La terza anima

di Fenyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Erbianscky ***
Capitolo 2: *** L'inizio della fine ***



Capitolo 1
*** Erbianscky ***


« Non so, Ebert... C'è qualcosa di strano in tutto questo»
« Ma tu sei strano, Erbianscky!» ammiccò. « Dai, racconta.»

  Erbianscky, Adrian Erbianscky per la precisione nacque a Mosca il 9 settembre del 1965 da una famiglia di origini italiane. I suo antenati si trasferirono in Russia in un tempo x della storia e il loro cognome, Bianchi, venne cambiato nel corso degli anni in Erbianscky, cosa che da sempre aveva suscitato una certa curiosità in Adrian. Ad ogni modo, l'ispettore Erbianscky lavorava da dieci anni a casi particolarmente difficili, in genere omicidi o scomparse improbabili, proprio perché lui stesso era una persona abbastanza particolare. A parte strane ossessioni, come la paura per la prigione, l'odio verso i grilli e il perenne assillo di voler sapere sempre che ore fossero nelle altre città (es. a Mosca sono le 19.10, in Italia sono le 16.10) il fatto che amasse le cose “strane” o “surreali” lo poneva sul piano adatto per trovare tracce rispetto a ogni caso, tracce che solo in una mente come la sua sarebbero potute esistere e che spesso risultavano un indizio vincente.
Una mente così creativa non poteva certo prendersi dei momenti liberi: macchinava pensieri o sogni ogni notte, senza sosta.

Stava camminando lungo i marciapiedi del centro di Mosca, erano le 11 di sera circa e, ovviamente, c'era un freddo che trapassava anche le ossa. In realtà non sapeva cosa ci facesse in giro a quell'ora, ma non si domandò nemmeno la ragione di quell'uscita. Girò l'ennesimo angolo e gli si aprì di fronte una lunga via buia e fredda in cui l'aria, che sembrava una trama di silenzio, veniva trapassata dai primi fiocchi di neve. Si spostò sul marciapiede sinistro e continuò la sua passeggiata con le mani nelle tasche e le spalle che si stringevano al collo perché la sciarpa non lo copriva a sufficienza.
C'era solo una casa in quella via con la luce della stanza che dava sulla finestra affacciata alla strada accesa, riuscì a distinguere due sagome: una donna e un uomo. L'uomo indossava un berretto che visto così gli ricordava molto il suo a quadri marroni e la donna aveva capelli a caschetto e lisci, se non fosse per la pistola che impugnava l'uomo e il grido agghiacciante che seguì lo sparo Erbianscky avrebbe proseguito la camminata tranquillo.
Sentito l'urlo secco della donna si lanciò verso l'entrata di quella casa e con il cuore palpitante aprì la porta se non che, come da prassi, scoprì che anche in quella notte del 31 Gennaio 2001 si svegliò di colpo dopo aver sognato l'ennesimo assassinio.


AAA:
Ho ricaricato la storia per alcuni problemi.
Chi avesse letto i capitoli precedentemente pubblicati avrà notato che alcuni dettagli (temporali, più che altro) sono cambiati ma la trama rimane la stessa. Buona lettura,
a presto
Fenyes.

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Capitolo 2
*** L'inizio della fine ***


-Prima o poi morirò d'infarto una di queste notti.- Pensò Adrian dopo essersi svegliato del tutto.

Scese in cucina e aprì il frigo in cerca di qualcosa da mangiare, da quando sua madre si era trasferita la sua cucina somigliava a un cimitero di elefanti: pile di piatti sporchi nel lavandino e il vuoto cosmico nel frigo (a parte il solito formaggio grana).
« Fanculo.» esclamò il francesismo su una base di altre imprecazioni.
Stava rovistando in qualche cassetto, e ogni volta che lo faceva capiva perché l'unica donna che aveva frequentato per più di un anno avesse deciso di allontanarsi dopo un mese di convivenza, quando squillò il telefono a muro che teneva appeso in sala.

« Pronto?»
« Ispettore Erbianscky, abbiamo bisogno di lei.»
« Arrivo subito.»


-Grazie a Dio, magari in ufficio hanno una ciambella avanzata.
Andò in bagno a lavarsi il viso e considerato che la sua barba stava crescendo incolta e senza freni decise di radersela, ma l'idea di una buona ciambella lo dissuase. Si mise l'impermeabile e siccome fuori nevicava vestì anche i suoi anfibi e il cappello a quadri marrone. Prese le chiavi e uscì di casa rinunciando a prendere la macchina visto che le strade erano impraticabili e decise di andare a lavorare a piedi. Se non fosse stato per l'orario, erano le 8 del mattino a Mosca -le 24:00 a New York, pensò- si sarebbe fermato davanti alla casa che aveva visto nel sogno, ma data la fretta rinunciò.

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