There's not a day or night that I don't need you here

di Eliyss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. So we do ***
Capitolo 2: *** 2. A lovely surprise ***
Capitolo 3: *** 3. Outburst ***
Capitolo 4: *** 4. Let's party hard ***
Capitolo 5: *** 5. Stucked ***
Capitolo 6: *** 6. Young, wild and.. free ***
Capitolo 7: *** 7. Confused more than ever ***



Capitolo 1
*** 1. So we do ***


“Adesso ti racconto questa!”- mi disse Micky mangiando i popcorn sul MIO divano, e sbriciolando ovunque. Tanto oramai ero abituata, lui quando era a casa mia, non serviva nemmeno che gli dicessi la tipica e monotona frase ‘fa pure come se fossi a casa tua’, perché ormai per lui, lo era già. E ovviamente per me era lo stesso, quando andavo da lui.
“Adesso invece basta!”- lo interruppi prima ancora che cominciasse la seconda frase, e ridendo gli tirai un cuscino da divano in faccia.
Oramai erano otto anni che lo conoscevo, dalla prima media.
Otto anni che mi rompeva ogni giorno con le sue stupide barzellette.
Otto anni che ci chiamavamo ogni sera se non ci vedevamo il pomeriggio e quando non potevo rispondere insisteva fino a che non gli davo qualche segno di vita.
Ma erano anche otto anni che gli confidavo qualunque cosa, ogni singolo mio pensiero, mio sentimento e mia opinione.
Otto anni che lo abbracciavo forte e lui mi stringeva come nessun altro faceva.
Otto anni che lo chiamavo migliore amico.
Otto anni che sopra il mio letto c’era una scritta dipinta da noi due con il colore blu, che dice ALY E MICKY, PER SEMPRE INSEPARABILI.
A volte non ce la facevo più a sentirlo. Lui parlava, parlava, non c’era modo di farlo stare zitto. Ed era proprio per questo che lo adoravo.
Passavo più tempo insieme a lui che con la mia famiglia, anche se a dire la verità, non avevo questo meraviglioso rapporto con i miei genitori.
Si separarono quando io avevo dieci anni e mio padre andò a vivere in Italia con l’amante e sua figlia che aveva qualche anno in meno di me. Come stare peggio? Ecco, partì il giorno dopo il divorzio. Non ci ho mai più parlato ne l’ho mai più sentito.
Ora avrà una famiglia più felice di quando stava con noi?
Bah non lo so e non mi importa, come io non conto niente per lui.
Anche i miei nonni, i suoi genitori che vivevano già lì, in un piccolo paese in provincia di Milano, poco dopo la separazione venderono casa e andarono ad abitare chissà dove.
Lontano.
Che persone di merda.
Tutti.
Quando lo venimmo a sapere, io, ma soprattutto mia madre, rimanemmo con un vuoto dentro, che probabilmente nessuno riuscirà mai più a riempire. Aver passato anni della tua vita con una persona così poco degna di essere a capo di una famiglia tanto umile come era la nostra, provocava un senso di collera ma allo stesso tempo un vuoto, inspiegabile.
Quando raggiunsi la maggiore età, volevo addirittura cambiare cognome. 
Nicolson. Mi faceva schifo portare il cognome di un uomo così.
Inizialmente le stavo vicina a mia madre, sempre, ma crescendo anche il mio rapporto con lei è andato sempre peggiorando. Forse per colpa del mio carattere, o forse e quasi più probabile, per colpa del suo nuovo fidanzato, che la porta costantemente in giro per il mondo per settimane, ed io la vedo qualche giorno al mese.
Questa situazione mi ha costretta a dovermela sempre cavare da sola dai quindici anni.
Non ho mai avuto bisogno di nessuno, o forse non riesco semplicemente ad ammetterlo. Mi si è creato tanto orgoglio, e non è una caratteristica di una persona che piace molto agli altri, ma mi è quasi stata imposta, involontariamente.
L’unica persona con la quale non riuscirei a stare senza è proprio lui, Micky. Con lui sono diversa, mi sento un’altra. Perché so che lui mi capisce, che mi accetta con tutti i miei difetti e mi conosce fino in fondo.
Dopo il trauma della storia con mio padre, la mia vita prese un’altra svolta solo quando, un anno dopo, conobbi proprio lui, il mio migliore amico. Ricordo ancora il primo giorno di scuola media, quando non conoscevo praticamente nessuno, e lui si sedette vicino a me, con quel sorriso così dolce.
Da quel giorno non ci staccammo più, ed ancora ora, a 19 anni, non riesco a pensare alla mia vita senza lui.
Oramai tutto il quartiere è abituato a vederci costantemente in giro insieme, quando passiamo tutti ci salutano allegramente.
La ragazza castana chiara, dai capelli di lunghezza media e gli occhi verdi intensi del colore dei prati in primavera, ed il ragazzo moro, occhi scuri dal cappuccio ed il ciuffo sulla fronte. Era un’amicizia speciale, lo avevano capito persino gli alberi(?) oramai!
Un appoggio su cui posarmi nei momenti di sconforto, che ti capisce e ti sostiene sempre, che ti fa ridere e stare bene con te stessa. La persona migliore che io abbia mai potuto incontrare.
Una passione ci ha sempre accomunati, ci ha stretto in un legame ancora più forte e saldo.
Quella che una persona qualunque potrebbe chiamare un semplice hobby, un inutile passatempo, ma per noi era come entrare in un altro mondo, ci faceva staccare completamente e dimenticare tutto.
La musica.
Il canto.
Appena lui intonava qualcosa, anche due note a caso, mi rilassavo, sorridevo involontariamente. Passavamo interi pomeriggi a cantare, anche a volte solo per comunicare tra di noi. Quando c’era l’occasione per cantare, non esitavamo a farlo.
 
“Ma la vuoi smettere?!”- gli gridai simpaticamente dall’altra parte del salotto, mentre ci stavamo lanciando addosso qualunque cosa ci capitasse fra le mani, ovviamente prese da casa mia.
“Sei una grandissima stronza!”- mi rispose lui, mentre mi arrivò dritto in fronte il telecomando del televisore.
“Ma che sei cretino?!”- gli sbraitai contro alzandomi di scatto e dirigendomi verso di lui.
Micky si mise le braccia davanti alla faccia per proteggersi, implorandomi in continuazione perdono. Appena fui vicina a lui, scoppiai a ridere, e così anche lui, e mi limitai a tirargli una sberla sulla nuca, dietro la testa.
Come potevo picchiarlo?! Non ci sarei mai riuscita.
“Comunque mi hai fatto male!”- dissi con tono offeso incrociando le braccia e successivamente toccandomi con le dita il punto preciso in cui il telecomando si scontrò con la mia povera fronte.
“Ti sta giusto bene!- disse sorridendomi -Ora accompagnami a casa”- continuò il mio migliore amico, mentre si alzò da terra e si diresse verso la porta principale.
“Ah e dovrei anche accompagnarti a casa dopo che mi sono beccata un telecomando in faccia?! Che c’è, vuoi pure che ti tenga per la manina?”- dissi con un tono provocatorio, scuotendo la testa.
“Se proprio vuoi, per me non c’è problema!”- rispose, facendomi l’occhiolino.
Io gli saltai addosso e gli scompigliai i capelli.
“Idiota!”- gli dissi spostando lo sguardo in basso e sorridendo, mentre lui si sistemò il cappuccio.
 
“Devo cercarmi un lavoro”- cominciai il discorso, mentre ci stavamo dirigendo verso casa di Micky.
“Anche io, ma so già cosa voglio”
“Micky, tu ce la devi fare!”- gli dissi girandomi verso di lui.
Sapevo quanto lui ci tenesse a cantare, a riuscire a fare di quella vera passione il suo lavoro. Lo avrei sostenuto sempre e comunque.
“Ti ho già parlato dei GMD3?”- mi chiese, sistemandosi ancora una volta il cappuccio ed il ciuffo davanti sulla fronte.
“I che?- risposi con un tono molto da camionista lol –No, che sono?”- continuai.
“Io e due miei amici ci siamo ritrovati un paio di settimane fa, dopo qualche anno che non ci vedevamo e così abbiamo deciso di provare a formare una specie di gruppo. Abbiamo già in programma un sacco di cover, di progetti. Andiamo veramente d’accordo e credo che insieme possiamo dare del nostro meglio”- e sorrise.
Vedevo nei suoi occhi la speranza, la soddisfazione e la felicità, e questo era ciò che più mi faceva stare bene, mi rasserenava.
“Un paio di settimane e tu vieni a dirmelo solo ora?”- gli dissi fermandomi di scatto, dopodiché cominciai a balbettare qualcosa, ma senza riuscire a dire niente, anche perché nemmeno io sapevo ciò che volevo far uscire dalla mia bocca.
Cazzate.
“Daaaaai! Non era ancora ufficiale, è ora che ne siamo proprio convinti.”- mi rispose immediatamente.
Ero felice per lui. Poter realizzare il proprio sogno con degli amici era una cosa meravigliosa, e lui sicuramente se lo meritava. In quanto agli altri.. bè non li conosceva neanche!
“Hai da fare questa sera?”- mi chiese successivamente.
“Il mio unico progetto era andare a letto alle 9!”- gli risposi.
Se non dormivo sempre almeno dieci/undici ore, poi di giorno ero peggio di uno zombie! Sono nata stanca lol.
“Allora lo prendo come un: certo Micky, verrò volentieri a farti compagnia!”
“Tu non hai idea di quanto io abbia il bisogno di dormire!”
“Vorrà dire che domani dormirai fino a mezzogiorno!”- mi disse infine lui, guardandomi con quel magnifico sorriso, facendomi poi l’occhiolino.
 
Mi stavo rifacendo quella strada per circa la quinta volta nel corso di quella giornata. Ero stanca, avevo un’espressione spaventosa stampata in faccia. Speravo solo di non incontrare nessuno, non sarebbe stato sicuramente un piacevole incontro per il povero malcapitato(?) lol.
Strisciavo le scarpe sull’asfalto, non avevo nemmeno le forze di alzare i piedi per bene, rischiavo di addormentarmi là, in mezzo alla strada da un momento all’altro.
Che noiosa che sono, o che?! Me lo dico anche da sola! Lol
Arrivai davanti al cancello della tipica casa inglese di Micky, che dista circa 15 minuti a piedi da me, ma io ce ne misi trentacinque!
Suonai.
“Si?”- sentii la voce del mio migliore amico risuonare dal citofono.
“Sono io, idiota!”
Il cancello si aprì, ed io mi avviai sul vialetto che portava alla porta. Nel momento in cui fui vicina all’entrata della casa, mi si aprì la porta, e da dietro vidi spuntare la faccia da ebete di Micky.
Quanto sono dolce non è vero?
Mi pulii per bene le scarpe sullo zerbino, ed entrai. Soliti sue baci sulle guance, e mi diressi nel verso del salotto.
Micky cominciò a parlare, ma io completamente sovrappensiero non lo badai e, entrata nel soggiorno, feci l’azione che oramai era abitudine fare: sfilare il cellulare dalla tasca, e buttarlo sul divano, per poi sedermici anche io. Insomma, come se fossi a casa mia.
Però, mentre il mio caro telefono era già in volo in direzione: sofà, mi accorsi che non eravamo soli in casa, e che il divano era già stato occupato da altri due ragazzi. Stavano parlando tra di loro di chissà cosa. Uno era biondo con gli occhi azzurri, con il ciuffo verso l’alto, la faccia angelica ma così dannatamente sexy, e l’altro, col berretto da rapper in testa, i capelli castano chiaro portati avanti sulla fronte, ed un atteggiamento molto da duro, figo.
Sbarrai gli occhi, sentii Micky cadere per terra dalle risate, e vidi il biondino beccarsi il mio cellulare dritto in faccia, un po’ come era successo a me quel pomeriggio col telecomando.
Cominciai a scusarmi impulsivamente, andando verso lui dicendo ad una velocità supersonica solo ‘scusa scusa scusa’ non riuscendo a dire altro. Nel momento in cui mi chinai in ginocchio per riprendermi il piccolo ufo, cioè il mio telefono, alzai delicatamente lo sguardo ed incontrai il suo. I suoi occhi di un azzurro così intenso, azzurri come il mare più puro, come il cristallo più lucido, azzurri come il cielo infinito in un pomeriggio d'estate, azzurri come la meraviglia fatta persona. Quelle iridi piene di riflessi solari erano quasi impossibili da guardare, perchè ti sentivi opprimere, affogare dall'oceano limpido che vi traboccava dentro. Ed il suo viso angelico andava oltre ogni immaginazione, ogni oltre limite di bellezza. Esprimeva tutta la solarità, la purezza, la bellezza su quella sua carnagione così chiara.
Ne rimasi incantata.
Ad un certo punto, la sua voce interruppe quel momento così paradisiaco.
“Ehm.. occhio alla bavetta!”
Scossi la testa e mi accorsi che stavo sbavando per davvero, sui suoi pantaloni per di più!
Ok, volevo morire. Che grandissima figura di merda!

PERSONAGGI

-Look at me
Saaaaalve! :)

Eccomi con una nuova FF, questa volta sui district3!
La storia è ambientata , credo l'abbiate capito, prima che loro vadano ad Xfactor
E sinceramente non so ancora se la farò finire prima dei loro provini, durante o dopo! :)
Lo scopriremo solo viveeeendooo *cantando* lol
Posterò come oggi, ogni venerdì i capitoli c:
Io sono abbastanza emozionata per questa FF, voi fatemi sapere invece, mi farebbe piacere :D *occhi dolci*
Ok, sto scrivendo troppo, me ne vado!
Vi adoro c:


@alikee1D

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Capitolo 2
*** 2. A lovely surprise ***


Greg POV
 
Eravamo da Micky già da circa mezz’ora quando improvvisamente suonò il campanello. Micky si alzò di scatto, ed annunciò che avrebbe dovuto essere la sua migliore amica. Era così impaziente di presentarcela. Inizialmente, da come continuava a parlarne, io e Dan, sospettammo addirittura che avesse un flirt con questa ragazza, eppure lui negava.
Io continuavo a credere che lui impazzisse per lei.
Così, dopo aver sentito il rumore della porta aprirsi, udii una voce femminile. Sembrava molto graziosa, umile e tenera.
Dan mi fece un cenno sulla spalla e mi girai. Cominciò a parlarmi, ma io non lo ascoltai. Ero troppo preso e concentrato ad origliare quel suono così dolce. Ero veramente curioso.
I passi si facevano sempre più vicini, ma continuavo a guardare verso Dan, senza un motivo quando nemmeno lo stavo ascoltando.
Mi girai di scatto solo quando sentii la ragazza emettere un sussulto, e non ebbi nemmeno il tempo di realizzare bene la situazione che sentii un colpo dritto in faccia. Rimasi un attimo là immobile, scuotendo leggermente la testa, mentre i miei carissimi amici Dan e Micky stavano già in due dalle risate.
La migliore amica di uno dei due idioti che stava rotolando per terra, era a qualche metro da me, con gli occhi sbarrati. Sembrava una statua, sì una statua così piena di luce, raggiante, splendente.
Il suo viso dai tratti fini era di carnagione bronzea, che metteva in risalto i suoi occhi, verdi come le foglie colpite dal sole. Una cascata di lucenti capelli color miele le incorniciava quel viso così accattivante, e quelle labbra perfette, piene e rosee.
Dopo qualche istante si sbloccò all’improvviso venendomi velocemente in contro e continuando all’impazzata a chiedermi scusa. Presi il telefono per porgerglielo, ma in quel momento anche la sua mano cercò l’apparecchio telefonico però, trovò la mia di mano, sfiorandomela.
I suoi polpastrelli mi accarezzarono leggermente. La sua pelle era morbida e delicata.
Profumava di vaniglia.
Alzai lo sguardo, ed incontrai il suo. Così ipnotico, con i lineamenti perfetti.
Rimanemmo entrambi per qualche secondo a fissarci, dritti negli occhi, quasi imbarazzati.
Poi vidi che era come assente, e cominciò a colargli qualcosa, anzi saliva dalla bocca. Mi trattenni a stento dalle risate e glielo feci notare.
Fece un balzo indietro diventando rossa all’istante.
Non volevo imbarazzarla, volevo solo evitare che mi sbavasse sui pantaloni nuovi lol, anche se fu comunque inutile, troppo tardi.
Dalla sua espressione sembrava volesse morire, ma era così fottutamente bella, anche se mi aveva mizzato i pantaloni.
Così, per farla stare nuovamente a suo agio, mi presentai.
“Comunque io sono Greg”- le dissi porgendole la mano.
“Alice [Èlis], ma per gli amici Aly!”- e fece un leggero sorriso, bellissimo comunque, abbassando lo sguardo e cominciando a fissare l’orribile moquette che stava a terra nel salotto di Micky.
“E comunque non preoccuparti per i pantaloni!- le dissi quando lei rialzò subito lo sguardo –non sono così delicato, ed erano già sporchi comunque!”
Cazzata.
Era la prima volta in tutta la mia vita che li mettevo. Che palle!
Ma dopotutto ero stato io a creare quella situazione così imbarazzante che dovevo fare per forza qualcosa, o sarei rimasto col rimorso a vita! Lol Sensi di colpa del cazzo!
Ma ora che ci penso, perché la sto confortando?
Perché mi preoccupo se è in imbarazzo?
Non la conosco nemmeno, e so a malapena il suo nome! Ed a pensarci meglio, io una ragazza già ce l’ho!
 
Aly POV
 
Poco dopo la mia bellissima figura del cavolo, quei due ragazzi se ne andarono, ed io rimasi a casa di Micky.
“Michael!- gridai appena i suoi amici furono usciti dall’entrata principale –potevi anche avvisarmi che non eravamo soli!”- continuai.
Quando lo chiamavo con il suo nome per esteso, voleva dire che ero davvero arrabbiata.
“Non lo farei neanche se potessi tornare in dietro nel tempo! Non sai quanto mi sono divertito!”- e ricominciò a ridere.
Quando comincia, non lo fermi più.
In quel preciso momento lo odiavo, lo odiavo più di ogni altra cosa al mondo!
“Io non ci trovo assolutamente niente da ridere!”- e gli diedi ancora una volta una pacca dietro la nuca, ma questa volta molto più forte rispetto alle altre.
Ecco che smise di ridere.
Dio sia lodato!
“Stavo morendo! Che figura cioè ma l’hai visto?”
“Sì che l’ho visto, e ho visto anche come lo guardavi!”
Lo fulminai con lo sguardo.
“Non negare! Ma lo conosco, so com’è fatto, e so come tratta le ragazze. Per favore Aly, non stare mai ad innamorarti di uno come Greg!”- mi disse, cambiando subito tono diventando serissimo.
Non capivo, cosa intendeva dire?
Io mica gli avevo detto che volevo sposarmelo, e nemmeno che c’era interesse da parte mia. Era palese che ne ero rimasta colpita ma niente di altro, credo. A vederlo, a pelle mi era sembrato un bravo ragazzo, a meno che il suo sguardo angelico non fosse tutta un’inutile copertura.
Nah, ma che problemi mi faccio?! Non sono il tipo da correre dietro a nessuno.
Sto bene sola, come lo sono sempre stata.
Non ho bisogno di complicarmi ulteriormente la vita.
“Allora se è come dici tu, spero che canti meglio di come tratta le donne!”- dissi per sdrammatizzare, accennando una risata minima.
“Aly, io non sto scherzando!”- continuò non comprendendo la mia ironia.
“Mamma mia Michael, tu credi che io abbia tempo da perdere dietro a stupide ed inutili storie d’amore?- ed a questo punto, anche io mi feci più seria -Ho cose più importanti a cui pensare”- sussurrai infine, girandomi e dirigendomi verso la porta.
Micky mi fermò, afferrandomi per un braccio. Ero diventata nervosa, non so nemmeno perché mi ero irritata a tale punto.
“Non vuoi fermarti a dormire, come ai vecchi tempi?”- chiese il mio migliore amico, con il suo solito sguardo irresistibile.
“Oramai niente è più come ai vecchi tempi purtroppo.”- gli risposi dispiaciuta. Poi gli spiegai che non potevo e che dovevo tornare a casa che quella sera, mia madre sarebbe tornata dalla Costa del Sol, in Spagna.
Ci salutammo, con i nostri soliti due baci, e mi avviai verso casa che erano circa le undici e trenta della sera.
 
Era notte fonda, anzi oramai era già quasi mattina, ma non riuscivo proprio a dormire. Mi continuavo a rigirare nel letto.
Che amica di merda ero?
Perché mi ero innervosita tanto?
Forse lui avrebbe potuto sforzarsi a capirmi meglio, ma in quel caso, ero io che mi ero comportata da stronza.
Allora presi il mio cellulare che stava sul comodino, accanto al mio letto. Lui non mi aveva scritto nulla, avevo paura che si fosse veramente offeso.
Tutto l’orgoglio dentro di me, scompariva improvvisamente ogni volta che si trattava di Micky.
Non ero di certo una ragazza che si abbassava a chiedere scusa, anche quando sapevo benissimo di aver sbagliato. Per me chiedere umilmente il perdono era una cosa da deboli, eppure con lui cambiava tutto.
Ero debole nei suoi confronti, se litigavo con lui sentivo sempre qualcosa dentro di me che mi turbava, e avevo bisogno di fare sì che tutto si risolva.
Solo lui era in grado di rendermi così impotente, così fragile. E questo era segno che era davvero importante nella mia vita.
Così cerci le parole più adatte e scrissi.
 
‘Hei Micky! Sai come sono, sai che ho un carattere di merda. Mi dispiace per averti trattato in quel modo. Spero che domani potessimo chiarire al meglio. Ti adoro migliore amico.’
 
Lo rilessi un paio di volte per paura di scrivere qualcosa di inappropriato, presi coraggio ed inviai.
Non ero brava nel giustificarmi, anche perché mi costava davvero molto, eppure sapevo che lui mi avrebbe capita anche detto nel modo più scorretto.
Ero ansiosa nell’attesa di una sua risposta, che però non arrivava.
Probabilmente stava dormendo, ma allora perché io non ci ero riuscita, mentre lui si era addormentato senza problemi?
Quante paranoie!
Era colpa mia, il rimorso mi stava torturando, era per quello che il sonno non arrivava.
Poi dei rumori incerti mi distolsero per qualche istante da tutto ciò che era successo quel pomeriggio.
Scesi lentamente le scale, cercando di fare meno rumore possibile. Mi tenevo saldamente allo scorri mano in legno pregiato che si trovava ai lati dei gradini, ed intravvidi due figure a me familiari.
Si accesero le luci tutto d’un tratto, ed io per qualche secondo non riuscii ad aprire gli occhi, abituata al buio della notte.
Appena i miei occhi smisero di soffrire per tutta quella luminosità, trovai sotto di me mia madre e quel cazzone del suo compagno, che aveva ben quindici anni in meno di lei, che si strusciavano uno sull’altro.
Che brutta scena.
Che schifo!
Ridevano in continuazione, e lei si lasciava toccare ovunque, non la immaginavo così. Credeva forse di avere quindici anni?
Poi mamma alzò lo sguardo, e mi vide sulle scale con un’espressione alquanto sorpresa ma soprattutto schifata.
Molto.
Si staccò immediatamente dal quell’energumeno e si sistemò i capelli.
“Tesoro mio! Che ci fai ancora in piedi a quest’ora?!- disse mamma con la sua voce così stridula e fastidiosa come se nulla fosse successo –Sai che sono le quattro della mattina?”
Ero lì immobile.
Non riuscivo a pronunciare parola.
L’unica cosa che in quel momento interessava a mia madre, era che io fossi a dormire così potevano scopare selvaggiamente in tranquillità. Non gli erano bastate quelle due settimane?
Mi vergognavo per lei.
“C’è qualcosa che non va?”- si limitò a chiedermi, senza nemmeno avvicinarsi, o provando a tranquillizzarmi con una carezza o un semplice abbraccio come fanno solitamente tutte le madri.
Io scossi la testa lentamente, e un paio di lacrime mi scesero a peso morto dagli occhi senza che io lo volessi.
Volevo solo rimanere lì a piangere, perché mi ero tenuta troppe volte. Non volevo aprire bocca perché sapevo che non mi sarebbero uscite di certo cose carine.
Eppure non ci riuscii.
“Mi fate solo schifo!- gridai contro i due piccioncini –Non capisci che anche io, per quanto non sembri, ho bisogno di momenti d’affetto, di un semplice abbraccio, o di qualcuno che mi rassicuri nei momenti di bisogno? A questo punto, potevate anche starvene in Spagna o non so dove cazzo eravate, per sempre che a me non cambiava molto!”- e mi girai per tornarmene in camera mia, notando la faccia di mamma che non aveva fatto una piega, e lei che non accennava nemmeno un movimento per venirmi incontro.

-Look at me
Saaalve c:
Io oggi, non so voi, ma stavo morendo di paura! Ahah che vergogna!
No seriamente, Maya di merda! *fine sfogo time*
Tornando al capitolo, ecco a voi il secondooooo YEEEEE! :D
Come ve pare?
Ok lo so, non succede ancora niente di accattivante, ma per entrare nel vivo della storia bisognerà aspettare un paio di capitoli (:
Ultima cosa e poi vi lascio:
essendo che cominciano le vacanze di Natale, quindi avrò più tempo per scrivere,
magari resco a postare due volte a settimana (Martedì e Venerdì)
Lo spero c:
Piccola recensione sempre ben accettata *occhi dolci*
Grazie, vi adoro! Davvero


@alikee1D

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Capitolo 3
*** 3. Outburst ***


Oltre che a una pessima amica, ero appena diventata anche una pessima figlia. O forse no.
Tutte quelle parole le portavo con me da ormai tanto tempo, troppo! Prima o poi gliele avrei dette comunque, ma forse avrei potuto aspettare un momento emotivamente migliore anche per me, in modo da poterle pronunciare più delicatamente.
L’incomprensione che avevo avuto con il mio migliore amico quel pomeriggio, l’avevo scaricata tutta contro mia madre, mischiando in modo errato le due situazioni.
Perché per quanto io ci provassi, non ne facevo mai una giusta?
Dico sempre le cose sbagliate nei momenti meno opportuni.
In quel momento l’unica mia certezza, era che avrei passato la notte in bianco, tormentata da mille fottutissimi pensieri.
Eppure, nonostante tutti i miei problemi, c’era una cosa che distoglieva la mia mente da essi. Mi rivedevo continuamente quegli occhi così intensi puntati verso di me, e quel viso così angelico, ma allo stesso tempo lo sguardo così provocante.
Non riuscivo a non pensare al biondino al quale molto gentilmente avevo anche sbavato addosso. Ok, forse era meglio pensare solo ai suoi occhi, decisamente.
Così, bensì non fossi stata così di buon umore, mi sistemai il cuscino e chiusi gli occhi con il sorriso stampato in faccia, e quel ragazzo che tanto mi aveva colpito impresso nella mente.
 
Odiavo immensamente quando qualcuno mi svegliava, soprattutto dopo essermi addormentata alle cinque della mattina!
Il telefono continuava a vibrare, ma ci misi un paio di minuti a svegliarmi del tutto, realizzare bene la situazione e prendere le forze necessarie per allungare il braccio verso il comodino dove giaceva comodamente quell’apparecchio vibrante.
-5 nuovi messaggi-
-8 chiamate perse-
Ma la cosa peggiore, erano le tre meno un quarto del pomeriggio!
Avevo praticamente perso più di metà giornata dormendo.
Apro i messaggi.
Il primo era di una mia compagna di classe che era mancata un paio di giorni a scuola e mi chiedeva i compiti. Non sapeva a cosa andava in contro: chiedere i compiti a me, equivaleva a non farli lol. Il mio diario era vuoto.
Che persona sfaticata e inutile, lo so.
Scendo con il dito sul touch screen del telefono. Di chi potevano essere gli altri quattro messaggi se non di quell’idiota del mio migliore amico?
Bene, quello era decisamente un buon segno, probabilmente non se l’era presa come pensavo.
Li apro.
 
-Ti chiamo, tu rispondi-
-Ho detto RISPONDI-
-Idiota :*-
-Fanculo, ci vediamo direttamente dopo a casa mia:)-
 
Aspetta un attimo!
Ero io quella che lo chiamava sempre idiota, non lui! Questo non era giusto!
Poi guardai le chiamate.
Avevo un po’ di timore, sicuramente ce ne erano anche di mia madre. Ed infatti fu così. Solo tre erano di Micky, le rimanenti di quella povera donna alla quale poche ore prima avevo sbraitato contro nel bel mezzo della notte.
In quel momento mi fece pena, e mi feci schifo da sola. Non era una novità. Però poi la rabbia sopravvalse sulla compassione che non era nei miei standard di pensiero, assolutamente.
Non la richiamai, non sarebbe servito a nulla.
Mi alzai dal letto, che forse era anche ora e mi diressi verso il bagno per sciacquarmi la faccia e lavarmi i denti. Dopodiché mi tolsi il pigiama e mi vestii con le prime cose che trovai in armadio.
Scesi in cucina ma non mangiai, non avevo fame e poi, dovevo dimagrire.
55 kili per solo un metro e sessantacinque mi sembravano assai troppi, anche se lo facevo all’oscuro di tutti perché sicuramente mi avrebbero detto che non avevo bisogno. Eppure io non mi sentivo bene con me stessa, e sentivo il bisogno di doverlo fare.
Presi il giubbotto ed uscii, chiudendo a chiave la porta di casa e dirigendomi verso la Micky’s house. Quando dicevo così, mi pareva sempre di dover andare a casa di Topolino lol.
Forse aveva fatto proprio bene a chiamarmi idiota!
 
Micky POV
 
Stavo ascoltando la cover che avevamo appena inciso quella mattina con i ragazzi.
Payphone dei Maroon 5.
Fu una decisione accolta in modo positivo subito da tutti e tre, era una canzone speciale, soprattutto per me, perché la prima volta che la sentii fu una sera che ero a casa di Aly. La mia ex mi aveva appena piantato, stavo davvero male perché mi lasciò di punto in bianco dopo un anno che stavamo assieme ed Aly mi stette sempre vicino.
In quella situazione capii più che mai quanto tenevo a lei, e quanto era importante per me, e quella canzone me lo ricorda in ogni momento.
Ci stavamo impegnando tantissimo con i GMD3, avevamo un obbiettivo e tutta la determinazione nel raggiungerlo.
In quel momento sentii suonare il campanello, così mi alzai distogliendo l’attenzione dalle nostre voci, ed andai ad aprire.
Mi ritrovai la faccia di Aly proprio di fronte alla mia.
Non era allegra come al solito.
Non portava il suo solito sorriso così contagioso.
Rimanemmo qualche secondo a fissarci. In quel momento parevamo totali sconosciuti, poi a interrompere quei bruttissimi istanti di imbarazzo, furono le sue braccia che mi circondarono, stringendomi in un forte abbraccio.
“Scusami, stupido”- mi sussurrò, dandomi poi un bacio sulla guancia.
“Di non avermi risposto nemmeno a uno dei tanti messaggi e chiamate?”- le risposi sorridendo, mentre con la mano percorsi la sua schiena in su ed in giù, come per rassicurarla.
Lei mi guardò ed entrò in casa, e quando fu un paio di passi più avanti di me, si girò solo con la testa.
“Anche”- disse facendomi l’occhiolino.
A volte era un po’ strana. Cambiava umore in un secondo.
Ma per qualche strano motivo, la adoravo ancora di più. Per lei ero come un palo portante di una casa, che senza di esso non regge, ed ero veramente felice che pensasse questo di me.
Era la ragazza con la quale mi trovavo meglio, non per niente la mia migliore amica.
Perché pur sclerando in continuazione, anche se sembrava una persona totalmente fredda, io che la conoscevo così a fondo, sapevo che era davvero bella, e non intendo solo esteriormente.
Lei mi sosteneva in tutto, in ogni mia decisione, e se aveva qualcosa da dirmi non esitava mai farlo.
Vederla soffrire era ciò che mi faceva stare peggio.
 
Aly POV
 
Mi diressi verso la cucina seguita da Micky.
Aprii il frigo e presi una lattina di coca, dopo di che andai a sedermi tra il piano cottura ed il lavello.
Aprii la lattina e cominciai a fare avanti e indietro con la parte di apertura, contando l’alfabeto. Non mi accorsi che lo feci sottovoce, e non solo dentro di me.
“Ancora a fare quei giochetti?!”
Scoppiai a ridere.
“Ehi che c’è di male?!”- lo guardai, ancora ridendo.
Lui scosse la testa sorridendo e guardando verso il basso.
“Non sai cosa ho detto a mia madre questa mattina”- sussurrai, cambiando subito tono di voce.
Lui mi guardo con sguardo interrogativo.
“Faccio schifo come figlia!”
“E perché dici questo?”
Abbassai lo sguardo fissando il pavimento.
“Cos’è che le avresti detto di preciso?”- mi chiese, mentre aprì un pacco di biscotti e si sedette sul tavolo davanti a me.
“Che non si comporta da madre!- gli risposi, facendogli cenno di lanciarmi un biscotto, che forse mi avrebbe tirato un po’ su di morale –Si forse usando termini un po’ più forti.. Ma il succo era quello”
“Immagino come glielo hai detto”- ridacchiò.
“Prima o poi glielo avrei detto comunque! Non sono riuscita a trattenermi. Dai oh mancava poco che si mettessero a farlo nel bel mezzo del salone alle cinque di mattina! Non gli importa nulla di me..”- dissi infine.
A quel punto il mio migliore amico si avvicinò verso di me, e mi strinse nuovamente in un abbraccio, come se volesse darmi un po’ della sua forza.
“Come fa a non importarle niente di una ragazza stupenda come te?”- mi disse accarezzandomi i capelli.
Io gli presi una mano e gliela strinsi forte, dopo di che, avendo trattenute le lacrime fino a quel punto, non riuscii a contenermi ancora e un paio mi caddero dagli occhi.
Lo guardai e sorrisi.
“Ti voglio davvero bene Micky”
“Anche io”
 
“Sai cosa potremmo fare?”- mi chiese circa una mezz’ora dopo, mentre mi raccontava dei progressi con la band.
Gli feci un cenno alzando le sopracciglia e la testa, mentre mangiavo patatine.
Non so perché, ma ogni volta che eravamo insieme, quindi praticamente sempre, eravamo in continuazione ad abbuffarci.
Era più forte di noi.
Solo lui riusciva a non farmi pensare alla fottuta linea, e me ne fregavo, al contrario di quando ero a casa da sola.
“Questa sera usciamo! È sabato, non voglio più vederti con il morale a terra, e poi è da un po’ che non andiamo più in discoteca insieme!”- mi propose entusiasta.
“Ci sto bro!- risposi facendo il segno di OK –però devo andare a cambiarmi se non vuoi fare brutta figura!”
Mi alzai dal divano e gli lanciai il pacchetto di patatine, ricordandomi che gli dovevo ancora un telecomando il fronte. Però la vendetta venne involontariamente, perché la molletta che avevo usato per richiudere il pacchetto non era molto fissa, e quando fu in aria cadde, facendo rovesciare tutto il contenuto sulla solita moquette, quella che avevo anche bagnato di saliva.
Evidentemente non c’era un bellissimo rapporto tra noi! Lol
Sbarrai gli occhi e mi portai una mano alla bocca, poi non potei fare a meno di scoppiare a ridere.
“Fossi in te comincerei a correre, e non mi farei più vedere fino a questa sera!”- gridò Micky, ovviamente in modo ironico.
“Non ti preoccupare! Ora me ne vado e ti lascio pulire in salotto in santa pace!”- gli gridai dall’atrio, mentre presi il giubbotto che era appeso all’attaccapanni.
Mi piegai un po’ all’indietro per vedere la sua faccia, così gli feci la linguaccia e lo salutai con la mano.
Mi accorsi che si alzò dal divano, allora aprii la porta ed uscii in fretta.
Quando si affacciò alla porta, mi girai mentre continuavo a camminare, all’indietro però.
“Sarò molto elegante, per farmi perdonare!”- e scossi la testa sorridendo, mentre sorpassavo il confine del cancello.

-Look at me
Allora come promesso, ecco un nuovo capitolo prima di venerdì! :)
Dato che questi giorni ho più tempo per scrivere se riesco anche la prossima settimana ne posterò due YEEEEY
Fra Ally e Micky si è tutto risolto, per fortuna c:
E come vedete a volte farò dei pov diversi da quello solo della protagonista
ma non succederà spesso, solo quando c'è bisogno di far capire determinate cose :D
Bene, ora vi saluto e sappiate che vi amo!
Chi recensisce, ma anche chi legge silenziosamente(?)
Qualunque cosa, FATEMI SAPERE!


@alikee1D

 

Per chi ne avesse vogli, qui trovate la mia os natalizia c: ---> Our Christmas Eve 

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Capitolo 4
*** 4. Let's party hard ***


Aprii entrambe le ante dell’armadio.
Diciamo che non era dei più ordinati al mondo. No, decisamente no!
Cercai il vestito più elegante che possedessi. Lo avevo promesso a Micky.
Non li usavo spesso, ma mia madre me ne portava un paio da ogni suo fottuto viaggio, quindi ne possedevo davvero una bella collezione.
Tutti soldi buttati, gliel’ho sempre detto, me ne bastavano alcuni.
Vabbè, tanto erano sicuramente del suo ragazzo, quindi non mi importava.
Ed ecco apparirmi alla vista un capolavoro.
Me lo ricordavo benissimo, lo aveva portato dal viaggio in India.
Me lo provai subito. Era azzurro con qualche filo argentato in mezzo, il corpetto decorato, ed aveva le spalline. La gonna, che arrivava un po’ sopra il ginocchio, era come un velo che ondeggiava ad ogni minimo movimento.
Con la mia carnagione piuttosto scura, quel colore era perfetto.
Presi un paio di tacchi color argento ed una pochette in tinta, mentre i capelli li lasciai sciolti. Un minimo di trucco, matita, mascara e fondotinta, niente di più, a me bastava. Odiavo profondamente le ragazze Barbie piene di trucco. Quale cosa migliore se non essere il più naturale possibile?
Uscita dal bagno, passai proprio davanti allo specchio che era appeso nel corridoio, allora indietreggiai e mi ci fermai proprio davanti.
Sorrisi, l’unico modo per apparire sempre e comunque bella. L’unico vero accessorio, quello più prezioso che una ragazza possa avere.
Almeno, era ciò che io pensavo, e mi rassicurava parecchio.
Dopo di che feci un gran respiro, mi toccai e sistemai un’ultima volta i capelli.
Ero pronta.
 
Suonai il citofono, ancora una volta.
Micky sapeva già che fossi io, così senza nemmeno chiedere nulla mi disse solo “aspettami che sto arrivando”.
In quel momento vidi il cancello aprirsi maestosamente davanti a me ed infondo spuntare il mio migliore amico.
Aveva un paio di jeans neri, le sue Nike Blazer grigie che adoravo e che erano mesi che gli dicevo di regalarmene un paio anche a me, una maglia con la sua solita felpa della Hollister, anch’essa grigia in tinta con le scarpe ed un giubbotto nero.
Era bellissimo.
Lo fissai, ed appena fu a qualche metro da me aprii le braccia in attesa di un suo abbraccio.
Così fu, ed appena terminò quella stretta si allontanò leggermente con il busto da me e mi guardò, mettendosi poi una mano fra i capelli.
“Oh! Tutto bene?!”- gli chiesi schioccandogli le dita davanti alla faccia per riportarlo al mondo reale.
Lui scosse velocemente la testa.
“Si si! Eccomi..”- mi rispose balbettando.
“Allora? Ora sono perdonata?”- dissi con tono dolce, per poi dargli un bacio sulla guancia.
Micky mi prese la mano e mi fece fare un giro su me stessa.
“Non potevo aspettarmi di meglio!”- disse infine, con aria ancora stupita.
 
Arrivammo in meno di dieci minuti di macchina davanti al locale. Micky ultimamente era davvero gasato del fatto di aver passato l’esame di patente, così mi scorrazzava ovunque ed in qualsiasi momento, tanto per rinfacciarmi il fatto che io avessi la macchina ma non avendo passato l’esame, non mi serviva a nulla.
Stronzo.
Era stato il regalo di compleanno per i miei diciotto anni qualche mese prima da mamma e il suo fidanzato ovviamente, altrimenti non se la sarebbe mai potuta permettere perché diciamocelo, una Audi da 25mila Sterline non me l’avrebbe mai comprata, ma lui farebbe di tutto pur di tenersela stretta, e sinceramente nemmeno capisco il perché.
Dopo aver parcheggiato, ci dirigemmo verso l’entrata.
Non ero mai stata in quel posto e nemmeno ne sapevo l’esistenza.
Mi disse che era appena stato rinnovato, prima era un piccolo pub che solo ubriaconi consideravano, mentre ora, pareva un locale del centro di Las Vegas.
Poi realizzai che invece, ci trovavamo solo in un quartiere di Londra.
Era molto tempo infatti che non uscivo, non sapevo nemmeno io il giusto motivo. Avete presente quei periodi nel quale non ha voglia di fare praticamente niente?! Ecco, ne avevo appena oltrepassato uno, anche se a dire la verità, io non avevo mai voglia di fare nulla ma per uscire, me la facevo sempre venire.
Ma in quel determinato momento, nemmeno quella.
Era strano.
Si era già fatto buio, infatti mancavano poco alle undici della sera e il locale cominciava a riempirsi.
The Night Clubsi chiamava.
Che fantasia, molto originale mi dicono.
Ma nonostante il nome, all’interno era stupendo: si estendeva su tre piani. Il primo, quello all’entrata, enorme, con circa quattro banconi dove distribuivano le bibite, e qualche gradino più in basso la pista da ballo che poteva contenere circa cinquecento persone.
Salivi le scale e arrivavi al secondo piano, dove grazie al pavimento in vetro trasparente, potevi ammirare tutto il piano sottostante ed anche qua un bel bancone addetto ai cocktails più particolari, il nostro paradiso insomma!
Ed in cima, era considerata più una zona relax. Una grande sala con divanetti e tavolini. Molto colorata.
Cominciammo a ballare e a conoscere gente nuova.
Dovevo proprio ringraziare Micky perché erano mesi che non passavo una serata così, mi mancava proprio.
E tra una bevanda ed una bella ballata, il tempo passò davvero in modo velocemente.
“Esci con me che mi fumo una sigaretta?”- mi chiese Micky con in mano un Mojito, il suo cocktail preferito che gentilmente gli avevo offerto io.
Così senza nemmeno prenderci le giacche uscimmo per qualche minuto.
Non era un fumatore, ma il sabato sera, un po’ come la maggior parte della gioventù odierna, gli piaceva accendersela e respirare a fondo fino a far entrare per bene il fumo nei polmoni, per rilassarsi ed accantonare ogni pensiero della settimana appena abbandonata.
Sfilò il pacchetto dalla tasca e si mise una sigaretta fra le labbra, cercando poi l’accendino.
“Vuoi?”- mi chiese cercando di non farsi cadere la cicca dalla bocca.
Io lo guardai per qualche istante in silenzio, socchiudendo leggermente gli occhi per poi prendere parola.
“Ma sì dai, e chi sene fotte!”- risposi compiendo un movimento con la mano verso l’alto, proprio per enfatizzare la mia ultima affermazione.
“Ed ecco il bravo ragazzo, quello della porta accanto, sorpreso mentre fuma e con un Mojito in mano!”- cominciai poi il discorso, dandogli una leggera gomitata, riferendomi al fatto che tutte le persone che lo conoscevano lo ritenevano un ragazzo educato, per bene, colui che tutte le madri vorrebbero accanto alle proprie figlie.
A volte a ripensare a quest’idea generale rifattasi su di lui, mi veniva solo da ridere.
Non lo conoscevano!
Mi sorrise semplicemente, perché ancora intento a sorseggiare dal drink che teneva in mano.
Quel sorriso, che mi stava succedendo?!
Sentii come un enorme brivido percorrermi tutto il corpo, dall’alto verso il basso alla vista della sua espressione.
Sicuramente era tutta una conseguenza di qualche bicchiere di troppo, decisamente sì.
Si preparò poi per rispondermi, ma prima che aprisse bocca, lo vidi fare un gesto di saluto, verso qualcuno dietro di me.
Così mi girai anche io per vedere chi fosse il diretto interessato, e scorsi tra la folla un volto a me da poco familiare.
Sneakers, pantaloni neri, camicia e giacca piuttosto elegante blu, dopodiché alzai lo sguardo.
Il suo viso angelico, gli occhi azzurri che risaltavano nonostante il buio della sera e quel modo di comportarsi così attraente.
Era lui, Greg.
Ci vide e ricambiò subito il saluto, poi mi fissò e da metri di distanza si portò il pollice della mano destra vicino alla bocca e cominciò a fare piccoli movimenti sulle labbra, per poi scoppiare in una breve risata.
Brutto bastardo, sicuramente si stava riferendo alla scena accaduta a casa di Micky il giorno prima.
Lo pietrificai con lo sguardo, e dentro di me lo mandai gentilmente anche a quel paese, poi scrutandolo meglio senza che se ne accorga, notai che teneva mano nella mano una ‘carissima’ ragazza. Bionda, alta, formosa, insomma mi stava già antipatica.
Ma perché mi interessava tanto?!
Era libero di fare ciò che voleva, lo conoscevo appena e io per lui non ero sicuramente niente di niente.
Forse Micky aveva ragione. Non dovevo pensare a lui, non dovevo considerarlo, non doveva entrare a far parte della mia vita.
Sentii una mano afferrarmi per un braccio e girarmi dall’altro lato.
“Ora puoi anche smetterla di fissarlo!- mi disse subito il mio migliore amico con tono serio –Ricordi vero ciò che ti avevo detto riguardo a lui?”
Io annuii abbassando lo sguardo. Aveva ragione, non potevo farmi rovinare la serata da un ragazzo così dannatamente attraente, ma che del quale non sapevo assolutamente nulla.
Lo scopo di quella sera era spassarsela in compagnia del mio migliore amico, bere, divertirmi, conoscere nuova gente e dimenticare tutto il resto per almeno quelle poche ore e basta.
Rientrammo poco dopo, e ricominciammo la nostra vera festa.
Vedevo Micky parlare con ragazze, e subito in me si scaturiva un sentimento di gelosia, ed ogni volta cercavo il prima possibile di interrompere i loro discorsi, senza ovviamente fargli notare il fatto che lo facessi apposta.
Continuavo a sostenere che ciò che quella sera sentivo nei confronti del mio migliore amico fosse colpa dell’alchool, dell’allegria che si era creata dentro di me, e dei miei ormoni che facevano baccano ogni volta che bevevo quella sostanza. Sono piuttosto particolare come persona, ma soprattutto complicata.
Così verso le due e trenta del mattino ormai, uno speaker annunciò che il locale stava per chiudere.
Era strano, solitamente la vera movida comincia per quell’ora, mentre loro chiudevano. Ma non potevo lamentarmi, avevo passato una serata memorabile.
Andai in contro a Micky, che mi chiese gentilmente se avevo bisogno di un passaggio per andare a casa, ma rifiutai dicendogli che mi sarei arrangiata, non distava molto da casa.
Lo salutai stringendolo in un forte abbraccio, poi mi baciò sulla guancia, ed ancora una volta, come una tempesta di emozioni percorse il mio corpo, facendo impazzire il mio stomaco.
Non dovevo più bere, ne ero sempre più convinta.
E prima di uscire definitivamente dal locale, andai velocemente in bagno a darmi un’ultima sistemata generale.
Mi stavo ripassando il trucco, quando improvvisamente balzai a causa della porta che sbatté forte.
Mi girai di scatto e chi mi ritrovai, davanti a me, nel bagno delle ragazze?!

-Look at me
Eccoci di nuovo a venerdì, e come promesso ecco il QUARTO CAPITOLOOO! :)
Ok, fatemi sapere se vi piace, perché magari io ne sono stra entusiasta,
e poi alla fine non piace a nessuno! AHAHAH
Comunque vorrei assolutamente ringraziare coloro che hanno messo la mia storia 
fra preferite, seguite o ricordate c:
Spero davvero di non deludervi :)
Poi vorrei ringraziare:
justamudblood_, abbeyna, swagonjames e justinolove per le loro magnifiche parole nelle recensioni *o*
Grazie anche a tutti i lettori silenziosi(?)


@alikee1D 

 

Qui potete trovare la mia os natalizia c: ---> Our Christmas Eve spero vi piaccia :)

Auguri a tutte per un buon anno nuovo! :D
Lo faccio ora perché il prossimo capitolo lo posterò venerdì, quindi
meglio un po' in anticipo che tardi! :D
Vi adoro!

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Capitolo 5
*** 5. Stucked ***


Fissai quel ragazzo, esatto ragazzo, maschio, per qualche secondo con gli occhi sbarrati.
Ed io che pochi minuti prima avevo ringraziato gentilmente il cielo per non avermelo più fatto incontrare. Ma come potevo rinunciare ad uno sguardo così ipnotico?!
“Non so se ti sei accorto di aver sbagliato bagno!”- gli dissi in modo alquanto antipatico per poi rigirarmi verso il grande specchio.
Ed ecco riapparirmi alla vista grazie allo specchio, dietro di me quel ragazzo che pur essendo entrato nella mia vita da poco più di un giorno, me la aveva già incasinata totalmente.
Greg.
“Veramente era proprio qui che volevo arrivare”- sussurrò avvicinandosi a me.
Io continuavo a fissarlo attraverso lo specchio con il mascara ancora in mano. Era vicino, molto vicino, troppo vicino per i miei gusti.
Mi irritava alquanto, ma allo stesso tempo avrei voluto che quel momento non finisse mai. Solo la sua immagine riflessa e così vicina, mi agitava come nessuno prima di quel momento aveva fatto.
“La bionda non è entrata di qua!”- interruppi il silenzio che si era venuto a creare.
Lui mi guardò con sguardo interrogativo alzando un solo sopracciglio per poi borbottare solo un “Chi?!”
“Mi prendi per il culo, idiota?”- gli ringhiai contro.
Aspetta, Micky era il mio idiota. Stavo per caso paragonando quello scimmione che mi ritrovavo dietro, al mio migliore amico?
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondermi che sentimmo dei passi avvicinarsi al bagno, così mi prese velocemente per il polso e mi trascinò di forza dentro ad uno di quei piccolissimi e squallidi gabinetti e lasciò la porta socchiusa.
Senza un motivo apparente.
Appena fummo dentro mi liberai di forza, e quando vide che stavo per urlargli contro qualcosa, tanto per cambiare, mi bloccò la parola tappandomi con una mano la bocca.
Cosa voleva fare?!
Chi si credeva di essere?!
Ma soprattutto, perché?!
Con l’altra mano si portò l’indice vicino alle sue labbra così perfette, e mi fece segno di stare zitta.
Io eseguii.
Era strano.
Conoscendomi mi sarei ribellata, gli avrei tirato un calcio fra le palle e sarei scappata.
Invece con lui era diverso.
Con lui non ci riuscivo.
Sottomessa daquel sorriso che mi inteneriva.
Sottomessa daquegli occhi che mi ricordavano la lucentezza del mare abbagliato dal sole.
Sottomessa dalsuo ciuffo totalmente spettinato, ma allo stesso tempo perfetto.
Sottomessa dalsuo profumo di fresco.
Sottomessa daun cretino così bello che mi aveva semi-rinchiusa in un bagno di un locale?!
Quest’ultimo mio pensiero, rovinò definitivamente la mia quiete, così agii d’istinto e provai a mordergli la mano ma invano, perché proprio in quel momento mollò la presa, e si piegò leggermente in avanti come se ci stessimo nascondendo da qualcuno, anzi credo che era proprio ciò che stavamo facendo.
“Ok, ora puoi di nuovo parlare. Ma a bassa voce, mi raccomando!”- mi disse girandosi verso di me ed aprendo finalmente la porta di quel orribile posto maleodorante, per poi distendere elegantemente il braccio per farmi passare.
Bè se voleva usare le buone maniere, aveva sicuramente sbagliato luogo e momento!
“E chi saresti tu per dirmi cosa devo o non devo fare?- risposi irritata –Ora spiegami, ma cosa caspita vuoi?!”- lo guardai in cagnesco.
Sinceramente non mi importava nemmeno la risposta, ciò che volevo era andarmene da quel posto per calmarmi, quando notai che sul bordo del lavandino non c’era più il mio beauty con i trucchi.
“Ecco! Mi hanno pure rubato i trucchi! Fanculo!”- dissi alzando le braccia per poi dirigermi verso l’uscita che mi avrebbe riportata in pista.
Ma ancora una volta, sentii il tocco delicato delle sue morbide mani fermarmi. Questa volta erano due che mi tenevano ferma.
Mi liberai e portai le mani sul viso respirando profondamente, per poi spostarmi i capelli all’indietro.
“Che c’è ancora?!”
“L’uomo che prima è entrato era un addetto alla sicurezza, probabilmente l’ha preso lui il tuo bauletto pensando che qualcuno lo abbia dimenticato.”- rispose come per scusarsi.
“E quindi? Perché mi hai..”
Non finii la frase che le luci si spensero all’improvviso.
Buio totale. Solo una minuscola finestra in alto a destra dei lavandini, che però non serviva a molto.
Saltai fra le braccia di Greg stringendolo forte.
“Cosa - sta - succedendo?”- chiesi scandendo bene le parole una ad una, tenendomi ancora a lui, senza nemmeno saperne il motivo.
La risposta si fece attendere anzi, non arrivò nemmeno perché l’unica cosa che udii nel buio più totale fu una sua risata a bocca chiusa.
Basta.
Mi ero davvero scocciata di quella situazione, così mi staccai dal biondo ed andai verso la porta che non avrebbe dovuto distare più di un metro da me, porgendo le mani in avanti per non andarmi a schiantare contro qualcosa, tanto per rendere la scena ancora più drammatica.
Raggiunta quella che teoricamente avrebbe dovuto essere l’uscita da quel posto, andai in cerca della maniglia che si fece trovare molto presto ma che però, non mi diede nessun tipo di soddisfazione in quanto la porta, era chiusa a chiave!
Cominciai ad agitarmi e la risata di Greg si fece sempre più forte, e a quel punto era meglio per lui non capitarmi vicino altrimenti lo avrei preso a sprangate.
“Sei un grandissimo bastardo!”- fu l’unica cosa che riuscii a dire.
 
Oramai era circa mezz’ora che tiravo calci e pugni alla porta per farmi notare da qualcuno esternamente a quel bagno. Ma purtroppo, tutti tentativi falliti.
Era inutile.
Greg, stancatosi delle mie urla ed imprecazioni contro di lui, che mi aveva trattenuta apposta perché sapeva che sarebbe andata a finire proprio così: chiusi in un bagno di un locale per tutta la notte al buio, mi venne incontro e mi allontanò da quella tavola di legno.
“Non puoi continuare così, non servirà proprio a nulla!”- cercò di calmarmi.
“Io non riesco a capire Greg- cominciai prendendolo per i polsi ed allontanando le sue mani dal mio corpo –cos’è che vuoi da me? La ragazza già ce l’hai..”- continuai.
Ci furono attimi di silenzio, poi il mio compagno di avventure sospirò.
“Se ti riferisci alla ragazza che prima era con me, bèh non stiamo assieme”.
Mi lasciò senza parole. Non sapevo più cosa dire. Non avevo più un motivo per aggredirlo.
Perché infondo era pur sempre un pretesto per colloquiare, un motivo in più per sentire la sua candida voce, una ragione per sentirlo ancora più vicino a me.
Perché lo respingevo se infondo sapevo benissimo che mi faceva stare bene averlo accanto?
Ero solo una stupida.
Stupida perchénon riuscivo a trovare un compromesso fra cuore e testa.
Stupida perchéavevo paura ad ascoltare ciò che provavo, e pur essendo cosciente di questo, continuavo a farlo.
Stupida perchénon avevo il coraggio di reagire per paura di poterlo ferire.
Stupida perchélo ero e basta. Punto.
Così cercai il muro più vicino a me, e lasciai che la mia schiena scivoli parallelamente la parete, facendo sì che un brivido ripercorra tutta la mia spina dorsale per le gelide piastrelle.
Prima avevo detto che mi sarebbe piaciuto che quel momento durasse per sempre?! Fanculo a me che lo avevo pensato.
“Dov’è che sei adesso?”- mi chiese lo scimmione, sentendo i miei movimenti.
“Seduta per terra, e non ho intenzione di alzarmi fino a che qualcuno non verrà a salvarmi da questo inferno!”- gli risposi stringendomi le ginocchia fra le braccia.
Cominciavo ad avere freddo, dopotutto avevo solo il vestito addosso, nient’altro. Il cappotto lo avevo lasciato accanto al tavolo dove eravamo seduti qualche ora prima, e chissà quale brutta fine aveva fatto anche esso.
“Perché dici questo?”- chiese infine con tono piuttosto malinconico.
Già, perché?
A me faceva piacere, ma ero brava a non farlo notare.
Ancora una volta riuscì a zittirmi, a lasciarmi senza via d’uscita. Non sapevo rispondere, perché una risposta non c’era o meglio, c’era, ma era troppo difficile da ammettere.
Forse semplice paura.
Paura dei miei sentimenti.
Paura di innamorarmi.
Paura di soffrire.
Ancora.
Ecco cosa succede dopo una ferita più grande rispetto a quanto riesci a sopportare. Me lo ero sempre chiesta, perché non ero potuta nascere in una famiglia normale? Non chiedo molto, semplicemente due genitori che si amano e che farebbero di tutto pur di vedere i propri figli sorridere. Tutto l’opposto della mia.
In quel preciso momento odiavo il mio carattere, odiavo il mio modo di fare, odiavo me stessa.
Greg, ancora in attesa di una mia risposta che sicuramente non sarebbe uscita dalla mia bocca, era appoggiato al muro di fronte a me, in piedi sotto a quella piccola finestra quadrata qualche metro sopra il suo ciuffo.
Quella pochissima luce lunare che riusciva a trapassare faceva splendere ancora di più il colore dei suoi capelli.
Lo fissavo, ma senza emettere suono.
Poi cominciò a palparsi le tasche e prese fuori il suo cellulare.
“Ah c’hai pure il telefono e lo tiri fuori ora?”- sbraitai con voce tremante per il freddo.
“Non prende! Altrimenti non credi che avrei già chiamato qualcuno?!- ecco arrivato capitan ovvio – Comunque tieni!”- concluse sfilandosi la giacca di dosso, per poi venirmi incontro illuminandosi sempre con la luce prodotta dallo schermo del cellulare.
Mi porse quel giacchettino color blu sulle spalle, delicatamente.
Fu un gesto piacevole.
Poi si sedette accanto a me.
“Te l’ha fatta sentire Micky la nostra ultima cover?”- mi chiese, facendomi dimenticare tutta la rabbia e la tristezza che nei momenti precedenti avevano preso possesso di me.
Feci un cenno di negazione col capo. Mossa alquanto stupida essendo che stavamo completamente al buio, ma me ne accorsi troppo tardi.
Ero troppo occupata a capire le intenzioni di quel ragazzo, ad inquadrare il suo carattere, ma il tutto mi era talmente difficile.
Non riuscivo a trovargli una posizione giusta, anche se un posto dentro di me ci sarebbe stato.
Intuì che la mia era una risposta negativa alla sua domanda, così cominciò a cercarla fra le sue playlists e presse il pulsante play.
 

I’m at a payphone trying to call home
All of my change i’ve spent on you
Where are the times gone baby
It’s all wrong, we’re at the place we made for two

 
Play, a tutti i ricordi che mi vedevo scorrere davanti grazie a quella semplice melodia.
Play, a tutte le emozioni che mi trasmetteva.
Play, al sorriso del mio migliore amico che ricordavo in ogni momento.
Play, ad un momento di debolezza che da anni era difficile farmi passare.
Mi appoggiai sulla sua spalla di Greg con la testa, stringendomi ancora di più a quella giacca.
Presi un paio di respiri profondi. Quel profumo era sempre lo stesso, fresco, impresso dentro me.
Chiusi gli occhi per assaporare ancora meglio quelle parole, così vere, le loro voci, e prima che la canzone finisse, mi ritrovai racchiusa in un sonno profondo.

-Look at me
Okkkk, today is friday! Ed anche 3ismDay jhfhdjfh WOWOWOWOOO(?)
Ok, scusate ma questa settimana sono particolarmente gasataperché il 1 gennaio
i District3 MI HANNO RT HDFJHGD stavo tremando vi giuro, e non sapevo se scoppiare a piangere o saltare come una molla(?)
Diciamo che ho cominciato l'anno alla stra grande
OK, ORA LA SMETTO, SCUSATE

Tornando al capitolo, spero davvero che vi piaccia! c:
Greg ora avrà un ruolo più importante nella storia rispetto a prima :)
e per sapere come andrà a finire, FATE IL COUNTDOWN INSIEME A ME PER VENERRRDÍ
Se lasciate una recensione mi farebbe sempre piacere c:
comunque stiamo arrivando a 100 visite per il primo capitolo! :D
Dai che ce la possiamo fare!
Grazie infinite a tutti, io vi adoro!


@alikee1D

Infine vorrei augurare a tutte di passare il rientro a scuola, lunedì,
nel modo meno traumatico possibile :c
MI DISPIACE SISTAH, SO COME VI SENTITE!
<3

 

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Capitolo 6
*** 6. Young, wild and.. free ***


Cercavo disperatamente di aprire gli occhi ma invano, a causa della luce.
O forse cercavo semplicemente il suo grazioso viso in quell’orrido posto fra le pareti bianche.
Cosa stavo pensando?! Considerazioni idiote da una mente ancora rincoglionita dal sonno, e con qualche residuo di alcool.
Stupida.
Non volevo nemmeno immaginare che faccia avrei dovuto avere in quel momento.
Sentii i suoi passi, o ciò che avevo presupposto fossero i suoi passi, avvicinarsi verso di me.
“Dormito bene?”- mi chiese abbassandosi alla mia altezza. Proprio di fronte a me appoggiando le sue delicate mani sulle mie ginocchia.
Feci uno scatto con la testa, con un’espressione alquanto scazzata.
“Spero tu stia scherzando!”- mi stava forse prendendo per il culo?!
Non sentivo più la schiena, il mio carissimo fondoschiena era congelato, dopo aver passato una notte a dormire sul pavimento di uno squallido bagno di un locale, ed ancora aveva il coraggio di chiedermi se avevo dormito bene?!
Questo ragazzo aveva seri, serissimi problemi!
“Se ti aspettavi la colazione a letto hai completamente sbagliato situazione mia cara!”- ed aveva pure le palle di fare il simpaticone?!
Se come dicono, il buon giorno si vede dal mattino, bè credo che quella si sarebbe presentata come tipica giornata di merda!
Quanto tempo ancora avrei dovuto rimanere là dentro?
Una domanda che mi girava continuamente a vuoto in testa da ore.
Greg guardò lo schermo del telefono, e poi annunciò che essendo le sei e trenta della mattina, avrebbero dovuto riaprire il locale, e di conseguenza anche i bagni, circa una mezz’ora dopo.
Mi aveva forse letta nella mente?
Il biondo, ancora una volta si avvicino, questa volta però accanto a me, sedendosi per terra.
“In fondo non è stato così male, non credi?- cominciò, fissando la parete che stava a qualche metro a noi –Ci siamo conosciuti un po’ meglio”
Ed ora cosa avrei dovuto dire?
Non potevo certamente rispondere un gioioso dopo tutti i tentativi di evadere, dopo tutti gli insulti che gli avevo sbraitato contro.
Ma in fondo, non me la sentivo nemmeno di rispondere negativamente. Dopo tutto era ciò che desideravo, non mi era affatto dispiaciuto, cosa che sicuramente non avevo lasciato trasparire.
In quei minuti che ci rimasero da passare assieme, dato che appena sarei uscita da quel posto, non lo avrei voluto vedere per almeno una settimana, continuammo a raccontarci di noi stessi. O più che altro, lui mi prese per un prete durante le confessioni, una sorta di diario segreto, io mi limitavo ad annuire regolarmente e gli dissi solamente alcune cose di me. Non mi fidavo di nessuno se non lo conoscevo a fondo, non riuscivo ad aprirmi totalmente come avrei voluto.
Ovviamente, con mio grande piacere, uscì anche l’argomento della sua amica bionda. Mentre parlavamo di lei, -brutta puttana *tossisce* stronza *tossisce ancora*- il mio entusiasmo era gentilmente andato a farsi fottere.
Avrei scommesso oro che fosse tinta!
Però ci tenne a precisare che fosse solo una delle tante, da una botta e via, e insisteva nel sottolinearlo, ma confessò pure che era una macchina da sesso.
Posso sapere cosa caspita me ne importava a me?!
No seriamente, non lo capivo.
Invece confermai ciò che mi aveva rimproverato il mio migliore amico. ‘Non innamorarti mai di uno come Greg’.
L’unico problema era, e se per caso provassi già qualcosa per lui?
Ero dannatamente fottuta.
“Greg..- si girò lentamente con la testa verso me appena udì pronunciare il suo nome –devi farmi una promessa.. Per favore non..”
Ed ecco aprirsi finalmente quella porta.
Via libera!
Purtroppo però, il controllore appena ci vide non ebbe la migliore delle reazioni.
 
“No, lei non ha capito..”
Sentivo Greg provare in tutti i modi a convincere il gestore del locale a non chiamare la polizia.
Io intanto ero impegnata a girare per i vari piani intenta a ritrovare il cappotto, la borsa e il mio bellissimo beauty che speravo solo non fosse finito in un cassonetto dell’immondizia.
Tenevo costantemente le dita incrociate, chiedendo perdono di tutti i peccati che avevo commesso fino a quel momento, sperando in una grazia divina.
Ci mancava solo che finissi dietro alle sbarre per colpa sua!
Mi fermai un secondo e mi massaggiai le tempie, cercando di rilassarmi il più possibile, per quanto fosse fattibile, allontanando per qualche istante ogni minimo pensiero che riguardasse lo scimmione.
Per fare questo, avevo bisogno di qualcos’altro di più piacevole a cui pensare.
Ecco che risentii dentro me i brividi allo stomaco, che mi ripercorrevano completamente, proprio come la sera precedente, con Micky.
Avevo detto che avevo bisogno di pensieri migliori, e questo fatto sicuramente non mi faceva sentire meglio. Non riuscivo a comprendermi, ero più complicata di quanto immaginassi.
Cercai di autoconvincermi trovando spiegazioni idiote, come per esempio era la fame, dopo tutto non avevo ancora fatto colazione. Oppure l’alcool che ancora circolava per il mio corpo.
Era mai possibile che non riuscissi a trovare un argomento che mi facesse temporaneamente stare bene?!
Poi scorsi in lontananza, steso su uno dei divanetti colorati all’ultimo piano, una giacca che sembrava essere proprio il mio cappotto.
Tombola! Grazie al cielo c’era ancora.
Mamma non mi avrebbe mai perdonato la sua perdita, me lo aveva ancora una volta regalato lei, questa volta però me lo portò dalla Grande Mela, New York City babies, un anno prima.
Anche la borsa era fortunatamente sotto di esso.
Bene, ero al completamento di ben due terzi della mia disperata ricerca.
Era il momento di tornare da basso, e sentire la tanto attesa sentenza.
Scendendo le scale, feci il segno della croce più volte, guardando verso l’alto. Non ero mai stata tanto credente quanto in quel momento.
Spostai lo sguardo verso il basso e vidi il proprietario ed altri uomini, probabilmente dipendenti o comunque gente che lavorava proprio là, vicino al bancone con le braccia incrociate, e Greg vicino alla porta, sicuramente in attesa del mio arrivo.
Non mi ero mai sentita così osservata, ed in più mi esaminavano con lo sguardo davvero con cattiveria.
“Andatevene, ed è meglio che non vi facciate più vedere!”- ringhiò uno di essi.
Mamma mia quanta arroganza.
Personalmente non avevo nemmeno afferrato bene il perché di tutta questa rabbia, in fondo non avevamo fatto nulla di male anzi, in questa situazione le vittime eravamo soltanto noi!
O più che altro, IO.
Abbassai la testa cercando di non lanciargli addosso qualcosa, ne sarei anche stata capace.
Poi alzai per qualche secondo lo sguardo per lanciargli un’occhiata di sfida, e scorsi sul bancone il mio tanto cercato beauty.
Livello superato! No, a parte gli scherzi, avevo ritrovato anche l’ultimo tassello del mio puzzle. Il problema era, come avrei fatto a riprendermelo?! Stava a qualche centimetro da quei bull-dog ringhiosi, ed io me la stavo facendo sotto.
Feci un sorriso talmente falso che avrebbe potuto tranquillamente avere scritto made in China, e con molta cautela compii piccoli passi verso il mio tesoro cercando di non farmi notare.
Quando il beauty era parallelo a me, eseguii uno scatto da medaglia d’oro e riuscii ad afferrarlo in tempo prima che qualcuno mi bloccasse.
Feci segno a Greg di correre, ed uscimmo il più in fretta possibile dal locale che non avrei mai più potuto vedere nemmeno con il binocolo, se volevo rimanere in vita.
La triste storia della mia adolescenza.
Quando fummo alla distanza minima di precauzione, abbassai leggermente il busto mettendomi le mani sulle ginocchia per la fatica. Volevo tornarmene a casa, e fare una bella dormita nel mio letto, non chiedevo nulla in più.
“Vieni a bere qualcosa?”- mi chiese il biondo poggiandomi una mano sulla schiena.
Era appiccicoso quanto la colla questo ragazzo caspita!
Dovevo solo trovare le parole giuste per rifiutare l’invito senza cercare di offenderlo. Ovviamente, io ero un’esperta a sbagliare sempre termini ed a ferire le persone, ed ero sicura che per quanto mi ci impegnassi, sarei riuscita a combinare una situazione sgradevole per entrambi anche in quel caso.
“Senti Greg- mi alzai nuovamente in posizione eretta, spostandomi con una mano i capelli dal viso –non è il momento, mi dispiace!- gli spiegai con un tono basso di voce.
“Scusa”- sussurrai infine.
Ok, quella non ero io.
Non era l’Alice che conoscevo fino a quel momento.
Chiedere perdono?! Di cosa mi dovevo scusare?!
Luimi aveva cacciata in quella situazione, ma non dimostrò nemmeno un minimo di dispiacere.
Dovevo ancora ringraziare Micky per avermi aperto gli occhi nei confronti di Greg, altrimenti probabilmente sarei già caduta nella tentazione alla vista del suo sguardo.
Scossi la testa e mi ripresi.
Appoggiai la borsa ed il cofanetto dei trucchi su una panchina per infilarmi il cappotto, era troppo ingombrante da tenere in mano. Tutto sotto lo sguardo fisso di Greg, detto anche colla, scimmione, o grandissimo stronzo!
Mi sentivo alquanto messa in soggezione, non staccava un momento gli occhi verso di me, cosa che mi irritava parecchio in quel momento.
Lo salutai con un minimo gesto della mano, e presi la direzione di casa, senza nemmeno voltarmi per curiosare se fosse rimasto lì, ancora immobile, o avrebbe preso anche lui la sua strada.
 
Finalmente la destinazione era vicina, o in poche parole, mancavano poche centinaia di metri per arrivare davanti casa.
Ero stremata, stanca e dolorante ovunque, per di più sembravo un elefante che camminava con ancora i tacchi. Grazie al cielo era mattina presto e le uniche povere anime che avrei incontrato per strada sarebbero state solo vecchiette che andavano a prendere il pane(?)
Mi sbagliavo, tanto per cambiare.
Infatti scrutai un ragazzo venirmi in contro, nella direzione opposta alla mia. Man mano che si avvicinava, mi accorsi che era proprio il mio migliore amico, Micky, bello come sempre, e con il suo sorriso inconfondibile stampato in faccia.
Merda!
Passai in pochi millesimi di secondo dalla gioia di incontrarlo, al panico più totale.
Non ero più riuscita a dire a Greg ciò che avrebbe dovuto promettermi, e cioè di non dire nulla a Michael di quella serata movimentata, anche se di movimentato non aveva niente ma vebbè, era un piccolo dettaglio irrilevante che in quel contesto non centrava nulla.
Mente contorta.
Appena ci scontrammo lo abbracciai subito, e lui mi guardò molto incerto, indietreggiando leggermente la testa in confronto al resto del corpo, probabilmente vedendomi ancora con i vestiti della sera prima.
E ora, cosa gli avrei detto?
Io sorrisi semplicemente, cercando di cominciare un discorso che non riguardasse me stessa.
“Dove vai sweetie?”- chiesi cercando di rimanere tranquilla, non avrebbe dovuto sospettare niente.
“Io.. devo.. andare da Dan”- rispose molto lentamente.
Annuii, e cercai una scusa per congedarmi al più presto, così lo salutai e il nostro cammino si separò.
Giunta finalmente davanti a quel tanto atteso cancello che mi separava dalla porta di casa, mi accorsi di non avere con me il beauty.
Cominciai a bestemmiare in arabo. Non era possibile!
Evidentemente mi odiava, e non poco.
Feci velocemente mente locale, e realizzai che molto probabilmente lo avevo dimenticato sulla panchina dove aveva lasciato anche Greg.
Dovevo andare a recuperarlo, nuovamente.
Ora però i problemi erano due: cercare di non incontrare Micky prima che mi fossi cambiata, e sperare di non trovare ancora là Greg, così il più inosservato possibile, rifeci ancora una volta la medesima strada, sperando vivamente che quella fosse l’ultima.
Presi una scorciatoia che tagliava buona parte del tragitto, passando per il parchetto, dove però ci trovai il mio migliore amico seduto vicino ad un tavolo di legno piuttosto rovinato.
Non c’era Dan con lui, ma una ragazza!
In quel momento, non posso negarlo, mi crollò il mondo addosso.

 
  -Look at me
Tesori miei! SCUSATE, SCUSATE, SCUSATE, per l'immenso ritardo, di ben una settimana!
Ma capitemi, questa scuola mi sta facendo impazzire :c
Comunque eccoci con il sesto capitolo che, devo ammetterlo, è stato peggio di un parto!
Fra impegni e mancanza di ispirazione, spero sia venuto comunque, let's hope! *occhi dolci*
WOWOWOOO finalmente liberi! Ahah
Ally è particolarmente e perennemente scazzata, non credete? :o
E vi lascio con un piccolo colpo di scena ;)
vedremo come va a finire nel prossimo capitolo, sperando di riuscirlo a scrivere per questo venerdì!

Sappiate che vi adoro, tutte voi che seguite questa fanfic, davvero 
ps: se volete recensire, non mi offendo mica eh ;)

@alikee1D

 

Pssst, volevo solo dirvelo ancora una volta:
grazie, siete meravigliose 

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Capitolo 7
*** 7. Confused more than ever ***


Greg pov.
Dopo minuti interminabili di corsa, finalmente Ally si decise a fermarsi.
Eravamo abbastanza distanti, non correvamo alcun pericolo.
Era sfinita, lo notai subito. Ma allo stesso tempo meravigliosa. Tanto che non riuscivo a staccarle lo sguardo di dosso.
La invitai gentilmente a bere qualcosa, in un posto un po’ più confortevole di un bagno pubblico.
Lei rifiutò.
Rimasi a bocca aperta. Non mi era mai accaduto, non avevo mai provato la sensazione del sentirsi allontanati, così.
O più che altro, sapevo benissimo che me ne sarei sbattuto, non erano cose che avrebbero inciso sul mio umore.
Invece con lei era diverso.
Non riuscivo a capirla, aveva una voce tremante, come dispiaciuta, eppure non disse nulla se non uno scusa a fil di voce.
Poi si diresse verso una panchina distante pochi metri da noi, indossando la giacca.
Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, ancora.
Non era normale. Non per me.
Quando era una ragazza a respingermi, solitamente non mi importava mai, dopotutto era lei che ci perdeva, e ne avevo sempre altre decine a disposizione.
Eppure con lei non ci riuscivo. Sentivo che qualcosa di forte ci legava, e volevo a tutti i costi che Ally fosse mia.
Mia e solo mia, come non lo era mai stata nessuna.
Il mio sguardo era sempre fisso nella sua direzione, non capivo le sue intenzioni.
Si girò lentamente verso di me, ed accennò un gesto di congedo con la mano, senza nemmeno un sorriso, con la stessa espressione delusa, e se ne andò.
Aspettai qualche secondo, voltando solo la testa per seguire la sua scia con gli occhi, ma lei continuava, dritta, senza mai fermarsi, senza mai girarsi.
Faceva male, faceva male come mai aveva fatto prima. Ally era importante per me, era troppo importante per perderla, era l’unica ragazza che mi rifiutava così testardamente, ma che allo stesso tempo, così facendo, mi faceva impazzire ancora di più.
Per lei, per Ally.
 

 
Ally pov
Cosa mi stava succedendo?!
Dovevo contenermi, dovevo sapermi controllare. Tutto ciò che avrei voluto fare in quel momento era andare verso di loro e buttare quella str..- ragazza a terra.
Con una delicata spinta all’indietro sarebbe caduta di schiena, essendo seduta sullo schienale della panchina senza problemi.
Non male come idea.
Era meglio che non la considerassi troppo come opzione, altrimenti conoscendomi sarei anche riuscita a farlo!
Micky sorrideva.
Troppo per i miei gusti. Decisamente troppo.
Il suo sorriso era inconfondibile, la sua risata l’avrei potuta distinguere fra mille.
Cos’era che lo divertiva tanto?!
Perché lo vedevo stare tanto bene? Così a suo agio?
Era una bella ragazza, non c’è che dire.
Capelli castani lisci di lunghezza media, occhi scuri ma tendenti al verde, e carnagione altrettanto scura.
Tralasciando gli istinti omicidi, successe qualcosa dentro di me, qualcosa di inaspettato.
Forse rabbia.
Forse invidia.
O forse semplicemente tanta, ma davvero tanta confusione.
Mi stavo facendo condizionare troppo da quello che era successo la sera prima in discoteca.
L’alchol fa male, imparate la lezione dagli sbagli altrui.
Non aveva senso, nulla aveva più senso.
Perché volevo esserci io al posto di quella ragazza?
Micky, il mio migliore amico che mi aveva mentito dicendomi di andare da un suo amico, e poi lo ritrovo insieme ad una ragazza.
Per caso non si fidava più di me?!
Era tutto ciò che mi veniva in mente, non riuscivo a trovare alternativa, altra spiegazione. Faceva male, tanto male.
Bene, stava andando tutto di merda insomma!
Poi finalmente mi tornò in mente il motivo principale per il quale io non ero ancora a casa sul mio divano, e cioè quel maledetto cofanetto.
Mancava solo che tornata alla panchina dove lo avevo lasciato, mi ci trovassi seduti sopra Greg ed in groppa la sua bella bionda. In tal caso, non mi sarei sorpresa.
Quindi tralasciai l’argomento Micky e tornai indietro, in condizioni pessime alle otto meno qualche minuto della mattina, dovendo per forza fare il giro lungo.
Se tutto fosse andato per il meglio, se così potevo dire in quella situazione, almeno mi consolava il fatto che per ora di pranzo avrei dovuto esserci a casa.
Così speravo.
Il tragitto sembrava essere infinito. In fondo non erano più di quindici minuti, ma dopo aver passato una tale giornata, anche se appena cominciata, sembrava un’eternità ormai.
Mentre camminavo non riuscivo a pensare a qualcosa che mi facesse sorridere. Proprio non ci riuscivo!
Partendo dal fatto che stavo camminando con i tacchi da praticamente la sera prima, ed ero di pessimo umore.
Comprensibile.
Poi partì il pensiero verso mia madre e dove in quel momento si trovasse assieme al mio caro patrigno. No, in effetti non lo potevo chiamare così, non erano ancora sposati, grazie al cielo! Però la parola patrigno come nome suona di brutto, non tanto carino insomma, ed era quello che io provavo nei suoi confronti. Conclusioni?! Patrigno era un soprannome adatto a lui.
E poi come non ripensare a ciò che avevo passato quella notte. Qualcosa di assolutamente surreale, che ancora non avevo completamente capito.
E Micky, che era colui che meno fra tutti capivo e in quel momento, per quanto mi interessasse, non cercai nemmeno di farlo.
Dopo intensi minuti di riflessione finalmente arrivai alla millesima destinazione finale per quel giorno, che alla fine non era che una semplice tappa di passaggio.
Luic’era, c’era ancora!
E per LUI ovviamente intendo il beauty.
 
Giuro che non avevo mai amato tanto il mio pigiama, il divano ed una dolce cioccolata calda bianca come in quel momento.
Esatto. Finalmente ero nuovamente a casa. Senza aver dimenticato nulla.
La voglia di telefonare al mio migliore amico, se ancora così potevo avere l’onore di chiamarlo, era immensa, però decisi saggiamente di lasciare perdere e vedere per quanto ancora avrebbe retto quello stupido gioco.
E Greg?
Temevo seriamente che se la fosse presa per come lo avevo trattato, ma speravo che riuscisse a capirmi. Ero scazzata, ma lo ero per un valido motivo! E soprattutto, lo ero per colpa sua. Solo ed esclusivamente sua.
Ecco, non riuscivo a pensare un minuto a Greg che non mi agitassi con me stessa, perché qualunque cosa mi venisse in mente di lui, era sempre collegata a qualcos’altro di negativo.
Era incredibile quel ragazzo.
Così optai per accendere la tv, ma neanche il tempo di allungare il braccio per prendere il telecomando che giaceva comodamente sul tavolino di cristallo del soggiorno, che il campanello suonò.
Non era possibile!
C’era qualcosa di superiore a me che non mi voleva proprio far trascorrere almeno in minima parte quella giornata in tranquillità.
Avvolta in una coperta, con la tazza di cioccolata in mano andai ad aprire, e rimasi piuttosto sorpresa quando scoprii chi c’era dietro alla porta.
“Dan?!”- chiesi curiosa, nemmeno certa di aver azzeccato il nome.
Almeno ero sicura che fosse l’amico di Greg e Micky. Sì, il ragazzo che assistè, pure molto divertito, alla più imbarazzante scena della mia intera vita. Il ragazzo dal berretto da rapper!
Subito mi fece un sorriso, a trentadue denti praticamente.
Bellissimo.
Ma la cosa più tenera in assoluto era vedere come questo splendido sorriso fosse delineato da due fossette che si misero in mostra non appena lo accennò.
Credo fosse anche segno che il nome era giusto.
Colui con la quale Micky avrebbe dovuto essere in quel momento ma che a quanto pare non c’era.
“No aspetta!- gridai all’improvviso appena mi ricorda di un dettaglio piuttosto importante –“Non guardarmi! Sono struccata!”
Così feci un movimento brusco d’istinto per coprirmi la faccia, ma ovviamente una persona normale non lo farebbe sapendo di avere una tazza di cioccolata bollente in mano.
Ecco appunto, avevo detto una persona normale.
Quel miscuglio di acqua, latte e cacao (credo), cominciò a traballare bruscamente all’interno della tazza fino a quando non raggiunse il suo scopo: farmi fare un’altra cara figura di merda davanti allo stesso ragazzo!
Fanculo, in quel momento avrà sicuramente pensato che non sapessi nemmeno tenere una tazza in mano. In effetti era vero, ma non volevo che lo pensasse.
Ed ecco a terra, o più precisamente all’entrata della casa, una bella macchia di cioccolato, grazie al cielo era bianca. Ma Dan dovette fare un passo indietro per evitare che gli colpisse le scarpe in pieno, e non fu una bella mossa.
Infatti, non calcolò che dietro di lui c’erano due gradini.

-Look at me
heyyylàà c:
C'è qualcuna che vorrebbe fucilarmi? Bè siete autorizzate a farlo.
Lo so, è passato più di un mese, però mi sono presa un po' di tempo dato che non me la cagano in molti
Btw, voglio continuarla comunque c: cercando di scrivere nonostante la scuola!
Ok, io vi amo davvero, poche ma buone giusto?! hfjgjsbs
Solitamente questo spazio lo faccio eterno, sta volta non so più che scrivere
Vi dico solo che aspettatevi tanti, ma tanti ulteriori colpi di scena nei prossimi capitoli *risata malefica* lol
Ora torno a vedermi xfactor uk, per la millesima volta.
Grazie, di tutto c:
#loveya

@alikee1D


 

Shalalaaa
E se a qualcuno può interessare questo è il mio
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