STILL YOU, ALWAYS YOU di lynn12 (/viewuser.php?uid=11521)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
prologo
PROLOGO
Tokyo, Shinjuku,
ore 10.12
Io
pronuncio il tuo nome in questa notte oscura, e il tuo nome mi suona più lontano
che mai. Più lontano di tutte le stelle e più dolente della mite
pioggia.
(Federico Garcia Lorca)
Aprì
gli occhi sentendosi come se si fosse addormentato solo pochi attimi prima. In
effetti, poté constatare guardando la sua radiosveglia che erano trascorse
neanche quattro ore da quando si era coricato. Aveva passato tutta la notte ad
ubriacarsi, nella quanto mai vana speranza di dimenticare il giorno che stava
per arrivare. Di dimenticare lei. Fece un sorriso amaro. Erano due anni che ci
provava e ancora si illudeva di riuscirci…Si passò stancamente una mano sul
viso, sentendo la crescente barba pungergli il palmo.
Non
aveva voglia di alzarsi. A che pro, poi? Qualsiasi cosa avesse fatto, in
qualsiasi luogo fosse andato per cercare di non pensare, i ricordi lo avrebbero
rincorso. Tormentandolo, annientandolo. In qualsiasi viso avrebbe visto lei, in
qualsiasi profumo riconosciuto il suo, in ogni risata il suono cristallino che
tormentava i suoi sogni.
Due
anni…Erano trascorsi esattamente due anni dal giorno in cui lei se n’era andata.
Certo, si era aspettato che non sarebbe stato semplice, ma quel dolore lacerante
al petto…non aveva mai provato nulla di simile nella sua vita. E in tutto quel
tempo non si era mai affievolito, lo aveva accompagnato in ogni momento, in ogni
secondo della sua giornata. Si sentiva come se il suo cuore e la sua anima gli
fossero stati strappati via. Lei era il suo cuore. Lei era la sua anima. Lei
glieli aveva restituiti quando il suo intero mondo era governato dal buio e
dalla morte. E ora lei se li era ripresi.
E la
sola persona che doveva ringraziare per tutto questo era se stesso. Per anni
l’aveva respinta, aspettando il momento in cui lei si sarebbe stancata e lo
avrebbe lasciato. Perché tutti, prima o poi, lo lasciavano. E alla fine quel
momento era arrivato e lei se n’era andata. Avrebbe dovuto sentirsi felice,
soddisfatto di aver ottenuto quello che voleva…Allora perché da due anni
conviveva con quel dolore straziante? Perché il nome di lei continuava a
rimbombargli nella testa?
New York, Manhattan, ore 00.12
Lyin'
alone in the darkness with a memory in my head. There's a big hole where my
heart is and a lonely feeling rolling 'round my bed. And I'm afraid to sleep,
cause if I do I'll dream of you and dreams are always deep on the pillow where
I'll weep. (Dido –
Afraid to sleep)
Fissava le luci della città fuori
dalla sua finestra da ore ormai. Qualsiasi cosa facesse, per quanto ci provasse,
non riusciva ad addormentarsi. No, in realtà, aveva paura di addormentarsi.
Perché sapeva che, nel momento stesso in cui i suoi occhi si fossero chiusi,
l’immagine di lui sarebbe apparsa nella sua mente. I suoi occhi che brillavano
di una luce maliziosa, il suo sorriso ironico, la sua voce profonda…Anche dopo
due anni ricordava ogni più piccolo dettaglio. Tutto ciò che lo riguardava era
scolpito nella sua mente e nel suo cuore. Quel cuore che aveva lasciato ad un
oceano di distanza. E sapeva anche che mai li avrebbe dimenticati. Per quanto
disperatamente tentasse di ignorare quel dolore che le lacerava l’anima, questo
era ancora vivo e forte anche dopo due anni. Per quanto avesse costruito una
barriera di ghiaccio attorno al suo cuore, di notte essa si infrangeva e un
fiume in piena di ricordi e sensazioni si riversava nella sua testa. Per quanta
distanza avesse potuto mettere tra lui e se stessa, niente era cambiato. Lui era
sempre presente, tormentandola, annientandola. Lo vedeva in ogni persona che
incontrava, sentiva la sua voce in ogni caldo suono che udiva, vedeva i suoi
occhi nel buio della notte…
Da molto tempo aveva rinunciato
alla speranza di vederlo comparire davanti a se, eppure il suo cuore non poteva
fare a meno di sussultare ogni qualvolta il sentiva il campanello suonare o il
telefono squillare, una scarica elettrica le attraversava il corpo ogni
qualvolta una voce maschile chiamava il suo nome e il suo corpo rabbrividiva
ogni qualvolta vedeva una figura alta e muscolosa tra la folla.
Lui era parte di lei e tutto il suo
essere lo chiamava a gran voce, nella speranza di averlo di nuovo accanto a se.
Ma questo non sarebbe mai accaduto. Lui aveva fatto la sua scelta quel giorno. E
lei aveva fatto la sua. Tuttavia, anche se, materialmente, un oceano di distanza
li separava, lei sapeva che, nonostante tutto, lui faceva parte di lei. Lui era
dentro di lei e mai se ne sarebbe andato.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
CAPITOLO 1
-Sveglia,
bella addormentata!-
Kaori
si svegliò di soprassalto all’improvviso penetrare di quella voce nel suo sonno.
Un secondo dopo, sentì il letto sobbalzare sotto il peso del proprietario della
voce. Non aveva alcun dubbio sulla sua identità, solo una persona si azzardava a
svegliarla in quel modo, correndo il rischio di incorrere nella sua ira.
-A.J.,
quante volte devo dirti che la chiave che ti ho dato è solo per le emergenze?-
gemette Kaori voltandosi a pancia in giù e nascondendo la testa sotto il cuscino
-E io
quante volte ti ho detto di non chiamarmi “A.J.”?- replicò lui spostando il
cuscino –E poi questa è un’emergenza- continuò stendendosi accanto a lei
-Ah sì?
Beh, spero per te che sia un’emergenza molto urgente per avermi svegliato così
presto!-
-Tesoro,
sono le dieci di mattina…-
Kaori
aprì un occhio e sbirciò la sua stanza. Le tapparelle erano abbassate e
lasciavano entrare pochissima luce, perciò la camera era in penombra. Tuttavia,
la luce brillante che entrava dalla porta rimasta aperta e che proveniva dal
soggiorno le diceva che il giorno era iniziato da un bel pezzo.
-In
ogni caso, ho dormito poco stanotte, perciò se la tua non è una vera emergenza
ti conviene lasciarmi dormire, Aidan- disse voltandosi su un fianco, verso di
lui
Il
volto di Aidan si addolcì.
-Immagino
benissimo perché hai dormito poco, Kai, e scommetto che l’unica cosa che avresti
voglia di fare oggi è rintanarti in casa a deprimerti un po’-
-Io non
mi deprimo…-
-Beh,
l’anno scorso l’hai fatto-
Kaori
stava per replicare, ma si rese conto che Aidan aveva ragione, perciò lasciò
perdere. E poi era inutile discutere con lui, la conosceva troppo bene. Tra loro
c’era stata fin da subito una forte affinità, come tra un fratello e una
sorella. Persino Sayuri lo considerava ormai come un membro della famiglia.
Quando, un anno e mezzo prima, Kaori aveva intrapreso la sua carriera di
scrittrice, Aidan Julian Mackanzie le era stato assegnato come assistente. Lo
aveva trovato simpatico fin da subito, quando si era presentato dicendo:“Ciao,
io sono Aidan. È meglio che tu sappia fin da subito che sono gay, perciò tutto
questo ben di Dio non può essere tuo” Avevano poi scoperto che entrambi amavano
tre cose nella vita sopra ogni altra: la cioccolata, Johnny Depp e i film
romantici accompagnati da una maxi porzione di pop corn. In quel momento era
diventato il suo migliore amico. Era facile parlare e confidarsi con lui, Aidan
sapeva ascoltare e darle consigli come poche persone sapevano fare ed era per
questo motivo che gli aveva raccontato tutto del suo passato.
-Allora,
questa emergenza?- gli chiese con tono rassegnato
-Oggi
esce il tuo secondo capolavoro, te ne sei dimenticata, tesoro?- le rispose lui
picchiettandole con un dito sulla fronte –Devi andare in libreria a firmare un
po’ di copie per i tuoi fan-
-Posso
farlo anche domani- replicò Kaori seppellendosi di nuovo sotto le coperte
-No,
non puoi, alla libreria ti aspettano per le 12- Aidan prese le coperte e le
buttò giù dal letto
-Non
sono in vena di firmare libri e distribuire sorrisi-
-Beh,
dovrai farlo lo stesso. I tuoi fan sono già in fila che ti aspettano-
Kaori
sospirò. Quello era un colpo basso, Aidan sapeva che lei odiava deludere i suoi
lettori. Il loro sostegno era la cosa più importante per lei.
-E poi,
sento che oggi è il giorno in cui incontrerò la mia anima gemella!- aggiunse il
suo assistente con aria sognante
Lei
girò gli occhi.
-Questo
me lo dici quasi ogni giorno, Aidan-
-Ovvio,
perché io sono sempre pronto all’incontro di quello che sarà l’uomo della mia
vita!-
Kaori
scoppiò a ridere.
-Va
bene, va bene, mi alzo. Non fosse altro per non sentire ancora le tue fantasie
romantiche!- si alzò e premette il bottone per far salire le tapparelle
elettriche
Era una
serena giornata di inizio ottobre e le calme acque del fiume Hudson le diedero
il buongiorno anche quella mattina.
-La tua
è tutta gelosia, Kaori. Lo so che in fondo sei innamorata di me…Come darti
torto, d’altronde? Un figo come me non si trova tutti i giorni…- si vantò
scherzosamente Aidan
Kaori
si avviò verso il bagno scuotendo la testa e con il sorriso sulle labbra. Il suo
amico sapeva sempre come farle tornare il sorriso. Ed era veramente un bel
ragazzo. Alto, fisico scolpito dalla palestra, corti capelli castani a spazzola,
occhi verdi e un sorriso irresistibile, quel sorriso che le ricordava tanto
quello di un altro uomo, ancora più affascinante…Scacciò immediatamente quel
pensiero. Non importava se quel giorno era l’anniversario della sua partenza da
Tokyo, non avrebbe permesso ai ricordi di deprimerla.
Si fece
una doccia e indossò un leggero vestito di cotone marrone a piccoli pois rosa
con le maniche lunghe e la gonna che le arrivava sopra il ginocchio, a cui
abbinò un paio di stivali in pelle marroni. Rifece il letto e si diresse quindi
in cucina, dove trovò Aidan intento a prepararle la colazione. Si avvicinò e
sbirciò da sopra il bancone che divideva la cucina dal soggiorno.
-Mmh…Frittelle!
Le adoro!- esclamò con l’acquolina alla bocca
-Lo so-
le sorrise Aidan posandole il piatto di fronte
-Sei il
migliore- Kaori gli mandò un bacio
-So
anche questo!-
Dopo
colazione, si recarono in una delle più grandi librerie di Manhattan, a
Greenwich Village. Come ogni volta, Kaori rimase sorpresa dal numero di persone
presente, venute solamente per vederla, stringerle la mano e farsi firmare una
copia del suo nuovo libro. O meglio, venivano per vedere Kailey Madison, visto
che quello era lo pseudonimo che utilizzava per i suoi libri.
Ripensò
a come si era ritrovata, praticamente per caso, a fare la scrittrice. Lei amava
da sempre scrivere e lo faceva già quando viveva ancora a Tokyo. Scriveva
principalmente della sua vita, di quello che le succedeva e del suo lavoro.
C’era da dire che la vita che conduceva in Giappone al fianco di Ryo di spunti
gliene dava non pochi! Come sempre quando pensava al suo passato, sentì una
dolorosa stretta al petto. Quello che era successo due anni prima, dopo
l’episodio di Kaibara, era qualcosa a cui tentava disperatamente di non pensare.
Per non ricordare il motivo per cui aveva lasciato tutto. Per non soffrire.
Arrivata
a New York, era andata a stare per un po’ da sua sorella Sayuri, la seconda
persona, oltre ad Aidan, che conosceva il motivo del suo trasferimento a New
York. Era stato merito suo se aveva intrapreso la carriera di scrittrice. Un
giorno, Kaori aveva dimenticato in soggiorno il quaderno dove annotava tutte le
cose che le succedevano e sua sorella lo aveva trovato e letto alcune pagine.
Ricordava di come lei non si fosse affatto risentita, ma avesse provato più che
altro imbarazzo…Sayuri, invece, entusiasta, le aveva detto che possedeva del
talento e le aveva proposto di provare a scrivere qualcosa. Inizialmente, Kaori
non era per niente entusiasta dell’idea, ma sua sorella sembrava così sicura
delle sue capacità che aveva finito per accettare. Incredibilmente, il suo
primo, vero racconto le era uscito con più facilità di quanto avrebbe mai
creduto. Le era bastato raccontare uno dei casi che aveva risolto insieme a Ryo,
cambiando ovviamente i nomi dei protagonisti, ed in poco tempo era finito.
Sayuri
aveva insistito per mandarlo ad una casa editrice, aiutandola a tradurlo in
inglese, e Kaori aveva accettato più per farla contenta che altro, sicura che la
storia sarebbe finita lì. Una settimana dopo, invece, era stata contattata da
Russ Coleman, della Rain Publisher, che le aveva detto che il suo libro era
originale e appassionante e le aveva offerto un contratto. Se quello l’aveva
sorpresa, la notizia che nel giro di un paio di mesi il suo libro era diventato
un Best Seller l’aveva shockata. E così, senza quasi accorgersene, era diventata
una scrittrice e il suo secondo thriller sembrava dover avere lo stesso successo
del primo. I lettori si erano appassionati alle avventure di Rafe Storm, il
detective privato protagonista dei suoi romanzi, le trovavano originali ed
emozionanti, ed adoravano lo stile in cui Kaori, o meglio, Kailey, le
raccontava, perché sembravano trasportarti dentro alla storia, permettendoti di
viverla mentre divoravi le pagine del libro.
Kaori a
volte si chiedeva cosa avrebbero pensato se avessero saputo che ciò che loro
credevano fantasia non lo era poi così tanto…Nel primo libro, “Silver
Eyes”,
aveva raccontato quello che era successo con Silver Fox, tralasciando tuttavia
il suo ruolo, che nel romanzo non era contemplato. Nel secondo, “The
Forgotten
Past”,
aveva scritto dell’arrivo di Rosemary, facendo conoscere ai lettori qualcosa sul
passato del protagonista.
In
realtà, scrivere di Ryo era il solo modo per Kaori di sentirlo ancora vicino, di
sopperire al doloroso senso di mancanza che sentiva.
-Kailey?
Tutto bene?- le chiese Aidan vedendola assorta
Lei si
strappò dalle sue fantasticherie.
-Sì,
tutto bene non preoccuparti- lo rassicurò
Poi,
prese un libro dalla pila di fianco a lei e sorrise al prossimo della fila, una
studentessa universitaria che sognava di diventare una scrittrice in gamba come
lei. Kaori fu gentile, sorrise e la incoraggiò a perseguire il suo sogno, ma il
suo sorriso non riuscì mai ad arrivare ai suoi occhi.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
CAPITOLO
2
-È
arrivata un’altra lettera dal tuo ammiratore maniaco-
Kaori
mandò un’occhiataccia – che definire “assassina” sarebbe stato gentile – ad
Aidan, appoggiato al tavolo e sventolante una busta rossa. Stava tranquillamente
facendo colazione con sua sorella nel suo locale preferito sulla 57esima strada,
non lontano dalla Rain Publisher dove di lì a poco doveva recarsi, quando il suo
assistente era entrato e si era diretto al loro tavolo. Aidan sapeva bene che
lei non amava parlare di
quell’argomento davanti a Sayuri, ma sembrava che lui si fosse messo in
combutta con sua sorella per convincerla a rivolgersi alla polizia o ad assumere
una guardia del corpo. Tutto questo perché da un paio di mesi a quella parte
riceveva delle strane lettere da parte di un ammiratore un po’ troppo focoso…Lei
reputava tutta quella preoccupazione inutile. Era stata l’assistente di City
Hunter, per Dio, non si sarebbe di certo spaventata per una cosa del genere!
-Puoi
anche cestinarla, per quello che mi interessa…- disse con noncuranza
-Kaori,
perché ti ostini a prendere questa storia alla leggera?- intervenne Sayuri con
una nota di preoccupazione nella voce
-Perché
non c’è niente di cui preoccuparsi…-
-La
settimana scorsa qualcuno è entrato nel tuo appartamento…-
-Non ci
sono prove che sia opera sua…Potevano essere semplici
ladri-
-Questa
è già la terza lettera questa settimana, sono sempre più frequenti- fece Aidan
–Io e tua sorella siamo preoccupati per te, Kai-
Kaori
girò gli occhi.
-Delle
lettere non possono certo farmi del male. E poi…- i suoi occhi divennero tristi
–Niente può più ferirmi ormai-
Detto
questo, si alzò e uscì dal locale, sotto lo sguardo preoccupato degli altri due.
-A
volte non la riconosco più…- mormorò Sayuri –La ragazza che ho conosciuto
qualche anno fa era allegra, sensibile ed istintiva, non era capace di
nascondere quello che provava…-
-Quella
ragazza esiste ancora…- replicò Aidan –Solo che è nascosta dietro un muro di
dolore-
-La sto
perdendo, ma io non posso fare niente per impedirlo…C’è solo una persona che può
restituirmi la mia sorellina…-
Ryo
premette il tasto del telecomando per la millesima volta nel giro di cinque
minuti. Quella sera aveva deciso di rimanere a casa, non aveva voglia di uscire.
Non aveva voglia di vedere gente e di fare finta che tutto andasse bene. Niente
andava bene, maledizione! Kaori gli mancava così tanto che a volte credeva di
impazzire. Aveva anche pensato di cercarla…ma non ne aveva mai avuto il
coraggio. Probabilmente lei aveva una nuova casa, dei nuovi amici, si era
rifatta una vita…Magari si era persino dimenticata di lui…
Mandò
giù un lungo sorso dalla lattina di birra che teneva in mano e ricominciò a fare
zapping tra i canali. Tuttavia, i suoi pensieri tornavano inesorabilmente su di
lei. Immaginava che Kaori si fosse recata a New York da sua sorella, ma non
aveva mai controllato. Non sapeva se per paura di scoprire che lei fosse
infelice o se, al contrario, per paura che lei fosse felice anche senza di lui.
In quel
momento il telefono cominciò a squillare. Ryo lanciò un’occhiata all’orologio
appeso al muro e vide che segnava le 22.12. Chi mai poteva chiamarlo a
quell’ora? Forse Miki per sincerarsi che stesse bene… Ultimamente non si era
recato più al Cat’s Eye con la stessa frequenza di prima e così la barista ogni
tanto lo chiamava, preoccupata per lui. Afferrò il telefono dal tavolino di
fronte a lui e rispose.
-Sì?-
-Saeba?
Sono Sayuri-
Ryo si
irrigidì. Perché la sorella di Kaori lo stava chiamando? Una morsa di
preoccupazione gli strinse il cuore.
-Lo so
che lì a Tokyo sono le dieci passate, ma si tratta di una cosa urgente- continuò
la donna
-Che
cosa è successo?- riuscì infine a chiedere lui
-Kaori
sta bene, non preoccuparti- lo rassicurò –Tuttavia…ha bisogno di protezione-
-Protezione?
Da chi?-
-Ultimamente
riceve delle strane lettere…Più che strane direi inquietanti…E la settimana
scorsa qualcuno si è introdotto nel suo appartamento. Lei dice che non ci sono
prove che sia opera della stessa persona, però…-
-Tu sei
preoccupata per lei- terminò Ryo
-Ho una
brutta sensazione. Vorrei che venissi qui a New York…per favore- lo pregò Sayuri
-Immagino
che Kaori non sappia niente di questa telefonata…-
-No. Lo
sai come sa essere testarda…-
-Sì, lo
so-
Anche
attraverso la linea del telefono, anche ad un oceano di distanza, Sayuri avvertì
tutta la tristezza e l’emozione contenute in quelle tre parole.
-Sia
chiara una cosa, però. Se accetti di venire qui, deve essere perché vuoi
rientrare nella vita di mia sorella… E di non uscirne più. Non reggerebbe
nuovamente al dolore. Capisci quello che voglio dire?-
-Sì,
capisco- rispose Ryo quasi in un sospiro
-Bene.
Perché mia sorella non è più la stessa da due anni a questa parte e tu sei
l’unico che può farla tornare quella di un tempo. Rifletti su quanto ti ho
detto, il mio indirizzo ce l’hai. Se decidi di non venire, manda Mick, Umibozu o
qualsiasi persona tu reputi degna di fiducia-
Detto
questo, lo salutò e riattaccò. Ryo fissò il telefono tra le sue mani. Se Sayuri
aveva chiesto il suo aiuto, la situazione doveva essere davvero seria. Il suo
voltò si oscurò come il mare in tempesta. Sebbene lontana da lui, Kaori era di
nuovo in pericolo. Che fosse un segno del destino? Che il fato volesse che lui e
Kaori fossero riuniti? Che volesse che fosse ancora lui a proteggerla? Scosse la
testa con un sorriso divertito sulle labbra. Adesso si metteva a credere anche a
cose come il destino…
Si alzò
e si avvicinò alla porta-finestra, osservando il brulicare via vai della
Shinjuku-dori sotto di lui. Ripercorse con la mente la conversazione appena
avuta con Sayuri. La donna aveva detto che Kaori non era più la stessa…Che cosa
voleva dire? Dal tono con cui lo aveva detto sembrava che non fosse solo
preoccupata per l’incolumità fisica della sorella…Kaori era cambiata tanto in
quei due anni? E perché lui era l’unico che poteva farla tornare quella di un
tempo? Aveva sofferto così tanto a causa sua?
Chiuse
gli occhi e strinse i pugni fino a farsi male. Certo che aveva sofferto, che
domande idiote si faceva! Serbava ancora scolpita a fuoco nella mente l’immagine
di Kaori nel giorno in cui se ne era andata. Soprattutto dei suoi occhi…Non
aveva mai visto tanto dolore negli occhi di qualcuno. E tanta delusione. Lui
l’aveva delusa. Aveva calpestato i suoi sentimenti. E ora con che diritto poteva
ripresentarsi di fronte a lei? Con che coraggio poteva andare da lei e chiederle
di perdonarlo? Perché di questo si trattava. Ryo voleva il suo perdono. E voleva
lei. La voleva con tutto se stesso. Voleva andare da lei, baciarla fino a
toglierle il fiato e dirle che l’amava con una forza che a volte lo spaventava.
Voleva fare l’amore con lei per giorni interi, fino a conoscere ogni millimetro
della sua pelle. E voleva che i suoi magnifici occhi nocciola lo guardassero di
nuovo con quella luce calda e avvolgente. Che lo guardassero di nuovo con occhi
innamorati.
Non
sapeva se tutto ciò era possibile, questa volta forse il perdono non era per
lui, ma avrebbe fatto tutto ciò che era possibile per ottenerlo e per riavere
Kaori. Tornò sul divano e riprese in mano il telefono, componendo velocemente un
numero.
-Mick
Angel-
-Mick,
sono Ryo-
-Ehi,
era da un po’ che non ti facevi sentire, amico!-
-Non ho
tempo per i convenevoli, Mick, mi serve un favore. È urgente- lo interruppe Ryo
-Dimmi
tutto- Mick si fece tutto orecchi
-Mi
servono dei documenti falsi, devo partire per New York-
-New
York? E ci vai in aereo?- si stupì l’americano
-No, ci
vado a nuoto…- lo prese in giro l’altro –Ovvio che ci vado in aereo, genio-
-Scusa,
ma non eri tu quello che aveva il terrore di tutto ciò che poteva volare?-
Ryo
sospirò. Forse era meglio spiattellare subito la verità, tanto Mick lo avrebbe
torturato fino a saperla.
-Si
tratta di Kaori-
-Le è
successo qualcosa?- si preoccupò l’amico
-No,
sta bene, ma c’è un tizio che la perseguita, sua sorella mi ha chiamato e mi ha
chiesto di andare là- rispose Ryo brevemente –E poi…-
-E poi
vuoi andare a riprendertela- indovinò Mick
-Sì-
-Era
ora, amico! I documenti saranno pronti tra un’ora-
-Bene-
Tre ore
dopo, Ryo era a bordo di un aereo che sorvolava l’oceano diretto a New York.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
CAPITOLO 3
Kaori sbirciò con la coda dell’occhio Ryo seduto accanto a
lei che guardava un film alla televisione. Era da mezz’ora che tentava di
leggere la rivista che teneva in mano, ma la sua mente non ne voleva sapere di
collaborare. Due settimane. Erano trascorse due settimane da quando il
Professore l’aveva dimessa dalla sua clinica dopo la ferita in testa che si era
fatta sulla nave di Kaibara. Due settimane che Ryo non usciva più la sera, ma
rimaneva a casa con lei. E, nonostante questo, due settimane che lui faceva
finta di niente, come se quello che era successo su quella nave e durante la
notte precedente non fosse nulla di importante. Lei aveva riacquistato la
memoria quasi subito, l’amnesia di cui aveva sofferto quando si era risvegliata
era in realtà solo una momentanea confusione dovuta ai giorni in cui era rimasta
incosciente. Ma ora si ricordava ogni cosa, perfettamente. Ricordava la notte
che lei e Ryo avevano trascorso aspettando il sorgere del sole, parlando come
non avevano mai fatto, raccontando cose che non avevano mai detto a nessuno.
Ricordava quello che era successo sulla nave, di come era stata separata da lui
e avesse dovuto seguire Umibozu. Ricordava Mick sotto l’effetto della polvere
degli angeli. Ricordava quel vetro che la separava da Ryo e il duello che lui
aveva sostenuto contro l’uomo che un tempo chiamava “padre”. Ricordava gli occhi
tristi di Ryo e come avesse avuto voglia di abbracciarlo e consolarlo come si fa
con un bambino. E ricordava il loro bacio. Quel bacio venuto dal cuore e con il
quale lui le prometteva che sarebbe tornato da lei.
Non
aveva ancora detto a Ryo che aveva ritrovato la memoria. Aveva atteso, sperando
in una sua parola, in un suo gesto…Qualsiasi cosa le dicesse che lui non aveva
approfittato della sua amnesia per sfuggire ai suoi sentimenti…Tuttavia, erano
trascorse due settimane e per lui era come se nulla fosse successo. No, basta,
lei non ce la faceva più. Era ora di fare qualcosa. Abbassò la rivista che
teneva in mano, posandola sulle sue ginocchia, e prese un bel respiro.
-Ho
riacquistato la memoria- disse tutto d’un fiato
-Eh?
Che cosa hai detto?- le chiese Ryo voltandosi verso di lei
-Ho
detto che ho riacquistato la memoria- ripeté Kaori più lentamente
Il
volto del partner si fece serio. Spense la televisione e appoggiò il telecomando
sul tavolino di fronte al divano.
-Da
quanto tempo?-
-Da un
paio di giorni dopo il mio risveglio. La mia non è stata una vera e propria
amnesia, in realtà, è stata più che altro confusione dovuta ai giorni in cui
sono stata incosciente-
-Perché
non me l’hai detto subito?-
-Perché?
Mi chiedi il perché?- Kaori si alzò e cominciò a camminare nervosamente per la
stanza –E tu perché non mi hai mai detto niente in queste due settimane? Non ti
sei mai offerto di raccontarmi quello che è successo sulla nave per aiutarmi a
ricordare, ti sei limitato a comportarti come se non fosse successo nulla… Ma
qualcosa è successo, Ryo. Perché non hai mai detto una parola?-
Lui si
alzò a sua volta e andò alla finestra. “Ecco, al solito” pensò lei. Faceva
sempre così quando un discorso si stava facendo troppo serio per i suoi gusti.
Dopo qualche secondo in cui non ottenne risposta, proseguì:
-Va
bene, non rispondere, tanto lo so già il perché. La mia amnesia ti ha offerto su
un piatto d’argento l’opportunità di defilarti un’altra volta. Stai ancora
scappando-
-Qui
non si tratta di scappare, Kaori- replicò Ryo voltandosi a guardarla
-Sì,
invece, si tratta proprio di questo. La notte prima di partire e poi sulla nave
di Kaibara ti sei aperto con me e mi hai mostrato finalmente quello che provi.
Ora però hai di nuovo paura e cerchi per l’ennesima volta di fare marcia
indietro. Ma stavolta è diverso, Ryo. Noi due ci siamo baciati su quella nave,
non puoi fare finta che non sia accaduto-
Kaori
poté sentire il suo cuore accelerare i battiti al solo ricordo di quanto era
successo e maledì nuovamente quel
vetro che le aveva impedito un contatto diretto con il calore delle labbra
dell’uomo che amava.
-Sì che
posso- la voce di Ryo la fece tornare bruscamente alla realtà
-Co…cosa?-
ferita, lo guardò senza capire -Ma perché?-
-Perché
è meglio così, Kaori- fu la sola risposta del suo partner
-Meglio
per chi?- la voce di lei cominciò a tremare sotto il peso delle lacrime
trattenute –Meglio per me? O, più che altro, meglio per te?-
-Lo
faccio per proteggerti-
-Balle!-
esplose Kaori con veemenza –Lo fai perché evitare di affrontare la realtà è
quello che ti riesce meglio! D’altronde, sono sei anni che lo fai…-
-Non
intendo continuare oltre questa conversazione-
Detto
questo, Ryo si diresse verso la porta.
-Beh,
si da’ il caso che io intenda farlo invece!- esclamò lei con rabbia
afferrandogli un braccio e facendolo voltare di nuovo verso di se
-Ho
detto che non intendo più parlarne- sibilò lui
Lei lo
ignorò e piantò lo sguardo nel suo.
-Negando
quello che è successo su quella nave stai negando anche quello che è successo
tra noi…E stai calpestando i miei sentimenti per te- Kaori si interruppe,
faticando sempre più a trattenere le lacrime –Se ora, guardandomi negli occhi,
lo farai di nuovo, giuro che non mi rivedrai mai più, Ryo-
Ci
furono alcuni secondi di pesante silenzio, poi Ryo parlò:
-Dimentica
quello che è successo, Kaori-
Detto
questo, voltò le spalle e se ne andò. Kaori, incredula e ferita, lo guardò
uscire sbattendo la porta. Per l’ultima volta.
Strofinandosi gli occhi stanchi, Kaori distolse lo sguardo dallo schermo
del suo portatile e si mise ad osservare il sole tramontare sulle acque del
fiume attraverso le grandi finestre. Non sapeva nemmeno lei perché si era messa
a rileggere quelle parole. Nessuno sapeva che aveva scritto un libro su quello
che era successo prima della sua partenza da Tokyo. Neanche si spiegava perché
lo aveva fatto. Una notte, in preda al dolore per la mancanza di Ryo, si era
messa a scrivere e aveva continuato per ore, sfogando la sua sofferenza sui
tasti del computer. Aveva raccontato tutto, senza tralasciare nulla, ma al punto
in cui lei faceva i bagagli e se ne andava si era fermata. Non era riuscita ad
andare oltre. Avrebbe dovuto scrivere di come si era ricostruita una vita a New
York, lontano da lui, e di come i loro destini si fossero divisi per sempre…Ma
per qualche motivo non ce la faceva. Né tanto meno riusciva a scrivere un finale
romantico e felice. Perché sarebbe stata una bugia. Lui non era venuto e
prenderla. Non le aveva dichiarato il suo amore e chiesto di tornare da lui. E
dubitava che sarebbe mai successo. E finché non fosse riuscita a venire a patti
con quella realtà non sarebbe stata in grado di scrivere la parola fine. E aveva
il sospetto che quel racconto d’amore incompleto sarebbe rimasto così per
sempre.
Riportando
lo sguardo sul computer, chiuse il file e spense il portatile, poi si alzò dal
divano e si diresse in camera da letto. Anche lì si poteva godere della stessa
magnifica vista sul fiume Hudson che si poteva vedere dal soggiorno. Era quello
il motivo principale per cui aveva acquistato quell’attico sulla West End
Avenue. Si era innamorata di quel panorama da togliere il fiato. Andò in bagno e
fece scorrere l’acqua finché non divenne calda, per poi iniziare a riempire la
vasca. Ci versò dei sali profumati e un bel po’ di bagnoschiuma al cocco, poi
tornò in camera, aprì l’armadio e scelse un paio di comodi pantaloni e una
maglia a maniche lunghe di cotone rosa. Aveva tutta l’intenzione di concedersi
un po’ di relax quella sera. Dopo il bagno avrebbe acceso il caminetto e
ordinato una pizza, poi avrebbe chiamato Aidan chiedendogli se voleva vedere un
film con lei. Per quel giorno, basta pensare al passato…E, soprattutto, basta
pensare a Ryo.
Ryo
aprì gli occhi di scatto, confuso per un attimo sul luogo in cui si trovava. Poi
si ricordò di essere nella camera degli ospiti di Sayuri. Si strofinò gli occhi,
per niente stupito di aver sognato quello che era successo quella sera di due
anni prima. La sera in cui, dopo la discussione con Kaori, aveva vagato per ore
attraverso le strade di Shinjuku e, al suo ritorno, lei non c’era più. Se n’era
andata per sempre. Non credeva che le parole che aveva pronunciato prima che lui
uscisse fossero vere, pensava fossero dettate dalla rabbia…E invece ora la
camera di Kaori era vuota, i suoi abiti spariti, così come il suo anello e la
foto di Maki. Questa volta si era spinto troppo oltre e l’aveva persa. Da quel
giorno aveva rivissuto quella scena quasi ogni notte nei suoi sogni. E ogni
mattina si svegliava sperando che fosse solo un incubo. Ma poi Kaori non
arrivava a svegliarlo e la realtà lo colpiva come uno schiaffo.
Tuttavia,
il destino aveva voluto dargli la possibilità di rivederla. Possibilità che non
avrebbe sprecato.
Sayuri
non aveva detto niente quando lo aveva visto sulla porta, si era limitata a
farlo entrare e a preparargli qualcosa da mangiare mentre gli raccontava tutto
sul perché lo aveva chiamato e sulla vita che Kaori aveva condotto in quei due
anni. La sua piccola Sugar Boy era diventata una scrittrice famosa. Sayuri gli
aveva dato una copia dei suoi due libri e ne aveva letto qualche pagina. Non era
difficile capire chi fosse in realtà il detective privato Rafe Storm…Kaori aveva
descritto lui, il suo lavoro, ma lei in tutto ciò non compariva. Perché? Perché
pensava di non fare più parte della sua vita? Oh, ma lei ne faceva parte eccome.
Lei era la sua vita.
Si alzò
e prese il suo orologio sul comodino per vedere che ore fossero. Erano le otto
di mattina, presto per lui, ma considerando che era andato a letto alle nove a
causa del lungo viaggio, non c’era molto di cui stupirsi per quella levataccia.
Prese un paio di jeans e una maglietta di cotone a maniche lunghe nera dal suo
borsone e si vestì, poi uscì dalla camera, attraversò il corridoio e poi il
soggiorno per arrivare in cucina, dove trovò Sayuri che preparava la colazione.
-Buongiorno-
lo salutò la donna –Ti sei alzato presto-
-Considerando
che ho dormito quasi dodici ore non è poi così strano- replicò Ryo
-Il
caffè è già pronto se vuoi servirti- indicò la macchinetta per il caffè –Le uova
sono quasi cotte. Strapazzate vanno bene?-
-Benissimo,
ti ringrazio- fece lui versandosi una tazza del liquido scuro –Mi dispiace per
il disturbo. Il tuo fidanzato non ha nulla da ridire sul fatto che abbia dormito
qui?-
-Ho
spiegato tutta la situazione ad Alex, per cui non c’è nessun problema- gli
sorrise Sayuri –E poi, hai detto che ti trasferirai subito da Kaori, no?-
Ryo
fece un sorriso ironico.
-Sempre
se non mi ucciderà appena mi vede-
-Non
avrebbe tutti i torti…Ma visto che mi servi vivo farò la mia parte per
convincerla-
-Troppo
buona- scherzò lui
-Però
la parte difficile spetta a te, Saeba. L’hai fatta soffrire molto e non sarà
facile rimediare, lo sai, vero?- replicò Sayuri seria
-Lo so-
il volto di Ryo si oscurò
La
donna gli posò un piatto davanti e lo guardò negli occhi.
-C’è
solo una cosa che voglio tu mi prometta, Saeba. Che la farai felice-
Lui
alzò lo sguardo su di lei e la determinazione che vi lesse la convinse ancora
prima della sua risposta.
-Te lo
prometto-
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
CAPITOLO
4
I don't
know where I'm going, only know where I’ve been, but you move through my soul
like a hurricane wind. We've been so lost for so long, I don't know how to get
back again and we're drowning in the water that flows under this bridge. When
you're fighting the current you forget how to live and I wanted to reach you but
I don't know where to begin. And you remain a promise unfulfilled until
today.
(Goo goo
dolls - Feel the silence)
Kaori
chiuse la porta del suo appartamento con un tonfo, appoggiandovisi sopra.
Finalmente quella giornata era finita! Tra rilasciare interviste ai giornali e
registrazioni per apparizioni in programmi televisivi non ne poteva davvero più.
Odiava quella parte del suo lavoro, essere al centro dell’attenzione. D’altra
parte, per promuovere il suo libro era necessario anche quello. Ripensò a quello
che le aveva detto Russ, il suo burbero e perennemente arrabbiato editore. Il
suo primo libro, “Silver Eyes”, era appena stato pubblicato anche fuori dagli
Stati Uniti e lui voleva che lei facesse un tour promozionale che avrebbe
coperto il Sud America, l’Europa e l’Asia. Lei aveva promesso che ci avrebbe
pensato, ma solo se il Giappone fosse rimasto fuori dall’itinerario. Russ si era
impuntato, aveva protestato e urlato, sostenendo che quella era una delle tappe
più importanti, ma alla fine Kaori l’aveva avuta vinta. In fondo quella del suo
editore era solo una facciata per nascondere un’indole gentile e generosa, lei
l’aveva appurato in più di un’occasione. Inoltre, la conosceva bene ormai e
sapeva che non era una di quelle donne che si impuntavano su una cosa per
capriccio, se aveva deciso di non voler andare in Giappone doveva avere le sue
buone ragioni. E lei ne aveva una ottima.
Dopo
una lunga doccia, si avviò verso la cucina per prepararsi la cena, quando il
campanello suonò. Chiedendosi chi potesse essere, guardò dallo spioncino e vide
che si trattava di Sayuri.
-Ciao,
sorellona- la salutò aprendo la porta –Come mai da queste parti?- le chiese poi
facendola entrare
-Scusa
se non ti ho telefonato prima di venire, ma devo parlarti di una cosa
importante- le disse la sorella sedendosi sul divano
-Di che
si tratta?- Kaori si accomodò sulla sua poltrona preferita
-Kaori,
lo so che ne abbiamo già parlato molte volte, ma io non posso fare a meno di
preoccuparmi per te…-
-Sayuri…-
-No,
lasciami finire- la interruppe lei –Come giornalista ne ho viste molte di
situazioni come queste e persone del genere non sono da prendere sottogamba-
-Lo so,
ma io so badare a me stessa. E poi continuo ad andare al poligono…-
Una
delle cose che aveva deciso di prendere con se quando se n’era andata da Tokyo,
infatti, era la pistola di suo fratello. E in quei due anni aveva continuato ad
allenarsi costantemente, migliorando la sua mira. Inoltre, prendeva lezioni di
autodifesa. Del resto, maniaci o no, New York era una città pericolosa se non si
era prudenti.
-Sei
testarda, sorellina- le disse Sayuri –Ma io lo sono di più. E così ho assunto
una guardia del corpo-
-Che
cosa hai fatto?- esclamò stupita Kaori –Ma sei impazzita? Io non voglio un cane
da guardia che mi stia sulle scatole tutto il giorno!-
-E
invece dovrai sopportarlo. Anzi, sarà qui a minuti- rispose con la massima calma
la sorella maggiore
-Non se
ne parla nemmeno! Io non ce lo voglio qui!-
In quel
momento suonarono alla porta.
-In
questo caso credo che dovrai dirglielo di persona…-
-Nessun
problema!-
Con
espressione furente, Kaori andò alla porta e la spalancò con impeto. Vedendo chi
le stava di fronte, tuttavia, la sua rabbia scemò, lasciando il posto allo
stupore e allo shock. Il suo volto impallidì e il suo corpo si irrigidì. No,
non può essere…Sayuri non può aver chiamato lui…
-Ciao,
Kaori-
La voce
di Ryo la riportò alla realtà.
-Co…cosa
ci fai tu qui?- chiese lei in un sussurro
-Mi ha
fatto venire tua sorella- rispose lui
In un
attimo, Kaori assunse la sua espressione più glaciale.
-Beh,
mi dispiace che tu abbia fatto un viaggio a vuoto allora, perché io non ho
bisogno di protezione-
Detto
questo, gli voltò le spalle e tornò in soggiorno. Ryo chiuse la porta e la
seguì, pensando che Sayuri non aveva mentito quando gli aveva detto che Kaori
non era più la stessa. Chi era quella donna fredda e apparentemente insensibile
come il ghiaccio? Dov’era finita la sua Kaori impulsiva e passionale? Eppure,
anche se solo per un attimo, aveva visto qualcosa nei suoi occhi…Cosa non lo
sapeva bene nemmeno lui. Di una cosa sola era sicuro. Appena l’aveva rivista
l’unica cosa che avrebbe voluto davvero fare era prenderla tra le braccia e
baciarla. E magari prenderla in braccio e portarla in camera da letto…Tuttavia,
per il momento, aveva altro a cui pensare. Come, per esempio, evitare di farsi
cacciare da Kaori e farle accettare la sua protezione. Una cosa da niente,
insomma!
Dopo
aver chiuso la porta dietro di se, Ryo scese i tre scalini che portavano alla
zona soggiorno e dove le due sorelle stavano discutendo.
-Si può
sapere perché diavolo hai chiamato lui?- stava chiedendo Kaori alla sorella
maggiore
-Perché
è il migliore e perché anche a lui sta a cuore la tua incolumità- rispose Sayuri
senza farsi scomporre dal tono bellicoso dell’altra
-Ci
sono guardie del corpo valide anche negli Stati Uniti. È o non è la nazione
delle star del cinema? E poi ti ho già detto un miliardo di volte che io non
voglio un cane da guardia che mi rompa le scatole!-
-Kaori,
non sottovalutare le persone di questo tipo- intervenne Ryo –Solitamente sono
psicopatici o comunque persone con gravi problemi mentali. Ossia le più
pericolose-
-E tu
perché non ti fai gli affari tuoi?- lo aggredì Kaori
-Perché
sono preoccupato per te-
-Beh,
sei in ritardo di due anni-
Il
colpo andò a segno e Ryo si irrigidì. Kaori non aveva intenzione di
risparmiargli niente e, anche se sapeva di meritarlo, non toglieva nulla al
fatto che la sua ostilità lo feriva.
-Sei in
pericolo, Kaori, ed è ora che tu te ne renda conto- disse con tono serio
-Anche
se fosse, so cavarmela da sola-
-Non da
gente del genere-
Lei
odiava quando usava quel tono da presuntuoso! Non era cambiato per niente, era
sempre in grado di farla sentire un’incompetente e di farle prendere la pazienza
come nessun altro.
-E tu
che ne sai? Cosa ne sai di quanto o come mi sono allenata in questi due anni?
Che ne sai della mia vita da quando me ne sono andata da Tokyo?!- gridò con
rabbia –Io sto cercando di ricostruirmi una vita e tu stavolta non sei compreso!
Non ti voglio in casa mia e non ti voglio in questa città! Tornatene a Tokyo e
non farti più vedere!-
Detto
questo, si avviò verso la sua camera e vi si chiuse dentro, sbattendo la porta
con furia. Ryo rimase fermo, in silenzio, a fissare quella porta.
Kaori
si decise ad uscire dalla sua stanza solo un’ora dopo. Il soggiorno era immerso
nel silenzio e nell’oscurità. Sayuri e Ryo se n’erano andati. Fece finta di
ignorare lo strano senso di delusione che sentì a quella constatazione. Senza
accendere la luce, si diresse verso la cucina per prepararsi una tazza di the,
l’appetito le era passato. Sussultò quando la sua voce ruppe il silenzio.
-Finalmente
ti sei decisa ad uscire-
Si
voltò di scatto e intravide la figura di Ryo in penombra davanti ad una
finestra. Aveva socchiuso il vetro per far uscire il fumo della sigaretta che
stava fumando.
-Allora
sei ancora qui- gli disse irritata
Stranamente,
l’irritazione che ostentava in realtà dentro di lei somigliava molto al
sollievo.
-Sei
testarda, Kaori, in questo non sei cambiata- Ryo aspirò l’ultimo tiro di
sigaretta e la gettò fuori dalla finestra, richiudendola –Ma hai dimenticato
quanto io sappia essere ostinato quando mi metto in testa una cosa- aggiunse poi
mentre le si avvicinava
-Non
capisco perché questa cosa ti interessi tanto- replicò lei incrociando le
braccia al petto
-Perché
mi preoccupo per te-
Kaori
distolse lo sguardo, portandolo alla finestra. Per qualche secondo rimase in
silenzio, fissando le scure acque del fiume che si confondevano con il cielo
notturno, poi tornò a guardarlo.
-E va
bene- disse –Visto che non riesco a convincerti ad andartene mi vedo costretta
ad accettare il tuo aiuto. Ma risolto il problema con questo tizio che mi
perseguita te ne torni a Tokyo, intesi?-
-Di
questo parleremo quando tutto sarà sistemato-
Detto
questo, Ryo afferrò la sua sacca e si diresse verso la camera degli ospiti, come
se conoscesse quella casa come le sue tasche. Evidentemente, da bravo sweeper,
mentre lei era in camera aveva preso confidenza con il suo appartamento. Quello
che non capiva era il significato di quell’ultima frase e, soprattutto, dello
sguardo che le aveva rivolto…Uno sguardo che le aveva fatto scorrere brividi
lungo tutto il corpo.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
CAPITOLO
5
La
mattina dopo, Kaori, assonnata e stravolta, entrò in cucina e cominciò a fare il
caffè. Non era riuscita a dormire per niente quella notte…Tutta colpa di Ryo!
Come faceva a dormire sapendo che lui si trovava nella camera di fronte alla
sua? Accidenti a lui! Mentre aspettava che il caffè fosse pronto, cercò di
pettinare con le dita la massa intricata che erano i suoi capelli alla mattina.
In quei due anni li aveva fatti crescere e ora li portava lunghi fino ad oltre
le spalle, ma visto che erano mossi non era facile tenerli. Ma non se li sarebbe
tagliati di nuovo, le piacevano così. Di solito, dopo una delusione d’amore,
molte donne decidevano di tagliarsi i capelli, ma visto che lei li aveva già
corti se li era fatti crescere…Logico!
Strofinandosi
gli occhi, circumnavigò il bancone della cucina e passò nella zona soggiorno.
Accese il televisore e cercò il canale dove sapeva che a quell’ora trasmettevano
la replica di una puntata dell’A-team. Era appena cominciata e il colonnello
Hannibal Smith era alle prese con uno dei suoi magici travestimenti. Alzò un po’
il volume e tornò in cucina, dove trovò il caffè ormai pronto. Se ne versò una
tazza abbondante e si appoggiò al bancone mentre lo sorseggiava.
Qualche
secondo dopo, vide comparire dal corridoio che portava alle camere un Ryo non
meno assonnato di lei, vestito unicamente di un paio di boxer. Per poco Kaori
non si strozzò con il caffè vedendolo. Ok, non era la prima volta che lo vedeva
così, ma erano passati due anni, accidenti! E poi era già scombussolata di suo
per tutta quella situazione, non occorreva che ci si mettesse pure lui con il
suo fisico da infarto!
-Buongiorno-
borbottò Ryo strofinandosi gli occhi
-Potresti
anche evitare di girare per casa mia mezzo nudo!- lo aggredì quasi Kaori
Lui
alzò un sopracciglio con fare interrogativo.
-Io
dormo sempre così, lo sai bene- rispose
-Sì,
ma…la situazione ora è diversa- replicò lei a disagio
-Non
dirmi che ti metto in imbarazzo…-
Sembrava
molto felice del suo nervosismo, quel maledetto! Accidenti a lui e al fatto che
ancora sapeva capire i suoi comportamenti meglio di chiunque altro!
-Vuoi
una tazza di caffè?- gli chiese per sviare l’argomento
Ryo
sorrise soddisfatto. Vedere che poteva ancora turbarla gli piacque enormemente.
D’altro canto, doveva ammettere che anche Kaori sapeva ancora fargli mancare il
respiro al solo vederla. Indossava un pigiama di seta rosa, sottile e
impalpabile, con una fila di bottoncini sul davanti che gli faceva venir voglia
di aprirli uno ad uno, lentamente, per scoprire piano piano quello che c’era
sotto…Oppure, al contrario, strapparli tutti in un colpo solo e saziarsi di lei.
Alt! Terreno pericoloso, Saeba!
-Sì,
grazie. Un bel caffè forte è proprio quello che ci vuole- rispose
Kaori
gli porse la tazza e lui prese a sorseggiarla, guardandosi intorno.
-Mi
piace il tuo appartamento. È molto accogliente- le disse dopo qualche secondo
Era
molto spazioso, la zona giorno era formata dal soggiorno, nei toni del beige, e
dalla cucina in legno chiaro, ampie
vetrate donavano una vista mozzafiato sul fiume Hudson e sulla parte ovest di
New York. Un corridoio portava alle camere da letto, ognuna dotata di un bagno
privato. Dalla posizione, intuiva che quella di Kaori era affacciata sul fiume
come il soggiorno, mentre quella degli ospiti dava sui grattacieli di
Manhattan.
-Grazie.
Anche io lo adoro, appena l’ho visto mi sono innamorata della magnifica vista
sull’Hudson e ho deciso che questa doveva diventare la mia nuova casa-
Ryo
cercò di ignorare la fitta di dolore che provò la pensiero che lei non
considerasse più Tokyo come la sua casa.
-E da
quando ti piacciono questo genere di telefilm?- le chiese accennando alla tv
accesa dove l’A-team stava trasformando un vecchio furgone in un mezzo blindato
con qualche tubo e qualche lastra di metallo
-Ho
iniziato a guardarli per migliorare il mio inglese…- rispose lei alzando una
spalla con noncuranza –E alla fine mi ci sono appassionata-
La loro
conversazione fu interrotta dallo squillo del campanello. Kaori andò alla porta
e dallo spioncino vide che si trattava di Aidan. Immaginava che sarebbe passato
dopo la telefonata della notte prima…Non riuscendo a dormire e sentendo il
bisogno di parlare con qualcuno, lo aveva chiamato e gli aveva raccontato tutto
quello che era successo. Se fosse stato per lui sarebbe venuto immediatamente,
ma Kaori lo aveva dissuaso. Sapeva quanto potesse essere protettivo nei suoi
confronti e una complicazione in più non era proprio ciò che le serviva.
-Ciao-
lo salutò –Almeno stavolta non hai usato la chiave-
Aidan
le passò un braccio intorno alla vita e le posò un bacio sulla fronte.
-Ci ho
provato- disse –Ma non funziona-
-Strano…La
mia funziona benissimo- fece Kaori perplessa
-Ho
cambiato la serratura stanotte- intervenne una voce dietro di loro
Lei si
voltò sorpresa verso Ryo.
-Hai
cambiato la serratura? E perché?-
-Ne
parleremo dopo. Perché ora non mi presenti il tuo amico?-
Kaori
conosceva bene quel tono di voce. Ryo aveva deciso che Aidan non gli stava
simpatico, il motivo solo lui lo sapeva.
-Ryo,
questo è Aidan, mio caro amico e mio assistente personale- iniziò a fare le
presentazioni –Aidan, questo è Ryo Saeba, la mia nuova guardia del corpo-
Ryo
tentò di tenere a freno la gelosia. Quel bellimbusto era l’assistente personale
di Kaori? E poi cosa significava “caro amico”?! Che stessero insieme?
Kaori
percepì la tensione venire da Ryo, ma non ne capì la causa. Una strana idea le
balzò in mente. Che fosse geloso di Aidan? No, non poteva essere…Decise comunque
di fare una verifica…e magari di prendersi una piccola vendetta per tutti quegli
anni di prese in giro. Prese per mano Aidan.
-Ora
scusami, ma io e Aidan abbiamo delle cose importanti di cui parlare-
Detto
questo, trascinò il suo amico in camera da letto prima che avesse anche solo il
tempo di dire una parola.
Ryo
strinse così tanto la tazza che teneva in mano che si stupì del fatto che non si
rompesse in mille pezzi. La sua donna – sì, perché lei era sua, solo che ancora
non lo sapeva - e quel bellimbusto si erano chiusi in camera da letto. Dovette
frenare l’impulso di entrare in quella stanza e prendere a pugni quella bella
faccia da ragazzo perbene. Quando aveva preso la decisione di venire a New York
non aveva messo in conto che Kaori potesse stare insieme a qualcuno…E ora stava
pagando il suo errore. Era stato così maledettamente sicuro di se stesso e
dell’amore di lei che non aveva neanche pensato alla possibilità che lei non
fosse sola. D’altro canto, neanche Sayuri aveva mai anche solo accennato alla
presenza di un uomo nella vita della sorella. Anzi, gli aveva chiesto di venire
solo a condizione che rendesse felice Kaori una volta per tutte. Forse non era a
conoscenza nemmeno lei della storia…
Scuotendo
la testa, confuso da tutti quegli interrogativi, Ryo si diresse verso la propria
camera per farsi una doccia e schiarirsi le idee sulla prossima mossa da fare.
Si fermò per un attimo davanti alla porta di Kaori. Da dentro non si sentiva
provenire alcun suono. Questo poteva significare due cose: o stavano parlando a
voce bassa…o non stavano parlando affatto. Con uno scatto d’ira, aprì la porta
della sua camera e la richiuse con violenza.
Kaori
fece segno ad Aidan che poteva parlare solo quando sentì la porta della camera
degli ospiti richiudersi.
-Che
sta succedendo?- le chiese lui perplesso
-Semplicemente
non volevo che ci sentisse- rispose lei sedendosi sul letto ancora disfatto
-Stamattina
sei davvero strana…Ma con un figo come quello che mi gira per casa mezzo nudo lo
sarei pure io!-
-Ecco,
per favore, evita questi commenti mentre sei in sua presenza-
-Perché?-
Kaori
spostò lo sguardo verso la finestra senza rispondere. Aidan sorrise
maliziosamente.
-Forse
perché hai notato il suo sguardo omicida mentre ti abbracciavo e adesso vuoi
farlo ingelosire…-
Lei si
voltò di scatto verso di lui, sorpresa.
-Io
non…- tentò di negare, poi però cambiò idea:-Accidenti! Sì, è vero- nascose il
viso tra le mani –Tanto lo so che è tutto inutile, non capisco cosa mi è preso!
Per lui sono solo la sorella del suo migliore amico, niente di più. Dovrei
averlo imparato ormai-
-Tesoro,
non credo che qualcuno attraverserebbe l’oceano per aiutare una persona che non
vede da due anni se la considerasse solo la sorella del suo amico- replicò Aidan
sedendosi affianco a lei
-Abbiamo
vissuto insieme per anni…Siamo amici- fece Kaori –E lui farebbe di tutto per un
amico, ma non è niente oltre a questo-
-Però
ti guarda in un modo che è tutto fuorché amichevole…- ribatté lui –E poi, se la
pensi così, perché stai cercando di farlo ingelosire?-
Lei
abbassò le mani e lo guardò.
-Non lo
so…- ammise –Non ne ho la più pallida idea! La mia capacità di ragionare va
sempre a farsi un giro quando Ryo è nei paraggi!-
-Non
hai pensato che forse, nel profondo del tuo cuore, tu speri che sia venuto per
te?- le chiese Aidan addolcendosi
Kaori
si alzò e andò alla finestra. Dopo qualche secondo, rispose:
-Se
anche fosse, farei meglio a seppellire questa mia illusione. Ho già sofferto
abbastanza, non so se stavolta riuscirei a sopportare un’altra delusione-
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
CAPITOLO
6
-Dobbiamo
parlare-
Ryo era
capitato in camera senza neanche bussare non appena Aidan se ne era andato. Lo
guardò con sufficienza.
-Sono
ancora in pigiama, se non l’avessi notato. Devo farmi la doccia e vestirmi-
-Ti
aspetto in soggiorno- replicò lui senza scomporsi
Detto
questo, fece dietrofront e chiuse la porta dietro di se. Kaori gli fece la
linguaccia e si diresse verso il bagno. Deliberatamente, restò sotto il getto
dell’acqua calda il maggior tempo possibile e si vestì con lentezza.
Quando
entrò in soggiorno, Ryo era in piedi davanti alla finestra e batteva il piede
con impazienza. Kaori si concesse un piccolo sorriso di soddisfazione. Lui si
voltò sentendola entrare e lei tentò di tornare seria.
-Eccomi.
Di cosa volevi parlarmi?- disse sedendosi sulla sua poltrona preferita
-Della
tua sicurezza- rispose Ryo serio
-Potevamo
anche parlarne prima che mi cambiassi la serratura di casa- replicò Kaori
ironica –Posso almeno avere la chiave?-
Lui
mise la mano in tasca e posò una chiave sul tavolino di fronte a lei.
-Ho
bisogno di una lista delle persone che lavorano con te e dei tuoi amici…o
amici intimi- fece poi
-Che
cosa vorresti dire?-
-Beh,
tu e quel…Aidan mi sembrate in rapporti molto stretti-
-Non
vedo cosa centri questo con la mia sicurezza- replicò Kaori in tono freddo
-Centra
e molto anche. Cosa sai di lui?-
-Molto.
So che mi fido ciecamente di lui e che non esiterei ad affidargli la mia vita-
Il
pathos e la fiducia con cui parlava di Aidan non piacquero per niente a Ryo, ma
quello non era il momento per lasciarsi prendere dalla gelosia. Doveva essere
lucido per proteggere al meglio Kaori.
-Hai
tenuto le lettere che ti ha mandato il tizio che ti perseguita?- le chiese
-Certamente-
Lei si
alzò e si diresse verso la scrivania che si trovava sotto alla finestra. Aprì un
cassetto e ne estrasse un plico di lettere, che porse a Ryo. Lo sweeper le aprì
e le esaminò. La carta era comunissima ed erano state scritte usano lettere
ritagliate dai giornali. Se il loro amico era furbo come pensava, probabilmente
non c’erano neanche impronte…
-Non ci
sono impronte digitali, le ho già fatte controllare- gli disse Kaori come
leggendogli nel pensiero
Ryo
alzò lo sguardo su di lei.
-Che
c’è? Qualcosa l’ho imparata lavorando con te- fece lei
Eh già,
la sua piccola Sugar Boy era cresciuta, ma lui non aveva mai voluto ammetterlo
finora.
-E che
mi dici della visitina che hai ricevuto la settimana scorsa?- le chiese
–Scommetto che non è stata una coincidenza…-
Kaori
si irrigidì. Come aveva fatto a capire?
-No- si
decise a rispondere –È stato lui. Ho omesso alcuni particolari per non far
preoccupare mia sorella-
-Che
tipo di particolari?-
-La
casa era in ordine quando sono entrata, l’unica stanza in disordine era la mia
stanza. Il letto era cosparso di petali di rose dipinti di nero e…la mia
biancheria era ovunque-
Kaori
dovette reprimere un brivido di repulsione al pensiero che quel pazzo fosse
entrato in casa sua e avesse toccato le sue cose. Dopo quell’episodio aveva
gettato biancheria e lenzuola e ne aveva comprate di nuove.
Ryo si
accorse del suo turbamento, non voleva darlo a vedere ma era spaventata.
-Devi
essere sempre sincera con me, Kaori. Se non mi aiuti non posso proteggerti- le
disse con dolcezza
-Lo so-
rispose lei fissando lo sguardo davanti a se
Ryo si
sedette sul divano, alla sua destra.
-Vorrei
che da oggi in poi uscissi il meno possibile-
Kaori
si voltò di scatto a guardarlo.
-Non se
ne parla- replicò, secca
-Kaori,
è per il tuo bene…- tentò di convincerla
-No- lo
interruppe lei –Il mio lavoro è la cosa più importante per me. Ci sono persone
che sono disposte a stare in fila anche per ore solo per starmi davanti qualche
minuto e io non ho intenzione di deluderle solo perché un imbecille ha deciso di
rompermi le scatole-
Ryo
sospirò.
-Va
bene. D’altronde non mi aspettavo che avresti accettato-
-Bene.
Ho appuntamento con il mio editore, dobbiamo andare-
Kaori
si alzò, ma Ryo la fermò prima che si allontanasse.
-Promettimi
però che mi resterai vicino. Sempre- le disse serio
-Ho
qualche altra scelta?- replicò lei ironica –Se non lo faccio Sayuri è capace di
sculacciarmi-
Si
sorrisero e, per un attimo, entrambi ebbero l’impressione che quei due anni non
fossero mai trascorsi.
-Era
ora che qualcuno ti mettesse un po’ di sale in zucca-
Fu
questo il commento di Russ, il suo editore, quando Kaori gli presentò Ryo e gli
spiegò il motivo della sua presenza lì e di come se lo era ritrovato come
guardia del corpo. Lei si aspettava un commento del genere, perciò non si diede
la pena di replicare.
Ryo,
appoggiato alla parete dietro di lei, accennò ad un sorriso. Quel tizio grande e
grosso gli piaceva, gli ricordava un po’ Umibozu.
-Allora,
posso sapere perché mi hai fatto venire o è un segreto di stato?- chiese in quel
momento Kaori
Per
quello si meritò uno sguardo truce da parte di Russ.
-Ho
pensato che, visto che sei di Tokyo, potresti occuparti tu della traduzione in
giapponese del tuo libro- rispose comunque
-Cosa
non si fa per risparmiare, eh?- replicò divertita Kaori
-Questo
era un sì o un no?-
-Va
bene, va bene. E poi quando mai ho avuto la possibilità di dirti di no?-
-Un’altra
cosa…- continuò Russ senza badare al suo sarcasmo –Domani hai un altro incontro
con i lettori-
-Un
altro?- esclamò Kaori –Ne ho già fatti un sacco negli ultimi tempi! Sono
stanca!-
-Non
fare i capricci, Kaori. Anche questo fa parte del tuo lavoro- replicò l’uomo con
la massima calma
-Uff…Ok,
a che ora e dove?-
Russ le
diede tutte le informazioni necessarie, poi si salutarono e Ryo e Kaori si
avviarono verso l’uscita.
-Ehi,
tu- prima che varcassero la soglia, l’editore si rivolse allo
sweeper
Ryo si
voltò verso di lui.
-Tienila
d’occhio, mi raccomando-
-Puoi
contarci-
Girando
gli occhi, Kaori uscì dalla stanza seguita da un Ryo divertito.
La Rain
Publisher aveva la propria sede in un palazzo di quattro piani risalente al
secolo precedente, sulla 57esima strada, a poche centinaia di metri dall’entrata
sud di Central Park.
Ryo
dovette ammettere che, anche se Tokyo rimaneva la sua casa, New York gli piaceva
molto. Era caotica e rumorosa come ogni grande città, ma c’era qualcosa di
speciale nell’aria, qualcosa che non avrebbe saputo ben definire…Era come se in
quella città chiunque avrebbe potuto essere chiunque volesse, fare ciò che
voleva fare e andare dove voleva andare, senza freni o inibizioni. Si voltò
verso Kaori e pensò che forse era per questo che lei l’aveva scelta come sua
nuova casa.
Lei
sentì il suo sguardo su di se. Poteva sentire fisicamente quando i suoi
occhi color della notte si posavano su di lei. Ma non si voltò. Continuò a
godere del calore del sole e del profumo di quella bella giornata d’autunno.
-Ti va
una passeggiata?- lo sentì chiederle
Finalmente
si voltò verso di lui.
-Cosa?-
chiese, sorpresa da quella richiesta
-Ti ho
chiesto se ti andrebbe una passeggiata. Central Park dev’essere bello in
autunno- rispose Ryo
-Perché
vuoi fare una passeggiata?-
Kaori
era sempre più stranita. Ryo non le aveva mai chiesto di passeggiare con lei. Al
massimo era successo il contrario e lui si limitava ad un cenno indifferente
delle spalle.
Ryo la
guardò con divertita esasperazione.
-Deve
esserci per forza un motivo? Mi va di camminare e se non sbaglio anche a te
piace passeggiare, soprattutto in mezzo alla natura-
Il
cuore di Kaori accelerò i battiti. Ok, Kaori, calmati. Non occorre andare in
iperventilazione solo perché lui si ricorda una sola, piccola, stupidissima cosa
che ti riguarda.
-E, se non ricordo male, l’autunno è la tua stagione
preferita- continuò Ryo
Va
bene, due stupidissime cose...
-Anche se in realtà tutte le stagioni hanno il loro fascino
per te- concluse lui
Ok,
mi arrendo.
-Se ti
va di fare due passi…- rispose Kaori noncurante
Si
avviarono verso il grande parco che era il cuore di Manhattan e ben presto si
trovarono a camminare in mezzo agli alberi ingialliti e su un folto tappeto di
foglie dei colori caldi dell’autunno. Era una giornata serena e il sole li
scaldava con i suoi raggi.
-Scommetto
che vieni qui spesso- Ryo ruppe il silenzio che li avvolgeva da qualche minuto
-Abbastanza-
rispose Kaori tenendo lo sguardo fisso di fronte a se
-Da
sola?-
Lei gli
lanciò un’occhiata con la cosa dell’occhio.
-E
questo cosa vorrebbe significare?- chiese poi
-Niente.
Era solo una domanda-
-Quando
il tempo lo permette, vengo a pranzare qui con Sayuri, se lei non è impegnata al
giornale- fece una pausa –Oppure con Aidan-
Vide il
suo sguardo oscurarsi e la sua mascella contrarsi. No, non poteva essere
veramente geloso di Aidan… Non era mai stato geloso di lei…Davvero, Kaori? O
sei tu che finora non riuscivi a vederlo? Una fastidiosa vocina si insinuò
nella sua testa. E perché mai ora avrebbe dovuto riuscirci? Perché erano passati
due anni? Perché quel tempo lontano da lui, tutto il dolore provato, l’avevano
cambiata? Forse siete cambiati entrambi…
Scacciò quei pensieri insistenti dalla sua testa e tornò a concentrarsi
sulla natura circostante. Ma Ryo non aveva nessuna intenzione di far cadere
l’argomento.
-Tu e
Aidan…insomma…state insieme?- le chiese
Lei si
fermò e si voltò a guardarlo.
-Non
vedo come questo possa interessarti- rispose fredda
-Beh,
devo conoscere la gente che frequenti…-
-Ti ho
già detto che mi fido di lui e questo ti deve bastare-
Ryo
sospirò. Poi piantò lo sguardo in quello di lei.
-Kaori,
perché non possiamo parlare come facevamo una volta?-
-Perché
io non sono più quella di una volta-
-Gia…Sei
cambiata…E la nuova Kaori non mi piace per niente-
Lei lo
guardò, stupita.
-Che
cosa vuoi dire?-
-La
Kaori che conoscevo io non si nascondeva dietro un muro di freddezza. Era
allegra, vitale, impulsiva, testarda…Incapace di controllare i propri sentimenti
come invece sta facendo la Kaori di adesso-
Kaori
lo guardò in silenzio per qualche secondo, sorpresa, dopo di che scoppiò in una
risata amara.
-Sai, è
buffo. Una persona fredda, che nasconde i propri sentimenti…Questa è proprio la
descrizione che io farei di te, Ryo. Allora, dimmi, come fai a dire che tutto
questo non ti piace?-
-Proprio
perché io sono…ero così posso dirlo. So cosa vuol dire soffocare quello
che hai dentro, so cosa vuol dire fare finta che vada tutto bene anche se ti
senti come un leone in gabbia e so che tutto questo alla lunga può rischiare di
ucciderti-
Lei fu
colpita dal tono accorato con cui Ryo pronunciò quelle parole. Era la prima
volta che le parlava in quel modo, che le rivelava anche solo una piccola parte
della sua anima. Tuttavia, fu con voce dura che rispose:
-Io non
posso morire, Ryo. Perché io sono già morta due anni fa. E sei stato tu ad
uccidermi-
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
CAPITOLO 7
Io non
posso morire, Ryo. Perché io sono già morta due anni fa. E sei stato tu ad
uccidermi. Quelle
parole continuavano a rimbombargli nel cervello da quella mattina. E ogni volta,
sentiva una morsa stringergli il cuore dal senso di colpa per tutto il dolore
che aveva procurato alla donna che amava più di ogni altra cosa al mondo. Così
come non poteva dimenticare che parole che le aveva rivolto due anni prima. Lui
e le sue stupide paure avevano rovinato l’unica cosa bella che la vita gli
avesse donato. E si malediva per questo, perché forse ora era troppo tardi per
loro.
Ryo si
alzò dal letto e si avvicinò alla finestra della camera. Il suo sguardo si perse
tra i mille grattacieli di Manhattan, ma la sua mente era focalizzata su una
sola immagine. No, non poteva arrendersi con Kaori. Non prima di aver fatto
anche l’impossibile per riaverla. E qualcosa, nel suo cuore, gli diceva che una
minuscola possibilità di riuscirci c’era ancora.
La
mattina dopo, quando Kaori entrò in soggiorno, assonnata e in pigiama, vi trovò
un Ryo fresco, rasato e perfettamente vestito che, a quando sembrava, stava
preparando la colazione. Ryo che prepara la colazione? No, forse sto ancora
sognando…Si appoggiò al bancone della cucina e sbirciò dall’altra parte per
capire cosa stesse cucinando. Uova strapazzate e bacon.
-Buongiorno-
la salutò Ryo
Lei
alzò su di lui uno sguardo sospettoso.
-Da
quando sai cucinare?- gli chiese
-Beh,
cucinare è una parola grossa…So fare le uova strapazzate, questo è tutto-
rispose lui con un’alzata di spalle –Sai com’è, mi ero stufato di latte e
cereali tutte le mattine-
-L’aspetto
sembra buono…ma siamo sicuri che siano commestibili?-
-Io non
sono ancora morto…-
-Molto
rassicurante detto da uno che sarebbe in grado di digerire anche il piombo…-
replicò Kaori sarcastica
Sembrava
assolutamente naturale, notò Ryo, come se le cose che gli aveva detto il giorno
prima non fossero mai avvenute. Non riusciva a capirla, a sapere quello che
pensava con un solo sguardo e questo non gli piaceva per niente.
I suoi
pensieri furono interrotti dallo squillo del campanello.
-Vado
io, tu fai attenzione alle uova-
Kaori
lo vide aprire la porta e firmare qualcosa. Poco dopo tornò con una scatola
lunga e bianca in mano.
-È per
te- le disse porgendogliela
Kaori
si spostò al tavolo da pranzo situato sotto una grande finestra che dava sulla
città. Appoggiò la scatola e la aprì. Dentro c’erano alcuni gambi di rose il cui
fiore era stato reciso e alcune foto. Foto di lei e Ryo che passeggiavano al
parco il giorno precedente. Il fondo della scatola era cosparso di petali di
rosa colorati di nero e, sotto di essi, trovò una lettera.
Chi è
questo scarafaggio che ti cammina al fianco? Tu sei mia, Kailey, nessuno può
osare anche solo sfiorarti tranne me. Chi osa mettersi tra noi due? Chi si
intromette nel nostro amore? Se lo vedrò ancora ronzarti intorno lo schiaccerò
come un insetto!
Kaori
chiuse gli occhi e sospirò. Cominciava ad essere stanca di quella storia. Quel
tipo era completamente pazzo e riusciva a spaventarla più dei numerosi criminali
che aveva incontrato lavorando con Ryo. Oltretutto ora voleva prendersela anche
con lui…Sapeva che lo sweeper era forte e che nessuno finora era mai stato in
grado di avere la meglio su di lui, ma Kaori non poteva fare a meno di
preoccuparsi. Le persone malate di mente erano le più imprevedibili e per questo
le più pericolose.
-Tutto
bene?- Ryo le posò una mano sulla spalla con fare rassicurante
Anche
lui aveva visto le foto e letto il biglietto.
-Sono
solo stanca di tutta questa storia- annuì lei
-Non ti
preoccupare, lo prenderò- le promise –Se non altro per il fatto che nessuno può
osare chiamare City Hunter “scarafaggio”!- scherzò poi per allentare la tensione
Finalmente
Kaori sorrise.
-Vado a
vestirmi, sbruffone- gli disse avviandosi verso la sua camera
Ryo la
seguì con lo sguardo. Kaori era spaventata e preoccupata, poteva percepirlo.
Doveva trovare un modo per mettere le mani su quel bastardo una volta per tutte.
Kaori
cominciava ad avere i crampi alla mano a forza di firmare copie. Era in quella
libreria già da un’ora e la fila invece che diminuire sembrava aumentare! Senza
contare che il suo editore si era curiosamente dimenticato di informarla che ci
sarebbe stata anche la stampa. Questa Russ gliel’avrebbe pagata, finito di
promuovere il libro si sarebbe presa delle meritate ferie! Sperando che Ryo se
ne fosse tornato a Tokyo…Non ce la faceva ad averlo intorno, era troppo
doloroso. Accidenti, se n’era andata da Tokyo! Se n’era andata dalla sua vita. E
proprio quando cominciava a riprendersi ecco che lui le si ripresentava davanti,
mandandola in confusione come solo lui sapeva fare. Perché era lì? Perché Ryo
aveva accettato quell’incarico da Sayuri? E perché Sayuri aveva chiamato proprio
lui? Tante domande a cui non aveva risposta…E per cui aveva paura di chiederne
una.
-Sei
stanca?- le chiese una voce maschile
Kaori
si voltò verso Aidan, sorridendo.
-Un
po’. Gli ultimi giorni sono stati un po’ stressanti- disse indicando con un
cenno della testa Ryo, a poca distanza da loro
-Non
vanno bene le cose tra voi?-
-Sinceramente
non so neanch’io come vanno…In alcuni momenti vorrei solo che se ne tornasse a
Tokyo, in altri…- …vorrei solo che mi prendesse tra le braccia e non mi
lasciasse più.
Aidan
le accarezzò i capelli con fare rassicurante.
-Lo sai
che se hai bisogno io ci sono…- ad un certo punto si fermò –Ci sta guardando,
vero?-
Kaori
lanciò un’occhiata a Ryo e vide che effettivamente li stava fissando.
-Sì-
-Accidenti,
quel tipo mi fa venire i brividi anche solo guardandomi! Credo che se potesse mi
prenderebbe volentieri a pugni- il suo assistente sospirò con fare
melodrammatico –E pensare che io lo trovo così affascinante!-
Kaori
scoppiò a ridere.
-Mi
dispiace, ma credo che il tuo amore non abbia speranze!-
-Eh, lo
so…Il nostro bellimbusto ha occhi solo per te!-
E, dopo
questa frecciatina, se ne andò facendole l’occhiolino. Lei gli lanciò
un’occhiataccia, poi si concentrò sulla fila di fan che aspettava di
incontrarla. Si avvicinò un tipo alto, con gli occhiali, dall’aspetto comune.
Prese una copia del suo libro dalla pila accanto a lei e l’aprì sulla prima
pagina, pronta a firmarla.
-Ciao,
tesoro-
Kaori
alzò gli occhi sull’uomo di fronte a lei, perplessa.
-Come
ha detto, scusi?-
L’uomo
si chinò su di lei, i suoi occhi a incontrare quelli di Kaori. Un brivido le
percorse la schiena incontrando quello sguardo e, ancora prima che lui parlasse,
la consapevolezza si fece strada nella sua mente.
-Sono
io, amore. Non mi riconosci?-
Kaori
si alzò in piedi di scatto, con l’unico desiderio di scappare, di allontanarsi
da lui. Sfortunatamente, le sue gambe sembravano incollate al pavimento, non
riusciva a muovere un muscolo.
L’uomo
alzò una mano ad accarezzarle il viso.
-Sei
ancora più bella di come ti ricordavo, Kailey-
Ebbe
appena il tempo di sfiorarla, poi, all’improvviso, un corpo si frappose tra
loro. Una mano grande e forte afferrò il braccio dell’uomo e lo tirò, facendolo
sbattere con la faccia contro il tavolo. Mentre gli uomini della sicurezza lo
bloccavano, Ryo si voltò verso Kaori e l’abbracciò.
-Stai
bene?- le chiese
Lei non
riuscì a parlare, si limitò a stringersi a lui e a lasciarsi cullare dal calore
del suo corpo.
Ryo non
si era accorto subito di quello che stava succedendo. Non aveva avvertito alcun
pericolo. Stava parlando con il proprietario della libreria, dando le spalle a
Kaori, e solo quando aveva percepito che lei era turbata e spaventata si era
voltato verso di lei. Quando aveva visto quell’essere viscido allungare una mano
verso di lei, si era mosso in un attimo.
Ora la
stringeva a se, sentendola tremare, cercando di rassicurarla. Tuttavia, era
preoccupato. Se non riusciva ad avvertire quando quell’uomo si avvicinava,
allora voleva dire che era ancora più pazzo di quanto pensasse. Era così
intimamente convinto di amarla e di essere ricambiato da lei che da lui non
proveniva alcuna minaccia. Lo guardò mentre la polizia lo ammanettava. Lui
continuava a tenere lo sguardo fisso su Ryo che abbracciava Kaori, gli occhi
iniettati di odio.
-Lascia
la mia Kailey!- gridò in preda alla follia –Lei è mia! Solo mia!-
La
stampa non si lasciò sfuggire lo scoop e iniziò a immortalare la scena. I
poliziotti trascinarono l’uomo all’esterno e lo caricarono sulla loro auto.
-Ryo,
ti prego, portami via- lo supplicò Kaori ancora stretta a lui
Senza
esitare, lo sweeper la sollevò tra le braccia e si diresse verso l’uscita, il
flash dei fotografi che continuava imperterrito. Adagiò Kaori sul sedile
anteriore del SUV con vetri e vernice nera antiproiettile che Mick gli aveva
procurato per il suo soggiorno a New York e si mise poi al volante. Un secondo
dopo, l’auto partiva sgommando.
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
CAPITOLO 8
Ryo
continuava a guardare il fuoco davanti a lui, senza però vederlo. Lo aveva
accesso per riscaldare ulteriormente il soggiorno e perché a Kaori piaceva
molto, ma in realtà quello che continuava a vedere nella sua mente era
quell’uomo che accarezzava la guancia di Kaori e l’espressione terrorizzata di
lei. E lei non era mai terrorizzata. Nemmeno davanti ai peggiori
criminali che avevano incontrato le aveva visto quell’espressione negli occhi.
Paura sì, ma mai terrore. Kaori era coraggiosa, non si faceva spaventare tanto
facilmente…
Si
voltò sentendola entrare nella stanza. Ryo le aveva consigliato di farsi un
bagno e ora lei indossava un paio di caldi e comodi pantaloni grigi e una felpa
azzurra. Sembrava una ragazzina e lui non l’aveva mai trovata più bella. Aveva
raccolto i capelli in una coda, che faceva risaltare i suoi lineamenti delicati,
e il suo profumo di magnolia invadeva la stanza. Usava lo stesso bagnoschiuma di
allora e a Ryo sembrò di tornare indietro di due anni, a quando si faceva
“casualmente” trovare fuori dal bagno nel momento in cui lei ne usciva solo per
potersi inebriare di quel profumo.
-Ti
senti meglio?- le chiese
Lei
annuì, sedendosi sul divano. Ryo si sedette accanto a lei e la prese tra le
braccia. Kaori non si oppose. Aveva bisogno di quelle braccia intorno al suo
corpo. Aveva bisogno di quel calore. Aveva bisogno di lui accanto a se.
Non
sapeva per quanto rimasero lì. Minuti, ore, anni…Non aveva importanza. Ad un
certo punto, però, Ryo interruppe il silenzio:
-Vorrei
portarti via da qui- disse
Kaori
alzò la testa dalla sua spalla.
-Cosa?-
-Voglio
portarti via, in un posto sicuro-
-No- fu
la semplice risposta di lei
-Kaori…-
-No,
Ryo. Non ho intenzione di farmi scombussolare la vita da quell’uomo-
-Quell’uomo
è un pazzo, Kaori. È così convinto di amarti e che tu lo ami che io non ho
avvertito alcun pericolo provenire da lui!-
-L’hanno
arrestato e ci sarà un’ordinanza restrittiva contro di lui- replicò lei
-Credi
veramente che questo lo fermerà? Non hanno abbastanza elementi per trattenerlo,
fra un paio di giorni sarà libero e verrà a cercarti, lo sai meglio di me-
Kaori
si passò una mano sugli occhi con un gesti stanco. Ryo sospirò.
-Kaori,
lo so che tutto questo è difficile, ma per proteggerti al meglio devo portarti
via-
-Beh,
dovrai arrangiarti allora, perché io non ho intenzione di andarmene. Ho del
lavoro da fare, dei fan da non deludere e, come ti ho già detto, non ho
intenzione di permettere a quell’uomo di sconvolgermi la vita!-
Detto
questo, se ne andò e si chiuse in camera sbattendo la porta. Ryo buttò indietro
la testa con un sospiro di esasperazione. Ma perché finivano sempre per
litigare? Di certo se c’era un aspetto del carattere di Kaori che non era
cambiato era la testardaggine…Ma in questo Ryo la batteva. A mali estremi,
estremi rimedi. Se non riusciva a convincerla con i metodi gentili, sarebbe
passato alle maniere forti.
-Questa
non è la strada per andare a casa di Sayuri-
Kaori
si voltò verso di lui con aria sospettosa. Ryo si limitò a sorridere appena,
mantenendo lo sguardo fisso sulla strada. Lei gli mandò un’occhiataccia. Aveva
in mente qualcosa, lo sentiva…Un paio d’ore prima era entrato in camera sua
dicendo che sua sorella aveva chiamato per invitarli a cena, la cosa l’aveva un
po’ stupita perché Sayuri amava fare gli inviti sempre con un certo anticipo,
precisa com’era. E poi le aveva detto che negli ultimi giorni lavorava fino a
tardi per un’inchiesta importante. Avrebbe dovuto sospettare che Ryo non gliela
raccontava giusta…
-Si può
sapere dove mi stai portando?- gli chiese incrociando le braccia al petto
-Lo
vedrai quando saremo arrivati- si limitò a rispondere lui
Poco
dopo lo vide svoltare sulla strada che portava al Queens Midtown Tunnel. Presto
si ritrovarono ad attraversare Brooklyn e poi il Queens. Kaori capì che si stava
dirigendo verso Long Island, ma ancora non capiva il perché.
-Perché
stiamo andando a Long Island?- tentò
Di
nuovo, Ryo si limitò a fare un leggero sorriso senza risponderle e senza
togliere gli occhi dalla strada. Lei rinunciò e si mise a guardare il panorama
notturno fuori dal finestrino. Mano a mano che i chilometri scorrevano, la città
lasciava il posto a zone residenziali immerse nel verde e dopo un po’ poterono
scorgere il luccichio della luna che si rifletteva sul mare in lontananza.
Dopo
circa un’ora di viaggio, Ryo guidò l’auto attraverso le tranquille vie di una
zona residenziale vicino al mare, finché non si fermò di fronte al cancello di
un’immensa villa bianca in stile coloniale. Spinse il pulsante di un piccolo
telecomando e il cancello elettrico si aprì. Risalirono il viale d’accesso e si
fermarono di fronte alla grande porta in legno scuro.
-Mi
vuoi dire che cosa ci facciamo qui?- chiese Kaori scendendo dal SUV –Chi abita
in questa villa?-
-Diciamo
che al momento è libera- rispose Ryo mentre apriva il bagagliaio e ne estraeva
due borse
Quella
risposta e il fatto di riconoscere uno dei due borsoni come suo fecero nascere
un sospetto nella mente di lei.
-Non
dirmi che…- esclamò sorpresa
-Hai
indovinato- lui aveva salito i gradini e aperto la porta con un mazzo di chiavi
estratto dalla sua tasca –Io e te resteremo qui per qualche giorno-
Il
volto di Kaori si oscurò e un lampo d’ira le attraversò lo sguardo.
-Mi hai
portato qui con l’inganno- sibilò
-Era
l’unico modo- replicò Ryo posando le due borse all’interno della casa
-Beh,
hai fatto male i tuoi conti, mio caro, perché io non resterò qui insieme a te!
Puoi scordartelo!-
-Kaori,
non fare la bambina. Lo faccio per il tuo bene-
-Non
sono una bambina, Ryo, ed è ora che tu lo capisca. Prendo da sola le mie
decisioni e ti avevo già detto che non intendevo lasciare la città- Kaori fece
una pausa e si passò le mani sugli occhi –Ecco, questa è una cosa di te che non
ho mai potuto sopportare! Ti sei sempre arrogato il diritto di decidere anche
per me! Se io dovessi essere o meno la tua partner, se dovessi imparare a
sparare o no, se io fossi pronta o meno per conoscere la verità su mia
sorella…Ci sono decine di occasioni in cui hai preso decisioni che non ti
riguardavano, ma questa volta non ti lascerò fare!-
Ryo
ridiscese gli scalini e le si parò di fronte.
-Kaori,
quello non è un criminale qualsiasi! È un pazzo, un malato di mente! Ieri in
libreria non ho avvertito alcun pericolo, te ne rendi conto?-
Kaori
cercò di reprimere i brividi di disgusto al pensiero di quell’uomo che allungava
una mano verso di lei.
-Me ne
rendo conto benissimo, Ryo, ma io non posso permettergli di sconvolgermi la
vita! Sarebbe come ammettere che ho paura!-
-Ma tu
hai paura, Kaori. Credi che non me ne sia reso conto? Ieri era
terrorizzata- lui piantò gli occhi nei suoi
Lei si
accigliò. Se ne era accorto, riusciva ancora a capire quello che provava come
nessun’altro sapeva fare.
-Ok, lo
ammetto, quel tipo mi spaventa, ma questo non cambia niente!- piantò le mani sui
fianchi –Io non resterò qui!-
Ryo
piegò le labbra in un sorrisetto malizioso. Una luce si accese nel suo sguardo.
-Questo
è tutto da vedere-
Detto
questo, senza che Kaori avesse nemmeno il tempo di rendersi conto di quello che
succedeva, le circondò la vita con le braccia e la sollevò di peso, buttandosela
su una spalla.
-Ehi!-
strillò Kaori –Ma che diavolo stai facendo?-
-Cerco
di metterti un po’ di sale in zucca- rispose lui salendo gli scalini a due a due
incurante dei pugni che gli colpivano la schiena
La mise
giù solo quando varcarono la soglia della villa e la porta si fu chiusa dietro
di loro.
-Ma chi
ti credi di essere, sottospecie di uomo di Neanderthal?!- lo aggredì appena ebbe
di nuovo i piedi per terra
-Smettila
di strillare e rassegnati- le disse Ryo –Tu resterai qui, punto e basta-
-Non
credo proprio!-
Kaori
lo spinse via e si diresse verso la porta. Tentò di aprirla, ma inutilmente.
-Perché
questa stupida porta non si apre?- esclamò esasperata dopo un po’
-Perché
è controllata da un sistema di allarme. Non appena io l’ho chiusa, questo è
entrato in funzione. Per aprirla o per aprire una qualsiasi delle finestre serve
un codice- Ryo la guardò con scherno –Penso sia superfluo dirti che solo io e il
proprietario conosciamo questo codice…-
Lei gli
lanciò uno sguardo omicida.
-Questo
è giocare sporco-
Lui
scrollò le spalle.
-Denunciami-
-Ma si
può sapere di chi è questa casa?-
-Di un
ex-agente della CIA che ora è in pensione. Lui e sua moglie sono in crociera a
festeggiare il loro anniversario di nozze-
-Pensavo
che non conoscessi nessuno qui a New York…-
-Infatti.
Tutti i contatti che ho sono amici di Mick. Lo sai che non vado mai in un posto
che non conosco se non ho le spalle coperte- la guardò –E prima che tu possa
anche solo pensarci, ti avverto che Mick non sa il codice per aprire la porta.
Inoltre lui e Kazue sono fuori città per il weekend-
Kaori
gli lanciò un’altra occhiata nera, poi afferrò la sua borsa.
-E
questa chi l’ha preparata?- chiese sospettosa
-Tua
sorella- rispose lui –Stamattina, mentre noi eravamo a quell’intervista-
Non gli
sembrò il caso di dirle che aveva dato una sbirciatina e che la sua biancheria
intima gli aveva quasi fatto venire un infarto.
Nel
frattempo, lei si guardò intorno. La villa era enorme e davvero stupenda. Dal
grande atrio, sulla sinistra si accedeva al soggiorno, sui toni del panna e con
un grande caminetto, al centro un piccolo corridoio portava a quella che doveva
essere la cucina e sulla sinistra un’ampia scalinata in legno portava al piano
superiore.
Kaori
si avviò verso quest’ultima.
-Allora,
vuoi mostrarmi dove devo dormire o tutto ciò che mi spetta come prigioniera è un
letto di paglia?-
Ryo
scosse la testa con un sorriso divertito e la seguì, capendo che almeno per
questa volta si era arresa. Uno a zero per me, Kaori. E la partita è appena
cominciata…
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
CAPITOLO 9
And we
hurt the ones that we love the most. Why we do only heaven knows. And I don't
know why I'm still holding on...holding on. I reach in my heart to see if your
love is alive in me, but now I feel alone, my feelings turn to stone, my heart
makes no apologies. (Alanis
Morissette – No Apologies)
Un
pugno fendette l’aria, seguito poco dopo da un calcio. Il manichino imbottito
ondeggiò sotto la forza di quei colpi. Kaori fece una pausa e si asciugò il
sudore dalla fronte con la manica del kimono. Quella villa nascondeva una
sorpresa in ogni stanza. Anche se, a dire la verità, una palestra attrezzata
anche per le arti marziali nella casa di un ex agente della CIA non era poi una
cosa così strana…Per lei comunque era una piacevole sorpresa. Aveva iniziato a
praticare il karate arrivata a New York e aveva scoperto di non cavarsela per
niente male. Aveva da poco superato l’esame per diventare cintura nera e lo
aveva superato senza troppi problemi. Inoltre aveva continuato ad allenarsi al
poligono. La pistola di suo fratello era una delle poche cose che aveva portato
con se da Tokyo. Niente come combattere o sparare era l’ideale per scaricare la
tensione. E Dio solo sapeva quanta ne aveva accumulata in quei giorni…Per non
parlare del pensiero di essere chiusa in quella casa insieme a Ryo…Il fatto che
si trattasse di una villa immensa non l’aiutava per niente. Anche la Casa Bianca
sarebbe stata troppo piccola per loro due soli!
-Non te
la cavi niente male…- la voce maschile dietro di lei la fece sussultare
Kaori
si girò di scatto e si ritrovò il centro dei suoi pensieri davanti. Vestito di
un paio di jeans e di una maglia a maniche lunghe nera, i piedi nudi, le braccia
e le gambe incrociate e negligentemente appoggiato alla porta, sembrava la
personificazione della calma e della tranquillità. Tutto il contrario di lei,
insomma, che si ritrovava a tirare pugni e calci ad un manichino quando era
quasi mezzanotte.
-Sai
com’è, immaginavo che fosse qualcuno di mia conoscenza…- gli rispose ironica
Ryo
sorrise, poi si staccò dallo stipite della porta e si avvicinò.
-Da
quanto pratichi il karate?- le chiese
-Da
quando sono arrivata a New York, ma sono già cintura nera- rispose con una certa
fierezza Kaori
-Niente
male!- lui salì sul tappetino –Vediamo quello che sai fare…-
Lei
spalancò gli occhi.
-Cosa?
Vuoi che ci battiamo?- esclamò stupita
Fare un
combattimento corpo a corpo con Ryo? No, decisamente questa non era una buona
idea…
-Perché
no?-
-Perché
tu hai molta più esperienza e pratica di me-
Ryo
piegò la testa di lato e le lanciò un sorriso malizioso.
-Non
dirmi che hai paura, Kaori…- la sfidò
Lei si
accigliò. E così voleva la guerra? Bene, l’avrebbe accontentato. Si mise in
posizione di difesa.
-D’accordo
allora, fatti sotto-
-Oh no,
prima le signore…- replicò lui con un piccolo inchino
Kaori
lo studiò per qualche secondo, poi partì all’attacco con un pugno. Ryo lo schivò
con apparente facilità, così come il calcio che lo seguì. E fu così anche per i
colpi successivi, finché Ryo si decise a controbattere. Bloccò il prossimo pugno
che stava per colpirlo allo stomaco, imprigionandole il polso, poi fece lo
stesso con un calcio, facendo perdere l’equilibrio a Kaori. Si ritrovarono così
entrambi a terra, con Ryo a cavalcioni sopra di lei che le teneva i polsi fermi.
Kaori cercò di liberarsi, ma sapeva bene che era tutto inutile. Alla fine
rinunciò.
-Lo
sapevo che avresti vinto tu…- sbuffò
-Come
hai detto tu, è solo questione di esperienza e pratica…- replicò Ryo
sorridendole –Ti alleni anche con la pistola…-
Lei lo
guardò stupita.
-Sento
dei leggeri calli sulle tue mani- le spiegò accarezzandole i palmi con i pollici
Kaori
sentì dei brividi serpeggiarle dal braccio attraverso tutto il corpo. E lui
avvertì quei brividi. E vedeva come il suo petto si alzava e abbassava al ritmo
del suo respiro, lì dove i lembi del suo kimono si incrociavano…Ok, meglio
distogliere lo sguardo, Saeba.
-Potresti
lasciarmi andare adesso?- gli chiese piccata
-Mmh…Non
ne ho molta voglia-
-Ryo!-
-Voglio
parlare con te- le disse tornando serio –Ma ogni volta che ci provo tu ti
arrabbi e te ne vai-
-Sei
tu che mi fai arrabbiare!- replicò lei bellicosa
-Ecco,
è proprio questo atteggiamento che impedisce le comunicazioni!-
Kaori
sospirò.
-Di che
cosa vuoi parlare?- chiese, anche se non aveva nessuna voglia di saperlo
-Non
puoi dirmi una cosa come quella dell’altro giorno e poi pretendere che faccia
finta di niente-
Ryo la
guardava fisso negli occhi, me lei non seppe resistere e distolse lo sguardo.
-Beh, è
la verità- replicò ostentando freddezza
-Guardami-
Kaori
non si mosse.
-Guardami!-
ripeté Ryo con enfasi
Questa
volta lei voltò la testa verso di lui.
-Mi
dispiace per quello che è successo due anni fa…- le disse guardandola negli
occhi –Per quello che ho fatto-
Kaori
si stupì di quelle parole. Mai, mai in sei anni di vita con lui l’aveva sentito
scusarsi. E il fatto che i suoi occhi esprimessero sincerità e rimorso le fece
venire le lacrime agli occhi.
-Ormai…fa
parte del passato- rispose con voce rotta
-Non è
vero, Kaori, e lo sai anche tu. C’è ancora un legame profondo tra noi-
Lei
sentì il suo cuore fermarsi. Cosa stava cercando di dirle Ryo?
Lui non
seppe resistere oltre. Abbassò lentamente il capo verso di lei, andando incontro
alle sue labbra…
Impietrita,
Kaori vide il viso di Ryo avvicinarsi sempre di più. Non poteva essere…lui non
poteva essere in procinto di baciarla…Che cosa significava tutto quello? Perché
stava succedendo? E, soprattutto, perché ora?
No, non
ce la faceva, non ci riusciva…Non poteva fidarsi di lui, donargli il suo cuore
ancora una volta…
Quando
il viso di Ryo era ormai a pochi centimetri dal suo, Kaori voltò la testa e lo
spinse via. Sorpreso, lui la lasciò andare e lei ne approfittò per scappare.
Ferito,
Ryo la guardò correre via da lui. Sbatté un pugno sul pavimento. Allora era
così…Era davvero tutto finito tra loro? Aveva davvero perso l’occasione per
amarla? Il suo cuore si strinse in una morsa di dolore.
Kaori
chiuse la porta della sua camera e ci si appoggiò contro. Lasciandosi scivolare
a terra, diede libero sfogo ai
singhiozzi. Non poteva credere a quello che era successo! Ryo, l’uomo che amava
dalla sempre, aveva cercato di baciarla e lei era fuggita! Eppure non aveva
potuto fare altro…Il suo cuore le diceva di lasciarsi andare, ma la sua mente
non poteva fare a meno di avere paura di uscirne un’altra volta a pezzi. Non
riusciva a fidarsi ancora di Ryo. Se poi lui si fosse tirato indietro ancora una
volta, lei si sarebbe ripresa.
L’unico
modo era resistere finché lui non se ne fosse tornato a Tokyo…Cosa più facile a
dirsi che a farsi. Vederlo ogni minuto, sentire la sua presenza accanto a se, il
suo profumo aleggiare nell’aria, senza poterlo toccare, accarezzare…baciare, era
un dolore che lei pensava di aver abbandonato due anni prima, ma che ora si era
ripresentato più acuto che mai.
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
CAPITOLO 10
Kaori
chiuse il rubinetto dell’acqua calda, uscì dalla doccia e si avvolse in un
morbido e grande asciugamano. Si fermò davanti allo specchio appannato e lo
pulì, fermandosi poi a fissare la sua immagine riflessa. Non aveva dormito quasi
per nulla quella notte e il suo viso ne portava ora i segni, che la doccia non
era servita a cancellare del tutto. Aveva decisamente bisogno di un bel caffè
forte, ma il pensiero di uscire e affrontare Ryo non la entusiasmava per
niente…Chiuse gli occhi con un sospiro. Mi dispiace per quello che è successo
due anni fa…Per quello che ho fatto. Li riaprì di scatto quando la scena
della sera prima le si ripresentò davanti agli occhi. Accidenti a Ryo! Perché
non se ne era rimasto a Tokyo invece di ripiombare nella sua vita e
scombussolarla?
Passò
in camera da letto ed estrasse dal suo borsone una comoda tuta grigia. Si legò i
capelli e aprì le tende, che ancora erano chiuse per non far entrare la luce del
sole. La giornata si preannunciava essere soleggiata, ma anche alquanto ventosa.
Fece un respiro profondo e decise che era arrivato il momento di uscire da
quella stanza. Socchiuse la porta e spinse fuori la testa. Il corridoio era
immerso nel silenzio. Lanciò un’occhiata alla porta della camera di Ryo, di
fronte alla sua, ed era chiusa. Con un po’ di fortuna, lui avrebbe potuto essere
ancora nel mondo dei sogni…Cercando di essere il più silenziosa possibile – e la
morbida moquette che copriva il corridoio l’aiutava non poco – raggiunse le
scale e scese al piano di sotto. Anche tutta la casa era immersa nel silenzio.
Raggiunse la grande cucina e trovò anch’essa vuota.
Doveva
ammettere che di giorno era ancora più bella. In legno chiaro, con un’isola nel
mezzo su cui si trovava il piano cottura, era calda e confortevole…L’ideale per
una famiglia. Si accorse che c’era del caffè già pronto, perciò Ryo doveva già
essersi svegliato. Tuttavia, non era ancora comparso…Che fosse uscito? In
effetti, lui poteva, conosceva il codice per aprire le porte. Se n’era
andato chissà dove lasciandola rinchiusa lì! Non tentò neanche di uscire anche
lei, aveva già tentato di aprire la finestra della sua camera e non ci era
riuscita…
Si
versò una bella dose di caffè e si appoggiò al bancone. Pensandoci bene, poteva
approfittare di quella tranquillità per lavorare un po’ in santa pace, Ryo le
aveva messo in borsa anche il portatile…Con tutti gli avvenimenti degli ultimi
giorni, non era riuscita ad andare avanti nemmeno un po’ con la traduzione del
suo libro. Portò la tazza in salotto e andò a prendere il computer. Armata di
caffè e brioches, si mise al lavoro.
Venti
minuti dopo era andata avanti di sole cinque righe…Non c’era niente da fare, la
sua mente si rifiutava di concentrarsi sul lavoro e andava in un’unica
direzione. Ryo. Dov’era? Cosa stava facendo? E pensare che solo mezzora prima
aveva paura di uscire dalla sua stanza e affrontarlo!
Aprì la
cartella intitolata “Still
you, always you”, il
racconto incompiuto che parlava di loro due. Era meglio se teneva bene a mente
il perché se n’era andata da Tokyo. Aveva passato anni a vederlo negare e
calpestare i suoi sentimenti per lui, aveva perso il conto delle volte che aveva
pianto per lui, le aveva spezzato il cuore… Questi erano i motivi per cui la
sera prima non lo aveva baciato…Anche se lo aveva desiderato con tutta se
stessa. Scosse la testa e si immerse nella lettura.
Era
così concentrata che non si era accorta di lui. Ryo guardava Kaori leggere con
attenzione qualcosa nel suo portatile dalla soglia del soggiorno. Era rientrato
qualche minuto prima da un giro di controllo nei dintorni e l’aveva trovata là,
seduta a gambe incrociate sul divano con il computer in grembo, vestita di una
tuta grigia che la faceva sembrare una ragazzina.
Ryo si
appoggiò allo stipite del grande arco che dall’atrio della casa portava in
salotto e si chiese come si sarebbe comportata Kaori una volta accortasi di lui.
Avrebbe fatto finta che quello che era successo la sera prima non fosse mai
esistito come al solito? Beh, lui non glielo avrebbe permesso. Era ora che loro
due chiarissero un po’ di cose. E, soprattutto, era ora che Kaori sapesse quello
che provava per lei.
In quel
momento il suo cellulare si mise a suonare nella sua tasca ed entrambi
sobbalzarono. Lei si voltò verso di lui, evidentemente sorpresa di trovarlo lì.
Senza guardarla, Ryo le voltò le spalle e rispose al cellulare.
-Sì?-
-Ciao,
sono Miki- lo salutò la voce squillante della barista –Come vanno le cose lì?-
-Ciao,
Miki. Mmh…Diciamo che sono più complicate del previsto…- le rispose
La
donna dovette intuire dal suo tono di voce che non stava parlando solo di
lavoro, perché non insistette oltre.
-Mi
dispiace…Senti, posso parlare con Kaori? Ho provato a chiamarla a casa, ma non
risponde e immagino che tu sia lì con lei…-
Ryo non
fu sorpreso di sapere che le due amiche avessero mantenuto i contatti per tutto
quel tempo. In fondo, Kaori aveva lasciato lui, non il resto del
gruppo…
-Sì, te
la passo-
Si
voltò e tornò in salotto. Si avvicinò al divano e porse il cellulare a Kaori.
-Miki
vorrebbe parlarti- le disse
-Oh…Grazie-
lei appoggiò il portatile sul tavolino e prese il telefono
Un
secondo dopo, era in piedi e diretta verso la cucina alla ricerca di un po’ di
privacy.
Ryo si
sedette sul divano, dove fino ad un secondo prima c’era lei, e il suo sguardo
cadde sul portatile rimasto accesso e sulla schermata. Probabilmente Kaori stava
lavorando ad un nuovo libro…Spinto dalla curiosità e sapendo che la telefonata
sarebbe durata almeno una mezzora, si sporse e iniziò a leggere. Tuttavia, dopo
poche righe, si rese conto che quello che stava leggendo era la sua vita…la
loro vita.
-Quindi
mi stai dicendo che sei rinchiusa in una villa in riva al mare con Saeba?-
riassunse Miki
Kaori
aveva appena finito di raccontarle quello che era successo negli ultimi giorni.
-Esatto-
le confermò
-Una
villa in riva al mare…che posto romantico!-
-Miki!-
-Beh, è
la verità!-
Kaori
sospirò. Inutile cercare del sostegno morale in Miki, lei era la prima a
spingerla tra le braccia di Ryo…
-Forse
non è il caso di raccontarti quello che è successo ieri sera…- borbottò
-Perché?
Cos’è successo?- chiese l’amica grondando curiosità
-Ehm…Mi
ha quasi baciato-
-Ti ha
quasi baciato?!- breve pausa –E perché quasi?-
-Perché
io sono fuggita, ecco perché!-
-E
perché?- chiese ancora l’amica
-Perché
non ho intenzione di ritrovarmi un’altra volta con il cuore spezzato, Miki-
-Kaori,
è venuto fino a New York per te…No, dico, ha persino preso l’aereo!-
-L’ha
fatto solo per amicizia, non per amore-
-E ieri
sera allora? Per quale motivo secondo te stava per baciarti?-
-E che
ne so? Magari sentiva la mancanza di una donna e io ero l’unica disponibile-
rispose con amarezza Kaori
-Tesoro,
non fare finta di non vedere quello che hai davanti. E non fare finta di non
provare niente per lui-
-Ma io
non provo più niente per Ryo-
Dio, le
sue parole suonavano false persino alle sue orecchie.
-Certo,
e gli asini volano!- replicò sarcastica Miki –Se tu non provassi più niente per
lui non saresti così turbata dalla situazione in cui vi trovate…-
Come
sempre la sua amica aveva fatto centro.
-E va
bene, hai ragione…Ma io ho paura, Miki-
-Lo so
che hai paura, tesoro, ma in amore più che in ogni altra cosa bisogna saperla
affrontare-
Ryo non
poteva credere a ciò che gli stava davanti agli occhi. Quello che stava leggendo
era la sua vita con Kaori: il loro primo incontro, l’inizio della loro
convivenza, i loro momenti più importanti…Fino ad arrivare alla discussione che
avevano avuto la sera in cui lei se n’era andata. Quelle pagine raccontavano
tutto quello e molto di più. Kaori aveva narrato la loro storia in prima
persona, facendo trasparire con ogni parola i suoi sentimenti. Felicità,
tristezza, rabbia, perdono, amore…Ryo ebbe l’impressione di leggere nell’anima
di lei.
Lo
colpì il fatto che il racconto non era finito. Era fermo a quella sera di due
anni prima. E lui si chiedeva perché non l’avesse terminato…Sapeva che se la sua
ex socia aveva messo nero su bianco la loro storia era per esorcizzare il
dolore, la conosceva bene. E se non esisteva un “The End” c’era un qualche
motivo.
Se
Kaori lo aveva realmente dimenticato, la storia avrebbe dovuto avere una fine
triste, loro due divisi per sempre. Nel caso contrario, se lei ancora credeva
nel loro amore, ci sarebbe dovuto essere un lieto fine. Quel vuoto confermava i
suoi sospetti, confermava quello che aveva letto la sera prima negli occhi di
Kaori. Paura. Lei provava ancora qualcosa per lui, ma aveva paura di lasciarsi
andare, paura di soffrire ancora. Perciò, l’unica cosa che poteva fare Ryo era
rassicurarla sui suoi sentimenti per lei. Rassicurarla sul fatto che lui mai più
l’avrebbe fatta soffrire.
Dopo
aver salutato Miki, Kaori ritornò in salotto. Quando vide Ryo seduto di fronte
al suo portatile si bloccò, mentre un dubbio le attraversava la mente. Aveva
chiuso il file racconto incompiuto prima di andare in cucina? La risposta le si
affacciò subito alla mente. No. Oh, cavolo…In poche falcate lo raggiunse
e chiuse il portatile con uno scatto. Ryo alzò lo sguardo ad incontrare il suo e
in quel momento lei seppe che lo aveva letto…
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
CAPITOLO
11
È
facile capire come nel mondo esista sempre qualcuno che attende qualcun altro,
che ci si trovi in un deserto o in una grande città. E quando questi due esseri
si incontrano e i loro sguardi si incrociano tutto il passato e tutto il futuro
non hanno più alcuna importanza. (P.
Coelho – L’alchimista)
-Non
avevi il diritto di leggere nel mio computer…Sono cose private- gli disse Kaori
con voce fredda
Ryo
la fissò, gli occhi che sembravano volerle leggere dentro.
-Però
quella che stavo leggendo era anche la mia vita- rispose alla fine –Che cosa
significa quel racconto, Kaori?-
-Non
sono affari che ti riguardano-
Kaori
gli voltò le spalle e fece per andarsene, ma Ryo si alzò di scatto e le afferrò
un polso, facendola voltare nuovamente verso di se.
-Oh,
sì che lo sono. Che significato ha quel racconto?- le chiese –E, soprattutto,
perché non l’hai terminato?-
Kaori
sussultò a quell’ultima domanda. Possibile che lui avesse capito?
-Posso
leggere la risposta nei tuoi occhi, Kaori, ma vorrei sentirtela dire- continuò
Ryo intuendo i suoi pensieri
-Lasciami
andare- lei cercò di liberarsi, inutilmente –Cosa ti importa del perché l’ho
scritto o del perché non l’ho terminato?-
-Mi
importa. E molto anche. Rispondimi-
Kaori
lo fissò con aria di sfida, senza dire una parola. Ryo sorrise.
-Bene,
se non vuoi dirlo tu lo farò io. Stavi soffrendo così tanto due anni fa, quando
sei arrivata a New York, che hai iniziato a scrivere di noi per esorcizzare il
dolore- lei lo guardò stupita, ma lui continuò imperturbabile –E so anche perché
non l’hai terminato. Perché nel tuo cuore serbi ancora la speranza che per noi
ci possa essere una possibilità-
Kaori
scosse la testa, cercando di negare quella verità per lei così scomoda.
-No,
non è vero…Ti sbagli…-
-No
che non mi sbaglio- la interruppe Ryo –Se tu mi avessi veramente dimenticato,
avresti concluso il racconto parlando delle nostre vite ormai separate per
sempre. Ma non hai potuto farlo. Non ci riesci, perché il sentimento che hai nel
cuore te lo impedisce-
-Smettila…Sono
solo sciocchezze…- replicò lei chiudendo gli occhi per lottare contro le lacrime
che premevano per uscire
-Se
davvero lo sono, guardami negli occhi e dimmi che non mi ami- insistette lui
–Guardami, Kaori-
Lei
aprì gli occhi e puntò su di lui uno sguardo pieno di lacrime.
-Sì,
ho scritto quel racconto per cercare almeno un po’ di lenire il dolore che
sentivo lacerarmi dentro. Il dolore che tu mi hai procurato- lo spinse
via –Tu hai rinnegato quello che c’era tra noi, hai calpestato i miei
sentimenti…Tu mi hai spezzato il cuore e io non ho intenzione di soffrire
ancora, perciò questa conversazione è assolutamente inutile-
-No,
non lo è- Ryo le si avvicinò e le circondò il viso con le mani, asciugandole le
lacrime con i pollici –Perché finalmente ho ritrovato la vera Kaori, quella
sensibile e passionale, e queste lacrime ne sono la prova-
Kaori
gli scostò le mani dal viso.
-Ne
ho versate molte per te, Ryo. Troppe. E non ho intenzione di continuare-
-E
non dovrai farlo. Perché da questo momento in poi impegnerò ogni secondo della
mia vita a farti felice-
Lei
cercò di ignorare il suo stupido cuore e i suoi battiti accelerati.
-Tu
non capisci…-
-No,
sei tu che non capisci, Kaori. Non capisci che io ti amo-
E
qui il suo cuore si fermò. Eccole. Ecco le parole che aveva atteso tutta una
vita. Perché arrivavano ora che era troppo tardi? Non riuscì più a trattenere le
lacrime, che presero a scorrerle sulle guance.
-Maledizione,
Ryo…- scosse la testa e lo guardò –Perché sei venuto a New York? Perché sei
ricomparso nella mia vita ora che sto tentando con tutte le mie forze di vivere
senza di te?-
-Perché
io non ci riesco a vivere senza di te, Kaori- Ryo le prese nuovamente il viso
tra le mani e piantò lo sguardo nel suo –Tu mi hai fatto dimenticare la
solitudine, mi hai fatto dimenticare come ci si sente soli quando non si ha né
una famiglia, né degli amici. E io non voglio ripiombare in quella solitudine
mai più-
Kaori
chiuse gli occhi. Non ce la faceva. Essere amata da lui era l’unica cosa che
avesse mai desiderato dalla vita, non ce la faceva a rinunciare a Ryo. Chinò il
capo e poggiò la testa sul suo petto, arrendendosi alla forza del suo amore per
lui.
-Da
quando in qua sei diventato così bravo con i discorsi?- gli chiese divertita
Ryo
sorrise e la strinse a se.
-Da
quando ho avuto il terrore di perderti per sempre- lui le alzò il viso –Mi
dispiace per tutto il male che ti ho fatto. Ti amo, Kaori-
Lei
gli sorrise tra le lacrime.
-Anch’io
ti amo-
Dio,
da quanto aspettava di sentirglielo dire…Gemendo, Ryo le prese le labbra,
esigente e possessivo. Lei piegò la testa sotto quella spinta appassionata e si
aggrappò a lui. Finalmente poterono lasciarsi andare, mettere da parte dubbi,
paure e incertezze e dare libero sfogo a quell’amore troppo a lungo celato. Il
mondo intorno a loro scomparve per lasciare spazio solo ai loro sentimenti e al
loro desiderio.
Kaori
non avrebbe saputo dire come fossero arrivati in camera di Ryo. E neanche le
importava. Tutta la sua attenzione era rivolta a lui, alle sue labbra roventi,
alle sue mani che la spogliavano e la facevano fremere, al calore del suo corpo
che la avvolgeva e la rassicurava. Nient’altro contava.
Ricambiò
le avide carezze di Ryo con altrettanta passione, iniziando a spogliarlo a sua
volta. Prese confidenza con quel corpo che fino a poco prima le sembrava così
distante e inaccessibile. Accarezzò i pettorali scolpiti e la schiena possente,
sfiorando con le labbra ogni cicatrice che portava, testimonianza del suo
difficile passato.
Ryo
quasi non poteva credere che il corpo che sentiva fremere sotto di se fosse di
Kaori. Poter baciare quelle labbra morbide, poter accarezzare quel corpo sinuoso
era qualcosa che aveva sognato per così tanto tempo…E ancora non si sentiva
degno di poterla toccare. Ma lui l’amava e lei amava lui. E nient’altro
contava.
Entrò
in lei guardandola negli occhi, facendole capire con lo sguardo quanto contasse
per lui. Quando trovò l’ostacolo della sua femminilità si fermò. Allora Kaori
era ancora pura…Si sentì felice al pensiero che lei fosse solo sua. Si spinse il
lei con dolcezza, cercando di non farle male, sentendola stringersi intorno a
lui.
Kaori
credette di morire di felicità quando lo sentì riempirla. Sentire Ryo dentro di
se era la sensazione più bella che avesse mai sperimentato. Mentre lui iniziava
a muoversi dentro di lei, andò a cercare le sue labbra, di cui ormai non poteva
più fare a meno. Raggiunsero l’apice insieme e Ryo crollò su di lei seppellendo
il viso nell’incavo del suo collo. Kaori non resistette alla tentazione di
mettersi a giocherellare con i suoi capelli.
-Ti
amo, Kaori- sussurrò Ryo dopo un po’
-È
già la terza volta che me lo dici stasera, potrei anche abituarmi a tutta questa
espansività!- scherzò lei
Lui
alzò la testa per guardarla e le sorrise.
-Abituati allora, perché ho intenzione di continuare. E sarei felice di
avere anche una risposta…-
Lei
rise e gli stampò un bacio sul naso.
-Anch’io ti amo, Ryo-
Lui
tornò serio.
-Non
mi stancherò mai di sentirtelo dire-
-E io
non mi stancherò mai di ripetertelo- rispose Kaori sullo stesso tono
Ryo
alzò una mano ad accarezzarle il viso, poi cercò le sue labbra. La notte era
ancora lunga e lui non aveva intenzione di sprecare nemmeno un
minuto…
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
CAPITOLO 12
Kaori
si svegliò con la sensazione di non aver mai dormito così bene in tutta la sua
vita. E quando aprì gli occhi capì il perché. Ryo era al suo fianco e la teneva
abbracciata a se. Il suo viso era rilassato e lei si concesse di godersi quei
preziosi istanti osservandolo. La fronte spaziosa, il naso diritto, le labbra
carnose, i lineamenti scolpiti…Era la cosa più bella che Kaori avesse mai visto.
E la notte passata tra le sue braccia era stata la più bella che avesse mai
vissuto.
Desiderosa
di viziarlo un po’, cercò di alzarsi senza svegliarlo e si diresse in cucina per
preparargli la colazione. Canticchiando una canzone di Bon Jovi, entrò in cucina
e cominciò a preparare gli utensili e gli ingredienti per le crêpes. La
giornata era limpida e il sole brillante illuminava il lieve movimento delle
onde del mare. Pensò che le sarebbe piaciuto fare una passeggiata sulla spiaggia
con Ryo, mano nella mano, fare un picnic…e magari fare l’amore sulla sabbia
morbida. Ridacchiò divertita alle sue idee audaci ed iniziò a preparare la
pastella per le crêpes.
Ryo fu
svegliato da un insistente trillo. Allungò una mano verso l’altro lato del
letto. Lo trovò vuoto sebbene ancora caldo. Aprì lentamente un occhio e vide che
in effetti Kaori non c’era. Scoprì invece che l’insistente trillo era quello del
suo cellulare. Allungò una mano e rispose con un grugnito.
-Saeba?
Stavi ancora dormendo?- gli chiese la voce di Sayuri
-Sayuri…Cosa
c’è?-
-Volevo
sapere come andavano le cose lì…-
Flash
della notte appena passata gli attraversarono la mente e Ryo non poté fare a
meno di sorridere.
-Direi
bene…-
-Mmh…Hai
un tono di voce di un gatto che si è appena pappato un canarino…C’è qualcosa che
vorresti dirmi per caso?- gli chiese la donna divertita
-Credo
che te ne parlerà Kaori…- replicò lui enigmatico
-Capisco…-
-Anche
se forse dovrebbe parlare prima con Aidan-
Il
pensiero dell’assistente di Kaori gli aveva attraversato la mente, svegliandolo
come una doccia fredda. Eppure a quanto pareva quei due non facevano
l’amore…C’era qualcosa di strano in quella relazione…
-Con
Aidan? Perché?- fece perplessa Sayuri
-Beh,
lui e Kaori stanno insieme…- la risata divertita dall’altra parte della linea lo
interruppe –Cosa ci trovi di così divertente?-
-Come
cavolo ti è venuta questa idea?- gli chiese la sorella di Kaori
-Da
come si comportano, da come si guardano e si abbracciano…-
-E hai
chiesto conferma a mia sorella di questo tuo sospetto?-
-Sì, ma
lei mi ha sempre risposto che non sono affari miei…-
-Credo
che la mia sorellina volesse farti ingelosire…- ridacchiò Sayuri
-Si può
sapere cosa stai cercando di dirmi?- le chiese Ryo spazientito
-Che
Kaori ed Aidan non stanno insieme…Lui è gay-
-Cosa?-
lui si alzò a sedere di scatto, ora perfettamente sveglio
-G-A-Y-
gli scandì Sayuri divertita –È più facile che possa innamorarsi di te che di
Kaori…-
Quella
piccola furbetta! Lo aveva preso in giro per bene…
-Sayuri,
ti faccio richiamare più tardi, ora devo parlare con tua sorella-
Detto
questo, riattaccò senza nemmeno salutare. Scese dal letto e infilò in fretta i
jeans, per poi andare in cerca di Kaori.
La
trovò in cucina, intenta a cucinare la colazione mentre muoveva il bacino al
ritmo di una canzone di Bon Jovi che stava canticchiando. Si appoggiò allo
stipite della porta e incrociò le braccia, cercando di non farsi distrarre
dall’invitante visione della sua donna vestita solo della sua maglietta.
-Che
stai preparando?- le chiese
Kaori
sussultò, sorpresa, e si voltò di scatto.
-Uffi,
come mai sei già sveglio? Volevo portarti la colazione a letto!- protestò lei
–Sto facendo le crêpes-
-Fantastico.
Senti, stavo pensando ad una cosa…-
-Cosa?-
-Dovresti
chiamare Aidan-
Ridacchiò
dentro di se vedendola irrigidirsi e spalancare gli occhi.
-Ehm…E
perché?-
-Beh,
dovresti chiudere con lui, non ti pare?-
-Ecco…sì,
certo…lo farò più tardi…- balbettò imbarazzata
-Sei
una piccola strega bugiarda- Ryo si staccò dallo stipite e avanzò nella cucina
-Eh?-
-Mi ha
appena chiamato Sayuri…E indovina cosa è venuto fuori parlando di lui?-
Kaori
si fece piccola piccola.
-Ti ha
detto che Aidan è gay- mormorò
-Esatto.
Ora sarei proprio curioso di sapere per quale oscuro motivo mi hai detto che voi
due state insieme…-
-Guarda
che io non ti ho mai detto una cosa del genere, sei tu che l’hai pensato-
ribatté lei divertita
-Però
quando te lo chiedevo direttamente mi rispondevi sempre che non erano affari
miei!-
Ryo si
appoggiò all’isola al centro della cucina con le braccia, fissandola.
-Beh,
era divertente vedere come eri geloso di lui e allora…- Kaori faceva sempre più
fatica per trattenersi dal ridere
-E così
hai pensato bene di prendermi in giro…-
-Diciamo
che mi sono presa una piccola vendetta…E me la sono goduta ogni secondo!-
Lui
cominciò ad avanzare verso di lei, il sorriso furbo e lo sguardo malizioso.
-Ah sì,
eh? Vedremo se tra un po’ avrai ancora voglia di ridere…-
Mentre
Ryo tentava di afferrarla, Kaori si portò verso l’altro lato dell’isola,
riuscendo a sfuggirgli, e corse verso il soggiorno, ridendo come una matta. Ma
lui non perse tempo e la raggiunse al tavolo da pranzo, subito fuori dalla
cucina. Afferrandola per la vita, la sollevò e la inchiodò al tavolo.
Torreggiando sopra di lei, le bloccò le braccia sopra la testa e la guardò
trionfante.
-E così
hai osato prendere in giro il grande Ryo Saeba…- la stuzzicò divertito
-E devo
dire che è stato anche piuttosto facile, se lo venissero a sapere in giro
avresti la carriera stroncata, caro il mio sweeper- replicò Kaori maliziosa
-Bene,
adesso tocca a me avere la mia vendetta…-
Leccandosi
le labbra, Ryo portò una mano sotto la sua maglietta, fino a raggiungere uno dei
due seni. Dapprima lo sfiorò solamente con le nocche, sentendo l’immediata
reazione del suo capezzolo, per poi passare ad una carezza vera e propria,
mentre il pollice giocherellava con la rosea sommità. Il respiro di Kaori si
fece affannoso. La mano scese poi al ventre e alla coscia destra di lei, per
risalire infine verso l’interno, là dove stava il suo soffice triangolo di
riccioli scuri. Anche qui iniziò dapprima con un lento sfiorare, poi approfondì
il contatto. Kaori chiuse gli occhi e buttò indietro la testa, gemendo di
piacere. A quel punto, Ryo spinse un dito tra le sue umide pieghe, godendo nel
vederla inarcare la schiena in preda all’estasi. Non smise di muovere il dito
dentro di lei, finché non la sentì stringersi e tremare in preda all’orgasmo.
Solo allora prese i lembi della maglietta che lei indossava e li strappò con un
gesto secco, poi la prese per i fianchi e, con un ruggito, la penetrò. Kaori
gridò e lui si chinò su di lei per catturare le sue labbra. Mentre affondava
dentro di lei con poderose spinte, scese con la bocca verso uno dei suoi seni,
per baciare e tormentare con la lingua il capezzolo. Mentre Kaori veniva
sferzata da un secondo orgasmo, si spinse dentro di lei fino in fondo e con un
grido rauco raggiunse anche lui l’apice.
Ryo si
abbandonò su di lei, la testa si posò sul suo petto, mentre entrambi aspettavano
che il battito furioso dei loro cuori scemasse. Kaori lo tenne stretto a se,
mentre tentava di ritrovare l’uso della parola.
-Se
avessi saputo che la gelosia ti faceva questo affetto mi sarei trovata un finto
fidanzato gay molto prima- disse quando alla fine ci riuscì
-Il tuo
finto fidanzato gay è fortunato ad essere ancora tutto intero- replicò Ryo
alzando la testa per guardarla
-Povero
Aidan, e pensare che tu a lui piaci così tanto…Ti trova molto affascinante-
ridacchiò lei
-Questo
mi preoccupa ancora di più…-
-Non ti
preoccupare, non ti salterà addosso. E poi, ci sono io a proteggerti-
-Non
potrei desiderare di meglio come guardia del corpo…-
Sorridendo,
Ryo si chinò a baciarla.
-Allora,
le vuoi queste crêpes o no?- gli chiese Kaori quando il bacio ebbe fine
-Solo
se sono al cioccolato-
-Ma è
ovvio!-
-Bene,
allora puoi andare, donna!-
-Ti
faccio notare, uomo, che hai strappato la mia maglietta…-
-Ad
essere precisi era la mia maglietta…-
-Fa lo
stesso, potresti almeno andare a prendermene un’altra-
-Ahh,
che seccatura queste donne! Dopo i momenti paradisiaci che le ho fatto passare
mi tocca anche farle da cameriere…-
Mentre
Ryo si allontanava brontolando, Kaori gli lanciò in testa una delle candele che
adornavano il tavolo da pranzo…
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
CAPITOLO
13
-Vorrei
tornare indietro nel tempo-
Kaori
abbassò il libro che stava leggendo e guardò Ryo. Erano seduti sul pavimento del
salotto, lei con la schiena appoggiata al divano e lui con la testa sulle sue
gambe. Mentre lei stava leggendo, lui si limitava a fissare il fuoco che
scoppiettava nel caminetto. Erano rimasti in silenzio, semplicemente apprezzando
la vicinanza dell’altro.
A Ryo
piacevano quei momenti, senza parole, semplicemente ascoltando il respiro di
Kaori. Erano davvero poche le persone che potevano dire di stare bene insieme
anche senza sentire la necessità di parlare e questo gli faceva capire quanto il
rapporto con lei fosse profondo. Tuttavia, c’erano delle cose che gli ronzavano
in testa e sentiva il bisogno di parlarne con lei.
-Vorresti
la macchina del tempo per qualche motivo in particolare o solo per farti un
viaggetto così, per divertimento?- gli chiese Kaori divertita
Lui si
voltò a guardarla.
-Vorrei
tornare indietro di due anni…- mormorò –Anzi, di sei, al momento in cui ho
capito che mi stavo innamorando di te, per non commettere gli stessi errori-
Lei
tornò seria e lo guardò con intensità.
-Non
puoi sapere se le cose sarebbero davvero andate meglio. Sono anche i nostri
errori che fanno di noi quello che siamo-
-Lo so,
è solo che…Mi sembra di aver sprecato così tanto tempo…tempo in cui avrei potuto
amarti- Ryo si alzò a sedere, appoggiando una mano a terra –Tempo in cui avremmo
potuto essere felici-
Kaori
gli sorrise e gli accarezzò una guancia.
-Io non
ho alcun rimpianto, Ryo. Non cambierei nulla degli anni passati insieme a te,
perché ogni sorriso, ogni lacrima, ogni dolore mi ha aiutato a conoscerti sempre
un po’ di più…E ad amarti sempre un po’ di più-
-Non
cambieresti neanche quella sera di due anni fa?- le chiese lui
Lei
restò in silenzio qualche istante, poi rispose:
-No,
perché evidentemente tu ne avevi bisogno per capire realmente cosa volevi dalla
vita e cosa volevi dal nostro rapporto-
-Non ti
avrei biasimato se tu non mi avessi perdonato, Kaori. Quella sera ti ho ferito
più di quanto avessi mai fatto…- abbassò gli occhi –È solo che…-
-Eri
spaventato- terminò lei
Ryo
rialzò lo sguardo, per nulla sorpreso che lei avesse capito quello che stava per
dire.
-Sì,
spaventato. L’intensità dei miei sentimenti, il fatto che tu fossi diventata il
centro di tutti i miei pensieri e di tutta la mia vita, il bisogno disperato di
te che provavo, il modo in cui ti ho sentito vicino quella notte, prima di
andare da Kaibara…Tutto questo mi spaventava. L’unico affetto che avevo mai
provato era quello per Kaibara…E lui mi aveva tradito. Mi aveva quasi ucciso.
Io, che lo consideravo un padre. Non volevo rischiare un’altra volta…-
Kaori
quasi non respirava, sorpresa e commossa che lui si stesse aprendo così tanto
con lei. Lo abbracciò e lo strinse a se, trasmettendogli tutto il suo conforto e
il suo amore.
-Lo so,
Ryo. Ma ti prometto che io non ti lascerò mai. Tutto ciò che voglio è amarti-
gli sussurrò all’orecchio
Ryo
nascose il viso nell’incavo del suo collo e per qualche minuto rimasero così,
abbracciati, cullati dal ritmo dei loro cuori e dei loro respiri.
Poi,
lui alzò il viso per cercare le sue labbra. Con lentezza, la fece stendere sul
tappeto davanti al caminetto e iniziò a spogliarla. Fecero l’amore in silenzio,
lentamente, lasciando parlare le loro mani e i loro corpi.
La
sabbia era morbida e fredda sotto i piedi nudi. Il mare era scuro e agitato, la
brezza che proveniva da esso fresca e sferzante. Mano nella mano con Ryo, Kaori
si godeva quello sfoggio della natura, affascinante e ipnotico. Era quasi il
tramonto e il sole si stava abbassando sempre di più verso l’orizzonte, bagnando
l’oceano dei suoi caldi colori. Kaori sorrise ripensando alle ore appena
trascorse. Come aveva sognato quella mattina, avevano fatto un picnic sulla
spiaggia, avevano parlato, riso, ascoltato il rumore del mare…E avevano fatto
l’amore sulla morbida sabbia.
Ora
stavano passeggiando lungo il bagnasciuga, chiacchierando del più del meno e
godendosi quel meraviglioso tramonto. L’aria si stava facendo sempre più fredda
e lei iniziava a sentire un po’ di freddo, ma non voleva interrompere quel
meraviglioso momento. Sperava solo che Ryo non se ne
accorgesse…
-Kaori,
stai tremando-
Ecco,
appunto.
-No,
sto bene, non preoccuparti- tentò di rassicurarlo
-Non è
vero, vado a prenderti un maglione- insistette Ryo
-Ti
assicuro che non occorre…-
Niente
da fare, si era già avviato verso la villa. Lei si voltò verso l’oceano e si
mise ad osservare il sole sparire all’orizzonte mentre aspettava il suo ritorno.
Il
rumore delle onde dell’oceano era così forte, che non sentì i passi che si
avvicinavano…
Ryo
aprì l’armadio e prese il primo maglione che trovò. Passando accanto al letto,
vide sul comodino il suo cellulare, che non aveva più guardato dalla telefonata
di Sayuri quella mattina. Il telefono si era scaricato e si era spento, perciò
decise di metterlo subito a caricare, nel caso qualcuno lo avesse cercato.
Appena lo accese, infatti, vide che qualcuno gli aveva lasciato un messaggio in
segreteria. Lo ascoltò. Si trattava del detective Lon Richardson, il contatto
che Mick gli aveva procurato alla polizia di New York. Il messaggio diceva che
Lloyd Clark, il tizio che perseguitava Kaori, era stato rilasciato la sera
prima. E, coincidenza, quella notte qualcuno si era introdotto alla Rain
Publisher, ma non era stato rubato nulla. Ryo si accigliò, mentre riponeva il
cellulare. Oltre alla sorella, l’unica persona ad avere l’indirizzo di quella
villa era Russ, l’editore di Kaori. E probabilmente lo teneva nel suo
ufficio…
In
preda ad un’improvvisa agitazione, Ryo tornò sulla spiaggia in cerca di Kaori.
Tuttavia, di lei non c’era traccia.
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
CAPITOLO 14
Kaori
si svegliò non sapendo dove si trovasse. La confusione, tuttavia, ben presto si
dissipò e le tornò in mente che qualcuno l’aveva aggredita alle spalle mentre
era sulla spiaggia. Ryo…Probabilmente lui si era già accorto della sua
scomparsa, perciò doveva solo stare calma e aspettare che arrivasse. Peccato che
non sapeva nemmeno lei dove si trovava…
Si
guardò intorno e capì di essere in una camera da letto. Anche se definire letto
la cosa su cui era sdraiata era un complimento…Era più che altro un vecchio e
lacero materasso sopra una rete metallica che aveva visto giorni migliori. Così
come l’arredamento e i muri della stanza…Ma dove cavolo era finita?
In
quel momento sentì dei passi avvicinarsi alla porta, che poco dopo si aprì. E
Lloyd Clark fece il suo ingresso.
Kaori
sentì un freddo brivido di terrore serpeggiarle lungo la spina dorsale, come
ogni volta che incrociava il suo sguardo. Gli occhi di quell’uomo erano qualcosa
di indescrivibile. Freddi come il ghiaccio e lucidi di pazzia allo stato puro.
Non aveva mai visto niente di simile, nemmeno tra i peggiori criminali che aveva
incontrato durante gli anni trascorsi con Ryo. Nemmeno Shin Kaibara aveva quello
sguardo. Nonostante la vena di follia che la guerra in Sudamerica aveva causato
alla sua mente, il suo sguardo era sempre stato lucido, attento, intelligente,
segno che nonostante tutto era ben consapevole di ciò che faceva.
Quell’uomo invece…Si era costruito un universo tutto suo, dove la realtà
non poteva raggiungerlo. Ne era la prova il fatto che finora l’aveva sempre
chiamata Kailey, lo pseudonimo che usava per i suoi libri. E lei non sapeva
assolutamente come affrontare una situazione del genere…
-Oh,
bene, vedo che finalmente ti sei svegliata…- le disse Lloyd sorridendole
-Dove…dove siamo?- chiese esitante Kaori
-A
casa nostra- le rispose lui come se fosse una cosa ovvia
-Casa
nostra?-
-Certo, la casa dove io e te vivremo da ora in poi, Kailey-
Oh mio Dio…Quell’uomo voleva tenerla in quella casa con se
per sempre! Cosa doveva fare? Forse se lo avesse assecondato prima o poi avrebbe
trovato il modo di scappare…
-Aspetta, ho un regalo per te- Lloyd sparì in un’altra stanza e poco dopo
ne tornò con una scatola di cartone
–Ecco, aprilo-
Kaori
sollevò il coperchio con mani tremanti. All’interno c’era un abito bianco. Un
abito da sposa.
-Questo è l’abito che indosserai al nostro matrimonio, ti piace?- le
chiese l’uomo
-Matrimonio?- chiese shockata Kaori –E quando sarà?-
-Domani. Qui a casa. Sarà una cerimonia intima, solo io e te-
-Ehm…Bene- si sforzò di sorridere –Adesso però avrei un po’ di fame…-
-Ma
certo, preparo subito la cena, amore. Vuoi farti un bagno nel frattempo?-
-Certo-
Ti prego, fa’ che in bagno ci sia una finestra abbastanza grande
per scappare! Kaori lo seguì fuori dalla camera da letto. Il resto della
casa era in condizioni anche peggiori, ma per fortuna era di un solo piano
quindi le finestre erano un punto di fuga valido. Il bagno era di fronte alla
camera ed inutile dire che era in uno stato pietoso. Kaori non si sarebbe
azzardata a farvi un bagno neanche per tutto l’oro del mondo. Tuttavia, il fato
sembrava essere dalla sua parte perché la finestra era abbastanza larga perché
lei potesse passarci.
-Fai
pure con calma, la cena non sarà pronta prima di mezzora, tesoro- Lloyd le
accarezzò una guancia e le sorrise
Kaori
dovette trattenersi dallo scostarsi bruscamente.
-Grazie…- mormorò
Lui
uscì dalla stanza e chiuse la porta dietro di se. Kaori si aspettò di sentire la
serratura scattare, ma evidentemente l’uomo, nella sua pazzia, era davvero
convinto che lei lo amasse e che fosse disposta a rimanere con lui.
Senza
perdere tempo, andò alla finestra, scostò le tende – o meglio, quello che ne
rimaneva – e diede un’occhiata all’esterno. Tutto ciò che riuscì a scorgere nel
buio della sera fu un prato incolto e pieno d’erbacce e una strada illuminata da
qualche sporadico lampione. C’erano altre case, ma sembravano tutte essere nello
stesso stato di quella in cui si trovava lei, perciò dubitava che fossero
abitate. E se lo erano, non voleva neanche sapere da chi…Probabilmente, anche se
avesse trovato qualcuno, sarebbe finita nelle mani di qualche spacciatore o
peggio.
Provò
ad aprire la finestra e, anche se con un po’ di fatica, ci riuscì. La via era
libera, l’unico problema era che non aveva la più pallida idea di dove si
trovasse. Non sapeva nemmeno se era a New York o chissà dove. In ogni caso,
qualsiasi cosa era meglio di rimanere in quella casa con quell’uomo, anche dover
camminare delle ore prima di trovare un’anima viva.
Prima
di uscire, Kaori aprì il rubinetto della vasca, in modo che Lloyd la credesse
immersa nell’acqua. Poi, si sedette sul bordo della finestra e si calò
lentamente a terra.
Ryo
sorpassò un camion spingendo il SUV ai 180 km/h. Incurante delle proteste del
guidatore, continuò a premere sull’acceleratore percorrendo la strada che lo
avrebbe riportato a New York. Mentre una mano teneva il volante, l’altra prese
il cellulare dalla tasca della sua giacca e compose il numero di Lon Richardson.
Il detective gli rispose dopo due squilli.
-Richardson, sono Saeba. Lloyd Clark ha rapito Kaori- Ryo venne subito al
sodo
-Merda…Dove sei adesso?- gli chiese l’uomo
-Sto
tornando a New York, ma non ho la minima idea di dove cercarla. Ho bisogno del
tuo aiuto, cerca nel dossier di Clark se ha qualche casa o appartamento
intestato a suo nome-
-C’è
l’indirizzo di casa sua, ma non è lì. Ho fatto tenere d’occhio l’appartamento da
un paio di uomini e lì non si è visto-
-Nessun’altro posto in cui potrebbe essere andato?-
-Non
che io sappia…-
-Cazzo, non può essere sparito nel nulla!- Ryo rifletté per qualche
secondo, poi chiese:-Cosa sai dirmi della sua storia personale?-
-Quel
tizio non ha avuto una bella infanzia, i suoi genitori e suo fratello sono morti
in un incidente d’auto quando lui aveva otto anni. In macchina c’era anche lui,
ma si è salvato. Solo che…ha visto i suoi cari morire. È stato messo in
orfanotrofio, è stato affidato anche a un paio di famiglie, ma aveva un
carattere così difficile che alla fine sono stati costretti a metterlo in un
istituto per ragazzi difficili. Ne è uscito a 18 anni e da allora ha condotto
una vita apparentemente normale. La sua fedina penale è pulita, neanche una
multa per sosta vietata-
-Questo non mi aiuta molto…- disse Ryo nervoso
Dov’è
che quel bastardo poteva aver portato Kaori? Non poteva aver scelto un posto a
caso, doveva essere un luogo a lui caro, dove si sentiva a suo agio, al
sicuro…Dove si sentisse a casa…Un’illuminazione gli attraversò la mente a
quell’ultimo pensiero.
-Lon,
sai dove abitava Clark quando era bambino con la sua famiglia?-
-Uhm…Fammi controllare…Vivevano ad ovest del Queens, un quartiere che
ormai è completamente in rovina-
-Dammi l’indirizzo, poi chiama la S.W.A.T, sono sicuro che Kaori è lì-
Il
detective gli diede l’indirizzo esatto e gli promise che gli avrebbe mandato i
rinforzi il prima possibile.
Ryo
premette ancora di più sull’acceleratore, dirigendosi verso il Queens.
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
CAPITOLO 15
Kaori
camminò rasente alla casa fino ad arrivare all’angolo che comunicava con la
facciata. Si fermò scorgendo proiettato sull’erba un rettangolo di luce. Doveva
essere la finestra della cucina a provocarlo, la stanza dove si trovava Lloyd.
Per arrivare alla strada doveva necessariamente passarvi di fronte, rischiando
di essere vista. Si guardò intorno per qualche secondo per cercare un’altra
soluzione, ma la casa era circondata su tre lati da una siepe, il lato che dava
sulla strada era l’unica via di fuga. Si abbassò il più possibile, sperando che
l’erba alta e il buio l’aiutassero a non farsi scoprire e sperando che il suo
sequestratore in quel momento fosse voltato dall’altra parte rispetto alla
finestra. Restò accucciata fino al limitare del giardino, poi, appena arrivata
alla strada, si rialzò in piedi e si mise a correre più veloce che poteva. Non
aveva la minima idea di che direzione avesse preso, ma in quel momento il suo
unico pensiero era mettere più distanza possibile tra se e Lloyd Clark.
Aveva
fatto solo pochi metri, che sentì dietro di se dei passi che la inseguivano.
Mormorando un’imprecazione, cercò di aumentare l’andatura, ma i passi dietro di
lei si avvicinavano inesorabilmente, finché si sentì trascinare a terra. Kaori
cadde sull’asfalto, sbattendo leggermente la testa. Stordita, sentì due mani che
l’afferravano per le spalle e la giravano sulla schiena. Si ritrovò davanti con
la faccia contratta dall’ira di Lloyd ed un brivido di paura le corse lungo la
schiena. L’aveva fatto arrabbiare e ora ne temeva le conseguenze.
-Perché? Perché l’hai fatto, Kailey?- l’uomo la scosse con violenza, un
pugnale stretto nella mano destra –Non capisci che io ti amo?! Che noi ci
apparteniamo?!-
Ancora stordita dalla botta in testa e irrigidita dalla paura, Kaori non
disse nulla, lasciando che lui la rimettesse in piedi e la trascinasse
nuovamente verso la casa. Tuttavia, non la portò nella stessa stanza in cui
l’aveva rinchiusa in precedenza, ma la condusse in quella che doveva essere una
specie di cantina. Era immersa nel buio, l’unica luce proveniente dalla porta
che riusciva a malapena ad illuminare le scale, ma quando Lloyd accese la luce
Kaori desiderò che non lo avesse fatto. Le quattro pareti erano interamente,
completamente ricoperte di sue foto. Alcune erano ritagliate da giornali e
riviste, ma la maggior parte erano state scattate di nascosto, in vari momenti
della sua vita. Kaori si chiese da quanto tempo quell’uomo la stesse seguendo e
spiando e una morsa di terrore le strinse la gola.
-Lo
vedi ora quanto è grande il mio amore per te?- le chiese Lloyd con disperazione
–Io sto cercando di salvarti, Kailey!-
-Salvarmi da cosa?- chiese lei in un sussurro tremante
L’uomo andò verso un tavolo appoggiato alla parete e ne prese alcune
riviste.
-Da
cosa? Da cosa?! Ecco, da cosa!- urlò gettandogliele ai piedi
Kaori
abbassò la testa e si ritrovò a guardare alcune copertine che mostravano la foto
di Ryo che la portava via in braccio, scattata il giorno dell’arresto di Lloyd.
-Quest’uomo vuole dividerci, Kailey! Vuole portarti via da me!!-
Kaori
chiuse gli occhi, mentre le lacrime le scendevano lungo le guance. Non si era
mai trovata in una situazione del genere ed era terrorizzata.
Lloyd
l’afferrò per un braccio e la spinse verso una parete. Poi prese delle corde ed
iniziò a fissarle ad alcuni tubi.
-No…Ti prego, non farlo…- lo pregò Kaori
-Non
mi lasci altra scelta- le rispose lui iniziando a legarle i polsi –Lo faccio per
il tuo bene…Per il nostro amore-
Strinse bene i nodi, poi le volse le spalle e risalì le scale,
richiudendo la porta dietro di se. In lacrime e tremante, Kaori si lasciò
scivolare a terra. Ryo…
Ryo
fermò l’auto a circa duecento metri dalla casa di Lloyd Clark, dove già si
trovavano i furgoni della S.W.A.T., comandati dal detective Richardson. Con un
balzo, scese e gli si avvicinò.
-Allora, sono lì dentro?- gli chiese sbrigativo
-Secondo i nostri rilevatori, ci sono due persone all’interno, perciò è
alquanto probabile di sì- rispose il detective
-Bene, allora muoviamoci a entrare!-
-Come
sarebbe “muoviamoci”? Ufficialmente, tu sei un civile, non posso farti venire
con noi-
Ryo
si voltò di scatto verso Richardson, puntandogli addosso uno sguardo glaciale.
-Lì
dentro c’è la mia donna, perciò io entro, me ne sbatto del suo permesso- sibilò
L’altro sospirò, rassegnato e anche un po’ spaventato dagli occhi dello
sweeper.
-D’accordo, andiamo-
Il
detective fece segno alla squadra di S.W.A.T., che silenziosamente si mosse
verso la casa e la circondò, mettendosi in posizione. Richardson e Ryo si
appostarono davanti alla porta d’entrata. Si guardarono negli occhi e, dopo un
cenno d’intesa, Ryo posò la mano sulla maniglia e la girò lentamente. La porta
si aprì con un leggero cigolio. All’interno, tutto era buio e silenzioso.
Tuttavia, Ryo sentiva la presenza di qualcuno, anche se non avrebbe saputo dire
dove si trovasse o chi fosse, se Kaori o Lloyd. Fece segno a Richarson che
sarebbe entrato e scivolò all’interno, appoggiandosi al muro a destra
dell’entrata. Dopo essersi assicurato che non ci fosse nessun pericolo
imminente, indicò al detective che la via era libera.
Con
cautela, presero a controllare ogni stanza che incontravano nel loro cammino,
fino ad arrivare a metà del corridoio. All’improvviso, Ryo fermò Richardson, che
stava per aprire l’ennesima porta. Sentiva una presenza all’interno, anche se
ancora non riusciva ad identificarla. Gli fece cenno di farsi da parte e girò la
maniglia. Fece appena un passo all’interno, che avvertì un pericolo e si piegò
su un ginocchio, evitando il pugnale, che vibrò sopra alla sua testa. Questa
volta l’istinto omicida di Lloyd Clark era ben percepibile ai sensi dello
sweeper. Si rialzò e fece un passo indietro, preparandosi al prossimo attacco.
La stanza, come il resto della casa, era immersa nel buio, ma questo per Ryo non
costituiva minimamente un problema. I più pericolosi attacchi in Sud America
venivano compiuti di notte, perciò i suoi sensi si erano sviluppati per
percepire i movimenti dell’avversario anche al buio.
Del
resto, Clark non fece molto per nascondere la sua presenza, iniziando a gridare
come un ossesso:
-Non
me la porterai via! Kailey è mia, hai capito?!- e gli si avventò nuovamente
contro brandendo il pugnale
-Numero uno…- iniziò Ryo schivando il suo attacco e colpendolo con un
pugno –Il suo nome è Kaori-
Con
un grido di rabbia, il suo avversario riprovò nel suo intento.
-E
numero due…- continuò colpendolo con un secondo pugno che lo fece volare in
corridoio –Lei è mia-
Richardson intervenne ammanettando Clark e affidandolo ad uno degli
agenti. Senza aspettare oltre, Ryo aprì l’unica porta che ancora non avevano
controllato…
Chiusa in cantina, Kaori aveva sentito dei rumori provenire dal piano di
sopra e si chiese cosa stesse succedendo. Quando la porta si aprì, trattenne il
respiro. Dei passi presero a scendere le scale e, mano a mano che Kaori poteva
vedere la persona in questione, il cuore prese a batterle sempre più
velocemente. Conosceva quella figura muscolosa e possente. Era la stessa che
aveva amato per la maggior parte della sua vita.
-Ryo!- esclamò felice quando finalmente poté vederlo in viso
Lui
la raggiunse in poche falcate e la prese tra le braccia.
-Dio,
Kaori…Stai bene?- le chiese ricoprendole il viso di baci
-Sì,
ma se mi slegassi mi sentirei ancora meglio- rispose lei ridendo
Ryo
si affrettò a liberarla e finalmente Kaori poté abbracciarlo e stringersi a lui.
-Portami a casa, ti prego…-
-Sono
qui per questo, piccola-
Facendole l’occhiolino, la prese per mano e la condusse fuori, dove li
attendeva Lon Richardson. Lloyd Clark era già stato portato via e Kaori pregò
dentro di se di non rivederlo mai più.
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Capitolo 17 *** Capitolo 16 ***
CAPITOLO 16
Stesa
sul letto illuminato dai primi bagliori dell’alba, stretta tra le braccia di
Ryo, Kaori avrebbe voluto che il tempo si fermasse. Non parlavano, si
accontentavano di essere di nuovo insieme, godendosi quel momento di pace
ritrovata.
Dopo
un po’, alzò gli occhi per vedere se Ryo stesse dormendo, ma lo trovò a
guardarla.
-Dovresti dormire un po’, sarai esausta…- le disse lui
-Questo vale anche per te- gli sorrise lei –Comunque è vero, sono
stanchissima, però non riesco a dormire-
-Magari un bel bagno caldo ti aiuterebbe a rilassarti…-
-Mmh…È un’ottima idea…Ma solo se mi fai compagnia-
-Con
piacere-
Mezz’ora dopo, entrambi erano immersi nell’acqua bollente, adornata di
soffice e profumata schiuma bianca. Ryo era dietro a Kaori e la circondava con
le braccia, mentre lei aveva posato la testa nell’incavo del collo di lui.
-Fantastico…- sospirò lei chiudendo gli occhi
-Concordo- rispose lui mentre iniziava ad insaponarle le braccia
Le
sue mani presero poi a scorrere più in basso, sul suo seno e sulla sua pancia.
Kaori sentì che il suo corpo iniziava a rispondere a quelle carezze e il suo
respiro accelerava.
-Ryo?-
-Mmh?-
-Così
non mi fai rilassare…-
-Ah
no? Allora vuoi che smetta?-
-Non
provarci neanche-
Mentre lui ridacchiava, Kaori si voltò tra le sue braccia e lo baciò con
ardore, facendo scivolare la lingua nella sua bocca. Allacciò le braccia intorno
al suo collo e le gambe attorno alla sua vita, sentendo la sua eccitazione
sfiorarle l’interno coscia. Ryo l’afferrò per i fianchi e la sollevò, per poi
farla scendere lentamente mentre sprofondava con dolcezza dentro di lei. Kaori
gemette e, mentre lui iniziava a muoversi dentro di lei, scese con le labbra
verso il collo di lui, baciando e leccando le gocce che gli imperlavano la
pelle, facendo poi lo stesso sui suoi pettorali.
Ryo
grugnì e spostò le mani sul suo fondoschiena, aumentando il ritmo. La sentì
stringersi attorno a lui, mentre l’orgasmo la sommergeva. Un’altra spinta e lui
la seguì nell’estasi.
Era
già giorno quando finalmente andarono a dormire e un violento temporale sferzava
la città quando si svegliarono, a pomeriggio inoltrato. Poltrirono fino al
tramonto, poi Kaori chiamò Sayuri ed Aidan per raccontargli quello che era
successo e li invitò a cena.
Trascorsero una serata piacevole, anche se Ryo continuava a lanciare
occhiatacce in direzione di Aidan, che continuava a fissarlo come un gatto
davanti ad una scatola di sardine. Ad un certo punto, ne ebbe davvero abbastanza
e fu realmente tentato di prenderlo a botte, se non che Kaori, stanca di quella
situazione, intervenne:
-Tu…-
iniziò puntando il dito in direzione di Ryo –Smettila di lanciare occhiatacce al
mio migliore amico e stattene buono-
Ryo
grugnì.
-E
tu…- continuò lei rivolgendosi stavolta ad Aidan –Smettila di sbavare dietro al
mio uomo o sarò io a prenderti a botte!-
-Ok,
ok, scusa!- rispose l’amico pentito e un po’ spaventato
Sayuri ed Alex, il suo fidanzato, scoppiarono a ridere divertiti e la
serata procedette senza altri intoppi.
Gli
ospiti se ne andarono quando era quasi l’una e, dopo aver riordinato la sala da
pranzo e la cucina, Kaori e Ryo si infilarono finalmente sotto le coperte. Ma
Kaori non aveva nessuna intenzione di dormire…Ryo non aveva smesso di
stuzzicarla per tutta la sera, accarezzandole la schiena o la coscia,
sfiorandone l’interno con le dita, a volte spingendosi sotto l’orlo della corta
gonna che indossava, per poi ritrarsi subito dopo, e lei aveva dovuto usare
tutto il proprio autocontrollo per non far capire agli altri quello che
succedeva sotto il tavolo.
Aveva
voglia di lui. Lo desiderava così ardentemente da impazzire. Perciò, appena
furono sotto le coperte, Kaori incollò il corpo a quello di lui, iniziando ad
accarezzargli il petto.
-Allora, volevi farmi impazzire stasera con quella mano curiosa?- gli
disse con finto rimprovero
-Perché? Ha funzionato?- le chiese lui divertito
-Oh,
sì-
-Bene, perché anche tu mi hai fatto impazzire con quella gonna
cortissima-
Kaori
scoppiò a ridere mentre lui si chinava su di lei per catturarle le labbra in un
bacio infuocato. Ma questa volta voleva essere lei a condurre il gioco. Perciò,
dopo avergli sfilato i boxer, con un colpo d’anca invertì le posizioni e si mise
a cavalcioni sopra di lui. Guardandolo negli occhi, si alzò in piedi sul letto,
prese i lembi della sua corta camicia da notte e, molto lentamente, se la sfilò.
Fece poi la stessa cosa con gli slip, sentendo la pelle infiammarsi sotto lo
sguardo infuocato di Ryo, che seguiva i suoi movimenti come una pantera che
scruta la sua preda.
Si
rimise a cavalcioni sopra di lui e si abbassò per posare le labbra sul suo
collo, per poi scendere sul suo petto in una scia di baci. Concentrò la propria
attenzione sui suoi capezzoli, baciandoli, leccandoli, mordicchiandoli come lui
faceva sempre con quelli di lei, e sfregando il suo centro contro la sua
erezione, gratificata dai gemiti che Ryo non riusciva a trattenere.
Tuttavia, non ancora soddisfatta, scese con la bocca lungo i suoi
addominali scolpiti, passando per l’ombelico, fino ad arrivare alla meta. Bacio
la punta della sua eccitazione, mentre l’accarezzava con mani leggere, e Ryo
emise un verso strozzato. Sapere che poteva farlo eccitare in quel modo fece
accrescere in Kaori la voglia di sentirlo dentro di se. Si posizionò sopra di
lui e, lentamente, lo accolse dentro di se. Gemendo, iniziò a muoversi e Ryo
l’afferrò per la vita per assecondarla. Mentre il loro ritmo cresceva
d’intensità, lui spostò le mani verso i seni di lei in una lenta carezza. Kaori
si inarcò gemendo il suo nome e ben presto entrambi raggiunsero l’apice.
Stremata, Kaori si abbandonò contro di lui e Ryo la circondò con le
proprie braccia. Dio, era stata una cosa strabiliante. Lei era sempre stata
molto appassionata, ma quella sera aveva superato ogni sua più rosea
aspettativa. Aveva dovuto trattenersi con tutte le sue forze per non ribaltare
le posizioni e conficcarsi in lei quando lei aveva iniziato a giocare con il suo
autocontrollo, ma ne era valsa la pena.
Fare
l’amore con Kaori era ogni volta più bello e Ryo era sicuro che a Tokyo, nella
loro casa e nel loro letto, lo sarebbe stato ancora di più. La guardò e si
accorse che si era addormentata, perciò coprì entrambi con le coperte e si
lasciò andare anche lui tra le braccia di Morfeo.
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Capitolo 18 *** Capitolo 17 ***
CAPITOLO 17
La mattina successiva stava ancora
piovendo sulla città di New York. Kaori si svegliò con il soffice ticchettio
delle gocce che battevano sul vetro. Si voltò a guardare Ryo, ancora
addormentato. Era bellissimo dormire accanto a lui, poter addormentarsi scaldata
dal calore del suo corpo, cullata dal battito del suo cuore, e svegliarsi
circondata dalle sue braccia. Per anni aveva sognato di vivere quei momenti e
ora realizzava che niente era più bello della realtà.
Rimase a fissarlo il volto sereno
di lui per qualche minuto, poi scese dal letto e silenziosamente uscì dalla
stanza per andare a preparare la colazione.
La cucina era malamente illuminata
dalla grigia luce che proveniva dalle grandi finestre e Kaori restò qualche
minuto ad osservare New York in quella piovosa mattina di fine ottobre. Le
piaceva osservare il temporale scatenarsi e bagnare la città, sentendosi
protetta tra le mura del suo appartamento. Era come se lì dentro non potesse
succederle nulla di male…Ma, con ogni probabilità, a far nascere quella
sensazione era più che altro la presenza dell’uomo che dormiva nel suo letto.
Con un sorriso, Kaori si staccò dalla finestra e si avvicinò ai fornelli,
mettendosi all’opera.
Ryo fu svegliato da un delizioso
profumo di caffè e pancetta affumicata. Si infilò solamente i jeans e raggiunse
Kaori in cucina. Si fermò a guardarla, appoggiandosi allo stipite della porta.
Indossava una corta camicia da notte bianca a fiorellini rosa, che sottolineava
le sue forme e che gli fece venir voglia di trascinarla di nuovo a letto. La
pioggia battente che imperversava fuori dalle finestre di sicuro non faceva
venir voglia di uscire di casa…
-Buongiorno- la salutò staccandosi
dallo stipite e avvicinandolesi
Lei si voltò verso di lui,
sorridente.
-Buongiorno. Colazione
all’americana oggi, uova strapazzate, bacon e pane tostato!-
Ryo si chinò a darle il bacio del
buongiorno proprio mentre il tostapane sputava fuori il pane tostato e
fragrante. Lo mise su un piatto e prese una tazza di caffè, mentre Kaori finiva
di friggere il bacon. Poco dopo, si sedettero entrambi a tavola e cominciarono a
fare colazione, chiacchierando del più e del meno.
Ad un certo punto, Ryo intavolò una
discussione che gli girava per la mente già dal giorno prima.
-Kaori, che ne diresti di tornare a
Tokyo?-
Lei si fermo di colpo nell’atto di
dare un morso al suo pane tostato ricoperto di marmellata. Si irrigidì e l’ansia
cominciò a strisciarle dallo stomaco fino ad arrivare al cuore, stringendolo in
una morsa fredda. Perché? Perché quella sensazione di panico? Perché l’idea di
tornare a Tokyo l’atterriva tanto?
-Di già?- rispose con voce tremante
-Sono quasi due settimane che sono
qui, Kaori. È ora di tornare, non posso stare via da Shinjuku per molto- le
rispose lui serio
-Sì…capisco…City Hunter non può
sparire dalla circolazione per troppo tempo- Kaori cercò darsi un tono allegro
con scarsi risultati –Senti, perché non ne parliamo più tardi?- aggiunse
alzandosi e avviandosi verso la camera da letto
Ryo si accigliò, guardandola uscire
dalla stanza velocemente. Che cosa stava succedendo? Perché Kaori aveva
quell’aria spaventata? Non voleva tornare a Tokyo con lui? Perplesso, si alzò e
la seguì in camera da letto.
-Che cosa sta succedendo?- le
chiese
Kaori si stava infilando un paio di
jeans e una maglietta verde a maniche lunghe e non lo guardò quando gli rispose:
-Cosa intendi?-
-Ti stai comportando in modo
strano…Sembra quasi che tu non voglia tornare a Tokyo-
Lei si irrigidì, poi voltò
lentamente la testa per guardarlo.
-Forse è proprio così- gli disse in
un sussurro
-Kaori, non capisco…Perché non vuoi
tornare a casa con me?-
-Perché qui ho il mio lavoro, ho
mia sorella, ho Aidan…-
-Il tuo lavoro puoi farlo anche a
Tokyo, Kaori. Tokyo, la città in cui sei nata, dove vivono i tuoi amici, dove è
sepolto tuo fratello…La tua casa è là- fece una breve pausa –La nostra
casa è là, Kaori-
-Ma io vivo qui da due anni, Ryo, e
adesso tu mi chiedi di lasciare tutto così, all’improvviso…-
-Credevo che fosse quello che
volevi anche tu, che ritornassimo in Giappone insieme…Kaori, tu puoi scrivere in
qualsiasi posto ti trovi, non ho nessuna intenzione di impedirti di fare una
cosa che so tu ami, ma io sono uno sweeper-
Ryo afferrò la sua maglietta e se
la infilò, capendo che la discussione si stava facendo seria.
-Beh, New York ne ha bisogno quanto
Tokyo…- fece Kaori incerta
-A New York ce ne sono già, più
d’uno. Chi credi che siano i contatti che mi ha dato Mick? È a Tokyo, a
Shinjuku, che c’è bisogno di me. Senza contare che sono entrato negli Stati
Uniti con dei documenti falsi…- la guardò con intensità –Kaori, quando ho deciso
di fare lo sweeper assieme a tuo fratello ho fatto una promessa…Ho promesso di
proteggere la mia città. Fare lo sweeper è parte di me, la parte migliore di me,
e non posso rinunciare…Lo capisci?-
-Certo che lo capisco, è solo che…-
Kaori si interruppe, confusa
Come faceva a spiegargli le sue
motivazioni se non le capiva nemmeno lei? Non sapeva perché, ma l’idea di
tornare in Giappone la spaventava…
-Perché non la smetti con queste
scuse e non mi dici il vero motivo per cui non vuoi tornare con me?- la voce
brusca di lui interruppe le sue riflessioni
Kaori si voltò a guardare il
temporale fuori dalla finestra.
-Non sono scuse…Solo che per il
momento non ho una spiegazione migliore da darti-
Per qualche secondo rimasero
entrambi in silenzio, l’unico rumore era quello della pioggia che batteva sui
vetri.
-Perché non dici che hai paura?-
La voce di Ryo le arrivò come una
ventata di aria gelida, facendola sussultare e spalancare gli occhi.
-Co…cosa?-
-Hai capito benissimo, Kaori. Tu
hai paura di tornare a Tokyo con me.
-È assurdo, di cosa dovrei aver
paura?-
-So riconoscere la paura quando la
vedo, ne sono stato succube per otto anni prima di riuscire ad ammettere che ti
amo. E tu sei terrorizzata. Terrorizzata dall’idea che, quando saremo di nuovo a
casa, con i nostri amici, io mi tiri indietro di nuovo…Hai il terrore che tra di
noi tutto torni ad essere come prima. Tu non hai fiducia in me…-
-Questo non è vero, io mi fido
ciecamente di te!- ribatté lei
-Certo, ti fidi di me se si tratta
di affidarmi la tua vita, ma non ti fidi più ad affidarmi il tuo cuore…Tu non
hai fiducia in noi- rispose Ryo
Kaori aprì la bocca per parlare,
per rispondergli che non era vero, che si fidava totalmente di lui…Ma non ne
uscì alcun suono. Improvvisamente, si rese conto che tutto quello che lui aveva
detto era la verità. Aveva paura. Paura che tutto quello che avevano ora, quella
felicità che le faceva toccare il cielo con un dito, svanisse così com’era
venuta. Amava Ryo più di ogni altra cosa al mondo, ma non riusciva a donarsi
completamente a lui.
Calde lacrime cominciarono a
scorrere dai suoi occhi.
-No…non può essere…Io ti amo…-
sussurrò con voce tremante
Ryo la raggiunse e le prese il viso
tra le mani, asciugandole le piccole gocce che scorrevano sulle sue guance.
-Lo so che mi ami, Kaori…Ma hai
paura di soffrire ancora. Ed io non posso biasimarti per questo. Ti ho fatto del
male per anni e ora non posso pretendere di cancellare tutto con un colpo di
spugna. E potrei anche stare qui per ore a ripeterti quanto ti amo e che per
nulla al mondi ti lascerei sola, ma non servirebbe a niente, lo sappiamo tutti e
due- le sfiorò delicatamente le palpebre e poi le labbra con le sue –Devo
lasciarti spazio, attendere che tu superi questa cosa da sola come ho fatto
io…Perché solo così avremo una possibilità per essere felici-
Detto questo, prima che Kaori
potesse anche solo dire o fare qualcosa, Ryo le voltò le spalle e uscì
dall’appartamento.
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Capitolo 19 *** Capitolo 18 ***
CAPITOLO 18
That
night is just a memory, but I still feel you standing next to me and when I
think I hear your voice all I hear is the rain...(Alanis
Morissette – Rain)
La mattina dopo, Kaori aprì
faticosamente gli occhi, mentre fuori il temporale non sembrava avere intenzione
di cessare, sconvolgendo il cielo con lampi e tuoni. Proprio come era stata
sconvolta la sua vita…
Non
riuscì a trattenere un gemito al ricordo di quello che era successo il giorno
prima. Dopo la discussione con Ryo, era rimasta per ore a riflettere su quello
che lui le aveva detto, sperando di sentire la porta del suo appartamento
aprirsi e vederlo entrare con un sorriso dolce sulle labbra, dicendole che tutto
sarebbe andato bene e che avrebbero superato tutto quello insieme. Ma lui non
era tornato e all’alba lei si era addormentata ancora vestita sul letto,
stremata dal dolore e dalle lacrime.
Si
voltò su un fianco e si rannicchiò su se stessa e nel farlo notò un foglio
bianco posato sulle coperte di fianco a lei. Una morsa le strinse il petto. Con
mani tremanti, lo aprì e iniziò a leggere.
Mio piccolo Sugar Boy,
quando leggerai questa lettera probabilmente io sarò già
sull’aereo. Sì, ho deciso di prendere il primo volo per Tokyo e tornare a
casa…Anche se avrei preferito farlo con te.
Mi dispiace se ieri sono stato un po’ brusco con te, ma anch’io ho
paura. Paura di perderti. Paura di non poterti più toccare, baciare, fare
l’amore con te…Paura di non poterti più amare.
Ma se vogliamo avere una speranza, devo lasciarti libera, sperando
che tu capisca quanto ti amo e che mai e poi mai rinuncerei al tuo amore. Devi
superare le tue paure, Kaori, così come ho fatto io venendo a New York per
riaverti.
Io ti aspetterò sempre, sperando di rivederti un giorno entrare
dalla porta della nostra casa per non uscirne mai più. Prenditi il tempo che ti
serve, io sarò là, nel nostro appartamento, a pensare a te e ad amarti anche ad
un oceano di distanza. Perché il mio cuore è rimasto con te. Ti appartiene come
ti appartengo io.
Ti amerò per sempre.
Ryo
Kaori
scoppiò in un pianto dirotto. Se n’era andato…Ed era tutta colpa sua. Questa
volta era stata lei a rovinare tutto, non poteva biasimare altro che stessa.
Per
tutto il giorno, rimase distesa su quel letto, piangendo, soffrendo, ricordando
ogni singolo momento in cui lui era con lei…Ricordando quando se lo era
ritrovato davanti dopo due anni, bellissimo, con quello sguardo pieno di
dolcezza e amore…quello sguardo che aveva sognato di vedersi rivolgere per sei
lunghi anni. Ricordando come l’aveva sollevata tra le sue braccia e portata via
quando quel pazzo di Lloyd si era presentato in libreria.
Mi dispiace per quello che è successo due anni fa…Per quello che
ho fatto. Le sue parole ed il suo sguardo pentito, dopo che avevano
combattuto alla casa al mare e Ryo l’aveva immobilizzata. Prima di quel bacio
mancato.
No, sei tu che non capisci, Kaori. Non capisci che ti amo.
La prima volta che glielo aveva detto. Che aveva pronunciato le parole che
lei aspettava da un vita. Quelle parole che avevano abbattuto le sue difese e
l’avevano fatta entrare in paradiso.
L’intensità dei miei sentimenti, il fatto che tu fossi diventata il
centro di tutti i miei pensieri e di tutta la mia vita, il bisogno disperato di
te che provavo, il modo in cui ti ho sentito vicino quella notte, prima di
andare da Kaibara…Tutto questo mi spaventava. L’unico affetto che avevo mai
provato era quello per Kaibara…E lui mi aveva tradito. Mi aveva quasi ucciso.
Io, che lo consideravo un padre. Non volevo rischiare un’altra volta…
Il
momento in cui aveva davvero saputo cosa c’era nel cuore di Ryo Saeba, il
momento in cui si era aperto con lei come mai aveva fatto. E, in quel momento,
anche se non credeva fosse possibile, aveva amato ancora di più quell’uomo dal
passato doloroso e dall’anima tormentata.
Ricordando il
modo in cui faceva l’amore con lei…Così appassionato e selvaggio, come se non
potesse attendere di essere dentro di lei, facendola sentire unica e
meravigliosa. E allo stesso tempo in modo tenero e dolce, facendola sentire
amata sopra ogni cosa.
Lo so che
mi ami, Kaori…Ma hai paura di soffrire ancora. Ed io non posso biasimarti per
questo. Ti ho fatto del male per anni e ora non posso pretendere di cancellare
tutto con un colpo di spugna. E potrei anche stare qui per ore a ripeterti
quanto ti amo e che per nulla al mondi ti lascerei sola, ma non servirebbe a
niente, lo sappiamo tutti e due…Devo lasciarti spazio, attendere che tu superi
questa cosa da sola come ho fatto io…Perché solo così avremo una possibilità per
essere felici.
Le ultime parole prima che lui chiudesse la porta e se ne andasse
per sempre. L’ultima volta che aveva potuto guardarlo e toccarlo.
Eppure sapeva che Ryo aveva ragione. Finché lei non fosse riuscita
a superare le sue paure da sola, per loro non avrebbe potuto esserci alcun
futuro. Lui lo aveva fatto, aveva messo finalmente da parte il suo passato e
tutto il suo carico di dolore, era venuto da lei offrendole il suo cuore, pronto
a costruire una nuova vita insieme. Pronto ad amarla con tutto se stesso, come
non aveva mai fatto, come nessuno aveva fatto con lui. Aveva lottato contro la
sua testardaggine, senza mai arrendersi. Aveva lottato per lei e per il legame
che li univa indissolubilmente. Ed ora toccava a lei. Toccava a lei lottare per
loro, per il loro amore.
Al tramonto, quando il campanello del suo appartamento suonò,
assurdamente Kaori sperò che fosse Ryo. Che le dicesse che l’amava e che sarebbe
rimasto con lei per sempre. Invece era Aidan, che appena la vide in quello
stato, scarmigliata e in lacrime, si accigliò, preoccupato.
-Kaori, stai bene? Cosa succede?-
Fece appena in tempo a fare un passo oltre la soglia, che lei gli
si gettò al collo, piangendo e stringendosi a lui. Abbracciandola e
sussurrandole parole di conforto, l’amico chiuse la porta dietro di se e poi la
condusse dolcemente fino al divano.
-Forza, calmati e raccontami quello che è successo-
-Ho rovinato tutto, Aidan. L’ho perso- mormorò Kaori tremante
-Cosa hai rovinato? E chi hai perso?- le chiese lui perplesso
-Ryo…Ryo se n’è andato…Ed è tutta colpa
mia-
Kaori gli raccontò tutto, della loro discussione e di quello che
Ryo aveva detto.
-Cosa pensi di fare adesso?- le chiese Aidan alla fine
-Non lo so…Non so proprio che fare…Non so come vincere le mie
paure- rispose Kaori
-Devi guardare in te stessa, Kaori. Capire se nel tuo cuore è più
forte la paura di lasciarti andare o quella di perdere Ryo per sempre. E, quando
l’avrai capito, dovrai salire sul primo aereo per Tokyo e convincerlo che per te
niente è più importante del vostro amore-
-E come faccio a convincerlo?-
-Non lo so, il modo devi trovarlo da sola. Ma devi farlo, Kaori,
perché qui, senza di lui, tu non sei felice. Non lo sei mai stata. Da quando ci
conosciamo non ti ho mai vista sorridere come fai quando sei con Ryo. La tua
casa è insieme a lui, Kaori-
Lei gli sorrise, più serena, e lo abbracciò.
-Grazie, Aidan. Ti adoro-
-E io adoro te, dolcezza- le rispose lui ricambiando l’abbraccio
–Ora che ne dici di andare a farti una bella doccia mentre io ti preparo
qualcosa da mangiare?-
-Dico che sei fantastico-
-Eh, lo so. È per questo che tutti gli uomini mi vogliono!-
Quella sera, quando Aidan se ne fu andato, Kaori ripensò alle sue
parole. Era vero, lei era felice solo con Ryo, perciò era inutile avere paura.
Lui non l’avrebbe mai lasciata, questo lo sapeva, era stata stupida a lasciarsi
vincere dal timore di soffrire. Ma aveva bisogno di qualcosa che lo dimostrasse
anche a lui, che gli facesse capire che lei credeva nel loro amore
completamente, senza remore.
Mentre
girava per il soggiorno, lo sguardo le cadde sul suo computer portatile e
un’idea le balzò alla mente. Ma certo, ho trovato quello che ci
vuole…
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
CAPITOLO 19
Il
futuro è un libro ancora da scrivere, di che cosa parli e per quante pagine a
nessuno è dato saperlo, però vorrei che questo foglio bianco raccontasse di noi.
(Max
Pezzali – Il presente)
Due settimane dopo…
Il
sole stava tramontando sul quartiere di Shinjuku. Lavoratori, studenti e
casalinghe si affrettavano a tornare a casa, mentre baristi, cameriere e
intrattenitrici si dirigevano verso i numerosi locali del quartiere a luci
rosse. La calda luce dorata del sole stava per essere sostituita dai bagliori
delle insegne al neon.
Dentro un taxi, una donna osservava tutto questo con nostalgia. Quando
passarono davanti alla stazione, sentì una stretta al cuore. L’auto si fermò di
fronte ad un palazzo bianco di sei piani lungo la Shinjuku-dori, la via
principale del quartiere. La donna ne scese, pagò il tassista e poi rimase
qualche istante ad osservare l’edificio. Prendendo un respiro profondo, estrasse
il mazzo di chiavi che non usava da due anni e aprì il portone. Salì i gradini
fino al sesto piano con il cuore in gola. Tuttavia, sapeva che lui non era in
casa. Aveva chiesto a Miki e Umibozu di invitarlo al locale con una scusa e a
Mick di avvisarla quando lui sarebbe uscito di casa.
Quando arrivò davanti alla porta dell’appartamento esitò per un istante,
poi aprì la porta. Una calda sensazione la investì quando fece un passo
all’interno. Finalmente a casa…Fece il giro di tutte le stanze,
trovandole un po’ più disordinate di come le ricordava, ma la cosa non la stupì.
Fu sommersa dai ricordi di attimi e sensazioni vissute in quel luogo. Per ultima
lasciò quella che un tempo era la sua camera da letto. Aprì la porta e si sentì
riportata indietro di due anni. Nulla era cambiato in quella stanza, nemmeno un
oggetto era stato spostato e, al contrario del resto della casa, era pulita e
perfettamente in ordine. Sentì le lacrime pungerle gli occhi a quella vista.
Tornata in soggiorno, lasciò un pacchetto sul tavolino, in bella vista,
poi uscì e salì le scale che portavano al tetto del palazzo…
Ryo
guidava per le strade di Shinjuku diretto verso casa con i nervi a fior di
pelle. Miki e Umibozu lo avevano chiamato alle sei di sera dicendo di andare da
loro per una questione urgente. Preoccupato, aveva caricato la sua Python ed era
corso al Cat’s Eye…Per scoprire che la così detta “questione urgente” era che
Umi aveva bisogno d’aiuto per sistemare l’armeria! Per lo meno di era sbrigato
in poco più di un’ora, ma c’era qualcosa che gli puzzava in tutta quella storia.
Miki aveva continuato a lanciargli strane occhiate e ancora più strani sorrisi
dal primo momento in cui aveva varcato la soglia del locale e quando lei si
comportava in quel modo c’era da avere paura. Probabilmente ne stava pensando
un’altra delle sue per farlo distrarre.
Ma
lui non voleva essere distratto, maledizione! Voleva rintanarsi nel suo guscio e
mandare al diavolo il mondo intero! Quel mondo che da due settimane a quella
parte gli sembrava vuoto e inutile…Niente aveva senso senza di lei. Lo sapeva
che non poteva fare nulla, che doveva solo aspettare e sperare…Ma erano già due
settimane che aspettava, sperava e soffriva. Due settimane che non usciva di
casa, che passava le sue giornate a letto, ricordando ogni istante con lei, o al
poligono, a sfogare la sua insofferenza.
Stare
senza di lei lo lacerava e ogni secondo della sua giornata sperava di veder
aprirsi la porta dell’appartamento, di vederla entrare, sorridente e bellissima,
di sentire di nuovo il suo profumo aleggiare nell’aria…Di sentire ancora le
labbra di lei sulle sue, il suo corpo sotto il suo.
E
c’erano momenti in cui lo sconforto lo sopraffaceva, che si chiedeva se le sue
non fossero solo illusioni, se lei non sarebbe mai tornata…Ma poi il suo cuore
gli diceva di continuare a sperare. Sperare in loro, nel loro amore. E allora
affrontava un nuovo giorno, aspettando.
Parcheggiò la Mini in garage e salì le scale con lentezza. Arrivato
davanti alla porta del suo appartamento si fermò. C’era qualcosa di strano,
qualcuno era stato lì mentre lui non c’era, eppure non sentiva alcuna sensazione
di pericolo…Aprì comunque la porta con cautela e fu allora che lo sentì. Il
profumo di Kaori. Aleggiava nell’aria carico di ricordi, dolce e
indimenticabile. Ma dov’era lei? Non sentiva la sua presenza in casa…Poi vide il
pacchetto sopra al tavolino. Lo prese e lo scartò. Dentro c’era un libro. Si intitolava “Still you, always you”. Il
cuore gli sobbalzò nel petto. Sulla copertina erano raffigurati un uomo e una
donna che si baciavano con passione…E somigliavano molto a loro. Aprì il libro e
vide che nella prima pagina c’era scritto qualcosa. Era la calligrafia di Kaori.
Ho concluso questo libro per dimostrarti che, con esso, ho messo la
parola fine anche alle mie paure. Vorrei che leggessi l’ultimo capitolo e mi
dicessi se sei d’accordo con la fine che ho
scelto…
Ryo
scorse le pagine fino ad arrivare all’ultimo capitolo. Lo lesse velocemente,
mentre davanti ai suoi occhi riviveva di nuovo quello che era successo a New
York prima che lui se ne andasse. E poi lesse come Kaori aveva continuato e
concluso la storia della loro vita, mentre il cuore gli pompava velocemente nel
petto.
Quando ebbe finito, ripose il libro e uscì dall’appartamento, salendo le
scale che portavano al tetto quasi di corsa, là dove il libro diceva che
l’avrebbe trovata.
Aprì
la porta e varcò la soglia, per poi fermarsi. La sera era ormai scesa e Kaori,
illuminata fiocamente dalle luci provenienti dalla strada, era appoggiata alla
ringhiera e gli dava le spalle. La dettagliò, ammirando le sue lunghe gambe
fasciate nei jeans stretti, l’attillato maglioncino verde chiaro che le
sottolineava la vita e infine i capelli…Corti come erano stati prima di
andarsene.
Kaori
si voltò lentamente, fino ad incontrare il suo sguardo bruciante, e sentì il
cuore accelerare dalla luce che vi brillava.
-Mi
mancava la vista che si gode da quassù- disse, poi, dopo una piccola pausa,
chiese:-Hai letto le ultime pagine del libro?-
Lui
annuì, senza dire una parola.
-Quella è l’unica copia in cui ci sono i nostri nomi veri, per le altre
useranno degli pseudonimi, così non capiranno che sei tu, ma quella è una copia
un po’ speciale. È la nostra vita così com’è stata e così come l’ho descritta,
ci tenevo che ce l’avessi…-
Lui
annuì di nuovo. Kaori alzò gli occhi al cielo. Non le stava rendendo le cose
facili…
-Ho
pensato molto a quello che mi hai detto, Ryo. E avevi ragione. Nel più profondo
del mio cuore avevo ancora paura…Paura che tornati qui tu ti saresti tirato
indietro un’altra volta…Che i momenti meravigliosi che abbiamo vissuto a New
York sarebbero svaniti nel nulla…È stupido, lo so…So che tu non mi lasceresti. E
so che mi ami come io amo te. Ed è per questo che sono qui. Perché qui è la mia
casa, perché tu sei la mia casa- fece un passo esitante verso di lui,
senza mai lasciare i suoi occhi –Mi dispiace per quello che è successo, sono
stata un’egoista…Dopo quello che tu hai fatto per me…per noi…Io ti ho lasciato
andare alla prima difficoltà…Ti chiedo perdono. Tuttavia…Se ancora tu lo vuoi,
io sono pronta ad andare avanti…con te-
Kaori
si fermò e attese la reazione di lui. Ryo camminò verso di lei, lentamente…Così
lentamente che a Kaori parvero kilometri quelli che li dividevano. Arrivato di
fronte a lei, si fermò, piantando lo sguardo nel suo.
-Bentornata, mio piccolo Sugar Boy- le disse con dolcezza prima di
prenderle il viso tra le mani e baciarla con dolcezza
Kaori
si aggrappò a lui, approfondendo il bacio. Non si staccarono finché entrambi non
rimasero senza fiato.
-Ti
amo, Ryo- gli sussurrò lei
-Anch’io ti amo, Kaori-
Detto
questo, la prese in braccio e la portò di sotto, in camera da letto. Varcata la
soglia, chiuse la porta con un calcio. E da quella porta non uscirono fino al
pomeriggio del giorno dopo…
THE
END
Un
grazie per i loro commenti a: Gre_leddy, Gloria85, Annina-chan, Francy,
Dragon88, Nayma85, Hatori e Sara_Delfina!
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