PWP - Personal Wrong Prince di DadaOttantotto (/viewuser.php?uid=75651)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PWP Prologo
A Effie, la mia
meravigliosa socia.
Alla quale ho fatto una testa come un'anguria
a furia di parlare di Jay & Co.
- Prologo -
Da
quanto la stava fissando? Parecchio.
Lei se ne era accorta? Probabile.
Qualcun altro se ne era accorto? Ancora più
probabile.
Il problema, però, era che non riusciva
a non
guardarla. Lo incantava il modo in cui le luci si riflettevano sulla
sua pelle, sui suoi capelli. Il modo in cui rideva, il modo in cui si
muoveva. Tutto di quella ragazza era fonte di attrazione per lui.
Si passò velocemente una mano sul volto.
E dire che nemmeno ci voleva andare in quel locale, lui.
Aveva
seriamente bisogno di un po' di tranquillità e riposo, non
di
gente pressata come sardine e musica ad un volume tale da assordare
chiunque nel raggio di un miglio.
La sua sfortuna era avere Ronnie Diaz come migliore amico.
Riusciva sempre a far prevalere la parte di lui che amava divertirsi.
Sospirò rassegnato, tornando a osservare la
sconosciuta.
"Lascia perdere, hermano."
Ronnie apparve al suo fianco con due bicchieri colmi di uno
strano liquido rossastro e gliene porse uno.
"Quella" continuò, indicando la ragazza con un
cenno della testa, "è fuori dalla tua portata."
"Perché, cos'ho che non va?"
Il portoricano sorrise, spazzolando con la mano libera della
polvere immaginaria dalla spalla dell'amico.
"Nulla, Miller, nulla. Sei bello come il sole."
"Appunto, lo dicevo io. Solo per curiosità, come
fai a sapere che non avrei speranze?"
Non che avesse intenzione di fare chissà cosa,
ovviamente,
ma l'idea di aver perso in partenza non gli andava proprio a genio.
"E' un'amica di mia sorella" replicò Ronnie. "So
per certo
che non esce con ragazzi più giovani di lei. E anche se
decidesse di non far valere questa regola per un chico tan lindo come
te, dovresti comunque vedertela con il suo fidanzato."
Stese un braccio in direzione del bar. Jay lo
seguì con lo
sguardo, fino a posare gli occhi su un uomo alto e ben piazzato,
intento a urlare nelle orecchie del barman per farsi sentire sopra la
musica assordante.
Si voltò, deponendo il bicchiere sul tavolino al
quale, fino a pochi istanti prima, era appoggiato con la schiena.
Di colpo, rendendosi conto di non avere davvero nessuna
speranza,
si sentì pervadere dallo sconforto. Non che non ci fosse
abituato: il 99% dei suoi tentativi di approccio finiva in un nulla di
fatto.
Sbuffando, riportò l'attenzione sull'amico e
tentò di tirar fuori il migliore dei sorrisi.
"Fa lo stesso" gli disse. "Non era poi così
importante."
"Sei sicuro? Voglio dire... ti conosco. Stavi guardando
quella
ragazza da circa mezz'ora; e questo, nella tua lingua, significa 'vado
a parlarle, anche se è occupata e probabilmente mi
farà
cacciare a calci nel sedere'."
"Esagerato. Non farò niente, promesso."
"Niente di niente?"
"Niente."
"Quindi posso andare tranquillamente in bagno?" chiese
Ronnie.
"Non farai qualche cavolata come andare a presentarti o, peggio ancora,
offrirle da bere, vero?"
"Certo che no, per chi mi hai preso?"
Voilà,
eccomi con una nuova storia. Perché, chi mi conosce lo sa,
soffro di SdPC (Sindrome da Prologo Compulsivo).
Ma, soprattutto, perché la mia socia, EffieSamadhi ,
cominciava a stufarsi di tanti spoilers e niente storia :)
Per il fantastico banner, che poi sarà l'unica cosa di
fantastico che troverete, bisogna ringraziare Lights (Banner
Lights , per chi ancora non la conoscesse, è la
sua pagina).
Per tutti i personaggi, cioè per farvi un'idea di come sono
fisicamente, vi rimando a questo
album, nella mia pagina.
Bon, credo di aver detto tutto. Ah, spero di aggiornare presto, ma non
ci sperate -.-"
Alla prossima, gente! :)
Baci8
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
PWP cap 1
- 1 -
"Ciao,
io sono Jay."
La ragazza alzò lo sguardo, puntando gli occhi celesti su
quello strano tipo che si era appena lasciato cadere sul divanetto di
pelle accanto a lei.
"Ciao" azzardò, distogliendo subito lo sguardo. Meglio non
dare troppa confidenza agli sconosciuti.
"Posso offrirti da bere?" chiese lui.
Joelle scosse la testa e mostrò il bicchiere che teneva in
mano.
"Oh, ok" fece, visibilmente deluso. Poi, improvvisamente,
tornò a mostrarle l'enorme sorriso di pochi istanti prima.
"Ti stai divertendo? Forse il volume della musica è un po'
troppo alto, ma il locale non è male!"
"Già."
Non mise di proposito troppa enfasi in quella risposta, sperando che
bastasse a convincerlo a desistere dai suoi tentativi di approccio. Ma
dove si era andato a cacciare Thomas?
"Ti va di ballare?"
Quando lei scosse la testa, Jay si strinse nella spalle.
"Poco male" urlò per farsi sentire. "In realtà
non so ballare, avrei finito per pestarti i piedi tutto il tempo!"
Matto. Quel tipo doveva essere completamente matto. E incredibilmente
ostinato.
"Non ho capito il tuo nome..."
"Non te l'ho detto."
"Giusto."
Fece scorrere lo sguardo per tutto il locale in cerca del suo compagno.
Sembravano passate ore da quando era andato a prendere da bere,
lasciandola in balia di pazzi come quel Jay. Che, tra l'altro, non
sembrava voler mollare la presa.
"Sei qui da sola?"
No. Sono con un armadio
di due metri di altezza per centotrenta chili di peso. Tutti muscoli.
"No, c'è il mio fidanzato."
"Jay!"
Una figura in jeans e giacca di pelle apparve alle loro spalle e
afferrò lo squilibrato per un braccio, costringendolo ad
alzarsi.
"Scusa, Joelle" disse. "Ora lo riporto al manicomio dal quale
è scappato."
"Ronnie?"
Il fratello di Daniela? Conosceva il matto?
"Davvero, mi dispiace. Ti faccio le mie scuse... e anche le sue."
Poi se ne andò, trascinando l'amico con sé tra la
folla.
"No lo puedo creer"
esclamò Ronnie, una volta fuori dal locale. "Te dejo por cinco minutos...
mira lo que haces!!"1
Cominciò a camminare avanti e indietro, agitando le mani;
quello, Jay lo sapeva, non era mai un buon segno.
"Te he dicho de no
hablar con ella, y vos..."2
"Oh, avanti" lo interruppe l'altro, "non credo di aver fatto qualcosa
di così grave da meritarmi una predica in quella tua strana
lingua incomprensibile."
"Primo, non è colpa mia se non capisci lo spagnolo. Secondo,
se tu non fossi così scemo, io non dovrei farti la predica!"
"Sono solo andato a fare due chiacchiere, mica le ho chiesto di
sposarmi!"
"Ancora qualche minuto e saresti anche stato capace di farlo!"
Si guardarono negli occhi per una manciata di secondi prima di
scoppiare a ridere. Erano fatti così, non riuscivano a
rimanere arrabbiati uno con l'altro troppo a lungo.
"Non le avrei chiesto di sposarmi" asserì Jay sorridendo.
"Il numero di telefono, quello sì. Tendo a mantenere un
basso profilo la prima sera."
"Tu sei pericoloso, ormai ti conosco."
"Ma dico io... l'hai vista?"
"Certo che l'ho vista. I miei occhi funzionano ancora piuttosto bene."
"Allora capirai perché me ne sono innamorato."
Ecco, lo stava facendo un'altra volta. Il cervello del suo migliore
amico stava di nuovo partendo per la tangenziale, prendendo una cosa
piccola come la conversazione che aveva avuto con Joelle e
trasformandola in un disegno contorto e complesso. E come sempre
toccava a lui farlo tornare con i piedi per terra.
"Miller, ci avrai parlato sì e no per dieci minuti. Cosa ti
fa pensare di esserne innamorato?"
Jay si strinse nelle spalle.
"Lo so e basta" replicò. "Ora bisogna pensare a un piano per
farla innamorare di me."
"Ecco, sapevo che le cose si sarebbero complicate."
Quando lo sguardo dell'amico si illuminò, Ronnie
cominciò davvero a preoccuparsi. Era uno di quei momenti in
cui capiva con certezza che si sarebbero messi nei guai,
perché Jay aveva, o stava cercando di avere, 'un piano'.
"Hermano,
io non credo che..."
"Ronnie, ricordi cosa ti ho detto il giorno in cui ci siamo conosciuti?"
"Che saremmo stati migliori amici per sempre?"
"Sì, anche quello" ammise Jay dopo qualche istante di
silenzio. "Ma ti ho detto anche che un giorno mi avresti aiutato a
conquistare la ragazza dei miei sogni. Ebbene, questo giorno
è arrivato!"
"Come pensi di fare per conquistarla?" chiese Ronnie preoccupato.
"Hai detto che è un'amica di tua sorella, giusto?"
"Oh, no..."
Avrebbe dovuto capirlo in quel preciso istante come sarebbe andata a
finire. Avrebbe dovuto ascoltare quello che gli diceva la testa e
bloccare la cosa sul nascere. Invece era rimasto lì a
guardare l'amico raggiante che, mentre gli passava un braccio intorno
alle spalle, esclamava un 'Oh, sì" decisamente poco
incoraggiante.
"Daniela?"
La ragazza borbottò una risposta senza alzare lo sguardo dal
libro che stava leggendo. Meglio non dare troppa corda a quei due, lo
sapeva bene. L'ultima volta si era trovata con una multa per divieto di
sosta e uno dei suoi maglioni preferiti ormai da buttare.
"Dani?"
"No."
"No cosa?"
"No, non ti presenterò una delle mie amiche, e no, non ti
presterò dei soldi."
"Non credi che potrei voler chiederti altro?"
"No."
"Tanta fiducia da parte tua mi commuove, sorella."
La ragazza sbuffò, chiudendo il libro e concedendo loro
l'attenzione che richiedevano con tanta insistenza.
"Allora che vuoi, Ronnie?"
"Conoscere Joelle" le rispose Jay.
"Joelle?"
Daniela era sempre più confusa. Suo fratello conosceva
alcune delle sue ragazze che era solita frequentare - le quali, dopo
l'estenuante corteggiamento di Ronnie, avevano persino minacciato di
disconoscerla -, ma non credeva che le conoscesse anche Miller.
Così il rischio di trovarsi un giorno senza amici aumentava
in maniera esponenziale.
Lo invitò a continuare a parlare con un gesto della mano.
"L'abbiamo incontrata ieri sera in un locale. Ci ho parlato per un po'
e... insomma, credo di essermene innamorato. E sì, lo so che
è troppo presto per dirlo, ma..."
"E' convinto che sia quella giusta" intervenne Ronnie.
Tutto normale. Jay era sempre convinto che ogni ragazza che conosceva
fosse 'quella giusta'. Allora perché rischiare di
compromettere un'amicizia?
"Ci aiuterai?"
Non lo aveva forse sempre fatto?
"No. Non vi metterò in condizione di tormentare un'altra
povera ragazza."
Entrambi si buttarono in ginocchio ai suoi piedi, guardandola con
sguardo supplichevole.
"Por favor..."3
"Ti prego..."
Sospirò, chiedendosi quando fosse diventata così
accondiscendente con quei due matti.
"Posso organizzare qualcosa" disse infine. "Adesso tiratevi su, siete
imbarazzanti."
Ci fu un insieme di "Grazie" urlati dritti nelle orecchie e di abbracci
che per poco non la fecero cadere dalla sedia.
Povera Joelle,
pensò. Ancora
non sa cosa l'aspetta.
1 :
"Non posso crederci" [...] "Ti lascio per cinque minuti...
guarda cosa fai!!"
2 : "Ti ho detto di non parlare con lei, e tu..."
3 : "Per favore..."
Sì, ogni volta tradurrò quello che dice Ronnie,
che si mette a parlare spagnolo solo quando è nervoso. E Jay
lo fa innervosire spesso, quindi...
Vorrei portarvi a conoscenza di una shot dal titolo "L'idiota
e quello strano", riguardante la nascita dell'amicizia tra
Jay e Ronnie. Se vi va, fateci un salto! :)
Ora fatemi ringraziare e
r a t o, shasha5, Dafne Rheb Ariadne e Pikky91 per le recensioni al prologo; Amy_chan, Dafne Rheb
Ariadne, EffieSamadhi e Pikky91 per aver inserito la storia tra
le seguite; e, infine, le 24 persone che hanno cliccato su 'Mi
piace' nel prologo (anche se sono totalmente convinta sia un errore del
sito ^^).
Bon, ci vediamo al prossimo capitolo!
Un baci8 grande!
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
PWP cap 2
- 2 -
"Il centro commerciale" sbottò Ronnie. "Stiamo davvero
andando al centro commerciale?"
"Una volta ci andavamo quasi tutti giorni."
"Avevamo sedici anni e cercavamo ragazze da rimorchiare."
"Ora di anni ne abbiamo ventuno e ci andiamo per lo stesso motivo"
replicò Jay, allacciandosi la scarpa da ginnastica.
Ronnie si lasciò cadere sul letto dell'amico, portandosi un
braccio sugli occhi.
Il concetto era ben diverso: Jay
cercava una ragazza da rimorchiare, Jay forse ne
avrebbe trovata una. A lui toccava fare la spalla. Ma gli andava bene,
lo faceva per il suo hermano.
Solo che, ogni tanto, avrebbe voluto trovare anche lui una ragazza.
"Ricorda cosa ha detto mia sorella."
"Lo so, è fidanzata. E proprio per questo motivo non
farò niente di sconveniente."
Jay terminò di vestirsi, poi si piazzò davanti
all'amico e compì un giro su sé stesso.
"Allora?" chiese.
"Vai benissimo" replicò Ronnie senza spostarsi di un
millimetro.
"Non mi hai neanche guardato."
"Non serve, so già che vai benissimo" borbottò
l'altro. "Hai avvisato tua madre che pranzi da me, vero?"
Sì, doveva averla avvisata. Gli sembrava di averglielo detto
la
sera prima, mentre lei caricava la lavatrice... o forse l'aveva
chiamata a lavoro? No, doveva essere... probabilmente...
Aprì la porta della camera, si sporse nel corridoio e
urlò:
"Mamma, pranzo da Ronnie!"
"Potevi dirmelo domani!" gli rispose la donna dalla parte opposta della
casa.
No, non l'aveva avvertita.
"Devi andare a prendere tuo fratello!"
"Non può tornare da solo? E' grande, ormai!"
"Charlie NON è grande, Jay! Ha solo sei anni! E no, non
può tornare da solo."
Richiuse la porta, sbuffando. Non vedeva l'ora di mettere qualcosa
sotto i denti - lo stomaco brontolava già da un po', e,
nonostante avesse cercato di ignorarlo, in quel momento non poteva non
dedicargli tutta la propria attenzione -, e il dover andare a prendere
il fratello a scuola non era il massimo. Vedeva allontanarsi
la
prospettiva di un delizioso pranzetto cucinato dalla signora Diaz.
Afferrò la giacca e Ronnie, che nel frattempo si era alzato
dal
letto, e uscì dalla stanza. Poi attraversò la
casa
trascinandosi dietro l'amico.
"Arrivederci, signora Miller" esclamò il portoricano
passando davanti alla cucina.
Laura si affacciò nel corridoio, un mestolo tra le mani.
"Mi raccomando, riportami mio figlio tutto intero" lo pregò.
"Non si preoccupi, Jay starà bene."
"Veramente parlavo di Charlie..." disse la donna sorridendo, mentre
guardava i due uscire dalla porta principale.
Sedette sul morbido divano rosso, raccogliendo le gambe sotto di
sé. Un libro tra le mani e una tazza di thé
fumante sul
tavolino accanto.
Generalmente era così che Joelle passava il suo tempo
libero,
quando non usciva con Claire o Daniela. O, ma ormai accadeva fin troppo
di rado, con Thomas.
Lavorava al giornale locale tre giorni a settimana, per un totale di
diciotto ore. Era poco, se ne rendeva conto, ma era quello che doveva
sopportare per avere, un giorno, un incarico migliore. Il direttore la
chiamava 'gavetta'. Una gavetta che durava da quasi tre anni,
però. Era davvero stufa di scrivere necrologi.
"Sto uscendo" esclamò Thomas, distogliendola dai propri
pensieri.
Chiuse il libro e lo depose sul tavolino.
"Vai a lavoro?" gli chiese.
"Già. Ho ancora alcuni compiti da correggere, poi alle tre
ho una lezione."
All'inizio, quando ancora era una studentessa del corso di giornalismo,
trovava davvero interessante uscire con un professore. Era sbagliato,
se ne rendeva conto, ma si era sentita attratta da Thomas sin dalla sua
prima parola. Non solo per la sua bellezza, che era indubbiamente una
delle sue migliori caratteristiche; il cervello di quell'uomo,
l'intelligenza, era ciò che l'aveva spinta ad accettare il
suo
invito a cena.
Da un po' di tempo, però, non era più
così sicura
che fosse stata una buona idea. Aveva imparato a sue spese quanto il
lavoro fosse importante per il suo compagno. E con il passare dei
giorni lo aveva sentito sempre più freddo, sempre
più
lontano. Lui diceva che era il suo modo di amare, lei voleva credergli.
"Quindi non vieni con noi al centro commerciale."
"No, mi dispiace" replicò, rovistando nella giacca alla
ricerca
delle chiavi dell'auto. "Saluta i tuoi amici da parte mia."
I tuoi amici.
Perché non li considerava mai anche come suoi?
"Pensavo che... sai, stasera... potremmo andare a mangiare fuori,
magari in quel ristorante carino proprio fuori città. Che ne
dici?"
Estraendo le chiavi dalla tasca dei jeans, Thomas la guardò,
esibendo uno dei suoi più dolci sorrisi.
"Non ricordi, tesoro? Ho la cena con i colleghi questa sera."
Già, lo aveva dimenticato. Del resto, lui aveva talmente
tanti
impegni che le veniva sempre più difficile rammentare quando
fosse il suo turno di godere delle attenzioni del professore.
Poi Thomas le si avvicinò e, dopo essersi chinato verso di
lei e
averle concesso un delicato bacio sulla fronte, aggiunse "Domani sera.
Domani sera sarò tutto tuo, te lo prometto."
Se ne andò senza aspettare una risposta. Risposta che, tra
l'altro, lei non aveva.
Joelle guardò il cellulare. La voglia di uscire era
improvvisamente sparita. Forse poteva ancora chiamare Daniela e
cancellare il loro appuntamento.
Posò la forchetta e si pulì la bocca con il
tovagliolo di carta prima di bere un lungo sorso d'acqua.
"Era tutto buonissimo, signora Diaz!" esclamò.
La donna gli sorrise, iniziando a togliere i piatti dalla tavola.
"Muchas gracias,
Jay" rispose.
Daniela aspettò che la madre fosse sparita in cucina; poi
tirò fuori il cellulare e lo mostrò ai due
ragazzi.
"Poco fa ha chiamato Joelle" iniziò. "Non voleva venire. Ho
dovuto sudare le proverbiali sette camice per convincerla."
"Perché non voleva venire?"
"Non me lo ha detto."
"Forse ha saputo che ci sarei stato anche io."
"Lo escludo" intervenne Ronnie. "Dani, Gil e io siamo gli unici a
saperlo."
Sembrava quasi una missione segreta, un film di spionaggio. Tutti quei
piani, quella riservatezza, non facevano per lui. Ma, Daniela aveva
avuto cura di spiegarglielo, non potevano semplice dire a Joelle che
anche il fratello e il suo migliore amico sarebbero stati della
compagnia: dopo il loro incontro della sera prima si sarebbe rifiutata
di venire. E allora gli andava bene fare lo 007 per una volta, se
questo serviva ad incontrarla di nuovo.
"Gil arriverà tra un'ora" disse Daniela, interrompendo il
flusso
dei suoi pensieri "Joelle verrà con Claire e Keilan."
Jay si bloccò e guardò l'amica, confuso.
"Chi è Keilan?"
"Il fidanzato di Claire, no? Da circa quattro anni."
Non fosse stato per l'amicizia che lo legava a Ronnie, sarebbe
scoppiato a ridergli in faccia. Tutte quelle prediche sull'uscire con
una ragazza fidanzata... e poi lui per primo ci aveva provato un'estate
intera con una che non era libera. Solo che quello era un dettaglio che
Ronnie aveva preferito tenere per sé. Lo guardò
di
sfuggita e sorrise. Dal colore della sua faccia, sembrava che Reginaldo
fosse già abbastanza in imbarazzo, anche senza il suo
intervento.
Eccoci qui con un nuovo capitolo.
Contenti? Farò finta di aver sentito qualche sì :)
Bene, ci prepariamo al primo incontro (ufficiale) tra Jay e Joelle.
Secondo voi come andrà?
Lasciatemi ringraziare Pyra, Dafne Rheb Ariadne, Tanny, Rekla992 e Pikky91 per le recensioni allo scorso
capitolo, e le 12 persone che hanno cliccato su 'Mi piace'. Ma quanta
gente coraggiosa... :)
Bon, ora mi ritiro e corro a prendere l'ombrello per ripararmi dalla
pioggia di pomodori marci.
Alla prossima!
Baci8
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
PWP cap 3
- 3 -
Osservando
gli amici avvicinarsi, Daniela fu colta da quanto più simile
ci fosse ad un attacco di panico. La prospettiva di rimanere
completamente sola, un giorno, si faceva sempre più
realistica. Non avrebbe dovuto acconsentire, non avrebbe dovuto portare
anche Jay e Ronnie.
"Potreste evitare di fare gli idioti, almeno per oggi?" chiese,
chinandosi a sussurrare all'orecchio del fratello.
"Non posso prometterlo" rispose lui.
"Un po' meno idioti del solito?"
"Su questo possiamo lavorarci."
Sì, sarebbe andata a finire male. Molto male.
Ronnie, dal canto suo, non avrebbe potuto essere più teso. E
non solo per la questione Jay e Joelle - che comunque occupava la
maggior parte dei suoi pensieri; era parecchio tempo che non incontrava
Keilan. Per quanto quel ragazzo gli stesse simpatico, non poteva
evitare di interpretare alcune occhiate come un avvertimento alla 'stai
lontano dalla mia ragazza'. Sua sorella continuava a ripetergli che non
era possibile, che Keilan probabilmente nemmeno sapeva di quanto ci
aveva provato con Claire, ma il dubbio restava.
"Ciao!" esclamò Daniela, andando incontro al trio di amici.
Abbracciò Claire, Joelle e Keilan, poi li
accompagnò dal resto del gruppo.
"Beh, mio fratello lo conoscete tutti" disse. "Lui, invece,
è Jay, il suo migliore amico."
"Tu sei..." iniziò Joelle, perplessa, stringendo la mano che
le veniva offerta.
"Il matto dell'altra sera, sì."
Lei sussultò sopresa. La sua mente corse a quel momento, in
quel locale. Sì, lo aveva pensato, ma non era possibile che
avesse davvero dato voce ai propri pensieri. Insomma, lo aveva solo
pensato... vero?
"Non l'ho detto!" esclamò.
"Ma so che l'hai pensato" le rispose Jay con un sorriso. "E va bene. In
fondo, è l'impressione che faccio a tutti al primo incontro."
"Allora entriamo?" intervenne Daniela prima che Joelle potesse
rispondere.
E fu un bene, perché non aveva la minima idea di cosa dire.
Da quanto conosceva quel tipo? Quindici minuti scarsi, se contava anche
il loro primo incontro. Eppure era riuscito a spiazzarla. Quel Jay non
assomigliava a nessuna delle persone che conosceva - ok,
forse era un po' simile a Ronnie; del resto, era il suo
migliore amico - e non sapeva come comportarsi. Di una cosa era certa:
meglio non dargli troppa confidenza. Anche se, doveva ammetterlo, le
sembrava un bel tipo. Fuori di testa, certo, ma un bel tipo.
Le porte scorrevoli del centro commerciale si aprirono automaticamente
e, una volta entrata, Joelle fu investita da un insieme di voci e
musiche che la disorientò per qualche secondo. Poi, complice
Claire e il suo continuo tirarla per un braccio, si lasciò
coinvolgere da tutto quell'entusiasmo e seguì il gruppo
verso la vetrina più vicina.
"Voi ragazze non avrete intenzione di entrare in tutti i negozi,
spero" esclamò Keilan, sarcastico.
"E' quello che si fa di solito quando si va a fare shopping, tesoro"
replicò la sua fidanzata. "Quindi sì, entreremo
in tutti i negozi e guarderemo su ogni scaffale, scatola o appendiabito
che troveremo."
"Allora passeremo qui un'intera settimana."
"Come minimo, amigo"
aggiunse Gil, lanciando un'occhiata a Daniela, la quale rispose con un
sospiro di rassegnazione.
"Potremmo dividerci e..."
"No!" esclamarono all'unisono i tre portoricani, guadagnandosi uno
sguardo perplesso dal resto della compagnia.
Jay si passò una mano sul volto. Davvero degli ottimi
attori, i suoi amici. Mancava solo che rivelassero il vero motivo per
cui lui e Ronnie si trovavano lì, poi erano a posto. Sempre
che non si fosse già capito.
Daniela fu la prima a riprendersi dalla figuraccia.
"Non possiamo stare tutti insieme?" chiese. "Un gruppo di amici che
passa un bel sabato pomeriggio al centro commerciale. Tutti insieme"
ripetè.
A quel punto, persino Keilan dovette arrendersi. Circondò le
spalle di Jay con un braccio e, alzando gli occhi al cielo, gli disse
"Benvenuto all'inferno, ragazzo."
Seguire Joelle come un cagnolino non era esattamente quello che aveva
in mente di fare per quel pomeriggio. Non aveva ancora avuto modo di
parlarle, o almeno di provarci. Ma, come i fratelli Diaz non mancavano
mai di ricordargli, se voleva un'occasione doveva crearsela. Quindi
approffittò dell'unico momento in cui la ragazza non era
marcata stretta da Claire e le si affiancò, armato del suo
miglior sorriso.
"Quindi il tuo nome è Joelle" le disse.
La ragazza spostò lo sguardo su di lui e annuì.
"E tu sei Jay."
"Già."
Eccolo, quel silenzio imbarazzante che di solito poneva fine alle
conversazioni. Doveva trovare qualcosa da dire e in fretta, prima che
lei tornasse a rivolgere la sua attenzione ai negozi e alla sua amica.
"Mi dispiace per l'altra sera."
Sì, poteva partire da lì. Forse era suonato un
po' troppo forzato, ma pazienza.
"Per cosa?" chiese Joelle.
"Per averti importunato. Non mi sono reso conto che... beh, so che a
volte posso risultare un po' pesante."
"Ok, scuse accettate."
"E' che sono fatto così, nove volte su dieci agisco senza
pensare. Ronnie dice che dovrei darmi alla meditazione."
E lei rise. Non fu niente di che, solo un sorriso accompagnato da un
debole suono, ma era pur sempre una risata. Era riuscito a farla ridere.
"Non mi sembri il tipo" esclamò.
"Tutto quel stare immobili, in silenzio... no, non fa per me."
Un'altra risata.
"Non riesci a stare fermo e zitto?"
"Assolutamente no. Dopo qualche minuto, il mio cervello comincerebbe a
dare di matto. Più del solito, intendo."
Alla terza risata - un po' più marcata, questa volta -, Jay
iniziò a pensare di avere qualche speranza. Decise che era
un buon inizio, molto meglio di quanto si sarebbe mai aspettato. Se
avesse avuto bisogno di un segno per andare avanti nella sua 'missione'
di conquistare Joelle, quello lo sarebbe sicuramente stato.
E all'occhiolino di Ronnie rispose con il pollice alzato.
Eccomi finalmente di ritorno con
un nuovo capitolo. So che è passata un'eternità,
e me ne scuso.
Bene, questa è la prima parte del primo incontro (passatemi
il gioco di parole) tra Jay e Joelle. Come andrà a finire?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!
Per chi fosse interessato a conoscere l'aspetto fisico dei personaggi
di questo capitolo (esclusi Jay e Joelle), qui
trovare un piccolo bannerino, opera della meravigliosa EffieSamadhi.
Ringrazio di cuore gaccia, rekla992, Tanny, Pikky e Dreamer_on_heart per le recensioni allo scorso
capitolo, chi ha inserito la storia in una delle tre liste e chi legge
soltanto! E le 13 persone che hanno cliccato su 'Mi piace'!
Ora vi saluto e scappo :)
Alla prossima!
Baci8
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