Oltre il senkaimon

di Norma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un piccolo errore ***
Capitolo 2: *** Approcci ***
Capitolo 3: *** Punti di vista ***
Capitolo 4: *** L'attacco ***
Capitolo 5: *** Buio ***



Capitolo 1
*** Un piccolo errore ***


PROLOGO




«Il problema è il tempo. Il senkaimon può collegarci con la Soul Society per…quattro minuti al massimo!».
Le parole di zoccoli-e-cappello risuonarono nella caverna sotterranea dell’Urahara Shoten come una condanna.
«Quattro minuti?!». Nello sbigottimento generale solo Ichigo riuscì a ritrovare la parola.
«Esattamente. Trascorso questo limite di tempo il portale si chiuderà e voi rimarrete imprigionati nel dogai, il “mondo proibito” tra il mondo umano e la Soul Society…per sempre».
L’unica soluzione era semplicemente andare avanti.
Con un movimento deciso Urahara e Tessai attivarono il portale delle dimensioni e i quattro ragazzi si prepararono ad oltrepassare la soglia tra questo e l’altro mondo.
Prontamente legato e imbavagliato da Chad, Kon mugolava disperatamente in direzione di Ichigo, ma le sue indecifrabili imprecazioni furono sovrastate dal rombo sordo del senkaimon. Con uno scatto fulmineo Ichigo, Ishida, Orihime e Chad varcarono il portale senza voltarsi indietro, seguiti da Yoruichi.
“Yuzu, Karin, Vecchio, ci vediamo presto…”
“Vi farò rimpiangere il giorno in cui avete osato sfidare l’ultimo dei Quincy!”
“Kurosaki, ti sosterremo sempre e comunque…”.
Un bagliore accecante li avvolse fino a farli scomparire del tutto dalla vista di Urahara e degli altri.

«Padrone, guardi qua!» gridò qualche secondo dopo Ururu, sbucata da chi sa dove con Jinta.
La bambina stava indicando uno dei tanti sigilli del portale, con la faccia concitata. L’uomo scostò il cappello per vedere meglio ed osservò che quel sigillo aveva qualcosa scritto sopra, che recitava a caratteri sgargianti: ” OFFERTA SPECIALE SOUL CANDY! PRENDI DUE, PAGHI UNO!”, e che, per dirla tutta, quel pezzo di carta non era affatto un sigillo, ma un’etichetta dell’emporio.
«Che sbadato! Nella fretta devo essermi confuso tra tutti questi foglietti!» disse portando l’indice al mento e facendo apparire un cuoricino al di sopra del cappello.
«Padrone, cosa accadrà adesso?» chiese Tessai.
Urahara rifletté un attimo grattandosi la barbetta «Probabilmente la trasformazione da essere corporeo ad essere spirituale non ha avuto esito positivo e dubito fermamente che abbiano raggiunto la Soul Society…».
«Tsk! Sfigati!» sbuffò ironico Jinta.
«Dobbiamo trovare al più presto il modo di portarli da Kuchiki-san, » proseguì l’uomo «anche un solo giorno può essere determinante per la sua missione di recupero. Diamoci da fare!».


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CAPITOLO I




Ishida si guardò attorno. Non vide alcuna corrente infernale che li spingesse verso il dogai, né la porta spettrale che si era aspettato conducesse al mondo degli shinigami Tutto intorno a loro era completamente buio e non tirava il ben che minimo alito di vento.
Guardò gli altri e scambiò con loro un’occhiata interrogativa; poi di comune accordo si voltarono tutti e quattro verso il signor Yoruichi.
«Che avete da guardare?!» rispose quello «Non ho la più pallida idea di dove siamo, ma so due cose di sicuro: questo senkaimon non vi ha trasformato in kompaku e non ci porterà alla Soul Society. Quell’idiota di Kisuke ed io dovremo fare una bella chiacchierata no appena mi troverò davanti il suo brutto muso!».
«Cosa facciamo ora?» chiese Orihime con un filo di voce.
«Avanziamo».

Camminarono a lungo, finché non videro una velata penombra, come se la luce filtrasse attraverso degli alberi. Improvvisamente si accorsero di star calpestando un fitto manto erboso e presto furono circondati da cespugli, arbusti e alti alberi tropicali. Ichigo & Co. Si fermarono nel mezzo di una radura.
«Stavolta lo ammazzo!» esplose Yoruichi.
Ad un tratto uno scricchiolio di rametti spezzati li fece voltare; tra la fitta vegetazione scorsero un ometto biondo, all’apparenza uno straniero, inglese forse, con degli strani cerotti attaccati a ciascun dito.
«Ragazzi, voi chi siete?» chiese con aria sbigottita.
Fu un attimo. Dai cespugli sbucarono una decina di persone e prima che potessero rendersi conto della situazione si ritrovarono a terra legati, storditi e con una benda sugli occhi.
Furono trascinati fino ad una spiaggia dove, con la faccia sulla sabbia, sentirono molte voci agitate avvicendarsi una dopo l’altra.
«E questi chi sono adesso?!»
«Atri ! Atri!»
«Ma guarda un po’, sembra che La Tigre e Il Dragone abbiano chiamato rinforzi!»
«Sono giapponesi Sawyer, non coreani!»
«Dopo il cavallo adesso ci mancava pure il gatto!»
«Avete visto quello?! E’ più grosso di Eko!»
«Ti è andata bene Hobbit, se non ci fossimo stati noi nei paraggi questi qui non avrebbero aspettato due volte per riappenderti ad un albero!»
«Beh, personalmente non credo che siano gli Altri...»
«Ah si? E secondo quale ragionamento altamente scientifico non dovrebbero esserlo, Rose?»
«Insomma, guardali! Sono solo dei ragazzini!».
Sentirono dei passi avvicinarsi e furono tolte loro le bende dagli occhi. Orihime, Ishida e Chad si guardarono intorno: si trovavano in una specie di villaggio di capanne improvvisate sulla riva del mare, attorniati da una quarantina di persone dai volti segnati e visibilmente preoccupati.
«Non so te Sado, ma io me l’immaginavo diversa la Soul Society…» bisbigliò la ragazza.
«Non siamo nella Soul Society! Ti ricordi cosa ha detto il signor Yoruichi?» disse Ishida interrompendosi d’un tratto. «Ehi, ma dov’è finito il gatto parlante?»
«Probabilmente è stato l’unico tanto sveglio da non farsi acchiappare» rispose Chad.
Poi si accorsero che il gatto non era l’unico a non essere legato lì con loro. Sul limitare della foresta videro Ichigo dimenarsi tra le corde, sorvegliato da un uomo dallo sguardo stranamente illuminato.
«Kurosaki! Kurosakiiiii!» lo chiamò Orihime urlando.
«Ehi, voi! Cosa avete da parlare tanto? Chi avete chiamato?!» Un altro uomo dai capelli biondi legati leggermente al di sotto delle orecchie si parò davanti a loro. Dalla voce sembrava il tipo sbruffone di prima. «Aspettate che Locke e il dottorino tornino dalla foresta e decideremo che fare di voi».
Nel frattempo Ichigo continuava a mollare strattoni alle corde che lo tenevano legato.
«Senti bastardo, non so cosa vogliate farci, ma ti conviene slegarmi subito o ti farò sparire quel sorriso ebete dalle labbra una volta per tutte!»
«Non ti conviene agitarti tanto, fratello» rispose quello «Non voglio farti nulla di male».
In quel momento passò una donna con un bambino di pochi mesi in braccio.
«Tutto a posto Desmond? Con chi stavi parlando?»
«Con nessuno Claire, non ti preoccupare»
«Ma certo!» esclamò il ragazzo «Lei non mi può vedere nella mia forma di shinigami».
Claire si allontanò con un’aria a metà tra il divertito e il sospettoso. Quell’ uomo doveva essere famoso per i bizzarri avvenimenti di cui era protagonista.
«E così tu possiederesti un’elevata forza spirituale…A vederti non sembrerebbe affatto, con quell’aria da pazzo che ti ritrovi!»
«Senti fratello, ti ho portato qui in disparte non appena ho capito che gli altri non erano in grado di vederti, ma la cosa importante adesso è che tu mi dica perché tu e i tuoi amici siete arrivati sull’isola!»
«Lo sapessimo!» sbuffò l’altro.
Ichigo vide un uomo grosso più o meno come il signor Tessai, solamente molto, ma molto più grasso, dirigersi verso di loro con aria esterrefatta.
«Coso, che ci fa con te quel tizio vestito da cosplay?!».


-TUN-

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Capitolo 2
*** Approcci ***


CAPITOLO I



-Flashback-


La pioggia batteva delicatamente sulle finestre della camera di Ichigo. Il ragazzo, chino sulla scrivania a notte inoltrata, stava cercando di ripassare la lezione per la mattina successiva.
«Se solo Keigo e Mizuiro mi vedessero sommerso dai sui libri! Sicuramente non penseranno che in questa zucca arancione ci sia un minimo di intelligenza!».
La quiete della stanza venne interrotta da un grande trambusto proveniente dal piano di sotto. Il ragazzo sentì le voci delle sue sorelle minori e di suo padre irrompere nel silenzio della notte.
«Che succede papà? Che è successo a quest’ uomo?!»
«L’hanno trovato in mezzo alla strada coperto di lividi e di sangue. Dal tanfo che emana deve avere alzato parecchio il gomito stasera. Yuzu, prepara le garze e gli anestetici! Tu Karin va a chiamare quell’emarginato di tuo fratello!»
La bambina corse a perdifiato per le scale e spalancò la porta della camera di Ichigo.
«Yo Ichi! C’è un americano di sotto ridotto piuttosto male! Scollati dai libri e vieni a darci una mano!»
«Ok…»
I due arrivarono nella saletta dell’ambulatorio, dove giaceva disteso sul lettino un uomo sulla cinquantina dai capelli brizzolati e con un’espressione intontita sul volto. Doveva aver tracannato una quantità industriale di alcol perché non gemesse nonostante le ferite che aveva su tutto il corpo.
Isshin si rivolse serissimo a suo figlio: «Ichigo, è ora che dimostri le tue grandi doti di traduttore e mi dia una mano a capire cosa è successo al mio paziente!»
«Grandi doti di traduttore?! Ma di che stai blaterando Vecchio? Sei scemo? Studio l’inglese a scuola, mica ad Oxford!»
«Sempre meglio delle tue sorelline e del tuo caro paparino! Avanti, al lavoro!» e gli diede una pacca sulla spalla che per poco non lo scaraventò sul lettino medico.
«Ehmm…» sbiascicò in un inglese stentatissimo «Salve, si trova nella clinica Kurosaki del distretto Karakura. Qual è il suo nome?»
L’altro lo guardò fisso e rispose: «Mi chiamo Christian Shepard, sono un chirurgo e…». Non riuscì a terminare la frase; un conato di vomito lo costrinse a piegarsi in due sul catino che Yuzu aveva prontamente posto vicino al suo lettino. Quando riuscì a risollevare la testa proseguì: « Ho un bicchierino di troppo… Ricordo solo di essere uscito per strada e di aver visto una luce improvvisa.»
Ichigo si allontanò e raggiunse il padre sul ciglio della porta. «Questo tipo si è sbronzato ed è finito sotto una macchina, Vecchio…»
«Bene, quando l’avrò rimesso in sesto mi servirai ancora…»


«Ma che cavolo mi è successo?!» chiese Ichigo ad alta voce.
Si trovava ancora su quella maledetta isola, in compagnia del tizio con la faccia da matto e del grassone.
«Niente di che, coso» rispose quello «Dalla tua faccia devi aver avuto un flashback, è abbastanza comune da queste parti.»
Quello era veramente un posto di pazzi e la cosa terribile era che lo stava diventando pure lui!
Poi il ragazzone proseguì: «Io sono Hugo comunque, ma puoi chiamarmi Hurley e tu?»
«Ichigo Kurosaki» rispose con riluttanza. Non vedeva perché dovesse dire il suo nome a due perfetti estranei.
«Benissimo, altre visioni! E il bello è che hanno pure un nome!» esclamò Hugo.
«Te ne sei accorto anche tu?!» gli chiese Desmond con aria sempre più esagitata.
«Beh, quando Claire mi ha detto che stavi di nuovo parlando da solo non ho dubitato della sua sanità mentale, ma della tua coso. Scusa…»
«Non importa fratello, ora dobbiamo solo…»
Desmond si interruppe per guardare verso la foresta. Dal folto della macchia si stagliavano le figure di tre uomini e una donna. Il primo aveva un tatuaggio con un scritta in cinese sul braccio sinistro, il secondo era un mastodontico africano e il terzo un ometto calvo, all’apparenza insignificante, ma appena Ichigo lo vide avvertì un reiatsu fortissimo. L’uomo con il tatuaggio aveva l’aria del leader, ma gli altri due lo superavano decisamente per forza spirituale. La giovane donna, invece, era veramente bella. Una cascata di capelli mossi le incorniciava i delicati lineamenti del volto e le sue guance erano piene di graziose lentiggini. Da come la guardavano il tizio biondo che teneva sotto controllo i suoi amici e il capetto che avanzava con lei verso la spiaggia, Ichigo capì che quella donna doveva aver fatto palpitare molti cuori sull’isola. Tuttavia, messa da parte la sua straordinaria bellezza, la sua potenza spirituale non aveva nulla di eccezionale.
«Che facciamo Desmond? Andiamo a dirlo a Jack?» chiese Hurley.
«Non credo che ci darebbe retta… Gli unici con cui potremmo parlarne sono Eko e Locke.»
«Va bene. Io vado a sentire come è andata la ricerca e poi tiro in disparte quei due.»

Pochi metri più in là, Ishida percepì il grande reiatsu dei due nuovi individui arrivare oltre la capanna in cui erano stati sistemati provvisoriamente. Sawyer si alzò in piedi di scatto non appena vide arrivare la donna dalla foresta.
«Ehi lentiggini, novità?»
«Io e Kate non abbiamo trovato nulla, e nemmeno Locke ed Eko.» si intromise il tatuato «A parte la fonte che usavamo alle grotte e la cascata non sembra esserci nessun’altra sorgente d’acqua.»
«Grazie dell’informazione, doc, ma non avevo chiesto a te.» «Ma è mai possibile che voi due continuiate sempre a stuzzicarvi?» sbuffò Kate, e così dicendo si ritirò in disparte lungo il bagnasciuga.
Jack fece per seguirla, ma si fermò subito quando vide i tre ragazzi giapponesi, legati e distesi per terra.
«E questi…?»
«Li abbiamo trovati nella foresta, stavano per attaccare Charlie»
«Attaccare? Ma sei impazzito? Se siete voi che ci siete saltati addosso?!» urlò Orihime.
«Non è prudente tenerli qui. Se fanno parte degli Altri qualcuno vorrà venire a riprenderseli. Portiamoli nella botola.»
«Sissignore!» ribatte Sawyer con tono canzonatorio.
«Questo è troppo!» Ishida fece per alzarsi ed evocare il suo arco di Quincy, ma perse l’equilibrio e ricadde a terra senza riuscire a sprigionare il suo potere.
«Ma cosa?!»
«Qui non possiamo utilizzare i nostri poteri spirituali» disse Chad in tono piatto.
«Quest’ isola è di per se stessa un immenso generatore di reiatsu» proseguì Orihime «Lo si avverte in ogni pietra, in ogni granello di sabbia…»
Certo, come aveva fatto a non accorgersene anche lui? Con una simile pulsione continua di forza spirituale i loro poteri venivano subissati.
«Già… ecco… ovvio…» bofonchiò imbarazzato Ishida ai compagni.
«Comunque è ovvio che Ichigo non sia stato preso con noi. Attualmente è nella sua forma di shinigami, non possiamo sapere in quanti siano in grado di vederlo, ma presumibilmente dovrebbero essere quei due accanto a lui e gli altri venuti dalla foresta.»
Tutte cose alle quali Ishida non aveva ancora pensato. Lo stress gli stava giocando brutti scherzi.
«Aspettiamo Ichigo. Lui verrà ad aiutarci» concluse Chad. Orihime cercò di scorgere lo shinigami, ma dalla loro posizione riuscì solo a vedere tre uomini che si avvicinavano alla sua capanna.

«Insomma, lui è Ichigo Kurosaki uno… come hai detto coso?»
«Uno shinigami.»
Eko e Locke fissavano sbalorditi il ragazzo.
«Quindi solo noi siamo in grado di vederlo?» chiese l’africano.
«A quanto sembra. Tu devi essere un segno Ichigo… L’isola ci sta mandando un messaggio.» rispose Locke.
«Non so, fratello; ultimamente qui tutto è “un segno” e sto cominciando a pensare che non ci sia proprio nulla di superiore dietro a tutto questo, ma solo un sorso di Scotch di troppo… »
Seduto in quella catapecchia Ichigo ascoltava le parole agitate di quegli estranei. Vi era un che di mistico nei loro volti che li distingueva da tutti gli altri nell’isola. Ciononostante riusciva a malapena a seguire il filo dei loro discorsi.
Dopo quelle che sembrarono ore, i quattro decisero di renderlo partecipe delle loro decisioni.
«Senti coso, ti concediamo il beneficio del dubbio; se sarai disposto a raccontarci la tua storia noi ti racconteremo la nostra, ci stai?»
Ci fu un attimo di silenzio. «Va bene.» In fondo non aveva nulla da perdere.
«Allora mettiti comodo, ne avremo per molto.»



-TUN-

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Capitolo 3
*** Punti di vista ***


CAPITOLO III




Un aereo precipitato su un’isola. Quarantasei sopravvissuti. Morti improvvise. Altri.
Un portale. Qualcuno da salvare. Un imprevisto e un ritardo da dover necessariamente recuperare.
Storie di vite si intrecciavano nei racconti di Ichigo e Hugo. Ed ad ascoltare non si sarebbe potuto dire quale dei due fosse più assurdo.
«Questo è pazzo» fu il primo, medesimo pensiero dei due interlocutori.
Ma i due pazzi finirono per capirsi.
«Quindi coso… non è che, per caso, con i tuoi “superpoteri” potresti aiutarci con quel mostrone nero nella foresta o con gli Altri…»
«Mi dispiace: non so perché, ma la mia zampakuto non riesce a trasformarsi.»
«La zampa… cioè il tuo spadone magico?»
«Diciamo di sì» rispose il ragazzo con sufficienza. Poi si fece serio e proseguì : «Sentite, anche noi abbiamo bisogno di una mano; potete aiutarmi a liberare i miei amici? Il tempo è essenziale.»
Hugo non ci pensò un secondo «Ok coso.»
Si levarono voci di protesta da parte degli altri presenti nella capanna, ma ad Hurley non importava. La sua indole altruista e fiduciosa verso il prossimo l’aveva avuta vinta come al solito e ormai era sicuro di poter trascinare anche gli altri in quell’impresa.

«Ahi!»
Orihime si rialzò a stento da terra. Una mano sottile e pallida si protese verso di lei per aiutarla.
«Grazie Ishida» sorrise la ragazza.
«E di che?» balbettò lui, nascondendosi dietro gli occhiali.
Camminavano nella foresta da una ventina di minuti ormai, scortati da Sawyer, Jack, Kate e un iracheno di nome Sahid. Orihime vedeva davanti a lei Chad procedere con passo lento, ma deciso. Sembrava irremovibile nel suo proposito di non opporsi agli isolani e di aspettare semplicemente Ichigo. Orihime cercava di imitarlo, ma quel luogo sconosciuto e inquietante non l’aiutava di certo.
«Pel di carota, muoviti! Non ti stiamo aspettando sotto casa per andare a una festicciola!» urlò Sawyer.
Ripresero la marcia verso “la botola”. Solo il nome la faceva rabbrividire. Se solo Tsubaki e gli altri shun shun rikka avessero potuto aiutarla!
Ma dietro di lei camminava Ishida. Cominciava a piacerle il fatto che un ragazzo come lui, con i suoi occhiali sottili e il suo atteggiamento schivo, fosse così premuroso nei suoi confronti. Le infondeva un grande senso di sicurezza; si sentiva protetta quasi come con Kurosaki. I due erano molto simili sotto molti aspetti, ma solo Ishida era in grado di riparare una bambola scucita in meno di un minuto.
Il ragazzo le si avvicinò lentamente all’orecchio, in modo da non essere visto da nessuno.
«Tutto bene?» bisbigliò.
«Sì, non ti preoccupare per prima.»
«Ah… Uhmmm… bene… senti, dobbiamo trovare il modo di scappare e raggiungere Yoruichi, che al momento è l’unico ad essere libero!»
«lascia perdere e facciamo come ha detto Chad. Ora come ora non abbiamo alcuna possibilità di riuscire a fuggire.»
Ormai anche lei si era aggrappata alla speranza che solo Kurosaki potesse salvarli e non avrebbe cambiato idea.
Sawyer diede uno strattone alle corde dei due giapponesi e si rimise a guardare in cagnesco Jack. In un modo o nell’altro il dottorino l’aveva sempre vinta. Infatti adesso il belloccio e Kate si scambiavano occhiatine complici e sorrisi fugaci, mentre lui si ritrovava da solo a rimuginare sulla sciocca lite di quella mattina. Forse era il destino dei tenebrosi uomini biondi quello di venire sfruttato e mai presi in seria considerazione da nessuno…

Intanto due occhi gialli spiavano attraverso un cespuglio la strana combriccola avanzare nella foresta. Yoruichi si muoveva con passo felpato seguendo i suoi protetti verso il loro nuovo luogo di reclusione.
«Che sciocchi! Allora il mio allenamento e quello di Kisuke non sono serviti a nulla!»
Improvvisamente il gatto fu costretto a scansarsi per non venire colpito da una donna che si stava accovacciando dietro al suo stesso ciuffo di verde. Aveva un aspetto trasandato: lunghi capelli castani arruffatissimi, abiti sporchi e laceri, occhi allucinati che, proprio come quelli di Yoruichi, seguivano il gruppo.
La donna parve non accorgersi nemmeno della presenza della bestiola. Inavvertitamente però Yoruichi sfiorò la coda contro la canna del fucile che l’estranea imbracciava, così da farla riscuotere da quello stato di totale assortimento in cui si trovava. Dapprima si mise in allarme, ma quando scorse il tenero musetto che il gatto aveva prontamente assunto esclamò sottovoce: «Oh! Une petit chat!»
“ Fai buon viso a cattivo gioco, fai buon viso a cattivo gioco, fai buon viso a cattivo gioco…” si ripeteva Yoruichi, facendole le fusa.
Il gatto se la cavò con una grattatina sulla testa, poi sgattaiolò via. D’altronde quella donna sembrava ritenere assolutamente normali le stranezze di quell’isola. Si alzò in piedi e uscì allo scoperto.

Poco più in là Sawyer e gli altri videro sbucare da dietro il cespuglio una figura nota.
«Danielle!» esclamò Sahid «Cosa ci fai qui?»
La Rossou si guardò intorno con aria circospetta, poi rispose: «Ci sono strani rumori più ad ovest…»
«Cosa credi che sia?» le chiese Jack.
«Non lo so , ho solo visto in lontananza una macchia nera…» “Il mostro!” pensarono tutti.
«Ho pensato che tu dovessi saperlo» continuò rivolgendosi all’iracheno. Infine s voltò e ritornò sui suoi passi, scomparendo improvvisamente così come era venuta.

«Allora, in marcia ragazzi!»
Hurley cercò di incitare il gruppetto come se dovessero andare a fare una scampagnata. In realtà si trovavano nella penombra della foresta, pronti ad intraprendere una missione che avrebbe scatenato contro di loro Jack, Kate e tutti gli altri, il tutto per aiutare un roscetto giapponese del quale conoscevano a mala pena la storia.
Hugo ricevette solo sguardi scettici, ma non si sorprese più di tanto.
“Speriamo che Jack non ci veda!” pensava intensamente fra sé e sé.
Nel frattempo Ichigo continuava a ripensare all’uomo tatuato che aver visto arrivare in spiaggia. Aveva come l’impressione di averlo già visto: il suo volto e il suo modo di fare gli ricordavano qualcuno…

-Flashback-


Erano passati tre giorni da quando l’americano era stato ricoverato nella clinica.
Ishinn lo aveva curato per tutta la notte del suo arrivo, mentre Yuzu e Karin erano sempre davanti al suo lettino. In quanto a Ichigo, si teneva alla larga dalla sua stanza e vi ritornava solo quando veniva chiamato dal padre per fare da traduttore. Quell’uomo gli trasmetteva un’ indescrivibile sensazione di disagio. Di lui sapevano soltanto che si trovava a Tokyo per un convegno medico e che, sulla strada di ritorno per l’hotel, si era fermato a un pub e aveva alzato troppo il gomito. Uscito dal locale era stato investito dalla macchina e portato lì d’urgenza.
Quella sera Ishinn aveva costretto per l’ennesima volta il figlio ad aiutarlo. Al primo squillo del telefono in cucina, Yuzu e Karin si erano precipitate a perdi fiato verso l’apparecchio, per poi chiamare subito il padre. Ichigo si ritrovò da solo con Shepard.

«Hai un padre davvero eccezionale, ragazzo; è riuscito a rimettermi in sesto in pochissimo tempo. Io e mio figlio di solito facciamo a gara in questo campo...» disse il dottore assumendo d’un tratto un’espressione malinconica.
«Ah…» mugugnò il ragazzo, guardando fuori dalla finestra.
«Sai, lui è un chirurgo spinale, come me… Lavoriamo allo stesso ospedale; io sono il primario.»
“Bell’ospedale deve essere,con un primario del genere!”
«Come primario dovrei essere un uomo pieno di giudizio e di responsabilità, anche se il più delle volte è lui a prendere in mano la situazione…»
In quel momento entrò Ishinn con un sorriso stampato in faccia. «Era suo figlio!» riuscì a dire in inglese.
Shepard fissò Ichigo, alzò un sopracciglio e disse: «Visto?»

«Hugo, senti, che mestiere fa il tipo moro di stamattina?»
«Chi, Jack? E’ un dottore. Senza di lui saremmo finiti su quest’isola.»


-TUN-

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Capitolo 4
*** L'attacco ***


CAPITOLO IV



-Nel frattempo nel mondo terreno-


Kisuke guardava con aria soddisfatta il suo senkaimon.
Certo,non aveva funzionato al primo tentativo e per questi Yoruichi, al suo ritorno, lo avrebbe graffiato a dovere, ma in fondo era passato solo un giorno e il portale era quasi completamente finito.
«In poche ore dovremmo aver terminato. Non ci resta che capire in che parte dell’universo li abbiamo spediti…»


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«Quindi che facciamo?» chiese Kate.
«Non credo ci siano alternative» rispose Sahid «il luogo più sicuro che abbiamo per tenere sotto controllo questi presunto “Altri” è la botola. Dobbiamo proseguire.»
«Ma hai sentito la francese, sottospecie di Rambo con la kefiah?! Se andiamo avanti incontreremo sicuramente quel mostrone nero!» sbottò Sawyer.
Jack rivolse lo sguardo verso ovest e poi parlò ai compagni: «La nostra priorità al momento è metterli sottochiave.»
«Io direi che al momento la nostra priorità è di non farci ammazzare!» ribatté Sawyer. Ormai però poteva continuare a lamentarsi all’infinito, tanto non gli avrebbero dato retta comunque.
Dopo qualche minuto decisero di fare una sosta e si fermarono in una radura inondata dal sole. In confronto alla costante penombra della foresta, la luce intensa di quello spiazzo per poco non li accecò.
Le estremità delle corde di Ishida e gli altri vennero assicurate ad un albero, così da impedire la fuga ai prigionieri.
«Se questo è un assaggio di quello che ci aspetta alla Soul Society, non oso immaginare cosa ci capiterà lì…» sussurrò Ishida.

Qualche decina di metri dietro di loro, intanto, Ichigo pensava a Jack.
“Non c’è dubbio: è suo figlio. Sono due gocce d’acqua e poi il suo carattere è esattamente quello che aveva descritto Shepard. Ma che senso ha parlarne adesso? Non credo che dicendoglielo riceveremmo un trattamento di favore, senza contare che quell’imbecille non può neanche vedermi!”
«Sembri pensieroso fratello…»
La voce di Desmond lo riscosse dai suoi pensieri.
«Eh? No…non è niente…» rispose frettolosamente Ichigo.
«Sai, quando ti ho visto per la prima volta pensavo di stare sognando. Insomma, un ragazzino con i capelli arancioni e un vestito da Halloween addosso nel bel mezzo della foresta sembra più delirio da sbornia che una “visione spirituale”! Poi però ho agito d’istinto e ti ho trascinato nella mia capanna. Capiscimi fratello, nulla di personale… »
«Non preoccuparti.»
Davanti a loro Locke faceva da guida all’insolito gruppetto, facendosi largo tra la fitta vegetazione con una specie di macete. Lo seguivano Eko e Hurley che sembrava intrattenere un discorso molto serio all’africano.
«…e quindi, capisci perché Superman in realtà non è affatto il più forte dei supereroi?»
Eko lo squadrò per un attimo e poi disse lapidario: «Non ho mai letto fumetti» poi raggiunse Locke alla testa del gruppo.
Ichigo stava ridacchiando per la scena appena accaduta, quando un enorme reiatsu gli mozzo il fiato all’istante.
«Cosa diamine è?! Questo reiatsu riesce a sovrastare l’energia dell’isola!»
Si guardò intorno, ma non vide nulla. Sul volto dei suoi compagni si leggeva un certo nervosismo, ma nulla di più.

«Siamo quasi arrivati» disse Jack.
Ishida, Chad e Orihime si guardarono terrorizzati. Non era il pensiero di essere vicini alla nuova prigione a spaventarli a tal punto: anche loro avevano avvertito l’opprimente energia che proveniva da oltre la radura.
«Ishida, Sado…cosa…?»
«Non lo so Orihime» rispose il primo.
«Qualunque cosa sia farebbero meglio a scappare» disse Chad.
Improvvisamente si udì un suono sordo e cupo riempire il silenzio della foresta.
Anche gli isolani furono presi dal panico.
«Oddio!» esclamò allarmata Kate.
«Kate!» urlarono all’unisono Sawyer e Jack, per poi lanciarsi uno sguardo in cagnesco.
Si videro distintamente le fronde degli alberi abbassarsi, come al passaggio di un animale mostruosamente grande.
«Andiamo» urlò Sahid.
L’iracheno si allontanò, seguito dagli altri due uomini.
«Cosa fate?! Non possiamo lasciarli qui!» sbottò Kate, che era rimasta indietro e tentava disperatamente di liberare i tre ragazzi.
«Kate, muoviti!» le intimò Sawyer.
Fu allora che dal limitare della foresta apparve un alone nero, formato da migliaia di corpuscoli neri che si muovevano insieme, formando un’unica entità.
Sawyer corse verso la donna e la trascinò via con la forza. «Andiamo lentiggini!»

I tre si trovarono da soli a fronteggiare quel potentissimo generatore di reiatsu.
«Questa cosa…cos’è?!» chiese Orihime terrorizzata.
«E’ uno huge hollow.»
I ragazzi si voltarono in direzione della voce e scoprirono la sagoma di Yoruichi tra i rami dell’albero a cui erano legati. Poi il gatto fece un agile balzo e, con un solo artiglio, riuscì a tagliare di netto le loro corde. «Signor Yoruichi!» esclamarono i tre con un sospiro di sollievo.
«Ma come è possibile? Quest’essere non ha affatto le sembianze di un hollow!» esclamò Ishida.
«A dopo le spiegazioni, ora scappiamo!» rispose il gatto iniziando a correre con le sue snelle zampe nere.
Yoruichi li guidò fino ad un enorme albero le cui lunghe radici ,scendendo da un burrone, andavano a fissarsi nel terreno e creavano un riparo impenetrabile.
I quattro si infilarono tra le radici e si sedettero ansimanti nell’oscurità del loro rifugio.
Il mostro intanto cercava di farsi largo tra gli arbusti per raggiungere le sue prede.
«E’ vero» iniziò Yoruichi dopo aver ripreso fiato «quell’essere non ha alcun buco sul petto, anzi ad essere più precisi non ha né un petto né un corpo vero e proprio. Il suo reiatsu è così potente da non poter essere contenuto in alcuna forma fisica. E’ così potente che persino i normali esseri umani riescono a vedere una parte del suo essere.»

Hugo vide Jack, Kate, Sahid e Sawyer venire correndo nella direzione opposta.
«Ehi ragazzi! Cosa succede? L’urlo che abbiamo sentito…»
«E’ il mostro! Scappate!»
Desmond lanciò un’occhiata a Ichigo, poi chiese: «E i giapponesi?»
Calò un silenzio imbarazzato.
«Li abbiamo dovuti lasciare indietro» rispose poi Sahid in tono secco.
«Cosi, ma siete matti? Quell’affare se li sarà già pappati!» «Non è ancora detto…» bisbigliò Ichigo.
Hurley si voltò verso di lui con aria interrogativa.
«Io vado a salvarli» rispose l ragazzo cominciando a correre.
«Aspetta coso!» Hugo, Locke. Eko e Desmond partirono al suo inseguimento.
«Ma che hanno quei quattro?» chiese Sawyer, vedendoli sparire in direzione della radura.

Ichigo riusciva ancora a percepire il reiatsu dei suoi amici forte e chiaro. Non gli era successo nulla di male. Per ora.
Il gruppo si arrestò al limitare dello spiazzo. Non videro nessuno, solo una corda spezzata ai piedi di un albero. «Andiamo avanti! »
Ripresero la loro corsa in direzione dei nuovi forti rumori che provenivano dalle pendici del monte che sovrastava l’isola, fino ad arrivare al gigantesco albero dove si trovavano i ragazzi e il mostro.
Hugo rimase a bocca aperta: «Dio santo…»
«Che diamine sei tu?!» urlò Ichigo, fissando quel pulviscolo nero tentare di penetrare la barriera delle radici.
Ad un tratto l’essere si immobilizzò e si andò concentrando in un unico punto. Guardandolo con attenipne si potevano distinguere i lineamenti di un volto, ma quel viso non aveva nulla di umano.

«DOVRESTI AVERLO GIA’ CAPITO…SHINIGAMI.
»



-TUN-

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Capitolo 5
*** Buio ***


CAPITOLO V



Le parole dell’hollow si insinuarono nell’isola simili a sottili soffi di fumo, penetrando nelle orecchie di Ichigo.
«Coso, questo rumore è assordante!» urlò Hugo a Locke, cercando di sovrastare con la voce quel frastuono.
«Ti sbagli, questo non è un semplice rumore!» rispose quello «Guarda il ragazzo: sembra che stia interagendo con il mostro…»
Intanto Ichigo fissava sbalordito il suo nemico. «Hai detto shinigami?!»
«MA CERTO: SHINIGAMI. SAI QUANTI NE HO VISTI DI DEI DELLA MORTE COME TE?»
Il ghigno dell’hollow gli gelò il sangue nelle vene.
«Tu…bastardo!» Ichigo si avventò contro di lui, ma la sua semplice katana non fendette nient’atro che aria.
Un colpo dopo l’altro, il ragazzo diveniva sempre più esausto. Quell’essere sembrava prendersi gioco di lui. A volte si ritraeva un attimo prima che la spada potesse colpirlo, altre si lasciava intenzionalmente raggiungere, tanto il risultato rimaneva lo stesso: Ichigo non riusciva a colpirlo in alcun modo.
Poi, tutto ad un tratto il mostro passò all’attacco. Fu questione di secondi: gli afferrò la caviglia e lo sbatté contro il tronco di un albero con una violenza inaudita.
«Coso!»
Il mostro continuò a ghignare e riprese a parlare: «NON PUOI CAPIRE CHE NOIA SIA STARE SU QUEST’ISOLA… I POCHI SHINIGAMI CHE VENGONO QUI NON RIESCONO NEMMENO A FARMI IL SOLLETICO E QUANDO CERCO DI DIVERTRMI UN PO’ CON QUESTI ISOLANI, RIESCONO SEMPRE A SFUGGIRMI, MA TU…»
L’hollow lo riafferrò e lo abbatté nuovamente contro l’alberò. Ichigo vide tutto attorno a sé annebbiarsi lentamente…

Orihime fu la prima ad avvertire la presenza del loro compagno.
«Kurosaki, sei arrivato!» Un sorriso entusiasta le si dipinse in volto. «Siamo salvi!»
Ishida la guardò con aria seccata. Gli rodeva l’anima per non poter essere di nessun aiuto, ma ancor più perché doveva rimanere lì inerte ad aspettare che uno shinigami lo salvasse. Era troppo per il suo onore di Quincy!
Stava per alzarsi ed uscire ad affrontare il nemico, quando arrivò una donna facendosi largo tra le radici. Era Kate.
«E tu che ci fai qui?» le chiese Ishida bruscamente.
«Ascolta, non potevo lasciarvi da solo in compagnia di quel mostro! Qui fuori ho visto quattro dei miei compagni; con il loro aiuto riusciremo a scappare!»
«Sai cosa ce ne facciamo del vostro aiuto?» ribatté il ragazzo.
«Liberi di scegliere: se volete rimanere qui a farvi ammazzare fate pure, altrimenti seguitemi.»
Kate rimase immobile a fissarli, aspettando una loro risposta. Da fuori, intanto, si sentivano riecheggiare le orribili grida dell’hollow.
«Ishida, andiamo. Mi fido di lei» disse Chad.
Uryu lo guardò dubbioso, poi spostò lo sguardo su Orihime, che annuì decisa.
«E va bene, ma una volta fuori saremo noi a decidere cosa fare.»
Quando furono usciti dal loro nascondiglio videro una scena inquietante: Ichigo era steso a terra, grondante di sangue, con il respiro affannato e la mano sulla sua zampakuto, ovviamente non trasformata. Pian piano il mostro si avvicinava al corpo martoriato del ragazzo, sotto lo sguardo impietrito dei quattro compagni di Kate.
«Hugo!»
«Kate, che ci fai qui?» rispose il ragazzone correndo verso di loro «Ehi, ma quelli…sono i giapponesi!»
«Hugo io, te e Locke andiamo con loro alla spiaggia. Ho promesso a Jack che li avremmo riportati indietro; non credo che cercheranno di scappare.»
«Non hai capito, noi rimaniamo qui!» urlò Ishida.
«Giusto!» ribadì Orihime.
«Tu no Inoue» rispose Chad.
«Già, portate lei in salvo» aggiunse il Quincy.
«Cosa?! Io voglio restare ad aiutare Kurosaki!»
«Ok, ho capito…» annuì Hugo e, ciò detto, prese la ragazza e se la caricò in spalla. Poi chiamò Locke e si avviò con lui e Kate verso le capanne. Mentre Orihime menava calci e pugni al suo “rapitore”, ebbe come la strana sensazione che quella situazione si sarebbe sicuramente riproposta.

Ishida e Chad rimasero soli davanti al grande albero con Eko e Desmond, a fissare impotenti il mostro che avanzava verso Ichigo.
«Non so se l’hai notato, ma il signor Yoruichi è sparito di nuovo» soggiunse Chad.
«Cosa?! Speriamo che abbia seguito Orihime…»
D’un tratto l’hollow si scompose davanti ai loro occhi, fino a formare un cerchio con il suo “corpo”, circondando Ichigo. Il ragazzo giaceva sfinito a terra nello stato di incoscienza in cui l’aveva mandato lo stesso mostro, mentre il nemico si stringeva attorno a lui in una morsa sempre più serrata.
Chad e Ishida si lanciarono verso quell’essere, ben spendo si non potere nulla contro di lui.
“Ti proteggerò anche a costo della vita!”
“Dovessi mai avere uno shinigami sulla coscienza!”
Al solo contatto con l’hollow, i due vennero respinti e scaraventati contro il povero Desmond, rimanendo a terra sanguinanti.
Il mostro si avvicinò con uno scatto improvviso a Ichigo e mugugnò: «MA COME SHINIGAMI, E’ GIA’ TUTTO FINITO? COSI’ NON MI FAI DIVERTIRE NEANCHE UN PO’! DEVI FARTI VENIRE AD AIUTARE DAI TUOI AMICHETTI?! CHE DEBOL…»
Ma non riuscì a terminare la frase. Il bagliore di una zampakuto balenò nell’aria, riuscendo finalmente a fendere il corpo del mostro.
«Cosa stavi dicendo bastardo?» sorrise Ichigo spavaldo, rialzatosi da terra con aria più combattiva che mai. Le sue mani stringevano saldamente l’elsa di Zangestu, la sua Soul Slayer.
“Grazie vecchio, ma ci voleva proprio un altro viaggetto nel tuo mondo di grattacieli all’incontrario per farti svegliare?!” pensò tra sé e sé il ragazzo.
«TU, COME…COME HAI FATTO A FAR TRASFORMARE LA TUA ZAMPAKUTO?! MALEDETTO!»
L’hollow scattò di nuovo in direzione dello shinigami, ma ormai Ichigo schivava i suoi attacchi e lo colpiva a ripetizione con Zangestu. Ad ogni affondo messo a segno il ragazzo si scagliava contro il nemico con foga sempre maggiore, perdendo la freddezza e la lucidità necessarie e abbassando la guardia. Fu proprio per questo che l’hollow, sfruttando un colpo troppo avventato di Ichigo, lo afferrò alle spalle e strinse un’estremità del suo corpo attorno al collo del ragazzo.
«MUHAHAHAH! CONCENTRAZIONE SHINIGAMI, CONCENTRAZIONE! SIETE TUTTI UGUALI: APPENA PRENDETE UNA SPADA IN MANO VI SALE IL SANGUE ALLA TESTA E DIVENTATE MARIONETTE NELLE MIE MANI!»
Ichigo si guardò intorno, sentendosi venir meno l’aria ad ogni secondo che passava: Chad e Ishida erano stesi a terra, feriti e semisvenuti, Desmond era poco distante da loro, anche lui ridotto piuttosto male per via dell’urto con i due ragazzi. L’unico ancora indenne era Eko, che lo fissava con aria risoluta.
Lentamente l’africano si fece avanti in direzione del mostro, che si protese verso di lui per eliminare anche quell’ultimo insetto fastidioso. Ma appena l’hollow toccò Mr.Eko, si ritrasse di alcuni centimetri dall’uomo.
«Eko…» sussurrò Ichigo con un ultimo filo di voce.
L’altro iniziò a fissare intensamente il mostro e quello, dopo alcuni secondi che parvero infiniti a Ichigo, allentò la presa dal collo dello shinigami. Il ragazzo cadde a terra e lo guardò sparire con un lampo fulmineo nel folto della foresta.
«Ma come…come diavolo hai fatto?» chiese con respiro affannoso.
«Semplicemente non era destino che quell’essere ci uccidesse…almeno oggi» rispose Eko.
Detto questo lo aiutò a rialzarsi e andarono dagli altri.

Nessuno dei tre aveva riportato ferite gravi così, quando Ishida, Chad e Desmond ripresero i sensi, decisero si avviarsi verso la spiaggia per riprendere Orihime.


*************************************************************

EPILOGO




Quando arrivarono alla radura videro un ciuffo di capelli neri fare capolino da dietro un albero.
«Chi va là?» urlò Eko.
Sbucò fuori una bambina con i capelli legati in due grossi codini e due ciocche nere che le pendevano sul viso. «Salve signor Kurosaki.»
«Ma tu sei la ragazzina che lavora per Urahara… Ururu!» esclamò Ichigo.
«Esattamente» rispose lei facendo un piccolo inchino. «Sono venuta ad avvisarvi che è pronto un nuovo senkaimon all’emporio, che vi porterà direttamente alla Soul Society. Tuttavia per raggiungerlo dovremo utilizzare un nuovo congegno del padrone»
«Alla buon ora!» Era la voce di Yoruichi che, seguita da Orihime e Hugo, arrivava dall’estremità opposta della radura.
«Inoue, Yoruichi!» le chiamò sollevato Ishida. «Come avete fatto a non farvi portare in quella botola?»
«E’ molto semplice» rispose Orihime con un sorriso «Hurley è stato così gentile da convincere i suoi compagni ad andare avanti e a lasciarmi poco distate da qui. Quando poi il signor Yoruichi è sbucato fuori da non so dove, ha detto a Hugo di tornare qui perché avvertiva una strana presenza.»
«Ve lo giuro cosi, su quest’isola ho visto di tutto, ma gatti parlanti…» esclamò Hurley con aria sconvolta.
«Parlavi di un nuovo dispositivo, di che cosa si tratta?» chiese Yoruichi in tono sbrigativo.
«Prego, disponetevi davanti a me» disse la ragazzina.
Ishida, Chad, Orihime, Yoruichi e Ichigo si schierarono in fila davanti a lei.
Quindi Ururu aprì le mani e mostrò cinque fermagli rosa per capelli decorati ognuno con un animale diverso.
«Una volta che avrete applicato questi dispositivi sulla testa pensate intensamente al luogo in cui volete essere trasportati, nel vostro caso l’emporio Urahara. Ora ve li distribuirò nell’ordine che mi ha descritto il padrone.»
Passò tra gli antistanti consegnò loro i fermagli: un mucca a Orihime, una tigre a Chad, un gattino a Yoruichi, una gru a Ishida e un caprone a Ichigo. La piccola aitante di zoccoli e cappello indossava già una mollettina con sopra uno scarafaggio.
«Io lo ammazzo sul serio!» sbottò il gatto, stringendo convulsamente la zampa anteriore.
A poco a poco calò nella radura un silenzio carico di attese.
«Aspettate!» esclamò d’un tratto Desmond «Suppongo che questo sia un addio, fratello…» proseguì rivolto ad Ichigo.
«Già…grazie di tutto Desmond, e anche a voi ragazzi…salutatemi Locke!» rispose lui con un mezzo sorriso. Ishida, Chad e Orihime annuirono e la ragazza aggiunse: «Hurley, ringrazia Kate da parte nostra!»
«Certo» disse il ragazzone sorridendo.
Infine Ururu riprese a parlare. «Ora signori applicate i vostri congegni e concentratevi sull’emporio Urahara»
I ragazzi guardarono per l’ultima volta Eko, Desmond e Hugo, il vulcano, la foresta e quell’isola di pazzi e di nuovi amici.
Chiusero gli occhi con la consapevolezza che, quando avrebbero di nuovo dischiuso le palpebre, avrebbero trovato nuove avventure ad attenderli.
Buio.
Ancora buio.
Poi un unico pensiero.
“Emporio Urahara.”



-TUN-



FINE




Finalmente,ecco l'ultimo capitolo!!! Spero che vi sia piaciuta come ff, anche se il crossover era un pò azzardato :P Insomma, non so poi quanti siano realmente i fan di LOST e Bleach...Comunque io mi sono divertita a scriverla e ne sono anche abbastanza fiera *gonfia il petto in atto di orgoglio* più che altro perchè è la prima fan fiction a più capitoli che riesco a terminare *si passa una mano dietro alla testa in atto di scusa*.
Detto ciò, passo ai ringraziamenti:
Grazie a mia sorella, con la quale ho elaborato questa folle idea;
Grazie all'atac e all'autobus di Roma sul quale tutto ha avuto inizio;
Grazie al treno dove ho finito il primo capitolo;
E ovviamente grazie a voi che avete letto "Oltre il senkaimon"! Le vostre recensioni mi fanno sempre un'immenso piacere! Commentate in molti:P (seeeeeeee!)



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