La casa degli specchi

di oOLeylaOo
(/viewuser.php?uid=20051)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 -Caccia al vampiro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 -Strani fenomeni- ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 -Un anziano- ***
Capitolo 4: *** Capitolo4 -Salvataggio- ***
Capitolo 5: *** Epilogo -Di nuovo in viaggio- ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 -Caccia al vampiro ***


Documento senza titolo

Capitolo 1
-caccia al vampiro-


-Che accidenti stai facendo?!- mi domandò seccamente Ester.
Com’era petulante per essere una ragazza di vent’anni! Viaggiavamo insieme da quando ne aveva diciotto, quindi dopo due anni mi ero abituato ai suoi continui rimproveri e le occhiate arrabbiate: era divertente. Credo che averla attorno ormai sia diventato naturale, una naturale seccatura!
Se solo riuscissi a entrarle dentro, se riuscissi ad arrivare al suo cuore! I poteri! Finalmente potrei appropriarmi di tutti i suoi stupefacenti poteri! Oh, i suoi poteri! Sono più inebrianti dell’alcol, riesco a percepirli solo in modo vago e mi elettrizzano come un immensa scarica elettrica.
-Ehy, mi ascolti?!- continuò strattonandomi la giacca. -Parlo con te sai?!-
La fisso seccato: quanto deve rompere però! Se sapevo di questo suo carattere col cavolo che ci stringevo un patto! Destino o no, sapete quanto me ne fregava?!
-Che vuoi ragazzina?- domandai con voce tagliente, continuando a ricambiare lo sguardo della ragazza bionda alla recepsion dell’hotel che mi guardava ammiccante: quella notte almeno qualcosa di divertente lo avrei fatto.
-Smettila di flirtare e vedi di andarti a cambiare! Con me non esci conciato così!- disse a denti stretti.
Mi voltai a guardarla: era poco più bassa di me, aveva i capelli marroni scuri, di una sfumatura tendente al nero, li potava legati con un coda alta, alcune ciocche gli ricadevano sul viso dai lineamenti morbidi e femminili. Mi fissava arrabbiata con i suoi occhi di due colori diversi, al contrario di ciò che pensa io prediligevo quello marrone a quello viola, un po’ perché la capacità di vedere il futuro non mi è mai interessata, un po’ perché è quello che più le si adatta.
- Cos’hanno i miei vestiti che non va?- chiesi fintamente irritato, fare l’innocentino è divertente con lei, le saltano subito i nervi!
-Non ho mai detto che devi cambiarti i vestiti!- rispose in tono seccato, fulminandomi con i suoi grandi occhi.
Sorrisi tra me e me tentando di non darlo a vedere, poi con la mia solita baldanza dissi -Non pensi che così sarà più facile avere informazioni? Chi mai potrebbe arrivare a dirmi no?- Poi feci un gesto con le mani, invitandola a guardarmi: “oh, si” pensai “mi divertirò un mondo stasera!”
Ester mi fissò negli occhi molto seccata, poi mi squadrò da capo a piedi, con le mani sui fianchi, infine sospirò. Abbassò lo sguardo, lo rialzò e mi sorrise maliziosa, si avvicinò con eleganza degna di una donna dell’alta società; d'altronde, vista la famiglia di cui fa parte, non c’è da sorprendersi che la sua educazione sia più che eccellente e che il suo modo di camminare sia sicuro e elegante, quasi signorile.
Mi si avvicinò tanto da sfiorarmi con tutto il corpo, poi afferrò il colletto del giacchetto di pelle e mi attirò verso di se, fino a che i nostri visi furono a pochissimi centimetri l’uno dall’altro. Che cosa aveva in mente? Aveva la faccia della volpe che ha mangiato la gallina... meglio non saperlo! Tanto lo avrei scoperto tra poco.
Solo lei riusciva veramente a confondermi, non capivo mai cosa aveva in mente!
-NO!- mi urlò diritto in faccia, poi mi allontanò con una spinta e fece con la mano un cenno verso l’ascensore. -Ora va a cambiarti.- ordina in tono più basso e tranquillo.
Sorrisi salendo in ascensore: è si, era davvero unica!

Inutile dire che non avevo affatto bisogno di salire per cambiarmi, appena le porte si chiusero acquistai l'aspetto di un bambino di si e no nove anni, mi guardai nello specchio mentre i miei occhi rossi ritornarono lentamente neri: passi per i jeans,ma la maglia nera attillata non era molto adatta per un bambino. Con un semplice gesto della mano la trasformai in un ampia felpa e guardando il mio riflesso nelle porte metalliche dell'ascensore scuoto la testa: odio quel genere di abbigliamento! Ma almeno un lato positivo c'è, penso poi divertito.
Le porte si aprirono e io corsi in contro a Ester, che mi aspetta appoggiata a un pilastro con le braccia incrociate, gridando -Mamma!-
L'abbracciai, stringendola per palpandole lievemente il sedere: pensare che se non fosse per il suo caratteraccio sarebbe una ragazza così bella! Ha un fisico perfetto, slanciato e snello, un bel seno, un viso carino, capelli morbidi e vaporosi... le mancano soltanto un carattere quieto e dei modi femminile per essere perfetta.
-Ahi!-gridai ritirano la mano, qualcosa mi aveva morso. Alzai lo sguardo e incontrai quello divertito di Ester, che aveva dipinto in faccia un sorriso canzonatorio: una piccola vendetta a quanto pare.
L'autrice del morso si fece avanti e mi si strusciò su una gamba con l'aspetto di una gattina nera, Shadow alzai gli occhi ambrati a incontrare i miei mentre la sua energia rimane nel punto in cui si è sfregata, un energia mistica che ne fonde due insieme, una chimera. Di solito per noi demoni è fastidioso avere a che fare con energie naturali o con quelle create con un principio di luce come Shadow, ma ormai mi sono abituato a lei e mi sta quasi più simpatica di Ester. La presi in braccio e lei mi leccò la mano, quasi come scusandosi, mentre io lancio un occhiata tutt’altro che amichevole a Ester che si inginocchia per arrivare alla mia altezza attuale. Mi passai una mano tra i capelli dicendo con voce melodiosa -Povero piccolo Ester! Il micio ti ha fatto la bua?-
La fissai come per fulminarla e le per tutta risposta sorrise e disse -Ricorda bambino mio che la prossima volta che fai uno scherzo simile la tua cara mammina ti metterà in punizione per il resto della tua lunga esistenza!- il suo sorriso serafico mi dava i nervi. Cavoli quando avrei voluto tirarle addosso Shadow!
Lei si alzò e si diresse verso la porta della holl mentre io rimango fermo a guardarla, irrigidito. Lei si voltò e mi tese la mano con un sorriso incoraggiante domandò -Andiamo?-
La fissai confuso, nella sua voce e nei suoi occhi non c’erano tracce di sarcasmo o malizia, così allungo la mano afferrando la sua e lei mi sorride. -Cerca di non perderti!- mi disse sorridendo.
-Hai un debole per i bambini?- le chiesi con sincera curiosità, mentre Shadow scese con un balzo e iniziò a seguirci.
-Diciamo che non farei mai del male a un bambino.- disse pensierosa.
-Neanche a me?- chiesi incuriosito.
-Perché dovrei farti del male?- mi domandò sorpresa. -Sei un mio… collaboratore, se così volgiamo dire.-
-Ma non ti piaccio.- notai a voce alta.
Lei scrollò le spalle mentre attraversavamo le strade asfaltate della città. Che strega strana. Lo penso dalla prima volta che l’ho vista, dalla nostra prima battaglia, è così strana… così incomprensibile... Eppure io ho vissuto per centinaia di anni, come è possibile che risulti un mistero per me?
-Dove stiamo andando?- le chiesi lasciandomi trascinare mentre attraversavamo un oceano di persone. Perché lo grandi città sono sempre così affollate? La gente è talmente seccante. Tutte le volte che osservo le metropoli mi sembrano grandi recinti pieni di case di plastica e di persone che corrono inutilmente in giro come trottole, senza fermarsi, persone diverse eppure uguali, come tante mucche... Forse il paragone degli esseri umani agli animali è un pò esagerato, o almeno Ester sicuramente direbbe che lo è.
-Pensavo fosse chiaro: a caccia di vampiri.- mi rispose con semplicità voltando per un istante a guardarmi, poi si girò nuovamente e mi trascinò in un parco, vicino a una grande fontana con i delfini di pietra che buttavano acqua.
-E i vampiri dovrebbero arrivare qui?- domandai fissandomi attorno: il parco alle nove di sera era quasi vuoto a parte qualche coppietta che amoreggiava. Li fissai accigliato: se dovevo andare in un luogo del genere preferivo farlo con il mio solito aspetto, non con quello di un bambino, allora si che avrei saputo che fare! Altro che vampiri!
-Così dicono.- rispose lei espandendo i suoi sensi, sentii una parte della sua coscienza sfiorarmi e poi passare oltre. Si voltò a fissare un punto indefinito in mezzo al bosco. -Ce n’è uno lì!- bisbigliò lasciandomi la mano e allontanandosi un po’ da me.
Io la fissai attentamente mentre il suo sguardo e la sua espressione si facevano più acuti, come un gatto che ha appena visto la sua preda, mi sentii percorrere da un brivido: ecco come mi piaceva quella ragazza, come mi inebriava, nel suo stato di cacciatrice.
Improvvisamente mi sentii osservato e percepii una presenza molto più lieve e più potente di quella di quel vampiro.
Non feci in tempo a chiamarla che Ester mi era di nuovo accanto.
-Che facciamo?- chiese -Ci dividiamo?-
La fissai sorpreso: non si era mai comportata così, che fosse solo perché avevo l’aspetto di un bambino?!
-Va bene. Io inseguo l’altro, tu ci metteresti troppo a localizzarlo. Intanto vedi di prendere quello!- le dissi scattando dalla parte in cui sentivo provenire lo sguardo. Dietro di me sentii Ester gridare -Shadow segui Asher!-
Un corvo arrivò volando sopra di me e io sorrisi mentre correvo inseguendo quella forza fin dentro al parco, poi per un viottolo che portava fuori dal verde, in mezzo alle case. Corsi a perdifiato tra gli edifici, per i vicoli bui, riassumendo il mio aspetto di prima: con l’aspetto di un ventenne correvo molto più velocemente che con quello di un bambino di dieci anni.
Inseguivo un ombra scura per la città, troppo fugace perché potessi vederla concretamente, era piuttosto come un fantasma evanescente. Correvo tra i vicoli umidi e freddi della notte, per strada oltre i vaghi mormorii delle persone che incontravo qua e la e il rumore del traffico in lontananza, udivo solo il suono echeggiante dei miei passi, molto più alto degli altri. Alla fine mi stancai di correre e iniziai a volare, Shadow accanto a me sfrecciava per il cielo notturno, la qual cosa mi fece acquistare molto più tempo e mi permise di avvicinarmi un po’, anche se non tanto.
Alla fine sentii l’energia del vampiro disperdersi a terra e svanire.
Atterrai istantaneamente, sempre all’erta, tentando di percepire la sua direzione seguendo la sua magia, ma era scomparsa. Visto che non stava usando la magia tutto ciò che potevo fare era inseguire la sua essenza. Chiusi gli occhi e mi concentrai mentre Shadow planava con eleganza sulla mia spalla: il vampiro non era lontano, anzi era proprio davanti a me. Mi incamminai per lo stretto vicolo tra le due case che avevo davanti, ritrovandomi poi davanti a un muro. A sinistra, tra il muro e la casa, c’era un passaggio strettissimo e scarsamente illuminato, che seguii senza esitazione, sbuffando: quella caccia stava diventando gia troppo lunga per i miei gusti; ne avrei volentieri fatto a meno! In fondo potevo sempre tornarmene in hotel e trascorrere le prossime ore in modo più piacevole… Il piano aveva solo una falla: Ester mi avrebbe ucciso se fossi tornato senza il vampiro! Certo, non lo avrebbe fatto letteralmente, ma mi avrebbe così sfinito di inutili rimproveri da farmi contemplare la possibilità di suicidarmi!
Finii davanti a un piccolo buco in un muro che costeggiava uno spiazzo, mi ci ifilai e finii in una piazza molto grande, piena di tende e tendoni, e di un infinità di giostre:fantastico! Ero in un luna park tanto per cambiare! Ma perché proprio a me?! Che ho fatto di male? Eppure mi sono comportato bene, sono stato un bravo demone, ho ucciso solo quelli che mi rompevano le scatole, o che non sopportavo, o che si trovavano tra i piedi al momento sbagliato…Okay, forse si tratta di un mucchio di gente, ma comunque che vi aspettate? Io sono un demone!
La presenza che sentivo era vaga, era come quando guardi una luce e la vedi solo con la coda dell'occhio, sai che c'è, ma non puoi esserne del tutto sicuro, quindi non ti resta che provare a seguirla in modo non troppo palese, perché se ti volti e provi a guardarla scompare. Mi concentrai rincorrendo quella traccia lieve e mi trovai davanti a una gigantesca casa degli specchi. Credo di non aver mai rimpianto come in quel momento di non poter distruggere tutto! Odio i Luna park e ancora di più le case con gli specchi! Non ho mai capito cosa le persona ci trovano di divertente in quei posti. Feci un respiro profondo e entrai dentro tentando di non pensarci. Ma era difficile, la mia immagine si rifletteva in tutti gli specchi, era come essere al centro di un caleidoscopio, mi sentivo ogni istante più irritato.
Chiusi gli occhi e mi concentrai: dovevo calmarmi, dovevo rintracciare quello stupido vampiro e poi dovevo tornare indietro e architettare una tremenda vendetta per Ester! Doveva pagarmela cara! Un parco giochi! Che razza di posto! Quel vampiro era assurdo almeno quanto la mia strega! L'avrei ucciso lentamente e dolorosamente!
D'improvviso la sua presenza scomparve, come se non ci fosse mai stata davvero. Riaprii gli occhi guardandomi intorno sorpreso, poi iniziai ad avanzare in quella casa assurda con una gran voglia di distruggere tutto: non potevo essermi sbagliato, doveva essere lì! Dopo un pò che camminavo finii per trovarmi di fornite ad un bivio, non vedevo l’ora di uscire da quel posto, ma prima di imboccare una strada a caso sentii nuovamente la presenza del vampiro, o meglio della sua magia: era tutta intorno a me, soffocante, fredda e incredibilmente mistica. Mi guardai intorno: cosa stava facendo? Non riuscivo a capirlo e non riuscivo nemmeno a localizzarlo. Chiusi gli occhi lasciando che la sua magia mi arrivasse, mi toccasse, mi pervadesse, poi la percorsi con la mia per localizzarlo: un pò come farsi avvolgere da una matassa per trovare il luogo dal quale viene il filo. Mi precipitai fuori a corsa, reprimendo l'impulso di distruggere tutto e lo trovai comodamente seduto sopra la scritta: "Casa degli specchi". Aveva l'aspetto di una bambina di dieci anni, i capelli mossi raccolti in due codine erano rossi e i grandi occhi erano di uno sfavillante verde. Mi sorrise mentre si alza per farmi un inchino con il suo vestitino rosa e poi guardandomi disse: -Il divertimento è appena iniziato.-
Poi svanì.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 -Strani fenomeni- ***


Documento senza titolo

Capitolo 2
-Strani fenomeni.-


Ester era ferita, ma aveva solo un graffio sulla guancia, niente di grave; stava seduta su una poltrona a due posti sotto il portico dell’hotel e fissava il vuoto con aria annoiata. Mi lanciò un occhiata seccata quando mi vide, poi sospirò scuotendo la testa; sorrisi, non potevo fare altro, quando era seccata era troppo buffa!
-Che ho fatto di male?- si lagnò.
La guardai divertito ignorando le ragazze che passando mi lanciavano occhiate provocanti e languide.
-TI riferisci a qualcosa in particolare?- chiesi sarcastico.
Mi fulminò con lo sguardo e io scoppiai a ridere; mi diressi lentamente verso la poltroncina a due posti sulla quel era seduta e mi lasciai cadere accanto a lei, allungando un braccio dietro di lei, sullo schienale della poltrona.
-Ti sarei grata se non mi stessi troppo intorno, se devo essere uccisa vorrei che non fosse per via di una relazione che non ho.- disse con rabbia.
-Non ho preso il vampiro, mi è sfuggito.- rivelai mettendo il broncio.
Mi lanciò un occhiata e poi sorrise -Capita sai, non devi prenderla così.->
Tentava di rincuorarmi? Ester? La fissai sorpreso e vedendola sorridere mi irritai.
-Ti diverte il mio fallimento?- il mio tono era irritato.
-No, solo il tuo modo infantile di prendertela.- mi rispose sorridendo.
Sbuffai e mi alzai di scatto, lei scattò indietro sorpresa: non si fidava ancora di me, lo percepivo chiaramente, e muovermi in modo così improvviso l’aveva messa in allarme: faceva quasi tenerezza! Povero piccolo essere umano, così fragile nella sua essenza così come nella sua consistenza… com’era divertente giocarci!
-Io me ne vado in camera! Sono stanco del tuo sarcasmo!- dissi, meno irritato di prima, ma comunque ancora arrabbiato e me ne andai senza nemmeno guardarla.
Entrai nella holl e mi diressi alla recepsione, la ragazza di prima non c’era più, al suo posto c’era un ragazzo alto e dinoccolato, sui venticinque. Lo guardai irritato: non era proprio la mia serata.
-La chiave della 102.- gli chiesi chiedendomi che fine avesse fatto la ragazza.
Lui mi fissò -Cavoli amico! Hai fatto in fretta!-
Alzai un sopracciglio fissandolo con aria irritata -Di che parli?-
- Di te e Shana.- fece lui con un sorrisetto complice, avrei voluto spaccargli la faccia ma mi trattenei, sopprimendo l’impulso.
-Chi è Shana?- domandai ancora.
-Ehy, come sarebbe a dire? L’hai appena portata fuori! Non fare il finto tonto!- rispose con rabbia.
-Io sono appena rientrato, mi spieghi come avrei potuto portare fuori qualcuno?- ribattei seccamente. Mi stavo irritando e sentivo che qualcosa non andava, questo non faceva che peggiorare la situazione che era gia di per se brutta.
-Che succede?- domandò una voce alle mie spalle.
Mi voltai per guardare Ester in faccia, in quel momento mi fissava confusa e attenta, ma nei suoi occhi non c’era ombra di malizia o divertimento, non stava fingendo per prendermi in giro.
-Non lo so.- feci scrollando le spalle, poi mi rivolsi al ragazzo -La chiave della 102, grazie!- chiesi tendendo la mano. Lui mi fulminò con lo sguardo, ma io mi limitai a dargli le spalle ed andarmene. Qualunque cosa fosse successa, bè… potevo anche occuparmene domani mattina!

Quando riaprii gli occhi la luce del sole era appena spuntata all’orizzonte, flebile e debole, sentivo l’oscurità rintanarsi dietro gli orizzonti e lasciare il posto alla luce… Lo sentivo sempre. Gli esseri umani temono le tenebre e l’ignoto che portano con loro, la luce che rischiara svelando i misteri è sempre stata un conforto per loro, ma non per me.
Fissai la finestra da cui stavano entrando deboli raggi, la luce del sole penetrava lieve dalle fini tende bianche, attorno a me c’era solo silenzio. Mi misi seduto sul letto, l’orologio segnava le sei esatte di mattina, e fissai incuriosito la porta bianca chiusa a chiave davanti a me: la porta che dava a una stanza comunicante nella quale stava Ester. Mi alzai in punta di piedi, attento a non fare rumore, e mi diressi verso la porta, la aprii con i miei poteri, attento a non esagerare per non svegliarla, e mi infilai di soppiatto in camera e mi fermai accanto a letto nel quale Ester dormiva beatamente.
La coperta le arrivava poco sopra il ginocchio, ed era mezza raggomitolata infondo al letto, nella stanza faceva un gran caldo nonostante fosse inverno, e lei era mezza scoperta. Era sdraiata a pancia in giù e la camiciola bianca lasciava intravedere la schiena e il reggiseno, i capelli marrone scuro ricadevano scomposti sul cuscino, vagamente mossi e disordinati, solitamente sembravano neri, ma a contrasto con quel bianco si vedeva chiaramente che il colore era troppo chiaro per essere nero. Aveva le ciglia lunghe, non me ne ero mai accorto. Con gli occhi chiusi creavano finissime ombre sulla pelle rosata. Il seno morbido era schiacciato contro il materasso, dando una visione molto provocante, il braccio sottile era appoggiato accanto al cuscino con il pugno chiuso.
Sapevo che se si fosse svegliata e mi avesse trovato lì si sarebbe arrabbiata, ma in quel momento non mi importava perché mi sentivo paralizzato. Ero meravigliato e non mi capitava spesso, oggettivamente avevo sempre pensato che Ester fosse bella, ma non mi era mai capitato di pesare d’impatto “che bella!” prima di quel momento. Il mio non era mai stato un pensiero soggettivo. Era davvero bellissima. Era il suo caratteraccio che eclissava tutto il resto, ma il quel momento, addormentata e indifesa quasi, sembrava davvero una ragazza come tante, bellissima, fragile, quasi dolce. Era una bellezza diversa da quella che si vede in giro, il tipo di bellezza che si riscontra raramente ormai perché non ha niente di costruito, è qualcosa di assolutamente naturale.
Mi avvicinai cautamente per toglierle una ciocca di capelli dal viso e ammirarla meglio: decisamente non era il tipo di ragazza che avrei mollato dopo la prima notte insieme, forse con lei sarei arrivato almeno alla sesta. Gia… peccato che lei non ci sarebbe stata neanche alla prima! Peccato davvero! Non ci avevo mai fatto troppo caso prima, ma aveva un corpo davvero molto, molto interessante.
Volevo toccarla. Non era come prima, non per gioco o per provocarla, in quel momento la desideravo davvero; fino ad allora mi erano interessati solo i suoi poteri, ma in quel preciso istante mi interessava molto di più averla nel mio letto, totalmente a mia disposizione.
Allungai una mano verso la sua spalla, ma mi bloccai in tempo: che accidenti mi prendeva? Non era da me lasciarmi sopraffare dal desiderio per una donna. Forse era perché era da un po’ che non mi divertivo… si, doveva essere per quello…
Tornai in camera mia e mi feci una doccia fredda, mai come in quel momento sentivo di averne bisogno e quello per me era molto strano. Buttai da qualche parte i vestiti e entrai in bagno, aprii l’acqua della doccia e entrai prima che si riscaldasse, in un certo senso fredda era meglio.
Mentre l’acqua mi cadeva a gocce sulle spalle, rilassandomi, sentii lentamente che le preoccupazioni scivolavano via e la rabbia per non aver preso la succiasangue emergeva sempre di più. Mi sentivo un tantino umiliato, uno stupido mostro era riuscito a farmela e non sapevo nemmeno che mi aveva fatto di preciso. Non era da me! Io non ero così debole! Che cosa terribile mi stava succedendo? Che fosse come per gli umani, a cui arriva un momento in cui iniziano a perdere colpi? No! Impossibile! Io non perdo colpi! Basta pensarci! Lo avrei distrutto e fine! Stupido vampiro!
Un rumore violento, di qualcosa che viene scaraventato contro un mobile, mi distrasse improvvisamente dai miei pensieri riportandomi alla realtà e facendomi trasalire. Uscii in fretta dalla doccia, afferrai l’accappatoio e lo indossai mentre entravo in camera: la porta che dava alla stanza di Ester era aperta e lei era sulla soglia con ancora la camiciola e i pantaloncini corti che aveva quando andava a dormire. Il cassettone che era in camera era distrutto e alcuni pezzi di specchio erano sparsi insieme ai pezzi di legno.
-Hai deciso di distruggermi la stanza?- scherzai alzando un sopracciglio e incrociando le braccia.
Lei mi fissò scioccata, mi accorsi solo in quel momento che aveva un livido sul braccio e che la camiciola era strappata. Tremava leggermente e aveva lo sguardo smarrito, spostava gli occhi dai resti del cassettone a me in continuazione, sembrava molto confusa. Feci un passo verso di lei e Shadow mi balzò davanti ringhiando con l’aspetto di una piccola pantera nera.
-Che accidenti succede?--domandai stavolta preoccupato.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, poi li riaprì e mi scoccò uno sguardo molto arrabbiato.
-Che succede? È molto semplice: hanno tentato di stuprarmi!- la voce era fintamente irritata, forzatamente ferma, si stava sforzando.
-Chi?-> volli sapere, molto irritato.
-Tu!-
Sgranai gli occhi, per la prima volta veramente sorpreso. -Cosa?-
-O almeno qualcuno identico a te.- precisò lei afferrando Shadow e prendendola in braccio, poi accarezzandola dolcemente proseguì -L’ho scaraventato nella stanza e quando è finito sul cassettone ha picchiato la testa e si è frantumato in mille pezzi come uno specchio. Nel senso che è diventato uno specchio… In realtà nemmeno così è chiaro… Non so come spiegarlo… Sai cosa sta succedendo?-
Scossi la testa confuso, poi mi venne in mente quello che era successo nella casa degli specchi e aprii bocca per parlare, ma mi bloccai perché qualcuno stava bussando alla porta.
Mi voltai a fissarla con aria seccata: troppe cose tutte insieme era snervante, incredibilmente irritante!
-Chi accidenti è?- chiesi con voce velenosa.
La porta si aprì sbattendo e la ragazza bionda della recepsion entrò nella stanza con gli occhi rigati di nero, probabilmente le lacrime avevano sciolto il trucco. Aveva i vestiti sgualciti e i capelli spettinati, in fondo era esattamente come tutte le donne che avevo incontrato, la loro bellezza era qualcosa di assolutamente costruito, solo una finzione.
-Perché?- chiese, quasi singhiozzando.
La fissai senza rispondere, che accidenti voleva ora?
-Che cosa sta succedendo?- domandò Ester con tranquillità, come se la risposta non contasse.
La ragazza si girò verso di lei e la fissò con rabbia, poi si voltò verso di me mi si avventò contro, tentando di tirarmi uno schiaffo. Le afferrai il polso e la trascinai fuori dalla stanza senza dire una parola, poi la sbattei fuori e chiusi la porta a chiave.
Subito dopo la senti picchiare i pugni contro la porta e urlare “APRI!”, mi voltai verso Ester ignorando del tutto la ragazza bionda al di là della porta, c’erano troppe seccature nella mia vita.
-Sta succedendo qualcosa di strano.- affermai con finta aria grave.
Ester mi rivolse uno sguardo greve, poi scosse la testa continuando ad accarezzare Shadow che aveva chiuso gli occhi e iniziato a fare le fusa.
-Dimmi che cosa è successo con esattezza ieri sera e vedi di non omettere un solo particolare, se in giro ci sono un mucchio di … tue copie…-
-Una per ogni ragazza del mondo sarebbe perfetto, nessuna di loro sarebbe più insoddisfatta.- scherzai con malizia.
-Divertente.- la sua voce trasudava rabbia. -Allora, raccontami tutto quello che ti è successo, ora!- disse sedendosi sul mio letto sfatto.
Sospirai, ma rassegnato iniziai a raccontare.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 -Un anziano- ***


Documento senza titolo

Capitolo 3
-Un anziano-


-Sono sicura che c’è un ottima ragione per cui non mi hai raccontato questa storia, quindi ti prego dimmela, così evito lo sforzo di prenderti a schiaffi!- disse Ester, molto irritata. Mi fissava tutt’altro che rassicurante, era seduta sul letto con le gambe incrociate e Shadow in grembo che si rotola soddisfatta per le carezze che riceveva. Con mia sorpresa mi scoprii un po’ invidioso di lei, l’unico motivo per cui Ester avrebbe toccato me sarebbe stato per prendermi a schiaffi.
-Non ti riguardava.- risposi con la massima indifferenza: lo pensavo sinceramente, era una questione personale tra me e quella maledettissima zanzara!
-Non mi riguardava? Se sei nei casini tu, per una ragione non chiara lo sono anch’io! Non perché voglia aiutarti, ma perché ci vengo trascinata per inerzia.- rispose acida.
Sbuffai, com’era seccante!
-Non c’è da preoccuparsi, stasera la troverò e la ucciderò!- molto, molto lentamente e nel modo più doloroso possibile! Me l’avrebbe pagata! Nessun succhia-sangue può farmela! L’avrei ridotta in briciole! Quella stupida mosca-zanzara!
-Gia, ma nel frattempo a giro per la città chissà quante tue copie ci sono! Almeno una per ogni specchio che ti ha riflesso! E se oltre che il tuo aspetto hanno anche il tuo carattere è la fine!-
Ignorai l’ultima frase e mi limitai a rispondere:-Non è detto! Magari erano solo quelle due.- e poi non me ne fregava niente, ma questo era meglio non dirglielo, poteva essere pericoloso! E anche incredibilmente seccante!
-Non essere idiota!- sbuffò, poi mi fissò un attimo. -Ups, come non detto. Sarebbe come dire ad un ragno “Non essere un ragno!”- fece scuotendo la testa.
Perché? Perché mi ero sentito attratto da lei? Che cosa mi era piaciuto di lei?
-Ma come sei divertente.-sarcasmo e aggressività, con lei arrivavo sempre a questo, in un modo o nell’altro.- Se hai finito di prendermi in giro, credo che darò la caccia a quel vampiro.-
Mi volsi verso l’armadio e mi levai l’accappatoio buttandolo verso il letto, poi mi mossi per aprire l’anta dell’armadio quando un urlò riempì l’aria.
-CHE ACCIDENTI STAI FACENDO?-
Mi voltai: Ester si premeva le mani sugli occhi in modo spasmodico ed era rossissima, visibilmente in imbarazzo, si agitava quasi nonostante fosse seduta, e bisbigliava in continuazione la frase -Perchè a me? Perchè a me? Perchè a me?-
La fissai un attimo prima di scoppiare a ridere: com’era buffa! Sembrava una ragazzina, così fragile, quasi dolce. Non era la ragazza che avevo di solito di fronte, non forte come o decisa e nemmeno così sicura di se. Che non avesse mai “conosciuto” un ragazzo in senso fisico? Mi sembrava strano che fosse ancora vergine visto che di fatto era una bella ragazza, certo aveva un carattere orribile, ma era comunque molto attraente. Scossi il capo, ancora sorridendo: sembrava sconvolta.
-Sembrerebbe che tu non abbia mai visto un ragazzo nudo.- dissi avvicinandomi e incrociando le braccia al petto: non avevo nessuna intenzione di vestirmi quando da nudo potevo godermi quello spettacolo.
Lei si tolse un attimo le mani dagli occhi, per poi riportarle subito a tapparli, nonostante fossero gia serrati, se possibile la sua pelle assunse una sfumatura di rosso ancora più intenso del solito.
-Che accidenti ci fai ancora così? Vestiti!- disse con voce rotta, tremante.
Sorrisi, reprimendo però una risata. Mi avvicinai cauto a lei, poi appoggiai una mano sul materasso e avvicinai il mio viso al suo, o meglio alle sue mani, tanto da sfiorale con la punta del naso.
-Sai, se fai così mi fai venire voglia di mangiarti.- la provocai con voce sensuale e lo ammetto, anche divertita.
Lei si irrigidì, l’avevo completamente presa in contropiede e per un attimo sembrò dare un passo indietro, poi mi diede un spinata e corse in camera chiudendo a chiave la porta.
Scoppiai a ridere e mi lascia cadere sul materasso sempre ridendo, la giornata stava prendendo una piega decisamente migliore.

Ripresi l’aspetto di un bambino, sarebbe stato più facile muovermi se nessuno mi aveva visto così e poi con le mie copie che si muovevano in giro non sarebbe stato molto facile passare inosservato con il mio aspetto adulto. Odiavo dare ragione ad Ester, ma attirare l’attenzione porta il più delle volte solo guai.
Le strade erano piene di persone che andavano in giro per negozi o che rientravano a lavoro, le auto attraversavano le strade in continuazione, negli anni passati l’aria sarebbe stata densa di smog, ora invece ci respirava un aria relativamente pura.
Salii sul grattacielo più alto e mi guardai intorno, non mi ci volle molto tempo per capire che non sarei riuscito a scovarla facilmente, né lei né le mie copie perché non riuscivo a trovare nemmeno quelle. Non le percepivo: ero un demone, senti qualunque tipo di magia oscura, ma quelle proprio no! Non riuscivo a sentire! Perché non riuscivo a sentirle? Che fosse più potente di me? Mi rifiutavo di crederlo!
D’improvviso percepii una magia, era oscura e lieve, volutamente lieve, come se nascondesse qualcosa.
La seguii e mi trovai di nuovo davanti a quello stramaledettissimo luna park, avrei voluto distruggerlo con un incantesimo, raderlo al suolo così che non ne rimanesse altro che polvere.
Come misi piede a terra la magia mi avvolse, potentissima e oscura, diede via ad una sorta di fortissima distorsione dello spazio, tutto attorno a me venne deformato, i tendoni e le giostre sembravano distorcersi come se fossero stati dentro a un caleidoscopio, e poi lentamente iniziarono a svanire e al loro poso apparve un gigantesco labirinto. Alzai un sopracciglio, seccato dalla situazione assurda in cui ero finito: ero disposto a pagare perché qualcuno mi dicesse che era uno scherzo! Ero nuovamente finito in una trappola, come uno stupido.
La bambina dell’altra sera apparve svolazzando e si posò con eleganza su un muro, poi sorrise soddisfatta.
-Hai fegato, zanzarina!- la provocai con tono canzonatorio.
Lei mi fulminò con lo sguardo. -Intanto, demone, sei nel mio labirinto.-rispose stizza, con la sua voce da bambina.
-Sono dove volevo essere.- era una verità solo a metà, comunque l’avevo trovata e questo era quello che contava. -E tu sei esattamente dove volevo che fossi.-
-E cioè dove?- chiese altezzosa.
Sorrisi, prima di sparire e riapparirle davanti, afferrarla alla gola e sbatterla a terra, stando attento a bloccare i suoi poteri con un incantesimo standard. -A portata delle mie mani.- risposi semplicemente,con un ghigno compiaciuto.
Lei mi fissò impassibile, poi chiuse gli occhi e evaporò come se fosse fatta di aria, svanì e riapparse dietro di me, impassibile.
Mi voltai fissandola con divertimento. -Un anziano dunque.- ghignai, il gioco si stava facendo sempre più divertente.
-Non uscirai vivo di qui demone! Né tu, né tanto meno la tua strega!- sibilò arrabbiata, i vampiri anziani sono sempre stati troppo orgogliosi e pieni di se per i miei gusti.
Non vedevo l’ora di ucciderla. Il trucchetto che mi aveva fatto era un affronto e se pensava di cavarsela voleva dire che non aveva idea di cosa fosse veramente un demone! Liberai i miei poteri, poi con un incantesimo molto sottile iniziai a crearle una gabbia intorno per imprigionarla mentre richiamavo a me una spada infuocata per combatterla.
Lei mi fissò con uno sguardo di scherno.
-Se fossi in te ci andrei piano demone. La tua amichetta è nelle mie mani.-
Mi misi a ridere: la mia “amichetta”? A quale delle tante si riferiva?
-Se un po’ troppo generale per catturare il mio interesse.- risposi, scattando verso di lei per attaccarla, fui abbastanza veloce da sfiorarla, ma non da prenderla in pieno, riuscì a schivare il colpo all’ultimo.
-Parlo della tua strega, demone! Fai il bravo o far una brutta fine.-
La mia strega? LA MIA STREGA? Mi sembrava così strano da farmi ridere. Ester la mia strega? Più strano di così! Scoppiai a ridere, non potei impedirmelo.
-Se ti riferisci a Ester penso che non ci sia niente di cui preoccuparsi.- dissi con un sorriso, cercando di non ridere ancora. “La mia strega”, la frase mi riecheggiava nella testa facendomi ancora ridere. Ester non era mia in nessun senso, non ero nemmeno riuscito ad avvicinarmi alla sua anima, non ero riuscito a sfiorarla, ero ancora lontano dai suo poteri… troppo lontano! Che cosa seccante! Eppure la volevo!
Fui investito da un ondata di rabbia e la usai per fomentare i miei poteri, poi glieli scagliai contro con un incantesimo, travolgendola. Lei eresse uno scudo, ma era troppo debole per riuscire a bloccare il mio colpo. Non mi ci volle molto per ridurla in fin di vita. La rinchiusi in una gabbia di energia, non poteva assolutamente muoversi e visto che era messa davvero male non lo avrebbe comunque fatto molto.
-Se mi fai del male lei muore. I miei incantesimi non svaniranno con la mia morte…- sibilò con voce soffocata, stava sanguinando, il suo sangue era nero e grumoso, molto diverso dal sangue umano, ma, bè, lei era un anziano! Forse può sembrare strano ma non avevo mai visto il sangue di un anziano… Ho sterminato solo umani… o altri demoni… o strani mostri… o mostri vagamente normali per i miei standard. Non amo i vampiri, non c’ho mai attaccato briga. Ci sono andato a letto, ma non è capitato spesso che li uccidessi, ovviamente finchè non ho incontrato Ester. Da allora, ho pareggiato il conto con i mostri che avevo eliminato precedentemente, diciamo che ho creato una sorta di equilibrio: di tutti un po’!
-Ester sa cavarsela da sola e se così non fosse… bè…- che dire? Un po’ mi sarebbe dispiaciuto, ma pace! In fondo non era troppo importante… Eppure mi sentivo vagamente irritato, come se mi togliessero il mio giocattolo preferito.
-Non potrai mai uscire da qui se mi uccidi!- minacciò.
Le strinsi le pareti della gabbia intorno e lei rantolò. -Non ti conviene minacciarmi, ti ricordo che il manico del coltello che ti passa da parte a parte ce l’ho io!-
Lei si voltò verso di me. -Va bene!- disse sorridendo, poi fu avvolta da delle fiamme crepitanti e svanì bruciata dal fuoco. Le sue ultime parole furono -Sarai per sempre mio prigioniero.-
Scossi la testa irritato.
Folle...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo4 -Salvataggio- ***


Documento senza titolo

Capitolo 4
-Salvataggio-


Il labirinto era immenso, alte pareti grigie si ergevano all’infinito davanti a me senza apparentemente avere un inizio o una fine, troppo grande e inutile per i miei gusti. Sospirai, quel vampiro aveva detto la verità, la sua magia non era svanita con la suo morte, ma al contrario mi avvolgeva densa, non sarebbe stato facile trovare una maglia debole dell’incantesimo che aveva ordito per uscire di lì. In quel momento Ester mi sarebbe tornata molto utile: se fossi riuscito a comunicare con lei avrei potuto chiederle di spezzare l’oggetto che collegava questa all’altra dimensione. Ero quasi sicuro che c’entrasse la stupida casa degli specchi in cui ero entrato. Girai lì dentro per un paio d’ore, vagavo senza una meta precisa, in cerca di un punto debole nella trama dell’incantesimo che mi avvolgeva, ma non trovavo niente. Iniziai a sentirmi frustrato, tirai un pugno contro un muro frantumandolo, in alcuni secondi il muro si ricostruì da solo, era come se non fosse mai andato distrutto.
D’improvviso la realtà intorno a me si deformò, frantumandosi, e io mi ritrovai all’interno della casa degli specchi in cui ero entrato la sera prima. Intorno a me c’erano centinaia di pezzi di specchi, la maggior parte di quelli che riempivano la casa sembravano essere andati distrutti. In terra c’era una scia di sangue che sembrava indicare che il suo possessore si fosse diretto verso il piccolo cunicolo di specchi rimasti integri. Mentre stavo osservando la scia di sangue un rumore di vetri rotti richiamò la mia attenzione, iniziai a correre verso quel suono, non so perché ma mi venne naturale… forse era ciò che viene definito istinto.
Arrivai in un piccolo spazio semicircolare pieno di specchi rotti e sangue, Ester era appoggiata alla spada che stringeva con entrambe le mani, sembrava sfinita e era ricoperta di ferite.
-Ah, fantastico! Altri… due!- disse a fatica, mettendosi in posizione di difesa.
Mi voltai verso sinistra dove vidi un'altra persona: alto, moro, occhi neri venati di rosso e incredibilmente bello. Sorrisi non avevo mai visto qualcuno di così affascinante oltre a me, ma d’altronde visto che la persona che mi trovavo davanti era una mia copia esatta era normale che lo trovassi bellissimo e quasi, sottolineo quasi, perfetto. L’originale era perfetto ovviamente, ma le copie… io non sono perfettamente imitabile, come tutte le cose perfette del resto!
Mi voltai verso Ester.
-Ester, sono io, non fare l’idiota!- disse la copia accanto a me, aveva una bella voce, bella quasi quanto la mia.
Io la guardai alzando un sopracciglio, ma mi preparai a respingere l’attacco che di fatto mi arrivò addosso: una miriade di scariche di energia,. Che però deviarono all’ultimo, dirigendosi verso il tizio accanto me.
CI fu un esplosione e fui travolto dal vento infuocato, nell’aria si sentì il rumore di uno specchio che veniva fatto a pezzi: quando il fumo si dissolse di quel tipo non era rimasto assolutamente niente. C’erano dei pezzi di specchio per terra, frammenti piccoli e frastagliati. Mi voltai verso Ester che fissava la sfera di energia che aleggiava nella mia mano con aria irritata.
-Grazie per la fiducia!- disse con voce tagliente. -Ti ho tirato fuori dai guai e nemmeno pensi che possa distinguerti da uno specchio! Davvero gentile!-
Mi guardai attorno: c’erano una miriade di pezzi di specchi, e diverso sangue sparso al suolo.
-Come ti senti?- domandai un po’ impietosito: aveva un aspetto orribile, era pallida e piena di tagli, sanguinava copiosamente.
-Uno schifo! Quando mi sono accorta che non era più in questa dimensione ho dovuto cercare il contatto e non è stato facile trovarlo, anzi al contrario. Uno stupidissimo specchio al centro di un'altra miriade di specchi! Ne ho distrutti così tanti che se davvero portano sette anni di guai allora né avrò per le mie prossime dodici vite!- aveva la voce flebile e sembrava stanca.
-Come hai capito che ero nei guai- chiesi.
Scrollò le spalle come se la risposta fosse ovvia -Ti tenevo d’occhio. Grazie al nostro patto è piuttosto facile sapere dove sei e che combini.- Barcollò e finì addosso ad uno specchio.
Corsi ad aiutarla.-Hai un aspetto orribile!- commentai prendendola in braccio.
-Sei davvero gent…- iniziò, ma perse i sensi prima di concludere la frase.
Sospirai e la fissai confuso: era decisamente la persona più strana che avessi mai conosciuto, ma di una cosa ero certo, se non mi sbrigavo a portarla all’ospedale non avrei mai avuto il tempo di capirla.
Le diedi un bacio sulla fronte madida di sudore e sporca di sangue, un bacio dolce e gentile: decisamente mi stava succedendo qualcosa di strano!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Epilogo -Di nuovo in viaggio- ***


Documento senza titolo

Epilogo
-Di nuovo in viaggio-


Il medico diede ad Ester due settimane di riposo forzato in ospedale e gli proibì di usare qualunque tipo di incantesimo in quel lasso di tempo. Lei era furiosa, sembrava una bambina capricciosa, mi veniva voglia di abbracciarla.
Nella prima settimana di degenza io passai diverso tempo con lei, che era perennemente imbronciata, l’umore migliorò quando le portai un paio di libri da leggere. Shadow restava con lei girono e notte, era più o meno la sua guardia del corpo privata.
In giro erano rimasto ancora un paio di mie copie, ma non restarono integre a lungo, le distrussi nel giro di qualche giorno. E io alla fine passai davvero una notte molto interessante con la ragazza che lavorava alla recepsion, niente di veramente speciale per essere sincero, una cosa piuttosto nell’ordinario.
Una volta finite le due settimane siamo ripartiti, con grande sollievo della “mia strega”, come l’aveva definita quel vampiro. Ester resta un mistero, ma penso di essermi avvicinato almeno un po’ alla sua anima, anche se il più delle volte mi fissa con aria irritata ed è sempre la solita di prima, segue i suoi obiettivi, indifferente a tutto il resto. Un giorno avrò la sua anima, ne sono sicuro.
-Si, prega e spera.- fece Ester accanto a me sul treno.
Mi voltai a fissarla scioccato. -Che fai ora? Leggi nella mente?-
-Non essere idiota! Parlavi a voce alta.- rispose alzando gli occhi al cielo.
Avrò i suoi poteri ad ogni costo! Fosse l’ultima cosa che faccio!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=158269