The True Story of Slender Man

di LittleBloodyGirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Partendo Stanotte ***
Capitolo 2: *** Nel Buio ***
Capitolo 3: *** Camminando con gli Estranei ***
Capitolo 4: *** Buonanotte ***
Capitolo 5: *** In Questo Momento ***
Capitolo 6: *** Alibi ***
Capitolo 7: *** Abbandonato ***
Capitolo 8: *** Segreto ***
Capitolo 9: *** Tutti giù per terra ***
Capitolo 10: *** Bisogno ***
Capitolo 11: *** Giocando con il fuoco ***
Capitolo 12: *** Copri i miei occhi ***
Capitolo 13: *** Una Promessa ***
Capitolo 14: *** Ti Sento Chiamare ***
Capitolo 15: *** Punti Dolenti ***
Capitolo 16: *** La lunga via di casa ***



Capitolo 1
*** Partendo Stanotte ***


The true story of slenderman
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"Questa settimana, altri cinque bambini risultano scomparsi mentre giocavano nel Central Park!"


"In questo mese risultano scomparsi più di venti bambini! La polizia continua le indagini!"

"Nessuna traccia dei bambini scomparsi da più di un mese! La polizia brancola nel buio!"


Queste notizie circolavano ovunque. Alla TV, alla radio, sui giornali. Da circa un mese molti bambini erano spariti nel nulla. E la cosa più inquietante era che nessuno di loro era stato ancora ritrovato. Nè vivo nè morto...
I luoghi della sparizione avevano in comune una cosa: il bosco.
La maggior parte dei bambini erano spariti proprio in prossimità di esso.

Vi è una leggenda che circola riguardo ai boschi.
La leggenda di una creatura che vive e si mimetizza tra gli alberi.
Assetata del sangue dei bambini, che attira verso di sè con un macabro prestigio.
Per poi divorarne il cuore.
In pochi affermano di aver visto davvero questa creatura.
L'hanno descritta come un uomo in giacca e cravatta.
Magrissimo.
Senza volto.
Lo chiamano... Lo Slender Man
.



<< Katy, tesoro, sbrigati! Dobbiamo andare dalla nonna! >>

La bambina prese velocemente il suo cappottino bordeaux e lo infilò mentre sgattaiolava fuori di casa. Si infilò in macchina ancora prima che i suoi genitori potessero avere il tempo di richiamarla.

<< Eccoti qui, peste! Ma dov'eri finita?! >>

Le chiese il padre accarezzandole amorevolmente la testa. Katy non rispose. Si limitò ad accennare un sorriso e subito si volse verso il finestrino. Ben presto le case della periferia di Beverly Hills avrebbero cominciato a passarle davanti agli occhi, per poi svanire e lasciare spazio agli alberi che proteggevano la casa di sua nonna, immersa nel bosco.
Ogni domenica andavano dalla nonna, quello era una specie di appuntamento fisso. Non che a Katy dispiacesse. Anzi, si trovava bene lì, immersa nel verde e nel silenzio. Spesso passava le ore a dondolare sull'altalena che suo nonno, prima di morire, aveva costruito per lei.

<< Katy! Non stare sempre con la testa tra le nuvole! Esistiamo anche noi, sai! >>
<< Scusa, mamma... >>
<< Lasciala stare, Madison! E' una bambina! >>

Le corse in aiuto il padre.

<< E' per questo che mi preoccupo! E' sempre distratta! E con quello che stiamo sentendo in TV ultimamente, anche tu dovresti preoccuparti! Non vorrai che nostra figlia sia la prossima bambina a sparire! >>
<< Piantala con queste sciocchezze e non pensarci nemmeno! >>

Intanto, Katy era tornata a guardare fuori dal finestrino. Non era mai stata una gran chiacchierona. Spesso i suoi genitori le chiedevano di renderli partecipi di ciò che pensava, ma lei raramente li accontentava. Non aveva niente da dirgli. Lei non pensava. Sognava ad occhi aperti. Ma di certo non era in grado di mettere insieme due parole per fare un discorso serio. Tanto più che i suoi lavoravano tutta la settimana fino a tardi, ed era difficile per loro stare insieme.
La domenica era uno dei rari giorni in cui potevano bearsi di affermare la loro presenza in casa.
A dire il vero, Katy non aveva mai passato tanto tempo insieme ai suoi genitori... Quando era nata, forse... Ma ricordava di essere cresciuta con i nonni.

<< Ultime notizie! Altri due bambini sono stati dichiarati scomparsi! I genitori dicono di averli portati in un piccolo parco vicino casa loro e dopo essersi distratti un attimo, i piccoli erano spariti! La polizia continua le ricerche, ma finora nessuno dei bambini scomparsi è stato ritrovato! >>

<< Ah, basta così! Queste notizie mi mettono ansia! >>
<<  Si, mettiamo un po' di musica! E poi, queste notizie potrebbero turbare Katy... >>

La bambina, come al solito, stava guardando fuori dal finestrino con aria assente. Ma ciò non doveva per forza significare che non avesse sentito.
Nonostante l'apparenza, Katy era una bambina sveglia. Aveva perfettamente capito cosa stava succedendo in quei giorni.
Tutti quei bambini scomparsi nel nulla... Certo era una cosa inquietante, ma le sarebbe piaciuto sapere cosa... o chi... c'era dietro queste sparizioni.
Mentre prendevano la strada per il bosco, i suoi occhi catturarono una strana immagine.
Tra i rami degli alberi secchi le era parso di vedere qualcosa...

<< ... >>

Forse si era sbagliata...




Quando arrivarono alla casa, l'anziana donna stava bevendo una tazza di tè sulla veranda. Gli occhi color grigio vetro scrutavano le insenature del bosco che la circondava, come se stesse aspettando che qualcosa comparisse all'improvviso.
I capelli bianchi corniciavano il suo volto, ritoccato di leggere rughe e lo scialle di lana posava pesantemente sulle sue spalle curve.

<< Ciao, nonna! >>

Katy le corse incontro e l'abbracciò, venendo prontamente ricambiata.

<< Ahaha! La mia piccola Katy! Ogni volta sei sempre più grande! >>
<< Cresce in fretta, la nostra bambina. >>
<< E auguratevi che continui a crescere bene.... >>

Il tono della donna cambiò improvvisamente. Katy passò lo sguardo dalla nonna ai genitori e viceversa, studiando le loro espressioni.

<< Mamma, ma che dici...? >>
<< Sono solo preoccupata per tutte queste sparizioni... Non vorrei che mia nipote fosse la prossima preda... dello Slender Man.... >>
<< Chi? >>
<< Ehm... >>

Madison diede una piccola spinta a Katy, indirizzandola verso l'altalena.

<< Katy, vai a giocare un po'. Noi e la nonna dobbiamo parlare... >>

La bambina si allontanò lentamente dalla famiglia, guardando indietro. Voleva capire che cosa le fosse proibito sapere in quel momento.

Slender Man...
Aveva sentito parlare di quella leggenda, ma ogni volta che chiedeva ai suoi genitori, nessuno dei due le dava mai risposta. Alcune volte balbettavano qualche frase sconnessa, altre evitavano l'argomento.
Sapeva solo che lo Slender Man era una creatura... forse un uomo... magrissimo, vestito in giacca e cravatta, con tentacoli che si allungavano sulla sua schiena. La cosa più impressionante di costui era che... non aveva un volto.
E rapiva i bambini per ucciderli oppure per portarli in un'altra dimensione.
Però... perchè faceva una cosa del genere?
Era davvero solo un assassino?
O c'era un'altra ragione per cui faceva ciò?

Con questi pensieri, Katy si mise a sedere sull'altalena e cominciò a spingere sul terreno con i piedi, dandosi la spinta. Ben presto, sentì il vento tra i capelli, che le accarezzava il viso e sentì un senso di libertà pervaderla completamente. Sorrise. Si diede una spinta più forte e cominciò a volare.
In alto. Come piaceva a lei.
Libera.

<< Mamma! Quante volte ti ho detto di non parlare di questa sciocca leggenda davanti a Katy?! >>
<< Lo Slender Man è tutto fuorchè una leggenda, Madison. E Katy deve saperlo. >>
<< In questo modo la spaventi e basta! >>

L'anziana si sedette sulla sedia a dondolo nel salotto,  tenendo lo sguardo fisso sulla figlia, che non accennava a smettere di guardarla male, sperando di farla sentire in colpa per essersi lasciata sfuggire quella frase che avrebbe potuto turbare la loro piccola.

<< Se Katy sparirà nel nulla come gli altri bambini, rimpiangerete di non averla avvisata. >>
<< Non c'è alcun pericolo! Katy è una bambina responsabile! >>
<< Ne sono certa. Come lo erano tutti quei bambini scomparsi, vero? Lo Slender Man non fa distinzione tra responsabili e irresponsabili. >>
<< Perchè ti ostini a raccontare questa storia?! E' solo una sciocca favola! >>
<< Ti sbagli, Madison. Ti sbagli. >>

Un improvviso silenzio calò nel salotto. I due genitori si scambiarono uno sguardo preoccupato.

<< Lo Slender Man è molto più di una favola... E' una storia... una triste storia. >>





Una volta, un uomo, tornando dal suo lavoro, vide la sua casa bruciare tra le fiamme.
Sapeva che in casa vi erano i suoi beni più preziosi: la moglie e il figlio di soli nove anni.
Senza pensarci si buttò a capofitto tra il fuoco e il calore, per salvare ciò che aveva di più caro al mondo.
Purtroppo sua moglie era già morta, appassita come un fiore tra la lava, ridotta a un manichino senza vita.
Ma una flebile voce gli diede la forza di non arrendersi.
 Suo figlio era ancora vivo!
Corse tra le fiamme, gocce di sudore colavano dal suo volto.
Eccolo lì!
Suo figlio piangeva e lo chiamava, implorandolo di portarlo via.
L'uomo lo prese in braccio, tenendolo stretto, gli baciò la fronte e sussurrò: "Tranquillo! Papà è qui! Ora ti porto via..."
Corsero nell'inferno, cercando la porta per uscire. Ma il fuoco si frappose fre loro e la libertà.
L'uomo si guardò intorno, disperato, finchè scorse una finestra. L'unica via d'uscita!
Strinse il suo bambino, e corse verso quel cielo di vetro.
Saltò.
Il volo fu breve ma intenso.
Entrambi svennero per lo shock e la stanchezza... E il fuoco li avvolse...




<< Quell'incendio segnò profondamente la vita di quell'uomo... Il suo volto e il suo corpo furono terribilmente ustionati. E suo figlio, bè... suo figlio non c'è più... Eppure lui continua a cercarlo... Crede che sia ancora vivo, da qualche parte... >>

La casa fu avvolta dal silenzio. La vecchia donna osservò i due giovani genitori, i loro occhi erano sgranati, emanavano sconcerto...
Quella era la prima volta che ascoltavano la vera storia dello Slender Man...
Ma Madison scosse la testa, ritornando alla realtà.

<< Si, certo... Ma è pur sempre una leggenda... >>
<< No, mia cara... Non è una leggenda... >>

Il cielo era limpido quel giorno. Neanche una nuvola a intralciare quell'azzuro che si rifletteva negli occhi verde smeraldo di Katy.
Ad un tratto, la bambina sentì un rumore dietro di lei.
Si voltò di scatto, il suo sguardo si perse nel miscuglio di alberi e rami secchi.
Non c'era nulla, eppure aveva la sensazione che qualcosa la stesse osservando...
Di nuovo, sentì quel rumore.
Scese dall'altalena, attirata da quel misterioso suono...
Era incuriosita, voleva capire cosa fosse.
Si inoltrò nel bosco.
I suoi passi si infittirono tra i rami caduti per terra, così come quella cosa che le sfuggiva misteriosa, eppure la attirava a sè, come una strana forza a cui lei non poteva fare a meno di andar contro.

<< Madison, vado a controllare cosa sta facendo Katy. >>
<< Cosa vuoi che stia facendo? Starà giocando con l'altalena come al solito. >>

Senza dar retta alla moglie, il giovane padre uscì di casa e si diresse sul retro. Ma lo attendeva una spiacevole sopresa...
L'altalena era vuota, mossa appena dal vento.
Nessuna traccia di Katy.

<< Katy... Katy...! >>

Comiciò a chiamare il nome di sua figlia, ma lei non rispondeva. Gridò più forte.

<< Katy! Katy, dove sei?! >>
<< Isaac, che succede? >>
<< Katy... Katy... è sparita! >>

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La mia prima storia sulla mia Creepypasta preferita. Spero che vi piaccia.

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Capitolo 2
*** Nel Buio ***


Nel Buio


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Tutto ciò che sentiva era il rumore dei suoi passi sulle sterpaglie. Quel rumore strano era finito all'improvviso, ma troppo tardi Katy si accorse di essere completamente sola in mezzo al bosco, per di più era calata la sera.
Stava cercando di tornare indietro. Non voleva pensare di essersi persa. Questa cosa la spaventava.
Doveva essere tardi, una grande luna piena era appesa al tappeto nero del cielo. Bellissima.
Ma sarebbe stato molto più bello osservarla dalla finestra della sua cameretta, al caldo, con i suoi genitori. In quel bosco, al freddo e all'umido, tra quegli alberi dalla forma terrificante, Katy si sentiva terribilmente a disagio.
Si sentiva osservata... Aveva paura!
Improvvisamente sentì l'impulso irrefrenabile di correre.
Qualcosa nascosto nel buio la stava inseguendo, lo sentiva.
Non sapeva dove stava andando, evitava i rami cercando di non cadere. Aveva la sensazione che se si fosse fermata, quella cosa l'avrebbe presa... E non l'avrebbe risparmiata...
Voleva piangere. Aveva tanta paura!
Si era persa. Doveva arrendersi all'evidenza. Avanzava nel buio, alla cieca. Sapeva solo che doveva uscire da quella foresta.
Subito.
Ma senza una fonte di luce era difficile vedere lì.
Una radice troppo sporgente la fece inciampare, e Katy non potè evitare di cadere a terra.
Era stremata, esausta... Voleva rimettersi in piedi, ma le risultava così difficile a causa della stanchezza e la paura.
Ad un tratto, sentì qualcosa... Di nuovo quel rumore che aveva sentito quando si era inoltrata nel bosco...
Un fruscio tra i rami degli alberi... Che diventava sempre più insopportabile.
La paura aumentò fino a trasformarsi in terrore folle...
Katy si girò lentamente, voleva capire che cosa fosse ciò che la stava terrorizzando così tanto.
All'inizio fu difficile capirlo, ma non ci volle molto per realizzare ciò che aveva davanti.
Una sagoma esile, vestita in abito nero elegante, giacca e cravatta, altissima...
E il volto... No, un momento...
Quella creatura non aveva volto!!!
Impossibile! Quello che Katy aveva davanti era... lo Slender Man!

"Esiste... Esiste davvero!"

Quel pensiero le fulminò la mente. La creatura che rapiva i bambini e li faceva sparire nel nulla era lì, davanti a lei.
Si rimise in piedi. Il terrore era così tanto che era come pietrificata.
Non parlava, non si muoveva... Rimase lì a fissarlo.
Adesso che cosa sarebbe successo? L'avrebbe fatta sparire come gli altri bambini?
Soltanto quando lo Slender Man mosse in modo minaccioso i rami degli alberi, la bambina si rese conto che c'era qualcosa di strano in quelli. Si muovevano fluidi come... tentacoli! Quelli erano tentacoli! Katy venne lacerata da un solo lucido pensiero:

"Scappa!"

Adesso! Finchè c'era una speranza non poteva permettersi di morire lì! Si rimise in piedi e scappò via.
Correva veloce. La paura era la sua forza, che la costringeva a non fermarsi! Il pensiero di morire, lo scopo che la teneva sveglia!
Non guardava indietro. Sapeva che era lì. Forse la stava seguendo, ma non voleva saperlo. Scostava i rami dagli occhi, si faceva strada nel buio, pregando che la luce della luna le illuminasse un po' di più il cammino.
Le mancava il fiato. Non sapeva dove stava andando. Le sembrava di girare intorno!
Quando finalmente mise piede fuori dalla foresta.
Davanti a lei c'era un edificio, probabilmente inutilizzato. Poteva nascondersi lì.
Diede uno sguardo veloce dietro di lei, ma non vide nessuno. Forse aveva smesso di inseguirla?
L'aveva seminato?
Comunque, non poteva ancora dirsi al sicuro. Quella creatura poteva essere ovunque.
Corse verso la struttura abbandonata e vi entrò. Arrivata all'entrata, un lungo corridoio buio e tetro le si parò davanti. Era così scuro che non riusciva a distinguere neanche la fine di quello.
Avrebbe voluto piangere... Sembrava un film dell'orrore. Entrò timorosa e pose le mani in avanti, andando a tentoni.
Il corridoio era molto, troppo stretto.
E l'oscurità non giocava certo a suo favore. Il suo cuore tremava.
Ad un certo punto, con la piccola mano, identificò uno spazio in cui doveva esserci una stanza con una finestra, la luce della luna filtrava lì. Entrò e guardò fuori, cercando di capire dove potesse essere finito lo Slender Man. Sembrava sparito nel nulla...
Non voleva guardare ancora, la metteva a disagio. Si sentiva osservata...
Si girò...

Gridò.

Era lì! Era in quella stanza che la osservava... Non aveva occhi, ma era come se li avesse. Katy se li sentiva addosso.
Aveva bloccato l'uscita. Non poteva scappare!
Terrorizzata, stremata, scivolò sul pavimento. Si era arresa, ormai non poteva andare più da nessuna parte.
Lo Slender Man l'aveva intrappolata. Sarebbe morta lì, in quell'istante...Scomparsa e dimenticata dal resto del mondo. Nessuno l'avrebbe trovata... 

C'era una cosa che non riusciva a spiegarsi, però...

Nonostante la paura, non poteva fare a meno di guardarlo...
I suoi occhi verdi, pieni di lacrime, fungevano da specchio per quell'essere senza volto...
Non riusciva a smettere di guardarlo... E non sapeva perchè...
Il volto dello Slender Man era rivolto verso la bambina, i suoi tentacoli neri si muovevano fluidi nella stanza, probabilmente aspettando solo di infilzarla.
Per un attimo, a Katy sembrò che lo Slender Man stesse scrutando nella sua anima, percepiva la sua paura... Ma aveva come la sensazione che fosse... triste...
Percepiva il suo dolore, e non era per niente soddisfatto...
Le avevano detto che quel mostro si divertiva con le sue vittime, ma la bambina ebbe la sensazione che non fosse così.

.......

Silenzio.
Era il sovrano di quel momento così terrificante eppure così triste.
Si stavano guardando...
Katy e lo Slender Man.
Lo Slender Man e Katy.

Buio
. Paura. Tristezza.

I tentacoli si allungarono velocemente verso di lei!

"E' finita! Sono morta!"

............
.........
Non aveva sentito dolore. Strano.
Si aspettava di sentire le sue ossa che venivano strappate brutalmente da quei tentacoli, o di sentirsi gridare e piangere, mentre in bocca provava il sapore del suo stesso sangue...
E invece non successe nulla di tutto questo.
Nel momento in cui aveva visto i lunghi tentacoli neri estendersi verso di lei, Katy aveva chiuso gli occhi. Quando li riaprì, lo Slender Man era chino davanti a lei, il volto a pochissima distanza, che la fissava.
Le mani della piccola, riunite sul cuore, tremavano per il freddo e lo spavento.
La creatura in giacca e cravatta non faceva nulla, semplicemente la guardava. Allungò lentamente una lunga, scheletrica e pallida mano verso il viso della bambina, che non smetteva di guardarlo. Voleva capire cosa volesse fare.
E ciò che fece lo Slender Man la lasciò sorpresa.
Con le lunghe dita scostò piano la frangetta dagli occhi smeraldini di Katy, per poi abbassarla fino a sfiorarne le palpebre e i contorni.
Se avesse potuto vedere la sua espressione in quel momento, Katy avrebbe giurato che fosse rimasto stupito.
Ma... da cosa...?
Forse era solo un modo per prendere tempo... Forse voleva solo illuderla che l'avrebbe risparmiata...
Aveva sentito che lo Slender Man si comportava così. Faceva soffrire le sue vittime, le metteva in trappola e poi le lasciava vivere, illudendole di essere salve, ma al momento buono ne avrebbe approfittato.

<< I... >>
<<
?! >>
<< I... tuoi... occhi... >>


Katy sgranò gli occhi. Non aveva bocca, quell'essere, ma aveva appena parlato. O almeno credeva che l'avesse fatto. La mano di lui continuava a percorrere i contorni degli occhi della bambina, come se ne fosse incantato.
Poi, sembrando che avesse riacquistato la sua vera natura, lo Slender Man si alzò in piedi, la guardò un'ultima volta...
E se ne andò.
Katy rimase seduta per terra, ancora tremava per la paura, e una domanda le riempiva la mente:

"Perchè non mi ha uccisa?"

Un fulmine illuminò la stanza a giorno e poco dopo il rumore inconfondibile della pioggia arrivò alle orecchie di Katy. Guardò fuori dalla finestra, realizzando che adesso non poteva più andare da nessuna parte neanche se avesse voluto.
Non poteva fidarsi dello Slender Man, sapeva le cose che si dicevano su di lui. Probabilmente aspettava solo che si addormentasse e poi l'avrebbe uccisa. Adesso era davvero in trappola. Si lasciò scivolare per terra e si addormentò, aspettando la morte.



Non sognò quella notte, ma si risvegliò. Questo la sorprese. Si aspettava di non svegliarsi mai più, e invece i suoi occhi si aprirono lentamente alla debole luce del mattino, oscurata dalle nuvole.
Credette che l'incubo passato la notte prima fosse stato tutto un sogno, ma si rese conto che non poteva essere così, visto che la stanza in cui si era svegliata era la stessa di quella in cui si era addormentata: una stanza vuota dalle pareti di piastrelle bianche, in un edificio abbandonato.
Si mosse un po' e notò che c'era qualcosa che la proteggeva dal freddo. Una coperta marrone castamente appoggiata sul grembo.
Rimase stupita. Da dove saltava fuori quella coperta?

"Possibile che...?"

Si mise in piedi, appoggiando la copertina per terra e guardò fuori dalla finestra. Il terreno era completamente bagnato e alcune pozzanghere contarnavano quel quadro desolato. Il bosco si manteneva intatto in tutta la sua calma. Lo Slender Man era forse lì, tra quegli alberi, ad osservarla?
Decise di uscire fuori. Quel posto di giorno faceva molto meno paura. Ma Katy era curiosa di sapere dove fosse ora lo Slender Man, e di capire come mai non l'avesse uccisa quando ne aveva avuto l'occasione.
Si inoltrò nei boschi, senza sapere esattamente perchè lo stesse facendo. Come faceva a sapere che lo Slender Man non l'avrebbe fatta fuori quella volta?
Non lo sapeva, ma aveva bisogno di capire chi era davvero quella creatura.

I tuoi occhi...

Aveva detto. Che cosa aveva visto nei suoi occhi da convincerlo a lasciarla stare?
Camminò per un po' ascoltando i suoi passi sui rami rinsecchiti. Di tanto in tanto si girava verso l'edificio per essere sicura di non perdersi. Si guardava intorno alla ricerca dell'uomo in giacca e cravatta, ma era da sola, non c'era nessuno.
O forse... Era lì, solo che si stava nascondendo... Controllò attentamente gli alberi, cercando di rintracciare un dettaglio che le permettesse di capire che c'era.
E poi lo vide!

<< Ah! >>

Un volto pallido spiccava in mezzo ai rami neri e grigi. Eccolo lì.
E adesso? Doveva andare da lui o scappare via?
Prima che potesse trovare la risposta lo Slender Man si girò verso di lei e inclinò il volto di lato, come incuriosito, e avanzò.
Katy deglutì, ma era decisa a non scappare. Voleva vedere che cosa avrebbe fatto.
L'uomo smilzo si parò davanti a lei e la osservò, ritto in piedi. Katy notò che la sua cravatta era rossa, un tocco di colore che sembrava un po' fuori luogo, ma che al tempo stesso sembrava diminuire la tensione.
E di nuovo calò il silenzio, esattamente come la sera prima. Nessuno dei due si muoveva o fiatava, l'unica loro invisibile mossa era lo sguardo.

<< Vuoi... uccidermi? >>
<< ... >>

L'altro non rispose. Come al solito, la fissava in silenzio, senza farle capire che cosa volesse. Poi le voltò le spalle e si allontanò. Katy lo seguì.
 
 << Aspetta! >>

Gli gridò, parandosi davanti a lui.

<< Ho sentito molte cose su di te. Dicono che rapisci i bambini... E che li fai sparire nel nulla. Alcuni dicono che li mangi... >>

Lui continuava a stare in silenzio. Il suo volto bianco sembrava mescolarsi al cielo dello stesso colore, e il vestito nero lo rendeva parte del bosco. Katy aspettava ansiosa una sua reazione, ma lo Slender Man, nuovamente, non fece nulla.

<< Hai intenzione di far sparire anche me...? >>

Katy si chiedeva perchè lei stessa stesse reagendo in quel modo. Dopotutto, davanti a lei aveva un mostro imprevedibile, che poteva ucciderla come e quando voleva. Eppure voleva sapere perchè non l'aveva uccisa prima e perchè la stesse risparmiando.
La creatura non reagiva, sembrava non darle importanza. Infatti, poco dopo, riprese a camminare in avanti.
La bambina lo guardò allontanarsi. Sembrava che fosse impossibile che le desse una risposta, dopotutto non aveva neanche la bocca.
Eppure la sera prima aveva parlato.

<< Perchè non rispondi?! So che puoi parlare! Ieri lo hai fatto!! >>

Non appena ebbe pronunciato quelle parole, lo Slender Man si fermò. Katy deglutì quando la creatura si voltò e tornò verso di lei, ripetendo le stesse mosse della sera prima. Si chinò davanti a lei, e restò li ad osservarla, come faceva sempre. La piccola giurò che la stesse guardando dritta negli occhi.
E di nuovo il tempo sembrò fermarsi.
Esistevano solo loro due e le loro anime celate dietro occhi invisibili.

Plic
.

Katy alzò lo sguardo al cielo e si accorse che stava ricominciando a piovere. Senza pensarci due volte, la bambina si tirò sulla testa il cappuccio della felpa e corse via, verso l'edificio.

Lo Slender Man la guardò allontanarsi. Quella bambina era davvero particolare.
Aveva paura di lui, ma la sua curiosità sembrava vincere quella paura.
Persino lui si chiedeva perchè non l'avesse uccisa...
Katy entrò velocemente nella struttura abbandonata, appena prima che la pioggia cominciasse a diventare più forte.
 
<< ?... >>

Lo Slender Man era rimasto nel bosco, da solo, a mescolarsi tra gli alberi.

"Perchè è rimasto lì? Non prova neanche a ripararsi dalla pioggia?"

Solo...
Fissava il cielo nuvoloso con lo stesso vuoto che provava dentro di sè. Il suo volto non risentiva delle gocce di pioggia, e non conosceva più il caldo o il freddo.

Quella pioggia... Ormai faceva parte di lui.
Allungò un po' i tentacoli e si adattò meglio agli alberi secchi, diventando invisibile.
Non sapeva che cosa volesse dire esattamente per lui diventare invisibile. Era una sua caratteristica... Oppure si stava solo nascondendo...?
Quei bambini che sentiva ridere nei parchi... Quante volte li aveva sentiti parlare di come sarebbe stato bello essere invisibili, per sfuggire ai rimproveri delle mamme, o a interrogazioni per cui non avevano studiato...
Ma loro non capivano...
Non c'era niente di divertente nell'essere invisibili...

<< Ehi... >>

Si voltò di scatto. Quella bambina era di nuovo accanto a lui.

<< Perchè non vieni là dentro? Ti bagneri tutto quì fuori... >>
<< ... >>

Cominciò a credere che entrambi cercassero di dire più con lo sguardo che con le parole, perchè tornarono per l'ennesima volta a guardarsi. Era una sensazione strana. Di solito i bambini scappavano quando lo vedevano, e a lui stava il compito di acchiapparli.
Quella bambina invece... Quella bambina non sembrava avere paura, ed era persino gentile con lui.
Ma non era quello il motivo per cui non riusciva a ucciderla.
Perchè era questo il problema... Non riusciva a ucciderla... Non ne aveva il coraggio.
Gli era difficile ammetterlo, ma era così. E il motivo erano i suoi occhi.
Quegli occhi smeraldini, bellissimi, che non avrebbe mai dimenticato. Li aveva già visti, forse quando era ancora vivo...
Vivo... Chissà se era morto, o no? Spesso se lo domandava, non riusciva a rispondere a quella domanda.
Non era sicuro di essere vivo, ma non lo era neanche di essere morto...

<< Allora? >>

Chiese di nuovo la bambina con espressione leggermente imbronciata. Le dava fastidio essere ignorata, e lui non faceva altro che complicare le cose. Intanto la pioggia cadeva sempre più forte, ormai anche il cappuccio della felpa di Katy era fradicio, ma nonostante tutto non si muoveva. Restava accanto allo Slender Man pur di convincerlo a ripararsi con lei. Ovviamente, anche stavolta non ricevette risposta, così sbuffò e si sedette per terra proprio accanto a lui.
Slender Man continuava a guardarla. Perchè stava facendo tutto ciò? Cosa le saltava in mente?
Sembrava non volesse lasciarlo solo, tanto da restare con lui sotto la pioggia.
Katy cercava di non darlo a vedere, ma cominciava a sentire freddo e i vestiti bagnati erano totalmente appiccicati al suo corpo. Non sapeva neanche lei perchè si stesse comportando in quel modo, ma quell'essere... Non se la sentiva di lasciarlo in quel modo.
Ad un tratto, si accorse che le gocce di pioggia si erano improvvisamente fermate. Ma non aveva smesso di piovere.
Alzò lo sguardo lentamente e realizzò si avere su di lei qualcosa che la porteggeva. All'inizio sembrava uno strano e folto intrico di rami secchi, ma poi si rese conto che non provenivano dagli alberi, bensì... dallo Slender Man.
La creatura non rimuoveva il suo volto da lei, senza proferire parola, in un silenzioso ed enigmatico gesto di protezione stava cercando di ripararla dalla pioggia battente con i suoi tentacoli. Poi, alzando il viso, incitò Katy a guardare nella stessa direzione e la bambina capì.

Le stava indicando l'edificio abbandonato, probabilmente voleva che andasse dentro.
Katy si rialzò da terra e si ripulì la gonna, ma prima di allungarsi verso la struttura, tese la mano verso di lui, mostrandogli un ingenuo sorriso.

<< Andiamo? >>

Slender Man non fece nulla, se non fissarla per qualche altro secondo.
Per la prima volta, dovette ammettere di aver perso, questa volta era lui ad essere "morto". E il suo assassino era... una bambina.
Dolcemente arreso
.
Avvolse con le lunghe e ossute dita la mano della piccola e si incamminò con lei.

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Eccomi qua di nuovo!
Ringrazio moltissimo Em_The Ripper e ghiaccioomega per avermi lasciato una recensione! Spero che ve ne saranno altri!




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Capitolo 3
*** Camminando con gli Estranei ***


Camminando con gli Estranei
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<< Signora, stia tranquilla. Le dispiace raccontarmi ancora una volta com'è andata? >>
<< Gliel'ho già detto... Noi eravamo dentro con mia madre, e avevamo mandato Katy a giocare all'altalena... E poi... Non lo so, poi è scomparsa nel nulla... >>
<< E non ha notato niente di strano? Magari qualcuno nei paraggi... >>
<< No... No, nessuno... >>

Le sirene della polizia illuminavano di blu le mura immacolate della casa in mezzo al bosco. Avendo notato l'assenza della figlia, i genitori di Katy l'avevano cercata per una giornata intera senza risultato, così avevano chiamato le forze dell'ordine. Adesso sedevano nel salotto di casa, sul tavolino un servizio da te inutile, e i due genitori abbracciati e disperati sul divano. Davanti a loro un agente sui quaranta, vestito impeccabilmente. Il suo nome, a quanto aveva mostrato dal cartellino, era James Roosvelt e si era presentato come colui che stava indagando sulla scomparsa di tutti quei bambini. Purtroppo sembrava che niente fosse destinato comunque a risolversi, visto che per un'intera giornata avevano setacciato il bosco a vuoto, e l'agente davanti a Madison continuava a porle sempre le stesse domande, come se da quelle potesse scaturire una risposta.

<< L'ha presa lui... >>

Tutti i presenti rivolsero lo sguardo all'anziana donna che stava seduta in disparte a fissare il bosco con aria assente.

<< Come, prego? >>
<< Slender Man ha preso Katy. >>

L'agente inclinò la testa di lato, arricciando le labbra perplesso.

<< Slender Man? >>
<< Ah, non le dia retta, agente! E' solo una sciocca leggenda che mia madre si ostina a raccontare... >>
<< Credi che sia una leggenda anche ora che ha preso tua figlia? >>
<< Mamma, ti ho detto di smetterla con questa storia! >>
<< Signore, vi prego calmatevi! Volete spiegarmi chi è questo tizio? >>

L'anziana puntò lo sguardo vitreo sull'agente, poi tornò a guardare il bosco dalla finestra.





Fuori continuava a piovere a dirotto sebbene le nuvole lasciassero intravedere qualche macchia azzurra. Il bosco era immobile e silenzioso, sembrava che anch'esso volesse ascoltare il rumore delle gocce che battevano ferocemente sui loro rami e scevendevano giù lungo i loro tronchi.
Katy osservava tutto questo dalla finestra dell'edificio abbandonato. Dietro di lei, Slender Man la osservava senza fiatare. La bambina si girò piano e si mise a sedere per terra, raccolse la copertina e l'avvolse sulle sue spalle.

<< Questa me l'hai data tu, vero? >>

L'uomo smilzo non parlò. Stava fermo, immobile come una statua. Katy sospirò impercettibile e si sistemò meglio la coperta in modo che coprisse tutto il corpo. Seguì qualche minuto di silenzio, poi la bambina, tenendo lo sguardo basso, sussurò:

<< Grazie... >>

Fu impercettibile, impossibile da notare, ma Katy se n'era accorta. Slender Man, a quel grazie, aveva sobbalzato. Forse trovava strano che un mostro come lui venisse ringraziato?
I mostri erano cattivi e dovevano essere uccisi... Non poteva esistere un mostro buono.
Questo era sempre quello che si insegnava ai bambini...
Slender Man le si avvicinò, si chinò davanti a lei e allungò una mano poggiandola su quella piccola e morbida della bambina. Lei lo guardò, dando un'espressione a quel viso vuoto, ma che in quel momento trasmetteva un insolito affetto.

<< Avevi paura che potessi aver freddo? >>

Nel suo silenzio, sembrò che l'uomo smilzo avesse voluto risponderle. Katy gli sorrise.

<< Dicono così tante cose su di te; che sei cattivo, che uccidi i bambini. Ma credo che la gente non conosca la verità per dire simili cose... >>

Come Katy potesse affermare queste cose con tanta sicurezza non lo sapeva, ma Slender Man non gli sembrava cattivo, in quel momento meno che mai... Lui restò ancora un po' a osservarla, e poi alzò la faccia pallida alla finestra, la bambina seguì il suo sguardo. La pioggia si era calmata, ma qualche goccia continuava a cadere dal cielo plumbeo.

<< Come mai sei finito qui? >>

Gli chiese ad un tratto, attirando di nuovo la sua attenzione.

<< Che cosa ti è successo...? >>
<< ... >>

Slender Man chinò il capo, sembrava triste... Forse quella domanda era stata troppo azzardata, tanto che Katy se ne pentì.

<< Scusa... Non volevo... >>

Tossicchiò imbarazzata, si era resa conto di essere stata un po' invadente. Ma ad un tratto, sentì una leggera carezza scostarle la fragetta e scendere giù per il viso come fosse una lacrima, in realtà era una delle lunghe dita di Slender Man che le sfiorava il volto paffutto. Quasi le fece il solletico e non potè trattenersi dal ridere. Slender Man sembrò rilassarsi, probabilmente non voleva vederla triste.
Solo in quel momento Katy si accorse che il rumore della pioggia era finito. Guardò fuori dalla finestra e si rallegrò, constatando che aveva smesso di piovere e qualche debole raggio di luce penetrava tra le nuvole, illuminando la terra bagnata e le pozzanghere che si erano formate.
Katy si alzò di scatto e corse fuori. Il cielo si era aperto un po' e un luminoso arcobaleno faceva capolino dall'entrata di quell'edificio, rendendo magico quel bosco che la notte prima l'aveva così inquietata.
Scoppiò a ridere e cominciò a girare su se stessa, felice.
Slender Man stava sulla soglia della casa in rovina, e guardava la sua piccola ospite danzare sotto l'arcobaleno. Un nuovo brivido lo percorse. Vedeva gli occhi di lei illuminarsi dalla gioia per quell'incredibile effetto della natura.
La stessa luce che brillava negli occhi di una persona... che gli era molto cara...
Prima di scomparire...
Anche a questa piaceva l'arcobaleno...


Stomp!

<< Ahi! Ahahaha!! >>

Katy era caduta per terra, stava distesa sul terreno bagnato, eppure continuava a ridere. Che ragazzina strana...

<< Mi gira la testa! Ahahahah! >>

Continuava a ridere spensierata. Di solito, era a lui che attribuivano l'aggettivo di pazzo, ma per quella bambina sarebbe stato altrettanto adatto. Non comprendeva il motivo di tanta gaiezza... Eppure, era una gioia che lo faceva sentire stranamente bene...
La leggenda lo voleva come il mostro che si sfoga e prova piacere nell'uccidere bambini, ma non era affatto così.
Non trovava nulla di divertente nell'uccidere.
In realtà c'era un altro motivo per cui era sempre presente in posti dove ci fossero tanti bambini... Totalmente diverso da quello delle storie che si raccontavano...
Una malattia che, ne era consapevole, non sarebbe mai stato in grado di curare...
Eppure continuava a farlo... Forse perchè era disperato...
Oppure era vero... Era pazzo...?

<< Slender Man... >>

La dolce voce di Katy richiamò ancora una volta la sua attenzione.

<< Visto che sei da solo... Non ti annoi mai? >>

Il voltò si inclinò in un gesto di curiosità. Che voleva dire? Di certo lui non giocava a nascondino da solo.
Però... Quella domanda lo fece riflettere...
In effetti, lui in quegli anni di solitudine e patologie non aveva mai fatto nulla se non mimetizzarsi tra quegli alberi, fino a diventare quasi uno di loro, nessuna pietà, nessun sentimento, proprio come gli alberi di quel bosco.

<< C'è qualcosa di bello da fare qui? >>

Chiese nuovamente la bambina. Se avesse voluto le avrebbe risposto di no, ma... In effetti...
Si avviò camminando a passo svelto verso il bosco. Katy, per non perderlo, si mise a sedere subito e gli corse dietro.

<< Dove stai andando?! >>

Nonostante sapesse che non gli sarebbe mai arrivata una risposta, continuava a fargli domande. Era convinta, in qualche modo, che prima o poi avrebbe parlato, come la prima volta...
I rami per terra, molli e bagnati, non facilitavano il percorso, e Katy doveva scostare rami sottili, ma resistenti, al contrario di lui che riusciva a passarvi in mezzo.
Dove la stava portando?
Quando finalmente scostò l'ultimo ramo dal suo viso, gli occhi di Katy si persero in un paesaggio spettacolare.
Un lago di acqua limpida circondava un minuscolo appezzamento di terreno, il cui unico abitante era un enorme salice piangente, circondato e custodito dall'intricata costruzione di alberi grigi e secolari.

<< Wow... >>

Sussurrò la piccola, rapita da quello spettacolo. Non aveva mai visto una simile bellezza, sempre chiusa nella città...
Invece lì fuori era così bello. E colui che le stava mostrando queste meraviglie era... Slender Man.
Un mostro.
Un assassino.
Non poteva essere tale...
Erano solo leggende, storie...
Certo, non poteva essere ancora sicura di chi fosse realmente Slender Man, ma ormai era certa che non poteva essere quello che descrivevano...
Senza farsi notare, gli rivolse uno sguardo per capire cosa stesse facendo.
Osservava il panorama... Malinconico.
Come poteva capire cosa stesse pensando? Eppure aveva proprio questa impressione.
Guardò nuovamente a terra e scorse una  violetta in mezzo alla sterpaglia. Si chinò e la colse, strappandola delicatamente dal terreno. Poi si girò verso Slender Man e gliela tese.
 
<< Lo so, non è tanto... Ma devo pur ringraziarti in qualche modo... >>

L'uomo senza volto fissò il fiore, prendendolo dalle mani della bambina. Poi tornò a guardare lei.
Ringraziarlo per cosa?
Le aveva dato quella coperta, era vero, ma... che altro?
L'aveva risparmiata, forse?
No... Neanche questo...
Il motivo gli era oscuro, intollerabile per colui che sapeva leggere più di tutti nell'animo delle persone, percependone la paura...
Ma quella bambina... Katy gli parve di aver capito...
Perchè non riusciva a comprenderla?
La sua gentilezza, la sua gioia... Cosa avevano a che fare con lui?
L'avrebbero guarito, forse? Poco probabile...
Ma... In fondo... Voleva sperare... Una cosa che aveva smesso di fare ormai tanto tempo fa...





<< Non riesco a capire dove sia finita quella bambina. La nonna mi ha raccontato una strana storia, riguardo un uomo smilzo... Slender Man, mi pare. L'ho sentito anche io. Quando ero bambino si raccontava questa storia per farci addormentare... >>
<< Che cosa ne pensa, signore? >>
<< Che andrò in fondo a questa storia. Voglio capire che fine ha fatto quella bambina e tutti quelli che sono scomparsi in questo periodo. >>


§_______________________________________________________________________________________________§

Terzo capitolo! C:
Spero che vi piaccia! Ringrazio ghiaccioomega e Shir per le recensioni! :)
E anche tutti quelli che stanno leggendo la storia.

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Capitolo 4
*** Buonanotte ***


Buonanotte
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Il rumore della porta che si apriva distrasse James Roosvelt dal suo lavoro. La moglie, una donna giovane e dagli occhi vivaci, posò sulla scrivania un vassoio pieno di biscotti e una tazza di caffè. L'uomo la ringraziò con un sorriso e ne bevve un sorso, ma quando si accorse che la moglie stava guardando il computer, si affrettò a ridurre a icona la pagina internet.
 
<< Cosa stai facendo? >>
<< Ricerche. Un'altra bambina è sparita e sua nonna mi ha raccontato una leggenda inquietante, secondo lei è la risposta a queste sparizioni. >>
<< Una leggenda? Intendi quello strano uomo che ho visto nelle foto prima che tu chiudessi la pagina? >>
<< Eh, si. Lo chiamano Slender Man, pare che sia ossessionato dai bambini. Non so se crederci o no. >>
<< Bè, mio caro, vedi di non rimanerne troppo invischiato, o rischi che Slender Man venga a prendere anche te. Ho sentito dire che non se la prende solo con i bambini. >>

Detto questo, la donna baciò il marito e uscì dalla stanza. James restò per qualche minuto a chiedersi cosa volesse dire, poi alzò le spalle e riprese a lavorare. Era incredibile quante notizie riguardo a quella leggenda girassero nel web. C'era praticamente di tutto: storie, immagini, perfino giochi.
La maggior parte erano racconti dell'orrore spacciati per esperienze realmente accadute, lo stesso valeva per molte fotografie che egli stesso aveva sottoposto ad un'attenta analisi, per poi scoprire che erano state modificate con qualche programma.
Insomma, tutto falso.
Era tentato di spegnere il computer e andare a letto, quando si ricordò di controllare la posta elettronica, lì gli arrivavano gli ultimi aggiornamenti sui casi.
Nulla di nuovo se non cose che già sapeva. Tra questi anche qualche annuncio pubblicitario. Sbuffò e si affrettò ad eliminare gli spam quando qualcosa attirò la sua attenzione.
Uno dei messaggi riguardava proprio il caso dei bambini scomparsi. Lo aprì. C'erano interviste alle mamme e alla polizia e alcune foto dei bambini scattate prima che scomparissero.

<< ?! >>

Quelle foto erano le stesse che gli erano state fornite per le indagini, ma non aveva mai notato una cosa... C'era una strana figura tra gli alberi...
All'apparenza sembrava un uomo in giacca e cravatta, ma il suo volto era molto sfocato e non era possibile capire chi fosse.
La cosa strana era che anche nelle altre foto era presente questa... persona, se così si poteva definire. E anche nelle altre foto era perfettamente mimetizzata tra gli alberi e il suo volto era sfocato.
Non poteva essere una coincidenza. Prese il telefono e digitò un numero.



Katy camminava da sola nel bosco, volgendo a volte lo sguardo agli alberi che si slanciavano verso il cielo, creando con i loro rami un intricato labirinto immaginario. Non aveva ancora preso in considerazione l'idea di scappare e tornare a casa. Certo Slender Man l'aveva risparmiata, ma ciò non voleva necessariamente dire che Katy potesse totalmente fidarsi di lui. Magari aspettava proprio un suo passo falso, una sua fuga precipitosa e si sarebbe spazientito al punto che avrebbe potuto ucciderla senza scrupoli.
Quindi era meglio aspettare. Si fermò e tornò a guardare tra gli alberi, in cerca di qualcosa che le facesse capire che Slender Man era lì.
Nulla. Sospirò.
Chissà dov'era?
Taciturno, enigmatico, solitario... Katy aveva la sensazione che fosse terribilmente solo, ma lui stesso non faceva niente per tentare di stringere un qualche tipo di legame con lei. Era così strano. Era quasi sempre assente e quando appariva all'improvviso Katy non poteva evitare di spaventarsi. Aveva davvero una brutta abitudine!
Persa in questi pensieri, non si accorse di una radice troppo sporgente e inciampò. Ma il tonfo non arrivò mai. Katy si ritrovò sollevata da una pallida mano scheletrica, che con un tocco gentile l'aveva rimessa in piedi ed evitato di cadere. Alzò lo sguardo per incontrare il viso vuoto di Slender Man, le piccole mani posate istintivamente sulla sua. L'uomo smilzo inclinò la testa di lato. Difficile sapere cosa stesse pensando.

<< Grazie... >>

Senza dire una parola, come al solito, Slender Man lasciò lentamente la presa e sparì di nuovo tra gli alberi. La bambina sospirò. Probabilmente tutte le domande che si faceva non avrebbero mai trovato una risposta. Si diresse verso il posto che qualche giorno prima Slender Man le aveva mostrato e si sedette sull'erba, immergendo una mano nell'acqua. Era fredda. La tirò via con un gesto repentino e la portò vicino alla bocca, alitando per riscaldare le dita, che avevano quasi perso sensibiltà. Due mani bianche e grandi apparvero improvvisamente da dietro la bambina e avvolsero quelle piccole di Katy, per riscaldarle. Katy si voltò a guardarlo. Questa volta, nella sua insepressività, le parve di cogliere uno sguardo di affetto, forse solo un'impressione data da quel gesto. Slender Man era chino dietro di lei e dopo un po' si sedette vicino.

<< Non mi ero accorta che facesse così freddo. >>

L'uomo smilzo la fissava, senza dire nulla. La bambina non smetteva di chiedersi perchè non le parlasse. Era imbarazzata, cercava di trovare qualcosa di cui parlare, ma non c'era davvero molto su cui discutere. Guardò il cielo, bianco, non si capiva se stesse per venire a piovere o meno. Per la prima volta, in quel silenzio, pensò alla sua famiglia, ai suoi genitori, alla nonna... Era strano, ma... Non le mancavano più di tanto. Credeva che avrebbe pianto ogni giorno, chiamato i loro nomi in eterno, credeva che sarebbe impazzita, o peggio, morta. Ma non era successo nulla di tutto questo. Forse perchè la sua mamma e il suo papà non erano mai a casa, sempre impegnati a lavorare. Forse perchè, anche quando erano presenti, loro stessi non sapevano come comportarsi e, per non mostrare il loro imbarazzo, la mandavano a giocare con l'altalena.

<< Sai, a volte mi chiedo se mamma e papà sentano la mia mancanza. >>

Slender Man, che nel frattempo stava osservando il paesaggio, tornò a fissarla e notò di nuovo quello sguardo triste sul suo volto. Katy pensò che forse era poco saggio parlare di una cosa del genere con il suo... " rapitore ", ma aveva preso a parlare quasi involontariamente. Forse Slender Man avrebbe potuto comprenderla, forse quello poteva essere un modo per diventare... amici.

<< Loro non ci sono mai, sono sempre a lavoro. So che mi vogliono bene, ma... A volte penso che la solitudine in cui sono costretta a vivere non faccia parte di me, ma qualcosa che mi sia stata imposta... Proprio da loro. Una volta ho sentito la mamma e la nonna che litigavano e dicevano cose del genere. Certi giorni ho la sensazione che... C'è di meglio... Da qualche parte, c'è qualcuno che mi ama e che mi sta aspettando... >>

Slender Man ascoltava con attenzione le sue parole. Quella bambina era sola, proprio come lui. Ma non poteva fare a meno di guardarla e vedere la persona che aveva più a cuore...
Papà...
Era così vago il significato di quella parola, eppure lo sentiva così vicino. C'erano ricordi legati a quella parola, ricordi gioiosi. E dolorosi.

<< Ehi? >>

La voce timida e dolce di quella bambina lo riportò alla realtà. Katy lo guardava senza paura, il suo sguardo rendeva il suo volto da bambina ancora più tenero. Era la prima volta, dopo tutti quegli anni, che un bambino lo guardava senza avere terrore nei suoi occhi.

<< Stai bene? >>

Cosa voleva dire? Non provava sensazioni da quando era diventato ciò per cui era conosciuto. Non era visto come nient'altro che un mostro. Come faceva quella bambina a capire come si sentisse? E poi... Quegli occhi... Gli erano così familiari...

<< Posso farti una domanda un po'... strana? >>

Chiese poi la piccola all'improvviso. Slender Man la guardò per qualche istante prima di fare un impercettibile cenno affermativo con il capo.

<< Tu sei sempre stato così... o avevi una vita diversa...? >>

Strana domanda, degna di lei. Era davvero così curiosa, o era solo... incredibilmente matura? Sembrava affascinata dalla sua natura mostruosa, a differenza degli altri bambini. Interessante. Peccato che una domanda del genere gli riportasse alla mente ricordi troppo forti. Aveva avuto una vita, finchè non era accaduta una catastrofe... Ciò che lo aveva condannato ad assumere quelle sembianze. Gli faceva male ricordare...

<< Sei vestito in modo abbastanza... normale, per essere un mostro... A pensarci bene, non so neanche se sei davvero un mostro... >>

Slender Man rimase abbastanza stupito da quell'affermazione. Si alzò da terra e prese per mano la bambina, portandola nel profondo del bosco. Katy lo osservava senza capire, e quando furono completamente circondati dagli alberi secchi, l'uomo smilzo fece una cosa che Katy mai si sarebbe aspettata.
La prese in braccio e, mimetizzandosi tra gli alberi, cominciò ad allungarsi, arrivando ad un'altezza ancora più grande di quella che aveva. La vista che le si presentò davanti era incredibile!
Si vedeva la città da lontano, una piccola distesa di marmo bianco, allontanata da loro da un'immenso oceano nero caratterizzato dagli alberi che, in quel momento, erano il loro rifugio. Il vento sfiorava il volto di Katy, scostandole i capelli e illuminando i suoi occhi di lacrime.
Quel paesaggio era strano, davvero insolito, ma era qualcosa che faceva parte di lui. Una vista incredibile, bellissima, ma malinconica... Slender Man le stava rispondendo in quel modo, facendole capire che le sue memorie erano così profonde e tristi che si erano invaghite di lui, rendendolo ciò che era. Una malattia terribile, dalla quale nemmeno lui poteva liberarsi.
Il suo passato era bruciato via, e con esso la sua anima... E chissà, forse anche il suo volto...
Katy lo guardò e passò una piccola mano sul suo volto pallido e inesistente, e si chiese come sarebbero stati i suoi occhi se li avesse mai avuti.

<< Hai sofferto tanto... e hai paura che ciò che hai passato possa ritornare a tormentarti... E' per questo che stai qui da solo? >>

Sapeva che avrebbe capito. Quella piccola creatura innocente riusciva a capire più di quegli stupidi adulti che raccontavano leggende e storie su di lui, facendolo passare per un assassino assetato del sangue dei bambini. Si abbandonò al tocco gentile di Katy prima di tornare alla sua statura, poggiò la bambina per terra e si mimetizzò di nuovo tra gli alberi, facendole perdere le tracce.
Katy rimase ancora una volta da sola. Non provò a seguirlo, nè a chiamarlo. Semplicemente lo lasciò andare, così come lui aveva lasciato andare lei quando avrebbe potuto ucciderla senza pietà.


Ancora molte cose erano all'oscuro, e Katy sapeva che erano tutte da scoprire. Dopo aver giocato nel bosco, osservato gli strani movimenti degli insetti e degli animali, la notte era calata sull'ambiente, insieme alle nuvole minacciose che illuminavano il cielo nero con i loro fulmini. Katy era tornata all'edificio abbandonato e osservò la pioggia cadere ferocemente. Quel temporale era scoppiato all'improvviso, soffiando anche vento freddo. Si coprì con la copertina e cercò di addormentarsi, peccato che il rumore feroce dei fulmini la facesse sobbalzare terribilmente, e da sola aveva paura in quel luogo.
I tuoni rombavano furenti, e Katy pensò che sarebbe stato difficile addormentarsi, almeno fin quando non alzò lo sguardo, trovando davanti a lei Slender Man che la osservava nel buio. Le vennero i brividi, quella visione faceva paura...
Ma ormai sapeva che l'uomo smilzo non aveva cattive intenzioni. Si avvicinò lentamente a lei e la mise sdraiata a terra, sistemandole meglio la coperta. Quando fece per scomparire di nuovo, Katy lo richiamò.

<< Slender Man... >>

Si girò.

<< Potresti... Potresti restare qui a farmi compagnia, stanotte? Ho paura dei tuoni... >>

Per qualche secondo rimasero entrambi a guardarsi in silenzio. Dopo tre giorni, Katy si era abituata a questa cosa, e cercava di capire cosa volesse fare. L'ennesimo fulmine squarciò la notte e non riuscì a reprimere un grido di paura, nascose il volto nella coperta e cominciò a piangere. Aveva il terrore dei fulmini, non sapeva perchè, ma li detestava!
E di certo Slender Man non sarebbe voluto rimanere lì con lei a tenerle compagnia tutta la notte...
Invece, l'uomo smilzo scoprì il suo volto con delicatezza e si sedette accanto a lei, accarezzandole i capelli. Katy lo guardò stupita, prima di sorridere debolmente. Si concesse di poggiare la testa per terra e chiudere gli occhi.

<< Buonanotte. >>
 §_____________________________________________________________________________________________§

Non capisco come da un giorno all'altro questa storia è diventata una delle più apprezzate ._. Come avete fatto?!
Certo, non posso negare di essere strafelice, ma... Wow! Una storia come questa!! O.o
Bè... allora permettetemi di ringraziare: The Jack93, ShinigamiGirl, Em the Ripper, Amy Fallen, Tsuki no Sasuke, ghiaccioomega, Shir, Gisborne, Kira4evr, erika982911
Grazie mille!! Anche a tutti quelli che stanno semplicemente leggendo la fanfiction! :)


 

 

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Capitolo 5
*** In Questo Momento ***


IN QUESTO MOMENTO
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Buonanotte.

Lo aveva detto lei? Forse aveva così tanto sonno da non essersene nemmeno accorta.
Ma di una cosa era sicura, qualcuno aveva sussurrato quella parola nella notte...
Il cinguettìo degli uccelli e un debole raggio di sole destarono Katy dal suo sonno profondo. La bambina aprì lentamente gli occhi, ancora un po' assonnata, sfregò la mano chiusa a pugno su uno di essi e quando la vista si fece più chiara... Sobbalzò.

<< Ah! >>

Si mise a sedere di scatto, per poi tirare un sospiro e posò la mano sul petto, cercando di controllare il battito cardiaco che era diventato talmente forte alla vista del volto pallido e vuoto di Slender Man a pochi centimetri dal suo viso. Aveva capito che quella creatura non aveva cattive intenzioni, ma non poteva non ammettere che una vista del genere rimaneva inquietante! Slender Man inclinò il volto di lato, cosa che faceva sempre quando era curioso e Katy gli rivolse uno sguardo corrucciato.

<< Potresti, per favore, smetterla di fare così? Sul serio, metti i brividi! >>

L'uomo smilzo sembrò divertito da quella scena. Prese tra le sue la mano della bambina per scusarsi e andò via. Katy si tirò a sedere e, dopo aver risistemato la copertina, guardò fuori dalla finestra. Il temporale del giorno prima era passato, e il nuovo giorno prospettava una tregua dopo tutta quella pioggia. Finalmente il sole illuminava il bosco e rivelava il suo vero aspetto, sempre mascherato dalla pioggia o dalle leggende che circolavano in città, poichè quello era l'habitat di Slender Man. Uscì dall'edificio abbandonato e si stupì nel trovare la creatura in giacca e cravatta che fissava il cielo. Di solito, spariva in mezzo al bosco e appariva quando voleva. Doveva essere particolarmente felice quel giorno.
Katy scosse la testa. Trovò strano pensare una cosa del genere, eppure le sembrava che fosse proprio così. Sorrise e lo raggiunse, osservando il volto pallido venire riscaldato dalla luce del sole, la cravatta rossa brillava insieme all'abito nero, che sotto quei raggi, assumeva un bel colore lucido.
Accortosi della presenza della bambina, Slender Man posò lo sguardo su di lei.
I suoi occhi di smeraldo brillavano ancora di più in quella giornata di sole, e la sua pelle rosa splendeva come la rugiada sui fiori di pesco.
Se avesse ancora avuto la bocca avrebbe sorriso per mostrarle che quel giorno si sentiva bene, senza sapere a cosa fosse dovuto. D'istinto, portò una mano sul volto della bambina, accarezzandola. Katy si aspettava un contatto freddo, ma stranamente la mano di Slender Man era tiepida e quella carezza fu molto piacevole.
Rise.

<< Che ti succede? >>

Domandò, senza volersi aspettare una risposta. Forse si stava venendo a creare quel rapporto che Katy aveva sognato in quei giorni. E di nuovo il tempo sembrò fermarsi, mentre si scrutavano ancora una volta, ma questa volta lo facevano con un sorriso, senza paura o sospetto.
In questo momento Katy ebbe una strana sensazione. Le sembrava di conoscere Slender Man da molto più tempo, e per un attimo le sembrò di vedere il suo volto.
Il suo vero volto.

<< ... >>

Si sentiva strana. Aveva avuto una visione? La sua vista fu offuscata da un improvviso capogiro, ed ebbe la sensazione di cadere, tanto da aggrapparsi violentemente al braccio di Slender Man, che velocemente, portò i suoi tentacoli a sostenerla.

<< S-scusa... Sto bene... >>
<< ... >>
<< Sul serio, sto bene... >>

Lasciò la manica della giacca di Slender Man e andò verso il lago, sdraiandosi per terra. Restò ferma a fissare il cielo limpido, e dopo un po' chiuse gli occhi. Sentì i brividi correre lungo il suo corpo. Era una bella giornata, ma... Aveva freddo. Improvvisamente si rese conto di non stare molto bene. Quando riaprì gli occhi, il volto di Slender Man copriva nuovamente la sua visuale. Katy sospirò e sorrise.

<< Sei preoccupato? >>
<< ... >>
<< Forse ho un po' di raffreddore. In fondo è quasi dicembre, avrò preso freddo. >>

Slender Man fu sul punto di ribattere, ma alla fine si alzò e aiutò la bambina ad alzarsi a sua volta. Ma quando Katy provò a mettersi in piedi, ancora una volta i suoi occhi vennero appannati e dovette aggrapparsi a lui per reggersi.
L'uomo smilzo capì, nonostante la cocciutaggine della bambina, che non stava per niente bene...



La porta del laboratorio del reparto investigazioni scientifiche si aprì con un botto, richiudendosi allo stesso modo. Il poliziotto che lavorava nell'aula sobbalzò. James Roosvelt gli si avvicinò, attendendo sue notizie. Era stressato, in quei giorni non aveva chiuso occhio per lavorare a quel caso. Aveva incaricato il giovane collega di analizzare le foto che aveva scovato negli spam il giorno prima.

<< Ebbene? >>
<< Ecco... E' strano, signore, ma... >>
<< Ma?! Avanti, parla! Cristo! >>
<< L-la figura presente in queste foto, nonstante abbia pulito e ingrandito l'immagine... Non riesco a identificare il suo volto... >>
<< Che cazzo vuol dire che non riesci a identificare il suo volto?! >>
<< Ehm... La persona in quelle foto non ha una faccia... >>

L'agente rimase turbato, un pesante silenzio scese in quella stanza.



<< Slender Man! >>

L'uomo smilzo si voltò, appena prima che Katy potesse andare a sbattere contro di lui.

<< Ops! Scusa! Non è che potresti darmi una mano? >>

Lo trascinò verso un albero piuttosto alto e indicò un aquilone rimasto bloccato tra i rami, probabilmente trascinato fin lì dal vento. Slender Man lo guardo per qualche secondo, poi rivolse nuovamente lo sguardo alla bambina.

<< Potresti sollevarmi fin lassù? Così lo prendo! >>

Per un po' la guardò, e Katy ebbe l'impressione che forse non aveva capito. Poi si sentì prendere in braccio e sollevarsi velocemente fino alla cime dell'albero in cui era incastrato l'aquilone, ringraziò Slender Man con un sorriso e afferrò la corda sottile dell'aquilone, fece attenzione a slegarlo evitando i rami troppo appuntiti, e quando finalmente riuscì a liberarlo, tenendolo in mano, Slender Man la riportò a terra.

<< Non è molto... Ma è qualcosa! >>

Rise Katy e corse via, brandendo il suo nuovo aquilone colorato. Slender Man avrebbe voluto sorridere per la tenerezza che gli faceva quella bambina. Capiva che in quel bosco per lei non c'era molto da fare, e avrebbe voluto farla divertire in qualche modo. Ma come? Non c'era niente lì, per lei. Tornò nel mezzo del bosco e rimase lì a fissare la via che si estendeva, bloccata e oscurata dai vari rami e per la prima volta si chiese come mai Katy non avesse ancora pensato a scappare e tornare a casa. In fondo, lui non aveva niente da offrirle e sarebbe stato meglio per la piccola crescere con i suoi genitori, a casa sua, che non lì in mezzo a un bosco, rifugiandosi in una vecchia struttura abbandonata e con un mostro nei paraggi...
Perchè nonostante le avesse dimostrato un po' del suo affetto, Slender Man rimaneva sempre un mostro...
Gli altri non avrebbero capito... Il cuore di un bambino era ben diverso da quello di un adulto.
Forse avrebbe solo dovuto lasciarla andare, avrebbe potuto accompagnarla per mostrarle la strada senza perdersi, e infine salutarla...
E sarebbe rimasto solo di nuovo.
 
<< ... >>

Perchè si sentiva così strano...? Non aveva forse sempre ucciso bambini e uomini senza pietà, strappando le loro membra, ascoltando le loro urla, macchiandosi del loro sangue...?
Perchè questa volta si sentiva così... male? Non voleva che Katy andasse via, questa era la verità... Ma non era giusto.
Sarebbe stato egoista, e avrebbe fatto fare a quella bambina la stessa fine di...
Di suo figlio...

<< !?! >>

La testa! La testa cominciò a fargli male! Se la prese tra le mani e strinse, cercando di fermare quel dolore.
Una casa in fiamme.
Urla di bambino.
Occhi verdi... terrorizzati, illuminati dal fuoco.

"Papà è qui! Ti porto via!"


Dov'era?! Dov'era suo figlio?! Era scomparso, lo cercava disperatamente! Dov'era!?

<< Slender Man...? >>

Il dolore di colpo sparì. Quelle urla, quella casa, quelle fiamme... Era tutto scomparso. Rimanevano solo quegli occhi impressi nella memoria, e che adesso erano lì, davanti a lui. Katy lo guardava preoccupata, in mano teneva l'aquilone oscillante nell'aria.

<< Che cosa c'è? Stai male? >>

Piombò un silenzio assordante, e solo allora Slender Man realizzò di essere ancora lì, insieme a Katy. Il passato che bruciava nella sua mente faceva ancora male, ma non era lì a tormentarlo quando quella bambina era con lui. Aveva uno strano effetto su di lui, guariva la sua solitudine, lo faceva sentire... In pace...
Come se avesse finalmente terminato una ricerca che era durata da troppo tempo.
Si chinò ad arrivare con il viso alla stessa altezza di quello di Katy e la fissò. Katy lo guardava interrogativa, cercando di capire che cosa avesse. Slender Man scosse il capo, prese per mano la piccola e la guidò fuori dal bosco, e una volta che furono liberi da quella fortezza di alberi, l'uomo smilzo la sollevò su di se e la fece sedere sulle sue spalle. Katy lo guardò stupita, ma quando Slender Man indicò l'aquilone capì. Rise divertita e lo gettò verso l'alto e questo prese a volare con una strana forza, tanto che Katy dovette tenere stretto il filo*. Rideva spensierata. Da quanto tempo non si divertiva così? Probabilmente non si era mai divertita in quel modo, e lo stava facendo per la prima volta... Con il mostro senza cuore, rapitore di bambini, Slender Man.
Che strano...

<< ?! >>

D'improvviso la gola prese a bruciarle e cominciò a tossire violentemente, il capogiro si fece risentire, questa volta ancora più forte di prima.
Slender Man la prese in braccio e la mise a terra, fissandola. All'improvviso Katy si sentì debole. Lasciò il filo dell'aquilone, che volò via spinto dal vento, attraversando il bosco e il cielo. La vista le si offuscò, a stento si reggeva in piedi. La creatura senza volto la prese velocemente.

<< Slender... >>

Svenne.



<< L'avete trovata?! >>
<< Non ne siamo sicuri, ma abbiamo degli indizi che potrebbero condurci a Katy e, forse, a tutti gli altri bambini scomparsi. >>

Dopo aver esaminato accuratamente le foto, l'agente Roosvelt era andato di corsa dai genitori di Katy per avvisarli del grande passo avanti nelle indagini. Nonostante James fosse partito con l'idea di non rivelare troppi dettagli riguardo al caso, a causa della curiosità dei due era stato costretto a parlare loro della misteriosa figura che appariva nelle foto. Non sembrarono gradire.

<< Non è possibile... Lo Slender Man?! >>
<< Non ne siamo sicuri, signore, ma è probabile che non si tratti solo di una leggenda. La figura che appare nelle foto richiama perfettamente le fattezze dello Slender Man. >>
<< Può anche darsi che qualche mitomane abbia modificato quelle foto! >>
<< Signora, le ho già detto che le abbiamo sottoposte ad un'attenta analisi e non ci sono tracce di modifiche. Le foto scattate sono autentiche. >>

Rispose spazientito l'agente. Dovette riconoscere che quei due erano davvero ossessivi, sembravano non voler accettare alcuna cosa che andasse oltre la realtà. Certo, era una cosa assurda, ma lo stesso Roosvelt non aveva potuto fare a meno di arrendersi all'evidenza quando aveva scoperto tutto ciò. Senza neanche toccare la tazza di caffè che gli era stata offerta, salutò e uscì di casa. Entrato in macchina, il collega alla guida gli chiese la prossima destinazione.

<< Torniamo alla centrale. Ho bisogno di rivedere un po' di cose su questa storia. >>



Provava a scuoterla, a volte anche con troppa forza, ma Katy non apriva gli occhi. Li teneva chiusi, serrati, il suo volto era caldissimo e il suo corpo scosso da brividi che non smettevano. Sferzò uno dei suoi tentacoli nel lago e una volta tirato fuori lo passò sul viso pallido della bambina. Forse in questo modo si sarebbe sentita meglio. Aspettò qualche secondo, poi un soffio di vento sembrò insistere sullo stato di Katy, che prese a tossire e rabbrividire ancora di più. Senza perdere tempo, strinse a se la piccola e si materializzò nell'edificio abbandonato, l'avvolse nella coperta e la poggiò con delicatezza a terra. Fu una strana sensazione vedere Katy in quel modo, ma qualcosa gli diceva che doveva aiutarla, non poteva lasciarla in quel modo.
Con le lunghe dita le accarezzò la fronte. Scottava. E sembrava avere molto freddo.
Forse aveva... Conosceva quella parola... Ma da quanto tempo non gli era più capitato....



<< Che succede? >>
<< Ha la febbre. >>
<< Cosa? Non sarà andato a giocare con i suoi amici con questo freddo! >>
<< Pare di si, e senza giubbotto. Mi chiedo cosa devo fare con lui. >>

L'uomo rise e baciò la moglie.

<< Vado a vedere come sta. >>

Salì le scale e aprì la porta alla sua destra: la camera di suo figlio. Il piccolo era a letto, avvolto nel piumino, che respirava affannosamente. I suoi occhi erano chiusi, ma era sveglio. L'uomo si sedette al capezzale del letto e passò una mano sulla sua fronte caldissima e sudata.

<< ... Papà... >>
<< Ecco cosa succede a prendere freddo, ragazzo mio. >>
<< Scusa... Ho dimenticato il giubbotto... Non volevo... >>

Il bambino aprì gli occhi, verdi come smeraldo. L'uomo sorrise e gli carezzò il volto, non riusciva ad essere arrabbiato con lui. Sarebbe stato come rifiutare un grande tesoro. Perchè questo era per lui suo figlio.

<< Lo so, sta tranquillo. >>
<< Mamma è arrabbiata...? >>
<< Mmh! No, certo che no. >>
<< ... Papà... >>
<< Si? >>
<< Ti voglio bene... >>

Ti voglio bene....



Ti voglio bene....
Quella frase era così lontana, nascosta negli abissi più remoti della sua mente. Ma non era una frase che poteva dimenticare.
Aveva cercato di dimenticare ogni cosa pur di non soffrire, eppure quella frase non doveva essere cancellata. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Portò il suo sguardo invisibile su Katy, rivedendo la scena appena riscoperta dentro di lui. Aveva la febbre... Ecco la parola giusta...
E per guarirla non poteva certo tenerla in quella struttura abbandonata, umida, solo avvolta in quella piccola coperta. Doveva trovare un modo per darle calore.
Forse poteva... La prese in braccio delicatamente e la strinse a sè forte, forte. Non sapeva quanto potesse essere utile, ma se poteva servire a farla stare meglio, avrebbe fatto questo e altro.
Katy, semicosciente, socchiuse gli occhi lucidi, capì cosa stava facendo Slender Man e gli rivolse un debole sorriso.

<< !! >>

Slender Man si sentì improvvisamente strano. Quello sguardo, quel sorriso... Quegli occhi...
I ricordi cominciarono a vagare nella sua testa come un turbine, e riaffiorarono ancora di più quando lei, con le sue braccia tremanti avvolse il suo corpo, esile, magrissimo.
Quello era un... Abbraccio...
Lo stava... Abbracciando...?
D'improvviso, si rese conto di come la sua leggenda era stata completamente invertita a causa di quella bambina.
Perchè si stava comportando in quel modo? Anzichè ucciderla, si prendeva cura di lei. Perchè?
Fu la prima volta che si ritrovò a chiedersi una cosa simile... E la risposta era in quegli occhi...
Katy appoggiò il volto nel suo petto e crollò in un sonno profondo. Slender Man non riusciva a smettere di fissarla. Era talmente assorto in quei ricordi che si accorse solo dopo un po' che la bambina si era addormentata. 

<< ... >>

Tirò fuori i suoi tentacoli dalla schiena e con essi avvolse il corpo di Katy. Quella visione era strana, sembrava che Katy fosse avvolta in un bozzolo, come fosse una farfalla. Quel pensiero lo fece sorridere.... Per modo di dire!
Ma era una veduta tenera, non aveva mai usato i suoi tentacoli per proteggere o portare calore a qualcuno. Quelli erano sempre stati strumenti di tortura,e a pensarci bene, non sapeva neanche come aveva fatto a procurarseli.
Decise di non pensarci, e mentre scendeva la notte, le sue mani tenevano in grembo quel piccolo, minuscolo essere umano che era riuscito ad avvicinarsi a un mostro spietato. Era una cosa inquietante, da un lato. Ma dall'altro... C'era qualcosa di insolitamente tenero.

§_______________________________________________________________________________________§


 * Questa parte della storia mi è venuta in mente leggendo questo: http://yharuhasaiko.deviantart.com/art/Splendor-s-memory-A-kite-350918495?q=favby%3Ayharuhasaiko%2F50311495&qo=16



Devo ringraziare un bel po' di persone ultimamente XD

Marine the Racoon (che ha gentilmente recensito tutti i miei capitoli! Troppo gentile! )

Em The Ripper (Ovvio! u.u )

Amy Fallen ( Il tuo disegno è bellissimo! *O* )

Tsuki no Sasuke ( che con le sue recensioni riesce sempre a farmi sorridere! XD)

Lemure70 grazie :)

Shinigami Girl (Certe volte penso anche io alla bella e la bestia! XD E grazie per le dolce recensione! :) Spero che non rimarrai delusa dalla storia! )



 
 

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Capitolo 6
*** Alibi ***


alibi
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Fuoco. Ce n'era così tanto in quella casa. Anzi, quella non era più una casa. Era un inferno! Il calore e il fumo la consumavano in modo terribile, e aveva la sensazione di sentirsi squagliare!
Aiuto!
Aiuto!
Gridava, ma c'era qualcosa di strano. Era lei a gridare, ma la sua voce non era la sua. Era una voce... maschile.
Tossì a causa del fumo che penetrava nelle sue narici, nella sua bocca e le sigillava gli occhi.

Slam!

La porta era aperta
e alla soglia c'era un uomo, vestito elegantemente, che corse verso di lei.
Quell'uomo...
"Stai tranquillo! Papà è qui! Ora ti porto via!"



Si svegliò di scatto, respirando a fatica. Sudava freddo, stremata e spaventata dall'incubo che aveva appena avuto. Sarà stato a causa della febbre, si sa che questa gioca strani scherzi.
Eppure... Quel sogno era così vivido. Era come se l'avesse vissuto davvero. E poi... La sua voce. Perchè la sua voce nel sogno era quella di un bambino?
Portò una mano sulla fronte e scosse la testa, quel sogno le aveva lasciato addosso una sensazione strana.
Si guardò intorno e realizzò che Slender Man non c'era. Lentamente si rimise in piedi, ancora un po' instabile a causa della forte influenza del giorno prima, e fece per uscire dalla struttura, quando l'uomo smilzo le si parò davanti all'improvviso. Come al solito, non potè fare a meno di sobbalzare,a subito dopo scoppiò a ridere, perchè lui la prese in braccio e la strinse forte a se. Forse era felice che si fosse ripresa.
Katy non esitò a ricambiare quell'abbraccio e dopo essersi staccati appoggiò la fronte su quella di Slender Man.
Non si era mai trovata così vicina a quella creatura, ma non aveva paura. Anzi, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di vedere la sua espressione in quel momento. Chissà se era felice, o preoccupato, o magari stava piangendo dal sollievo.
Forse non l'avrebbe mai saputo, ma le andava bene così. Quando Slender Man la rimise a terra, la prima cosa che fece fu toccarle la fronte, per controllare se avesse ancora febbre.

<< Sto bene, sono guarita! Non ti preoccupare! >>

Rispose lei, ridendo, ma era contenta che Slender Man si preoccupasse per lei. I suoi genitori non si erano mai curati molto delle sue malattie, impegnati come erano nel loro lavoro, spesso era la nonna a prendersi cura di lei. Per un istante i suoi occhi divennero vuoti, ma si riprese subito, regalando all'uomo smilzo che la osservava un sorriso. Ma non appena Katy fece per uscire, Slender Man le si parò davanti.

<< Cos..? Che fai? >>

La fissò in silenzio prima di scuotere la testa, e le fece capire che non doveva uscire.

<< Ma perchè? >>

Ancora una volta gli passò la mano sulla fronte. Katy comprese e, anche se un po' irritata, fece un cenno affermativo con il capo e tornò indietro, ma quando fu entrata nella stanza vuota un'idea le balenò in testa. Voleva fare uno scherzo a Slender Man!
Si affacciò per vedere se era andato via e controllò che non fosse dietro di lei, dopodichè cominciò a camminare lungo lo stretto corridoio.

<< Sono uscita! >>

Sapeva che Slender Man aveva un potere particolare, ovvero quello di rintracciare immediatamente le sue vittime, dovunque esse fossero. Scappò a nascondersi in un'altra stanza dell'edificio e rimase in silenzio. Sentì dei passi, probabilmente Slender Man la stava cercando. Si portò una mano alla bocca per non far sentire quanto stava ridendo o si sarebbe sicuramente fatta beccare!

Poc! Poc!

<< ?! >>

Un picchiettìo sulla sua spalla la portò a girarsi e quando si accorse che Slender Man era lì cadde a terra con un tonfo. Più che lo spavento, era stato il fatto di aver realizzato che era stato lui a prendere in giro lei, e probabilmente non sarebbe mai stata in grado di far accadere il contrario. Rimasero in silenzio a fissarsi per un po', prima che Katy scoppiasse a ridere.

<< Non è giusto, però! Non è divertente così! >>

Strillò, sbattendo i piedi per terra, e Slender Man ne approffittò per raccoglierla con i tentacoli e quando fu abbastanza vicina passò un dito sul naso di lei. Katy sorrise, prima di notare una cosa buffa. Forse non ci aveva mai fatto caso, ma il volto di Slender Man era diverso. Sembrava che i tratti del volto fossero più marcati rispetto alla prima volta che lo aveva visto. Passò una mano su quella faccia che all'improvviso non sembrava più così vuota e sorrise.



Tre settimane. Erano passate tre settimane da quando erano iniziate le indagini su Katy, e nonostante avesse prove a sufficienza, James Roosvelt non si sentiva completamente sicuro di quello che stava facendo. Probabilmente perchè gli sembrava assurdo che una leggenda metropolitana fosse la causa di sparizioni misteriose, eppure la risposta era proprio lì davanti ai suoi occhi, e non poteva certo lasciarsela sfuggire. La seconda cosa strana che aveva notato era che le sparizioni si erano misteriosamente interrotte, proprio da quando Katy era scomparsa. Normalmente, le sparizioni erano più di una nel giro di qualche giorno, invece quella volta era diverso. Che stava succedendo?
Sospirò, prese il cappotto dall'appendiabiti e uscì dall'ufficio a passi pesanti. Uno dei suoi colleghi lo notò e lo prese per un braccio.

<< James, dove stai andando? >>
<< Vado a controllare la zona dell'ultima sparizione. Credo di aver capito che fine ha fatto la bambina. >>
<< Stai dicendo che...? >>
<< Si, vado nei boschi, Katy deve essere lì. >>
<< Vengo con te. >>
<< No, non voglio correre troppi rischi. Se quella creatura esiste davvero non esiterà a farci fuori entrambi e non voglio che accada una strage. >>
<< Ma... >>
<< Sta tranquillo, Harry. E grazie per la preoccupazione >>

Lasciando il giovane collega con la preoccupazione negli occhi, uscì dalla questura, salì in macchina e, ingranando la prima, prese la via periferica di Beverly Hills.
Una volta arrivato in prossimità della casa della nonna di Katy, parcheggiò a poca distanza da essa e imboccò la via mascherata dagli alberi caduti e i rami secchi.
Deglutì. Cosa gli sarebbe successo se fosse entrato lì dentro? Avrebbe davvero incontrato lo Slender Man, o avrebbe avuto visioni raccapriccianti di scheletri e cadaveri di bambini disposti in una macabra collezione creata dalla mente malata di uno spietato pedofilo? 
Non poteva tirarsi indietro. Scostò alcuni rami e si addentrò nel bosco.



Katy si era addormentata. Nonostante la vivacità, la debolezza della febbre si era fatta sentire e nel primo pomeriggio era crollata. Ora Slender Man la osservava in silenzio. Era così tenera mentre dormiva, e d'istinto portò una delle lunghe dita a carezzarle la frangetta e rivedeva in continuazione i suoi occhi verdi, che ora erano inevitabilmente chiusi, ma sapeva che si sarebbero riaperti e illuminati per lui ancora una volta.

<< ... ? >>

Aveva una strana sensazione. C'era qualcuno lì, oltre a loro due. Qualcuno che aveva avuto il coraggio di addentrarsi in quei boschi maledetti. D'improvviso la sua natura di mostro si risvegliò. Si spensero le emozioni e i ricordi provati fino a quel momento, e il suo volto si riappropriò del suo caratteristico pallore cadaverico. I tentacoli cominciarono a fluire e strisciare come serpenti lungo le sue membra e le sue dita ridivennero lunghe e affilate come artigli.
Sparì, lasciando Katy da sola, persa nei suoi sogni.
Tornò ad essere un tutt'uno con il bosco e con i suoi occhi inesistenti osservò la vittima che camminava con passo incerto calpestando i rami caduti. Era un uomo giovane, dalla chioma castana e lo sguardo dello stesso colore che indagava tra gli alberi. Non si pose domande, non si chiese cosa fosse venuto a cercare.
Era una vittima. E tanto bastava.

James Roosvelt aveva un brutta sensazione da quando aveva messo piede in quel bosco. Scrutava attentamente le insenature tra i tronchi secchi come se potesse apparire qualcosa di terribile da un momento all'altro. Detestava il rumore dei suoi passi che calpestavano i rami secchi, in quel momento desiderava essere invisibile come l'aria. Non capiva perchè, ma il suo cuore stava cominciando a battere sempre più velocemente, ogni secondo che si addentrava in quel bosco. Gli alberi non erano semplici alberi, quella terra era bagnata di sangue di bambini e quel pezzo di cielo che copriva la foresta era scrigno indelebile delle atrocità commesse in quel posto.
Scosse la testa. Non doveva lasciare che la soggezione influisse il suo animo. Aveva ben altro su cui concentrarsi, e questo era Katy.
Era ancora viva? Era tutto inutile? Non l'avrebbe mai scoperto se non fosse andato fino in fondo.

Gli occhi di Katy si aprirono lentamente, ma la sensazione di inquietudine presente nell'aria si appropriò di lei con una velocità quasi impressionante. La stanza era fredda e una leggera nebbia era calata sul bosco. Sentiva che qualcosa stava accadendo in quel momento, qualcosa di strano. Si mise in piedi, uscì dalla struttura e imboccò la strada per il bosco.

<< Slender Man... ? >>

Avrebbe voluto alzare la voce, ma qualcosa la tratteneva e si limitava a sussurrare il nome della creatura. Si strinse nelle braccia per il freddo, continuando a camminare per il bosco in cerca di Slender Man.

<< Che cosa succede...? >>

Si chiese osservando gli alberi. Aveva un brutto presentimento. All'improvviso sentì qualcosa, sembrava una persona che gridava. D'istinto si mise a correre, cercando di individuare da dove venisse quella voce. In quel momento il bosco sembrava un labirinto, pareva avesse assunto vita propria, impedendole di arrivare alla fonte di quelle grida che si facevano sempre più insopportabili. 

"Non è possibile! Fa che non sia così! Fa che non sia così!"

Aveva il cuore in gola per il pensiero che le stava lacerando la mente mentre correva. Quello che vide quando arrivò nel pieno centro del bosco la lasciò senza fiato. Un uomo, caduto per terra, le mani insaguinate e i vestiti stracciati a causa dei rami affilati che ricoprivano il terreno, tremava pallidissimo, mentre davanti a lui si stagliava imponente Slender Man, con i suoi tentacoli fluttuanti pronti ad uccidere. Gli occhi di quell'uomo, Katy era certa che non se li sarebbe mai più tolti dalla mente, erano pieni di terrore. Sapeva che tra poco sarebbe morto. Non avrebbe mai più fatto ritorno a casa.
Non appena guardò quegli occhi, la sua mente ritornò al primo momento in cui aveva messo piede in quel bosco.
Lei.
Quegli occhi erano esattamente come i suoi la prima volta che aveva visto Slender Man.
Ma... Quella volta... Slender Man l'aveva risparmiata.
Mentre quell'uomo...
Quell'uomo stava per morire!

"Non farlo. Ti prego, non farlo. Tu non sei così."

Un nuovo urlo squarciava quegli alberi. E Slender Man era impassibile, i suoi tentacoli, invece, si muovevano velocemente verso il pover'uomo. Katy non voleva pensare a cosa sarebbe accaduto. Perchè si stava comportando in quel modo?!
Quello non era lo Slender Man che conosceva lei!
Quello era... un mostro!
I tentacoli strisciavano come serpenti sul terreno e si strinsero intorno alle caviglie e le mani dell'uomo che, in preda alla paura, riusciva appena a divincolarsi.

"Non farlo..."

Nessuna emozione traspariva da quel volto bianco come la neve.

"Fermati..."

Il mostro di cui parlavano le leggende si era riappropriato di lui. I tentacoli sollevarono l'uomo da terra e avvinghiarono le sue braccia in un abbraccio doloroso.

<< Fermati!!! >>

Sussultò.
Si guardò intorno, realizzando improvvisamente dove fosse, e il suo sguardo andò a posarsi sull'uomo, posto come in croce davanti a lui.
I suoi tentacoli erano quella croce.
Che cosa gli era preso?
Lo lasciò andare, rimettendolo a terra, e seguendo il suo sguardo, si voltò, incontrando gli occhi verdi e velati di lacrime di Katy.
Rabbrividì per il modo in cui lo guadava in quel momento...
Era spaventata... E arrabbiata...
Furiosa.
Slender Man capì solo in quel momento quello che era stato sul punto di fare, si voltò nuovamente e gli bastò osservare gli occhi terrorizzati dell'uomo davanti a lui che passava lo sguardo da lui alla bambina.
Era stato sul punto di ucciderlo... Davanti a lei...
Se non l'avesse fermato avrebbe infranto ogni visione e pensiero che Katy si era fatta su di lui.
E la piccola non lo aveva più visto come un mostro... Fino a quel momento...
La guardò di nuovo.
Questa volta le lacrime rigavano il suo volto.
Che cosa stava pensando di lui, adesso?
Perchè non riusciva a capirlo? Lui sapeva sempre che cosa pensavano gli altri...
Perchè in quel momento no...?

<< K-Katy...?! Tu sei Katy...? >>

Sia la bambina che Slender Man si voltarono verso l'uomo appena questo parlò. Si alzò da terra, ancora tremante e mostrò il distintivo.

<< Sono un poliziotto... Sta tranquilla, ora ti... ti porto a casa... >>

Cosa?!
Entrambi sussultarono.
A casa?
Quell'uomo era venuto fin lì per portare via Katy?
Slender Man rabbrividì, attirando l'attenzione della bambina. Sentì l'impulso di stringere nuovamente i suoi tentacoli intorno al collo di quell'uomo. La testa cominciò a dondolare convulsamente.
No!
Non poteva mostrare il suo lato peggiore. Non davanti a Katy.
In fondo quell'uomo aveva ragione... Katy non gli apparteneva. Non poteva tenerla lì.
Sicuramente aveva dei genitori, una famiglia in pensiero per lei...
E lei, dopo aver visto quella reazione, non poteva che essere ben felice di andarsene da lì.
Da lui...

<< Va tutto bene, Katy... E' tutto finito ora... >>

L'uomo sembrava voler provare a muoversi, ma il suo sguardo era fisso sul volto vuoto di Slender Man, e ciò gli impediva di compiere un vero e proprio movimento.

<< Vieni con me... Io... Io sono tuo amico... >>

La bambina lo guardava come se non capisse cosa stesse dicendo. Stava ferma, immobile come una statua, fissandolo come fosse un extra terrestre.
In un attimo, James Roosvelt intravide il suo volto fare no, e Katy sparì tra gli alberi, correndo via velocemente.

<< No, aspetta! Katy! >>

James provò a inseguirla, ma un'improvvisa folata di vento lo fermò. Slender  Man era scomparso e gli alberi dove poco prima era passata Katy ostruivano completamente il passaggio. Respirò affannosamente, senza sapere che cosa fare, ma dovette arrendersi all'evidenza che non poteva più fare niente per quella bambina.

"E' ancora viva... Come è possibile?"

Si domandò. Slender Man era riuscito a individuarlo subito ed era impossibile che dopo tre settimane non fosse stato in grado di capire che nei boschi si era persa una bambina. James si sarebbe aspettato che non l'avrebbe trovata mai più.
E invece era lì, viva e vegeta... Gli aveva salvato la vita.
Quella bambina era riuscita ad impedire che Slender Man lo uccidesse...
E dato che quel mostro non poteva non sapere di lei, conoscendo le sue capacità... Poteva solo voler dire che... L'aveva risparmiata...

<< Com'è possibile... Per quale motivo avrebbe fatto una cosa del genere? >>

E soprattutto... Perchè Katy era scappata via da lui, sebbene le avesse mostrato il distintivo?
Aveva preferito restare lì... Perchè...?



Non c'era sole. Le nuvole grigie impedivano il suo splendore. Il bosco era triste, umido. Piangeva insieme a Katy, nascosta in un piccolo angolo dell'edificio abbandonato. Non riusciva a capacitarsi che Slender Man, che le aveva dimostrato quanto potesse essere buono, fosse ridiventato un mostro capace di uccidere a sangue freddo.
Era lì. Sapeva che la stava osservando.
Alzò lo sguardo, trovandoselo davanti. Era triste, forse pentito di ciò che aveva fatto. Ma Katy era arrabbiata con lui, e non c'erano scusanti per quello che era stato sul punto di commettere.

<< Perchè ti sei comportato in quel modo? Quell'uomo non ti aveva fatto niente... E tu lo stavi uccidendo! Perchè?! Che diritto avevi tu di ucciderlo?! Quell'uomo può avere una famiglia, e tu gli stavi impedendo di tornare a casa?! Perchè?! >>

La voce di Katy risuonava e spaccava le mura. Slender Man era fermo davanti a lei, e ascoltava, vergognato, quella predica.

<< Mi hai dimostrato che sai essere buono... Che non sei come ti descrivono le storie della città... Ma se davvero ci tenevi a dimostrare di essere in quel modo, se davvero volevi far vedere che sei un mostro... >>
<< ... >>
<< ... Avresti dovuto uccidere anche me... >>

Sussultò a quella debole frase, fatta di lacrime e sale amaro. Non poteva chiedergli una cosa del genere, non poteva...
Non ne avrebbe mai avuto il coraggio.
Umiliato e risentito per ciò che aveva fatto, Slender Man si avvicinò lentamente a Katy e si chinò arrivando con il volto alla stessa altezza del suo.
Si guardarono. In quel momento avrebbe desiderato avere occhi e bocca... Per farle vedere quanto gli dispiacesse... E chiederle scusa.
Ma Katy non aveva bisogno degli occhi, nè tanto meno della bocca...
Singhiozzando, avvolse il collo freddo di Slender Man con le proprie braccia e affondò il suo volto nella giacca nera di lui.

<< Non farlo più... Ti prego... >>

Slender Man la avvolse con le sue braccia lunghe ed esili. Quanto gli mancava la sua bocca... Mai come in quel momento avrebbe voluto averla...
Per sussurrarle, tra le lacrime: "Mi dispiace..."

§________________________________________________________________________________________________________§

Uff! Ce l'ho fatta! :O Scusate l'attesa, ma in questo periodo la scuola mi sta uccidendo! D:
Ringrazio Amy Fallen, Em_The Ripper, Kilian_Softballer_Ro, marine the racoon, Shinigami Girl, Tsuki No Sasuke!
Inoltre, non comprendo il motivo, ma le parole blu sottolineate nella prima parte sono una fastidiosa pubblicità che non capisco come si insinua nelle parole del mio testo e la cosa mi da parecchio fastidio! Ignoratela e spero che il capitolo vi piaccia comunque. Grazie per la comprensione! :)

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Capitolo 7
*** Abbandonato ***


Abbandonato

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Quando Katy si svegliò, capì di essere rimasta abbracciata a Slender Man per tutta la notte. Quello che era successo il giorno prima aveva aperto una ferita in entrambi e aveva rischiato di spezzare il rapporto che era nato fra loro. Ma nessuno dei due era intenzionato a perdere l'altro, e il perdono era stato più forte di qualsiasi paura.
Così erano rimasti lì tutto il giorno, abbracciati, e verso il calare della notte, Katy ricordava di essersi addormentata.
Il movimento silenzioso delle piccole palpebre che si aprirono consentì alla bambina di ricevere una carezza sulla testa che la portò ad alzare lo sguardo verso il volto che ormai conosceva bene, e di cui non aveva più paura. Le sue mani raggiunsero quella pallida di Slender Man e la condussero alla sua guancia. Il suo tocco era caldo, e il gelo che lo componeva prima che entrambi diventassero così intimi sembrava essere scomparso, e di certo era meglio così per entrambi.
Restarono a fissarsi per qualche secondo che nascondeva un'immaginaria eternità. Katy non voleva parlare di quanto era accaduto il giorno prima.
Quello era uno di quei ricordi che devono solo essere dimenticati, non c'era spazio per loro nella mente.

Cip! Cip!

Entrambi si voltarono quando sentirono quel flebile suono. Un pettirosso era poggiato sul davanzale della finestra, e con i suoi occhi neri e curiosi osservava gli abitanti solitari di quella casa abbandonata. Katy sorrise e si avvicinò piano all'uccellino, e con la punta delle dita sfiorò le piume rosso sangue del pettirosso che cinguettò soddisfatto.
La bambina rise divertita, e rivolse lo sguardo a Slender Man, che restava seduto per terra a guardarla.
Probabilmente aveva ancora residui di malinconia dentro di sè per il rammaricante avvenimento del giorno prima, ma Katy non poteva vederlo in quel modo.
In fondo, anche lui aveva cercato di renderla felice quando le capitava di essere triste.
Prese per mano l'uomo smilzo e lo fece alzare, poi lentamente lo fece avvicinare alla finestra.
Slender Man si tirò indietro, evidentemente consapevole della sua natura di mostro che avrebbe spaventato il pettirosso.
Ma Katy sorrise e tenendo una delle sue mani la avvicinò lentamente all'uccellino.
L'animaletto scosse le ali e si allontanò saltellando. Slender Man provò nuovamente a ritirarsi, ma la bambina, rivolgendogli uno sguardo fiducioso, continuò a guidare la sua mano verso l'uccellino.

<< Basta non fare movimenti bruschi. Fidati di me. >>
<< ... >>

Slender Man non sembrava tanto convinto, ma non poteva rifiutare di fidarsi di lei. Si lasciò guidare, nonostante provasse come la sensazione di sentirsi un po' imbarazzato. E poi, lui era un mostro...
Nessuno, animale o umano che fosse, si sarebbe potuto avvicinare a lui.
E invece il pettirosso si poggiò sul lungo dito scheletrico dell'uomo smilzo, sbattendo a volte le ali per posizionarsi.

<< Ahah! Hai visto? >>

Rise Katy battendo le mani. Slender Man sollevò con massima lentezza la mano, osservando stupito il pettirosso che si guardava intorno, senza neanche provare a scappare, cosa che fece soltanto dopo un po' di tempo, volando via dalla finestra mentre cinguettava. Katy rise di nuovo e guardò l'uomo smilzo.
Non ci aveva mai fatto caso prima, ma sembrava che il suo volto stesse diventando sempre più definito rispetto a prima, infatti si notavano meglio gli zigomi e l'incurvatura del naso. Per un attimo le sembrò di ricordare qualcosa...
Il suo volto...
Una volta....

<< ... >>

Scosse la testa e facendo finta di niente, prese nuovamente per mano Slender Man e lo condusse fuori. La luce del sole ebbe il potere di accecarla per qualche istante, ma il calore che la permeò subito dopo era più bello di qualsiasi fastidio.
Eppure sentiva che c'era ancora qualcosa che non andava. Come se un velo di tensione avvolgesse entrambi.
Katy aveva notato che Slender Man, fin dal giorno prima, aveva evitato il più possibile di guardarla, e lei non riusciva a sopportare quella situazione.
Si sentiva ancora in colpa per aver quasi commesso un omicidio davanti ai suoi occhi, ma lei lo aveva perdonato.
Forse non era bastato?
O forse era solo confuso?
Che si stesse interrogando sul perchè avesse obbedito al suo ordine di fermarsi?
Katy realizzò che era crudele pensare una cosa del genere e scorretto nei suoi confronti. Le aveva pur sempre offerto il suo calore quando era stata male, e soprattutto le aveva salvato la vita risparmiandola, e questo non poteva dimenticarlo.
Era così imbarazzante!
Entrambi non sapevano che cosa fare o cosa dire, il loro rapporto sembrava essersi nuovamente raffreddato, e Katy non voleva questo, sicuramente neanche Slender Man.

<< Ehi... >>

Strattonò un po' la giacca dell'uomo smilzo per avere la sua attenzione.

<< Ehm... Scusa se ieri to ho gridato contro... Non ero arrabbiata con te, solo che... >>
<< ... >>
<< Non potevo lasciarti uccidere quell'uomo. Lo capisci, vero? >>

Non un cenno da parte dell'uomo smilzo le venne regalato.

<< Sai, è difficile vedere qualcuno a cui vuoi bene che fa soffrire qualcun altro, buono o cattivo che sia. >>
<< !! >>

Aveva sentito bene? Aveva davvero detto quella frase?
Lei... Gli voleva bene...? 
E nonostante quello che aveva combinato il giorno addietro... Era ancora disposta a prestargli il suo affetto?
D'improvviso, sentì una strana sensazione.
Era sollevato... Ma aveva voglia...
... Di piangere...
Deglutì profondamente e Katy lo guardò, capendo di aver smosso qualcosa in lui. Cominciò a credere che Slender Man, in qualche modo, stesse tornando...
Umano...
Ma si ritrovò a pensare come potesse immaginare una cosa del genere?
Come poteva sapere che lui fosse mai stato umano? Glielo aveva chiesto una volta, ma ovviamente lui non le aveva risposto.
Eppure le veniva spontaneo pensare una cosa del genere. Non poteva fare a meno di ricordare il momento in cui le era parso di vedere il viso di un'altra persona al posto della sua faccia pallida.
Così... Familiare...
Prima di poter fare ordine nella sua mente, si sentì sollevare da terra e si ritrovò faccia a faccia con Slender Man, che la fece scivolare su uno dei suoi tentacoli come fosse un'altalena. La bambina capì e ridendo cominciò a dondolarsi, a poco a poco sempre più veloce mentre Slender Man avanzava verso il bosco.



<< E' ancora viva, ma vi è scappata?! Ma che cosa vuol dire?! >>
<< Sono mortificato, signori. Purtroppo quel mostro mi ha sorpreso e... >>
<< E nostra figlia è ancora tra le sue grinfie! Io rivoglio mia figlia!!>>
<< Signora, la prego, si calmi. Ha ragione, ma... >>
<< Ma?? >>
<< Ma il problema è che non posso organizzare una spedizione di ricerca. Non ho il permesso per... >>
<< Che cosa?!! >>

Madison era furiosa, Isaac cercava di tenerla sotto controllo mentre James Roosvelt, mortificato, non poteva fare altro che sorbirsi le grida di una madre infuriata.
E ciò che più lo frustrava era che aveva ragione, aveva fallito su tutta la linea.
Non solo era riuscito a trovare vittima e colpevole, ma se li era fatti scappare entrambi.
Eppure non riusciva a togliersi lo sguardo di quella bambina e la reazione del mostro alle sue grida dalla testa.
C'era qualcosa che non gli tornava...

<< Guardi, ne ho abbastanza! La ringrazio per il lavoro svolto finora, ma mi rifiuto di affidare la vita di mia figlia a degli incapaci! Se ne vada, per favore! >>

Il giovane agente sentì una fitta allo stomaco. Quella critica era stata più pesante di un'ammonizione, e non poteva prendersela  che con se stesso.
Lasciò la casa a testa bassa, sconfitto e umiliato. Aveva sbagliato, avrebbe dovuto svolgere il suo dovere comunque, e si era fatto distrarre da una leggenda e dagli occhi innocenti di una bambina.
Era calata la sera, ma quella era una notte senza stelle. Si chiese se quella bambina potesse ancora rimirare la luna da qualche parte, in quel bosco.

<< Agente... >>

James sollevò la testa di scatto, e i suoi occhi incontrarono quelli grigi e luminosi della nonna di Katy, ferma nell'ombra a osservarlo. La donna si era trasferita a casa di Madison e Isaac da quando Katy era sparita, affermando che voleva seguire le indagini da vicino. Quella donna aveva qualcosa di inquietante, pensava il giovane poliziotto ogni volta che la vedeva.

<< Buonasera, signora. >>
<< Ho saputo che avete visto mia nipote... >>

James sospirò, distogliendo lo sguardo.

<< Si, ma... >>
<< Stava bene? >>

Quella domanda lo lasciò perplesso. Si aspettava un perchè... Come mai non era riuscito svolgere il suo dovere fino in fondo. E invece...

<< Ehm... Io... Si, credo che stesse bene. Cioè, non ho constatato ferite sul suo corpo, ma... >>
<< Bene. >>

Lo ammutolì la donna, poi si avvicinò un po' di più, e lui ebbe la sensazione che i suoi occhi avessero preso a brillare misteriosamente nel buio.

<< La prego, agente... Mi dica che cosa è successo... quel giorno... >>



<< Madison, che stai... >>
<< Vado a prendere Katy. >>
<< Che cosa?! >>

Isaac fissava incredulo la moglie mentre questa infilava un piumino lungo e grigio e in mano aveva una torcia elettrica.

<< Senti, so che è una pazzia. Ma mia figlia è ancora intrappolata in quei boschi. E io non voglio assolutamente perderla. >>
<< Certo, hai ragione, ma... >>
<< Non discutere, Isaac! Io sto andando. Tu che cosa fai? >>

Il giovane genitore rimase immobile, freddato dalla sicurezza della moglie. Poi, esitante, prese anche lui un piumino e uscì insieme a lei.



<< Slender Man, Slender Man. Tutti i bambini provano a scappare. Slender Man, Slender Man. Per lui è parte del divertimento. Slender Man, Slender Man. Vestito in giacca e cravatta neri. Slender Man, Slender Man... Mmh... >>

Quella canzoncina la cantavano sempre i suoi amici a scuola, durante il girotondo. La leggenda di Slender Man si era propagata soprattutto tra i bambini, e ovviamente questi avevano trasformato quella macabra storia in una filastrocca altrettanto macabra. A Katy, in realtà, piaceva quella melodia, ma ormai si sentiva in colpa a cantarla.
Slender Man non era cattivo. Con lei, almeno...
Cominciava a fare freddo, e l'umidità stava cominciando a calare insieme al pomeriggio. La bambina si avvolse nella copertina, stringendola forte.
Sorrise. Ricordò la mattina in cui, svegliandosi, se l'era misteriosamente trovata addosso. E lì non c'era altri se non lei e... Slender Man.
Era sola in quel momento. Slender Man era da qualche parte nel bosco.
Nonostante il loro rapporto si fosse consolidato, l'uomo smilzo non aveva perso il suo carattere misterioso e solitario.
Katy non provava nemmeno a seguirlo, rispettava la sua voglia di stare da solo. In fondo, non le dispaceva il suo solito modo di fare, ormai si era abituata.

<< !! >>

Ad un tratto sentì dei passi rieccheggiare nella struttura. Le mura portavano al suo orecchio quell'eco sconosciuto.

<< Slender Man? >>

Sussurrò, ma non poteva essere lui.
Non era lui.
Non aveva bisogno di camminare per arrivare lì, lui si materializzava direttamente sul posto.
Poco dopo, insieme a quei passi, sentì delle voci.
Erano in due. Un uomo e una donna.
Le loro voci si mescolavano come un'eco impazzito nel corridoio di quell'edificio, eppure Katy aveva la sensazione di conoscerle. Conosceva le persona che stavano entrando lì dentro, sfidando la spaventosa leggenda vivente circolante in quei boschi.
Ben presto i volti dei due sconosciuti vennero alla luce, rivelando la loro identità.
E Katy rimase sanza parole...

<< Katy! Oh, grazie al cielo stai bene! >>

Sua madre corse verso di lei e la strinse forte, come non aveva mai fatto in vita sua. Al suo abbraccio seguì quello del padre che le donò anche un bacio sulla guancia.
Katy credeva che avrebbe ricambiato restando incollata ai suoi genitori, che avrebbe pianto e avrebbe riso allo stesso tempo per la gioia ed il sollievo. Credeva che sarebbe corsa incontro ai suoi genitori, felice di rivederli.
Ma non successe nulla di tutto questo. Katy era immobile, apatica e inespressiva. Gli abbracci dei suoi genitori le passavano attraverso la pelle come fosse un fantasma, come se loro fossero estranei.
Stavano dicendo qualcosa, ma lei non ascoltava. Riuscì a formulare solo una domanda.

<< Perchè siete qui? >>

Il tono della sua voce doveva essere stato gelido, perchè l'espressione dei suoi genitori mutò velocemente, passando dalla felicità alla confusione.
Si guardarono senza capire perchè la loro figlia stesse reagendo in quel modo.

<< Come sarebbe...? Katy, tesoro, è ovvio! Siamo venuti a cercarti! >>
<< ... >>
<< Katy... >>
<< Madison, forse è scossa per ciò che le è accaduto. Dobbiamo portarla via di qui. Io comincio ad uscire e tengo d'occhio la zona. >>

Dopo l'accenno affermativo della moglie, l'uomo uscì dalla struttura a passo veloce. Poi Madison prese in braccio la figlia e fece per uscire anche lei.
Katy non diceva nulla, ma si sentiva strana.
Non riusciva a capire... Perchè non era felice di andarsene via, di tornare a casa?
Perchè non sorrideva?

<< Stà tranquilla, tesoro. E' finita. >>
<< ... >>

Finita...

<< Isaac, possiamo... >>

Le parole di Madison si interruppero bruscamente quando, appena uscita dall'edificio, notò che il marito, fermo davanti a lei, voltato di spalle, stava fissando il bosco con occhi sgranati, paralizzato.

<< Isaac... Che ti prende? >>

La donna guardò nella stessa direzione del marito, scrutando gli alberi in cerca di ciò che aveva attirato la sua attenzione. Ci volle un po' perchè lo notasse...
In mezzo agli alberi si estendeva una figura alta e snella, se non fosse stato per il volto bianco e una cravatta rossa legata al collo, probabilmente non sarebbe mai stata in grado di capire che in mezzo a quegli alberi c'era qualcuno.
Katy, invece, lo aveva visto dal primo momento che era uscita da quella struttura.
Madison sentì il sangue gelare nelle vene, mentre il cuore e lo stomaco si contorcevano per l'inquietudine che quella figura misteriosa imprimeva con uno sguardo invisibile. Entrambi si sentirono incatenati; volevano muoversi, ma non riuscivano a fare un passo. Sembrava quasi che anche il respiro si fosse fermato insieme al tempo e ai rumori.
Slender Man guardava quei due intrusi e ne percepiva il loro terrore e la loro inquietudine. Il suo sguardo invisibile passava da loro a Katy e da Katy a loro.
Perchè l'avevano presa in braccio?
Dove stavano pensando di andare con lei?
Volevano portargliela via? Era davvero arrivato il momento di dire addio a Katy...?
No! Non lo avrebbe tollerato! Non di nuovo!
Con un'improvvisa velocità sfoderò i suoi tentacoli verso di loro.
Entrambi presero a correre più veloce che potevano e si inoltrarono nel bosco, sperando di essere al sicuro.
Non si guardavano intorno. Non c'era tempo o lui li avrebbe presi.
Cercavano di mantenere un'equilibrio su quei rami spezzati, ma ancora una volta quel bosco divenne un labirinto che sembrava senza uscita.
Madison teneva stretta Katy, probabilmente più per porteggere se stessa che la figlia. Sentiva lo sguardo di quel mostro addosso, eppure non riusciva a vederlo da nessuna parte!
Ma era lì! Lo sentivano!

<< Isaac! Dov'è la macchina?! >>
<< C-credo che sia di qua! >>

Gridò il marito con il cuore in gola e il fiato che veniva a mancargli. Sentivano quell'entita maligna proprio alle loro spalle, e una strana forza li portava a voltarsi.
Ma ovviamente non potevano farlo! Altrimenti sarebbero morti!
Ancora una volta constatarono di essersi persi, e dopo l'ennesima strada sbagliata e la nauseabonda sensazione di girare intorno, finalmente scorsero la fine di quel labirinto senza uscita.
Uscirono svelti da quel bosco maledetto, caricarono Katy sul sedile posteriore dell'auto e salirono. Ma quando Isaac provò a metterla in moto, questa stentò a partire.

<< No... Perchè?! Maledizione! >>
<< Isaac!! >>

L'urlo terrorizzato della moglie lo spinse a guardare davanti a lui, sobbalzando per la raccapricciante visione. Slender Man li osservava, fermo, ma i suoi tentacoli si dimenavano per lui, pronti ad uccidere.
Isaac premette così tante volte il piede sull'acceleratore da giurare che non si sarebbe accorto quando la macchina fosse partita. Fece retromarcia velocemente e cercò di uscire il prima possibile da quella radura infestata, quando l'auto ebbe un violento scossone.
Ben presto le ruote furono completamente avvolte dai tentacoli del mostro e gli specchietti retrovisori divennero una chiazza nera come la notte. Nonostante lo sforzo che Isaac imprimeva sull'acceleratore, era tutto inutile. La macchina non si spostava.

<< Oh, mio Dio! Isaac!! >>
<< Cristo, no!! >>

Katy lesse la paura negli occhi dei suoi genitori, paura che lei stessa aveva provato quando per la prima volta aveva visto Slender Man. Conosceva bene quello che stava succedendo. Nuovamente il mostro si era impossessato di lui!

<< Non farlo... >>

Sussurrò, come se lui potesse sentirla.

<< Ti prego... Non farlo... >>

Improvvisamente, con uno scatto repentino, la macchina riprese a camminare e scomparve sulla strada, come i sogni all'inizio dell'alba.
Slender Man li aveva lasciati andare. Ancora una volta gli occhi di Katy e la sua voce supplichevole avevano avuto la meglio su di lui.
Era andata via...
Ma in fondo era giusto così. Le aveva fatto nuovamente vedere il mostro che risiedeva in lui, e che non accettava che qualcuno gli portasse via ciò che considerava suo...
Ma non era forse egoismo, il suo?
Katy non gli apparteneva... Perchè mai avrebbe dovuto restare con lui...?

Plic!

Le gocce di pioggia cominciarono a cadere copiose, bagnando il suo corpo scheletrico, la sua giacca nera e il suo volto.
Si sentiva vuoto... E le gocce di pioggia che cadevano sul suo viso invisibile lo aiutavano a far scendere giù le lacrime che ormai non avrebbe mai più potuto versare.

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Me lo chiedo ogni giorno, eppure non riesco a darmi una risposta... Qualcuno mi spieghi come cavolo ha fatto questa storia ad avere così tanti preferiti, seguiti, e ricordati!! :O
Non ci arrivo!! D: Ma comunque, non posso non essere felicissima! :D

Ringrazio: Kilian Softoballer_Ro, Elibettysoul98, 20Elisa01, the son of rage and love, marine the racoon, Em_ TheRipper, ShinigamiGirl per le recensioni. C:
In seguito tutti quelli che hanno avuto il coraggio di mettere la mia storia tra preferite, ricordate e seguite! :O
Grazie a tutti!! ^^

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Capitolo 8
*** Segreto ***


Segreto
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Un tuono feroce aveva preannunciato la caduta delle prime gocce di pioggia che stavano sbattendo violentemente sul parabrezza dell'auto, presentando uno spettacolo deformato del panorama agli spettatori scossi e increduli di quella sera che era sembrata eterna.
Non una parola volava via dalle labbra dei genitori di Katy, nè la bambina si aspettava che, dopo quello che avevano visto, avessere avuto il coraggio di proferirne.
I dubbi le vorticavano in testa. Si sentiva in colpa, ma non sapeva per cosa. O meglio, per chi.
Non sapeva spiegarsi come mai si sentisse improvvisamente vuota, come se fosse stata strappata a qualcosa, o qualcuno, di cui aveva bisogno. I suoi genitori, chiusi nel loro silenzio, interpretavano ancora il ruolo degli estranei per lei.
Non si sentiva al sicuro.
Istintivamente, si mise in ginocchio sul sedile e guardò fuori dal parabrezza posteriore. La pioggia crudele cancellava la visuale del paesaggio boschivo.
Quel paesaggio che lei aveva cominciato ad amare.
Desiderò riuscire a vedere qualcosa che le facesse percepire la presenza di Slender Man, ma il vetro bagnato le impediva ogni visione, se  non quella dei ricordi delle giornate che aveva trascorso in quella che aveva ormai considerato la sua casa. E la sua famiglia.



Una sensazione sgradevole la pervase quando l'auto venne parcheggiata davanti alla questura della città. Non capiva. Perchè erano lì?
Credeva che sarebbero subito tornati a casa, che i suoi genitori le avrebbero preparato una tazza di cioccolata calda e che l'avrebbero fatta dormire nel lettone insieme a loro.
Invece, ancora una volta, le sue aspettative andarono in fumo.

<< P-perchè siamo qui...? >>
<< Tranquilla, amore. Adesso devi solo spiegare che cosa è successo e descrivere l'uomo cattivo che ti ha rapita alla polizia. >>

Rispose sua madre, prendendola in braccio. Le tirò su il cappuccio in modo che non si bagnasse ed entrarono velocemente nell'edificio. Katy non aveva avuto il tempo di realizzare cosa stesse succedendo quando si ritrovò seduta sulle ginocchia della mamma e davanti a lei un uomo baffuto, sulla cinquantina, che leggeva alcune carte sorseggiando un caffè. Quando questo posò lo sguardo sulla bambina, dopo aver osservato i genitori, rimase stupito.

<< Cosa... ? >>
<< Si, signor Reiligh, l'abbiamo trovata! Nostra figlia è salva. >>

Il poliziotto sembrava che non avesse nemmeno ascoltato la donna, troppo impegnato a osservare Katy. Walter Reiligh era stato l'uomo a cui si erano rivolti Madison e Isaac dopo la scomparsa della figlia, che aveva mandato a occuparsi delle indagini James Roosvelt.

<< Come avete fatto?! Non ditemi che siete andati a cercarla voi?! >>
<< Bè, non potevamo fare altro, visto che il vostro agente ha fallito miseramente riguardo alla sua missione. >>

Reiligh non osò ribattere e subito digitò un numero sul telefono, ordinando di mandare una certa Jane Allison, che arrivò dopo pochi minuti. Una donna giovane con una giacca elegante e dei pantaloni di velluto neri che rivestivano il corpo magro, e il volto era scoperto dai capelli biondi raccolti in uno chignon.
Anche questa, appena vide la bambina, sgranò gli occhi per la sorpresa.

<< Walter... Non dirmi che quella è... >>
<< Si, è proprio lei, Jane. Credo che adesso tocchi a te. >>

La donna annuì e si presentò ai genitori di Katy, alla quale non sfuggì che si trattava di una psicologa. Deglutì.
Quando la donna si avvicinò a lei per presentarsi, la prima cosa che fece fu abbassare lo sguardo. La voce dolce e gentile della donna la fece rabbrividire.
Perchè si sentiva così inquieta? Perchè aveva paura di tutte quelle persone che la degnavano di troppa attenzione?

<< Ti va se parliamo un po' io e te, Katy? >>

Probabilmente la donna aveva ripetuto la domanda più volte poichè lei non stava ascoltando. Avrebbe voluto gridare no e scappare da lì, ma non fece nulla e si lasciò prendere per mano e guidare dalla signora che la portò in una stanza tappezzata di disegni e una scrivania con diversi fogli e calendari colorati.
Forse lo studio di quella psicologa. Jane Allison la fece accomodare su una piccola sedia gialla, dopodichè si sedette anche lei, proprio davanti a Katy.
Il suo sorriso la inquietò ancora di più.

<< Vuoi una caramella? >>

Domandò porgendole un piccolo vassoio di metallo con alcune caramelle al limone. Katy scosse la testa.

<< Ok. Allora... E' bello essere di nuovo con i tuoi genitori, vero? >>
<< ... >>
<< Sei proprio fortunata! Io non avevo dei genitori così affettuosi come i tuoi. E sono stati anche molto coraggiosi! Come lo sei stata tu, Katy. >>

La bambina continuava a fissare il pavimento. Le frasi della donna entravano e uscivano dalle sue orecchie. Sapeva che era tutto un trucco, sapeva che tutte quelle parole erano false come maschere.

<< Oh, povera piccola. Capisco come devi essere spaventata. Ma ora non hai più niente di cui preoccuparti. Ti assicuro che prenderemo quell'uomo cattivo. >>

Quest'ultima osservazione la fece sobbalzare.



<< Spero che lei stia scherzando! >>
<< Non è uno scherzo, per la miseria! Esiste davvero! Noi lo abbiamo visto! >>
<< Si. Era magrissimo! Si mimetizzava perfettamente con gli alberi! E poi il suo volto... >>
<< Insomma, mi state dicendo che l'uomo senza volta che tutti chiamano Slender Man... Esiste davvero? >>

Walter Reiligh non credeva a quello che stava sentendo. Madison e Isaac continuavano ad affermare l'esistenza della leggenda che circolava ormai da tempo nella città. Ma gli riusciva difficile non crederci, visto che era una testimonianza di due persone adulte e non quella di un bambino.
Inoltre, c'era anche la testimonianza di James Roosvelt, che Reiligh aveva immediatamente convocato dopo l'arrivo dei genitori di Katy.
Se era così, allora tutte le sparizioni di bambini avvenute negli ultimi mesi avrebbero finalmente avuto una spiegazione... e un colpevole.

<< Allora, Jane sta interrogando Katy. Spero solo che riesca a carpire qualche informazione in più. >>
<< Spero che non la stia interrogando come fosse una criminale! >>

Il poliziotto guardò infastidito la donna.

<< L'agente Allison è una psicologa. Sa bene come trattare con i bambini. >>

Lo sguardo di Reiligh andò a posarsi sull'entrata, seguito da quelli di Isaac e Madison. L'agente James Roosvelt era appena entrato, e dopo aver salutato con il gesto militare il suo superiore, borbottò un buonasera ai due genitori.

<< Ho saputo che la bambina è stata ritrovata. >>
<< Già. E che tu ci creda o no, sono stati proprio i suoi genitori. >>

James non li degnò di uno sguardo, cosa che, evidentemente li irritò, e domandò dove si trovasse Katy.

<< E' di la con l'agente Allison. >>
<< Capisco. >>

Cadde il silenzio, unica barriera che divideva il disaccordo tra Isaac e Madison e l'agente Roosvelt. Tutti e tre evitavano di guardarsi negli occhi, e Reiligh si sentiva a disagio, così decise di andare a prendere un altro caffè.
Ma appena fece per alzarsi, Jane Allison e Katy apparvero sulla soglia della porta, diventando automaticamente protagonisti degli sguardi di tutti. Katy, muta e immobile, guardava nel vuoto, mentre Jane sembrava piuttosto scossa. Madison e Isaac scattarono in piedi, e tutti aspettarono che quel silenzio snervante venisse interrotto.
James Roosvelt si avvicinò alla donna, toccandole un braccio.

<< Jane, allora? >>

La psicologa rimase in silenzio per qualche secondo, poi incaricò Reiligh di stare con la bambina e chiamò nel suo studio i genitori della bambina e James. Dopo aver chiuso la porta del suo studio e aver fatto accomodare i presenti, si sedette anche lei dietro la cattedra, acquisendo un'aria professionale, ma senza comunque perdere quell'espressione preoccupata. Cosa che contagiò anche i giovani genitori, mentre l'agente diventava sempre più impaziente.

<< E' stata un discussione interessante, direi. >>

Cominciò Jane.

<< La prego, ci dica com'è andata. >>
<< E' presto detto, signora. Ho cercato di essere il più amichevole possibile per guadagnarmi la fiducia di Katy, ma è chiaro che è una bambina sveglia e sa gestire le proprie difese. Per tutto il corso dell'interrogatorio non ha detto una parola, e ha continuato a tenere lo sguardo basso. >>
<< Questi potrebbero essere sintomi dovuti al trauma, giusto? >>

Intervenne James Roosvelt.

<< Si, è quello che ho pensato anche io, finchè non le ho chiesto di descrivermi il suo aguzzino... >>
<< Signorina Allison, l'aguzzino di mia figlia è Slender Man, quindi... >>
<< Slender Man? Intende quella leggenda che circola su internet? >>
<< Proprio quello. >>

La psicologa guardò il collega per avere una conferma, e questi annuì con la testa.

<< Bè... Incredibile... Comunque, non è stato il silenzio a inquietarmi. >>
<< Che vuol dire? >>

Jane prese un respiro, congiungendo più forte le mani, poi guardò i presenti.

<< Quando le ho detto che se lei ce lo avesse descritto avremmo sicuramente preso il suo rapitore, lei ha alzato lo sguardo su di me... Non ha detto nulla, mi ha solo guardata... E lì ho notato qualcosa di strano. >>
<< Ovvero? >>
<< Signori, non so cosa sia successo in queste tre settimane, ma lo sguardo che ho letto negli occhi di Katy emanava una sicurezza e una freddezza tale da non essere riconducibili a un vero e proprio trauma... Pareva piuttosto che... stesse difendendo il responsabile... >>

L'ultima affermazione paralizzò i genitori di Katy e lasciò senza parole Roosvelt. Jane affermò di aver sentito parlare di rapporti particolari che si venivano a creare tra le vittime e gli aguzzini, e poteva capitare normalmente. Quindi anche tra Katy e il misterioso rapitore poteva essere successo.
Eppure Madison e Isaac non sembravano voler accettare questa possibilità.

<< E' impossibile! Lei ne è assolutamente sicura? >>
<< Signora, sono una psicologa. E' il mio lavoro, so quali sono i vari sintomi riportati dai pazienti, e posso affermare con sicurezza quello che ho constatato. >>
<< Starebbe cercando di difendere un assassino?! >>
<< Molto probabilmente. Certo, solo Katy può sapere che cosa è veramente successo in questi giorni di permanenza in quel bosco, ma si rifiuta di parlarne. E nessuno di noi può interferire con i segreti di una bambina del genere. >>

Leggermente irritata, si alzò facendo capire che la discussione era terminata, e quando si fu assicurata che i due fossero abbastanza lontani, si avvicinò a James.

<< Sono terribilmente irritanti, vero? >>
<< Già. Non dirlo a me. >>
<< Sono preoccupata per quella bambina. >>
<< Perchè? >>
<< Non so... Ma ho una strana sensazione... E poi questo Slender Man... >>
<< Assurdo, vero? Eppure è la verità. Io sono... il terzo testimone, se così si può dire. >>
<< Si, l'ho saputo. >>
<< E hai saputo anche è impossibile che Katy sia riuscita a sopravvivere per tre settimane in un bosco dove viveva un mostro del genere? >>
<< Si, ho saputo anche questo. Ecco perchè sono preoccupata. >>

Il loro discorso si chiuse lì e osservarono i due giovani genitori che conducevano la piccola e sola vera protagonista di quello strano film contorto fuori dalla questura, dopo aver ringraziato Walter Reiligh, che nel frattempo stava sorseggiando un altro caffè.
Solo i tuoni del temporale facevano da sottofondo al luogo.



La sua casa. Con le pareti bianche e le finestre dalle ante nere, il viottolo di mattoni che conduceva all'entrata e si divulgava ai due lati del giardino.
Finalmente era tornata a casa. Dimenticandosi di tirare su il cappuccio della felpa, aprì lo sportello e corse sotto la pioggia battente, arrivando sotto l'arco che precedeva la porta. Suo padre le stava gridando contro di essere impazzita, chiedendole perchè non avesse aspettato, ma lei non lo stava ascoltando.
Voleva solo entrare e addormentarsi nel suo letto.
Quando Isaac aprì la porta di casa, Katy si catapultò dentro come un fulmine, trovando nel salotto sua nonna sovrappensiero, la quale, non appena la vide, si alzò e corse ad abbracciarla, aveva le lacrime agli occhi.
Katy, a differenza del trattamento che aveva riservato ai suoi genitori, ricambiò vivacemente l'abbraccio della nonna, la quale le diede un bacio sulla fronte.
L'anziana avrebbe voluto chiedere molte cose alla nipote, ma venne trattenuta dal tono di sua figlia che consigliava a Katy di andare a letto.

<< Se vuoi, tesoro, puoi dormire con me e papà. >>

La bambina aveva atteso quella proposta, eppure aveva ancora quella sensazione di sentirsi un po' estranea ai due genitori. Scosse la testa e, prendendo per mano la nonna, le chiese silenziosamente di accompagnarla al piano di sopra, lasciando Madison e Isaac confusi.
Prima di coricarsi, la nonna di Katy le tamponò i capelli umidi con un asciugamano e avvolse il suo corpo in un accappatoio, mettendo la felpa e la gonna nel cesto dei panni sporchi. Poi le peparò il letto e il pigiama, e una volta infilata nel letto, rimboccò le coperte alla bambina, accarezzandole i capelli.

<< Ora pensa a dormire e fai dei bei sogni. E se stanotte dovessi avere un po' paura, puoi sempre andare da mamma e papà o venire da me. >>
<< Si. >>
<< Oh, come sono contenta che tu sia qui, piccola mia. >>

Disse stringendola forte a sè. Katy sorrise, ma i pensieri che abitavano la sua mente non l'abbandonavano.



Quella notte non riservò sogni a Katy, che si svegliò ritrovandosi nella sua stanza, domandandosi perchè si trovasse lì. Immaginava di vedere le pareti spoglie della struttura abbandonata in cui aveva vissuto in quelle settimane, la sua copertina che Slender Man le aveva regalato perchè non prendesse freddo.
Lo stesso Slender Man, con il suo volto pallido e inesistente, il suo completo elegante e il suo fisico sottile troppo magro per un comune uomo.
Invece non c'era più nulla di tutto questo, e realizzò solo dopo averci pensato che oramai era tornata a casa, e avrebbe dovuto dimenticare tutto quello che aveva passato.
La sensazione della sera prima le attanagliò il cuore, impedendole quasi di respirare.
Lei non voleva dimenticare.
Non poteva dimenticare.
Non era questo il modo di ringraziare Slender Man per tutto quello che le aveva donato in quelle tre settimane in cui era stata con lui. L'aveva curata quando aveva avuto la febbre, l'aveva fatta divertire anche se in quel bosco non c'era niente da fare, le aveva dimostrato affetto anche se lui non ne provava da tempo.
Si mise in piedi con uno scatto e si prese la testa tra le mani, arrabbiata con se stessa per ciò che aveva pensato.
Non avrebbe mai dimenticato.
Scese le scale mollemente, si sentiva anche peggio del giorno prima. Trovò i suoi genitori in salotto con un giornale in mano e la televisione accesa sul telegiornale. La prima cosa che Katy notò fu la sua foto comparire nello speciale del giorno.

<< E' stata ritrovata la bambina scomparsa circa tre settimane fa. Dopo giorni di angoscia e di fallimenti da parte della polizia, i genitori della piccola Katy Hudson, Madison e Isaac, l'hanno ritrovata ancora viva. Inquietanti testimonianze da parte della famiglia, tuttavia, sembrano affermare la verità dietro la leggenda urbana riguardo lo Slender Man, il famoso uomo smilzo senza volto in giacca e cravatta. La polizia approfondisce le ricerche. >>
<< Katy, tesoro, ti sei svegliata! >>

La bambina venne ditratta dalla voce del padre che le andò incontro con un sorriso smagliante. Poi le mostrò una pagina del giornale in cui era presente una foto di famiglia, una copia di quella che si trovava sul comodino della loro stanza da letto.

<< Siamo diventati famosi, hai visto? Tutta la città parla di noi. >>

Katy non proferì parola, confusa da quelle di Isaac. Entrò in cucina, dove trovò la nonna intenta a bere del tè, pensierosa come suo solito. Quando la vide, i suoi occhi grigi si illuminarono di colpo.

<< Buongiorno, Katy. Ti ho preparato una cioccolata calda e dei biscotti alla vaniglia, li vuoi? >>
<< Si.... Grazie, nonna. >>

L'anziana donna sorrise e porse un vassoio pieno di biscotti con una tazza bianca da cui provenivano un filo di fumo e un buon profumo di cioccolato.
Di nuovo la bambina pensò a quanto avesse voluto che una scena del genere potesse accadere, eppure adesso non gliene importava molto. Prese un biscotto e lo immerse nella cioccolata fumante, poi lo addentò. Sentì caldo, si scottò la lingua, ma non fece smorfie nè si lamentò.
Sapeva di essere inespressiva come un fantasma, e la cosa probabilmente stava inquietando i suoi genitori. Solo dopo un po' si accorse che sua nonna la stava fissando.

<< Sei strana, Katy. >>

Sussurrò con una voce profonda, molto diversa da quella che aveva utilizzato fino a quel momento. La bambina deglutì inquieta non appena gli occhi grigi della nonna presero a brillare di una luce misteriosa.

<< Sei sicura di stare bene? >>
<< ... Si... >>

La donna ridacchiò e si avvicinò alla bambina, soffiando sul suo orecchio.

<< Se vuoi parlare, io sono qui. >>

Per un istante calò il silenzio. Katy ebbe la sensazione che sua nonna avesse appena letto la sua mente come un libro, che sapesse quello che in realtà provava. I brividi cominciarono a scorrere sul suo corpo, che raggiunsero la maggiore intensità quando l'anziana le baciò la tempia.
Poi, di colpo, quella sensazione sparì.

<< Katy, tesoro, sbrigati a fare colazione, così ti portiamo al parco. >>

Le disse la mamma dietro di lei. Katy guardò la nonna. L'aura di mistero che l'aveva avvolta pochi secondi prima era sparita.



Passarono la mattinata a fare spese e a passeggiare. Madison teneva stretta la mano di Katy, senza mollarla neanche un istante. Una volta arrivati al parco, la bambina fissò lo sguardo sul bosco che affacciava sulla strada. Il padre le chiese i gusti del suo gelato e lei rispose, senza pensarci, cioccolato.
I suoi occhi continuavano a catturare l'immagine di quella famiglia numerosa di alberi spogli e rinsecchiti, sperando di trovare, fra loro, l'unico figlio vivente dal volto vuoto e pallido.
Il mondo sparì. Non respirava, non batteva le palpebre.
Semplicemente fissava quel bosco, scrutando e analizzando ogni tronco, ogni ramo per captare un particolare che le facesse capire che Slender Man era lì e la stava osservando.

<< Katy? Katy, tesoro, tutto bene? >>
<< ... >>
<< Madison, forse dovremmo tornare a casa... Il bosco... >>
<< Oddio, hai ragione. Vieni tesoro. >>

Madison la prese per il polso e la trascinò via, ma Katy non smise neppure per un attimo di scrutare il bosco.
Ma non vide nulla. Slender Man non c'era.
Le venne da piangere.



<< Katy, perchè non mangi? >>

Il silenzio in cui la bambina si era chiusa stava seriamente preoccupando i suoi genitori. Per di più quella giornata era stata riempita solo con sussurri e sguardi inespressivi, ma nulla che lasciasse intendere quello che Katy stesse realmente provando. Madison guardò Isaac, cercando un aiuto.

<< Credo che dovremmo lasciarla stare. Non deve essere facile per una bambina superare una cosa del genere. Vedrai che si riprenderà. >>

Madison annuì incerta, e lanciò un ultimo sguardo preoccupato alla bambina. Continuava a fissare nel vuoto, la sua bocca chiusa come se fosse cucita. Il mondo intorno a lei continuava a girare silenziosamente, estraniandola.
Ad un certo punto si alzò dalla sedia e salì le scale, dirigendosi in camera. Non aveva fame, non ne aveva mai avuta.
Madison e Isaac sospirarono, pregando che la figlia si riprendesse.
Katy si chiuse in camera, si mise il pigiama e si infilò sotto le coperte, provando il freddo del materasso e godendoselo, sapendo che tra non molto sarebbe arrivato il tepore del piumone.
Ma si sentiva ancora tremendamente sola e vuota. E quella sensazione non accennava a lasciarla in pace.

"Perchè mi sento così? Sono a casa, con mamma e papà. E allora perchè non mi sento felice?"

Aveva voglia di piangere e si detestava perchè non ci riusciva, nonostante quel nodo in gola la stesse soffocando dall'inizio di quella monotona giornata.
Abbracciò il cuscino e chiuse gli occhi, sperando di addormentarsi.



Era notte fonda. La casa era silenziosa e buia, e l'unico rumore che si sentiva era il ticchettìo rindondante degli orologi. Katy lo odiava, sembrava che il rumore stesse diventando così forte da non sembrare più nemmeno un ticchettìo.
Si mise a sedere sul letto, sbuffando, quando notò qualcosa fuori dalla finestra. Una strana sagoma romboide sbatteva contro i vetri, spinta dal vento.
Katy scese dal materasso e andò ad aprire la finestra, acchiappando al volo quello che sembrava essere un aquilone.
Lo scrutò nel buio per un po' di tempo, prima di realizzare che quell'aquilone era proprio lo stesso che aveva trovato impigliato nei rami del bosco quando era con Slender Man.
Ormai lo aveva dato per perduto, e invece era arrivato fino alla sua finestra.
Sorrise, e d'istinto guardò fuori dalla finestra. La strada era isolata e solo un lampione illuminava il marciapiede.

<< !! >>

Inizialmente non ci aveva fatto caso, ma alla luce del lampione si innalzava una figura snella, decisamente alta, un vestito nero addosso e un volto pallido come la neve. Un volto che non esisteva.
Stupita, Katy appoggiò le mani alla finestra e rise silenziosamente.
Slender Man era lì che la guardava, e quando capì che si era accorta di lui alzò lentamente una mano.
E la salutò.
La manina della bambina si mosse istintivamente, compiendo lo stesso gesto dell'uomo smilzo.
Slender Man provò l'impulso di sorridere, una voglia che non poteva soddisfare, ma gli bastava il sorriso di Katy, i suoi occhi di smeraldo luminosi, a farlo sentire bene. E la notte passò così, senza che il sonno riuscisse a vincere la bambina, troppo contenta di aver rivisto la leggenda vivente che tutti temevano.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Ultimamente sono molto impaziente di scrivere questa storia, sarà che l'ispirazione mi ha catturata completamente! :D
Ringrazio, come sempre, chi ha messo la mia storia tra le preferite, le seguite e le ricordate.
E soprattutto un ringraziamento speciale a chi mi lascia una recensione:

ShinigamiGirl

Elibettysoul98 - La tua recensione mi ha lasciato senza fiato! Addirittura farci un film... o///o Sei troppo gentile!

marine the racoon

AmyFallen

Em_TheRipper

Kilian_Softballer_Ro

Grazie mille a tutti voi! ^^














 

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Capitolo 9
*** Tutti giù per terra ***


Tutti giù per terra
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La mattina dopo, Katy scese pimpante in cucina già vestita, con grande stupore dei genitori che le chiesero il motivo di tanta vivacità.

<< Voglio andare a scuola! >>

Rispose la bambina. Madison e Isaac si guardarono perplessi. Katy era tornata a casa solo da tre giorni e avevano ritenuto che sarebbe stato più opportuno darle almeno una settimana di tempo per riprendersi. E poi... non l'avevano mai vista così impaziente di andare a scuola!

<< Ehm... Tesoro, forse è un po' troppo presto. E poi, lo sai, non devi... >>
<< Voglio andare a scuola! >>

Ripetè Katy con decisione. I genitori, disorientati, subito dopo lasciarono il posto al sorriso. Forse la loro bambina stava cominciando a guarire da quella orribile esperienza. Così decisero di accontentarla. Indossarono i loro cappotti e, dopo aver avvolto una sciarpa intorno al collo di Katy, uscirono di casa.
A Katy non sfuggì, però, lo sguardo della nonna che la osservava dal tavolo della cucina.
Inespressiva, come sempre, ma gli occhi grigi puntati su di lei.

<< Katy, come mai hai tutta questa voglia di andare a scuola, stamattina?
<< Ho voglia di rivedere i miei compagni... >>

Madison guardò Isaac, il quale le sorrise e le fece l'occhiolino. Ma Il vero motivo per cui Katy era voluta tornare a scuola era un altro.
Nessuno dei due avrebbe mai sospettato che la bambina voleva tornare a scuola perchè questa affacciava su un bosco.



Arrivarono giusto pochi secondi prima che la campanella suonasse, ma i due genitori vollero accompagnare lo stesso Katy dentro, e annunciarono il rientro della figlia al preside. Questi provvedette subito a contattare le insegnanti e fece in modo che potesse rientrare in classe senza problemi.
Katy si trovò a camminare nel corridoio della scuola elementare annusando l'aria di plastica e polvere che lo permeava. Una delle sue maestre, anziana e grassa, con gli occhiali sul naso e un sorriso smagliante che lasciava intravedere le rughe sui lati della bocca, aprì la porta dell'aula e presento con una voce da soprano il ritorno della piccola.

<< Bambini, salutate la vostra compagna, la piccola Katy! >>

Tutti i bambini posarono lo sguardo su di lei, stupiti. Ovviamente erano venuti a sapere della misteriosa sparizione di Katy così come erano venuti a sapere del suo ritorno altrettanto inspiegabile.
Katy era stata la prima bambina che era riuscita a scampare alla furia dello Slender Man.
La bambina, a disagio e appesantita da quegli sguardi curiosi, si incamminò lentamente verso il suo posto, tenendo lo sguardo basso e mantenedo la bocca sigillata.
Neanche dopo essersi seduta i bambini smettevano di fissarla.

<< Bambini! State attenti! Oggi è una giornata speciale poichè è tornata la vostra piccola amica, grazie al cielo! Voglio che la inauguriate, facendo un disegno a libera scelta! >>

I bambini presero foglio e matita e cominciarono a disegnare. Così fece anche Katy, prima di venire interrotta da vivaci mormoriì. Alzò lo sguardo alla sua destra, notando che alcuni bambini la stavano guardando, ma appena si erano accorti che lei li aveva notati abbassarono di nuovo lo sguardo sul proprio disegno.
Katy deglutì e tornò a disegnare.

<< Ehi... Ehi, Katy... >>

Il bambino seduto davanti a lei la stava chiamando con insistenza. Katy avrebbe tanto voluto evitare di guardarlo, ma questi sembrava non voler smettere, e così non potè evitarlo.

<< E' vero che sei stata rapita dallo Slender Man? >>

A questa domanda se ne aggiunsero presto altre da parte di altri bambini.

<< E' vero quello che dicono? Che non ha la faccia e ha dei tentacoli sulla schiena? >>
<< Ti ha fatto del male quando ti ha rapita? >>
<< Come hai fatto a sfuggirgli? Sei scappata o ti ha lasciata andare lui? >>

La maestra, accortasi dell'inquieto mormorio rivolto verso Katy richiamò gli alunni all'attenzione con un battito di mani.

<< Bambini! Smettetela e lasciate in pace la povera Katy! Tornate ai vostri disegni se non volete che vi assegni dei compiti per casa! >>

A questa affermazione, che suonava come una minaccia per loro, i bambini tornarono tutti con le teste chine sul foglio. Katy tirò un sospiro di sollievo e potè anche lei concentrarsi sul suo disegno.
Le piaceva disegnare, la aiutava ad estraniarsi anche quando i suoi genitori erano fuori per lavoro. La matita scorreva veloce sul foglio, dando forma al soggetto di quel disegno. Linee sottili e continue stavano velocemente dando vita ad un paesaggio fatto di alberi grigi, e in mezzo a questi spiccavano anche una cravatta e un cerchio incolore. Utilizzò solo il colore rosso e la matita, nessun altro colore, e alla fine dell'ora lo consegnò.
La sua maestra, al primo impatto, ne rimase confusa.

<< Tesoro, come mai hai disegnato una cosa del genere...? >>
<< Lei ha detto che potevamo disegnare liberamente. >>
<< Bè... si, ma... >>

La donna non si aspettava certo un disegno così cupo e privo di colori dopo aver visto i disegni degli altri bambini, i quali avevano disegnato un ritratto di famiglia o i loro personaggi preferiti dei cartoni animati.
Quel disegno invece rappresentava soltanto un bosco, grigio e tetro, se non fosse stato per quella chiazza di rosso tra gli alberi, anch'essa poco definita.

<< E questo colore rosso cosa sarebbe? >>
<< Una cravatta. >>

A quella risposta un brivido attraversò la schiena della maestra. Percorse con lo sguardo quella linea rossa che terminava al segno di quello che sembrava un cerchio, e capì cosa aveva disegnato Katy.

<< Qualcosa non va, signora maestra? >>

Non ebbe neanche il tempo di ribattere che la campanella annunciò la ricreazione. Katy corse fuori, ridendo. Il suo atteggiamento da bambina innocente aveva pietrificato la donna.



<< Giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra e tutti giù per terra! >>

I rumori e i chicchieriì dei bambini risuonavano per tutto il cortile mimetizzandosi in risate, giochi e filastrocche musicate. Katy sedeva sull'altalena del giardino della scuola, attirando su di se tutti gli sguardi dei compagni che mormoravano la sua storia che ormai era diventata una leggenda per loro.
Katy odiava sentirsi al centro dell'attenzione, era quasi tentata dal rientrare in classe fino al suono della campanella, ma si era imposta uno scopo preciso per essere rientrata a scuola solo tre giorni dopo il suo ritorno a casa.
L'altalena la portava in alto e la faceva ricadere giù, il vento le sfiorava i capelli, la bocca teneva indietro parole che non sarebbero mai uscite.
Gli occhi di smeraldo fissavano intensamente l'intricata selva che affacciava sulla scuola.
Non aveva mai distolto lo sguardo da quel viso vuoto e pallido che si nascondeva tra gli alberi secchi, e un sorriso invisibile permeava le sue labbra.
Percepì un movimento.
Alzò un dito e lo portò alle labbra, soffiando.
Shhh.
Gli fece capire che tra poco sarebbe andata da lui.
Aveva appoggiato i piedi per terra e si era alzata, stava per avviarsi quando la voce stridula della maestra di sostegno la richiamò.

<< Katy, vieni a fare il girotondo con noi! >>

Katy rimase per un momento in silenzio, osservando inespressiva quella giostra di bambini pronta a girare. Volse uno sguardo alla creatura mimetizzata nel bosco. 
Senza dire una parola, scomparve dietro la scuola, lasciando perplessi l'insegnante e gli alunni.
Si accertò che nessuno la stesse seguendo e si inoltrò nel bosco.
Non aveva dovuto neanche faticare per trovarlo.
Slender Man era proprio davanti a lei, che si stagliava in tutta la sua altezza e solennità. Magro come lo era sempre stato, le lunghe braccia coperte dalle maniche del completo nero e il volto pallido e poco definito.
Rimasero a lungo a guardarsi, contemplando il silenzio che li avvolgeva, un silenzio che ormai faceva parte di entrambi.
La bambina non si era neanche accorta che stava sorridendo.
Senza pensarci due volte corse verso di lui e lo abbracciò. Strinse le gambe magre più forte che potè e quando sentì le mani grandi di Slender Man avvolgerla...
Si sentì a casa.

<< Sono così contenta di vederti! >>

L'uomo smilzo si chinò fino a raggiungere la sua altezza e passò una mano sul suo volto roseo, godendo della vista dei suoi occhi di smeraldo. Katy non smetteva di sorridere. Non avrebbe mai immaginato che gli sarebbe mancato così tanto.
Gli prese la mano e si incamminarono insieme tra gli alberi. Arrivarono nel prato vicino al lago con il salice e si sedettero per terra. Katy avrebbe voluto raccontargli tante cose, ma si rese conto di non aver niente di cui parlare, e niente che a lui potesse interessare.
Tossicchiò imbarazzata e sospirò, osservando il cielo.

<< Non posso restare a lungo. >>

Quando disse quella frase, Slender Man si voltò verso di lei con uno scatto. Evidentemente era agitato all'idea che lei se ne andasse. Katy lo guardò dispiaciuta, ma non poteva destare sospetti adesso che i suoi genitori l'avevano ritrovata, avrebbero potuto avvertire di nuovo la polizia e chissà cosa sarebbe successo.
Non poteva rischiare che Slender Man finisse nei guai per colpa della sua imprudenza.
Slender Man sembrò capire l'iniziativa della piccola e abbassò il capo, rassegnato.
Dopotutto aveva ragione, e stava facendo tutto questo per non creargli problemi, ma gli era così affezzionato e gli era già risultato difficile lasciarla andare la prima volta.
Così difficile che non aveva potuto fare a meno di raggiungerla davanti alla sua casa, portando con se l'aquilone che entrambi credevano di aver ormai perduto.
Era stato così bello vedere i suoi occhi illuminarsi nella notte, il suo sorriso splendere nel buio.
Le cose erano cambiate da quando Katy era arrivata nella sua vita, solitaria, monotona e crudele. Adesso non sopportava più di camminare nel bosco senza lei che le intralciasse il cammino, o che lo chiamasse per rimproverarlo di lasciarla da sola.
Erano sentimenti che non aveva mai provato prima. Anzi, non aveva mai provato sentimenti, lui.
Era solo il mostro senza faccia che rapiva i bambini facendoli scomparire nel nulla.

<< Ehi, non essere triste. La scuola è proprio davanti al bosco. Ci vedremo ancora durante la settimana. >>

Alzò nuovamente lo sguardo su di lei. Sorrideva, ma non era molto convinta. Improvvisamente un suono acuto e lontano arrivò alle loro orecchie facendoli sobbalzare. La campanella aveva suonato la fine della ricreazione. Katy doveva tornare in classe.
Slender Man la riaccompagnò poco prima la fine dei boschi, poi lasciò andare la sua piccola mano lentamente. Katy lo guardò nostalgica.
Prima di andare lo abbracciò e gli diede un bacio sul volto pallido. Poi corse via, salutandolo.
Slender Man era rimasto sorpreso da quel gesto. Si toccò più volte la parte del suo volto che Katy aveva lambito con le sue labbra e sentì qualcosa dentro di lui.
Ma non seppe mai dire cosa fosse in realtà. Guardò, nascosto tra gli alberi, la bambina allontanarsi e raggiungere le maestre.
Prima di sparire nella scuola aveva rivolto lo sguardo verso di lui, sorridendo.
Ancora una volta, portò un dito alle labbra e soffiò.
Shhh.



La giornata di scuola era finita. Tutti bambini correvano fuori gridando e ridendo. Katy camminava tranquilla, dirigendosi verso la nonna che la aspettava all'entrata della scuola, stava sorridendo. Katy sorrise a sua volta e prese la sua mano, incamminandosi con lei fino a casa.

<< Com'è andato il rientro, Katy? >>
<< Bene. >>

Ripsose Katy, senza lasciare intendere alcuna verità dalla sua voce.

<< Non avevo dubbi. >>

Quest'ultima frase lasciò Katy senza parole.

_______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Mmm... Non so, questo capitolo non mi convince del tutto... :/
Lascio decidere alla giuria! :D

Ringrazio:

ElibettySoul98: "Non stavo scherzando, dovrebbero davvero ricavarci un film! (Non prima di aver scritto il libro, eh!)" Dai, ora esageri! >///<

ShinigamiGirl: Forse in questo capitolo non piangerai! :D Grazie mille!!

Em_TheRipper: Amouuuuuuurrrrr!!! *-*  Trollololol!!! XDXDXD

Marine the racoon: "ho passato a leggere questa storia abbracciata al mio personal pupazzo di Slendy (sono riuscita a fabbricarne uno :D)" :O Lo voglio anche io!!!!!!! T_T

AmyFallen: Non ho spoilerato finali comunque! XD Ho giusto detto come lo volevo fare all'inizio e poi ho scartato l'idea! XDXDXDXD Ti amo! u.u

_Jay_: *O* Una nuova lettrice! Yay! >3<

Xenry: Grazie mille!! :D

The son of rage and love: Peccato che ultimamente la scuola mi lascia pochissimo tempo a disposizione! D: Oh be! :3 Grazie per la tua recensione! :D


 


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Capitolo 10
*** Bisogno ***


Bisogno
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Di giorno l'attendeva nel bosco.
Di notte vegliava su di lei, e le dava la buonanotte prima che si addormentasse.
E sebbene gli sarebbe piaciuto se fosse rimasta in piedi tutta la notte a fargli compagnia, quando la vedeva sbadigliare il suo cuore ormai fermo si concedeva un battito di tenerezza, e la lasciava andare.
Lui tornava nel bosco, a mimetizzarsi con gli alberi, a tornare il misterioso mostro della leggenda che lo vedeva come protagonista.
Si chiedeva spesso da quando fosse nata la leggenda, e si chiedeva se sarebbe potuto cambiare qualcosa ora che Katy era entrata nella sua vita.
...
Vita...
Dunque aveva ancora una vita?
L'aveva mai avuta?
Il tempo passato in quella selva era stato così tanto da essersi dimenticato perfino se fosse ancora vivo.
Tutti quei bambini che aveva ucciso...
Non lo aveva fatto per soddisfare un'inesistente voglia di sangue, non lo aveva mai fatto per piacere di sentire le loro grida strazianti, o per vedere le loro lacrime mescolarsi al loro liquido cremisi.
Quando lo faceva, quando seguiva le vittime nella foresta e poi le uccideva... Era per rabbia, frustrazione...
Disperazione...
Si illudeva che uno di quei bambini potesse essere suo figlio, ma quando capiva che non era così, infuriato e sfinito per una ricerca diventata eterna, li uccideva senza pietà.
Fin quando non aveva incontrato Katy.
Katy era stata coraggiosa, aveva avuto il coraggio di guardarlo in faccia in punto di morte, e gli aveva regalato l'opportunità di vedere i suoi occhi...
Occhi che non vedeva da tanto tempo, e che aveva avuto tanto bisogno di vedere.
Finalmente erano tornati da lui.

Lo vide allontanarsi e tornare invisibile tra gli alberi, e ogni volta rimaneva affascinata dalla sua figura alta e magra, innaturale, ma vestita in modo impeccabile.
Come un uomo normale.
Katy ricordò, nel buio della sua stanza, quando aveva immaginato il suo volto. Era stato un flash, ma lo aveva visto.
Ed era stato come se lo avesse ricordato, più che immaginato.
Provò ad immaginare come potesse essere stata la sua vita fino a quel momento.
Vivere senza un'anima, senza un cuore, provocando la paura della gente...
Non doveva essere una bella sensazione.
Sentì un rumore al piano di sotto e capendo che la nonna stava salendo, scappò nel letto e si coprì. Il rumore della porta che si apriva le fece sigillare gli occhi e pregò perchè l'anziana non si accorgesse che era ancora sveglia.
Voltata dall'altro lato, osservò l'ombra della donna sul muro e tirò un sospiro di sollievo quando la sua stanza ripiombò nel buio. Katy sentì il cuore battere a mille. Sua nonna in quei giorni la inquietava terribilmente e non riusciva a capire perchè.
Era come se lei sapesse chi era in realtà Slender Man, e qual era il legame che si era venuto a creare tra la nipote e la creatura. Ma non riusciva a capire se apprezzasse o meno la cosa.
D'altra parte sua nonna era sempre stata un tipo misterioso, e aveva smesso da tempo di farsi domande sulla sua personalità. Fin da piccola, aveva assistito segretamente ai suoi racconti oscuri e ai rimproveri che sua madre le riservava.
Nel silenzio e nel buio si ritrovò a pensare a quanto le mancasse Slender Man, e a quanto aveva bisogno che arrivasse il giorno dopo per poterlo vedere.

Il sole battè alle finestre della stanza di Katy, illuminando il suo viso addormentando, destandola da un sogno che le mostrava ricordi che non le appartenevano.
Aveva di nuovo sognato la casa in fiamme, e lei stessa dentro a gridare aiuto, con la presenza di quel misterioso uomo in giacca e cravatta, il volto che non riusciva mai a ricordare, ma che l'abbracciava e le diceva soltanto: "Papà è qui... Ora ti porto via..."
E poi il mattino era arrivato.
Ogni volta che faceva questo sogno una sconosciuta malinconia le percorreva la mente. Era come se sentisse di aver già vissuto la scena che si manifestava nei suoi sogni, ma ciò, ovviamente, non era mai capitato.
E poi... L'uomo che, nel sogno, diceva di essere suo padre... Chi era, in realtà?
La voce non era la stessa del suo vero padre.
Il colore accecante delle fiamme, l'odore penetrante del fumo che, pur se in un sogno, sentiva come se le avesse penetrato i polmoni, tutte sensazione sonosciute e allo stesso tempo familiari.

<< Katy! E' ora di alzarsi! >>

La voce di sua madre che la chiamava da sotto la distrasse da quei pensieri, ricordandole che doveva sbrigarsi per andare a scuola. E vedere Slender Man.
Si preparò in fretta e furia, indossò una salopette piegata accuratamente che era posata sulla scrivania e corse al piano di sotto. Rispose silenziosamente al buongiorno dei genitori e, afferrando un biscotto, lanciò uno sguardo alla nonna.
La osservava silenziosa, un sorriso invisibile a lambire le sue labbra dal colore argenteo.
Come avrebbe voluto poterle leggere nel pensiero, così come faceva lei.

A scuola era esattamente come il giorno prima, quando camminava tutti i bambini si scostavano al suo passaggio e la fissavano come fosse un alieno appena arrivato sulla terra.
Quegli sguardi le gravavano come avesse un sacco di pietre sulla schiena. Odiava quella curiosità, falsa e infondata, che la rendeva protagonista di una macabra fiaba.
Entrò in classe, sedette al suo posto e questa volta agli sguardi dei compagni si aggiunse quello della sua maestra.
Anche lei sembrava inquietata dalla sua presenza.
Infastidita da tutto ciò, puntò il suo sguardo sulla maestra e non lo distolse finchè la donna non guardò altrove.
Provava una strana soddisfazione nello sfidare le persone.
Anche quel giorno l'insegnante chiese agli alunni di fare un disegno a piacere, interronpendo a volte la sua richiesta quando il suo sguardo si posava sulla bambina.
Katy non capiva cosa avesse quella donna contro di lei, e decise di non curarsene. Inoltre, non aveva certo bisogno di farsi consigliare il soggetto per il suo disegno. Sovrappensiero sorrise e guardò fuori dalla finestra, e i suoi occhi incontrarono la fitta selva grigia che affacciava sull'edificio e le venne una gran voglia di correre fuori e rivedere Slender Man.

<< Ah... >>

Non lo aveva notato subito, ma sul davanzale della finestra si era posato un pettirosso, lo stesso pettirosso che aveva aiutato Slender Man a liberarsi dalla convinzione di essere un mostro.
I suoi occhietti neri la fissavano mentre emetteva un dolce cinguettìo, e subito dopo volò verso il bosco.
Katy rise silenziosamente e ricominciò a disegnare.
Questa volta però, mentre era a metà del disegno, sentì una sensazione strana, sentiva che qualcuno lo stava guardando, ma non era quel tipico sguardo misterioso, lo sguardo che proveniva da occhi invisibili...
Alzò la testa e notò che la maestra era proprio dietro di lei che la guardava silenziosamente. Sembrava che la stesse controllando. Katy provò una sensazione di fastidio e si chiese per quale motivo quella donna, invece di essere seduta alla sua cattedra o semplicemente controllare che tutti stessero lavorando, restava immobile dietro di lei a fissarla.

<< Cosa disegni oggi, Katy? >>
<< ... >>

Katy rimase in silenzio e tornò a disegnare, sperando in questo modo di mandare via l'insegnante.

<< Non vuoi dirmelo? E' per caso la stessa cosa che hai disegnato ieri? >>

La bambina continuava a tenere la bocca chiusa, avvolta nel silenzio che le faceva da scudo, ma la maestra non accennava a volersene andare.
Sapeva quello che la bambina aveva passato e proprio per questo era preoccupata, forse quel trauma non era svanito del tutto e questo rendeva la bambina inquietante e misteriosa.
La donna conosceva il carattere chiuso di Katy, ma non era mai arrivata a provare quel senso di inquietudine fino ad ora, e se le cose fossero andate come il giorno precedente, sarebbe stata costretta a contattare i suoi genitori.

Finalmente suonò la ricreazione, e Katy fu la prima a correre fuori dopo aver consegnato il disegno. Fece finta di non sentire la voce della maestra che la richiamava e scappò nel giardino. Prima che qualcuno potesse vederla, corse sul retro ed entrò nel bosco. Slender Man, nascosto nel profondo del bosco, portava sulla sua mano il pettirosso e sembrava che anche lui la stesse aspettando. Katy era così felice di vedere l'uomo smilzo e gli corse incontro abbracciandolo, ma questa volta fu più bello poichè Slender Man aspettava soltanto il suo abbraccio. La piccola non potè sentirsi più felice, e di nuovo avvertì quella sensazione familiare che ormai l'avvolgeva ogni volta che si trovava con lui. E poi... aveva la sensazione che lui stesse sorridendo, poteva immaginare il suo misterioso sorriso.
Sarebbe potuta rimanere in quel modo per sempre, ma non aveva molto tempo a disposizione, così sciolse quell'abbraccio e Slender Man la portò nel prato con il lago e il salice. Quando si sedettero per terra, Katy si allungò lentamente verso l'uomo smilzo e, teneramente, gli si sedette in grembo.
Slender Man rimase sorpreso da quel gesto azzardato, e anche un po' imbarazzato. Non sapeva come comportarsi, ma lo sguardo sicuro e ingenuo della bambina gli permise di rilassare i muscoli inesistenti e poggiare le grandi mani pallide sui suoi capelli castani che al sole splendevano come l'ambra su un terreno sterile.
E di nuovo quella sensazione tornò ad avvolgere entrambi. Quell'atmosfera di familiarità, commozione, ricordi forse mai appartenuti, ma che ritornavano ogni volta che si ritrovavano.
Di una sola cosa erano certi: era piacevole.

<< Dimmi una cosa, è stato il pettirosso a trovarti, o sei stato tu a trovare lui? >>

L'uomo smilzo reagì appoggiando il mento ossuto sulla testa della bambina, che sorrise intenerita. Eppure lei continuava a chiedersi per quale motivo non volesse rispondere. In fondo, adesso poteva anche concederselo visto il legame che si era venuto a creare tra loro, ma non era intenzionato a lasciar uscire una sola parola.
A meno che, Katy pensò, quella voce non era stata soltanto il frutto della sua immaginazione...
Una voce che aveva sentito nella sua mente, perchè in quel momento, Slender Man aveva avuto il bisogno di comunicargli ciò che aveva visto...

<< Ricordo vagamente la tua voce... Sempre ammesso che tu abbia mai veramente parlato, quella sera... Ricordi? >>

Certo che lo ricordava. Sarebbe stato difficile dimenticare la notte in cui Katy e l'uomo smilzo si erano incontrati. Ricordava la sua reazione, la stessa che vedeva da parte di tutti i bambini, e constatò quanto era diversa da allora.
Quella notte aveva provato a scappare dal mostro rapitore di bambini, adesso, invece, lo cercava e, addirittura, lo abbracciava come fosse... un uomo...
Un uomo normale...
Un padre di nuovo...
Il suono lontano e fastidioso della campanella annunciò la fine della ricreazione, e Katy si tirò subito su, sbuffando.
Abbracciò Slender Man e, dopo avergli promesso che sarebbe tornata il giorno dopo, si allontanò per tornare a scuola.
L'uomo smilzo la guardò andare via, poi rivolse uno sguardo al pettirosso che si era appena posato sul terreno.
I giorni passarono, gli incontri divennero costanti, e Katy era felice.
Ma c'era qualcuno che osservava i movimenti e il comportamento di Katy con attenzione.

<< Signorina Pillow, ancora non capisco il motivo per cui ci ha fatto chiamare. >>
<< Ecco, signor Hudson, è presto detto: credo che vostra figlia Katy non si sia del tutto ripresa dallo shock subito... >>
<< Mi scusi, signorina, questo lo sappiamo anche noi. Certo, non può pretendere che una bambina che ha subito un simile trauma si riprenda totalmente dopo pochi giorni. >>
<< Certo, ma... >>

La maestra, che aveva contattato i genitori di Katy nel pomeriggio, prese i disegni della bambina che aveva conservato accuratamente in una cartella privata, e li mostrò ai due genitori, i quali, appena li videro, pietrificarono.
Madison afferrò il primo, in cui era rappresentata una selva grigia e in mezzo a questa uno squarcio di colore rosso che si congiungeva a quello che sembrava un volto inesistente.
Non c'erano colori in quei disegni a parte quel rosso profondo, lo stesso colore del sangue, e avevano tutti lo stesso soggetto.

<< Questi sono i disegni di Katy durante le lezioni. Inoltre ho notato anche un'altra cosa: durante la ricreazione, Katy è la prima a scappare in cortile, ma durante questo lasso di tempo... Ecco... E' come se scomparisse... Nessuno la vede, e si rifà viva soltanto alla ripresa delle lezioni. >>
<< Cos...? E nessuno ha mai notato dove lei vada? >>
<< Bè, qualcuno ha sostenuto di averla vista correre sul retro della scuola... >>
<< Per caso, avete notato la presenza di qualcuno...? >>
<< No, non mi pare... >>

Seguì un momento di silenzio a cui si aggiunse il movimento degli sguardi di ognuno di loro che si scambiavano reciprocamente.
Katy in quei giorni stava tornando a casa serena e felice, e i suoi genitori non l'avevano mai vista così. Ma se quella felicità era dovuta a quel... mostro, allora non poteva esserci nulla di buono.
L'incontro terminò senza troppe parole in più e qualche consiglio da parte della signorina Pillow riguardo
al riposo mentale di Katy.  
La bambina in quel momento si trovava a casa con la nonna e loro non avevano fatto parola di quell'incontro con nessuna delle due.

<< Isaac... Che dobbiamo fare? >>

L'uomo rimase in silenzio per un po', poi circondò con un braccio le spalle della moglie.

<< Senti, Maddie... Un mio amico ha uno studio di psichiatria infantile, potremmo rivolgerci a lui... >>
<< Uno psichiatra? No, no, non voglio che la nostra bambina... >>
<< Madison, lo so, anche per me è difficile... Ma se può essere utile per Katy, dobbiamo farlo. >>
<< Oh, Isaac! Cosa diremo a Katy?! >>
<< Il mio amico è un esperto, ci sa fare. Fidati di me. >>

Madison rimase in silenzio, il suo pensiero rivolto alla figlia, che in quei giorni sorrideva come mai aveva sorriso prima.
____________________________________________________________________________________________________________

Ok, questo capitolo è stato abbastanza complicato da scrivere! Ma speriamo che almeno sia riuscito bene!
:)

Ringrazio tutti quelli che recensiscono e che hanno avuto una gran pazienza aspettando questa fanfiction! :) E ovviamente anche quelli che l'hanno solo letta, aggiunta tra le preferite o le seguite.

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Capitolo 11
*** Giocando con il fuoco ***


Giocando con il fuoco
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Il giorno dopo, Katy scese le scale già pronta quando notò che i suoi genitori si stavano già preparando ad uscire per andare a lavoro, e si chiese perchè non la stessero aspettando. A pensarci bene, quella mattina sua madre non l'aveva neppure chiamata per svegliarsi. Cercò con lo sguardo la nonna, seduta sulla poltrona del salotto a sorseggiare il suo tè. Sembrava che non si fosse neanche accorta del comportamento dei due genitori.

<< Mamma, papà! Aspettatemi, sono pronta! >>

I due giovani si voltarono verso la figlia e si scambiarono uno sguardo preoccupato. Madison andò verso di lei, le baciò la fronte e le poggiò le mani sulle spalle.

<< Tesoro, papà ed io abbiamo deciso che... E' meglio se tu resti a casa per un pò. >>

Il cuore di Katy sembrò fermarsi, la paura la attanagliò a quelle parole.

<< Perchè...? >>
<< Perchè crediamo che sia meglio se ti riposi un po' di più. In fondo sei tornata a scuola solo pochi giorni dopo essere... Bè... >>


Se solo la sua bocca non fosse stata sigillata dall'insicurezza, avrebbe sicuramente gridato un no netto!
In quel momento quella minuscola parola le vorticava in testa e urlava forte, e lei pregava perchè si sentisse anche all'esterno.
Non poteva restare a casa!
Doveva andare a scuola e vedere Slender Man. Se non si fosse presentata non poteva sapere come avrebbe reagito lui.
Avrebbe di nuovo lasciato il posto al mostro che viveva dentro di lui?
Non poteva permettere che accadesse una cosa del genere.

<< No! Sto bene! Voglio andare a scuola! >>
<< Katy... >>
<< Vi prego! Devo andare a scuola! >>

Quell'affermazione lasciò perplessi Madison e Isaac, che concentrarono maggiormente la loro attenzione sulla figlia. Sapevano, dopo l'incontro con la signorina Pillow, che qualcosa in lei si era insediato dopo quella terribile esperienza, cambiando il suo comportamento, ma volevano sapere la verità provenire dalla bocca della loro bambina.

<< E perchè? Che cos'hai di così importante da fare a scuola? >>
<< ... >>

La foga con cui aveva risposto ai genitori l'aveva quasi tradita, ma non poteva fare a meno di chiedersi perchè.
Perchè i suoi genitori avevano preso una simile decisione?
Avevano forse scoperto il suo segreto?
Eppure Katy era stata attenta a non farsi scoprire. Non poteva perdere tempo, doveva assolutamente andare a scuola.
Cosa sarebbe successo se Slender Man non l'avesse vista arrivare?

<< Ecco... Devo fare un compito molto importante! >>
<< Davvero? Strano, ieri non ce l'hai detto. >>
<< Ehm... Perchè me ne ero dimenticata! Davvero! Per favore, fatemi andare a scuola! >>

Madison guardò il marito, poi sospirò e si sistemò il cappotto. Quell'attesa e quel silenzio erano una coppia che distruggeva la pazienza di Katy.

<< Katy... >>
<< Mamma... ? >>
<< Non ti ho forse sempre detto che... Non si dicono le bugie? >>

Katy deglutì. Non era mai riuscita ad ingannare sua madre, era sempre stata una donna sveglia e per questo Katy si era sempre tenuta lontana dal mentirle.
Ma questa volta ne aveva avuto la necessità. Doveva vedere Slender Man non tanto per se stessa, ma perchè temeva la sua possibile reazione.
Impotente, guardò inespressiva i genitori che si apprestavano ad uscire, quando la voce soffusa della nonna, proveniente dal salotto, fermò Madison e Isaac, il quale stava per aprire la porta.

<< Oh, per l'amor del cielo, Madison! Proprio adesso che Katy sta ricominciando a vivere, tu le tarpi le ali! I genitori dovrebbero mandare i figli a scuola, non lasciarli a casa inventando misere scuse. >>

La predica dell'anziana donna arrivò come un tuono rombante alle orecchie e al cuore dei presenti, generando in ognuno reazioni diverse.
Katy guardò la nonna, confusa e felice che fosse dalla sua parte.
Isaac era sconcertato dal tono e dalla solennità di quella donna.
Madison era incredula e frustrata da quella che appariva più come una predica che come un consiglio.

<< Ti prego, mamma, non intrometterti. Questi non sono affari tuoi. >>
<< Certo che sono affari miei! Ti ricordo che Katy, tua figlia, è mia nipote. Anche io ho delle responsabilità verso di lei. >>
<< Ma mai quanto ne abbiamo noi che siamo i suoi genitori! Smettila, per favore e lasciaci andare a lavorare. E' tardi. >>

Madison scostò Isaac bruscamente e poggiò la mano sulla maniglia fredda della porta, facendo per aprirla.

<< Che cosa è successo ieri, Madison? >>

Chiese la donna, con un'insolita voce che era mista di curiosità e sospetto. Madison e Isaac ebbero un sussulto, restando zitti per un po'. Non avevano parlato a lei o alla figlia dell'incontro con l'insegnante di Katy il pomeriggio precedente, perchè non gli era sembrato il caso di complicare la situazione e rovinare il sorriso felice della figlia.
La nonna, come al solito, si era accorta fin da quando erano tornati a casa che qualcosa non andava, ma aveva fatto finta di niente. Era evidente che il loro comportamento l'avesse insospettita.

<< Non è successo niente. Ne parliamo più tardi. >>

E dopo aver liquidato la curiosità della madre con queste parole, entrambi uscirono di casa. Katy, paralizzata da quella situazione, si ritrovò improvvisamente sola con le sue preoccupazioni.
Fissava la porta, pregando che si riaprisse e le mostrasse i suoi genitori che, con un sorriso, le spiegavano che era stato solo uno scherzo e che l'avrebbero accompagnata a scuola.
1... 2... 3...
Contava i secondi scanditi dal rumore delle lancette dell'orologio in soggiorno. Sembrava che il tempo si fosse fermato nonostante corresse contro di lei.
4... 5... 6...

"Tornate indietro
... Tornate indietro..."
....
Tornate....
Indietro....

La porta rimase chiusa, e lì Katy realizzò che i suoi genitori non sarebbero tornati a prenderla. Arrabbiata, confusa e disperata, Katy corse via, andando a chiudersi in camera. Si buttò sul letto e diede via libera alle sue lacrime, che in poco tempo bagnarono il cuscino e riempirono di un gusto salato la sua lingua. Slender Man non l'avrebbe vista quel giorno, e probabilmente nemmeno nei giorni a venire.
C'era davvero il pericolo che entrambi non si sarebbero incontrati mai più.
Perchè il modo in cui i suoi genitori si erano comportati poteva significare soltanto che avevano capito tutto.
E che qualcuno aveva la fatto la spia, accorgendosi delle sparizioni di Katy durante la ricreazione.
E chi poteva essere stata se non la sua maestra, la signorina Pillow...

"Quella vecchia, stupida megera!"


Pensò con rabbia cieca e quella frase risuonò così potente e feroce nella sua testa che le sembrò di gridare. Le sue dita strinsero con furore il cuscino e per la prima volta provò un odio profondo per quella donna.
Desiderò tanto che morisse.

<<
Katy... >>

La voce della nonna la spaventò, ma evitò di parlare e si girò dall'altra parte, cercando di calmarsi. La nonna sicuramente le avrebbe chiesto perchè si era comportata in quel modo e lei non aveva voglia di dare spiegazioni che nessuno sarebbe stato in grado di capire.
La sentì sedersi al capezzale del suo letto e accarezzarle i capelli, ma si stupì del suo silenzio. Incuriosita, si girò verso di lei, incontrando i suoi occhi grigi e assenti.
Sembrava non aver bisogno di alcuna spiegazione e soprattutto... sembrava sapere già tutto.

<< C'è qualcosa che ti turba, tesoro? >>

La bambina non aprì bocca, continuò a fissare la nonna specchiandosi nei suoi occhi d'argento. Avrebbe tanto voluto non dover dire niente, e che la nonna le desse una conferma che aveva capito tutto e che era dalla sua parte.

<< Se non sbaglio, ti ho detto che puoi parlare con me di qualsiasi cosa. >>

Quello sguardo penetrante la ipnotizzò e per un attimo fu tentata di dirle la verità, coccolata dalla carezza delle dita di sua nonna tra i capelli e dalla sua voce rassicurante.
....
Si girò dall'altra parte e tornò a fissare il muro. Non avrebbe detto nulla, non quella volta, non senza sapere se poteva davvero fidarsi o meno. La nonna sospirò e dandole un'ultima carezza si alzò dal letto.

<< Quando vuoi, io sono qui. >>

Fu la sua ultima frase prima di uscire dalla stanza e lasciare Katy da sola con le sue preoccupazioni.
Cosa poteva fare? Che sua nonna fosse davvero l'unica persona in grado di aiutarla?
Chiuse gli occhi e rivolse un pensiero a Slender Man, immaginando la sua delusione quando avrebbe capito che oggi non si sarebbero visti.


<< La signorina Pillow aveva ragione, Isaac. La reazione di Katy ha confermato tutti i sospetti... >>
<< Dannazione! Ma chi diavolo si crede di essere quel mostro per meritarsi la fiducia e l'affetto di nostra figlia?! >>

Esclamò Isaac in preda alla rabbia, stringendo le mani sul volante. Madison cercò di controllarlo e gli raccomandò di non perdere di vista la strada. Quella mattina avevano deciso di prendere un appuntamento con lo psichiatra, amico di Isaac.
Si chiamava Michael Needles, laureato da cinque anni, si era specializzato con il massimo dei voti.
Aveva da poco aperto uno studio privato nel centro di Beverly Hills.

<< Dici che crederà a tutta questa storia? >>
<< Credo proprio di si, Maddie. Dopo tutto, Micke è mio amico e ha seguito la vicenda da vicino. Sarà senz'altro disposto ad aiutarci. >>

Dopo aver rassicurato la moglie, Isaac parcheggiò l'auto davanti allo studio psichiatrico e i due si avviarono verso l'edificio.
Non era molto grande,ma era confortevole. Un piccolo appartamento al piano terra dalle pareti bianche e azzurre, diversi quadri di soggetti astratti e disegni fatti dai bambini, sedie colorate a comporre la sala d'attesa.
Un luogo che sapeva mettere a proprio agio nonostante fosse uno studio medico. Era prima mattina e non c'era ancora nessuno, così Isaac ne approfittò per chiedere alla segretaria di parlare con Michael Needles.
Non ebbe nemmeno bisogno di domandare che il giovane psichiatra si presentò alla soglia della porta e, piacevolmente sorpreso, accolse l'amico con un abbraccio.

<< Isaac! Da quanto tempo! Ho sentito che hai ritrovato tua figlia! Sono così contento per te! >>

Era un uomo giovane, sulla trentina, come i genitori di Katy. Aveva i capelli lunghi e castani e occhi dello stesso colore che avrebbero incantato chiunque.
Godeva di buona fama e tutti i suoi clienti ne parlavano bene, anche se alcuni dei suoi piccoli pazienti non si erano mai completamente ripresi dai loro problemi.
Michael li fece accomodare nello studio, offrendogli dell'acqua e chiese immediatamente quale fosse il problema, sebbene riuscisse a immaginarlo con facilità.

<< Si tratta di nostra figlia, Michael. Da quando è tornata a casa si comporta in modo molto strano. E' silenziosa, apatica, come se non provasse alcuna emozione. >>
<< Si, per un certo periodo, Katy sembrava aver riacquistato il suo normale comportamento: era molto vivace, molto allegra... Però... >>
<< Grazie all'informazione di una sua maestra, siamo venuti a sapere che Katy... Ecco... E' difficile da spiegare... >>

Madison guardò il marito, attendendo una sua risposta, ma alla fine decise di completare lei la frase.

<< Signor Needles, immagino che lei abbia capito chi ha tenuto prigioniera Katy per tutto questo tempo. >>
<< Un certo Slender Man, mi pare. >>
<< Esatto! Ebbene, non sappiamo ancora per quale motivo, ma nostra figlia, durante la ricreazione a scuola, pare che si dirigga nel bosco accanto all'edificio... >>
<< Lo va a trovare... >>

L'ultima affermazione dello psichiatra infantile aveva donato a Madison il sollievo di dovergli spiegare con esattezza la vicenda. Sorseggiò la sua acqua e, congiungendo le mani sulla scrivania perfettamente ordinata, cercò di fare il punto della situazione.

<< Immagino che gli psicologi della polizia vi abbiano già detto che esistono casi in cui tra vittime e rapitori si può creare un rapporto... particolare. >>
<< Si, ce lo hanno spiegato. >>
<< Allora non starò qui a girare intorno a questo fatto. Se Katy e questo... Slender Man hanno creato un rapporto così forte, sarà difficile far capire alla bambina che costui è un mostro. >>
<< Oh, la prego, signor Needles! Ci deve aiutare! Non possiamo lasciare che nostra figlia diventi la bambola di quella creatura! >>
<< Stia tranquilla, signora Hudson, vedrà che riuscirò a guarire sua figlia da questa... ossessione. Potete portarla qui già domani pomeriggio, così cominceremo la terapia. >>
<< Grazie, Micke! Grazie mille! >>

I due genitori ringraziarono lo psichiatra e si diressero all'auto. A nessuno dei due piaceva l'idea di mandare Katy, così piccola, in terapia, ma non c'era altro modo per poterla guarire.


Il suono della campanella aveva rieccheggiato tra gli alberi da un pò, ma Katy non arrivava. Nascosto nella selva, osservava tutti i bambini, cercando colei che voleva vedere più di tutti, ma non era nemmeno scesa nel cortile.
Aspettò. Sarebbe arrivata.
Lo sapeva che sarebbe arrivata.
Attese nel silenzio, sperando che questo venisse improvvisamente interrotto dalla sua voce che lo chiamava bisognosa, ascoltando il vento soffiare tra i rami secchi degli alberi, osservando attentamente ogni bambino che usciva dalla porta dell'edificio.
Aspettò ancora. E ancora.
Finchè la campanella non suonò di nuovo annunciando la fine della ricreazione.
E solo in quel momento Slender Man realizzò che Katy, quel giorno, non sarebbe venuta.

<< ... >>

Perchè...?
Amareggiato ritornò nelle profondità del bosco, il pensiero rivolto alla bambina che quella mattina non gli aveva regalato la sua presenza, e la sua mente cominciò a tormentarsi con le eventuali spiegazioni che avevano il solo scopo di non lasciar trapelare alcuna domanda.
Era forse successo qualcosa? Finora, gli unici giorni in cui non potevano vedersi erano stati il sabato e la domenica, poichè la scuola era chiusa. Ma quel giorno era martedì. Perchè Katy non c'era?
Che stesse poco bene? Dopotutto non poteva subito accusarla di non esserlo andato a trovare e non poteva certo prendersela con lei.
Ma continuava a chiedersi quale potesse essere la causa della sua assenza. Sentiva qualcosa di strano, come un senso di inquietudine misto a... preoccupazione...
Non si era mai curato di alcun bambino, di solito non esitava ad attirarli nel bosco, ma quella v0lta gli altri bambini non gli interessavano.
....
Dov'era Katy?


<< Dove stiamo andando? >>
<< Te l'ho detto, Katy, stiamo andando a trovare un amico. >>
<< E perchè devo venire anche io? >>
<< Perchè ti vuole conoscere, tesoro. Su, adesso fai la brava e smetti di agitarti, tra poco saremo arrivati. >>

L'espressione sui volti di Madison e Isaac era più rilassata rispetto a quella mattina, e questo inquietava Katy. Stringeva convulsamente la cintura di sicurezza, chiedendosi perchè avesse quelle farfalle nello stomaco.
Decise di osservare il paesaggio scorrevole fuori dal finestrino perchè di solito era una cosa che la rilassava e le permetteva di non pensare, ma quella volta si rivelò più difficile del previsto.
Il silenzio fu padrone di quel breve viaggio e Katy sperò che durasse più a lungo del previsto...
Purtroppo per lei, questo desiderio non si avverò.
Una decina di minuti più tardi la macchina si fermò di fronte a quello che doveva essere uno studio medico.
Le vennero i brividi quando lesse: Studio Psichiatrico Infantile.

<< P- perchè siamo qui...? >>
Madison aprì la portiera, le slacciò la cintura e la prese per mano, facendola uscire dalla macchina.
<< E' qui che ci aspetta il nostro amico. >>
Non ci volle molto perchè Katy comprendesse perchè l'avevano portata lì.
Credevano che fosse impazzita...
Che non si sarebbe mai più ripresa dalla vicenda appena accaduta.
Che non era ammissibile per loro che fosse felice di vedere Slender Man.
L'avevano portata da un psichiatra per farle il lavaggio del cervello.
Quando vide quell'uomo giovane, in camice bianco, con un sorriso smagliante sul volto, capì che era lui il dottore.
Voleva scappare.
Voleva tornare da Slender Man e pregare che nessuno la venisse mai più a cercare.
E invece camminava dritta verso di lui, facendosi trascinare dalla mano della madre, senza dire nulla, senza fare nulla, ma con troppi pensieri in testa.

<< Ciao, Katy. >>

Disse magnanimo il giovane medico. Katy credette di aver capito che si chiamasse Michael Needles.
Non rispose a quel saluto.
Michael Needles balbettò e si shiarì la voce, dopodichè la fece accomodare nello studio, pregando i genitori di rimanere nella sala d'attesa.
Alcuni quadri e disegni di bambini dipingevano quella piccola stanza. All'angolo vicino al muro c'era un lettino e una finestra affacciava sulla strada per poi donare la vista del bosco che circondava la sua scuola.
Doveva essere rimasta a fissarlo per molto tempo perchè Needles la richiamò più volte, chiedendole se andava tutto bene.
La bambina strinse i pugni.

<< Sto bene. >>
<< Ah, meno male! Temevo che avessi timore del bosco, sapendo quello che hai passato. Sarà meglio che tiri giù la tenda. >>
Avrebbe voluto gridare: Non farlo!!
Ma se lo avesse fatto avrebbe confermato i suoi sospetti per quanto riguarda il suo interessamento allo Slender Man.
Dopo aver cancellato il paesaggio che lei ormai identificava come casa, la fece sedere su una delle due sedie di fronte alla scrivania, e lui sedette sull'altra, invece di mettersi al suo posto.

<< Dunque, Katy, i tuoi genitori mi hanno detto che sei una bambina molto simpatica. Sai, io ho bisogno di amici, quindi ho voluto conoscerti. >>

Che bugiardo...

<< Cosa vuoi che facciamo? Vogliamo giocare? >>

Ma che diavolo...?
Katy era inespressiva e muta di fronte alle sue richieste di diventare amici. Anzi, le sembrava che si stesse comportando come un perfetto idiota.
Era questo quello che facevano gli psichiatri infantili?

<< So che ti piace disegnare... >>
<< ... Si... >>
<< Bene! Allora disegnamo! >>

E così dicendo, prese due fogli di carta e due matite, li distribuì a entrambi e poi osservò Katy.
La bambina non sapeva come comportarsi. Credeva di aver capito che cosa aveva in mente quell'uomo.
Per cui cominciò a disegnare.
Per tutta la durata del disegno, entrambi rimasero in silenzio. Michael Needles osservava attentamente la reazione della bambina e nel frattempo... guardava lei.
Non l'aveva mai vista di persona prima d'ora, ma doveva ammettere che, tra tutti i bambini che aveva finora visitato, lei era la più incantevole.
Gli occhi verdi erano magnifici, i suoi capelli castani e fluenti le incorniciavano perfettamente il volto e la sua determinazione lo lasciava estasiato.
Katy sembrò accorgersi del suo sguardo perchè si girò a guardarlo, ma lui fece finta di guardare dall'altra parte della stanza.
Posò gli occhi sul disegno e un sorriso invisibile dipinse le sue labbra, mentre osservava un bosco grigio e tetro in mezzo cui spiccava una strana palla bianca.

"Ci siamo.... Eh?!"


Michael Needles si aspettava che quell'ultima sarebbe rimasta totalmente vuota, invece Katy cominciò a disegnare un volto.
Occhi, naso, bocca.
Che cosa...?
Katy posò la matita e si scostò un po' i capelli dal volto, guardando il giovane medico.

<< Qualcosa non va? >>

Le chiese ingenuamente.

<< No. Il tuo disegno è davvero... particolare. >>

La seduta si fermò lì.

Katy non era più uscita dalla sua stanza dopo essere tornata a casa. Ormai la notte era calata sulla città. Quando i suoi genitori erano tornati la nonna li aveva tempestati di domande, ma loro erano stati inflessibili e avevano risposto con calma senza menzionarle la visita dallo psichiatra.
Katy non era riuscita a sapere perchè i suoi avevano deciso di non farla andare a scuola in quei giorni.
Arrabbiata per quella situazione, aveva deciso che non avrebbe trascorso più tempo con loro e si era nuovamente chiusa in camera sua.
Nei momenti di calma, nel silenzio, si era ritrovata a chiedersi perchè avesse quelle reazioni. In fondo, i suoi stavano solo cercando di proteggerla...
Giusto...?
Ma lei non aveva bisogno di essere protetta, perchè Slender Man era....

<< ?! >>

Scosse la testa ed ebbe la sensazione di risvegliarsi da uno stato di trance, ritenendo che il pensiero che stava per formulare era davvero bizzaro.
Faceva freddo, ma non accennava a volersi coprire. Non voleva le coperte del suo letto.
Rivoleva la sua copertina che Slender Man le aveva dato perchè non prendesse freddo nel bosco.
Rivoleva l'umidità penetrante degli alberi e del lago nascosto nelle profondità della selva, cuore pulsante di quella che era diventata la loro casa.
Rivoleva Slender Man, la sua figura esile, il suo volto pallido e inesistente.
Rivoleva la sua preoccupazione nei suoi confronti, il suo modo di comportarsi come un... Papà...
Quel pensiero la fece piangere.
Gli occhi le si riempirono di lacrime che pregavano di uscire, piccole cascate bollenti che rigavano il suo volto e andavano a conficcarsi nel cuscino oppure le facevano assaporare il proprio sapore.
Scossa dai singhiozzi logoranti, non si era accorta che la nonna era entrata nella sua stanza, sussurandole per quale motivo stava piangendo.
Katy aveva avuto un sussulto appena aveva sentito la sua voce. Quella donna sapeva essere peggio di un fantasma!
Non si girò verso di lei e cercò di calmarsi per non darle a vedere che stava piangendo, ma era ovvio che avesse già capito tutto.
D'altronde era notte fonda e se sua nonna, ancora in piedi, le si era avvicinata chiedendole che cosa avesse non poteva essere accaduto il contrario.

<< Niente nonna, sto bene... >>
<< Non mi sembra, tesoro. Oggi sei stata chiusa tutto il giorno in camera tua e sei ancora sveglia a quest'ora, per di più piangendo. >>
<< Potrei dirti la stessa cosa. >>

Rispose Katy in modo vacuo senza voltarsi. L'anziana donna rimase in silenzio per un po', poi ricominciò a tastare i capelli della nipote, lasciando scorrere le sue dita lunghe e affusolate tra loro.
La bambina non poteva fare a meno di rilassarsi a quel tocco gentile, la nonna le accarezzava i capelli fin da quando era più piccola e a lei era sempre piaciuto. Si chiese se avesse dovuto rendere partecipe la nonna dei suoi pensieri, ma era così inquietata all'idea che potesse rivelare il suo segreto ai genitori che non osava aprire bocca.

<< Tesoro... >>
<< ... >>
<< E' per caso... lo Slender Man la causa delle tue preoccupazioni? >>
<< !! >>

Lo sapeva!
Era solo questione di tempo prima che le facesse quella domanda. Katy ormai ne era certa: sua nonna sapeva.
Ed era convinta anche che ormai non serviva più a niente tenerlo nascosto.
Lentamente, si voltò verso di lei, mostrandole il suo volto rosso dalla rabbia, rigato dalle lacrime, i suoi occhi gonfi e bagnati, estremamente luminosi.
Si mise a sedere, abbracciando le gambe e a voce bassa, cominciò a raccontare tutto quello che era successo fino a quel momento.
Raccontò di quando si era persa nel bosco perchè aveva sentito qualcosa chiamarla.
Raccontò di quando aveva incontrato Slender Man, e di come lui l'aveva risparmiata.
Raccontò delle giornate passate in quel bosco insieme a lui e di come l'avesse visto comportarsi quasi come un padre nei suoi confronti.
Raccontò del giorno in cui l'aveva visto quasi uccidere il poliziotto che era venuto a cercarla.
Ammise il suo stratagemma di andare a scuola per vederlo ancora.
Ammise che gli mancava davvero tanto.
Sua nonna era senza parole. La fissava con occhi sgranati e la bocca aperta. Era sconcertata da quel racconto, cosa che lasciò totalmente spiazzata Katy.
Si immaginava che il suo sguardo non mutasse neanche un po' e cominciò a credere di aver fatto un errore nel raccontarle tutto.
Invece la nonna cinse il suo piccolo corpo con le proprie braccia e la strinse forte a sè. Katy non sapeva cosa fare, era indecisa se ricambiare quell'abbraccio oppure restare ferma ad aspettare che quel silenzio venisse interrotto.
L'anziana sciolse l'abbraccio e guardò la nipote negli occhi.
Katy ricordò improvvisamente i momenti in cui lei e Slender Man rimanevano a fissarsi per momenti interminabili, cercando di comunicare con lo sguardo più che con le parole.

<< Katy, sapresti spiegarti perchè lo Slender Man ti manca così tanto? >>
<< ... Credo che sia... perchè siamo diventati amici...? >>

La nonna scosse la testa.

<< No, tesoro, non è per questo. Se tutto quello che mi hai raccontato è vero, allora c'è un altro motivo per cui entrambi avete bisogno l'uno dell'altra. >>
<< E cioè...? >>
<< Che cosa ti ha detto la notte in cui ti ha trovata? >>

Katy rimase in silenzio per un po', ricordando la vaga voce di Slender Man.

<< Ha detto: I tuoi occhi... >>
<< E tu lo sai che cosa sono gli occhi, Katy? >>
<< ...? >>
<< Sono lo specchio dell'anima. >>

Deglutì. Quell'affermazione l'aveva lasciata piuttosto confusa.

<< Katy, tra te e lo Slender Man si è venuto a creare un rapporto quasi idilliaco, e ciò non era mai successo prima. Un rapporto del genere non si viene a creare tra semplici amici. Lo si ha soltanto... tra padre e figlio. >>

Il cuore perse un battito.

<< I tuoi sogni, la sensazione di familiarità, il tuo bisogno di vedere lo Slender Man il più possibile... Tesoro mio... >>

Non può essere...

<< Tu sei il bambino che lui ha perduto. >>

Quella notte, Katy pianse.

_________________________________________________________________________________________________________

Spiegazioni finalmente arrivate!!! :D Finalmente si è capito perchè zio Slendy non ha fatto fuori Katy, perchè si vogliono tanto bene, perchè Katy faceva sogni strani, ecc.
Insomma, per chi non l'avesse ancora capito... lo capirà meglio (spero) nel prossimo capitolo! MUHAHAHAHAHHA!!!!! >:D
Scusate se è così lungo, non ero convinta di tutte queste cose da mettere. .-.

Ringrazio tutti quelli che mi lasciano una recensione, che seguono la mia storia, oppure la mettono tra le preferite e le ricordate! ^^
E un grazie enorme a marine the racoon che mi ha fatto presente che la mia storia è finita su Creepypasta Wiki! :3
 


 

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Capitolo 12
*** Copri i miei occhi ***


Copri i miei occhi
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"Tu sei il bambino che lui ha perduto."

La risposta a tutte le domande, i pensieri e le attitudini di giorni misti a ricordi e nostalgie che riaffioravano nella sensazione del fumo dei sogni. Non c'era motivo di sospettare che l'ipotesi non fosse corretta; troppe cose coincidevano perchè potessero essere rimaste delle insicurezze. E in quel momento niente era più sicuro, come le lacrime che Katy stava versando dopo aver appreso quella verità troppo pesante per la sua esistenza.
Sua nonna l'aveva lasciata solo dopo averle finalmente concesso la sua conoscenza. Evidentemente era imbarazzata e non sapeva come consolare la nipote. A suo parere, però, non c'era proprio nessuno da consolare; tutto aveva un senso adesso.
Il corso della sua vita e la piega che questa aveva preso... Era tutto evidente, nulla era stato lasciato al caso.
E Slender Man...
Sicuramente anche lui aveva avuto quelle sensazioni, altrimenti quel rapporto tra di loro non sarebbe mai nato.
Anzi... Rinato.
E non sapeva cosa pensare di quella scoperta, se essere terribilmente spaventata oppure sollevata perchè finalmente aveva risolto un intricato enigma.
Ma il lato peggiore di quella storia era la sua posizione: un pericoloso stato di prigionia.
Costretta a recitare la parte di una bambina folle e andare da quello psichiatra che non le piaceva per niente, a disegnare prove inesistenti per soddisfare i quesiti dei suoi genitori. Durante quella visita si era vista costretta a mascherare il suo segreto disegnando un volto a Slender Man.
Un volto che solo una volta le era parso di vedere.
Le lacrime ricominciarono a tormentare i suoi occhi e segnarono quella notte fatta di illusioni e verità nascoste.

La mattina dopo, Madison e Isaac erano stati contattati dal dottor Needles per parlare della visita di Katy del giorno precedente. Non c'era stato modo di parlare della diagnosi a causa della presenza della bambina, per cui sapevano di doverne parlare in privato.
Partirono di buon ora, cercando di non svegliare Katy ed evitando lo sguardo indagatore della nonna. Il breve tragitto fu segnato dalle discussioni piene di preoccupazioni e domande, e tutti e due non vedevano l'ora di sapere che cosa fosse diventata la loro figlia.
Quando arrivarono allo studio, Michael Needles li accolse esattamente come il giorno prima e alle domande impazienti dei due giovani genitori rispondeva con assoluta pacatezza.

<< Vedete, signori, non si può chiarire con esattezza la diagnosi di un paziente con una sola visita. Tuttavia sono disposto a esprimere già la mia prima osservazione su Katy. >>

Fece una piccola pausa che usò per schiarirsi la gola e poi riprese.

<< E' una bambina molto sveglia, non c'è dubbio. Non si è lasciata sfuggire nulla sullo Slender Man, nonostante alcune reazioni possano portare a pensare che questa patologia non sia di certo scomparsa... >>
<< Ad esempio? >>

Chiese Isaac.

<< Ad esempio il fatto che, appena entrata nello studio, ha guardato fuori dalla finestra, dove c'è un bosco, tenendo sempre lo sguardo fisso su questa. O ancora il fatto che avesse cominciato a disegnare un paesaggio simile... >>
<< Cominciato? >>
<< Bè, non ho forse appena detto che Katy è una bambina sveglia? Infatti, quando stava disegnando quello che, in apparenza, doveva essere lo Slender Man, è corsa subito ai ripari, disegnando un volto su quella che doveva essere una faccia inesistente. >>
<< Un volto? >>
<< Si. E di certo non l'ha fatto per completare il disegno, perchè questo era senza dubbio già completo di suo. >>
<< Da non credere... >>

Mormorò Madison sovrappensiero. Michael Needles studiò la reazione dei due genitori, ma più della preoccupazione, in loro trovò una punta di amara rassegnazione e gelosia. Per un attimo, un pensiero gli attraversò la mente: possibile che fossero invidiosi del rapporto che si era venuto a creare tra il mostro e la bambina?
Una questione decisamente indecente per due genitori che si rispettino, eppure lo psichiatra non poteva fare a meno di pensare che fosse così.
Ridicoli!  
Lui sicuramente avrebbe saputo comportarsi meglio con quella bambina così bella.

<< Vorrei che me la portaste nuovamente oggi pomeriggio, così potrò ultimare la mia diagnosi. >>
<< Ehm, purtroppo noi non potremo essere presenti alla visita stasera. >>
<< Davvero? >>

Domandò con aria accigliata il dottor Needles, che dentro di se avrebbe voluto sorridere.

<< Bè, noi faremo in tempo solo ad accompagnarla. Sai, dobbiamo lavorare. >>
<< Ma certo, capisco. Nessun problema, portatemela e poi mi contatterete quando sarete liberi per parlarvi della visita. >>
<< Grazie, Micke! Non so davvero come ringraziarti! >>
<< E' il minimo che possa fare per te, amico mio. >>

Sciolsero la seduta e si salutarono con un abbraccio. Mentre li guardava andare via, Michael Needles sorrise di sottecchi. La sua mente vagava con la fantasia raggiungendo l'apoteosi di quella giornata. Non vedeva l'ora che arrivasse il pomeriggio.
Quei due sciocchi gli avevano offerto un regalo che non si poteva certo rifiutare.


Quanti giorni erano passati?
Pochi, si direbbe. Eppure gli sembrava di vivere nell'eternità, che si manifestava nella nebbia del bosco e lo intrappolava di nuovo, dopo essersi resa conto che qualcuno era riuscito ad addormentarla e a far scappare il suo progioniero.
Katy non si era più fatta viva da quel giorno in cui non l'aveva vista a scuola, e questo logorava il suo cuore di pietra.
Osservando i bambini che giocavano nel cortile durante la ricreazione, constatò che sarebbe stato inutile aspettare di vederla, così tornò negli abissi della selva.
Si poneva così tante domande che difficilmente trovavano risposta se erano riempite solo con ipotesi insicure. Si fermò a scrutare le nuvole che, passando, oscuravano la luce del sole.
E il suo sole? Dov'era finito?
Era stato anch'esso coperto dalle nuvole?

Il rumore dell'automobile in viaggio era l'unica cosa che spezzava il silenzio. Ancora una volta era seduta su quei sedili. Ancora una volta la cintura allacciata intorno al suo corpo come un cappio. Ancora una volta a percorrere quella maledetta strada con una destinazione che era l'ultima dei suoi pensieri.
Cominciava a detestare i suoi genitori; non era una semplice sensazione di fastidio.
Era odio.
Vedeva quei due come dei rapitori che la stavano tenendo segregata e la utilizzavano come cavia per i test di uno scienziato pazzo.
Non aveva nemmeno opposto resistenza quando le avevano detto che sarebbero di nuovo andati da quello psichiatra, perchè se lo avesse fatto, sarebbe stata in grado di staccare a morsi le loro membra.
I suoi genitori non potevano restare allo studio quella sera, e Katy aveva pensato che quell'occasione non le sarebbe capitata una seconda volta.
Doveva scappare.
Doveva tornare da Slender Man.
E alla nonna, prima di uscire, aveva detto: << Non venirmi a prendere, stasera. Torno a casa da sola. >>
L'auto parcheggiò di fronte allo studio psichiatrico, Katy slacciò bruscamente la cintura di sicurezza e altrettanto bruscamente scese dall'auto, dirigendosi all'entrata, fulminando con il suo sguardo di smeraldo ghiacciato il dottor Needles, che provvedette a far sparire quel sorriso sornione dalle labbra.
Non rispose al saluto dei suoi genitori e si lasciò trascinare all'interno dello studio, non senza prima rivolgere uno sguardo al bosco.
Avrebbe potuto scappare ora...
Ma era troppo avventato. I suoi genitori erano nei paraggi e quello psichiatra avrebbe provveduto a tenerla in una morsa di ferro.
La prima cosa che Katy notò in quello studio, fu l'assenza di pazienti e della segretaria.
Erano solo loro due.
All'improvviso le farfalle nello stomaco riapparvero, rodendo e divorando voracemente la sua sicurezza, nutrendosi della sua paura.
L'eco dei suoi passi rieccheggiava pesante nel silenzio del corridoio.
Lungo.
Un'agonia infinita.
Una sgradevole sensazione si appropriò di lei, e aumentò maggiormente quando, sedendo sulla sedia di fronte alla scrivania, vide il dottor Needles chiudere la porta a chiave.
Perchè lo faceva se non c'era nessuno?
Cominciò a credere che scappare prima di entrare in quella prigione sarebbe stata una cosa migliore.

<< Allora, Katy... >>

Cominciò lui, togliendosi il camice. Katy si chiese nuovamente perchè stesse facendo una cosa del genere, ma non era certa di volerlo sapere. Senza che se ne accorgesse, il suo respiro cominciò a diventare più pesante.

<< Voglio che stasera tu collabori un po'. >>
<< R-riguardo a cosa? >>

Needles si avvicinò pericolasamente a lei e cominciò ad accarezzarle i capelli, spostando il suo sguardo su tutto il corpo della piccola. Katy avvertì un senso di disgusto e cominciò a tremare.

<< Bè, i tuoi genitori pensano che io debba curarti dalla tua ossessione per quel mostro, ma io credo che non ci sai una cura per la tua dolce, amabile follia. >>
<< Slender Man non è un mostro!! >>

Urlò lei, alzandosi in piedi e scagliando via la mano dello psichiatra. Questo la guardò dall'alto in basso sorridendo e riprese di nuovo a toccarla, nonostante Katy cercasse disperatamente di sottrarsi.
Aveva capito che cosa aveva in mente quell'uomo e doveva trovare un modo per andarsene da lì.
Subito!
Non era rimasto più tempo, e lo sapeva perchè quell'uomo l'aveva messa con le spalle al muro e non accennava a smettere di toccarla.

<< Sei adorabile quando ti arrabbi e cerchi di difendere quella creatura che ti ha tenuta in quel bosco per tre settimane. Tutta per se... >>
<< Lui non è cattivo... La smetta! >>
<< Che c'è? Ti sei fatta toccare da quel mostro e hai paura a farti toccare da me? >>
<< Sei tu il mostro!! >>

Spinta dalla rabbia e con la mente accecata dalla disperazione gli morse la mano, assaporando il sangue umano e udendo le grida di dolore di Michael Needles, che si piegò su se stesso, gemendo. Katy corse verso la scrivania e prese la chiave per aprire la porta dello studio, catapultandosi fuori. Percorse il corridoio correndo disperatamente per raggiungere la porta, la sua salvezza.
Non sentiva più niente.
Non pensava più a niente.
E quel corridoio era così dannatamente lungo.
Arrivò finalmente alla porta, ma quando provò ad aprira... Si accorse con orrore che era chiusa a chiave.
No!
La spinse così forte, che la porta sbandò diverse volte, ma non accennava a lasciarla passare. Esasperata e tormentata dalla paura che non accennava a lasciarla stare, gridò. Si voltò cercando un'altra via d'uscita, quando le venne in mente la porta sul retro.
Pregò che quel pazzo non avesse chiuso anche quella e ricominciò a correre nella direzione da cui era venuta.

<< Kaaaaaatyyy... >>

Quella voce cantilenante le fece venire i brividi, come la vista di Michael Needles che le si era parato davanti con un macabro sorriso sul volto, la mano sanguinante a causa del suo morso. Katy si paralizzò a quella vista, respirava affannosamente e l'unica cosa che riusciva a distinguere oltre al fischio assordante nelle sue orecchie era il battito del suo cuore impazzito.
Quell'uomo le bloccava la strada!
E si avvicinava minacciosamente a lei con le mani pronte a prenderla.

<< Non scappare, piccola! Io voglio solo essere tuo amico! >>
<< Stai lontano!! >>

Cercò di aggirarlo ma si rivelò una pessima idea. Needles la prese in pieno e la tenne stretta in una morsa d'acciaio. Katy urlava, tentando disperatamente di liberarsi. Avrebbe potuto morderlo ancora, ma sapeva che non avrebbe funzionato una seconda volta.
Scalciava cercando di colpire un punto sensibile del corpo di quel mostro che la stava di nuovo portando nello studio, e questa volta non aveva alcuna intenzione di lasciarla andare.

<< Lasciami! Lasciami!! >>

Graffiava le sue mani con ardore sperando che queste potessero lacerare maggiormente la ferita. Ben presto, anche le sue mani si sporcarono di sangue, ma lui non era intenzionato a lasciarla andare.
La fece sedere forzatamente sulla sedia, tenendola ferma e in quell'istante squillò il suo cellulare.
Brontolò qualcosa prima di frugare nella tasca per cercare di prenderlo, mentre con una mano teneva ferma la sua vittima. Katy continuava a dimenarsi quando, gettando l'occhio sulla scrivania, notò un affilato bisturi.
Lo afferrò velocemente e lo conficcò nella ferita aperta e sanguinante di Needles. Lo psichiatra urlò di dolore e cercò di toglierle quell'arma dalle mani, ma prima che potesse riuscirci, Katy affondò maggiormente il bisturi nella sua mano, penetrando lentamente e dolorsamente, finchè nel palmo non le rimase solo il manico.
Needles fu costretto a lasciarla e a urlare come un ossesso, lanciandole maledizioni mentre lei cercava di scappare via da quel posto maledetto. Svoltò a destra e corse fino ad arrivare all'uscita secondaria, pregando che fosse aperta.
Provò ad aprirla con troppa forza e si ritrovò a rovinare sul marciapiede.
Alzò lo sguardo pieno di lacrime e il suo sollievo fu intenso quando davanti a lei si presentò il bosco. Doveva solo attraversare la strada e sarebbe stata al sicuro.

<< Non provare a sfuggirmi, dannata mocciosa! Ti prenderò e ti farò a pezzi! >>

La voce di Michael Needles le arrivò come un'eco malvagio. Si rimise subito in piedi e scappò dall'altra parte della strada, arrivando all'ingresso della selva. Si fermò un momento per contemplarla, poi il rumore dei passi in avvicinamento del dottore la riportò alla realtà e si addentrò.
Cercò di essere il più veloce possibile, sebbene i rami secchi e le grandi radici le intralciassero il camino. Voleva chiamare Slender Man ma se lo avesse fatto di sicuro Needles l'avrebbe sentita.
Si fermò.
Guardò in alto, osservando gli alberi affilati e misteriosi, ascoltando la brezza che riusciva a farsi strada in mezzo a essi.
Cercando di individuare il suo volto inesistente.

<< Kaaatyyy... >>

Il cuore le salì in gola quando sentì di nuovo la voce cantilenante di Needles. Si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse ma non riusciva a individuarlo.

<< Vieni fuori, fiorellino... >>

La sua voce le metteva i brividi. Perchè l'aveva seguita fin lì? Non credeva forse in Slender Man ora che la sua esistenza era stata resa ufficiale? Forse era ancora scettico?
Non ci pensò più e cercò di proseguire, sfuggendo alla voce che le consumava i timpani e il coraggio.

Alzò la testa di scatto.
Avvertiva una presenza.
Anzi, più di una.
Qualcuno si era addentrato nel bosco.
Qualcuno che conosceva.
Stava scappando da qualcosa.

<< .... >>

Katy?




<< Kaaatyyy... Coraggio, esci fuori... Io sono tuo amico, Kaaatyyyy... Cosa c'è? Credi che lo zio Slendy verrà a salvarti? Eh? Stupida ragazzina! Sei solo una povera pazza che si inventa certe stupidaggini! >>

Era stanca di sentirselo dire, ma probabilmente lo faceva proprio per indebolirla. Da quanto tempo camminava in quel bosco? Eppure lui non accennava a lasciarla andare.
Non era certo il momento più adatto per lasciarsi andare ai ricordi, eppure Katy non poteva fare a meno di pensare a quando si era persa nel bosco per la prima volta.
Anche quella volta era spaventata.
Anche quella volta si era ritrovata a scappare da qualcuno.
Qualcuno che sarebbe dovuto essere un mostro... Ma che in realtà si era rivelato un vero e proprio papà.
Non c'era più bisogno di negarlo, ormai.
Questa volta invece stava scappando da un mostro vero e proprio, che non l'avrebbe risparmiata semmai l'avesse presa.

<< Dove sei, piccola bastarda?!! >>

La sua voce folle si era improvvisamente fatta più vicina; cosa che terrorizzò maggiormente Katy, la quale accelerò il passo e si nascose dietro un albero, attendendo nel silenzio che quell'incubo finisse.
Sentiva i passi di Needles farsi più vicini, il suo cuore battere all'impazzata e il suo respiro gelare nell'aria fredda dell'inverno.
I passi si erano fatti ancora più vicini.
Katy voltò lentamente la testa indietro, attenta a non farsi scoprire. Voleva capire dove fosse Needles.
Silenzio.
Improvvisamente, si sentì afferrare da dietro da due mani incredibilmente gelide che andarono a coprirle la bocca e irrigidirle il resto del corpo. Cercò di dimenarsi mentre il cuore le sbalzava in petto.
Ma quando aprì gli occhi verso il suo misterioso nemico, cominciò a versare lacrime di gioia e di sollievo.
Slender Man avvicinò un dito al suo volto, all'altezza della bocca, e imitò un gesto.
Shhhh.
Katy avrebbe voluto ridere così forte da farsi male. Avrebbe voluto piangere di sollievo. Ma quella situazione era così confusionale che l'unica cosa che sapeva di dover fare era dimostrargli che gli era mancato tantissimo, e lo fece gettando le sue minuscole braccia intorno al suo collo pallido e magro. E si sentì la creatura più importante della terra, un gioiello pregiato e prezioso, quando avvertì che anche lui la ricambiava con la stessa passione e la stessa disperazione di una persona che aveva creduto di aver perso tutto, ma che l'aveva miracolosamente ritrovato.


<< Katyyyy... Forza, vieni fuori, sciocca! >>

Al suono di quella voce irritante, Katy rabbrividì tra le braccia di Slender Man, che alzò il volto pallido verso l'uomo che stava cercando la bambina. Piegò la testa di lato, osservando quell'uomo giovane dai lunghi capelli spettinati, un'espressione arrabbiata e folle e i vestiti sporchi del sangue che stava colando dalla sua mano sinistra.
Lanciava maledizioni e farneticava, gridando e interrompendo la pace del bosco.

<< Fatti vedere, folle mocciosa! Se ti prendo, ti faccio rinchiudere in un ospedale psichiatrico, così avrai tempo per giocare con il tuo amato Slendy! >>

Non aveva bisogno di altre spiegazioni; gli erano bastate quelle parole e il voltò pallido e spaventato di Katy. Si alzò, facendo cenno alla bambina di restare ferma lì e come un fantasma si mimetizzò con gli alberi della foresta.
Michael Needles stava ancora vagando per il bosco in cerca di Katy, tenendosi la mano ferita. Doveva trovare quella bambina, altrimenti sarebbe stata capace di tornare a casa e raccontare tutto.
Anzi, no. Probabilmente anche lei sapeva che i suoi genitori non l'avrebbero ascoltata, e nell'ipotesi peggiore sarebbe andata dalla polizia a denunciare il fatto.
E a quel punto, la sua reputazione di medico di fama sarebbe stata in grave pericolo.
Una fitta lacerante alla mano lo riportò alla realtà, maledicendo Katy per avergli inflitto una ferita tanto profonda. Probabilmente non avrebbe più riacquisito il totale funzionamento della mano.

<< ?! >>

All'improvviso una strana sensazione si appropriò di lui. Una sensazione gelida, che lo fece rabbrividire e rese il suo respiro pesante.
Cominciò a guardarsi intorno, cercando di cogliere l'origine di quella paura fredda che si insinuava nella sua pella fino ad arrivare nel suo cuore e, ancor peggio, nella sua mente.
La sua vista divenne, d'un tratto, sfocata e il paesaggio intorno a lui sembrò sciogliersi. Come se non bastasse, un fischio fastidioso si era insinuato nelle sue orecchie.
Si portò una mano alla testa e premette forte, sperando di poter controllare quella disturbante sensazione. Si permise di alzare lo sguardo, ma si pentì subito quando vide quello che sembrava un uomo alto e magro in giacca e cravatta senza volto spuntare fuori dagli alberi.

<< Che diavolo...?! >>

Quella visione lo fece cadere a terra. Scosse la testa e guardò di nuovo, ma quella creatura non c'era più. Forse se lo era solo immaginato; si stava lasciando suggestionare da una sciocca leggenda.
Lo Slender Man non esiste.
Si rimise in piedi e fece per tornare sui suoi passi, ma quando si girò ebbe una visione raccapricciante. L'uomo in giacca e cravatta si stagliava in tutta la sua altezza proprio di fronte a lui.
Needles cadde nuovamente a terra, terrorizzato. Avrebbe voluto gridare, ma la paura gli aveva attanagliato la gola, stringendo come una morsa di ferro. Il suo corpo era scosso da brividi continui e il fiato si era congelato nell'aria.
Lo Slender Man lo guardava, senza occhi, dall'alto della sua statura. Era incredibile e terribilmente inquietante la sensazione che Michael Needles stava provando in quel momento. Si sentiva osservato da un volto che non esisteva!
Ma ciò non era possibile!
Lo Slender Man era solo una leggenda!

<< Ah! Chi sei? Avanti, sputa il rospo! Sei un amico di Katy? >>

Non ottenne risposta.

<< La stai aiutando a rendere veritiera la leggenda del mostro senza volto! Quanto siete stupidi! Lo Slender Man non esiste! >>

Detto questo, scoppiò in una fragorosa risata. Non ottenne alcuna reazione dall'uomo di fronte a lui, ma preso dalla sua folle visione della realtà non si rese conto che i tentacoli dell'uomo smilzo stavano strisciando lentamente verso di lui.
Si accorse solo dopo un po' che uno di questi si era avvinghiato alla sua mano, quella ferita.
Un'espressione di puro terrore dipinse il volto di Needles.

<< No, no... Aspetta! >>

Senza lasciargli dire altro, Slender Man gli tranciò di netto la mano con il tentacolo. Un urlo di dolore squarciò il silenzio della foresta. Un fiume di sangue cominciò a bagnare il terreno composto di rami secchi e a scorrere tra le venature di questi. Needles rovinò a terra strillando e piangendo lacrime di sofferenza che si sarebbero presto mischiate al suo sangue.
Avrebbe dovuto lasciarlo lì a marcire, pensò Slender Man, ma Katy stava guardando. Quindi con i suoi tentacoli lo afferrò per i piedi e lo trascinò fuori dal bosco, lasciandolo agonizzante in mezzo alla strada.
Qualcuno sarebbe passato e lo avrebbe aiutato a rimettersi in sesto.
Katy era rimasta a fissare quel macabro spettacolo nascosta dietro un albero. Forse quello non era stato il metodo più ortodosso per persuadere quell'uomo a rinunciare alla sua ricerca, ma Katy pensava che aveva avuto quello che si meritava. Probabilmente quella mano non gli sarebbe servita più. Solo quando Slender Man si materializzò davanti a lei, ebbe il coraggio di muoversi dalla sua postazione.
Entrambi fissarono per qualche momento la mano tranciata sul terreno, poi Slender Man si avvicinò alla bambina e le tese una mano ossuta. Katy sorrise debolmente e la prese, ma non riuscì a reggersi in piedi più di tanto.
Le sue gambe tremarono e lei cadde a terra. Svenne.

Il fuoco. L'odore del fumo. La fuliggine. I pianti. Le grida.
Sempre lo stesso sogno ogni volta che si addormentava o sveniva.
E adesso capiva il motivo di tali sogni.
Le sarebbe piaciuto ricordare di più di quella vita passata.
Ma tutto era così sfocato, divorato dalle fiamme e dal fumo.
Si svegliò.


La luce riflessa che penetrava dalle mattonelle bianche investì in pieno i suoi occhi verdi, facendoli brillare più del solito. Si guardò intorno, realizzando dove fosse: l'edificio abbandonato nel bosco!
E la sua gioia divenne ancora più grande quando, poggiata sulle sue gambe, vide la sua copertina. La strinse forte tra le mani e la portò all'altezza del volto, tastando la sua morbidezza.
Era a casa.
Si rimise in piedi e guardò fuori dalla finestra. Il sole era tornato a splendere e illuminava la landa, eppure non riusciva a vedere Slender Man. Che fosse nel bosco?
Decise di uscire. Nonostante facesse freddo, la luce del sole riusciva scaldarla. Era da molto che le nuvole occupavano il cielo, finalmente avevano deciso di liberarlo.
Si incamminò verso il bosco, ma una volta arrivata all'ingresso di questo si accorse che, proprio davanti a lei, c'era Slender Man, mimetizzato con gli altri alberi, girato verso la selva. Katy sorrise e si avvicinò lentamente a lui. Allungò una mano e fece per prendere la sua giacca, quando l'uomo smilzo si girò verso di lei.
Si guardarono.
Katy sperava che gli stesse scrutando l'anima. La prima volta, questo pensiero la inquietava, ma adesso lo desiderava con tutta se stessa. Le avrebbe risparmiato una fatica immensa: spiegargli tutto, dirgli tutta la verità.
E lui forse l'avrebbe aiutata a ricordare la sua vita passata, così che finalmente si sarebbero davvero ritrovati.

<< Ti devo parlare... >>

Mormorò con voce flebile. Slender Man restò un attimo in silenzio, poi si accinse a muoveri, prendendo la sua piccola mano.


<< Slender Man! E' stato Slender Man! Quella bambina è maledetta!! Aaaaah!! >>

James Roosvelt osservò la barella su cui era stato appena sedato Michael Needles. Qualcuno aveva chiamato i soccorsi dopo averlo visto rivero in mezzo alla strada in un mare di sangue. La sua mano era stata brutalmente tranciata, e da quello che stava farneticando aveva una vaga idea di chi potesse essere stato. Nel suo studio avevano anche trovato degli oggetti tipici da sadomaso, cosa che aveva chiarito ogni dubbio sulla sua reputazione. Uno sporco pedofilo.
Alcuni bambini avevano risentito delle sua visite, eppure nessuno aveva mai pensato di avvertire la polizia.
La gente era davvero strana.

<< James... >>
<< Che c'è, Jane? >>
<< Ho interrogato quel tizio. Indovina chi stava "visitando" prima di finire in queste condizioni? >>
<< Spara. >>
<< Katy Hudson. >>

L'agente sussultò a quel nome. Era incredibile come quella bambina fosse dovunque succedesse qualcosa.

<< Dice che gli ha puntato un bisturi nella mano, credo che si riferisca a quello che abbiamo trovato nello studio, e poi che è scappata nel bosco. Lì ha incontrato lo Slender Man, perdendo di vista la bambina e questo gli ha strappato di netto la mano con uno dei suoi tentacoli. >>

James Roosvelt guardò il bosco poggiando le mani sui fianchi. Quella bambina nascondeva più misteri di quanti ne potesse nascondere una leggenda urbana. Poteva capire la leggittima difesa e anche la fuga... Ma perchè proprio nel bosco?
Di solito, quando i bambini vogliono sentirsi protetti cercano di tornare a casa.
Perchè Katy era tornata nel bosco?

<< Jane, torniamo alla centrale. Voglio capire che cosa sta succedendo. >>


Il rumore del vento componeva una melodia malinconica che sfiorava gli alberi e l'acqua del lago, increspandola come diamante. Katy era seduta in braccio a Slender Man e cercava le parole giuste per potergli spiegare la verità.
Non sapeva come avrebbe reagito.
E se si fosse arrabbiato. Se avesse pensato che lo stava prendendo in giro?
Però non poteva tenerselo dentro per sempre. Doveva chiudere quella ricerca eterna e sanguinosa una volta per tutte, e solo lei poteva farlo.
Prese un grande respiro e cominciò a parlare.

<< E' da un po' che sto facendo degli strani sogni... >>

Lui la guardò.

<< Sogno una casa in fiamme, sento l'odore del fumo, un bambino grida, ma... In qualche modo, il bambino che grida sono io... >>

L'uomo smilzo smise per un momento di accarezzarle i capelli. Katy gli rivolse uno sguardo ingenuo e profondo.

<< Anche tu hai questi ricordi, vero? Questo è quello che ti è successo... >>
<< ... >>
<< Che ci è successo... >>

Slender Man continuò a fissarla, senza alcuna reazione. Katy deglutì, si domandò perchè non facesse nulla, perchè non gli facesse capire se aveva capito o meno. Il tempo sembrava essersi fermato eppure continuava a scorrere in modo inesorabile.
Quel silenzio la rendeva inquieta e il suo sguardo invisibile tendeva ad aumentare la tensione, perchè non riusciva a capire se fosse sopreso o no.
Slender Man, totalmente impassibile, voltò la testa verso il lago. E Katy capì ogni cosa. Quella sorpresa era lei, non lui.

<< Lo sapevi.... >>

La sua reazione impassibile la snervava. Si domandò da quanto lo sapesse, sapendo che non gli avrebbe risposto. Non riusciva a capire perchè fosse improvvisamente diventato freddo. Lo afferrò per i lembi della giacca e lo supplicò di spiegargli cosa fosse successo, cominciando a piangere.
Non sopportava più di vivere senza ricordi. Doveva ricordare se voleva tornare con il suo papà.
Slender Man le accarezzò il volto, per un attimo le sembrò che stesse sorridendo, poi le sue mani andarono a coprirle gli occhi.
E Katy cominciò a ricordare.

_________________________________________________________________________________________________________

Devo ammettere che sono particolarmene soddisfatta di questo capitolo .-. Comunque, da qui in poi ci sarà un piccolo flasback che mostrerà, diciamo, le origini di Slender Man e tutto il resto. :3
La storia è quasi finita, comunque. Forse ci saranno altri cinque capitoli, dopo di chè la storia volgerà al termine :)
Vi ringrazio tantissimo. Davvero, questa storia non sarebbe stata così bella senza il vostro contributo. :)


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Capitolo 13
*** Una Promessa ***


Una PROMESSA
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Confusionari cerchi di colore si impossessarono della sua vista buia, rendendola stranamente luminosa. Katy riaprì gli occhi in un paesaggio etereo, diverso da quello che aveva appena smesso di vedere. Era una piccola strada di città, pullulata da bambini con alcune uniformi e delle cartelle in mano. Una scossa dalla fredda forza la penetrò fin nel profondo alla vista di un bambino in mezzo a tutti gli altri: capelli biondo cenere, il volto paffuto, nelle mani candide una cartella blu, ma era stato a causa dei suoi occhi che Katy aveva avvertito quella scossa dentro di lei; verdi come smeraldi.
Esattamente come i suoi.
Quel bambino... Era lei...
La sua immagine sfocata e ingiallita nello specchio della vita.
Si guardava intorno come se stesse aspettando qualcuno. Infatti, poco dopo, il piccolo si illuminò in un sorriso e corse verso un uomo che stava venendo verso di lui.

<< Papà! >>

L'uomo lo prese in braccio, baciandogli le guance. Era giovane, avrà avuto circa trentasette anni, indossava un abito elegante, in giacca e cravatta, i capelli neri leggermente arruffati e gli occhi celesti come ghiaccio. Katy rimase a bocca aperta quando riconobbe Slender Man; il suo papà, prima di diventare l'uomo senza volto della leggenda urbana più famosa e terrificante degli ultimi tempi.
Fissò paralizzata i due uniti in un caldo abbraccio, ricordando la sensazione di felicità di quel momento. Una felicità così fragile che di lì a poco sarebbe bruciata.
Li guardò mentre si allontanavano, dirigendosi ad un'automobile blu. Salirono sorridenti sulla vettura e quando questa venne messa in moto, il paesaggio cambiò davanti ai suoi occhi. Questa volta l'auto era parcheggiata davanti una graziosa casa dalla mura bianche, i tetti rossi, probabilmente aveva due piani, una piccola scala di legno conduceva alla porta principale, fatta di vetro decorato. Katy sentì mancare un battito quando riconobbe la sua casa, immersa nel bosco, in periferia, perchè al suo papà era sempre piaciuta la natura.
Si avvicinò alla porta, cercando di sbirciare cosa stesse succedendo all'interno. Vide la vecchia se stessa correre verso una donna dai lunghi capelli ondulati, il colore degli stessi capelli del bambino e gli occhi, anch'essi di smeraldo. Era una donna bellissima.
La sua mamma.
Sentì un feroce groppo in gola quando la riconobbe e vedere la sua famiglia così felice le fece lacrimare gli occhi. Erano davvero la famiglia perfetta per eccellenza. Non ricordava alcun rancore, alcuna ferita interiore, alcun litigio. E il calore che il suo papà e la sua mamma erano stati in grado di darle non era mai stato eguagliato. Si appoggiò distrattamente alla porta e nell'osservare la scena perse l'equilibrio, finendo proprio dentro casa. Stupita, indirizzò lo sguardo alla porta, rimasta inspeigabilmente chiusa.
Ma certo, quello era un ricordo, lei non ne faceva interamente parte. Era come se solo il suo spirito stesse ricordando, e quindi era una sorta di fantasma. Infatti nemmeno i presenti in quella sala potevano vederla. Era invisibile.

<< Mamma! Mamma! Guarda cosa ho fatto! >>

Disse il piccolo mostrando un disegno ai genitori. Katy si avvicinò e si meravigliò quando riconobbe lo stesso disegno che lei aveva fatto durante la visita dallo psichiatra.

<< Ho disegnato papà in mezzo al bosco, visto che a lui piace tanto questo posto! >>
<< Ahaha! Si, Jack, è bellissimo! >>

Jack...
Dunque era questo il suo vecchio nome.

<< Su, vai a lavarti le mani, campione. Dobbiamo pranzare. Oggi la mamma ha anche fatto la torta al cioccolato. >>

Jack si scaraventò su per le scale, senza sapere di avere lo sguardo di Katy puntato su di lui. Le sembrava così strano pensare che una volta era un bambino così vivace e sorridente. Lei non aveva mai avuto un carattere del genere, ma molto probabilmente ciò era dovuto al fatto che i suoi genitori non erano mai stati così disponibili e presenti.
Un discorso proveniente dai due giovani le fece spostare nuovamente l'attenzione su di loro, che nel frattempo erano entrati nella cucina. Lui si era tolto la giacca, posandola momentaneamente su una sedia e aveva allentato il nodo della cravatta. Si sedette su un piccolo divano ricamato posto di fronte una vetrata che dava direttamente sul bosco illuminato.

<< Tutto bene al lavoro, Mark? >>
<< Si, è andato tutto come al solito. E tu, Sarah? Qualche novità? >>

Mark e Sarah. I nomi dei suoi veri genitori.
Il primo di questi era quello di Slender Man.

<< Forse è la volta buona che trovo un lavoro. Ho letto molti annunci sul giornale e tra questi il migliore era un posto di insegnate di sostegno. >>
<< E' un bel lavoro. Io accetterei. >>
<< Il colloquio è già stato fissato per domani mattina. Spero e prego che vada tutto per il meglio. >>
<< Oh, Sarah, andiamo! >>

L'uomo si alzò e prese le mani della moglie tra le sue, baciandole.

<< E' ovvio che andrà bene. Devi solo stare tranquilla. >>

Nella mente di Katy si aprì improvvisamente un varco di luce che le illuminava il passato. La sua mamma non aveva un lavoro perchè era stata licenziata dopo essere rimasta incinta. Aveva sentito Mark e Sarh parlare di questo durante una notte in cui non era riuscita a prendere sonno, quando lei era ancora Jack, e quando Mark era ancora se stesso.
Vedendo i suoi veri genitori avvolti in un abbraccio speranzoso, la bambina provò un senso di nostalgia e tenerezza misti a confusione, pensando che Slender Man, una volta, aveva persino una famiglia.
Aveva una vita vera; una moglie, un lavoro, un figlio che amava più di qualunque altra cosa al mondo.
Chi avrebbe mai pensato che un uomo così semplice si sarebbe presto trasformato in un mostro che tormentava e illudeva i sogni dei bambini?

<< Sono qui! >>

Gridò all'improvviso la sua immagine dai capelli biondo e corti, attraversandola violentemente. Guardò se stessa sottoforma di bambino mentre veniva preso in braccio da suo padre, regalandogli un sorriso che Katy non avrebbe mai più scordato.
E che presto sarebbe stato annullato dal volto bello e sereno di Mark.
La scena cambiò nuovamente, favorita dalla luce eterea che faceva da sipario a quei ricordi per lasciare spazio a quello che sembrava il Central Park di New York dipinto di bianco dopo una flebile nevicata. La bambina si sentì pervasa, ancora una volta, da quella sensazione di familiarità e nostalgia che permeava la sua mente e i suoi pensieri, fatti di rimembranze sfocate. Alcuni bambini stavano giocando su attrazioni nel parco, e tra questi c'era anche Jack, così felice di giocare innocentemente, senza nemmeno aver bisogno di fare amicizia con gli altri.
Katy cercò di individuare i suoi genitori e  li notò seduti su una panchina, in silenzio, sorridenti, che osservavano il proprio figlio giocare. Di nuovo, Katy sentì di ricordare perfettamente quel giorno.
Il suo papà gli aveva finalmente concesso di portarlo al parco e di passare una giornata con tutta la famiglia. Di lì a poco, lo sapeva, sarebbe successo qualcosa di importante, sarebbero state dette parole che sarebbero rimaste nel profondo della mente, e che sarebbero rinate dalle ceneri di un passato infuocato.
Infatti, poco dopo, Jack corse verso la sua famiglia, pestando dolcemente la neve. Correva con vivacità, la sciarpa rossa sventolava nel vento come una piccola bandiera, in mano sembrava tenere qualcosa.

<< Papà! Papà! Guarda cosa ho trovato! >>

Katy aveva il vago presentimento che allora stesse tenendo in mano qualcosa di estremamente raro e delicato; un vero tesoro, probabilmente.
Spinta dalla voglia di ricordare ancora, si avvicinò alla famiglia e scoprì ciò che il suo riflesso passato stava tenendo in mano: un bellissimo fiore bianco e candido come la neve che in quel momento ricopriva il parco. Mark prese in braccio il figlio e gli baciò la testa.

<< Sai cos'è questo, Jack? E' un bucaneve; un fiore bello quanto raro e forte. Nessun fiore osa sfidare la neve, eccetto questo. Il bucaneve è straordinariamente coraggioso, e fa del freddo la sua forza. Ma non dimenticare che, anche se forte, il bucaneve è pur sempre un fiore; basta davvero poco per appassirsi. Tutti hanno le proprie debolezze, Jack, ed è normale. Ma tu non devi vergognartene. Anzi, puoi fare di esse la tua stessa forza. >>
<< Si, però... Tu ci sarai se dovessi essere debole, vero? >>
<< Tu non sarai mai debole, Jack. >>
<< Ma tu ci sarai per me, vero? >>

Mark sorrise e strinse il bambino a sè.

<< Certo che ci sarò. Ci sarò sempre per te. Anche se alcune notti dovessi sentirti perso e solo, io ti cercherò, e ti troverò. Sempre. >>

Quelle ultime parole le lacerarono il cuore, aprendo uno squarcio che mostrava un futuro che faceva già parte del presente.
Jack abbracciò forte il suo papà mormorando qualcosa che Katy riuscì, più che a capire, a ricordare.

<< Ti voglio bene, papà. >>

Una lacrima carezzò la sua guancia e cadde svanendo nella neve, trascinando con sè tutti i dubbi di quegli anni perduti.


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Un po' corticello, ma spero che possa andare bene lo stesso. ;)
Il nome Mark che ho dato a Slender Man è stato preso dal gioco Haunt: the real slender game, in cui qualcuno mi ha preceduto pensando di mettere un nome al caro zio. XD
Spero che nessuno se la prenda a male! .-.
Ringrazio tutti quelli che mi lasciano una recensione (Siete sempre di più... Insomma, ditelo che vi pagano per recensirmi u.u)
Quelli che hanno messo la mia storia tra le preferite, le ricordate e le seguite.
Un caloroso abbraccio a Amy Fallen, marine the racoon e Fox Vampire ed Em theRipper! <3

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Capitolo 14
*** Ti Sento Chiamare ***


ti sento chiamare
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I ricordi si susseguivano sempre più frequenti; momenti dolci, felici, in cui si avvertivano il calore familiare e l'amore dei genitori, momenti d'inquietudine sempre risolti per il meglio; ricordi perduti di una vita che doveva essere stata senza dubbio più bella e affettuosa di quella che Katy si era ritrovata a vivere.
La cosa più triste di tutto ciò era che quelli non erano semplici visioni, ma ricordi tramandati da padre a figlio, di cui lei faceva parte, ma allo stesso tempo la tenevano lontana, impedendole di partecipare attivamente a quella bellezza sfocata, costretta ad assistere come sola spettatrice ad avvenimenti che erano già stati scritti in maniera veloce e brutale.
Vedeva se stessa in un corpo da bambino, sempre sorridente, pronto e voglioso di affrontare la vita.
Vedeva sua madre, bellissima e giovane, che aveva rinunciato al suo lavoro per la sua famiglia.
E infine, vedeva suo padre, saggio, coraggioso e determinato; aveva la fredda bellezza della neve e il caldo affetto del sole; un amore smisurato per la sua famiglia e, soprattutto,  per suo figlio lo rendevano affascinante e misterioso allo stesso tempo come un cielo notturno.
Katy sentiva un feroce bisogno di piangere. Quel nodo alla gola cominciava a farle male, sin da quando i ricordi avevano invaso la sua mente. Eppure qualcosa la tratteneva dal versare le sue lacrime. Forse era la felicità che quei ricordi trasmettevano, la serenità dei loro protagonisti, ignari di quanto la loro vita sarebbe terminata in fretta...
Accadde il ricordo di un fine settimana d'autunno. Mark non era solito avere giorni liberi per il suo lavoro, eccetto la domenica, ma quella volta aveva deciso di staccare per stare con la sua famiglia, e portarli a fare una scampagnata nel bosco vicino, nelle cui profondità c'era il lago che Katy conosceva bene.
Venne attratta da risate e voci allegre che la portarono a guardare verso la sua vecchia casa. Vide Jack, Mark e Sarah uscire e scendere le scale ridendo, dirigendosi nel bosco. Katy li seguì a distanza; credeva che se si fosse aggregata al gruppo, anche se loro non riuscivano a vederla, si sarebbe persa qualcosa che poteva essere un ricordo fondamentale; non voleva assolutamente perdersi nulla di quei ricordi, nemmeno la più piccola cosa.
Il suo cuore rideva e piangeva contemporaneamente. Avrebbe tanto voluto tornare a far parte di quei ricordi, avrebbe voluto sorridere di nuovo come quel bambino che era stata molti anni prima, avrebbe voluto abbracciare il suo papà e restare a fissarlo negli occhi per ripetergli in continuazione che era bellissimo. Avrebbe voluto farsi accarezzare i capelli e coccolare da sua madre. Eppure non poteva. Quella vita era stata sua, ma le era stata sottratta e nessuno aveva intenzione di restituirgliela.
Jack correva facendo volare un aquilone sotto la guida di Sarah, seduta sulla riva del lago. Mark lo seguì mantenendosi un po' distante, voleva solo accertarsi che il figlio non si facesse male. Osservando l'aquilone, Katy ebbe la sensazione di averlo già visto...
Il vento cesso' e l'aquilone senza più aria smise di volare in alto, arrivando più o meno all'altezza di Mark. Jack sbuffò deluso e mollò il manico del giocattolo sedendosi per terra. Suo padre gli andò vicino, sedendosi accanto a lui.

<< Che ti prende? >>
<< Niente... E' solo che ogni volta che porto l'aquilone per giocare, puntualmente il vento cessa. E questo coso si rivela inutile. >>

Disse arrabbiato, indicando l'aquilone. Mark passò lo sguardo da lui all'aquilone, dall'aquilone a lui. Poi sorrise, prese in braccio suo figlio mettendoselo sulle spalle e recuperò il manico dell'aquilone, passandolo a Jack.

<< Ti ricordi il bucaneve, Jack? >>
<< Si... >>
<< Ti ricordi cosa ti ho detto in proposito? >>
<< Che non devo essere debole... >>
<< Esatto. E se tu ti arrendi così facilmente vuol dire che il concetto non ti era chiaro. Lo sai che io ci sarò per te, ma verrà anche il giorno in cui dovrai imparare a cavartela da solo, e ragionare con la tua testa. >>

Jack guardò il manico dell'aquilone e poi di nuovo suo padre, che gli sorrise.

<< Forza, facciamo volare quell'aquilone! >>

Detto questo, cominciò a correre lungo il lago, permettendo a Jack di vedere finalmente il suo aquilone volare più in alto. Katy ebbe un tuffo al cuore, vedendo quella scena. Quell'aquilone era lo stesso che aveva trovato impigliato tra i rami degli alberi nel bosco.
Da quanto tempo era lì?
Per l'ennesima volta in quegli istanti intensi, lo scenario mutò per mostrare l'interno della sua vecchia casa. Katy ebbe come la sensazione che il giorno fosse mutato. Era... Domenica...
E aveva uno strano presentimento... Qualcosa di oscuro si era insinuato nella sua mente, creando una confusione che la spaventava. Il suo cuore batteva più veloce, e il suo stomaco si stava contorcendo come ogni volta che aveva paura di qualcosa.
Si guardò intorno, ma in quel nuovo ricordo sembrava tutto normale. La famiglia era riunita in casa, in un pomeriggio d'inverno. Il suono di un cellulare che squillava attirò l'attenzione di tutti i presenti, Katy compresa. Mark rispose al cellulare che teneva in tasca, mostrando un'espressione tra il preoccupato e l'annoiato.

<< Si, pronto? Ah, signore... Cosa? Ma... E' domenica oggi... Si, capisco, ma...  >>

Seguì qualche frase spezzata che si concluse con un frustrato "va bene". Sarah si avvicinò al marito, chiedendogli cosa fosse successo, anche se aveva già una vaga risposta pronta nella mente.

<< Il lavoro... Mi vogliono in ufficio.... >>
<< ... Oggi...? >>
<< Si... >>
<< Ma... E' domenica! Tu dovresti stare a casa oggi! >>
<< Hai ragione, Sarah... ma... Non posso farci niente... Senti, vado a sentire cosa vogliono, e cerco di tornare il prima possibile. >>

Disse lui, prendendo tra le sue le mani della moglie. Jack, che era seduto sul divano a leggere un fumetto, si avvicinò.

<< Devi andare a lavoro, papà? >>
<< Purtoppo si, caro. Ma torno presto, stai tranquillo. >>
<< Mmmh... D'accordo... >>

Mark prese suo figlio in braccio e gli diede un bacio sulla guancia, mettendo un braccio intorno alle spalle della moglie. Katy ricordò di essersi sentita triste quando aveva appreso la notizia. Ma non era questo che le dava quella sensazione cupa. Quando vide suo padre scendere vestito con la sua divisa da lavoro, giacca e cravatta, e uscire di casa, l'inquietudine aumentò.
Non andare...
Non andare via...
Sta... Per succedere... Qualcosa...

Calò la notte. In casa regnava il silenzio assoluto. Katy notò l'assenza di suo padre. Forse non era ancora tornato dal lavoro. Questa cosa le mise ansia, guardò l'orologio a pendolo nel salotto e quando vide che erano le ventidue passate deglutì. L'unico rumore che si sentiva erano le lancette dell'orologio che scandivano lo scorrere inesorabile del tempo, che nessuno poteva fermare.
Nel salotto vide sua madre Sarah sdraiata sul divano, addormentata. Davanti a lei, il caminetto era ancora acceso, la fiamma ardeva vivacemente e una densa nube di fumo stava venendo fuori dalle braci. Katy si rese conto subito che non era sicuro tenere quel camino acceso mentre sua madre dormiva. E quando piccoli tizzoni ardenti scoppiarono fuori dalla grata di ferro finendo sul tappetto, la bambina sentì una paura profonda trafiggerla. Il tappeto stava bruciando, cominciava a prendere fuoco lentamente.
Katy sentì il terrore scorrere nelle vene. Presa dal panico, cercò di svegliare sua madre. La chiamò, la scosse, le urlò di svegliarsi, ma ovviamente la donna non poteva sentirla, nè avvertirla, visto che Katy era presente solo mentalmente in quel ricordo. Le sembrava di sentire il calore del fuoco che si stava espandendo velocemente in quella stanza.

<< Svegliati! Svegliati! Ti prego!! >>

Il fumo diventava sempre più denso e nero e le fiamme sempre più calde e splendenti. Una buona metà del tappeto era ormai ridotta in cenere e presto il fuoco avrebbe raggiunto il divano, divorandolo insieme a Sarah. Katy gridò, sperando in qualche modo che le sue grida potessero superare il rombare furente dell'incendio e giungere alle orecchie della sua mamma. Si sentiva così impotente nel non poter avvertire la donna del pericolo imminente. Quando le fiamme raggiunsero il divano, Katy non resistette alla visione raccapricciante del corpo carbonizzato di sua madre e scappò verso le scale, salendo al piano superiore. In quel momento, però, si chiese perchè stesse facendo una cosa del genere. Il suo pensiero era rivolto a quel ricordo sconvolgente e al desiderio di tornare alla normalità, ma il suo corpo era diventato improvvisamente pesante, reclutante agli ordini che il cervello impartiva. Le sue gambe la condussero in una stanzetta piena di giocattoli, peluche e una libreria piena di testi scolastici, fumetti e altri libri. La sua stanza.
Cercò Jack con lo sguardo, senza riuscire a trovarlo...
Dov'era?
Qualcosa dentro di lei le diceva che doveva trovarsi lì... Eppure non c'era traccia di lui. L'odore penetrante del fumo arrivò alle sue narici. Era così forte che credette di svenire, e insieme a esso avvertì anche il calore bruciante delle fiamme. Alcuni rumori di oggetti che cadevano ed esplodevano la fecero sobbalzare.
Pensò a sua madre e le lacrime cominiciarono a colare giù dai suoi occhi, perle della sua anima. Morta nel modo più atroce, beatamente addormentata su quel divano che era diventato la sua tomba. Cadde in ginocchio, sconfitta e distrutta, pregando che tutto tornasse normale; pregando che suo padre tornasse e le salvasse la vita...

<< Papà... Papà... Dove sei...? >>

La luce accecante delle fiamme era arrivata velocemente alla porta della sua camera e alcune fiamme avevano cominciato a lacerare la porta.
Era in trappola!
Il ricordo non era più tale, ormai. Quella realtà tremenda era tornata a tormentarla, e lei non poteva fare nulla per evitare di finirvi intrappolata.
Ma non voleva morire di nuovo!
Non voleva!

<< Papà... Aiuto...! PAPA'!!! >>

La porta si spalancò e il bagliore delle fiamme accecò i suoi occhi, ma crearono allo stesso tempo un alone di eterea salvezza. Katy riconobbe subito suo padre sulla soglia, il  fuoco si teneva lontano da lui. Katy si chiese se quella non fosse soltanto una visione dovuta alla disperazione e alla vicinissima presenza della morte, ma poi capì, vedendo suo padre bagnato dalla testa ai piedi. Addosso aveva ancora la divisa da lavoro, giacca e cravatta, forse era appena tornata. Aveva sentito dire che, a causa di una reazione fisica, un oggetto bagnato teneva lontano il fuoco.
Mark corse verso di lei e la prese in braccio. A quel gesto, però, Katy avvertì qualcosa. Le sembrò che la sua personalità si sdoppiasse. Parole che non faceva ancora in tempo a pensare uscivano dalla sua bocca con una strana voce...

<< Papà... La mamma... >>

La sua voce era singhiozzante... Eppure lei aveva smesso di piangere.

<< Si, lo so... Non ti preoccupare... Papà è qui. Ti porto via. >>

Stava zitta, eppure la sua mente urlava.

<< No... No, papà, non me... Jack...  E' lui che devi portare via... Non me... >>

Ma poi si rese conto... Come poteva aver confuso suo figlio con una bambina? Non poteva essere stato così distratto da non riconoscerlo... Ricordò la sensazione di sdoppiamento del corpo che aveva provato poco prima. La sua parte mentale era ancora attaccata al presente, sapeva che tutto ciò che stava accadendo era solo un ricordo, ma la sua parte fisica aveva preso il posto di Jack, il suo corpo era diventato quello di un bambino.
Il suo vero corpo.
Strinse le braccia intorno al collo di suo padre e seguì il suo consiglio di tenersi forte mentre cercavano di scappare da quell'inferno. Uscirono dalla stanzetta e cercarono di percorrere il corridoio ormai ridotto a un cunicolo di fumo e fiamme.

<< Non respirare! >>

Le gridò Mark tappandosi con una mano naso e bocca. Corse tra le fiamme, cercando di arrivare alle scale, ma un enorme pezzo di soffitto bruciò e cadde dall'alto colpendo il volto dell'uomo.
Un urlo raggelante riempì l'aria fumosa.
Katy si paralizzò a quella vista orribile e violenta. Avrebbe voluto urlare, ma la sua voce sembrava essersi gelata per la paura o squagliata per il calore del fuoco. La mano che poco prima copriva solo il naso e la bocca, adesso aveva abbracciato l'intero volto. Il pezzo infuocato aveva colpito in pieno la faccia di Mark, ustionandola in modo tremendo... Anzi... Il calore era così forte che sembrava che il suo viso si stesse.... Squagliando....
 
<<
Non guardarmi, Jack! Non guardarmi! >>

Gli occhi di Katy erano fissi su quella visione e non riuscivano a staccarsi. Era di certo una cosa orribile da vedere, eppure qualcosa la tratteneva dal distogliere lo sguardo, perchè quella scena... La incuriosiva...
La incuriosiva perchè aveva ricordato in che modo Mark, suo padre, era diventato Slender Man...
Ma quel ricordo non era ancora finito, e Katy lo sapeva... Stava per succedere qualcosa di molto peggio.
Mark riprese a correre, tenendo in braccio la bambina e una mano sul volto profondamente ustionato. Tornò indietro, cercando di entrare nuovamente nella stanza di Jack, ma era ormai stata invasa dalle fiamme, era impossibile entrare là dentro, e impossibile cercare di uscire dalla porta principale, perchè le scale erano crollate e il pezzo di soffitto caduto aveva bloccato la strada, e come se non bastasse, l'acqua era ormai evaporata dal suo corpo.
Mark imprecò e corse verso la camera matrimoniale: l'unica stanza che non era ancora stata assaltata dalle fiamme.
Entrarono lì dentro e Mark chiuse la porta. Nessuno dei due osava fiatare in quel momento. Le parole non avrebbero salvato la loro vita. L'uomo si guardò intorno, alla ricerca di qualcosa che potesse tornar loro utile in quella situazione senza uscita. Solo allora, posò la bambina a terra e, distrattamente, tolse la mano dal volto.
Katy lo osservò di nascosto, cercando di nascondere le lacrime.
I suoi occhi si stavano prosciugando lentamente, la sua pelle ustionata stava colando lungo le tempie, e le sue labbra erano contratte in una smorfia di dolore. Presto quella faccia non sarebbe più esistita...
Ad un tratto si fermò, il suo sguardo deformato rivolto a una finestra, la luna splendeva tranquilla e maestosa; l'interno e l'esterno sembravano due mondi diversi.
Katy capì immediatamente il pensiero di Mark e quando questi la prese in braccio nuovamente, lei rimase immobile e muta, senza capire effettivamente se ciò era dovuto alla visione sconcertante del suo volto deformato o al fatto che sapeva già come sarebbe terminata quella storia...

<< Jack, possiamo fuggire... Ti avevo promesso che ti avrei portato via da qui e lo farò! Ora stringiti forte a me e chiudi gli occhi! Non mi lasciare andare per nessuna ragione, d'accordo? >>

Katy annuì, o meglio, il suo vecchio corpo lo fece. Si strinse nuovamente al papà e fece come gli era stato ordinato. Ma Katy stava ancora guardando quella scena, e sapeva che era tutta un'illusione. Non ci sarebbe stata salvezza per loro, neanche nel buttarsi da quella finestra immacolata.

<< Fermati... Fermati! Non farlo... Non sopravvivremo! >>

Ma nessuno, nè Jack nè Mark potevano sentrila gridare la profezia di quello che sarebbe stato il loro futuro. Mark avvolse le proprie braccia intorno al piccolo corpo della bambina e prese la rincorsa verso la finestra.
In quel momento, il tempo si fermò. Tutto sembrava visto da un'altra prospettiva, come quando l'acqua rallenta i movimenti delle persone che sono al suo interno. Un fischio assordante.
Il rumore di un vetro che si frantuma.
I ricordi si susseguirono velocemente davanti ai suoi occhi.
Lo schianto.
Katy si ritrovò lontana dalla casa in fiamme. Alzò la testa e il suo sguardo andò subito a posarsi sui corpi inermi di Mark e Jack ancora abbracciati, ma privi di senso, proprio sotto la casa infuocata.
No...
Alcuni pezzi cominciarono a cadere giù, circondandoli e ben presto tutta la casa crollò in un solo istante... Seppellendoli vivi.

<< Nooooooo!!!!! >>

Il rombo assordante di quella catastrofe aveva avuto l'effetto di assordare il mondo intero. Il fuoco illuminava la notte come brace ardente, consumando la sua famiglia... Anime innocenti e pure, divorate dalle fiamme dell'inferno. Inferno che si era propagato all'intero bosco, bruciando viva l'essenza che risiedeva in quegli alberi alti, maestosi e protettivi, rendendoli infuocati come un tramonto di sangue e incenso. 
Il sapore salato delle lacrime entrò nella piccola bocca di Katy e il suo cuore tremò insieme al suo corpo, l'impotenza incatenò la sua mente e la sua anima.
Perchè...?
Perchè era accaduto tutto questo...?
Perchè a lei...?
Perchè alla sua famiglia...?
Sua madre, Sarah, bella come un angelo, era morta come un fiore che appassisce sotto la neve.
Jack, la vecchia sè stessa, la cui voglia di vivere era stata totalmente troncata.
E suo padre, Mark, condannato per sempre a cercare suo figlio, con la probabile consapevolezza che non lo avrebbe mai trovato.
La luce dell'incendio riempì la notte e permise agli occhi di Katy di abituarsi a una nuova scena. Il luogo era lo stesso. Era giorno, la casa totalmente distrutta, gli alberi del bosco ridotti a neri cadaveri immobili. Sul posto erano accorsi vigili del fuoco, alcuni addetti alla sicurezza e ai soccorsi stavano setacciando la zona, mettendola sotto controllo. I suoi occhi catturarono alcuni portantini che stavano portando via due cadaveri coperti da un velo bianco immacolato. Deglutì, cercando di fermare le lacrime.

<< Avete setacciato l'area? >>
<< Si, signore... >>
<< Mio Dio, che disgrazia... >>

Katy non riusciva a muoversi. Era come se quell'assurda visione l'avesse incatenata al muro invisibile di quel ricordo che non sarebbe mai dovuto esistere. Si sentiva vuota, assente, come un fantasma che guarda il suo cadavere e si rende conto che la sua vita è bruscamente terminata. Il volto pallido era ancora rigato dalle lacrime, la sua voce ghiacciata dentro di lei.

<< Signore! >>

Un addetto alla sicurezza si avvicinò al comandante, e la bambina rimase stupita quando riconobbe James Roosvelt, il poliziotto che era venuto a cercarla. Non era cambiato molto, ma si vedeva che era più giovane rispetto a quando lo aveva incontrato per la prima volta.
Quindi Roosvelt era stato coinvolto anche nel caso che riguardava la sua stessa famiglia...

<< Sembra che sulla scena dell'incidente fosse presente anche un terza persona. >>
<< Che vuoi dire, Roosvelt? >>
<< C'è una macchia di fuliggine grande quanto una persona adulta proprio vicino a dove si trovava il corpo del bambino, ma non c'è nessun altro nè tra le macerie nè al di fuori di esse. >>

Katy sobbalzò. Il comandante guardò stupito il giovane poliziotto e diede ordini di setacciare nuovamente l'area per trovare quella misteriosa terza persona che, forse, era riuscita a scampare all'incendio. Katy non aveva bisogno di investigare ulteriormente. Corse verso il bosco, invisibile agli occhi di tutti coloro che stavano seguendo la sua stessa strada, attraversò gli alberi di cenere, camminò sull'erba senza sentire i suoi passi. Non le importava di essere un fantasma in quel momento, aveva appena avuto la possibile certezza che suo padre fosse ancora vivo, e doveva trovarlo.
Sembrava che tutto fosse congelato nella fredda brezza mattutina. Nessun rumore, nessun movimento. Nulla che lasciasse capire che qualcuno era lì.
Poi, in mezzo agli alberi bruciati, Katy scorse una figura umana ripiegata su se stessa, voltata di spalle, vestita di nero, terribilmente consumata. Tremava e sembrava che stesse piangendo, tenendosi le mani sul volto. Si avvicinò lentamente, studiando ogni particolare di quella persona che Katy conosceva bene. Sentiva flebili gemiti di disperazione e deglutì, respirando profondamente.
 
<< Papà... >>

Come se avesse sentito la sua voce, l'uomo si girò, e Katy sobbalzò alla cruenta visione di quel volto tremendamente sfigurato,ormai inesistente. Delle profonde piaghe bianche facevano capolino su quelli che una volta erano stati i suoi occhi, il suo naso e la sua bocca. La pelle delle mani era ridotta a brandelli, anch'esse pallidissime. Il fuoco aveva consumato il suo corpo rendendolo uno scheletro vivente. E nonostante questo, il suo elegante vestito nero non si era nemmeno sgualcito, anzi, sembrava essersi completamente adattato al suo "nuovo" corpo.

<< Papà... ? >>
<< ... J-Jack... >>

Il cuore di Katy si fermò all'istante. Riusciva a vederla? Riusciva a sentire che era lì?

<< Papà... Sono io... >>
<< Jack... >>

Mark si mise in piedi nella sua incredibile altezza dovuta al calore che aveva deformato il suo corpo in maniera orribile; le braccia magrissime e lunghe arrivavano fino al terreno. Sembrava che egli stesso provasse ribrezzo nel vedere come era stato ridotto e faticava a reggersi in piedi. Katy mosse qualche passo verso di lui, allungando istintivamente una mano.
Sembrava che si stessero venendo incontro e quando Katy stette per afferrare la sua mano... Questa la trapassò come fosse vento. Mark ignorò totalmente la sua presenza e la oltrepassò completamente, tirando dritto. La bambina si voltò verso il padre che si stava lentamente allontanando da lei. Pensò subito che stesse tornando a casa, forse per cercare Jack, ma lì c'era la polizia! Non erano ancora pronti a una visione del genere, lo avrebbero ucciso! Lo seguì e gridò il suo nome, sperando che potesse sentirla, ma era ovvio che non era così.
Mark continuò ad avanzare a grandi passi finchè non arrivò al limite del bosco. Katy si fermò insieme a lui. L'uomo sembrava essere rimasto paralizzato dalla visione della sua casa ormai distrutta, sua moglie morta davanti ai suoi occhi, e suo figlio...
Dov'era suo figlio?
Era con lui quando era svenuto, perchè non era lì?

<< Jack... >>

Alcuni poliziotti stavano esplorando la zona e Mark si ritirò per non farsi vedere, forse consapevole del suo aspetto attuale. Non poteva aspettare che quelle persone se ne andassero. Doveva trovare suo figlio.
Si mise in cammino, facendo attenzione a non uscire dal bosco, vagando come un fantasma alla ricerca dell'eterno riposo. Katy non riusciva ad accettare tutto quello che aveva visto. Era così crudele!
Suo padre era stato ridotto a un essere mostruoso, ben diverso dal bell'uomo dagli occhi di caldo ghiaccio, i capelli d'ebano e la gentilezza tipica di un padre e marito che in realtà era. Lo seguì, cercando di stargli dietro, i suoi passi erano ormai il doppio di quelli di un semplice uomo. Arrivarono nei pressi di un vecchio parco giochi, che Katy riconobbe come quello in cui sua nonna la portava a giocare quando era più piccola. C'erano molti bambini quel giorno. Mark si era fermato a guardarli, come incantato e allo stesso tempo speranzoso.
Sperava forse di trovare Jack in mezzo a quei bambini?
Alcuni genitori con i loro figli scattavano fotografie a questi e al bosco. Mark li osservava, sembrava malinconico. Katy avrebbe dato qualsiasi cosa per rivedere i suoi occhi.

<< Jack... >>

La sua voce flebile echeggiava come un pianto, mentre continuava a ripetere ossessivamente il nome di suo figlio. Katy avrebbe tanto voluto prendergli la mano, rassicurarlo, fargli sapere che era lì vicino a lui proprio in quell'istante.
All'improvviso, quello che sembrava il pianto di un bambino, vizioso e insopportabile, cominciò a risuonare proprio vicino Mark, il quale si voltò e abbassò lo sguardo per incrociare quello spaventato e piangente del piccolo ai suoi piedi. Katy non l'aveva visto arrivare, e si chiese subito perchè stesse strillando in quel modo. Mark si abbassò quanto poteva per arrivare con il viso all'altezza del bambino e quando provò a toccarlo, questo urlò ancora di più. E sia Katy che Mark compresero il motivo per cui quel bambino stava piangendo...
Aveva paura di Mark.
Aveva paura di quello scheletro incredibilmente alto, senza volto e vestito di nero.

<< No... No... Smettila. Smetti di piangere... Non avere paura... >>

Quel bambino ovviamente, al sentire quella voce profonda e misteriosa, strillò in modo assordante.

<< Smettila... Ehi, basta... Non ti faccio niente! >>

Mark era visibilmente impacciato. Quelle grida avrebbero presto attirato l'attenzione di tutti i presenti, e sarebbe stato disastroso. Katy cominciava ad essere veramente infastidita da quella reazione. Ignorava il motivo, ma pensò che fosse dovuto al fatto che nessuno aveva diritto di trattare suo padre come un mostro, nonostante, effetivamente, lo fosse diventato.

<< Smettila! Ti ho detto di smetterla! >>

Fu un attimo.
Le urla del piccolo cessarono immediatamente con un colpo secco.
Un disgustoso rumore di membra spezzate e trafitte uccisero le orecchie di Katy e i suoi occhi furono costretti ad assistere al primo omicidio di Slender Man.
Un tentacolo spuntato dalla schiena di Mark era stato piantato nel cuore del bambino. Alcune gocce di sangue cremisi cominciarono a colare dal fosso che si era aperto nel suo corpo e dalla sua bocca.
Le tracce delle lacrime dipinte sul suo volto sarebbero rimaste cristallizzate per sempre.
E quegli occhi cristallini avevano ancora il terrore congelato al loro interno. Terrore che sarebbe rimasto scolpito nel suo cadavere in eterno.
Katy rimase paralizzata da quello che era successo. Avrebbe voluto gridare, ma la voce le si era congelata in gola.
Anche Mark sembrava sorpreso e spaventato da ciò che aveva appena fatto. Ritirò velocemente il tentacolo e prese tra le mani il corpo del piccolo, sussurrando frasi sconnesse.

<< Oddio... Oddio... Che cosa... Ho... Fatto...? >>

Alcune persone, incuriosite dalle grida, si stavano avvicinando al bosco. Mark corse via con il corpo del bambino e Katy lo seguì. Più si allontanavano, più le grida di una donna si facevano forti. Doveva essere la madre del bambino.
Katy provò una forte fitta, come un pugno allo stomaco.
Le prime vittime di Slender Man...
La prima madre a provare il dolore della scomparsa di suo figlio...
Ritornati nelle profondità del bosco, Mark pose per terra il piccolo cadavere, guardandolo come se tutto fosse soltanto un brutto sogno. Sembrava che stesse piangendo, pentito per ciò che aveva fatto.
Poi, forse resosi conto del modo in cui aveva ucciso, seppur involontariamente, il piccino, l'uomo si guardò le spalle.
Da dove venivano quei tantacoli?
Come aveva fatto a trovarseli addosso?
Posò nuovamente lo sguardo inesistente sul bambino. Gli occhi aperti di lui sembravano fissarlo, chiedendo perchè...
Risvegliatosi in una vita che non era la sua, Mark si ritrovò a camminare da solo nel bosco, fino ad arrivare al lago. Quando fu vicino alla riva, si specchiò nell'acqua cristallina, sussultando, e capì all'istante il motivo per cui quel bambino aveva cominciato a piangere quando lo aveva visto.
Passò le lunghe dita scheletriche sul suo volto che ormai non esisteva più, sfiorò le piaghe dovute all'ustione, guardò le sue mani pallide e cadaveriche, toccò i punti in cui avrebbero dovuto esserci i suoi occhi, il naso e la bocca, ormai scomparsi.
Era diventato un mostro.
Aveva perso ogni cosa...
La sua casa. Sua moglie. La sua faccia.
Ma suo figlio...
Suo figlio era scomparso.
Non poteva essere morto anche lui. Non voleva crederci.
No.
Gli aveva fatto una promessa.
Doveva trovarlo.
Si rimise in piedi, sistemandosi la cravatta, e tornò all'interno del bosco, mimetizzandosi con la nebbia e con gli alberi.
Katy lo guardò allontanarsi. Non provò a seguirlo, era come se i suoi piedi fossero incollati al suolo. Istintivamente alzò una mano nella sua direzione, come se potesse fermarlo e riportarlo da lei.

<< Papà... >>

L'ultima scena di quel ricordo fu la vista di suo padre, ormai divenuto Slender Man, il mostro senz'anima, rapitore di bambini, che si mimetizzava tra gli alberi.
Un fumo etereo offrì il cambiamento del ricordo. Una stanza bianca apparve davanti gli occhi di smeraldo della bambina. Si udivano delle voci soffuse, e quello che sembrava il pianto di un neonato.
Katy avanzò lentamente, superando una tendina immacolata e scoprendo dall'altro lato di questa Madison, sdraiata su un lettino con in mano un fagotto, e Isaac che teneva un braccio intorno alle spalle della moglie.
Entarmbi sorridevano guardando quel fagotto, sembravano molto felici.

<< E' una bellissima bambina! >>
<< Che occhi luminosi che ha! >>
<< Hai sentito della tragedia che è successa ieri? >>
<< Si. Che disgrazia. Un incendio del genere... Non mi stupisco che siano morti... >>
<< Insomma, basta parlare di queste cose! Oggi è un giorno di festa! Allora, come la chiamiamo? >>

Chiese un'infermiera, avvicinandosi alla coppia.

<< Katy. >>

Bianco.
Vapore etereo.
Katy riaprì gli occhi. Davanti a lei c'era il lago, il prato verde come i suoi occhi, gli alberi del bosco che offrivano una protezione sicura. Dietro di lei Slender Man la guardava, e quando lei si girò per ricambiare lo sguardo, lui le accarezzò una guancia. Aveva ricordato tutto.
Troppo poco, poichè la sua vita era stata brutalmente interrotta all'età di soli nove anni.
Aveva visto il sorgere della leggenda di Slender Man... Suo padre sarebbe presto diventato il famoso e terrificante rapitore di bambini senza volto e senza cuore.
Ma ora che aveva ricordato, lui non era più lo Slender Man.
Era suo padre.
Il suo volto era tornato quello del papà che avrebbe sempre desiderato e che finalmente l'aveva trovata.
Vedeva i capelli d'ebano, gli occhi azzurri, il naso e la bocca erano di nuovo al loro posto.
E inoltre, aveva avuto la prova che ciò che sua nonna le aveva rivelato non era una semplice storia.
Da quanto aveva appreso nel suo ricordo ritrovato, Katy era nata esattamente il giorno dopo l'incidente, e quindi il giorno dopo la morte di Jack.
Non poteva essere una coincidenza. Aveva visto la vecchia se stessa nel corpo di un bambino in quei ricordi, ma se avessero fatto parte della stessa famiglia sarebbero di certo stati considerati gemelli.
Però...
Katy sapeva che l'immagine di quel bambino massacrato l'avrebbe tormentata fino al resto dei suoi giorni.
Lui la lesse nel pensiero e appoggiò la fronte sulla sua.
Avrebbe voluto dire qualcos'altro. Avrebbe voluto dire che era felicissima di aver ritrovato suo padre. Ma tutto ciò che riuscì a dire fu soltanto...

<< ... Quanti altri bambini hai ucciso... ? >>

Chiese con le lacrime agli occhi.

<< Non lo so... Non me lo ricordo... >>

Katy sgranò gli occhi al suono della voce di suo padre. Non si aspettava una risposta vera e propria, eppure aveva sentito la sua voce.
Proprio come il loro primo incontro.
Qualcosa doveva essere scattato quella notte; qualcosa che le aveva dato la possibilità di sentire e riconoscere incosciamente la voce di suo padre.

<< E' finita ora... Finalmente ti ho trovato... >>
<< Prometti che non farai più del male a nessuno... >>
<< Lo prometto... >>

Katy non aveva dubbi sul suo perdono. Era stata una cosa davvero grave quella che era successo in quegli anni di ricerca e perdita. Ma aveva ritrovato suo padre. La loro famiglia si era riunita. Aveva ritrovato se stessa, e non avrebbe mai più lasciato che si perdesse di nuovo.
Abbracciò il suo papà con tutto l'amore possibile, rimediando al freddo e all'abbandono di tutti quegli anni.

<< Grazie per avermi continuato a cercare... >>

______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Dio santo! Ce l'ho fatta!! Ok, siamo quasi arrivati alla fine della storia.
Mancano solo un paio di capitoli!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno lasciato una recensione, hanno inserito la mia storia, tra le preferite, le ricordate e le seguite! <3
( Siete sempre di più e io vi ringrazio di cuore! )

Ah... Piccolo P.s: https://www.youtube.com/watch?v=bxXSGspHQbI    A partire dal minuto 3:26
La voce di Slender Man suonerebbe tipo... Così!!!

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Capitolo 15
*** Punti Dolenti ***


Punti Dolenti
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Dopo quello che era successo, James Roosvelt, Jane Allison e Walter Reiligh avevano deciso di riunirsi privatamente per approfondire la situazione di quel particolare caso, essendo state le persone coinvolte maggiormente in quest'ultimo. Sul grande tavolo di vetro erano disposte in ordine foto segnaletiche, fogli che trattavano del caso e anche di tutti quelli collegati a esso, e ricerche sullo Slender Man. Il più importante obiettivo di quell'indagine era scoprire cosa avesse portato Katy a tornare dal mostro senza volto durante la sua fuga.
Non avevano dubbi sul fatto che, se l'avessero ritrovata, sarebbe stata ancora viva. Avevano compreso che il legame sbocciato tra lo Slender Man e la bambina era certamente più forte e diverso da qualsiasi altro rapporto tra rapitori e vittime, ma non riuscivano a chiarire quel mistero. Naturalmente avevano già avvertito i genitori di Katy che, ovviamente, si erano infuriati e avevano insultato le capacità delle forze dell'ordine. Fortunatamente, erano riusciti a evitare un forzato incontro con i due, che sarebbe di sicuro risultato disastroso. C'erano troppi misteri in quel caso e andava fatta luce su questi. Jane Allison si alzò in piedi e cominciò a girare per la stanza, commentando la faccenda.

<< Allora... Riassumiamo il caso: Katy Hudson, 9 anni, figlia di Madison e Isaac Hudson, il 10 Novembre scompare, divenendo un'altra vittima delle misteriose sparizioni che sono successe in questi anni. A eccezione di tutti i bambini scomparsi e mai ritrovati, Katy viene invece ritrovata e portata a casa sana e salva dopo tre settimane. >>
<< Ma qualcosa è cambiato in Katy. I genitori notano che non è più la stessa e credono che la bambina possa essere rimasta profondamente turbata da questa esperienza. >>

Aggiunse James Roosvelt, battendo le dita sulla superficie di vetro del tavolo.

<< Così decidono di mandarla da uno psichiatra infantile: Michael Needles, amico del padre. Ma si scopre che questo tizio è un dannato pedofilo e cerca di violentare Katy, che, però, riesce a fuggire e... Ritorna nella foresta... >>

Completò Reiligh con un sonoro sbuffo. La psicologa si fermò, poggiando le mani sul tavolo.

<< Ecco, questo è il punto. Perchè Katy, invece di scappare a casa, o chiamare aiuto, ha deciso di ritornare nella foresta? Sicuramente il suo desiderio principale era quello di tornare dallo Slender Man. Perchè? >>

I tre si guardarono sospirando, aspettando che qualcuno rompesse il silenzio. Jane riprese a parlare.

<< Da esperta psicologa quale sono, posso dire tranquillamente che quando i bambini si trovano in situazioni simili a quella in cui si è trovata Katy, per esempio durante una fuga da un rapitore, il primo pensiero che la loro mente focalizza è l'ambiente familiare; desiderano trovarsi a casa, con la madre e il padre. Quindi si dirigono quasi sempre verso casa, dove saranno al sicuro. >>
<< Ma questo, evidentemente, non rientra nel caso di Katy... >>
<< Già... Questa è una cosa a dir poco incredibile. Non sappiamo a cosa sia dovuto, ma sta di fatto che Katy, durante la sua fuga, ha focalizzato come ambiente familiare, non la sua casa, ma il bosco. Non i suoi genitori, ma lo Slender Man... >>
<< Non potrebbe semplicemente essere stato lo spavento? Magari la piccola ha pensato di tagliare per il bosco, o di nascondersi lì... >>

Intervenne Reiligh. Jane e James lo guardarono come se avesse raccontato una squallida barzelletta.

<< Cioè, Walter, secondo te, una bambina che è stata rapita dallo Slender Man, che ti rammendo, abita nel bosco, torna in quell'ambiente per sfuggire a un pedofilo... Per sbaglio? Perchè avrebbe pensato di arrivare a casa più facilmente?  >>
<< Bè... >>
<< Walter, non può essere successo questo! Nessuna persona sana di mente si addentrerebbe nuovamente in un bosco dopo essere stata tenuta in ostaggio da uno scheletro senza faccia, in giacca e cravatta! >>

Esplose Jane Allison, visibilmente infastidita dalla leggerezza con cui il collega prendeva la situazione. Reiligh roteò gli occhi, poggiò il mento sulla mano e decise di tacere. James Roosvelt scosse la testa, cercando di trattenere una risatina. Poi prese alcuni fascicoli che riguardavano lo Slender Man, lesse qualcosa su di esso e infine fece una considerazione.

<< Credo che dovremmo capire meglio chi è questo Slender Man... >>

I due poliziotti lo guardarono prestando attenzione.

<< Finora abbiamo dato per scontato che Slender Man sia una specie di pedofilo, o comunque un mostro, senza volto, vestito in modo elegante, che da la caccia ai bambini... Ma non ci siamo mai preoccupati di sapere perchè fa questo. Non abbiamo mai approfondito questa sua ossessione per i bambini. >>
<< Ora che mi ci fai pensare... >>
<< Cristo Santo! Siamo diventati dei Ghost Busters! >>

Senza dar retta a quel commento, James Roosvelt e la psicologa uscirono dalla stanza per indagare ulteriormente sulla leggenda dello Slender Man. Il poliziotto era convinto che dovesse esserci uno sfondo riguardo al rapporto tra Katy e lo Slender Man, e un sicuro legame con la mania del mostro di rapire e far sparire nel nulla gli infanti. E per svelare questo mistero, non restava che indagare fino in fondo a quella leggenda; per scoprire il motivo del comportamento di qualcuno era necessario scavare nella sua storia, e questo era il loro nuovo compito: rimettere alla luce la vera storia dello Slender Man.
Le ore passarono inarrestabili, il giorno si trasformò in notte e il sole in luna. Nella centrale regnava ormai il silenzio, a romperlo i pochi che erano rimasti nell'edificio per il turno notturno.
James, Walter e Jane erano tra questi. Erano rimasti in ufficio per tutto il giorno, cercando su internet le informazioni di cui necessitavano, senza successo. A volte credevano di essere finalmente arrivati alla verità, ma puntualmente la veridicità sulle origini dello Slender Man si rivelava infondata.
James Roosvelt sentiva gli occhi bruciare come tizzoni ardenti a causa della luce accecante del computer davanti cui era seduto da ore, insieme al sonno che cercava di tentarlo più volte. Buttò un'occhiata all'orario in basso a destra dello schermo del PC: mezzanotte.
Non aveva nemmeno avvertito sua moglie che non sarebbe rientrato quella sera, anche se immaginava che lo avesse già capito da sola.
Avrebbe comunque dovuto avvertire, nonostante fosse già preparato a una giusta sfuriata. Per la prima volta, comprese la preoccupazione della moglie. In fondo, il suo lavoro consisteva nello stare ogni giorno faccia a faccia con il crimine, e anche se amava il suo mestiere, non si poteva dire che non fosse pericoloso. La sua mente focalizzò il giorno in cui aveva avuto la pessima idea di addentrarsi nel bosco da solo a cercare Katy.
Ricordò la strana senzazione che aveva provato. Era come se avesse visto qualcun'altro al suo posto, era stato come se non fosse stato lui quello che stava per morire. Eppure era stato proprio egli stesso a trovarsi in quella situazione, e aveva rischiato di non tornare mai più dalla sua famiglia.
Prese il cellulare e digitò il numero di casa. Si stupì per la velocità con cui sua moglie rispose.

<< Pronto, James! >>
<< Ciao, Lauren... >>
<< "Ciao, Lauren"?! E' mezzanotte, in uno di quei giorn in cui saresti dovuto rientrare a casa per cena e tu mi dici solo "Ciao, Lauren"?! >>
<< Si, scusa, è che ho avuto tanto da fare e ho perso la cognizione del tempo... >>

Dall'altro capo del telefono si sentì un sospiro.

<< Lauren...? >>
<< Si, sono qui. >>
<< Sei arrabbiata? >>
<< ... No... Ma lo sai che voglio che mi avvisi quando fai tardi, lo sai che mi preoccupo... >>
<< Hai ragione, ma è il mio lavoro... Anche se ultimamente ha deciso di farmi diventare un indagatore del paranormale più che un poliziotto. >>
<< Ti riferisci al caso di quell'uomo senza viso che rapisce i bambini? >>
<< Si, hai presente la bambina che era stata ritrovata? Ecco, cercando di scappare da un pedofilo, è tornata di nuovo nel bosco, che è l'ambiente in cui vive quest'uomo. >>
<< E perchè? >>
<< E' questo il punto, non lo so. La mia collega pensa che sia dovuto al classico legame tra rapitore e vittima, ma questo è un caso abbastanza particolare... Sono parecchio confuso... >>
<< Bè, in effetti... E' strano. Forse perchè i bambini sono più ingenui. Può darsi che lei si sia affezzionata particolarmente a questo "mostro" e che il mostro in questione non sia poi così cattivo come pensi. >>
<< Ci ho pensato... Ma voglio capire quale rapporto si è venuto a creare tra loro. Non è uno di quei tanti rapporti rapitore-vittima... E' qualcosa di più... Qualcosa che ha spinto la piccola a tornare da lui perchè sapeva che sarebbe stata al sicuro... >>
<< Io indagherei sul passato di quest'uomo. Forse, più che la bambina, è lui che non può fare a meno di lei... >>
<< Ho pensato anche a questo, ecco perchè mi sono soffermato a lavoro. Proprio adesso sto cercando possibili informazioni sulla storia di questo Slender Man, ma quelle che ho trovato sono tutte bagianate. >>

Quella discussione aveva preso una strana piega. Sembrava che entrambi fossero due poliziotti a discutere di quel caso, quando la vera ragione per cui l'agente aveva chiamato era per avvertire semplicemente la moglie del fatto che non sarebbe rientrato a casa quella sera. Mentre parlava al telefono, Roosvelt continuava a fare ricerche quando qualcosa attirò la sua attenzione. Nei sottotitoli dei risultati ottenuti lesse le parole: "... Bambino morto in un incendio...".
Qualcosa scattò nel suo cervello.
Fu come un flash, un ricordo confuso.
Controllò il titolo del risultato e quando constatò che si trattava di una delle tanti versioni della storia dello Slender Man decise di controllare.

<< Lauren, credo di aver scoperto qualcosa. Ci sentiamo domattina. >>

Senza aspettare la risposta della moglie, chiuse la telefonata. Si sentì nuovamente sveglio, come se una forte scarica elettrica gli avesse trapassato il cervello, facendo attivare qualcosa che fino a quel momento era rimasto sepolto sotto la polvere del passato, come un orologio che era stato fermo per molto tempo, ma che grazie a una chiave di volta aveva nuovamente ripreso a funzionare.
La prima parte era una vera e propria descrizione dello Slender Man, le sue caratteristiche, il suo aspetto e presunti poteri. Ma fu la parte in cui veniva raccontata la sua storia a render sempre più attiva la mente dell'agente.
E più leggeva quel che aveva trovato, più i suoi ricordi si illuminavano e diventavano più chiari.

Si crede che lo Slender Man fosse, anticamente, il padre di un bambino morto in un incendio, e che, nel tentativo di salvarlo, il fuoco gli abbia sfigurato il volto                  (Ecco perchè è privo di tratti facciali)
Da allora questo presunto padre vaga alla ricerca del suo bambino.

Quello che lesse fu più che soddisfacente. Stampò il file e uscì di corsa dalla stanza per dirigersi al piano superiore: il reparto dei casi archiviati. Ce n'era uno tra quelli che pur essendo stato sospeso e archiviato non aveva mai smesso di tormentarlo.
Una volta lì, si rivolse al collega che presiedeva il piano quella notte.

<< Nigel, mi servono tutti i fascicoli di casi riguardanti bambini deceduti a causa di incendi nel periodo tra gli anni 80 e gli anni 90. Fai in fretta, per favore. E' urgente. >>

L'agente fece il saluto militare e corse nella sala degli archivi. Nel frattempo, James contattò via radio i due colleghi, chiedendo di vedersi tra un'ora nella sala riunioni. Dopo circa mezz'ora, il custode degli archivi tornò con una decina di fascicoli. Roosvelt li controllò tutti sul posto. Sapeva che doveva essercene uno che gli interessava particolarmente. Scartò i primi cinque che riguardavano casi completamente risolti e passò all'altro gruppo.
Il primo riguardava un caso di incendio doloso di cui il colpevole era stato arrestato, il secondo trattava un incendio boschivo in cui erano morti delle guardie forestali insieme a un ragazzino, e il terzo...
Lo afferrò e corse giù, lasciando in disordine tutti gli altri fascicoli con gran disappunto del collega. Anticipò la riunione con Jane e Walter e si procurò tre caffè prima di cominciare. Una volta in sala, James chiuse la porta e sbattè il fascicolo sul tavolo di vetro, insieme al file che aveva stampato, sotto lo sguardo interrogativo e interessato degli altri due colleghi.

<< Questo è un caso a cui ho partecipato esattamente nove anni fa. Nonostante sia stato archiviato, non è stato pienamente risolto. Si tratta di un incendio scoppiato in una casa in periferia in cui persero la vita una madre e suo figlio di nove anni, rispettivamente Sarah Wigler e Jack Hadley. L'incendio è stato archiviato come incidente. Vicino al corpo carbonizzato del bambino, però, c'era anche una macchia di fuliggine dalle dimensioni di una persona adulta. >>

La notizia catturò maggiormente la psicologa e il poliziotto.

<< Probabilmente, sul luogo dell'incidente era presente anche una terza persona. E non avevo torto. >>

Roosvelt prese dal fascicolo una foto di un uomo giovane, dai capelli neri e gli occhi celesti.

<< Dal giorno dell'incidente, Mark Hadley, padre di Jack e marito di Sarah, è scomparso nel nulla. >>
<< Aspetta un momento... Hai detto che la macchia di fuliggine è stata ritrovata vicino al corpo del bambino? >>

Chiese Jane Allison, guardando la foto. James allungò il documento stampato e sorseggiò il suo caffè.

<< Per ulteriori chiarimenti, vi consiglio di leggere questo. >>

Seguirono il suo consiglio e cominciarono a leggere il foglio. Il giovane agente premise che non era sicuro dell'attendiblità della fonte da cui aveva ricavato quella notizia. La loro espressione diventava sempre più sconcertata mano a mano che leggevano il documento. 

<< Woah, woah! Freniamo! Quindi Mark Hadley sarebbe lo Slender Man?! >>
<< Molto probabilmente si. >>
<< Ma certo, è chiaro! Mark Hadley trova la sua casa in fiamme, vede sua moglie e capisce che per lei è troppo tardi, ma il figlio urla e lui comprende che è ancora vivo e tenta di salvarlo. Probabilmente riesce a raggiungerlo, ma nel tentativo di fuggire si ustiona al volto. Ma non può permettere che il figlio muoia insieme a lui, così cercano nuovamente di uscire dalla casa in fiamme... Senza successo... >>
<< Ma il giorno dopo, durante l'ispezione, vengono ritrovati soltanto i corpi di Sarah e di Jack. Nessuna traccia di Mark. >>
<< Probabilmente, ricorda che suo figlio si trovava insieme a lui al momento della morte e adesso lo sta cercando... >>
<< Ma quindi lo Slender Man è vivo o è morto? >>

Quella domanda ebbe la capacità di far scendere nella stanza un silenzio assordante. Nessuno dei tre sapeva come rispondere a quella domanda. Le circostanze della sparizione dell'uomo poteva voler dire che fosse ancora vivo. Però l'aspetto stesso dello Slender Man lasciava intendere il contrario. Jane finì di bere il suo caffè, premette i polpastrelli sulle palpebre per riprendersi dal sonno e riprese a parlare.

<< D'accordo. Almeno abbiamo capito perchè lo Slender Man fa quel che fa. Torniamo a Katy... Cos'ha di speciale questa bambina? E' l'unica ad essere stata ritrovata ancora viva sebbene sia stata rapita dal mostro, e l'unica che è tornata da lui durante la fuga da un pedofilo. Ora, resta da chiarire se davvero il legame tra Katy e lo Slender Man è leggermente più forte degli altri, o se effettivamente c'e dell'altro. >>

James Roosvelt si sedette nuovamente al tavolo, finì il suo caffè e riprese in mano il fascicolo del caso che aveva rivelato loro chi fosse lo Slender Man, ma non era ancora finita; rimaneva da risolvere il mistero di Katy. Nel fascicolo era presente il cronologio di Jack Hadley, la più giovane vittima dell'incendio. Era davvero un bel bambino. I capelli biondo cenere tagliati regolarmente, con un grande ciuffo davanti, ma erano gli occhi la sua caratteristica più affascinante: grandi e lucenti di un bel colore verde smeraldo. Era davvero un peccato che la sua vita fosse stata troncata così presto...
Poggiò il fascicolo sul tavolo, vicino a una foto segnaletica di Katy. Anche lei era una bambina bellissima, ma a differenza di Jack, i suoi occhi emanavano una perpetua malinconia.

<< ...? >>

All'improvviso notò qualcosa in quelle due foto. Le prese in mano entrambe e le avvicinò al viso, studiandole con la massima cura. La sua personalità si isolò. Le voci di Jane e Walter risuonavano come echi lontane. C'era un particolare che aveva attirato una parte inconscia della sua mente in quelle fotografie. Passò lo sguardo da una foto all'altra.
Jack e Katy.
Katy e Jack.
I capelli, il volto, gli occhi...
Gli occhi!
Quei due bambini avevano esattamente gli stessi occhi. Ma non era solo quello. La cosa che più lo aveva colpito era stata l'incredibile somiglianza tra i due. Una somiglianza assolutamente certa. Scattò in piedi sotto lo sguardo incuriosito della psicologa e del collega e sventolò le foto davanti a loro.

<< Voglio sapere se Mark Hadley aveva una figlia! >>
<< Cosa? >>
<< Indaghiamo più a fondo sul passato di quest'uomo! Devo sapere se la famiglia Hadley aveva un'altra figlia oltre a Jack. >>
<< Scusa, perchè quest'ordine improvviso? >>
<< Guardate queste foto. Non notate niente? >>

Allison e Reiligh presero le foto e le studiarono attentamente, rendendosi conto della somiglianza che c'era tra i due bambini. Walter imprecò meravigliato e frustrato allo stesso tempo, mentre la psicologa sgranò gli occhi, essendo rimasta a bocca aperta. Poi riguadagnò il suo aspetto da professionista e senza ulteriore indugio, uscì dalla stanza seguita dal collega, mentre James Roosvelt si diresse nuovamente al piano superiore.
Nonostante la notte fosse più buia e tentatrice del solito, i passi avanti che erano stati fatti nel caso avevano funzionato più del caffè per i tre agenti di polizia. L'adrenalina, la curiosità e la volontà di chiudere il mistero una volta per tutte aveva dato loro l'energia necessaria per affrontare l'oscurità del cielo nero.
Purtroppo, videro il sorgere dell'alba senza successo. Avevano indagato a fondo dulla vita di Mark Hadley e sulle origini di Katy, eppure non erano riusciti a ricavare niente di nuovo. Quando Jane Allison si presentò nello studio di Roosvelt, rivelò la semplice verità.

<< James, abbiamo preso un granchio. Tra le famiglie Hadley e Hudson non c'è assolutamente alcuna parentela. >>
<< Ne sei sicura? >>
<< Si. Non c'è niente che noi non sappiamo. Katy appartiene alla propria famiglia e Jack alla sua. Mark Hadley e sua moglie non hanno avuto altri figli... Credo che non ne abbiano avuto il tempo... >>

James sospirò deluso, portandosi una mano al volto.

<< Com'è possibile? Eppure tra i due c'è una spaventosa somiglianza... >>
<< Bè, non è una gran notizia che due persone si assomiglino... >>
<< Si, ma hai visto quei due bambini? La somiglianza è enorme! Se non fossero due persone diverse si potrebbe dire che siano gemelli! >>
<< ... >>

La donna si spostò un ciuffo di capelli dal volto e si schiarì la voce. Non aveva mai messo in dubbio le capacità del collega, che in tutta la centrale era considerto il miglior agente tra tutti, nè tantomeno la similitudine tra Katy e Jack che era davvero impressionante. Ma era ovvio che quella storia non potesse concludersi così facilemente, e lei, durante le ricerche senza risultati, aveva formulato un pensiero più che bizzarro, tremendamente esoterico...
Si era ben vista dal parlarne, soprattutto in presenza del collega Walter, ma dopo essere stata testimone dell'esistenza di una leggenda come lo Slender Man e aver scoperto che questi, prima di divenire un mostro senza volto, era stato un comune uomo, forse era arrivato il momento di dar voce ai suoi pensieri. E non c'era persona migliore a cui parlarne se non James Roosvelt, il quale si era trovto faccia a faccia con lo Slender Man, rischiando addirittura di rimanervi ucciso.
Prese fiato e puntò lo sguardo su di lui.

<< Senti, James... Io ho riflettuto su quello che abbiamo scoperto e sul caso che abbiamo condotto fino adesso. Siamo arrivati ad scontrarci con qualcosa di molto più grande di noi, e sono arrivata a pensare che questo mistero non possa avere una spiegazione logica... >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Pensaci un momento, da quando abbiamo cominciato a lavorare sul caso dei bambini scomparsi non siamo mai riusciti a dare nè una spiegazione nè un colpevole da consegnare al giudice, e per ironia della sorte, a causa di questo qualcuno comincia a mettere in giro voci che parlano di un mostro senza volto, in giacca e cravatta che rapisce i bambini. Noi, da poliziotti quali siamo, non crediamo a questa leggenda. Eppure, grazie a un ignobile scherzo del destino, Katy scompare e ci porta testimoniare che il solo e unico colpevole di queste sparizioni e proprio lo Slender Man. >>
<< E allora? >>
<< Allora nessun colpevole, nessuna logica in tutta l'indagine, soltanto la certezza che una leggenda altro non è che pura verità. E come se non bastasse, per completare il quadro del paranormale, adesso salta fuori che il mostro un tempo era un comune uomo che per salvare suo figlio perde quasi la vita in un incendio e, come ogni storia di fantasmi, non si arrende all'idea che sia morto e lo cerca... James, niente di tutto questo si può spiegare con logicità, abbiamo abbandonato quella strada già da tempo, ormai.  >>
<< Dove vuoi arrivare? >>

Jane sospirò, chiuse gli occhi per un momento e li riaprì.

<< James, non c'è più nessuna spiegazione plausibile in tutta questa storia. Dobbiamo accettare le cose per come stanno. Katy non ha nessun rapporto con la famiglia scomparsa di Mark Hadley, eppure somiglia tremendamente al figlio che costui ha perduto. E tra i bambini che in tutti questi anni sono scomparsi a causa di quella bestia, Katy è l'unica a sopravvivere, non per sua volontà, ma per quella di Slender Man. Non ti dice niente? >>

Il giovane agente passò lo sguardo accigliato da Jane al pavimento, dal pavimento a Jane. Socchiuse le labbra in un gesto di lenta comprensione, mentre un barlume risplendeva nella sua mente. Le risposte a quegli anni di domande sembravano essergli passate davanti così velocemente da sembrare terribilmente confuse. Si appoggiò sulla scrivania di mogano, senza alzare lo sguardo sulla collega. Non aveva il coraggio di farle vedere quanto era stato stolto a cercare una soluzione nella vita reale, lasciando così che tutte quelle piccole vittime venissero trasformate in fantasmi delicati e freddi come la neve.
Tutti tranne una....
Intorno alla quale ruotava il mistero della sua sopravvivenza alla coltre gelida della terra.
E ora tutto aveva senso.

<< Mio dio, Jane... >>


Il rumore soffuso dell'automobile non poteva competere con la voce assordante e confusa dei pensieri. Non una parola volava all'interno della vettura. Il lavoro di James Roosvelt e dei suoi colleghi era quello di avvertire la famiglia di Katy di quello che era successo e della rivelazione del caso, ma il poliziotto aveva la strana sensazione di stare commettendo un grande sbaglio. Conoscendo i genitori della bambina, immaginava quali potessero essere le loro reazioni e ciò non contribuiva a farlo stare più tranquillo. Lo stomaco sembrava contorcersi, le sue dita si stringevano nervosamente sul manico dello sportello, i suoi occhi osservavano un punto inarrestabile della strada che li avvicinava sempre di più a quella famiglia ossessiva. Jane Allison, alla guida, a volte spostava lo sguardo vitreo dalla strada al collega a fianco a lei. Non aveva bisogno di immaginare i suoi pensieri. Erano esattamente gli stessi che provava lei. Ai fianchi dell'auto che faceva loro da scudo, il bosco si estendeva infinito. Che Katy e Slender Man fossero nei paraggi? Probabile e da escludere.
Ormai che avevano compreso la verità, erano sicuri di essere stati preceduti dalla mente sveglia della bambina dagli occhi di smeraldo. Per lei non ci sarebbe stato motivo di tornare da Slender Man se non avesse già capito tutto. Nessun normale bambino lo farebbe.
Ma Katy non era una normale bambina.
Katy era molto di più di un fragile corpicino tenuto in riga dalle mani di quelli che tutti credevano fossero i suoi genitori.
Katy era l'incarnazione della verità e dell'incredibile, della bellezza e del mistero, della bontà e dell'ostinazione.
E il suo gesto era stranamente comprensibile; era tornata dal suo papà.
Jane ci era arrivata per esclusione. Nessuna parentela tra le famiglie di Hadley e di Katy, nulla che facesse pensare ad un possibile contatto. E allora perchè Katy somigliava così tanto a Jack Hadley, il figlio perduto di Slender Man?
Dopo l'incontro con la creatura senza volto, ogni cosa era cambiata. Non aveva più senso continuare a cercare nella logicità.
Katy era la reincarnzaione inconsapevole del figlio di Mark Hadley, divenuto crudelmente famoso con il nome di Slender Man, il mostro senza volto in giacca e cravatta. E in tutti quegli anni di brutali sparizioni di anime innocenti, Slender Man aveva probabilmente cercato invano il suo figlioletto.
Con un sospiro che nascondeva un velo di preoccupazione e di incertezza, Jane arrestò la macchina davanti alla villetta degli Hudson. Lei e James scesero dalla macchina in contemporanea e bussarrono al campanello. Il rumore di passi veloci dietro la porta si fece sempre più vicino.

<< Oh... Buongiorno... >>

Li accolse la voce stanca e debole di Madison Hudson, la mamma di Katy. Addosso aveva una camicia da notte viola, talmente elegante che sembrava indossasse un vestito. Il suo volto sembrava stanco. I due colleghi risposero imbarazzati al saluto della donna, e si lanciarono una rapida occhiata, domandandosi se il suo aspetto fosse dovuto alla preoccupazione per la figlia. L'accoglienza non fu delle più calorose. La nonna di Katy era già sveglia, mentre non si vedeva Isaac, il padre, che probabilmente stava ancora dormendo. Dopotutto erano solo le sette di sabato mattina.
Gli venne offerto del te con biscotti secchi che non vennero toccati e James decise di andare subito al sodo.

<< Signora Hudson, ci dispiace disturbarvi a quest'ora, ma dobbiamo darle una notizia importante. >>
<< Riguarda Katy? >>

Chiese Madison, priva di emozioni, mentre versava del te nella sua tazza.

<< Bè... Si, ma è una storia piuttosto complicata. >>


La brezza gelida dell'inverno aveva mosso i primi rami e donato i primi brividi. Faceva freddo, ma il cuore di Katy era caldo come il sole. Tra le mani stringeva la copertina donatale da Slender Man come fosse un gioiello prezioso e guardava il cielo azzurro leggermente infestato dalle nubi grigi. Sorrise al pensiero di essere finalemente libera. Non le sembrava passato nemmeno un minuto da quando aveva scoperto tutta la verità, si sentiva leggera come piuma nel vento. Sentì una presa forte e allo stesso tempo familiare lungo i fianchi tirarla su e farla volare per un momento. Scoppiò a ridere, aggrappandosi alla giacca di Slender Man. Ma per lei quell'uomo non era più Sender Man; era suo padre.
Il suo volto, fino a poco tempo prima inesistente, adesso era bellissimo e di nuovo umano. I suoi occhi azzurri splendevano di nuovo per lei, le sue labbra sorridevano per la gioia di aver finalmente terminato la sua eterna ricerca. Incarnato nel corpo di una bellissima bambina,  c'era lo spirito di suo figlio, riconoscibile dagli occhi smeraldini. Gli stessi occhi di sua madre, che adesso, probabilmente, li stava aspettando dall'altra parte del cielo.
Un soffio di vento spirò più forte del normale e Slender Man strinse a sè Katy per riscaldarla. Ma nonostante Katy fosse felice per aver finalmente ritrovato la sua famiglia, c'era qualcosa che la turbava. E quel qualcosa riguardava la sua vecchia famiglia.
Che cosa stavano tramando adesso i suo falsi genitori? Sarebbero di nuovo andati a prenderla, o si sarebbero rassegnati all'idea di aver perso la loro figlia di nuovo?
O meglio... Per sempre?


L'unico rumore che si sentiva in tutta la casa era il ticchettio di un orologio a pendolo che scandiva gli inarrestabili secondi della giornata. Nessuno fiatava. James Roosvelt e Jane Allison avevano appena terminato di raccontare la sconvolgente verità ai presenti, eppure nessuno aveva mosso una parola o assunto un'espressione tale da far capire che tutto ciò era assurdo e che, come sarebbe stato tipico della signora Hudson, non credevano a una sola parola di quello che avevano detto. La vecchia donna, la nonna di Katy, sorseggiava tranquillamente il suo tè, i suoi occhi grigi fissavano i due agenti di polizia senza lasciar intendere la minima emozione, e lo stesso si poteva dire di Madison Hudson; gli occhi vuoti fissi sul tè nella tazza che teneva tra le mani, la testa china e il corpo abbandonato sul tavolo. Tentò di parlare, ma si accorse di non aver nulla da dire e richiuse le labbra. I due poliziotti si scambiarono un'occhiata fugace, stupiti dalla reazione delle due donne. Che la fuga volontaria di Katy le avesse già fatto intendere il perchè di tutta quella storia? Fuori il vento si era alzato ed emetteva un triste lamento, esso aveva portato con se le nuvole, sue compagne fedeli, le quali oscurarono il sole e resero l'atmosfera ancora più tetra di quanto già non fosse.

<< Dovrei stupirmi? >>

Chiese ad un tratto Madison interrompendo il silenzio e attirando l'attenzione di tutti i presenti. I due agenti si scambiarono un'occhiata confusa e cercarono maggiori informazioni riguardo la domanda della donna, la quale continuava a tenere il volto basso sulla tazza di tè nemmeno sfiorata. Persino la nonna di Katy sembrava sconvolta dalla reazione della figlia. Forse credeva di essere l'unica ad aver capito tutto?

<< Mia figlia ha perso ogni emozione da quando l'abbiamo riportata a casa... Anzi, forse non ha mai avuto delle vere emozioni... E' sempre stata fredda, disinteressata alle questioni che riguardavano la nostra famiglia, nessun interesse a fare amicizia con gli altri bambini... Persino la prima volta che ha aperto gli occhi... Non ha emesso un solo lamento, i suoi occhi non hanno versato alcuna lacrima, nè le sue labbra donato un solo sorriso. Quando divenne più grande la portammo ai parchi giochi perchè potesse fare amicizia, ma nessuno aveva intenzione di essere suo amico... Perchè lei non aveva intenzione di farsi degli amici... E poi... >>

Fece una pausa in cui i suoi occhi si illuminarono per un istante. James Roosvelt non seppe dire se quel bagliore fosse più sinistro o accattivante.
 
<< Quel... Mostro... >>

L'ultima parola fu intervallatta da un'espressione di disgusto e rabbia, seguito da un tremolio insolito di furore, che portò Madison a sbattere violentemente i pugni sul tavolo e a stringerli fino a far sbiancare le nocche.

<< All'inizio credevamo che fosse colpa di quella... Cosa senza faccia... Credevamo che le facesse un qualche lavaggio del cervello affinchè ritornasse da lui ogni volta... Ma adesso ho capito che, per questa ragione così surreale, l'affetto di Katy è nato soltanto per quell'uomo... E costui ricambia a sua volta. Forse lo merita molto di più di noi. Dopotutto, da quello che mi state dicendo, noi siamo stati solo dei... Babysitter in questi nove anni. >>

Le parole di Madison si fecero sempre più flebili e amare. James e Jane si guardarono spaesati, stupiti dal fatto che la donna non avesse gridato contro i due, esclamand0 di piantarla e di andare a fare il loro mestiere piuttosto che raccontare cose insulse. I suoi occhi vuoti e l'espressione esausta davano l'impressione di aver ormai gettato la spugna e di essere pronta ad accettare qualsiasi spiegazione, anche la più insolita. La casa ricadde nel silenzio sancito dal ticchettìo dell'orologio a pendolo. La vecchia donna continuava a sorseggiare il suo tè come se nulla fosse successo. Nei suoi occhi argentei si leggeva una mera soddisfazione, forse dovuta alla rassegnazione della figlia a quella storia.
James Roosvelt osservò a lungo Madison Hudson. Si chiese come avrebbe reagito lui al posto della giovane madre. Amava i suoi figli più della sua stessa vita e non voleva nemmeno pensare di perderli ed essere rimpiazzato con qualcun altro. Per la prima volta si ritrovò a pensare che probabilmente non avrebbe avuto la stessa forza di quella donna. Non sarebbe riuscito ad accettare tutto, si sarebbe disperato come la terra devastata da un potente uragano.
Insieme a questo, ciò che teneva la sua mente occupata era il pensiero di Isaac Hudson, il padre di Katy. Di solito era Madison a prendere in mano le redini della discussione e a mostrare un insolito carattere di ferro, mentre Isaac era sempre rimasto in secondo piano. James Roosvelt aveva avuto la sensazione che fosse succube della moglie, ma probabilmente era solo una... sensazione, appunto. Come avrebbe preso quella notizia? Madison avrebbe avuto il coraggio di parlargli?
Lui e Jane avevano da fare, non potevano certo trattenersi lì, senza sapere quando il giovane padre si sarebbe fatto vivo.
Un enigma che non tardò a concludersi.

<< E così... Quel mostro sarebbe il "padre" di Katy? >>

Con un sobbalzo James e la collega si volsero indietro e il loro sguardo incontrò quello indecifrabile di Isaac Hudson. Gli occhi erano fissi a terra e il suo corpo tremava mentre stringeva i pugni. Da quanto tempo era lì? Madison si alzò di scatto e gli andò incontro mormorando parole spezzate. Lo stesso fece la vecchia, sul cui volto apparve un'espressione preoccupata. Sembrava spaventata tutto ad un tratto e James avvertì una brutta sensazione, richiamando alla mente quello che aveva pensato poco prima. 
Nessuna parola usciva dalla bocca di Isaac. Jane guardò il collega e mostrò una visibile agitazione che cercò comunque di mascherare. Entrambi si avvicinarono all'uomo, fermo come una statua nonostante l'impercettibile tremolio scuotesse ancora il suo corpo. Era quello a preoccupare Jane.
Essendo una psicologa, era capace di capire la personalità di qualcuno solo guardandolo negli occhi, abbastanza da poter intuire che Isaac Hudson stava tirando fuori tutte le emozioni trattenute in quel periodo. Era sempre stato calmo e silenzioso, quasi impaurito, aveva sempre lasciato fare tutto alla moglie. Ma la rivelazione della verità aveva toccato il punto di rottura della sua mente, che lentamente si stava incrinando e liberando la psiche sigillata divenuta pericolosa a causa di quella prigionia.
Madison, le mani premute sulle spalle del marito, sussurrava parole confuse e gesticolava nervosamente mentre Isaac rimaneva impassibile, ma con una rabbia interna che stava per esplodere. Sembrava che la situazione si fosse all'improvviso ribaltata, ora era Madison a recitare la parte della moglie in pensiero e apprensiva, e questo era preoccupante. Isaac lanciò uno sguardo ai due agenti di polizia che deglutirono per la sua intensità.

<< E' questo quello che avete da dire dopo quasi un mese dalla scomparsa di mia figlia? >>

Rimarcò la parola mia come se volesse sottolineare la possessione della bambina da parte sua. Jane Allison ebbe un invisibile brivido, ma non sfuggì agli occhi del collega, il cui cuore cominciò a battere e lo stomaco a contorcersi, tipico delle situazioni che erano sul rischio di degenerare.

<< Forse non vi è chiaro.... Io ho fatto sì che Katy nascesse, io l'ho vista crescere. Io ho lavorato per mantenerla e garantirle ogni bene. Io le compravo i giocattoli! Io le cantavo la ninna nanna ogni notte per farla addormentare! Io le ho fatto muovere i primi passi e l'ho portata al parco a giocare!! Io sono il padre di Katy!! >>

La sua voce era un crescendo continuo insostenibile, tanto da terrorizzare la stessa Madison che chiuse gli occhi e indietreggiò. James portò d'impulso la mano alla pistola nascosta sotto il cappotto, la portava sempre per ogni evenienza. Aveva il timore che quell'uomo avrebbe fatto qualcosa di stupido.
Perchè era impazzito. O almeno, lo stava diventando.

<< Katy è mia figlia... Lei è mia figlia! E' mia figlia!!! >>

Gridò stringendo i pugni così forte da far sbiancare le nocche. Il volto era arrossato dal furore e gli occhi erano spalancati, lasciando intravedere le pupille ristrette. Se Jane non lo avesse conosciuto bene, avrebbe immediatamente scritturato la clinica psichiatrica. La rabbia poteva essere fatale, se tirata fuori all'improvviso. La vecchia nonna sbattè le mani sul tavolo, facendo sobbalzare i presenti. Il suo sguardo vitreo non lasciava intendere alcuna emozione, ma nonostante questo si avvicinò ad Isaac e lo fissò negli occhi.
Sembrava quasi che stessero avendo un contatto telepatico, perchè nessuno dei due distoglieva gli occhi. Poi la mano dell'anziana lanciò uno schiaffo al giovane padre ormai putativo. Jane, convinta che fosse stata una pessima idea, si aggrappò d'istinto a James.
Isaac si massaggiò la guancia colpita e con lo sguardo furioso interrogò la vecchia donna senza parlare.

<< Falla finita, idiota! Non ti sei mai fatto avanti per comprendere quanto grande fosse la realtà che ti si presentava davanti agli occhi. Tu non hai mai conosciuto Katy. Eri sempre a lavoro, lavoro, lavoro! Eri così lontano da lei che quando trovavi una giornata libera eri così impacciato che la lasciavi da sola con i suoi pensieri! Un vero padre non vedrebbe l'ora di passare un po' di tempo con il proprio figlio! Ma non è stato il tuo caso! E vuoi sapere perchè? >>

Fece una pausa, senza distogliere lo sguardo dal genero, che stava tremando dalla rabbia.

<< Perchè Katy non è mai stata tua figlia! Adesso la rivendichi come fosse una tua proprietà, un oggetto tuo. Ma non è così, Isaac! Arrenditi all'evidenza! Lo spirito che alberga nel corpo di Katy ha finalmente trovato il suo vero padre, e adesso nessuno potrà separarli di nuovo. Nessuno! >>

Fu un attimo.
Con un colpo violento, Isaac scaraventò a terra l'anziana madre di Madison, la quale gettò un urlo e si gettò sul suo corpo inerme, poichè aveva perso i sensi. James tirò fuori la pistola d'istinto e la puntò verso Isaac e lo stesse fece Jane. Isaac corse fuori di casa, inseguito dai due agenti che gli gridavano di fermarsi. Si fermarono sul pianerottolo di casa e si guardarono intorno, scrutando il silenzio. Isaac non c'era. Sparito.
Si scambiarono uno sguardo confuso. Non poteva essere svanito nel nulla.
Poi sentirono il rumore di una porta sbattuta violentemente e corsero sul retro, notando l'uomo che, con un fucile a doppia canna in mano, correva via dallo sgabuzzino forzato e si dirigeva velocemente verso il bosco.

<< Cazzo! E' impazzito! >>

Imprecò Jane sparando un colpo in aria, nel tentativo di intimorirlo, ma Isaac sparì tra gli alberi neri della foresta. James prese il cellulare e digitò il numero della centrale. Gli rispose Walter Reiligh.

<< Walter! Siamo nei guai! Manda una scorta alla periferia di Beverly Hills, nei pressi del bosco. Fate in fretta, o si consumerà una tragedia immane! >>



Grazie al sole, la mattina si riscaldò e il bosco rivelò la rugiada sui suoi steli d'erba, i suoi figli più piccoli, tanti e numerosi. Per Mark Hadley, invece, esisteva un solo figlio, tornato da lui nel corpo di una meravigliosa bambina.
Era come un regalo di natale: l'esterno una scatola bellissima che nascondeva un prezioso regalo.
Da quando lo aveva ritrovato, era tornato se stesso. Poteva smettere di farsi chiamare Slender Man, il cielo lo aveva finalmente graziato. Finalmente poteva lavare via tutto il sangue rimasto impresso nella sua anima fino a quel momento.

<< Papà! >>

La voce di Jack, camuffata in quella di Katy, gli giunse come una timida melodia. Katy corse verso di lui, in mano reggeva un fiore bianco: un bucaneve. Mark sospirò, avvertendo un balzo nel suo petto. Si chinò fino a raggiungere il viso della bambina e le diede un bacio sulla fronte, prendendo il bucaneve. Era insolito che fiorisse in quel periodo.

<< E' l'unico di tutto il bosco! Sono stata fortunata! >>

Mark rise e la prese in braccio.
No, non era stata fortuna. Era stata Katy a rendere possibile l'impossibile. Niente e nessuno poteva più separarli.
Niente e nessuno.



<< Squadra tre, predente posizione. Circondate il bosco, nessuno deve uscirvi! Squadra cinque e sei, seguitemi nel bosco. Occhi bene aperti! Il soggetto è armato: un fucile a doppia canna Winchester Mod. Calibro 10. Autorizzazione a sparare a vista! Ripeto: Autorizzazzione a sparare a vista! >>

La voce di James Roosvelt echeggiava nella trasmittente come un grido disperato. Di solito non lasciava mai che il panico si impadronisse di lui, ma questa volta la posta in gioco era altissima e lui non aveva potuto fare a meno di agitarsi. Jane era vicino a lui e cercava di calmarlo, sebbene il timore si fosse impossessato anche di lei.

<< Vedrai che ce la faremo. >>

Disse, più per convincere se stessa che James.

<< Lo fermeremo, ne sono certa. >>
<< Già, lo spero tanto... >>

Fece una pausa.

<< Perchè altrimenti succederebbe una catastrofe... E non avremmo più scampo... >>

Corse nel bosco, circondato dai poliziotti armati di fucili e con occhi aperti scrutava tutti i possibili nascondigli degli alberi e dei rami morti. La pistola tesa in avanti, all'altezza del suo volto. Durante le spedizioni il suo cuore batteva sempre all'impazzata e gocce di sudore colavano giù dalla fronte. Non era tanto la paura di fallire la missione, quanto quella che aveva di trovarsi faccia a faccia con il nemico.
In quelle situazioni, James Roosvelt si rendeva di quanto avesse paura della morte. Aveva il terrore di non riuscire a premere il grilletto in tempo per fermare il fuggitivo, che avrebbe invece agito con rapidità e lo avrebbe finito senza pensarci due volte.
Ma adesso il vero motivo per cui aveva paura era quello che Katy potesse rimanere gravemente ferita dal delirio di Isaac... E la conseguente ira di Slender Man che si abbatteva sui presenti... E su tutti i malcapitati bambini che sarebbero entrati nel girone infernale indetto dall'uomo senza volto.
No... Non poteva lasciare che accadesse una cosa del genere.
Mark Hadley aveva semplicemente cercato suo figlio per tutti questi anni, e adesso che lo aveva ritrovato di certo non aveva alcuna intenazione di lasciarlo andare.
I cecchini correvano saltando di albero in albero come antilopi agili e veloci, attenti a qualsiasi presenza si aggirasse nelle vicinanze. James Roosvelt faceva lo stesso. Parallelamente a lui vi erano Walter e Jane, dotati di una Infinity 9, calibro 45 ACP: la più usata dagli agenti di polizia americani. Anche lui aveva quella pistola, era una delle sue marche preferite.
Ma avrebbe tanto preferito che fossero solo dei giocattoli, in quanto essendo armi, servivano ad uccidere o, nel migliore dei casi, a ferire una persona.
E Isaac Hudson era in possesso di una delle armi più pericolose appartenenti a quella serie. Aveva intenzione di usarla?
James continuò a muoversi in direzione degli alberi, scrutando ogno angolo del bosco, cercando di individuare il folle senza successo. Sentiva il suo respiro perdersi nell'immensità dell'aria fredda, il suo cuore salire in gola e riscendere in petto, compiendo un movimento snervante, il panico gli divorava lo stomaco e la mente era offuscata dal terribile pensiero di non arrivare in tempo.
Poi, insieme ai colleghi, si ritrovò al confine del bosco. Slender Man e Katy erano lì, avvolti in un tenero abbraccio tra padre e figlia, incoscienti del pericolo che correvano. L'intera squadra operativa si fermò a osservare i due protagonisti di quella incredibile fiaba gotica. Un mostro senza volto e una bambina che giocavano come fossero migliori amici, ma la loro sintonia era di gran lunga maggiore essendo quella di un genitore e di un figlio. Katy rideva e correva intorno, James era sicuro di non averla mai vista tanto allegra, e Slender Man era seduto per terra, la osservava. L'agente poteva ben dire che stesse sorridendo.
Si sentì in colpa a chiamarlo ancora Slender Man. Ormai conosceva la sua identità. E la sua storia.
Poteva quasi rivedere il volto dell'uomo dietro quella distesa pallida senza espressione. Ma Katy sicuramente lo vedeva bene il volto di suo padre...
La bambina continuò a correre intorno finchè il papà non arrestò la sua corsa giocosa abbracciandola e facendola cadere per terra, provocando una sonora e tenera risata.
A quella visione, James potè capire quanto folle era stato a cercare di portare via Katy dal suo stesso padre. Lei probabilmente lo aveva già capito la prima volta in cui si erano incontrati nel bosco salvandogli la vita. Qualsiasi bambino sarebbe stato felice di andare via da quel luogo, mentre lei era ritornata nel bosco. Più di una volta. Non c'era altra spiegazione.
Katy poggiò una manina sul volto di Slender Man e rise.
Ma la sua risata si trasformò presto in un urlo agghiacciante.
Il rumore assordante di uno sparo squarciò il silenzio del bosco e mise in allarme la squadra operativa. Lo sguardo di James Roosvelt cadde su Katy. Non sebrava ferita, ma era chiaro che non era lei ad essere stata colpita. Infatti, si accorse che Slender Man si teneva il braccio sinistro con la pallida mano ossuta, e si rese conto di chi doveva essere in realtà la vittima di Isaac Hudson.

Katy guardò il papà afferrare velocemente il braccio. Non usciva sangue, ma sembrava che stesse provando un gran dolore. Mark Hadley la guardò e le fece cenno di entrare nel vecchio edificio. La bambina, in un primo momento scosse la testa.

<< Entra dentro e non uscire finchè non mi vedi tornare! Vai! >>

L'ordine fu irremovibile. Katy fuggì nella struttura, ma la sua mente la riportava ancora al pensiero del padre. Si affacciò alla finestra dell'edificio e lo osservò alzarsi lentamente, come se non avesse subito alcuna ferita, e inoltrarsi nel bosco. Katy sentì le farfalle allo stomaco.
Chi poteva essere stato a sparare quel colpo?
Aveva una brutta sensazione...


<< Mettetevi al riparo! >>

Gridò James Roosvelt mentre la squadra operativa correva via dal margine del bosco all'arriva della creatura senza volto. Se li avesse visti con i fucili in mano avrebbe pensato che fossero stati loro a sparare e sarebbe successa una strage. Tuttavia, continuava a tenere gli occhi aperti. Isaac doveva essere nei paraggi e non poteva essere al sicuro finchè era a piede libero.
Si fermò. Posò la pistola nella fodera e prese la ricetrasmittente.

<< A tutte le unità, ritirata! Ritirata! >>

Al ricevimento dell'ordine arrivarono varie proteste, tra cui anche quelle di Jane e Walter Reiligh. Ma Isaac aveva ormai attirato l'attenzione di Slender Man e non poteva permettere che avenisse un simile, inutile massacro.

<< Tornate alla centrale! Ritirata, ho detto! >>

Chiuse la comunicazione. Si accertò che tutti i colleghi avessero obbedito all'ordine e tornò nel bosco.

Slender Man si guardava intorno, cercava il responsabile di quella pallottola che lo aveva colpito, inutilmente, nel braccio. Non provava dolore ovviamente, ma era stato abbastanza per farlo preoccupare. Probabilmente era ancora quell'agente di polizia venuto a portare nuovamente via Katy da lui.
Aveva promesso alla bambina che non avrebbe più fatto del male a nessuno, ma se avesse scoperto che si trattava di lui, non avrebbe avuto pietà quella volta.
Continuò a camminare e a guardarsi intorno dalla sua altezza. Non vedeva nessuno.
Poi un altro sparo, un altro proiettile dritto nella sua schiena. Slender Man si voltò e si stupì nel trovarsi di fronte Isaac Hudson, armato di un fucile a doppia canna.
Che cosa ci faceva lui lì?
Il suo sguardo era quello di un uomo furibondo, bramoso di vendetta e col cervello impazzito. Completamente un altro uomo rispetto a quello che si era ritrovato davanti la prima volta che aveva cercato di sottrargli Katy.

<< E così tu saresti il padre di Katy?! >>

Gridò. Avvertiva la differenza d'altezza. Forse aveva paura che non riuscisse a sentirlo? In altre occasioni lo avrebbe ucciso subito, ma Slender Man si dimostrò disposto ad ascoltare quel folle.

<< Bè... Ho una brutta notizia per te. Lei è mia figlia!!! E' mia figlia!! >>

La sua voce era talmente forte e disperata che sembrò scuotere gli alberi del bosco. E insieme a essi, l'anima di Mark Hadley.
Un'imprevista incertezza accompagnata da una trepida preoccupazione lo portarono a pensare alla bambina. Quell'uomo rivoleva indietro sua figlia...
Non era forse quello che aveva sempre voluto anche lui...?
Ma... C'era una differenza...
Katy era solo un corpo in cui albergava l'anima di Jack. Non era altro che un velo sotto cui si celva qualcosa di estremamente prezioso.
Qualcosa che lui aveva cercato per tanto tempo.
E non avrebbe concesso a nessuno di riportarglielo via.
Scatenò i suoi tentacoli dalla schiena e li fece strisciare come petrolio giu lungo gli alberi e lungo il terreno infesto di rami e foglie secche. Isaac Hudson sobbalzò e sparò uno, due, tre colpi contro i tentacoli, che schivarono abilmente i colpi, prima di spararne un ultimo contro l'uomo smilzo, il quale, all'impatto, non si scompose minimamente.
Isaac indietreggiò. Aveva già sprecato cinque colpi e non poteva permettersi di sprecarne altri che avrebbero potuto essergli utili.
Uno dei tentacoli aveva quasi raggiunto la sua caviglia, ma lui se ne accorse in tempo e lo schivò, schiacciandolo con il cane del fucile.
Un verso simili ad un grido sfuggì dal mostro in giacca e cravatta, cosa che portò Isaac ad alzare gli occhi verson di lui. Velocmente aveva ritirato i tentacoli, come se avesse provato un immenso dolore. Il giovane sorrise.

"Ecco il tuo punto debole, dunque!"

Senza aspettare, ricaricò il fucile e sparò contro i tentacoli, colpendoli in pieno. Slender Man non ebbe nemmeno il tempo di riprendere il controllo. Il dolore era lancinante e lo portò a indietreggiare.
Non sapeva che i suoi tentacoli potessero rappresentare una così grande fonte di dolore. Nessuno aveva mai provato ad aizzare un arma contro di lui, o almeno, non ne aveva avuto il tempo. Era come ricevere numerose pugnalate nello stesso punto e rigirare la lama nella ferita. Da quanto non provava un dolore così forte?
In un' altra situazione, forse, ne sarebbe stato felice...
Isaac sparò l'ultimo colpo, e schioccò la lingua in un atteggiamento di delusione quando si accorse che le cartucce erano finite. Controllò rapidamente in tasca e tirò fuori l'ultimo proiettile. Osservò attentamente la liscia superficie di metallo, splendente e fatale come la rosa di una spina.
Caricò il fucile con quell'ultimo proiettile e rivolse il suo sguardo a Slender Man che era ripiegato su se stesso dal dolore. Un sorriso amaro comparve sulle sue labbra.

<< Sai, in un primo momento ho pensato che avrei usato la mia ultima pallottola per ucciderti... Ma credi che sarebbe inutile... Tu sei una creatura infernale... E le creature infernali sono immortali. >>

Si interruppe, assaporando il lamento del mostro senza volto davanti a lui e la sensazione di forza e potenza che questo gli trasmetteva.

<< Ma credo che ti distruggerei in un modo più efficiente... Portandoti via quello che ami... >>

Mark Hadley sobbalzò, nonstante le ferite facessero ancora male. Le parole di quel pazzo avevano aperto uno squarcio nella sua anima che aveva concesso alla paura di farsi strada e annegare il suo cuore. Fece appena in tempo ad alzare il volto e a vederlo correre verso il cuore del bosco e svanire come una nuvola che viene spazzata via dal vento. Cercò di riprendersi e utilizzare il suo teletrasporto, ne era sempre stato capace, ma quella volta era troppo debole. Quei colpi gli erano stati fatali. Doveva raggiungere Katy al più presto!

Da un po' di tempo, Katy non sentiva più niente, alcun rumore dal bosco. Attendeva con preoccupazione il ritorno del padre che non arrivava mai. Eppure non poteva essere successo nulla di grave. Insomma, suo padre era Slender Man. Era diventato un essere immortale.
Giusto...?
All'improvviso, nel silenzio dell'edificio abbandonato risuonò l'eco di alcuni passi. Katy sorrise e corse verso l'entrata.

<< Papà! >>

Ma ammutolì quando, davanti a lei, vide apparire l'uomo che per quella vita sarebbe dovuto essere stato suo padre, e non si era dimostrato tale. Il suo sorriso si capovolse e divenne un'espressione confusa e impaurita, quando realizzò che Isaac teneva in mano il fucile che usava quando andavano a caccia nei weekend.
A Katy non era mai piaciuta la passione per la caccia di Isaac, e adesso stava avendo modo di sperimentarlo.
L'uomo la guardava con un sorriso sornione, ma lo sguardo tradiva un velo di tristezza.

<< Si, Katy. Sono papà... >>

Si chinò fino ad arrivare alla stessa altezza della bambina e tese una mano verso di lei, la quale però indietreggiò per evitare di farsi toccare. Il sorriso sul volto di Isaac svanì.

<< Che c'è, piccola? Non riconosci più il tuo papà? >>

Katy non parlava. La voce le si era congelata. Avrebbe voluto piangere, ma le lacrime erano bloccate in un fastidioso nodo nella gola. Isaac si avvicinò, il dito della mano sinistra era tenuto costantemente sul grilletto del fucile.

<< Katy... >>
<< Lasciami stare! Tu non sei mio padre! >>
<< Come...?! >>

Katy capì che quella era stata la peggior idea mai avuta. Lo sguardo di Isaac mutò in un tripudio di rabbia e follia e si sollevò nuovamente, rivolgendo alla bambina un'occhiata assassina e crudele. Katy indietreggiò ma nella paura cadde a terra e cercò di rimettersi in piedi, strisciando sul pavimento.

<< Io sono tuo padre Katy! Io sono tuo padre!! >>

Isaac gridò in preda alla furia e puntò il fucile contro la bambina paralizzata dalla paura, gli occhi verdi puntati sulla doppia canna dell'arma.

<< E' quel mostro che ti ha soggiogato, non è vero? Ora stammi bene a sentire, Katy... Sono stato al tuo fianco e ti ho amato fin dal primo giorno che hai aperto gli occhi in questo miserabile mondo! Tu sei mia figlia, Katy, e i figli non si possono condividere. Se non posso averti io... Allora non sarai la figlia di nessun altro!! >>

 Katy si rialzò velocemente e corse via, cercando una via di fuga dall'edificio. Arrivò nella stanza con la finestra e si arrampicò per cercare di scavalcarla. Proprio quando i passi di Isaac si fecero più vicini, Katy riuscì ad uscire e ad atterrare fuori dalla struttura abbandonata, fuggendo nel bosco. Le lacrime avevano cominciato a scendere lungo il suo viso e il fiato si cristallizzava nella coltre fredda del mattino. Si guardava indietro per vedere se il suo aguzzino la stesse seguendo e ogni volta che lo vedeva avanzare verso di lei, il suo cuore batteva all'impazzata e implorava di uscire fuori dal suo petto.
Con lo sguardo offuscato dal pianto scrutava tra gli alberi in cerca di suo padre, ma tutto sembrava imprigionata da una folta nebbia calata in quei pochi minuti. Non molto dopo, Katy realizzò di essere smarrita nel bosco.
La nebbia si stava infittendo e più si guardava intorno, più il paesaggio intorno a lei spariva. Rimase ferma in silenzio, in attesa di un suono o di un movimento sospetto o familiare.
Nulla.
Solo il rumore del vento tra gli alberi.
Una calma inquietante.
Improvvisamente, la massa pesante di Isaac le piombò addosso facendole levare un grido assordante. Si dimenò disperatamente cercando di fugire via, ma venne stordita da un potente schiaffo da parte dell'uomo.
Perse sensibilità e coscienza. Si sentì sollevata e leggera.
Isaac non era più steso su di lei, si era rimesso in piedi e le puntava contro il fucile.

<< Speravo di non dover arrivare a tanto, amore mio... >>

La sua voce era affaticata, nessun segno di tristezza o di incrinazione in essa. Katy lo guardò negli occhi, voleva essere sicura di ciò che stava per succederle. Voleva vedere in faccia il suo assassino, vedere in faccia la sua stessa morte. Insicura se fosse mai nuovamente rinata per tornare di nuovo da suo padre, aspettò il colpo che avrebbe dovuto mettere fine alla sua prigionia in quel corpo da bambina.

Il suono secco di uno sparo rimbombò nel bosco.

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Capitolo 16
*** La lunga via di casa ***


la lunga via di casa

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L'eco trascinò via con sè tutte le voci e i rumori che erano rimasti intrappolati nell'eternità del tempo. Risuonò ormai lontana dalla terra fredda e dal vento umido macchiati di sangue di spiriti evanescenti finalmente liberati dalla loro prigione di morte e maledizione.
Lo sparo era stato così forte da devastare il silenzio che era stato la culla di Katy durante il suo sprazzo di vita nel bosco. Il buio aleggiò intorno a lei e credette di non rivedere mai più la luce del sole. Finchè non riaprì gli occhi.
Isaac era disteso a terra davanti a lei, il fucile era finito lontano da lui, ormai inutile. In piedi dietro il corpo esanime dell'uomo si stagliava James Roosvelt, il poliziotto che ormai la bambina conosceva bene. La sua pistola venne abbassata solo qualche secondo dopo che il poliziotto si fu accertato che Isaac Hudson non rappresentava più un pericolo per Katy.
Non lo aveva ucciso. Il proiettile aveva colpito la spalla e il dolore gli aveva fatto perdere i sensi. L'agente di polizia gli mise le manette e lo scosse per svegliarlo, poi chiamò un'ambulanza e rassicurò i colleghi.
Per un attimo, il suo sguardo e quello di Katy si incrociarono. La bambina era ancora distesa a terra, nei suoi occhi la paura di sparire di nuovo che sfumava lentamente, e un leggero barlume che arrivò dritto al cuore di James.
Grazie.
Come se avesse sentito, l'agente sorrise e chinò la testa. Un vento tiepido sfiorò i volti dei presenti e l'uomo alzò lo sguardo scrutando al di là della bambina. Non era più spaventato nel vederlo, ma provava per lui un profondo rispetto. Slender Man si stagliava in tutta la sua altezza dietro Katy, la aiutò a rialzarsi ed entrambi si isolarono per un istante da quel mondo oscuro e disperato, abbracciandosi con timore e sollievo.
Era finita. Era finita davvero.
Adesso non correvano più alcun pericolo. Nessuno rappresentava più una minaccia per loro. Non dovevano più temere di separarsi e cercarsi nuovamente in un girone infinito e corrotto, perchè la loro famiglia si era riunita. Erano di nuovo insieme.
Quando sciolsero l'abbraccio, Slender Man guardò James Roosvelt. L'agente si rialzò, mantenendo il suo sguardo. Non credeva che quella storia avrebbe mai potuto prendere una piega simile, eppure doveva esserci abituato.
Doveva sapere che spesso i veri mostri sono proprio gli uomini. Slender Man, in fondo, aveva avuto una buona ragione per fare quello che aveva fatto. Egli stesso non era un assassino, ma una vittima della crudele sorte che mai sorride all'uomo, padrona feroce della vita di quest'ultimo, che vive in un mondo di prepotenti illusioni e insoddisfacenti tranelli.
Ma quella storia, per quanto surreale, aveva avuto un lieto fine, ed era proprio davanti agli occhi di James. Non poteva esistere un finale più bello, nemmeno nella fiaba più commovente o nella commedia più gioiosa. Slender Man non parlò, non pronunciò un grazie e nè si complimentò con lui per aver sventato quell'omicidio. E, dalla sua parte, James non si aspettava nulla di tutto ciò. Quindi decise di essere lui a prendere la parola.

<< Non mi aspetto che tu parla per dirmi grazie, Mark Hadley. >>

Si ricordò di adottare il vero nome di Slender Man, poichè quell'orribile leggenda poteva considerarsi svanita.

<< Sono io che devo ringraziarti. Paradossalmente, sei stato tu ad insegnarmi quanto sia importante e allo stesso tempo fugace questa vita. Tutto potrebbe accadere da un momento all'altro, e noi genitori magari siamo sempre troppo impegnati per far sì che il tempo scorra in compagnia dei nostri figli. >>

Lo sguardo invisibile di Slender Man e quello di Katy erano fissi su di lui. Entrambi non osavano fiatare.

<< Teoricamente, dovrei arrestarti per tutti i crimini feroci che hai commesso... >>

Katy deglutì e abbassò la testa, ricordando tutte le anime strappate alla vita prima che lei e suo padre si ritrovassero, ma James sorrise.

<< Ma non posso. Perchè questo non è più un caso che ha a che fare con la polizia, o con la vita di tutti i giorni. E'qualcosa che non può essere risolto con una semplice causa in un tribunale, davanti ad un giudice. Riguarda soltanto voi, la vostra incredibile fiaba a lieto fine... E l'amore di ogni figlio e genitore. >>

Katy pensò che era un peccato che solo lei potesse vedere il meraviglioso sorriso contornato dalle lacrime che scivolavano giù dal volto di Mark Hadley, anche se forse, pensò, quell'agente di polizia percepiva ugualmente l'espressione di suo padre. Percepiva il suo rammarico, il suo sollievo e la sua gioia. Grazie a quel poliziotto lei e Mark potevano finalmente essere liberi.

<< Mi occuperò di questo una volta tornato in centrale, ma da adesso in poi non è più una questione che mi riguarda. Siete liberi. >>

Si. Lo erano.
Lo sarebbero stati per sempre.

<< Spero che adesso troviate un po' di pace. Addio. >>

....
A distanza di giorni, mi trovo a passeggiare nel parco dove Katy era solita giocare da sola. La mia dolce nipotina. Non la rivedrò mai più. Mi mancherà come il sole manca al giorno, come una notte senza luna. Ma suppongo che abbiamo passato abbastanza tempo insieme. Ormai per lei è giunto il momento di tornare con la sua famiglia, e io non sono nessuno per decidere della sua vita.
Mia figlia Madison ha accettato tutto questo. Lui e suo marito hanno intenzione di avere un altro figlio, non appena Isaac uscirà di prigione.
Chissà... Magari questa volta saranno più fortunati.
E io? Io mi ritengo fortunatissima ad aver avuto un ruolo così importante nella vita di quella bambina così speciale. Non piango, ma sorrido. Il mio cuore prova calore nel freddo della neve che cade delicata, ricoprendo di panna il paesaggio e dandogli un tocco immaginario.
Nonostante il freddo e la neve, nel parco c'è ancora un bambino che gioca. Si dondola felicemente sull'altalena e i suoi occhi verdi brillano nella foschia invernale.
Mi fermo a guardarlo, gli sorrido. Lui mi nota e i suoi occhi splendono di gioia mentre alza una manina per salutarmi. Ricambio e un velo di lacrima mi offusca la vista. Poi, come richiamato da qualcuno, si gira verso il bosco innevato. Scende dall'altalena e, rivolgendomi un ultimo sorriso, mi saluta e corre verso di esso che ormai non è più così spettrale come un tempo.
Per il suo completo nero sarebbe stato difficile da notare, ma non mi è sfuggito. In mezzo agli alberi bianchi, un uomo dai folti capelli neri e gli occhi azzurri come il ghiaccio afferra dalla vita il piccolo e lo abbraccia forte, portandolo all'altezza del suo viso per baciargli le gote rosse. Poi entrambi guardano nella mia direzione, mi sorridono calorosamente e mi salutano.
Il loro ultimo saluto. Sorrido e piango. Il mio cuore batte per l'emozione, mentre vedo quella famiglia svanire nell'immensità del bosco per tornare a casa, dove con ansia e gioia li aspetta la mamma.


Fine

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  http://www.youtube.com/watch?v=DfWA4A39vAc (Titoli di coda XD)

Or dunque... Che cosa dire? Che anche questa storia è volta al termine? Che l'autrice non si sarebbe mai aspettata che avesse avuto un successo così, a dir poco, enorme? Che fosse piaciuta così tanto?
A parte gli scherzi, sono davvero felicissima dei risultati ottenuti. Ai primi capitoli, le recensioni erano molto scarse così come i lettori e devo ammettere che per un attimo sono stata sul punto di cancellarla. Ma poi, non so, è successo qualcosa. Qualcosa che vi ha spinto a commentare, a leggere, a far diventare un qualcosa di assolutamente grandioso questa storia. Talmente grandioso che qualcuno ( e di questo ringrazio Marine the racoon per avermi avvertita ) ha deciso di postarla perfino su Creepypasta Wiki, e paradossalmente, pur non trattandosi di una creepypasta vera e propria, è stata comunque molto apprezzata.
Davvero, non riesco a credere che sia successo tutto questo. Che la storia sia diventata quella che è e che, incredibilmente è già volta al termine.
Ma di certo non per merito mio, cari cyber-lettori, perchè siete stati voi a rendere questa storia meravigliosa; con le vostre critiche e i vostri apprezzamenti, con il vostro tempo e la vostra pazienza. E di questo vi ringrazio di cuore.

Voglio quindi avvisare che, molto probabilmente, appena possibile, ho intenzione di pubblicare questa storia e di farla diventare un libro a tutti gli effetti! Forse qualche dettaglio verrà cambiato, ma per il resto la storia sarà la stessa. Ho ricevuto l'appoggio dei miei genitori per realizzare questo sogno, non tanto per la storia in se, ma per le centinaia di recensioni ricevute, i numerosissimi apprezzamenti e ( a meno che non vi siate messi d'accordo tra voi ) alcune recensioni di diversi autori in cui ricorreva sempre la stessa frase: "Dovrebbero farci un film!" Decisamente la reazione è stata questa visto il numero elevato di tutti quelli che mi hanno scritto una cosa del genere. E ancora una volta torno a ringraziare i lettori, perchè siete voi che mi state dando questa bellissima possibilità! Informo che sono in possesso del copyright della storia, quindi non può essere copiata!

Fatto questo lunghissimo epilogo ( ._. ) vi lascio con un bacio e un enorme ringraziamento! <3
Arrivederci!




LittleBloodyGirl



 

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