Lo Sconosciuto

di Macross
(/viewuser.php?uid=33971)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


UTC/GMT +9. Alt: 50.182m: 35° 30' N. Protoform Mode.

Cielo completamente nero. Vagare nel vuoto per millenni, senza una meta.I dati originali: distrutti. La missione: persa. Senza uno scopo.
Il mondo natale ormai distrutto, morto. Freddo, come lo spazio.
Un pianeta. Forme di vita organiche, basate sul carbonio. Tech Level: 8, non omogeneo.
Lentamente, il meteorite entrò negli strati più bassi dell'atmosfera, accellerando sempre di più. Bruciando. Diventando una gigantesca palla di fuoco. Sparendo nel nulla, com'era arrivato. Un ragazzo, di giovane età, stava guardando le stelle dalla sommità di un edificio. Vide per un attimo una luce più forte, un bolide, e poi più niente.
Dette la colpa alle molte birre che aveva bevuto la sera.
Nel mentre, nel cortile dietro la scuola, una forma ovoidale e rossastra compariva alla vista, come dal nulla.
La superficie del meteorite cominciò a sgretolarsi, a cambiare, a drizzarsi in piedi. Un grosso umanoide meccanico si guardò in giro, poi per un attimo fissò un'auto bianca che passava per la strada, ora poco trafficata, di fronte ad un grosso edificio .
Iniziò una scansione comparativa del mezzo, rapportandolo alle sue caratteristiche.
I dati corrispondevano. Un attimo dopo, un raggio di luce verde scaturì dal petto dell'automa. Un attimo dopo, il meccanoide aveva cambiato forma: nuovi pezzi di metallo bianco emergevano dal suo corpo, come un'armatura. Apparentemente soddisfatto della sua nuova forma, il meccanoide cambiò nuovamente forma, diventando un'auto: una Toyota Cresta bianca..
La nuova auto mise in moto e se ne andò, tornando dopo circa mezz'ora e posteggiandosi dietro la struttura.
In attesa.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


"La mia povera Cresta! Chi me l'ha rubata? Maledizione, sarà stato quel delinquente di Onizuka, maledetto! Da quando è arrivato in questa scuola, nulla va più per il verso! Come farò senza di lei? Era l'unico mezzo per riavvicinarmi alla mia famiglia! Dannato, ho perso altri quattro capelli questa mattina e ho trovato del sangue nelle mie urine! Di questo passo mi verrà un collasso! Ah! Ma me la pagherà! Sì, me la pagherà! La mia povera Cresta! Dove sei piccolina? Torna da papà!"
Un uomo sulla cinquantina, basso e con una calvizia incipiente, stava appena uscendo da quello che sembrava un istituto scolastico in evidente stato di depressione.Se ne erano andati tutti da un pezzo, solamente lui, in preda allo sconforto per l'ennesimo furto della sua auto, si era trattenuto nell'istituto. Grande fu lo shock, quando, girato l'angolo, vide tra le luci dei lampioni del cortile una forma familiare. - LA MIA CRESTAAAA!!!! ME L'HANNO RIPORTATAAA! LA MIA PICCOLINAAAAA!
Egli corse incontro alla sua macchina, saltandoci sopra, sbaciucchiandola in tutti i modi e carezzandola. Non si accorse che sul manubrio, differentemente a prima, c'era uno strano simbolo. Non si accorse nemmeno che i fari si erano accesi da soli. Tuttavia, quando sentì il rombo del motore prendere vita come un ringhio, spalancò gli occhi in un'espressione stupita e fece un balzo indietro. "Dannazione, sarà un nuovo scherzo di Oizuka! Che sia dannato! Ma non la passerà liscia questa volta, lo farò licenziare!"
- Cos...cosa succede!?
La macchina si stava muovendo. Lentamente ma inesorabilmente verso la sua direzione. - No...no....stai ferma...fermati! Perchè ce l'hai con me? Io ti ho sempre trattato bene! Ti ho dato la cera, ti ho pulito, ti ho lavato...prenditela con quella scimmia di professore! E' lui che ti ha distrutto! Ecco! E' tutta colpa sua!
Cadde a terra. La sua espressione era incredula e spaventata. - Umano.
Una voce forte e metallica era uscita...dalla Cresta!
"Sto avendo le traveggole, deve essere così, ma certo! Lo stress, ecco, CERTOOO! lo stress mi fa sentire le voci! Oggi il mio oroscopo diceva di stare tranquilli perchè sottoposti a molte pressioni...è così! Sì, sicuramente è così, me lo sono immaginato."
- Umano. Calmati. Il tuo battito cardiaco è accellerato oltre i livelli di guardia, come la tua pressione. Avrai un collasso cardio/circolatorio, così.
- Ahhhh! Chi sei! Esci fuori! Maledetto! E' uno scherzo, sì, è uno scherzo! Volete prendervi gioco di me, ragazzacci!
L'apertura simultanea dei due sportelli fece lanciare un grido strozzato all'uomo, che indietreggiò ancora di più. Rumori meccanici, indefinibili, si facevano sempre più forti.Si aprì anche il tettuccio: "ma non è mai stata una decappottabile!"
Con un'espressione mista di paura e stupore, l'incredulo ViceDirettore vide che la macchina, la sua adorata Cresta, stava cambiando forma.
Il meccanoide abbassò il suo guardo verso di lui.Occhi blu luminescenti lo fissavano, mentre una pozza di liquido maleodorante si stava allargando nel mezzo dei pantaloni dell'uomo. - Umano
- Gh...ghhh....blll....ghhh
- Come ho già detto precedentemente: calmati.
"E' un incubo! Certo, è un incubo sicuramente!"
- ...va bene...vabbene...gulp...vabbene.
- Bene.
Il vicedirettore cominciò a tremare come una foglia.
- Percepisco un aumento dell'adrenalina nel tuo sistema circolatorio. Non devi avere paura di me. Non intendo danneggiarti.
- Gr...gr...grazie. Poi: - Cosa...cosa sei tu?
- Chi sono.
-...chi...chi sei?
- Sono un organismo autonomo robotico.
- Ah....un alieno! Ma gli alieni...non esistono! Certo, c'è una possibilità remota, ma... - Io sono qui. Io esisto. Io sono senziente.
- ...vedo...vedo...senti...hai un nome? Il vicedirettore, un po' più confidente, si alzò in piedi.
- Il mio nome non è traducibile nella tua lingua. Posso usare un termine che lo sostituisce, descrivente della mia attitudine. Whitesaber.
- Io sono Hiroshi Uchiyamada, Vicedirettore dell'Istituto Seirin.
Whitesaber si sedette in terra a gambe incrociate.
- Vicedirettore dell'Istituto Seirin Hiroshi Uchiyamada, ho bisogno del tuo aiuto. - Cos...cosa?
- I miei banchi di memoria sono resettati.Non ho accesso ai dati della mia missione.
- Eh?
- Provengo da un pianeta molto lontano da questo. Si chiama Cybertron. E' stato abbandonato in seguito ad una guerra tra due fazioni. Mi sono ritrovato a vagare nel vuoto dello spazio, mentre i miei sistemi effettuavano le riparazioni necessarie. Non ricordo niente. Solo questo.
- Cybertron? Ma...ma...non capisco.
- Era un mondo abitato da organismi come me.
- Ah...un momento! Ce ne sono altri come te!? Cosa faremo se arrivassero tutti qui!?! Ommiodio, non bastava Onizuka, adesso pure gli alieni! Sento che avrò un collasso! Oddio! Oddio!
- Calmati, Vicedirettore dell'Istituto Seirin Hiroshi Uchiyamada. Non ho rivelato altre forme simili alla mia mentre scendevo.
- Menomale, ma adesso cosa...cosa farò con te? Non puoi rimanere così! Spaventerai tutti!
- Per questo ho attuato la mimetizzazione locale.
Detto questo, Whitesaber si riconvertì alla forma di mezzo.
- Ah...oddio.
- Vicedirettore dell'Istituto Seirin Hiroshi Uchiyamada, sali.
-EH!?!?! MA sei matto!?!? E se vuoi uccidermi? Maledizione, come mai tutte a me! Sicuramente è il mio Karma negativo...oppure la maledizione di quell scriteriate della sezione ....
- Se avessi voluto ucciderti, l'avrei già fatto. Adesso sali e guida.
- Ma è tardi, devo tornare a casa...
- Appunto. Sali.
- Ma..ma....groan...vabbene. Ma non fare cose avventate!
"La convivenza con questi esseri si sta rivelando più difficile del previsto", penso Whitesaber mentre sfrecciava per le vie di Tokio.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


La Cresta sfrecciava senza difficoltà, lanciando ombre in un mare di luci, creato dai lampioni della strada statale, indistinguibile da un'auto normale. Il vice direttore ancora non si capacitava di come la sua giornata avesse preso una piega così inaspettata: un attimo prima era disperato par aver perso la sua auto. Adesso aveva invece trovato qualcosa di molto diverso.
Centinaia di domande, di pensieri, di paranoie comparivano e scomparivano dalla sue mente ad un ritmo vertiginoso. Non riusciva a trovare il proverbiale "bandolo della matassa"
- Vicedirettore dell'Istituto Seirin Hiroshi Uchiyamada. I miei sensori percepiscono una forte attività neurale nella tua corteccia.
Uchiyamada sobbalzò: ancora non si era abituato alla presenza aliena. Di fatto, si considerava un ostaggio. - Vicedirettore dell'Istituto Seirin Hiroshi Uchiyamada. Come ho già ripetuto prima, non ho intenzione di causarti danno fisico. Di nessun genere.
- gr..gr...grazie.
- Nè a te nè alla tua famiglia. Dai dati in mio possesso mi risulta che vivi con altre due forme umanoidi. Tua moglie Ryoko e tua figlia Yoshiko. Più una forma di vita inferiore, specie Canis lupus familiaris. "Cosa? Come fa a saperlo?!?"
- Ho passato gli ultimi due cicli in orbita geostazionaria sopra questa città, Tokyo. I vostri sistemi di collegamento sono inferiori. I vostr-i sistemi di protezione dati sono inferiori. Ho avuto accesso con estrema facilità a tutti i dati riguardanti gli esseri umani, la vostra cultura e la vostra storia. Ho scelto l'istituto Seirim per una ragione pratica. Voglio saperne di più."
- Su cosa?
- Sulla vostra vita comunitaria.
- Eh?
- Usi. Costumi. Vita sociale. Processi di crescita.
- Ma perchè?
- Apprendimento.
- ...scusami...White...White...
- Whitesaber. L'ho fatto per apprendere. Calcolo una probabilità del 99.9% di essere l'unica forma di vita robotica senziente su questo mondo. Calcolo una percentuale dello 0.01% di poter trovare un altro mondo abitato in questo settore. Rimarrò qui a lungo. Devo capire. Tu mi aiuterai.
- ...ma perchè proprio io....cosa ho fattodi male...maledizione...
- I miei calcoli indicano che il soggetto ideale per l'apprendimento della cultura è rappresentato da una persona di un certo potere nella struttura scolastica, con ruolo vicepresidente, in contatto con la realtà dell'istituto, dotato di esperienza familiare.
- ...e in che consiste il mio aiuto...
- Sarò il tuo automezzo. Dove non posso andare, tu porterai questo.
Detto questo, un pannello si aprì nel cruscotto e fuoriuscì una specie di distintivo, piatto, di dimensioni ridotte.
- E' una..."microspia". Funziona anche da registratore, da ricevitore e da dispositivo di soccorso. Portalo con te. Durante il tragitto lo riporrai esattamente in questo vano. Io scaricherò i dati.
Così saprò.
- Tutto qui?
- Sì. La mia presenza non deve essere rivelata. Io non esisto, ufficialmente. Limitati a fare quello che ti ho chiesto.
Il vicedirettore cominciò a sudare freddo. Non aveva assolutamente voglia di mettere in discussione quello che gli aveva detto "l'alieno". Sarebbe stato rischioso, e la sua posizione, se non la sua vita, sarebbe stata compromessa. La strada continuava a correre sotto le ruote della Cresta, ignara del piccolo dramma personale che l'umano stava soffrendo in questo minuto.
- Vicedirettore dell'Istituto Seirin Hiroshi Uchiyamada.
- ..sì?
- Rilevo una presenza sconosciuta a circa 2Km. Direzione Nord. In avvicinamento a 125Km/h.
- Ma è impossibile! Ci troviamo in pieno centro a Tokio! Cosa può essere...avrai avuto sicuramente un guasto...qui ci sono solo persone che stanno tornando a casa...
- Non è umano.
- COSA!?
- Attenzione. Sto per effettuare manovre evasive di copertura.
Di punto in bianco, la Cresta sterzò repentinamente dentro una strada secondaria, causando un mezzo collasso a Uchiyamada.
- AHHHHHHHHH
- Sistema di Mimetizzazione attivato. Sistema Stealth attivato. Protocolli di fuga, caricati.
Un essere umano, anche dell'abilità di un pilota di rally, non sarebbe stato in grado di fare quello che stava facendo la Cresta. Con abilità sovrumana sfrecciava per vicoli e per strade secondarie, seminando il panico nei pochi ancora in piedi.
- AHHH SEI PAZZO! COSI' CI ARRESTERANNO!!! FERMATI FERMATI FERMATI!!!!
La Cresta inchiodò di fronte ad una salagiochi.
"Sono vivo? Ah oddio...sono tutto intero' Sì, sembra di sì...urgh...di questo apsso morirò prima di riabbracciare la mia famiglia! Ma perchè? E' tutta colpa di Onizuka! Maledetto! Ahhhh povero me, povero me, io, vicedirettore di uno dei più prestigiosi istituti del Giappone, mi sono ritrovato in questa situazione! E la colpa? Ahhh ma è sua! Dannato strafilococco!"
Nel mentre un gruppo di ragazzi stava uscendo dal locale.
- Ahahahha adesso paghi la scommessa, Murai. Hai perso!
- Dannazione!
- Ehi, ma quella non è la Cresta del
icedirettore?
- Pare proprio la sua...ma non l'avevano rubata?
Nel mentre, il vicedirettore uscì dalla sua auto, vomitando.
- Ahahaha sarà stato a fare baldoria e ora si è sentito male.
- Sentite...cos'è questo suono...
Uno stridio, sospeso nell'aria. Poi fortissimo, un tonfo. Una nuvola di polvere.
- Cos...
La ragazza non fece a tempo a finire la frase che un urlo le fece voltare lo sguardo verso destra.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Mostruoso.
La "cosa" somigliava ad un incubo di H.R. Giger. Bava verde colava dai numerosi tubi della schiena, mentre due grossi tentacoli frustavano l'aria incessantemente. La luce si rifletteva sul carapace translucido, gli organi interni chiaramente visibili, pulsanti. Una specie di testa nasceva dal torace, sporgendo per qualche metro. Non c'erano occhi. Non c'era traccia di organi sensoriali. Ma la cosa peggiore era la parte inferiore: invece di poggiare su due gambe la creatura galleggiava a mezz'aria, come un'oscena medusa sospesa nei flutti oceanici.
Repentino, afferrò un'anziana signora, paralizzata dallo shock con uno dei suoi tentacoli. Se la portò all'altezza della bocca e subito venne avvolta da dei viticci rossi. Un urlo soffocato, poi un cadavere mummificato venne gettato in direzione dei ragazzi, rompendosi ai loro piedi come una bambola di porcellana.
- AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH
- EEEEEKKKKKKKKKKKKKKK
La folla si disperse celermente.
Rimaneva la ragazza, paralizzata da un orrore talmente forte da superare anche quella volta che il professore gli aveva insegnato che valeva la pena di vivere.
Rimaneva il vicedirettore, accasciato al suolo in preda al panico.
Rimaneva, ovviamente, Whitesaber.
Spense i fari e si concentrò sul pericolo imminente. La sua unica fonte di sopravvivenza giaceva accanto a lui. Dalle sue scansioni biometriche, intuiva che di lì a poco sarebbe svenuto. Doveva fare qualcosa. - Classificazione: sconosciuta. Indice di pericolosità: medio.
- SKRIEEEEEEEEEEEEE
La creatura si mosse in avanti, verso la Cresta, roteando i tentacoli come fruste.
- Corso d'azione: analisi in corso.
Un tentacolo si schiantò accanto all'auto, facendo volare il vicedirettore per aria.
- Analisi terminata. Transformazione.
Il pugno di Whitesaber impattò con la faccia della creatura, facendola indietreggiare di circa una decina di metri.
- SKREEEEEEEEEE SKREEEEE
Whitesaber non perse tempo e si fiondò sulla creatura, continuando a tempestarla di pugni. Gli schizzi di melma verde, che sprizzavano dalle ferite, causavano dei fori nel suo esoscheletro, ma lui non parve accorgersene e continuò l'assalto.
Colpi precisi, mirati per sbilanciare, impattavano sull'essere mostruoso senza sosta.
Se ci fosse stato qualcuno, un osservatore esterno, si sarebbe potuta apprezzare la'abilità e una certa grazia nelle mosse di Whitesaber, aspettabile da un abllerino o da un ginansta, non certo da un mechanoide. Un colpo ben assetato gli fece perdere l'equilibrio, che cadde secco e duro sull'asfalto.I viticci rossi si avvinghiarono al braccio del robo, incominciando a stritolarlo. Whitesaber, però non era privo di risorse. Il braccio sinistro sembrò cambiare forma, in una lama. una sciabola. Scariche statiche erano facilmente visibili lungo il filo della lama.
L'arma descrisse un arco, aprendo un grosso squarcio nella creatura.
La massa corporea, ormai inerte, si abbattè al suolo. Dalla ferita si spargevano liquami fosforescenti. Nei pressi dello squarcio era possibile udire un suono di materia gorgogliante.
Whitesaber si alzò in piedi.
- Soggetto: inabile.
Gentilmente, prese il vicedirettore, ormai svenuto in mano e si ritrasformò in auto.
- Analisi soggetto: privo di sensi. Tempo di ripresa: 10.23 breem. Sistema di Mimetizzazione attivato. Sistema Stealth attivato. Rotta tracciata.
Sgommando, i due si allontanarono a gran velocità.
Non c'era nessuno, tutti erano scappati, anche se in lontananza si poteva sentire il suono di alcune sirene.
La ragazza era ancora immobile, sotto shock, davanti all'ingresso della salagiochi.
Ma la creatura non era ancora morta:con mossa fulminea un tentacolo afferò la ragazza avvinghiandola.
- AHHHHHHHHHHHHHH
La sollevò per aria, ad una distanza di alcuni metri dal suolo. "Professore! Aiuto! Salvami! Aiutoooooo"
- KANZAKIIIII
- O Cielo, l'ha presa!
- Maledizione!
Ormai era troppo tardi. Si erano accorti in ritardo della mancanza della ragazza, ed erano tornati indietro a cercarla, quando ai loro occhi si era presentata la terribile scena di lei che urlava in balia del mostro.
I viticci si facevano sempre più vicini. Il fetore ormai era insopportabile.Con un po' di fortuna, sarebbe svenuta di lì a breve. "Professore. Amici. Addio".
Una sola lacrima, di rimpianto per la sua vita finita così alla svelta, troncata come un fiore reciso. Chiuse gli occhi.
"Sono morta. Non sento più niente. Adesso vedrò com'è l'aldilà. Che sensazione piacevole, come se qualcuno mi stia portando in braccio."
Silenzio.
Una voce, confusa. Forse più di una.
- ...
"Sento delle voci..."
Un profumo, indefinibile. dolce e forte al solito tempo, lontano anni luce dal puzzo di rancido della bestia che l'aveva afferrata.
- Ehi. Svegliati. Coraggio, è passata.
- Mhhh...
Un'immagine sfuocata, dorata con uan punta di verde, sospesa in un cielo blu notte. Chiuse gli occhi. Li riaprì.
Adesso la figura aveva contorni ben precisi. Un elmo, poi un viso umano che aveva un espressione preoccupata.
Sbattè gli occhi ancora una volta.
- Eh...? Chi sei?
- Ah bene, ti sei ripresa!
Sorrise.Con delicatezza l'aiuto a ritornare in piedi.
- Ce la fai a camminare?
- Sì...sì grazie.
Si girò verso il mostro, stavolta veramente morto.
- Non darà più fastidio...senti, i tuoi amici ti stanno chiamando...
- Aspetta un attimo! Chi sei? Come ti chiami? Cos'era quello?
- Devo andarmene. Con un balzo saltò su una moto lì vicino e mise in moto.
- Dimmi almeno come ti chiami! Per favore!
Adesso che lo vedeva bene, notò il ragazzo aveva un'armatura dorata, con una specie di elmo con due corna molto lunghe e fluenti capelli rossi. Mise in moto, poi si girò e sorrise di nuovo alla ragazza.
- Guy.
Con una sgomamta, si allontanò velocemente, mentre sopraggiungeva la polizia. .Ormai circondata da i suoi amici che erano rimasti attoniti dalla scena, fece solo in tempo ad urlargli il suo nome, ma lui era già sparito per le strade di Tokio. "Guy"

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Durante l'intervallo, i ragazzi come di consueto si erano ritrovati sul terrazzo dell'istituto per la quotidiana conversazione con GTO, alias Geat Teacher Onizuka. Erano molto cambiate molte cose in questi due anni, ma non era cambiata l'abitudine di partecipare ai meeting con il loro insegnante preferito, quello che li aveva salvati dal grigiore della vita quotidiana e da numerosissimi problemi familiari.
Adesso erano più maturi, per lo meno sula acarta.
Qualcuno aveva iniziato una relazione, altri guardavano con preoccupazione al mondo del lavoro, altri si erano maggiormente aperti come persone, e qualcuno...beh, qualcuno era rimasto il solito.
L'argomento del giorno, ovviamente tra una sigaretta e l'altra, era lo scontro della sera precedente: - ...e così questa specie di Kamen Raider del 22mo secolo ti ha salvato la vita eh?
- Già...la polizia ci ha trattenuto per un'ora...che roba.
- Comprensibile. Un mostro di quel genere non compare tutti i giorni.
- Ahhh, avrei voluto vederlo!
- Ma sei matto?
- Ma no, avrei sicuramente scattato qualche foto!
- Si, così avrebbe catturato anche te...
- Non mi ci far pensare, se non fosse stato per lui Kanzaki sarebbe morta.
- Già...
- Hai detto che si chiamava Guy, vero?
- Sì
- Wow! Come uno dei protagonisti di Final Fight!
- Yoshikawa! Possibile non sai pensare ad altro che ai videogiochi? Sei proprio un Otaku!
- Ehehehe
- Non avevate alzato un po' troppo il gomito, eh?
- Ma cosa dici! Scemo, non siamo come te che non ti reggi in piedi quando ti sbronzi!
- Come ti permetti, mammone? Io, il Great Teacher Onizuka sono in grado di bere qualsiasi cosa!
- Qualche volta proveremo con il detersivo per piatti, allora.
- Kikuchi, pensi che sia stata un'allucinazione? Strano, perchè ne parlano tutti i giornali...anche dell'auto del vicedirettore che si è trasformata in un robot...
- Che sciocchezza, i Transformers non esistono mica...
...dubito fortemente che un gruppo composto quattro persone possano avere tutte la solita allucinazione. - Però ci sono stati dei casi di allucinazione collettiva, ad esempio...
- Ah, a proposito, e il Vicedirettore?
- E' in ospedale, dice che sia sotto osservazione...
- Ah, Fuyutsuki-kun, mi offriresti il pranzo? - Sei sempre il solito!
- Ahahahahah
- Gira voce di nuove iscrizioni.
- Eh?
- Sìsì, le ho sentite anch'io. Un ragazzo e una ragazza.
- Ah sì? Chissà che tipi sono...
- Non ne ho idea...sembra che siano stati messi nella seconda sezione.
- Io ho sentito dire che hanno sulla ventina.
- Ma sei sicuro?
- Boh, voci di corridoio...
- Piuttosto, io spero sia un caso isolato.
- Ti riferisci alla "creatura", Kikuchi.
- Esattamente. Probabilmente riusciranno a far passare tutto sotto silenzio, non vorranno certamente provocare il panico nelle persone...
Kikuchi non poteva immaginare che la sua osservazione era anche la solita di una certa Lamborghini Diablo della Polizia, che era posteggiata di fronte alla scuola.
Unitamente alle Nazioni unite, avevano deciso di mantenere il più stretto riserbo sull'ultimo fatto e di mantenere la guardia altra.
Sperava vivamente fosse un caso isolato, i due anni precedenti avevano portato quasi alla distruzione non solo del Giappone ma anche del pianeta stesso.
Non potevano permettersi rischi del genere.
Del piano faceva parte anche l'iscrizione del capitano all'istituto Seirim, per tenere d'occhio la situazione da vicino.
Si rimise ad osservare, in silenzio.

La mattina era splendida, una bella mattinata di sole in un caldo pomeriggio di primavera. Ormai era Maggio e si stava avvicinando il periodo delle gite, che tutti gli studenti aspettavano con impazienza.
Sicuramente le cose si sarebbero fatte ancora una volta "interessanti".

Whitesaber, nascosto in un deposito di rottami, stava riesaminando pacatamente i dati dello scontro di ieri.
Aveva perso il suo contatto umano, ma solo temporaneamente. Presto avrebbero rimesso il vicedirettore dall'ospedale: poteva saperlo controllando le cartelle cliniche dell'ospedale e comparando i dati con le analisi di centinaia e centinaia di casi di shock. Non era un problema.
Poteva aspettare.
Adesso c'erano questioni più urgenti, ad esempio scoprire cosa diavolo era la cosa con cui aveva avuto uno scontro così repentino ieri.
Viaggiando per numerosi sistemi planetari come esploratore, aveva potuto accumulare una notevole casistica di organismi alieni, ma questo non rientrava in nessuna classificazione.
Questo poteva rappresentare un problema per la sua permanenza su questo pianeta.
D'altra parte, la guerra fratricida su Cybertron e la successiva scomparsa dell'Allspark aveva lasciato Whitesaber senza un luogo dove tornare, senza una casa.
Scacciando questi pensieri tetri, si concentrò nuovamente sull'analisi, mantenendo tuttavia un occhio vigile sull'ambiente circostante.
Un segnale.
Il dispositivo di rilevamento che aveva lasciato nascosto nel parcheggio dell'istituto Seirim aveva incominciato a rilevare forme di vita simili a quella del mostro della sera prima. Molteplici forme di vita.
Sgommando furiosamente, si diresse a tutta velocità verso la scuola.

- ...cos'è questo rumore?
- quale rumore? Tu hai sempre i postumi della sbronza di ieri, dimmi la verità...
- Ma come sei scemo! Ascolta!
Effettivamente era possibile udire un sibilo nell'aria. Un sibilo che si stava facendo sempre più forte. - Ma che...
Una forte esplosione scosse l'edificio scolastico dalle fondamenta al soffitto, facende cadere i ragazzi in terra e provocando una crisi di panico generale.
Quelli che sembravano membri della solita razza del mostro comparso ieri, erano emersi dal suolo. Era possibile contarne circa una mezza dozzina.
- AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!
Uno di questi aveva una colorazione differente, completamente nera, ed era leggermente più grosso degli altri.
La situazione stava degenerando: qualcuno si stava buttando dalle finestre, altri stavano scappando verso l'uscita, altri ancora erano in preda al panico più assoluto e si limitavano, per il momento, a urlare.
I mostri avevano incominciato a banchettare impunemente con i corpi della gente che si era gettata dalla finestra, mentre quello più grosso stava puntando direttamente sul terrazzo.
- VIENE DA QUESTA PARTE! SCAPPIAMO!!!
Un colpo di tentacolo si abbattè sull'uscita, seppellendola sotto una nube di macerie.
Adesso potevano vederlo meglio: la sagoma aliena, il liquido verdastro che colava dai tubi della schiena e l'onnipresente fetore che si stendeva sui ragazzi dell'istituto come un sudario.
Si stava avvicinando sempre di più, adesso erano chiaramente visibili il viticci rossi che protundevano dal "volto" come un'oscena parodia di organismi abissali.
Nei suoi 24 anni di vita, il professore Eikichi Onizuka, il più grande insegnante del Giappone (così diceva) per la prima volta si trovava di fronte ad una situazione che non poteva fronteggiare.
Poteva solamente sperare in un miracolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


- SYSTEM CHANGE! VOLFOGG!
In un turbinio di forme e di colori, una grossa forma violacea impattò con violenza contro la creatura, allontanandola dalla terrazza.
I due si fronteggiarono per un lungo interminabile momento. Poi: - Silver Cross!
Una mezzaluna luminescente, a forma di falce prese forma dalle mani del mechanoide violaceo, per poi volare alla volta della creatura aliena, ma un preciso colpo di tentacolo la spaccò in due parti uguali.
- Cosa? Argh!
- SKRIEEEEEE ROAAAAARRRR
Il tentacolo afferrò le gambe del mechanoide, facendogli perdere l'equilibrio e mandandolo successivamente a sbattere contro un muro di recinzione.
- Osservazione dello scontro in corso. Raccomandata prudenza.
Whitesaber era molto vicino, appena fuori dall'area di pericolo. Sarebbe stato interessante osservare l'evolversi della vicenda, visto che aveva rilevato la presenza di un altra forma di vita robotica impegnata nel combattimento. Curioso, quantomeno, anche se l'essere era chiaramente un'invenzione umana e quindi inferiore.
- Professore! Scappiamo di qui!
- Come?! Le vie di fuga sono tutte bloccate!
"Pensa, Eikichi Onizuka di 24 anni, pensa!"
- Kikuchi fatti venire in mente qualcosa!
- Eh?
- Dannazione, non possiamo starcene fermi qui mentre quelle bestie distruggono tutto!
- Cosa vorresti fare allora? Sono troppi!
- Ci vorrebbe Rambo...
- No, ci vorrebbe Fantaman.
- Ci vorrebbe che voi vi zittiste invece!
Il mechanoide violaceo si rialzò, trovandosi di fronte l'abominio nero che torreggiava su di lui. Non gli diede il tempo di reagire, cominciando a flagellarlo con i tentacoli e facendogli perdere quasi un braccio. - Arghhhhh, maledizione!
Provò a difendersi in qualche modo, ma il mostro aveva un vantaggio considerevole: era in piedi e lui era sempre ostruito nei movimenti a causa delle macerie.
- Volfooooogg!
- Capitano! Aiuto!
- Resisti, sto arrivando!
Guy si gettò dalla finestra, correndo a tutta velocità verso il compagno caduto.
Era stata una buona idea quello di portarsi l'ID armour dietro, sperava solamente che sarebbe stata sufficiente.
- WILL KNIFE
- Ah, eccolo! Lui ci salverà!
- Spero tu abbia ragione, Urumi. Altrimenti siamo spacciati.
- Da quando in qua confidi così tanto nelle capacità altrui, Kanzaki-kun?
- EH? Ma ti sembra il momento di parlare di questo?!? - Scusa scusa...come sei suscettibile...
"Mhhh...la mia alunna non me la racconta giusta...vuoi vedere che.."
Una lama di luce verde apparì nelle mani del giovane guerriero, che con alacrità incominciò a tranciare i tubi sulla schiena del mostro.
- SKRIEEEE!
Sembrava impazzito: non riusciva a liberarsi del fastidioso insetto che lo stava ferendo alle spalle, troppo rapido anche per i suoi movimenti.
Un movimento spasmodico di un tentacolo tranciò di netto un traliccio dell'energia elettrica. Cavi scintillanti si muovevano nell'aria come fruste impazzite. Uno di essi andò a impattare su una Cresta bianca parcheggiata nelle vicinanze, rompendo il vetro e finendo all'interno.
- AHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHRRGGHHHHHH
La sagoma di Whitesaber si fece luminescente di energia elettrica.
- Attenzione: sistema resettato in modo anomalo, Attenz.. 2824:0004 2372:3448 FFFF:4658 FFFF:FFFF EOF
- ...rrrooooooAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRR
Accadde tutto troppo velocemente.
Con un ruggito che di senziente non aveva proprio niente, Whitesaber passò in modalità robot, poi, con un ringhio ferino si gettò nello scontro.
Le sue ottiche, normalmente brillanti di luce azzurra e fredda, erano diventate rossi globi di fuoro. Ne fece le spese un ignaro organismo alieno, letteralmente fatto a pezzi con la sola forza fisica. Whitesaber rideva follemente, penetrando con i suoi pugni il carapace della creatura. Resosi conto del pericolo imminente, tutte le creature si disimpegnarono dalle loro attuali occupazioni per andargli addosso.
Coperto di liquami corrosivi, fumante, con la corazza danneggiata in più punti, Whitesaber era in uno stato oltre al dolore.
Si tuffò a capofitto sugli alieni rimanenti, in un turbinio di colpi.
L'azione si era fatta estremamente confusa, era possibile solamente vedere arti che volavano, schizzi di materia verdastra e un turbine bianco nel mezzo del maelstom.
Whitesaber afferò un alieno per la faccia, stritolandogliela, poi, usandolo come una mazza, cominciò a percuotere le bestie rimanenti.
Se era mai possibile che creature aliene provassero sentimenti come paura e terrore, adesso era proprio il caso.
Il solo sopravvissuto da questo carnaio stava correndo in direzione del terrazzo. Whitesaber se ne accorse e gli si gettò addosso, provocando uan grossa crepa nel muro. I ragazzi sul soffitto caddero tutti in terra per la violenza del colpo, mentre osservavano con terrore una crepa che diventava sempre più grossa ai loro piedi.
- AHHHHHHH
- Allontanatevi! Verso il terrazzo dalla parte opposta!
- Stavolta moriamo tutti!
Whitesaber continuava a ridere mentre si divestiva a scavare all'interno del carapace alieno, estraendo organi interni come un abmbino si diverte a tirare fuori un giocattolo da un regalo di Natale. Terminato il lavoro, si alzò in piedi.
Adesso potevano vederlo molto bene, potevano vedere bene il bagliore omicida nelle sue ottiche, potevano sentirlo mentre emetteva un gorgoglio demente.
Strinse una mano a pugno. Alzò il braccio, proiettando un'ombra oscura sui ragazzi. - YAAAAHHHHH
Il braccio calò come un maglio.
Ma non colpì nulla.
Il guerriero dorato stava tenendo il braccio con ambedue le mani. Dal suo braccio destro brillava una forte luce verde, mentre la pavimentazione si incrinava sempre di più - ...s-smettila...b-basta...
- GRRRRRR
I piedi di Guy affrondarono pesantemente nel cemento. Whitesaber non aveva assolutamente intenzione di perdere la prova di forza.
"Cosa posso fare...CI SONO! La cisterna!"
- Ragazzi venite con me! Ho un piano!
Salirono velocemente sul ripiano dove era situata una grossa cisterna dell'acqua.
- Dov'è la valvola? Se l'apriamo di botto il getto farà perdere l'equilibrio a quel coso.
- Speriamo che funzioni!
- Pronti?
- Pronti.
La situazione si stava facendo veramente critica. Guy, nonostante il potere della G-Stone non ce la faceva più.
- ALLONTANATI DA LI'!
- Eh? AH!
I ragazzi assieme al professore erano riusciti a praticare un foro nella cisterna di acqua piovana. Un potente getto investì Whitesaber in faccia, facendolo cadere all'indietro.
Raccogliendo le sue ultime forza, Guy praticò un grosso taglio nel carapace già danneggiato del
transformers, causando una serie di esplosioni sequenziali che pportarono Whitesaber all'incoscienza. Appena prima di svenire per la fatica e per il dolore, vide gli occhi pieni di odio del robot spengersi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


- Sì riprenderà, professoressa Moritaka?
- Non lo so...avrebbe bisogno di essere portato in ospedale...
- Adesso non è possibile. E' troppo pericoloso. Non sappiamo se ci sono ancora altri mostri nelle vicinanze, e la zona è completamente inagibile.
- I soccorsi?
- Arriveranto fra tre ore.
- Dannazione! Coe mai ci mettono così tanto tempo?
- Devono essere sicuri che la zona sia senza pericolo, per ora è tutto presidiato...almeno così dicono. Murai si girà verso la porta, osservando la graziosa ragazza con i capelli fuxia e la faccia arrossata ("pianto?") addormentata su una sedia.
- Non l'ha mai lasciato solo un attimo.
- Eh?
- Non si è mai mossa.
- Ma allora...
- Anche quando sono arrivati a scuola per le iscrizioni, erano insieme.
- Ah...bene io vado, ci informi se ci sono delle novità.
Murai uscì dalla porta, ma non si era accorto che un'altra persona stava aspettando, appoggiata ad una parete con la testa bassa.
- Murai.
- AHHH! Kanzaki! Da quanto sei qui? Mi hai fatto prendere un colpo...
- Come sta?
- La professoressa Morikata dice che dovrebbe essere portato all'ospedale...purtroppo per ora non possiamo fare altro che sperare.
- Capisco...

Da un altra parte, in un altro luogo sconosciuto alla maggior parte della popolazione, Whitesaber stava sognando Cybertron nei giorni della sua gloria.
Sentiva delle voci, lontane.
- ...quindi è composto di materiale metallico autorigenerante...
- Sembra di sì, professore.
- ...ma allora come ha fatto una struttura come la sua ad essere vittima di un semplice cavo elettrico? - Semplice: la sua struttura interna non è resistente come quella esterna.
- Ma abbiamo visto che anche il..."lunotto" non è composto da semplice vetro. Dai dati risulta una lega di silicio ed altre sostanze ad alta densità molecolare.
- Forse l'acido dei mostri lo ha indebolito...
- Ma non era impegnato in combattimento. Inoltre non si spiega come mai il suo campo energetico superficiale sia stato letteralmente frammentato dall'induzione di elettroni.
- Bah. Questo è un grosso mistero, ma qualcosa mi fa pensare alla peculiare forma d'onda emessa dalle creature aliene.
- Pensa che sia una specie di Solitary Wave?
- Probabile...un analisi approfondita delle scansioni effettuate da Volfogg fornirà certamente una risposta.
BIP BIP
- Oh, il nostro ospite si sta svegliando...
Due luci azzurre, non più rosse, lentamente acquisirono luminosità e vita.
- Locazione: non in memoria.
Whitesaber vide un giovane alto e biondo in un camice bianco e un vecchietto con una capigliatura assurda ed un paio di occhiali da sole fatti a v di colore verde.
- Ti trovi esattamente sul ponte 4, Hangar 2 della base sotterranea della GGG.
- GGG: termine sconosciuto. Specificare.
- Gutsy Galaxy Guard!
- Dato: sconosciuto.
- Ehehehhe avremmo modo di conoscerci meglio...chi sei?
- Whitesaber. Potete chiamarmi così. - Io sono il professore Liger Shishioh, questo invece è mr. White.
- Come mai sono bloccato?
- Non potevamo correre il rischio che tu entrassi nuovamente in Berseker.
- Dati non trovati.
- Non ricordi nulla, vero? Guarda.
Partì, sul monitor principale, un breve filmato dell'exploit di Whitesaber alla scuola Seirim. Terminato il filmato, Whitesaber rimase silente.
- Adesso sembri funzionare correttamente. Abbiamo fatto delle scansioni sulla tua struttura interna ed esterna, sembra che i danni siano stati..."rigenerati".
- Capisco.
- Tuttavia la tua situazione è ancora incerta. Non sappiamo nè cosa sei, ne da dove vieni. Ti abbiamo portato qui per ulteriori studi.
- Avete intenzione di sezionarmi.
Non era una domanda.Era una pura e semplice affermazione.Il professore rimase colpito dalla freddezza con cui questa frase era stata detta: l'essere in questione era lontano anni luce dal comportamento assai più emozionale degli altri robot della base.
- COSA? Assolutamente NO. Noi rispettiamo le forme viventi, di qualunque forma e foggia siano. - Però non vi fidate di me. Comprensibile.
- ...cosa sei tu?
- Bene. Vi racconterò la mia storia. Poi mi lascerete libero?
- Beh, vedremo...
- Sembra che non abbia scelta. Vi parlerò della mia razza e della guerra che c'è stata.
Whitesaber cominciò la sua narrazione, al termine della quale seguirono alcuni minuti di silenzio.
- Sembra incredibile...e così tu avresti più di 100.000 anni?
- 100.342 anni 23 giorni e 14 minuti primi, con un approssimazione di 5 secondi, effentuando la conversione nella vostra unità di tempo standard.
- ...e non ricordi più la tua missione.
- I banchi di memoria sono stati cancellati. Dalle analisi strutturali sembra sia intercorso un forte trauma di natura elettromagnetica.o radioattiva. Adesso ho io una domanda da porvi, concernente le altre unità robotiche della base.
- Sì?
- A quanto ho capito l'unità denominata "Volfogg" fa parte di una serie di automi robotici indipendenti creati da voi. Non mi risulta che questo pianeta, al corrente livello tecnologico abbia i mezzi per realizzare costrutti del genere. Inoltre le mie scansioni approfondite sul soggetto hanno dato dei parametri energetici fuori scala, paragonabili a una classe Gestalt o a una classe Guardiano. Ciò è impossibile considerando il rapporto massa/potenza standard di un mechanoide di dimensioni medie.
- Eh, mi dispiace ma questi dati sono coperti da segreto.
- Senti, - chiese il ragazzo accanto al professore - non mi è chiara una cosa: qual'era il tuo ruolo operativo?
- Nella vostra lingua il termine si traduce con esploratore. Il mio compito è esplorare nuovi pianeti, cartografare i sistemi stellari, analizzare le forme di vita presenti e catalogare le risorse, per poi tornare ogni 1.000 anni e fare rapporto.
- ...e tutto da solo?
- Sì.
- ...devi aver passato una vita di solitudine...
- Irrilevante.
- Eh?
- Concetto irrilevante per la funzione. Io non soffro di "solitudine" come la intendete voi creature organiche.
- Ma avrai amici, parenti....
- Appartengo al popolo di Cybertron. Questo è sufficiente. Alcuni di noi si riunirono in fazioni, come ho già specificato precedentemente. Io sono rimasto neutrale.
- Ah...capisco.
- Mi libererete adesso?
- Ci sono dei problemi. Non possiamo lasciarti libero di uscire per ora, ci sono troppi testimoni oculari della tua presenza. La gente si farebbe troppe domande. Tuttavia...
Il professore aggeggiò ad alcuni strumenti, liberando Whitesaber dai suoi ceppi. Sembrava perfettamente funzionante, anche se con livelli energetici bassi.
"Forse è stata una precauzione necessaria".
- Ci sono due possibilità. La prima: tra alcuni giorni effettueremo un lancio di una sonda. Potresti approfittarne per ritornare nello spazio ed andartene, diciamo che le scansioni che abbiamo fatto su di te ti hanno pagato la libertà...so che suona brutto detto così, ma...
- Significato emotivo della frase: non importante.
- Ah, bene, dunque, dicevo? Ah già, la seconda possibilità: potresti entrare nella GGG in qualità di esploratore: a quanto ho capito sei molto qualificato. Ovviamente avrai vitto e alloggio,ma dovrai fare molti test attitudinali. Dovrai seguire delle regole ma avrai anche dei diritti.
- La mappatura di questo mondo mi è ancora ignota. In mancanza di missioni, mi atterrò ai miei parametri di base.Accetto di far parte di questa organizzazione.
- Ah bene, sono contento che tu abbia accettato! Adesso dobbiamo andare, ma a breve ti manderò alcune "persone" per poter discutere approfonditamente dei dettagli.
Il professore indicò una sezione dell'hangar.
- Lì c'è un'interfaccia di ricarica elettrica, è collegata al reattore della base. Vicino c'è un terminale, al quale puoi avere accesso limitato alla base...
"Sarà bene che non tenti exploit tipo forzare il firewall o effettuare accessi non autorizzati".
- Ah, dimenticavo, come dormi? Ti abbiamo preparato un tavolo in acciaio dove puoi coricarti.
- Ricevuto.
- Bene, questo è tutto. A dopo.
Il professore saltò sul suo skateboard a reazione e uscì volteggiando dalla stanza, seguito a breve distanza dal ragazzo vestito di bianco.
Whitesaber si trovò solo, di nuovo, a pensare del suo futuro.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


La situazione pareva essere tornata alla normalità, o quasi.
Certo, l'edificio scolastico aveva subito ingenti danni, ma nulla di non riparabile in poche settimane di alvoro, grazie anche all'intervento di alcuni "collaboratori esterni".
Rimanevano alcune domande senza risposta, riguardanti soprattutto le mostruosità aliene a cui ancora non era stato trovato un nome...
Nonostante gli approfonditi studi di molti eminenti scienziati, ancora non si sapeva nulla. Non si riusciva a capire a quale specie vivente appartenessero. C'era ancora molto da lavorare e ancora di più da scoprire.
Da una parte dello spazio, in orbita, una grossa struttura biomeccanica galleggiava nel vuoto. Sbuffi di condensa fuoriuscivano dai numerosi orifizi presenti sullo scafo color verdastro, un'oscena parodia della respirazione umana.
Nonostante l'apparenza vivente, la "creatura" aveva attraversato quasi indenne le profondità del vuoto per emergere in un lampo di luce nel sistema solare.
Il grosso leviatano, ruotò lentamente su se stesso e cominciò ad accellerare, allontanandosi dall'orbita terrestre e tuffandosi nelle profondità del vuoto.
Nel mentre, all'ospedale, il Vice Direttore dell'Istituto Seirim, Hiroshi Uchiyamada, si stava godendo gli ultimi attimi di tranquillità ospedaliera prima di essere rimesso.
"Certo, me la sono vista brutta...speriamo che igli studenti stiano tutti bene".
- Signor Uchiyamada? C'è una visita per lei.
"Chi sarà? Non sarà mica Onizuka? Argh, non lo tollererei! Maledetto, è sempre colpa sua! Vile paramecio, ah ma prima o poi lo ucciderò..."
Si presentò un uomo alto, dalla corporatura massiccia con dei lunghi capelli biondi raccolti in una coda. Vestiva elegante e pareva molto sicuro di se.
- Buongiorno, signor Vice Direttore
- B-buongiorno a lei...
- Mi chiamo Koutaro Taiga, presidente della Space Development Corporation.
- Ah!
- Verrò subito al punto: sono venuto qui per parlare di un soggetto che lei conosce bene. - Eh? L'uomo chiuse la porta e attivò un dispositivo strano, somigliante a un telecomando.
- Bene, adesso la camera è isolata.
Una goccia di sudore scese dal viso del vicedirettore.
- Whitesaber.
- EH?!? NO IO NON CONOSCO NESSUNO CON QUEL NOME, ASSOLUTAMENTE! IO....
- Stia calmo, per cortesia. Sappiamo tutto. Attualmente il suo.."amico" è nostro ospite.
- Cosa?! E' vivo?
- Sìsì, e in buona salute.
- A-ah...ma che c'entro io...io non ho fatto nulla...
- Si tranquillizzi. Pensavo le facesse piacere sapere che il suo amico sta bene. - Eh? Uh..ah...
- Sono venuto qui per sapere come si è incontrato con lui.
Uchiyamada glielo raccontò, tremando al pensiero dello shock di quei momenti.
- Molto interessante. Mi dica: l'ha per caso minacciata o ricattata in qualche maniera?
- Beh, proprio "ricattato" no...diciamo che mi ha obbligato...avevo molta paura per la mia vita, sa?
- Una reazione comprensibile, uhm uhm.
- Ma mi scusi, signor Taiga, cosa c'entro io in tutta questa storia....voglio solo tornare alla mia routine quotidiana e dimenticare questo spiacevole fatto...
- Beh, il motivo della mia visita non è del tutto disinteressato.Ha letto i giornali ultimamente, o guardato il notiziario?
- ...s-sì...
- Saprà dunque quello che è successo al vostro istituto, giusto?
- ...s-si...
- Eccellente! Voglio che lei ci tenga informato se succedono nuovi fatti del genere.
- C-come?
- Con questo.
Taiga porse al vicedirettore un piccolo dispositivo dorato con sopra incise tre G maiuscole e un piccolo display.
- Basta che lei lo prema e noi sapremmo subito che qualcosa non va. Lo porti sempre con se, mi raccomando. E' una grossa responsabilità, spero che se ne renda conto.
Alcuni attimi di silenzio, poi, stranamente, sul volto del vicedirettore apparse un'espressione simile a quando, ormai molti anni fa, salvò la vita di uno studente che stava soffocando a causa del fango ingerito. Può farlo?
- Certamente.
- Ottimo! Lei si sta dimostrando un uomo coraggioso, lo sa?
"Io? Coraggioso? Ma sono sempre stato una nullità...ma forse quest'uomo mi dà l'occasione di cambiare la mia vita...di proteggere i miei studenti...sì. Lo farò. Io Uchiyamada Hiroshi, Vicedirettore dell'Istituto Seirim, mi assumerò la mia responsabilità."
- La ringrazio. Fare l'insegnate è un mestiere difficile.
- Mh. Ma è nelle difficoltà che si tempra il vero valore di un uomo.
- E' vero...riconosco la saggezza delle sue parole.
- Molto bene. Vicedirettore, io la saluto.
Taiga porse la mano a Uchiyamada. Fu una stretta forte e calorosa.
"Quest'uomo è veramente eccezionale. mi piacerebbe bere del sakè con lui, qualche volta".
- Arrivederci.
- Arrivederci...
Il vicedirettore guardò un po' il simbolo, poi si stese e si rimise a guardare fuori dalla finestra. Ma ora c'era un timido sorriso sulle sue labbra.

- Kanzaki, muoviti o faremo tardi.
- Calmati Kikuchi, siamo in anticipo di 10 min, inoltre abbiamo il maniaco alla prossim'ora. Quindi, possiamo prendercela con calma!
- Chi hai chiamato maniaco?!?!?
Kanzaki si girò per vedere un uomo in costume da orso a circa cinque centimetri dal suo viso. - Tu...
- Ahhhh sei una ragazza impossibile!
Onizuka si accese una sigaretta.
- Ebbene, tutto è bene quello che finisce bene. Tutto è tornato alla solita, banale normalità. Vorrei che ci fosse un invasione di conigliette di Playboy!
- Ma sei scemo?!?
- Ahahahah non arrabbiarti!
Onizuka incominciò a correre, inseguito da Kanzaki con un grosso martello in mano.
- Gne gne gne non puoi prendere EikichiKuma, l'orso più veloce di tutto il Giappone!
- Fermatiii!!! Pazzo!
Kanzaki l'aveva quasi preso. Onizuka stava per girare quando una figura spuntò da dietro l'angolo.
Non fecero in tempo a fermarsi e si impattarono sullo sfortunato studente.
La botta fu terribile. Furono raggiunti a corsa da un trafelato Kikuchi.
- Tutto bene? Kanzaki? Sempai?
- Ohi...che botta...ahia
- Ow che male...
- Menomale, non vi siete fatti nulla, ehi, e tu come st...
Le parole gli morirono in bocca.
- Ma tu...tu sei..
Il tipo si rialzò. Nel mentre anche Kanzaki e Onizuka erano rimasti a bocca aperta.
- Ciao, mi chiamo Guy Shishioh.
- Io sono IL Great Teacher Eikichi Onizuka, 24 anni, vergine, MOLTO PIACERE.
- Ehm..uhm...il piacere è mio...
- ...e questa qua è Urumi Kanzaki, e questo qui è Yoshito Kikuchi, due miei studenti.
- Piacere!.
I due ragazzi si strinsero la mano.
- Kanzaki, qualcosa non va? Ti sei fatta male?
- N-no no, niente...sto bene...
La ragazza si rialzò.
- Noi ci conosciamo già, vero?
- Eh sì, eheheh
"Che mi sta succedendo? Sveglia Urumi! Non rimanere così imbambolata!"
- Bene, piacere di avervi conosciuto, adesso devo andare, ho lezione, ciao!
Lo videro allontanarsi a passo svelto.
- ...ciao...
- Che tipo...
- Beh, andiamo...Kanzaki? Kanzaki!
Urumi era rimasta a guardarlo andare via, immobile.
- Eh?
- Sicura di non avere nulla di rotto?
- N-no...sto bene. Andiamo su...
- Professore, vieni? - Sì, arrivo...
"...". Un sorrisetto furbo, si affacciò sulla bocca di Onizuka.
"Qualcosa mi dice che i prossimi giorni saranno molto interessanti..."

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Epilogo ***


Oscurità. Due siluette, nella penombra. Una stanza vuota. Un tavolo di ferro da una parte e un sommesso ronzio di sottofondo incorniciavano una scena degna di uno spy-movie di serie B.
- Allora hai deciso?
- Sì. Mi arruolo.
- Bene. Benvenuto nel team.
Una stretta di mano, rumore di metallo su metallo.
- Prenderai ordini direttamente da me. Per ora sei un soldato semplice. Questo è il tuo periodo di prova. - Signorsì. "Proprio come quando frequentai l'Accademia."
- La tua prima missione è investigare su delle voci alcune meteoriti cadute nel Nord America. Sospettiamo attività aliena. Partirai domani, ore 5.00am. Riporta tutto quello che riesci a trovare e non prendere iniziative.
- Sissignore.
- Riposati, e non esitare a chiamare rinforzi, in caso di presenza aliena.
- Sissignore.
Osccurità. Whitesaber si accomodò sul tavolo e gradualmente spense i suoi sistemi, uno ad uno. Aveva fatto la scelta giusta?
"Lo scoprirò in seguito".

Luce.
Due ragazzi, seduti su un muretto. Il cielo azzurro di sfondo. Pace.
- ...e così, tutto sembra essere tornato tranquillo.
- ...sì.
- Speriamo che duri a lungo...
- ...
Urumi si fece sfuggire un sospiro. C'era un'ombra di malinconia sul suo volto solitamente serio o rilassato.
- Che cos'hai? Sembri distratta.
- No, niente...
- E' per via di lui, vero?
- ...
- Capisco. La situazione non è semplice, è fidanzato.
- Lo so...con quella là...Mikoto Utsugi. Cosa ci troverà in quella, non lo so, mah...
- E' una nota di gelosia quella che avverto nella tua voce?
- Nono, nono...ma che dici? Io? Sono superiore a queste emozioni primitive.
- Ma davvero? Quello allora come lo spieghi?
- Ah, dici questo? E' una lettura innocente...ricreativa...
- "L'assassinio perfetto". Ricreativo? Dirrei "d-istruttivo"...
- Uffa, sei proprio noioso...vabbene vabbene...niente armi convenzionali, promesso...
Ci fu un attimo di silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Poi, dal nulla: - Dovresti parlarne con il professore.
- Eh?
- Sì. Onizuka ha un certo intuito, saprà consigliarti per il meglio. Ci ha aiutato tutti, lo sai... - Beh...gli riconosco una certa "sfacciataggine creativa"
- Lui non è un professore come gli altri.
- Lo so, Kikuchi. Solo che. ...è strano...non pensavo veramente di...io, proprio io...ma guarda in che situazione mi vado a cacciare...
- Purtroppo non possiamo farci niente, siamo esseri umani, dopo tutto.
- ...completamente illogico.
- ...già.
- Come va con Ai?
- EH?
- Sei diventato tutto rosso! hihihihihi
- KANZAKI!!!
- Beh, allora?
- Allora cosa?
- L'avete "fatto"...?
- COUGH COUGH
- ...bene, lo prenderò per un sì!
- ...sei impossibile!
- AUHAUHUHAUHA

Tramonto.
Il Vicedirettore uscì dal suo istituto, voltandosi per un attimo a guardarlo. Ormai era stato riparato del tutto, rimaneva solo qualche bruciatura che domani gli studenti avrebbero coperto con della vernice. Un gruppo di fiori giaceva accanto a una piccola lapide commemorativa del disatro che era successo. Egli stesso aveva portato dei fiori, e si era preso l'incarico di curarla ogni giorno. Alcuni studenti erano morti. Certo non se ne poteva fare una colpa. I media avevano, come al solito, esaltato la vicenda. Per alcuni giorni c'era stata una feroce corsa ai supermercati, l'istituto era stato preso d'assalto dai cronisti, ma per fortuna la Direttrice (con l'aiuto di qualche "esterno") era riuscita rimettere le cose a posto. Ovviamente, lui non poteva esserci, era all'ospedale, in prognosi riservata. C'era stato il tempo del rimorso: l'istituto aveva osservato un giorno di lutto, e tutti gli anni, in quello stesso giorno, si sarebbe svolto un minuto di silenzio per ricordare i morti. Estrasse, da una tasca, il piccolo fermaglio dorato. Rifletteva il sole sanguinante del tramonto. Gli parve, per un attimo, una cosa viva, calda, profondamente umana. Lo strinse nel suo pugno, come un uomo che si aggrappa a una gomena per non annegare. Meglio, come un samurai stringeva la sua katana per prepararsi a una battaglia. "Sarò pronto, se dovesse risuccedere. Uchiyamada Hiroshi, Vicedirettore dell'Istituto Seirim, sarai pronto."
Notte.
Una camera con molti poster alle pareti, un televisore acceso che trasmetteva statiche. Un giovane di 24 anni che dormiva, scomposto e sbracato, ronfando rumorosamente. Una ragazza guardava la luna, affacciata al terrazzo. Immagine romantica, certo, se non fosse per l'espressione estremamente decisa che si era stampata sul suo volto. Sembrava assai determinata nel suo scopo. Poi uno squillo di un telefono, e una conversazione. Successivamente, di nuovo sul terrazzo, per cercare uan risposta che la luna non poteva darle. Contemporaneamente, due giovani tornavano a casa, mano per la mano, sorridendo, proiettando nuovamente la propria sagoma in un mare di luci, ignari di qeullo che avrebbero affrontato, ma convinti che insieme avrebbero potuto superare tutto. Infine, un essere di metallo giaceva immobile su un tavolo d'acciaio, le ottiche spente, la mente che vagava tra memorie ormai perse e memorie ritrovate, che svanivano nel corso di un millisecondo.
Alba.
Onde, la pace di un peschereccio che rientrava dopo una nottata di pesca. Un forte profumo di salmastro, le grida dei gabbiani nell'aria tersa. Poi, un rombo. Uno freccia nera sul cielo scuro, in volo supersonico, verso la California.Verso il sole che sorge.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=175453