Passami una birra

di Giulynz Way
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Lista capitoli:
Capitolo 2: *** L'inizio che poi é la fine ***
Capitolo 3: *** Triste e cinico amore ***
Capitolo 4: *** Loneliness ***



Capitolo 2
*** L'inizio che poi é la fine ***


Non importa quel che mia madre dirà, io al suo funerale non voglio andarci, non ho ancora digerito il suo gesto, che per me sa enormemente di tradimento. Mi ha lasciato sola, ad affogare nella merda mentre lui si é liberato per sempre da ogni problema, fuggendo. Non solo traditore, pure vigliacco. Il ticchettio delle scarpe con il tacco di mia madre mi avvisa del suo arrivo, certamente vuole costringermi ad andare a salutarlo un'ultima volta, ma é inutile che insiste, non ho la piú minima intenzione di farlo, così incavo ancora di piú la testa nel mio cuscino preparando un arsenale di mugolii da scatenarle contro sperando che desista presto nel suo intento. Mi preparo alla guerra che come al solito si svolgerà in toni poco bellicosamente miti. "Amore,come stai?" chiede mia madre, come se non volesse semplicemente convicermi ad abbondonare il mio posto sicuro, ma veramente fosse preoccupata per come mi sento. Ma forse la verità non é semplicemente questa, perché di colpo i miei genitori hanno realizzato che forse pure io potrei andarmene e ora fanno di tutto per impedire che io lo faccia. Ovvio, sarebbe troppo sconveniente. Mugolo sperando che desista sin da subito. Non lo fa. "Dai tesoro, per favore, davvero non vuoi salutarlo? Eravate così legati". A quanto pare no, senno non mi avrebbe abbandonata. Lo odio per quello che mi ha fatto. Sento le lacrime salire. Non voglio che mia madre mi senta piangere quindi devo sbrigarmi a mandarla via. "Vai via"mugolo, sperando che capisca e se ne vada, stranamente ci riesce e sento il ticchettio delle sue scarpe allontanarsi, non chiude la porta, ma non mi alzo a chiuderla perché ormai le lacrime stanno uscendo e il mio cuore si sta spezzando

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Capitolo 3
*** Triste e cinico amore ***


Lascio le lacrime scorrere, felice finalmente di poter lasciare tutto il mio dolore libero. Mi ha abbandonato. Mi ha lasciata solo. Solo, dovevamo sopravvivere insieme, esserci sempre l'uno per l'altro e invece a quanto pare io non ero un motivo sufficiente per lui di restare. Lo odio ora quasi quanto lo amavo prima. Perché lo amavo, ora lo riesco a capire. Non puó davvero avermi fatto questo, non puó. L'unica ragione per cui mi trascinavo in questa vita mi ha abbandonato la settimana scorsa, dandomi il suo addio via sms. Rivivo l'orrendo momento ancora, come le scene di un film. Un film davvero orrendo. Io che ascolto la musica, senza sapere che quel poco di ancora intero nella mia vita sta andando in pezzi, poi il trillo del cellulare che segnala l'arrivo del messaggio. L'ultimo messaggio che lui mi manderà. Mai avevo immaginato che sarebbe potuto succedere, persino nei momenti peggiori ero convinto che lui ci sarebbe stato sempre, un punto fisso, immutabile e sempre pronto ad aiutarmi, presa dal mio egocentrismo non avevo mai pensato che pure i suoi di problemi l'avrebbero potuto trascinare nell'oscurità e portarmelo via, per sempre. E poco m'importa quanto ha detto nel suo ultimo messaggio... "Non ce  la faccio piú dolcezza, scusami, scusami davvero, ma io non posso andare avanti in questo modo, non ne vedo il senso. Nell'ultimo mese l'unico motivo per cui sono sopravvisuto sei stata tu, ma ho capito che non posso accollarti tutti i miei problemi per sempre, tu puoi andare avanti, puoi farcela, puoi farti una vita, ma non con me che ti trascino a fondo. Ti amo e ti ameró qualsiasi cosa mi aspetti nel posto dove vado. Spero di poterti rincontrare perché questo non sia un addio" Ci ho messo del tempo a capire cosa intendesse, davvero troppo tempo. Quando l'ho capito mi sono buttato addosso la giacca, con il cellulare ancora in mano, e mi sono letteralmente lanciato giú per le scale. Avevo in testa solo il pensiero di raggiungerlo al piú presto prima che potesse fare qualcosa di stupido.  Ricordo di aver corso fino a casa sua, che era lontanissima dalla mia,  senza mai fermarmi, continuando a tentare di chiamarlo per telefono senza successo. Ho rischiato di essere investitp almeno una ventina di volte, ma non m'importava. Sarebbe stato meglio se fossi morto, così ora saremo insieme. Così ora non mi sentirei così terribilmente in colpa per essere arrivato quando ormai lui se n'era andato. Ormai intorno al suo povero corpo senza vita, come tanti avvoltoi, si erano riunite delle persone, che osservavano, assistendo al dolore che trasuda da una morte tanto orribile come ad un piacevole spettacolo televisivo. La mia ragione di vita, il mio amore, una delle poche cose che ancora mi facevano sorridere, aveva tentato di volare, come l'angelo che ho sempre saputo lui era, ma purtroppo il mondo ormai gli aveva spezzato le ali. Mi hanno raccontato che quando sono arrivato di fronte a quella folla di stupidi divoratori di dolore sono crollato sulle ginocchia urlando. Non lo ricordo. Dicono che abbia tirato fuori il coltellino, che dalla "brutta faccenda" mi porto sempre dietro, e me lo sia portato alla gola, tentando di uccidermi. Questo invece lo ricordo. Ricordo che il mio primo pensiero é stato che senza di lui non aveva piú senso tirare avanti, così ho pensato di togliermi l'impaccio di quella vita inutile. Ma le mani mi tremavano troppo e subito qualcuno si affrettó ad impedire che aggiungessi tragedia a tragedia, così mi sono limitato a procurarmi un taglio superficiale sul collo che si sta trasformando in una cicatrice un po' storta che mi attraversa il collo per il lungo e che mi impedirà per sempre di dimenticarmi dell'unica persona che ho mai davvero amato.

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Capitolo 4
*** Loneliness ***


Nuovo giorno,nuova scuola, nuova città. Suona tanto come il "nuovo giro,nuova corsa" che urlano i tipi delle giostre. Ho sempre odiato le giostre. In questa nuova città,in cui i miei mi hanno deportato come protezione dal suicidio di Frank,come se il suicidio fosse contagioso,mi sto rendendo sempre di piú conto di odiare davvero tante cose. Odio svegliarmi presto. Odio la scuola. Odio gli insegnanti. Odio i compagni di classe. Odio le persone in generale. Odio gli stupidi libri pieni di nozioni inutili espresse come se fossimo tutti dementi. Odio il fatto che in effetti in maggioranza qui dentro siano dei dementi. Odio il fatto che qui dentro ci privino della libertà di pensiero trasformandoci in marionette. Ma piú di tutto odio il fatto che questo sia il primo giorno di scuola a cui seguirà una serie di altri noiosissimi e opachi giorni deprimenti. Il primo giorno di scuola é sempre una merda per tutti. Ma non per Frank,in quel funesto giorno era sempre felice, diceva che cosí aveva una scusa per alzarsi dal letto la mattina presto senza sembrare uno schizzato con il pepe nel culo. Frank era davvero speciale,amava quelle cose che tutti quanti odiamo ma ci costringiamo a fare,tipo svegliarci presto,essere buoni e gentili con tutti ecc.ecc.senza per questo sembrare un perfettino santarellino qualsiasi. Frank era straordinario. Se lui ora fosse qui insieme spaccheremmo il culo a questi fighetti della nuova scuola. Ma lui non é qui. Lui é sottoterra,in una cassa di legno,ormai da quasi un anno.Morto e sepolto. Mi ha abbandonato. E io,forse per una forma di strana vendetta,che alla fine faceva soffrire solo me,non sono piú andato a trovarlo nella sua nuova casa sottoterra. Andarmene da quella città,dove lui,suo malgrado,sarebbe rimasto per sempre mi é sembrato un tradimento nei suoi confronti. Certo,uccidendosi aveva cominciato lui con i tradimenti,ma nessuno dei due aveva piú cinque anni e non era importante chi aveva cominciato. Be',ormai é fatta, non vedró ai piú la sa nuova abitazione. Mi ripeto che non avrebbe fatto tanta differenza,che quello nella bara non é lui ma solo un cadavere. E in fin dei conti é vero,  il mio Frank non esiste piú e io sono fottutamente solo. Reprimo le lacrime, me ne faccio un punto d'orgoglio. Ho sempre detestato piangere in pubblico,cammino a testa alta,guardando in faccia uno per uno quei fighetti e quelle troiette.  In realtà sto piú che altro guardando in giro in cerca di un bagno in cui chiudermi per sfogare tutte le mie lacrime. Appena ne becco uno mi ci butto dentro travolgendo un tipo basso e rapato a zero che sta uscendo che mi urla dietro di tutto. Faccio come se quello gnomo pelato non esistesse e mi rifugio in cerca di privacy in uno degli angusti buchi che dovremo usare come cessi. Latrine. Bagni. Vespasiani. Cessi sono e cessi restano. Armeggio con la stupida serratura della porticina del bagno ben sapendo che tanto non fa la minima differenza,queste porte potrebbero essere trasparenti o anche non esistere,non farebbe alcuna differenza. Calo la tavoletta del water,accorgendomi che probabilmente qualcuno in precedenza non ha avuto la raffinatezza di alzarla prima di svuotare la vescica,ma pazienza,sono troppo distrutto per badarci. Crollo letteralmente  e seguo i consigli che la psicologa mi ha dato in un tempo che sembra lontanissimo. Comincio a respirare lentamente,tento di ricordarmi Frank quand'era in vita. Le sue mani.  Il suo sorriso.  Dio,aveva un sorriso bellisimo.  Come posso pensare di andare avanti senza il suo sorriso? Sento la prima lacrima scendermi la guancia per poi arenarsi,calda e salata,sul mio labbro superiore. Non capisco come la psicologa potesse pensare che tentare di ricordarmelo da vivo potesse aiutarmi. Del resto me ne hanno dette molte di cazzate dopo che il mio amore é morto. Cose come "lui sarà sempre con te,nel tuo cuore" e stronzate simili,quando io in realtà sono solo e dovró sopportarmi una noiosissima e tremendissima vita senza di lui. La seconda lacrime segue lo stesso percorso della prima. Poi la terza. La quarta. In pochi secondi sono in preda ai singhiozzi. "come hai potuto?"gemo.

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