Nella media

di Kaika
(/viewuser.php?uid=127915)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. Occhi di vetro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Oggi pagelle ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. L'ingranaggio ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. Occhi di vetro ***


Una giovane mamodo camminava per i corridoi di quell'immensa scuola (la più grande del Makai), affiancata da un altro demone che sembrava avere almeno cinque volte la sua età. Lei aveva i capelli di un azzurro molto acceso, corti e scalati: dietro le arrivavano appena alla nuca, davanti arrivavano appena a metà del collo. Le iridi erano quasi trasparenti. Indossava una maglietta bianca a maniche corte e una gonna nera che le arrivava appena sopra le ginocchia, tra le braccia stringeva un libro dall'aria pesante, mentre gli altri erano nello zainetto azzurro chiaro che portava in spalla.
Il più anziano aveva i capelli di un arancione spento, che aveva tutta l'aria di essere stato acceso un tempo, mentre gli occhi erano completamente neri. Portava una giacca e un pantalone entrambi grigi. Si girò verso la mamodo al suo fianco, che continuava a guardarsi intorno inquieta. Le sorrise incoraggiante:  < Non essere così nervosa, Thilai. I miei ragazzi possono sembrare irrequieti, ma sono buoni infondo. Sono sicuro che ti troverai bene da noi. >
Aveva una voce roca, ma rassicurante. Thilai sorrise grata a quello che sarebbe stato il suo insegnante per il prossimo quadrimestre. In base a quanto aveva capito, lui insegnava scrittura e grammatica mamodo e letteratura. Quasi tutte le ore di lezione le avrebbe passate con lui.
< Siamo arrivati, ecco la classe! >
Il professore entrò senza esitare, al contrario di Thilai. Rimase per una manciata di secondi sulla soglia, esitate. Come sarebbero stati i suoi nuovi compagni? Si sarebbe trovata bene? Avrebbe trovato nuovi amici? Scossa la testa, dicendosi che l'unico modo per avere delle risposte era seguire il professore. Prese un profondo respiro ed entrò.

Il professore la presentò rapidamente alla classe; spiegò che prima frequentava la scuola privata lì vicino, solo che poi la scuola aveva chiuso e lei ora sarebbe stata con loro per l'ultimo quadrimestre.
Thilai continuava a far saettare lo sguardo da una parte all'altra dell'aula. Poteva sentire le parole dell'insegnante, ma non ne ascoltò nemmeno una. Finito di presentarla, il professore le indicò quello che sarebbe stato il suo posto da quel momento in poi. Era l'unico libero in tutta la classe ed era nell'ultima fila. Ci mise poco a raggiungerlo, mentre guardava curiosa il suo nuovo compagno di banco. Un mamodo vestito completamente di bianco, tranne le scarpe che erano blu. Aveva gli occhi viola scuro, mentre i capelli bianchi e lunghi erano tenuti fermi da una fascia viola.
Si sedette e sistemò i propri libri, prima di voltarsi verso il demone al suo fianco. Ci rimase male quando notò che non le aveva ancora dedicato mezzo sguardo, mentre gli occhi di tutta la classe erano fissi su di lei. Era vero, essere fissata le dava fastidio, ma anche essere ignorata così bellamente!
 < Ciao! > lo salutò, sorridendogli.
< Ciao > le rispose lui poco dopo, continuando a non guardarla. Poco dopo aver parlato si decise a guardare la mamodo, per sua fortuna, aggiunse mentalmente Thilai; era probabile che lo avrebbe preso a schiaffi se avesse continuato a parlarle girato dall'altra parte.
< Come avrai capito io sono Thilai. Tu sei? > continuò, allungandogli la mano perché lui la stringesse. "No, non l'avevo capito" pensò il mamodo. In effetti era vero: sarebbe stato esagerato dire che aveva ascoltato una parola su cinque di quelle che il professore aveva detto. Le strinse comunque la mano, presentandosi a sua volta: < Wonrei >
Lei continuava a sorridergli, allegra. Si guardarono negli occhi per un lungo istante, mentre si stringevano la mano. Thilai notò che quegli occhi viola non erano affatto freddi come aveva pensato all'inizio, erano molto peggio: apatici, vuoti. Non trasmettevano nessuna emozione, era come guardare gli occhi di vetro di una bambola.
Wonrei, invece, si accorse che lei non aveva occhi trasparenti, come sembrava ad un primo sguardo. Sembrava vi si agitassero mille colori diversi, inquieti. "Inquieti come lei" pensò. Subito dopo si chiese il perché di quel pensiero.
La voce del professore lo riportò alla realtà: < Bene ragazzi, ora vi consegnerò i compiti dell'altra volta con la correzione. >
Thilai lo guardò confusa. Era il giorno in cui sarebbero state consegnate le pagelle, quindi ufficialmente erano già nel secondo quadrimestre. La pagella a lei non sarebbe stata consegnata, visto che risultava come aggiuntasi nella seconda metà dell'anno. Ma perché dare i voti dei compiti quel giorno?
Lo chiese al suo compagno di banco, che in un primo momento sembrò non volesse risponderle. Stava quasi per ripetergli la domanda, quando lui si girò verso di lei "Finalmente!" pensò Thilai. < Sono di due settimane fa. Non è venuto l'ultima settimana."
La mamodo notò che il suo tono di voce era come i suoi occhi: vuoto, neutrale. < Perché non è venuto? > Continuò a chiedere, non perché fosse realmente curiosa, più che altro per fare conversazione.
< Era malato > Perché doveva tirargli fuori le cose con le pinze? Come se non bastasse, Wonrei si era di nuovo girato dall'altra parte. Thilai stava per dirgli che doveva smetterla di non guardarla quando le parlava e che mettere più di due parole in fila non aveva mai ucciso nessuno, quando capì il motivo per cui lui si era zittito all'improvviso: il professore era pericolosamente vicino.
Si fermò davanti a Wonrei, dandogli il compito con un sospiro sconfortato < Wonrei, nella media > le ultime due parole le disse con tono quasi rassegnato < Sei e mezzo, come al solito. Il discorso è lo stesso, ormai mi sono stancato di ripetertelo e ripetertelo >  Poggiò il compito sul banco e si allontanò.
Wonrei quel discorso lo conosceva anche troppo bene. "Hai grandi potenzialità, perché non ti impegni? Potresti addirittura diventare il primo della classe, invece preferisci restare nella media" Le ultime due parole le diceva come se lo disgustassero. Lo studente non poteva che essere contento di non aver dovuto ascoltare quella storia per l'ennesima volta.
Thilai lo guardava, sperando di trovare un qualche cambiamento della sua espressione, invece niente. La mamodo sbuffò spazientita e questa volta fu lei a girarsi dall'altra parte.

La ore di lezione presero a trascinarsi lente, senza che nessuno dei due facesse almeno un minimo tentativo di conversare con l'altro. Finalmente la campanella dell'ultima ora suonò e i ragazzi poterono uscire dalla scuola. I vari mamodo si radunarono in piccoli gruppetti e iniziarono a tornare a casa insieme, chiacchierando allegramente. Thilai sospirò, non avendo ancora nessuno con cui farsi la strada del ritorno. Ricordava perfettamente quando frequentava ancora la vecchia scuola e il ritorno era il momento che preferiva della giornata.
Mesta, iniziò a camminare, quando riconobbe un mamodo che camminava poco più avanti rispetto a lei. Sorrise appena, prima di velocizzare il passo per affiancarlo.
< Ehi ciao! >
Wonrei si girò lentamente, guardandola come stupito. Si riprese poco dopo, tornando alla sua espressione indifferente < Ciao >
< Facciamo la stessa strada? Io vivo in Viale dei Re, al numero 8. Tu?> Thilai faticava a reggere il passo del mamodo, che la costringeva a farsela quasi di corsa.
< Numero 7 >
Lei ci mise un attimo a collegare domanda e risposta. Quando capì, non poté fare a meno di sorridere:  < Ma allora siamo vicini di casa! >
Wonrei questa volta si voltò verso di lei: < A quanto pare. > Scrollò le spalle, ma poi proseguì. < Com'è che hai detto che ti chiami? >
Lei rimase per un attimo spiazzata: possibile che le avesse appena fatto una domanda? < Sono Thilai, ma puoi chiamarmi Lai se preferisci. >
La demone continuava a sorridere, pensando al tono che aveva usato Wonrei quando le aveva fatto quell'unica domanda; era meno apatico, sembrava ci fosse qualche emozione non meglio definita in sottofondo. Così come Wonrei notò che i mille colori negli occhi di Thilai si erano come calmati: non si agitavano più come prima.

 

 

 

IL MIO ANGOLETTO

Ciao a tutti ^^!
Eccomi qui con la mia Long, come promesso! Sì, ho deciso di ambientarla nel Makai, prima della battaglia per il trono. Anche quella è una parte che vorrei che Makoto approfondisse, ma non sembra interessato quindi mi devo rassegnare (ç_ç).
Sarò sincera, Thilai in realtà esiste da più o meno un paio d'anni, ma questa è la prima volta che la uso come personaggio in una storia. La inventai a scuola, in un momento di noia più totale. Logicamente quella era solo una bozza, ora mi piace pensare di averla definita un pochino in più ^^!
Sono stata quasi tentata di farla in prima persona (dal punto di vista della ragazza), ma alla fine ho pensato di usare lo stesso la terza persona, alternando i due punti di vista (anche se il predominante rimarrà quello di Thilai :P)
Ho pensato di mettere lo stesso la nota OOC, anche se spero che Wonrei non lo sia troppo :S
Visto e considerato che quest'angoletto sta occupando troppo spazio, vedo di tagliarla qui. Ringrazio tutti quelli che hanno letto fino a questo punto e spero di aggiornare presto, anche perché più o meno so come farla proseguire.
Alla prossima ^^

 Kaika

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. Oggi pagelle ***


Nonostante fosse pomeriggio inoltrato, quell'enorme scuola, quella con più alunni in tutto il Makai, era piena di persone. Solo che non avevano l'età che hanno di solito gli studenti; avevano almeno il doppio o il triplo degli anni. Sul portone d'ingresso era appeso un cartello con su scritto: "Oggi pagelle"
I genitori non si portavano mai dietro i figli, tranne se era l'insegnante in persona a chiederlo e questo era molto raro. Una mamodo di mezza età camminava rapida per i corridoi. I capelli verde chiaro erano raccolti in una coda alta, gli occhi erano viola, identici a quelli del figlio. Indossava un lungo vestito azzurro chiaro, molto semplice.
Si fermò di fronte ad una delle tante porte che si affacciavano sul corridoio, sbirciando all'interno dell'aula. Il professore di letteratura stava finendo di parlare con un'altra coppia di genitori. Lei sospirò, sperando di non dover attendere molto. Non le piaceva stare troppo lontana da casa, soprattutto per andare a vedere le pagelle; sapeva già che parole le avrebbe detto il professore.  "Almeno non c'è nessuno davanti a me, sono la prossima." Pensò, cercando di vedere il lato positivo della cosa.
Ma si accorse di un'altra mamodo, che sembrava avere più o meno la sua età, che camminava verso di lei. "Probabilmente il figlio o la figlia avrà lo stesso professore del mio." La sua ipotesi fu confermata quando l'altra madre diede uno sguardo al professore di letteratura all'interno dell'aula, prima di fermarsi accanto a lei. Aveva i capelli azzurri, molto corti, mentre gli occhi erano di un blu scuro.
Rimasero l'una vicino all'altra per una manciata di secondi, in silenzio, prima che la mamodo con i capelli azzurri porgesse la mano all'altra, presentandosi: < Anthea Haynes, piacere > Le sorrise gentile, così come era gentile il suo tono.
< Akilah Yejide, il piacere è mio! > rispose la mamodo dai capelli verdi, stringendo la mano ad Anthea.
Appena finite le presentazioni, le due videro la coppia di prima uscire dall'aula, chiacchierando a bassa voce. Subito dopo, sentirono la voce del professore: < Signora Yejide, prego! Entri pure! >
Akilah salutò cortesemente Anthea, prima di entrare nella classe. Lo sguardo rassegnato del professore le fece rapidamente perdere quel briciolo di ottimismo che era riuscita a recuperare pochi minuti prima. Si sedette sulla sedia davanti alla cattedra, mentre il demone frugava tra le varie pagelle. Non ci mise poco, ma alla fine trovò quella che cercava, quella con su scritto "Wonrei Yejide". Senza una parola, la allungò alla mamodo di fronte a lui. Lei la aprì e non rimase affatto stupita dai voti: tutti sei, solo in comportamento sette, voto che sembrava quasi stonare. Akilah sospirò, abbassando la pagella.
< Nella media > l'anticipò di poco il professore. Lei si limitò ad annuire, sconsolata: < Come al solito. Non so davvero cosa fare con lui. >
L'insegnante rimase a lungo in silenzio, prima di parlare: < Mi fa rabbia il fatto che potrebbe fare grandi cose. Eppure preferisce restarsene lì, a fissare il vuoto. Non parla mai, e questo potrebbe fargli anche prendere un buon voto in condotta, se non fosse che... a volte è tanto distratto da non rispondere alle domande dei professori. A volte mi chiedo cosa pensi. >
< Temo non pensi a niente, professor Shihab>

Thilai se ne stava nella sua camera, annoiata. Era seduta sulla sedia di fronte alla sua scrivania, a sfogliare il libro di storia senza nessun reale interesse. Aveva in programma di iniziare ad anticiparsi i compiti, ma come aveva aperto il libro le era passata completamente la voglia.
La sua camera aveva le pareti lilla, piene di quadri. Le piaceva dipingere, ma nell'ultimo periodo era raro che trovasse qualcosa che la ispirasse veramente. "Di certo il libro di storia non mi aiuterà a trovare l'ispirazione" pensò, sempre più annoiata. Sua mamma aveva deciso di andare lo stesso a scuola, anche se la pagella di Thilai non ci sarebbe stata. Diceva che voleva "conoscere i professori". Questo la mamodo non riusciva a capirlo. Era lei che ci avrebbe dovuto passare quattro mesi, non certo la madre!
Non è che ci fossero chissà quante cose nella sua stanza, ma il disordine era costante. I suoi genitori ci provavano pure a convincerla a mettere in ordine, ma quel fantomatico ordine non durava mai più di cinque minuti.
La scrivania era piena di libri di ogni tipo, scolastici e non, quelli per cui non c'era spazio erano ammucchiati sul letto. Aveva una libreria accanto alla finestra, vero, ma era quasi sempre vuota. Che senso aveva metterceli se poi li avrebbe tolti? La madre non aveva più il coraggio di aprire l'armadio della figlia, dopo aver visto la confusione che vi regnava.
< Tesoro! Sono a casa! > urlò Anthea alla figlia, mentre chiudeva la porta ed entrava nell'ingresso.

Quella sera, Wonrei era steso sul letto, le braccia incrociate sotto la testa. Era molto tardi, avrebbe fatto bene almeno a provare a dormire, ma non ne aveva la più minima voglia. La sua camera era illuminata dalla luce fioca di una candela poggiata sul suo comodino. "Quella candela non durerà ancora a lungo" pensò il mamodo, sapendo che quando si fosse spenta lui sarebbe stato troppo pigro per andare a prenderne una nuova.
La sua non era una camera troppo grande, ma nemmeno esageratamente piccola. Le pareti erano bianche, mentre il pavimento era in legno. A sinistra della porta c'era un letto ad una piazza, a destra una finestra. Accanto alla finestra, una piccola scrivania, su cui erano poggiati alcuni libri scolastici. Di fronte alla porta, un piccolo armadio e una libreria, altrettanto piccola. Wonrei aveva sempre pensato fosse una camera nella media.
Il mamodo ripensava alla conversazione avuta qualche ora prima con la madre. Non era del tutto sicuro che la si potesse definire "conversazione", visto e considerato che aveva parlato solo lei. Le prime volte che avevano parlato dell'argomento "voti e carriera scolastica" lui aveva anche provato a risponderle, ma lei si arrabbiava. Così aveva iniziato a prendersi i rimproveri in silenzio, ma lei si arrabbiava lo stesso. Alle si era arreso: si limitava a stare lì, seduto, con lo sguardo basso senza nemmeno provare a fingere di ascoltare. Tanto era sempre la stessa storia, da anni ormai.

Wonrei non guardarmi con quell'espressione annoiata! Sono tua madre, sai?

Wonrei, guardami quando ti parlo!

Wonrei, rispondimi!

Wonrei, non ti azzardare a rispondermi!

Wonrei, perché non ci provi almeno? Perché non ti impegni almeno un minimo? Che ti costa?

Wonrei, ma non ti importa dei sacrifici che abbiamo sempre fatto per te?

Wonrei, non concluderai mai nulla nella vita se continui così!

Wonrei, se di me non ti importa, almeno a tuo padre prova a darla una, ed una soddisfazione!

Wonrei, vuoi fare la fine di tuoi fratello, per caso?

Il mamodo scosse la testa, cercando di far uscire fuori dalla sua mente tutte quelle frasi. Lo sguardo gli cadde sulla finestra. La sua non si affacciava sulla strada, ma sulla casa di fronte. Fino a quel momento non ci aveva mai vissuto nessuno, ma ora era l'abitazione della nuova arrivata. Com'era che si chiamava? Thilai, ecco. Le loro finestre erano una di fronte all'altra.
Tra le due case c'era un albero secolare e uno dei rami più robusti era come se "collegasse" le due case. Sarebbe stato facile passare da una camera all'altra.
Nella sua classe gli alunni erano dispari, così uno doveva stare solo in banco. Quando quest'uno era diventato lui, non gli aveva dato per niente fastidio. Non poteva negare che gli aveva fatto uno strano effetto quando la mamodo si era seduta vicino a lui. La conosceva a malapena da una giornata, ma gli sembrava una di quelle persone che faticano a stare zitte, che vogliono in tutti i modi fare conversazione. Che cosa avevano contro il silenzio? Tutto sommato, però, forse non era tanto male.
In quel momento, la candela finì e la camera si fece buia. Wonrei sospirò, prima di girarsi dall'altra parte e chiudere gli occhi.




IL MIO ANGOLETTO
Ciao a tutti ^^!
Eccomi qui con il secondo capitolo! Avevo previsto di metterci anche meno tempo, visto che praticamente ce l'avevo già scritto in testa, ma è comunque un aggiornamento ultra-rapido per i miei soliti standard XD!
Mentre nell'altro capitolo diciamo che la protagonista è stata Thilai, qui ho pensato di dare un po' di attenzione a Wonrei :P. In principio il protagonista doveva essere lui e solo lui, poi però lei si è imposta crudelmente ç_ç. Quindi vedrò di renderli co-protagonisti!
In questo capitolo ho cercato di introdurre ancora un po' l'idea dell'essere "nella media" del mamodo, mentre ho provato anche a far risaltare le differenze tra i due. Non so voi, ma io sono dell'idea che le camere ci raccontino molto più di quanto pensiamo sulle persone :P
Deliri a parte, volevo dirvi una piccola cosa sui nomi: non sono inventati (l'infulenza aiuta l'ispirazione -?-, ma per i nomi mi azzera la fantasia ç.ç), ma hanno dei significati simpatici:
Akilah significa "intelligente" e deriva dall'arabo, mentre Yejide (che ho deciso di usare come cognome di Wonrei u.u) sognifica "assomiglia a sua madre" ed era usato nella tribù degli Yoruba. Questo l'ho scelto per il significato, nei prossimi capitoli vedrò di far capire la somiglianza tra madre e figlio ;).
Anthea significa "fiore" ed è greco, mentre Haynes è inglese e significa "biancospino". Infine Shihab significa "stella cometa", ma da che lingua deriva non lo so.
Come al solito, l'angoletto è troppo lungo, quindi la chiudo qua, ringraziando tutti coloro che hanno letto fino a qui :D
Alla prossima ^^

Kaika

Ps. so che probabilmente (anzi, sicuramente) non vi interessa, ma finalmente sono riuscita ad andare avanti con il manga **! Erano una settimana che ero ferma a quel maledetto capitolo 220, oggi sono riuscita ad andare avanti, yeeee! Ed è inutile dire che alla seconda pagina già singhiozzavo come una cretina ç_ç

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. L'ingranaggio ***


Le giornate iniziarono a passare lente, una dopo l'altra.
Per Wonrei, fino a quel momento, ogni giornata era stata perfettamente identica a quella precedente. Alzarsi, andare a scuola, limitarsi a "fare presenza" in classe, tornare a casa, pranzare, fare i compiti, andare a letto e riprendere tutto da capo il giorno dopo, faceva tutto parte della sua monotona routine.
Era appena iniziata la seconda metà dell'anno, quindi avrebbero avuto un periodo di pausa da compiti e interrogazioni, quindi per un po' suo madre non gli avrebbe fatto la solita predica.
Eppure, anche se lui si rifiutava di ammetterlo, qualcosa era saltato in quel perfetto meccanismo. Era come se qualcuno avesse aperto un orologio con tutti gli ingranaggi perfettamente funzionanti e avesse deciso di inserirci a forza una nuova rotellina. Il vecchio meccanismo non poteva andare avanti come aveva sempre fatto fino a quel momento; sarebbe stato costretto a decidere tra il cambiare qualcosa oppure rompersi.
Cosa avrebbe scelto lui? Ogni volta che si faceva questa domanda, non poteva fare a meno di pensare a quella finestra di fronte alla sua e a quei colori perennemente agitati.
Per Thilai, invece, ogni giorno era diverso dall'altro. Considerava inaccettabile anche solo l'idea di avere una routine. Sarebbe diventato tutto troppo prevedibile, troppo programmato. E che gusto ci sarebbe stato a quel punto?
Le sarebbe piaciuto poter dire di essersi adattata nella nuova scuola, di aver fatto molte amicizie, ma non era così. La cosa più strana era che la persona con cui aveva "legato" di più era il suo compagno di banco perennemente con la testa altrove. Quando frequentava ancora la vecchia scuola, ricordava di avere buoni rapporti con tutti i suoi compagni di classe, di aver fatto amicizia con tutti in poco tempo. Cosa c'era di diverso in quella scuola?
Quando tornava a casa insieme a Wonrei, a volte si guardava intorno. Incrociava spesso lo sguardo dei suoi compagni di classe, sguardi tutto tranne che amichevoli. Non capiva il perché di quelle occhiate. Con molti di quei demoni non aveva mai nemmeno parlato, come faceva a stargli già antipatica?
Un giorno, si accorse che quei demoni alternavano lo sguardo tra lei e il mamodo al suo fianco. Sguardi diffidenti, duri, come di rimprovero. E allora capì il perché di quell'atteggiamento, non potendo fare a meno di darsi della stupida per non esserci arrivata prima. La guardavano male perché "frequentava" Wonrei.

< Allora ragazzi, questa volta vi darò un compito per casa diverso dal solito! > disse il professor Shihab < Dovrete farmi una ricerca sull'ultima guerra per il trono, svoltasi mille anni fa. > Gli alunni iniziarono a borbottare. Thilai sbuffò, annoiata solo al pensiero della ricerca. Il primo giorno si era sbagliata: il professore non insegnava solo letteratura e scrittura, ma anche storia.
< Me la dovrete portare massimo per la settimana prossima, anche se niente vi vieta di consegnarla prima > continuò l'insegnante < Ma non la farete individualmente: sarete divisi in gruppi. >
Bastarono queste parole a far sparire il malumore di poco prima; tutti iniziarono a parlare tra di loro, accordandosi su chi sarebbe stato in gruppo con chi. Thilai lanciò, di nascosto, un'occhiata al suo compagno di banco. Niente, nemmeno la storia di fare una ricerca in gruppo lo aveva smosso. La mamodo stava sbuffando di nuovo, quando il docente continuò, spezzando rapidamente il loro entusiasmo: < Per evitare che i gruppi siano formati dai soliti noti che poi non fanno niente per una settimana intera portandomi una ricerca di una paginetta scarsa... > guardò severo un gruppetto di demoni in fondo alla classe < Sceglierò io i gruppi questa volta >
Gli alunni ripresero a borbottare, questa volta più vivacemente < Silenzio, silenzio! > li zittì Shihab < Collaborerete con il vostro o la vostra compagna di banco e non accetto obiezioni! >
Thilai si girò di nuovo verso Wonrei. Questa volta anche lui la stava guardando.

Già normalmente, quando tornavano a casa da scuola, Thilai tendeva a non stare zitta un attimo. Quella volta sembrava fosse anche peggio del solito; parlava velocissima, quasi attaccava le parole, saltava da un argomento all'altro senza nessun filo logico, non provava nemmeno a camminare in linea retta e procedeva a zig-zag. Wonrei la guardava rassegnato, pensando al fatto che se voleva fargli venire il mal di testa era sulla strada giusta.
< Allora? Che ne pensi? Wonrei? Mi stai ascoltando? Wonrei! >
Solo alzando la voce la demone riuscì ad avere l'attenzione del mamodo, che sussultò < Che c 'è? >
Si rese conto in ritardo di non aver scelto la risposta peggiore e ringraziò qualsiasi divinità esistente per il fatto che gli sguardi non potessero uccidere. O che Thilai non avesse quel potere perché, altrimenti, di lui sarebbe rimasto solo un mucchietto di cenere (nella migliore delle ipotesi).
Alla fine lei sospirò rassegnata < Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto, vero? >
l'ennesima occhiataccia della ragazza lo spinse a desistere dal tentativo di salvarsi in qualche modo < No, nemmeno una > Ammise infine, abbassando lo sguardo.
Thilai sospirò per l'ennesima volta < Stavo dicendo che dovremmo andare in biblioteca il prima possibile se vogliamo riuscire a prendere in prestito i libri migliori. Dobbiamo battere gli altri sul tempo! >
Wonrei la guardò per alcuni secondi, senza riuscire a capire se facesse sul serio o scherzasse. Sembrava proprio facesse sul serio. < Non penso che gli altri abbiano tanta fretta di fare questa ricerca, sai? Credo
proprio che la faranno di corsa l'ultimo giorno. >
Thilai pensò ai loro compagni di classe, prima di dargli ragione. < Però... Non voglio fare una cosa classica! Deve essere qualcosa di originale, qualcosa che il professore non si aspetta! >
Più la sentiva parlare, meno la capiva. E dire che la ascoltava anche poco!  Una ricerca originale, diversa? Qualcosa che non fosse nella media?
< Senti Lai > il mamodo aveva capito presto che a Thilai non piaceva essere chiamata con il suo nome per intero, preferiva quel diminutivo "Lai". A Wonrei non piaceva più di tanto, ma se lei voleva essere chiamata così, a lui che cambiava? < Forse ho un'idea per farla originale. >
< Davvero? Cosa? > Lo guardava curiosa, i colori nei suoi occhi che avevano ripreso ad agitarsi.
< Sulla collina oltre il Bosco Verde abita un mamodo, mi pare si chiami Heikad. E' molto vecchio, tanto da aver partecipato all'ultima battaglia per il trono.>
< Ma è impossibile! > lo interruppe Thilai, incredula < Tranne il Re, a cui viene fatto un incantesimo per farlo vivere di più, nessun altro mamodo può vivere tanto. Mi stai dicendo una bugia, per caso? > Lo guardava seria ora, i colori negli occhi che non si agitavano più.
Wonrei scosse la testa < A volte, è molto raro ma non impossibile, capita che un demone viva di più, riuscendo ad arrivare quasi a mille anni. Lui è uno dei pochi casi. >
< Grandioso! > urlò Thilai, venendo subito zittita da Wonrei < Ma è proprio necessario che urli in questo modo? > La mamodo sbuffò in risposta.
< Ma se si sa che lui ha partecipato all'ultima battaglia, di certo tutti gli altri andranno da lui, no? > chiese ancora Thilai, l'entusiasmo di poco prima volato via come sabbia al vento < E allora non ci sarà più niente di originale! >
Wonrei non riuscì a trattenersi dal fare un sorrisetto quando vide il broncio da bambina che stava facendo lei. Ma fu un sorriso che durò meno di un battito di ciglia. < Gli altri non ci andranno. Vedi... > si fermò,
cercando le parole per proseguire < La vecchiaia ha i suoi lati negativi. Diciamo che tende a non sentire le domande, ad addormentarsi mentre parla, a capire una cosa per un'altra. E gli altri di certo non hanno la pazienza di starlo a sentire, quando probabilmente capiranno una parola su dieci. Non sarà la cosa più facile del mondo parlarci. >
Ma questa volta l'entusiasmo della demone non fu tanto facile da spezzare < Abbiamo una settimana, no? Qualcosa riusciremo pure a farcelo dire? >
Nel frattempo, erano arrivati sotto casa di Thilai, che era la più vicina alla scuola. Lei, al contrario di Wonrei, non conosceva la strada fino a casa di Heikad, quindi rimasero d'accordo che si sarebbero incontrati sotto casa della ragazza tra un'oretta e mezza e sarebbero andati insieme. Si salutarono, prima di andare ognuno a casa sua. Mentre aspettava che la madre le aprisse, Thilai ripensava alla chiacchierata di poco prima. Si sbagliava, o aveva visto Wonrei sorridere?

 < Wonrei! Mi vai a prendere il libro di cucina nel ripostiglio, per favore? > Gli urlò Akilah dal piano di sotto. La loro casa aveva due piani: al piano terra c'erano la cucina, la sala da pranzo e il salotto, mentre al piano di sopra c'erano le due camere da letto, il bagno e il ripostiglio. Wonrei sbuffò, lasciando perdere il libro di letteratura su cui stava studiando. Perché non riusciva mai ad imparare le poesie a memoria? E poi, se avevano appena finito di mangiare, che se ne faceva sua madre del libro di cucina?
Come se non bastasse, odiava con tutto sé stesso quel ripostiglio. Quando apriva quella porta si sentiva come se fosse di fronte ad un enorme castello di carte; qualunque carta avesse tolto, il castello sarebbe crollato lo stesso. Eppure doveva togliere per forza quella dannata carta, come doveva poi rimettere a posto tutte quelle che aveva fatto cadere. Così fu per quel libro di cucina: si trovava circa a metà di un'alta pila di tomi la quale non aveva affatto l'aria di essere molto stabile. Trattenne il fiato mentre toglieva il volume, ma fu completamente inutile. La pila di libri franò rumorosamente a terra e fu una fortuna che uno di quei mattoni (perché erano mattoni, inutile girarci intorno) non avesse preso in testa il povero mamodo.
< Wonrei, tutti bene là sopra? > si preoccupò la madre, che aveva sentito il tonfo. < Tutto bene mamma, ora arrivo! > le urlò di rimando, mentre iniziava a raccogliere i volumi per terra.
Uno dei più piccoli, dalla copertina viola e polverosa, cadendo si era aperto. Tra le pagine c'era una vecchia fotografia, ingiallita dal tempo. La curiosità fu troppo forte, così Wonrei la prese in mano. I soggetti erano due bambini, uno non poteva avere più di sei anni, mentre l'altro doveva averne una decina scarsa. Il più grande teneva il più piccolo sulle spalle, ed entrambi sorridevano. Il maggiore aveva i capelli verde chiaro, corti e spettinati, mentre gli occhi erano dello stesso viola del fratellino. Wonrei si guardò in quella foto; non era cambiato molto da quando aveva sei anni.
All'improvviso gli tornarono in mente le parole di una vecchia maestra: "Il più grande è la uguale al padre, ma il piccolo è la copia della mamma! Specialmente il sorriso, mamma e figlio si somigliano davvero tanto."
Chiuse gli occhi, cercando di rimandare indietro le lacrime. Se avesse trovato quella foto non molto giorni prima, non gli avrebbe fatto effetto. Avrebbe chiuso il libro e sarebbe andato avanti. Perché ora gli faceva male? Perché non era più indifferente come prima?
< Wonrei, ti sei perso? > La voce di sua madre lo riportò bruscamente alla realtà. Chiuse il libro di scatto, rimettendolo al suo posto. < Arrivo mamma! >

 

 

IL MIO ANGOLETTO

Ciao a tutti ^^!
Eccomi qua con il terzo capitolo! Ci ho messo un po' di più perché, nonostante anche questo ce l'avessi già scritto in testa, ho avuto problemi nella stesura, non so esattamente perché O.o... Spero che sia venuto bene lo stesso *incrocia le dita* ^^".
Ho avuto un po' di dubbi sul se nel Makai esistessero le macchine fotografiche, poi però ho letto l'ultimo capitolo del manga (quindi se non volete SPOLER, saltate i prossimi righi :P) e ho visto che Zatch, insieme alla lettera, invia a Kiyo anche una foto (perché è una foto, vero?) con tutti i mamodo, quindi mi sono convinta che esistono anche lì!
La cosa del re e dell'incantesimo che lo fanno l'ho completamente inventata (sì vede perché è assurda :P), così come il nome del mamodo vecchio, che questa volta non ha nessun significato.
Come al solito l'angoletto è troppo lungo, quindi vi saluto ringraziando tutti quelli che hanno letto fino a qui!
Alla prossima ^^

 

Kaika

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1654227