Il nuovo insegnante

di _AshleyLIA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo giorno ***
Capitolo 2: *** Imbarazzo totale ***
Capitolo 3: *** Detenzione ***
Capitolo 4: *** Germania ***
Capitolo 5: *** La svolta ***
Capitolo 6: *** Non voglio nessun'altro ***
Capitolo 7: *** Voglio qualcosa di più ***
Capitolo 8: *** Romeo e Giulietta ***
Capitolo 9: *** Giulietta ***
Capitolo 10: *** Scuse ***
Capitolo 11: *** Kevin Nick ***
Capitolo 12: *** Con lui in moto ***
Capitolo 13: *** Spiegazioni ***
Capitolo 14: *** Chiarimenti e promesse ***
Capitolo 15: *** Che mi succede? ***
Capitolo 16: *** Un bambino ***
Capitolo 17: *** Decisioni e paure ***
Capitolo 18: *** Nicolas ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Primo giorno ***


Questa mattina ero abbastanza felice di rivedere i miei amici. Non li rivedevo da due giorni prima che partissi, e i loro messaggi tristi su Facebook me li facevano mancare ancora di più. Mi preparai velocemente, era sempre così nei primi giorni di scuola. Feci colazione, mi lavai i denti, mi truccai e mi diressi in macchina con la mia tracolla East pack turchese. Ecco il primo giorno di routine. Mia sorella mi lasciò a pochi metri di distanza dalla scuola, come al solito del resto e mi avviai verso l’entrata. Intravidi già il mio gruppo dei miei compagni di classe. Vidi Carlotta, una mia compagna, già correre verso di me e staccandosi da terra mi abbracciò come un koala con la sua mamma. Salutai tutti, era bellissimo rivederli e le ragazze dopo un po’ mi parlarono già di questo professore, di questo gran figo
-Vedrai che fisico!
-Siiiii! Si mette sempre magliette attillate e gli si vedono i pettorali
-Ed è anche simpatico
-E bravo
-Spiega benissimo
-E voi vi state facendo troppe seghe mentali- aggiunsi io ridendo mentre entravo nella nuova classe.
Ero a parlare con Gloria e Sofia quando uno dei miei compagni ci avvisò che il prof stava arrivando, così ci mettemmo tutti ai nostri posti. Il mio era in seconda fila, appoggiato al muro, che bello potevo dormire. Quando il prof entrò io ero concentrata e guardare le mie notifiche su Facebook, solo quando sentii pronunciare il mio nome alzai lo sguardo di scatto e lo guardai
“Oh finalmente ho il piacere di conoscerti! È da due settimane che mi dicono che questa Clara Persia è in viaggio studio” mi sorrise dolcemente. Non dissi niente, mi limitai solo a ricambiare il sorriso. Ero in paralisi. La sua voce così rauca, ma allo stesso tempo chiara, la sua altezza perfetta, i suoi occhi turchesi come la mia tracolla, i suoi capelli neri scompigliati. Le sue labbra erano carnose e rendevano il suo sorriso l’ottava meraviglia del mondo. So che può sembrare esagerato, ma al posto della strega che c’era prima, questo era un passo in avanti. Forse anche cento in avanti. Sebbene la lezione sembrava interessante, e il professore di lettere ancora di più, non seguii la lezione. Ma il fatto che il professor Di Pietro, Alessandro Di Pietro precisamente, mi guardasse, mi irritava un po’. Per quelle poche volte che alzavo lo sguardo, incrociavo i suoi occhi che però poi cambiavano direzione. Si era addirittura presentato a me, dicendo che visto che non lo conoscevo doveva presentarsi. Mi sentivo imbarazzata anche dai miei compagni, che avevano notato la stessa cosa, e che mi guardavano ridendo ogni volta che il prof mi guardava. Oddio che giornata! 

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Capitolo 2
*** Imbarazzo totale ***


-Mamma mia! Adesso so cosa si prova a essere guardate da un ragazzo- dissi buttandomi pesantemente nella sedia vuota vicino al banco di Gloria
-Peccato che quello non è un semplice ragazzo, è il nostro professore- intervenne Sofia
-Lo so, lo so. Ma vi rendete conto?! Credevo di essere l’unica ad aver notato che mi fissava
-No credimi in molti l’hanno notato
-Magari invece mi stava solo studiando. Nel senso che magari voleva capire se sono una brava studentessa o cosa, voleva capire se ascoltavo- si, penso sia così! Deve essere così
-Si forse hai ragione!- il mio “primo” giorno di scuola andò bene, ma pensare che fosse solo il primo, mi faceva stare male. In più quella storia del professore mi rendeva nervosa. Era affascinante, bello, tutto quello che una donna può volere, ma non ne ero attratta psicologicamente. Anzi, l’unica cosa che in questo momento la mia testa riusciva a pensare, era che essendo il professore di grammatica, narrativa, epica, storia e promessi sposi, avrei dovuto vederlo quasi tutti i giorni.

Arrivata a casa buttai per terra la borsa e come al solito c’era l’interrogatorio di mia madre ad aspettarmi. Avevo 16 anni cazzo, 16! E quella non aveva ancora capito che non mi piacciono gli interrogatori, soprattutto mentre sono tra i miei pensieri, sono stanca o sto ascoltando musica. Ma niente, io le rispondo male e lei come ogni volta dice che sono io l’acida! Stupendo! Litigare con i miei è una cosa che non sopporto, già sono scorbutica di mio, in più non so mai dire aggraziatamente le cose. Ma amen, tanto appena trovo un lavoro me ne vado da qui. Presi le cuffie e iniziai ad ascoltare le colonne sonore del mio viaggio in Inghilterra. Che bella Bristol, me ne ero innamorata! Sto persino pensando di andare a vivere lì un giorno. Lo avevo detto anche di Canterbury e Londra in passato, ma Bristol non è da meno. Mandai un messaggio a Sofia, chiedendole di andare a mangiare insieme un gelato e lei accettò. Parlammo del più e del meno, di come era iniziata la scuola per lei e di come si era comportata la classe quando io non c’ero.

Ora di inglese. Sarebbe la mia materia preferita se non fosse per quella cafona/stronza/ insopportabile della prof, che non so il motivo ma ce l’ha sempre con me! Tra tutti i 26 alunni che non ascoltano, proprio me ovviamente deve richiamare
-Ma fottiti!- dissi a bassa voce
-Come ha detto Persia?- chiese la prof alzando un sopracciglio
-No niente- sorrisi imbarazzata mentre il mio compagno cercava di trattenere il più possibile le risate

-Che giornata di merda!-
-Ahahah! Come al solito la prof richiama sempre te!-
-Lo so e l’ammazzerei per questo!
-Comunque adesso abbiamo storia- disse facendomi l’occhiolino Gloria
-Sparatemi vi prego!- vidi arrivare in lontananza il prof e pian piano entrammo in classe
-Buon giorno ragazzi!- disse anche fin troppo contento
-Buon giorno prof- dicemmo in coro
-Sedetevi pure- ci sedemmo e la tortura ebbe inizio. Non riuscirò mai a capire l’utilità della storia…. Quel che è fatto è fatto! Perché studiare cose riguardanti anni fa?
-Clara ti vedo distratta vuoi leggere tu?- alzai lo sguardo e vidi che il prof stava parlando con me. Ovviamente io non stavo seguendo ma il mio compagno mi mostrò il segno di nascosto
-Si certo! E nel 476 si vide la fine dell’impero romano d’occidente……- bene Clara ma la prossima volta stai attenta, sembri sempre tra le nuvole.- ci mancava solo lui, pensai.
-Persi!- mi girai leggermente e vidi Luca
-Dimmi!-
-Ti ha davvero chiamata Clara?-
-Si e allora?
-Non lo fa con nessuno, ci chiama tutti per cognome
-Rossi la prego di lasciar stare la sua compagna e di seguire la lezione, che da quel che mi hanno detto la storia non è la sua materia!
-Scusi prof!- in che senso chiama tutti per cognome? Per la prima volta ascoltai storia, ma solo per capire se ero davvero l’unica che chiamava per nome. Ne stavo facendo una mania, ma la curiosità era troppa. Finita la lezione chiesi in giro anche alle altre terze dove il prof insegnava, e a quanto pare chiamava tutti per cognome. Merda! Suonò la campanella e il professore c’era anche in quest’ora.
-Dunque ragazzi, quest’anno l’argomento in narrativa sarà l’amore. Qualcuno sa cos’è l’amore? Cosa si prova? Come lo si può descrivere- nessuno fiatò- proprio nessuno nessuno?- si guardò intorno senza risposta, per poi posare lo sguardo su indovinate chi?
-Clara!- volevo imprecare – secondo te l’amore cos’è?
-Bhè – ci pensai un po’, non volevo sembrare superficiale – secondo me l’amore è qualcosa di astratto ma che a volte può essere più forte di qualunque altra cosa. È un emozione che ci cambia d’umore, che molte volte non ci fa ragionare, che ci porta a fare qualsiasi cosa per la persona amata – incrociai lo sguardo con quello del professore, mi guardava annuendo ma anche sorridendo, con una mano appoggiata alla mascella che gli dava quasi un’aria da bambino
-Molto bene Clara! E sai anche cosa si prova?
-In realtà no- comparve un evidente, forse fin troppo, sorriso sulla sua faccia
-Davvero non sei mai stata innamorata?-chiese curioso
-No.- a dire il vero neanche mai fidanzata, ma vabbè!
-Bhè sei giovane, hai ancora tempo di scoprirlo – disse facendomi l’occhiolino. Oddio vi prego ditemi che non l’ha fatto! Mi guardai indietro notando che tutti i miei amici cercavano di non scoppiare a ridere, mentre io semplicemente mimai con la bocca non-riesco-a-credere-che-l’abbia-detto! Mentre tutti ridevano io cercavo invece di trovare almeno un motivo per non suicidarmi. Ne trovai solo uno: sono troppo giovane per morire! 

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Capitolo 3
*** Detenzione ***


Per il resto della lezione continuai a messaggiare con Marco, che sebbene fosse un mio compagno di classe con cui litigavo sempre, mi faceva sempre ridere e ci prendevamo sempre per il culo.
-Clara! – sentì il professore chiamarmi, mentre io mi limitai a sbuffare infastidita – spero per te che quello che stai usando non sia un telefono! – volevo sprofondare! Nessun professore prima d’ora mi aveva sgamato con il cellulare
-Certo che no! – dissi cercando di nasconderlo, mentre il prof si limitò ad annuire poco convinto. Aspettai qualche minuto, aspettando anche che gli sguardi del prof si posassero su di me il meno possibile, poi con un gesto agile portai il cellulare sulla tasca interna del mio astuccio, stando attenta a non farmi scoprire. Purtroppo però dopo mi richiamò di nuovo
-Visto che non mi ascolti, passerai un’altra ora qui a scuola! E ringrazia il cielo che non ti abbia sequestrato il cellulare e messo una nota sul registro! – e ringrazia il cielo che qui uccidere un professore è reato. Ma mi limitai solo a sbuffare e a cercare di non imprecare ad alta voce. Passata un’altra ora mi avviai in biblioteca, dove il professore mi aspettava seduto in una sedia con le braccia incrociate. Mi veniva voglia di saltargli addosso, perché quell’atteggiamento lo faceva sembrare più figo, ma mi limitai solo a mordermi il labbro.
-Vieni Persia, siediti – disse quasi seccato. Non risposi e mi limitai solo a ubbidire rimanendo seduta in silenzio, cercando almeno un modo per distrarmi
-Non ti capisco lo sai?! – disse guardandomi intensamente mentre io mi limitai a rispondere con uno sguardo interrogativo – in classe sei intelligente, hai delle ottime intuizioni, usi il cervello. E poi arriva il compagno o la compagna che ti distraggono e tu diventi un’altra – ancora una volta non risposi, volevo capire dove voleva arrivare – sei una ragazza che credevo non si lasciasse condizionare, ma mi stai deludendo. Un attimo prima sembri una ragazzina senza cervello che si concentra solo in cose inutili. L’attimo dopo sei matura, quasi troppo per la tua età. Ti vedo leggere a volte, ma appena qualcuno ti dice di non farlo perché sembri una sfigata, allora chiudi il libro e fai finta di niente. Tu sei intelligente, dovresti sapere bene ciò che vuoi – per un solo attimo lo guardai negli occhi, visto che per tutto il tempo li avevo tenuti abbassati, odiavo le prediche e mi facevano sentire in colpa – cosa devo fare con te? Me lo dici?! – questa volta il suo tono di voce sembrava quasi compassionevole e dolce, cosa che riuscì un po’ a rilassarmi, ma sapevo che voleva che rispondessi, ma non sapevo cosa
-Mi prometti che migliorerai? – annui lentamente – guardarmi mentre mi prometti una cosa – disse come se fosse un ordine. Ma lo assecondai, per la seconda volta riguardai quegli occhi turchesi, intensi come il fondo dell’oceano, potevo nuotare in quegli occhi. Ma allo stesso tempo mi facevano paura come i più profondi abissi che, come gli occhi del professore, fanno riemergere tutta la verità. Quegli occhi mi impedivano non so come di mentire. Ci furono altri minuti di silenzio, molto imbarazzanti, soprattutto contando il fatto che ogni tanto Di Pietro alzava lo sguardo dalle sue verifiche da correggere per guardarmi. Sembrava che avesse paura che scappassi, a me invece sembrava di essere in riformatorio. Sospirai, cosa che attirò l’attenzione del professore
-Ti stai annoiando? – chiese in un modo tutt’altro che severo, il mio sguardo gli bastò a capirlo – se vuoi puoi prendere un libro, hai ancora quaranta-cinque minuti
-Ok grazie – furono le prime parole che dissi. Mi alzai pesantemente dalla sedia e mi diressi verso gli scaffali. Scelsi un libro nella sezione romanzi, i miei preferiti. Mi sedetti al tavolo nella sedia di fronte al professore come prima, e iniziai a leggere, ma non ci riuscivo. La mia mente continuava a pensare a lui, cosa che mi faceva venire una gran rabbia. Cercavo di concentrarmi, ma stavo solo impazzendo. Avrei tanto voluto chiedergli cosa voleva da me, se tutto quello che poteva sembrare una cavolata era la realtà…. Continuavo a torturarmi le labbra cercando di tenere chiusa quella mia boccaccia
-Clara tutto bene – guardai il professore con fare interrogativo – no perché vedo che continui a morderti le labbra come se fossi nervosa, tutto ok? – tolsi subito il mio labbro inferiore dai miei denti
-Si si tutto ok – dissi in modo per niente convincente, ma ciò lo fece sorridere. Per niente d’aiuto! Quel sorriso mi faceva impazzire e la voglia di mordermi di nuovo le labbra ebbe il sopravvento, ma lo feci nel modo meno nervoso possibile.
-Ti stai di nuovo mangiucchiando le labbra – disse stavolta ridendo, mentre la mia faccia divenne rossa d’imbarazzo
-Eh mi scusi ma è una cosa involontaria
-Ahahah! Piuttosto di chi si mangia le unghie va anche bene – d’istinto guardai le mie unghie. Di solito mi mangio anche quelle se non ho lo smalto, e per fortuna che quel giorno ce l’avevo. Suonò la campanella e ringraziando tutti i santi del mondo uscii da scuola. Aspettai mia mamma davanti al cortile
-Vuoi un passaggio?  - si grazie!
-No grazie lo stesso prof. Tra poco viene mia mamma
-Sicura? Guarda che per me non ci sono problemi – disse avvicinandosi. Pericolo, se si fosse avvicinato troppo dubito che mi sarei staccata da lui
-Si stia tranquillo vada pure
-Ma non c’è nessuno fuori. Meglio se aspetto che arrivino i tuoi non vorrei lasciarti sola – disse sorridendomi. No, non ancora
-Ma stia tranqui…- non feci in tempo a finire la frase che vidi l’Audi di mia mamma arrivare. Sia ringraziato il cielo! – Oh guardi è arrivata mia mamma. Arrivederci prof! – salutai andando via quasi correndo. Entrata in macchina vidi che stava ancora sorridendo e che aveva scosso leggermente la testa. Salutai mia mamma e col lo sguardo cercai di capire in che macchina stava salendo. Una Range Rover nera. Ma quanto guadagnano questi professori?! 

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Capitolo 4
*** Germania ***



Mercoledì, Dio benedica il mercoledì! L’unico santo giorno della settimana dove Mr. Di Pietro/me-la-tiro-perché-son-figo non era a scuola. Oggi avremo anche avuto sei ore. Le sei ore quest’anno toccavano al mercoledì e al venerdì. Seconda ora della giornata: tedesco. Una noia mortale, ma sempre meglio di scienze.
-Bene ragazzi, prima di iniziare la lezione volevo informarvi che, come tutti gli anni, la scuola quest’anno ospiterà dei ragazzi di una nazionalità diversa. Quest’anno ospiteremo per una settimana un gruppo di tedeschi – la classe iniziò a fare casino e io insieme a loro. Trovavo estremamente fighi i tedeschi e mi piacevano anche come persone, quindi era perfetto
-Ma dovremo ospitarli noi? – chiese una mia compagna
-No. Li ospiteranno i ragazzi di quarta, voi di terza avrete modo di ospitare ragazzi di un’altra nazionalità più avanti nel seguito dell’anno. Volevo solo dirvi che ogni tanto verranno qui con noi a fare lezione e che avrete modo di conoscerli. Se volete comunque a fine anno potrete farvi ospitare una settimana da questi ragazzi tedeschi, è un’idea che abbiamo avuto io e la vostra professoressa di inglese
-Ma quindi potremo andare in estate?
-Esatto
-Possono parteciparvi tutti?
-Vedremo i voti a fine anno, comunque è ancora presto per parlarne. Arriveranno in novembre mi sembra, e voi andrete lì per giugno/agosto quindi non vi preoccupate – era una delle più belle notizie mai avute. Ed ero solo nella mia prima settimana di scuola. Finita l’ora ovviamente Gloria e Sofia continuavano a parlare dei cavoli loro lasciandomi in disparte, cosa che mi faceva sempre arrabbiare. Era dall’anno scorso che avevano incominciato a trascurarmi. Poi però manca una delle due, e ovviamente l’altra viene da me. Che schifo! Giuro che se non avessi altre migliori amiche non le frequenterei più, anzi, quello che mi ci vorrebbe sarebbe andare via da questa scuola, da questa nazione, da quest’inferno per un anno! Bhè, non sarebbe una cattiva idea. Fermai la mia professoressa di tedesco un attimo
-Prof, la scuola organizza anche anni all’estero?
-In che senso Clara?
-Tipo gap year. Io vivo e studio per un anno in una scuola straniera e poi ritorno, come se quell’anno l’ avessi fatto in Italia
-No mi dispiace, ma la scuola non organizza niente di questo genere. Puoi però andare in cerca tu via Internet, ce ne sono di siti
-Ok danke prof
-Bitte! – la giornata passò molto lentamente purtroppo. Ero stanca morta e appena finito di mangiare accesi il pc e inizia a fare ricerche su internet. Milioni e milioni di siti di questo genere, bastava solo cercare quello più decente. Spero solo di fare in tempo quest’anno, sennò farò il prossimo. La mia meta era sempre quella: Germania. Non per un motivo in particolare, solo che il clima mi ispirava: le scuole, il pensiero diverso da quello italiano, la libertà…. Ok in verità il pensiero è solo sui ragazzi ma ai miei non posso dare questa motivazione! Prenotai dei cataloghi on-line e feci i compiti. Finita anche la merenda chattai un po’ con Gloria, ma non dissi niente riguardo al mio “piano”, non ne avrei parlato neanche con Sofia.
 
-Buon giorno ragazzi!
-Buon giorno prof – ultima ora e c’era il mio adorato Alessandro a farmi lezione. Ero alquanto stanca, forse per la dieta che seguivo da mesi e che non mi dava più forze. Non che fossi grassa, ma sono semplicemente una ossessionata dalla linea. Non prendo libri o riviste di diete, ma semplicemente me le faccio da sola. Da aprile fino a settembre sono riuscita a dimagrire 15 chili, da 59,5 kg a 44,5 kg! Le mie amiche rompevano su questo, dicevano che così ero sottopeso, ma a me non importava. Mi sentivo meglio e più accettata. Così ho continuato. Ogni tanto vado anche in palestra a scaricarmi facendo box, cosa che mi ha fatto guadagnare più muscoli ed energia e ha fatto diventare il mio corpo tonico ma magro. Forse per questo il mio professore era interessato a me. Suonò la campanella, e come tutto il resto della classe feci la cartella in fretta e furia, felice che anche il giovedì fosse finito
-E cercate almeno di non addormentarvi in classe la prossima volta! – urlò il professore. Sapevo che si riferiva a me, ero l’unica mezza morta accasciata nel suo banco che cercava di tenere le proprie palpebre aperte. E io che speravo che almeno una volta mi lasciasse in pace! Per tutta la lezione non mi aveva chiamato, ma a quanto pare era troppo bello per essere vero
-Clara – mi fermai di colpo davanti alla porta della classe, prima di girarmi sbuffai
-Si
-Puoi venire un secondo – oddio che vuole?! Mi avvicinai
-Sicura di stare bene? A volte ti vedo un po’ giù… dormi abbastanza alla sera? – vuoi venire a dormire da me per constatarlo? Cazzi miei!
-Ehm si! – dissi abbastanza scocciata
-E allora mangi poco – e allora i cazzi tuoi non te li fai!
-Prof sinceramente non capisco del perché si preoccupa. Gli altri professori non si preoccupano così per me –Hai ragione. Scusami ma sono un paranoico cronico, oltre che un pessimista. Puoi andare – disse sorridendomi e toccandomi leggermente la spalla per farmi camminare. Non riuscivo a credere di avergli detto quella roba, però dovevo chiederglielo! E comunque la sua scusa non mi convinceva. Non era così “protettivo” con tutti i suoi studenti o le studentesse studentesse.


Venerdì. Prime due ore scienze e geografia. L’unica cosa positiva era la prof, che è sempre stata la mia preferita. Forse l’unico a fargli concorrenza era Di Pietro, perché era davvero bravo, ma meglio lasciarlo oltre i miei pensieri per una volta
-Ragazzi mi sapete dire il perché il vostro professore mi abbia chiesto di parlare dell’alimentazione come nuovo argomento di scienze? No perché un conto è se me lo avesse chiesto per tutte le terze, ma me l’ha chiesto solo per voi! Qualcuno di voi ha problemi di peso? – sbiancai. Come diamine si era permesso
-No, ma quale prof scusi? – chiese un mio compagno
-Di Pietro mi sembra. Quello che vi insegna italiano – tutti annuirono ma comunque rimasero sbigottiti dalla sua richiesta, tutti tranne me. Questa me la pagava, sul serio! Professore o no gli dovevo parlare, anzi dovevo litigarci perché era da tanto che gli dovevo parlare. Non mi importano le conseguenze, andare dalla preside, ricevere una nota, chiamare i miei genitori per avvertirli del mio cattivo comportamento. No, non m’importa nulla. Chi era lui per mettersi in mezzo?!

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Capitolo 5
*** La svolta ***


Aspettai che suonasse la campanella della seconda ora, visto che i professori non ti lasciano mai uscire alla prima ora. Guardai nella tabella degli insegnanti, adesso aveva un’ora buca, perfetto! Andai verso l’aula insegnanti ma non c’era, gli altri professori mi avevano detto che era andato in giro. Iniziai a girovagare per scuola quando finalmente lo vidi vicino alla macchinetta del caffè mentre buttava via il suo bicchiere di plastica. Iniziai ad avvicinarmi frettolosamente e lui mi notò
-Clara come mai in giro? Non dovresti essere a lezione? – mi chiese felice come una pasqua, non chiedetemi perché
-Ho chiesto di andare in bagno, ma la verità è che volevo parlare proprio con lei! Si può sapere perché si è messo in mezzo a questa storia? Con che diritto va a chiedere alla mia prof di scienze di parlare dell’alimentazione corretta alla classe?! Anzi, a me! – chiesi alzando la voce, cosa che sembrava spaventarlo
-Shhh, vieni con me – disse prendendomi la mano e portandomi nei bagni dei professori, non molto distanti, dove chiuse a chiave la porta
-Senti se l’ho fatto l’ho fatto per te! – disse tornando a parlare normalmente
-Ancora con questa storia! Me ne frego e non so neanche perché ti importa tanto di me, e comunque sono affari miei! – mi accorsi troppo tardi di aver dato del tu al mio professore, ma lui sembrava fregarsene
-Perché sei una mia alunna e questo mi basta
-No non è vero perché non sei così con tutte, ti comporti così solo con me! – sebbene fossi molto arrabbiata, lui invece aveva iniziato a ridere, cosa che mi fece alterare ancora di più – adesso spiegami perché ridi!
-Perché ti stai preoccupando per niente!
-Ah sì ne sono sicura! Meglio che me ne vada allora! – appena toccai il pomello sentii il suo braccio prendere il mio. In un micro secondo ero davanti a lui e iniziò a baciarmi. Credo il bacio più bello mai dato. Era passionevole, pieno di sentimento, niente forzature o qualcosa che ti faceva capire che era un gioco. E io mi lasciai trasportare da quel bacio, anzi, assecondai il mio professore.


-Bene allora per martedì prossimo provate a fare questo esercizio, una scemenza per voi comunque – disse la professoressa lasciando l’aula. Eppure ripensavo ancora a quel bacio. Non c’eravamo detti niente dopo di esso, semplicemente siamo usciti e lui mi ha detto un semplice Ci vediamo in classe e poi se ne è andato come ho fatto io. Adesso avevo lui alla terza ora. Respirai profondamente più volte, ma più volte mi toccavo le labbra e mi sembrava di sentire ancora la sua lingua disegnarle. Mi sembrava impossibile che fosse successo davvero e il mio cuore iniziava a farmi brutti scherzi, che mi stia innamorando di lui?

-Buon giorno ragazzi! – raggiante come sempre, chissà come avrebbe preso la cosa. Iniziai ad esaminarlo centimetro per centimetro. Per lui sembrava fosse tutto normale: rideva, scherzava, faceva battute ma riusciva a spiegare sempre con la solita disinvoltura. Come se fare l’insegnante fosse la ragione della sua vita. Ma i suoi occhi dicevano tutt’altro. Il suo sorriso era posto in secondo piano dai suoi occhi che esprimevano tutto tranne che felicità. Sembravano mostrare risentimento, preoccupazione, paura. Si era pentito e lo avevo capito. Io però no! Ma di certo non lo avrei perseguitato, speravo invece che tutto tornasse come prima e che anche lui si dimenticasse di quello che era successo, se era davvero quello che voleva ovviamente! La mia testa e il mio corpo volevano rifiutarlo, mentre il mio cuore lo desiderava disperatamente! Il suo petto contro il mio, le sue braccia che mi avevano tenuta stretta a sé, le sue labbra morbide e carnose, la sua lingua che è stata la prima a provocare. Mi mancava tutto di quell’unico istante, ma il solo pensiero mi faceva ripiegare lo stomaco perché sapevo che non sarebbe più successo.


Finita la lezione presi i miei cracker e uscii velocemente dall’aula. Cercai di distrarmi parlando un po’ con le mie amiche e cercando di ridere alle cazzate che fanno ogni giorno, ma che ormai mi annoiano soltanto. Finita la ricreazione trovammo già la professoressa di diritto in classe, così ci sedemmo tutti ai nostri posti. Sistemai un po’ di libri delle ore precedenti in cartella, ma cadde un foglio dal libro di scienze. Non mi ricordavo di averne messo uno lì così lo aprii.
Dobbiamo parlare di prima da soli.
Ti aspetto nella mia macchina davanti al bar di Via Dante
xx Alessandro

Guardai se il mio compagno di banco aveva notato il foglietto ma per fortuna era troppo preso dalla nostra professoressa, che sebbene avesse 40 anni, ne dimostrava di meno ed era riuscita ad attirare tutti i ragazzi della classe. Non sapevo se andare o no da lui, non sapevo cosa sarebbe successo e non credo che sarei riuscita a fingermi felice quando lui mi avrebbe detto che voleva dimenticare tutto. Ma del resto era meglio sentirmelo dire da lui piuttosto di torturarmi con queste domande a cui solo lui poteva dare una risposta. Suonò la campanella

-Vieni a casa mia a mangiare? Dopo viene anche Sofia, così potremo anche mangiarci un pasticcino – sì, così intanto potrei ascoltarvi mentre parlate dei ragazzi che vi piacciono ma che non vi cagano! No grazie!
-No grazie lo stesso Gloria ma oggi ho un impegno, scusami! – baciai entrambe e corsi fuori. Per fortuna nessuno finito scuola andava in quel bar. Arrivata notai subito la Range Rover nera parcheggiata vicino al bar. Mi guardai intorno per vedere se c’erano spettatori indesiderati. Bene, via libera! Mi sedetti nel posto vicino al guidatore
-Ehi come stai?
-Bene. Allora cosa dovevi dirmi?
-Riguarda oggi
-Pensi che sia stato un errore non è così?
-No, ed è questo il problema – non mi aspettavo quella risposta e non riuscii a non farmi scappare un sorriso
-Cosa? –chiesi ancora incredula
-Lo so ok? Mi dispiace ma non ci posso fare niente! Appena ti ho visto ho iniziato ad avere fantasie su di te e credimi, non è facile dimenticarti, ma ci ho provato perché tu sei una mia alunna e non posso stare con una mia alunna – continuava a guardarmi fissandomi negli occhi come per farmi capire che stava dicendo la verità – e poi quando oggi mi hai dato del tu e hai iniziato a urlarmi dietro – disse sorridendo mentre io diventai rossa dall'imbarazzo ma anche dalla vergogna – non ho potuto resistere perché mi piaci soprattutto per questo. Perché so che se a te non va bene una cosa l’affronti senza problema – iniziò il silenzio, e io continuavo a riflettere su ciò che aveva detto. Mi guardava con fare esigente, aspettando una risposta
-Un errore sarebbe non fare questo – dissi buttando d’impulso le mie labbra sulle sue, cosa che lui accettò ben volentieri, sorridendo al mio gesto. Mi fece sedere a cavalcioni su di lui mentre le nostre bocche non si separarono per un secondo se non per prendere un po’ d’aria. Le sue braccia possedevano gelosamente i miei fianchi, riuscendo a tenermi a pochi millimetri da lui mentre la sua bocca aveva iniziato a esplorare il mio collo. Ringraziai i creatori della Range Rover per averla creata con i finestrini scuri. Continuammo così per circa 20 minuti se non di più e ci demmo appuntamento a domani pomeriggio a casa sua, per “parlarne” meglio. La cosa più difficile ora, sarebbe stato nascondere tutto a tutti, non potevo permettermi di farlo sapere a qualcuno, neanche alle mie migliori amiche, avrei solo rischiato di rovinare la sua e la mia vita!

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Capitolo 6
*** Non voglio nessun'altro ***


Scusate il ritardo ma ho avuto problemi di connessione internet -.-






Residence da Vinci, era questo. Avevo detto a mia mamma che sarei andata a studiare da Sofia e che sarei tornata prima delle sei. Cercai il suo nome tra gli otto campanelli, e lo trovai. Appena premetti il pulsante sentii subito la sua voce entra pure! E la porta del cancelletto aprirsi. Quel residence era favoloso, era composto da otto case tutte bianche e moderne, con un giardinetto in comune. Mi guardai intorno non sapendo dove andare
-Clara – mi voltai nella direzione della sua voce. Lo vidi appoggiato alla ringhiera del suo balcone mentre mi sorrideva – entra pure l’entrata è la – annuii e seguì la sua indicazione, la porta era già aperta. Appena entrata mi si aprì un grande salone, anche esso bianco, che comprendeva salotto e cucina di discrete dimensioni. Alessandro scese le scale dopo pochi secondi la mia entrata e mi diede un bacio in bocca, ancora non mi ci ero abituata – vieni con me! – mi portò in cucina – vuoi del tè, acqua, cioccolata?
-No grazie sto bene così. Però fare il professore ti fa vivere bene
-In realtà è un lavoro normale, solo che questa casa è un regalo dei miei
-Sei ricco quindi!
-Diciamo di sì ma non mi piace dipendere dai miei – gli sorrisi. Non potei fare a meno di pensare che oltre ad essere bello e intelligente, era anche ricco. Wow, è una fortuna per essere il mio primo fidanzato, se si può definire così.
-Allora… di che dovevi parlarmi? – chiesi abbastanza imbarazzata
-Bhè come tu sai non possiamo di certo far vedere agli altri la nostra relazione
-Certo
-E spero anche che tu non l’abbia detto a nessuno
-A chi avrei dovuto dirlo scusa?
-Alle tue migliori amiche, sono Sofia e Gloria giusto?
-Si ma, non è più il rapporto di prima purtroppo
-Davvero? Che è successo? Perché non siete più amiche?
-Non è che non siamo più amiche, è che loro continuano a parlare tra loro e mi escludono, ma non se ne rendono conto
-Prova a cambiare discorso, mettiti in mezzo
-Credimi ci ho provato ma la verità è che ritornano sempre in quell’argomento
-E quale sarebbe scusa?
-Entrambe sono innamorate di due ragazzi, solo che nessuno dei due si è mai accorto di loro e non hanno il coraggio di parlarci. Così passano tutto il loro tempo a pensare a quei due come delle disperate e a me sinceramente verrebbe tanta voglia di svegliarle fuori, ma temo che la prenderebbero male
-E a te è mai successo?
-Di innamorarmi di qualcuno senza essere ricambiata?
-Esatto
-No in realtà in questo periodo mi sto interessando di un certi imbecille che fa il professore – sorrise per poi abbracciarmi
-Era questo che volevo sentirmi dire – risi insieme a lui mentre continuammo a baciarci. Mi fece sedere su un ripiano della cucina mentre le nostre labbra non si staccavano di un secondo. Sentii le sue mani andare sotto la mia maglietta e togliere quest’ultima in un solo colpo. Feci lo stesso con la sua ritrovandoci entrambi solo con i jeans. Ad un certo punto lo vidi rallentare e fermarsi di colpo
-Forse dovremo aspettare un po’ per questo – mi diede un bacio nella guancia e mi passò la maglietta. Rimasi a dir poco stupita della sua scelta, ma capivo che se lo aveva fatto voleva che fosse serio tra noi. In fondo era stato solo ieri il primo bacio! Rivestiti mangiammo un po’ di tè e biscotti, parlando del più e del meno. Parlammo anche delle nostre famiglie, e scoprii che lui veniva dalla Liguria e che la sua famiglia era abbastanza ricca per via della sua origine nobile. Tornai a casa e trovai Marco in chat
-- ciao cesso!
-- ciao cessa!
--cos’hai fatto oggi?
--basket, partita
--quanto avete perso?
--stronza che non sei altro -.-“ invece abbiamo vinto 3 a 1
--però siete bravi J
--si abbiamo anche la peggiore fan del mondo
--sarei io? J
--sei intuitiva cazzo!
--Ahahahah lo so ;)
--tu invece che hai fatto?
--in giro a camminare e a casa
--stasera hai da fare?
--perché?
--bo così, ci mangiavamo una pizza e parlavamo
--di cosa scusa?
--in generale, non di cose precise
--non so se i miei mi lasciano
La verità è che non volevo io! I miei compagni hanno sempre ritenuto me e Marco i “promessi sposi” perché continuiamo a litigare come una coppia di sposati. E sebbene io non provassi niente per lui, in tanti dicevano che lui provava qualcosa per me. Ma la sola idea di avere un rapporto amoroso con lui mi vengono i brividi, non ho la minima intenzione di stare insieme a lui sebbene sia un ragazzo simpatico, abbastanza carino e anche dolce.
--confermato, i miei non mi lasciano
--ah peccato L
--scusa, comunque ci vediamo lunedì ;)
--ok a lunedì
Sapevo che c’era rimasto male, ma non volevo illuderlo, soprattutto dopo quello successo oggi. E purtroppo non era il solo, un altro ragazzo di terza mi va dietro da tre anni, e sebbene gli abbia sempre detto di no, a quanto pare continuo a piacergli. Pensare a quando pensavo di non piacere a nessuno e di quanto fosse brutto… ora rimpiango tutto. Meglio non piacere a nessuno se non si ricambia. Almeno su questo aspetto Alessandro si salvava, oggi mi aveva detto chiaramente che voleva avere qualcosa di serio con me, e che avrebbe fatto di tutto perché funzionasse tra noi. Ovviamente ci siamo promessi di tenere lontani i fattori scuola e amore, concordavo con lui pienamente su questo. 

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Capitolo 7
*** Voglio qualcosa di più ***



Mi svegliai nel mio caldo letto, felice che fosse domenica mattina e che potevo dormire quanto voglio. Ogni mattina mi sveglio sempre pensando a che giorno sia. Capendo che non mi sarei potuta addormentare di nuovo, scesi in cucina e notai che erano solo le 8, solito orario purtroppo. A forza di svegliarmi presto il mio corpo si sveglia automaticamente presto, ma sempre meglio delle 7. Feci colazione e accesi il mio cellulare e già vidi un messaggio da parte di _Ale <3. Ma a che ora si sveglia quello?
Ti va se mangiamo insieme una pizza questa sera?
Io:
Ok, dove e a che ora?
Ale<3:
A casa mia alle 6. Ti riporto a casa io
Io:
Ok, dirò che sono andata a casa delle ragazze come scusa
Ale<3:
A stasera piccola

Adoro quando mi chiama piccola, e credo che l’abbia notato visto che mi chiama così il 99% delle volte. Quando i miei tornarono dal bar, gli dissi che andavo a mangiare una pizza con le ragazze da Michele, la pizzeria dove andavo di solito
-A che ora ti veniamo a prendere?
-Non serve, mi porta a casa il papà di Gloria
-Finito la pizza andrete come al solito a casa sua quindi?
-Si, ci guardiamo un film e chiacchieriamo, il solito
-Ok
-Comunque vado a piedi
-Sicura? Non sarà già scuro visto che siamo in inverno?
-No no tranquilla, poi sai che abita vicino. E comunque vado da lei alle 6
-Vedi però di tornare a casa presto che domani hai scuola
-Si mamma tranquilla
Feci i compiti che mi rimanevano e poi preparai la cartella. Il pomeriggio lo passai su Facebook e internet, Marco e Andrea mi scrissero per chiedermi di uscire, ma ad entrambi dissi di no! Ero così stufa che loro ci provassero che ad un certo punto avrei detto di essere lesbica se non la finivano. Ad aggiungersi al gruppo furono anche Gloria e Sofia che mi chiedevano di andare a mangiare una pizza insieme a loro. NO! Alle 5.30 iniziai a truccarmi con cura, amavo farlo, e per una volta lo stavo facendo per mostrarmi bella a qualcuno. Salutai i miei genitori e uscii dal cancelletto. Da casa mia a quella di Alessandro c’erano dieci minuti a piedi di distanza. Era di un’altra città ma era vicino a casa mia. Suonato il campanello e aperto il cancelletto entrai nel residence e mi avviai verso la sua porta. Aperta la porta credo che mi fosse caduta anche un po’ di sbava, Ale mi aveva aperto la porta con solo dei jeans addosso e un asciugamano che continuava a strofinarsi in testa per via dei capelli bagnati
-Oh, che sorpresa – disse sarcastico
-Dillo a me – dissi sorridendogli maliziosamente. Mi diede un bacio e mi accompagnò in camera sua.
-Le pizze arrivano alle 7 e mezza comunque. Torno subito – disse scomparendo nella porta del bagno mentre io mi sedetti nel letto. Camera sua era semplice, il letto matrimoniale appoggiato al muro, una grande finestra che si affacciava sul giardino in comune, un computer Apple sulla scrivania e uno scaffale con dei libri sopra. Sentii il letto sprofondare vicino a me e due braccia cingere i miei fianchi tenendomi ferma.
-Non ti ho neanche salutato decentemente prima – disse baciandomi il collo da dietro
-Hai sempre modo di rimediare
-Uhm, credo che lo farò subito – mi fece distendere e iniziò a baciarmi. La posizione era leggermente scomoda poiché lui mi baciava con la testa nel lato opposto della mia, così mi alzai non togliendo le mie labbra dalle sue, e ci baciammo seduti sulle nostre ginocchia. Adoravo toccare la sua leggera barba con le mie mani e adoravo che ogni volta che mi baciasse mi pizzicasse sulla pelle. Si appoggiò con la schiena sullo schienale del letto e mi fece sedere a cavalcioni sul suo bacino. Passò le sue mani per tutto il mio corpo: una sotto la maglietta nella mia schiena, l’altra sul mio fondoschiena sotto i jeans.
-Tranquilla non voglio andare a fondo – disse sussurrandomi all’orecchio. In che senso tranquilla? Io ero tranquillissima e volevo andare a fondo, a cena gli avrei detto che non ero affatto terrorizzata, almeno una volta che mi sentivo pronta in qualcosa lui me la nega. Il campanello ci distolse da quello che stavamo facendo, per la prima volta mandai a quel paese quello che consegna le pizze.
-Torno subito – disse allontanandosi dal letto, mentre io mi buttai nel letto pensando al modo migliore per dirglielo, ma forse era meglio passare direttamente all'azione –Vieni che è pronto! – scesi dal letto e lo raggiunsi giù in cucina. Finito le pizze iniziammo a guardare un film in tv, aspettavo solo il momento in cui avrebbe iniziato a provocare, cosa che successe dopo 10 minuti di film. Con le sue mani iniziò ad accarezzare le mie gambe vicine alle sue e con l’altra spostare delicatamente il mio viso verso di lui. Iniziammo a baciarci non cagando più il film e decisi che era quello il momento giusto per andare in fondo. Lo buttai giù con la schiena mettendomi sopra di lui iniziandogli a baciare il collo mentre lui mi alzava leggermente il golfino per accarezzare il mio fondo-schiena. Gli tolsi la maglia e dopo quel gesto mi bloccò i polsi con le sue mani
-Stiamo andando un po’ oltre – disse guardandomi preoccupato, mentre io gli sorrisi
-è proprio quello che voglio – continuai a baciarlo e pian piano la sua stretta si alleggerì permettendomi libero movimento

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Capitolo 8
*** Romeo e Giulietta ***


-Cazzo!
-Che c’è? – chiesi preoccupata togliendo la mia lingua dal suo collo
-Mi sono dimenticato i preservativi! – lo guardai scioccata
-Stai scherzando spero
-Purtroppo no, mi sono dimenticato di prenderli – sospirai
-Non ci posso credere
-scusa piccola. Vabbè dai sarà un’altra volta, almeno sarò pronto psicologicamente – gli sorrisi baciandolo di nuovo
 
Il lunedì è e sarà sempre un trauma. L’unico pensiero felice è che le prime due ore avevamo Di Pietro, almeno potevo stare con lui e almeno non sarebbero state ore lunghe.
-Buongiorno ragazzi
-Buon giorno prof
-Dunque oggi iniziamo le interrogazioni sugli argomenti di italiano va bene? – la classe non fiatò. Eravamo tutti terrorizzati, compresa io. Sapevo che la mia storia con il prof non mi concedeva privilegi, ed era meglio così. Per fortuna che l’argomento amore mi era sempre piaciuto, e che per quella volta avevo studiato molto seriamente
-Dunque interroghiamo….. direi Alberti e Persia! Bene ragazzi, venite qui con la sedia sedia, uno si siede qua, e l’altro la. – ci indicò la sua sinistra e la sua destra. In quel momento però stargli così vicino non mi aiutava, riuscivo a sentire il suo profumo che amo tanto, e tutto ciò mi distraeva
-Alberti inizia a parlarmi della poetessa Saffo e della sua storia. La tua compagna in seguito mi parlerà di Shakespeare
-Dunque Saffo era una poetessa greca proveniente da Lesbo  che…..- bla bla bla! La mia mente sentiva solo quello perché in quel momento l’unico mio pensiero non era Shakespeare, ma lui
-Persia? Clara stai bene? – uscii dal mio stato di trans vedendo tutta la classe che rideva mentre mi guardava. Mentre io ero imbarazzata e non sapevo che scusa trovare
-Ehm si scusi è che stavo pensando a come formulare la frase su Shakespeare
-Va bene – disse ridendo – allora dimmi chi è Shakespeare
-è il più famoso drammaturgo inglese, è nato nel 1564 ed è famoso per aver scritto Romeo e Giulietta e anche Amleto. Il suo stile è quello di creare copioni da teatro aggiungendo alle storie avvenimenti coinvolgenti e inaspettati. Adora i drammi, per questo appunto le sue storie sono definite delle commedie drammatiche. È morto nel 1616
-Uhm, molto bene. A proposito di  Shakespeare ragazzi. Io e una professoressa di inglese e una di italiano delle altre terze, stiamo pensando di ricreare la commedia di Romeo e Giulietta qui a scuola, facendo partecipare tutti gli studenti delle terze, nessuno escluso! Ci manca solo il sì della preside.- questa notizia ovviamente portò molte lamentele, tra cui le mie. Era inaccettabile e anche stupido. Non mancarono le domande, ma solo una mi importava
-E se uno non partecipa?- chiese un mio compagno
-Abbiamo concordato che chi non vi parteciperà avrà un due in pagella irrecuperabile! E non vi azzardate a restare a casa il giorno della recita che mandiamo quelli della scuola a prendervi! – speriamo allora che la preside non accetti, anche se quella non distingue il giusto dal sbagliato. – oggi stesso chiederemo alla preside, e la settimana prossima inizieranno prima le audizioni e poi le prove, ovviamente se la cosa si farà. – speravo tanto che se avrei dovuto recitare avrei fatto qualcosa di poca importanza, ma c’era un problema! L’anno scorso avevo partecipato a una miny-recita e avevo ricevuto un sacco di complimenti per come avevo recitato. Il problema è che proprio la mia prof di italiano mi aveva fatto tanti complimenti e spero proprio che lei non abbia detto niente
-So che comunque l’anno scorso avete fatto una miny recita, per cui chiederò suggerimenti anche alla vostra insegnante di italiano – sono morta! Tutti mi guardarono all’unisono rivolgendomi sorrisi malvagi, ma per fortuna il discorso finì lì.
-Non voglio fare questa cazzo di recita!
-Perché noi si? – la dolcezza delle mie amiche era sempre qualcosa di fantastico
-Almeno sappiamo già chi farà Giulietta – disse Gloria
-Lo sapete già? Chi è? – chiesi estasiata da questa notizia
-Tu! – dissero all’unisono
-Io???
-Sei bravissima a recitare, l’anno scorso avevi fatto faville e tutti ti ricordano per quello, sei la preferita di Di Pietro e sono sicura che nessuna ragazza avrebbe il coraggio di farti da concorrenza – disse velocemente Sofia, che a stento sono riuscita a seguire
-Io comunque non lo farò
 
Finito di pranzare iniziai a fare i compiti, ma poco dopo mi arrivò un messaggio da Alexxxx
--non mi hai mai detto che eri brava a recitare
--infatti non è così
--la tua insegnante e gran parte degli studenti non è d’accordo con te
--ti prego dimmi che la preside vi ha impedito di fare questa porcata
--mi dispiace per te piccola, ma ne è estasiata e credo proprio che tu farai Giulietta
--io non farò un bel niente, non potete obbligarmi
--senti, adesso sono a casa. Perché non vieni a farmi un po’ di compagnia?
--ok arrivo
-Ciao piccola
-Ciao vecchio
-Ehi, sei offensiva
-Ahahahah
-Vieni entra – disse lasciandomi finalmente dal suo adorabile abbraccio – vuoi qualcosa?
-Un tè freddo grazie
-Arriva subito
-Comunque, ritornando al discorso di prima, io Giulietta non la faccio
-Dai, ma perché no?
-Non voglio e comunque non sono brava- alzò un sopracciglio come per dire “Mi prendi per il culo?” in effetti non ero convinta neanch’io di quello che avevo detto
-Chissà perché non ti credo – disse baciandomi la fronte
-Lo sai vero che dovrei baciare qualcun altro – dissi con aria di sfida. Lui sembrò sprofondare a quella domanda perché si vede che non ci aveva pensato
-Lo sceglierò bruttissimo, sfigato e con il fisico da donna – disse acquistando tranquillità bevendo un po’ del suo brandy
-Sei cattivo lo sai? – dissi avvicinandomi a lui con fare da gatta morta
-E tu sei bellissima – disse baciandomi a facendomi salire in braccio circondandomi le gambe nel suo bacino
-Ohhh abbiamo preso su un po’ di chiletti?!- disse scherzando
-Stai zitto che tu come minimo pesi ottanta chili-
-Tutti muscoli
-Si si e tanto carisma- ridemmo insieme e mi fece scendere.
-Devo farti vedere una cosa – accettai la sua mano e mi lasciai accompagnare in camera –chiudi gli occhi – obbedì senza pensarci un attimo, chissà cosa aveva preparato
-Tatà – aprii gli occhi e vidi che in mano aveva una scatola di
-Preservativi! Ahahaha e io che mi aspettavo chissà che cosa – dissi ridendo
-Visto che me li sono ricordati? – disse tutto sorridente dandomi un bacio sulla fronte
-che idiota che sei! – risi anch’io dandogli un bacio
-Ora però fammi vedere se hai la stoffa per essere la passionale Giulietta- disse iniziandomi a baciare il collo lasciando una lunga scia di baci su tutto il mio collo
-Ti potrei stupire – dissi buttandolo nel letto per poi slacciarmi i jeans. Gattonando lo raggiunsi nel letto e iniziai a baciarlo togliendogli anche la maglietta.
-Preferisco avere io l’iniziativa – sussurrò nel mio orecchio per poi posizionarsi sopra di me. Mi tolse la maglietta facendomi rimanere solo in intimo. Sentii la “sua parte” pulsarmi contro. Scesi lentamente in modo tale da raggiungere i suoi jeans per poi toglierli.
-Cercherò di farlo piano
-Fallo e basta

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Capitolo 9
*** Giulietta ***


Il giorno dopo cercai di nascondere ai miei compagni la brutta notizia della recita, visto che se l’avrei detto mi avrebbero chiesto come lo sapevo e avrei dovuto mentire. Passai le ore di lezione a pensare al pomeriggio di ieri, è stato fantastico! Non mi ha affatto male come dicevano le altre mie compagne, forse perché io ero pronta e loro no. Pensai alla parte di Giulietta, non volevo farla. Mi piaceva Shakespeare, mi piaceva la poesia in generale, ma interpretare le sue opere era un altro discorso.  Arrivò il mio Alex, ok so di essere fusa.
-Dunque, per la recita… - smise di parlare per qualche secondo per creare suspense – mi dispiace per voi ma si farà – ci fu un gran casino da parte dei miei compagni. Tanti insulti verso la nostra preside che non ci ha mai accontentato in niente, verso Di Pietro e anche verso le altre prof. Io semplicemente me ne stavo zitta perché lamentarsi non portava a niente, in più avevo un mal di testa tremendo con questo baccano. Per fortuna si stancò anche il prof e richiamò il silenzio
-Ora basta! – disse secco con un cenno di ira. Tutta la classe si immobilizzò al suo richiamo, ero orgogliosa del mio “prof”. – ragazzi smettetela! Lamentarvi non vi porterà a niente! Ora se mi lasciate continuare vi dirò più dettagli – il silenzio creatosi nella classe gli diede il permesso di parlare tranquillamente – allora, per i ruoli principali ci sono dei volontari?
-Ma prof, non tutti conoscono bene tutta la storia. Quindi a parte Romeo e Giulietta non conosciamo nessun’altro – intervenne una mia compagna
-Uhm. Avete ragione. Qui ho i copioni, è che sono un po’ lunghi. Se volete conoscere la storia in generale vi conviene fare delle ricerche via internet. Comunque sia, oggi vi consegno per l’appunto i copioni, da domani pomeriggio, inizieranno i provini per tutte le parti. Quelli che non vi parteciperanno, avranno una parte a caso assegnata da noi insegnanti
-Ma quindi anche per Romeo e Giulietta?
-Specialmente per loro. Avevamo in mente già chi potesse fare Giulietta, ma non ha voluto sentire ragioni – disse ovviamente guardandomi, cosa che non passò inosservato ai miei compagni. Infatti iniziarono tutti, specialmente le ragazze, a supplicarmi di fare quella parte. Intanto il prof se la rideva, molto probabilmente perché si aspettava questa reazione. Oh ma se ne pentirà per questo!
-Ma prof. Prof! – cercai di chiamare la sua attenzione tra il casino intorno a me – non sappiamo se nelle altre classi c’è qualcun altro che vuole fare Giulietta! Non mi sembrerebbe giusto rubare la parte a qualcuno che ci tiene davvero – mi guardò spiazzato, senza parole. Ahahaha chi l’ha dura la vince! Non se lo aspettava
-Hai ragione Clara – disse semplicemente
-Anche perché non potete di certo obbligarmi a salire sul palco per i provini – dissi con fare ovvio. Lui invece continuava a strofinarsi il mento, pensieroso, d’un tratto si fermò e sorrise.
-Troverò il modo Clara. Ora per favore torniamo calmi e continuiamo la lezione che devo interrogare. – quel sorriso non mi piaceva. Lo fa ogni volta che ha un piano diabolico in mente, e riconosco che è molto più furbo di me. Ma come poteva obbligarmi alla fine?! Con qualche ricatto amoroso? No, impossibile, avevamo già concordato di tenere la nostra storia lontano dagli affari di scuola. Chissà cosa farà allora.
 
Ultima ora: informatica. La prof è una pazzoide nel vero senso della parola. Ogni volta che abbiamo lei ed entriamo in aula, lei è sempre infelice di qualcosa, è si lamenta. Un giorno perché non ha dormito tutta la notte, un giorno perché ha un calo di zuccheri, un altro perché il cane gli è scappato. Anzi, è scappato e basta. Io mi chiedo: come può un Jack Russel, uno dei cani più dolci e pazienti di questo mondo, scappare dalla sua padrona? Deve proprio averlo sfinito quel cane, poveretto. Deve per forza essere così perché di solito i Jack Russel se scappano ritornano dal padrone. Appena entrai però, quella pazzoide iniziò a urlare il mio cognome
-Ahhhhhh Persia! Proprio te cercavo – la sua voce stridula mi ha fatto perdere un timpano ma, non importa
-Perché prof?
-Senti il tuo professore di italiano mi ha detto della recita, e mi ha pure detto che tu saresti stata proposta come Giulietta, ma che non lo vuoi fare! – disse indignata – si può sapere perché non lo vuoi fare? Giulietta è un personaggio – e bla e bla e bla. Mamma mia quando fa così vorresti strozzarla. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che non serve ascoltarla, basta solo annuire quando finisce di parlare
-Allora? Perché?
-Perché è una parte difficile prof
-Eh ma vallà cosa vuoi che sia, basta studiare sai? – mi stava prendendo per il culo? Si studi lei tutte quelle parti e tutte quelle parolone. Io non avevo voglia – però ho fatto un patto col tuo professore – sbiancai, cosa che le diede soddisfazione
-C-che patto?
-Mha. Abbiamo deciso che se tu non fai Giulietta, avrai sotto la mia materia
-Ma prof non lo può fare! È ingiusto – dissi lamentandomi, ma lei era seria
-No no cara, è così
-E se qualcun altro al provino si presenterà per fare Giulietta?
-Tu dovrai vincere – ero indignata, davvero. Brutto bastardo perfido! Ecco cosa aveva in mente. E io come diamine facevo. Voi penserete: massì è informatica, una stronzata. E invece no! Non con la mia prof, con lei è facile avere insufficienze e difficile recuperarle.
 
Passai tutto il pomeriggio a studiarmi la parte che doveva studiarsi chi voleva interpretare Giulietta. Mi vergognai solo al pensiero di ridurmi così. Sembravo una sfigata che come sogno nella vita voleva interpretare Giulietta, ah che schifo! L’importante era impararmi le parole, all’espressione ci avrei pensato al momento. Per punizione, dissi ad Ale che non sarei venuto da lui perché grazie a lui dovevo studiarmi la parte.
Dopo una lunga e stressante giornata di scuola, dovetti rimanere lì per tutto il pomeriggio. Non sapevo quando avrei fatto il provino, e dovevo comunque aspettare che finissero tutte le altre per sapere chi veniva scelta. La stanza delle audizioni era in auditorium, c’era un sacco di gente, e io ero imbarazzata da morire. Come giudici c’era Di Pietro con le altre due prof. Mangiai il mio panino guardando intanto i provini degli altri. Notai che tra le aspiranti Giulietta c’era Giulia. Io ODIO quella ragazza! La trovo stupida, vanitosa per niente,  oca, una puttana di prima categoria e ovviamente una sfigata da far paura. Lei era il tipo di ragazza che amava queste cose, tipo alla High School Musical, solo che lei non è Vanessa Hudges.
-Clara Persia – chiamò Di Pietro sorridente, guardandomi mentre mi alzavo per salire nel palco. Al pronunciare il mio nome, tutte le concorrenti sbiancarono e io “like a boss” salì il palco, consapevole che tutte le altre stavano tremando sotto i miei occhi. Mi piaceva sentirmi potente. Sorrisi alla giuria, e loro fecero lo stesso, sapevano che io ero una professionista.
-Puoi iniziare Clara – annuì e iniziai
-l'immaginazione, più ricca di sostanza che di parole, orgogliosa della sua essenza piu' che di abbellimenti esteriori: solo i poveri possono contare le proprie ricchezze ,ma il mio amore è giunto ad un tale livello, che io non posso contare neanchè la metà delle mie ricchezze. Vieni, o notte, vieni, o Romeo, tu che sarai il giorno nella notte, poiché riposerai sulle ali della notte, più bianco che recente neve sul dorso di un corvo. Vieni, o gentile notte, vieni, o amabile notte dalla nera fronte, dammi il mio Romeo; e quando egli morrà, prendilo e taglialo in piccole stelle, ed egli renderà così bella la faccia del cielo che tutto il mondo s'innamorerà della notte, e non presterà più nessun culto all'abbagliante sole. Oh! io ho comprato un palazzo d'amore, ma non lo posseggo: ed io, sebbene venduta, ancora non sono goduta da colui che mi ha acquistata: questo giorno è così tediosamente lungo, come la notte che precede un giorno di festa, per un fanciullo impaziente il quale ha un vestito nuovo, e non vede l'ora di metterselo. – appena finì ci fu un applauso in generale, arrossì per tutta quell’attenzione, ma mi ritenevo comunque una pazza ad aver fatto questo. Di Pietro mi chiamò con la mano e mi abbracciò, cosa che sembrò dar fastidio a Giulia. Ecco un’altra che andava dietro ad Alex, arrendetevi! Lui è solo mio
-Grazie prof
-Credo che abbiamo già la nostra Giulietta – disse la prof a sinistra facendomi l’occhiolino, stando attenta però che nessuna delle presenti avesse sentito
-Complimenti Clara – aggiunse l’altra prof stringendomi la mano. E pensare che a me era anche piaciuto, credevo di aver fatto anche schifo. Fortunatamente ero stata una delle prime a essere chiamata sul palco, così potevo vedere gli altri soffrire. Muahahaha! Si lo so, sono leggermente cattiva, ma ero felice in quel momento, mi sentivo sicura. Giulia ovviamente fece la sua presentazione da Oscar, facendo la lecca-culo, non è stata male, ma non m’importava. Ormai si capiva che Giulietta sarei stata io. Per mia sfortuna non c’era nessun aspirante Romeo, non potevo quindi rassicurarmi di niente. Erano le 4.30 e non vedevo l’ora di tornare a casa. Per fortuna i provini erano finiti, e tra dieci minuti avrebbero consegnato il foglio con le assegnazioni.
-Ragazzi? Pronti per la verità? – ci richiamarono i prof. Tutti eccitati (tranne io!) andammo sul palco
-Allora, visto che non c’era nessun aspirante, Romeo lo sceglieremo noi al più presto, la nutrice lo farà Sara, il migliore amico di Romeo sarà Cesare, Giulietta la farà Clara – non seguì più il discorso perché quello che volevo sentire l’ho sentito. Ero più che altro orgogliosa di aver rubato la parte a Giulia, mi dispiace ma in questi campi la migliore sono io!

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Capitolo 10
*** Scuse ***


Ciao a tutte :) mi dispiace ma questo non è il capitolo che tanto aspettate :( volevo solo chiedere scusa del tempo infinito che sta passando per il prossimo capitolo. La storia continuerà, questo poco ma sicuro :) La mia lentezza è dovuta semplicemente al fatto che con la scuola non stanno andando molto bene le cose, quindi sto cercando di impegnarmi più sulle materie che ho sotto. Comunque sia a fine mese o inizio giugno avrete il mio capitolo :)
Scusate ancora
-Lxx

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Capitolo 11
*** Kevin Nick ***


Ecco il capitolo :) Scusate davvero per il ritardo, non è neanche poi tanto lungo ma i prossimi saranno meglio. 

-Allora prof, come mai nessun Romeo in vista?
-Già mi fa senso che mi chiami così in classe, non lo fare anche quando siamo soli. Mi fa sentire vecchio – disse con la faccia da cucciolo
-Ahahahaha va beneeee! Ma perché quindi?
-In realtà siamo rimasti a bocca aperta pure noi, nessuno interessato, o forse ci sono ragazzi che lo vogliono fare ma non ne hanno il coraggio
-Probabile, cercherò di convincere qualcuno, ma sarà difficile che mi ascoltino
-Se proprio non funziona, useremo il piano B
-Il piano B?
-Estrazione dei biglietti con i nomi
-Capito – ero terrorizzata all’idea che scegliessero Romeo con dei cazzo di bigliettini. Vabbè che avrei dovuto baciarlo solo due volte, ma non posso anche fingere di amare!
-Uffi ma non puoi farlo te? – dissi consapevole che fosse impossibile, ma volevo provarci
-Sì certo! Arriva il professore che bacia l’alunna. Mi porteranno in carcere, ma amen! – risi per la scena che mi ero inventata mentalmente
-Ma allora la scelta spetterà a Giulietta!
-Non se ne parla proprio!
-Perché?
-perché te ne sceglieresti uno bello, simpatico e che magari bacia anche bene
-Si appunto, e qual è il problema?
-Il problema è che a te ce ne vuole uno brutto, brufoloso e sfigato al massimo
-Mi fai paura quando parli così – dissi ridendo perché non vedresti mai i tuoi professori parlare così, e invece ecco il mio professore di storia e italiano che parla come un sedicenne
-Lo so, lo so! Sembra strano che proprio io parli così ma non ci posso fare niente piccola, già dovrò trattenermi nel vederti baciare un altro, figurati se ti piace anche
-Ma a me piace una sola persona – dissi dandogli un bacio sulla guancia, ed era vero. Bello o brutto il futuro Romeo non sarebbe stato importante per me – e comunque credo allora sia meglio lasciare la scelta alle altre prof se proprio non ne vuoi sapere
-Si, credo sia la cosa migliore – disse ormai rassegnato – domani glielo dirò, spero siano veloci a scegliere, non abbiamo molto tempo – annuii e mi lasciai accompagnare a casa mia. Era strano che i miei non si erano ancora accorti che uscivo con un uomo più grande di me.
 
Il giorno dopo, durante l’ora di diritto venne una bidella a chiamarmi perché la professoressa di italiano della 3H voleva parlarmi. Tutta contenta uscii dall’aula, visto che avrei saltato l’ora dell’interrogazione e visto anche che ora avrei finalmente conosciuto Romeo. Entrai nella 3H, mi sentii osservata per tutto il tempo dagli alunni, ma non me ne curavo visto che dovevo abituarmi a questa situazione
-Clara Persia! – disse come se fosse sorpresa la prof – siediti pure ho fatto preparare questa sedia per te – mi sedetti vicino alla cattedra e con impazienza aspettai quel fottuto nome
-Allora, il professore Di Pietro ci ha dato carta bianca su chi scegliere come Romeo, e abbiamo deciso chi potrebbe farlo. Abbiamo pensato a Kevin Nick! – il mio sorriso si spense immediatamente. Kevin Nick ha la mia stessa età, solo che è praticamente il bullo della scuola e quello che, tutti sanno, verrà bocciato. A me sinceramente non ha mai fatto niente, trovo che sia anche un ragazzo carino, ma è troppo noioso secondo me. Praticamente tutte le ragazze della scuola gli vanno dietro, e sembra che il motivo sia solo perché è figo e va male a scuola: io vado male a scuola però intanto non sono circondata da ragazzi ultra-fighi! Ero invece sicura che lo avessero scelto per punirlo, perché per lui questa recita è una tortura quanto per me, quindi ecco perché scelto nella recita. Mi piacerebbe aiutarlo se non fosse per il fatto che io stessa sono incastrata in questa recita come lui.
-Non sembri molto contenta
-No no! Solo che finalmente so chi farà Romeo – dissi fingendo un sorriso che ovviamente la prof interpretò come vero. Salutai e uscii dalla classe infuriata ma allo stesso tempo intimorita a parlare a quello là! Anche perché ammettiamolo: lui è popolare e io no! Io ho il numero di amici che è la metà dei suoi e di sicuro mi prenderà per una sfigata. Ma in fondo meglio non pensarci, è una cazzo di recita e non sarò con lui in tutte le parti.
Erano le 3 del pomeriggio, e tutti i personaggi della recita dovevano incontrarsi in auditorium per i copioni e le presentazioni. Io mi tenevo stretta a Gloria e Sofia che hanno avuto la fortuna di avere la parte di due contadine. Cercai Alessandro, che non lo vedevo da ieri e non avevo potuto parlarci. Lo vidi correre avanti e indietro per la sala, e notai che era agitato: forse aveva conosciuto Romeo. Cercai anche Kevin e notai che era in un gruppetto alla mia sinistra e ….. mi stava fissando! Sostenni lo sguardo finché lui girò la testa dall’altra parte. Non mi guardava con odio o disprezzo, bensì sembrava che mi stesse analizzando, come se mi volesse studiare. Non mi stupii più di tanto visto che era già tanto se sapevo chi era, mi domando se a scuola gli sia mai passata davanti. Ad un certo punto ci fu un rumore proveniente dal microfono del palco, era la professoressa di italiano che cercava di parlarci senza che il microfono emettesse rumori striduli
-Ragazzi benvenuti. Vi voglio chiedere di sedervi nelle sedie per piacere, così almeno c’è un po’ più di ordine – ubbidimmo tutti ma c’era comunque una gran confusione perché nessuno voleva mettersi nelle file davanti e alcuni non trovavano il posto
-silenzio per piacere! – disse adesso urlando con tono di vipera e tutto il viso rosso dalla rabbia. Tutti smisero di parlare e i suoi muscoli facciali si rilassarono pian piano – così va meglio! – disse quasi come un sussurro – Dunque, benvenuti. Oggi non vi faremo rimanere qui per molto, volevamo solo presentare tutti i personaggi e consegnare i copioni. Le prove inizieranno dalla settimana prossima sicché vi prego di studiarvi le parti e se troppo lunghe, di imparare almeno le prime scene. – nessuno fiatò e dopo pochi attimi la prof iniziò a chiamare tutti i nomi. Mi sentii imbarazzata nel camminare con tutti che mi guardavano, ma dovevo abituarmi. Kevin mi studiava ancora, e lo lasciai fare, speravo solo che non mi avrebbe intralciato il cammino per questa recita. Concluso l’incontro uscimmo tutti e tornai a casa con Sofia e Gloria visto che avevamo pensato di passare il pomeriggio insieme.
-Ho freddo! Ho freddo! Ho freddo!
-Basta Gloria! È da mezz’ora che lo dici, abbiamo capito! Abbiamo freddo anche noi sai?
-Lo so ma non mi sento più le gambe
-Porta pazienza tra poco siamo arrivate al bar – ordinammo tre cioccolate calde e dei pasticcini e come temevo arrivò l’intervista su Kevin Nick
-Ma come fai a non essere nemmeno un po’ emozionata sapendo che lo bacerai?!
-Semplicemente perché a me non piace!
-Allora sei lesbica! Come fa a non piacerti?
-Non mi piace e basta. Scusa sai, ma io trovo altri ragazzi più carini di lui
-Tipo?
-Persino il nostro prof di italiano è più bello di lui – annuirono entrambe come se sapessero perfettamente quello che stavo dicendo
-Si ma persy, lui è un prof e comunque Kevin ispira sesso
-Per te tutti i fighi ispirano sesso Sofy
-Anche te persy la pensi come me! – ridemmo insieme, in effetti io e Sofia eravamo delle amanti del sesso maschile, era difficile per noi trovare un ragazzo figo ma non da stupro, come diciamo noi.

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Capitolo 12
*** Con lui in moto ***


-Bene, che entrino i cugini di entrambe le famiglie – entrarono sei ragazzi che si unirono a quelli che dovevano essere i contadini in piazza. Sentii qualcuno sbadigliare vicino a me, il che mi sorprese perché non sapevo ci fosse qualcuno accanto a me
-Uhm che noia – mi voltai, era Kevin con una mano appoggiata al mento mentre i suoi occhi sembravano chiudersi – non credi anche tu? – disse guardandomi con i suoi occhioni azzurri con aria quasi curiosa
-Abbastanza, credo che ci vorranno settimane prima che tocchi a noi – sentii ancora il suo sguardo su di me, mi stava studiando di nuovo.
-Per me potrebbero anche non chiamarmi mai, questa stronzata se la potevano risparmiare
-Hai ragione, se solo avessi potuto fare un’altra parte della recita – dissi sbuffando
-Sai, non so se sia vero, ma gira voce che il tuo prof di italiano ti abbia ricattato per fare questa recita
-Già – pensai che forse la sua insegnante gliel’abbia detto, quindi non feci drammi – proprio vero! Vorrei non essere finita in questa storia
-Secondo me invece sei portata per fare l’attrice – lo guardai e sorrideva, io ricambia
-Si certo – dissi ironica – ma lascerei tranquillamente questa parte a qualcun altro
-Io invece no
-Non avevi appena detto che questa cosa è una stronzata?
-Si è vero ma, ripensandoci, lavorare con una professionista non sarà poi così male – mi fece l’occhiolino sorridendo e se ne andò. Sorrisi a mia volta, pensando anche che quella conversazione era molto simile a quella di un film. Passarono le ore e le prove finirono, neanche oggi avevo provato!
-Ehi persia! – mi girai da dove proveniva la voce, era Kevin seduto nel suo scooter – vuoi un passaggio?
-No grazie, vado a piedi
-Ma tra poco piove – guardai il cielo e in effetti era vero e già delle goccioline stavano scendendo
-Ok accetto – mi porse gentilmente un casco e mi sedetti stretta dietro di lui. Prima di partire guardai indietro e notai che praticamente tutti i ragazzi della terza ci stavano guardando allibiti. Le ragazze più invidiose che mai, i ragazzi semplicemente a bocca aperta
-Posso partire?
-Si vai pure, grazie
-Figurati – partì velocemente cosa che mi fece pentire subito della mia scelta, ma poi mi ricredetti perché non trovavo poi così male sfrecciare nella strada.
-Stringiti più forte che adesso facciamo stragi – risi solo al pensiero e ubbidii. Mi stavo divertendo come una matta e credo che lui l’avesse capito visto che stavamo correndo da 15 minuti.
-Ok meglio se ti porto a casa, non vorrei stancarti
-In realtà mi sto divertendo
-Anch’io credimi ma non vorrei che i tuoi si preoccupino per te, se vuoi facciamo domani un bel giro
-Se hai voglia va bene…
-Perfetto, allora avvisa che domani torni a casa tardi
-Un momento, quanto tardi
-11 di sera
-Però!
-Troppo presto per te principessa?
-Principessa?!
-Ahahahah mi piace chiamarti così
-Comunque no, non è un problema – dissi facendo la finta offesa. Mi fece scendere e togliendomi il casco si tolse anche il suo
-Bhè comunque grazie per il passaggio
-Figurati, dovremo farlo spesso
-Ahahahah contaci!
-Tanto non ho un cazzo da fare dalla mattina alla sera
-Ahahahah pure io!
-E pensare che ti credevo una secchiona
-Si vede che non mi conosci – stavolta feci io l’occhiolino. Squillò il suo cellulare e mi fece segno di rimanere un attimo con lui
--Si? Ah Anna sei tu?! … cosa ci facevo con quella? – mi guardò e sorridemmo insieme –niente le ho chiesto un passaggio… si lo so che non faccio sedere nessuno sulla mia moto – rimasi stupita da quella rivelazione, ma non lo diedi a vedere visto che lui continuava a fissarmi negli occhi – si si tranquilla! Ehm senti Anna scusa ma ho un impegno ciao! – spense il telefono e sospirò
-Cazzo che rompipalle! Mi vedono dare un passaggio e scoppia la terza guerra mondiale
-Credo perché sei ammirato da tutte
-Ammirato? Modo divertente per dire perseguitato – disse ridendo, iniziavo ad amare quel sorriso
-Credevo ti piacesse
-Lo credevo anch’io, ma ora non più
-Come mai?
-Vedi è che – la sua voce fu interrotta da quella di mia madre che urlò dal bancone
-Clara vieni subito dentro ad aiutarmi in cucina
-Arrivo – dissi acida – Scusa, ora devo andare
-Non sapevo cucinassi
-Bhè, diciamo che è una mia piccola passione
-Allora mi aspetto che un giorno cucinerai qualcosa per me
-Uhm vedremo
-Ahahahah! Ok ciao clara – si avvicinò al mio viso, con la sua mano lo portò  vicino al suo e mi diede un bacio sulla guancia, che ricambiai.
-Ciao – me ne andai mentre lui si rimetteva il casco e partiva alla velocità della luce. Fui felice di non essere diventata rossa in viso quando mi aveva baciato, sennò sarebbe stato imbarazzante.
-Chi era quel ragazzo? – mi chiese mia mamma sorridente mentre mi lavavo le mani
-Un ragazzo che fa teatro con me, si è offerto di accompagnarmi a casa visto che stava per piovere
-Capito – amavo mia mamma per questo! Non si faceva mai troppo gli affari miei e mi lasciava vivere la mia vita, come mio papà del resto. Ovviamente per la mia scappatella ci sarebbero state delle conseguenze, la prova furono i milioni di messaggi inviati dalle mie amiche e compagne di classe. Sperai solo che Alessandro non l’abbia saputo, se no saranno cavoli amari. 

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Capitolo 13
*** Spiegazioni ***


Il giorno dopo a scuola, si vedeva che le persone mi guardavano in modo diverso.  Mentre attraversavo il corridoio per andare in classe, notai lo sguardo di tutti posarsi su di me. C’era chi mi sorrideva, chi mi squadrava da capo a piedi, chi mi rivolgeva una smorfia di disgusto. “Tutto perché sei andata in moto” pensai ridendo tra me e me. Ovviamente entrando in classe iniziò l’interrogatorio di classe che avevo rimandato ieri a oggi. Cercai in tutti i modi di spiegare che quello era stato un semplice passaggio, ma a quanto pare se mi aveva invitato a salire sulla sua moto qualcosa in più doveva esserci secondo loro. A ricreazione ricevetti un messaggio da Alessandro che mi chiedeva di vederci con una scusa, così da sola mi avviai verso la sala professori. Mentre camminai vidi Kevin abbracciato a due mentre camminavano. E stranamente da quel credevo mi salutò anzi, mi fece l’occhiolino anzi, lasciò quelle due e si appiccicò a me camminando con me. Cazzo non ora!
-Allora dove andiamo di bello?
-Ehm in verità dovevo andare in aula professori
-Perfetto, andiamo
-No! Devo andarci da sola
-Perché??? Adesso ti accompagno e basta
-Noooo! Sul serio Kevin non è nec-
-E invece sì!
-Senti, lasciamo stare l’aula professori e facciamoci un giro
-Meglio va! – disse ridendo soddisfatto per avermi convinto.
-Comunque potevi anche stare con le tue amiche – dissi leggermente acida
-Noto un po’ di stronzaggine nel tuo tono, se vuoi me ne vado
-Troppo tardi ormai
-Anche perché non me ne sarei andato comunque – disse facendomi la linguaccia
-Certo, e pensare che dovrò sopportarti anche oggi pomeriggio – ricambiai la linguaccia
-E anche stasera
-Ah cazzo è vero! Eh vabbè dai, ci conosciamo meglio
-Dovremo anche provare la scena del bacio
-Ahahahah! Ci hai provato ma no!
-Pazienza, sarà per la prossima volta
-Alle prove
-Si si alle prove!
-Sperando anche che oggi riusciamo a provare
-Già, al massimo bruciamo
-Sai, stare con te non mi farà bene
-Perché?
-Perché hai le mie stesse idee diaboliche e io necessito qualcuno che mi fermi, non che mi dia retta
-Ahahahaha! Allora preparati, perché faremo molti danni – risi e cercai di mandare un messaggio ad Alessandro, ma non ci riuscivo con gli occhi di Kevin che osservavano ogni mio movimento!

L’ora dopo c’era storia e ovviamente Di Pietro era di pessimo umore, pensai che molto probabilmente la ragione ero io. Ringraziai tutti i santi del cielo che mi avesse già interrogato tempo fa perché se non fosse successo, molto probabilmente si sarebbe vendicato. Ripassai le parti che doveva dire Giulietta cercando ogni tanto di alzare lo sguardo per far credere di stare attenta, ma il prof non mi guardava mai!
-Professore posso parlarle? – ormai tutti i miei compagni se ne stavano andando quindi mi precipitai da lui
-Certo Clara, dimmi – disse con falsa gentilezza
-Volevo dirle che oggi non sono potuta venire in aula professori a parlare del compito con lei perché ho avuto un contrattempo
-Contrattempo di che genere? – si capiva che voleva fare lo stronzo, e non si preoccupava a nasconderlo in pubblico
-Un contrattempo imprevisto! Comunque se vuole ne possiamo parlare più tardi..
-Ne dobbiamo parlare più tardi! – disse deciso e leggermente arrabbiato.
Fu la prima volta che io e Kevin provammo e, stranamente da quel che credevo, era stato bravissimo a recitare. La conferma fu anche il viso leggermente rosso di Alessandro che aveva il viso tesissimo e non ci distoglieva lo sguardo per neanche un secondo, facendomi anche perdere la concentrazione diverse volte. Non riuscimmo a parlare come sperato, non potevo avvicinarmi a lui, e non avevo neanche una scusa per farlo assentare un attimo. Così finito le prove, andai con Kevin fuori abbastanza delusa, avrei voluto chiarire o almeno dire ad Ale che oggi sarei andata via con Kevin, che non si doveva preoccupare e invece, nulla di questo ero riuscita a dire. Kevin cercò di tirarmi su il morale diverse volte, ma non gli dissi il perché ero così triste. Semplicemente accettai il casco e montai dietro di lui nella moto. Solo allora mi accorsi che Alessandro era lì che ci fissava, probabilmente aveva visto che ero montata con lui, ma che soprattutto Kevin mi aveva accarezzato la guancia per tirarmi su il morale, e io avevo anche sorriso a quel gesto! Pensai al peggio, pensai addirittura  che il mio professore sarebbe sceso dalla macchina per fare una scenata, e invece era ancora seduto, serio ma anche deluso. Eppure, per quanto mi sentissi in colpa, non scesi dalla moto e non dissi niente a Kevin. Semplicemente guardai l’edificio della scuola scomparire lentamente dai miei occhi con tutti i miei pensieri. Dopo mezz’ora di macchina parcheggiammo lo scooter vicino a un giardinetto. Faceva freddo ma per fortuna non c’era vento. Mi stupii nel vedere che nel retro sella, Kevin aveva messo una coperta e una borsa della spesa
-Pic-nick formato compagni di scuola – mi spiegò sorridente
-Uhm carino
-Ti vedo triste, sicura che non vuoi parlarne?
-No tranquillo
-So che non sembra, ma sono un ottimo ascoltatore e non direi mai niente a nessuno – non so perché ma non gli credetti nell’ultima affermazione
-Non ti preoccupare, davvero. Mi passerà
-Ok ma cerca di sorridere almeno adesso! La vita è breve e troppo bella per essere sprecata così – iniziai a sorridere, in fondo i problemi che avevo per un attimo potevo anche lasciarli da parte. Mangiammo e bevemmo parlando un po’ di quello successo a scuola e mi rivelò che alcune sue “amiche” erano gelose di me, ma a me poco importava. Finita la merenda mi fece fare un lunghissimo giro in moto per poi lasciarmi davanti casa. Sospettai che in cambio della giornata, come minimo avrebbe voluto un bacio, che ovviamente non gli avrei mai dato, ma incredibilmente gli bastò baciarmi nella guancia per poi andare via. Quel ragazzo si stava rivelando davvero interessante! Entrata in casa dissi a mia madre che dovevo fare una cosa, e che sarei tornata più tardi. La verità è che devo assolutamente parlare con lui!
 

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Capitolo 14
*** Chiarimenti e promesse ***


Suonai il campanello due volte prima di sentire il “chi è?” di Alessandro.
-Sono io
-Entra – non sembrava affatto contento di sentirmi. Bussai la porta e mi aprì la porta, poco felice, quasi deluso, come mi aspettavo
-Ciao – dissi abbozzando un sorriso
-Vieni dentro – ma lui era rimasto impassibile. Aveva una maglietta bianca e dei pantaloni grigi da ginnastica. Lo trovavo estremamente sexy anche così, specialmente con quella barbetta che gli cresceva dopo poche ore.
-Come mai sei qui?
-Volevo spiegarti quello che è successo oggi
-Come se fosse successo solo oggi
-Ok è vero, anche ieri sono andata via con lui, ma non devi pensare che ci sia qualcosa tra noi, siamo solo amici
-Si come no
-Te lo giuro, perché non mi credi?
-Perché in questo periodo ci siamo un po’ allontanati e quando ti voglio parlare tu stai con lui! Pensi che i miei colleghi non abbiano parlato di voi?
-Perché dovrebbero? Siamo solo due ragazzi cazzo niente di più!
-Forse tu, ma Kevin fa parlare di se e adesso sei sulla bocca di tutti e non so se credere o no a quello che dicono
-Perché, che dicono?
-Che tra voi nascerà qualcosa
-Forse hai scordato un particolare: io amo te! E sto con te! La sfortuna vuole che non possiamo farci vedere in pubblico e non possiamo dirlo a nessuno, ma di certo non vado con altri ragazzi per questo! Credi che mi sia divertita con lui oggi dopo aver discusso con te?
-Clara, te ne sei infischiata di oggi a scuola. Se fossi venuta quando te lo avevo chiesto, avremo parlato di questa storia stupida che sta venendo fuori con KEVIN, e adesso sarebbe tutto risolto
-Ti sto spiegando che sarei venuta se Kevin non si fosse aggregato a me. Stavo venendo da te quando mi ha visto, gli avevo detto che andavo in sala professori e lui ha voluto accompagnarmi. Non potevo lasciarglielo fare – Alessandro emise un lungo sospiro e iniziò a massaggiarsi il collo
-Quindi è lui?
-è lui in che senso?
-è lui che ti tiene lontana da me. Scommetto che prova qualcosa nei tuoi confronti
-Impossibile! Secondo te il ragazzo più popolare e più ambito della scuola andrebbe dietro a me? Scherzi spero
-Senti Clara, non so perché non te ne rendi conto, ma tu sei bellissima. Perché non lo capisci? Credi che non noti come la gente ti fissa quando entri in una stanza, o come i ragazzi facciano di tutto per catturare la tua attenzione? Tu sei perfetta, e solo degli stupidi non lo capirebbero e Kevin non è stupido – disse dandomi le spalle andando in cucina. Gli corsi dietro e abbracciai le sue muscolose spalle
-Devi avere fiducia in me capito? So che per te lui è solo una minaccia, ma io voglio te, e non lascerò che una persona ci separi
-Lo prometti?
-Lo prometto – e ci baciammo. Come mi erano mancate quelle labbra. I suoi baci erano la mia droga, il suo respiro il mio ossigeno e il suo corpo premuto nel mio era la mia vita. Al diavolo il ragazzo più popolare della scuola, io avevo già trovato la persona giusta per me.
ANGOLO AUTRICE
Hola!!! Mi scuso per i mesi in cui non ho più pubblicato niente, in molte mi avranno mandato a quel paese in tutte le lingue del mondo, ma prometto che andrò avanti J

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Capitolo 15
*** Che mi succede? ***


Passarono le settimane. Con Alessandro andava alla grande, e mi aveva fatto capire che 44 chili non era il peso giusto per una ragazza alta 1,70. A recitazione avevo baciato Kevin per le prove, ma non era successo niente di che. Gli avevo detto che avevo un fidanzato e che era geloso, e sebbene mi era sembrato che ci fosse rimasto un po’ male, mi ha assecondato dicendo no ai giri in moto, ma sì nei giri a scuola. Oggi ero rimasta a casa da scuola. Stavo malissimo, ho vomitato per tutto il giorno, credo di aver fatto indigestione su qualcosa. 
-Vuoi dell’acqua tesoro?
-No grazie mamma, non mi sento di mettere niente in bocca, ho paura di vomitarla
-Capisco tesoro, comunque se vuoi è qua. Che brutta indigestione
-Già, ma non capisco di cosa. A 14 anni ricordo che ero stata male per tre giorni perché avevo fatto indigestione di tramezzini, ma ieri non ho esagerato con niente
-Avrai preso freddo
-Si, può essere
-Io vado a lavoro, ciao tesoro
-Ciao mamma – da sotto le coperte tirai fuori il telecomando e mi guardai Little Pretty Liars, poi Cucine da incubo USA, e un po’ di Geordie Shore. Ad un certo punto il mio telefonò squillò
-Pronto?
-Ciao piccola. Come mai a casa?
-Indigestione
-Ah, brutta roba
-Già, è da stamattina che sono incollata al vater
-Ahahahah
-Cosa ridi insensibile? Io sono qua che patisco e tu a ridere
-Mi piace il modo in cui l’hai detto piccola, non ridevo di te
-Si si! Farò finta di crederci
-Vorrei tanto venirti a trovare
-Lo vorrei anch’io, ma i turni lavorativi dei miei genitori e di mia sorella non mi lasciano stare quasi mai da sola a casa
-Ok. Ora scusa ma devo scappare, ti amo e guarisci presto
-Grazie amore, ti amo anch'io
-Ciao piccola
-Ciao – riattaccai contro voglia e spensi il televisore. Volevo dormire. Mi svegliai due ore più tardi, era da tre ore più o meno che non vomitavo, e mi sembrava un miracolo. Il giorno dopo rimasi a casa perché avevo avuto ancora qualche attacco di vomito, mentre il giorno seguente stavo molto meglio. Mi sembrava strano perché ero stata male quattro giorni quando ho preso l’indigestione, e invece questa volta solo due. Ma meglio così. Quando tornai a scuola procedette tutto per il meglio, dovetti rimanerci però più del solito per le prove di teatro che avevo saltato
-Oh guarda chi si rivede! La nostra miss Sono-magrissima-Giulietta – disse Kevin abbracciandolo
-E qui abbiamo invece Mr Modesto-me-la-tiro-perché-posso-Romeo
-Touché – oggi erano le penultime prove, e non vedevo di fare quella benedetta recita solo per tornare a casa all'una e non quasi alle sei. 
- Ok ragazzi, pausa di cinque minuti, poi riprendiamo - finalmente la professoressa di letteratura ci lasciò un attimo in pace. è da un quarto d'ora che mi sento di nuovo male, e non vedo l'ora di andare in bagno visto che ho un fottuto mal di pancia. 
- Tesoro tutto bene? è da un'ora che sei in bagno e tra un minuto ricominciano le prove
- Scusa Gloria, ma mi sento di nuovo male
- Hai vomitato ancora?
- Si, non so che cazzo mi succede! Venti minuti fa stavo bene, e avevo solo un pò di mal di pancia
- Ok tranquilla cucciola. Io e Sofia adesso lo diciamo ai prof, tu rimani pure qui
- Grazie, vi voglio bene - non feci in tempo a sentire la porta chiudersi che rigurgitai ancora. Mi guardai allo specchio, sembravo uno zombie, uno zombie bruttissimo. Mi schiaffeggiai leggermente le guance per dargli colore e sistemai i capelli facendomi una coda, avevo una voglia matta di ritornare a casa. Sentii la porta del bagno aprirsi e vidi che era Alessandro
- Ale, cosa? - non feci in tempo a finire la domanda che vidi spuntare dietro di lui la prof di letteratura, che per fortuna sembrava non aver sentito
- Clara tutto bene? - chiese lui accarezzandomi la spalla per non andare troppo nell'occhio - Gloria e Sofia ci hanno detto che sei stata ancora male
- Già purtroppo, mi dispiace ma non me la sento di continuare le prove ora
- Tranquilla Clara, l'importante è che ora ti riposi, senti anche il dottore cosa dice. Devi essere in forma per la recita - disse la prof facendomi l'occhiolino - puoi chiamare casa se vuoi
- La ringrazio
- Aspetto io i suoi genitori Susanna, tu torna pure con i ragazzi
- Ok, allora guarisci presto Clara
- Grazie - appena la porta fu chiusa, Ale mi abbracciò forte
- Cosa sta succedendo alla mia piccolina, uhm?
- Non ne ho la più pallida idea
- Voglio che vai al più presto da un dottore, d'accordo? - annuii e ci baciammo, e mi tenne stretta per un pò finché decisi di chiamare mia mamma.
Oggi era il giorno libero del mio medico, così dovevo aspettare fino a domani mattina, e avevo davvero paura perché non so che malattia o virus potevo avere. L'unica cosa che mi consolava erano i miei amici e Alessandro, che mi ripetevano che tutto andava bene e che non avevo niente. Spero sia la verità. 

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Capitolo 16
*** Un bambino ***


La visita della dottoressa, mi ha solo fatto venire più ansia. Mi ha detto che si avevo qualcosa, ma che avrei risolto il mistero con l'ecografia, perché gli strumenti che aveva lei non bastavano. Intanto era da due giorni che non vomitavo più, ed è da un giorno che ho ricominciato scuola. Tra tre giorni ho l'ecografia, e inizio a pensare che tutti, anche se stanno cercando di consolarmi pensando positivo, hanno paura per me. Sto cercando però di non pensarci, l'ansia mi farebbe solo peggiorare. 
Era da 20 minuti che ero in macchina con mia mamma, e per tre volte consecutive mi ascoltavo Animals di Martin Garrix. Non era particolarmente adatta al momento, ma almeno mi rilassava. Non dovetti aspettare tanto dal mio arrivo, infatti dopo cinque minuti dall'accettazione ero già distesa sul lettino con la maglietta tirata su. Stavo tremando e mia mamma mi teneva la mano, non ero mai stata così spaventata in vita mia. 
-Allora, uhm... Clara! Vediamo cos'hai - il contatto del gel sulla mia pelle mi fece venire la pelle d'oca ma fu l'ultimo dei miei pensieri. Continuavo a guardare quello schermo, e mi maledissi per non capirci niente. 
- Oh ecco svelato il mistero - disse il dottore con un sorrisino sulla faccia. Ma mi prende per il culo?
- Sarebbe? - chiedemmo in coro io e mia mamma
- Clara, sei incinta. - Tre parole, tre semplici parole per mandare il mio mondo in frantumi. Non poteva essere vero, no, impossibile! Queste cose potrebbero capitare a tutte tranne che a me. No, non può essere vero. Guardai mia mamma, che era rimasta pietrificata.
- Ne è sicuro? - chiesi con un groppo alla gola
- Sicurissimo. E direi che aspetti un bambino da due mesi circa. So che non è l'affermazione che vorresti sentire al momento, ma è una fortuna. Dalla lettera del tuo medico potevamo aspettarci di tutto, anche un tumore, invece è una cosa positiva.
- Dio mio, santissimo beato! - riuscì solo a dire con le lacrime agli occhi. Mia mamma mi accarezzò dolcemente i capelli e le guance, ma sapevo che era delusa. E questo era forse quello che mi faceva più male, il fatto di deludere qualcuno di così importante per me. Con la segretaria programmammo la prossima visita e poi andammo in macchina dove riscoppiai a piangere
- Schhh tesoro, ce la faremo tranquilla
- Non so neanche come ho potuto essere così stupida, anche se non prendevo la pillola usavamo il preservativo
- è sempre meglio usare tutti e due
- Mi dispiace mamma, so che sei delusa
- Lo sono, è vero, ma ti aiuterò. Ma dimmi, chi è il padre?
- Preferisco parlarne con lui prima, scusami 
- Tranquilla, anche perché deve essere tra i primi a saperlo. Spero solo che tu l'abbia fatto con qualcuno che ami, e che ti ama
- Ci amiamo molto, ma ho comunque paura, questo bambino cambierà tutto
- Hai deciso di tenerlo?
- Penso di si. Trovo ingiusto che un essere vivente indifeso paghi con la vita un mio errore, quindi l'aborto è escluso. E non so se riuscirei a far adottare il mio bambino, mi sentirei uno schifo
- Ora non pensarci, parlane prima con il tuo ragazzo ok?
- Ok - arrivate a casa, chiesi a mia mamma di dare lei la notizia a tutti i famigliari. Io non ne avevo il coraggio e neanche la forza. Avrei dovuto avvertire anche le mie migliori amiche e i miei compagni oltre che il mio ragazzo, quindi dei famigliari poteva occuparsene anche mia mamma. 
- Pronto?
- Ciao Ale, sono io
- Amore, come stai? Cosa ti hanno detto?
- Ci possiamo vedere?
- Tesoro così mi preoccupi, dove sei ora?
- In camera mia, allora, ci possiamo vedere?
- Certo, io tra poco sono a casa. Ma così mi fai preoccupare, cosa ti hanno detto?
- Te ne parlo dopo, ciao - non gli diedi neanche il tempo di rispondere che riattaccai. Un' altra crisi di pianto era iniziata. Lessi i due messaggi che mi avevano inviato Gloria e Sofia. Anche loro mi hanno chiesto com'era andata, e io gli risposi che glielo avrei detto domani. Prima lo avrei fatto sapere a tutti, meglio sarebbe stato. Presi la mia borsa  e ci misi dentro il mio telefono e il mio IPhone. Dissi a mia mamma che sarei andata a parlare con il mio ragazzo e me ne andai fuori prima che mio papà o mia sorella mi facessero domande sul bambino. Durante il tragitto ascoltai solo musica da depressi, quella che di solito non ascolto mai perché preferisco il genere pop e quello da discoteca. Suonai il campanello, e appena il cancelletto fu aperto entrai. Alessandro mi accolse come al solito in divisa da tamarro, quell'uomo indossava 24 ore su 24 felpe e pantaloni da ginnastica firmati. Un giorno, decisi, gli avrei rubato quei pantaloni della Franckie Garage che mi piacciono tanto, e li avrei indossati. 
- Ehi piccola fatti abbracciare - lo abbracciai fortissimo, assaporando quest'ultimo momento, l'ultimo momento prima della dura verità - entra.  Ti prego ora dimmi cos'hai perché è tutta oggi che sono in pensiero per te, e la tua chiamata non mi ha rassicurato per niente. 
- Lo so, mi dispiace, ma.... è difficile anche per me credimi. Non so come dirtelo
- Hai qualcosa di rotto? Ti devono operare? Un virus ti ha disintegrato l'organismo? Cosa Clara, cosa? - sembrava arrabbiato, perché stava urlando, ma sapevo che in realtà era solo preoccupato. Così, senza tanti giri di parole glielo dissi
- Aspetto un bambino - fermo, immobile, pietrificato. Solo che a contrario di mia mamma, lui sembrava ferito, come se gli avessi detto che lo avevo tradito. Avevo paura di lui adesso, della sua reazione, del fatto che lo avrebbe voluto o no, del fatto che questa era l'ultima cosa che volesse. Per la prima volta, dopo la scoperta di mio figlio, avevo una paura matta del futuro. 
- Dici sul serio? - quasi balbettò, mentre io avevo gli occhi lucidi. Lui sospirò e si buttò di peso sul divano stropicciandosi i capelli. Quel suo atteggiamento mi rendeva triste, ma al tempo stesso mi metteva su i nervi. Non era lui quello incinto per la miseria!
- Che abbiamo combinato Clara?
- Sei arrabbiato?
- No - disse alzandosi e abbracciandomi forte - no, abbiamo solo sbagliato ma non è colpa tua. Mi dispiace così tanto
- Ho paura, non so che fare. Non so se adottarlo, se tenerlo. Ho paura del parto, di quello che saremo costretti a fare per il bambino. Ho paura perché il mio fidanzato, nonché padre del bambino, è il mio professore! Quando la gente lo scoprirà sarai denunciato, e non avrai più un lavoro. Non ce la faccio a sopportare tutto questo 
- Troveremo una soluzione vedrai. I tuoi lo sanno?
- Si, mia mamma era con me mentre facevo l'ecografia e poi lo ha detto al resto della famiglia. Non l'ha presa male ma è molto delusa e devo ancora dirle chi è il padre
- Ah, bel casino! A che mese sei?
- Il secondo, e l'aborto è escluso già te lo dico!
- Non ucciderei mai un bambino amore, stai tranquilla. Comunque abbiamo ancora un mese prima che si inizi a formare la pancia, sarà un mese difficile tesoro. Dobbiamo prendere d'anticipo le cose. Aspetterò alla fine della recita per trovare lavoro in un altro istituto, finché non sanno che il bambino è il mio potrò ancora lavorare, ed essendo in un'altra scuola nessuno sospetterà di niente. Che io sono il padre, lo potranno sapere solo i tuoi famigliari
- E le mie migliori amiche?
- Ok anche loro, ma assicurati che tengano il segreto. Se gli altri ti chiederanno chi è il padre, inventati una storia
- Ok
- E del bambino ce ne occuperemo noi - mi disse accarezzandomi la guancia e sorridendomi. Quel sorriso era riuscito a tranquillizzarmi in un modo assurdo, spero vada tutto per il meglio, secondo i piani 
- E ai miei cosa dirai?
- Gli dirò la verità, so che non l'accetteranno e si arrabbieranno, ma dobbiamo essere sinceri. Poi ho sempre voluto conoscere i miei suoceri
- Scemo - gli diedi un colpetto sul braccio e poi lo baciai 
- Avrò problemi con la scuola
- Lo so, ma ti darò una mano, non voglio che lasci la scuola come la maggior parte delle ragazze incinte - l'unica mia risposta fu un lungo sospiro. Non riuscivo ancora ad accettare la cosa, e le mie paura aumentavano sempre di più.


Giornoooo :) Miracolo dei miracoli, dopo un giorno ecco un nuovo capitolo, ma non vi ci abituate troppo eh ;) Allora notizia shock, Clara è incinta (bel problema). A dire il vero io adoro i bambini e non nascondo che mi piacerebbe averne uno adesso, ma so che avere un bambino a 16 anni è una cosa stupida, anche perché sono single. LOL. comunque spero vi piaccia anche questo capitolo e vedremo cosa Clara e Alessandro sceglieranno di fare.... Alla prossima :)

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Capitolo 17
*** Decisioni e paure ***


Appena mia mamma aprì la porta di casa, capii subito che l'uomo dietro di me era il padre del bambino, e credo avesse capito anche la nostra differenza d'età, eppure si limitò solo a presentarsi e a lasciarci entrare in casa. In salotto c'erano mia sorella e mio papà, sapevo che prima del mio arrivo stavano parlando di me
- Ehm... mamma, papà, Eli... lui è Alessandro. Il mio fidanzato, nonché padre del bambino
- Salve - disse lui amichevolmente. Si presentò ai miei, e raccontò tutto. Lo ammirai perché era sicuro di se, e trasmetteva fiducia. Credo che i miei ne siano rimasti impressionati
- Ed è inutile dire che aiuterò anch'io a mantenere la bambina, e Clara può rimanere a vivere da me. Ho una casa qui vicina e credo che visto che siete già in tanti, la mia casa sarebbe perfetta - i miei dissero che ci avrebbero pensato. Accompagnai Ale alla porta, dandogli un bacio. 

Paura del momento: cosa avrebbero detto le mie migliori amiche riguardo il bambino? Avevo paura che mi avrebbero abbandonato, che mi avrebbero guardato in modo diverso, e avevo paura che si arrabbiassero perché gli avevo nascosto una relazione importante con il mio professore. Ma mentire già da adesso sarebbe la stata la cosa più stupida e sbagliata. E se dopo averglielo detto mi lascerebbero sola? Vorrebbe dire che non sono importante per loro. 
- Persy eccoti! Finalmente, vogliamo sapere che ti è successo - mi dissero entrambe abbracciandomi forte
- Ve lo dico a ricreazione, perché è lunga la storia. Molto probabilmente vi arrabbierete con me
- In che senso? - non feci in tempo a rispondere che vedemmo già la prof di matematica entrare. Fu l'unica ora di scuola in tutta la mia vita, in cui non dissi una parola. La mia compagna di banco s'insospettì, perché da quando avevamo cambiato compagni di banco, lei non ha fatto che ridere per tutte le ore grazie al mio sarcasmo. Ammetto di non amare molto la scuola, e neanche i professori. Scusa Ale, ma tranquillo tu sei escluso. 
- Persy, sicura di stare bene? Non hai detto una parola per tutta l'ora. Che per giunta era l'ora di matematica!!!!! Un demone ti ha impossessato? Ti hanno fatto un prelievo del sangue e sei quasi morta? Non mangi da più di 2 ore? Ti prego dimmelo perché mi fai paura in questo momento
- Ahahaha tranquilla Francesca, sto bene. So che non sembra, ma è così. Stavo solo pensando
- Ahn. I tuoi soliti film mentali che scema!
- Già - purtroppo però non erano i film mentali che mi facevo di solito, perché stavo pensando realmente al mio futuro e a come le ragazze potrebbero prenderla. Voglio arrivare alla ricreazione, non ne posso più. Alla seconda ora c'era italiano. Certo che quel prof è un figo della madonna, ci farei un pensierino. Oh ma aspetta, è il mio ragazzo muahahahaha! La fortuna a volte gira nel modo giusto. Notai che era un bravo attore, al contrario di me lui riusciva a nascondere tutti i suoi problemi, infatti era solare come al solito. Ma come diamine faceva. Io sono qua che sudo per la paura e l'angoscia e quello è lì tranquillo a spiegare come la letteratura sia cambiata da un secolo all'altro. Oggi avevo anche l'ultima prova di teatro, bello schifo! E domani la recita vera e propria, bello schifo ancora di più. Peccato che Giulietta non fosse incinta, sarei entrata ancora di più nel personaggio. 
- Ok, qui non ci dovrebbe sentire nessuno
- Siamo dentro la nostra classe nell'ora di ricreazione, non è un seminterrato nascosto
- Ok scusate se non ho trovato una grotta nella parte opposta del mondo, la prossima volta rimedierò!
- Ehi calmina nanerottola. Che dovevi dire alle tue super-fantastiche-fuori di testa-migliori amiche?
- Le cose sono due. E non vi faranno piacere
- Siamo tue amiche Clara, cercheremo di capire
- Ok, iniziamo con la prima, la meno shock
- Spara
- Ecco, è da un pò di mesi che ho una relazione importante con qualcuno. Non ve l'ho detto prima perché lui aveva paura che si spargesse la voce perché vedete, quella persona è il prof Di Pietro
- Il nostro professore di italiano e storia? - chiese Sofia quasi balbettando
- Si
- E in che modo questa notizia sarebbe la meno shock? - chiese Gloria con gli occhi spalancati
- Perché..... sono rimasta incinta di lui
- Oh mio dio!
- Ho bisogno d'aria, e ci sono 5 gradi fuori!
- Lo so, mi dispiace! So che siete arrabbiate e deluse da me, ma niente di tutto questo era previsto. Ve lo volevo dire ma Alessandro continuava a dirmi di aspettare e non ho comunque nessuna scusante
- E quand'è che hai scoperto del bambino? - chiese Gloria abbastanza infuriata
- Ieri. E ho voluto dirvelo subito, non potevo nascondervi anche questo. Mi dispiace davvero
- Del bambino non so che dirti, da una parte mi dispiace perché è un bel pasticcio. Per il fatto che hai una relazione con il nostro prof, ovvio che siamo arrabbiate, ma io ti rimarrò sempre vicino - disse Sofia abbracciandomi, mentre Gloria guardava a terra ancora seria
- Gloria? - chiese Sofia
- Nel gruppo delle pazzoidi, come sempre - disse, formando così un abbraccio di gruppo. Mi vennero le lacrime agli occhi
- Grazie ragazze, vi voglio bene
- Anche noi! Ovvio che saremo noi le baby sitter del bambino
- Si, e io faccio la sua madrina
- No, io sarò la sua madrina!
- No, io! - le guardai litigare e ebbi un tuffo al cuore. Avevo una famiglia, degli amici e un fidanzato perfetto. Ma questo era solo l'inizio purtroppo. 

Ero arrivata alle prove qualche minuto in anticipo e stavo guardando il muro visto che non c'era nessuno, quando ad un tratto
- Psssss - mi voltai, era Kevin - Persy vieni qui - era nascosto dietro la porta del bagno dei ragazzi e lo raggiunsi - vieni dentro!
- Ma è il bagno dei ragazzi!
- Non importa, tu entra e basta tanto non c'è nessuno - mi portò dentro con la forza e vidi che aveva un sacchetto di carta in mano
- Che hai li? - ero abbastanza preoccupata
- Ok, so che all'inizio sembrerà una cosa assurda, ma ho pensato ai problemi di salute che hai avuto in questi mesi.
- E?
- E sono arrivato a una probabile soluzione.
- Che sarebbe? - tirò fuori dal sacchetto una scatola. Ci misi pochi secondi a capire cos'era
- Un test di gravidanza?
- Lo so, è stupido. Ma hai il ragazzo, e penso che voi facciate sesso
- No, ma dai?!
- E quindi ho pensato: vomito, mal di testa, stanchezza.... cazzo questa è incinta. Secondo me devi fare il test
- Non c'e ne è il bisogno Kevin
- E perché no?! Dai spiegamelo - sospirai
- Perché proprio ieri ho scoperto di essere incinta
- Oh.... Wow, mi ero aspettato lunghi momenti di attesa aspettando un risultato, ma non una cosa del genere. 
- Mi dispiace
- Ti dispiace? A me dovrebbe dispiacere per te. Vieni qui - ci abbracciammo forte, quel ragazzo era un tesoro - andrà bene, vedrai. Se vuoi ti regalerò scorte e scorte di pannolini
- Ahahahaha grazie, ma ho ancora tanta paura di quel che succederà
- è comprensibile. I tuoi e il tuo ragazzo lo sanno?
- Si
- E come l'hanno presa?
- I miei genitori e mia sorella mi hanno detto che sono rimasti un pò delusi da me, ma che mi aiuteranno. Il mio ragazzo l'ha presa bene, mi aiuterà a mantenerlo e andrò a vivere da lui
- Bene insomma, ti poteva andare peggio
- Già, ma so che i problemi saranno peggiori con il passare del tempo
- Credo anch'io, ma almeno hai delle persone che ti rimarranno accanto
- Lo spero davvero

- Bene, la recita è andata molto meglio del previsto
- Si, e cosa più importante è finita! Quindi niente più prove, niente più imparare a memoria, solo divano e TV!
- E tanto tempo sui libri di storia e letteratura
- Sicuramente guarda! Ahhahahahah
- Non sei un'amante della scuola vero?
- Sei perspicace lo sai?
- Lo so. E si che a te piace leggere
- Appunto: leggere, non studiare
- Oh mi scusi tanto Miss Clara Persia se le ho fatto aprire ogni tanto i libri di storia
- Eh già, per sta volta ti perdono. Ma che non si ripeti più
- Ahahahah scema
- è per questo che mi ami o sbaglio?
- Anche - disse portandosi una mia mano alla bocca per baciarla, mentre con l'altra guidava
- Ehi, pensa a guidare che sennò facciamo un incidente
- Scusami tanto. Da quand'è che ti preoccupa tanto come guido?
- Da quando ho un bambino su questa pancia
- Sai, inizia a rendermi davvero felice questo fatto
- Il fatto che diventerai papà?
- Proprio quello. Papà, mi piace
- Sono contenta, perché te lo sentirai dire per tutta la vita
- Già - vidi i suoi occhi illuminarsi, cosa che mi fece sorridere. Dio quanto lo amavo! Era perfetto.

- Quindi direi che l'adozione e l'aborto non sono più delle opzioni?!
- Esatto, ma già da un pò
- Evvai! Bene, meno uno. Ora.... problema scuola, la più importante a mio parere
- Uff, bel problema davvero. Non mi piace studiare, ma non lascerei mai la scuola. Sarebbe stupido, non avrei più un futuro. Almeno un diploma ce lo devo avere
- Brava, almeno queste cose le capisci. Certo dirlo è una cosa, ma bisogna anche vedere come andranno le cose
- Esatto
- Quindi il problema scuola rimandato. Ora, i tuoi cos'hanno detto riguardo al trasferirti da me?
- Sei fortunato che fai fatto una buona impressione, hai detto le cose giuste. Però ci devono ancora pensare
- Mi piacerebbe davvero tanto se tu venissi a vivere da me
- Ale mi sentirei di troppo. Mantenere altre due persone non è uno scherzo, e io non posso ancora lavorare. Non sai quanto mi da fastidio il fatto di non essere libera, ora non posso più fare ciò che voglio e devo essere mantenuta da altre persone. Quindi non voglio essere di peso anche a te
- Ma non saresti di peso, poi possiamo chiedere una mano ai miei. 
- Non lo so, davvero. Verrei volentieri a vivere con te ma rischieremo soltanto di farci scoprire
- Vedremo in avanti allora
- Si, però mi da fastidio il fatto di rimandare tutto, è così brutto non sapere cosa ti riserva il futuro. Ah, e cosa ti hanno detto a scuola per il licenziamento?
- Niente di che, mi posso trasferire. C'è una scuola a pochi chilometri dove mi hanno già assicurato il posto di lavoro
- Almeno una cosa positiva, alleluia! 


Ciao a tutti, spero che anche questo capitolo sia piaciuto. Ho deciso di fare una cosa diversa dal solito, ovvero un sondaggio :) Ognuna di voi potrà scrivere nella propria recensione il sesso e il nome che preferirebbe del bambino, no gemelli, sarebbe troppo complicato per la povera Clara XD Potete scrivere anche due nomi,ma non di più altrimenti vado in tilt :) I due nomi possono anche essere di un maschio e di una femmina. A presto :)

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Capitolo 18
*** Nicolas ***


Erano passati due mesi. Il pancione era cresciuto, e lo si poteva vedere tranquillamente anche se indossavo in giubbotto. Ale adesso lavorava in una scuola privata, ma i miei genitori non vogliono che io mi trasferisca da lui, e penso abbiano ragione. Il sesso del bambino? è un maschio e abbiamo deciso di chiamarlo Nicolas. Mi piace come nome e piace a tutti, quindi è perfetto. Con la scuola vado abbastanza bene, di merda come al solito insomma. Kevi vuole essere il padrino di Nicolas, gli ho detto che è fuori di testa
-Tu sei fuori di testa!
-Ma perchè dai?! Amo i bambini e sono responsabile
-Kevin Nick! Non sparare cazzate. Già che ci sono li affido a un cane
-Inizi ad offendermi sai?
-Scusa è che... cioè dai! Tu un padrino?
-Si, dai ti prego
-Non lo so
-Daiiiii! Da piccolo ho giocato anche con cicciobello una volta
-Oh, allora sei un esperto! Senti, so che ti piacciono i bambini ma devi essere anche maggiorenne e sia io che tu avremo 17 anni alla sua nascita
-A questo non avevo pensato
-Vedila così, devo ancora scegliere qualcuno. 
-Ok comunque se hai bisogno ci sono
-Grazie Kevin
-Fammi salutare il bambino. Ciao Nicolas - disse accarezzandomi la pancia. Lo faceva sempre, e lo trovavo dolcissimo
-Sai come padrino non ti ci vedo, ma come padre sì
-Lo so lo so. Ammettilo che vorresti che il padre del bambino fossi io invece che quel professore del cazzo
-Ora non esagerare! Stammi bene comunque
-Anche tu, ciao!
-Ciao! - già, avevo detto a Kevin chi era il padre biologico, bhè tanto prima o poi lo avrebbe scoperto comunque. Era dolce con me quel ragazzo, avrei giurato che fosse il classico troione che quelle come me le evitava e basta e invece. Oppure ho fatto la figura della troia rimanendo incinta, anche questo plausibile. Nella mia scuola, solo la prima settimana mi sentivo gli occhi puntati addosso, per fortuna però che adesso nessuno mi guarda più. Credo che comunque in tanti si siano chiesti chi era il padre, così ho chiesto a Kenin, a Sofia e a Gloria di mettere in giro diverse voci. Con il passare del tempo, ho capito anche che Nicolas non potrà avere il cognome del padre perchè Alessandro rischierebbe il carcere, quindi il padre rimarrà sconosciuto anche dalla legge, e questo rattrista soprattutto Ale. Non è giusto, ma non trovo altre soluzioni.

Ciaoooo :) Questo capitolo è corto, lo so, ma sappiate che è il penultimo :) Infatti al più presto pubblicherò l'epicolo di questa storiella. Baci :)

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


Dopo 3 anni


Sono passati 3 anni da quando Nicolas è nato. Io e Alessandro eravamo felici, o almeno, lui faceva finta di esserlo. Dopo neanche 3 mesi se ne è andato, non so perché, ma penso per paura. Forse non era pronto per fare il padre come credeva, e quando se ne è andato non ha lasciato ne una lettera, ne soldi, ne niente. è stato come ricevere una pugnalata alle spalle. Lo amavo. Fatto sta che il primo anno è stato difficile senza di lui. Dovevo badare a nostro figlio da sola, dopo alcuni mesi ho dovuto anche abbandonare la scuola, e ancora adesso non ho un'istruzione. Da due anni lavoro in un fast food e prendo €750 al mese. Cerco di risparmiare più che posso, perché non voglio fare mancare niente al mio bambino, e a volte tocca a me rinunciare, ma farei questo e altro per lui. è il bambino più dolce di questo pianeta, mi vuole bene, capisce che quello che faccio lo faccio per lui, e ogni sera quando torno a casa dal lavoro, mi corre incontro e mi dice: mi sei mancata mamma. Me lo dice ogni sera, ma non ha mai perso il suo significato per me. Sono la sua mamma e lui il mio bambino. Per fortuna i miei genitori e i miei amici mi sono ancora vicini, non mi hanno mai abbandonata. E Kevin... bhè non l'avrei mai detto ma è il mio fidanzato da due anni. Mi è sempre stato vicino prima e dopo la scomparsa di Ale. è sempre stato vicino a Nicolas e lui lo adora, quando li vedevo giocare o dormire insieme, mi si riempivano gli occhi di lacrime. Credo mi abbia amata dalla prima volta che ci siamo parlati, e sono felice con lui. Stiamo progettando di andare a vivere insieme noi tre da soli, in una casa più grande. Kevin lavora con suo padre ora, e guadagna abbastanza soldi. In più i suoi genitori non hanno mai ostacolato la nostra relazione, il che è un punto a mio favore. Voglio solo iniziare la mia vita da questo momento, mentre guardo la neve scendere dalla finestra, mentre Nicolas sta guardando la Tv e mentre Kevin si sta riposando nel divano. Loro sono la mia famiglia.

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