face tomorrow, tomorrow's not yesterday.

di avslimoncellow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** it'll be a long, long day ***
Capitolo 2: *** how does it feel? ***
Capitolo 3: *** I don't know who you are but i, i'm with you.. ***
Capitolo 4: *** You go out in style. ***
Capitolo 5: *** if there's a future we want it now ***
Capitolo 6: *** You make me feel like i've been locked out of eaven for too long. ***
Capitolo 7: *** Heart attack ***



Capitolo 1
*** it'll be a long, long day ***


-Penny, svegliati, devi andare a scuola!-
-Mmh mamma.. voglio dormire..- disse Penny, coprendosi la faccia con la coperta.
-Sono già le sette e un quarto-
‘CAVOLO, SONO LE SETTE E UN QUARTO!’
La ragazza, d’un tratto, si mise a sedere sul letto stropicciandosi gli occhi. Le pareti verdi della sua nuova camera le si stagliavano attorno. Verde, verde era il suo colore preferito. Verde Speranza, quel verde che ti mette il buonumore.
Oggi era il primo giorno nella scuola nuova, e non avrebbe lasciato che tutto andasse a rotoli, quell’anno avrebbe iniziato una nuova vita, e si sarebbe lasciata alle spalle gli anni passati. Le vecchie amicizie non erano granchè: la sua personalità un po’ schiva l’avevano tenuta a distanza dalla tipica tipologia di teenager, ossia la classica ragazza superficiale, che amava uscire, mettere lo smalto, tacchi alti e vestiti corti. Lei non era così. Lei era diversa, e per essere felice si accontentava di poco: un buon libro, cuffiette , musica prettamente punk rock e la sua gatta, Waffle. Ma, torniamo alla realtà.
Penny si risvegliò violentemente dai suoi pensieri, come se fosse stata colpita da un gavettone d’acqua gelida. Che ore erano? Erano le sette e mezza. ‘LE SETTE E MEZZA?’ ‘stupida, sbrigati’ pensò mentre si fiondava verso il bagno. Si guardò allo specchio : normale, come sempre. Soliti capelli rossi arruffati, solite lentiggini e soliti occhioni verdi, solito viso spruzzato di efelidi e soliti denti, piccoli e bianchi. Mentre si sciacquava il viso con metodo, si pettinava i capelli con foga. Lo ammetteva, era maniacale sotto questo aspetto: non riusciva ad uscire di casa se , a suo parere, non fosse stata presentabile, quindi doveva avere i capelli a posto, come diceva lei. In tutto il resto, era disordinatissima:  la sua camera sembrava più un campo minato che una camera di una quattordicenne, ma a lei non importava ‘il mio disordine è punk rock, la mia stanza è un casino perché io sono un casino, già.’ Dopo essersi lavata la faccia e pettinata i capelli, si fiondò in camera sua per scegliere  un outfit adeguato per la giornata. Avrebbe messo qualcosa di casual, non appariscente ma ben coordinato. Quindi optò per una maglietta nera, con dietro un teschio fatto di strass, un leggins dello stesso colore e le sue inseparabili All Star verdi speranza. Si infilò tutto in fretta e furia, poi tornò in bagno, stese un filo di eyeliner nero e di mascara e si precipitò nell’ampia cucina a vetri della casa, dalla quale si intravedeva un amabile prato inglese, che premurosamente suo padre curava. Suo padre, già. Per lei, meno ci parlava, meglio era. Non facevano che scontrarsi e litigare, quindi cosa c’è di meglio che una sana giornata senza parlarsi per levare l’occasione di litigare?
Mentre Penny era immersa nei suoi pensieri, scervellandosi sulla nuova classe, il nuovo impatto con i compagni e con la scuola –era spaventata, lo riconosceva- si ingozzava con un waffle, la sua colazione preferita. Finita la colazione, prese il suo eastpak –indovinate di che colore? Verde ovviamente-  si infilò il suo giubbotto di pelle nero, salutò a malapena sua madre con un ‘ciao mà, io vado’ e non le diede nemeno il tempo di sentire la sua risposta, ma, a occhi e croce, da fuori del portico di casa sua udì un ‘in bocca al lupo’ un po’ confuso.
 
 
 
Ore 8:00
‘c’è un casino di gente’ pensa Penny.  La Napanee Middle School si stagliava imponente di fronte ai suoi occhi. Non credeva fosse così grande. Su un enorme prato inglese estremamente curato, e pieno zeppo di ragazzi e ragazze di ogni età che, seduti sull’erba, chiacchieravano, ridevano e scherzavano. Un po’ di metri più avanti, un enorme edificio rettangolare, dalle grandi e moteplici finestre –sarà a circa quattro piani- pensò Penny, sorgeva imponente. Essere nuova lì, e con tutta quella gente.. la faceva sentire terribilmente a disagio. Era molto molto timida, e si sentiva fuori posto come un pesce fuor d’acqua. Era terribilmente nervosa, e cominciò a giocherellare con i suoi capelli ramati, attorcigliandoli e mettendoli continuamente in ordine. Poi si sedette sul prato, e , per non dare nell’occhio, tirò fuori dalla sua cartella uno dei suoi inseparabili libri. Quando leggeva, si sentiva al sicuro. Lesse per circa per una decina di minuti, poi la campanella suonò. Qual’era la classe nella quale era diretta? ‘fai mente locale, Penny, mente locale..’ si disse.. mmh.. era nella.. quarta C, sì, doveva essere quella la sua classe. Si trovò di fronte ad un enorme corridoio, pieno di armadietti e pullulante di suoi coetanei. Panico. Prese un respiro, contò fino a 3 e si diresse verso l’unico posto nel quale poteva essere aiutata: la presidenza. Si avvicinò alla porta in legno dal colore scuro e bussò. Contò i secondi. Uno..due..tre..quattro..cinque. ‘Avanti!’ sentì dire da una voce femminile.
Aprì con timore la porta, e si trovò davanti ad una stanza abbastanza ampia, composta da una scrivania in legno, sulla quale era poggiato un computer, una serie di poltroncine laterali e una vicina alla scrivania e una un po’ più distante. Una donna sulla quarantina dai capelli biondi ordinati in uno chignon, degli occhi castani,un paio di occhiali che le davano l’aria di una professoressa e un sorriso raggiante l’accolse. ‘siediti’ disse sorridente a Penny, profondamente imbarazzata. ‘cosa posso fare per te?’ chiese la donna. ‘sa..salve. Sono Pennywheater Duncan, sono nuova di qui.. mio padre dovrebbe averla avvisata della mia iscrizione’ disse incerta, poi continuò ‘mi sono trasferita qui da poco’.  La donna la guardò un attimo, poi le si illuminò il volto. ‘Pennywheater Duncan! Ricordo di aver parlato con tuo padre, circa un paio di giorni fa. Io sono la preside Anne Burkly, piacere di conoscerti’ fece per stringere la mano a Penny. Ecco che le si presentava di nuovo il solito problema. Si odiava per quello. Aveva una seria difficoltà a stabilire un contatto fisico con chiunque, e si dannava per tutto ciò. Guardò per una frazione di secondo la mano della preside in attesa a mezz’aria , poi, tentennante, le tese la sua. Il loro contatto durò una frazione di secondo, ma già Penny si sentiva scoppiare. Prese un  respiro e poi chiese alla preside quale fosse la sua classe. ‘ti accompagno io’ si offerse lei e Penny, riluttante, accettò. Attreversò il corridoio in silenzio, senza nemmeno sforzarsi di fare una minima conversazione con la preside. Il suo disagio era palpabile. Dopo una lunga fila di classi, alla fine del corridoio, la penultima classe a desta, era la sua. La preside bussò, poi aprì la porta. Penny fece capolino con la testa nell’aula. Quattro file di banchi la guardarono incuriosita. Poi fece un piccolo passetto avanti e abbassò lo sguardo. ‘Buongiorno ragazzi. Questa è una vostra nuova compagna : Pennywheater Duncan. Mi raccomando, trattatela bene e fatela sentire a casa. Penny , posso chiamarti così? , questa è la tua nuova insegnante di musica: la signorina Lash. Ora ti lascio alla tua lezione, buon divertimento’ disse allegra la preside.

Penny alzò lo sguardo e per una frazione di secondo guardò negli occhi la donna sulla trentina, brunetta e dai capelli ricci, che la guardava sorridente. Poi sussurò appena un ‘buongiorno’ di cortesia e guardò di fronte a lei. ‘Penny allora, puoi andare a sederti lì, vicino alla tua nuova compagna Avril per ora’ disse indicandole una ragazzina biondina, dagli occhi grigi e gli occhiali, che la guardava con timidezza dal terzo banco. ‘grazie’ disse Penny, e si sedette accanto alla sua nuova compagna di banco Avril. Sistemò le sue cose e avvertì 27 paia di occhi che la fissavano. Si sentì avvampare. Quella sarebbe stata una lunga, lunghissima giornata.

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Capitolo 2
*** how does it feel? ***



 
‘Allora Penny,
come ti ha detto miss Burkly, io sono la tua nuova insegnante di musica , miss Lash, ma puoi chiamarmi Dorothy o Prof, se ti fa piacere’
Le disse con la sua vocina acuta ma dolce mentre sfoderava un sorrisone a trentadue denti. 
Penny non seppe perché, ma quella donna le ispirava.. ‘sicurezza, ecco, sicurezza’ pensò. 
‘Grazie mille miss Lash’ le disse in un soffio, mentre le accennava un sorriso timido.
‘ Benissimo, ora che mi sono presentata, e anche tu ti sei presentata, adesso lascerò ai tuoi compagni il compito di auto, presentarsi.. Allora ragazzi, presentatevi.’ Disse rivolgendosi alla classe la sua nuova prof.
La classe era abbastanza ampia. Le pareti, di un giallino chiaro, erano decorate da una vasta gamma di cartelloni delle più vaste materie : c’erano cartelloni di Geografia, Storia, Tecnologia, Arte e Musica.
Entrando, si aveva dubito di fronte la cattedra dell’aula, posta accanto ad una grande lavagna. In linea d’aria alla cattedra, vi erano quattro file di banchi , ogni fila con quattro banchi a loro volta con due posti, quindi un banco era doppio.
In totale c’erano quattordici banchi, e 28 persone. In fondo all’aula era situata una libreria, a sinistra erano situate delle finestre, dalle quali si intravedeva il grande prato verde della scuola e il vialetto, spoglio.
Le presentazioni iniziarono dalla prima fila dal lato della finestra.
La prima a presentarsi fu una certa ‘Miranda’, una brunetta dai capelli lisci e gli occhi grandi ,scuri e dalla voce stridula ma allegra, compagna di banco di un’altra brunetta dai capelli boccolosi, vestita a bambolina.
Una certa ‘Ariana’. Penny non sapeva perché, ma quell’Ariana le ispirava tenerezza.


Ma andiamo avanti.

Alle due brunette seguirono due bionde dall’aria altezzosa, che si chiamavano l’una Diana e l’altra Victoria, vestite firmate e dalle unghie più finte che Penny avesse mai visto, rigorosamente fucsia, che finirono di presentarsi squadrandola e facendo una risatina da oca. ‘Queste sono le classiche snobbine’ penso Penny. Alle snobbine seguirono due ragazzi, uno dai capelli corvini e lo sguardo da ragazzo cattivo, Eugene, e un altro che invece sembrava amichevole e un po’ timido, dai capelli biondo cenere e gli occhi verdi, Evan.

Dai suoi occhi verdi sembrava provenire.. qualcosa come energia, Penny non riusciva a capire cosa.
Poi una ragazza dai capelli lunghissimi castano chiari e gli occhi scuri, Ale, seduta in banco con una bionda slavata che non le diceva niente, Marylin. A Marylin seguirono una sfilza interminabile di nomi: Jenny, Jenette (un maschiaccio più che una quattordicenne, ma sembrava simpatica), Mark, Emma, Edward, Tay, Samuel, Giules, Alice, Carol, Anne marie, Ian, Hayley , mmh, Hayley.
Hayley sembrava una ragazza interessante, e le assomigliava maledettamente: aveva anche lei i capelli rossi, meno lentiggini ma carnagione più chiara, sguardo da monella. Hayley indossava un giubbotto di pelle, rosso però, simile al suo, e , anche lei, aveva un piercing helix all’orecchio. ‘ci potrebbero scambiare per sorelle, figo!’ pensò Penny.
Avrebbe voluto farci amicizia, ma poi si ricordò della sua enorme difficoltà a fare amicizia. ‘stramaledetta timidezza, che mi fa avere pochi amici’ imprecò mentalmente Penny. Hayley stava in banco con un certo Francis.
Poi venne il turno di Sohie, Elizabeth, Delilah, May, Bob, Frank, e poi Avril. Avril aveva qualcosa che la differenziava dagli altri. Non era la classica bionda, aveva qualcosa, che si leggeva nei suoi occhi cerulei, che la confondeva.
Sembrava quasi chiedesse aiuto con lo sguardo, e Penny non seppe perché le diede quell’impressione. ‘cavolo, non ricorderò mai tutti questi nomi’ fu la prima cosa che le venì in mente.
‘Bene, ora che le presentazioni sono finite, parlaci un po’ di te, Penny’ disse la signorina Lash. ‘ecco la fregatura, sembrava tutto troppo bello per essere vero’.
La scocciava il fatto di parlare di se. Non amava aprirsi in pubblico, non le piaceva esternare il suo passato,non con dei perfetti estranei.
‘Io.. non so cosa dire’ disse poco convinta.
‘Che genere musicale ascolti?’ le chiese la prof. Pen si fermò un attimo a pensare.
Se avesse detto che genere musicale ascoltava, automaticamente avrebbe allontanato la parte della classe frivola e civettuola, perché certamente nessuna snobbina ‘pop’ si avvicinava ad una caotica ‘punk rock’, ma, invece, magari proprio quelle oche avrebbero potuto sparlare di lei. ‘tanto non ci perdo niente, non ho ancora legato con nessuno quindi se qualcuno mi evita non me ne accorgerò nemmeno’ decise in fine lei.
Allora chiuse gli occhi, prese un respiro e disse ‘Il genere di musica che ascolto è maggiormente Rock e Punk rock, signorina Lash’ disse lei, sorridendo.
‘insomma, leggero diciamo’ disse la prof abbozzando un sorrisino.
‘già, proprio leggero’ pensò pen.
‘e.. dimmi..qual’è la tua band preferita? E la tua canzone preferita della band?’ continuò l’insegnante.
‘La mia band preferita sono i Blink 182, e la mia canzone preferita è ‘all the small things’ disse Pennywheater.
Nella classe si sentì un brusio generale. ‘woow, scandalo’ pensò sarcastica la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
Poi vide una cosa strana. Hayley, dal suo banco, si sbracciava e cercava di attirare la sua attenzione. Penny la guardò con sguardo interrogativo, poi Hayley le lanciò un bigliettino:
-SEI UNA GRANDE, BASTA, TROPPA STIMA! :D ANCHE I BLINK 182 SONO LA MIA BAND PREFERITA! Che ne dici di chiacchierare all’intervallo?’
–okay, all’intervallo J-  rispose Pen al bigliettino.
Alzando lo sguardo, evan, hayley, jenette, ale e persino avril, la guardavano con ammirazione. ‘bello’. Pen sorridava contenta. Avril le accennò un sorriso, davanti a lei c’era un quaderno, con una pagina bianca, e tre frasi al centro ‘how does it feel to be different from me? Are we the same? How does it feels?’

‘devo scoprire di più sul suo passato, devo capire cosa la fa sembrare così triste.

Poi le guardò le dita, le mani e .. i polsi. I suoi polsi erano pieni di braccialetti, ma da uno si intravedeva qualcosa, una striscia rossa..



era un taglio.

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Capitolo 3
*** I don't know who you are but i, i'm with you.. ***


.
 
Penny passò le restanti due ore a rimuginare. Riflettè a lungo. Perché la sua compagna di banco si tagliava? Non ne aveva idea. Non la conosceva, la verità era quella, e per quanto lei potesse crivellarsi il cervello con mille domande, non avrebbe trovato la risposta a meno che non avesse saputo un po’ di più sulla ragazza che, in quel momento, le sedeva accanto.
Ogni tanto la osservava di soppiatto, come se in quei grandi occhi grigi, attraverso le lenti dei suoi occhiali, avesse potuto trovare le risposte alle due domande. A guardare quel segno rossastro che si scorgeva dalla moltitudine di braccialetti colorati, Pen sentiva dei brividi percorrerle la colonna vertebrale. Doveva riuscire a proteggerla. Doveva riuscirci, anche a costo di essere picchiata. Le lezioni che seguirono quella di musica furono di  letteratura (la sua materia preferita) e di Arte. Era discretamente brava a disegnare, quindi non gli fu assai difficile ottenere l’ammirazione della sua prof., Miss Owen, che era una donna sui quarantacinque anni portati non benissimo, ma dall’energia incredibile.
Si sentiva osservata. Tutta la classe, a intervalli regolari, la fissava, come se fosse stata un insetto da analizzare accuratamente con la lente d’ingrandimento. Lo detestava. Pen odiava stare al centro dell’attenzione. Si sentiva profondamente insicura quando era circondata da molta gente, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato, che gli altri non gradissero. Si odiava per quello. Odiava il fatto di sentirsi brancolare nel buio ogni volta che si trovava davanti ad una nuova situazione,e, lo ammetteva, era un po’ maniaca nel controllo. Nel controllo delle emozioni, particolarmente. Non voleva assolutamente che qualcosa a livello emozionale avrebbe potuto scombussolarla, ecco perché in quegli anni aveva evitato ogni sorta di ragazzo. Non perché non gli piacessero, ma perché aveva paura di soffrire, o di trovarsi all’interno di un emozione forte, tanto da sotterrarla, come l’amore.
Era un vicolo cieco, che non poteva essere controllato, appunto per questo l’aveva sempre evitato. ‘forse so, da qualche parte nella mia anima, che l’amore non dura mai. Noi dobbiamo trovare la nostra strada da soli, e restare serii.’ Pensava ogni tanto. A riportarla alla coscienza, fu il rumore della campanella. ‘INTERVALLO, FINALMENTE!’ Gridò Hayley euforica appena sentì quel rumore. Quella ragazza era davvero davvero forte, e Penny provava una strana simpatia nei suoi confronti. La faceva sorridere, e le ricordava lei.


Appena Penny fece per alzarsi dal suo banco si trovò accanto la sua sosia.
 ‘Ciaooooo’ le disse sorridendo Hayley. ‘ cavolo sono felicissima di conoscerti, sembri davvero simpatica! E poi non credevo ci fosse qualcuno oltre me a cui piacesse la musica rock! Okay basta scusami, ti ho quasi assalito!’ continuò sorridendo. Quel sorriso fece sorridere anche lei, l’euforia di Hayley era davvero contagiosa! ‘oh, grazie! Sono felice che condividiamo alcuni gusti, e, tranquilla, non mi hai assalito’ disse sorridendo timida Penny.
‘Penny..Giusto? Invece di restare chiusi in classe, ti va di vedere la scuola? Ti farò da guida’ disse la rossa, euforica.
‘Grazie mille ! Sei cos gentile con me, e non mi conosci neanche! Grazie davvero’ disse Penn, sinceramente grata.
‘Figurati! E poi mi stai già simpatica, ci assomigliamo anche!’ Okay, Penn ufficialmente adorava Hayley. Aveva fatto amicizia con lei in pochissimo tempo, in pù lei era stata così gentile! Era davvero felice.
‘Già, l’ho notato anche io! Sembriamo quasi sorelle’ disse Penny.
‘Hai ragione! Comunque andiamo’ disse Hayley.

Si incamminarono per il corridoio. C’era davvero un casino; ragazzi e ragazze correvano, parlavano, ridevano, si inseguivano per il corridoio e anche fuori dalla scuola, come un intreccio di mille colori che si espandeva su una tela.
‘Questa, è la mensa’ disse Hay, quando giunse ad un’ampia stanza con tanti tavolini, e ,con in centro un tavolo sul quale , in fila ordinata, erano disposti i piatti per i ragazzi. ‘wow’ disse Penn. ‘Naah, non è niente di che, questo è figo!’ disse indicandole una sala, piena di strumenti musicali. C’era di tutto! Trombe, violini, pianoforti, arpe, chitarre, batterie! Era fantastico. ‘Ma è bellissimo!’ disse Penn, estasiata. ‘Già, è davvero bello’ concordò Hayley. Poi le mostrò la biblioteca, la palestra, il chiosco, dove si trovava la presidenza, l’aula degli insegnanti eccetera.
Poi, tornando, assistè ad una cosa orribile.
 
Avril era visibilmente spaventata, in un angolo del corridoio vicino a loro. Piangeva. E, attorno a lei, c’erano quattro ragazzi. Tre le erano sconosciuti, ma uno.. uno lo conosceva. L’aveva già visto. Capelli corvini, sguardo cattivo.. era Eugene. E stava minacciando Avril. Un moto di rabbia le lambiva l’anima. Erano come fiamme, si sentiva bruciare dentro. Non sopportava vedere la sua compagna di banco in quello stato. Sicuramente era quello che la induceva a tagliarsi. Bullismo. Quei bastardi.. come si permettevano di fare del male a lei?
Le immagini del passato le sfarfallavano della mente, come una vecchia foto sbiadita di un rullino malandato, e tutto quello che vedeva erano lividi e lacrime.

Ricordava di essersi abituata ad arrivare sempre in ritardo a scuola, a passare dall’entrata di sicurezza e a evitare gli sguardi, fino ad appiattirsi alle pareti della vecchia scuola. No, non avrebbe permesso che quegli stronzi avessero potuto fare del male alla sua compagna di classe, non doveva passare ciò che aveva passato lei.

Guardò Hayley, e le disse di aspettarla un attimo. Non le diede neanche il tempo di vedere lo sguardo interrogativo dell’amica, che si era già precipitata da Avril. Aveva bisogno di lei. ‘NON TOCCATELA’ disse , correndo verso di loro. I ragazzi si girarono. ‘che hai detto?’ disse quello più alto di loro. Penny prese un respiro, e chiuse gli occhi, poi li aprì. Guardò dritto in faccia il ragazzo che le aveva rivolto la parola, e ‘ ho detto NON TOCCATELA ‘ gli rispose. Lui fece un sorriso. ‘Chi cazzo sei tu, eh?’ le disse. ‘Io sono una ragazza che non permetterà che facciate male a lei’ disse, indicando Avril. ‘ah, sei amica della sfigatella?’ disse un altro, un po più basso, dei capelli castani e gli occhi neri.
Penn guardò Avril. Era spaventata, ma nei suoi occhi vedeva qualcosa come.. speranza.  Penny si schiarì la voce, poi disse seria ‘Vi sentite grandi, a fare del male a lei, solo perché sono è pià piccola  di voi? Siete dei vigliacchi, degli sporchi vigliacchi che si sentono fighi a fare soffrire una che non c’entra niente con voi. Credete che lei sia una sfigata? Benissimo! Ma sappiate che gli sfigati qui siete voi. Ora , forza, picchiatemi.

Ormai mi sono abituata. Ma sappiate che picchiandomi non otterrete notorietà né niente, diventerete solo ogni giorno più vigliacchi, fino ad affogare dentro alla vostra inutilità e vuoto interiore e che con le vostre botte, non smetterò di pensare quel che penso di voi, cioè che siete dei vigliacchi.’
 
Trattenne il respiro. Sapeva che l’avrebbero picchiata, ma per una volta non le importava. I ragazzi si guardarono tra loro, poi la fissarono. I secondi che seguirono sembrarono interminabili. Loro la guardavano negli occhi, ma no, lei non gliel’avrebbe data vinta così facilmente. Non avrebbe abbassato lo sguardo, non si sarebbe fatta sottomettere.
‘Guarda chi abbiamo qui..’ disse Eugene. ‘Sei proprio un peperino’ disse sprezzante. ‘Beh, è meglio che ti calmi. Per oggi non ti faremo niente, ma se capita di nuovo, sei fottuta.’ Le disse, poi si girò e se ne andò.
Realizzò il tutto pochi secondi dopo. Era riuscita a zittire dei bulli, ed a evitare che picchiassero la sua compagna di banco. Poi Penny si girò e guardò Avril. La stava fissando. E.. Aveva le lacrime agli occhi. Penn non sapeva perché, ma aprì le braccia. Avril si avvicinò, e , dopo un momento d’esitazione, l’abbracciò fortissimo. Penn poteva percepire i suoi singhiozzi, e le lacrime che le bagnavano la maglietta. La strinse forte, ‘non ti conosco, ma sono qui con te adesso, e non ti lascerò andare’ le disse. Per un momento, non odiò il fatto di essere pelle contro pelle con un altro essere.

Era FELICE. FELICE COME MAI LO ERA STATO. Poi , Avril sciolse l’abbraccio, si asciugò le lacrime, e le sorrise.
‘Perché l’hai fatto? Non mi conosci, e hai rischiato la pelle per me!’ disse confusa.
‘Nei tuoi occhi.. ho visto qualcosa che mi ha sconvolto. Era come se chiedessero aiuto. Poi, ti ho vista.. circondata da quei bastardi.. io.. ho fatto quello che mi sentivo di fare’ Le rispose Penny, sorridendo.
‘Grazie, Penny, grazie davvero’ le disse Avril commossa.



I don’t know who you are, but i, i’m with you.
 
 
 

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Capitolo 4
*** You go out in style. ***


‘MA SEI PAZZA O COSA?
NEMMENO SEI ARRIVATA E FAI UN CASINO?’ fu la voce squillante di Hayley a riportarla alla realtà. Ancora non realizzava cosa aveva fatto. ‘TI RENDI CONTO MINIMAMENTE DI QUELLO CHE HAI FATTO? SEI ANDATA AD INSULTARE I BULLI DELLA SCUOLA, E NON TI HANNO FATTO NIENTE PER FORTUNA! MA IL CERVELLO DOVE CAZZO CEL’HAI?’
la carnagione di Hay in quel momento era del colore dei suoi capelli, e gli occhi le brillavano di rabbia. ‘ma, non mi hanno fatto niente Hay, tranquilla..’ cercò di calmarla Penn.


Poi vide Hayley prendere un respiro, chiudere gli occhi e poi riaprirli, visibilmente più calma. ‘sono stata una sconsiderata, hai ragione, ma non potevo lasciare che le facessero del male’ disse facendo un cenno col capo verso Avril, che era proprio accanto a lei. Avril le rivolse un sorriso sincero. ‘Av, posso chiamarti così?, tutto bene?’ le chiese Penny preoccupata.
‘Bene grazie. Mi hai salvata, non ti sarò mai grata abbastanza per quello che hai fatto. Davvero, non so cosa dire. Io.. io non ti conosco nemmeno, eppure mi hai protetto. Grazie.’ Una lacrima di commossione risplendeva sotto le  lenti degli occhiali di Av.

Penny le sorrise, poi si girò a guardare Hayley. Aveva gli occhi lucidi, cercava di non darlo a vedere, ma si vedeva benissimo. ‘Io.. scusami. Sei stata molto coraggiosa, e ti ammiro tantissimo per ciò che hai fatto.
Anche se ti conosco da solo un paio di ore, sei una ragazza davvero grande. Sei un’eroina’ Hayley le disse in un soffio. Penny sorrideva, sorrideva come mai aveva sorriso. Anche se le conosceva da davvero pochissimo, sentiva di essere parte di qualcosa di grande. Sentiva che loro non l’avrebbero abbandonata.


Tutte e tre erano immerse nel silenzio, quando  Hayley lo ruppe.
‘Oddio..odio essere sdolcinata ma.. Abbraccio? ‘ Disse sorridendo sorniona Hay.
‘Siiiiii’ dissero sorridendo insieme Penny e Av.  Si strinsero fortissimo, erano davvero felici, tutte e tre.
‘ E ora?’ disse Hayley appena si staccarono dall’abbraccio.
‘che ore sono?’ chiese Penn. ‘le.. le 12 meno un quarto. CAZZOOOOO’ disse Hayley, poi scoppiarono a ridere. ‘tra un quarto d’ora finisce l’intervallo, su, andiamo in classe’ concluse poi. Lungo la strada del ritorno parlarono un po’ dei membri della classe: di chi fosse quello o l’altro, che carattere avesse eccetera.
‘E Adam?’ chiese Penn, all’improvviso, poi arrossì. ‘cazzo.. non dovevo dirlo..’ pensò. ‘Peeerchèèèèè?’ chiese Hayley curiosa. ‘Niente così, mi ispira simpatia’ Rispose Penn un po’ impacciata. ‘Adam è il mio migliore amico’ si intromise sorridendo Avril. ‘E’ un ragazzo davvero molto simpatico, un po’ schivo ma davvero un bravo ragazzo’ concluse sorridendo. ‘se vuoi te lo presento!’ aggiunse entusiasta. ‘Mmh, si, magari ci faccio amicizia, anche se per me è un po’ difficile’ le rispose Penn. ‘Ma.. a me non sembra. Siamo a Marzo. Sei arrivata oggi e hai già fatto amicizia con noi! Come lo chiami questo?’ Le face notare Hayley.
‘In effetti Hayley ha ragione! E poi sei davvero molto simpatica!’  Concordò  Avril.
‘Già, Avril ha ragione’ disse Hayley, e , tutte e due, scoppiarono a ridere. Non sapevano perché ma era una risata così spontanea che trascinò anche Penny. ‘Sai Avril? Non avevo mai pensato di fare amicizia con te prima, invece sei simpaticissima!’ Disse Hayley felice ad Avril. ‘Ehi, anche tu!’ le rispose sorridendo. ‘Tutto grazie a Penny! Okay d’ora in poi sarai il nostro portafortuna’ Disse Hayley, e Avril fece un cenno con il capo.

In tutto ciò non si erano neanche rese conto del fatto che erano arrivate davanti alla classe. ‘Ci scambiamo i numeri?’ disse Hayley raggiante . ‘Okay’ le risposero all’unisono Avril e Penny sorridendo. Dopodiché la campanella suonò. ‘Ciao ragazze, a dopo’ le salutò Hayley quando dovettero tornare ai loro posti.
Appena si sedettero, Penny chiese ad Avril da quanto tempo era vittima dei soprusi di quei deficenti, e cosa le facevano.

Lei, un po’ restia rispose che la maltrattavano da ottobre, da quando un giorno passeggiava sola per il corridoio canticchiando, cio’ che amava di più ,e loro avevano cominciato a minacciarla e a dirle che l’avrebbero picchiata se lei non avesse smesso di cantare. Allora lei sen’era fregata, e loro l’avevano picchiata. Da allora aveva smesso di cantare.
Penny si sentiva scoppiare. Sentiva come se dentro la sua scatola cranica un pezzo di vetro si fosse spezzato, e si fosse conficcato nella sua carne. Si sentiva lacerata. Come potevano aver fatto del male ad una ragazza, costringendola a smettere di fare ciò che più amava?  No, non gliel’avrebbe permesso, non più. Guardò Avril. I capelli biondi legati in una coda dietro la nuca, i suoi occhi grigi sotto quelle lenti spesse, parevano luccicare. Non poteva lasciare che accadesse di nuovo.
Le voleva bene, davvero, e non poteva sopportare il fatto che quei deficenti la facessero soffrire. Alzò lo sguardo per un attimo e guardò Eugene. Quell’idiota, si sentiva tanto superiore! No, no no. Lei non si sarebbe fatta mettere i piedi in faccia da lui, costi quel che costi.
 

 
Le restanti due ore furono un’accozzaglia di parole, dette a caso da un prof troppo noioso. Quando la campanella suonò,  Penny, Hayley e Avril uscirono insieme dalla classe. Incamminatasi nel corridoio, Penn si sentiva osservata. La notizia si era già sparsa in giro? Molti ragazzi nel corridoio la guardavano e bisbigliavano. ‘Sei famosa adesso, datti un tono’ Disse scherzosa Hayley.

Nemmeno a farlo a posta, Penn si raddrizzò e guardò dritta davanti a se. Poi si girò. C’era Eugene. Penny lo guardò glaciale e poi si rigirò, i capelli rossi che le ricadevano fino ai gomiti. ‘Wow’’ Dissero insieme Hayley e Avril. ‘Tu si che sei forte’ disse Av, e Hayley annuì. ‘Uh uh uh uh uh! M’è venuta l’ispirazione per una canzoneeeeee!’ disse Hayley., poi a voce abbastanza alta cantò ‘You go out in style… Yeah you go out in style!’ Penny restò sbigottita. Aveva una voce davvero bella, graffiante, le piaceva tanto. ‘Ma sei bravissima’ dissero insieme Avril e Penny. ‘naah, devo ancora imparare tanto’ disse Hay sorridendo. Si salutarono davati alla strada e ognuna prese la sua strada.



Durante il tragitto Penn pensò a ciò che le aveva cantato Hayley e ammise che effettivamente era stata una bella giornata.


<< You go out in style... Yeah you go out in style!>>

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Capitolo 5
*** if there's a future we want it now ***



1:40 pm

‘Toc toc’ fece Penny bussando alla porta di casa e, pochi minuti dopo, dalla vetrata situata nella parte superiore della porta intravide la folta chioma di sua madre, che era corvina a differenza della sua, Penny aveva preso da suo padre.
Quando aprì la porta subito le si catapultò addosso abbracciandola, come faceva sempre. ‘Com’è andata oggi, allora?!?’ chiese Amy, curiosa come sempre, e con un enorme sorriso stampato in viso.
Penny sorrise automaticamente al pensiero della giornata trascorsa con le sue amiche e fu felice di dire, per la prima volta con sincerità di avere trascorso davvero una bellissima giornata.

Dopo essere entrata lanciò la cartella sul letto della sua disordinata stanza, come sempre d’altronde. Mangiò un panino, mentre le immagini della giornata passata le scorrevano davanti, come un flashback infinito, guardato da una spettatrice esterna ma non troppo alla vicenda. Non le sembrava vero, tutto qui.
 
Quando finì di mangiare, prese in mano il telefono. ‘DUE MESSAGGI DA LEGGERE’ lampeggiava sul display. ‘chissà chi sarà, beh ora controllo’ pensò Penny, aprendo i messaggi.
Messaggio 1 : ‘Heyyyyyy Penn sono Hayley ;) hai programmi per il pomeriggio? Tanto per domani non abbiamo compiti, e, in ogni caso, domani troverò qualcuno che ti farà copiare quello che non hai fatto :P Daiiiii! Dobbiamo farti vedere un po’ la città! Dimmi si xx ‘
‘woow, che bello! Voglio uscire, voglio uscire voglio uscireeee! Ora chiedo a mia madre ;)’ rispose Penn a Hayley. Voleva davvero uscire, sapeva che con loro si sarebbe divertita.


Ora restava da leggere il secondo messaggio.
‘Ciao Penny. Volevo solo dirti grazie, grazie per tutto quello che hai fatto oggi, grazie per avere rischiato di essere in mezzo per me, e grazie soprattutto perché, anche se non ci conosciamo bene, ti sei comportata da vera amica, come nessuno si era comportato con me fino ad ora. Ehi, già mi manchi! Ti voglio tanto bene <3 Av’ le parole di quel messaggio sembrarono ripetersi nella mente di Penn all’infinito, soprattutto la parte che diceva -ti sei comportata da vera amica, come nessuno si era comportato con me fino ad ora- le veniva da piangere, le voleva davvero davvero bene e non avrebbe lasciato che stesse così male. Avrebbe trovato un modo per farla ricominciare a cantare, doveva. Un’idea le balenò in mente.

Doveva solo mettere tutto su carta, e il piano sarebbe andato a buon fine, ma non era ancora il momento per farlo. Intanto le rispose ‘anche io te ne voglio tanto, e non lascerò che ti succeda qualcosa<3’ le rispose, poi chiamò Hay, per avere informazioni per l’uscita.
‘Pronto Hay?’
‘Proonto’
‘sono Penny’
‘Ciao Penny!’
‘Volevo chiederti una cosa, dato che vuoi uscire, potresti dirmi qual è il programma così cerco di convincere mia madre per farmi uscire?’
‘Certo! Allora, avevo pensato di uscire, appuntamento alle cinque anche davanti a casa tua va benissimo,ti porto a fare un giro della città dato che sei nuova, ti faccio vedere il centro, i posti più famosi e ci prendiamo un gelato, magari lo diciamo anche ad Av, così usciamo noi tre. Che ne pensi?’
‘Woow, perfetto! Aspetta in linea che lo chiedo a mia madre, vediamo se la convinco’ disse abbassando il telefono e coprendo con la mano il microfono.
‘MAMMAAAAAA’ urlò da camera sua, in quel preciso momento era sdraiata sul letto. ‘che c’è Penny?’ chiese sua madre ‘Oggi a scuola ho fatto amicizia con due ragazze, una che si chiama Hayley e una che si chiama Avril, e oggi pomeriggio mi hanno chiesto di uscire insieme, appuntamento alle cinque davanti a casa nostra, facciamo una passeggiata e mi fanno vedere il centro della città, poi prendiamo un gelato, posso uscire con loro? Perfavoreeeeeee’ chiese con la voce più mielosa che poteva, implorandola.

Sapeva  che sua madre come sempre non avrebbe resistito alle sue moine (nessuno ci riusciva, era capace di fare sciogliere tutti come un ghiacciolo al sole con quella vocina dolce) e , dopo un paio di minuti sentì sua madre sospirare, e poi dire ‘E va bene.. Basta che ritorni per le otto, intesi?’ le disse sorridendo. Le piaceva vedere sua figlia felice, era tutto per lei. ‘Grazie mamminaaaaaaaaaaa ti voglio bene!’ le disse abbracciandola forte. ‘missione compiuta Hay!’ sussurrò trionfante all’amica
‘Brava, così mi piaci Penn! Ora avverto Av, che dici le dico di portare anche Evan? Ehi, ho visto come lo guardavi,e  come TI guardava!’
‘oddio..ma come cazzo hai fatto a capire tutto così in fretta?’ era sconcertata
‘intuito sorellina. Quindi si o no?’
‘..okay, solo se non può non insistere’
‘perfetto , alle cinque busserò a casa tua insieme ad Av, e forse ad Evan’
‘occazzo’
‘Tranquiiilla, andrà tutto bene’
‘eh, lo spero’
‘okay a dopo allora’
‘a dopo’
Quando chiuse la chiamata, il cuore le martellava nel petto.

Hay era davvero una brava osservatrice, si era accorta di tutto.


‘come TI guardava…’ come la guardava? Non se ne era accorta. Si sentiva così confusa, e stupida.


‘okay okay okay okay, che ore sono? Le tre e mezza. Perfetto, ora mi preparo e metto qualcosa di carino ma senza troppe pretese, e tutto andrà bene’ si promise.  In quel momento, in cui tutto sembrava vorticare attorno a lei, desiderò ardentemente che quelle due ore passassero in fretta.


Se c’era un futuro, lo voleva in quel momento.

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Capitolo 6
*** You make me feel like i've been locked out of eaven for too long. ***


‘you make me feel like i’m locked out of heaven for too long’

 
mezz’ora dopo Penny era nel panico più totale.
 
 
La sua camera da letto sembrava più una trincea di guerra che altro. Nel giro di mezz’ora aveva cominciato ad affastellare vestiti uno sull’altro sulla sedia della sua scrivania –il mio secondo armadio- diceva lei spesso. Sarebbe uscita con Evan, del quale non sapeva praticamente niente, e l’idea la terrorizzava.

Sentiva come un blocco all’altezza della cassa toracica, e sentiva il suo battito cardiaco martellare al suo interno. Pensava che quelle che stava sentendo nello stomaco, più che farfalle erano rapaci giganti. La voce di Hayley, quello che si erano dette, le sentiva come voci confuse nella sua testa, che echeggiavano e la confondevano
Aveva un’ora per prepararsi, e , cosa più importante, per mettere ordine nella sua mente, che ora come ora sembrava più un groviglio di nodi che un cervello. ‘qualcosa di carino, ma senza troppe pretese’ si ripeteva. ‘che mi metto?’ pensò per cinque minuti, poi le venne finalmente un’idea. Aprì l’ultimo cassetto del suo armadio e prese la sua amata magiletta nera con le borchie sulle spalle, che sbucavano dai capelli rossi che le ricadevano sulle spalle, dei pantaloni strappati sempre neri, e un paio di converse rosse che aveva da un paio di anni, ma che lei adorava ancora.
Decise che era meglio farsi una doccia prima di uscire, e magari approfittarne per lavarsi i capelli.
Sotto la doccia il tempo sembrò rallentare, tendersi come un elastico per poi ritornare senza forma, perso, come un morbido otto coricato. Sotto la doccia, si sentiva finalmente rilassata, sentiva che i nervi le si stavano sbrogliando piano, a uno ad uno.
 
 Lavatasi i capelli, uscì dalla doccia e controllò l’orario. Erano le.. cinque meno venti. ‘LE CINQUE MENO VENTI???? MA.. TRA VENTI MINUTI ARRIVANO HAYLEY AVRIL E.. EVAN..E IO ANCORA NON SONO PRONTA. AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH’ panico, panico di nuovo.
Prese il primo asciugamano che le capitò accanto e lo avvolse attorno ai suoi capelli ancora fradici, dopodiché si mise a camminare velocemente verso la sua camera, per prendere i vestiti. La fretta fu tale, che inciampò con il tappeto di camera sua e, senza accorgersene, si ritrovò –fortunatamente- a volare sul suo letto morbido.
 
‘Penny che succede?’ chiese sua madre, vedendola correre ad una velocità che credeva impossibile per la stanza. ‘niente mamma’ disse lei di rimando, e, istintivamente, iniziò a ridere nervosamente, si sentiva così felice\confusa\incasinata\stupida . Dopo essersi infilata i vestiti, e dopo aver affrontato una lotta all’ultimo sangue per mettersi le Converse, corse verso il bagno, di nuovo. Si tolse l’asciugamano che aveva in testa, prese il pettine e cominciò a pettinarsi i capelli con tale velocità che rischiò di strapparli. Ma non le interessava, era esagitata, terribilmente felice e ansiosa, si sentiva una schizzofrenica in preda ad un attacco di panico, e in tutto ciò si ritrovò a sorridere come un’ebete. Dopo essersi pettinata i capelli e ‘’asciugati’’ alla buona si guardò allo specchio. ‘Mmh. Presentabile’ pensò. Poi andò in camera sua e mise all’interno di un suo zainetto nero il cellulare, l’ipod, il portafogli e la macchina fotografica. Finalmente aveva finito. Che ore erano? Controllò il suo orologio, erano le cinque in punto. ‘RECORD, me lo ricorderò’ disse sorridendo.
 
Dopo andò in salone, ad aspettare l’arrivo dei suoi amici. Nel mentre, si mise a leggere uno dei suoi amati libri. Era un libro sulla psicoanalisi, che parlava di un ragazzo che viveva un rapporto difficile con il padre, che lo riteneva un inetto, e che scriveva di getto tutto ciò che provava. Penny si sentiva attratta da quel libro. Era come se quel ragazzo scrivesse tutto ciò che lei pensava, era anche molto ironico e la interessava particolarmente. Gli era stato consigliato dalla sua vecchia prof, e, immediatamente, i suoi vecchi compagni le avevano cominciato a fare le solite domande. ‘che palla mortale, come fai a leggerlo?’ ‘non hai davvero niente di meglio da fare oltre che leggere quello stupidissimo libro?’ ‘sei così sfigata che leggi tutti i libri che ci dice la prof, haha’. S            i sentiva lacerata, e mentre leggeva le pagine del libro, sentiva come se quelle voci le risonassero nella mente. Dopo un po’ smise, non riusciva a sopportarle.
 
 
Che ore erano? Hayley, che fine aveva fatto? Erano le cinque e mezza ormai. ‘puntuale, alle cinque busserò alla tua porta’ Lezione numero uno su Hayley Williams: essere in orario non era il suo forte, e lo dedusse facilmente.
‘okay, la chiamo’ pensò mentre prendeva in mano il cellulare.
 
 
‘Hayley?’
‘ehin Penn’
‘che fine hai fatto? Mi hai lasciato qui?’
‘MA SEI PAZZA? Ovvio che no, solo ho perso il primo autobus così stiamo venendo a piedi. Tra circa due minuti siamo lì, puoi aspettarci anche fuori dal portone’
‘okay ma.. chi siamo’
‘eheheh lo sapeeeevo che mel’avresti chiesto’
‘..allora?’
‘aspetta un attimo’ disse hayley, e Penny la sentì mentre diceva che doveva dirle una cosa importante e che quindi andava un po’ avanti.
‘indovina?’
‘sputa il rospo Hayl, mi fai stare in ansia così!’
le sembrava ancora impossibile come fosse riuscita ad acquistare una tale confidenza nei confronti di una ragazza conosciuta da così poco tempo.
-è hayl, è speciale- pensava.
‘allora.. tieniti forte, evan è con noi, ha accettato sinceramente felice di uscire con noi e.. appena ho detto Penn, ho visto qualcosa nei suoi occhi.. sembrava brillassero’
……………………….
‘………………………’
‘scherzi…………vero?’
‘no sono seria penn.’
‘okay okay okay okay okay okay okay okay okay okay aiuto’
stava per sentirsi male.
‘Penn, respira okay? Va tutto bene, ci sono qui io per te, tranquilla’
‘okay.. sono preoccupata’
‘tranquilla. Ah, vedo il portone di casa tua. Esci ‘
‘va bene allora a tra pochisssimo’
‘a tra poco.’
Stava per sentirsi male, le girava tutto attorno, si sentiva terrorizzata. Ma doveva uscire.
‘MAMMAAAA STO USCENDO OKAY? HAYLEY E AVRIL SONO FUORI DAL PORTONE’ urlò a sua madre che le rispose ‘OKAY NON FARE TARDI A DOPO’.
Prese il suo zainetto ed uscì dal potico.
 
 Davanti a casa sua vide tre persone: la solita ragazza dai capelli rossi, che sembrava sua sorella, la sua compagna di banco e..e.. lui. Lui che in un secondo, riusciva a farle mancare il terreno sotto i piedi.
 
Prese un respiro, e gli andò incontro. Sentiva che stava per collassare. ‘ciao Hayley, ciao Avril’ disse alle sue amiche, mentre le baciava sulle guance. Poi guardò il ragazzo negli occhi per un secondo, che sembrò perdersi nel nulla.
 
Si sentiva persa, in quel mare verde dei suoi occhi. ‘ehm.. ciao’ gli disse timidamente, sorridendo mentre percepiva la sua pelle bruciare.
‘ciao’ le disse lui  sorridendo di rimando,con una voce calma, ma che le riecheggiò nella mente per una manciata di secondi.
 
In quel momento, arrivò Av a spezzare l’imbarazzo, e a spezzare quel silenzio creatosi. ‘Penny lui è Evan, Evan lei è Penny’ disse con voce entusiasta.
Penny sorrise ancora, mentre le guance le andavano a fuoco.
, e lui le sorrise ancora, mentre la guardava con quei suoi occhi verdi. In quel momento, non riusciva a sentire più alcun rumore. Tutto sembrava statico, e perfetto. Penny si sentiva così.. non lo sapeva, non aveva mai provato niente del genere. Doveva riuscire a farsi un idea almeno parziale di come si sentiva in quel momento.
 
 
Lei si sentiva.. quando Evan la guardava, si sentiva come se fosse rimasta bloccata fuori dal paradiso per troppo tempo, e in quell’istante le porte si fossero.


-spazio dell'autore:

Ciao a tutte, scusatemi se fino ad ora non ho pubblicato i capitoli con la stessa frequenza di prima ma sono tartassata perennemente da prof che vogliono che io studi per gli esami, e casini vari. Comunque (so che non vi interessa, ma fa lo stesso u.u) Io mi chiamo Luna, ho tredici anni e ho preso ispirazione per la mia ff principalmente da mie esperienze-emozioni, che faccio vivere a Penn in prima persona. Spero vi piaccia,




-Luna 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Heart attack ***


 

I’m putting my defenses out
‘cause i don’t wanna fall in love
and if i ever did that
i think i’d a heart attack

                                                  ***
Era in trance.
 
Si sentiva paralizzata, inchiodata al terreno da una forza di gravità cattiva, che la faceva sentire pesante, ma leggera contemporaneamente.
 
Era persa nel vuoto, sembrava che tutto stesse cominciando a girare troppo velocemente. Doveva svegliarsi.
 
Okay, basta. Basta. Basta.
Doveva svegliarsi.
 
ADESSO
Stupida, stupida, stupida!
 
‘Ehm..cia..CIAO!’ Disse con un tono di voce di un’ottava superiore al normale.
 
STUPIDA STUPIDA STUPIDA STUPIDA STUPIDA.
 
Non riusciva a guardarlo negli occhi, era spaventata. Alzò un secondo lo sguardo, Evan la guardava.. sembrava..Divertito.
Era ovvio che avesse captato il suo imbarazzo, più, che ovvio.
Dire che Penn diventò del colore dei suoi capelli in viso era poco.
 Il silenzio cominciava a farsi fastidioso, e l’imbarazzo di Penn cresceva, secondo dopo secondo, come il panico della ragazza
 
‘ALLOOOORA RAGAZZIIIII DOVE ANDIAMO DI BELLO?’ chiese Hayley.
 
-DIO BENEDICA HAYLEY WILLIAMS -Pensò Penn.
 L’aveva vista in imbarazzo e l’aveva salvata, di nuovo.

Dopo questa, le sarebbe stata riconoscente a vita, sicuramente.
 Mentre Hayley cominciò a parlare con i ragazzi, elencando i numerosi posti che avrebbero potuto visitare togliendo così l’occasione di mettere la ragazza in imbarazzo, Penn le indirizzò uno sguardo di riconoscenza pura, e mimò un ‘grazie’ silenzioso sulle sue labbra.
‘Quindi, Penn, dove andiamo?’ chiese Av, con la sua vocina tenera.
‘non lo so, fate voi..’ rispose lei
 
‘Perché non andiamo al centro, potremmo prendere un gelato da Mile’s, e passeggiare. Ti va , Penn?’ ..lui. Perché quando lo sentiva parlare le vorticava la testa? Non capiva niente, niente di niente.  E doveva rispondere in fretta, preferibilmente senza fare brutte figure.
 
-Cosa provo?- -..non lo so, non lo so- -Riconosci l’emozione. Devi- -CONFUSA, CONFUSA, CONFUSA- -beh.. è un inizio.- Cercare di azzerare il panico con questo monologo non funzionò del tutto, ma la calmò un pochino.
 
‘A.. me va bene!’ Disse alla fine, sorridendogli, e cercando di guardarlo negli occhi per cancellare un po’ di paura.
 
‘Perfetto allora’ Lui le sorrise, un sorriso non sornione, ma sincero.
E la rese euforica, in un batter d’occhio. Penn si guardò in giro, i quattro ragazzi erano a semicerchio, e la fissavano sorridendo.
-Un buon inizio. Ora alza le difese, e non imbambolarti- disse tra se e sé.
 
‘Il centro non è molto lontano da qui, andiamo a piedi?’ Suggerì Hayley
‘Okay, andiamo?.. peccato che non so da che lato è.. ‘ disse Penn, sorridendo un po’ imbarazzata.
‘E’ di là..Andiamo’ dissero all’unisono Av e Evan indicando verso il lato destro della strada, da casa di Penn.
Cominciarono a camminare, parlando del più e del meno. Il solito : materia preferita, gruppo preferito, cosa ti piace fare nel tempo libero, la solita tiritera di argomenti stupidi. Penny fu sorpresa dal fatto che lei e evan avevano moltissimo in comune, entrambi amavano leggere, stesso genere musicale, anche lui amava molto l’inglese e la letteratura.
‘Sei proprio simpatica, sai?’ le disse Evan sorridendo.
 
3..2..1 morte cerebrale.
Penny avvampò violentemente, e sapeva che ciò era più che visibile.
-ALZA LE DIFESE, NON FAR LA DEFICIENTE – si disse, cominciando poi ad imprecare mentalmente.
 
‘Ehm.. Grazie! Anche tu sei molto simpatico’ gli disse rivolgendogli un sorriso timido.
Si girò verso di Hayley, per nascondere l’imbarazzo, che le fece l’occhiolino.
Non si era accorta che ormai avevano raggiunto una grandissima piazza circolare, strapiena di botteghe, negozi e Bar.
Dopo un breve giro panoramico, in cui Avril fece da cicerone spiegando quali erano i negozi principali e più conosciuti insieme a Hayley, si diressero verso un bar.
Non era molto grande, ma dalle grandi vetrate azzurre si poteva scorgere benissimo un espositore  di gelato con milioni di gusti,  tutti molto invitanti.  Sulla parte superiore del locale vi era una grande scritta in neon, blu , ‘ MILE’S’ , mentre all’esterno vi erano dei tavolini per quattro in ferro battuto, davvero carini. Intuì che si sarebbero seduti lì. Entrando, Il campanellino legato alla porta emise un leggero tintinnio.
‘buon giorno’ dissero tutti e quattro all’unisono.

Scelsero ognuno il proprio gelato, ed andarono a sedersi proprio in uno di quei tavolini fuori da Mile’s. I minuti che seguirono passarono discutendo di quanto fosse buono il gelato, di come i professori solitamente si approcciavano con gli alunni, quelli più simpatici\antipatici eccetera.
 
Quando Evan cambiò argomento.
 
‘E.. volevo dirti una cosa’ sussurrò lui.
Tum,tutum,tum,tutum,tum,tutum,tum,tuujsbvdjvhghdfsgh
 
‘..Dimmi..’
‘Oggi.. ti ho vista. Hai salvato la mia Av, non ti sarò mai riconoscente abbastanza, mai. Sei davvero grande, non ho mai visto qualcuno ribellarsi così a lui. Grazie,
grazie davvero’
 
TUMTUMTUMTUMTUMTUMTUM
 
‘Oh..Di..Niente. Non potevo permettere che le facessero del male. La conosco da così poco ma le voglio così bene’
 
‘Si vede che sei una ragazza davvero forte’
 
 
TUUUUUUUUUUUUUUUUUM..
 
Okay,okay okay Okay,okay okay Okay,okay okay
 
Okay,okay okay Okay,okay okay Okay,okay okay
 
‘Grazie mille, davvero’
 
Paralizzata. Battito cardiaco a mille, ma contemporaneamente lentissimo.  Farfalle ( o forse tarme, si, sembravano più quelle) nello stomaco. Confusione paurosa in testa, stordimento.
 L’autoanalisi dei suoi sentimenti continuò per un’altra manciata di minuti, per poi giungere ad una conclusione.
 
No, no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
No, no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
No, no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no no
 
Non poteva essere vero, NO.
 
Invece..era..innamorata..
 

5..4..3..2..1……Attacco cardiaco.
 
 
 
 

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