A Brave New World

di Cabiria Minerva
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. ***
Capitolo 2: *** II. ***
Capitolo 3: *** III. ***



Capitolo 1
*** I. ***


I.

Luce.

Luce. Mh...

Luce che filtra attraverso le palpebre chiuse e che accarezza la pelle.

Fa caldo... Luce... Oh cristo santo, luce! Angel spalancò gli occhi e le sue narici si dilatarono nel sentire odore di carne bruciacchiata. Con un movimento rapido l'uomo si levò in piedi e si allontanò dalla chiazza di luce solare che filtrava dalle macerie. Osservò brevemente la bruciatura sulla mano sinistra cercando di ignorare la delusione – ancora una volta, la delusione; malgrado si fosse ripetuto migliaia di volte che le antiche profezie non avevano nessun valore la delusione era bruciante. Era ancora un vampiro; non sarebbe mai tornato ad essere un uomo.

«Finalmente la bella addormentata ha deciso di svegliarsi» una voce sardonica attirò la sua attenzione . «Temevo quasi di dover obbligare la puffa a baciarti.» Spike sogghignò, indicando con un cenno del capo una ragazza dalla pelle e dai capelli azzurri.

Illyria, sentendosi chiamata in causa, inclinò la testa con un'espressione di distaccata curiosità. «Cos'è una puffa?» I suoi grandi occhi inquisitori si spostarono su Angel, che ancora non aveva aperto bocca.

Il vampiro non rispose e lasciò vagare lo sguardo, chiedendosi se fosse rimasto qualcosa, oltre alle macerie, di Los Angeles. La città degli angeli, la chiamavano. Sentì una fitta al cuore. La sua città, distrutta, forse rasa al suolo; non ricordava con precisione tutti gli avvenimenti di quell'incredibile battaglia, ma era abbastanza sicuro che il drago – che erano riusciti ad uccidere solo dopo due giorni di estenuante lotta – avesse causato, da solo, più danni dell'orda di vampiri e demoni vari che avevano dovuto affrontare. Per la prima volta da quella che gli sembrava un'eternità, dalla bocca di Angel uscirono parole – parole vere, non insulti, urla, grida di incoraggiamento o di dolore: «Dov'è Gunn?»

Spike alzò un sopracciglio e lo fissò intensamente. «Gunn è morto nel mezzo della battaglia. Non ti ricordi?» Si alzò dal blocco di cemento sul quale era seduto e, cercando di sembrare insensibile alla notizia che aveva dato, si scrollò di dosso alcuni residui di polvere. Fece alcuni passi verso Angel ma non riuscì ad offrirgli il ghigno che avrebbe voluto indossare in quel momento, il ghigno che avrebbe sottolineato quanto le morti di esseri umani lo lasciassero indifferente o, al massimo, lo deliziassero. Si bloccò a poco più di un metro dall'altro vampiro e si passò una mano tra i capelli, lasciandosi sfuggire un sospiro scorato. «Sono morti tutti.» Le sue labbra si contrassero in una smorfia di dolore e di rabbia.

«Il vampiro dice il vero,» confermò Illyria, «sono morti tutti.» Un'ombra le attraversò il volto. Che stesse forse pensando a Wesley? «In effetti, trovo sia stupefacente il fatto che due vampiri siano riusciti a sopravvivere a una battaglia simile.» Le sue mani, muovendosi nell'aria, accarezzavano qualcosa di invisibile agli occhi di tutti, fuorché ai suoi. «Siete così fragili, poco più che esseri umani... Eppure siete sopravvissuti.»

«Non dirlo con troppo entusiasmo: potrei quasi pensare che tu sia felice di non doverci portar via in un sacchettino.»

«Felice?» Illyria puntò lo sguardo dritto in quello di Spike, che le borbottò di lasciar perdere.

«Tutti morti...» mormorò Angel. Se il suo cuore avesse ancora potuto battere, sicuramente l'avrebbe sentito mancare dei battiti, raggelarsi, dilaniarsi. Erano tutti morti. Doyle. Cordelia. Wes. Fred. Gunn. Tutti.

Era per questo che si erano battuti fino allo stremo? Per un mondo dove sarebbero rimasti soli, privati di quelle poche persone che potevano chiamare famiglia? Famiglia... «Connor!» esclamò, ricordando di aver detto a suo figlio di andare a cercare la sua famiglia. Connor era più forte anche di lui, doveva essere sopravvissuto. Era inconcepibile pensare che suo figlio, che era sopravvissuto a una dimensione infernale e a un ritorno sulla Terra decisamente rude, potesse essere morto.

«Connor?» Spike lo guardò con aria interrogativa, prima di ricordarsi il riassunto che lo stesso Angel aveva fatto all'intera banda solo pochi mesi prima. «Ah sì, il marmocchio che voleva distruggere il mondo, quello per cui hai venduto l'anima – ironico, non è vero? – al tuo grande nemico affinché potesse ricordarsi di aver vissuto una vita normale

«Connor, mio figlio.» lo corresse. «Sono sicuro che è ancora vivo.»

«E, naturalmente, hai intenzione di trovarlo.» Spike alzò gli occhi al cielo.

«È mio figlio!»

«Sì, sì, ho capito.» Si diede un'occhiata in giro. «Però ti dispiace se rimandiamo la spedizione di ricerca? Credo sarebbe meglio trovare un'uscita sicura da questo posto.» I raggi che filtravano dai buchi tra le macerie si erano fatti più intensi. «A meno che tu non voglia esser disperso nel vento per ritrovarlo più in fretta...» aggiunse nel vedere l'altro vampiro indeciso.

Angel annuì – gli seccava dar ragione a quell'insopportabile spina nel fianco, ma in quel momento non avrebbe potuto fare altrimenti.


 

* * *


 

Impiegarono più di un'ora per trovare un passaggio che desse sulle fogne, e altrettanto tempo fu impiegato per raggiungere la sede della Wolfram&Hart.

Quando finalmente arrivarono nell'atrio, i tre furono sorpresi nel vedere i detriti ed i cadaveri quasi completamente svaniti, i muri ricostruiti e gli impiegati già al lavoro.

«Devo ammettere che trovo tutto ciò estremamente inquietante» sussurrò Spike ad un Angel allibito, che gli rispose con un lieve cenno del capo. Illyria, dal canto suo, si guardava attorno persa nei suoi pensieri – spesso Angel si chiedeva che cosa ci fosse nel mondo mentale dell'Immortale, ma solo Wesley sembrava averci capito qualcosa.

Camminarono in silenzio fino all'ufficio di Angel, rispondendo con brevi cenni del capo ai saluti dei dipendenti e delle segretarie. Non appena la porta si chiuse dietro le loro schiene, Spike si lasciò cadere sul divano, pentendosi di non esser passato in un negozio di liquori prima di raggiungere quel posto. «Pensavo fossero tutti morti.» Si mosse un po' per sistemarsi sui morbidi cuscini. «E con tutti intendo proprio tutti, compresa quella piccola bambina malefica dell'ultimo piano.» Alzò un dito verso l'alto per sottolineare le proprie parole, ma Angel, la testa appoggiata al piano della scrivania, non lo vide.

«Lo pensavo anch'io» mormorò il vampiro, le labbra che sfioravano l'ebano. Ci vuole un piano... Qualcosa da fare... Qualcosa... Volse appena il volto, lo sguardo che leggeva le lancette di un piccolo orologio appeso ad una parete. «Dobbiamo fare qualcosa.»

L'Immortale, sedutasi accanto a Spike, aggrottò la fronte. «Cos'altro potresti fare, vampiro? La battaglia che abbiamo combattuto ha modificato il vostro mondo, e con esso è stato modificato anche il vostro ruolo.»

«Ma ce l'abbiamo un traduttore per questa?» borbottò Spike sprofondando ulteriormente nel divano. Eppure, malgrado le sue parole, anche lui sentiva che qualcosa era cambiato. Forse Illyria aveva ragione; forse non c'era più bisogno di loro.

Ignorando Spike, Angel alzò la testa per raggiungere lo sguardo di Illyria. «Non lo so. Ma so che dobbiamo fare qualcosa.»

«Concordo.» Una voce li raggiunse dalla camera di Angel. «Ma cosa?»

 



Dopo tante promesse.. Ecco finalmente la long che mi frullava in testa da un po'!
Avviso che - avendo già altre due long (qui e qui) e una raccolta in corso nei fandom di HP e Thor - gli aggiornamenti potrebbero (beh, diciamo che lo saranno quasi di sicuro) essere poco regolari. Mi scuso sin d'ora e spero che sarete comprensivi :)

Bene, detto questo... Spero che questo primo capitolo vi abbia intrigati (se, per caso, voleste anche lasciare una recensione sappiate che non mi offenderò!) e che decidiate quindi di dare una chance a questa mia long! :) Inoltre, per chi ancora non mi conoscesse, questa è la mia pagina Facebook, dove annuncio gli aggiornamenti e, di tanto in tanto, parlo a vanvera ;)

A presto,
Cabiria Minerva

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Capitolo 2
*** II. ***


II.


 

«Connor!» Angel scattò in piedi e, se il suo cuore avesse potuto battere, in quel momento avrebbe battuto qualsiasi record di velocità. Suo figlio era vivo!

Fece qualche passo in direzione del ragazzo, solo per bloccarsi, indeciso. Avrebbe voluto abbracciarlo, assicurarsi che stesse bene, ma non sapeva come avrebbe reagito, quindi – a malincuore – lasciò perdere.

«Come mai il marmocchio pascolava tranquillamente nella tua camera, mentre io ho sempre rischiato di ritrovarmi con un paletto dritto nel cuore ogni volta che, per sbaglio, mi son ritrovato anche solo accanto alla porta?»

«Tu stoni con l'arredamento.»

«Senti, cucciolo, non parlavo con te, quindi–»

Il ghigno sul volto di Connor si contrasse in una smorfia. «Cucciolo?» Le sue mani arraffarono un'arma appesa al soffitto e i suoi piedi si mossero verso Spike talmente in fretta che il vampiro quasi non si accorse di cosa fosse capitato finché una lama non gli sfiorò la sottile pelle del collo.

Allarmato, Angel si avvicinò incerto al figlio, appoggiandogli una mano sulla spalla destra. «Non intendeva offenderti.» Aumentò un poco la pressione, finché il ragazzo ritirò l'arma, sbuffando vistosamente. «Vero, Spike?» Volse gli scuri occhi verso l'altro vampiro che, nel frattempo, si era portato una mano alla gola, là dove pochi istanti prima il freddo metallo l'aveva accarezzato.

«Di certo non possiamo mettere in dubbio la tua paternità; questo marmocchio è permaloso quasi quanto te.»

Angel posò nuovamente lo sguardo sul figlio ed alzò un sopracciglio con fare pensoso. «Scherzavo, staccagli pure la testa.» disse, sollevando una protesta da Spike e ottenendo un sorriso malizioso da Connor. Dio, quanto gli era mancato...

«Molto divertente, davvero.» ringhiò Spike. «Ma pensavo fossimo sul punto di decidere cosa fare. Sai, per via di tutti i nostri amici morti, nel caso te ne fossi dimenticato...» Si alzò dal divano lisciando – pro forma – un lembo dell'impermeabile nero che non l'abbandonava mai. «Naturalmente, potrei essermi sbagliato. In tal caso, penso che andrò a cercare un bar non troppo distrutto nella speranza di trovare dello scotch. Chiamatemi pure quando l'allegra riunione famigliare sarà finita.» Fece qualche passo in direzione della porta, ma dovette presto fermarsi: Angel, gli occhi rivolti al cielo, l'aveva afferrato per il colletto della giacca.

«Dubito che in questi ultimi minuti saremmo riusciti a trovare una soluzione, quindi smettila di lamentarti e rimettiti seduto.»

«Ho dei diritti, sai?» Si sedette, imbronciato.

Ignorandolo, Angel gli voltò le spalle e si concentrò sul giovane in piedi davanti a sé, una mano ancora sul manico di legno dell'antica ascia con la quale aveva minacciato di decapitare Spike. Sorrise. «Sono contento di vedere che stai bene.» Che cosa gli dico? Lo abbraccio? E se non vuole? «E la tua... ehm... famiglia?» Disinvolto, bravo, così.

«Stanno bene. Sono andati da mia zia Sue nel Maryland. Lei ha una fattoria – o qualcosa del genere – e la battaglia non è arrivata fin lassù, quindi direi che sono al sicuro.»

«Bene.» Annuì distrattamente e, cercando altro da dire, si guardò attorno, improvvisamente affascinato da una statuetta africana rappresentante una dea della fertilità, i fianchi larghi e i seni allungati.

Connor lo salvò dall'imbarazzo ritornando all'argomento della discussione nella quale era intervenuto, apparendo all'improvviso. «Quindi, questa grande idea?»

Angel lo guardò in silenzio.

«Perché tu hai un'idea, un piano per risolvere questo dannato casino, vero?»

L'uomo resistette all'impulso di riprendere il figlio per il suo lessico e sospirò. «No. Non ho un'idea, né un piano. E purtroppo gli Oracoli sono morti, quindi anche volendo non potrei chiedere a loro...»

«Quindi... Los Angeles è stata praticamente rasa al suolo da un esercito di vampiri, demoni e, se non mi sbaglio, anche un paio di draghi, i tuoi amici sono quasi tutti morti – o tutti, dipende come consideri la donna in blu e il biondino – e tu non hai la minima idea su quello che dobbiamo fare per riportare tutto alla normalità?» Alzò un sopracciglio con fare critico. «Perfetto.»

«Non è così semplice, Connor.» Angel si lasciò cadere sul divano accanto a Spike. «Non sono nemmeno sicuro che si possa fare qualcosa.» Una fitta di dolore e rimpianto gli bruciò le vene. «Non è facile riportare in vita i morti.» Abbassò lo sguardo.

«Però è possibile.» intervenne Spike, attirando nuovamente gli occhi di tutti – persino quelli grandi e blu di Illyria – si di sé. «Beh, sì. Willow l'ha fatto con Buffy.» Alzò le spalle con noncuranza. «Io non c'ero, ma immagino che abbia fatto un po' del suo abracadabra, qualche spezia, due candele per far ambiente e puff!, Buffy era tornata.»

«Descrizione accurata del rito.» disse con sarcasmo Angel. «Mi ripeteresti per favore dove cade l'accento su abracadabra? Sai, non vorrei sbagliare la pronuncia.» ignorò la smorfia di Spike. «Scherzi a parte, io non credo che sia così facile come lo descrivi. Innanzitutto, non tutti possono tornare dall'aldilà. Credo che Willow abbia accennato al fatto che per morti normali – che cioè non involvono magia, demoni o cose simili – è praticamente impossibile porre rimedio. Lei ci ha provato: ha detto di aver invocato le sue divinità quando Tara è stata uccisa, ma non hanno potuto fare niente. Credo che non debba ricordarti come è andata a finire.» Lui e Spike si guardarono alcuni istanti in silenzio, poi l'altro vampiro fece un cenno d'assenso. «Quindi prima di tutto dovremmo capire se è realistica la possibilità di riportare indietro Gunn, Wes. Cordy.» Vide un guizzo sul volto di Connor ma decise di ignorare la risposta del proprio corpo, la rabbia nel ricordare quanto vicini erano stati suo figlio e Cordelia – o l'essere che si era spacciato per Cordelia. «E poi c'è un altro problema. Noi non potremmo celebrare il rito. Non ne abbiamo il potere. Ci vorrebbe una strega molto potente, e da quell'incidente Willow è molto restia a compiere magie.»

«Ci stai dicendo che non c'è nulla che possiamo fare?»

«Non ho detto questo, Connor. È solo... difficile.» Quasi come starti accanto e non poterti abbracciare. «Potremmo aver bisogno di Giles. Lui e i suoi libri potrebbero avere qualche risposta. O almeno qualche indizio, una traccia da seguire.» Guardò Spike che, senza aver bisogno d'altre parole, annuì e scattò in piedi.

«Ci penso io a rintracciarlo.»

«Grazie.» Angel spostò la propria attenzione su Illyria. «Immagino che tu non abbia i poteri per riportarli indietro, o per riportare noi a prima della battaglia, in modo da salvarli e cambiare il corso degli eventi, vero?»

«Non in questa forma.» Illyria inclinò leggermente il collo. «Il guscio è troppo debole.»

Guscio... Non aveva nominato Fred perché non voleva che Illyria pensasse – a ragione – che voleva riuscire anche a sbarazzarsi di lei e a far tornare Fred. Per questo le aveva chiesto se poteva tornare indietro nel tempo.

«Capisco... Allora magari puoi aiutare Spike a rintracciare Giles.» La donna sbatté le palpebre, guardandolo con vaga curiosità poi, senza dire una parola, seguì Spike fuori dall'ufficio.

«E noi?» La voce di Connor risuonò nel silenzio e, se il cuore di Angel avesse ancora funzionato, avrebbe saltato qualche battito.

«Noi cerchiamo di scoprire se è rimasto qualche libro in cui possiamo guardare.

«Oh, stupendo. Compiti extra.» Padre e figlio si guardarono, sghignazzando, ed uscirono dall'ufficio insieme.

 



Buondì! Spero che questo capitolo - appena sfornato (considerando che ero sotto la toppia, con il sole che mi riscaldava il collo, direi che è pure ancora tiepido ;) ) - vi sia piaciuto! Se avete critiche, commenti, domande, qualsiasi cosa... Sarò più che felice di leggerle e rispondervi :)

A presto
Cabiria Minerva


Mi trovate su facebook qui!

 

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Capitolo 3
*** III. ***


III.


 

«Interessante...» mormorò Connor prima di richiudere, con un tonfo, un vecchio libro rilegato in pelle – o almeno, in qualcosa che sembrava pelle. Forse persino di qualche demone, dall'odore.

«Hai trovato qualcosa?» Angel non alzò nemmeno gli occhi dal volumetto che stava consultando, ma gli scappò un sorriso nel sentire il figlio starnutire a causa della polvere che s'era innalzata dalle pagine.

«Beh, se con qualcosa intendi i quarantasei modi di scuoiare uno S–» Aggrottò la fronte e riaprì il libro, cercando la pagina che aveva appena letto. «Uno.. Skilosh.» Lo chiuse nuovamente. «Beh, in quel caso sì, ho trovato qualcosa.» Sconfortato, lasciò cadere il tomo sopra una montagnetta di volumi che si era andata a creare poco lontano dai suoi piedi, composta principalmente da testi in cui non aveva trovato nulla che potesse aiutarli o, quando era andata bene, in cui si accennava vagamente alla possibilità di migrare verso altre dimensioni nel caso in cui il mondo fosse stato distrutto. E, sinceramente, l'idea di tornare in una dimensione infernale non l'allettava più di quel tanto, né gli sembrava una buona soluzione al problema.

«Non ti abbattere.» gli disse Angel, le mani ora impegnate con un altro libro un po' più piccolo, la copertina blu consunta dal tempo. «È sempre così. Non sai quante volte abbiamo passato ore e ore sui libri, senza trovare nulla, e poi la soluzione è arrivata, all'improvviso, quando avevamo ormai perso le speranze.» Certo, se fossero riusciti a trovare Lorne avrebbero avuto un paio di occhi in più, ma... Lorne gli aveva detto chiaramente che non sarebbe più tornato, di non cercarlo nemmeno. Non voleva avere più niente a che fare con loro e, sinceramente, come biasimarlo?

«Stai cercando di dirmi che rimarremo qui a lungo?»

«Mhmh.» Certo, sarebbe stato più utile avere Weasley lì con loro, in quel momento. Sicuramente avrebbe iniziato a pensare, ad alta voce, a quel volume semi-sconosciuto che gli era capitato tra le mani sei o sette anni prima e in cui era sicuro di aver letto qualcosa a proposito... Scosse la testa come a volersi scrollar via di dosso quel pensiero. Weasley non c'era più, e se volevano avere anche solo una minima speranza di riportarlo indietro... Beh, l'autocommiserazione non era certo il modo per ottenerla.

Lanciò un'occhiata all'orologio appeso al muro, proprio dietro Connor. Le 22.13. Spike e Illyria – chissà come aveva affrontato un viaggio in aereo, per di più così lungo... – sarebbero atterrati a Londra in pochi minuti. Speriamo che Giles non opponga troppa resistenza... Io e Connor non andremo lontano con le nostre ricerche, di questo passo. Questa non è una semplice ricerca su un demone o una profezia o un apocalisse. Non sappiamo dove cercare. Non sappiamo nemmeno cosa cercare, accidenti! Buttò il libro per terra con veemenza, attirando su di sé lo sguardo del figlio. Non voleva demoralizzarlo, né confessare che, con l'avanzare delle ore e senza uno straccio di indizio sul da farsi, iniziava a pensare che forse... forse non c'erano indizi o soluzioni da trovare. Forse ciò che era stato doveva rimanere tale. Forse non c'era ritorno, e basta.

«Tutto a posto?» chiese con falsa noncuranza Connor senza staccare lo sguardo dall'immagine di un pugnale ingemmato.

«Sì...» Raccolse il volumetto e lo riaprì, sfogliandone le pagine controvoglia. «Mi è caduto.»

«Certo...» Il ragazzo chiuse il libro, tenendo il posto con un dito. «Pensi che non ci sia soluzione, vero?» Alzò lo sguardo sul padre. Occhi troppo seri per un ragazzino che aveva vissuto troppa crudeltà.

Angel provò il solito dolore, là dove una volta batteva il suo cuore, quella sensazione di essere colpevole, di non esser riuscito a proteggere suo figlio. Aveva permesso che venisse rapito, che crescesse in una dimensione infernale, che tentasse di distruggersi. Aveva permesso che scoprisse la verità, che ritrovasse le memorie che gli erano state portate via. E ora stava permettendo che vivesse ancora in quel mondo fatto di magia e demoni, di apocalissi e di sofferenza. Di assenze che pesavano più di quanto fosse umanamente sopportabile. «Non lo so.» Avrebbe voluto abbracciarlo, mentire, dirgli che sarebbe andato tutto a posto. «Penso che dovremmo cercare di rimanere coi piedi ben piantati per terra, senza lasciarci annebbiare dalla speranza.»

Connor annuì. «Sì, capisco.» Annuì con più convinzione.

Tornarono a lavorare in silenzio, ma Angel non riuscì a non pensare a quando, in un'altra vita, Cordelia gli aveva assicurato che Connor gli avrebbe voluto bene. A lui. Ad un vampiro. E in più sei pure tirchio! Ma non ha importanza... Sorrise nel sentire la sua voce tra i pensieri e lanciò un'occhiata discreta al figlio. Ci sarebbe voluto tempo... e molta fortuna, considerando com'era finita l'ultima volta. Certamente aveva avuto periodi migliori, però averlo lì, accanto a sé...

«Vedrai che troveranno questo Giles e che lui saprà aiutarci.» Connor ruppe nuovamente il silenzio tra di loro, e Angel poté percepire nella sua voce che quella frase non era che una scusa per dire qualcosa, e sperò che parlasse ancora. Anche del tempo. Di qualsiasi cosa. «E troveremo una soluzione, così potremo riportare indietro Weasley, e Gunn.» S'interruppe un istante. «E Cordelia.» Anche senza l'udito da vampiro avrebbe potuto capire che il dolore che provavano era lo stesso.

«Sì.» Gli sorrise e il silenzio calò ancora su di loro, solo per essere nuovamente infranto dalla voce tentennante di Connor.

«Scusa.»

«Come?» Penso di aver sentito male.

«Scusa.» ripeté il ragazzo con un po' più di sicurezza. «Ho combinato un casino.» Angel sapeva quanto fosse difficile dire quelle parole, quindi gli fece un cenno con la testa, sì, ho capito. Non c'era bisogno di dire altro. Non era stata colpa sua. Ah, se avesse potuto avere Holtz tra le mani gli avrebbe strappato il cuore molto, molto lentamente.

Connor annuì, voltandosi come a guardare l'orologio. Non erano mai stati così vicini. Uniti. «Mi dispiace. Mi dispiace sul serio.»

«Non è stata colpa tua. Sei stato ingannato, ed eri confuso.»

«Mh.» Ancora silenzio. Strano come qualcosa che in qualsiasi altra situazione avrebbe indicato imbarazzo ora sembrava quasi essere accolta con sollievo. «Ero serio, sai, quando ho detto che mio padre mi ha insegnato che bisogna fare tutto ciò che si può per proteggere la propria famiglia. È anche per questo che sono qui. Cioè... lo so che anche l'altra è la mia famiglia, anche se per finta. Ma tu sei mio padre. Cordelia avrebbe potuto essere...»

sua madre. Dio, come avrebbe potuto non perdonargli tutto?

«È anche colpa mia se non c'è più.» mormorò praticamente sulle spalle del padre, che lo aveva abbracciato con forza. Dio, quant'era bello averlo ancora tra le braccia! «Papà...» bisbigliò Connor dopo alcuni secondi, «potrebbe entrare qualcuno.»

«Oh, già.» Angel si schiarì la voce e si staccò dal figlio, tuttavia ben conscio del fatto che, in quei secondi, anche Connor si era goduto l'abbraccio.

Piccoli passi.

Tornò accanto al suo mucchio di libri, un sorriso velato sulle labbra. Sì, piccoli passi.

Improvvisamente si sentì animato da nuova speranza. Forse avrebbero potuto farcela. Forse avrebbero trovato una soluzione. Guardò il figlio, ancora un poco rosso sulle guance – malgrado tutto, era pur sempre un adolescente! – e per un istante gli sembrò che tutto andasse bene.


 

* * *


 

«È stupefacente. Veramente stupefacente...» Giles girò attorno ad Illyria, studiandola come se fosse un prezioso reperto archeologico. «Non avevo mai visto nulla di simile, prima d'ora...»

«Sì, sì, è stupenda.» gli fece eco un annoiato Spike. Per quanto non lo rallegrasse l'idea di tornare subito a Los Angels e trovarsi di nuovo in compagnia di Angel, sapeva bene che non c'era tempo da perdere. E poi gli dava un enorme fastidio tutto quell'interesse per l'Immortale; era come mancare di rispetto a Fred, dimenticata, nascosta dentro quella creatura che l'aveva annichilita. «Se acconsenti a tornare a Los Angeles e ad aiutarci giuro che puoi anche tenertela.» A meno che non riusciamo anche a far tornare indietro Fred... In quel caso non ci sarà più nulla da tenere di questa dannata Illyria, aggiunse tra sé e sé – la speranza di ritrovare Fred, così goffa e gentile, persino con lui, non si era mai attenuata.

Giles si sistemò gli occhiali sul naso, allontanandosi dall'oggetto dei suoi studi. «Temo non sia possibile.» A Spike sembrò incredibile che potesse usare un tono così neutro e pacato nel negare il proprio aiuto in una questione così delicata. «Ho molto lavoro da sbrigare, e comunque non credo sia appropriato che io...»

«Non cercare di prendermi in giro!» Spike socchiuse gli occhi, palesemente seccato dalla reticenza dell'uomo. «Non vuoi aiutare un vampiro, anzi, beh, due vampiri, e una specie di puffo demoniaco. Lo capisco.» Si avvicinò a Giles, le parole quasi sussurrate. «Ma non cercare di convincermi che i tuoi libri, la tua comoda poltrona e una tazza di tè siano più importanti di quello per cui ti chiediamo di aiutarci.» Lo guardò con disgusto – e poi avevano la faccia tosta di accusare lui di essere egoista! Almeno per qualche centinaio d'anni non aveva nemmeno avuto un'anima, Giles invece era solo... Beh, non sapeva cosa fosse, ma di sicuro aveva un'anima, quindi non c'erano scusanti. «Ma questo non riguarda me, né Angel e il suo marmocchio contro natura. È di Weasley che stai parlando. E Cordelia. Ti ricordi di loro, o tornare nella tua patria natale ti ha improvvisamente cancellato ogni ricordo delle persone che una volta consideravi amici?»

«Non pensare che la loro morte non mi addolori!» scattò Giles.

«Allora fai qualcosa, dannazione! Vieni con noi e aiutaci a trovare una dannata soluzione!» Sì, ora aveva un'anima, ma di certo non si sarebbe pentito di prendere a calci quel vecchio cocciuto. «E Willow. Potrebbe tornarci utile una strega potente.» Se ogni tentativo fallisse, potremmo almeno cercare di riportare in vita Cordelia... Forse la sua morte potrebbe essere considerata sovrannaturale. In fondo, il suo coma era mistico. Forse è abbastanza sovrannaturale da convincere quelle creature.

«Non posso farlo... Sovvertiremmo l'ordine naturale delle cose, e non sappiamo quali potrebbero essere le conseguenze.»

Giles, la voce della ragione... «Non c'è più un ordine naturale da sovvertire, a Los Angeles. Dov'eri quando ti raccontavo del nostro piccolo Apocalisse personale? Hai in mente? Draghi, orde di demoni e vampiri, il buio perenne...»

«I tuoi discorsi non stanno sortendo l'effetto desiderato, vampiro.» Illyria, che fino a quel momento li aveva osservati in silenzio, li guardò con quegli occhi grandi e freddi. «Perché non lo prendiamo e basta?»

Certo, sarebbe stata una buona idea ma... «Non possiamo semplicemente prendere una persona.» Spike sghignazzò al pensiero delle reazioni che avrebbero avuto, all'aeroporto, nel vederli arrivare con Giles sulle spalle. «E poi non ci aiuterebbe mai se non volesse farlo, nemmeno se lo torturassimo.» Fece un profondo respiro. «E quindi farò qualcosa che non sono solito fare, e che negherò se mai oserete dirlo a qualcuno.» Distolse lo sguardo da Illyria e si avvicinò ancora un poco a Giles. «Ti supplico.» Due parole. Due semplici parole, che tuttavia risuonarono così sincere da dipingere un'espressione allibita sul volto di Giles. «Almeno un tentativo. Se dopo aver visto Los Angeles, o ciò che ne resta, cambierai idea, o se scoprirai che effettivamente le conseguenze potrebbero essere disastrose... Potrai tornare indietro. Quando vorrai.»

Sì. No. Sì.

«Solo per aiutare nella ricerca.» Spike annuì. «E Willow... Non voglio che venga tirata in ballo.» Il vampiro aprì la bocca per replicare, ma Giles non gliene lasciò il tempo. «A meno che non sia più che necessario.»

«D'accordo.»

«E...»

«Cristo santo, cosa ancora?!» Forse l'idea di Illyria non era poi così malvagia...

«E, mentre preparo la valigia, metti quei libri» fece un cenno distratto con la mano, indicando uno scaffale della libreria alle spalle di Spike. «in una borsa. Senza rovinarli, grazie.» Sparì dietro ad una porta, lasciando che il vampiro borbottasse, inascoltato, le sue lamentele.

Beh, almeno l'ho convinto a venire a Los Angeles. Un passo alla volta.

 


Chi va piano va sano e va lontano...
Detti popolari a parte, chiedo scusa a chiunque seguisse questa ff. Non era mia intenzione abbandonarla per così tanti mesi, ma tra una cosa e l'altra il tempo è passato in fretta e il domani di 'domani inizio il nuovo capitolo' ha tardato ad arrivare.. Spero sarete comprensivi e non mi userete come bersaglio mobile ;)
Con questo le mie note si concludono (a meno che non vi interessi sapere che ho appena pubblicato anche una one-shot nel fandom Angel.. ;) ), perciò vi ringrazio di cuore per seguire questa lont e, naturalmente, non mi offenderò se vorrete lasciare un commento ;)

A presto,
Cabiria Minerva

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