Michele

di Nanae
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il futuro Michael Jackson ***
Capitolo 2: *** Lo spettacolo ***
Capitolo 3: *** La telefonata ***
Capitolo 4: *** L'audizione ***
Capitolo 5: *** Un incontro indimenticabile ***
Capitolo 6: *** Una serata indimenticabile ***



Capitolo 1
*** Il futuro Michael Jackson ***


1^ capitolo
IL FUTURO MICHAEL JACKSON
Era lì, su quel grandissimo palco nero, illuminato dai riflettori, vestito alla Michael Jackson in Billie Jean: canottiera bianca, pantaloni neri,  giacca nera che brillava in tutto il suo splendore e i tre indumenti, simboli di Michael Jackson: i mocassini neri, il cappello nero e il guanto bianco con le paiate.
 Ed io ero lì, seduta sul divano del soggiorno di casa mia, illuminato da una lampadario attaccato al muro, con gli occhi incollati alla televisione, che ascoltavo la sua voce soave e osservavo i suoi movimenti sciolti ed energici, incantata dal suo volto, un volto che era come se parlasse da solo.
 Anche se lui si trovava in quello studio di Roma e io a Trapani, mi sentivo come se mi trovassi lì, riusciva a farmi provare emozioni incredibili, sensazionali, tanta era la passione per Michael Jackson (iniziata a 4 anni), che è riuscito ad arrivare fin qui, ammirato e amato da migliaia di fan (e in special modo da una ragazza di nome “Mariasole Martignoni”, sorella di Matteo Martignoni, un altro partecipante di Ti lascio una canzone, la quale dopo sarebbe diventata la sua ragazza), oltre che per la sua bellezza, anche per la sua bravura nel “rendere onore” al re del pop. Mai avrei immaginato che esistesse una persona in grado di cantare e ballare le sue canzoni alla perfezione, mi sembrava di vedere proprio lui su quel palco, infatti già dall’inizio avevo capito che avevamo trovato il discendente di Michael Jackson.
Ogni puntata mi sorprendeva sempre di più, non me ne perdevo mai una, poteva accadere qualsiasi cosa, io non mi sarei “mai” persa nemmeno una esibizione del “Michael Jackson di Palagiano” (la città in cui viveva), ormai era conosciuto così: il nostro MJ di Palagiano, la “reincarnazione” di MJ, alcune volte anche “il futuro MJ”, “il nuovo MJ”.
Mentre pensavo tutto questo, pensavo anche che la possibilità di incontrarlo o di poterci parlare, era una su un milione… (e anche se lo avessi incontrato nn avrei avuto possibilità).
 

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Capitolo 2
*** Lo spettacolo ***


2^ capitolo LO SPETTACOLO Passarono due giorni, ogni martedì e giovedì andavo a lezione di canto, facevo parte di un coro che cantava qualsiasi tipo di canzone: natalizie, classiche, moderne, antiche, pop ecc. Quella volta dovevamo fare uno spettacolo al teatro della Libera Università Tito Marrone, ognuno di noi coristi doveva scegliere un cantante recente e scegliere di cantare una canzone di esso. Io se avessi avuto la possibilità avrei scelto MJ, ma visto che dovevamo scegliere un cantante recente, dovetti rinunciare. In quel periodo mi piaceva molto Laura Pausini, per la sua meravigliosa canzone Il mondo che vorrei, di questa canzone mi piaceva soprattutto il messaggio che voleva dare, l’argomento principale era LA PACE e aiutare quei paesi dove c’è ancora la guerra. Ognuno si studiò la propria canzone e giovedì la cantò al maestro di canto, io nella mia, stonai in alcune note alte, “non ti preoccupare, vedrai che con un po’ di pratica ce la farai” mi rassicurò, lui era una persona squisita, era come un secondo padre per noi (anche tra di noi coristi ci volevamo molto bene, chi di più, chi di meno, ma ci consideravamo tutti fratelli e sorelle), si prendeva cura di noi, ci accudiva e ci faceva crescere attraverso la musica e tutti noi ci fidavamo “ciecamente” di lui, anche perché qualsiasi cosa prometteva la faceva, qualsiasi cosa diceva si avverava, infatti dopo varie settimane di esercizio, riuscii ad arrivare alle note alte senza problemi. Mancavano poche settimane allo spettacolo, dopo aver fatto le prove generali nel teatro, finalmente arrivò il giorno. Erano le due ed eravamo tutti nei camerini: chi provava la propria canzone, chi si ripassava mentalmente lo spettacolo, chi si preparava esteticamente per apparire al meglio, chi invece non faceva niente e se ne stava seduto ad aspettare. Io non facevo parte di nessuno di questi gruppi, ero agitatissima ed emozionatissima, camminavo avanti e indietro per tutta la stanza, con la consapevolezza che da un momento all’altro, la porta si sarebbe aperta e il nostro maestro ci avrebbe detto di entrare in scena, non era la prima volta che facevamo uno spettacolo eppure mi sentivo come se lo fosse, ma stavolta era diverso, tra il pubblico c’era anche un signore, che lavorava con Ti lascio una canzone, aveva deciso di venire a vedere lo spettacolo e il maestro, venendone a conoscenza, ci raccomandò di cercare di essere migliori, rispetto alle solite volte. Ad un tratto, sentimmo il rumore della maniglia, era il momento, “Tutte in scena ragazzi, la sala e piena, coraggio!” ci annunciò il maestro, con un leggero sorriso di incoraggiamento. Scendemmo tutti quanti giù per le scale e ci dirigemmo verso il palco, quando ci sistemammo il maestro ci disse: ”Bene ragazzi, iniziamo, ora vado là fuori a presentarvi (lui faceva il ruolo di presentatore), mi raccomando, state tranquilli, se non vi fate prendere dal panico, vi riuscirà tutto bene”. Lo spettacolo era come Tluc (Ti lascio una canzone): ogni corista veniva presentato e cantava la propria canzone, l’unica cosa diversa era che non si veniva giudicati. Il primo fu Francesco, che canto Non vivo più senza te di Biagio Antonacci, poi fu la volta di Carla che cantò Como suena il corason di Gigi D’Alessio. Anna Tatangelo, Marco Carta, Vasco Rossi, Noemi, Renato Zero, Fausto Leali, Jovanotti, Emma Marrone, Mia Martini e altri cantanti famosi. Io ero la penultima, dopo di me c’era Carola che cantava Tu mi porti su di Giorgia. Ad ogni esibizione la mia agitazione cresceva sempre di più e contavo sottovoce “1, 2, 3, 4, 5, 6…”, ogni volta che un ragazzo o una ragazza terminava di cantare; poi arrivò il mio turno, prima di entrare Marco (un corista con cui avevo un rapporto di amicizia maggiore rispetto che con gli altri e con cui potevo sfogarmi quando ero sovrappensiero) mi disse, con il suo solito sorriso amichevole, che ti dava sicurezza e serenità: “Non ti preoccupare, andrai alla grande! Ne sono sicuro! Fidati!”. Mi misi dietro il sipario, il maestro mi chiese: “pronta?”, io mi feci coraggio e gli risposi: “si, sono pronta”. Andò fuori dal pubblico, mi presentò e eccomi davanti a tutti, con i miei compagni (di coro) che mi guardavano da dietro le quinte, che mi bisbigliavano: “Dai, dai! Vai così! Forza!”, guardavo dappertutto per vedere se riuscivo ad individuare il signore di Tluc, ma le uniche persone che sono riuscita ad individuare erano mio padre, mia madre, mia zia, mio zio, mio cugino, mia cugina, entrambi più che maggiorenni e alcuni miei amici. Ecco che partiva la base musicale, nonostante la paura di stonare, senza accorgermene, iniziai a cantare. La prima strofa andò bene, la seconda, un po’ più alta, per fortuna, altrettanto, ma ancora non era finita, per me le strofe non erano un problema, il vero problema era la parte centrale, dove c’era la nota più alta, era qui che mi preoccupavo, era qui che la mia paura arrivava al massimo. Il maestro ci diceva sempre, che per fare le note alte, bisogna prendere un grandissimo respiro e buttare fuori tutta la voce che abbiamo (senza urlare o stonare), per far sì che la nota esca forte, potente e prolungata. Per cercare di farla al meglio, misi in atto tutto quello che mi avevano insegnato sul canto, quando arrivai alla parte centrale, presi tutta l’aria possibile e tirai fuori tutta la voce che avevo, per fortuna riuscii a non stonare e a fare una nota leggera, ma nello stesso tempo potente. Quando terminai la canzone, tutti si alzarono in piedi e mi applaudirono fragorosamente, non avevo mai ricevuto un ovazione così forte, da dietro le quinte, i miei compagni e il maestro rimasero altrettanto sbalorditi della mia performance, indicandomi il pollice che puntava in alto , stavolta sono andata “davvero” bene.

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Capitolo 3
*** La telefonata ***


3^ capitolo LA TELEFONATA Quando il sipario si chiuse, io andai dietro le quinte per dare il posto a Carola, il maestro prima di andare fuori a presentarla mi disse: “Bravissima! Sei stata perfetta!” e tutti i miei compagni mi corsero incontro per abbracciarmi, tutti mi fecero dei complimenti: “Ma sei stata bravissima!... brava, brava!... ammazza che voce che hai!... ma sei sempre stata così brava?... ma l’hai sempre avuta questa voce?...” ecc. Quando finì lo spettacolo, andammo tutti sul palco per ringraziare il pubblico con un inchino, poi ritornammo nei camerini. Eravamo felicissime, saltellavamo abbracciate tutte insieme gridando: “UUUUUUH! Ce l’abbiamo fatta! Ce l’abbiamo fatta!... SIIIIIII! Siamo state bravissime!”, i maschi invece si battevano cinque gridando: ”SI!... EVVAI!... SIAMO TROPPO BRAVI!”. Dopo un po’ è arrivato il maestro che si è complimentato con noi dicendoci: “Complimenti ragazzi, siete stati eccellenti! Migliori rispetto alle altre volte! Bravi! Bravi veramente! Tutti quanti!”. Ad un certo punto, entrò la signora Teresa (lavorava insieme al maestro, occupandosi dei testi delle canzoni, di fargli trovare pronta la pianola e tutto il resto quando facevamo e prove ecc.):“Scusi maestro, c’è un signore che vuole complimentarsi con lei e con i coristi”. Scendemmo giù, nel corridoio principale, dove c’è un piccolo angolo, con un divano e un tavolino, dove la gente può rilassarsi e li ad aspettarci indovinate un po’ chi c’era? Proprio così… il signore di Tluc! Il maestro lo salutò sorpreso, noi invece eravamo molto emozionati e onorati a incontrare una persona così importante (anche se, in confronto ad Antonella Clerici, era un semplice aiutante, ma aveva anche lui una certa importanza), si complimentò con il maestro dicendogli: “Complimenti, sono stati tutti fantastici, uno più bravo dell’altro, hanno tutti quanti una voce bellissima… ma in particolar modo mi ha colpito quella ragazzina…” e indicò me. Tutti si fecero indietro, lasciandomi da sola al centro, il signore si avvicinò e mi disse, sorridendo: ”Hai una voce bellissima ragazzina, riesci ad arrivare a note molto alte, mi hai davvero colpito”, io per educazione gli risposi (un po’ rossa per aver ricevuto il complimento): “Grazie…” e continuai (per cercare di far passare il rossore e, confesso, anche per fare un po’ la ruffiana): “Ma il merito non è solo mio, è grazie al nostro maestro che, io e i miei compagni, siamo arrivati fin qui”. Detto questo, il signore si congratulò ancora una volta con il maestro e con noi e se ne andò. Passò una settimana e 2 giorni, il maestro, dopo ogni spettacolo, ci lasciava sempre 2 settimane di riposo, diceva che, se dopo un tale sforzo di voce (lo spettacolo), si riprendeva a cantare, la si poteva rovinare. Durante questa settimana, ricevetti visite da molti parenti e amici che si complimentavano con me per l’esibizione, ma non mi dimenticherò mai quel giorno speciale, nel quale ricevetti la telefonata che mi cambiò la vita: “Pronto Angela? Sono il maestro… c’è una persona che ti vuole parlare…”, appena mi passò quella persona, riconobbi subito quella voce: “Pronto ragazzina? Sono il signore di Tluc, ti ricordi? Ascolta, voglio proporti una cosa… ti va, martedì prossimo, di venire a Roma, a Tluc, per ricantare la tua canzone al maestro LEONARDO DE AMICIS?”. In quel momento, mi sentii paralizzata, come se tutto si fosse fermato, anche il mio cuore si era fermato dall’emozione, avevo paura di dare la risposta, il signore, non sentendomi parlare mi richiese: “Allora? Che hai deciso?”, io, svegliandomi da una specie di trans, gli risposi balbettando: “S-si, d-d’ accordo, a-a che ora d-devo venire?”, lui mi rispose: “Se prendi l’aereo delle 9:30/10:00, per Roma, arriverai credo a mezzo giorno, lì ci sarà una ragazza e un ragazzo che ti accompagneranno” e io, sempre balbettando, gli dissi: “O-ok, g-grazie, c-ci sarò sicuramente”. Non ho dormito per tutta la settimana, per quella telefonata.

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Capitolo 4
*** L'audizione ***


4^ capitolo L’AUDIZIONE Il martedì, ero così agitata, che mi sono svegliata alle 5:00! Non riuscivo a dormire al solo pensiero che, fra qualche ora, mi sarei trovata davanti alla persona che dirige l’orchestra del programma che guardo, ogni sabato, in tv, ma il pensiero, che più mi tormentava, il pensiero che mi faceva sentire male dall’emozione, era che, fra qualche ora, forse, avrei incontrato il ragazzo che sta sempre nei miei pensieri, il ragazzo prodigio: Michele Perniola. Uscii da casa alle 8:00 (il tragitto fra Trapani e l’aeroporto di Palermo era abbastanza lungo), arrivai all’aeroporto alle 9:00, mentre aspettavo che arrivasse l’aereo, mangiai qualcosa (prima di uscire ero così emozionata che non ero riuscita a mangiare niente). E mentre mangiavo un cornetto al cioccolato e bevevo un cappuccino, mi organizzai l’intera giornata: come presentarmi al maestro Leonardo de Amicis, come cantare la canzone (cioè come nello spettacolo), ma poi ho pensato che era inutile, perché non potevo prevedere quello che sarebbe successo, poteva capitare una cosa del tutto diversa da quella che pensavo io, quindi mi affidai al destino e quello che sarebbe successo, sarebbe successo. Insieme a me, c’era anche il mio maestro, si era offerto volontario come compagno di viaggio, ovviamente, come avrei potuto dire di no, alla persona più affidabile e fiduciosa del mondo e che per me era come un secondo padre? Finalmente alle 10:00 arrivò l’aereo, quell’attesa mi stava uccidendo, avevamo già fatto tutto: cechine, bagagli, dovevamo solo salire le scale per il controllo degli stessi. Prima di entrare nell’aereo, mi fermai, il maestro, vedendomi bloccata davanti al portellone, mi disse, con uno sguardo incoraggiante: “Allora? La facciamo questa cosa?”, io ci riflettei un po’ su e alla fine gli risposi con un forte e deciso “Si!”. L’aereo decollò, stemmo in viaggio per 2 ore, atterrammo alle 12:15 all’aeroporto di Roma e lì, come previsto, c’erano un ragazzo e una ragazza ad aspettarci, che accompagnarono me e il mio maestro allo studio di Tluc. Appena sono entrata, mi trovai davanti al palco, preceduto da centinaia di sedie, non riuscivo ancora a credere di trovarmi nello studio di Tluc, il luogo in cui Michele si esibiva ogni sabato sera. Non c’era nessuno, solo qualche macchinista e il maestro Leonardo De Amicis, vicino a lui vidi il signore mi aveva telefonato, quando mi vide esclamo: “Ah! Sei arrivata! Vieni, vieni! Maestro, questa è la ragazza di cui le ho parlato!”, mi avvicinai al maestro, mi presentai e lo salutai con una stretta di mano, poi mi disse: “Il nostro collaboratore, mi ha detto che hai trionfato alla grande in uno spettacolo”, io con molta timidezza e modestia risposi: “Si... è vero, ho ricevuto un grande applauso, ma non è stato niente di ché...”, “Se hai ricevuto un grande applauso, non può essere stato niente di ché…” ribatté, “comunque adesso lo vedremo, allora, sei pronta?” mi domandò ed io: “Si…”. Il mio maestro mi accompagnò dietro le quinte e mi incoraggiò: “Ricordati… respira e butta fuori, non ha importanza come esce, tu butta fuori tutta la voce che hai e vedrai che la nota ti verrà potente e intonata”. Mi misi al centro del palco, seduti davanti a me c’erano il mio maestro, il signore e il maestro Leonardo De Amicis, “Che cosa ci canti?” mi chiese, “Il mondo che vorrei” gli risposi, “Ok, hai portato la base?” mi richiese, “Si, la stanno mettendo” gli risposi di nuovo. Il cuore mi batteva a mille, partì la base, con l’intenzione di cantare ancora meglio dell’ultima volta, iniziai lievemente, per poi continuare sempre più forte, fino ad arrivare alla parte centrale, la parte dove ho avuto e avevo sempre problemi, ma avendo già vissuto l’esperienza, misi in atto ciò che mi aveva detto prima il mio maestro: presi un bel respiro profondo e… BAM! La voce mi uscì come un tuono, potente, forte. Riuscii a cantare la parte centrale in modo soddisfacente e forse anche di più. Andò tutto bene, ma non mi accorsi di una cosa, mentre cantavo, ero così concentrata che non mi accorsi che qualcuno mi osservava e mi ascoltava da dietro le quinte, si, era proprio lui, Michele. Era in una stanza, quando sentì qualcuno cantare con una bella voce, cioè io. Si diresse verso il palco, insieme ai F.A.M.E. (Francesco, Antonino, Michael, Edward) , Gabriele Acquavia, Mattia Lever e Matteo Martignoni, vide me e chiese: “Chi è quella ragazza?”, “è nuova?” chiese Mattia, “Io non l’ho mai vista” rispose Antonino, “Però ha una bella voce” disse Matteo, “Già” confermò Michele. Quando Francesco sentì il maestro Leonardo De Amicis dirmi: “Niente male… hai delle ottime qualità, sono sicuro che le sfrutterai a pieno, comunque entro sabato ti farò sapere”, chiese: “Sta facendo un’audizione?”, “A quanto pare” rispose Edward. Dopo, vedendo me ritornare dietro le quinte, per scendere dal palco, se ne scapparono e ritornarono nella stanza di prima. Scesi dal palco, il ragazzo e la ragazza, che avevano accompagnato prima me e il mio maestro allo studio, ci riaccompagnarono all’aeroporto e ritornammo a Palermo per poi dirigerci verso Trapani. Appena entrai a casa i miei mi chiesero, tutti curiosi e ironici: “Allora? Come è andata? Abbiamo una futura cantante in famiglia?”, “Mi faranno sapere entro sabato” gli risposi, dopo qualche ora, ricevetti un centinaio di telefonate e messaggi, dove i miei parenti e i miei amici chiedevano più o meno la stessa cosa che mi chiesero i miei, io gli davo sempre la stessa risposta.

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Capitolo 5
*** Un incontro indimenticabile ***


5^ capitolo UN INCONTRO INDIMENTICABILE Passò una settimana, fino a venerdì, nessuna telefonata, nessuna lettera, nessun avviso da parte del maestro Leonardo De Amicis o da qualche funzionario, ogni volta scendevo al piano terra per vedere se, tra le poche lettere che ricevevamo, c’era quella che interessava a me, ma ogni volta niente, solo bollette o avvisi di compagnie telefoniche, alla fine, il venerdì pomeriggio, mi rassegnai. Il sabato mattina, ero a pezzi… mi sentivo così depressa… non riuscivo neanche ad alzarmi dal letto, non avevo la forza per affrontare una giornata di scuola, volevo rimanere a casa, mia madre, vedendomi in questo stato, non mi ci fece andare. Fino alle 11:00 rimasi a letto, a pensare a quanto mi ero illusa che avrei potuto partecipare a Tluc, ma soprattutto a quanto mi ero illusa che avrei potuto incontrare Michele, (probabilmente, alcuni di voi staranno pensando che ho esagerato all’inizio di questo periodo, ma provateci voi ad avere un sogno che pensiate si stia per realizzare e poi invece è tutta un’illusione) “Era troppo bello per essere vero…” sospirai tristemente. Dopo qualche minuto mi alzai (sarei voluta rimanere a letto, ma c’era mia madre che mi ripeteva in continuazione: “Non puoi rimanere tutto il giorno a letto!... alzati! altrimenti diventi una pigrona!”), mi lavai e mi misi a giocare con la Wii e stetti quasi tutta la mattina a giocare con il gioco Michael Jackson The experience, almeno il mio idolo, il Re del pop, era l’unico che mi faceva sorridere, l’unica consolazione che avevo, ma quella volta non sorrisi, non sentivo quell’allegria, quell’energia, quel brivido che provavo ogni volta che ci giocavo. Verso l’1:00 staccai e aiutai mia madre a preparare la tavola e a fare altri lavoretti domestici, mentre mio padre era sceso un attimo in cortile, per andare in macchina, a prendere un cartone d’acqua, quando salì, lo vidi con qualche lettera e rivista pubblicitaria in mano, le controllò una ad una, quando vide l’ultima lettera, mi chiamò e mi disse: “… questa è per te…”. Lessi il nome del mittente, appena lo vidi, tutto si bloccò all’improvviso… non ci credevo… pensavo di essere in un sogno, mi diedi qualche pizzicotto, per essere sicura, ma era tutto vero. La lettera era da parte di TLUC, ma c’era la firma del maestro Leonardo De Amicis e addirittura di Antonella Clerici! Era un invito, per partecipare alla puntata di quella sera e insieme a quello c’era una breve lettera che diceva: Cara signorina Angela, siamo felici di invitarla, insieme alla sua famiglia, alla puntata di Ti lascio una canzone di questo sabato. La puntata inizierà alle 9:30 e terminerà a mezzanotte. In essa, i nostri piccoli talenti, si esibiranno per far conoscere a tutti la loro voce e per far emozionare grandi e bambini. Nel corso della puntata, ci sarà anche la partecipazione di qualche cantante famoso. È libera di venire anche prima per trovare i posti migliori. Le garantiamo che il divertimento è assicurato! Distinti saluti Il maestro Leonardo De Amicis E Antonella Clerici Mi misi ad urlare: “MAMMA, PAPà! VENITE SUBITO! NON CI CREDERETE MAI!”, appena lessero la lettera, facemmo subito i bagagli e prendemmo il primo aereo per Roma. Appena atterrati, c’erano lo stesso ragazzo e la stessa ragazza dell’altra volta, a quanto pare avevano già programmato tutto, ci portarono all’hotel dove di solito vanno i partecipanti di Tluc, appena l’ho visto ho pensato “Oddio… e se incontro qualcuno di Tluc o addirittura Michele!?”. Siamo entrati, mentre cercavano una stanza libera con il computer, guardai l’elenco delle stanze e chi le occupava e vidi tutti i ragazzi di Tluc, vidi anche quella di Michele… 14, era il numero della sua stanza, primo piano... purtroppo io presi una stanza molto lontana dalla sua, al secondo piano, 34… anzi, ripensandoci, era meglio così, se ci avessero dato una stanza vicino alla sua, sarei stata “sempre”, da quando mi svegliavo a quando mi addormentavo, con una gigantesca agitazione ed emozione, al solo pensiero ke dietro al muro della mia stanza, si trovava quella di Michele. Salimmo nella stanza, per poi andare a pranzare. Oltre a me, c’era un’altra persona che aveva la stanza lontano da quelle occupate dai ragazzi di Tluc, Gabriele Acquavia, la sua stanza, era vicina alla mia, anche lui mi stava simpatico, ero felice (e anche un po’ emozionata) che fosse vicino a me, guarda caso, mentre io e i miei andavamo verso la nostra stanza, lo incontrammo per il corridoio, probabilmente stava andando a mangiare, mi passò affianco, ma in quel momento non ebbi quel desiderio, quella voglia sfrenata di chiedergli l’autografo o di farmi una foto insieme a lui, rimasi in silenzio e ci sfiorammo senza proferire parola. Appena se ne andò, mia madre mi chiese: “Ma quello non era il ragazzo che canta canzoni d’amore?”, io le risposi, senza darle troppo conto: “Si…”, lei mi disse a scatto: “ E perché non gli hai chiesto l’autografo o di farsi fare una foto insieme a te!? Potevi approfittarne no?”, non sapendo cosa risponderle, le ho detto: “Mamma andiamo in camera, sbrighiamoci, ho fame…”. Prima, quando mi vide, anche lui mi guardò in un modo strano, come se mi avesse già visto. Entrati nella stanza, disfamo le valigie, non ci portammo molte cose visto che avevamo deciso di rimanere fino a lunedì mattina, quindi ci impiegammo poco tempo. Scendemmo per andare nella sala da pranzo, il ragazzo e la ragazza, ci avevano aspettati, prima di entrare però, ci dissero che io dovevo andare in un’altra sala riservata (il che mi sembrava strano, perché non ero una persona importante o qualcosa del genere), io obbedii, un po’ stupita, senza dire niente, i miei se ne andarono in un’altra stanza, dove c’erano tante altre coppie di genitori (i genitori dei ragazzi di Tluc), io invece, mi diressi verso un portone, con un cartello, con soscritto “Riservato”. Ero molto nervosa, aprii il portone e appena entrai, vidi un enorme tavolo, dove sedevano TUTTI i partecipanti di Tluc, mi guardavano tutti in modo strano, sorpresi, i loro volti, era come se dicessero “Chi è lei? Che ci fa qui? Questo è un posto riservato, come mai è entrata qui?”, ero così imbarazzata… cercai di evitare la vergogna, facendo finta di niente e mi sedetti in un piccolo tavolino rotondo in un angolo della sala, sentivo tutti bisbigliare, non so di cosa stessero parlando esattamente, ma di sicuro c’entrava qualcosa con me, perché mi ero accorta che, ogni tanto, qualcuno mi guardava. Ad un tratto, vidi un bambino che venne verso di me, capelli castani, occhi castani e occhiali blu, si, era Valerio Monaco, si avvicinò a me e mi chiese: “Ciao, io sono Valerio, come ti chiami?”, “Angela…” risposi timidamente, “Angela? Che bel nome! È un po’ strano, però mi piace!” mi disse, “Grazie…” dissi, con un leggero sorriso, poi mi chiese: “Perché te ne stai qui da sola? Vieni a sederti con noi!”, io, per la troppa emozione, gli risposi: “Ma io non sono una partecipante di Tluc e poi non c'è più posto”, lui insistette: “Se non sei una partecipante di Tluc, non ti avrebbero fatto entrare qui e comunque il posto si trova sempre, guarda, ce uno spazio libero lì, vicino al mio posto, dai vieni!”, “Ok…” dissi e non avendo scelta, presi una sedia e la misi tra il posto di Valerio e il posto di Beatrice Pezzini. Di fronte e affianco a me, erano seduti tutti quelli, della trasmissione, che mi stavano più simpatici (i F.A.M.E, Matteo Martignoni, Gabriele Acquavia, Vania Ferrara, Andrea Infurna e Antonino Liotta, Carlo Fontani, Giovanni Sutera Sardo le Baby Spice, Valentina Baldelli, Mattia Lever, Beatrice Coltella ecc…), ma appena mi accorsi, che Michele sedeva di fronte a me, il cuore ricominciò a battere a mille! “Ragazzi, lei è Mavì!” mi presentò Valerio, salutai a tutti e tutti si presentarono, “Da dove vieni?” mi chiese Michael dei F.A.M.E., “Vengo da Trapani” gli risposi, “Che genere di musica ti piace?” mi chiese Antonella Calzaghe, “Musica pop” le risposi, appena dissi questo, Michele si interessò e mi chiese: “Qual è il tuo cantante o artista preferito?”, io gli risposi, con la consapevolezza che quello che avrei risposto, lo avrebbe interessato ancora di più: “Michael Jackson”, Edward dei F.A.M.E. si intromise esclamando ironicamente: “Wow, abbiamo trovato un’altra fan del re del pop! Eh Michele?”, lui con un leggero sorriso lo ignorò e mi richiese: “Quale delle sue canzoni preferisci?”, io gli risposi: “Mmm… tutte, non ce n’è una che mi piace e una che non mi piace, sono tutte meravigliose”, “Come mai sei qui? Sei una nuova partecipante di Tluc?” mi chiese Valentina, le risposi, con un po’ di perplessità: “A dire il vero, non lo so… stamattina ho ricevuto una lettera dal maestro Leonardo De Amicis e da Antonella, dove hanno scritto che sono invitata alla puntata di stasera, quando siamo atterrati all’aeroporto, c’erano un ragazzo e una ragazza che ci hanno portato qua e quando siamo scesi a mangiare mi hanno detto di entrare qua… non so, forse hanno in mente qualcosa…”, intervenne Valentino dicendo: “Vabbè ragazzi, non ha importanza! Se si trova qua, ci sarà sicuramente un motivo e poi cosa cambierebbe se non partecipasse a Tluc?”, Beatrice C. affermò quello che lui aveva detto: “Valerio ha ragione, è sempre un piacere conoscere persone nuove!”. Dopo aver mangiato, ognuno ritornò nella propria camera. Prima di andarmene, sentii una voce che mi chiamò: “Aspetta!”, mi girai, incredibile… era Michele, che corse verso di me e disse, con uno di quei suoi meravigliosi sorrisi: “Scusa, prima non ci siamo presentati bene… ciao, piacere sono Michele Perniola, ho 14 anni e vengo da Palagiano in provincia di Taranto, in Puglia”, io ricambiai, stringendogli la mano (e in quel momento, il mio cuore stava per scoppiare dall’emozione) e dicendogli: “Piacere, sono Mavì Tartamella, ho 14 anni e vengo da Trapani, in Sicilia”, “E quindi sei una fan di Michael Jackson?” mi chiese, “Si, lo adoro, ascolto solo lui, è il mio idolo” gli risposi, “Sei brava a cantare?” mi richiese e io “… Diciamo che riesco ad essere intonata, ma non sono brava come te o come i tuoi amici”, “Ma se ti alleni e ti impegni, potresti anche diventarlo” mi disse, io, scherzando, gli dissi: “Già, ma mi ci vorranno almeno 2 anni, se non 3, per diventare così brava!”, entrambi ci siamo messi a ridere, in quel momento, sentii come se tra di noi, fosse fiorito qualcosa, qualcosa di speciale, come un’amicizia. Dopo lui mi disse: “Adesso devo andare, dobbiamo prepararci, è stato un grande piacere conoscerti, ci vediamo questa sera”, io gli ricambiai il saluto: “Ok. Io sarò tra le prime file a guardarti e ad ascoltarti, buona fortuna”, “Grazie, allora ti aspetterò, ciao” concluse e prima di salutarmi, MI DIEDE UN BACIO SULLA GUANCIA. Aspettai che se ne andassero tutti, prima di piangere dalla gioia e di fare un sorriso enorme, che esprimeva gioia pura, credo che quella, sia stata la prima volta, in cui sia stata così felice e gioiosa.

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Capitolo 6
*** Una serata indimenticabile ***


6^ capitolo UNA SERATA SPECIALE Andai di corsa dai miei genitori, che avevano finito di mangiare e gli dissi, tutta eccitata: “Mamma, papà non potete immaginare quello che mi è successo! Ho conosciuto Michele! Mi sento la persona più felice del mondo!”, loro, come risposta, mi dissero: “Noi abbiamo conosciuto i suoi genitori, sono molto gentili, educati e socievoli”, “Si va bene, sono felice per voi, ora però andiamo! Devo decidere cosa mettermi per stasera!” gli dissi, senza dare troppo conto a quello che avevano detto. Quando fummo davanti alla porta della camera, mentre i miei aprivano la porta, vidi Gabriele, con giacca e cravatta, sistemato e ordinato per la serata. Quando mi vide, mi disse, sorridendo: “Ciao, a stasera”, “Ok, ciao” gli risposi, educatamente. Entrammo in camera, le valigie erano mezze vuote, cercai dappertutto per trovare un vestito decente e abbastanza elegante, l’unica cosa che trovai, fu un vestitino, con la parte superiore tutta blu scura (comprese le bretelline sottili), la parte inferiore, lunga, con uno sfondo bianco e disegni a fantasia, di tutti i colori e la parte centrale, una specie di cinta, di paiette, cucita alla vita, azzurra e blu, con qualche piccola sfumatura d’oro. Avevamo deciso di andarcene alle 8:45 (“stranamente”, ci avevano detto che ci avevano riservato dei posti, quindi il problema di arrivare presto, per trovare i posti migliori non sussisteva), erano le 3:30, fino alle 8:30, per cercare di distrarmi, da quell’attesa che mi stava uccidendo, stetti su Facebook a chattare con i miei amici tutto il tempo, tutti mi posero un sacco di domande su quello che mi era successo: come è stato, come mi sentivo, dove sono andata, chi ho incontrato, cosa gli ho detto, se siamo diventati amici e tante altre domande e questo non mi aiutava molto… Mentre, ascoltavo canzoni di Michael Jackson, ma non c’era niente da fare, più chattavo con i miei amici e più mi sentivo agitata, più ascoltavo musica e più pensavo a Michele e che lo avrei visto tra poche ore dal vivo, non riuscivo a staccare gli occhi dall’orologio, non ce la facevo più, quell’attesa mi stava bruciando come un fuoco ardente, non vedevo l’ora che arrivasse il momento di andarsene, così mi toglievo questo peso, ma nello stesso tempo avevo sempre più paura mano a mano che si avvicinava questo momento. Finalmente erano le 8:30, mia madre mi chiamò e mi disse: “Mavììì!!! vestiti che ce ne dobbiamo andare!!!”, io allora salutai i miei amici (i quali, ovviamente, mi chiesero di salutargli a quello, salutargli all’altro) e mi misi il vestito, mi sistemai i capelli e mi truccai con un leggero velo di fard, lucidalabbra e ombretto blu chiaro, quanto alle scarpe, mi misi dei sandali neri, con un tacchetto basso e riguardo agli accessori, non ne misi molti, solo una catenina argentata, con un piccolo ciondolo blu, a forma di brillantino e un paio di orecchini ad anello, anch’essi argentati. Dopo 15 minuti, ero pronta, vestita e truccata alla perfezione, era la prima volta che ero così tirata a lucido, neanche io sapevo come avessi fatto, davanti allo specchio, mi stupivo da sola (attenzione, tutto questo non lo sto dicendo per vantarmi o per fare la vanitosa). Dopo che furono pronti anche i miei, scendemmo giù alla reception, lì c’erano il ragazzo e la ragazza che ci aspettavano e ci accompagnarono allo studio di Tluc, non durò molto il viaggio, circa una mezz’oretta, l’hotel non era molto lontano dallo studio. Appena arrivammo, ci fecero entrare da un’entrata meno affollata, ero emozionatissima, appena entrammo nello studio, rimasi a bocca aperta, non per la sua grandezza (già l’avevo visto l’altra volta, quando ho fatto l’audizione), ma per la gente che c’era dentro, era affollatissimo, non avevo mai visto tanta gente! Ci fecero sedere tra i primi posti, visto che mancava ancora qualche minuto all’inizio, mi feci coraggio e decisi di andare un po’ in giro, dietro le quinte, “Mamma, io vado un po’ dietro le quinte” avvisai mia madre, “Mi raccomando, stai attenta” mi raccomandò lei, “Si, tranquilla” la assicurai, mi portai carta e penna, non si sa mai, possono sempre tornare utili. Dopo che percorsi il corridoio laterale, mi trovai nella stanza principale, con due corridoi, dove c’erano un tavolino e due divani, la parete era pitturata di azzurro, con sopra disegnato un pentagramma bianco, con delle note di diversi colori. Vidi passare alcuni ragazzi di Tluc, i quali mi salutavano tutti e io, ovviamente, gli ricambiavo il saluto, poi ad un tratto, vidi lui, Michele, appena lui vide me, fece uno dei suoi incantevoli sorrisi, mi venne incontro e felice di rivedermi, mi disse: “Ehi, ciao! Come stai?”, “Bene, grazie” gli risposi, con un po’ di emozione, “Sono felice che tu sia venuta” mi disse, l’emozione aumentava sempre di più, soprattutto quando mi disse questa frase, “Beh… non potevo certo perdermi una tua esibizione…” gli ricambiai, con timidezza (e, lo ammetto, anche un po’ per fare la ruffiana), lui fece un altro sorriso, come segno di felicità per aver sentito quelle parole. All’improvviso, si sentì una voce, all’altoparlante, che disse: “Attenzione, lo spettacolo sta per iniziare, si prega i signori spettatori di prendere posto, grazie e buona visione”, “Meglio che me ne vado, altrimenti mia madre si preoccupa” gli dissi, con un po’ di fretta, anche se avrei preferito, che quel momento non finisse mai, “Già, è meglio che me ne vado anch’io” mi rispose lui, con altrettanta fretta, “Buona fortuna” gli augurai, con tutto il cuore, “Grazie” mi rispose e entrambi, ce ne andammo in direzioni diverse. Quando tornai a sedermi, mia madre mi chiese: “Come è andata? Ti sei fatta fare qualche autografo?”, in quel momento mi battei la mano sulla fronte, in segno di dimenticanza e pensai “NO! Mi sono dimenticata di chiedere l’autografo a Michele! Accidenti!”, ero così emozionata, che mi ero dimenticata di chiederglielo. Mia madre, vedendomi fare questo gesto, mi chiese: “Che c’è? Non dirmi che te lo sei dimenticata?”, io, mortificata, le risposi: “Mi dispiace, non ci ho pensato…” e lei, tutta nervosa, mi gridò: “Come non ci hai pensato!? Mamma mia, persino queste cose ti dimentichi!? Sei veramente impossibile!”, avrei voluto vedere lei al mio posto. Lo spettacolo iniziò con la sigla, come al solito, stupenda, all’inizio, ci sono solo 4 ragazzi, 2 maschi e 2 femmine, che cantano una canzone, molto dolce, poi c’è la parte più movimentata ed energica ed è quella che preferisco, indovinate un po’ perché? Esatto, in questa parte, la telecamera, fa un primo piano a Michele, quando lo vedevo dalla televisione, tra tutte le voci dei ragazzi, riuscivo a distinguere quella sua, si sentiva, ma anche dal vivo sono riuscita a distinguere la sua voce. Dopo le presentazioni, la prima a cantare, fu Caterina Zampieri che cantò La musica è finita di Ornella Vanoni, poi, cantò Giovanni, che si esibì nella canzone For once in my life di Stevie Wonder, dopo, fu il turno di Matteo, che cantò Se io se lei di Biagio Antonacci, poi, si esibì Gabriele, in L’amore è una cosa meravigliosa di Massimo Ranieri e finalmente toccò a Michele, che cantò Man in the mirror, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso, appena iniziò a cantare, presi subito il cellulare e inviai un’ondata di voti, per fortuna, mio padre, mi fece la ricarica venerdì, era stupendo, l’emozione che provavo, era enorme, vedere la persona che ammiravo e che ammiro tuttora, di più al mondo, dal vivo, sentire a pieno la sua voce, era meraviglioso. Dietro di lui, c’era un coro gospel, la quale partecipazione, rendeva la canzone ancora più bella, Michele la terminò magicamente, entrando nei cuori di tutti gli spettatori (soprattutto nel mio). Dopo, si esibirono tutti gli altri: Stella Grillo con Almeno tu nell’universo di Mia Martini, Carlo con Il rock di Capitan Uncino di Carlo Bennato, Alfio e Roberta in Se (colonna sonora del film Nuovo cinema paradiso), poi cantò Noemi, ospite a Tluc, Gaia Lipani in I will always love you di Whitney Houston, poi un gruppetto di 3 ragazzi di circa 10 anni, che si chiamava Benvenuti al sud, ha cantato Barbera e champagne di Giorgio Gaber, Camille Cabaltera in Tra te e il mare di Laura Pausini e in fine Emanuele Bertelli in E’ la mia vita di Albano. Dopo aver fatto rivedere una piccola parte, di ogni esibizione, era il momento di eleggere il vincitore, che avrebbe sfidato uno dei tre sfidanti, per sostituirlo sul podio. Come voto della giuria, al primo posto, c’erano Gabriele, Gaia e Michele, questi poi, sono stati mescolati con i voti del pubblico a casa e alla fine il vincitore era… MICHELE PERNIOLA!… io ero felicissima, mi alzai in piedi, per applaudirlo, avevo un sorriso enorme, stampato sulla faccia. Dopo, prima che iniziasse la sfida sul podio, Antonella disse: “Bene, bene Michele, veramente bravo, complimenti… prima di iniziare la sfida volevo dire una cosa… mi è stato detto, che, circa una settimana fa, è venuta, qui, una ragazza, che ha fatto un provino, vero maestro?”, in quel momento, mi accorsi subito che stava parlando di me e iniziai ad agitarmi, “Si si, è vero, circa una settimana fa, è venuta qui una ragazza e ha fatto un’audizione e non è stata male, ha una buona voce e soprattutto una cosa di cui mi sono accorto e che mi rende felice, è che canta con il cuore, con sentimento” affermò il maestro, quando sentii quelle parole, feci un sorriso di imbarazzo, ma anche di felicità e pensai “Almeno sono andata bene…”, “Ho capito, meglio così e come si chiama questa ragazza?” chiese Antonella e all’improvviso, il mio sorriso, scomparve di colpo, “Mmh… non mi ricordo… aveva un nome strano… francese…” rispose il maestro, cercando di ricordarsi il mio nome, Antonella, per aiutarlo, gli chiese: “Si trova qui, in questo momento, questa ragazza?”, “Si si, le ho mandato un invito, per questa serata” rispose il maestro, “E riesce ad individuarla? Sempre se sia venuta, ma credo di si” gli chiese di nuovo Antonella, “Beh… non so… vediamo…” disse, cercando di individuarmi. La mia agitazione, aumentava sempre di più, non potevo crederci che parlavano proprio di me! Michele, già, mi aveva vista, ma non disse niente, perché aveva già capito, che non avevo molta intenzione di farmi vedere. All’improvviso, il silenzio, fu rotto dalle parole del maestro: “Ah! Eccola! Quella ragazza con i capelli biondi e il vestito blu e bianco!”, in quel momento, pensai “Oddio, mi ha visto…”, il cuore, mi batteva a mille, a un certo punto, Pupo (uno dei giudici di Tluc), si alzò e venne verso di me, “Oh mamma…” pensai, sempre più agitata, quando arrivò, mi prese la mano e mi accompagnò sul palco, il pubblico applaudì. Mamma mia, mi sentivo così agitata, che potevo svenire da un momento all’altro, Michele, si girò verso di me e mi sorrise, “Ciao cara, che bel vestitino che hai! Come ti chiami?” mi chiese Antonella, “Angela…” risposi, molto timidamente, “Che bel nome! da dove vieni?” mi richiese, “Da Trapani, in Sicilia…” risposi altrettanto, “E quanti anni hai?” mi richiese, “14…” risposi, riprendendo il discorso di prima, disse: “Bene… quindi, come ho detto prima, circa un settimana fa, sei venuta, qui, a fare un provino, giusto?”, avendo capito di non avere più scampo, cercai di calmarmi e risposi con più scioltezza e tranquillità: “Si, è vero, un signore, mi chiese se volevo cantare, davanti al maestro e io accettai”, dopo aver detto questo, lei disse una cosa, che non me la sarei, veramente, mai aspettata: “Ho capito… beh, devi essergli piaciuta davvero molto, perché, appunto, ti vuole chiedere… anzi… ti VOGLIAMO chiedere, se vuoi far parte del cast di Tluc”. In quel momento, sullo studio, calò il silenzio totale, non potevo credere alle mie orecchie, aveva detto proprio “CAST DI TLUC”, per qualche secondo, rimasi bloccata, per comprendere il messaggio e verificare se stavo sognando o no, poi, mi misi a ridere e dopo un po’ a piangere, ero così felice, che non riuscivo a trattenere le lacrime, non ce l’ho fatta, è stato più forte di me, Antonella, con un bel sorriso, mi disse: “Non te lo aspettavi eh? Ahahahah… allora, cosa hai deciso? Ti va?”, io risposi, tra le lacrime: “Beh… come hai detto tu, Antonella, non me lo aspettavo, veramente, è stata un’enorme sorpresa per me… mi sento la persona più felice del mondo, partecipare a Tluc, sarebbe un sogno che si avvera…”, lì, il pubblico applaudì. “Bene! Abbiamo un nuovo membro in famiglia!” esclamò Antonella, “Ora, scusa tesoro, ma dobbiamo continuare la sfida, ci siamo soffermati anche troppo, poi, il maestro, ti dirà tutto, va bene? Vai, puoi tornare a sederti” mi disse, frettolosamente. La sfida tra Michele e Stefan, continuò, quest’ultimo, cantò Profeta non sarò, non ricordo, molto bene, di chi è questa canzone. Alla fine, vinse Michele, ero felicissima! Ho provato un’emozione bellissima, vedendo Michele sul podio! Quando la puntata terminò, decisi di andare dietro le quinte, per fare i complimenti a Michele (e anche per sapere, dal maestro, quando dovevo venire, per le prove). Quando arrivai al corridoio principale, vidi tutti quanti, che si complimentavano con Michele, c’erano anche Antonella, il maestro e i tre giudici, tutti i ragazzi, mi sorridevano, si presentavano e mi dicevano: “Complimenti!... Benvenuta!... Benvenuta tra di noi!...” ecc, anche i giudici si presentarono: “Ciao! Piacere, io sono Pupo!”, “Ciao, io sono Cecilia Gasdia”, “Io sono Massimiliano Pani, piacere”, “Piacere, Angela…” ricambiai, dopo, si avvicinò il maestro e mi disse: “Allora… intanto, complimenti, sono felice che tu faccia parte del nostro cast”, “Grazie…” risposi, un po’ emozionata, “Bene… allora, devi venire ogni venerdì, all’hotel, come fanno tutti, ok?”, “Ok…” risposi. Quando, quasi tutti, se ne andarono, vidi Michele, avvicinarsi verso di me e con un altro dei suoi incantevoli sorrisi, mi disse: “Ciao”, “Ciao” ripetei, “Complimenti, sono contento che tu abbia realizzato il tuo sogno, te lo avevo detto che ci saresti riuscita” mi disse, sorridendo, “Ahahah grazie… comunque, complimenti anche a te, sei stato bravissimo, anzi, fantastico…” ricambiai, “Ahahah grazie!” mi ringraziò, ridendo, “Ora, scusa, ma devo andare, altrimenti, mia madre, si innervosisce” dissi, “Ok! Ci vediamo venerdì!” mi disse, “Ok, a venerdì, ciao” risposi, “Ciao” mi salutò e mi diede un bacio, sulla guancia, io, arrossii, come una fragola e me ne andai. Quando tornai da mia madre, lei, mi chiese: “Allora? Ti sei fatta dire quando devi venire?”, io, le risposi: “Si, ogni venerdì”. Ce ne ritornammo all’hotel, avevamo, già, tutto ponto, per tornare a casa l’indomani. Per tutta la notte, pensai a quella sera, è stato indimenticabile, mi ricorderò per sempre, di questo sabato, da qui, inizia la mia avventura.

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