Atlandia- La battaglia finale

di RobyLupin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap 1- Il sogno ***
Capitolo 2: *** Cap 2- Atlandia ***
Capitolo 3: *** Cap 3: Ricordi- parte I ***
Capitolo 4: *** Cap 4- Il risveglio ***
Capitolo 5: *** CAP 5: Ricordi- parte II ***
Capitolo 6: *** Cap 6- La Sacra Genesi & Epilogo ***



Capitolo 1
*** Cap 1- Il sogno ***


CAP 1: IL SOGNO

≈FLASHBACK≈

Apollo era seduto sul solito ramo del suo albero preferito. Rifletteva. Su cosa, nemmeno lui lo sapeva esattamente: i pensieri vorticavano nella sua mente senza nessun ordine, creando una confusione tale da fargli venire un gran mal di testa. Tra l’altro, non ne capiva il motivo, ma tutte le volte che cercava di venire a capo di almeno uno di quei fili ingarbugliati che erano i suoi pensieri, l’unica immagine a cui arrivava era il viso di Silvia, legato ad una strana sensazione nella zona dello stomaco che proprio non riusciva a spiegarsi: fame non era. Ma, allora, cosa?
Con tutti quei pensieri che gli vorticavano in mente, non capì mai come era riuscito ad addormentarsi.

Correva in mezzo al bosco, rincorrendo una figura ormai lontana. Non riusciva a capire chi fosse.
Per la parte razionale della sua mente, quella era solo una sagoma indistinta e ormai irraggiungibile. Meglio lasciarla perdere, non valeva la pena fare lo sforzo di seguirla.
Ma per l’altra parte della sua mente – la maggior parte in effetti – quella sagoma indistinta era letteralmente come l’aria: ne aveva un bisogno spasmodico, come se senza non riuscisse a vivere.
Per questo motivo, spinto da un istinto quasi primordiale, continuava a correre.
Ma più correva, più si rendeva conto che, intorno a lui, tutto stava diventando nero come la notte. Ben presto si ritrovò immerso in un’oscurità assoluta. L’unica fonte di luce era la misteriosa figura che continuava imperterrito ad inseguire.
Ebbe un tuffo al cuore quando si rese conto che, miracolosamente, si stava finalmente avvicinando al suo obiettivo.
Man mano che avanzava poi, cominciò a distinguere la figura nel suo insieme.
Era evidentemente una donna, voltata di spalle. Era bionda, e i lunghi capelli che cadevano sciolti fino a metà schiena gli parvero più splendenti dell’oro, e, sicuramente, molto più preziosi.
Stava completamente immobile, avvolta nel suo vestito rosa e bianco. A pochi metri di distanza, finalmente Apollo si decise a fermarsi. La fissò, immobile.
“Silvia.” Si sentì dire.
“Apollo.” Mormorò lei.
Lentamente, prese a voltarsi. Apollo fece a malapena in tempo a vedere i suoi occhi blu carichi di paura prima che lei iniziasse ad essere trascinata via da una forza sconosciuta.
“Silvia!” Urlò.
Lei gli tese la mano, chiamandolo disperata.
“Apollo! Apollo ti prego! Non lasciarmi! Non lasciarmi sola, non di nuovo!” Piangeva. Alla vista delle sue lacrime, il ragazzo avvertì un forte dolore al petto, come se gli fosse stato strappato il cuore.
Tentò di seguirla, ma, per quanto ci provasse, Silvia anziché avvicinarsi, si allontanava sempre di più.
Poi, un’altra figura si frappose tra loro due.
Sirius.
“Maledetto animale, è inutile che la segui. IO sono il vero Apollonius! Lei è solo mia! Ricordatelo bene!”
E scomparve, portando Silvia via con se.
Nelle orecchie di Apollo, rimanevano le urla disperate della ragazza.
Si accasciò a terra. Toccava a lui piangere ora. Calde lacrime gli rigavano il viso. Sembravano interminabili.
“Ti riporterò indietro.” Sussurrò il ragazzo più a se stesso che ad altri. “Ti riporterò indietro. Hai sentito Sirius? La riporterò qui da me. Te lo prometto.” Sorrise. Un sorriso senza gioia. Poi, il suo sguardo si fece nuovamente triste. “Silvia!!!!!!!” Urlò al vento.

“Silvia!” Urlò svegliandosi di soprassalto e cadendo dal ramo per lo scatto improvviso. “Maledizione.” Sbraitò. “Era solo uno stupidissimo sogno!”
“Non dovresti denigrare i sogni.” Disse il comandante Fudo sbucando del nulla.
“E perché? A te che importa?” Lo aggredì il ragazzo.
Fudo lo ignorò.
“I sogni sono la proiezione del nostro inconscio: di tutti i nostri desideri, delle passioni, dei sentimenti più nascosti dentro di noi. Spesso, anche delle nostre paure.”
“Delle nostre paure?” ripeté Apollo. “Che intendi dire vecchio?”
Il comandante lo fissò intensamente.
“Ricorda: i sogni possono realizzarsi.
Le tue paure possono realizzarsi.
Sta a te, e solo a te, non farti sopraffare dalle emozioni e combatterle.”
“Combatterle?!?”
“Presto le tue paure più profonde diverranno reali.
Non scappare di fronte a loro.
Combatti e torna vincitore.” Concluse andandosene.
Apollo lo guardò svanire in lontananza, confuso. Come sempre non riusciva a comprendere le parole del vecchio.
“Le mie paure? Assurdo. Io non ho paura di niente.” Sbottò voltandosi e incrociando le braccia dietro la testa.

≈ FINE FLASHBACK ≈

Apollo ora era seduto nel vector sol, osservando il portale che lo avrebbe condotto ad Atlandia da lei. Ora capiva le parole di Fudo. Che stupido era stato a non dargli retta. Sarebbe dovuto stare più attento. Più attento a lei.
Ma ormai era tardi: il suo sogno si era realizzato: Silvia era stata rapita da Sirius. Lui gliel’aveva portata via.
Così, anche la sua paura più grande si era realizzata: lei non c’era più.
Ma avrebbe fatto come gli aveva detto il vecchio. Avrebbe combattuto la sua paura e avrebbe vinto. A qualunque costo. Anche se fosse morto nel farlo.
Perché non aveva altra scelta.
Perché doveva farlo.
Per lei.





Ciao!!!
Per la vostra gioia (Questo lo dici tu... -_-' ndtutti Brutti... >.< nda) sono tornata con una nuova fic! E, sempre per la vostra felicità, non è una one-shot stavolta, ma è una fic a più capitoli! Ahhhhh, sento già le vostre urla di giubilo immenso... (Ma questa è pazza! O.o'''' AIUTO!!!! HELP!!!! QULCUNO CI SALVI!!! ndtutti-molto-sul-disperato). Comunque, sappiate che la storia è già finita, quindi cercherò di postare il più regolarmente possibile (ovviamente, tutto dipendarà dai miei impegni scolastici... Grrrr... Quanto sto odiando i miei prof... è.é). Inoltre, so che i capitoli non saranno molto lunghi, ma capitemi: questa è stata la mia prima fiction lunga, scritta molti mesi or sono, perciò cercate di non pretendere troppo... XD

Ora vi lascio commentare in pace.
Baci ^^

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Capitolo 2
*** Cap 2- Atlandia ***


CAP 2: ATLANDIA

Apollo guardava bramoso il portale. Tra poco l’avrebbe raggiunta. Ma qualcuno si mise in mezzo di nuovo. Stavolta non era Sirius…
“Apollo.” Era Reika. “Apollo, Tsugumi non ce la fa più dobbiamo usare il teleport-change. Deve tornare alla base.”
“Perderemo troppo tempo.” Protestò lui.
“Apollo! Non possiamo portarla con noi! Capisco quello che provi…”
“Non puoi capire.”
“C’è Sirius là Apollo! Ti assicuro che capisco meglio di chiunque altro quello che provi.”
Le parole colpirono il ragazzo nel profondo. Ma non era la stessa cosa.
Sirius aveva scelto di andarsene. Silvia era stata costretta con la forza.
No, decisamente non era la stessa cosa.
Ma non lo disse a Reika.
In fondo, seppur in modo diverso, anche lei stava soffrendo.
Anche lei voleva andare ad Atlandia.
Anche lei voleva raggiungere la persona amata.
“Apollo… Silvia aspetterà ancora qualche secondo… Ma se Tsugumi viene con noi, non credo sopravvivrà.”
“D’accordo. Però sbrigatevi.” Disse lui dopo qualche secondo.
“Grazie Apollo… Sophia.”
“Sono qui Reika. Teleport-change per Tsugumi. Pierre.”
“Sono pronto. Per te, Chloe.”
Così il teleport-change fu attivato, e i tre element poterono finalmente attraversare il portale.
"Sto arrivando Silvia"

"Apollo."
Il pensiero colse Silvia all’improvviso, mentre fissava dalla finestra della sua stanza la battaglia che si stava svolgendo appena fuori da Atlandia.
I vector dell’Esercito delle Nuove Nazioni Unite stavano combattendo contro dei Cherubin guidati dagli Angeli delle Tenebre, che, nonostante la tecnologia impiegata, sembravano comunque avere la meglio (per dire quanto questi vector sono inutili secondo me! nda).
Silvia appoggiò la mano destra sul vetro e chiuse gli occhi, concentrandosi..
"Apollo. Stai arrivando. Lo sento."
“Cosa stai facendo sorella?” Le chiese Sirius entrando nella stanza.
Silvia non si voltò, ma aprì gli occhi.
“Nulla fratello. Pensavo.” Rispose con una freddezza del tutto nuova per lei.
Fino a pochi giorni prima, non avrebbe mai pensato che avrebbe potuto trattare così il suo adorato fratello. Ma, in fondo, quello non era più suo fratello: era solo una brutta copia plasmata dagli Angeli. Plasmata da Toma.
“Silvia.” Mormorò lui ferito dal suo tono. (O poverino, mi sto commuovendo… Ma vai a cagare principe dei miei stivali! nda). Poi si riprese, e sorrise. “Silvia, presto ti abituerai a stare qui. Questa è la tua casa. La nostra casa. È questo il posto che ci appartiene di diritto.”
“Lo dici tu questo.”
“No Silvia. Lo dice il nostro sangue. Il sangue di Apollonius. L’anima di Apollonius.” Aggiunse portandosi una mano al petto e sorridendo.
“Ma abbiamo anche il sangue di Celiane! Lei era umana fratello! E Ali del Sole…” Si interruppe."Ali del Sole non sei tu! È Apollo! Possibile che tu sia così cieco fratello?"
“Celiane è stata solo un tramite Silvia. Un tramite che ha permesso a noi e alla nostra stirpe di nascere. Lei non conta.”
“Come sarebbe non conta? Come puoi dire una cosa del genere? Apollonius l’amava!”
“E ha commesso un errore. Ha abbandonato la sua patria per un’umana.” Caricò di disprezzo l’ultima parola. “Ma, alla fine, il cerchio si chiude. Io e te siamo qui Silvia. I suoi discendenti sono tornati a casa.” Silvia lo guardò con un odio nuovo, ma non disse niente. Sirius allora le si avvicinò, provando ad abbracciarla. Lei lo respinse, e lui la osservò pensieroso. “Presto capirai anche tu Silvia. E mi ringrazierai.”
“Mai fratello. Mai.” Rispose lei in un sussurro, voltandosi di nuovo verso la finestra. "Non potrai trattenermi per sempre. Io me ne andrò. Con Apollo."
“Vedremo.” Rispose Sirius interrompendo i suoi pensieri. “Ma ora vieni con me.”
”Dove?” chiese lei
“Da qualcuno che conosci da dodicimila anni.”
“Non starai parlando…” Disse pianissimo la ragazza voltandosi di nuovo. I suo occhi erano carichi di paura.
Sirius sorrise.
“Esatto. Devo portarti da Toma.”
“Stai scherzando! Non oserai portarmi veramente da quel… quel… mostro!” Sbottò Silvia sinceramente sconvolta.
“Silvia, Toma non è malvagio. Vedrai che…”
“No Sirius! Ma non capisci? Non puoi portarmi volontariamente da Toma! Non ti riconosco più! Ti hanno fatto il lavaggio del cervello qui dentro! E quel che è peggio, tu non sembri rendertene conto.” Gli afferrò con forza un braccio, scuotendolo, cercando di riportarlo alla realtà. “Non puoi farmi questo fratello!”
Lui fissò i suoi occhi nei suoi.
Per un brevissimo quanto futile istante, Silvia credette di scorgere negli occhi del fratello, il Sirius a cui lei voleva bene. Quell’istante di illusione fu troppo breve per lei.
“Un giorno capirai.” Ribadì il principe.
Silvia, abbassò la testa, sconfitta.
“Non ti seguirò mai.” Ribadì la sorella con voce rotta.
“Lo dici tu.” Disse lui colpendola di sorpresa alla testa.
Silvia cadde a terra svenuta. Una lacrima le rigò il viso appena prima di perdere i sensi.
Aveva perso la sua famiglia.
Aveva perso suo fratello.
Per sempre.

Quando rinvenne, Silvia si ritrovò in un ampio salone. Lentamente, si alzò a sedere, massaggiandosi la testa dolorante.
“Ben svegliata Celianee.”
Silvia scattò in piedi. Conosceva quella voce. Quante volte l’aveva sentita nei suoi ricordi? Quante volte aveva visto il proprietario volare sopra di lei, combattendo contro il suo amato di dodicimila anni prima?
“Toma.” Ringhiò. Davanti a lei, impeccabile nella sua lunga veste, stava proprio lui, l’Angelo delle Tenebre che aveva distrutto la sua vita passata, e che ora, sembrava deciso a distruggere anche quella presente. “Maledetto.”
L’Angelo sorrise beffardo.
“Suvvia Celiane. Dopo dodicimila anni, ancora mi odi?”
“Sempre e comunque Toma.”
“Tuo fratello non è di quest’idea mi sembra.”
“Solo perché lo hai plagiato, maledetto.”
“No Silvia, non è così.” Intervenne Sirius che, fino a quel momento, era rimasto in disparte. “Toma non mi ha plagiato, mi ha aperto gli occhi. E ora li aprirà anche a te.” “Che intendi dire?”
“Che ora ti racconterà la nostra storia. Ti racconterà quello che avvenne dodicimila anni fa. Ti dirà tutta la verità.”
“Si Silvia, vi dirò la verità. Ma non ora.” Sirius lo guardò sorpreso. “Dobbiamo aspettare l’ultimo ospite. Apollonius sta arrivando.”
Sirius lo guardò sbigottito.
“Che intendi dire? Mi avevi detto…” Non potè terminare la frase, perché con un gesto della mano, Toma lo immobilizzò, facendo lo stesso con Silvia.
“Stupidi essere senza ali. Così irascibili, vanitosi, pieni di dubbi… È così facile ingannarvi.” Sorrise. Poi si voltò verso Silvia. “Lo senti vero? Ali del Sole presto sarà qui. È così stupidamente umano ormai… Che triste destino, non trovi? Verrà qui per tentare di salvarti, e invece finirà come un topo in trappola. Per la seconda volta morirà per voi.”
“Noi? Che intendi dire?” Chiese Sirius confuso.
“Lo scoprirete presto.” Rispose Toma col suo solito tono beffardo.




Hallo!!!
Ma che bella giornata che è oggi!!! E sapete perchè? (No e non ce ne potrebbe fregar di meno! ndtutti Vabbé, io ve lo dico lo stesso! ^^nda) Perchè, per la prima volta in quasi un mese, oggi non devo studiare una mazza!!! Ninete, nada, nisba, nient!!! Ahhhhhhh, che meraviglia lalibertà!!! Così ho deciso di aggiornare... Però devo chiedervi un favore ora: Vedete questa scritta qui in basso? Qui sotto, quella che dice: "Vuoi inserire una recensione?"?? Bene, cliccateci sopra e ditemi cosa ne pensate della mia fic... Critiche, complimenti, tutto ciò che vi passa per la testa, basta che recensite!!!! Per favore..... *.*
Ora vi saluto!
Baci

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Capitolo 3
*** Cap 3: Ricordi- parte I ***


Doc

Doc

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*Roby si guarda attorno cauta, controllando che non ci sia nessuno armato di ascia pronto ad affettarla.*

Ciao a tutti!! *Nessuno fiata in quanto non c'è nessuno* Non so quanti di voi seguissero questa fiction, ma, per quelli che lo facevano, gomen-nasai! Non l'ho mai abbandonata (anche perchè è già conclusa da eoni, quindi c'è poco da abbandonare), ma tra le fiction nuove da seguire, la maturità e le vacanze, non mi è più venuto in mente di aggiornarla. Sono un disastro, lo so... Ontoni Goman!! ^^''''

Comunque, per quello che vale, ecco qui il terzo capitolo. è il mio preferito, perciò ditemi che ne pensate!

Intanto, un ringraziemento a RUBY e a glod_drangon, che hanno commentato lo scorso capitolo!!

Buona lettura!! ^^

CAP 3: RICORDI- parte I



L’Aquarion Sol abbatteva nemici su nemici quel giorno, trascinato dall’energia sprigionata dall’element di testa, che pareva combattere come un automa.
Apollo quel giorno, aveva un unico obiettivo che lo spingeva ad andare avanti: raggiungere Atlandia. Sentiva che la sua Silvia era là, e ci sarebbe arrivato ad ogni costo.
Era ormai alle porte della città degli Angeli, quando ebbe uno strano presentimento. Una forza che gli sembrava di conoscere bene. O, meglio, che una parte di lui parve riconoscere.
Si voltò, trovandosi davanti ad un Cherubin.
Strinse gli occhi: un Angelo delle Tenebre lo stava guidando. Ma non era Toma…
“Finalmente ci rincontriamo, Ali del Sole.”
“Moroha.” Ringhiò Apollo. “Che ci fai tu qui?”
“Mi deludi, Apollonius. Dopo tutti questi anni… Credevo che ti avrebbe fatto piacere rivedermi.”

“Che stai dicendo? Perché mi chiami così?”
“Non ricordi? Eppure mi conoscevi bene…”
Inaspettatamente, il Cherubin tentò di colpire l’Aquarion con una lunga lancia. Apollo riuscì miracolosamente a parare il colpo proteggendosi con le braccia, ma…
“Apollo, che ti succede?” Chiese allarmato Pierre. Apollo aveva uno strano sguardo assente, come se non stesse più con loro…
Come se stesse guardando lontano…

˜ FLASHBACK ˜
L’Angelo si guardò intorno annoiato. Era stanco.
Stanco di fare sempre le stesse identiche cose ogni giorno.
Stanco di combattere una guerra che non lo interessava più.
Stanco di massacrare gli esseri umani.
Stanco, perché non capiva più la furia omicida che sembrava così presente negli altri suoi simili.
Ecco, stanco…
“Cosa stai facendo Apollonius?” Una voce attirò la sua attenzione.
“Moroha, anche tu qui?” Rispose voltandosi verso di lui.
“La mia ultima battaglia si è conclusa vittoriosamente. Sono tornato a portare le mie offerte all’Albero della Vita.” Spiegò mostrando un ammasso di persone svenute che, molto presto, si sarebbero unite all’Albero, fornendo così il loro prana alla stirpe angelica.
Apollonius dovette trattenere un moto di disgusto. Si stupì: da quando gli importava di quegli esseri inutili? Cercò di fingersi interessato.
“Sono molti questa volta.”
“Trovi? Beh, si, ho fatto una buona caccia oggi… Tu piuttosto Apollonius, che cos’hai ultimamente? È da molto che non ti vedo uscire da qui. So che Toma è preoccupato. E non è da lui. Così come non è da un Angelo tuo pari assentarsi dai campi di battaglia così a lungo.” Non era un rimprovero si accorse Ali del Sole, solo un’osservazione fatta da un amico. Poi ci pensò su: era davvero ancora un amico per lui? E Toma… Cos’era ora, Toma?
Si voltò verso l’Albero della Vita: lì erano cominciati i suoi mali, se così si potevano chiamare. Lì era accaduto il fatto che gli aveva cambiato la vita, che aveva fatto in modo che si ponesse certe domande. Era giusto attaccare gli umani? E ucciderli? E rubar loro il prana? Era forse giusto come gli avevano insegnato? O no?
“Non ho nulla, Moroha. Sono solo stanco.” Rispose alla fine. “Grazie per l’interessamento, ma non ho niente. Ho solo bisogno di riposo. Ma non temere, parlerò a Toma.”
L’altro parve soddisfatto.
“Molto bene Apollonius. Allora ti lascio solo.”
E se ne andò, portando via con sé gli esseri senza ali.
Apollonius non riuscì a guardarli. Si voltò nuovamente verso l’Albero, e di nuovo si ritrovò a pensare a quel giorno.
Il giorno in cui le aveva offerto la mano.
Il giorno in cui lei gliel’aveva afferrata.
Il giorno in cui aveva capito cosa significava amare.
Perché lui l’amava, ormai ne era certo. E anche lei l’amava. Lo sapeva. Se lo erano detti tante volte…
Da quando gli importava di quegli esseri inutili?
Semplice, da quando aveva incontrato lei.
Da quando aveva incontrato Celiane.
˜ FINE FLASCHBACK ˜

“Ricordi ora, Apollonius?” Chiese beffardo Moroha.
“Ricordo.” Rispose Apollo tornando alla realtà.
“Bene, Ali del Sole. Spero che tu sia contento di rivedermi allora. In fondo, sono passati dodicimila anni.”
“Come lo ha chiamato?” Pierre era allibito.
“Vuol dire che lui… Che lui è il vero Apollonius!” Reika sembrava un automa mentre lo diceva. Guardò Apollo, ripensando alle parole dell’Angelo. “Vuol dire che… Che quegli orridi esseri… hanno ingannato anche Sirius. Lui se n’è.. se n’è andato perché è stato ingannato da loro!” La rabbia della ragazza stava aumentando pericolosamente.
“Oh, certo, è sempre un piacere immenso incontrarti Moroha!” Ribatté intanto Apollo. “Ma sai com’è, ora ho di meglio da fare che starmene qui con te a chiacchierare… Credimi, mi piacerebbe davvero starmene qui ancora un po’, ma proprio non posso… Sarà per un’altra volta, magari…”
“Spiacente, Apollonius. Devi solo combattere contro di me ora. Non devi fare altro.”
“Non ho tempo per i giochetti ora, Moroha.” Sbraitò allora il rosso tentando di allontanarsi. “Mi sembrava di essere stato chiaro.” Il Cherubin gli sbarrò la strada.
“Se vuoi rivedere i tuoi amichetti Apollonius, dovrete prima sconfiggere me.” Ribadì Moroha.
“Maledizione!” Apollo era indeciso: voleva arrivare subito a Silvia evitando combattimenti inutili, ma come poteva fare a evitare quell’Angelo guastafeste?
“Apollo” Intervenne Reika improvvisamente “Lascialo a me.”
“Come?!?” Chiesero all’unisono gli altri due ragazzi.
“Lasciatelo a me.”
“Ma Reika…” Tentò di protestare il rosso.
“Niente ma, Apollo! Hanno ingannato Sirius! L’hanno portato via da me con un inganno! Non posso fargliela passare liscia!”
Forse furono la rabbia e la potenza che la ragazza emanava, forse fu la sua decisione, o, forse, semplicemente Apollo capì quello che provava. Fatto sta che rispose:
“D’accordo, Reika. Fallo nero, mi raccomando!”
“Contaci, Apollo! Grazie…”
La fusione si sciolse, permettendo così ai tre element di ricostituire la fusione nell’Aquarion Luna.
“Preparati, Angelo delle Tenebre! Pierre, Apollo.”
“Sono con te, Reika.”
“Va bene, Reika: Faian (help, non so come si scrive l’urlo di Pierre!!!!! nda)."
“Tre diventano uno: Freccia Infuocata dell’Inganno. Per te, Sirius.”
“E per Chloe. Vai, Reika…” Mormorò Pierre.
Reika scoccò la freccia. Puntò dritta al cuore.
“Lo prendi, Reika!” Urlò entusiasta Pierre. Mancava poco all’impatto.
“È troppo facile…” Ribatté piano Apollo.
E aveva ragione.
All’ultimo secondo, il Cherubin si spostò di lato, evitando così il colpo di Reika.
“Apollonius, sei più sciocco di quanto ricordassi.”
“Sei sempre stato tu lo sciocco, Moroha. Ma non te ne sei mai reso conto.” Apollo poteva quasi vedere i muscoli facciali dell’Angelo irrigiditi per la rabbia, e non poté non sentirsi soddisfatto della cosa. “Eravate tutti degli sciocchi, e non ve ne siete mai resi conto. Siete ancora così ciechi…”
“Ciechi, Apollonius? Sei tu che non comprendi il quadro generale della situazione. Non l’hai mai fatto. Non hai mai voluto guardare in faccia alla realtà.
Lo sciocco sei tu, non capisci? Hai tradito tutta la tua stirpe per un’insignificante senz’ali. Chi mai può essere più stupido di te, Apollonius?”
Apollo sorrise.
“Non hai mai capito cosa significa amare, Moroha.”
“Amore? L’amore di cui tu parli, quello per un’umana…” Sputò il termine come se fosse stato qualcosa di altamente tossico per lui “… è indegno e impuro! Un amore del genere è pericoloso. Guardati, Apollonius. Guarda come sei diventato debole a causa di quell’amore!”
“Non sai quanto ti sbagli Moroha… Non sai quanto sono più forte ora…”
“Lo vedremo, Apollonius!” Urlò lanciandosi contro l’Aquarion.
“Reika!” Urlò Apollo risvegliando la ragazza che, intanto, aveva ascoltato assorta i loro discorsi. Così come anche Pierre del resto…
“Si!” Rispose lei saltando per schivare il colpo. “Shurikan (si scrive così??? Help please!! nda) di luce!”
“Poveri illusi.” Mormorò Moroha quasi divertito schivando facilmente il colpo. Di nuovo, afferrò saldamente la lancia, e la lanciò
“Prevedibile.” Commentò Reika. Troppo presto.
Moroha, approfittando della distrazione della giovane, colpì con un’altra lancia l’Aquarion al petto.
I tre element urlarono di dolore, e la fusione fu spezzata. Erano svenuti.
“Più forte dicevi, Apollonius?
Quando eri ancora degno di essere chiamato Angelo, non ti saresti mai fatto battere in questo modo… Stolto che non sei altro, credevi veramente che un’insignificante senz’ali sarebbe riuscita a sconfiggermi?” Recuperò la lancia, e si avvicinò al Vectro Sol. Alzò l’arma, e sorrise “Finalmente, dopo aver atteso dodicimila anni sognando questo momento, avrò la mia vendetta.
La vendetta di tutta la mia stipe.
Addio, Apollonius!”

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Capitolo 4
*** Cap 4- Il risveglio ***


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Visto? Avevo promesso che avrei aggiornato in fretta, perciò eccomi qui! Ringraziamenti:

Himi87: Grazie tantissime per la recensione! Sono contenta che la fiction ti sia piaciuta!

Haimon: Ora arrossisco... ^///^ Grazie per i complimenti che mi fai sempre nelle recensioni, Haimon, sei troppo buono, davvero... ^///^

Ora vi lasico leggere in pace.

Ci vediamo al prossimo capitolo (che sarà migliore di questo, lo prometto. questo è solo un capitolo di passaggio...).

Baci^^

CAP 4: IL RISVEGLIO

“Finalmente, dopo aver atteso dodicimila anni sognando questo momento, avrò la mia vendetta.
La vendetta di tutta la mia stipe.
Addio Apollonius!”
La lancia calò… Mancava poco ormai, e avrebbe ottenuto la sua vendetta… Una vendetta tanto attesa da sembrare ormai irreale… Una vendetta che era stata lo scopo della sua vita… Ma…
“Moroha, fermati!”
L’arma si bloccò a pochi centimetri dal Vector. Il Cherubin si voltò verso la voce.
“Toma.” Sbraitò adirato. “Perché t’immischi?”
L’Angelo dal capo alato si avvicinò lentamente al Cherubin.
“Moroha, mi sembrava di essere stato chiaro.” Disse pacato.
“Sono tutte sciocchezze Toma, e tu lo sai!” Ribatté Moroha disgustato
Toma, dal canto suo, non si scompose minimamente.
“Non importa quello che ne pensi tu, Moroha. Il Divino Yohannes ha approvato il mio piano. Ali del Sole è mio.”
“Il piano non centra! Non sono uno stupido! So benissimo quello che hai in mente, Toma. E sai anche tu che…”
“Quello che io ho in mente non ti riguarda.” Lo interruppe l’Angelo dagli occhi d’ametista. “Consegna a me Ali del Sole. Subito. E poi torna a combattere là fuori. Qui non servi a nessuno.”
Moroha digrignò i denti: come si permetteva di trattarlo così? Lui? Un Angelo delle Tenebre della sua forza e importanza?
“Non funzionerà, Toma.” Ribatté deciso. “Dovremmo ucciderlo subito e basta!”
“Te lo ripeto per l’ultima volta: non è un tuo problema. Sta a me occuparmene da ora in poi.” Rispose per l’ennesima volta Toma in un tono che non ammetteva repliche.
Moroha abbassò il capo arrendendosi.
“Spero che tu sappia quello che stai facendo. Per il bene di tutti.” Fu il suo solo commento prima di alzarsi in volo per tornare sul campo di battaglia.
"So il fatto mio, Moroha. Non ti devi preoccupare di niente." Pensò l’altro.
Poi, si voltò verso i vector, sorridendo compiaciuto tra sé. Con un cenno della mano, li sollevò, portandoli al cospetto dell’Albero della Vita.

Il risveglio fu molto lento e confuso per Apollo.
Sentiva frasi lontane, come se non fossero altro che semplici echi che si insinuavano nella sua mente come pensieri appena sussurrati.
Pian piano però, la mente iniziò a schiarirsi.
I pensieri divennero voci, e gli echi si definirono.
Con gli occhi ancora chiusi, riconobbe una voce maschile a lui familiare, ma che non riusciva ad individuare.
Poi, una voce diversa.
Una voce che avrebbe riconosciuto sempre, anche se fosse stata affiancata da altre mille simili.
La voce angelica di una ragazza.
Ma non di una ragazza qualsiasi.
“Apollo!” Continuava a ripetere. “Apollo svegliati ti prego!”
Sentiva la disperazione della sua voce, il suo dolore.
Avrebbe potuto sentire le sua lacrime che scendevano sulle guance come se fosse stato lui a versarle.
"Silvia." Pensò lui.
Poi, quando il suo cervello fu abbastanza sveglio per elaborare il messaggio, spalancò gli occhi. Un unico pensiero continuava ad assalirlo: "Silvia è qui!"
Poi, un urlo di sorpresa.
Davanti a lui non c’era Silvia.
C’era Toma.


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Capitolo 5
*** CAP 5: Ricordi- parte II ***


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Ecco qui il quinto e penultimo capitolo. Ringrazio Haimon per il suo commento. ^^

CAP 5: Ricordi- parte II



“Toma!” Ringhiò Apollo guardando con odio l’Angelo davanti a lui.
“Sono contento che tu sia felice di vedermi… O, meglio, rivedermi, Apollonius.”
“Maledetto! Dove mi trovo?”
“Sei a casa, Apollonius.” Rispose pacato l’Angelo.
“Non dire assurdità!” Sbottò il rosso. “Dove sono? E dov’è Silvia? Ho sentito la sua voce! Dov’è lei?” Ribatté guardandosi attorno per quanto glielo permetteva il capo bloccato. L’unica cosa che riuscì a scorgere però furono i tre vector – Sol, Luna e Mars – fermi poco distanti dalle radici dell’Albero della Vita.
Toma, vedendo la sua espressione, sorrise.
“Vuoi sapere dov’è Celiane, Apollonius?”
“Voglio sapere dov’è Silvia.” Precisò lui.
“Eccola lì Celiane, Ali del Sole.” Continuò Toma ignorandolo. Si mosse di lato, accompagnando la mano per indicare due figure appese contro la parete nera.
Entrambe bionde, un uomo e una donna.
Sirius e Silvia lo guardavano senza dire una parola, spaventati e confusi.
“Silviaaaa!” Urlò lui tentando di libere le braccia senza riuscirci. Sembravano quasi inchiodate al muro. “Maledetto!” Continuò rivolto a Toma “Che le stai facendo? Perché non può parlare?”
“Vedi Apollonius, c’è una cosa che io non ho mai scordato. Una cosa che ti dissi un tempo, durante un combattimento. Mi stupisce che tu te ne sia scordato in questo modo.”
“Di che diavolo stai parlando? Perché l’hai portata qui?”
“Perché LI ho portati qui, vorrai dire.” Lo corresse l’Angelo.
“Che intendi dire?”
Toma sorrise beffardo.
“Prova a pensarci…”
Apollo lo guardò con odio, mordendosi il labbro quasi fino a farlo sanguinare. Di cosa parlava quel maledetto essere? A cosa doveva pensare? Cosa doveva ricordare? Perché aveva portato i due fratelli in quel luogo?
Fu come un’illuminazione.
Un lampo improvviso.
Un brivido percorse la schiena del rosso mentre i suoi occhi andavano fuori fuoco, portandolo lontano nei ricordi…

˜ INIZIO FLASHBACK ˜
Vide una donna a terra.
Piangeva disperata.
“Apollonius, Apollonius…” Continuava a ripetere.
Aveva cortissimi capelli biondi, e gli occhi di un azzurro profondo, immenso come il mare.
Lui la osservava dall’alto, e sentiva il suo cuore stringersi alla vista di quelle lacrime.
Una voce lo riportò alla realtà.
“Guardala bene, Apollonius, perché presto non potrai più farlo. La ucciderò con le mie stesse mani.”
Apollonius si voltò. Davanti a lui stava Toma.
“Non riuscirai a portarmela via, Toma.” Rispose tranquillo.
“È qui che ti sbagli, Apollonius. Prima o poi abbasserai la guardia, e ci riuscirò. È una promessa.” Concluse con il solito sorriso beffardo.
“Non puoi separarci, Toma. Nessuno può.”
“Lo vedremo.” Concluse lui con espressione folle.
Con uno scatto improvviso, si voltò verso il basso, verso Celiane, e le spedì contro una lama di luce.
La ragazza non ebbe il tempo di reagire. Vide la luce avvicinarsi sempre più, minacciosa. Urlò senza rendersene conto, preparandosi a morire.
"Addio Apollonius." Pensò.
Un’esplosione.
Una nube di polvere si sollevò da terra.
Toma esultò.
Troppo presto.
“Troppo facile, Toma.” Lo sfotté Apollonius.
La polvere si dissipò in fretta, lasciando vedere Celiane incredula per essere ancora viva e vegeta, protetta d una specie di barriera rossa.
“Sei… Sei riuscito a proteggerla.” Furente, si voltò verso il suo amato. “Come è possibile?”
“Ti avevo avvisato, Toma. Non riuscirai mai a portarmela via. Non ci potrai mai separare. È inutile…” Ma non poté finire la frase, perché un Toma furente, con le lacrime agli occhi, gli si avventò contro con la sua spada.
Parò il colpo, e iniziarono la loro ennesima lotta.
Celiane li guardava dal basso, pregando di poterlo rivedere ancora tutto intero.
Toma, dentro di sé, piangeva.
L’aveva perso per sempre.
Forse…

˜ FINE FALSHBACK ˜

“Ricordi ora, Apollonius?” Apollo annuì, lo sguardo ancora assente. “Ricordi ora la mia promessa?” Annuì di nuovo. “Come vedi, l’ho mantenuta. Ci sono riuscito. Lentamente , ma inesorabilmente, te l’ho strappata via, senza che tu te ne accorgessi. Volontariamente lei mi ha seguito. Beh, almeno, quasi del tutto volontariamente.”
“Non dire assurdità!” Urlò Silvia infuriata. Toma, finalmente, si era distratto tanto da lasciarla libera di parlare. “Mi hai dovuta rapire per portarmi qui da te. Non sono qui di mia volontà!”
Toma si voltò a guardarla. Sembrava estremamente divertito dalle sue parole.
“Non è esatto, Celiane. Convengo che portare te qui non sia stato esattamente semplice. Ma portare qui tuo fratello, principessa…” Aggiunse spostando lo sguardo su un Sirius inorridito “... È stato straordinariamente semplice. O vuoi forse farmi credere che non sia venuto di sua spontanea volontà?”
“Cosa centra mio fratello?” Chiese Silvia cauta. Non le piaceva dove stava andando a parare.
“Non l’avete ancora capito?” Rispose l’Angelo continuando a fissare il principe. Poi, il suo sguardo si spostò verso la sorella. “Vuoi forse dirmi che la tua anima non ha ancora riconosciuto l’altra sua metà, Celiane?”

Silvia lo fissava a bocca aperta.
Sirius era inorridito, incredulo.
Solo Apollo non reagì in alcun modo. Sembrava ancora assurdamente assente.
“Stai… Stai scherzando! Io non posso essere Celiane!” Urlò Sirius alla fine.
“Oh, andiamo, è assurdo! Non ti pensavo così stupido Toma!” Sbottò Silvia seccata. Poi, pensandoci bene “Anche se, in effetti, dopo dodicimila anni che insegui Apollonius senza capire che lui vuole me e non te, non dovrei più stupirmi di niente!”
Toma, facendo un incredibile sforzo per trattenersi, finse di non averla sentita, e si rivolse quindi a Sirius.
“Andiamo, Sirius. So quello che pensi.
Quante volte ti sei chiesto da dove proveniva quel senso di vuoto che alberga dentro di te?
Quante volte ti sei chiesto da dove proveniva quel dolore così antico?
Pensaci, Sirus.
Permetti alla tua anima di ricordare.”
E Sirius ricordò.
E, insieme a lui, anche Apollo e Silvia vennero trascinati nel fiume in piena dei ricordi sepolti nella profondità della sua mente.

˜ INIZIO FLASHBACK ˜

Era a terra, spaventata, ai piedi dell’Albero della Vita. E come poteva stare tranquilla?
Come poteva esserlo se su di lei troneggiava minaccioso un Angelo delle Tenebre?
Celian guardò il suo viso teso, i suoi capelli fiammeggianti al vento, le ali spalancate, i suoi occhi ambrati fissi su di lei…
C’era qualcosa che la turbava in quello sguardo, anche se avrebbe voluto che quegli occhi non la lasciassero mai.
Un pensiero stupido. Era una essere umano che si era intrufolato di nascosto ad Atlandia. Probabilmente stava per morire.
Anzi, in effetti, era strano che fosse ancora viva.
Poi, senza nessun preavviso, il viso dell’Angelo si distese in un sorriso luminoso mentre si chinava su di lei tendendole la mano.
Il cuore della donna sussultò alla vista della bellezza di quel sorriso luminoso e sincero.
Titubante, afferrò la mano che le era stata offerta. Era calda e accogliente.
Lui la tirò leggermente, e lei si ritrovò in piedi.
Davanti all’Albero della Vita, un’umana e un Angelo delle Tenebre si osservavano in silenzio.
Poi, uno dei due parlò.
“Celiane.”
“Apollonius.”
Non si erano mai incontrati prima, ma si conoscevano di fama.
Lui, lo sterminatore di uomini.
Lei, la principessa del Regno di Alisia e comandante in capo del suo esercito.
Erano due nemici.
Ora, i due nemici si guardavano sorridendo.
Dolcemente, Apollonius l’accompagnò con un’ala fino a lui, e si abbracciarono.
Sapevano che niente sarebbe stato più come prima.


Tempo dopo, Atlandia.
La Sacra Genesi era stata avviata.
Apollonius e Celiane erano scomparsi ormai, ma le loro anime vagavano ancora, perdute in un luogo senza tempo senza potersi mai incontrare.
L’anima della ragazza era colma di dolore e odio.
Colma di odio e rabbia.
Ma anche colma di speranza.
Colma dell’amore per Apollonius.
Fu allora che avvenne.
Inspiegabilmente, l’anima della giovane donne si scinse di due metà, complementari quanto diverse.
In una, la sua parte oscura, i suoi pensieri e ricordi malvagi.
Nell’altra, la sua parte più luminosa e pura, i suoi pensieri e i ricordi incontaminati.
In entrambe le metà, rimase l’amore per Apollonius.
I primi, erano però destinati a essere repressi nella memoria di un giovane principe discendente di Celiane e Apollonius, Sirius de Alisia.
I secondi, erano invece destinati ad essere ricordati ed inseguiti dalla sorella, Silvia de Alisia.
Entrambe, inseguivano senza sosta l’anima di Apollonius, di cui avevano bisogno come dell’aria.

˜ FINE FLASHBACK ˜

I tre giovani sussultarono.
“Avete visto?” Annuirono tutti. “Avete compreso quello che accadde?” Annuirono di nuovo. “Quindi Apollonius, come vedi avevo ragione io. Celiane alla fine ti è stata portata via senza che tu te ne rendessi conto. Ho mantenuto la mia promessa
.”

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Capitolo 6
*** Cap 6- La Sacra Genesi & Epilogo ***


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Ecco qui l'ultimo capitolo della mia prima long-fiction. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito questa fiction, e quelli che l'hanno anche commentata. Buona lettura... ^^

“… Ho mantenuta la mia promessa.”
Toma osservava Apollo sorridendo, guastandosi quella vittoria che aveva così a lungo agognato.
“Capisci il tuo sbaglio ora, Apollonius ? Guarda come è stato facile portarla qui da me. Come è stato facile convincerla.
Te l’ho sempre detto: gli esseri umani sono deboli, meschini, traditori.
Lei non si meritava il tuo amore.” Continuò l’Angelo. “Non ne era degna. Tu, però, non l’hai mai capito. Non l’hai mai voluto capire! E per lei – per questo essere immondo – tu sei stato capace di tradirmi!” Una lacrima silenziosa solcò il viso dell’Angelo, trasfigurato dalla rabbia covata per tutto quel tempo “Come hai potuto farlo Apollonius?!?” Urlò alla fine.
“Toma, so quello che provi…” Apollo parlava, ma la sua voce aveva qualcosa di soprannaturale, di antico… “... So quanto ti ho fatto soffrire. E mi dispiace. Mi dispiace così tanto…” La speranza si dipinse sul volto di Toma. Una speranza che non si era mai sopita in dodicimila anni… “Ma…” e qui l’Angelo dal capo piumato iniziò a disilludersi “… Ma non potevo andare contro quello che mi diceva il cuore, Toma. Ci siamo forse amati un tempo… Non se se era veramente amore il nostro…”
“Ti sbagli Apollonius! Io ti amavo davvero! Tu lo sai! Eravamo stati creati per stare insieme! E così doveva essere!”
“Forse è così per te Toma. Ma come puoi dire che eravamo stati creati per stare insieme se nemmeno tu ci credi realmente?
Guarda in faccia la realtà Toma.
Tu non amavi me, ma l’idea di me. L’idea di unire la nostra forza e il nostro potere.
Io invece, pensavo di poterti amare. Ma mi sentivo così maledettamente incompleto quando ero accanto a te.” Toma chiuse gli occhi, troppo ferito per continuare a guardarlo “Poi, è arrivata lei.” Apollo spostò gli occhi su Silvia “Lei che ha conquistato il mio cuore e la mia anima con i suoi occhi e il suo sorriso…” Si voltò verso Sirius “… con il suo coraggio e la sua arte di guerriera.” Tornò su Toma. “Lei mi faceva sentire completo. Mi dispiace tanto, Toma, di averti fatto soffrire, ma non potevo rinnegare il mio cuore. Non potevo rinnegare il mio amore.”
Toma, strinse i pugni finché non sentì le unghie conficcate nel palmo della mano, e si morse il labbro finché non sentì il sapore del sangue in bocca. Tremava di rabbia.
“Non è vero Apollonius, e tu lo sai! Ci saremmo amati per l’eternità se non fosse arrivata lei a portarti via da me con l’inganno…” Aveva uno sguardo folle. “Ma ora, abbiamo un’altra possibilità Apollonius! Senza di lei in mezzo, noi due potremo stare di nuovo insieme!” Una lama di luce comparve nelle mani dell’Angelo. “Inizierò dalla ragazza…”
“Toma, che vuoi…?” Sussurrò Apollo.
Toma non rispose, ma gli sorrise. Di scatto, si voltò verso Silvia, che lo fissava terrorizzata. “Senza di te, Apollonius mi amerà di nuovo!” Le urlò scagliando la lama contro di lei.
“No, Silviaaaa!” Urlò Sirius tentando di liberarsi.
La lama si avvicinava sempre di più. Silvia cacciò un urlo, preparandosi all’imminente impatto.
Poi, l’esplosione.
Sirius guardava inorridito il punto da cui si alzava il fumo.
Sua sorella era morta.
Ed era anche colpa sua.

“Senza di te Apollonius mi amerà di nuovo!” Le urlò scagliando la lama contro di lei.
“No, Silviaaaa!” urlò Sirius tentando di liberarsi.
La lama le si stava avvicinando sempre di più. Lei cacciò un urlo, preparandosi all’imminente impatto. Chiuse gli occhi, aspettando la fine. " Addio Apollo."
Un’esplosione, fumo tutto intorno a lei.
Ma nessun impatto.
Miracolosamente, non c’era stato alcun impatto.
Aprì gli occhi, e ciò che vide la stupì, se possibile, ancora di più.
Dodicimila anni dopo, una nuova barriera protettiva color del sangue si ergeva tutt’intorno a lei.
Lentamente, la nube di fumo si dissolse.
Alla vista della ragazza viva e vegeta, Toma aggrottò la fronte infuriato, mentre Sirius tirava un sospiro di sollievo, che gli morì in gola appena spostato lo sguardo.
Silvia si voltò verso il fratello, ma vide che non la guardava più. Fissava invece un punto oltre la spalla di un Toma, ormai letteralmente furioso.
“Apollonius.” Mormorò il principe con un calore non da lui.
Toma, a sentire quel nome, spalancò gli occhi, e si voltò verso Apollo… O, meglio, dove prima c’era lui. Perché il ragazzo non era più appeso al muro. Anzi, non era nemmeno più un ragazzo a dire il vero.
Trasfigurato così da una forza antica, al posto del ragazzo c’era ora un uomo – o meglio, un Angelo adulto, con lunghi capelli fiammeggianti, occhi ambrati e due enormi ali spalancate che gli nascevano dalla schiena. Sulle sue mani, persisteva ancora un vago bagliore rossastro che si andava via via spegnendo, e tutta la sua figura era circondata da un tenue alone dorato.
L’anima di Apollonius si era risvegliata completamente.

“Apollonius!” Mormorò Toma con un misto di timore, speranza e gioia dipinto sul volto.
Apollonius, dal canto suo, lo fissava con odio.
“Come hai osato minacciarla di nuovo, Toma?” La sua voce era fredda come il ghiaccio, e più pungente di una spina.
“Io…” Non sapeva come rispondergli.
“Niente scuse, Toma. Ti avevo avvisato che non avresti mai potuto farle del male. Mai.”
“Apollonius.” Dissero all’unisono Silvia e Sirius. L’Angelo si voltò verso di loro sorridendo.
“Celiane. Non avere timore. Non ti lascerò sola.” I due fratelli, le due parti di un’unica anima, sorrisero.
Un solo cenno della mano, e i due giovani discendenti di Ali del Sole scesero lentamente a terra.
“Perché mi fai questo Apollonius? Perché mi hai tradito di nuovo?” chiese intanto Toma. Calde lacrime di rabbia e dolore gli solcavano il viso. Apollonius si voltò nuovamente verso di lui. “Pesavo che avremmo potuto stare di nuovo insieme. A quanto pare mi sbagliavo.” Lo guardò con tristezza, poi si avvicinò a lui fluttuando, per fermarsi a pochi centimetri dal suo viso. Apollonius rimase immobile, gli occhi fissi nei suoi. Ad un certo punto, Toma sorrise.
“Non mi lasci altra scelta mi pare, Apollonius. Avrei voluto che le cose andassero diversamente.”
“Che intendi dire?”
“Guardati intorno.” Rispose l’Angelo allargando le braccia. “Guarda l’Albero della vita.” Apollonius alzò lo sguardo, e spalancò gli occhi. Apollonius, per la prima volta, parve avere paura. “Esatto, Apollonius. Si sta seccando. È la fine, ormai.”

Apollonius guardava l’Albero della Vita.
Le parole di Toma – era difficile ammetterlo – erano vere. L’Albero si stava realmente seccando. E con esso, anche la vita sul pianete avrebbe avuto fine.
“Non è possibile! Ci deve essere un modo…” Balbettò.
Toma sorrise.
“Troppo tardi, Apollonius…” Una pausa, poi aggiunse “Be’, forse, un modo per salvare questo pianeta c’è ancora…”
“Che intendi dire?”
“Dovresti arrivarci da solo.”
Apollonius cercò di capire il significato di quelle parole. Poi, un lampo di comprensione.
“L’Aquarion.” Mormorò.
Toma applaudì sarcastico.
“Bravo Apollonius. Davvero bravo. La fusione è l’unico modo per salvarci. L’Aquarion è la sola cosa che può far rifiorire l’Albero della Vita.”
“La fusione?!?” Mormorò Silvia.
“Ma chi potrebbe…?” Iniziò Sirius.
Toma si voltò rapido verso di lui.
“Voi stolti esseri umani… è proprio necessario che io vi spieghi tutto? Due di voi sono già nei vector.” Disse indicando il vector luna e il vector mars, dove erano stati deposti Reika e Pierre “Manca solo il terzo. Appena si risveglieranno, la fusione potrà avere luogo.” Si voltò verso Apollonius. “Sta a te scegliere quale delle due metà di Celiane vuoi vedre morire…” Sorrideva divertito: un altro aspetto della sua vendetta.
Apollonius spostò lo sguardo da Silvia a Sirius, incapace di prendere una decisione.
Alla fine, chiuse gli occhi. Lentamente, quasi sussurrando eppure con estrema decisione, parlò:
“Nessuno di loro andrà, Toma.” Alzò lo sguardo, puntando gli occhi ambrati sull’Angelo dal capo alato. “Ci andrò io.”

“Ci andrò io.”
“No!” Urlò Toma. Accidenti, non era così che doveva andare! Sarebbe dovuta andare quella ragazzina, oppure quel fesso di suo fratello! Così si sarebbe liberato di almeno una parte di Celiane! E invece, a causa della sua mania di fare l’eroe, Apollonius gli stava mandando tutto a quel paese. “Apollonius, non devi andare tu. Deve andare uno di loro.” Provò a persuaderlo Toma.
“Andrò io!” Si offrì Silvia. “Non devi andartene tu! Non di nuovo! Non riuscirei a sopportarlo! Non di nuovo…” Ripeté con voce rotta.
Toma tirò un sospiro di sollievo: almeno la ragazza capiva qualcosa. Così Apollonius sarebbe tornato da lui…
Ma l’altro Angelo non si arrese così facilmente. Sorrise senza allegria.
“No Celiane. Non andrai tu.”
“Ma… io…”
“No, perché l’unico modo perché giunga la Sacra Genesi è che la fusione si compia tra esseri umani e Angeli. Il tuo sacrificio sarebbe vano, e io non te lo permetterò.” Aveva un tono fermo e deciso.
Toma lo fissava a bocca aperta. Questo non lo aveva previsto…
“Fusione tra umani e Angeli?!?”
“Esatto, Toma.”
“Ma…”
Non riuscì però a finire la frase, perché una scossa violenta percorse la terra sotto di loro, spaccando in due il pavimento sotto di loro e facendoli cadere a terra. Segni che la terra stava ormai morendo…
“È troppo tardi ormai, Apollonius.” Borbottò Toma.
“Sciocco, non è tardi. Ma dobbiamo sbrigarci…”
“Ma i due umani nei vector…” Balbettò indicando Reika e Pierre ancora svenuti.
“Li sostituiremo noi.” Esclamò improvvisamente Sirius.
Toma spalancò la bocca sorpreso. Apollonius gli sorrise.
“Sei sempre stata combattiva Celiane.”
“Verrò anch’io!” Aggiunse Silvia.
“Tu non puoi venire.” Decise Apollonius.
“Te l’ho già detto! Non ti lascerò andare via! Non di nuovo! Non posso perderti ancora, Apollo!” Si bloccò, capendo come lo aveva appena chiamato. Apollo. Non Apollonius, ma Apollo. Si riscosse. “Non voglio perderlo. E la mia anima non vuole perdere te!” Era dura, decisa, splendente. Lui la trovò bellissima. La guardò con dolcezza.
“Tu non verrai con noi, Silvia. Non è nel tuo destino. Tu devi rimanere, e prenderti cura dei bambini.” In quel momento, Silvia riconobbe l’Apollo che si celava dietro l’aspetto dell’Angelo.
Troppo presi dal perdersi l’uno negli occhi dell’altro, non si accorsero che qualcuno, da dietro, si stava avvicinava.
Un colpo in testa, un suono sordo. Apollonius cadde in avanti sorretto subito da Silvia. Era svenuto.
Immediatamente, l’immagine circondata dall’alone dorato svanì, lasciando spazio al corpo del ragazzo dai capelli rossi.
La bionda alzò gli occhi, e vide suo fratello in piedi, con in mano una pietra raccolta per terra, che fissava Apollo svenuto tra le sue braccia.
“Fratello…”
“Non potevo permettere che accadesse di nuovo. Celiane non l’avrebbe permesso. Così potrà vivere ancora…” Disse semplicemente.
“Ma… e ora?”
“Di Angelo ne basta uno solo.” Intervenne Toma.
“Tu?!?” Chiese dubbiosa Silvia.
“Apollonius vivrà, e conserverà un buon ricordo di me.
Non posso avere il suo amore.
Avrò il suo rispetto.
Cos’altro posso chiedere?” Sorrideva mentre diceva questo. Ma non il solito sorrisetto beffardo: questo era sincero, dolce. Il sorriso di chi si è finalmente rassegnato, e vuole che l’oggetto del suo amore possa essere finalmente felice.
“Ma… E il terzo pilota?” Chiese Silvia. Toma e Sirius si guardarono, pensando a qualcosa. “Verrò io…” Iniziò Silvia.
Gli altri due la guardarono allarmati. Poi, Sirius parlò.
“No, Silvia. Tu non puoi venire.”
“Perché no? Non sono più una bambina, Sirius! Posso decidere da sola quello che è giusto per me!”
“Ne sono sicuro Silvia, ma…”
“… Tu devi stare accanto ad Apollonius.” Sentenziò Toma ammutolendo Silvia. “Non posso lasciarlo qui solo. Tu sei l’unica che gli può stare accanto.”
“Ma io devo venire!” Continuò lei imperterrita “Manca un element! Cos’altro si può fare?”
Toma e Siurs si fissarono un momento. Poi, Sirius mostrò quello che teneva nel palmo della mano libera. Una piuma.
“È una delle piume di Apollonius.” Spiegò. “Toma mi ha detto di prendergliene una prima di colpirlo. Hanno un enorme potere. Quel potere basterà per guidare il vector Sol nella Sacra Genesi.”
Silvia era senza parole. Suo fratello e il suo peggior nemico che si sacrificavano per lei e Apollo.
Toma si chinò verso Apollo.
“Addio mio unico amore.” Una lacrima cadde dai suoi occhi mentre gli accarezzava il viso. “Vivi anche per me. Sii felice, e saprò di non essere morto invano.” Poi, si voltò verso la ragazza, guardandola fisso negli occhi. “Amalo. Non ti chiedo altro.”
Lei annuì in modo meccanico. L’Angelo parve soddisfatto, e prese la piuma dalle mani di Sirius, avviandosi verso i vector.
Suo fratello rimase un attimo in silenzio.
“Sii felice, sorella.”
“Sirius…” Silvia era sull’orlo delle lacrime. Suo fratello le accarezzò la testa dolcemente.
“Non essere triste, Silvia. Vivi, ama, e ricordami.
Perdonami per quello che ti ho fatto se puoi, e sii felice.”
Silvia ricacciò le lacrime. Doveva farsi vedere forte.
“Ti voglio bene.”
“Anch’io piccola. Non sai quanto.” Guardò Apollo tra le braccia di sua sorella. “Siate felici, Silvia.”
Lei annuì.
“Lo saremo. Te lo prometto.”
Lui parve soddisfatto.
“Bene…” Si alzò, avviandosi verso i vector. Vide Reika, a terra, e si chinò su di lei, sfiorandole la bocca con un bacio. “Un giorno ci rivedremo, Reika. Ne sono certo. In questo o nell’altro mondo. Te lo giuro.” Le sussurrò. Poi, voltandosi verso sua sorella “Silvia?” La bionda lo guardò. “Proteggi Reika per me. Fa che sia felice anche lei.”
“Te lo giuro. fratello.”
Salì lentamente sul vector Mars.
“… E, Silvia?” si voltò a guardarla di nuovo, sorridendo. “Le mie rose. Prenditi cura anche di loro.”
Detto questo salì sul vector.
I tre motori si accesero nello stesso istante, e si fusero nel Solar Aquarion.
La Sacra Genesi ebbe inizio.

EPILOGO: DIECI ANNI DOPO

“Sirius!” Una giovane donna dai capelli dorati vagava per i giardini della Deava. “Sirius! Dove diavolo sei finito?!?”
Un bambino di cinque anni dai capelli rossi si alzò in piedi e le corse incontro.
“Mamma!” Urlò a sua volta saltandole addosso.
“Dov’eri finito?!? Sai quanto tempo è che ti cerco?!?”
“Dai mamma, non stavo facendo niente di pericoloso. Stavo potando le rose.” E mostrò, come prova, un paio di forbici da giardinaggio. “Non sei arrabbiata, vero?” Aggiunse facendosi venire i lacrimosi agli occhi azzurrissimi e mostrandosi dispiaciuto. Sapeva che sua madre si arrabbiava facilmente, ma sapeva anche che non gli poteva resistere quando faceva così.
Infatti, la madre sospirò rassegnata. Sirius esultò dentro di sé: aveva vinto di nuovo.
“E va bene, per stavolta passi. Ma ora fila subito a lavarti le mani, che è pronto da mangiare.”
“Evviva! Si mangia!” E filò via come un razzo.
La bionda sospirò, poi s’incamminò verso la sala da pranzo. Suo marito era già lì ad aspettarla.
“Allora Silvia, lo hai trovato?” Chiese lui.
“Sì animale, l’ho trovato. Ma, di certo, non grazie a te.”
“Insomma, non sei mai contenta tu…”
“Non cercare scuse! Quel bambino sta iniziando ad assomigliarti troppo per i miei gusti. Sta diventando un selvaggio, che arriva solo quando sente la parola ‘mangiare’…”
“Proprio come me.” Esclamò soddisfatto il padre. Silvia non rispose, e si limitò a sbuffare.
Poi, venne assalita dai ricordi.
Da quel giorno, quando suo fratello e Toma diedero il via alla Sacra Genesi, erano cambiate molte cose.
Tutti avevano avuto la possibilità di tornarsene a casa, ma nessuno lo aveva fatto. Allora vivevano ancora tutti lì, alla Deava, che era rimasta aperta.
Chloe era guarita, ed era riuscita nella – prima di allora – utopica impresa di far mettere a posto la testa a Pierre, e si erano sposati (con il sommo dispiacere di Kurt, che avrebbe forse preferito qualcosa di meglio per sua sorella. A dispetto dei suoi pronostici però, la loro coppia resisteva, ed era anche in arrivo il secondo figlio.).
Reika non si era più ripresa del tutto dalla scomparsa di Sirius, nonostante tutti gli sforzi dei suoi amici, e soprattutto di Silvia, che aveva preso alla lettera la promessa fatta al fratello.
Sophia e il comandante Fudo si erano finalmente messi insieme, ed ora erano felici genitori di una bambina.
Lei e Apollo invece, non si erano più separati. Dopo il suo risveglio ad Atlandia, lui e Silvia erano diventati come una cosa sola, e, cinque anni dopo si erano sposati.
Poco dopo era nato il loro primogenito, che avevano chiamato Sirius, in onore del fratello della ragazza. Anche se, effettivamente, dello zio non aveva niente, se non l’amore per le rose.
Silvia, si portò una mano sul ventre rigonfio, accarezzandolo lentamente. Erano due gemelli, ne era sicura già dal momento in cui aveva capito di essere di nuovo incinta.
Apollo le si avvicinò da dietro, abbracciandola e posando la testa sulla sua spalla.
“Come stanno i piccoli Baron e Celiane?”
“Oh, loro bene.”
“E tu?”
Silvia si voltò verso di lui.
“Io?” sorrise. “Io, benissimo.” Sorrise.
“Ti amo, Silvia. Lo sai, vero?”
“Anch’io ti amo, Apollo.” Rispose.
Poi, lo baciò.
Alle loro spalle, una voce di bambino li riportò alla realtà.
“Mamma! Papà! Che schifo, smettetela!” Poi, aggiunse. “Ahhh. Inguardabili.”

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