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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Una notte senza incubi *** Capitolo 2: *** Your way to protect me *** Capitolo 3: *** So much to die for, So much to live for... *** Capitolo 4: *** I'm the man who walk alone *** Capitolo 5: *** I remember shooting star, the walk we took that night.. *** Capitolo 6: *** For your kiss I die *** Capitolo 7: *** Away from light straight to the dark, the march of time it has begun *** Capitolo 8: *** Can I choose my way in life? *** Capitolo 9: *** I saw your face in the morning sun *** Capitolo 10: *** A choice means freedom, an endless options, can we survey that? *** Capitolo 11: *** A choice without the illusion that luck is for sale *** Capitolo 12: *** I'm caught in an ancient dream so bright and then the march of time begins *** Capitolo 13: *** The last candle will burn there's hope for everyone *** Capitolo 14: *** When the last candle burns high ***
Il fuoco scoppiettava poco distante, ma il suo calore non era
sufficiente a scaldarmi quella notte
Il fuoco
scoppiettava poco distante, ma il suo calore non era sufficiente a scaldarmi
quella notte. Xanto e Ferir, erano accucciati come sempre accanto a me, uno
alla mia destra e uno alla mia sinistra. Nonostante la mole e
l'aspetto però la loro inconsistenza fisica li rendeva privi
di calore corporeo e quindi inutili a scaldare, se non il mio cuore,
almeno le mie articolazioni infreddolite. Tuttavia però rimanevano sempre
le mie fedeli guardie del corpo, così, non appena
alzai la testa per osservare il piccolo accampamento attorno a me, scattarono
sull'attenti scrutando la foresta con i loro inquietanti occhi rossi. Alzandomi
a sedere avvicinai quanto più potevo le gambe al corpo stringendomi al
petto le ginocchia, per cercare di trattenere il calore. Notai che il
fuoco si stava piano piano spegnendo, ecco spiegato il motivo di quel gelo. Mi
guardai attorno cercando il colpevole, senza riuscire a trovarlo. La foresta
intorno alla radura che avevamo occupato era completamente buia e i raggi della
luna non riuscivano ad attraversare le fitte chiome degli alberi. L'unica luce
era quella fioca del fuoco al centro del bivacco. Solo quando i miei occhi si
furono abituati al buio feci scorrere lo sguardo sulle sagome che dormivano
beatamente attorno a me. Rafel, l'orco della montagna, russava accanto a Unor,
il nano, sotto l'albero alla mia destra, mentre dalla parte opposta Betel,
l'elfa, dormiva avvolta nella pelliccia della sua ultima preda, poco distante
da Fey, il mago della luce. Oltre il fuoco potevo scorgere Zack, l'imponente
guerriero a capo del nostro piccolo gruppo, e suo fratello Miko, un gracile bambino albino dotato di misteriosi poteri
psichici. Alle mie spalle Ryaner "dormiva" placidamente nel buio più
totale; non lo sentivo nemmeno respirare, tuttavia il gelo che emanava era
percettibile. Forse era proprio lui la causa di tutto. O forse no...
Continuai a
cercare, ma niente, non c'era, era sparito. Così mi alzai e, stringendomi nel
mantello, mi inoltrai nella foresta.
Come di
consueto Xanto mi precedeva, si aggirava nel buio più totale scrutando
guardingo con i suoi occhi di fuoco. Camminava maestoso, una zampa dopo
l'altra, veloce ed elegante, tuttavia il silenzio con cui si muoveva rimaneva
irreale. Mi piaceva osservarlo precedermi sinuoso ed elegante, e sapevo che
dietro di me anche Ferir si muoveva nel medesimo modo. Tuttavia,
nonostante l'aspetto inquietante di due terribili e neri lupi fantasma, il
fatto che fossero lì con l'unico compito di proteggermi mi faceva sentire
al sicuro in qualunque occasione. Anche mentre mi addentravo da sola in quella
foresta completamente sconosciuta.
Non feci che
pochi passi che tutto accadde in pochi secondi. Un'ombra, uno strattone e una
lama all'altezza della gola. Xanto e Ferir in meno di un istante erano ai
piedi del mio aggressore ringhiando rabbiosi, finchè non lo sentii mollare la
presa e allontanarsi di qualche passo alle mie spalle.
I miei due
guardiani dovevano averlo riconosciuto immediatamente, io, invece, dovetti
aspettare di sentire la sua voce.
-Che diavolo
ci fai qui?-
-Ti stavo
cercando.- Ancora parlavo che l'imponente ombra nera si stava
già addetrando nella foresta.
Ma io non
avevo alcuna intenzione di lasciarmi seminare.
-Che stai
facendo ancora sveglio?-
-Sto facendo
la guardia.-
-Il tuo turno
dovrebbe essere finito già da un pezzo, perchè non hai sveglito Rafel?-
-Tanto non ho
sonno.-
-E invece
dovresti!- Non si era fermato e parlava cercando di mettere più spazio
possibile tra noi, ma invano. Infatti non gliela avrei
data più vinta. Doveva parlare o con me o con qualcun altro non importava,
ma questa sera o mai più.
Arrivammo
presto alla riva di un piccolo torrente dove i raggi della luna
filtravano tra le fronde, così vidi le sue spalle larghe bloccarsi all'improvviso
davanti a me per non finire in acqua e mi ci schiantai senza il tempo di
fermarmi. Dietro a me Xanto e Ferir fecero appena in tempo a evitare
l'impatto sfilanoci ai lati e saltando con un balzo il piccolo corso
d'acqua.
-Ohi...- Mi
massaggiai il nasino che si era pesantemante schiantato contro il retro
della sua armatura coperta dal pesante mantello nero, che tuttavia
non aveva attutito granchè dell'impatto. Mi sorrise, o per lo meno ebbi la
sensazione che lo facesse visto l'elmo nero che gli
copriva costantemente il volto.
Sbuffando mi
sedetti ai piedi di un albero poco distante.
-Su, vieni qui a sdraiarti. Hai bisogno di dormire!-
-Ti ho detto
che sto facendo la guardia, Zack non sarebbe affatto felice di sapere che mi
sono addormentato!-
-Zack ha bisogno
di te sveglio! Non puoi ostinarti così! Ci penserò io a fare la guardia al
posto tuo.-
-Piantala di
dire sciocchezze!-
Ero proprio
stufa. Un cenno quasi impercettibile e Xanto e Ferir erano spariti nella
foresta. -Se si avvicina qualcuno lo sapremo immediatamente. Ora vuoi darmi
retta o no?-
Attraverso
l'elmo si sentì chiaramente l'eco di un soffio esasperato. Sapevo di averla
avuta vinta ancora prima di vederlo camminare nella mia direzione.
Si lasciò
cadere pesantemente al mio fianco appoggiandosi al mio stesso albero.
-Togliti
quell'affare Kei, non vorrai dormire così?-
La voce
profonda che provenne dalla sagoma scura era diventata
d'un tratto più dura del solito.
-Non sono più
Kei da tanto tempo oramai. Il mio nome adesso è Zanifer, lo sai.-
-Per me sei
sempre Kei.- Mi avvicinai a gattoni incespicando nel
lungo vestito di velluto blu che indossavo, cercando goffamente di sfilargli il
pesante elmo dalla testa. Stavo ancora trafficando con le cinghie di cuoio
sotto il mento che sentii le sue mani afferarmi i polsi.
-Kei è
morto.- le parole uscirono dalla sua bocca come se provenissero
direttamente dall'inferno.
-Kei è qui.-
Mi ostinai slacciando l'ultima cinghia.
Avrebbe
potuto stringere la presa, avrebbe potuto rompermi entrambe le braccia con
un solo gesto, ma non lo fece. C'era Kei, era lì, sotto tutto quel metallo,
oltre tutta quell'oscurità.
-Quanto sei
ostinata!- La voce si era fatta più calda, quasi umana. Sentii le enormi mani
lasciare la presa, appoggiarsi ai lati della testa e senza alcuno sforzo
sollevare il pesante elmo decorato.
Trattenni il
fiato senza rendermene conto. Era passato così tanto tempo dall'ultima volta
che l'avevo visto in volto, che l'avevo avuto così vicino.
Rimasi pietrificata quando mi ritrovai a fissare nelle splendide
pozze di petrolio che erano i suoi occhi. Un cielo senza stelle che non
sembrava avere fine. Le ciglia scure, lunghe erano sempre le stesse, anche il
naso, le labbra, la cicatrice sul sopracciglio destro, non era cambiato di una
virgola. Era Kei. Era sempre Kei, nonostante la forza, il sigillo, il potere,
il patto, le battaglie, i morti, il sangue, gli
incubi, le paure e i sensi di colpa, lui non se ne era mai andato. Lo vidi
sorridere, il medesimo, furbo e affascinante sorriso di
moltissimi anni prima, mentre mi osservava imbambolata perdermi in ogni
piccolo particolare del suo volto.
-Su, fatti da
parte! Non hai detto che devo dormire?-
Mi riportò
alla realtà scostandomi da lui con il suo solito fare poco galante.
Così mi
affrettai a voltarmi dall'altro lato lasciando che i capelli coprissero
mio il volto rosso dall'imbarazzo. Sicura che l'oscurità non avesse fatto
completamente il suo lavoro.
-Non dormi?-
Ripresi dopo alcuni momenti di silenzio passati ad osservarlo con la coda
dell'occhio.
-Non posso-
-O non vuoi?-
-Non voglio.-
Sapeva che la sua mente oramai era al limite. Costretto negli anni a
vedere e compiere cose nessuna coscienza "umana" avrebbe mai
tollerato senza cedere alla pazzia, la notte quando
poteva vagare libera e senza freni, tutto diventava un incubo orribile e
insopportabile. Perdere lucidità e togliere alla sua mente la barriera della
ragione voleva dire rischiare di impazzire e Kei, o Zanifer che fosse, non
aveva alcuna intenzione di mollare ora che finalmente era riuscito a liberarsi
dalla sua schiavitù.
-Vieni qui-
Mi avvicinai a lui e prendendolo per le spalle cercai di tirarlo verso di me.
Stranamente si lasciò guidare senza opporre resistenza appoggiandomi
delicatamente la testa in grembo.
Tornai con la
schiena contro il tronco e iniziai a scostargli alcune ciocche ribelli dal
viso.
-Chiudi gli
occhi su. Qui sei al sicuro.- Suonavano così strane quelle parole uscire dalla
mia bocca. Una maga alla prime esperienze sul campo,
fifona e pasticciona come pochi altri, che rassicurava uno dei più grandi
guerrieri oscuri che il nostro mondo abbia mai conosciuto. Sorrisi, cercando di
nascondere la gaffe, quando lo vidi sorridere a sua volta e, chiudendo gli
occhi, mormorare un "grazie" a fior di labbra, prima di accomodarsi
meglio per trovare la posizione ideale.
Appoggiai
anche la testa contro il tronco soddisfatta, senza
smettere di accarezzargli lentamente i capelli spettinati, quando lo sentii
parlare ancora.
-Non sei
cambiata per niente in questi ultimi dieci anni.-
-Kei...-
-Sempre la
solita testarda, goffa ragazzina che voleva a tutti i costi giocare alla lotta
con noi maschi e perdeva sempre!-
-Non ci sono
più i gentiluomini di una volta.... e comunque ora ho
imparato a difendermi!- Sbuffai.
-Sii, sii,
sbaglio o poco fa avrei potuto tagliarti la gola?-
-Ma poi
saresti stato sbranato!-
-Forse, di certo però tu non l'avresti mai saputo.-
-Uffa!!!-
Scoppiò
a ridere, erano secoli che non lo vedevo così! Mi salirono le
lacrime agli occhi...
-Promettimi
che non ti caccerai più nei guai da sola?-
-Tanto poi tu
vieni a salvarmi...- scherzai innocente.
-Tirarti fuori dai pasticci ormai è diventato un lavoro...-
-Un hobby,
direi, lo fai fin da quando eravamo ragazzini
e abitavamo ancora a Bansor!-
-Già, ma
allora era un po' diverso...-
-Non più di
tanto.-
-IO ero
diverso- il tono si fece d'improvviso più cupo. -Tu invece no...- Aprì gli
occhi di scatto fissandoli dritti nei miei. Non riuscivo più a muovere un
muscolo.
Vidi la sua
mano, finalmente libera del pesante guanto di maglia, alzarsi verso di me,
sentii le sue dita accarezzarmi lentamente la guancia e poi scivolare tra
le mie ciocche lunghe e scure.
-Se ti
dovesse accadere qualcosa io...-
-Non mi
accadrà niente. Ci sono Xanto e Ferir con me e poi ci sei tu, no?-
-Non posso
esserci sempre.-
-Non ci sei
stato per dieci anni, eppure me la sono cavata.- Forse avevo esagerato. Lo
sentii irrigidirsi.
-Mi
dispiace...-
Presi la sua
mano tra le mie e la strinsi a me. -Non importa più oramai. Adesso sei tornato
e per me è abbastanza.-
Mi guardò
senza dire una parola per alcuni lunghi momenti.
-Prima mi
sbagliavo, sai?-
-Che vuoi
dire?-
-Sei cambiata
anche tu.- Lo guardai curiosa, finchè non riprese a parlare.
-Sei
cresciuta. Sei diventata molto più forte e indipendente di come ti ricordassi.
Non hai più bisogno di me.- Un'onda di terrore mi attraversò prepotente.
-Non
scherzare, io avrò sempre bisogno di te!!!- senza
rendermene nemmeno conto mi ero aggrappata alla pesante corazza che gli
ricopriva il petto affondando il volto tra le pieghe del suo mantello. -Non
osare dire mai più una cosa del genere e non pensare neanche lontanamente di
andartene un'altra volta, chiaro!?!?!?- Dovevo averlo
colto di sorpresa, perchè rimase immobile in silenzio. Tuttavia io
non avevo alcuna intenzione di lasciarlo, a costo di restare così per
tutta la notte, per il giorno successivo e quello dopo ancora.
Lo sentii
muoversi. Sentii il suo braccio sulla schiena e la sua mano farsi largo tra i
miei capelli fino al collo e più su.
Per un
attimo ebbi la sensazione che volesse togliermi
di lì, presto però mi accorsi con sollievo che mi stringeva a se in quello
che voleva essere una specie di abbraccio. Sentii uno strano calore
invadermi e le lacrime scendere copiose dai miei occhi che finalmente, dopo più
di dieci anni, stavano perdendo quel velo nero tornando a risplendere del
blu del cielo più limpido.
-Sei tornato
Kei...sei tornato...-
-Si, sono
qui. Sono qui per restare questa volta.-
Ci
addormentammo così. In quello strano abbraccio, vegliati dal buio della foresta
dai due paia di inquietanti occhi di fuoco. Sereni e
felici di essere vivi, di essere insieme nonostante tutto. Finalmente una notte
senza incubi per entrambi, la prima dopo molti anni.
Sentiva ancora il fuoco scorrerle nelle vene, come la piena di un fiume
carico di pioggia appena finita la tempesta
Sentiva ancora il fuoco
scorrerle nelle vene, come la piena di un fiume carico di pioggia appena finita
la tempesta. Gli occhi erano ancora serrati, la luce era stata troppo intensa,
forse questa volta aveva esagerato... Avrebbe voluto
guardarsi intorno, tuttavia i brividi che ancora le correvano lungo la spina
dorsale, lungo le braccia e le gambe, il rombo che ancora le ronzava nelle
orecchie, le impedivano di muoversi.
Sapeva che intorno a lei
continuava a infuriare la battaglia, che il suo non era stato certo un
attacco risolutivo e che quindi era ancora in pericolo. Ciò
nonostante la sensazione di leggera euforia e vertigine che la ubriacavano
sempre dopo che le capitava di lanciare un incantesimo così potente,
la percezione del gelo emanato da Xanto e Ferir accanto
lei e la certezza della sua presenza, la lasciarono libera di
godersi quello stato di grazia ancora per qualche secondo.
Poco più in là, nel
pieno centro della mischia il nero guerriero si faceva strada a colpi
di spada. Nè il lucente metallo dell'armatura, nè l'ampio mantello di
tenebra sembravano risentire del sangue che schizzava ovunque. La
terribile lama d'acciaio incandescente tra le sue mani mieteva teste come
fossere spighe di grano maturo. Non un seppur impercettibile segno di
tentennamento nei suoi movimenti, come se uccidere fosse diventato
un'abitudine, una routine... Si, era diventato proprio
quello... La vita aveva perso ogni suo valore da molti anni oramai per lui.
Ogni singola vita, tranne una e non era di certo la sua.
Quella sciocca era ancora
imbabolata a crogiolarsi del potere che l'aveva appena attraversata. Quella
maledetta abitudine un giorno le sarebbe costata cara e anche a lui...
Una fitta sorda ad un
fianco. Si era distratto per colpa sua, un'altra volta, e uno di quelle pulci
era riuscito a infilare un lama tra le maglie della sua armatura. Non provò
dolore, quello non era "dolore" era solo un graffio per chi aveva
passato quello che aveva passato lui, tuttavia era stato un errore, un errore
che non doveva ripetersi! Una rabbia incontrollabile prese il sopravvento
e, se fino ad allora si era controllato, ora non aveva più freni. Non
passarono che una manciata di minuti che aveva già falciato metà del
piccolo esercito nemico.
Lei riaprì gli occhi di scatto quando senti Ferir scattare in avanti e lanciarsi
alla gola del malcapitato che aveva avuto l'ardire di avvicinarsi
confidanto in quella strana immobilità. D'improvviso venne ricatapultata
nella realtà. Tornò a sentire le urla, lo
schiantarsi delle lame, i lamenti dei feriti. L'odore di carne bruciata le
invase prepotente le narici provocandole una cruda sensazione di
nausea. La colse una violenta voglia di scappare lontano da tutto
quell'orrore, da quel sangue, da quella sofferenza.
Tuttavia qualcosa le
inchiodava il piedi al terreno. La certezza di essere
comunque al sicuro, la consapevolezza di non essere più sola, la speranza di
poter essere d'aiuto. Xanto non si era mosso di un millimetro, mentre Fenir,
finito il suo lavoro, tornava a passi lenti al suo posto con le fauci
ancora grondanti di sangue. Davanti a lei la furia della battaglia si
stava pian piano spegnendo, il nemico si stava ritirando, ma qualcuno
non aveva alcuna intenzione di chiudere lì la questione.
Si muoveva a grandi
passi, agitando l'enorme spada di metallo oscuro come se non avesse peso.
Era lontano, ma le sue grida di rabbia rimbombavano nitide e
terribili fino al punto rialzato da cui lei osservava la scena. Gli
altri stanchi e feriti si stavano già ritirando, ma lui no. Lui non si
sarebbe mai ritirato, finchè c'era qualcuno da combattere. Ecco perchè era
rimasta.
Non si intendeva di
magia, ma qualcosa stava accadendo. Aveva già avuto in passato quella
sensazione, ma non riusciva a ricordarsi. Improvvisamente faticava a respirare,
come se qualcuno gli stesse rubando l'aria. Si bloccò
con la spada a mezz'aria. Notando l'espressione di terrore negli occhi
dell'uomo che gli stava di fronte. Questa volta però non stava guardando lui,
ma un punto oltre le sue spalle. Prima di voltarsi tuttavia aveva già
capito.
Stava in piedi, in cima alla piccola collina da cui non si era
mai mossa, in mezzo ai due enormi lupi fantasma fedeli fino alla morte e
oltre. Gli occhi ancora chiusi e le braccia leggermente divaricate.
Il lungo vestito di velluto blu sia agitava mosso da un vento impetuoso che
sembrava concenstrarsi solo intorno a lei. Le lunghe ciocche scure si muovevano
come animate da vita propria. Poi d'un tratto, gli
occhi si sapalancarono e in un gesto elegante il braccio destro compiendo uno
strano e complicato percorso salì verso il cielo, bloccandosi dritto
proprio sopra la sua testa. Contemporaneamente, seguendo quel movimento, come fosse addomesticato, un enorme drago d'aria sorse dal
turbine che le si era creato attorno andandosi a fermare pochi metri sopra
la sua mano aperta che sembrava sostenerne il peso senza fatica. Attese
solo alcuni istanti in cui tutti capirono quello che aveva in mente, poi
sorrise lasciando cadere il braccio di fronte a lei, proprio dove si ostinavano
gli ultimi combattenti.
Vide scatenarsi la furia
del tornado proprio intorno al guerriero oscuro e portare via con sè
tutti i pochi incauti soldati che stavano per diventare nuovi morti sulla sua
coscienza. Lo vide piantare la spada a terra, ancorarvisi inginocchiato e
portare un lembo del mantello al volto per coprirsi dai detriti che l'aria
stava trascinando.
Quando riapirì gli occhi
era da solo. L'immenso campo in cui fino a pochi secondi prima infuriava
una cruenta battaglia era immerso nel silenzio più totale. Attorno a lui solo
cadaveri malconci. Si alzò in piedi ergendosi in tutta la sua statura e in
un moto di stizza liberò con un sola mano
la spada dal terreno.
-Perchè l'hai fatto?-
Gridò alla desolazione che aveva davanti, ben conscio della figura che si stava
avvicinando alle sue spalle.
-Perchè mi hai portato
via le mie prede?!?!-
-Erano uomini ed
erano sconfitti.- Gli rispose una voce stranamente calma.
-Li hai salvati.
Torneranno!- ringhiò di nuovo.
-E allora li rimanderemo
via.- Lui non si era ancora voltato, ma lei continuava ad avanzare.
-Sei proprio una
sciocca.- Stava per andarsene quando uno strano calore
iniziò a invadergli il fianco. Non lo riconobbe immediatamente, tuttavia era
una sensazione già provata, tanti e tanti anni prima. Abbassando lo
sguardo vide la sua mano bianca e affusolata a pochi centimetri dal punto in
cui era stato colpito. Era lei la fonte di quel calore, di quell'energia che
stava invadendo tutto il suo corpo ristorandolo dalle fatiche appena compiute e
facendo cessare quel fastidio al fianco. Chiuse gli occhi crogiolandosi in quel tepore sovrannaturale, finchè non lo sentì cessare
lentamente. Si voltò verso di lei di scatto accorgendosi immediatamente che
c'era qualcosa che non andava. Fece appena in tempo a vederla chiudere gli
occhi e a prenderla al volo mente si lasciava cadere priva di sensi. Aveva
esagerato. Aveva chiesto troppo a se stessa. Non era ancora abbastanza forte per gestire incantesimi così potenti, o per lo meno non in
così rapida sequenza. La sollevò come se non avesse peso e iniziò a camminare
verso il campo in cui li attendevano gli altri. Dietro di lui anche Xanto e
Ferir sembravano aver perso consistenza. Doveva essere proprio distrutta.
Capitolo 3 *** So much to die for, So much to live for... ***
So much to die for, so much to live for
Salve
a tutti,
questa
è la prima volta che scrivo in questa sezione e leggendo le altre storiemi sento un pochino inadeguata. Tuttavia ho
voluto postare lo stesso queste brevi one shot scritte di getto su due
personaggi, che come ho già detto nell’intro, mi sono particolarmente cari.
Frutto più o meno della mia fantasia e un pochino di più di quella del master
con cui gioco da anni. Sono cresciuti con noi e mi ci sono affezionata….
Ovviamentequeste storie sono molto più
“serie” e romantiche di quanto non sia nella “realtà”, ma ho voluto rendere la
cosa più interessante… O per lo meno guardarla da un punto di vista diverso.
Volete
sapere la verità: è nato tutto da un sogno che ho fatto qualche settimana fa.
Così mi sono detta: Perché non scriverlo?
Mi è piaciuto,
così ho provato a continuare. Ogni one shot (oltre la prima), nasce, o nel mio
“progetto” dovrebbe nascere, dal verso (che poi diventa il titolo) di una
canzone che per caso mi è capitato di ascoltare alla radio e che in qualche
modo mi ha dato un’idea.
Sono
convinta che al “vero” Kei verrebbero le carie se leggesse questi stralci di
storia e Elien mi farebbe arrosto dalla vergogna, per non parlare del Master
che mi farebbe retrocedere di un paio di livelli almeno! Quindi è meglio
restare nel più totale anonimato…
Vabbe’,
ora la pianto di chiacchierare e vi lascio al prossimo squarcio.
Baci
Alex
ps: Ringrazio tantissimo Bebyangeldark per la
sua recensione, sinceramente mi stavo un po’ demoralizzando…
pps:
Elien ovviamente sono io…
So much to die for,
so much to live for...
Gli avevano
insegnato che chi non aveva paura di morire in battaglia diventava invincibile,
ma per non aver paura di morire bisognava non aver niente da perdere. E lui non
aveva avuto niente per così tanti anni che era diventato il migliore. Ma ora
tutto era cambiato di nuovo e la certezza che quello che gli era stato
insegnato fosse giusto iniziava a vacillare.
Vacillava ogni
volta che sentiva una nuova forza fluire attraverso il suo corpo imponendogli
di rialzarsi per l'ennesima volta.
Vacillava
ogni volta che quella strana energia permetteva al suo braccio
di sollevare nuovamente la spada.
Vacillava
quando la vedeva in pericolo, quando sapeva di essere la sua unica speranza.
Quando era certo che lei dovesse vivere nonostante tutto e che lui
non poteva lasciarla sola.
Oramai vacillava anche solo quando la guardava negli
occhi.
O quando la
osserva come stava facendo ora.
Era stata una lunga giornata quella trascorsa e tutti i
componenti del piccolo gruppo erano stremati. Tutti tranne lui, ovviamente.
Così si era offerto per il primo turno di guardia. Che già sapeva sarebbe
durato fino all'alba.... In fondo, però, non gli importava più di tanto.
Sbuffò, tornando a fissare il fuoco che ardeva in mezzo al bivacco.
Tutti stavano
dormendo beati. Zack, Rafel, Rayner, Betel e così via, una volta leccatesi
le ferite al meglio delle loro possibilità, avevano mangiato qualcosa ed erano
crollati per la stanchezza.
Elien
invece non si era nemmeno svegliata per cenare. Lui stesso l'aveva
riaccompagnata al campo portandola di peso. Non si sarebbe mai abituata a
sforzi del genere, non era affatto portata per la guerra! Una sciocca
incosciente, ecco cos'era!!!
Tuttavia
doveva ammettere che stava iniziando a migliorare...
Ma aveva
ancora molta strada da fare o la prossima volta si sarebbe fatta ammazzare sul
serio!
Uno strano
brivido gli corse lungo l'intera spina dorsale e l'improvviso bisogno di
accertarsi che fosse ancora lì, sdraiata a pochi passi da lui, lo fece voltare
di scatto.
Sospirò di
sollievo senza quasi rendersene conto quando riconobbe la sua figura coricata
nel medesimo posto in cui l'aveva lasciata pochi
istanti prima. Si diede dello stupido per l'eccessiva apprensione che
si era accorto di provare da un po' di tempo a quella parte. Era cresciuta
oramai, non era più la bimba viziata di dieci anni prima che si cacciava in un
mare di guai e aveva sempre bisogno di qualcuno che la tirasse fuori, ora era
una maga di discreto valore e sapeva badare a se stessa. E lui doveva smettere
di preoccuparsi!
Sì, come no…
Tornò ad osservarla dormire: il volto era appoggiato al
braccio sinistro piegato a cuscino sotto la testa, i lunghi capelli scuri
le ricadevano in boccoli scomposti a ricoprire parte del viso e delle spalle
fino a nascondersi sotto il pesante mantello di velluto che le faceva da
coperta. Sembrava immobile, ma al suo sguardo attento non sfuggiva il leggero
ma regolare sollevarsi e abbassarsi del petto, come del resto non
sfuggivano i pochi centimetri di candida pelle rimasti scoperti: il
nasino all'insù, che faceva capolino tra le ciocche ribelli, e la
mano affusolata che spuntava appena da sotto il mantello. Quella stessa
mano con cui qualche ora prima, cedendogli le sue ultime energie, lo aveva
guarito e ristorato dopo l'estenuante battaglia.
Quella stessa
mano che tanto tempo prima era solito stringere con familiarità e
naturalezza, ma che ora non aveva più il coraggio di toccare.
Accanto a lei
Xanto e Ferir sembravano essersi appisolati. Non era sicuro che potessero farlo
in realtà, tuttavia, accucciati con il muso tra le enormi zampe e chiusi gli
inquietanti occhi di fuoco, potevano quasi essere scambiati per due comunissimi
"cagnoloni"... Magari, un po' fuori taglia...
Sembravano
persino aver ripreso consistenza e questo poteva solo voler dire che anche
Elien stava pian piano riprendendo le forze.
I due
temibili demoni, perché di quello in fondo di trattava, erano legati a lei a
doppio filo da un patto molto potente, un patto che lei da sola non avrebbe mai
potuto stringere.
Erano stati
l’ultimo regalo di suo padre prima che lei lasciasse tutto quanto per darsi
all’avventura…
Per
rincorrere la libertà e rompere le catene dorate con cui aveva convissuto per
così tanto tempo e dalle quali un giorno, aveva promesso, sarebbe tornata.
Serrò denti
in uno scatto d’ira, cercando di scacciare quel pensiero.
Xanto e Ferir
avevano il compito di proteggerla fino a quel giorno e fare in modo che non le
accadesse nulla di male. Il più grande stregone del regno aveva compiuto
l’incantesimo e stretto il patto, come aveva voluto suo padre, per
salvaguardare la principessa, per proteggere la sua bambina… Sospirò
ricordando i vecchi tempi quando Elien correva a casa piangendo con un
ginocchio sbucciato e il Grande Signore del Regno, che mai aveva abbassato la
testa davanti ad un nemico, si chinava su di lei abbracciandola stretta e,
appoggiando lo scettro a terra, le asciugava le lacrime con le grandi mani. Il
sorriso che ne riceveva in cambio, tuttavia, erano entrambi d’accordo, valeva
più di mille trionfali vittorie…
Quell’uomo in
fondo era stato un padre anche per lui, che non aveva mai conosciuto i suoi
genitori. Chissà che cosa pensava ora di lui, di quello che era diventato,
forse si era sentito tradito… senza forse.
Chissà che
cosa avrebbe pensato se avesse saputo che ora era lì, ancora una volta, accanto
alla sua bambina. Si sarebbe infuriato? Probabilmente sì… Tuttavia, era
un uomo saggio e sapeva giudicare le persone, avrebbe capito che Elien non
doveva temere nulla da lui, anzi, che lui era lì solamente per lei… Che era
tornato solamente per lei…
Scosse la
testa come a scacciare quel pensiero, quella confessione a se stesso che gli
era sfuggita involontariamente. Non era lei il motivo. Il motivi era
altri!!! Molti altri!!! Cercò di concentrarsi sugli anni passati tra le
fila delle armate oscure e il sangue iniziò a ribollire di rabbia. NO!!! Non
doveva, non ora!!! Voltò lo sguardo dal fuoco che lo stava ipnotizzando
permettendo alla sua mente di vagare libera cercando un punto fermo. Ed ecco il
suo approdo sicuro, la sua casa, il suo rifugio segreto: una giovane
principessa, una maga irascibile e incosciente, una cara e vecchia amica, la
fanciulla più bella che avesse mai incontrato…
Il suo
splendido angelo, la sua giustificazione per tornare, il motivo per cui
combatteva, la ragione per cui non sarebbe morto.
Ed ecco che
quella strana energia tornava ad invaderlo e a scorrergli nelle vene come un
magico fluido che spegneva al suo passaggio il fuoco della rabbia, riportandolo
alla lucidità e alla calma interiore, inondandolo di nuova forza, nuova
fiducia, nuova sicurezza.
Sì, ora ne
era certo: quello che gli avevano insegnato era sbagliato. Ora sì che era
diventato invincibile, ora che aveva qualcosa per cui combattere, qualcosa da
difendere.
-Sentite
ragazzi, piantatela di scocciarmi e, lo dico per voi, andatevene adesso finchè siete in tempo.- Ma perchè finisce sempre così?!?!? Un minuto da sola e qualche pazzo
tenta di rapinarti!!! Ma in che mondo viviamo!?!?!?
Non è che posso sempre girare per strada con Xanto e
Ferir accanto! Non foss'altro che sono un
po' ingombranti...
-Non credo
abbia capito bene...ho tra le mani un coltello e non ho paura ad usarlo.-
-Non ne dubito...- Ma perchè alla scuola di magia non ho imparato tutti
quei trucchetti che si insegnano al primo anno!!! Io
e la mia maledetta voglia di strafare!!! -Fossi in voi, ripeto, me
ne andrei prima di fare una brutta fine. Lo dico per voi, sinceramente...-
-Falla finita
racchia e dacci la borsa!-
In un secondo tutti i miei buoni propositi sono finiti non so
dove, sento il potere fluirmi nelle vene, le mani iniziano a formicolare e
nella testa rimbombano le parole del fuoco. Siamo in un vicolo secondario, ma
pur sempre in una città affollata, non credo sia una
buona idea... tuttavia non so per quanto la ragione riuscirà a mantenere
il controllo su tutto il resto...
-Scusa, puoi
ripetere...- sento la mia voce lontana tentare di dargli un'altra possibilità.
-Ho detto...
di far..- sembra tentennare davanti alla mia
espressione stranamente calma. Tuttavia qualcuno alle mie spalle gli impedisce
di suicidarsi.
-Io fossi in te non continuerei.-
Dall'angolo
più buio del vicolo un imponente guerriero oscuro fa il suo ingresso in
scena, passeggiando tranquillo. Non ho bisogno di voltarmi per sapere chi è, nè di togliergli il pesante elmo intarsiato per sapere che
sta sorridendo divertito.
-E tu chi
diavolo sei?!?!?- Ora sono terrorizzati sul serio,
ma guardandosi attorno sembrano scioccamente rassicurati dalla loro
superiorità numerica.
-Un amico. E
vi dò un consiglio.- La voce diventa improvvisamente
più gelida. -Fuori dai piedi.-
D'un tratto
sembra che il numero non conti più niente e ad uno ad uno sfilano via come
lepri.
Mentre sento
il cuore rallentare e la mente tornare lentamente alla calma, l'ultimo pazzo incosciente si attarda per sussurrarmi
all'orecchio: -Sei fortunata ragazzina, se non ci fosse stato lui....- Lo
guardo solamente con la coda dell'occhio, senza voltarmi, ma il tono e l'espressiome sono abbastanza espliciti.
Nel buio del
vicolo improvvisamente avvampano due paia di inconfondibili occhi rossi e il
povero malcapitato si ritrova una lama puntata dritta alla gola.
-Sei stato
fortunato TU, ragazzino, se non ci fossi stato io....-
con un cenno della testa indica i due demoni che stanno lentamente uscendo
dell'ombra, continuando a mantenere immobile la lama a solo pochi centimetri dalla gola del malcapitato. -Non lo sai che
non è affatto da galantuomini far arrabbiare una signora?-
Lo strano ed
enigmatico sorriso dipinto sul mio volto, mentre continuo ad osservarlo di
traverso, deve essere particolarmente inquietante, visto la sua espressione.
Prima che la
spada si muova di un solo millimetro, tuttavia l'oscuro guerrierio
si avvicina nuovamente ragazzo; due occhi di fuoco brillano attraverso la
visiera e la voce che neusce
proviene direttamente dall'inferno:
-Sei stato
fortunato, ragazzo, se non ci fosse stata lei...-
Capitolo 5 *** I remember shooting star, the walk we took that night.. ***
I remember shooting star,
I remember shooting star,
the walk we took that night…
-Quanto sei ostinata
-Quanto sei
ostinata!-
-Ma
sentilo!!!-
-Piantala di
fare la bambina viziata, oggi ti sei quasi fatta ammazzare, te ne sei resa
conto o no?!?!?-
-Sempre il
solito esagerato!!! Sono ancora tutta intera, no?!?!-
-Certo,
perchè sono arrivato io!-
-Umphf!!!-
-Umphf!!!!!-
Ed eccoci,
quì, un'altra volta a litigare come due bambini. Di spalle, braccia incrociate
al petto e broncio sul volto. Xanto e Ferir ci osservano in silenzio a
pochi passi di distanza, mentre il cielo è attraversato da una pioggia i stelle
cadenti, esattamente come quella notte....
-Sai che
giorno è oggi...-
-...-
-Oggi
sono giusto dieci anni.-
-Anche allora
abbiamo litigato allo stesso modo.-
-Tu non
volevi che tornassi a casa da sola.-
-Era così
tardi e le strade non erano certo sicure, ma tu eri sempre stata
maledettamente testarda.-
-Alla fine mi
dicesti di fare quello che volevo e che se anche mi fosse successo qualcosa non
te ne sarebbe importato niente.-
-...-
-Ma poi mi
hai seguito.-
-Se ti fosse
successo qualcosa tuo padre mi avrebbe squartato con le sue mani.-
Sorrido
mentre mi volto.
Lui fa la
stessa cosa mentre osserva gli occhi di fuoco di Xanto e Ferir avvampare.
-... e lo
farebbe anche ora.- conclude.
-Non ne
sarebbe più in grado- osservo alzando una mano e appoggiandola sul suo avambraccio
ancora incrociato all'altro sul petto.
-Io di certo
non opporrei resistenza.- Mugugnia pentendosi immediatamente di aver aperto
bocca.
Mi accorgo di
avere le guancie in fiamme e abbasso lo sguardo per evitare che lo noti.
Dopo alcuni
secondi di silenzio imbarazzato sento ancora la sua voce: -Anche allora ho
temuto di arrivare troppo tardi, sai?-
Lo guardo
sorpresa.
-E' stato in
quell'istante che ho capito che non sarei mai stato abbastanza forte.-
Ho smesso di
respirare, cosa sta tentando di dirmi?!?-
-...e ho
capito che dovevo partire per diventare più forte, abbastanza forte da ...-
-Non dirlo!!!
Ho passato dieci anni a piangere e a tentare di odiarti, perchè te ne eri
andato da Bansor, perchè te ne eri andato da me... sono riuscita a farmene una
ragione, ma se ora mi dici che è stata tutta ... colpa ...m.-
-Zitta...-
Sento la
punta del suo dito sulle mie labbra, mi sta guardano dritta negli occhi, come
quella volta. E come quella volta mi sento incatenata a lui.
Completamente
e totalmente dipendente da lui. Sento piano il suo dito scorrere sulle mie
labbra e vedo le sue piegarsi in un sorriso. Come allora, esattamente -...come
allora...- lo sento sussurrare. Mi si avvicina piano. La sua mano lascia le mie
labbra per appoggiarsi, assieme alla compagna, ai lati del mio viso ormai
incandescente. Mentre appoggia la fronte sulla mia, ritrovo la forza di
parlare.
-L'ultima
volta è qui che ci hanno interrotto.-
Il suo
sorriso si allarga ancora.
-E' proprio
per questo che ho voluto diventare il più forte di tutti. Ora più nessuno
oserebbe farlo...-
Non faccio in
tempo a rispondere al sorriso che le sue labbra sono sulle mie e, per la prima
volta dopo dieci anni, so di essere al posto giusto.
ammetto che quella che seguirà è solo una sciocchezza, ma mi è venuta
così…
Sinceramente
devo riconoscere che anche le ultime due erano un po’ più “leggere” di quelle
iniziali, tuttavia in questa serie di drabble/ one-shot non mi sono data alcun limite, eccetto la presenza
dei due protagonisti e i titoli presi a caso da canzoni varie. In questi giorni
ero di buon umore e così sono usciti questi capitoletti.
Abbiate
pietà…
Baci
Alex
Foryourkiss I die
Senti le sue dita scorrere lente sulla tua pelle liscia. Sai che è ora
di svegliarti, ma non vuoi muovere un muscolo, ti senti a casa tra le
sue braccia forti e accoglienti. Separata dall'erba umida dal
suo pesante mantello nero e coperta solamente dal tuo di fine velluto
ricamato non sei mai stata così bene. Il calore dei raggi del sole
sta forzando le tue palpebre, ma non hai alcuna intenzione di
cedere...
Lo senti stringerti più forte a sè e ti
senti felice. Il tuo viso cerca scampo dalla luce nell'incavo del suo collo e
il suo profumo ti stordisce. Ti accoccoli meglio lasciando la tua mano
corrergli sul petto fino a raggiungere il collo, la nuca e trovare rifugio tra
le sue ciocche ribelli. Le sue labbra si posano leggere sulla tua testa, mentre
ti sussurra parole che non capisci e le dita corrono leggere tra
le tue chiome disordinate. Ti senti al sicuro, vulnerabile, ma al sicuro.
Sai di non avere nulla da temere, anche senza avere accanto Xan...
D'un trattro hai lo strano presentimento di
esserti dimenticata qualcosa...
Aprì gli occhi di scatto e incroci quelli imploranti di lui:
-Finalmente ti sei svegliata...-
Sorride sarcastico mentre con la testa ti fa
cenno di voltarti: Xanto pochi centimetri alle
tue spalle lo fissa immobile e minaccioso, mentre Ferir, notoriamente meno
diplomatico, ai vostri piedi, è impegnato a cercare di masticargli un polpaccio
...
Capitolo 7 *** Away from light straight to the dark, the march of time it has begun ***
"Ogni uomo ogni anno, in questa notte, avrebbe potuto esprimere un
desiderio agli spiriti che si aggirano sulla terra
Buona sera a tutti,
l’ho scritta sta notte ispirata dalla festa di
Halloween, l’antica festa druidica di Samaine (non so bene come si scrive…).
Spero di non averci messo troppe sciocchezze.
Buona lettura e fatemi sapere.
Baci.
Alex
Away from light straight to the dark,
the march of time it has begun…
"Ogni
uomo ogni anno, in questa notte, avrebbe potuto esprimere un desiderio agli
spiriti che si aggirano sulla terra. Così dicevano gli antichi testi. Così mi
era stato insegnato quando ero bambina. E' la notte di Shilein,
quando i veli tra i mondi si assottigliano e i sentieri che
collegano questa dimensione alle altre tornano percorribili. Le luci si
spengono, i falò vengono lasciati morire, per un attimo tutto il mondo è
immerso nel buio più totale. E poi il fuoco sacro viene acceso sulla
cima della collina di Farsin e il tempo ricomincia a scorrere. Un nuovo
anno nasce e tutto ciò che è passato viene lasciato alle spalle. La
luce bianca e incontaminata che si sprigiona al centro del cerchio di pietre
più antico e sacro dell'Impero purifica con il suo solo esistere tutto ciò che
l'aveva corrotta durante l'anno appena trascorso. Il male, le colpe, i
rimpianti, spariscono con l'accendersi della luce sacra di Farsin. La
nuova opportunità, la seconda possibilità, una nuova vita che ti
viene concessa."
-Sono queste
le cose che ti hanno insegnato in accademia?- Il bambino accanto a me mi
osservava affascinato con quei suoi strani e curiosi occhi rossi.
-No, queste
cose me le hanno insegnate quando ero ancora una bambina, a casa...- Con la
mano inizio a buttare un po' di cenere sul fuoco. La notte è buia, senza stelle
e la luna è nuova. Spenta la fiamma al centro del bivacco resteremo nelle
tenebre più totali. Gli altri mi guardano armeggiare in silenzio.
Rafel sorride appoggiato ad un albero poco distante. Unor ha appena finito di
borbottare tra sè e sè contro le "stupide tradizione umane" e
siede imbronciato a braccia conserte, mentre Betel lo osserva con aria di
sufficienza masticando lentamente un pezzo di carne secca. Ryaner già immerso
nell'ombra alle nostre spalle attende paziente. Fey, al contrario si avvicina
per darmi una mano. Conosce anche lui la tradizione e sa quanto può essere
importante in giorni come questi, per persone come noi. Vedo la mano di Zack
posarsi sulla zazzera arruffata del fratellino in una affettuosa carezza e
l'altra raccogliere un pugno di cenere e buttarlo sulla fiamma ancora viva. Gli
sorrido, mentre continuo.
Il fuoco
lentamente sta perdendo forza, la luce diminuisce e il calore va scemando. Un
brivido mi corre lungo la schiena, sto iniziando a tremare. Finchè d'un
tratto sento il familiare calore di un mantello sulle spalle, mi volto ad
incrociare il suo sguardo. Mi sorride e sento il tocco sicuro della
sua mano sulla schiena.
Aspettiamo il
buio in silenzio, tutti persi nei nostri pensieri. Indaffarati nel cercare le
colpe che vogliamo lasciarci alle spalle, tutto il male fatto, tutti i
rimpianti sepolti dentro di noi, che ora, in questo momento di oscurità più
totale, torneranno a farci visita, a tormentarci, a salutarci... E noi
dobbiamo affrontarli, combatterli, sconfiggerli e lasciarceli alle spalle. Nel
buio più nero, l'unico modo per avere la certezza di non essere soli
ad affrontare i propri mostri è solamente quel contatto fisico, quel tocco
leggero, quella mano sulla schiena.
Sono
trascorsi appena alcuni secondi, o forse un’intera manciata di minuti, ma è in
quel momento che i mondi si fondono e il tempo si ferma. Gli spiriti dei
morti ritornano. I demoni hanno la possibilità di passare
su questo piano. I nostri mostri personali si presentano qui, a
questo appuntamento, a braccia aperte. E' l'istante più
pericoloso dell'anno, tuttavia l'unico che possa concedere la chiave per
una nuova vita.
Forse è
solo una tradizione e forse di vero c'è poco, tuttavia nell'istante in cui
anche l'ultimo scampolo di luce si perde, ho come un senso di vertigine e
una lunga serie di brividi mi attraversa tutto il corpo. Percepisco le
aure di Xanto e Ferir avvampare e il gelo emanato da Ryaner, non molto
distante, espandersi fino a noi. La mano di Kei sulla mia schiena si
stringe a pugno, ma non si allontana. Per lui è ancora più difficile. I
mostri annidiati nella sua mente sono terrificanti, gli spiriti
dei morti pronti a vendicarsi innumerevoli e i demoni che pretendono
il loro tributo infiniti. E' un momento terribile per lui, molto più
che per ciascuno di noi, tuttavia è un pedaggio obbligatorio che deve
essere affrontato se vuole veramente avere la sua seconda
possibilità. Se vuole essere pronto a ricominciare.
Un istante
che sembra non finire mai, in cui il tempo non esiste, in cui lo spazio non
esiste, in cui tutto è nero e buio, in cui i mondi si confondono, ogni porta è
aperta e non sai più da che parte ti trovi, da che parte eri né da
che parte dovresti essere.
D'un tratto
poi la scorgi. Quella luce lontana, in cima alla collina a nord del campo,
prima una semplice fiammella poi, all'improvviso, la vedi divampare e crescere
nella notte prepotente e impetuosa fino a diventare un enorme falò: il fuoco
sacro di Farsin. La luce bianca della vita. La benedizione per il nuovo anno.
L'unica arma contro le tenebre. L'invito più bello a ricominciare.
Piano piano
dalla cima della collina si iniziano a notare numerose fiaccole scendere più
o meno lente lungo il crinale e spargersi in tutte le direzioni.
A nord verso
le montagne, a ovest verso il mare, a sud verso le foreste e
ad est verso il deserto.
Siamo ancora
immersi nel più completo silenzio ad osservare incantati lo spettacolo del
cielo che si spande sulla terra, quando mi sembra di riconoscere alcune
parole di un vecchio incantesimo. Percepisco chiaramente sulla pelle l'onda
residua della magia impiegata. E' andato...
Pochi secondi
dopo come un lampo rieccolo comparire in mezzo a noi: Fey, sorridente,
smagliante nel suo vestito più bello, tiene tra le mani una grossa
fiaccola, la cui luce sembra far ardere come fuoco la sua chioma dorata.
-Direttamente
dal cuore dell'Impero, solo per voi, signori miei, la fiamma sacra di Farsin..-
Con un gesto
elegante, mentre china il capo in un inchino, appoggia con deferenza la
torcia sopra la catasta al centro del bivacco. La legna immediatamente
ricomincia a schioppettare e la vita, con la sua luce, i suoi colori, i suoi
rumori ritorna nel mondo e il tempo ricomincia nuovamente a scorrere.
Quel giorno
aveva una coroncina di bacche e roselline blu sulla
testa, gli occhi le risaltavano sulla pelle d'avorio, leggermente
arrossata sulle guance, come se fossero due boccioli scappati alla corona
stessa. Il sorriso le illuminava il volto e i capelli sciolti, mossi dalla
brezza leggera, le si avvolgevano attorno indomiti,
facendola impazzire e ridere allo stesso tempo. Era felice, felice sul serio. Xanto e Ferir giocavano con lei rincorrendosi e girandole
intorno come fossero due semplici cuccioli che la
padroncina sta addestrando a riportare un bastone. Il lungo vestito di semplice
velluto blu non sembrava più impedirla nei movimenti, oramai non era più
la goffa ragazzina di un tempo, era una giovane donna aggraziata e leggiadra.
Quel giorno sembrava levitare sull'erba morbida e muoversi come se le
leggi fisiche non esistessero più per lei.
E ora
guardala, il vestito adesso è rosso, elegante e superbo, i ricami sono di
fili d'oro e pietre preziose. Il lungo manto dorato si trascina per metri
dietro di lei e sulla testa le brilla un diadema con centinaia di
diamanti. Sopra gli occhi, sulle guance e sulle labbra un leggero filo di
trucco le dà colore. I capelli raccolti si sono sottomessi docili ad una
complicata acconciatura. Cammina lenta per la navata, il passo è
solenne ed elegante. Xanto e Ferir non le sono
più accanto. Oramai, non servono più, ora è a
casa al sicuro, ha un intero esercito a proteggerla. Oramai può camminare
da sola verso il suo destino dorato e incantato. Eppure, ad osservarla
bene, non sta sorridendo...
Un gruppo di
persone la osserva dal fondo della sala, splendidi nei loro vestiti più belli,
non aprono bocca e guardano la scena straniti. Dietro
a tutti c'è lui, alto e austero; ha la bocca serrata in un'espressione
indecifrabile, dura.
Lei d'un
tratto si ferma, si volta e per alcuni lunghi istanti lo fissa.
Il tempo sembra fermarsi e poi la vedi buttare a terra l'ingombrante
mantello e correre di nuovo felice, verso i suoi amici, verso la libertà,
verso di lui, che scatta in avanti
all'improvviso spostando malamente la gente davanti a sé e fiondandosi verso di lei a braccia aperte. Ma poi
sbatti le palpebre e ti accorgi che è stata tutta un'illusione, dettata dalla
tua voglia di vederla ancora felice. Lei invece ha ripreso a camminare lungo la
navata. Il passo è deciso, lo sguardo fiero e sicuro. Ha fatto una
promessa, ha dei doveri verso la sua famiglia, verso il suo popolo. Non può
scappare ora, c'è molta gente che ha bisogno di lei, che crede in lei e non può
tradirli.
Sta piangendo
dentro, ma nessuno lo vede. Tutti lo sanno, ma nessuno lo vede.
Lui lo sa e
lui lo vede. Anche lui sta piangendo, ma nessuno lo vede e nessuno lo sa,
tranne lei.
Sta urlando,
un urlo straziante che lo sta riportando indietro. Anni, chilometri, lontani,
bui e tremendi. Sangue, lamenti e dolore... Un altro grido e d'un tratto,
spalanca gli occhi ed è lì, sotto un cielo stellato, in
mezzo ai suoi compagni, davanti ad un fuoco che si sta spegnendo e accanto a
lei che è ancora lì con la sua coroncina di rose tra i capelli mentre dorme
beata tra i due fedeli demoni lupo.
Capitolo 9 *** I saw your face in the morning sun ***
Ciao a tutti,
Ciao a tutti,
è tanto che
non aggiorno questa storia, ma questa sera ho avuto un'"ispirazione".
Spero vi piaccia.
Nel frattempo
faccio un pochino di pubblicità ad un'altra storia che ho postato in questa
sezione. Si intitola "Can I dream, can I feel, could I know my
choice?". E una storia un pochino diversa da un fantasy normale, tuttavia
potrebbe essere vista anche come la conclusione di questa. Vabbè, non so come
spiegarmi... Tuttavia se le date un'occhiata (è una one-shot) e mi fate
sapere che ne pensate, mi farebbe piacere.
Ciao ciao
Alex.
I Saw your face in
the morning sun
...Zanifer...
Zanifer....
...io non
sono più Zanifer!!! Basta! Lasciatemi in pace!!!
Certo che
sei tu... Siamo noi che ti abbaimo creato, salvato, dato la forza,...
BASTA!!!
Ho detto basta! Zanifer non esiste più!
Zanifer
esisterà per sempre, perchè è immortale...
Non è
vero!!! Zanifer è morto. Io sono Key.
Ah ah
ah!!! Tu non sei nessuno, tu sei Zanifer e lo sarai per sempre...
No!!!
Lasciatemi in pace!!!
Tu non
sarai mai in pace. Tu sei un signoere della guerra oramai, sei nato per
uccidere e non puoi fare altro...
Non è
vero, ora le cose sono cambiate.
Non
cambieranno mai. E' inutile che ti ostini, Zanifer...
Smettetela
di chiamarmi così!!!
Chiamiamo
le cose con il proprio nome.
Sono Key,
ho lasciato la Fortezza, ho rnunciato al mio ruolo. Smettetela di cercarmi.
Non si
può lasciare la Fortezza se non da morti. E come ti abbiamo già
detto, tu, Zanifer, sei immortale.
BASTAAAAAA!!!!!!!!!
Avava
sguainato l'enorme spada intarsiata e si era voltato a cercare nel
buio le sue prede invisibili
Non puoi
scappare Zanifer. Rinuncia a quest'assurda fuga e torna al tuo esercito, ai tui
onori, alla tua gloria!!!
NO!!! NON
TORNERO' MAI E' CHIARO!?!?!?!?
Sei
sicuro Zanifer? Non si torna indietro...
Un altro
fendente calato alla cieca nel buio della foresta fu la sua ultima
risposta.
Come
vuoi...
Una folata di
vento gelido mosse per alcuni secondi le chiome degli alberi attorno al
bivacco allestito al centro di una radura.
Nessuno si
era ancora svegliato. La battaglia si era svolta silenziosamente come ogni
notte nella mente tormentata del ex generale delle tenebre.
Key tuttavia
rimase in allerta, sapeva che non se ne sarebbero andati così facilmente.
E infatti...
Gli occhi di
fuoco di Xanto e Ferir d'un tratto si spalancarono pronti. I sensi
allerta. La foresta aveva qualcosa di strano... il silenzio era irreale.
Ed eccoli
tornare: prima una risata, anzi due, no di più: tre, quattro, dieci, cento,
mille... provenienti da ogni lato. Da ogni punto, da ogni tempo.
E poi il
Ruggito, uno solo, corale, furioso, tremendo. Una rabbia che si propagava sempre
più forte che rimbombava fin nelle osse, il cuore sembrava sul punto di
fermarsi da un momento all'altro, le orecchie avrebbero voluto
esplodere, le mani si strinsero all'elsa della spada fino a
sanguinare.
I lupi
scattarono in piedi in preda al panico iniziando ad abbiare come forsennati.
Lui osservava il sangue colargli dalle mani ricordandorgli di essere vivo, e
affinò i sensi cercando di concentrarsi sul suo cuore che sta ancora battendo
forte e fiero dentro il suo petto segnato da mille cicatrici.
Torna
Zanifer, non avrai mai pace!
Sapeva
benissimo che quella voce proveniva direttamente dall'Inferno...
NO!!!!
Ed ecco che
l'oscurità stessa iniziava a prendere forma e a stringerglisi attorno, sapeva
benissimo che era un nemico che la sua spada non poteva sconfiggere eppure, non
riusciva a fare altro che agitare fendenti contro il nulla che lo
circondava.
Finchè d'un
tratto sentì una mano sulla spalla: qualcosa di vivo, qualcosa di solido,
qualcosa che poteva combattere, qualcosa che poteva sconfiggere...
Si voltù di
scatto; lo voleva vedere prima di affrontarlo.
Ma il sole
gli stava sorgendo proprio alle spalle e il suo primo raggio lo colpì dritto
negli occhi.
Aveva solamente
un istante, anzi, meno di un istante per riflettere, aveva imparato a sue spese
quanto fosse importante un istante in battaglia ma qualcosa lo bloccò.
La luce
ormai era sufficiente a permettergli di riconoscere le figure
che si trovava di fronte: Zack, Ryaner, Unor, Rafel, Miko, Fey, Betel
e lei, i suoi compagni, i suoi amici, la sua nuova ragione per andare
avanti, per combattere, la sua nuova fonte di forza e potere. Le sorrise e i suoi occhi blu risplendevano alla luce del sole che le stava sorgendo oltre le spalle.
Gli stavano
sorridendo tutti, anche Ryaner, e mentre Zack gli tendeva la mano e Rafel gli tirava
un'amichevole "pacca" sulla spalla, lei gli si era gettata
tra le braccia.
Capitolo 10 *** A choice means freedom, an endless options, can we survey that? ***
There'shopeforeveryone
Sente la rabbia crescere...
Le unghie affondare nella carne del palmo.
Si deve controllare...
Non è facile, ma non ha altra scelta.
Tempo fa ha pensato di andarsene, di
scappare lontano da tutto, lontano da questa tortura quotidiana che ormai è
diventata la sua vita, eppure, quando aveva già sellato il
cavallo, aveva capito che non sarebbe servito a nulla. Non sarebbe mai
potuto fuggire abbastanza lontano da se stesso. Forse solo la morte
avrebbe potuto dargli l'oblio che tanto agognava. Però non poteva morire.
Non ancora.
Non che la morte gli avesse mai
fatto paura, sia chiaro. Non la sua almeno.
Ancora rabbia. Altra rabbia che corre
lungo le sue vene come un fiume in piena.
Volta lo sguardo verso l'orizzonte,
lontano, oltre gli alti spalti del castello.
Non può fare altro che rimanere lì.
Restare lì è il suo dovere, la sua
punizione, il suo unico volere...
-Key di Bansor
sei sicuro della tua scelta?-
La spada appoggiata a terra insieme
all'elmo scuro, accanto al ginocchio ancora avvolto dal nero metallo
dell'armatura. Gli occhi sicuri e fissi in quelli dell'uomo assiso sul trono a
pochi metri di distanza.
-Si, sire-
-Sai che qui sarai sempre considerato un
traditore?-
Lo sguardo fiero del generale.
-Sono pronto a subire le conseguenze delle
mie azioni-
-E che presto i tuoi nemici sapranno dove
trovarti. Non sarai mai al sicuro.-
Il tono sfrontato del soldato.
-So badare a me stesso-
Alcuni istanti di silenzio che sembrano
durare un'eternità.
-E sai anche che non potrai mai averLa-
La disperazione dell'uomo.
La rassegnazione nella lentezza dei
movimenti.
Lo sguardo a terra e un cenno di assenso
con la testa.
Ancora silenzio a riempire l'enorme
stanza.
-Allora d'accordo, puoi rimanere.-
Un peso che cade dal cuore.
-E sarai a capo delle guardie personali di
mia figlia.-
Un moto di sopresa
negli occhi di tutti i presenti.
-Non può essere in mani più sicure-
Sentenzia, nonostante lo
sapessero tutti.
"E per lui non c'è punizione più
grande."
Pensa senza aprire bocca.
Anche questo sapevano tutti.
Una mano guantata
di pelle a sfiorarle le guance arrossate dal vento del nord che quella mattina
aveva iniziato a soffiare annunciando l'imminente arrivo dell'inverno. Una mano
candida e affusolata a scostarla con gentilezza. Un sorriso forzato sulle
labbra rosse e morbide. Uno sguardo colpevole a ricercare i suoi occhi di pece.
E la sua mano destra ancora una volta
a stringersi intorno all'elsa della spada istoriata e la sinistra a serrarsi a
pugno. Lo sguardo sempre più lontano a cercare scampo nell'orizzonte infinito,
nella valle coltivata oltre la città ai piedi della rocca, sui pendii scoscesi
delle montagne tutte intorno, lungo le sconfinate pianure al di là dei passi
perennemente innevati, fino al mare e ancora più in là. Più in là dove era
scappato anni e anni prima, dove era cresciuto, dove era diventato quello che
era ora, dove credeva di aver trovato tutto quello che aveva sempre cercato...
Da dove era scappato perchè aveva capito di non avere
mai ottenuto niente.
Una mano sulla spalla. Una presa forte e
sicura. Una presa inconfondibile. Una mano che fin da bambino era stata capace
di farlo "rigare dritto".
-E' più dura di quello che immaginavi?-
-No-
Il solito orgoglio...
La stessa mano guantata
che scivola tra le ciocche scure. Il cigolio della maglia di ferro del suo
guanto che si strainge sempre di più.
-Sì-
Un'altra ammissione. L'ennesimo atto di
resa di quello che una volta era stato uno dei più potento
generali delle Armate Oscure.
-Lo immaginavo.-
Un sorriso paterno. Che
ironia, eh?!?!?
-Ad dir la verità, però, devo ammettere
che non pansavo avresti resistito tanto.-
I ciuffi scomposti dal vento riscono a mala pena a nascondere la smorfia
scocciata.
Come se avessi avuto altra scelta...
-E lui come ti sembra?-
Un sorriso di scherno.
Quando smetterà di punirlo?!?!?
-E' venuto da molto lontano solo per
conoscere Elien.-
-Sa benissimo che per quel che mi riguarda
potrebbe venire anche dall'inferno-
E farebbe meglio anche a ritornarci se non
si decide a tenere a posto quelle luride mani...
-E' un ottimo partito e un'allenaza con la sua famiglia ci farebbe molto comodo, non
trovi, ragazzo?-
"Ragazzo",
"ragazzo"!!!!
Non si è accorto
che il moccioso impertinente da sgridare e sculacciare
non esiste più ?!?!?
Che quello che ha davanti è
un guerriero che potrebbe spezzargli l'osso del collo con un solo
gesto?!?!
Che quello che ha davanti è l'uomo che sta
punendo da anni nel peggiore dei modi?!?!?
-Questa mattina mi ha chiesto la sua mano-
Sembra paurosamente serio questa volta.
La rabbia scema in un istante e il
lucido terrore prende il sopravvento.
-E' troppo debole per proteggere
adeguatamente Eli... la principessa-
-Per questo ci sei tu, no?-
-Finchè non troverà qualcuno in grado di sostituirmi-
-Non la lasceresti comunque-
Sorride, mentre la consapevolezza scende
dall'alto come un secchio di acqua gelida.
Quel maledetto vecchio...
-In ogni caso è troppo stupido per
governare un regno come Bansor e l'esercito non
seguirebbe mai un bellimbusto del gener...-
-E allora sposala tu-
-Che cosa?!?!?!-
-Hai capito bene. Sposala-
-Ma?!?!?-
-Amo il mio regno. Ma sicuramente amo
lei molto di più-
-...-
-E anche tu-
-Ma...io...-
-Sono sicuro che nessuno dei due sarebbe
mai in mani migliori, ragazzo-
Chissà perchè ma
ora quel "ragazzo" non gli dà più così tanto fastidio...
Capitolo 11 *** A choice without the illusion that luck is for sale ***
A choice without the illusion that luck is for sale
A choice without the illusion
that luck is for sale
Ok....
non è
che abbia poi molto su cui pensare...
O a destra o
a sinistra....
La statua
davanti a me mi guarda con sufficienza. Sembra
divertita...
Strano...
Chissà quanti
altri si saranno trovati nelle mie stesse condizioni davanti a questo bivio. Lo
stesso sguardo, la stessa esasperazione, la stessa lucida certezza che niente
se non la fortuna o il destino, come losivoglia chiamare, d'ora in poi deciderà del suo
futuro.
La vita o la
morte, la gloria o l'oblio, la strada giusta o quella sbagliata...
Ma perchè mi trovo sempre da sola in queste situazioni?!?!?!?
Perchè
diavolo non c'è mai qualcuno su cui poter scaricare la responsabilità della
scelta sbagliata?!?!?
E' più
facile...
E' più facile
dare la colpa, o anche il merito, perchè no, non sono
egoista, a qualcun altro, che caricarsele addosso...
Una scelta...
"Una
scelta senza l'illusione che la fortuna sia in vendita..."
Ride, sì
quella maledetta statua ha proprio l'idea di farsi beffe di me.
Lei e la sua
maledetta incisione...
Tutto è nelle
tue mani. Tutto. Sembra dirmi con quel suo ghigno beffardo. E adesso
scegli.
Già...
scegli...
Hai fatto
tante scelte nella tua vita, superato tanti bivi, preso innumerevoli decisioni,
perchè adesso tutto è così difficile?!?!
...
Solo perchè non puoi affidarti a nessuno?!?!
No.
Solo perchè non puoi affidarti a niente.
Nemmeno a te
stesso.
Solamente al
caso.
Tu non ami il
caso.
Tu odi il caso...
eppure
ora è lì, davanti a te, che ti osserva col suo sguardo divertito e quel suo
ghigno sghembo di chi sa, ma non ti dirà mai niente.
Perchè
DEVI scegliere. Perchè NON DEVI avere paura.
Perchè
se è vero che il destino non è in vendita è anche vero che sei tu
che te lo stai costruendo con le tue mani.
E allora vai,
un passo dopo l'altro. e dopo il primo, tutto è in
discesa. Un altro passo, partendo da una scelta, attraverso la tua
vita, verso il tuo futuro.
Capitolo 12 *** I'm caught in an ancient dream so bright and then the march of time begins ***
I'm caught in an ancient dream so bright
I'm caught in an ancient dream so bright
and then the march of time begins
La barca
scorreva lenta, trascinata dalla corrente. L'aria era gelida. Il respiro
formava piccole nuvolette davanti al viso alimentando quella già spessa
coltre di nebbia che rendeva il luogo ancora più misterioso. Il lago era
immobile, non un'onda a incrinare la sovrannaturale atmosfera del luogo.
Il tempo
sembrava essersi fermato in attesa di qualcosa...
...qualcosa...
ero io quel
"qualcosa"...
In piedi da
sola nel più completo silenzio mi ritrovai ad affondare il viso nel candido
cappuccio di pelliccia che contornava il caldo mantello che mi avvolgeva
completamente.
La barca si
arenò su una stretta lingua di sabbia bianca e fine circondata da canneti che
dondolavano leggermente seguendo un'antica danza sconosciuta.
Un unico
sentiero si inoltrava attraverso gli arbusti.
Mi incamminai
senza fretta. Il tempo era
fermo, non avevo motivo di correre.
Il varco che
si apriva davanti a me nella parete ghiacciata dell'enorme cascata sembrava una
porta, forgiata da mani antiche e sapienti. Mentre l'attraversavo potevo vedere
e sentire l'acqua ancora viva,
sempre viva, scorrere lenta
lungo il ghiaccio che nonostante tutto non era riuscito ad imprigionarla
completamente.
Continuai a
camminare addentrandomi sempre più a fondo in quel meraviglioso castello di
ghiaccio costruito ad arte dalle magiche mani della natura stessa.
Non so quanto
tempo fosse passato quando mi ritrovai in un'enorme sala circolare. La
luce entrava da chissà dove, facendo risplendere ogni angolo come come fosse di
puro cristallo.
La statua di
un angelo sottile e senza peso vegliava l'eterno fluire dell'acqua nella polla.
-Benvenuta-
La voce mi sorprese nel silenzio.
Era soave e
gentile, misteriosa, ma non priva di calore.
Proveniva da
ogni angolo.
Mi voltai, ma
ero sola.
-Benvenuta
Elian. Ti aspettavo-
Lo sapevo.
Ero lì per
quello.
Era il giorno
di Shavanna, la festa di metà inverno. Il giorno in cui il freddo è più intenso
e il sole si nasconde alla vista per permettere al ghiaccio di stirare al
massimo le sue lunghe braccia prima di tornare a ritirarsi durante la lunga
estate dell'impero degli uomini.
Il giorno in
cui l'erede al trono di Bansor deve chiedere agli dei del freddo di ritirarsi
per permettere alla terra di rinascere e rifiorire.
Abbassai il
capo in segno di rispetto, facendo poi per inginocchiarmi e pronunciare la
formula di rito.
-Alzati
figlia di Ubher-
-Ma?!?!?-
Una mano
sulla spalla mi fece voltare. Era sottile e leggera, le unghie perfette
parevano di puro cristallo, avvolta in una pelliccia così brillante e
candida che al suo confronto la mia sembrava uno straccio grigiastro e
squallido.
-Le assomigli
così tanto...- Le donna davanti a me mi osservava con occhi dolci,
accarezzandomi lentamente la guancia congelata.
Aveva gli
occhi così chiari da sembrare di vetro e i lunghi capelli parevano intessuti di
stelle. Non aveva età.
-Alza lo
sguardo, bambina-
-...?-
Mi osservò
con sguardo materno, carico di profonda nostalgia.
-Nelle tue
vene, piccola mia, non scorrono solo le ardenti fiamme di Bansor, ma anche le
limpide acque delle millenarie fontane di Stayanell.
-Ma cosa?!?!-
-Tua madre-
-Mia
Madre?!?-
-Già. Tua
madre era mia figlia.- Si fermò un secondo, aspettando che mi riprendessi dalla
sorpresa. -Venticinque anni fa scelse di rinunciare ai doni della nostra gente
per tuo padre. Non so...- Mi guardò con una strana nostalgia nello sguardo
privo di età -Forse aveva ragione lei...-
Si allontanò
nascondendo il viso oltre la cascata di capelli, lasciandomi senza parole.
-Comunque...-
La sentii sussurrare, mentre alzavo lo sguardo per tornare ad osservarla.
Non era più
lì.
-Elian, erede
al trono di Bansor, sei qui per chiedere qalcosa alla sacerdotessa degli dei
dei ghiacci eterni di Shavanna?-
Ma come
aveva fatto!?!?!
Oltre alla polla a diversi metri da me si ergeva in tutta la sua maestosa
figura la donna che fino a pochi istanti prima mi aveva confessato di essere
mia nonna.
Assisa su un
altare di raffinato cristallo mi osservava da una distanza che pareva
infinta. Il manto candido le ricadeva attorno rilucendo di un bianco
innaturale. Tra i capelli risplendevano pietre preziose e gli
occhi avevano perso anche quella seppur flebile luce di umanità.
Anche la voce era tornata atona.
Feci per
inchinarmi bloccandomi all'ultimo momento. Alzai lo sguardo per osservarla con
aria fiera.
-Io, Elian di
Bansor, figlia del fuoco eterno di Farsin e delle pure acque di Shavanna, sono
qui per chiedere ai ghiacci di ritirarsi, per permettere alla terra di
rifiorire, al grano di crescere e alla vita di riprendere a scorrere.-
-E cosa offri
in cambio, figlia del tempo?-
-La mia vita
e la mia devozione-
-Sei sicura
che la tua vita valga un'estate?-
-La mia vita
vale la vita di tutto il mio popolo-
-D'accordo. E
con questo sia sancito il patto. Un giorno esigeremo il conto. Ora vai, noi
torneremo a dormire, le acque si scioglieranno e la vita tornerà a scorrere.
Come promesso.-
Mi sentii
mancare.
Quando
riaprii gli occhi ero in piedi sulla barca che già muoveva verso casa. Al collo
un meraviglioso gioiello a forma di cristallo di neve e nelle orecchie ancora
quella voce.
-Buona
fortuna, figlia mia-
Una lacrima
mi scese incontrollata lungo la guancia ghiacciandosi al primo contatto con
l'aria.
Stavo
tornando a casa eppure in fondo al cuore sentivo che "casa" era anche quella che
mi stavo lasciando alle spalle.
All'improvviso
un raggio di sole attraversò le coltri di nubi illuminandomi il volto e
abbagliandomi con la sua luce.
Sentii la
lacrima sciogliersi e continuare la sua corsa abbandonandomi all'altezza del
mento.
La osservai
cadere ai miei piedi.
Sorrisi.
Tutto era compiuto.
L'acqua
sarebbe tornata a donare la vita e il tempo a scorrere.
Capitolo 13 *** The last candle will burn there's hope for everyone ***
The last candle will burn there's hope for everyone
The last candle will burn there's hope for everyone
Il cielo
della capitale è invaso dai colori dei mille aquiloni che sembrano rincorrersi
l'un l'altro. Il sole è alto e il vento dell'ovest soffia impetuoso dalle
montagne. Come da tradizione già dall'alba una folla immensa si era
radunata a Bansor ogni angolo del regno per la grande festa.
La festa
del Cielo, la terza delle quattro antiche celebrazioni del mondo degli
uomini. I falò di Farsin avevano scacciato le tenebre, l'acqua di Shavanna
aveva purificato la terra, il vento dell'ovest avrebbe portato via le nubi,
permettendo al sole di tornare a scaldare la terra che a Gaweyn sarebbe
rinata più rigogliosa di prima.
Osservo il
magnifico spettacolo dalla terrazza sulla cima della torre più alta del
castello. Posizione privilegiata, non c'è che dire. Gli aquiloni mi corrono
attorno come uccelli impazziti. Draghi e fenici di carta colorata sembrano vivi
mossi dal vento furioso. Il sole è ancora impegnato nella sua salita verso il
mezzogiorno e questo mi lascia ancora del tempo prima della solenne cerimonia
nella piazza centrale, alla quale "non
puoi assolutamente mancare"!!!!
In fondo
essere l'erede al trono non ha solo i suoi
innumerevoli privilegi... come il meraviglioso abito da cerimonia che
indosso e l'accesso esclusivo alla terrazza più alta, ha anche un'infinita
serie di oneri, come il presenziare a quelle noiosissime funzioni
ufficiali o ...
-Key di Bansor
sei sicuro della tua scelta?-
La spada appoggiata a terra insieme
all'elmo scuro, accanto al ginocchio ancora avvolto dal nero metallo
dell'armatura.
Gli occhi sicuri e fissi in quelli
dell'uomo assiso sul trono a pochi metri di distanza.
-Si, sire-
-Sai che qui sarai sempre considerato
un traditore?-
Lo sguardo fiero del generale.
-Sono pronto a subire le conseguenze
delle mie azioni-
-E che presto i tuoi nemici sapranno
dove trovarti. Non sarai mai al sicuro.-
Il tono sfrontato del soldato.
-So badare a me stesso-
Alcuni istanti di silenzio che
sembrano durare un'eternità.
-E sai anche che non potrai mai
averLa-
La disperazione dell'uomo.
La rassegnazione nella lentezza dei
movimenti.
Lo sguardo a terra e un cenno di
assenso con la testa.
Ancora silenzio a riempire l'enorme
stanza.
-Allora d'accordo, puoi rimanere.-
Un peso che cade dal cuore.
-E sarai a capo delle guardie
personali di mia figlia.-
Un moto di sopresa
negli occhi di tutti i presenti.
-Non può essere in mani più sicure-
Sentenzia, nonostante lo
sapessero tutti.
"E per lui non c'è punizione più
grande."
Pensa senza aprire bocca.
Anche questo sapevano tutti.
...e per me non c'era punizione più
grande.
Una raffica
più forte delle altre scioglie la complicata acconciatura e fa sferzare le
lunghe ciocche come fruste nell'aria limpida riportandomi al tempo presente.
Temo di dover tornare sotto i ferri di Elinor prima di potermi far vedere in
pubblico...
Sospiro
sconsolata al ricordo di quando persino i miei capelli erano liberi di muoversi
al ritmo dei miei passi sulla strada. Quella strada che mi ha portato lontano
da casa, che è stata spettatrice di così tante avventure, che mi ha permesso di
rincontrarmi con lui... Quella strada che non mi sarà mai più permesso di
percorrere a piedi canticchiando...
Sospiro,
mentre torno a guardare la moltitudine di gente accumularsi nella piazza
centrale e nelle vie tutte intorno alcune decine di metri sotto di me.
Una folla
di persone così diverse, ma così uguali viste da quassù...
-Allora ti vuoi muovere o no!-
-Accidenti Elien ma non vedi che
folla!!!-
-E non chiamarmi così che se ti
sente qualcuno siamo nei guai!!!-
-Tanto nei guai ci siamo lo stesso
non appena quella strega di governate viene a cercarti
per agghindarti come un bambolotto!!!-
-La vuoi smettere di prendermi
in giro e continuare a correre!?!?!?-
-Hei!!!! Aspettami!!!! Se mi lasci
indietro con questa folla chi ti pesca più!!!-
-Allora sbrigati, altrimenti ci
perdiamo lo spettacolo!!!-
-Rallenta!!! Se torno a casa senza
di te altro che andare a nanna senza cena... tuo padre è la volta buona che mi
squarta!!!-
-Sempre il solito esagerato!!!-
-Elien!!!!-
-NON CHIAM...-
-...-
Ed eccolo,
identico ad allora, e come allora, ogni singola volta a lasciarmi senza
parole...
Il Signore
dei Draghi del Vento, evocato da Ariel la sua somma sacerdotessa.
Il mio,
seppur rispettabile, al suo confronto aveva l'aspetto di un tenero e innocuo
cucciolotto...
Gli
aquiloni vorticano impazziti, mentre si compie la sacra cerimonia in cima al
promontorio che si erge davanti alla capitale.
Solo Ariel
e alcune tra le sorelle di grado più elevato possono assistere all'evocazione
direttamente da quel sacro luogo. Tutti gli altri possono essere testimoni
dell'enorme presenza solamente da quel lato della valle. Solamente dai grandi
viali, dai tetti rossi, dai balconi colorati o dalle bianche terrazze di
Bansor. Alla terza ora dopo il mezzogiorno poi Ariel sarebbe venuta in città,
sola, al centro del lungo corteo formato dalle sacerdotesse che abitavano
il grande tempio di Malyanmor, scortate da tutto l'esercito in parata
d'onore. Durante la cerimonia pubblica, poi, avrebbe comunicato al re e al
popolo quello che il suo Signore le aveva detto.
D'un tratto
l'enorme testa della creatura divina si volta verso la città e ho come
l'impressione che i suoi occhi eterei si fissino nei miei. E' solo un attimo
poi scompare in un vortice, così come era comparso, solo pochi minuti fa.
Tuttavia,
la sensazione dei suo sguardo su di me è ancora lì... e un brivido gelato mi
corre lungo la spina dorsale...
-Io, Elien di Bansor, figlia del fuoco
eterno di Farsin e delle pure acque di Shavanna,
sono qui per chiedere ai ghiacci di
ritirarsi, per permettere alla terra di rifiorire, al grano di crescere e alla
vita di riprendere a scorrere.-
-E cosa offri in cambio, figlia del
tempo?-
-La mia vita e la mia devozione-
-Sei sicura che la tua vita valga un'estate?-
-La mia vita vale la vita di tutto il
mio popolo-
-D'accordo. E con questo sia sancito
il patto. Un giorno esigeremo il conto.
Ora vai, noi torneremo a dormire, le
acque si scioglieranno e la vita tornerà a scorrere.
Come promesso.-
Un aquilone
troppo vicino sterza all'ultimo momento precipitandomi violentemente alla
realtà. Scuoto la testa arretrando inconsciamente di qualche passo. -Cielo...
che spavento...- Sospiro, mentre aspetto che il cuore torni a rallentare il
ritmo.
Forse è ora
di rientrare e chiamare Elinor per farsi risistemare l'acconciatura... tuttavia
la vista sotto di me mi richiama... non riesco a staccarmene così a cuor
leggero.
Torno
allora, come attirata da una magica forza verso la balaustra in marmo candido e
lascio volare lo sguardo sulla città ai miei piedi. Dai tetti in tegole
rosse, ai vicoli stretti e stracolmi di bancarelle di ambulanti attirati
dai facili affari dei giorni di fiera, dalle bianche terrazze, attraverso le
piazze gremite di folla, e poi giù, sempre più giù, sopra il porto
con il suo andirivieni di navi di ogni stazza, fino all'enorme
pianura che si stende davanti agli antichi battenti della millenaria porta
di Daliyan, il leggendario fondatore della città. E lì ancora a passare in
rassegna ad uno ad uno tutti i volti dei giovani soldati schierati in perfetto
ordine all'ingresso della capitale, fino ad arrivare dopo quella folle corsa a
scontrarsi con gli occhi di tenebra del loro comandante.
Il mantello
che fluttua nel vento furioso della pianura, l'aria fiera, la posa altera, lo
sguardo sicuro, la mano stretta sulla briglie del possente destriero.
Un
traditore.
Un
traditore che in pochi anni è riuscito a riconquistarsi la fiducia di un intero
regno, di un enorme e fiero esercito.
Il
traditore che ha venduto l'anima per il potere e che ha buttato tutto per ...
amore.
Pazzo...
-Tu sei pazzo, completamente pazzo!!!-
-Senti chi parla...-
-Io ho fatto una promessa, la devo
mantenere. Tu stai solo cercando di farti ammazzare.-
-Non è così facile farmi fuori,
signorina. Dovresti saperlo-
-Stai per buttarti nella tana del
lupo. Sarai vulnerabile lì-
-Sono vulnerabile ovunque ormai, lo
vuoi capire o no?!?!?-
-Che diavolo dici?!?-
-Ormai ho un punto debole, posso anche
fuggire dall'altra parte del mondo, non cambierebbe nulla-
-...-
-Colpendo te colpirebbero me. Ovunque
io sia, qualunque cosa io faccia. Non sono così stupidi-
-Ma...-
-Tanto vale rimanerti accanto. Almeno
potrò proteggerti.-
-Sei un pazzo, mio padre non permetterà
mai...-
-Non mi importa, lo vuoi capire o
no?!?!? Ormai ho deciso: io vengo con te. E ora fattene una ragione-
-Stupido testardo-
-Ormai è
tutto è pronto per la
parata. Faresti bene ad andare a farti dare una sistemata ai
capelli, piccola mia.-
Mi volto e
mio padre è lì sulla soglia della porta a vetri ad osservarmi.
-Per me sei
sempre bellissima, tesoro, ma...-
Una ciocca
ribelle mi frusta la guancia, e sono costretta ad annuire colpevole.
-Vado- Sto
per muovere il primo passo verso la mia camera quando la sua voce mi blocca.
-Ho preso una
decisione, Elien- Elien?!?!
Mi volto in
preda ad una strana ansia. Non mi chiama mai per nome.
-Ormai sono
vecchio, ora tocca a te-
-Cosa?!?!? Ma
io... io non ... adesso...- Il cuore ha un sussulto.
-Ti sposerai
entro l'anno-
-Cosa?!?!?-
Una secchiata d'acqua gelida.
-Sì. Siamo
sull'orlo di una guerra, bambina mia, e Bansor ha bisogno di una mano forte
alla sua guida. Io ormai sono vecchio e stanco. E' giusto che mi faccia da
parte.-
-Ma io... io
posso...-
-No. Tu non
puoi, non da sola, almeno.-
-Ma c'è Key
alla guida dell'esercito... e io... io...- Le parole non vogliono uscire.
Capitolo 14 *** When the last candle burns high ***
When the last candle burns high
When the last candle burns high
ohit'stimefor life
Gli dei di Shavanna avevano
mantenuto fede al patto, i ghiacci si erano ritirati e il sole era tornato a
scaldare le immense pianure di Bansor. Gli alberi
millenari della foresta di Dayallen avevano
risollevato il capo e le chiome rigogliose ai nuovi raggi. Il verde smeraldo
della speranza aveva rincuorato gli animi oppressi del popolo ed era sbocciata
improvvisa persino la voglia di cantare. Come un fiume in piena i fiori avevano
inondato il paesaggio e i primi timidi sorrisi i volti degli uomini stanchi del
buio e lungo e freddo inverno appena concluso. Anche il pensiero della guerra,
ancora imminente e spaventosa, come un'ascia sospesa sopra la testa, sembrava
passare in secondo piano di fronte allo splendore e alla magnificenza della
natura, che insensibile ai problemi degli uomini, tornava ogni anno a rinascere
imperturbabile dalle proprie rovine.
Quell'anno poi, tutto sembrava ancora più maestoso, più
allegro, più giusto. Quello non solo era il giorno della festa più importante
dell'anno, ma anche quello in cui sarebbe iniziata una nuova era. Un'era di
prosperità, di sicurezza e di giustizia. L'era della speranza, l'era del sogno,
anzi, l'era della certezza che la pace sarebbe presto tornata.
La città era in fermento, le vie erano stracolme di persone
di tutte le razze e colori, la lunga strada che conduceva verso al foresta di Dayallen era bloccata
dall'enorme folla di curiosi che si stavano dirigendo alla ricerca di un
posticino da cui poter osservare la celebrazione. Dovevano
sbrigarsi, presto tutte le strade verso la foresta sarebbero state bloccate da
drappelli dell'esercito per poter permettere ai cortei di arrivare nel luogo
stabilito per il Sommo Rito.
Quell'anno Tutti avrebbero partecipato. Nessuna eccezione.
Le quattro più importanti sacerdotesse dell'impero avrebbero concelebrato la
Festa d'Estate. Gaya, gran sacerdotessa della Madre
Terra e custode delle misteriose creature che popolano la foresta, Ariel,
figlia prediletta del dio dei Draghi del Vento, e Arwen,
Signora della Sacra Fiamma di Farsin. Persino Ashya, la schiva e misteriosa regina dei ghiacci perenni di
Stayanell e delle limpide acque di Shavanna, quell'anno aveva deciso di presenziare.
La Festa dell'Estate cadeva il giorno di Gaweyn,
il giorno più lungo dell'anno. Il giorno in cui la vita esplode in tutta la sua
fierezza, la festa della Terra. Quando la Vita stessa festeggia il suo trionfo
per le strade, in mezzo alla gente, bagnandosi e stordendosi di musica e di
folla. Ed era in quel tripudio di anime e colori che quel giorno sarebbe stato
celebrato, non solo il Rito, come ogni anno, ma il Sommo Rito. La celebrazione
più importante di tutte, quella in cui le quattro Gran Sacerdotesse del Regno
avrebbero castato l'incantesimo più potente,
richiamando dagli altri piani le forze dei sovrani elementali
per chiedere finalmente l'arrivo di una pace duratura, benedendo
un'incoronazione imperiale o sancendo un'unione regale...
Nel mezzo dell'immensa radura, al centro dell'antico cerchio
di pietre i futuri nuovi sovrani di Bansor attendono
in silenzio l'arrivo dei cortei delle celebranti. Sono abbigliati in maniera
sontuosa, come vuole la lunga tradizione degli uomini e come impone la
maestosità del rito. Lei indossa uno sfarzoso abito in velluto bianco ricamato
con oro e gioielli. Gli stessi gioielli che le adornano le ciocche scure
raccolte in un'elaborata acconciatura. Al collo uno sfavillante collier e ai
polsi due bracciali identici. Lui, al suo fianco, porta come d'abitudine
l'armatura, ma non la solita, vecchia e consunta dalle molte battaglie, una
nuova e luccicante, intarsiata in oro e argento.
Illuminati dalla luce del sole, a picco sulle loro teste,
sembrano quasi due divintà...
Tra la folla assiepata ai lati della radura un bambino di
pochi anni cerca invano di farsi strada tra la folla per poter assistere allo
spettacolo. Ha finalmente quasi raggiunto il suo scopo quando davanti a lui si
para un enorme cavaliere in armatura e con un lungo mantello nero che gli
scende fino ai piedi.
"Oggi è un giorno di festa" pensa "... e nei
giorni di festa tutti sono felici e quando la gente è felice è anche
gentile!"
Strattona allora con le piccole mani il lungo mantello che
al tatto gli sembra innaturalmente caldo...
Ci vogliono alcuni minuti però perchè
l'uomo si accorga di lui. Abbassa lo sguardo scocciato e osserva immobile per
alcuni secondi il bambino guardarlo con occhi supplici.
-Non vedo nulla, signore... Mi prende sulle spalle?- il
bambino ha un brivido, mentre quegli occhi di brace si posano stupiti su di
lui, tuttavia tentar non nuoce...no? Si rassicura.
-Non ci penso nemmeno- E con questo si volta brusco,
oltraggiato, per inoltrarsi a grandi passi nella folla che stranamente si apre
docile al suo passaggio, lasciandolo lì, senza parole.
Come si è permesso
quel microbo!
Ma lo sa con chi stava
parlando?!?!?
Quella piccola e
insignificante scintilla di vita umana incatenata al tempo che scorre.
Io neanche lo conosco
il tempo, queste sono faccende loro.
I concetti di ieri,
oggi e domani, non mi sono nemmeno propri.
Non mi servono.
Io sono.
Da sempre e per
sempre.
Per esempio guardando
quei due laggiù posso dire che ieri erano dei bambini che correvano per queste
stesse strade, questi stessi campi, questi medesimi sentieri. E poi un giovane
e una fanciulla, lontani sulle strade di questa terra
devastata dalla stupida guerra degli uomini, impegnati a combattere insulse
battaglie e a crescere per un futuro che non era certo, ma nel quale
inspiegabilmente credevano ostinatamente.
Oggi sono un uomo e
una donna abbigliati scomodamente, qui, a chiedere di benedire la loro unione e
questa pace ritrovata, già... ma per quanto poi....
Domani... domani...
che ironia...sono solamente uomini...
Il guerriero sorride lasciando correre lo sguardo su quella
folla immensa, ma presto una punta di amarezza intacca la sicurezza di quel
viso.
-Piantala con queste sciocchezze Alyster.-
Una donna gli si fa accanto, richiamando con
quell'affermazione impertinente l'attenzione del cavaliere.
Ha tanto l'aria di una madre di famiglia, di una grande
famiglia, guance rosse, capelli raccolti, grambiule
perennemente imbrattato di farina, maniere brusche di chi ha sempre qualcosa da
fare, linguaggio semplice e sensato.
-Non cambierai mai. Sempre impulsivo e arrogante.- Sorride, facendoglisi accanto e
scostandolo di lato per poter avere una buona visuale sulla radura davanti a
loro. -Sai benissimo che non sono così diversi da noi. Quel minuscolo bambino
che ti ha chiesto di salirti sulle spalle è persino della tua medesima opinione
su quegli ingombranti e scomodi abiti...- Con un cenno
della testa indica la coppia ancora in attesa. -Sono solamente mortali,
fallibili e costretti a vivere nel tempo.-
-Dici poco...- risponde l'uomo
sarcastico.
-Io li invidierei, se potessi...-
torna a sorride saggia la donna, per niente intimidita.
-Io li invidio invece- Risponde con voce cristallina una
bellissima fanciulla appena spuntata dalla folla che si accalca sempre più
numerosa. Ha dei lunghissimi e fluenti capelli di un colore indefinibile e due
occhi blu come il mare. Un leggero vestito le copre le forme snelle ma morbide
e i piedi sono scalzi. Un sorriso furbo le adorna le labbra. Tra le braccia
bianche e sottili stringe lo stesso bambino di poco prima e, dopo avergli dato
un leggero bacio sulla guancia, lo appoggia con naturalezza sulle enormi spalle
del cavaliere che sbuffa ma non osa più protestare.
Fa una giravolta e ride cristallina, mentre i gioielli che
porta alle braccia e alla caviglie tintinnano
argentini.
-Mi sento strana, era così tanto tempo...-
e sorride all'altra donna pronunciano quell'ultima parola -...che non tornavo
qui. L'eternità in fondo non è questa gran cosa... Mi annoia.-
-Del resto tutto è più bello quando sai che può essere la
fine da un momento all'altro. Quando sai che niente è definitivo e tutto
cospira perchè tu ti possa godere la vita attimo per
attimo...- La voce è profonda, chiara e forte,
nonostante provenga da un vecchio sottile e fragile, ricoperto di stracci che
sorride sereno agli altri tre mentre li raggiunge.
Il bambino, dall'alto della sua posizione privilegiata
sembra incuriosito più dal male assortito gruppo attorno a lui che dal centro
della scena.
Tutti possono senza dubbio vederli, ma nessuno tuttavia
sembra guardarli veramente. Eppure un quartetto così particolare, che parla con
tranquillità di cose tanto strambe in mezzo quella folla? Come può passare così
inosservato?
Vada per il vecchio vestito di stracci e la signora sporca
di farina, ma quel guerriero così imponente e quella fanciulla così bella?
Bo', a volte gli adulti gli sembrano così sciocchi...
Ciechi, se non altro.
Tuttavia presto l'attenzione del bambino viene catturata dal
suono di una musica lontana, stanno finalmente arrivando i cortei.
Su tutta la folla cade uno strano silenzio denso di
aspettativa.
Accompagnate da musiche di flauti e campanelli si odono
sempre più distintamente una miriade di voci. Un coro lontano farsi sempre più
vicino, è difficile distinguere da dove provenga, se dalle montagne del nord,
dai deserti del sud, dalle foreste a est o dall'oceano a ovest.
Il cerchio di pietre di Dayallen è
il Centro.
L'ombelico di Ethernia...diceva un'antica poesia dalle origini sconosciute.
Ad ogni secondo che passa la nenia diventa sempre più forte;
contemporaneamente dalle quattro strade che si incontrano nell'ampia radura
fanno la loro comparsa le quattro somme sacerdotesse, seguite dalle proprie
ancelle e le voci, ancora provenienti da ogni angolo, si mischiano a formare un
unico immenso coro.
E' una canzone antica, una lingua ormai incomprensibile ai
più, una nenia lenta e ipnotica. E poi i toni si alzano, ora è una canzone
allegra, divertita, un girotondo di note e risate, all'improvviso diventa la
marcia trionfale di un esercito che ha vinto la sua più grande battaglia, ora è
una fuga ad alta tensione, una corsa, sempre più veloce, sempre più alta,
sempre più precipitosa, i cuori scalpitano e il respiro è trattenuto, e poi
come un rombo di tuono a chiudere tutto nel silenzio più totale.
Le quattro donne sono ormai una di fronte all'altra al centro
della radura, intorno ai due sovrani. Si scambiano uno sguardo, il sorriso di
sorelle che non si vedono da secoli; ma non è il momento per i convenevoli.
Chiudono gli occhi e alzano le braccia al cielo con un gesto
solenne e, mentre tutti pendono dalle loro labbra, iniziano sottovoce il loro
richiamo.
-Adesso basta. E' ora di andare...-
E con questo il cavaliere si toglie bruscamente il bimbo
dalle spalle appoggiandolo malamente a terra, mentre la fanciulla si china per
salutarlo con un bacio e una carezza.
-Ciao ciao, piccolino!- Trilla, mentre in una scia di
campanelli si affretta a seguire gli altri senza più voltarsi, perdendosi come
una visione tra la folla.
Una ad una le somme sacerdotesse si
voltano verso l'enorme spiazzo che divide il gruppo dalla folla di spettatori.
E' lì che avverrà la magia, è lì che appariranno.
L'aria è immota, la tensione è palpabile, il silenzio denso
di aspettativa...
D'un tratto, come le labbra sottili di Ashya
si chiudono in un sorriso, un brivido gelido corre lungo la spina dorsale di
tutti i presenti e in un vortice d'acqua apparso come dal nulla, un movimento
elegante, un gesto fluido, e Shavanna fa il suo
ingresso sulla scena. Maestosa ed elegante, la signora di tutti gli oceani
incombe sulla folla nella sua gigantesca forma di antico drago delle acque.
Sembra si stia ancora stiracchiando quando anche Ariel conclude la sua parte
d'incantesimo. In quel preciso istante le chiome degli alberi iniziano a
rumoreggiare, le foglie si sollevano, le ampie gonne e gli eleganti mantelli
iniziano a svolazzare sempre più forte. Un vento impetuoso proveniente dalle
pianure dell'ovest costringe i più a chiudere gli occhi e a ripararsi con le
braccia dalla polvere sollevata. Poi, d'incanto, tutto finisce improvvisamente
come era cominciato e sulla pianura c'è il signore dei draghi del cielo,
imponente e spaventoso, accovacciato davanti alla sua figlia prediletta. Ora è
il turno di Arwen, somma sacerdotessa della Sacra
fiamma di Farsin, per trascinare su questo piano il
suo signore. L'aria si scalda, ancora prima che l'ultimo verso sia concluso.
Mentre le ciocche di fiamma di Arwen si agitano come
se avessero preso vita. Il re dei draghi di fuoco è impaziente di entrare in
scena. Le foglie a terra iniziano a sfrigolare e scie di fuoco che paiono
provenire direttamente dall'inferno si incontrano generando un rombo spaventoso
che, come un'esplosione terrificante, lascia tutti tramortiti. Un ghigno
soddisfatto sembra aleggiare sul volto terribile della creatura rovente di
fiamme che un attimo dopo, osserva la folla spaventata ai suoi piedi.
Gaya è l'ultima a concludere.
Abbassa le braccia lasciando correre lo sguardo verso un punto lontano, oltre
la radura proprio dove iniziano le prime colline. La folla si apre mentre
un'intera montagna inizia a muoversi, l'ultima invocazione è stata pronunciata
e l'ultimo dei grandi signori degli elementi è stato risvegliato.
E' Garyen, signora della terra e
della vita, che stiracchiandosi il lungo collo inorpidito,
smette i panni dell'immensa collina per tornare pian piano a prendere la forma
nell'enorme corpo del grande drago della terra, e si fa incontro alla gente in
attesa.
E ora sono lì. Tutti e quattro, i signori degli elementi, i
signori delle stagioni, i signori dell'esistenza. Esseri eterni e senza tempo.
Tutti lì a scrutarli, a decidere di loro e della loro vita. Elien
si sente quasi venir meno, sopraffatta dalla tensione, imprigionata in quegli
abiti così scomodi che la impacciano nei movimenti che le rendono difficile
persino il respirare.
Un solo cenno, un solo sospiro e tutto è finito. Non ci sarà
pace, non ci sarà incoronazione, non ci sarà niente, più niente per nessuno.
Lascia scorrere lo sguardo sull'immensa folla che li circonda. Tutti si
aspettano qualcosa da lei. Sarà lei la prossima regina di Bansor
e in lei è riposta tutta la loro fiducia, tutta la loro speranza. Non può
tradirli, non può essere debole, non può scappare, tanto più adesso che non è
più sola. Sente il calore tornare ad invaderle il corpo attraverso la mano che
il suo compagno le sta stringendo. Come un'onda il sangue torna a fluirle nelle
vene, mentre si volta per osservare tra le ciocche scure perennemente
spettinate gli occhi di ossidiana di Key, che ricambia con un sorriso
rassicurante, in cui finalmente può leggere liberamente tutto il suo amore.
Ora non è più sola.
Solleva allora lo sguardo fiero puntandolo dritto negli
occhi delle gigantesche creature.
-Io, Elien di Bansor,
figlia del fuoco eterno di Farsin e delle pure acque
di Shavanna-
-Io, Key di Bansor, generale delle
armate dell'Ovest e ultimo discendente degli antichi sovrani del popolo delle
Foreste-
-Siamo qui per chiedervi di benedire la nostra unione, di
sancire la nostra incoronazione e di aiutarci a portare finalmente un era di pace su questo regno martoriato dalla guerra e
dalla carestia-