
-Da quel che ho
visto, deve essere una bellissima regione! Anche la Regina me ne ha parlato in modo
entusiasta! Allora, com’è? Sono davvero curiosa! Puoi descrivermela?-
Facendo parlare
lui, non avrebbe certamente sbagliato domanda.
E forse, parlare
di qualcosa di oggettivo avrebbe tranquillizzato gli animi.
-Presto saremo
arrivati.-
Modo distaccato
per dire “lo vedrai da sola”.
Sakura sbuffò.
Nonostante tutta
la sua buona volontà, non avrebbe risolto niente!
Ma non era colpa
sua!
Era suo marito
che non collaborava!
Parlare, certo,
era una buonissima idea… ma di questo passo rischiava di fare un monologo!
E certo
Sesshomaru non apprezzava chi parlava troppo o a sproposito.
Però…
Avrebbe
continuato così.
Oltre che essere
certa di poter costruire un rapporto con lui grazie alla comunicazione, era
anche certa di poter ritrovare se stessa sotto tutte quelle regole e
convenzioni.
Primadiuccidermilasciatemispiegare!
Auff.
Allora, mi sono sopravvalutata.
Decisamente.
Gennaio?
Sì, dell’anno prossimo però.
XD
Il fatto è che mi sono successe un sacco di cose belle (è la
scusa più ridicola che abbiate mai sentito, alla fine lo ammetterete!) e non ho
avuto il tempo.
Vi espongo quali sono stati i miei piani d’azione:
*benvenuti nella mente contorta di Lete*
Prima di Natale: aggiorno
durante il periodo di esami perché tanto sono a casa e non devo andare in
facoltà.
OVVIAMENTE no, non vado a pensare
che devo studiare se devo passare gli esami. Mica sono intelligente, io! XD
2Dopo gennaio:
avrei dovuto aggiornare. Avalon, perché non ho
aggiornato? “Perché hai appena finito gli esami e sembri una larva in andropausa”.
Ah, giusto. (nota: Avalon è
stata più gentile ma il succo del discorso era quello).
3Dopo
febbraio: aggiorno durante il periodo di università così scrivo quando
non sono a lezione.
OVVIEMENTE
infatti i libri si iniziano a riassumere da soli, sono dotati di vita
propria. E il codice penale basta metterlo sotto il cuscino la sera per poi
ricordarsi tutti i capitoli a memoria la mattina. L’ho già detto che non sono
intelligente?
3Vacanze di
Pasqua: che bella quest’idea su HP! Avalon
che ne pensi? E poi ho pensato anche alla trama della seconda e della terza
parte! E betami questa originale, per favore, mi è
venuta in mente prima e l’ho scritta di getto. Avalon
(anima pia e santa): “Sì, sì, ma… Armi e Petali?” … Cosa? Chi? Ohmondocicoria! Come volevo andare avanti! Ah sì! Ma non è
una bell’idea! E se facessi così? O cosà? COSI’I’I’I’!
Mipiacemipiacemipiace! Dove ho messo i libri sugli
Haiku? Come erano scaduti e li hai riportati in biblioteca? No che non avevo
preso giù la segnatura, mica sono intelligente!
4Maggio: non
passerò mai l’esame… non passerò mai l’esame… non passerò mai l’esame… tanto
vale riprendere a scrivere fanfic! XD
Bene.
Adesso ho deciso di non darvi appuntamento.
Anzi sì.
Appuntamento al prossimo aggiornamento, spero prima della
pensione.
Beh che dire del capitolo?
E’ finito il periodo della “fidanzamento”
e inizia il periodo del “matrimonio”.
Un nuovo ciclo insomma.
Dove i due, in un modo o nell’altro, dovranno avvicinarsi.
In particolare in questo capitolo inizia la parte della
“regione dei laghi”.
Accadranno cose importanti, lo giuro!
Basta spoiler però adesso, dedichiamoci al presente.
Personalmente sono MORTA dal ridere nel fare la prima parte.
Ok, sarò matta, ma ultimamente sto amando il personaggio di Jaken (ho una mente perversa, lo so. Anzi, Avalon lo sa meglio di me. XD) e la prima parte è
interamente dedicata a lui.
Davvero. Penso che ci sarebbe molto da criticare su quella
parte ma, personalmente, la trovo molto realistica.
Sakura ci metterà un po’ ad abbandonare i pregiudizi (li
abbandonerà? Propongo una campagna anti-abbondono
pregiudizi XD) e quindi, ovviamente, lo strano comportamento del Ghiacciolo la
sconcerta.
Certo però quel gesto così inaspettato qualcosa ha smosso.
Amore?
Naaah!
Troppo presto.
Però… qualcosa c’è.
Diciamo che la situazione si è sbloccata.
La seconda parte invece serve per dare un’idea generale di
come si sta svolgendo la vita a palazzo. E’ passato del tempo, i due regnano,
il grande cerchio della vita continua a girare come una rondella di liquirizia.
Scusate la metafora.
Ho fame.
Ovviamente alcune cose sono cambiate, altre sono rimaste
uguali, altre ancora sono in divenire.
Poco alla volta dovremmo stracciare il velo di Maya (non il
velo di Sesshomaru, pervertite!) e scoprire tante
cose nuove, stile sorpresina dell’ovetto Kinder.
Ho davvero fame.
Ormai il cibo del matrimonio è tranquillamente incamerato
nelle mie cosce.
La parte finale anche, mi è piaciuta tutto sommato.
Immaginarsi lì, in quello spazio stetto,
a cercare di chiacchierare con lui è davvero esilarante.
Anche perché Sesshy non aiuta
molto la conversazione.
Diciamo che qui, la volontà, era quella di evidenziare lo
sforzo di Sakura per comunicare con lui.
Cosa decisamente difficile.
Bene, direi che mi sono auto-commentata a sufficienza.
Come critica direi che forse il capitolo è un po’ statico,
ma meno del precedente.
Qualcosa si muove.
Dentro Sakura il suo interesse per Sesshomaru.
Fuori Sakura il viaggio verso la regione dei laghi.
Bene, passo ai singoli ringraziamenti:
Avalon: Ho fame. Ho paura per
l’esame. Sono in trepidazione per i commenti (se ci saranno e non mi boicottano
per vendetta per aver bidonato l’appuntamento di gennaio). Ti ringrazio per la betatura e ti voglio tanto bene (sì, è una spudorata captatiobenevolentiae per farmi
dare cibo. Come lo hai capito?) XD
Kirakira90: “è la vita cheeeeeee…” ok, mi fermo. Canto in continuazione, come un
giradischi rotto e con le casse divelte. Ma questo non c’entra. XD Mi fa
piacere che Kamigawa sia piaciuto, è un gran
simpaticone e un personaggio importante per la sua “assenza”. Ok, dopo questo ti metto nella lista nera perché mi ispiri lo spoileraggio come poche persone! XD Timidezza?! Cosa essere? XD Sì, non sono un tipo timido, temo che lo
si sia capito. XD E il fatto di averti contagiata mi
fa piacere! Parole in libertà e Sesshy per tutte!
Sakura acerba. Bello. E’ vero. A fine fanfic sarà
molto diversa dall’inizio, crescerà e… ma mondo cicoria, vedi!?
XD Mi smuovi lo spoiler! XD Intanto immagino che tu non abbia raggiunto i
sessant’anni ma, per precauzione, ti regalo una pasta per dentiere per scusarmi
per l’enorme ritardo!XD Grazie mille del commento, davvero graditizzimo.
Un bacione!
Flori: Aggiornare più velocemente
non è proprio così facile… mi spiego. Ho avuto davvero un sacco di cose da fare
ma, anche, il lavoro dietro questi capitoli è lungo. Sia perché ho delle
capacità oggettivamente ridotte sia perché è uno stile molto particolare, non
il solito che uso per scrivere. Ergo, ci metto anni a decidere cosa scrivere.
Chiedo perdono. Ç_ç Grazie mille del commento!
Bacione!
Valery_ Ivanov:
Niente gabbia invisibile dici? Secondo me, invece, lei crede che adesso,
essendo sposata, le cose saranno più facili. Ma non ha idea di cosa ho in mente
per lei! XD Grazie mille del commento, un bacione!
Poppi: Ecco, adesso mi odierai. XD A me, davvero, quella
cosa delle api e dei fiori non l’hanno mai spiegata. Si sono sempre limitati
tutti alla cicogna o al bambino sotto il cavolo. Così, ogni volta che uno mi
nomina questa fantomatica ape, io cado dalle nuvole. XD Nel senso… prendo un
bambino (schifo!), gli faccio fare la domanda “come nascono i bambini” e gli
rispondo: “ci sono le api e i fiori” ma… e dopo? XD
Come si continua? Illuminami! Sesshy mi fa
preoccupare, l’ho messo a bagnomaria ma per il momento non si scioglie. Provo
con il forno? Che consigli? XD Grazie mille per la recensione, graditissima! Un
bacione!
Celina: Contenta di ritrovare
l’essere piccino e verde, sempre con lo stesso abito? XDXDXD Maschietti sempre
zucconi comunque, concordo. Diciamo che i due iniziano a collaborare ma devono
sincronizzare meglio gli orologi, ecco. XD La LadyBatuffolosa
è terribilmente presente e ansiosa di diventare nonna, non credere che
desisterà. I meteoriti ancora non sono tornati, temo che la grappa per loro sia
stata fatale. Pazienza, speriamo che rinsaviscano per la prossima comparsa
della Sesshymamma. Grazie mille per il commento! Un
bacione!!!
Miriel67: Accidenti! Ma cosa avevo messo in quella tartina
per farti fare un commento così bello? Le avrò finite? Tu ricordi se aveva un
sapore strano? XD *Lete inizia a scodellare sulle
note di “La Peppina fa il caffè”. Beh, che dire? Sono
abbastanza imbarazzata e adesso, grazie a te, mi è aumentata l’ansia da
prestazione da capitolo. E la fame (ma a questo rimedierà Avalon.
Spero.). Spero di non deludere con il prosieguo che ho
in mente e, se sì, di un commento sincero. Grazie ancora e un bacione!
Gweiddi at Ecate: Sakura è la nostra novella Elizabeth Bennet, insomma. XD Stando così le cose lei si può prendere
Sesshy, io mi prendo DarcyXD.
Diciamo che a me fa stranissimo scrivere “marito” vicino a Sesshomaru.
Fa davvero strano. E fa ancora più strano pensare che, una volta, il matrimonio
fra sconosciuti era normale. Almeno Sakura e Sesshomaru si sono “un po’” conosciuti prima delle nozze. Ma il titolo di “marito e moglie” farà cambiare le cose fra loro”?
Mi-mi-mistero… (Ruggieri. Stasera canto solo quello. XD) Kamigawa è un bel personaggio (viva l’umiltà. XD Per
pareggiare i conti dico subito che invece Ami non mi piace per niente) e sono
contenta che sia stato così apprezzato da voi. All’inzio
avevo paura di fare un padre troppo stereotipato. Speriamo che il suo carattere
non mi sfugga di mano! Grazie mille del commento, molto curato e sentito. Un
bacione!!!
Kaimy_11:
Sesshy passivo come sempre. Lui agisce, non parla. Augh. XD Presto però, nella regione dei laghi, avrà molto
più spazio, sia per approfondimento psicologico sia per cose da fare. Lo
aspettano belle sorprese (alla fine della fanfic mi
odierà, lo sento XD). Esatto, a noi piace da cattivo, ma
cattivo con gli altri e cuccoloso con noi, no? XD
Ecco, mi hai scoperta. In realtà ho ritardato l’aggiornamento perché ero
“indaffarata” con il tuo Sesshomaru-da-minaccia.XD
Chi ho trovato di meglio? XD Devo fare l’elenco (*viaggio
nella camera da letto di Lete e Avalon”.
Sul mio armadio c’è quello che ho battezzato il mio harem. Prendo le immagini di
quei personaggi che mi piacciono e le appiccico sopra. Non
sai che goduria al risveglio… XD Ogni tanto, mentre faccio zapping estremo alla
tv e becco un personaggio da cartone bello ululo: “Avalon!
Harem”. Sì, ho una sorella santa.) Grazie per il
commento e un bacione!
Sesshydil: Io farei controllare i livelli di estrogeno a Sakura. La sua reazione
non risponde ai canoni da Sesshy-fangirl. XD “xònn
capisco sesshomaru..
insomma.. xknn la vuole?? ok il rispetto.. am sembra ke più ke altro abbia qualke problema.. insomma xknn fa ciò ke deve???” Ho amato questa parte del tuo commento!!! La stessa cosa
che pensa Sakura: “sì, ok, sei molto gentile, ma perché???” Sì, in effetti
l’imbarazzo per il “come è andata la notte” doveva essere assoluto. Cioè… fatti
loro, no? XD Grazie mille per il commento, un bacione!!!
LetyShine
92: (la mia quasi omonima! *_*) Davvero non immaginavi questo esito? EVVIVA!
Sorprendervi è proprio quello che voglio. Spero solo che l’incasinatissima
trama che ho in mente non sia troppo complicata (cioè, conoscendomi, alla fine
potrei anche sbagliare a far accadere i fatti e far risposare Sakura con Jaken. Mi stai dando idee perverse. XD).
Ecco qui il continuo della storia! Se ti va, mi farebbe piacere sapere cosa ne
pensi! Grazie del commento e un bacione!
RizaHawkeye:
Chiaro esempio da crisi-da-astinenza-da-Sesshy.
Prescrivo lettura del capitolo e uccisione dell’autrice. XD Servirebbe a
calmare lo stress. XD Però allora non sapreste come andrebbe a finire. Però
suvvia, come attenuante posso dire anche che i capitoli sono lunghi? Sì? Vale?
XD Grazie per il commento!!! Un bacione!!!
Bubukenia: *_* Storia bellissima
su Sesshomaru e hai trovato questa? EFP deve far
revisionare il motore di ricerca. XD Me imbarazzata!
^///^. Ok, sono sincera. Sto facendo una coda stile pavone per tutte queste
belle recensioni! XD Mi è piaciuta la tua definizione di Sesshy
e, davvero, spero di cuore di non deludere. Grazie mille del commento! Bacio!
Arysan: No, tu sei troppo buona.
Qualche accento mancante? Sarebbe da rivedere tutta ex novo invece. Ho trovato
anche un congiuntivo che vagava per i cavoli suoi. Della serie: ma dov’ero
quando rileggevo i capitoli? Ç__ç Appena avrò un po’ più di tempo correggerò,
giuro. Poi… accidenti, che bel commento! ^//^ Mi è piaciuto molto. Più del
capitolo, quasi. XD Solo che, dopo queste parole, mi tremano le dita a digitare
le loro battute. XD Mi immagini? “Oddio, ma di questo cosa
penseranno? No, non è molto fluido? No, questa frase la direbbe un Mylittlepony, non Sesshy. E
Sakura? Perché qui sembra una donna a ore?” Però non smettere,
se ti va, di commentare. XD E’ davvero troppo piacevole vedere le cose
attraverso i vostri occhi! Grazie ancora e un bacione!
Elenasama: Aggiornameno
effettuato. Spero solo si non aver distrutto l’entusiasmo. XD
Bene.
I ringraziamenti sono lunghi quasi quanto il capitolo.
Mi fa piacere però. XD
Grazie ancora a tutti (belli e brutti) e vado a mangiare o
azzanno qualcuno- Avalon, nella fattispecie.
E la luce che
entrava dalla porta della portantina ormai aperta era… luminosa.
Che sciocchezza!
Come faceva il
sole a non essere luminoso?
E come mai il
sole pigro di quel tardo tramonto le sembrava così caldo e sereno?
Sole giallo poi
bianca luce di perla.
Inizia il giorno.
Forse perché
negli ultimi tempi aveva vissuto con un sole artificiale, filtrato dalle mura,
dalle sohjo, dalle passeggiate silenziose con il
marito e dalle convenzioni.
Eppure quel sole
era diverso.
Davvero più
luminoso.
Si alzò
lentamente dal seggio, reggendosi al braccio di Sesshomaru
che, già a terra, la aiutava a scendere come imponeva il protocollo.
Forse il sole
sembrava più luminoso alla demone per via di quel
vestito.
Il Sovrano aveva
una lunga veste bianca, da viaggio, ricamata d’oro.
Ma non erano i
colori chiari a renderla luminosa.
Era la stoffa.
Strinse più
forte quel braccio, sentendo sotto le dita le canzoni delle filatrici, le
chiacchiere dei contadini, le urla dei mercati… Haru.
No, non adesso.
Non ora…
Adesso non aveva
tempo per pensarci.
Adesso era nella
Regione dei Laghi.
Adesso doveva
pensare a quello.
Si guardò
attorno, spaesata.
Erano dentro le
mura del Palazzo.
Di un altro
palazzo.
Ma sempre mura
erano.
Di prigione in
prigione?
Il paesaggio era
poco visibile ma, da qual poco che poteva vedere, era certa che non ci fossero
monti nelle vicinanze.
E comunque,
presto lo avrebbe visto.
Quella visita
era infatti di carattere politico e, con le dovute attenzioni,
sarebbe potuta uscire.
Certo, con Sesshomaru e la scorta.
Ma avrebbe
potuto visitare quella terra incantata.
Sakura seguì Sesshomaru a breve distanza.
I soldati al
loro passaggio si inchinarono devotamente, facendo tintinnare gli scudi e le
lance.
La loro visita
aveva interrotto lo scorrere della vita quotidiana in quel piccolo mondo.
Sakura sorrise,
vedendo una serva rovesciare per sbaglio l’acqua alla vista dei Regnanti
dell’Ovest.
Scosse la testa.
Quante inutili
formalità!
E Sesshomaru?
Tanto lei continuava
a guardare intorno a sé con aria indagatrice e curiosa, tanto il Sovrano teneva
lo sguardo fisso di fronte a sé, altero e pensieroso.
Non era cambiato
niente.
Quel luogo era
rimasto completamente immutato.
Eppure era
passato del tempo.
Eppure lui era cambiato.
E lui non c’era più.
Ma il tempo lì
era rimasto inalterato.
Sakura trasalì
appena.
Un gruppo di
figure avanzò verso di loro.
Un demone.
Un generale
forse.
Non ne era
sicura.
Quelle armature
dell’Ovest sembravano dannatamente tutte identiche.
Eppure era
probabile che fosse lui il responsabile di quella regione.
Assomigliava
alla Regina –madre in modo sorprendente.
I capelli
chiari, la camminata sicura, il sorrisino di scherno.
Ma quegli occhi…
Quegli occhi
scuri non promettevano nulla di buono.
-Benarrivati…-
Sakura rimase
qualche passo indietro, lasciando che fosse il marito a sbrigare le prime
formalità.
Quel demone…
No, non le
piaceva proprio.
-… e dunque
questa deve essere la Vostra
incantevole Sposa, mio sovrano!-
Sakura sorrise,
fissando il marito.
Un piccolo cenno
col capo: poteva avanzare.
Raggiunse le due
altere figure, sempre sorridendo, ma riservando la sua attenzione soprattutto
al gruppetto dietro il demone.
Diverse demoni e una macchiolina in movimento a dare una
colorata allegria a quell’aria.
-Sono lieta di conoscervi, Sommo Yudachi. L’eco
delle vostre abili gesta militari e ponderate decisioni politiche per mantenere
il controllo di questa bellissima regione è arrivato fino alle mura del palazzo.
E’ un onore per me essere qui oggi a visitare questa stupenda terra che ha dato
la luce alla Precedente Sovrana… terre capaci di generare demoni
tanto belle e autoritarie non potevano che avere un popolo altrettanto
forte e devoto ai suoi sovrani.-
-Davvero un
bell’esemplare Altezza…-
Sakura alzò il
volto di scatto.
Nessuna
risposta?
Un brivido…
Rabbia.
Disgusto.
Paura.
Gli occhi
ambrati e indagatori di quel generale vagavano senza ritegno sul suo corpo
mentre, sordo alla sua voce, parlava con il Sovrano.
Sakura voltò il
viso, dubbioso sul da farsi, verso Sesshomaru.
Il protocollo
avrebbe imposto a Yudachi di rispondere agli elogi
della Regina con frasi retoriche e banali, di elogio alla bellezza e di auguri
per il futuro erede, sperando che la sua “prima nascita” avvenisse proprio
durante quel soggiorno.
Come al solito, Sesshomaru rimase impassibile.
L’unica persona
cui poteva chiedere aiuto era totalmente indifferente a quegli sguardi
fastidiosi e insistenti.
Forse era stata
solo un’impressione della Regina.
Però…
Però quello
sguardo perverso e sfacciato le lasciava brividi lungo il corpo.
Comunque, se Sesshomaru non diceva nulla, voleva dire che non era nulla
di grave.
-Haru avete detto, sommo Sesshomaru? Dovrò ricordarmene per quando potrò finalmente
prendere un’altra moglie…Anzi… mi offro volontario per spedizione in quella
terra… un paio di schiave da quella regione saprebbero come rallegrale le mie
nottate.-
Voleva farla
arrabbiare?
Offenderla?
Denigrarla?
Perchè un trattamento del genere?
Non era la prima
volta che sentiva parole di offesa verso di lei e la sua terra a causa della sua
origine straniera ma…
Perché queste
erano diverse?
Non c’era odio o
rancore.
Solo malignità.
E il sorrisino
di scherno su quelle labbra ne furono la testimonianza.
-Haru ormai fa parte dei territori dell’Ovest ormai,
generale…-
Yudachi strinse le labbra.
Strafottente.
-Capitano, Altezza.-
Sakura sorrise, aprendo veloce il
ventaglio e agitandolo lento di fronte al volto.
-Capitano avete detto? Dovrò
ricordarmene alle prossime riunioni con i generali. Anzi, mi propongo io stessa
come ambasciatrice per aumentare la vostra fama a Corte.-
Yudachi
contrasse i muscoli, teso.
Stupida donna.
Sakura si avvicinò vaporosa al
marito, sfiorandogli appena il kimono candido con una mano. Un gesto
apparentemente inutile.
Un gesto interpretato come
affettuoso.
Intimo.
Sesshomaru
rimase impassibile mentre la demone e il capitano
duellavano con gli sguardi.
Guardava il nulla del passato.
Echi di sorrisi.
Ricordi di insegnamenti.
Sentimenti di lui?
Sciocchezze.
-Altezza,
è un onore per noi ricevervi.-
Sakura distolse finalmente lo
sguardo dagli occhi perversi del demone.
Una piccola
demone dai lineamenti gentili affiancò l’uomo.
Dolce.
Nelle parole e nei gesti.
Umile d’aspetto.
-Yasu,
non ti ho dato il permesso.-
La demone
chinò il capo, colpevole.
Una macchiolina colorata attirò
l’attenzione dei presenti.
Una manina che stringe il vestito
materno.
Un amore che cerca conferma.
-Sono lieta di fare la vostra
conoscenza.-
Sakura si avvicinò alla coppia,
impudente.
Era sì la Sovrana, ma chi aveva di
fronte era comunque un uomo.
Molti mormorii.
Molte critiche.
Sorrise rassicurante alla donna
che, ancora più imbarazzata, chinò nuovamente il capo.
Sakura sorrise, alzando una mano
per accarezzare una testolina chiara.
-E tu chi saresti?-
Il piccolo fissò la
demone, curioso.
Storse la bocca.
No, non gli piacevano quei capelli
così strani.
Né quegli occhi troppo truccati.
E, soprattutto, non gli piaceva
come aveva parlato prima a suo padre, ecco.
Strinse il kimono della madre,
nascondendovi il viso.
Affogando l’imbarazzo.
Cercando appoggio.
-Rui!-
Sakura sorrise del rimprovero della
donna.
Una parola dolce, come solo la voce
di una madre può essere.
Uno sguardo d’amore, come solo
quello di una parte di te può fare.
Sakura tornò eretta, sorridendo al
demone di fronte a lei.
Doveva calmarsi.
Doveva sopportare quell’uomo.
-Vostro figlio, presumo.-
Yudachi
sorrise, gonfiando il petto.
Per quanto quell’uomo le fosse
sembrato scostante, era pur sempre un padre.
Innamorato del figlio.
Come il mercante della sua pietra.
Il capitano della sua nave.
Lei di Haru.
Sesshomaru
di…
Sesshomaru?
-Perdonatelo Altezza, non ha ancora
imparato il protocollo di corte…-
Yasu
sospirò attenta quelle parole.
Occhi bassi.
Labbra tremanti.
Paura di dire la cosa sbagliata.
Pudore nel parlare in pubblico.
Imbarazzo e sottomissione.
-Rui si
allena sui campi di battaglia, non ha tempo per l’etichetta o quegli stupidi
formalismi. Diventerà un abile guerriero, ve lo posso assicurare,
Altezza. Attendo con ansia il momento in cui potrà inserirsi nel vostro
esercito. Per proteggere l’Ovest. Per servire il regno. Per espandere i
confini.-
Sesshomaru
fissò il bambino che, attento a non farsi scoprire, sbirciava curioso quellabrutta
donna che gli aveva parlato prima.
Quanti anni aveva avuto lui?
Come si sarebbe comportato lui, se avesse fatto lo stesso?
-Com’è la
situazione?-
Yudachi
distolse lo sguardo dal figlio, tornando serio.
Sguardo torvo ed espressioni
assenti.
Soldato.
Guerriero.
Salvatore.
Assassino?
-Ho convocato tutti i soldati,
Altezza. Quando vorrete saremo pronti a fornirVi
tutte le informazioni necessarie.-
-Subito.-
Scappare da quei luoghi era ormai
impossibile.
Scappare da quei ricordi era
l’unica speranza.
Dimenticare sarebbe stato tradire.
Ma… ricordare?
Ricordare era soffrire.
Meglio ritirarsi.
Non fuggire,
quello mai.
Ma c’erano altre priorità.
Altre cosa
che erano più importanti.
Che dovevano essere più importanti.
Che erano adesso più importanti di lui.
-Sesshomaru…?-
Sakura mosse lenta il volto nella
sua direzione.
Fronte corrugata.
Labbra socchiuse.
Incertezza.
Doveva andare con lui?
-Va’ a
riposarti.-
Si voltò di scatto mentre il
capitano intimava con un inchino le serve e gli eunuchi di fare gli onori di
casa.
Sesshomaru
camminò fiero verso l’esercito schierato.
Affogando la testa nell’ora, scacciando dal cuore ilprima.
Sakura chinò appena il capo,
strangolando la voglia di chiedergli il permesso per uscire.
No, non poteva.
Erano appena arrivati.
Lui aveva dato un ordine.
Non l’avrebbe ascoltata.
Anche perché era certa che il suo
cuore stesse ascoltando altri suoni.
Di molti anni prima.
-E’ incredibile quanto questo posto
mi ricordi Haru.-
Sorrisi.
Sospiri.
Confidenze.
Sesshomaru
scostò appena la testa, socchiudendo gli occhi verso il tramonto.
-Escluso quell’odioso capitano,
certo! Nessun soldato al servizio di mio padre mi avrebbe mai fatto tanta
ripugnanza…-
Sakura storse la bocca in una
smorfia, scacciando il cattivo sapore di quel ricordo.
Sistemò veloce i capelli, sorridendo
verso quelle nuvole rosa e pregando loro di salutarle la sua terra quando, fra
qualche giorno, avrebbero sorvolato le soleggiate
terre di suo padre.
Sesshomaru,
come prevedeva, non disse nulla, limitandosi a restare concentrato con lo
sguardo oltre la finestra, inseguendo i bagliori degli ultimi raggi che si
rincorrevano sul lago vicino.
Dove gli aveva messo in mano una
spada per la prima volta.
Ti
insegnerò io.
Per quanto tempo?
Diventerai
un grande guerriero.
Che senso aveva avuto se poi non
poteva vederlo?
Sono
qui, non avere paura!
Ma poi se n’era andato.
La tua memoria
Con le mie mani afferro.
Carezza al vento
-Sua moglie invece è estremamente
gentile. E il piccolo Rui...! Secondo me andrebbe
d’accordo con Rin, non trovi? Sarebbe bello farli
incontrare! Magari nel prossimo viaggio… oppure potresti dire invitare il
capitano e la sua famiglia a palazzo, durante qualche cerimonia!-
Ridacchiò, nascondendo le labbra
dietro il dorso della mano.
Sesshomaru
spostò irritato lo sguardo verso la moglie.
-Sei noiosa.-
Un rimprovero.
Il primo?
Sakura abbassò gli occhi, cercando
di nascondere il luccichio di eccitazione.
Si morse le labbra per celare quel
sorriso di libertà.
Ragazza felice di
trovarsi così
ad occhi chiusi
in un giorno primaverile.
Corrugò la fronte, sforzandosi di
riacquistare quella lucidità che si era ripromessa di mantenere.
-Mi spiace…-
Scosse le spalle, sperando di non
essere vista.
Da quando era tornato dalla
riunione con i generali era rimasto muto e cupo, davanti a quella finestra.
E lei invece non era riuscita a
tacere un attimo.
Gli aveva descritto le bellissime
sale che Yasu le aveva mostrato, la tomba degli
antenati, il giardino fiorito e l’albero dove la Regina-Madre era
solita riposarsi da ragazza.
E le aveva mostrato anche il programma
per i giorni dopo.
Uscite.
Viaggi tutti i giorni.
Al villaggio dei pescatori, alle
prime linee dell’esercito, ai nobili, ai borghesi…
Feste in loro onore, cerimonie
militari, consigli da regnanti.
Ma fuori da quel castello, fuori
dalla vita.
Quegli obblighi le sembravano nulla
rispetto all’ansia opprimente che sentiva sempre di dover sopportare nel regno
dell’Ovest.
E non avrebbe lasciato che l’eterno
malumore di Sesshomaru minasse l’entusiasmo che
provava per quei giorni di pace.
Si allontanò di qualche passo dalla
finestra, osservando la lussuosa stanza che era stata loro riservata.
Avevano ancora un po’ di tempo
prima del banchetto di quella sera ma dal cortile di sotto si potevano già
sentire i mormorii dei servi e gli ordini dei nobili.
Sakura non riuscì a trattenere un
gemito d’eccitazione alla vista dell’abito che le serve le avevano preparato
per la serata.
Accarezzò la stoffa di Haru, chiudendo gli occhi e, pregando, perché suo padre le
stesse vicino.
Gli sarebbe piaciuta la regione dei
laghi.
Da quel che aveva potuto vedere non
tutti i demoni di quel luogo erano cani.
Anzi.
Tranne la famiglia regnante molti
nobili dovevano essersi imparentati con altre stirpi.
Non è normale, in fondo, nei luoghi
di confine?
Non è naturale e bello?
Incontro di usanze, scambi di
costumi.
Confronto di identità.
E quella sera si sarebbe immersa in
quella giostra di colori, dialetti, volti!
Come ad Haru,
quando si recava con Ami e Toryu al porto, sbirciando
con curiosità gli stranieri e prendendo scherzosamente in giro le parole
storpiate da marinai.
Lasciò la stoffa, accarezzandola
con affetto.
Possibile che Sesshomaru
non provasse la sua stessa eccitazione?
Osservò la sagoma del marito, di
spalle.
Che cosa lo rendeva tanto triste?
Perché era così scontroso?
Erano fuori, fuori!
Non era anche lui trepidante
all’idea di potersi muovere fuori dagli obblighi del palazzo?
Non era sollevato all’idea di
potersi finalmente dedicare all’esercito di attacco e non ai
generale di strategia?
-Che cosa ti turba?-
Masticò la malinconia fra i denti.
-Nulla.-
Sakura appoggiò le spalle al bordo
della finestra, intrecciando le dita fra loro.
-E’ andato male l’incontro con i
soldati? L’esercito non è ben addestrato? O forse ritieni che la situazione ai
confini sia più grave del previsto?-
Sesshomaru
chiuse gli occhi e alzò il capo all’indietro.
I capelli, setosi, lungo la
schiena.
La bellezza della morte nei festosi
colori della sera.
Cose
che non lasciano ricordo:
la neve fresca
e lo scoiattolo che salta
-Nulla che ti riguardi.-
Sakura sbuffò senza neppure fingere
di volerlo nascondere.
Aveva deciso di avvicinarsi, si era
ripromessa di provare a capirlo, stava cercando con tutta se stessa di non
odiarlo.
Perché doveva, doveva esserci in
lui molto di più dell’arrogante guerriero e del silenzioso Sovrano.
Doveva esserci il ragazzo che la
difendeva alle feste e la rispettava la notte.
Doveva esserci il figlio dell’amico
del padre e l’invasore straniero.
Ma come scoprire la parte che si
sforzava di celare?
-Potrei esserti di aiuto…-
Appena un respiro.
Un pensiero sfacciato.
Perché, in fondo, era suo marito.
Perché aveva fatto un contratto e
non ne sarebbe venuta meno.
Pian piano, avrebbe rispettato
tutti gli accordi che avevano.
La mente, il corpo, il cuore.
-No.-
Era irritato.
Con lei così allegra.
Con quel paesaggio così gioioso.
Con quei colori così innaturali.
Con quelle voci così indaffarate.
Con quei ricordi così vivi.
Con lui così lontano.
La tua assenza
inchioda la mia voce
al suo silenzio.
Con se stesso.
Soprattutto con se stesso.
Perché erano passati anni, secoli
da quando erano stati lì!
Perché quei ricordi non lo potevano
tormentare ancora.
Perché lui era un soldato, un
guerriero, non poteva permettersi quella malinconia.
Non poteva essere così debole.
-Non avrai molte altre occasioni di
essere fuori palazzo, libero da tutti quegli impegni snervanti e da quei
viscidi generali. Dovresti approfittarne.-
Aveva respirato profondamente prima
di parlare.
Aveva cercato di nascondere il
nervosismo che le provocavano quel suo atteggiamento distaccato e quelle sue
parole offensive.
Sesshomaru
aprì gli occhi e li rivolse, taglienti, verso di lei.
-Approfittarne?-
Non sapeva a cosa stava pensando.
Non sapeva nulla di cosa stesse
provando.
-Sì.-
Sakura tremò.
Come spesso accadeva quando
incontrava i suoi occhi, da soli.
La luna è là
quella luce m'inquieta gli occhi
inumiditi di cristalli di sogno
Fino a che punto sarebbe riuscita a
fidarsi di lui?
Fino a punto lei, veramente,
pensava a lui come qualcuno di diverso da chi si sforzava di essere?
-Siamo qui come Sovrani, non come
viaggiatori. Questo viaggio è per obblighi, non per piaceri. Ricordalo.-
Sakura si sedette per terra,
iniziando a spazzolarsi i capelli.
-Sei snervante.-
Sesshomaru
uscì lentamente dalla stanza, ancora più irritato.
-Sbrigati.-
Forse stare fra i soldati,
ascoltare i loro racconti di guerra ed elaborare strategie di difesa era la
cosa migliore.
Creare un muro fra sé e il passato.
Fra ciò che era stato e ciò che era
adesso.
Sakura strinse forte il pettine fra
le mani, fino a sentirne i denti premere contro i palmi, le dita tremare
nervose e le nocche sbiancare di rabbia.
Perché si comportava così?
Se a palazzo era nervoso in questa
regione sembrava del tutto intrattabile.
Le serve entrarono lentamente,
pronte ad aiutarla nel prepararsi per la festa di benvenuto.
Sakura sospirò, facendosi coraggio.
Perché all’improvviso sentiva
svanito tutto l’entusiasmo?
Erano forse bastate quelle poche
parole a distruggere le sue speranze?
O, forse, si era resa conto che,
per quanto lo desiderasse, non esisteva alcun un modo per avvicinarlo?
Lucciole brillano
tra i rami ritorti
nel buio del bosco.
Sogni
intermittenti
che attendono il
nuovo sole.
Sakura mosse appena una mano, giocando con la luce della
piccola lucciola che, spaventata, volò veloce in una zona più tranquilla del
giardino.
Uno scalpiccio agitato di passi e un richiamo attento.
Sakura mosse appena il ventaglio, notando la piccola figura
di Rui inseguire l’insetto e Yasu, attenta,
rimproverarlo.
-… credete che sia possibile, Altezza?-
Sakura sorrise alla dama di fronte a lei.
La pelle abbronzata, gli occhi tondeggianti, la faccia
piena e in fianchi torniti.
Non assomigliava per nulla alla dinastia dei demoni-cane.
La dama, fremente, passava continuamente il ventaglio da
una mano all’altra mentre, incapace, cercava di nascondere l’ansia.
-Sono desolata. Sono certa che al sovrano avrebbe fatto
piacere incontrare suo marito ma il programma del capitano Yudachi
non lo prevede…-
Il ventaglio vibrò, per poi cadere a terra.
La nobile si scusò accoratamente, si chinò a fatica e lo
raccolse tremante, porgendo le sue scuse per aver osato fare una richiesta tale
a sua Altezza e per quel suo comportamento increscioso.
Sakura sorrise, afferrandole la mano ancora tremante.
-Intercederò per voi con mio marito. Sono certa che
riuscirò a convincerlo.-
Il volto della donna si illuminò scompostamente mentre la
testa, imbarazzata, improvvisava inchini e la bocca abbozzava ringraziamenti.
Sakura si sentì felice.
Quella donna così poco abile nel gestire l’etichetta la
faceva sentire incredibilmente a proprio agio.
Yasu l’aveva presentata come la moglie di un vecchio generale,
rimasto gravemente ferito durante gli ultimi scontri al confine.
La moglie aveva chiesto, timidamente, se ci fosse una
qualche possibilità per il marito di vedere il Sovrano, l’uomo per cui si era
battuto e aveva quasi dato la vita.
La moglie del capitano le raggiunse poco dopo, sgridando
sottovoce il piccolo Rui che, stoicamente, fingeva di ignorare la sbucciatura
che si poteva vedere attraverso la stoffa rotta dell’elegante abito.
Sakura sorrise, sincera, nascondendo le labbra dietro il
ventaglio, lasciando vagare gli occhi verso quel mangiatore di fuoco in fondo
al giardino, verso le danzatrici dall’altra parte, fino ai giocolieri che, dopo
l’esibizione, bevevano stanchi un sorso d’acqua dal pozzo dei servi.
-Avrete sete, Altezza. Prego, bevete!-
Yasu le porse con un inchino un piccolo bicchiere.
Sakura accettò, bevendo a piccoli sorsi il the che Yasu le porse. Una specialità del luogo,
aveva detto. Fatto con piante uniche, aveva aggiunto.
Ma a lei tutto quella sera era sembrato speciale e unico.
Era bastato immergersi in quella farandola di luci e colori
per dimenticare lo scambio di battute con Sesshomaru.
Per sentirsi più vicina a Haru.
Perché, a quella festa, i bambini giocavano composti in un
angolo, le bevande venivano sorseggiate in piedi, le dame sventolavano i kimoni
troppo caldi per quelle serate estive.
Certo, ad Haru la confusione
sarebbe stata maggiore. Poteva immaginare i canti dei marinai ubriachi, il
gioco di sguardi fra i giovani, i piani di Ami per intrufolarsi nelle cucine,
l’imbarazzo di Toryu nel riconoscere così importanti
capi dell’esercito, gli sguardi ammonitrici di Izumy per le loro risate troppo acute.
Magicamente
gira una trottola e
fonde i colori.
Ma andava bene anche così.
Accarezzò lenta il bicchiere, sorridendo alla nobile che,
sudata, si appoggiava a un albero lì vicino.
Sì, a Haru sarebbe stato tutto
migliore. Però a palazzo una cosa del genere era impensabile.
Come era impensabile che la Regina- Madre provenisse da una
regione di confine così liberale rispetto all’etichetta di corte.
-Oh, ecco il Sovrano e Yudachi!-
Yasu trattenne Rui per un braccio, impedendogli di correre dal
padre e guadagnandosi un’occhiata astiosa e lacrimante.
-Sommo Sesshomaru è davvero uno
splendido demone…-
La nobile si tamponò la fronte con la manica del kimono,
sorridendo a un gruppo di mogli di militari che, imbarazzate, stavano cercando
il momento giusto per avvicinarsi alla Sovrana.
Sakura passò veloce lo sguardo sulla figura del marito, per
poi sorridere incoraggiante alle nobili del luogo, invitandole ad avvicinarsi.
Non lo vedeva da inizio festa, quando era stato indirizzato
verso l’area del giardino riservata ai soldati.
E non le era dispiaciuto.
Non vedere quel volto così impassibile per qualche ora
avrebbe certamente giovato al suo umore.
Però, adesso che lo rivedeva, sentiva quella perversa
curiosità assalirla nuovamente.
Come poteva sembrare così solo anche in quel momento?
Circondato da soldati, mescolato alle armi, immerso nel suo
mondo.
Qui, sotto il
cielo, la Luna
che continuamente svanisce verso
ovest.
Una lunga storia di
solitudine.
Perché sembrava sempre così lontano, così assorto?
Annegato nei suoi pensieri, ancorato al nulla.
Cosa lo turbava?
-Assomiglia molto al nobile Inu-Taisho,
vero?-
Sakura voltò appena la testa verso la donna che aveva
parlato, iniziando a farsi delicatamente aria con il ventaglio.
Non si sentiva pronunciato spesso quel nome, a Palazzo.
-Oh sì, me lo ricordo!-
Yasu si abbassò, porgendo del the a Rui che, dopo aver annusato
con attenzione il contenuto della tazzina, arricciò il naso verso la madre.
-Oh, un demone così affascinante…!-
La nobile portò una mano al cuore, sospirando nel ricordo
dei tempi passati.
Sakura vagò con lo sguardo su quelle donne, invidiosa.
L'uccello in
gabbia
osserva, invidioso,
la farfalla.
Perché quelle
nobili conoscevano cose che lei non poteva sapere.
Perché sentiva
quelle donne più vicine a un passato in cui lei non c’era e in cui lui, forse,
era diverso.
Che sciocca.
-Il
nostro Sovrano ha preso così tanto dal padre, sia come demone che come soldato.
Dovrete essere fiera di lui.-
Sakura stiracchia le labbra, sforzando un sorriso e
chinando il capo.
Davvero il Sommo InuTaisho era così?
No, non poteva crederlo.
Suo padre non avrebbe mai permesso a un giovane sottoposto
alle sue cure di diventare così freddo e distaccato.
Un’altra donna aprì il ventaglio, nascondendo le parole che
voleva pronunciare.
-Sua Altezza doveva essere molto unito al padre. Mio marito
prima mi ha confidato che la spada che il Sovrano tiene al fianco è un dono del
potente InuTaisho.-
Le altre dame aprirono agitate a loro volta i ventagli, nascondendovi
sospiri sorpresi e versetti agitati, per poi osservare con malcelata
indifferenza il Sovrano.
Sakura accettò la tazzina portale da Yasu
che, composta, le strizzò l’occhio con aria complice.
Pensava forse che fosse gelosa dell’attenzione di altre
donne sul proprio marito?
Pensava forse che le desse fastidio vedere altri occhi
innamorati sulla sua figura?
E dire che, in realtà, era invidiosa della conoscenza che
quelle vecchie nobili avevano del passato della famiglia regnante dell’Ovest.
-Oh, sì! Quella spada… me ne aveva parlato anche mio
marito! Tessaiga, se non erro…-
Sakura trasalì appena.
Tessaiga…
L’aveva nominata il fabbro, Totosai,
durante il loro unico incontro.
E poi…
-No! Non era Tessaiga!-
-Sst! Abbassate la voce! Volete far irritare il Sovrano?-
-Tetsuia, Tenseia…-
M'immergo negli abissi
dei ricordi tra i mormorii delle ombre
e la tempesta di lacrime.
-Tenseiga!-
-Esatto!-
-E Tessaiga allora?-
-Deve essere quella di Inuyasha…-
Inuyasha.
-Oh, adesso basta! Non avete un minino
di rispetto per la nostra Sovrana?-
Yasu mise minacciosa le mani sui fianchi, forzando il suo volto
dolce in una smorfia cattiva.
Le dame a quel nome si zittirono immediatamente, chinando
il capo in segno di scuse verso Sakura, guardandosi l’un l’altra,
colpevoli, e mormorando scuse.
Ancora quel nome.
Inuyasha.
-Che cosa sapete di lui? Di… Inuyasha?-
Le dame si guardarono l’un l’altra,
spaventate.
Mi sento male:
non so se ho già
saputo
di non sapere.
-Parlate pure senza timore. Non riferirò nulla al Sovrano.-
Le donne si avvicinarono di più a Sakura, guardandosi
attorno con circospezione e controllando con cura che i mariti non le
ascoltassero o non si insospettissero per quel comportamento così intimo con la Regina.
Anche perché, ricevere una richiesta così intima dalla
Sovrana era motivo di grande prestigio!
-Vedete Altezza…-
-Sì! Inuyasha!-
-Quando il Sommo InuTaisho venne qui…-
-Due! Due spade! Tessaiga e Tenseiga!-
-Tessaiga è di Inuyasha!-
-Lui…-
-Sakura.-
Sakura rabbrivì, voltandosi di
scatto.
Sesshomaru, in piedi alle sue spalle, la scrutava gelido.
Che avesse sentito?
-Oh, Sesshomaru! Temevo che Yudachi ti avesse rapito!-
Abbozzò un inchino e stiracchiò un sorriso mentre, con la
coda dell’occhio, vide il sorriso maligno del capitano che, con parole
violente, allontanava la crocchia di nobili.
-Stavo parlando con quelle donne e… oh! A proposito! Vorrei
che esaudissi un mio desiderio…-
Inghiottì a fatica, cercando di decifrare qualche indizio
negli occhi inespressivi.
Che fosse irritato per quei discorsi?
O forse era una sua impressione?
Era solo stanco per il lungo viaggio e l’intensa giornata?
Brucia la rabbia
il vento scuote
gli occhi tuoi irati
-Quella nobile mi ha detto che il marito, un tuo generale,
è rimasto gravemente ferito durante gli ultimi scontri…-
-E’ impossibile che voi lo possiate visitare, Altezza.-
Sakura guardò sorpresa Yudachi
che, strafottente, si avvicinò alla coppia, seguito da una silenziosa Yasu e da un mite Rui.
Come si permetteva di interrompere un discorso fra i
Sovrani?
Per una volta rimpianse l’etichetta esagerata del Palazzo.
-I
vostri incontri sono già stati tutti pianificati. Incontrerete chi è meritevole
del vostro interesse, mia Sovrana.-
Sakura strinse i denti, cercando di contenere la rabbia per
quel sorriso superiore e quel tono canzonatorio.
Cercò un aiuto in Sesshomaru che,
a pugni chiusi, continuava a fissarla impassibile.
-Sono certo che il Sovrano potrà fare un’eccezione per un
soldato così valoroso da rischiare la propria vita per il suo Regno…-
-Rischiare la vita?-
Yudachi rise scompostamente, facendo allontanare di qualche passo Yasu che, costernata, alzò gli occhi verso la Sovrana per poi
riabbassarli, colpevole.
-Un
soldato valoroso non rischia la vita in battaglia. Un soldato valoroso vince la
battaglia. Che senso ha che il Sommo Sesshomaru
omaggi un perdente della sua presenza? Certo, non richiedo però che una femmina possa capire le logiche
militari… Ehi, Yasu! Sei stata forse tu a presentarle
quella vecchiaccia arrivista? Scommetto che è tutto un piano della vecchia
grassona per ingannare la nostra ingenua
Sovrana-
Sakura si inumidì le labbra, pensierosa.
Perché Sesshomaru non
interveniva?
Avrebbe lasciato che un capitano, un capitano qualunque si rivolgesse a lei in quel modo?
Yasu pigolò delle scuse, stringendo la mano di Rui fra le
proprie e abbassandosi in un profondo inchino di fronte al marito.
-Sesshomaru, posso chiedertelo come favore personale?-
Ormai non era più una discussione su un vecchio morente.
Ormai era una questione politica.
A chi il Sovrano avrebbe prestato fede?
Al capitano reggente la regione dei laghi o alla moglie?
A chi avrebbe dato più potere?
A chi avrebbe dato ascolto?
Chi era più influente sulla sua persona?
Sasshomaru assottigliò gli occhi, voltando la testa verso un gruppo
di invitati che, sottovoce, stavano diffondendo il racconto di quanto era
avvenuto.
Quel nome risuonava ancora fra i cespugli del giardino.
Inuyasha.
-Va’ in stanza.-
Sakura spalancò la bocca mentre Yudachi
gonfiava il petto.
-Sesshomaru?-
Incredulità.
Sorpresa.
Sgomento.
I mormorii si diffusero veloce, le notizie passarono veloci
di bocca in bocca.
Sesshomaru, altero, le voltò le spalle.
-Va’ a prepararti per la notte.-
Sakura si sentì avvampare.
Rabbia.
Imbarazzo.
Delusione.
Sterile il prato
gelato da una pioggia
d’indifferenza.
-Il
Sommo Sesshomaru ha ragione! Su, via! Andatevene
donne! Lasciate il resto della serata agli uomini! Avrete più tardi le
attenzioni che chiedete!-
Yudachi strattonò lontano Yasu che, dopo
un ennesimo inchino e una scusa, si mise in disparte nel prato, salutando le
altre nobili che rincasavano e organizzando il lavoro delle serve del palazzo
per aiutare la Sovrana.
Sakura inghiottì la frustrazione, rimanendo con lo sguardo
fisso sulle spalle del marito che, indifferente, aveva ricominciato un discorso
con un sergente dell’esercito.
Chiuse la bocca, alzò il mento, sospirò.
A passi lenti e con le spalle larghe s’incamminò verso le
porte del palazzo, nascondendo le lacrime d’umiliazione.
Offesa.
Tradita.
Spezzata.
Molte menzogne,
ansie, paure e
litigi.
Brevi piaceri...
-Spero che la serata sia stata di vostro gradimento,
Altezza.-
Non degnò di uno sguardo la risata volgare dell’uomo,
avvicinandosi al gruppetto di donne che, pigolanti, la attendevano impazienti.
Nel senso che sono in ritardo non per gli esami (nooooo…) ma a causa della specialistica.
Sono una specializzanda.
Tremate.
Ho paura anch’io quindi non rischiate nulla. Ancora.
E poi ho trovato nuove, entusiasmanti passioni.
E ho nuovamente ed entusiasticamente contagiato Avalon.
E “psicopatico” è la parola del giorno.
Il mio obiettivo (oltre a quello di conquistare il mondo) è
inserirla in ogni recensione.
Sì, sono fuori di testa.
Sì, non me ne faccio un problema.
Sì, voi dovreste.
Kirakira90: *Lete avvista Kirakira, cerca di sterzare ma si ricorda che è su una
barca e che quindi non può sterzare. Poi si ricorda che viva in un paesino che
le invidia solo Heidi e si domanda cosa ci faccia una barca. Poi si rende conto
che stiamo parlando di lei e che quindi sì, anche una barca sulle Ande è cosa
buona e giusta. Poi si convince che, a dirla tutta, piuttosto che un vecchio
galeone cigolante preferirebbe un peschereccio perché lì ci sarebbe cibo. Poi
però pensa che sul vecchio galeone potrebbe esserci un tesoro (o magari Jack Sparrow. Lui e il tesoro sono interscambiabili). Poi si rende conto che è capace di andare avanti per ore sparando
cavolate e che quindi è meglio finirla perché si è ricordata di dover
rispondere a una recensione senza far chiamare la neuro*.
Ciao! (XD) Oh-oh… ho di
nuovo nominato cibo. Risalgo sul peschereccio per sicurezza? XD Uhm… niente
mazza ferrata, sono salva! *-* Potrò continuare a fanghirlare
sul fantasma dell’opera,spararmi serie tv improponibili e
maltrattare i giovani con fra si come “ai miei tempi la Disney era migliore! ancora per un po’! (ehm… sì, ogni
tanto studio anche. No, non devo tornare sul discorso esami. Mi fa male. ç-ç) Sakura finalmente pare più matura e guarda un po'? Il
principe non la calcola e lei si fa i complessi! Tipico di noi donne. E’ vero! E’ vero! Siamo delle psicopatiche al riguardo! “Oddio, mi guarda!
Ma che vuole questo? Crede di meritare la mia attenzione? Sciò! Pussa via! Ehi,
perché adesso non mi guarda più? Chi si crede di essere? Pensa
di trovare una meglio di me in giro?” XDXDXD Ok, mi fermo qui o ti spilero qualcosa. Devo fare il vaccino contro di te,
sallo! XD
Comunque, tanto per i saluti… cioccolato? Condividi endorfine! Condividi
endorfine! (che ho scoperto essere contenute anche nei
piselli. Necessito di cioccolato ai piselli. Aiuto! XD)
Miriel67: Ecco il prosieguo del
viaggio. Ma non mi sembra sia andata molto bene, che dici? XD Sakura inizia le
sue ricerche ma, ammettiamolo: come detective fa proprio pena. Sesshy è decisamente freddo ma… mi sono divertita a
descrivere il primo litigio da sposini! *-* Le dinamiche di coppia mi lasciano
decisamente perplessa (mia madre: “ogni tanto ci vuole una litigata per
mantenere vivo il rapporto!”. Se il mio rapporto dovesse morire, vi prego, NON
rianimatelo.) Sicura poi che nelle tartine non ci fosse nulla? Se vuoi io e Kirakira stiamo iniziando un commercio illegale di
cioccolata ai piselli, vuoi unirti a due psicopatiche
come noi? XD
Gweiddi at Ecate: Accidenti, che bella recensione! Sì, come
dici tu prima ci sono state le radici, poi il fusto ma… possiamo dire che in
questo capitolo si è rotto un ramo? Certo l’albero non cade ma qualcosa è
cambiato. Vedremo come continueranno quei due. Certo, la loro storia non è
molto normale. Però… uccidere Kamigawa? Uhm, scusa ma
non posso spoiler are nulla. Mi cucio la bocca su di lui. Anche se sto pensando
a uno spin-off dove shippokamigawa
con Sesshymamma! XD Sarebbe simpatica come cosa, no? Psicopatica, dici? Beh, forse hai
ragione. Comunque fammi sapere cosa ne pensi di questa piccola “potatura” del
rapporto, sono davvero curiosa!
LetyShine 92: Ehm… ancora non ti ho
accontentata però… beh, forse, un giorno, in un futuro, dopo aver guardato che
impegni ho sull’agenda… XD Comunque Sakura e Sesshomaru
escono, sì. Anche se, più che di libertà, io parlerei di un trasferimento di
cella. XD Si avvicineranno? Beh, l’intento di Sakura era proprio questo ma fra
il dire e il fare c’è di mezzo il mare (e, nello specifico, io su un
peschereccio). Un grazie infinite per la recensione e
un saluto psicopatico dalla folle
marinaia (o marinata *-*) delle montagne! XD
Sesshydil: Lol! Ok, io sarò psicopatica, ma anche tu non scherzi! (è una battuta, lo giuro! XD) Contatto fisico fra quei due? Ehm…
sì, dopo che si saranno riconciliati anche a livello verbale vedremo. XD Relazioeninu-sesshy??? Intendi relazione tipo fratello/fratello o relazione yaoi? No perché, se la risposta è yaoi
devo deluderti. Questa non sarà una fanficyaoi. Giuro. Inuyasha ci sarà. Prima o poi, almeno, arriverà! XD Fra i
due ci sarà il “solito” complicato rapporto ma non cercheranno di… ehm… “non-dormire”.
Giuro! XD
PetaloDiCiliegio: *-* Una quasi omonima di Sakura.
*-* Ho paura! XD Grazie mille per aver accetta di seguire questa mia follia psicopatica! Un saluto!
Kade: *-* Ok, dopo questo non
continuerò più. Accartoccerò i miei fogli, li metterò in un tritarifiuti e, per
sicurezza, metterò il tritarifiuti nel tritacarne e poi brucerò il tutto. Sono
in ansia da prestazione! Diventerò psicopaticamente impotente, me lo sento. In senso figurato,
ovvio. Eh, che dire adesso? Grazie per i complimenti? Non me li merito?
Ringrazia Avalon che mi ha coinvolta in questa
passione per gli haiku e le fanfic? Non scriverò
oltre per non deludere le tue aspettative? Ok, ho deciso. Riassumo tutto con un
immenso GRAZIE.
Kaimy11: LOL! Ok,
è ufficiale. La fanfic sarà anche decente ma le
vostre recensioni sono insuperabili! *-* Le amo! Mi hai fatto troppo ridere (e
se fossi in te m preoccuperei. Sentirai la mia psicopatica risata nelle orecchie per tutta la vita).Sesshy in questo capitolo non è
stato muto. Però forse sarebbe stato meglio, non credi? XD
Adelhait:Swish! XD Uh, hai
scelto l’orologio della collezione 2011? Io se fossi in te prenderei il modello
16: psicopatici-ma-innocui.
XD Per il ritardo nella recensione non mi pronuncio perché la mia filosofia è “l’importante
è che arrivino” (no, non sto ASSOLUTAMENTE parlando anche dei capitoli, che
credi? XD). Grazie mille per i complimenti!
Avalon: Uhm… ho aggiornato. E non te lo avevo detto. Ma adesso tu
sei immersa nel magico mondo dell’insegnamento con un branco di teppisti che ti
seguono e ho creduto che tu avessi già abbastanza problemi! Temo per la tua
incolumità fisica, davvero. E per la mia psichica, ovvio. Ma quella non c’è mai
stata, quindi non è un problema, giusto? XD Ah, un’ultima serie di parole in
codice: polipetto, Erik, CM
e psicopatico-psicopatico! XD Spero che nessuno provi a decifrare
questo codice o l’FBI mi contatterà per decriptare i
messaggi subliminari della pubblicità della Coca-Cola. Ta! XD
Bene. Sono riuscita a scrivere
psicopatico in ogni recensione.
Mi sento fiera e realizzata.
Ok, no, non mi sento fiera e
realizzata.
Mi sento più psicopatica di prima, ma tant’è.
Ho un dubbio.
Ho risposto a tutti?
Se la risposta è no (come la
coscienza di una delle mie personalità multiple mi sta suggerendo) scrivetemi e
vi risponderò!
…ok, sembra la pubblicità della
posta del cuore.
Un GRAZIE
infinite a tutti (chi recensisce,
segue, aggiunge fra i preferiti, passeggia per strada con il cane, il
professore di lavoro che mi fa fare scritti assurdi in orari assurdi su
argomenti non assurdi…)
Si alzò di scatto, facendo
preoccupare la serva che, attenta alle sue spalle, aveva da poco iniziato a
pettinarle i capelli.
-Vostra Altezza…-
Sakura la ignorò con rabbia,
iniziando a passeggiare nervosamente per la stanza.
-Va bene così. Andate.-
Si fermò alla finestra, stringendo
con rabbia il bordo fino a sentire gli artigli immersi nel legno.
-Ma, Vostra Altezza, non abbiamo
ancora finito… noi… i capelli, gli oli…-
-Andate ho detto!-
Anche loro volevano darle ordini?
Volevano mettere in discussione il
suo status?
Le dame si guardarono l’un l’altra, costernate e, dopo un paio di accorati
inchini, uscirono silenziose.
Sakura sbuffò di rabbia, alzando
gli occhi verso il soffitto e stringendo i denti.
Rabbia.
Un dolore soffocante al cuore.
Una morsa gelata nella mente.
Passò veloce una mano sugli occhi,
cercando di cancellare i ricordi.
Trovando lacrime.
Sorda tristezza
con grida mute in
gola
lacrime cieche.
Perché aveva fatto una cosa simile?
Perché a lei?
Che sciocca!
Colpì la parete della stanza,
chiudendo gli occhi con violenza.
Che sciocca che era stata!
Quali erano stati i suoi pensieri
durante il viaggio?
Avvicinarsi
a lui!
Cercare
di capirlo!
Imprecò sottovoce, sperando che le
sue stesse orecchie non la sentissero.
Cosa aveva fatto ancora di
sbagliato?
E perché, perché mai doveva sempre
essere lei a sbagliare?
Tornò alla finestra, inseguendo le
voci smorzate dei soldati.
Socchiuse gli occhi.
Non poteva essere stato lui a
sbagliare?
Lui a trattarla in quel modo?
Lui a negarle ogni indizio sul suo
passato?
Che fosse stato quello il problema?
Quell’ Inuyasha?
Schioccò le labbra, soppesando il
dubbio.
Sinuoso striscia,
mosaico chiaroscuro
tra il bene e il male.
Se era vero, questo non faceva che aumentare la sua
curiosità attorno a quel nome.
Chi mai poteva essere questo Inuyasha?
Chi mai poteva turbare Sesshomaru
a quel modo?
Sbuffò di stizza, voltandosi nell’ombra della stanza.
Oh beh, certo.
Anche lei era brava in questo.
Riusciva a farlo alterare come poche persone al mondo.
E la cosa divertente era che ci riusciva quando voleva
avvicinarlo.
E poi perché aveva questa perversa intenzione di conoscerlo
bene?
Lui lo voleva?
No.
Lui le facilitava l’impresa?
No!
La ridicolizzava, la irritava, la umiliava.
Ecco cosa faceva!
Si lasciò scivolare lentamente lungo la parete, fino a
ritrovarsi seduta per terra con le gambe tremanti.
Suo padre non avrebbe mai permesso che qualcuno la
trattasse così.
Va’ a prepararti per la notte…
Davanti a tutti!
Davanti a quell’odioso Yudachi!
Si massaggiò la base del collo, inspirando profondamente.
Era davvero stupido pensare che potessero diventare
complici?
Aiutarsi?
Ovviamente lui non lo voleva.
Lei era solo l’esito di un contratto vantaggioso.
Chiuse gli occhi, sospirando finalmente dal profondo.
No, non era vero.
La rispettava, la ascoltava, l’aiutava.
Spesso.
Era ingiusto adesso descriverlo così.
Sorrise al pensiero del rimprovero della madre, al ricordo
del suo ammonimento di vedere il bene.
Rise piano al ricordo del padre, della sua faccia nel
sentire quelle parole.
Kamigawa…
Voleva tornare a casa.
Aveva voglia di confidarsi con lui, di giocare con Ami, di
litigare con Toryu, di aiutare Izumy.
Basta Sesshomaru, basta litigate,
basta pensieri.
Ma era impossibile.
Si rialzò lentamente, affacciandosi di nuovo alla finestra
e inspirando l’aria, immaginando di essere nella sua stanza, di vedere le
praterie, le montagne, il mare…
Si scosse leggermente.
Il mare?
Certo!
Sorrise entusiasta all’idea.
Nessuno se ne sarebbe accorto.
Smeraldo fuso
fresca coppa liquida
tra verdi sponde.
Ridacchiò divertita per il nulla.
Osservò le luci di prigionia, poco lontano.
Respirò la libertà ad occhi chiusi.
Uscire dal palazzo era stato rischioso.
Lo sapeva.
Ma tanto Sesshomaru sarebbe
rientrato tardi.
Lo sentiva.
Non aveva voglia di vederla almeno quanto lei non voleva
conversare con lui.
E allora cosa c’era di meglio che uscire, distrarsi?
Dimenticare la rabbia e la frustrazione.
Immergersi nei ricordi di Haru.
Lasciando la
casa
non ho lasciato
i miei ricordi.
Si acquattò lentamente sulle sponde del lago, iniziando a
giocare con le onde lente.
Ad Haru, quando aveva qualche
pensiero, andava sempre in riva al mare.
L’ultima volta che lo aveva fatto era per decidere se
rispondere o meno a quella lettera.
Se proporsi o meno come sposa.
Se vendersi.
E il meditabondo silenzio del mare con l’assordante
urla degli spiriti della sua terra le aveva risposto.
Le aveva dato la forza di partire.
Si umettò le labbra.
Nessun sapore salmastro, questa volta.
Sorride, toccando appena la superficie di quello specchio,
regalando sorrisi sinceri alle timide increspature.
Chiuse gli occhi, immergendo di nuovo le dita fino al
palmo.
Mosse appena l’indice, concentrandosi sul velo che
l’avvolgeva.
Carezze.
Rubo nei sogni
tutte le carezze che
mi nega l'alba.
Lasciò che, lentamente, quell’attimo di dolcezza
raggiungesse la sua mente, annebbiasse i suoi sensi.
La stordisse.
Fino a dimenticare.
Basta qui e ora.
Basta lì e allora.
Basta laggiù e quando.
Solo lei.
Il respiro del vento, il battito della luna.
I pensieri dell’acqua.
Come le aveva insegnato la madre.
Un modo per evadere da se stessi.
Ma da bambina
le spiagge erano immense,
e il mare era blu.
Le labbra increspate.
Già, quello non era il mare di Haru.
Quello era il lago della regione più lontana del regno da Haru.
Eppure, così vicina nell’aspetto e nell’animo.
Con un sorriso giocoso si tolse i sandali e, reggendo il
lungo abito da notte con le mani, tuffò i piedi nella sabbia ciottolosa.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare a un gemito liberatore.
Tutti gli avvenimenti di quel giorno sembravano così
lontani.
Sembravano così diversi.
Così sciocchi.
Non riusciva ad avvicinarsi a Sesshomaru?
Con pazienza ci sarebbe riuscita.
Non riusciva a capire chi fosse Inuyasha?
Con costanza avrebbe raccolto informazioni.
Non riusciva a capire Sesshomaru?
Abbassò la testa, osservando le caviglie sporgenti dalla
sabbia.
In fondo, non poteva certo risolvere tutti quei problemi
quella sera, no?
Non si era ripromessa “basta Sesshomaru”?
Ridacchiò al pensiero della sgridata che le avrebbe
riservato la Regina-madre se l’avesse trovata in
quello stato.
I capelli scomposti, i piedi fangosi e le gambe scoperte.
Rise senza paura di farsi sentire, accarezzandosi con una
mano la guancia.
L’ultima volta che era uscita senza permesso l’aveva
colpita.
Ma la cosa che le aveva fatto più male erano state le
minacce.
Adesso invece nessuno poteva minacciarla.
Era la
Regina!
E se Sesshomaru non voleva aiutarla
contro quel capitano, bene.
Avrebbe pensato da sola come metterlo al suo posto.
Da quando le importava avere l’appoggio di Sesshomaru?
Se Ami o Toryu l’avessero sentita
piagnucolare quella sera nella stanza l’avrebbero presa in giro per tutta la
vita!
Che cosa le era preso?
Scosse la testa con violenza, scacciando quella patetica
scenata.
Alzò il volto.
Nivea,
perfetta
dalle labbra del cielo
la luna pende
Era tardi adesso.
Doveva rientrare.
Doveva decidere come comportarsi con Sesshomaru.
Doveva escogitare un piano per fargli incontrare
“casualmente” quel generale.
Doveva progettare la vendetta contro Yudachi.
Doveva…
Un rumore?
Guizza la carpa
e le nubi scorrono
a pelo d'acqua.
Lì, nel centro del lago.
Forse aveva ancora un po’ di tempo.
Scrutò l’oscurità della stanza, tagliente.
A passi sicuri, fieri, raggiunse la finestra.
Solo gli ultimi stanchi richiami dei servi che si
coordinavano l’un l’altro per riordinare il giardino.
Era stata lì, riconosceva l’odore.
Ma adesso?
Dove poteva essere andata?
Con chi?
Cosa importava?
Si sedette stancamente nella stanza, sospirando in
solitudine.
Osservò le assi vecchie del pavimento, scacciò i ricordi
che si affacciavano dolorosi.
Perché anche lui
era stato lì.
In quella stanza.
E, nonostante il buio, sentirlo, saperlo, era
insopportabile.
Cocci taglienti,
infuocati frammenti
d'altra stagione
E oltre alla strenua lotta per tacciare i ricordi, doveva
sentire anche quel nome!
Ferirsi di nuovo la mente con quell’ingiustizia!
E quella stupida che chiedeva informazioni, spudorata.
A chi non sa nulla.
A chi dice di conoscere tutto.
A chi avvelena una storia già letale.
Alla ricerca di qualcosa che, tanto, non esisteva più.
Qualcosa che, in ogni caso, non la riguardava.
Su tagli obliqui
l'estetica del nulla
fissa la mente
appagata dal fischio
dell'aria lacerata.
Sesshomaru masticò l’aria.
Aveva visto la sorpresa nel suo sguardo.
Aveva individuato la rabbia nel suo respiro.
Aveva dipinto l’imbarazzo sul suo volto.
Lo aveva innervosito.
Da tutto il giorno.
Quegli sguardi contenti, quelle domande continue, quell’indagare fastidioso.
Mentre lui voleva solo concentrarsi nella battaglia contro
la sua mente.
Cancellare ogni ricordo di suo padre.
Basta un fiore
una sensazione:
è nostalgia.
Avrebbe dovuto andare a cercarla.
Avrebbe dovuto lasciar perdere quei pensieri, concentrarsi
sul problema del confine, ignorare Sakura.
Scappare?
Un ghigno.
Osservò la luna oltre la finestra.
Muti pensieri
di silenzi lunari
di tardi pianti.
Sì, avrebbe potuto scappare.
Ma lui non era così.
Lui non era come loro.
Come suo padre prima e come Inuyasha poi.
Aveva dei compiti.
Aveva dei doveri.
Non avrebbe mai tradito.
Sakura ridacchiò mentre una carpa, curiosa, si strusciava
alle sue ginocchia.
Tentennò un po’ prima di andare avanti.
Controllò di reggere bene il vestito, si augurò di non
scivolare sui sassi del fondo.
Lentamente.
Un altro passo.
Si voltò verso la riva, osservando quanto fosse vicina.
Era davvero bello quel lago, ma troppo scivoloso.
Non poteva rischiare di bagnarsi.
Come si sarebbe potuta giustificare poi?
Cercò con gli occhi raggianti la luna che, ammonitrice, la
rincorreva nel lago.
I riflessi argentati e la luce bianca.
Se solo Kamigawa fosse stato lì.
Sarebbe stato tutto perfetto.
Le avrebbe schizzato l’acqua sul vestito, rimproverando poi
Toryu che, imbarazzato dalla figura autoritaria del
Sovrano, si sarebbe messo a balbettare scuse sommesse mentre Amy lo aggrediva
alle spalle facendolo cadere in acqua e Izumy, dalla
riva, sgridava severa i loro comportamenti infantili.
Li poteva vedere, li poteva sentire.
Poteva parlare con le loro immagini inesistenti, sentire le
loro voci mute.
Emise un verso impaurito, cercando di non cadere per quella
dispettosa roccia.
Sospirò una volta ripreso l’equilibrio e iniziò a ondeggiare
lenta, lasciando che quelle deboli onde la rinfrescassero.
Era così puro lì.
Così etereo.
Così irreale.
Sospirò profondamente.
Quell’odore…
Si voltò di scatto, spalancando gli occhi sorpresa.
Quella figura, sulla riva.
La veste da camera scura e la pelle chiara.
Rimase immobile, in silenzio, immersa nell’acqua.
A pochi passi da lui.
Senza il coraggio di pensare, senza il coraggio di
svegliarsi.
Ammirando il demone che, dalla riva, la fissava.
Con gli occhi ambrati, l’aria strafottente e lo sguardo
serio.
La brezza nei capelli, le labbra umide, l’atteggiamento
misterioso.
Vorrei calarmi delicatamente
sul fiume della tua
pelle
e lasciarmi
plasmare dall'acqua che scorre.
Bene, l’aveva trovata.
Come fosse finita in mezzo a un lago non voleva saperlo.
Perché fosse uscita di nascosto a quell’ora lo immaginava.
Osservò impassibile la sua figura.
Le gambe nude, la veste alzata, la tela sottile.
Contemplazione
quell’attimo sospeso
tra ora e sempre.
-Sakura.-
La
demone sobbalzò, singhiozzando un respiro, resuscitando dal torpore.
Imbarazzandosi per quella vista, per quei pensieri, per
quel momento.
Paralizzandosi per le vesti alzate, i capelli scomposti,
gli occhi lucidi.
Meravigliandosi del suo profumo, del suo incanto, della sua
essenza.
Invochi il mio nome
come sabbia s'inonda d'acqua
e soffia l'aria silenziosi
desideri ardenti
Era lì.
Lì suo padre gli aveva messo in mano per la prima volta
un’arma.
Lì gli aveva insegnato ad impugnarla.
Lì lo aveva incoraggiato ad imparare.
Lo sapeva.
Vedeva le immagini di quel ragazzino, il volto di
quell’uomo, il rumore delle lame.
Ma spirò un alito di vento.
E l’immagine mutò in lei.
Quel vento spinge il ricordo
l'alito si posa
sugli occhi di rugiada
-Faremo meglio a rientrare.-
Si potevano combattere quei ricordi?
Si potevano sostituire con le immagini presenti?
Forse però si poteva lenire il dolore con il presente.
Sakura accennò un sì impacciato con la testa, inghiottendo
a fatica l’agitazione che aveva sentito crescere lenta in gola.
Perché tanta angoscia?
Non era la prima volta che si vedevano, che lo vedeva, con quegli abiti.
E con quella luce.
Cosa c’era di diverso?
Si umettò le labbra, barcollando verso riva.
Un sasso scivoloso.
La luna sorrise dei loro volti stupiti.
La luna è là
quella luce m'inquieta gli occhi
inumiditi di cristalli di sogno.
Sakura rimase in ginocchio, tremante.
L’acqua schizzata fin sui capelli risaliva lenta il
vestito, pesante e fradicio.
Non poteva credere di essersi messa in una situazione
simile.
A pochi passi di fronte al marito.
Con un vestito bianco.
Completamente bagnata.
Le guance arrossate per l’ulteriore imbarazzo e l’assurdità
della situazione.
Sesshomaru le voltò le spalle, lento.
-Muoviti.-
Sakura trovò il coraggio di alzare la testa, lentamente,
fissando ammaliata i gesti di lui che, lenti, slacciavano la parte alza del
kimono, gettandola poi sulla riva.
Sakura si alzò a fatica, impacciata da quell’abito troppo
lungo e troppo pesante.
Troppo aderente e troppo imbarazzante.
Annaspò fino a riva, incapace di pensare a cosa stava veramente accadendo.
Incapace di capire se ridere per l’assurdità, piangere per
la vergogna.
Tacere per il fascino.
Aveva il respiro concitato giunta alla riva.
Di fianco il kimono.
Davanti le sue spalle nude.
Dietro la luna gioconda.
Il chiaror della luna
il sapor della tua anima
scivolo in una meteora.
Poteva sentire il suo respiro regolare, poteva immaginare i
suoi occhi fissi, cercava di tradurre i suoi pensieri.
Si tolse lenta i capelli dal volto, cercando di placare il
tremore delle mani.
Strizzò lenta la cintura che lasciava chiuso il kimono.
Inghiottì l’imbarazzo e tirò.
La tela pesante cadde in un attimo.
Sesshomaru spostò appena lo sguardo alla sua sinistra.
L’ombra di Sakura, pura.
I capelli gocciolanti, le gambe tremanti.
Le punte dei seni e la vergogna delle braccia.
Sei bella a levarti il vestito
ma sotto la luna risplende solo il
tuo corpo...
ti manca nel cuor quel ch'io voglio.
L’ombra si chinò lenta, scomparendo un momento, per poi
tornare, sinuosa e sfuocata, mentre la stoffa del suo kimono andava ad
accarezzarle la pelle.
Sakura affondò il volto in quella stoffa salvifica, celando
un sorriso.
Era imbarazzata, felice, confusa.
Sperava di trovare lucidità nella stoffa delle sue terre.
E invece trovò il turbamento del suo profumo.
Si morse un labbro, indossando velocemente quella veste
che, se possibile, la imbarazzava ancora di più.
Non le arrivava neppure al ginocchio.
E la scollatura era troppo ampia sul petto.
Pregò che nessuno li vedesse rientrare.
Pregò che Sesshomaru decidesse di
anticiparla nel cammino, che non la vedesse.
Rabbrividì nel notare le sue spalle ampliarsi maggiormente,
indietreggiare di un passo, fino quasi a sfiorarla.
-Sommo Sesshomaru, siete voi?-
Sakura sobbalzò a quella voce, appoggiandosi d’istinto alla
schiena del marito, cercando un maggior riparo, nascondendo il volto con i
capelli, respirando concitata fra le sue scapole.
Cercando di non pensare a quanto i loro corpi, ora, fossero
aderenti.
-Sì, Yudachi.-
Sakura non riuscì a trattenere un verso gutturale di
vergogna.
Fra tutti, TUTTI i soldati di quelle terre, perché proprio
lui, proprio quell’odioso…
-Altezza! Per fortuna Vi abbiamo trovato! Yasu si è recata nella Vostra stanza per consegnare alla
Regina una tazza di the, ma è scomparsa. Ho già allertato le guardie, stanno
pattugliando le zone circostanti il castello. Chi può essersi introdotto…-
Sakura chiuse gli occhi con violenza, sentendo implodere
velocemente quel po’ di decoro che le restava.
-Richiama le guardie.-
Sesshomaru aveva la solita voce calma, di comando.
Il tono del guerriero e la decisione dell’uomo.
Un vero Sovrano.
Yudachi sobbalzò sorpreso, alzando la torcia per illuminare di più
il suo sovrano.
-Ma, altezza…-
-La Regina è con me.-
Yudachi corrugò la fronte prima di notare il petto di Sesshomaru, una veste per terra.
Spostò lo sguardo sull’ombra, notando la
demone, tremante.
Sakura morì in quella risata volgare e grassa, di quelle
smorfie non trattenute e di quegli sguardi che, lo sentiva, erano derisori.
-Perdonate! Perdonate Altezza la mia interruzione! Non
immaginavo… Vado a far ritirare le guardie! Fate pure con comodo! Sarebbe un
onore per la nostra terra essere la prima patria dell’erede!-
La risata si allontanò veloce, sostituita da ordini e
schiamazzi.
Sesshomaru si allontanò appena e Sakura riprese a respirare.
-Dovremo aspettare.-
-Già…-
Sakura si passò la manica del kimono sulla fronte,
cancellando una goccia del lago o della paura.
Scosse la testa, incapace di trattenere una risata.
-Che situazione assurda!-
Sesshomaru storse la bocca, contrariato.
-La
prossima volta che vuoi uscire fatti accompagnare da Yasu.-
Sakura alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa,
divertita.
Sorridente per l’imbarazzo, desiderosa di parlare per
scaricare la tensione.
-Ma così è più divertente!-
Cantilenò lenta, con quel tono che faceva sempre arrabbiare
così tanto Toryu.
Sesshomaru bloccò la testa in tempo.
Voleva voltarsi ed ammonirla con lo sguardo, come gesto
spontaneo.
Imbarazzante per lei, in quello stato.
Ma davvero fastidioso per lui.
-Divertente? Hai costretto Yudachi
a cercarti, hai svegliato tutto il palazzo, hai scomodato me e tutto solo per
un tuo capriccio.-
Sakura schioccò civettuola le labbra, muovendo un passo di
lato, desiderosa di rubare il suo profilo.
-Hai ragione. E’ stata proprio una vendetta perfetta. Non
trovi?-
Sesshomaru corrugò la fronte.
La mente liberata dai ricordi era stata leggera fino a quel
momento.
Sospirò chiudendo gli occhi.
Forse, se si fosse lasciato distrarre da lei, dal suo sciocco
chiacchiericcio, dal suo stupido comportamento, non avrebbe avuto tempo per
ricordare.
Forse era lei lo strumento per andare avanti.
-Non farti coinvolgere dalle chiacchiere delle vecchie.-
Era sempre un
piacere leggere le lettere della Regina-Madre.
Ormai erano mesi
che erano lì, nella terra dei laghi, ma quei rapporti costanti e completi le facevano
sentire meno la distanza.
-Tua madre è
felice di essere tornata ad occuparsi del Regno.-
Sesshomaru
scostò la testa, evitando un fastidioso raggio di sole che, lento, trapelava
dai rami.
Giochi di luce
tra le nuvole
grigie
sbircia il sole.
-Così scrive?-
Sakura scosse
lenta la testa.
-Così capisco.-
La vita: un denso
sentiero
verso un senso.
Almeno penso
Non lo avrebbe
mai detto a parole, lo sapeva.
Era troppo
orgogliosa, troppo altera.
Ma regnare le
piaceva.
Ricevere i
nobili, controllare i commerci, sedare le liti.
Si sentiva
davvero realizzata nello svolgere quelle funzioni.
E lo si capiva
dall’accuratezza, dall’impegno, dalla fatica.
Versò una tazza
di the, offrendola a Sesshomaru che, stizzito, ignorò il gesto.
Sakura sbuffò,
iniziando a sorseggiare lenta la tazza mentre Yasu, poco lontano, raccoglieva
fiori con Rui.
-Riesci a
immaginare tua madre qui, in queste terre? Magari a giocare con i coetanei o a…-
-No.-
Guardi altrove,
nascondo col
sorriso
strazio e buio...
Sakura storse il
naso. Aveva risposto troppo velocemente.
Probabilmente si
era preparato quella risposta da tempo.
Prevenuto.
Fissò la radura
dove avevano fatto sosta quel giorno. Erano ai limiti estremi del regno. Poco
oltre, dopo quei boschi, c’erano terre libere. Non ancora assoggettate al Regno
dell’Ovest. E popoli che combattevano per la loro libertà. Che combattevano per
liberare villaggi che, una volta, formavano con loro un regno autonomo.
Sesshomaru aveva
deciso qualche settimana prima di riprendere il piano di espansione.
In fondo, ormai,
le truppe al confine con Haru non erano più necessarie.
Solo qualche
battaglione di soldati, soprattutto giovani arruolati sul luogo, per
controllare il regolare svolgimento del commercio e sedare le liti frequenti
dei mercanti e dei marinai.
Ormai una buona
parte dell’esercito dell’Ovest, conquistata Haru, poteva dedicarsi ad espandere
invece un’altra zona dell’Impero.
Sakura sospirò,
sentendo improvvisamente freddo.
Cerchi di fumo
racchiudono
pensieri
poi, svaniscono
Che cosa avrebbe
fatto se non fosse stata scelta?
Ci sarebbe stata
la guerra?
Si sarebbero
arresi senza combattere?
Conoscendo il
suo popolo no, era certa che avrebbero combattuto.
Ma lei?
Rischiare di
perdere suo padre?
Kamigawa non
sarebbe certamente rimasto a letto, anche se malato.
Avrebbe voluto
morire sul campo.
E quindi sì, ci
sarebbe stato uno scontro.
Uno scontro con
il nemico Ovest.
Fortuna che,
tutto quello, non sarebbe mai accaduto.
Stiracchiò un
sorriso, rigirandosi la pergamena fra le mani, mentre un ammonimento di Yasu a
Rui, troppo, troppo vicino al bosco, la riportava alla realtà.
Si voltò verso
Sesshomaru, trovandolo assorto ed enigmatico, come sempre, al riparo dalla
calura di quel giorno sotto un albero, insieme a lei.
Dopo
quell’avventura sul lago, si sentiva più serena.
Lo sentiva quasi
più vicino, meno distaccato.
Si portò
indietro i capelli, sospirando.
Che calura.
Le farfalle
bianche lambirono i loro vestiti, danzarono incantevoli all’altezza dei loro
volti, fino a posarsi sulla tazza da the, leggere.
Farfalle
sul cammino d'una fanciulla
davanti e dietro di lei
-Neanch’io. Il
Palazzo dell’Ovest sembra il suo ambiente naturale. Come se fosse sempre stata
lì.-
Sakura sorrise,
immaginando la
Regina-Madre, giovane, bella, sempre altera.
Si sarà sentita
come lei quando ha lasciato la sua terra?
Avrà sentito
anche lei quella lacerazione profonda, quel distacco sofferto?
Sarà sempre
stata così o, forse, sono stati gli anni a Palazzo a renderla la demone che era
ora?
Sesshomaru si
limitò sbattere le palpebre, tornando a scrutare attento la foresta, origliare
gli ordini di Yudachi, spiare i soldati nel bosco.
Concentrarsi su
quei discorsi per dimenticare quella radura.
Dove aveva visto
sua madre e suo padre.
Molti anni
prima.
Solchi di vita
sulla ruvida pietra
affonda anima.
Dove aveva visto
la fragilità di sua madre e la tristezza del padre.
-Sai, la
prossima volta potremmo far venire lei qui, al posto nostro. Come
ambasciatrice. Non credi? Sono certa che sarebbe felice di visitare di nuovo la
sua terra!-
Si voltò per il
movimento, ritrovandosi specchiato negli occhi verdi e speranzosi della moglie.
Vivi.
Ignari di cosa,
anni prima, lì era morto.
Un ottimo
diversivo.
-Potremmo.-
Sakura sorrise
incoraggiante, riafferrò la lettera, si avvicinò a Sesshomaru.
Erano successe
molte cose a Palazzo.
Molte guardie si
erano malate e Sesshomaru aveva dovuto mandare un messo speciale con le nuove
nomine, di rimpiazzo.
Molti mercanti,
sbarcati al porto di Haru, erano finalmente giunti nelle grandi città
dell’Ovest e a palazzo, per rendere omaggio ai Sovrani.
Secondo la Regina-Madre erano
stati loro a portare una qualche malattia esotica.
Niente comunque
che il popolo dell’Ovest non potesse combattere, aveva scritto.
-Ti chiamano.-
Sakura alzò il
volto, notando Yasu salutarla con un enorme mazzo di fiori in mano e il piccolo
Rui che, imbarazzato, era obbligato, su incitamento della madre, a fare
altrettanto.
Piccoli sono i
fiori
e possono
contenere
grandi dolori...
Sakura rispose
con uno slancio al saluto per poi, dopo essersi accorta degli occhi ammonitori
di Sesshomaru, liquidare quelle effusioni con un gesto composto.
-Dice altro?-
Chissà perché
a volte salta
fuori
una domanda
Sakura
ricominciò a leggere, lenta, elencando i profitti del commercio, le perdite per
le inondazioni, il numero delle nuove reclute dell’esercito.
Inghiottì la
saliva, quando arrivò all’ultimo foglio.
Fissò
Sesshomaru, turbata, passando lo sguardo dal marito alla carta, alla ricerca di
una risposta.
-Continua.-
Sesshomaru si
voltò nuovamente verso di lei, distogliendo lo sguardo da Yudachi e dalla sua
volgare ramanzina a un soldato.
Perché si era
ammutolita?
Sakura aggrottò
le sopracciglia, abbassando la lettera.
-Forse… forse è
meglio che la legga tu.-
La demone alzò
lo sguardo in quello fisso di lui, preoccupata.
Aveva intuito
quale sarebbe stata la notizia.
Sapeva di essere
un’estranea per loro.
Sapeva
dell’errore di quel gesto, con lui lontano.
Non sapeva come
avrebbe reagito.
-Perché?-
Aveva parlato
lentamente, con un tono normale, ma Sakura si era spaventata.
Aveva sperato
che non le avrebbe chiesto nulla.
-Riguarda…
riguarda Rin.-
Silenzio.
Il canto delle
cicale e i grilli saltellanti.
Le farfalle in
volo e i soldati di guardia.
Le pupille di
Sesshomaru dilatate un istante, un attimo per la sorpresa.
La mano di
Sakura che sfiorava la sua, sopra l’erba.
Il demone scosse
la testa, alzando il volto verso il cielo.
-Leggi.-
-Ma…-
-Leggi.-
Sakura afferrò
il foglio, conscia di violare uno spazio privato del demone.
Al quale le aveva
dato accesso.
Perché quello
che c’era stato fra lui e Rin lei non lo sapeva.
Non sapeva
perché lui avesse portato con sé una bambina umana, perché l’avesse difesa,
perché vi si fosse affezionato.
Ma non
riguardava lei.
Riguardava solo
loro due.
E lei sapeva di
non dover entrarci.
Per curiosità,
per paura, per sdegno si era informata.
Si era poi
vergognata.
Perché quella
era la “loro” vita.
Il “Sesshomaru
di Rin”.
Un demone
diverso da quello che conosceva.
Un demone in
grado di farsi amare a tal punto da una bambina da renderla terribilmente
gelosa.
Da farle
ignorare gli anni che passavano.
Da farle credere
che, se Sesshomaru l’avesse ancora vista come una bambina bisognosa di aiuto,
non l’avrebbe lasciata.
Perché
comportarsi in modo infantile era l’unico modo che Rin aveva per opporsi ai
cambiamenti.
Al suo corpo che
mutava, alle loro vite che prendevano strade diverse.
Perché, se si
poteva ancora definire “bambina” quando era entrata a Palazzo, quando erano
partiti per le regioni dell’Ovest era ormai una donna.
Una donna umana.
Passava così
velocemente il tempo per loro!
Sakura ricordava
come Toryu cambiasse visibilmente ogni giorno, della sorpresa e della magia nel
notare il suo corpo mutare con una tale rapidità.
Erano davvero
affascinanti, gli umani.
Ma Rin… Rin
avrebbe dovuto aspettare!
Almeno il loro
ritorno!
Almeno il suo
ritorno!
Si era sposata.
Con un umano.
Uno Sterminatore di Demoni.
La voce di
Sakura rabbrividì a quelle parole.
Fiori d'arancio
l'amore è
nell'aria.
Sposa felice....
Strade completamente
diverse.
Si voltò veloce
verso Sesshomaru che, ad occhi chiusi, si lasciava accarezzare il volto dal
sole.
Nessuna
sorpresa, nessuna reazione.
-Lo sapevi?-
-Lo immaginavo.-
Era stata la
scelta migliore.
Gliene aveva
parlato, prima che partisse.
Non chiaramente,
certo, ma con quella sua aria spaurita e timida.
Con quel sorriso
triste.
Con quelle
lacrime aspre.
Un oceano profondo
di amarezza nelle lacrime
la piccola perla
di speranza
l'alba di una
nuova vita...
Perché aveva
capito che, ormai, era di troppo.
Che non ci
sarebbero mai più stati solo loro, Padron Sesshomaru, Rin e Jaken.
Era finito il
tempo dei viaggi avventurosi.
Era il momento
di lasciarsi.
E aveva pianto
quando glielo diceva.
Era diventata
una donna.
Doveva sposarsi.
E Kohaku era sempre
stato così gentile con lei…
E poi lui,
ormai, era un Sovrano.
Un marito.
Non era più un
guerriero.
Non sarebbe mai
più stato “Padron Sesshomaru”.
Ma quei ricordi
non sarebbero mai svaniti.
-Saresti voluto
essere lì?-
Sakura era
sorpresa.
Da quel poco che
aveva capito Sesshomaru era davvero affezionato a Rin.
Affezionato come
può esserlo lui, insomma.
Possibile che
una notizia del genere, anche se sospettata, lo lasciasse così impassibile?
-No.-
-Ma Rin…!-
-E’ uno
sterminatore. Non posso approvare.-
Non era una
risposta.
Era solo…
un’affermazione.
Non richiesta.
Non posso approvare… voleva forse dire
che quel matrimonio non lo aggradava?
Voleva forse
suggerirle qualcosa, aprirle uno spiraglio per la sua anima?
Sakura rilesse
con gli occhi quelle parole eleganti, preoccupata.
-Sarà felice?-
Sesshomaru
ghignò, beffardo.
Felice?
-E’ importante?-
Lui non aveva
approvato.
Era la scelta
migliore, ma lui non approvava.
Non le aveva
dato la benedizione richiesta, non le aveva detto di non farlo come, in realtà,
sperava lei.
Aveva sentito
rabbia verso quel ragazzino, distacco verso Rin.
Lacerazione
verso il passato.
Tutto era
cambiato.
-E’
fondamentale. Lo sai.-
Sakura accarezzò
la pergamena, sforzandosi di immaginare quella bambina che inseguiva un aquilone,
sposa.
Cercando di
tramutare il suo sorriso di bimba in uno sguardo malizioso.
Cercando,
sforzandosi, di capire come facessero gli umani a essere così precoci.
-Non lo so.-
-Lo speri.-
Che cosa voleva
lui per Rin?
Perché l’aveva
salvata quella volta?
Curiosità?
Volontà di
provare la spada?
Compassione?
Lui?
-Vivrà.-
Sakura spalancò
gli occhi, voltandosi verso di lui, sorpresa.
Lo aveva
sentito.
Etereo pensiero
colto nelle parole
emozione vive
Era stato un
sospiro, non un ordine.
Era stato un pensiero,
non un tono di comando.
Lo pensava
davvero.
-Sì, vivrà. E tu
ci sarai.-
Sempre.
Sesshomaru alzò
un sopracciglio, squadrando indifferente la moglie, convincendosi di non
cogliere quelle parole, di non capire le allusioni, di rifiutare le congetture.
Sakura
ridacchiò, bevendo una generosa sorsata di the e facendo un brindisi a distanza
a Yasu che, imbarazzata, s’inchinò in segno di ringraziamento.
-L’altra
lettera?-
-Haru!-
Sakura la
strinse al petto, riconoscendo immediatamente con tristezza il nuovo sigillo,
quello dell’impero dell’Ovest.
Ma, al tatto,
riconobbe subito gli alberi della sua terra, pulsanti di linfa e vita.
Sentì il fiato
accelerare, gli occhi inumidirsi e le mani tremare.
Era così strano
sapere di avere, finalmente, notizie della sua terra.
Soprattutto
visto che, adesso, era così lontana.
Le ultime
notizie risalivano al giorno della loro partenza, mesi prima.
Poi più nulla.
Aveva scritto,
diverse volte, ma il viaggio era lungo, gli inconvenienti che potevano capitare
molti.
La precedenza,
comunque, era data dalle lettere per il Palazzo, i permessi da accordare alla
Regina, i documenti firmati.
Haru era venuta
dopo.
Sicuramente
Izumy le aveva scritto, lo sentiva, con frequenza.
Sicuramente le
lettere erano state intercettate a Palazzo, erano state lì trattenute per il
suo arrivo.
Sicuramente
quella lettera… sicuramente era arrivata lì per sbaglio.
Una gentilezza
della Regina-Madre?
Una magia della
sua terra?
Un regalo
dell’amore del padre?
Staccò il
sigillo “straniero”, iniziando a leggere, muta.
Riconobbe subito
la calligrafia.
Izumy.
Sesshomaru,
distratto da quell’improvviso silenzio, la scrutò attento, mentre accarezzava
la carta, mentre beveva quelle parole, mentre si lacerava per la distanza.
La vide
assottigliare gli occhi, socchiudere la bocca in un sospiro, abbassare un
attimo gli occhi.
Labbra tacciono
Orecchie ascoltano
Occhi parlano.
-Kamigawa sta
bene?-
Sakura
riarrotolò la lettera, appoggiandosi stanca al tronco alle sue spalle.
Sorrise amara.
Le aveva fatto
piacere che lui si interessasse di suo padre?
-Izumy dice di
sì.-
Sentiva la gola
secca.
Terribilmente
arsa.
Ma sapeva che,
anche bevendo, nulla sarebbe cambiato.
-Ma…?-
Sakura si
massaggiò gli occhi, stiracchiando il collo.
-Ma lo dice
Izumy.-
Non suo padre.
Se davvero stava
così bene, perché non le aveva scritto lui?
Lama silente
che sprofonda nel
cuore
lacera anima.
Sesshomaru tornò
a fissare la radura, Yudachi che faceva l’ennesimo giro per controllare le
guardie, Yasu e Rui e camminavano in mezzo ai fiori.
Spazi aperti
margherite nei
prati
bimbi giocano...
Sakura riprese
in mano la lettera, leggendo attenta la data.
Risaliva ormai a
molte settimane prima.
Che cosa sarà
successo nel frattempo?
Il commercio
procede, la piccola cresce, Ami aiuta a Palazzo, Toryu controlla il porto.
I soldati
dell’Ovest in missione nella loro regione sono abili ed estranei.
Vivono per conto
loro, non parlano con nessuno, lavorano seriamente e li difendono.
Quindi va
davvero tutto bene?
-E’ una persona
terribilmente caparbia.-
Sakura sorrise
sincera, ripensando ai brevi incontri fra il marito e il padre.
-Già.-
E era a Haru.
Nella sua terra.
Sì, doveva
davvero stare bene.
Doveva.
Se no Izumy
glielo avrebbe detto, ne era certa.
Si fidava di
Izumy.
Si era occupata
di lui per molto, molto tempo.
Doveva essere
così.
Ssshomaru voltò
la testa di scatto, verso il bosco.
Stava accadendo
qualcosa.
Sakura corrugò
la fronte.
-Sesshomaru,
cos…-
Il demone la
zittì con un gesto, portando la mano alla spada.
Si sentivano
delle voci.
-… lo abbiamo
preso, Capitano!-
Yudachi corse
verso i soldati che, a fatica, stavano uscendo dal bosco strattonando due
figure.
Yasu, dall’altra
parte della radura, stringeva Rui al petto, con forza, mentre Sakura,
tranquilla, celava un sorriso.
Yudachi, riconosciute
le figure, impartì ordini secchi ai soldati, voltandosi verso il Sovrano in
attesa di disposizioni.
Sesshomaru
ripose Tessaiga nella guaina, appoggiandosi al tronco alle sue spalle.
-A quanto pare
una coppia di nobili sono venuti a portarci i loro omaggi.-
-Ah, davvero?-
Sakura sorseggiò
nuovamente quel the così rinfrescante, soffocando la voglia di sorridere.
-Curioso, visto
che l’itinerario dei nostri spostamenti è segreto.-
-Oh sì, davvero
curioso.-
Sakura sorrise
verso Yudachi che, con difficoltà, nascondeva l’irritazione che stava provando
in quel momento verso la
Regina.
-Yudachi sembra
alterato. Quanto mi dispiace…-
-Non avresti
dovuto farlo.-
Yasu si avvicinò
ai soldati, chiedendo sottomessa al marito di liberare la nobile, se possibile.
Yudachi acconsentì con un gesto stizzito e la nobile, grossa e sudata, si
riparò con Yasu all’ombra di un albero, scortate da Rui e da qualche soldato.
L’altra figura,
un vecchio generale zoppicante, guardava lacrimoso verso di loro.
-Ormai il
generale è qui…-
Occhi sinceri,
parole del cuore,
certezza in te....
Sesshomaru si
alzò lentamente da terra, tenendo lo sguardo verso l’uomo.
-Preparati.
Ripartiremo molto presto.-
Appena
Sesshomaru si fu allontanato a sufficienza, Sakura ridacchiò.
Osservò in lontananza
la vecchia demone piegarsi in accorati inchini verso di lei e il generale
abbozzare uno storpio inchino alla vista del suo Sovrano.
Raccolse con
cura le lettere, tenendo quella di Haru al petto, vicino al cuore.
Si versò lenta
un’altra tazza di the, l’ultima.
Un attimo.
Un fruscio lento
alle spalle.
Il tempo di
sentirlo.
L’attimo del
respiro.
Una spinta
violenta, un colpo fra le scapole.
Lo stordimento
per l’inattesa, la paura della sorpresa, il dolore del colpo.
Le parole
ridondanti nelle orecchie, le mani aggressive, gli occhi violenti.