Ifigenia

di Robynitous
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trafitta al petto ***
Capitolo 2: *** Invidie ***
Capitolo 3: *** Orgoglio del Peloponneso ***



Capitolo 1
*** Trafitta al petto ***


Cap. 1 ''Trafitta al petto''

 

 

 

Sacrilegio! Se Agamennone avesse scoperto la sua improvvisa fuga notturna, nemmeno Giove sarebbe riuscito a salvarla. Era uscita di casa, senza le sue ancelle, senza alcun accompagnatore, seguita dal suo fedele cane Sòfia. Si stava incamminando con passo leggero verso la spiaggia. Era la fine del mese e in cielo si poteva ammirare una maestosa luna piena, Ifigenia amava osservarla da quell'alto scoglio ogni ventotto giorni. Questa volta però Elettra aveva minacciato di dire tutto ad Oreste. Ma lei testarda come sempre, uscì di casa senza dare importanza alle solite intimidazioni della sorella.

Ifigenia ed Elettra erano diverse. La seconda, pur essendo più bella, temeva che Ifigenia rubasse tutte le sue attenzioni, e infatti le sue preoccupazioni non erano vane. Tutti pendevano dalle labbra di Ifigenia, era una ragazza carismatica e un po' ribelle, tutti la amavano, ma lei non amava nessuno.

Amava solo Sòfia. E i suoi genitori.

Era finalmente giunta alla spiaggia quando Sòfia cominciò ad abbaiare, la ragazza cercò di zittirla ma senza successo. Non riusciva a capire l'agitazione della cagnolina, si girò intorno senza notare niente di particolarmente sospetto. Tutto era tranquillo. Quiete assoluta. Ifigenia prese in braccio Sòfia e le accarezzò il pelo, cercando di rassicurarla. Quando tacque la appoggiò per terra e si recò verso l'alto scoglio.

Durante la scalata si strappò leggermente il vestito, se sua madre se ne fosse accorta sarebbero stati guai per lei. Cercò di non pensarci in quel momento per potersi godere quello spettacolo.

Quando si fece troppo tardi decise di ritornare a casa. Chiamò ad alta voce Sòfia che rispose fedele come al solito e s'incamminò per il bosco che divideva la spiaggia dal villaggio. Vi era buio pesto, non riusciva a distinguere il sentiero e per questo doveva fidarsi del fiuto di Sòfia. Neanche le stelle e la luna riuscivano ad illuminare il bosco perchè gli alberi erano alti e fitti. I suoi piedi si stavano riempendo di fango poiché la terra era molto umida, e lei era scalza.

Dopo dieci minuti riuscì a distinguere qualche luce, era senza dubbio il villaggio. Doveva passare senza farsi vedere dalle sentinelle. Era stata un'impresa, perchè Sòfia era particolarmente irrequieta quella sera, e a stento la controllava.

Quando arrivò davanti a casa sua salutò con qualche carezza il suo cane e si arrampicò per quella pianta che dava sulla finestra della sua camera. Senza che lei se ne accorgesse un pezzo del vestito che si era strappato rimase incastrato su un ramo della pianta.

 

La mattina seguente Orazio bussò energicamente alla sua porta e le ordinò di prepararsi per la colazione. Ifigenia balzò dal suo letto e si fece lavare dalle sue ancelle. Xeni, l'ancella più anziana, ma la più premurosa, le portò un vestito lungo e leggero,color pesca, che lasciava le spalle e il petto un po' scoperti. La aiutò ad indossarlo e le trecciò i lunghi capelli neri e ricci.

Prima di scendere Ifigenia chiese ad Olympia, un'altra ancella, con la quale spesso si confidava, di controllare se la sera precedente aveva lasciato qualche traccia di fango, e in quel caso di pulire.

Effettivamente Olympia trovò delle tracce dovute alla fuga della sera scorsa e, strofinò meticolosamente il davanzale, per nascondere la notturna trasgressione di Ifigenia.

 

Nel frattempo Ifigenia raggiunse la famiglia nella stanza principale del palazzo. Erano tutti seduti attorno ad un grande tavolo rettangolare, intagliato nel legno più pregiato dell'isola. Oreste le fece cenno di sedersi vicino a lui e lei ubbidì. Acète servì loro del latte munto la mattina stessa. Ifigenia lo bevve rapidamente e con avidità, siccome dalla sera precedente non aveva ancora messo nulla sotto i denti, poi alzò lo sguardo e notò che da lontano,seduto vicino a suo padre, silenzioso come non mai, e quasi pietrificato vi era Achille,del tutto irriconoscibile in quelle condizioni. Ifigenia si chiese che fine avesse fatto il suo portamento sicuro,fiero, superbo quasi. Aveva in mano una bella tazza di vetro decorata accuratamente con motivi color cremisi, un dono che Agamennone aveva fatto ad Ifigenia quando fu tornato dalla Sicilia, e in quel momento ce l'aveva in mano Achille. Il primo pensiero della ragazza fu che la sua presenza fosse dovuta a notizie di guerra, ma poi si girò intorno e notò l'aria festosa che contagiava la famiglia. Il suo sguardo si soffermò sulla sorella Elettra,che sembrava l'unica mostrare sdegno e irritazione. Era evidentemente seccata dalla presenza di Achille, ma perchè? Insomma, non era Elettra quella che amava essere circondata da pretendenti? Pretendenti. Questa era la parola che passò nella mente di Ifigenia e la trafisse come una spada affilatissima. Achille era lì come pretendente, e non per chiedere la mano di Elettra.

Agamennone cominciò ad alta voce per attirare tutta l'attenzione dei presenti : << Ormai sono un vecchio uomo, fiero di tante conquiste e pentito per tante perdite. Ma la mia gioia più grande sono i miei figli: Oreste, so che posso lasciare questa vita senza preoccupazioni finchè ci sarai tu a prenderti cura della tua famiglia. Crisotemi, sei una ragazza davvero cara. Artemide non poteva darci dono più grande. Elettra come tu sai, sei la creatura più bella dell'isola, ed è compito mio e di Oreste difendere questo importante titolo. E Ifigenia, questa giornata è dedicata a te, che con il tuo fascino sei riuscita a rendere tuo schiavo uno dei più valorosi eroi di tutti i tempi. Ed è per questo che il mio caro amico Achille è oggi presente. Egli ha chiesto la tua mano e io sarò padre ben più che fiero nel concedergliela in modo da garantirti fior fior di vita. Gloria a Ifigenia!>>.

Queste ultime parole lasciarono la povera figlia di Agamennone senza parole. Era spiazzata, e lei che era famosa per la sua risposta sempre pronta, in quel momento non aveva niente da dire. Era spaventata,terrorizzata,preoccupata,frastornata...

Il padre continuava a parlare gloriose parole, ma ormai il senno della giovane aveva raggiunto l'Olimpo e Febo Apollo se n'era impossessato.

Achille? Quell'uomo che da sempre aveva disprezzato con tutte le forze perchè tutte le volte che si presentava nella loro reggia era per strapparle il padre e portarlo in guerra per mesi? No, lei non avrebbe mai accettato una proposta del genere, ma come poteva? Come poteva deludere il padre che aveva riposto così tante speranze in quell'unione matrimoniale?

Questo era un guaio e Ifigenia non sapeva a chi rivolgersi.

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Capitolo 2
*** Invidie ***



Cap. 2 ''Invidie''

 

Dopo aver mangiato abbondantemente si alzarono tutti da tavola, ognuno a sbrigare le

proprie faccende. Rimase seduta solo Ifigenia, ancora agghiacciata dalla notizia.

Era così triste il destino delle donne, non erano mai loro a scegliere il proprio sposo, e spesso non potevano neppure rifiutare una proposta di matrimonio. Proprio come Ifigenia.

Non provava tristezza, ma odio e amarezza. Perchè le donne dovevano subire sempre questi oltraggi in silenzio, senza poter protestare? Perchè erano gli uomini ad aver tutto sotto controllo e a trattare le donne come fossero di loro proprietà? Ifigenia era stanca. Stanca della sua condizione. E la cosa che la faceva più arrabbiare era l'evidente invidia da parte di Elettra. Si chiedeva come mai la sorella fosse così superficiale, come mai non desiderasse altro dalla vita, come mai il suo scopo era semplicemente quello di avere il pretendente più quotato dell'isola.

Acète osservava intanto la sua padrona da lontano, provando pietà per lei. Aveva da sempre sperato che lei avverasse i suoi sogni. Il matrimonio con Achille avrebbe eliminato ogni possibilità. Si accertò che tutti fossero usciti e si sedette vicino a lei.

'' Se volete piangere,cara, nessuno ve lo impedisce.''

''Dovrei essere la ragazza più felice del mondo, ma che felicità si può provare nel essere consapevoli della propria rovina?''

''Cara, sono estremamente addolorato, e se posso in qualche modo aiutarvi, non esiterò.''

''Portami via.''

''Per suscitare l'ira del pelide Achille? Non credo sia una buona idea. Ma... potrei portarvi in un posto speciale questa sera.''

''Siete pazzo, se ci vedessero uscire insieme! Di sera!''

''Oh suvvia, che fine ha fatto il vostro spirito ribelle e avventuroso? Non vi riconosco

più!''

''Dunque, dove volete portarmi?''

''Come avete detto voi, farci vedere insieme sarebbe una follia, perciò stasera una donna di nome Callisto, vi condurrà in tale luogo. Abbiate fiducia, non vi farà del male. E poi... so che voi siete abituata a fughe notturne.''

Ifigenia rimase sorpresa dall'ultimo intervento di Acète. Si chiedeva come mai sapesse delle sue evasioni segrete. A quanto pare non erano poi così segrete.

 

 

Uscì di casa per prendere una boccata d'aria, saranno state le quattro del pomeriggio, e incontrò sua sorella Crisotemi. Stava piangendo. Seduta sulle rive di quel torrente dove lei e le sue sorelle avevano trascorso tutte le estati della loro infanzia, siccome era loro proibito di andare al mare. Ifigenia si sedette vicino a lei senza dire niente. Qualsiasi cosa avesse detto, non avrebbe allietato la disperazione della sorella. Fu dunque Crisotemi a cominciare la conversazione: ''Sei così fortunata e non te ne rendi conto.''

''Oh Zeus! Non starai mica piangendo per invidia! E io che attribuivo alle tue lacrime un motivo più nobile!''

''Invidia? Oh si! Magari fossi almeno un po' come te. Così determinata, così coraggiosa. Invece sono una debole, talmente debole che tra nove mesi farò della gioia di ogni donna la mia tragedia.''

Ifigenia aveva già provato troppe emozioni quella giornata, e una notizia del genere l'aveva stordita ancora una volta. Si era sentita in colpa per aver accusato ingiustamente la sorella e non sapeva come aiutarla. Agamennone l'avrebbe considerato un sacrilegio.

''Devi andartene.''concluse Ifigenia. ''Cosa?-replicò Crisotemi- e dove vuoi che vada, come? E che diremo ai nostri genitori?''

''Dobbiamo escogitare un piano.''spiegò Ifigenia. '' E ci aiuterà Acète.''

''Acète? Il nostro domestico? Sei pazza'' ''Sarò pure pazza, ma ci penso due volte prima di aprire le gambe al primo che capita.'' rispose con amarezza. Odiava quando le persone trattavano come uno schiavo Acète, anche se lo era a tutti gli effetti. Gli voleva molto bene. Era una di quelle poche persone che capivano il carattere di Ifigenia, inoltre Acète era sempre presente nel momento del bisogno. Quando Ifigenia aveva un problema sapeva a chi potersi rivolgere. Anche sta volta non aveva dubbi sulla sua affidabilità. Se i suoi genitori fossero in qualche modo diventanti a conoscenza di così tanta confidenza sarebbero stati guai sia per Ifigenia che per Acète.

 

 

Si fece tardi e ormai tutti erano rinchiusi nelle proprie stanze, pure Ifigenia, che stava per addormentarsi quando un sasso piombò sul suo letto. Lei si affacciò e riconobbe una sagoma femminile piuttosto slanciata, era senza dubbio Callisto. L'estranea le fece cenno di scendere. Ifigenia annuì e alzando il lungo vestito accuratamente, per non commettere lo stesso errore della sera al mare, scese dall'albero vicino alla sua finestra. Le due non si presentarono, s'incamminarono velocemente per non essere scoperte. Callisto porse un velo bianco a Ifigenia in modo che si potesse coprire il viso per non essere riconosciuta.

 

Giunsero davanti ad un palazzo che Ifigenia non aveva mai notato. Era coperto da un'alta fila di pini, e superato l'ingresso si poteva scorgere un giardino regale, curato in ogni minimo dettaglio. L'area verde che circondava il palazzo era immensa, e Ifigenia si accorse di una folla di persone attorno ad un banchetto. ''Eccoci.'' disse Callisto. Acète raggiunse le due e salutò con un bacio l'accompagnatrice di Ifigenia. E disse ''Non ho mai avuto modo di presentarti la mia amata''

Un'altra volta in quella giornata Ifigenia provò meraviglia. ''Non pensavo che tu fossi sposato''

''No, infatti non siamo sposati e siamo felici così, non abbiamo bisogno di un unione ufficiale per stare bene insieme''. Ifigenia invidiava terribilmente Acète e in quel momento desiderava essere una domestica o un'ancella, avrebbe senz'altro avuto maggiore libertà.

 

Un ragazzo alto poco più grande di lei,alto e dalla carnagione olivastra le si avvicinò. Aveva un bel viso, col naso dritto, le labbra carnose e colorite, le sopracciglia folte e una fronte alta ma non troppo. Aveva un fisico possente, era sicuramente un soldato.

Salutò Ifigenia con un gesto e le diede una stecca di incenso.

''Egisto.''

''Ifigenia''

'' Siete nuova qui?''le chiese facendo finta di non saperlo. La ragazza annuì col capo.

''Seguimi''.

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Capitolo 3
*** Orgoglio del Peloponneso ***


Cap 3 ''Orgoglio del Peloponneso''

 

Ifigenia lo seguì un po' intimorita ma spinta da un'immensa curiosità. Lui camminava due passi più avanti e la teneva per mano, lei si faceva guidare, studiando il suo dorso. Aveva un paio di spalle larghe, muscolose e possenti, il torace si stringeva mano a mano che scendeva e i glutei erculei erano coperti dalla veste bianca che indossava. Ifigenia ebbe come un impulso di strappargli quella veste, ma si trattenne.

La condusse all'interno del palazzo. Vi era buio e la ragazza cominciava ad avere seriamente paura. Non vi erano altri rumori fuorchè i loro passi e non sapeva cosa aspettarsi. Egisto si fermò d'un tratto e accese una candela, - Va meglio così?- chiese intuendo la sua paura, Ifigenia annuì timidamente.

Arrivarono davanti ad una porta di legno decorata ai bordi con ornamenti floreali, Egisto la aprì ed entrarono, la luce si diffuse illuminando tutta la stanza, mostrando decine di scaffali che contenevano pergamene.

-Mio padre-spiegò- ha raccolto tutti i saperi dell'uomo in questa stanza. La sua vita è sempre stata tormentata da un uomo, un re, e ritrova la sua pace solo richiudendosi in questa stanza.-

-E perchè mi ci hai portata?- chiese giustamente.

-Perchè quando ti ho vista, i tuoi occhi brillavano, esprimevano curiosità, voglia di vivere voglia di sapere. E anche qualche spiraglio di amarezza.-

-E tu hai dedotto tutto questo dai miei occhi? Sei un oracolo?-

-Non proprio.- rispose ridendo

Ifigenia scrutò ogni scaffale, e toccò tutte le pergamene con il dito.

Ne scelse una: '' Demókritos ''.

-Ottima scelta.-

-Tu vieni spesso qui?-

-Sempre. Di nascosto. Mio padre esige che io uccida l'uomo delle sue angosce in modo che possa ripristinare la pace nella mia famiglia. Dedicarmi alla lettura potrebbe distogliere la mia attenzione da questo compito,secondo lui. Non posso ribellarmi alle sue scelte.-

-E perchè noi?-

Egisto rise, poi ricomponendosi e con un tono amaro : - E perchè tu non ti sposi con chi vorresti? E perchè tu devi uscire di nascosto?-

-Ma tu sei un maschio! Non hai questi problemi!-

-Io e te siamo figli di nobili. I figli di nobili hanno sempre questi problemi.-

Ifigenia alzò il capo per guardarlo meglio. I loro occhi si incontrarono e rimasero connessi da una forza magnetica incontrastabile e senza alcun motivo si abbracciarono. Ifigenia si lasciò sprofondare tra le braccia possenti di Egisto lasciando sfogo a qualche lacrima. Egisto si chinò per avvolgere la figlia di Agamennone e in un respiro assaporò il suo profumo delicato.

Nessuno dei due voleva sciogliersi da quell'abbraccio solidale. Egisto con una mano, alzò dolcemente il mento di Ifigenia per guardarla di nuovo negli occhi e le accarezzò i capelli. Poi con le labbra le asciugò le lacrime che le rigavano le guance.

 

L'indomani l'incontro con Egisto non fu che un ricordo. Xeni era entrata nella sua stanza annunciandole che quel giorno sarebbe dovuta andare nella reggia di Achille insieme al padre.

Non aveva alcuna voglia di protestare, si lasciò lavare e vestire come al solito e insieme a suo padre e a suo fratello si avviarono con i cavalli nella reggia di Achille.

Ifigenia era una delle poche ragazze che sapeva cavalcare agilmente un cavallo. Glielo aveva insegnato Acète quando era più piccola. Più o a meno quando aveva tredici anni era diventata così abile che persino Oreste titubava a cavalcare al suo fianco.

Durante il tragitto Ifigenia pensava alla sera precedente. Cercava di ricordare il delicato tatto di Egisto, le sue parole, il suo sguardo. Provava pietà nei suoi confronti, e qualcos'altro.

Quando si era fatto tardi Acète irruppe nella biblioteca e rapì Ifigenia sottraendola dalle braccia del ragazzo. Non riuscirono a scambiarsi nessun'altra parola.

Ifigenia temeva di non rivederlo mai più, ma lei sentiva il forte bisogno di parlargli di nuovo. Non aveva mai provato tale simpatia per nessuno prima d'ora. I rapporti che aveva con i suoi famigliari erano fondanti sull'affetto di sangue. Persino i suoi rapporti con Acète non le avevano mai infuso così tanto interesse.

Agamennone guidava con il cavallo entrambi i figli. Nel frattempo discuteva con Oreste.

-Saranno presenti i maggiori esponenti della Grecia. Sarà presente anche vostro zio Menelao, voglio che lo salutiate con cordialità e affetto. Achille ha invitato davvero tutti.- spiegò il padre.

-Allora fa le cose in grande. Ifigenia deve ritenersi molto fortunata.- rispose attirando l'attenzione della sorella.

-Ifigenia è stata fortunata fin da quando Artemide l'ha condotta nella nostra famiglia. Non poteva trovare un'accomodazione migliore.-

Ifigenia sorrise al suono della parola ''accomodazione'', voleva bene al padre ma la sua diplomazia a volte era ridicola. Non si lasciava mai prendere dalle emozioni, era un uomo piuttosto composto e formale, spesso arrogante.

 

Giunti nella ''modesta'' proprietà di Achille, affidarono i cavalli al custode e il loro arrivo venne annunciato ai presenti. Achille non dimostrò il benchè minimo interesse nel loro arrivò e continuò la sua discussione con una donna.

Ifigenia non potè non osservare la donna. Era davvero attraente, aveva lunghi capelli biondi ornati con una corona d'alloro, i suoi occhi grandi e scuri erano abbelliti dal trucco che gli rendeva ancora più espressivi di quanto non fossero. Il suo vestito, però, non aveva scollature, né pieghe, né colori. Non sembrava il vestito di una nobile. Ma gli atteggiamenti della ragazza non sembravano corrispondere con le fattezze del suo abito.

Agamennone spazientito dall'impertinenza di Achille alzò la voce e annunciò : -Ifigenia, figlia di Agamennone, re di Argo. Orgoglio del Peloponneso, la più bella creatura di tutto il mondo conosciuto è la promessa sposa del guerriero più forte della Grecia. Salute a voi, cari presenti, sono lieto nell'annunciarvi che le nozze dei due giovani si svolgeranno tra breve.- nel salone echeggiò un grande applauso che seguì le sue parole. Achille invece tornò alla sua discussione con la donna. 

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