On my own (Red and Black?)

di Sunday_Rose
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: La fine e l'inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Marsiglia ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Do you hear the people sing? And my grief? ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Empty chairs at empty tables ... ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: I dreamed a dream ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Do you hear the people sing? ***



Capitolo 1
*** Prologo: La fine e l'inizio ***


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                QUESTA STORIA E’ DEDICATA ALLA

                DOLCISSIMA E CARA IRENEVANS


                 



                 



                And now I'm all alone again nowhere to turn, no one to go to

                Without a home without a friend without a face to say hello to

                And now the night is near

                Now I can make believe he's here


                (On my own, Les Miserables)



                 

               

               

                 



                1832



               

                 



               

                -“Torneremo insieme amore, vedrai! Il dottore arriverà e noi vinceremo la Rivoluzione”- l’uomo sorrise speranzoso alla donna distesa per terra tra le sue braccia. Con una mano tentava di fermare il sangue che sgorgava dalla ferita al fianco mentre con l’altra stringeva la mano dell’amato.

                -“Libertà, fraternità e uguaglianza, giusto? E’ quello che dicevi sempre nei tuoi discorsi davanti all’Università …”- un sorriso apparve sul suo volto nascondendo le smorfie di dolore.

                -“Si, è vero! E vedrai che riusciremo a vedere tutto questo”- Il ragazzo strinse più forte la donna tra le braccia sorridendole,

                -“Pro …  metti … melo ….  Promettimelo … ti prego, promettimi che vi salverete tutti e porterete a termine la Rivoluzione! Dovete farlo per tutti quelli … per tutti quelli come me, che con voi hanno delle speranze in un … futuro migliore …”- ormai il suo respiro si faceva sempre più affaticato.

                -“Te lo prometto angelo mio!”- l’uomo sorrise tra le lacrime, la consapevolezza giungeva veloce: lei non sarebbe sopravvissuta!

                -“Un giorno ci ritroveremo, vedrai …”

                -“Ti amo Eponine”- la giovane sorrise e poco prima di spirare sussurrò –“ Ti amo Enjolras”.



               

                 



               

               

                 

                1988, Ospedale di Lione



                 

               

               

                 



                L’infermiera si avvicinò alla coppia, la neo mamma era semi coricata sul lettino d’ospedale  mentre stringeva tra le braccia un fagottino. Il marito le era accanto, raggiante che posava lo sguardo sulle due ragioni di vita.



                -“Come desiderate chiamarlo, signori?”- l’infermiera sorrise loro mentre i due genitori si guardavano negli occhi, poi il marito fece un cenno con il capo e voltandosi verso l’infermiera esclamò con voce chiara

                -“ Alexandre Enjor”-
 



               

                 



               

               

               

                “UN GIORNO CI RITROVEREMO VEDRAI … “



                 

               

               

               

               

                1990, Ospedale di Marsiglia



               

               

               

               

                -“Salve signori,  posso disturbarvi?”, la coppia si voltò verso l’infermiera e le sorrisero.

                -“Certo, è venuta qui per il nome della nostra bimba?”- l’infermiera annuì

                -“Bene, noi abbiamo già deciso”-  a quelle parole la donna sorrise e prese in mano la penna pronta a scrivere i dati anagrafici della neonata.

                -“Il suo nome è Elèonor  Dèsirè  Tavreut “ .


               

               

               

                 



                 



                “UN GIORNO CI RITROVEREMO VEDRAI ….”


 
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Marsiglia ***


1832 Parigi
 




 
-“Enjolras vieni, andiamo! La Rivoluzione non aspetta … nemmeno … per piangere i nostri morti …”- un giovane si era avvicinato ai due amanti, il corpo di Eponine giaceva senza vita tra le braccia serrate di Enjolras.
L’amore a volte fa male, distrugge dall’interno consumandoci poco a poco oppure può accecare e farci trovare la morte una delle possibilità più allettanti per il futuro.
-“No … Hai ragione Combeferre, non possiamo piangere i morti, non ora!”-  il giovane alzò il volto e con un colpo deciso di reni si alzò in piedi, il corpo dell’amata ancora tra le braccia. I due rivoluzionari si diressero verso il piccolo locale diventato il  loro abituale luogo di incontri. Al passaggio di Enjolras e di Combeferre i giovani rimasti dopo i primi e devastanti scontri, abbassavano il capo in segno di lutto. Con fare pacato e apatico Enjolras posò con delicatezza il corpo di Eponine accanto a quello del fratellino Gavroche e a quello di Luise.
-“Mi spiace per la tua perdita Combeferre”- l’amico lo guardò e gli posò una mano sulla spalla
-“Quelli la pagheranno per quello che hanno fatto alla mia dolce Luise! Per una Francia libera lei è morta e io farò lo stesso fino alla fine!”-
-“Raggiungiamo gli altri, vieni”- a quel punto uscirono dal locale per dirigersi verso le barricate, entrambi inconsapevoli della loro triste sorte di morte.





 

1996 Marsiglia



 


 

-“Mamma guarda guarda! Il mare!-“ il bambino si sporgeva con fare gioioso dal finestrino, era la sua prima volta al mare con i genitori e la gioia rischiava di far scoppiare il suo piccolo cuoricino.
-“Si Alex, piccolo mio! Ho visto il mare e vedo che piace anche a te”- la risata della donna suonò felice mentre guardava  divertita il piccolo figlio di otto anni.
-“Secondo te papà, potrò fare il bagno nel mare? E i castelli di sabbia? Papà giocherai con me?”- il padre guardò nello specchietto retrovisore e con un tono dolce rispose al figlio
-“Certo che giocherò con te Alex e se riusciremo faremo anche il bagno in mare, io e te con la mamma!”- Il bimbo gridò di gioia e continuò a osservare fuori dal finestrino il cielo azzurro.







 
* * * *





 

-“Guarda Celia, questo è il mare”- disse la madre non appena toccarono con i piedi nudi  la sabbia. Celia non aveva mai visto il mare prima dei suoi 5 anni ed era entusiasta di ciò che vedeva.
-“Mamma ma posso toccare l’acqua?”- Francine sorrise con dolcezza alla figlia per poi dirigersi verso le leggere onde del mare.
-“Vieni Celia, andiamo insieme a toccare l’acqua”.
-“Mamma ma incontrerò degli amichetti?” la bambina guardò Francine con gli occhi colmi di speranza e a quel punto la donna non riuscì a trattenere una piccola, tenera risata.
-“Si amore mio, vedrai che ne troverai di amici”.







 
* * * *






 
 
-“Elèonor, Alizèe smettetela di correre!”-  al suono severo della voce della madre le due sorelline si fermarono.
-“Quante volte vi ho detto di non correre in acqua subito dopo aver fatto colazione?”-le due bambine si guardarono impaurite

-“Sapete che non voglio vedervi stare male, mi si spezza il cuore”- la voce della madre suonò melliflua e  bugiarda anche alle orecchie delle sue figlie che rabbrividirono terrorizza.





 
* * * *





 
-“Michel guarda, guarda tesoro! C’è il mare”- il bimbo si voltò e corse verso il padre. 
-“Papà è bellissimo! Sai papà, mi piace il mare!”- il padre si mise a ridere all’affermazione del figlio e con sguardo amorevole lo prese in braccio quasi come se grazie alla sua altezza il figlio potesse toccare il cielo.
-“Papà portiamo anche mamma con noi in spiaggia?”-
-“Si Michel, anche mamma viene con noi, sta arrivando!”
Poi con fare pacato posò il figlio a terra e insieme, mano nella  mano, si incamminarono verso l’acqua azzurrina.
 
 
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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Do you hear the people sing? And my grief? ***


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1832 Parigi


 

Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!

“Do you hear the poeple sing?, Enjolras”








 

-“Courfeyrac! Courfeyrac! Nooooooooo!”- l’urlo di una donna distolse Combeferre e Enjolras dai loro pensieri.

-“Amore mio no! Non lasciarmi, non ora! Mabien-aimée et fier révolutionnaire, ne me laisse pas seule à se battre pour des idées auxquelles nous croyons ! S'il vous plaît(Mio adorato e fiero rivoluzionario, non lasciarmi solo a combattere per le idee in cui crediamo! Per favore) ‘’- Le lacrime scendevano copiose su suo giovane viso, il dolore provato le creava delle strane smorfie simili a quelle dei grandi gargoyle di Notre Dame. I due rivoluzionari si avvicinarono, velocemente, fin troppo forse. Non erano pronti, non ancora. Non per vedere un altro compagno, un altro fratello cadere. Enjolras provò ad avvicinarsi a Sibille ma il dolore soffocò ogni sua possibile iniziativa.

-“Gli hanno sparato … Lo hanno ucciso Enjolras! A sangue freddo … Hanno ucciso il mio Courfeyrac!”- la voce della donna era scossa da interminabili singhiozzi, le lacrime offuscavano il suo sguardo eppure era riuscita a riconoscere le due persone accanto a lei.

Era arrivato il momento di combattere! Ora o mai più! Per una Francia migliore, per Eponine, per Courfeyrac e per gli amici dell’ABC! Questo pensò Enjolras prima di impugnare un fucile e correre disperatamente, urlando, verso le barricate.






1996 Marsiglia
 








-“Dai Alizèe! Sai cos’ha detto mamma … Non dobbiamo allontanarci”
-“Cos’è hai paura Elèonor?”
-“No che non ho paura! Sono una rivoluzionaria fiera e indipendente!” a quelle parole la sorella più piccola si mise a ridere e abbracciò stretta Elèonor.
-“Elè?”
-“Si?”
-“”Chi sono quei bimbi laggiù?” Elèonor spostò lo sguardo verso il punto indicato dalla sorellina e osservò rapita un piccolo gruppetto di bambini giocare con la sabbia. Sembravano così felici!
-“Andiamo a vedere, dai Alizèe!”- la bimba più piccola annuì e con fare incerto prese la mano della sorella maggiore e si incamminò verso il gruppetto.
Davanti a loro, in tre bambini giocavano felici. Erano due maschietti e una femminuccia e apparivano come i bambini più felici del mondo. Ma prima che le due sorelline potessero raggiungerli i genitori li chiamarono con loro. Era ora di tornare a casa.
-“Alex vieni su!”- una giovane donna si inginocchiò sulla sabbia aspettando sorridente il figlio.
-“Michel, vieni tesoro!”
-“Si papà!”- anche il secondo bambino se ne andò via, trotterellando verso il padre.
Restò solo la bimba dai capelli biondi che quando i due amichetti se ne andarono corse verso la giovane madre che l’aspettava sul bagnasciuga e insieme se ne andarono.
Elèonor e Alizèe non riuscirono a trattenere la loro delusione e cercarono di consolarsi l’un con l’altra attraverso le loro manine unite.
 


Spazio Autrice

  Image and video hosting by TinyPic Sibille Mourfet / Alexane Madèl
  Image and video hosting by TinyPic Courfeyrac / Vincent Courfarè  Image and video hosting by TinyPic Combeferre / Pierre Combele
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Louise Houbrèt / Simon Havert
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Empty chairs at empty tables ... ***


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There's a grief that can't be spoken.
There's a pain goes on and on.
Empty chairs at empty tables
Now my friends are dead and gone.

Here they talked of revolution.
Here it was they lit the flame.
Here they sang about `tomorrow'
And tomorrow never came.

From the table in the corner
They could see a world reborn
And they rose with voices ringing
I can hear them now!
The very words that they had sung
Became their last communion
On the lonely barricade at dawn.


 “Empty chairs at empty tables”




1832, Parigi

E iniziarono a cadere uno a uno. Giovani rivoluzionari francesi, che seduti a quei tavoli, ormai vuoti, parlavano di idee e sogni da raggiungere. Si scagliavano verso le barricate urlando per far sentire anche al cielo il loro dolore, il loro grido di vendetta per i compagni caduti. Cadevano come marionette senza più fili sotto il fuoco nemico.  Le loro bocche impregnate da rantoli di dolore, soffocati dalla morte imminente. I loro occhi umidi per la vita che li stava lasciando. Le loro dita strette attorno a ferite incurabili. Le loro menti rivolte ai compagni che un tempo li accompagnavano in quel percorso chiamato vita. Un percorso che sembrava infinito per le loro menti così giovani.
E cadde Gavroche.
E cadde E’ponine.
E Grantaire.
E Combeferre.
E Courfeyrac.
E Joly.
Ed Enjolras.
Non c’era più respiro nei loro corpi inermi, non c’era più vita. Non c’era più speranza, ormai tutto era finito.
Addio alle barricate e alle antiche idee di rivoluzione.
Addio agli amori e alle gioie.
Addio ai compagni e alle famiglie.
Addio alla vita. Per SEMPRE.

 
 


****

 


1996, Marsiglia

Era arrivato l’ultimo giorno di vacanza per le piccole sorelline Tavreut. I loro ultimi giorni a Marsiglia erano stati intaccati da una misteriosa e infida malattia chiamata: delusione. Per questo quel giorno Alizèe si era rifiutata di andare in spiaggia quella  mattina. Elèonor invece era corsa verso la spiaggia fermandosi solo quando i suoi piedini da bambina toccarono la calda sabbia. Inspirò a pieni polmoni l’aria salmastra quasi a voler imprigionare nei suoi polmoni il profumo del mare. Una figurina la sorpassò correndo verso l’acqua e fu a quel punto che la piccolina riconobbe uno dei bambini che erano soliti giocare sulla sabbia. I suoi biondi ricci morbidi incorniciavano il suo volto infantile rendendolo simile a un piccolo cherubino.  Il piccolo si accovacciò e con una mano prese una manciata di sabbia e chiuse il piccolo pugno attorno a quel prezioso tesoro. Elèonor si avvicinò con passo incerto, poi con cautela appoggiò una manina sulla spalla del bambino. E quando i loro occhi si incontrarono la bimba poté notare le grosse lacrime che scendevano in una lenta danza verso le guance di Alexandre. Inconsapevolmente iniziò anche lei a piangere quasi come se volesse condividere con il bambino il dolore. Nessuno dei due voleva lasciare quel magico paradiso ma il fato avevano deciso in maniera diversa. Elèonor prese la manina di Alexandre nella sua e gli sorrise, poi con fare rassicurante gli si avvicinò e gli diede un bacino sulla guancia. Il piccolo sembrò rassicurato da quel gesto così materno e sorrise alla bimba sconosciuta. Dopo quel piccolo ma intenso momento i due bambini si divisero, tornando ognuno dalla propria famiglia. Ma il ricordo di quell’incontro accompagnò i due bambini nella loro crescita, quando uno dei due era triste, si sentiva oppresso dalla solitudine o dal dolore ripensava a quel breve incontro e un sorriso ricompariva sul suo volto. Nessuno dei due sapeva che un giorno, una forza misteriosa e più forte del destino stesso, li avrebbe fatti rincontrare di nuovo. Ma questa volta sarebbe tutto finito bene senza dolore o morte a completare la loro storia ...

 
 
 
 
Note Autrice
Scusate il ritardo ma per vari problemi non sono riuscita ad aggiornare prima ma da ora in poi dovrei riuscire ad aggiornare più spesso. Grazie a tutti i lettori/lettrici : )
 






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Capitolo 5
*** Capitolo 4: I dreamed a dream ***


There was a time when men were kind
When their voices were soft
And their words inviting
There was a time when love was blind
And the world was a song
And the song was exciting
There was a time
Then it all went wrong

I dreamed a dream in time gone by
When hope was high
And life worth living
I dreamed that love would never die
I dreamed that God would be forgiving
Then I was young and unafraid



1831, Parigi

Èponine vagava assorta per i sobborghi della città, apparentemente incurante della fitta pioggerellina che cadeva incessante sulla città dell’amore. Continuava a chiedersi se ne valeva davvero la pena di restare in quel posto, in fondo anche se fosse scomparsa nel nulla ai suoi genitori non sarebbe importato. Un nuova ondata di tristezza invase il suo corpo con una forza brutale. Èponine si sentiva la ragazza più triste di tutta Parigi e la sua felice infanzia nel lontano paesino di campagna dov’era nata le sembrava solo un vago e confuso mucchio i ricordi appartenenti ad un’altra persona. Ormai una fitta nebbia si frapponeva fra lei e quel passato così generoso di bei momenti e di sensazioni felici. Vagò per un’altra ed infinita ora pensando ad una eventuale fuga fino a quando non raggiunse una piccola piazzetta nascosta fra enormi palazzoni; una folla di persone stava ascoltando un’orazione. Èponine iniziò a camminare per passare oltre la folla o almeno era quella la sua intenzione ma pochi passi più tardi alzò lo sguardo sui due oratori. Il fiato le mancò. Uno dei due giovani era… sembrava… un angelo di quelli rappresentati nei dipinti della chiesa di Notre Dame. I capelli biondi e ricci, gli occhi azzurri e quel sorriso… un sorriso così deciso e sicuro di sé da far sentire Èponine protetta. La giovane non ricordava quanto tempo passò prima di riprendere a camminare per tornare a casa. Si stava facendo buio e doveva tornare. Incamminandosi verso casa però dentro di sé aveva già la consapevolezza che il giorno dopo sarebbe tornata in quella piazzetta per poter osservare, anche solo per un istante, nuovamente quegli occhi.
 

Preso dal discorso Enjolras non si accorgeva della giovane che lo osservava intensamente. Solo dopo aver finito una lunga invettiva contro il governo imperiale, nel voltarsi verso il compagno di fianco a lui, scorse una figura che si dirigeva verso l’ombra di un vicolo. Sembrava una ragazza ma non ne era sicuro e così tornò a incitare la piccola folla davanti a lui.

2016, Londra

Èleonor Tavreut sospirò davanti alla finestra di quello che, ancora per pochi minuti, era il suo appartamento londinese. Si era trasferita a Londra appena diciottenne per studiare in una accademia   di pasticceria e ora, 5 anni dopo, ormai laureatasi doveva tornare dalla sua famiglia… a Parigi.  Quel appartamento le sarebbe sicuramente mancato ma non aveva altre alternative. Il suo posto ormai non era più a Londra. Qualcuno suonò al campanello ed Èleonor iniziò a prendere le valigie da portare all’ingresso. Tutti i mobili e ciò che aveva arredato quella casa era già rinchiuso in diversi scatoloni diretti a Parigi. Ormai mancavano solo lei e il grosso borsone con gli ultimi abiti. Sospirò e si incamminò verso la porta, il taxi la stava aspettando così come il suo futuro.

2016, Siena

Alexandre si chiuse dietro la porta del suo vecchio appartamento. Ormai erano passati 5 anni da quando si era trasferito nella lontana Italia per studiare all’università. A Siena aveva passato i migliori anni della sua vita fino a quando non si era laureato in giornalismo. Era arrivato il momento di tornare a casa, a Parigi. Questa città gli sarebbe mancata come, d’altronde, tutti gli amici che si era fatto ma era felicissimo di tornare nella sua terra d’origine. Alexandre amava Parigi, amava i suoi giardini, i suoi palazzi e il profumo di baguette che proveniva dal panificio accanto alla casa dei suoi genitori. Inspirò per l’ultima volta l’aria di Siena per poi salire su un taxi che l’avrebbe portato in aeroporto. La destinazione era la capitale della Francia. 
Mi scuso tantissimo con tutte le lettrici per il mio comportamento. Purtroppo l'università non mi ha dato tregua e quindi per più di un anno non s0no riuscita ad aggiornare.
Ora mi metterò di impegno e proverò ad aggiornare almeno una volta al mese se non due.
Mi scuso davvero ancora tanto.
Sunday_Rose

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Do you hear the people sing? ***


Do you hear the people sing?
Singing a song of angry men?
It is the music of a people
Who will not be slaves again!
When the beating of your heart
Echoes the beating of the drums
There is a life about to start
When tomorrow comes!


Will you give all you can give
So that our banner may advance
Some will fall and some will live
Will you stand up and take your chance?
The blood of the martyrs
Will water the meadows of France!


 
 
1831, Parigi
Alla fine Èponine ci era tornata. Non aveva resistito e inconsciamente i suoi passi l’avevano condotta nella stessa piazzetta del giorno prima. Doveva, voleva, era necessario come l’aria rivedere quel ragazzo dall’aspetto angelico. Quando ci ripensava… oh il suo cuore batteva così forte, le sembrava di tornare alla sua infanzia quando correva giù dalla collinetta con i fratelli. L’aria che cercava di farsi spazio insistente e con prepotente nella gola e i battiti del suo cuore sembravano un rullo di tamburo. Incessante e potente il suo rumore rimbombava nelle orecchie della bambina. Sfortunatamente Èponine era fin troppo consapevole che non era più quella bambina spensierata ma una delle tante anime che provavano a sopravvivere nella povera e devastata Parigi. Persa nei suoi pensieri si accorse di essere arrivata a destinazione solo quando finì per scontrarsi con una figura incappucciata. Con uno sguardo furbo e complice, la ragazza nascosta sotto il mantello nero sorrise ad Èponine. La giovane non riuscì a trattenersi e ricambiò il sorriso, poi alzò lo sguardo e lo vide. Lui. Il giovane del giorno prima. Il cuore smise di battere nel suo petto, il respiro diventava sempre più affannoso e lo sguardo non riusciva a distogliersi dal suo volto. Quando il giovane voltò lo sguardo ad Èponine mancò il fiato. Gli occhi azzurri di lui si erano appena riflessi in quelli scuri di Èponine.
 
Enjolras era sempre più fiducioso. Ogni giorno le persone accorrevano in massa per ascoltare i loro ideali. Questa volta ci sarebbero riusciti, lui e i suoi compagni avrebbero distrutto il dispendioso governo dell’imperatore. Voltandosi verso Marius, il giovane scorse una figura familiare. Inizialmente non riusciva a comprendere dove potesse averla già vista fino a quando come un lampo, l’immagine di una figura femminile che si nascondeva nell’ombra di un vicolo, gli attraversò la mente. Era la giovane del giorno prima. E fu così che gli occhi azzurri di Enjolras si riflessero in quelli scuri di lei.
 
Nessuno dei due però era consapevole che quello sguardo segnava l’inizio di qualcosa di più profondo che avrebbe segnato per sempre le loro brevi e intense vite.
 
 
2016, Parigi
 
Era già passato un mese dal suo ritorno a Parigi ed Elèonor non era ancora riuscita a trovare un piccolo locale dove aprire la sua pasticceria. Celie al suo fianco la guardava pensierosa.
-“Hai intenzione di continuare a fare quell broncio con le labra o finalmente ti concederai di cedere alla speranza e diventerai più positive?”
La voce dell’amica distolse Elèonor dai suoi cupi pensieri.
-“Per quello ci sei tu cara”
Entrambe scoppiarono a ridere, dopo ore che vagavano per la città riuscirono a trovare un piccolo locale da ristrutturare nel quartiere di Montmartre. Un solo sguardo era abbastanza, Elèonor stave già chiamando il numero di celleulare scritto sull’avviso davanti alla porta mentre un entusiasta Celie la osservava.
 
Alexandre era stanchissimo, un’altra giornata di lavoro così e si sarebbe dato alla macchia. Quando gli avevano proposto un lavoro come giornalista per un giornale indipendente nel quartiere di Montmartre era entusiasta. Era passato un mese e l’opinione era cambiata radicalmente. I colleghi e il direttore erano meravigliosi ma a Alexandre mancava il tempo libero pomeridiano per una birra con gli amici. Nell’uscire incontrò due ragazze che ridacchiavano. Erano davanti al vecchio forno messo in vendita dalla proprietaria del palazzo in cui lavorava. Incuriosito si avvicinò alle due ragazze. Nulla da dire, erano proprio carine. Quando le due iniziarono ad allontanarsi Alexandre continuò a fissarle. Quella mora era la più carina a suo parere, e poi… aveva un bel culo. Sorridendo fra sè per i suoi pensieri sulla mora, si incamminò verso casa. 

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