Untitled.

di Kilaren
(/viewuser.php?uid=149814)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Last bouquet ° ***
Capitolo 2: *** Last melody ° ***
Capitolo 3: *** Last ray ° ***
Capitolo 4: *** Last smile ° ***
Capitolo 5: *** Last tear ° ***
Capitolo 6: *** Last scream ° ***
Capitolo 7: *** Last day ° ***
Capitolo 8: *** Last queen ° ***



Capitolo 1
*** Last bouquet ° ***


Untitled 
- Last bouquet –

 
 
Ogni giorno portava a quella gelida lapide di marmo un mazzolino di rose dai petali bianchi, chiari come il latte, come la luna, come il sorriso che Dio aveva deciso di portargli via.
Il sorriso che aveva dimenticato già da tempo.
«Len.»
Un flebile sussurro, un richiamo, quasi una preghiera.
«Len.»
Ricordava solo il suo nome, ormai. Poteva solo mormorarlo, tra le lacrime, tra le risa, sotto le coperte, rannicchiata in posizione fetale nella consapevolezza che è tardi, che nessuno verrà più a svegliarla.
Perché lui non c’è più, e i suoi ricordi svaniscono ogni giorno a causa di una brutta malattia.
«Len, non voglio dimenticare. »
Lacrime che sgorgano piano da occhi ormai abituati a quel rituale ripetuto centinaia di volte. Sensibile, fragile, un cuore così debole da poter essere distrutto con un sospiro. 
«Len... aiutami...! »
La cosa più odiosa è che il mattino dopo avrà già dimenticato tutto a causa di quella meschina presenza che le divora i ricordi, contro la quale non può combattere, ma solo arrendersi in silenzio. 
«Voglio stare con te... ti prego... »
Se solo quel camionista non si fosse ubriacato quella sera, se solo loro non avessero litigato e Len fosse rimasto con lei tra le candide coperte profumate, se solo Rin non gli fosse corsa incontro, forse...
«Non doveva succedere. »
Forse a quest’ora Rin non piangerebbe, non avrebbe paura di dover dimenticare di nuovo per colpa della sua forma di amnesia causata da quell’incidente, forse il suo gemello sarebbe lì, tra le sue braccia, addormentato come un neonato, mentre la sua mente – e magari anche il suo cuore – vagano in sogni che al suo risveglio non ricorderà.

Ultimo mazzolino di rose.
Perché ogni giorno è il primo e l’ultimo, e Rin non si ricorderà di un altro mazzolino.
 
 
 
 













 
A Elle, che gli sto promettendo qualcosa da na’ vita.
 
Non ha un senso preciso, diciamo che sette ore di musica a palla servono anche a rievocare certe idee. Mettiamola così: voi non avete letto niente, questa non è una long-raccolta-quelcchessia, non è angst, non ci sono tracce di Kagamine né tantomeno di Incest, non è bella, non è scritta bene, non ha come protagonista principale/collegamento tra storie Rin e tutta la sua depressione causa morte di Len, ma soprattutto, non l’ho scritta io.
(●⁰౪⁰●)
 
Kila.
 
Ps. Bentornata Hicchan ♡
PPs. La revisiono domani, ora sto praticamente dormendo in piedi, chiedo venia. (Anche se per la prima volta credo di non aver commesso errori, poi boh - e si sbagliò alla grande )

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Last melody ° ***


 

Untitled
- Last melody -

 

Le dita lunghe e pallide della ragazza sfiorano con grazia i tasti logori del vecchio pianoforte ricoperto di polvere, mentre le iridi chiare – blu, blu profondo, magnetico, triste – si soffermano nello scrutare i più piccoli dettagli, dai granelli di pulviscolo intravedibili solo attraverso i raggi di sole che penetrano dalla finestra semiaperta, alla fotografia in bianco e nero in pessime condizioni appoggiata sul tavolino di fianco alla poltroncina verde bottiglia. Un tempo suonava quel pianoforte insieme a lui, intonavano delicate melodie che loro stessi componevano, si scambiavano raggianti sorrisi di chi desidera che quei momenti non trascorrano in fretta. 
 
«Mi piaceva cantare con te, Len. »
 
Una frase sussurrata con un pizzico di malinconia, se pur le labbra della persona che l’ha pronunciata siano curvate in un falso sorrisino felice. Si porta una ciocca dei biondi capelli dorati dietro l’orecchio, accomodandosi sullo sgabello e portando le mani sui tasti – giallognoli a causa degli anni passati – iniziando a suonare una dolce quanto struggente melodia che suo fratello gli aveva insegnato prima di passare oltre.
«E’ la mia preferita» aveva affermato tempo addietro sorridendo, mentre gli occhietti vivaci ammiravano la bravura del gemello.
La sua giovane voce si fa spazio tra le note, riempendo quell’angusto silenzio.

Ultima melodia.
Perché ne è certa, non suonerà mai più quelle note se non con lui in Paradiso.
 
 























Ultimamente amo le camice a quadri, le trovo adorabili. – No, non ve ne frega una cippa, lo so.
Sono l’unica ad aver notato che alla gente piace vedere Len crepare o almeno i Kagamine soffrire? Pensateci, le saghe più amate dei gemelli sono quelle dove soffrono, lol. 
 
Kila.

Ps. (Amo i Ps, sì) se ve lo state chiedendo, sto mmaleh, quindi sfogo la mia angoscia su Rin. Anzi, pure su di voi, quindi ammassatevi sui banchi, prendete tanti cinque e iniziate il primo giorno di scuola con una verifica di trigononsochecosa, BEN VI STA ...
Vi voglio bene, abbiate pietà.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Last ray ° ***


 
Untitled
- Last ray -

 

Si sofferma a osservare il paesaggio oltre il vetro della finestra che la separa dall’esterno. Non esce da quella stanza da giorni, la sua unica fonte di luce è quell’apertura coperta in parte da tende vermiglie, chiarore che la notte scompare con il sole, accogliendo i raggi lattei della luna, tanto temuta e amata dalla bionda fanciulla in vestaglia che guarda con tristezza i prati ricoperti di margherite. Si allontana da quell’angolo di vita, avvicinandosi al letto a baldacchino e infilandosi tra le pesanti coperte dall’odore di vaniglia. Non vuole vedere il mondo, le fa paura, lo detesta, perché gli ha portato via l’anima – o almeno, quella persona che valeva più della sua esistenza.
«Voglio dormire – una pausa, come se volesse riflettere per qualche secondo – voglio dormire e non svegliarmi mai più, quindi chiudete quelle tende. Non lo voglio vedere, il mondo. »
Non può, non può buttare la sua vita così, è giovane, le dicono. Ma lei non ascolta, lei ormai è morta, il suo raggio di sole si è spento tempo prima, nessuno lo vuole capire, però.

Nessuno capisce quanto lei stia soffrendo.
Nessuno capisce il perché del suo odio nei confronti di tutto e tutti.
Nessuno capisce che un corpo senz’anima è solo un cadavere, e lei lo è diventato già da mesi.


« Chiudetele, chiudete quelle tende. »



Ultimo raggio.
Perché da allora non incrocerà più il suo sguardo con la luce, dormirà solo. Rimarrà nel buio finché non verrà a prenderla il suo di bagliore.































Eccomi, eccomi, giuro che non mi ero dimenticata di caricare il capitolo, diciamo solo che ho passato questi giorni a rotolarmi in giro. ( °u°)9
Devo ricordarmi di "aggiustare" il mio profilo Twitter, perché attualmente è assai osceno. Assai. :Parlavanvera:

Kila.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Last smile ° ***



Untitled
- Last smile -

 


Si passa tra le dita la fotografia che la raffigura durante una scampagnata in estate inoltrata, tastando la piccola macchia di caffè che, in un certo senso, decora l’immagine.
«Non era bello correre insieme tra i girasoli in fiore per poi stendersi sull’erbetta ricoperta di rugiada a ridere e scherzare, fratellone? – Una domanda rivolta al vuoto. Sa che lui non può sentirla, lo sa bene, ma continua a parlare, come se stesse discutendo col suo gemello - ...Era davvero molto bello, e pure un giorno mi hai lasciata sola. Hai preferito aiutare quello stupido colibrì in difficoltà piuttosto che restare con me, e guarda che fine hai fatto... » una lamentela, un’affermazione dannatamente infantile, ma anche triste, sotto certi punti di vista.
Ad un tratto comincia a strappare l’unica foto rimasta raffigurante il suo sorriso, la riduce in pezzettini sempre più piccoli, fin quando le lacrime non iniziano a scendere e le sue mani si bloccano.
« I-io non voglio sorridere più senza di te! » esclama cadendo a carponi sul pavimento, mentre la tristezza le riga il volto. Quella era l’ultima fotografia dove Rin sorrideva, l’ultima.



Ultimo sorriso.
Perché Rin non ha più la forza per sorridere di nuovo come quando correva tra i girasoli.






















 


Bene, ho finito i capitoli che avevo scritto in più, eccellente. Ma - perché il ma non stona mai - siccome sono di buon umore (grazieMiyavigraziegrazie) mi impegnerò e cercherò di scriverne altri quattro tra stasera e domani così da riuscire ad aggiornare ogni settimana senza farvi aspettare troppo ;;
Ah, per chi non lo ha ancora fatto, vi invito calorosamente a recensire, perché io e i lettori anonimi abbiamo un pessimo rapporto. Se non lo fate per me, fatelo per i miei stivaletti/anfibi/quelchesono rosa shocking o almeno per i Kagamine <3


Kila.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Last tear ° ***



Untitled
- Last tear -
 


La lama affilata del coltello le sfiora piano la pelle cerea, mentre i raggi della luna penetrano prepotentemente dalla finestra semiaperta, che lascia udire anche le urla delle foglie agitate.
La fanciulla seduta sul gelido pavimento della sala da bagno guarda con rassegnazione l’arma che le sue mani – piccole, deboli, pallide come quelle di una bambola di porcellana – stringono impaurite, ignorando le lacrime del lavandino. Una, due, tre gocce.

 
«Avevi detto che lo avresti aggiustato, così non sarebbero più cadute quelle irritanti goccioline d’acqua.»
 
Impugna con più sicurezza il coltello, puntandoselo al petto, in quella zona dove un tempo c’era un cuore, un organo che batteva – per vivere, per gioire, per soffrire, per lui.
I rami dell’albero all’esterno battono contro il vetro della finestra, preoccupati, mentre osservano quel terribile atto.

«Sto per venire da te, aspettami. »
 
Un colpo netto, deciso. (Tornerà a vivere)
L’abito bianco che indossava si è dipinto di pennellate cremisi. (Così tornerà a vivere)
Le foglie hanno smesso di urlare, ora si lasciano solo portare via dal vento, rosse. (Tornerà a vivere)
Le lacrime del lavandino sono cessate. (Tornerà a vivere)


«Len, prima o poi dovrai aggiustare quel lavandino!»



Ultima lacrima.
Il lavandino ha smesso di piangere.
(Lei è tornata a vivere)


























 

Odio quando i miei capelli si scoloriscono, li amo rosa e vivaci (perché ho i capelli rosa, zìh) e odio pure quando non ho l'ispirazione D: tuttavia, siccome vi voglio bene - ma tanto tanto <3 - vi ho rifilato questa cavolata che mi è venuta in mente due minuti fa. 
Vado a distribuire funghetti multicolor, bye-bye!

Kila.


(Ricordatevi di recensire, lettori anonimi u_u a che serve essere ipocriti? Le recensioni piacciono a tutti, inoltre incoraggiano gli autori ad andare avanti! :3 )

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Last scream ° ***



Untitled
- Last scream -
 


Piange, piange rumorosamente, senza curarsi di svegliare qualcuno, perché tanto non c’è più nessuno.
Le sue urla di dolore si diffondono per tutta l’immensa villa, accompagnate dalla delicata e contrastante melodia di un carillon. Nasconde la testa tra le gambe, stringendola forte tra le mani – sta per scoppiarle, se lo sente.
«Smettila di suonare.»
Implora, chiudendo gli occhi fino a farsi male. Si morde il labbro - i ricordi la uccideranno, la uccideranno – mentre il carillon continua a suonare, mentre i suoi bianchi cavallini dalla criniera dorata danzano nella giostra, mentre le note le distruggono lentamente i timpani.
«Smettila di suonare!»
A lui piaceva tanto quell’aggeggio... glielo aveva regalato lei per il suo – il loro – quindicesimo compleanno, augurandogli gioia e felicità. Gioia e felicità, gioia e felicità, gioia e felicità nel baratro.
Un grido.
E’ troppo doloroso, il suo cuore non può sopportarlo, non può più sopportare quella melodia, né il ricordo di quel giorno in cui posò tra le mani del gemello quel dono tanto amato fino a quel momento.
Due grida.
«Smettila di suonare!!»
Gioia e felicità, gli aveva augurato, ma il giorno dopo erano diventati dolore e disperazione. Dolore e disperazione, dolore e disperazione, dolore e disperazione che aveva conservato nel cuore.
«Perché...»
Apre piano le palpebre, scrutando il carillon.
«...non smetti?»
Il terzo grido le muore in gola, il battito si ferma, i pensieri – i ricordi – cessano.
Finiscono le sofferenze.
Morta per crepacuore, dicono.
 
Ultimo grido.
Perché non urlerà mai più.






























 
E io sono qui, nel mio bel lettuccio, all'una di notte, a caricare questo capitolo.
...Sto proprio male.
Meringhette, lo so che mi odiate per farvi soffrire, quindi vi do la possibilità di menarmi di persona...! Ci vediamo al prossimo chap, lì vi spiegherò come, dove, quando e blablabla. (Una cosa chiamata Romics, tanto per dì, lol)

Kila.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Last day ° ***


Ho una spiegazione logica per questo ritardo. Avete presente quando scrivete TUTTI i capitoli di una long, dal primo all’ultimo, quel momento di perversa soddisfazione nell’esservi levati dai maroni (perdono *inchin*) un impegno anticipandolo? Bene. E avete presente quando qualcuno, chiunque esso sia, Dio, Buddha, Shisus, San Carciofo, Carolina e che cassé volete voi, decide che NO, dovete comunque farvi un mazzo grande quanto una casa per finire a poco a poco, perché è troppo facile terminare prima il lavoro, quindi BUM, Word vi cancella tutti i capitoli. Fine.
La tragica storia di una (Fan)writer odiata dal suo stesso portatile.
Pace, continuiamo con i miei scleri nel prossimo capitolo.




Untitled
- Last day -

 

Scatoloni, scatoloni, scatoloni ovunque. Osserva pensierosa il calendario, guardando quasi preoccupata il ‘FEBBRAIO’ in maiuscolo riportato in cima all’elenco dei giorni che compongono il mese. Sospira, impugnando l’evidenziatore rosso che ha tra le dita, disegnando una grande, enorme, gigantesca ‘X’ su una data: 28.02.2013.
Si abbassa per raccogliere quello che – si spera – dovrebbe essere uno degli ultimi scatoloni in circolazione da portare via, infilandoci dentro anche il calendario, per poi uscire dalla cucina sospirando ogni due su tre. Si ferma all’ingresso, guardandosi intorno con aria nostalgica: le scale in ciliegio le riportano alla mente quando da piccolina litigò con suo fratello perché quest’ultimo aveva tagliato i capelli alla sua RoseMary, la sua bambola di pezza preferita. Proprio su quelle scale avevano fatto pace.
«Chissà dov’è, RoseMary»
Affermò sorridendo appena, per poi voltarsi verso la porticina d’ingresso verde bottiglia, ormai logora a causa degli anni trascorsi.
«Non preoccuparti, Len! Tornerò a trovare la nostra casa adorata, vedrai! Non è un addio, non è l’ultimo giorno, tornerò domani che è ancora febbraio, abbi fiducia!» esclamò più per consolare se stessa che colui che non c’è più. Camminò lentamente verso l’auto che l’attendeva all’esterno, salutando con un cenno della mano quella che un tempo, prima di trasferirsi, era la sua mansione.

«Tornerò, l’ho promesso. Tornerò domani che è ancora febbraio.»


 
Ultimo giorno.
Perché non c’è nessun ventinove febbraio, questo sarà l’ultimo giorno del mese.
/ Tornerai, Rin? /

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Last queen ° ***



Untitled

- Last queen -


- Ma Onee-san... non posso essere io la principessa! -

La bambina aggrotta le sopracciglia irritata, replicando: - shh, sarò io il principe, così ho deciso e così sarà! – esclama incrociando le braccia e annuendo sicura di sé. Il piccolo sbuffa.
- Uffa, uffa, uffa, uffa! Non voglio fare la femmina! – si lamenta stringendo i pugni. Rin lo guarda per bene mentre si porta una mano al mento con fare pensieroso: è biondo, capelli dorati e setosi, nonché lunghi; occhi timidi e di buon cuore, color cielo; più alto, più alto di lei, e decisamente più adatto a un ruolo maschile.
Principe o principessa?
- E va bene, sarai la regina. – afferma soddisfatta la piccola Kagamine.
- Cos-- ma Rin! – replica irritato Len, guardandola. La bambina ha tra le mani una coroncina, una di quelle giocattolo che si è soliti trovare nell’uovo di Pasqua, argentata con una bella gemma incastonata al centro
- E’ tua – tua, tua, sei la regina ora, no? – lascia che ti aiuti a indossarla. –
Qualche passo, un gesto fatto con naturalezza e Len-kun è la sovrana del reame dei  Pupazzi! Urrà, urrà, applaudite, applaudite! Urrà!
- Io sarò il re – Rin si indica mentre un sorriso smagliante le illumina il volto – e tu la mia regina. Okay? -
Len-kun deglutisce (non sa che dire, poverino... sua sorella è la solita bambina testarda, aish!)
- O-okay... –

Ma a un tratto i ricordi svaniscono, Len-kun non c’è più, c’è solo Rin con la coroncina tra le mani.
- Sarai la mia unica e ultima regina, per sempre. – mormora sorridendo, guardando il prezioso ricordo finire nel camino per poi ridursi in cenere.

Ultima regina.
Non ci saranno più altri sovrani nel regno dei Pupazzi.



























 



Mboh, sono un po' delusa, sinceramente. Non siete in pochi a seguire la storia, e pure a volte ci fermiamo alle tre recensioni scarse... dico, se c'è qualcosa che non vi piace, se commetto qualche errore, no problem, potete inviarmi un mp, sono tutta orecchie (o occhi, a voi la scelta). Il fatto è che la cosa mi infastidisce, perché ci metto il cuore per scrivere i capitoli di 'Untitled', faccio i salti mortali - per così dire - per postarli il prima possibile (...) e vorrei almeno un segno del vostro apprezzamento, anche solo una recensione o un mp, giusto per sapere cosa ne pensate, per migliorarmi. (E lo so che non dovrei lamentarmi, che di recensioni ne ho tante e blablabla... ma dai!)
Comunque sia... vi ricordate del Romics? Beh, se volete picchiarmi mi trovare al Romics di aprile e al Comicon (sempre di aprile)~
Per maggiori informazioni (?) chiedete via mp e vi sarà dato (??)


Kila.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1502084