Piccolo giglio

di Mrs_Depp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Promessa sposa ***
Capitolo 3: *** Incontro tra i gigli ***
Capitolo 4: *** Shopping ***
Capitolo 5: *** L'allenamento ***
Capitolo 6: *** Sotto un cielo pieno di stelle ***
Capitolo 7: *** L'ultima notte ***
Capitolo 8: *** Ricordi e spiacevoli novità ***
Capitolo 9: *** La fine ***
Capitolo 10: *** Andare avanti ***
Capitolo 11: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 12: *** Tra dolore e morte ***
Capitolo 13: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 14: *** Sentimenti ***
Capitolo 15: *** Il segreto di un viso ***
Capitolo 16: *** vita di coppia ***
Capitolo 17: *** Problemi da nobili ***
Capitolo 18: *** Gli errori del passato e le scelte del presente ***
Capitolo 19: *** Tra passato e futuro ***
Capitolo 20: *** Vendetta ***
Capitolo 21: *** Davanti a me, dentro di me ***
Capitolo 22: *** Dopo la missione ***
Capitolo 23: *** Due cervelli sono meglio di uno solo ***
Capitolo 24: *** Nella foresta ***
Capitolo 25: *** con l'anima piena di odio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao a tutti! Sono ancora io, Alice, con un nuovo obbrobrio da proporvi.
Questa volta si tratta di una FF ispirata al fantastico mondo di Naruto!
Voglio precisare che tutti i personaggi (tranne la protagonista inventata da me) appartengono al mangaka Masashi Kishimoto e che non voglio violare i diritti di nessuno.
Spero che apprezzerete questo piccolo lavoretto!! Ora vi lascio alla lettura!
Kisses…Alice (LaTerzaA)

PICCOLO GIGLIO
PROLOGO

Gigli. Intorno a me era pieno di gigli bianchi. Un momento sicuramente poco appropriato per vedermi circondata da fiori, tuttavia quella visione non mi era nuova. Accadeva sempre, ogni volta che sembrava avvicinarsi il momento della mia fine la mia mente mi catapultava in quella distesa candida e profumata di primavera. Già, primavera, la mia stagione preferita, forse il mio subconscio voleva rassicurarmi con quella visione serena e tranquilla, dirmi che sarebbe andato tutto bene e che non avrei sentito dolore.

Eppure mi svegliavo sempre da quei bellissimi sogni: vedevo il viso di un compagno che sorrideva felice per la mia salvezza, oppure mi ritrovavo sola su un letto dell’ospedale del villaggio.
Sapevo perché fossero proprio gigli: era un flashback, non avrei saputo dire se positivo o negativo, perché riguardava quella parte della mia vita in cui ero troppo ingenua per distinguere il bene dal male, in cui tendevo a fidarmi sempre di tutti e a vedere il bello in ogni persona; e lui era bello, così bello che anche la sua voce da sola ispirava fiducia. Era quello il mio ricordo: stavo immersa in una distesa di gigli bianchi e lui mi era arrivato alle spalle silenzioso come un’ombra, avevo sentito il suo respiro sul collo mentre con rispetto si era presentato.
Sorrisi tra me e me, se la mia vita si fosse fermata in quel momento avrei avuto la dipartita più bella di tutte, e forse era proprio per questo che rivedevo quella scena ogni volta che ero vicina alla morte, per andarmene felice e spensierata come ero stata allora. Si, forse questa era la volta buona, forse sarei morta davvero.
Le mie labbra sorridevano ancora quando qualcosa o qualcuno mi afferrò saldamente per la vita, trascinandomi via da quel prato incantevole. Ancora no, non era ora, c’erano ancora tante cose da fare, tante persone da conoscere, tante situazioni per cui gioire o soffrire.
Un po’ mi dispiaceva lasciare quel posto idilliaco, mi infondeva nel cuore una grande pace, tuttavia mi fidavo di quella stretta, di quel gancio possente che mi portava verso un destino sconosciuto, verso la vita.

 

ANGOLINO DELL’AUTRICE:

Eccomi qua! Allora vi è piaciuta questa piccola introduzione? (non hanno capito niente BAKA!!!! questa è Ary-chan che come al solito rompe -.-‘’)
Beh sta zitta tu che se mi lasci continuare forse la storia sorprenderà anche te!!
E dopo questo piccolo sclero con la mia vocina interiore
(ma che vocina e vocina! Io ho un corpo e anche dei capelli stupendi!! <- dettagli dettagli!!) direi che posso anche andare (a quel paese vero?? Hehehe! <- grrrrr basta scassaaaa!!), ma non prima di avervi avvisato: commentate commentate commentate, altrimenti scatenerò Arianna anche su di voi! (tu sei pazza! L’unica su cui mi scatenerò sei tu, visto che con questa FF stai rovinando tutti i personaggi di un bellissimo manga!! <- un giorno o l’altro vengo in quel di Bergamo e ti strangolo!!)
Kisses…Alice (LaTerzaA) 

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Capitolo 2
*** Promessa sposa ***


PROMESSA SPOSA

U…chi…ha. Sedici volumi di storia dei ninja aperti sul pavimento dell’immensa biblioteca, un modo un po’ maniacale di cercare informazioni sulla leggendaria famiglia dello Sharingan, ma ai tempi della mia fanciullezza tendevo a fidarmi di più delle cose inanimate che delle persone, in quel caso particolare facevo affidamento su enciclopedie e volumi di ogni sorta.
Non che non avessi provato a chiedere informazioni alla mia famiglia, ma i pareri sugli Uchiha erano contrastanti: c’era chi mi diceva che erano un clan misterioso, chi mi metteva in guardia e chi mi invidiava per i rapporti che avrei intrattenuto con loro.
Hiashi Hyuga era il più soddisfatto di tutti, mio padre era molto orgoglioso del modo in cui era riuscito a sistemare la sua figlia maggiore con un membro di una famiglia così illustre e dal passato tanto famoso, e mi aveva più volte rassicurato su quanto sarei stata felice con lui: -Mio piccolo giglio, non avresti potuto sperare in un destino migliore! La tua vita e il tuo onore sono in buone mani ora, vedrai mia cara, ti ho preparato un futuro degno di te-.
Mio padre era molto affettuoso nei confronti miei e di mia sorella Hinata, dopotutto, quando mia madre era morta dopo il secondo parto, lui si era ritrovato a fare da unico genitore a due femmine, una situazione non molto adatta al capo di un clan antico e rispettato come il nostro.
La cosa che più lo metteva a disagio era che ne’ io ne’ Hinata sembravamo portate per diventare grandi ninja: io avevo dovuto ripetere per due volte l’esame di selezione dei chunin e, nonostante i miei sedici anni, a differenza di tutti i miei compagni di corso non ero ancora jonin, dettaglio che non incoraggiava Sandaime Hokage ad affidarmi missioni importanti e che provocava a mio padre momenti di sfiducia e sconforto.
Il giudizio più pesante a cui era sottoposto a causa mia era quello della casata cadetta, i cui esponenti erano estremamente abili nelle tecniche ninja: addirittura mio cugino Neji, che aveva l’età di Hinata, era migliore di me con i kunai.
Per mio padre questo matrimonio mi avrebbe salvata dal disonore: sarei vissuta all’ombra del grande shinobi che sarebbe diventato mio marito e nessuno avrebbe fatto caso alla mia inettitudine.
A me non  interessava la gloria, sarei stata ben felice di sposare un uomo potente se questo avesse reso felice il mio amato padre, ma ad una condizione: il prescelto doveva amarmi e lasciarsi riamare da me, non volevo un giovanotto crudele o spesso assente. Avevo sognato parecchio il mio sposo, gli avevo attribuito innumerevoli caratteristiche positive, ma il suo volto mi era ancora sconosciuto, immerso nell’oscurità. Avrei dovuto aspettare altri quattro giorni per poter puntare una luce i quel buio, per vedere il suo viso. Ancora quattro giorni e avrei conosciuto quel giovane di cui mio padre tesseva le lodi, il figlio di Fugaku Uchiha, Itachi.
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Ehi gente…non ho visto molta partecipazione per il prologo, speravo in qualche recensione in più!
Beh forse era un po’ troppo corto e non diceva molto della storia. Vi posto il primo cappy, sperando che questa volta riscuota + successo.
Ringrazio la mia socia Kagome_ che come al solito mi sostiene (scassa fammi 1 po’ di pubblicità però!!) e aspetto speranzosa qualche vostra recensione.
Kisses…Alice 

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Capitolo 3
*** Incontro tra i gigli ***


INCONTRO TRA I GIGLI

Mi era sempre piaciuta quella panca di pietra all’ombra del grande ciliegio, era sulla destra del giardino, sul retro della grande casa, proprio in mezzo ad una distesa di splendidi gigli bianchi. Tutto intorno si stendevano aiuole di rose e viole del pensiero e nell’aria c’era profumo di polline e di vita.
Stavo seduta sulla panca con le mani strette in grembo e per distrarmi osservavo i riflessi che il sole, filtrato dai rami dell’albero, creava sulle pieghe del mio splendido kimono di seta bianca e azzurra. Era appartenuto a mia madre e mi sembrava quasi di sentire la sua presenza al mio fianco in quel momento così importante della mia vita.
Ero così tesa che sentivo ogni minimo rumore attorno a me, e fu così che mi accorsi del suoi passi sull’erba. Mio padre aveva accolto la famiglia Uchiha nel cortile anteriore, ma il giovane doveva essersi avviato da solo verso il giardino sul retro dove lo stavo aspettando; impaziente o sfacciato? Chissà…
Prima che potessi rendermene conto sentii il suo respiro sul collo e il mio cuore accelerò bruscamente.
-Ti agiti con poco, il tuo cuore sembra un colibrì- aveva una voce bassa e intonata, estremamente piacevole: -Tu sei la mia sposa non è così? In tal caso è bene che mi presenti, il mio nome è Itachi Uchiha.-
Era magnetico, non potei fare a meno di voltarmi, la curiosità di scoprire da dove venisse quella voce era fortissima.
Ero troppo timida per guardarlo direttamente in faccia e tenni gli occhi bassi, così la prima cosa che notai fu il modo in cui era vestito: portava un abito estremamente semplice, un completo scuro composto da pantaloni e giacca, i capelli lunghi, lisci e scuri erano legati sulla nuca e lasciavano liberi solo due ciuffi sul davanti; il mento era appuntito e le guance erano solcate dai segni profondi degli zigomi ai lati del naso diritto e altero.
-Sai, più in su ci sono gli occhi- mi disse con tono ironico, cosicché lo guardai diritto in faccia per capire se voleva prendermi in giro o semplicemente sollecitarmi. I suoi occhi erano scuri come la notte e sembravano nascondere un lago profondo di emozioni e sentimenti. Itachi trasse un respiro profondo, chinò la testa di lato e mi osservò per qualche istante senza parlare; arrossii violentemente per quel muto esame. Mi sentivo una bambina infagottata in un vestito da donna mentre quel giovane vestito semplicemente, ma che riusciva ad apparire comunque magnifico, mi fissava come a volermi scrutare l’anima.
Itachi si accorse del mio imbarazzo, si scusò e mi chiese se poteva farmi compagnia. Era così educato! Eppure non appariva in alcun modo costruito o formale, a quanto pareva era una sua dote di natura ed io non potei fare a meno di guardarlo di sottecchi, ammirata per tanta sicurezza e scioltezza.
Si sedette al mio fianco e disse: -Voi Hyuga siete tutti così riservati? Ho notato che anche la tua sorellina preferisce nascondersi piuttosto che farsi conoscere.-
Mi sentii lievemente attaccata da quel commento apparentemente innocuo: -Noi non amiamo esibirci, e ciò ci rende più efficaci quando è necessario sorprendere gli altri-
-Hai una bella voce. Dici sempre cose così profonde?- Con il complimento iniziale Itachi mi aveva colto impreparata, e di nuovo non capii se fosse serio o ironico. Decisi di chiederglielo: -Mi prendi in giro?-
Lui sorrise leggermente, un sorriso che mi lasciò senza fiato tanto stava bene su quel viso così enigmatico: -Si e no, mi piace testare le reazioni della gente alle mie parole, mi fa capire molto su di loro, una deformazione professionale temo, considerato che è molto utile al mio lavoro come ANBU.-
-E hai scoperto qualcosa su di me?- chiesi un po’ titubante, combattuta tra il desiderio di sapere cosa pensava di me e il timore di ciò che avrebbe detto.
-Per ora non molto, sai giocare bene le tue carte, e con la scusa della timidezza non mi fai leggere il tuo sguardo. Sei una ragazza più interessante del previsto.- Di nuovo quel senso di appagamento generato dai suoi complimenti: -Tu invece sei bravo a stregare le persone- dissi, e poi con un accenno di malinconia: -Devi avere un sacco di donne ai tuoi piedi-
-Nessuna di interessante come te-
-Lo dici a tutte immagino- La sua questa volta fu una risata vera e propria:
-Sarebbe inutile giurare, lascio questo calice al tuo giudizio, magari un giorno avrai fiducia in me.-
Avevo già completa fiducia in lui, l’avevo avuta da subito e, se non fosse stato per l’interruzione di un ragazzino sconosciuto, glielo avrei dimostrato: -Nee chan! Nostro padre vuole conoscere la tua sposa! Dice di entrare in casa così potrà vederla.- Il ragazzino fece per andarsene, ma Itachi gli fece cenno di avvicinarsi: -Questo piccoletto è mio fratello Sasuke, una vera seccatura!- Il ragazzino sbuffò contrariato, come se Itachi lo prendesse in giro spesso.
Aveva il viso altero del fratello, ma nei suoi occhi c’era un’innocenza che ispirava tenerezza. Il piccolo mi salutò rispettoso e non potei fare a meno di sorridergli apertamente, era così carino che mia sorella avrebbe potuto scambiarlo per un grazioso bambolotto, poi lui si avviò verso casa e noi ci alzammo per seguirlo.
Itachi camminava al mio fianco ma ad un tratto si chinò a raccogliere un fiore dal terreno: -Tuo padre mi ha già detto come ti chiami, ma tu sembri non volerti presentare, il che è un peccato considerato che hai un nome molto bello.- Arrossii di nuovo e risposi: -Mia madre, quando mi diede alla luce, dalla finestra poteva vedere il giardino, cosi mi chiamò Sayuri.-
-Piccolo giglio- disse Itachi tra sé e sé: -Chissà se sai resistere all’inverno.-
Che intenzioni aveva nel lasciarmi con quell’enigmatica frase? Non ebbi il tempo di rifletterci, la famiglia Uchiha attendeva di conoscermi.
 
 
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Eccomi di ritorno con il terzo cappy….l’ho fatto + lungo degli altri, spero di avervi fatto cosa gradita!
I primi capitoli sono stati pubblicati a pochi giorni l’uno dall’altro, ma mi sono resa conto che è meglio farvi tribolare un po’ + a lungo…
Ringrazio chi ha recensito e chi mi segue, un bacio
Alice (LaTerzaA) 

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Capitolo 4
*** Shopping ***


SHOPPING

-Accidenti! è proprio bello Sayuri!- Ovviamente mia cugina Satsu non aveva saputo trattenersi oltre il congedo degli Uchiha per spettegolare come si deve. Proprio tipico di lei, dolce e gentile come una mamma, ma se si trattava di gossip e di ragazzi diventava un uragano.
-Mmmmmmh che sguardo sexy! Se non avessi saputo che è tuo promesso gli sarei saltata addosso in un istante!-
-Satsu! Non essere così diretta, è imbarazzante!- la ammonii.
-Santo cielo, cugina, arrossisci per così poco! Certi discorsi dovrebbero essere naturali tra donne, e poi cosa farai durante la notte di nozze quando lui vorrà ciò che gli appartiene? Ti rifiuterai di scoprirti dicendo: Suvvia Itachi, non essere così precipitoso!?-
-Certo che no! Quando sarà il momento non mi tirerò indietro. E poi sono certa che lui saprà rendere tutto perfetto- dissi con un sorriso.
-Ah, l’amore! Sei già persa, vero Sayuri?- mi stuzzicò lei: -Ma non credere di essere l’unica a volere un Uchiha tutto per sé, io al banchetto mi sono guardata intorno sai? Non sono rimasta per niente delusa, il clan Uchiha pullula di bei ragazzi. Ad esempio hai visto quel giovane seduto di fianco al fratellino di Itachi? Quello con la treccina al lato del viso? Aveva un sorriso meraviglioso e sembrava essere un intimo amico di Itachi considerati gli sguardi di intesa che si lanciavano. Chissà se lo rivedrò, mi piacerebbe conoscerlo meglio.-
-Un ragazzo con una treccina hai detto? Certo, Itachi ha detto che si chiama Shisui e che è il suo migliore amico; beh, non ha detto proprio così, non mi sembra il tipo che mette in mostra i suoi affetti, ma si capiva da come ne parlava che erano molto uniti-
-Vedi quante cose riesco a capire solo osservando? Sono un mostro di furbizia altrochè!- disse Satsu orgogliosa.
In quel momento mio padre entrò nella stanza e mi informò dell’invito di Fugaku Uchiha ad andare a casa sua. Satsu mi guardò con il tipico sguardo da tipregotipregotipregodaiiiiiiii e io con un sorriso e un cenno d’assenso la accontentai.
Ora bisognava soltanto preparare le valigie. Un’impresa più che ardua considerando che avrei dovuto farmi aiutare da mia cugina, l’uragano.
Come a confermare i miei timori lei si fiondò verso l’armadio e cominciò a tirare fuori abiti su abiti, gettandoli poi alla rinfusa, senza il minimo riguardo per chi li aveva stirati, sul pavimento di legno. Sospirai sconsolata, volevo un mondo di bene a Satsu, ma a volte mi faceva esasperare; proprio come in quel momento, in cui continuava a sbuffare con la testa nell’armadio, mugolando di disapprovazione: -Caspita Sayuri! Il tuo guardaroba è ridotto peggio di quello di una suora! Dimmi che c’è un cassetto nascosto in cui tieni i tuoi completi sexy, non puoi conquistare un uomo in questo stato pietoso!-
Io mi precipitai a raccogliere l’ammasso di stoffe disseminate per terra, temendo che si riempissero di polvere, ma mia cugina, come a voler rafforzare il concetto di “orribili stracci indegni della mia attenzione”, li calpestò con noncuranza e, dirigendosi verso il letto con me che le annaspavo dietro, vi si sedette e mi guardò con aria critica. Fissavo spaventata il suo cipiglio pensieroso, sapevo che era presagio di sventura per ogni tranquilla ragazza di buona famiglia, quando le sue labbra si incurvarono in un tremendo sorrisetto beffardo. Ecco, oddio era ora, stava per dirlo….-SORRIDI CUGINA CARA, LA GRANDE SATSU TI porterà a fare shopping!!-.
Perfetto, ero spacciata…
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Le strade di Konoha erano affollate di gente: c’era chi comprava articoli alle bancarelle ai lati della strada, chi tornava a casa con dei bambini sgambettanti alle calcagna, c’erano ninja in uniforme Jonin che consegnavano in giro documenti o si avviavano al palazzo dell’Hokage per sentire i loro compiti del giorno, ma puntualmente tutti, e dico TUTTI, si voltavano al nostro passaggio, come ipnotizzati. Il passo successivo del manuale del bravo cittadino era mettersi a spettegolare, e nessuno mancava di farlo.
Le fanciulle Hyuga si vedevano raramente al villaggio, stavano sempre chiuse nella grande villa poco fuori dalle mura, quindi per gli abitanti di Konoha era strano vedere me e Satsu passeggiare per la strada, gli occhi color madreperla altezzosi e fieri (nel caso di Satsu ovviamente, i miei erano fissi sul terreno), i kimoni lussuosi, l’incedere nobile e quella bellezza eterea così caratteristica nella mia famiglia. Era più comune vedere un maschio come mio cugino Ko al villaggio, anche se i suoi occhi freddi incutevano in ogni caso una grande soggezione.
Satsu mi spinse nel primo negozio di abbigliamento che vide e, con un sospiro estatico si diresse verso la sezione di abiti da donna, dando per scontato che io la seguissi con lo stesso entusiasmo, tuttavia io la lasciai andare e mi soffermai a guardare una donna che stava cercando qualcosa nella zona adibita all’abbigliamento ninja, per la precisione stava osservando con aria critica una casacca verde oliva con uno stemma rosso sulla schiena. Lei non mi vide nemmeno, ma mia cugina, accortasi di non avermi più alle spalle, tornò a prendermi e mi trascinò via: -Siamo qui per fare shopping o no, cugina? E poi è maleducazione fissare le persone in quel modo, soprattutto QUELLA donna!-
Io mi voltai verso Satsu senza capire, così lei, pazientemente mi spiegò: -Quella lì si chiama Shizune, ed è nientemeno che l’assistente di Tsunade-sama, la leggendaria Sannin di Konoha assieme ad Orochimaru-sama e Jiraya-sama!-
Io spalancai gli occhi: -Vuoi dire che anche Tsunade-sama è qui??-
-è probabile- disse mia cugina: -Ma ora sbrighiamoci, il tuo guardaroba piange e proprio là in fondo ho visto uno splendido abito con uno spac…-
Non finì la frase perché qualcosa o qualcuno aprì la porta del negozio con una violenza inaudita, poi l’aria si riempì di una voce tonante e minacciosa: -SHIZUNEEE!! TI PERDI VIA CON LO SHOPPING ADESSO?!-
La ragazza di prima fece un salto per lo spavento e si voltò nel mio stesso momento a guardare l’artefice di tutto quel trambusto, si trattava di una bella donna sulla trentina, i capelli biondi legati in due code sulla nuca, gli occhi castani fieri, al momento molto seccati, e uno strano simbolo sulla fronte; indossava un paio di pantaloni neri e una camicia senza maniche che tratteneva a stento un seno prosperoso. Teneva tra le braccia un maialino piuttosto cicciottello.
Shizune impallidì, sembrava combattuta tra la necessità di scappare da quella furia e quella di controbattere all’accusa; alla fine si avviò a grandi passi verso la nuova arrivata e le si piantò davanti con fare deciso: -Si dà il caso, Tsunade-sama, che io non stessi facendo shopping per me, ma che stessi cercando qualcosa per sostituire la sua casacca ormai rovinata- poi, sventolandole davanti la giacca verde: -Ecco, questo è il risultato dei miei sforzi, non ho trovato altro della sua taglia, tutto il resto le sarebbe stato stretto a livello di petto-.
Tsunade sembrò calmarsi, esaminò la casacca, la indossò e uscì come se niente fosse, lasciando la povera Shizune a pagare il conto.
Avevo osservato lo scambio a bocca aperta, quelle due donne sembravano così sicure, soprattutto Tsunade: il suo incedere altero, lo sguardo fiero, la voce tonante, il completo menefreghismo per l’esercizio pubblico in cui si era messa ad urlare; lei era semplicemente magnifica e io a paragone ero una formichina insignificante.
Quanto avrei voluto essere come lei, una maestra delle arti ninja, rispettata da tutti, una leggenda vivente, invece ero destinata a nascondermi per sempre nell’ombra della grandezza di chi mi stava intorno, Itachi per primo.
Fissai il mio riflesso in uno specchio lì vicino e immaginai il volto del mio fidanzato al mio fianco, sarei stata abbastanza per un uomo del genere, sarei stata degna di chiamarmi Sayuri Uchiha?
Satsu non mi lasciò il tempo di riflettere, e, sommergendomi di chiacchiere, mi trascinò verso i vestiti.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Eccomi di nuovo! Questa volta il capitolo è tutto al femminile, quindi vi prego di non sbranarmi se non ci sono bellocci tipo Itachi a ravvivare l’atmosfera! Detto questo come al solito mi prostro ai vostri piedi implorante: commenticommenticommenti vi pregooooo!!
E per finire mi rivolgo a voi, visitatori fantasma, che leggete la mia storia e poi sparite: per favore lasciate una recensione piccola piccola e fate felice questa povera scrittrice da strapazzo (va bene anche 1 recensione critica)….prometto che vi ricompenserò con dei capitoli sempre + belli :)
Kisses…Alice :) 

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Capitolo 5
*** L'allenamento ***


L’ALLENAMENTO

Le mie proteste per l’uso non necessario della carrozza erano state inutili: anche se il villaggio degli Uchiha si trovava poco distante da casa nostra, mio padre aveva insistito per usare quel mezzo: -Non vogliamo fare la figura dei poveracci che arrivano a piedi, non è così, mia cara?- Era così orgoglioso del nome che portava, su quel frangente proprio non lo capivo.
Pochi minuti dopo entrammo nel cortile della casa di Itachi e i suoi genitori ci fecero tutti gli onori del caso, anche il fratellino venne ad accoglierci e io lo salutai allegramente: -Ciao Sasuke, come stai?-, lui rispose con un cenno del capo un po’ troppo altero per la sua età, come a dire: -Tutto bene donna!- sembrava quasi che volesse dimostrare qualcosa al padre, il quale, però, non lo degnò di uno sguardo.
Fugaku si scusò per l’assenza del figlio maggiore e disse che Itachi si stava allenando con Shisui; a quel nome Satsu si risvegliò dal letargo in cui versava e chiese se potevamo assistere.
Il padre di Itachi chiamò Sasuke e gli intimò di fare strada a me e a mia cugina, mio padre sarebbe entrato in casa a discutere di affari.
Sasuke ci portò sul retro della casa e fece per inoltrarsi in un boschetto, già da lì si sentiva il rumore di un combattimento.
La prima cosa che notai quando giunsi nella piccola radura fu l’incredibile quantità di kunai e shuriken infissi ovunque: sui tronchi degli alberi, sul terreno e addirittura sui massi di pietra, non osavo immaginare la forza con cui erano stati lanciati.
Poi alzai lo sguardo e li vidi. I due ragazzi combattevano a sei metri d’altezza, saltando l’uno verso l’altro dai rami degli alberi; non riuscivo a vedere i loro movimenti, i sigilli che creavano con le mani per trasformare il chakra in enormi soffi di fuoco; rimasi a bocca aperta davanti a tanta bravura, ad un livello di maestria che non sarei mai riuscita a raggiungere.
All’improvviso la bilancia che regolava il ritmo dei colpi inferti e subiti perse l’equilibrio e sentii uno dei due combattenti imprecare, poi caddero entrambi e ci mancò poco che non urlassi di terrore.
Si abbatterono l’uno sull’altro sul terreno e io trattenni il respiro spaventata: quello doveva essere un allenamento? Quale dei due era morto? Quale famiglia avrebbe dovuto piangere un membro? Non riuscivo a muovermi.
Poi li sentii ridere, una risata sonora che perforò i miei timpani congelati; quando si rialzarono e si ripulirono le vesti tirandosi pacche sule spalle avrei voluto strangolarli entrambi, ma prima dovevo calmare il mio cuore impazzito.
-Ah, ecco perché hai voluto esagerare, dovevi fare bella figura con la tua ragazza!- disse Shisui: -Questa volta hai giocato duro, di questo passo finirai per superarmi definitivamente!-
Itachi ribatté: -Non ho affatto esagerato, sei tu che ti stai rammollendo, poco tempo fa faticavo a starti dietro e adesso riesco a batterti con poco, non è divertente!-
Shisui sbuffò con aria annoiata, poi insieme si diressero verso di noi.
Notai il modo in cui Satsu guardava Shisui e dissi: -è il caso che faccia le presentazioni: Itachi, Shisui, questa è mia cugina Satsu-, lei sorrise a trentadue denti, riservò ad Itachi un frettoloso: -Molto lieta- e prendendo per mano Shisui si avviò con lui verso casa civettando come solo lei sapeva fare. Sasuke li seguì, ma colsi nei suoi occhi un barlume di invidia repressa.
Feci un respiro e mi voltai verso Itachi, ma ancora una volta rimasi incantata dai suoi occhi che mi fissavano indagatori: -Hai avuto paura?- mi chiese.
-Beh, si, che domande. Per me una cosa del genere è ineguagliabile ed estremamente pericolosa!-
-Quindi temevi per me?- il discorso prendeva una piega inaspettata.
-S-si, certo. Rischiavi di farti male sul serio-
-E in quel caso cosa avresti fatto?-
Arrossii violentemente, dove voleva arrivare con quel terzo grado?
Lui si accorse del mio imbarazzo e disse: -Non te la prendere, è che ci conosciamo da molto poco e mi fa piacere che tu ti preoccupi già così tanto per me-
Io tentai inutilmente di fare la dura: -Beh, non mi sono preoccupata solo per te, anche Shisui era in pericolo…-
Il suo sguardo lievemente ironico mi fece arrossire di nuovo e involontariamente dimostrai che avevo mentito. Era maledettamente bravo a capirmi, anche se diceva che la mia timidezza non mi aiutava. Si avvicinò lentamente a me dicendo: -Nessuno di noi due era in pericolo, stavamo utilizzando solo dei kunai e i jutsu basilari del fuoco-.
Solo??Io sarei morta in uno scontro del genere. Chinai il capo presa dallo sconforto generato dalla consapevolezza della mia inettitudine e lui se ne accorse; mi prese un braccio e si posizionò alle mie spalle, mi mise quattro kunai in ogni mano e mi mise in posizione: mi fece allargare i piedi e mi spinse a piegare le ginocchia, piegò le mie braccia affinché si incrociassero sul davanti, mi raddrizzò la testa e mi fece piegare il busto all’indietro, infine mi sussurrò all’orecchio: -Quando sai lanciarne otto il resto è una passeggiata-. La faceva facile lui, non ne avevo mai messi a segno più di tre contemporaneamente e la paura di fare una figuraccia mi pervase; il mio respiro accelerò e il cuore cominciò a battere a mille, non solo per il terrore, ma anche perché non eravamo mai stati più vicini l’uno all’altra, e lui se ne accorse.
Mi sussurrò all’orecchio: -Devi avere più fiducia in te stessa, Sayuri, puoi fare tutto quello che desideri se lo vuoi, l’importante è crederci-. Detto questo diede un colpo di petto sulla mia schiena facendo scattare il mio busto in avanti e contemporaneamente mi tirò le braccia verso l’esterno facendomi lanciare i kunai in un modo mai sperimentato prima.
Quando alzai la testa sgranai gli occhi per lo stupore: i kunai erano infilzati uno sotto l’altro alla perfezione su un tronco lì di fronte. Itachi mi tese la mano e mi fece rialzare, poi aggrottò la fronte: -Che c’è? Sei sorpresa di esserci riuscita? Se ci credi puoi fare molto altro-
-Davvero?- chiesi scioccata; lui annuì sorridendo e disse: -Certo, ma ora rientriamo, ci staranno aspettando-, poi mi prese per mano, si voltò e si avviò verso casa.
Io lo seguii senza parlare, aveva detto che ero in grado di fare qualsiasi cosa se lo volevo, e ora mi aveva preso la mano. Ero felice e confusa, quel lieve contatto per me significava moltissimo, significava che Itachi Uchiha teneva a me e mi considerava degna di lui.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Siiii lo so che sono in super ritardo, ma le vacanze sono vacanze no? E da Bibione non potevo postare! Mi dispiace tanto tanto! Vi basta?? :D
Comunque passiamo ai ringraziamenti:  ringrazio Kakashinaxsempre che recensisce sempre i miei capitoli con obbiettività e Boby che probabilmente è meno obbiettiva, ma mi fa schiantare dal ridere ad ogni commento/recensione….Harigato cara :)
E ora voi, lettori dell’ombra, non mi stancherò mai di bersagliarvi finché non vedrò qualche recensione in più! L’ultima volta mi avete letto in 50 e mi sono arrivate 2 recensioni, no va bene!! Quindi: commentiiiiiiiii :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, prometto che il prossimo riserverà una sorpresa! A presto, Alice (Mrs_Depp) 

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Capitolo 6
*** Sotto un cielo pieno di stelle ***


SOTTO UN CIELO PIENO DI STELLE

-Mia cara Sayuri, visto che tu e Itachi diventerete presto marito e moglie, credo che sia il caso che tu conosca meglio il nostro villaggio e le nostre abitudini. Che ne dici di passare qualche giorno da noi?-
Si si si si!! Certo che si!  Pensavo eccitata nella mia testa, volevo passare più tempo possibile con Itachi: -Ne sarei felice, Fugaku-san- risposi composta accennando un inchino di rispetto col capo.
Il padre di Itachi si accorse anche degli sguardi che Shisui e Satsu si scambiavano fugacemente e aggiunse con un mezzo sorriso: -Se vuoi puoi portare qualcuno con te per farti compagnia-.
Io e mia cugina ci guardammo raggianti, lei era l’unica che avrei potuto portare, eravamo cresciute insieme e sapevamo tutto l’una dell’altra, era una seconda sorella e, si sa, le sorelle rendono tutto speciale.
E speciale fu quel soggiorno a casa di Itachi, a partire dalla prima notte…
Toc-toc-toc. Un leggero bussare sulla porta scorrevole della stanza mi svolse dal morbido abbraccio di Morfeo inducendomi ad aprire gli occhi nell’oscurità della notte: Satsu dormiva tranquilla tra le bianche lenzuola del suo letto, impossibile da disturbare anche per un cannone. Il bussare continuava, leggero ma insistente, così presi la vestaglia e andai ad aprire. Itachi, completamente vestito, mi guardava tranquillo, appoggiato allo stipite.
-Cosa ci fai qui?- chiesi in un sussurro carico di tensione, le mie guance ormai irrimediabilmente rosse al solo vederlo.
-Devo mostrarti una cosa- mi disse tranquillo
-Adesso??- il mio sussurro divenne stridulo: -Sono in pigiama!-
-Non può essere che adesso- rispose imperturbabile, e mi prese la mano conducendomi all’aperto, in giardino.
Mi accorsi con meraviglia che anche lì c’erano molti fiori, come a casa mia, ma soprattutto notai la presenza di moltissimi gigli, i miei preferiti, da cui avevo preso il nome.
Corsi ad annusare il loro meraviglioso profumo, estasiata da quella visione così cara, familiare e bellissima.
Itachi mi raggiunse, camminando lento, e quando fu alle mie spalle si chinò avvolgendomi con la sua ombra, allungò un braccio e strappò un giglio.
Mi voltai verso di lui scandalizzata: -Perché lo hai fatto?? Ora morirà!-.
Lui mi fissò con quei suoi occhi profondi e pieni di mistero: -Lo hai appena detto, adesso morirà, e prima di farlo donerà a te il suo profumo. Non è un profumo normale questo, è l’ultimo che questo giglio può dare al mondo, e io lo sto regalando a te, dovresti esserne felice-.
Io abbassai lo sguardo: -Beh, grazie. Ma io non volevo che morisse. I fiori colorano il mondo, e se li strappiamo tutti moriremo nel grigiore-.
Sentii la risata leggera di Itachi e arrossii violentemente, mi giudicava una stupida.
Lui mi prese il mento tra le dita e mi costrinse a guardarlo: -Sei così tenera e dolce Sayuri, ti preoccupi per un fiore. Mi piace quando fai così, mi ricordi che al mondo c’è ancora qualcosa che vale, di cui bisogna avere rispetto e attenzione, le piccole cose sono le più importanti non è così? Ma quello che ti dovevo mostrare non devi cercarlo in basso, bensì sopra la tua testa-, detto questo mi fece alzare e indicò verso il cielo, al che io alzai lo sguardo.
Era magnifico, tanto che trattenni il fiato e persi l’equilibrio finendo con la schiena appoggiata al suo petto: -Itachi…è…incredibile!- soffiai in estasi. Il cielo sopra di noi era una distesa luccicante trapuntata di stelle, sembrava che le nuvole se ne fossero andate solo per donare a noi due quella visione assurda e mozzafiato.
Mi voltai verso il mio fidanzato con un enorme sorriso sulle labbra e vidi le stelle riflesse nei suoi occhi, era bellissimo.
-Questo è il vero regalo- disse con un sorriso: -Per dimostrarti quanto sono felice di stare con te, e nessun fiore è stato reciso per questo-
-Ma Itachi, così presto? Ci conosciamo appena da qualche giorno e già mi regali il cielo?-
Lui distolse lo sguardo da me e guardò lontano: -La vita è più breve di quanto pensiamo, soprattutto per noi shinobi. Basta una lieve esitazione e…-
-Itachi!!- lo fermai spaventata, il sorriso ormai svanito dal mio viso, sostituito da un’espressione di orrore: -Non dire così, mi fai paura!-
Lui tornò a guardarmi, nei suoi occhi c’era un velo di tristezza, ma sorrideva. Mi prese il volto tra le mano e il mio cuore accelerò spingendo il sangue ad imporporarmi il volto e a scaldarmi il corpo.
-Non temere- disse: -Non morirò tanto presto, tornerò sempre a dirti che sto bene, è una promessa mio piccolo giglio- e poi posò le labbra sulle mie, senza preavviso, senza spiegarmi bene cosa stesse succedendo, senza darmi il tempo di pensare.
E così mi ritrovai a baciarlo, inconsapevole di tutto tranne che delle sue mani calde sul mio viso e della sua bocca sulla mia.
All’inizio fu un bacio dolce, casto e gentile, breve anche, poiché si staccò subito da me per guardarmi negli occhi in cerca di qualche esitazione. Sembrò non trovarne, perché riprese a baciarmi e questa volta fu diverso: premette con più decisione le labbra sulle mie, fu più veloce e non mi diede il tempo di carburare, mandandomi in blackout.
Non pensavo più, ero schiava dei miei sensi e non mi resi conto dei movimenti delle mie braccia che si strinsero al suo collo, delle mie mani che si infilavano tra i suoi capelli per avvicinarlo a me. Mi rendevo conto soltanto delle sue labbra che giocavano con le mie, le succhiavano e le accarezzavano, delle sue braccia che scesero ai miei fianchi, incatenandomi a lui in una morsa dolce e potente, della sua lingua che si insinuava tra le mie labbra cercando la mia.
Non volevo che smettesse, ormai avevo perso il numero di battiti del mio cuore, ma non mi importava più, mi interessava solo Itachi, sentirlo a contatto con me il più a lungo possibile.
Ma, allo stesso modo in cui aveva iniziato il bacio, lo interruppe, con dolcezza ma anche con decisione: -Domani devo portarti in giro per il quartiere, sarà una giornata faticosa, è meglio se torni a letto- disse piano.
-Non ancora…- soffiai sulle sue labbra, tentando di riavvicinarmi a lui, ma Itachi mi trattenne sorridendo: -Che bambina cattiva, Sayuri! Tuo padre non approverebbe!- disse, facendomi arrossire per l’imbarazzo: -E ora fila a letto senza fiatare!- mi intimò con finto rimprovero. Io gli sorrisi, lasciandomi avvolgere dal suo abbraccio caldo mentre mi sospingeva verso casa.
Quella notte, al calduccio tra le lenzuola del mio letto, mi addormentai sorridente, con il sapore di Itachi sulle labbra, il profumo di gigli nei polmoni e le stelle negli occhi.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Combawa! (si dice così vero?? Ditemi che non ho fatto figuracce :P) Sono tornata con un nuovo capitolo che spero vi piacerà perché è uno dei miei preferiti (chissà perchè…si chiede l’angioletto. Proprio così, è la parte zozza di me…risponde il diavolo sull’altra spalla) anche se a dirla tutta qui non succede granchè….:P
Comunque passo ai ringraziamenti: harigato Kakashinaxsempre per le recensioni sempre puntuali e per il conforto, e a Boby perché non mi delude mai :D
Alla prossima! Baci, Aly (Mrs_Depp) 

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Capitolo 7
*** L'ultima notte ***


L’ULTIMA NOTTE

Il soggiorno a casa di Itachi passò in un lampo tanto mi divertii: trascorrevo le giornate con lui, Satsu e Shisui, tra risate e giretti per il vilaggio.
Itachi, anche quando era allegro, manteneva la sua espressione pacata e misteriosa, le sue risate erano sempre smorzate e lo sorprendevo spasso a guardare un punto indefinito e lontano, come se la sua mente vagasse in luoghi a me sconosciuti, vedesse cose troppo grandi per la mia comprensione. Avrei tanto voluto sapere a cosa pensava, volevo che mi rendesse partecipe di se stesso, che  mi lasciasse esplorare l’oceano infinito che si celava dietro ai suoi occhi scuri. Avevamo tempo, mi ripetevo, tanto tempo per conoscerci meglio, per imparare tutto l’una dell’altro, per condividere una lunga e serena esistenza fianco a fianco.
Avevo preso l’abitudine di aspettarlo, la sera prima di addormentarmi, perché lui arrivava sempre a bussare alla mia porta; di tanto in tanto mi faceva aspettare e io contavo ansiosa i minuti, ma alla fine non mi deludeva mai. Mi portava a passeggiare sotto le stelle, cullando i miei pensieri con la sua voce melodiosa, e ogni tanto mi stringeva a sé, cercava le mie labbra e vi premeva sopra le sue: i suoi baci erano sempre più intensi e travolgenti, notte dopo notte mi stappavano emozioni ogni volta più incredibili, mandavano a mille il mio cuore e mi lasciavano senza fiato; tutte le volte che lo faceva non volevo che smettesse, ma era sempre lui a porvi fine, a riportarmi con i piedi per terra.
Appena appoggiavo la testa sul cuscino desideravo che la notte passasse in fretta, così, la mattina dopo, avrei potuto vedere di nuovo il suo viso.
 
La mattina dopo mi svegliai presto e decisi di andare a fare una passeggiata solitaria vicino al lago, fu lì che incontrai Sasuke.
-Ehi, piccolo!-. Lui parve riscuotersi da un sogno, sembrava sorpreso di vedermi, ma tornò subito in sé e mi salutò rispettoso: -Ben svegliata, Sayuri-san-.
Io lo raggiunsi e mi sedetti accanto a lui sul bordo del molo: -Allora, noi due non abbiamo parlato molto in questi giorni, non è così?-
-Beh- rispose lui con un po’ di risentimento: -Itachi nii-chan ti tiene tutta per sé-
-Suvvia, non te la prendere, in fondo è lui che devo sposare-
-Si, è molto fortunato, lui ha tutte le fortune del mondo-. Sasuke sembrava giù di morale, teneva la testa china e il suo adorabile visetto era nascosto da ciuffi di capelli scuri.
-Ehi piccolo, c’è qualcosa che non va? Non sarai geloso?- dissi un po’ maliziosa, ma mi resi conto subito di aver toccato il tasto sbagliato, perché Sasuke alzò di scatto la testa fissandomi con rabbia: -Lui ha tutto! è forte, rispettato, bello e ammirato da tutti! Quando sono con lui nessuno fa caso a me, nemmeno mio padre mi apprezza per i miei sforzi, ha occhi solo per Itachi!
Io lo guardai preoccupata, vedendo la tristezza farsi largo sul suo volto: -Ma Sasuke, vuoi dire che Itachi non è un bravo fratello?-
-Non è questo- disse il ragazzino sempre più sconfortato: -Anzi, lui è sempre gentile e si preoccupa per me, ed è proprio questo che mi fa arrabbiare! Non mi insegna i miei potenti jutsu, non vuole mai scontrarsi con me, nemmeno per gioco, mi crede un debole e un incapace, è solo in grado di dire la prossima volta Sasuke! Non lo sopporto!- calcò con forza sulle ultime parole.
Volevo consolarlo, ma una voce melodiosa ci interruppe: -Che fate qui a quest’ora?-
Mi voltai, Itachi ci stava osservando incuriosito, e guardandolo mi venne un’idea: -Ehi ti va di andare a mangiare tutti e tre insieme una ciambella per colazione?-
-Tutti…e tre?- chiese Itachi sospettoso.
-Ma certo! Tu, io e Sasuke!- risposi allegra, conquistandomi uno sguardo stupito da parte del ragazzino.
-Beh, se ti fa piacere- acconsentì Itachi indifferente.
Durante la colazione cercai di ignorare il più possibile Itachi, riservando tutte le mie attenzioni a Sasuke, il quale sorrideva felice.
A ritorno lasciammo a casa il piccolo e ci avviammo verso il boschetto dove Satsu e Shisui ci aspettavano per passare insieme l’ultima mattinata, il giorno seguante infatti saremmo dovute tornare a casa.
-Sei stata molto gentile con Sasuke- mi disse Itachi
-Povero piccolo! Lo sai che è geloso di te?-
-Lo so. Non posso farci niente se il mio lavoro mi permette di ricevere molti onori e mi impedisce di passare del tempo con lui, non credere che non mi dispiaccia. Comunque credo che tu ti sia guadagnata il suo affetto-
-Buon per me- risposi soddisfatta, e affrettammo il passo.
                                                  ---------------------------------
Quella sera decisi di essere frivola, beh, potevo permettermelo visto che era l’ultima a casa di Itachi e che poi non ci saremmo più visti così spesso. Mia cugina, dal canto suo, ormai a conoscenza delle mie fughe notturne, non mi lasciò scampo, sottoponendo al mio giudizio decine di accessori per stupire il mio fidanzato.
Fra tutti scelsi il più semplice, un giglio bianco realizzato con della stoffa inamidata da appuntare tra i capelli; ovviamente quella civetta di Satsu non approvò e torturò per ore la mia pazienza prima di arrendersi con uno sbuffo contrariato.
La notte calò in fretta e, non appena il respiro di Satsu si fece pesante, udii il familiare bussare di Itachi.
Per quanto me lo permetteva la necessità di non far rumore corsi alla porta, la socchiusi e il mio cuore si gonfiò a dismisura nel vederlo sorridere, tuttavia persi un battito quando lui disse: -Stasera non usciamo-. Ero già così eccitata all’idea di vedere il cielo tra le sue braccia che sentii in bocca l’amaro sapore della delusione.
Itachi socchiuse gli occhi e osservò la mia reazione con un mezzo sorriso, notò il mio sconforto e si decise a chiarire: -Stasera restiamo in casa, insieme-
Io lo guardai senza capire: -Itachi, in casa dormono. Non possiamo girovagare, rischiamo di svegliare qualcuno!-
-La mia camera è piuttosto periferica, lì nessuno ci sentirà-
Avvampai a queste parole: -La…tua…c-camera?- Lui sorrise di nuovo e mi condusse per i lunghi corridoi bui della casa.
Cosa intendeva fare in camera sua? Ero troppo casta e pura per pensare a qualcos’altro oltre ai baci, quindi mi sforzai di immaginare altri passatempi che lui avrebbe potuto propormi: carte, domino, shangai. Si, sicuramente voleva giocare a shangai.
Persa nelle mie elucubrazioni non mi accorsi che Itachi aveva aperto una porta e mi stava introducendo in camera sua, così, quando accese la luce, rimasi abbagliata.
I miei occhi si abituarono alla nuova luminosità, così mi guardai intorno e rimasi affascinata dall’enorme quantità di trofei ammassati sul mobile addossato al muro: primo classificato, primo classificato e ancora primo classificato in una varietà di tornei che andavano dal tiro dei kunai ai campionati di lotta. Leggevo le iscrizioni con tanta meravigliata attenzione che persi di vista Itachi, ma lui non tardò a farsi trovare appoggiando le mani sui miei fianchi e accostando le labbra al mio orecchio: -Questo fiore tra i capelli è nuovo. Cominci a concederti dei lussi? Ottima scelta- disse sfilando il piccolo oggetto dalla mia chioma per poi chinarsi sul mio collo, lasciando con la bocca segni umidi e roventi sulla mia pelle.
-I-Itachi…- dissi senza fiato: -Noi due…non credi che…?- Parole sconnesse che non riuscirono ad arrestare il percorso delle sue labbra. Mi voltò delicatamente verso di sé e mi guardò attentamente, improvvisamente insicuro: -Se non vuoi…-
Ma ormai era tardi, ero già persa nei suoi occhi, avevo già dimenticato ogni razionalità e desideravo soltanto che lui mi baciasse. Itachi sembrò capirlo perché, rinvigorito da qualcosa nel mio sguardo, sorrise e, poggiandomi una mano sulla nuca, avvicinò le labbra alle mie.
Persi il filo dei miei pensieri e non feci caso ad altro se non al profumo caldo della sua pelle presto libera dai vestiti e a contatto con la mia, le sue mani sul mio corpo e tra i miei capelli sparsi sul cuscino, le sue labbra che, dovunque si posassero, lasciavano un segno bruciante, prova di quanto tutto quello che stava accadendo fosse reale.
Alla fine Itachi si rilassò su di me e io intrecciai le mani ai suoi capelli, felice e soddisfatta a tal punto che non mi accorsi della lieve incrinatura di malinconia nella sua voce quando sussurrò piano, più alla mia pelle che a me: -Ti amo tanto, mio piccolo giglio-, non fui nemmeno in grado di rispondergli.
Quella notte una parte della piccola e innocente Sayuri svanì tra le lenzuola, perduta nel fuoco dei nostri corpi avvinti, lasciando spazio ad una creatura nuova, più sensibile al fascino dell’uomo abbracciato a lei, più consapevole di se stessa, più libera e felice, ma soprattutto meravigliosamente, totalmente e incondizionatamente innamorata.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Perdono, si quel che è fatto è fatto io però chiedo scusa, regalami un sorriso e io ti porgo un CAPITOLO NUOVO….pessima -.-‘’ beh io ci ho provato a fare dell’umorismo (evita le pietre con abilità da Kung fu Panda e ne esce con qualche livido).
Ci emme qu: questo capitolo è diviso in due parti, quella light e quella hot, chissà quale vi piacerà di + (a me quella light u.u….e non fate quelle facce, è vero!!)….speriamo tutte e due :P
Detto questo passo ai ringraziamenti: harigato ovviamente a Boby che non manca mai di farmi sciantare dalle risate, per il reggiseno di Jashin-sama! Grazie anche a Pikkola-mangiamorte (lo scrivo normale, non ti dispiace vero? Sennò divento scema a schiacciare alternativamente il tasto maiuscolo), Shasa e Faith_ che hanno recensito l’ultimo cappy…tornate anche per questo, io vi aspetto con trepidazione   * . *…..ho finito, un bacio
Mrs_Depp :) 

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Capitolo 8
*** Ricordi e spiacevoli novità ***


RICORDI E SPIACEVOLI NOVITA'

 
La vita a Villa Hyuga era così monotona! Tutti i passatempi che avevano tenuto occupate me e mia cugina per tanti anni d’un tratto parevano noiosi ed estremamente sciocchi. Dopo quel meraviglioso periodo nel quartiere Uchiha due sole persone sembravano degne dell’attenzione mia e di Satsu: Itachi e Shisui.
La mattina della mia partenza mi ero svegliata tra le braccia del mio fidanzato, riscaldata dal contatto con la sua pelle; lui era già sveglio e quando si rese conto dei miei movimenti mi guardò sorridendo: -Buongiorno, dormito bene?-
-Mai riposato meglio in vita mia, sei estremamente comodo, Itachi-
-Ho ricevuto parecchi complimenti, ma devo dire che “comodo” è davvero originale-
Io ridacchiai sommessamente e, mentre mi accoccolavo di nuovo tra le sue braccia, mi accorsi di quello che stava succedendo fuori dalla porta del mio piccolo paradiso: -Per l’amor del cielo, è sparita! Volatilizzata, svanita, smaterializzata! Qualcuno di grazia sa dirmi dove è finita mia cugina?!- la voce di Satsu rasentava l’isteria ed io, d’un tratto consapevole della realtà che mi circondava, mi alzai in piedi di scatto.
-Deliziosa- commentò Itachi ancora steso a letto, ricordandomi del fatto che ero completamente nuda davanti ai suoi occhi; la timida Sayuri dentro di me si portò le mani alla bocca scandalizzata e io mi cacciai in fretta di nuovo sotto le coperte: -Devo tornare a casa oggi! Mi staranno cercando tutti! Dove diamine sono i miei vestiti?- dissi in preda al panico.
-Vestiti? Quali vestiti?- fece Itachi con fare stupito
Io lo guardai sconvolta: -Itachi, dico sul serio! Devo andare!- e, facendo attenzione a coprirmi con una coperta, feci per andare alla ricerca dei miei indumenti.
Un braccio possente mi circondò la vita, trascinandomi nuovamente al fianco di Itachi, poi lui affondò il viso nell’incavo del mio collo e mormorò: -Non ancora…-
Iniziò a baciare ogni centimetro della mia gola, senza lasciarmi possibilità di replica: -I-Itachi…i-io…t-tu…d-devo proprio…-
-Mhmh- fu la sua risposta, crudele e terribilmente seducente.
Stavamo per ritornare a occuparci l’uno dell’altra, fregandocene del resto come avevamo fatto tutta la notte, quando la porta si spalancò rivelando il volto preoccupato di Satsu: -Itachi, credo di aver perso Sa…- le parole le morirono in gola quando ci vide abbracciati. Io, sconvolta, tentai di spiegare, ma nessun suono usciva dalla mia bocca inaridita.
Mia cugina era ancora impietrita sulla soglia, con lo sguardo ancora incatenato al mio, ma che stava diventando man mano sempre più pericoloso e omicida, quando Shisui, appena sopraggiunto, salvò la situazione in extremis, afferrando Satsu pietrificata per la vita e trascinandola via dicendo: -Per l’amor del cielo, tesoro, lascia che almeno si rivestano, non vorrai passare per la guardona di turno!-
Il tentativo di allontanarla riuscì alla perfezione e i due scomparirono dalla nostra vista, ma qualche secondo dopo arrivò la minaccia che preannunciava settimane di tortura, gossip sfrenato e infinite partite a Shogi in cui avrei dovuto farmi battere soddisfacendo così l’immenso ego di Satsu: -LA PAGHERAI SAYURI HYUGA! DOVEVO ESSERE IO LA PRIMA A PERDERE LA VERGINITà!! CONOSCERAI LA FURIA DI SATSU!!-
Itachi sospirò annoiato: -Ma quanto parla- e tornò ad occuparsi della mia gola.
 
Satsu mantenne la promessa e, non so quante volte, mi obbligò a giocare a Shogi. Cercavo in tutti i modo di farla vincere, anche se mio cugino Neji si tratteneva ogni volta dal commentare le mie mosse incredibilmente stupide; Hinata rimaneva a guardare tranquilla, ma anche lei sapeva che le mie mosse erano sbagliate.
La routine ricominciò uguale a prima: sveglia, toeletta, colazione, accompagnare i ragazzi al villaggio per frequentare la scuola ninja, ritorno a casa e lezioni di Shamizen, pranzo, passare il pomeriggio sotto le grinfie di quell’arpia di Satsu, tornare a Konoha a prendere i bambini, passare dall’Hokage per ritirare eventuali rarissime missioni, ritorno a casa, cena, toeletta, letto.
Ogni volta che andavo a ritirare la posta speravo in una lettera di Itachi, l’unica cosa che avrebbe sollevato la spessa coltre di noia dalla mia insulsa vita. Mi rendevo conto giorno dopo giorno di quanto lui fosse importante, di quanto, dopo una sola settimana insieme, già dipendessi da lui: mi domandavo sempre cosa avrebbe pensato di ogni mia azione, magari come l’avrebbe svolta al posto mio, e pensare a lui mi faceva dimenticare quale enorme delusione fossi per la mia famiglia; presto sarei diventata sua moglie e la mia inettitudine sarebbe svanita nella sua ombra.
Un giorno uguale agli altri, tuttavia, una lettera giunse dagli Uchiha, e non portava buone notizie. Fu Satsu ad aprirla, e il suo lamento disperato scosse le fondamenta della villa.
Mi precipitai da lei e la trovai accasciata sulle ginocchia, il viso affondato nella carta: -Satsu, cosa succede? Non fare così, ti prego, spiegami!- ero sconvolta, non avevo mai visto mia cugina piangere in quel modo. Lei non riuscì a formulare che qualche parola sconnessa e io non capii nulla finchè non lessi le poche righe della lettera. Shisui Uchiha era stato trovato morto nel fiume, solo un biglietto spiegava quell’evento orribile, un biglietto scritto da lui stesso: -Ora come ora per gli Uchiha non c’è futuro, e neppure per me. Non posso più voltare le spalle alla via.-
Si era suicidato e quel biglietto incomprensibile non diceva praticamente nulla. Satsu si appoggiò a me e pianse contro il mio petto: -Nemmeno per me ha voluto vivere…-
La strinsi forte senza riuscire a trattenere le lacrime, la cosa che più mi sconvolgeva era che assieme alla notizia non era arrivato nessun messaggio da Itachi; il mio fidanzato rimaneva in silenzio, lontano da me, quando solo un mese prima eravamo stati così vicini.
Nessuna lettera, nemmeno un biglietto da quando ero tornata a casa, e neanche ora che il suo migliore amico era morto riteneva necessario scrivermi.
Dov’era Itachi? Cosa stava facendo o solo pensando? Cosa stava succedendo a lui, e soprattutto a noi?
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Lo so…sono in ritardo spaventoso, terribile, imperdonabile! Cattiva, cattiva Alice!!
Molti di voi si saranno già dimenticati di questa storia e non vi biasimo, però spero che almeno qualcuno mi abbia aspettato fedelmente!
Anche perché sottolineo NON è STATA COLPA MIA bensì del mio computer che ha avuto la splendida idea di andare in tilt, tanto che abbiamo dovuto portarlo in assistenza dove il problema non è stato risolto, ma hanno formattato tutto quindi anche World….ergo: niente storia!
Nonstante ciò torno più ottimista di prima e mi aspetto tante recensioni (si certo sogna pure)…zitta tu!! Ok fine sclero! Baci e grazie a chi ha aspettato con pazienza,
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 9
*** La fine ***


LA FINE

 
Le lacrime di Satsu bagnavano ancora il mio kimono all’altezza della spalla, aveva pianto tutta la mattina e nemmeno la splendida giornata riusciva a tirarla su di morale, era inconsolabile. Lei e Shisui non erano andati oltre il primo bacio, ma mia cugina era già affezionata a lui come io lo ero ad Itachi e le sue chiacchiere sul matrimonio probabilmente erano la maschera di un desiderio profondo di stare con lui.
Quanto a me, ero inginocchiata sotto il portico del giardino sul retro e suonavo distrattamente il mio shamizen; mia sorella era seduta al mio fianco con la testa appoggiata alla mia spalla e svolgeva i compiti della scuola ninja.
-Oggi ho conosciuto un bambino molto strano nii-chan- disse pensierosa
-Che bambino, Hinata?-
-Quello che oggi si è fatto picchiare per salvarmi, Ko non te lo ha detto?-
-Mi ha detto che hai litigato con dei bambini. Tesoro resta distante da quel genere di ragazzini, sono solo degli attaccabrighe-
-Ma lui è stato buono! Si è preso le botte al mio posto!-
-Ah si? Che cavaliere!- dissi con un sorriso: -Come si chiama?-
-Uzumaki Naruto- rispose lei in un sussurro: -Ed è sempre solo, poverino-
-Capisco- dissi. Sapevo cosa significava quel nome: -Si dice che lui sia pericoloso, quindi non lo infastidire, ma se lui ti rivolge la parola non essere cattiva come gli altri e rispondigli con gentilezza, così saprà di aver trovato un’amica-
-Dici che lo capirà, nii-chan? Lo spero tanto! Lui è stato molto coraggioso, ma Ko mi ha portato via subito e non ho potuto ringraziarlo-
-Ne sono certa, tesoro- dissi sorridendo, ma il piccolo Neji mi distrasse da quella conversazione portandomi la notizia che aspettavo da tanto: -Sayuri-sama! Uchiha Itachi è qui! È andato a parlare con Hiashi-sama-
Io mi alzai di scatto facendo cadere lo shamizen con un tonfo e facendo sobbalzare Hinata, poi mi precipitai dentro.
Vidi Satsu venirmi incontro col viso arrossato e gonfio, mi disse che Itachi era a colloquio con  mio padre e che non volevano essere disturbati.
Mi chiesi perché Itachi, dopo un mese di silenzio, avesse voluto vedere mio padre prima di me, perché non fossi stata io il suo primo pensiero, come lui era stato per me ormai da più di un mese.
Mi sedetti sotto il portico sul davanti della villa aspettando che lui uscisse e per far passare in fretta quel tempo che sembrava infinito pensai a Itachi e alla mia storia con lui. A mente fredda mi resi conto che era stato tutto molto affrettato: il primo incontro, il soggiorno a casa sua, il primo bacio e anche la prima notte insieme; soprattutto per una come me, spaventata da tutto e da tutti. Pensai alla facilità con cui mi aveva fatta scivolare nel suo mondo e mi aveva fatta sentire come se appartenessi ad esso da sempre; pensai a come mi ero innamorata di lui, a come mi ero fidata incondizionatamente di lui e a come avessi accettato senza oppormi ogni suo invito, ogni suo bacio, ogni suo tocco. Tutto ciò non era normale per me, mi aveva investito con la forza di un uragano e non accennava a lasciarmi andare, ma ero felice, dimentica della vita che avevo sempre conosciuto e tanto mi bastava. Avrei anche potuto avere un figlio suo subito, magari due gemelli, sarei stata pronta come non lo sarei potuta essere con nessun altro, perché al mio fianco c’era Itachi.
Si, ma adesso stava parlando con mio padre. Di cosa diamine stavano discutendo?
Aspettai un’eternità, o così mi sembrò, prima di sentire la porta aprirsi, dei passi sul corridoio e la voce di mio padre inspegabilmente colma d’ira: -Pagherai per questo Uchiha!! Il disonore non è contemplato nella nostra famiglia!-
Poi Itachi uscì sul portico, ma non si fermò da me, proseguì verso il cancello senza degnarmi di altro se non della vista delle sue spalle.
-Itachi!- urlai. Lui si fermò.
-Cosa…Cosa succede?-
-Sayuri, vieni dentro- l’ordine secco di mio padre proveniva dalla pora aperta alle mie spalle, la voce tombale spaventosa nell’uscire dalle sue labbra.
Io non lo ascoltai e  mi avvicinai di corsa ad Itachi, quando lo toccai sulla spalla lui si irrigidì: -C’è qualche problema? Dove sei stato fino ad oggi?- la mia voce tremava ma lui non rispose.
-Itachi, cosa succede? Parlami!- lui si voltò lentamente fino a fronteggiarmi.
Mi si mozzò il respiro, il suo sguardo era di ghiaccio, impassibile e freddo; gli occhi, prima così caldi e profondi, erano ora due specchi senz’anima, vedevo me, ma non lui. Poi parlò, la voce musicale di sempre suonava quasi crudele: -Tra noi è finita Sayuri, il fidanzamento è rotto-
All’inizio avrei quasi voluto ridere tanto era stata fulminea quella risposta, nessuna spiegazione, nessun chiarimento, solo che era finita, e basta. Piano piano però, rendendomi conto che non stava scherzando, mi parve quasi di sentire il mio cuore sprofondare in un abisso senza fondo. Deglutii, colta alla sprovvista da quelle emozioni così potenti e così concentrate: aveva rotto il fidanzamento? Perché? Cosa non andava in noi due?
-Ma tu mi ami!- dissi con una nota isterica nella voce: -Hai detto che mi ami! Lo hai detto tu!- il mio tono cresceva sempre di più, assieme alla forza con cui stringevo i pugni.
Itachi sorrise, non con il sorriso sereno e tranquillo che conoscevo, ma con uno sarcastico che arricciava la sua bella bocca in una smorfia e deformava il suo viso in un’espressione crudele: -è stato così facile mentire ad una ragazzina stupida come te, così facile farti cadere nella mia tela. La verità, Sayuri, è che tu non sei mai stataabbastanza per me-.
Iniziai a scuotere il capo, negando con forza la realtà di quella situazione così assurda per me, ma così crudelmente giusta per il mondo in cui ero cresciuta. In fondo perché uno shinobi di alto livello come Itachi, ammirato e rispettato da tutti, si sarebbe dovuto abbassare a sposare un’incapace come me? Cosa avevo io da offrire se non il buon nome degli Hyuga?
Il suo ragionamento di fondo fu così semplice da capire che fece più male di qualunque tecnica ninja: aveva accettato la proposta di matrimonio per mettere le mani sull’anticipo della dote e ora mi avrebbe lasciata nel disonore. E pensare che fino a qualche attimo prima mi perdevo nel ricordo della nostra notte insieme, anche quella molto probabilmente faceva parte del pacchetto “fregatura”. Dalle stelle alle stalle, eh Sayuri?
Non riuscivo a parlare, non avevo niente per convincerlo a restare con me, così rimasi a guardarlo mentre si voltava, si incamminava verso il cancello e usciva per sempre dalla mia vita. Continuai a guardarlo, impietrita nella stessa posizione fino a che non lo vidi sparire tra gli alberi. Quando infine mi voltai, mi trovai di fronte tutti gli abitanti della villa: mio padre, mia sorella, mia cugina, i membri della casata cadetta e i servitori, tutti avevano assistito al mio disonore.
Non ressi alla tensione e, rimanendo lì, al centro del cortile, mi raggomitolai a terra, le braccia strette al petto, e piansi tutte le mie lacrime, piansi la fine di un amore appena cominciato e che avrebbe potuto finalmente farmi sentire felice e realizzata.
Di fronte a me tutti gli Hyuga della casa assistevano silenziosi, troppo orgogliosi per alleviare il dolore che il disonore aveva procurato alla primogenita della stirpe del Byakugan.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Buuuuuuuuuhhhhuuuuhuuuuu!!! Povera Sayuri!! K tristezza!! Ehm ehm…Aly trattieniti, non sei tu quella che si deve commuovere!! U.U
Bene, momento serietà: il momento tragico è finalmente arrivato, Itachi ha deciso di tagliare i ponti e andare a cazzeggiare in giro x il mondo con quei 4 fannulloni dei membri dell’Akatsuki…e la povera Sayuri se la prende voi sapete dove…l’amore fa male, come dicono nella pubblicità del Love Calculator -.-‘’
Coooomunque, sapete cosa fare, vero? Sapete che dovete mettere mano alla tastiera e battere sui tasti un bel commento per la sottoscritta, no? Perfetto, non aggiungo altro a parte i ringraziamente per quelli che hanno ascoltato la mia preghiera nel capitolo precedente e hanno commentato :) Baci
Aly (Mrs_Depp)

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Capitolo 10
*** Andare avanti ***


ANDARE AVANTI

 
Non sei abbastanza…abbastanza…abbastanza.
Le parole di Itachi risuonavano come una fastidiosa eco nella mia testa. Martellavano sulle mie tempie infliggendomi un dolore crudele e ripetuto; i miei occhi rossi, gonfi e ormai asciutti non versavano più lacrime sul grembo di Satsu, impegnata ad accarezzarmi i capelli senza sosta da due giorni ormai. Lei era l’unica che aveva il permesso di entrare nella mia stanza da quando Itachi mi aveva disonorato, e probabilmente era anche l’unica che voleva farlo.
Il resto della mia famiglia continuava in silenzio la propria vita, mantenendo il più possibile le distanze dalla mia stanza, quasi fossi stata un’appestata; dopotutto forse ero questo per loro: il disonore per gli Hyuga era una malattia orrenda e molto contagiosa.
Mio padre, anche se soffriva immensamente per il mio destino, condivideva la condotta degli altri abitanti della casa e aveva impedito anche a mia sorella di venirmi a trovare. Odiava gli Uchiha per quello che mi avevano fatto, ma non poteva negare che il problema di fondo fossi io, io e la mia incapacità nelle arti ninja.
Non sei abbastanza…abbastanza…  e il volto crudele di Itachi, i suoi occhi freddi. Suoni e immagini decisi a dilaniarmi l’anima.
Non sei abbastanza…abbastanza…
Una radura circondata da alti alberi, su uno dei quali erano infissi otto kunai allineati alla perfezione.
Non sei abbastanza…
Itachi, quello che amavo, apparve nella mia mente distrutta e dalle sue labbra uscirono parole completamente diverse da quelle che mi aveva detto due giorni prima: Puoi fare tutto quello che desideri se lo vuoi, l’importante è crederci…crederci…cederci…
Una nuova eco si sostituì alla prima, dando lucidità ai miei pensieri e vigore alle mie membra.
Il movimento improvviso con cui mi alzai da terra fece quasi cadere all’indietro la povera Satsu: -Sayuri, cosa…?-
-Devo vedere mio padre- la mia voce era ferma e determinata.
Uscii dalla stanza, quasi travolgendo una domestica che portava tra le braccia una pila di biancheria pulita, mormorai un veloce: -Mi spiace- e ricominciai a percorrere velocemente i corridoi, ignorando la voce di Satsu, che mi arrancava dietro.
La porta della sala da pranzo tremò quando la aprii con violenza, facendo sussultare mobili e occupanti: -Sayuri!- disse mio padre scandalizzato, allontanando la pipa dalla bocca, il cipiglio corrucciato per essere stato interrotto durante una conversazione con i miei due cugini, Ko e Neji. Anche i due membri della casata cadetta si voltarono sorpresi,e rimasero ancor più interdetti quando mi videro in faccia.
Io avanzai nella stanza senza invito e, sempre senza invito, parlai: -Voglio partire per un viaggio, padre- il mio tono sicuro sorprese anche me, ma non smosse mio padre di un centimetro: -Cosa vorresti dire? Dopo ciò che è successo con gli Uchiha dovresti rimanere in casa, protetta dalla chiacchiere-
-Non mi importa della chiacchiere- risposi: -Questo viaggio mi renderà forte, come si addice alla primogenita degli Hyuga-
-Un viaggio di allenamento dunque? Lontana da casa e dalla sicurezza della tua famiglia? Non se ne parla! Non posso impegnare una guardia del corpo per le tue idee balzane!-
-Non ho bisogno di una guardia del corpo, Ko può rimanere qui a servire il villaggio come è suo dovere fare- e così dicendo mi avviai verso il maggiore dei miei cugini, ignorando le sue proteste e i vari: -Ma Sayuri-sama, cosa volete fare?-, gli sollevai il copri fronte rivelando il sigillo maledetto che gli imponeva di salvaguardare la mia incolumità per il resto della sua vita, poi, con un respiro profondo, impressi sulla sua fronte il mio chakra, sciogliendo il suo obbligo nei miei confronti.
La reazione di mio padre fu prevedibile: -SAYURI!! Come hai potuto? Sei forse impazzita? Come farai senza Ko?!-
-è semplice padre- replicai calma e più determinata di prima: -Proteggerò me stesa con le mie forze-
-Questo è assolutamente fuori discus…- la protesta di mio padre venne interrotta da una domestica: -Hiashi-sama! Un ragazzino ferito chiede aiuto al cancello! Hinata-sama è con lui ora!-
Mio padre, anche se scioccato e arrabbiato, dopo avermi lanciato un ultimo sguardo infuocato, uscì dalla stanza e si precipitò nel cortile anteriore, seguito a ruota dai miei cugini e da me.
In lontananza potevo vedere due piccole figure vicine, una china sull’altra: -Hinata!- gridò mio padre e correndo la raggiunse.
Io arrivai per ultima e ciò che vidi riportò a galla il dolore che mi aveva dilaniato fino a poco tempo prima: steso a terra, sporco di polvere, lacrime e sangue, c’era Sasuke Uchiha.
Il piccolo era scosso da violenti singulti tra le braccia della mia sorellina e appena mi vide sembrò tremare ancora di più; in lui non c’era più niente del bimbetto spavaldo e arrogante che avevo conosciuto, sempre pronto a dimostrare il suo valore agli occhi di un padre che non lo degnava di uno sguardo; ciò che vedevo era un bambino fragile e spaventato, a cui sicuramente era successo qualcosa di orribile: -S-Sayuri-san…- disse con un filo di voce: -T-Ti prego…-
-Cosa ti è successo, piccolo?- sussurrai accostandomi a lui e prendendogli la mano tra le mie.
-L-Lui…Itachi…- sembrava non riuscire a continuare, ma solo quel nome mi riportò alla mente due occhi freddi color antracite.
-Cosa? Cosa ha fatto Itachi?- chiese mio padre con la voce traboccante di rabbia
-L-Lui…HA UCCISO TUTTI!!- urlò l’ultima parte della frase e poi si rifugiò tra le braccia di Hinata, sfogando tutto il suo dolore.
Eravamo tutti impietriti, le parole di Sasuke ci avevano colpito tutti nel profondo, e ci scossero ancora di più i singhiozzi disperati del ragazzino che, con i viso affondato nella stoffa, invocava i suoi genitori: -Kaa-chan…Tou-chan…-
Carezzavo piano la sua spalla, consolandolo come meglio potevo, quando mio padre si alzò in piedi, pallido in viso e disse a Ko: -Dì di preparare un letto, il ragazzino resta qui. Poi vai a Konoha e chiedi all’Hokage di accertare questa cosa-
Si avviò verso casa, ma prima mi toccò la spalla e disse: -Questo mondo d shinobi è pieno di orrori, tutti noi abbiamo bisogno di forza-. Annuii in silenzio al suo implicito consenso.
 
Due giorni dopo ero nella mia stanza, intenta ad annodarmi il copri fronte attorno al collo, non sapevo ancora di preciso dove sarei andata, ma ero certa di chi dovevo cercare.
Avevamo appena ricevuto notizia da Konoha del massacro compiuto al quartiere degli Uchiha, il colpevole era Uchiha Itachi e, a parte Sasuke, non aveva risparmiato nessuno.
Dopo essermi preparata, passai nella stanza di fianco, Sasuke era appoggiato al davanzale e guardava fuori dalla finestra.
Quando mi vide entrare, si alzò e venne verso di me, il suo sguardo era diverso da prima, freddo e vuoto, ma incredibilmente determinato: -Lui pagherà per tutto quello che ha fatto, te lo prometto Sayuri, quando diventerò forte lo troverò e vendicherò il mio clan e il tuo onore-
Gli sorrisi tristemente, rendendomi conto di come il dolore aveva distrutto la sua infanzia e i suoi sogni, dandogli come unico scopo l’omicidio del suo stesso fratello e la vendetta.
Mi chinai per portare il viso all’altezza del suo e gli scostai una ciocca ribelle dalla fronte: -Nessuno deve vendicare nessuno, tesoro, la forza più grande è quella di perdonare a andare avanti col sorriso-
-Te ne vai?- mi chiese serio
-Si ma ti prometto che tornerò-
-Torna e insegnami a combattere-
-Ti insegnerò ad essere forte, nel cuore e nell’anima- dissi seria prima di porre un lieve bacio sulla sua fronte, di voltarmi e di incamminarmi verso l’esterno.
Il cortile era deserto a parte tre figure: Hinata, Satsu e Ko mi attendevano per salutarmi: -Nee-chan, tornerai presto, non è vero?- chiese mia sorella con le lacrime agli occhi.
-Non appena sarò pronta, piccola. Nel frattempo tu dovrai sostenere Sasuke nel suo dolore, sii per lui una sorella e un’amica- Hinata annuì e mi abbraccio.
Ko al suo fianco mi fissava preoccupato: -Vorrei seguirvi, Sayuri-sama- disse: -Temo per voi-. Io gli riservai un sorriso: -Sei stato una guardia e un amico fedele, Ko, ma abbi fiducia e aspettami, un giorno ti batterò-, a queste parole lui sorrise divertito.
Satsu chiudeva la fila a capo chino, e quando mi avvicinai parlò da sotto la frangia scura: -Sai, soffro ancora moltissimo per il fatto che Shisui mi abbia lasciata così, senza potermi dire nemmeno addio, e so che il tuo dolore è ancora più grande, accentuato com’è dal disonore…Ma voglio che tu sappia cugina- e qui mi guardò con gli occhi gonfi di pianto: -che anche se lui non ti ha ritenuta all’altezza, tu sei l’amica più tenera, dolce e comprensiva che io abbia mai potuto desiderare-.
Ci abbracciammo forte, Satsu e io, così diverse nell’apparenza e così simili nell’essenza; ci sarebbe sempre stata per me e io per lei, con o senza uomini al seguito. Questa consapevolezza mi diede forza mentre mi voltavo e mi incamminavo oltre i cancelli della villa.
 
Erano tre ore che camminavo in mezzo al nulla, gli alberi e gli uccelli erano la mia unica compagnia. A Konoha mi avevano detto di andare a Ovest, e così stavo facendo ormai da tempo.
Si era fatta sera quando finalmente sbucai su un sentiero, respirai a pieni polmoni l’aria fresca che, dopo l’umidità della foresta, era un sollievo per la mia pelle accaldata.
Feci per togliermi lo zaino dalle spalle e prendere la borraccia dell’acqua, quando notai due figure in lontananza.
Il mio cuore accelerò, avevo raggiunto la mia meta. Presi a correre a perdifiato lungo la strada, e quando giunsi a pochi metri da loro gridai: -Aspettate!! Vi prego, Tsunade-sama, fermatevi!-
Le due figure smisero di muoversi e una delle due si voltò lentamente verso di me; i suoi occhi nocciola, fieri e determinati, mi scrutarono indagatori, poi la sua voce possente risuonò nell’aria: -Cosa vuoi ragazzina?-
Mi concessi un attimo per riprendermi dalla corsa, poi la guardai dritto negli occhi: -Tsunade-sama, il mio nome è Sayuri Hyuga, e voglio diventare vostra allieva-.
La donna rimase immobile a fissarmi per un po’, poi si avvicinò a me a passi lenti e misurati; quando mi fu di fronte prese il mio mento tra le dita puntando lo sguardo nei miei occhi: -Dunque la primogenita di Hiashi, erede del Byakugan, vuole i miei insegnamenti. Tesoro qui non siamo a casa, dovrai sputare sangue per ottenere ciò che vuoi, considerata la tua scarsissima preparazione-
-Sono pronta a tutto…sensei- misi particolare enfasi sull’ultima parola, tanto da far sorridere Tsunade.
-Sei determinata ragazza. Forse resisterai per un po’. Bene allora, comincia a camminare, la strada per Suna è lunga-.
Lasciò il mio viso e si voltò a guardare indietro verso la Foglia, ad Est, il simbolo rosso sulla sua casacca verde era illuminato dai raggi del sole morente, lei era la mia occasione di diventare forte, di essere rispettata e di rifuggire il disonore; era la mia occasione, e non l’avrei lasciata andare.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Bene bene miei cari lettori, siamo giunti alla fine della prima parte di questa storia. Da qui ci sarà un salto temporale di tre anni, dopo il quale Sayuri avrà 19 anni, Hinata (quindi Naruto per intendersi) 11 e Neji, che diventerà Genin, ne avrà 12.
Tuttavia vorrei avvisare i fan sfegatati che ho assoluta necessità di introdurre un particolare non da poco nella trama del manga, un particolare (che non vi rivelo) che dal punto di vista temporale è inserito nel momento sbagliato rispetto a ciò che ha scritto Kishimoto-san. Dunque considerate i capitoli futuri altamente AU, anche se questo avvertimento non è presente nelle note generali della storia (perdonatemi se ciò disturba le vostre anime sensibili :P)
 
Beh, un angolino noiosetto sta volta, ma era necessario miei carissimi, chiedo umilmente perdono! :D
Per concludere un grazie immenso a chi ha recensito il capitolo precedente (KikiLaSushinaGustosa e la mia cara Boby) e l’invito di routine: Commenti!! :D
Kisses
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 11
*** Ritorno a casa ***


ATTENZIONE: questo capitolo contiene alcuni dettagli non trascurabili che non coincidono con l’opera di Kishimoto, ma siccome ho introdotto un personaggio nuovo, con determinate caratteristiche e con una sua storia personale, devo per forza adattare la trama. Considerate questi dettagli come un mio ricorso all’AU.
Enjoy!
Mrs_Depp

 

     RITORNO A CASA
 

     3 anni dopo…

 
Konoha doveva essere splendida in quel periodo dell’anno. In primavera i ciliegi fiorivano tingendo di rosa i campi di allenamento e le strade, la gente era più propensa ad uscire, così il villaggio si riempiva di voci e chiasso, sorrisi e risate, di quel rumore e di quel profumo inconfondibili di vita.
Quando varcai i cancelli, tuttavia, trassi un profondo sospiro di sconforto nel notare la desolazione in cui versava il mio villaggio: le strade erano sì affollate, ma non di gente allegra, bensì di ninja dai volti tesi e ansiosi, tutti intenti a svolgere le loro missioni, vitali per la buona riuscita di ogni azione difensiva. Si, perché difendersi era fondamentale in quei giorni, in guerra.
Avevo scelto un pessimo momento per tornare, o forse era il migliore, solo l’Hokage avrebbe saputo dirmelo, così mi diressi verso il palazzo centrale.
Percorrere dopo tanto tempo quei corridoi così familiari mi riportò alla mente ricordi da tempo sepolti, attimi di una vita passata, così diversa da quella per cui mi ero allenata duramente per tre anni.
Ero cambiata molto: la vecchia Sayuri avrebbe camminato a capo chino, le mani strette in grembo, il busto rigido e i passi piccoli e incerti; ora ero un’altra persona, mi muovevo con calma e sicurezza, a lunghe falcate, le braccia rilassate lungo  i fianchi, la testa alta e fiera di mostrare il copri fronte adagiato con naturalezza nell’incavo del collo; ero una kunoichi di Konoha, e volevo finalmente dimostrarmi all’altezza di quella posizione.
Chiesi all’addetto un colloquio privato con Sandaime Hokage e, quando lui alzò lo sguardo dalle sue scartoffie, rimase interdetto nel vedere un membro della famiglia Hyuga che non fosse Ko, cosa che mi diede non poca soddisfazione.
Non dovetti attendere molto e fui ammessa alla presenza dello shinobi più importante del villaggio.
-Sandaime Hokage no Konoha- salutai rispettosa con un inchino.
-Sayuri Hyuga, nientemeno. Da molto tempo non sento notizie su di te, mia cara ragazza. Sei cresciuta! So che hai viaggiato con Tsunade, non è così?- sembrava quasi ammirato.
-Si signore, Tsunade-sensei mi ha reso un ninja migliore-
-Lo vedo, la tua sicurezza mi dice molto sul tuo cambiamento-
-Signore, chiedo il premesso di sostenere l’esame per diventare Jonin, e so che non…- ma fui interrotta.
-Sayuri- disse l’Hokage con tono grave: -La situazione attuale lo rende impossibile, come potrai certamente comprendere-
-Ma anche un combattimento corpo a corpo per testare le mie capacità, o una missione di livello A o B. Giusto per dimostrare che potete fare affidamento su di me!- tentai di protestare.
-Non c’è tempo ne’ occasione, ma c’è qualcosa che puoi fare, e sarà comunque una prova per testare la tua attitudine alla freddezza e al controllo. Sicuramente Tsunade ti avrà reso un eccellente ninja medico e le tua abilità sono necessarie all’ospedale del villaggio-
-Qualunque cosa, signore- risposi compita.
-Bene, allora recati lì al più presto- concluse l’Hokage per poi congedarmi.
Ero decisa più che mai a fare il mio dovere, ma prima c’era un’altra tappa: Villa Hyuga.
 
Il cortile non era cambiato: i salici si curvavano sul viale di ghiaia, prostrati dal peso dell’aria, o dal rispetto che dovevano ai signori della villa, le aiuole realizzate alle loro radici coloravano i margini della stradine e gli uccelli cinguettavano allegre melodie. Sembrava che quel piccolo angolo di paradiso non fosse stato toccato dalla guerra, rappresentava alla perfezione il modo in cui avevo vissuto fino a tre anni prima, oltre un velo, in una gabbia dorata e felice al di fuori della realtà.
Ma non si può sognare per sempre e io lo avevo sperimentato sulla mia pelle. Presi un profondo respiro e mi appresati a re immergermi nel mio passato.
 
-Sayuri-sama?- il piccolo Neji mi osservava dal cortile interno in cui si stava esercitando con gli shuriken. Dal portico sotto il quale mi trovavo rimasi sorpresa di constatare che non era più tanto piccolo: il suo fisico era acerbo, ma non certo infantile e se i miei calcoli non erano errati doveva avere dodici anni, quindi era appena diventato Genin.
Mi avviai verso di lui e gli sorrisi apertamente: -Come sei cresciuto Neji! Ne è passato di tempo, non è così tesoro?-
-Si, non mi aspettavo di rivedervi- dava quasi per scontato che avrei lasciato la mia famiglia per sempre e lo diceva con un tono così distaccato e indifferente che all’inizio mi sorpresi, ma del resto era sempre stato un ragazzino freddo e chiuso per via della morte prematura del padre.
-Invece sono qui- gli risposi: -Sai dirmi dove sono gli altri?-
Neji stava per rispondermi, quando un’altra voce interruppe il nostro colloquio: -Sayuri-san?-. Mi voltai e alle mie spalle vidi l’ultima persona che mi sarei aspettata di rivedere, Sasuke Uchiha.
La prima cosa che notai in lui fu il suo fisico, ancora immaturo, tuttavia scattante e slanciato, senza alcuna traccia di rotondità paffute, in secondo luogo i capelli, più lunghi di come li ricordavo, poi il viso, spigoloso ma allo stesso tempo delicato, i tratti come levigati nel burro della sua pelle, ultimi gli occhi, un mare nero, calmo e tranquillo, ma che annunciava tempesta.
Quell’analisi dettagliata del ragazzo mi riportò alla mente un’altra situazione in cui avevo osservato un altro uomo, in un altro periodo della mia vita, relativamente vicino, ma allo stesso tempo assurdamente lontano; lo avevo conosciuto piano piano, centimetro dopo centimetro, dal basso verso l’alto, in un mare di gigli.
Sospirai con un groppo alla gola, tornare in quel mondo era più doloroso di quanto mi aspettassi, ma non mi lasciai sopraffare e con un sorriso dissi: -Sasuke, che bello rivederti! Anche tu sei cresciuto parecchio!-
Lui mi si face incontro con le mani affondate nelle tasche: -Si, sei stata via per tre anni buoni, mi pare una cosa normale crescere-
Io sorrisi al suo indirizzo: -Certo che è normale, ma è straordinario che tu ti sia fatto così carino-
Lui chinò il capo e arrossì un poco, ma non aveva perso la spavalderia perché esordì in un sonoro: -Mhpf!-
Quando vide Neji fece cenno con il capo verso gli shuriken e gli chiese di fargli fare qualche tiro, mio cugino accettò indifferente e ci lasciò, borbottando qualcosa su un’imminente missione con Gai-sensei.
Sasuke intanto mi fissava, concentrato su qualcosa che non afferravo, forse cercava un po’ della mia vecchia timidezza, ma sembrò disinteressarsene perché disse: -Vuoi vedere come tiro?-
-Certo, fa un po’ vedere-
Sasuke si mise in posizione e lanciò otto shuriken con precisione millimetrica sul modello d’uomo di legno che fungeva da bersaglio, era un fenomeno per la sua età, come suo fratello, come Itachi.
Mi voltai con un groppo in gola e le lacrime che minacciavano di traboccare, troppi ricordi, troppo poco tempo. Mi mancava l’allegra compagnia di Tsunade-sensei, di Ton Ton e Shizune, i loro battibecchi mi distoglievano dal pensare al mio passato, invece quella casa era così pregna di ricordi.
Dovevo andarmene, mio padre e il resto della mia famiglia avrebbero dovuto aspettare, per il momento non ce la facevo.
Salutai Sasuke e me ne andai velocemente, senza voltarmi indietro, diretta all’ospedale del villaggio.
 
Era un disastro, medici e infermieri nel completo caos, barelle cariche di feriti ovunque, addirittura cadaveri lasciati a marcire negli angoli, abbandonati alla più completa incuria. Così era impossibile soccorrere i bisognosi che arrivavano senza sosta dalle missioni al fronte, era fuori discussione procedere in quel modo disorganizzato, Tsunade-sama avrebbe sputato tutto il suo sakè sapendo che l’ospedale versava in quelle condizioni.
-Ehi!!- cercai di attirare l’attenzione di un infermiere, ma lui mi guardò in cagnesco riversandomi addosso tutto il suo panico: -Non adesso, maledizione! Aspetti il suo turno!!-. Assurdo, un membro del personale che si rivolgeva in quel modo ad un paziente?
Dopo tre anni passati con la mia maestra avevo imparato dove incanalare la rabbia e l’indignazione, non più nelle lacrime calde e amare, ma nei polmoni e negli arti.
Sentii il chakra accumularsi nei palmi e nelle dita che strinsi a pugno, avevo bisogno di urlare, cosa che feci a pieni polmoni, sferrando nel contempo un potentissimo colpo che sgretolò l’intonaco del muro: -ORA BASTA!!-
La mia voce, non certo possente come quella della mia sensei, eccheggiò acuta e stridula nel silenzio e nell’immobilità improvvisa di tutto l’ospedale, il mio pugno aveva fatto vibrare l’intera struttura e ogni singola anima lì dentro mi guardava attonita e spaventata come se fossi chissà chi.
Deglutii. Ok, avevo attirato la loro attenzione, ma adesso cosa avrebbe fatto Tsunade-sensei? La mia bocca era secca come le sabbie di Suna e il corpo freddo come un ghiacciolo. Cosa avevo imparato in quei tre anni? Qualche jutsu? Sferrare pugni al muro? No. Quel viaggio mi aveva costretta ad alzare una volta per tutte la testa da terra, a fronteggiare ogni situazione con freddezza e vigore, a battermi per ottenere il rispetto che meritavo. Ed era quello che avrei fatto.
-Per ordine dell’Hokage di Konoha, prendo il comando di questa struttura. Voglio che sia stilata una lista completa di tutti i ricoverati, che sia continuamente aggiornata e passata a tutti gli infermieri, inoltre voglio che tutti i cadaveri siano portati in un luogo più consono, anche se provvisorio, poi ho bisogno di sapere di quali attrezzature siamo in possesso e in che misura, per finire convoco in riunione tutti i ninja medici, tranne due che continueranno a lavorare e saranno aggiornati in seguito. Qui dentro c’è bisogno di ordine e professionalità, il panico va lasciato fuori da queste porte-. Ecco, non era stato facile, ma così poteva andare.
Tutti continuarono a fissarmi attoniti per un altro lunghissimo istante, poi l’infermiere che mi aveva aggredita si fece avanti con aria spavalda: -E chi diavolo saresti tu per venire qui a dettare legge?-
Lo guardai con franchezza e decisione, qualità che Tsunade-sensei mi aveva insegnato a padroneggiare, e risposi: -Il mio nome è Sayuri Hyuga e vi assicuro che se mi ascolterete le cose qui dentro miglioreranno parecchio-.
L’uomo annuì serio, evidentemente soddisfatto, ma un’altra figura si fece avanti, più minuta e scarmigliata, una donna bruna con occhi color della luna che conoscevo bene. Il suo sguardo era velato di incredulità, ma la sua espressione era inconfondibile, anche quando, scettica, pronunciò il mio nome: -Sayuri? Sei davvero tu?-
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Parlay!! Lasciatemi spiegare prima di scuoiarmi viva! Lo so che un anno prima dell’inizio del manga (cioè il momento esatto in cui ci troviamo) non c’era nessuna guerra, però mi serviva che ci fosse, poiché Sayuri è diventata un ninja medico, come Tsunade, e qual è la situazione migliore per testare le sue capacità se non una guerra? Una guerra che, a voler puntualizzare, c’è stata secondo Kishimoto, ovvero quella contro il Quarto Mizukage manovrato dall’Akatsuki (----> Itachi hehehehe!!), anche se non in questo momento.
Inoltre l’ospedale sarà un luogo importante per i futuri incontri di Sayuri….e adesso mi fermo sennò dico troppo :P
Mi scuso se vi è sembrato che Sayuri si sia trasformata in una Mary Sue senza speranza, ma vi assicuro che ho fatto del mio meglio per preservare le sue qualità, e queste si noteranno ancora meglio nei capitoli successivi….fidatevi di me!! Baci
Aly (Mrs_Depp) 

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Capitolo 12
*** Tra dolore e morte ***


TRA DOLORE E MORTE

-Sayuri? Sei davvero tu?-
-Satsu?-
-Oh cielo, sei tornata!!- mia cugina si gettò su di me e ci abbracciammo forte come non mai. Quanto mi era mancata la mia amica!
Shizune aveva all’incirca la mia età ed era molto simpatica e disponibile, ma nessuno avrebbe potuto sostituire la mia incredibile Satsu-chan.
Ad un primo esame mi parve quella di sempre, il viso paffuto, il sorriso largo e gli occhi luminosi, ma lentamente iniziai a notare altri dettagli, i segni del dolore, della paura e della guerra: Satsu era pallida come non mai, la sua pelle non era più del candore sano di un tempo, ma malaticcia e ricoperta di un velo di sudore, i suoi capelli, un tempo morbidi e luminosi, ora somigliavano più a stoppa, piccole rughe di preoccupazione le circondavano gli occhi chiari e la bocca, le sue mani tremavano nel riempirmi di carezze. Per lo meno è felice di vedermi pensai tristemente.
-Vieni- le dissi, e mi apprestai a compiere il mio dovere.
 
Bastarono pochi giorni perché quella situazione disperata abbattesse anche le mie più solide convinzioni: la guerra contro il paese della Nebbia era sfiancante, il quarto Mizukage non lasciava tregua alle nostre truppe, e, come se non bastasse, un’organizzazione criminale nota come Akatsuki contribuiva a seminare panico tra i nostri uomini che, sempre più numerosi, tornavano a Konoha gravemente feriti o malati.
L’ospedale, sotto la mia guida, era più organizzato ed efficiente, ma la situazione era disperata e i corridoi erano comunque strapieni di feriti e barelle.
La mia giornata, così come quella di Satsu e degli altri infermieri, era piena, tanto che avevamo preso l’abitudine di mangiare direttamente in ospedale. Mio padre, saputo del mio ritorno, venne di persona a Konoha per riabbracciarmi dopo tre anni di lontananza, anche Hinata fu felicissima di rivedermi, ma il mio tempo era prezioso e potei dedicare ai miei cari solo pochi minuti prima di rituffarmi nel mare di sangue, urla e pianti che era ormai il mio pane quotidiano.
-Pensi che durerà ancora per molto?- mi chiese Satsu un giorno, mentre consumavamo il nostro pasto sul terrazzo, finalmente lontane dagli orrori della mattinata.
-Non lo so- risposi mesta: -Ma ricordo che mentre ero in viaggio ho sentito il rumore delle carte bomba anche oltre il confine con Suna; questa guerra è più grande di quanto immaginiamo-
Satsu sospirò sconsolata: -Oggi ho dovuto medicare il piede ad un bambino di un villaggio vicino. Lo avevo già visto qui all’ospedale una volta, quando avevano dovuto amputargli il braccio destro. Era così spaventato, Sayuri! Temeva di perdere anche la gamba. Avrà avuto l’età di Hinata, povero piccolo!-
Sentii un brivido attraversarmi la schiena all’idea di mia sorella senza un braccio. Era cresciuta anche lei, ma era ancora così timida e indifesa che avrei voluto stringerla a me senza lasciarla mai, come quando era più piccola.
-Sayuri-san!- Un infermiere interruppe i miei pensieri: -Altri in arrivo dal fronte: tre morti e un ferito grave, roba da non crederci! Tutta la parte superiore del corpo ustionata come non ho mai visto, dicono che sia di nuovo opera dell’Akatsuki!-
Io e Satsu ci precipitammo di corsa dietro di lui, ingoiando ciò che restava del cibo.
Avevo visto tante scene di morte, ma quella era assolutamente orrenda. I tre corpi nella hall erano in condizioni pietose: due di essi erano irriconoscibili, carbonizzati dalla testa ai piedi, la pelle arsa e nera, niente di loro ricordava esseri umani, non se ne distingueva nemmeno il sesso; il terzo cadavere era di una donna, ricoperta dal suo stesso sangue, colato da un’orribile ferita sul collo. Mi avvicinai per esaminarla, sembrava quasi un morso, di qualcosa di grosso e terrificante, un animale forse. Tutto quanto era reso surreale dalle urla strazianti che provenivano dalla vicina sala operatoria.
Satsu, dietro di me, soffocò un gemito e si voltò dall’altra parte, io guardai lei e poi il cadavere della ragazza: -La conosci?-
Lei annuì tra i singhiozzi e biascicò un nome che non mi ricordava nulla: Rin.
Tuttavia Satsu sapeva che il dolore non andava esternato in casi come quelli e tentò al meglio di ricomporsi: -Vado a dare una mano lì dentro- disse indicando la sala operatoria: -Yukio ha detto che il figlio dell’Hokage sta tornando con altri feriti, te ne occupi tu?- Io annuii frastornata, aiutai i miei colleghi a spostare i tre corpi appena in tempo per vedere Asuma Sarutobi varcare la soglia trasportando un compagno tra le braccia: -Siamo in otto, io sto bene, ci sono tre morti e quattro feriti-, ma era chiaro che i feriti fossero cinque perché all’altezza del ginocchio di Asuma si stava allargando una poco confortante macchia rossa.
-Siediti- gli intimai dopo che ebbe poggiato a terra il suo amico, e iniziai a disinfettare un brutto taglio sulla sua coscia. Asuma si guardò intorno e posò lo sguardo sulla giovane donna morta, con un sospiro di sconforto si portò la grossa mano agli occhi: -Dio, Rin…- poi guardò gli altri due corpi, che, a differenza di me, riconobbe: -E Hiro, e Nobu…- poi mi guardò: -Dov’è Kakashi? Sayuri dimmi che almeno lui è vivo!-
Io lo guardai senza capire: -Perdonami Asuma, temo di non sapere di chi parli, come sai non ho mai avuto tanti amici al villaggio, quindi non posso aiutarti-
-C’era un altro membro in quella squadra- insistette lui: -Kakashi Hatake, il figlio di Zanna Bianca!-
-Il quarto componente di quel gruppo è in sala operatoria, le sue urla mi stanno uccidendo- dissi nervosa: -Povero, deve soffrire moltissimo-
-Allora è vivo!- esclamò Asuma con sollievo, lasciandosi andare sullo schienale della sedia: -Cosa gli è capitato?-
-Ustioni di secondo grado su tutto il torace, le braccia e il viso, ma io non l’ho visto-
-Accidenti, speriamo bene! Quel ragazzo ha già perso così tante persone: prima suo padre, poi Obito, Yondaime e ora Rin, non so come faccia a tirare avanti. Si sa chi li ha attaccati?-
-Dicono sia opera dell’Akatsuki, ma di loro si sa poco. Bisognerebbe fare delle ricerche e identificarli-
Asuma si alzò e si avvicinò al cadavere di Rin: -Un morso animalesco, senza dubbio questo usa la Kuchiyose no jutsu- poi guardò gli altri due: -E questo fuoco, cielo non ho mai visto niente di simile. Che razza di abilità possiedono?-
-Lo scopriremo Asuma, ma ora devi riposare-
Lui fece come gli avevo suggerito e io mi avviai verso alcuni nuovi arrivati, tuttavia l’immagine di quei corpi carbonizzati mi perseguitò per tutto il giorno e per tutta la notte. Mi addormentai tardi, accompagnata dal suono di urla strazianti.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
don’t worry, be happyyyy…in effetti questo cappy è leggermente deprimente…tutti morti o feriti…su col morale gente!! Le cose cambieranno :D Giurin giurello!! Sennò siete libere di scuoiarmi viva (virtualmente si intende…non sognatevi di venire a casa mia eh!)
Bene…i ringraziamenti vanno agli angeli che commentano i miei obbrobri con puntualità o meno (vi lovvo comunque) e anche a quelli che leggono in silenzio (ma un po’ meno devo ammettere :P scherzo)
Alla prossima! Baci
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 13
*** Nuovi incontri ***


NUOVI INCONTRI


-Sayuri? Sayuri, sveglia! Anche se oggi si profila una giornata tranquilla non hai tempo per poltrire, su!-
Satsu, con il suo modo brutale di svegliarmi, mi riportò nel mondo reale che, assurdo a rifletterci, era mille volte meglio di quello dei sogni in cui ero stata per tutta la notte.
Con un sospiro mi alzai stancamente dal letto e mi infilai stancamente i vestiti, di mangiare per ora non se ne parlava, avrei sicuramente vomitato tutto, tanto erano annodate le mie viscere.
Sotto il portico vidi Sasuke e Hinata con le teste vicine, chini a risolvere un problema di scuola; quella visione scaldò almeno un po’ il mio cuore, per fortuna c’erano ancora degli innocenti che pensavano allo studio invece che alla guerra.
L’ospedale, proprio come aveva previsto Satsu, era molto tranquillo, gli infermieri del turno di notte avevano finalmente trovato il tempo per pulire i pavimenti e dare una parvenza di decoro a quel posto in cui morte e vita si intrecciavano, tanto che fu quasi un piacere camminare per i corridoi che profumavano di pulito fino alla saletta delle riunioni.
-L’ordine del giorno?- chiesi ai miei colleghi
-Pare che al fronte si sia stabilita una tregua, e quindi oggi avremo la possibilità di assistere i ricoverati- rispose Yukio
-Ottimo. Vediamo di dividerci i compiti, per una volta voglio tornare a casa senza il peso di un morto sulla coscienza-.
Ricevetti le tre cartelle dei pazienti che avrei dovuto assistere quella mattina e lessi i nomi scritti di fretta sulle copertine: forse fu l’abitudine, o forse l’indifferenza maturata dopo un po’ che le persone a cui ti affezionavi morivano, ma non pensai veramente alle persone che possedevano quei nomi. Quei tre sarebbero sopravvissuti? Chi poteva dirlo? Le tante domande di un medico in guerra, domande a cui nessuno può rispondere e che devono essere segregate dietro uno spesso velo di freddezza e controllo per impedire all’angoscia di prendere il sopravvento..
Tutti e tre comunque erano ospiti dal giorno prima, quindi non avevano bisogno di un cambio di bende, mi sarei limitata ad una visita di controllo per appurare se accusassero qualche disagio, cosa che feci per i primi due. Il terzo paziente, tuttavia, mi rese impossibile qualsiasi esame, immerso com’era in un sonno profondo.
Con un sospiro mi occupai della stanza: aprii le persiane quanto bastava per non svegliarlo, cambiai la flebo e controllai gli apparecchi elettrici che monitoravano i suoi parametri vitali.
Fu proprio mentre mi allungavo sopra il suo letto per controllare che la flebo fosse fissata correttamente al suo supporto che lui si svegliò.
Mi ritrovai a fissarlo diritto nell’occhio, si perché solo uno era aperto, l’altro, attraversato da una cicatrice verticale, rimase coperto dalla palpebra.
Restò per un attimo in silenzio, forse confuso dall’essersi svegliato con il viso di una donna a due centimetri dal naso, poi biascicò qualcosa, attutito dalle bende che gli coprivano la parte inferiore della faccia: -Sono morto?-
Io lo fissai di rimando, senza capire da dove venisse quella strana domanda, poi mi ripresi e risposi: -Certo che no, perché dovresti esserlo? Sei all’ospedale di Konoha, reparto ustioni, stanza ventiquattro-
-Oh- disse lui: -Allora puoi spiegarmi perché vedo un angelo proprio sopra di me?-
Mi sarei aspettata qualunque cosa da un paziente, ma mai che mi facesse un complimento del genere; la vecchia Sayuri dentro di me si nascose dietro ai capelli con un mugolio imbarazzato, io mi limitai ad arrossire vistosamente.
L’uomo continuava a fissarmi con quell’occhi dall’espressione confusa, se credesse davvero o meno che io fossi un angelo non lo sapevo, ma la cosa migliore da fare in quel frangente era togliersi da quella ridicola posizione.
Mi alzai di scatto e sventolando la mano in aria come un’idiota balbettai: -Oh, m-ma io n-non s-sono un angelo! S-sono soltanto un m-medico!-
Lui continuò a guardarmi ancora un po’ poi sembrò riprendere il controllo delle sue facoltà mentali perché, sbattendo violentemente la palpebra, distolse lo sguardo da me, in evidente imbarazzo per ciò che gli era appena uscito di bocca, e disse: -Ma certo, scusami, sono un vero imbecille. Probabilmente l’anestesia mi ha rimbambito i neuroni-, quell’ultima parola danzò per un po’ nel silenzio carico di tensione che seguì.
Come mi era saltato in mente di allungarmi così sopra di lui? Ero andata ben oltre i limiti della decenza, se mio padre mi avesse visto mi avrebbe diseredata.
Lui continuava a guardare ostinatamente fuori dalla finestra, fingendo che non ci fossi o sperando che me ne andassi, io mi torturavo e le mani e lo guardavo di sottecchi, sembrava una mummia. Era ricoperto di bende dalla cintola in su, viso compreso, tanto che non potevo vedere praticamente nulla di lui oltre agli occhi. Solo i capelli trovavano uno spazio per uscire da quel bozzolo: una chioma grigio argento che puntava dritta verso l’alto come una freccia.
Rilessi velocemente il nome sulla cartella, giusto per non fare altri errori: Kakashi Hatake. Dunque era niente meno che il figlio di Zanna Bianca, e io avevo fatto la figuraccia del secolo proprio davanti a lui. Dovevo assolutamente rimediare, e la conversazione sembrava la soluzione migliore: -Allora, come va al fronte? Si prospetta qualche miglioramento?-
Lui distolse lo sguardo dalla finestra, ma non mi guardò, piuttosto si soffermò ad esaminare le bende che lo avvolgevano: -A dire il vero pare di si, gli abitanti del paese della nebbia si sono finalmente resi conto del fatto che il loro Mizukage è manovrato dall’Akatsuki e si sono schierati con Konoha; adesso siamo in netta maggioranza e forse riusciremo a far eleggere un nuovo kage e a far cessare questa guerra-
-Beh, ottimo direi. Ormai qui non se ne può più di feriti e morti-
-Già- fu la sua secca risposta.
Ok, il tentativo di intavolare un discorso era fallito miseramente, era meglio infilare la porta e togliermi subito di torno.
Stavo giusto per uscire quando lui mi chiamò: -Aspetta! Hai detto di essere un medico giusto?-
Io mi voltai e lo sorpresi questa volta a fissarmi intensamente con l’unico occhio aperto. Annuii abbassando lo sguardo, il suo modo di scrutarmi mi faceva sentire nuda di fronte a lui, come se mi vedesse dentro. Era imbarazzante e, santo cielo, quasi eccitante; che razza di effetto mi faceva quel tizio tutto bendato?
Lui continuò e il suo tono di voce si affievolì un poco: -Rin ce l’ha fatta? E gli altri?-
Tornai a guardarlo, l’intensità del suo sguardo era, se possibile, raddoppiata, e mi odia per quello che stavo per dirgli. Feci appello a tutta la mia freddezza, quella che prendeva possesso di me ogni volta che dovevo annunciare un decesso ai familiari o agli amici di una vittima: -Mi dispiace, non c’è stato nulla da fare-.
Tornò a guardare la finestra, pensieroso, non rispose e io decisi di lasciarlo al suo dolore.
Lui però non pareva intenzionato a lasciarmi andare perché disse: -Li vendicherò, comunque. Tutti e tre, Rin, Hiro e Nobu, non saranno mirti invano. Li ucciderò quei due bastardi-
-Chi ucciderai?- chiesi
-I due membri dell’Akatsuki che ci hanno teso un’imboscata, Orochimaru e Uchiha Itachi-.
Mi parve quasi di non sentire il primo nome, nonostante sapessi perfettamente chi fosse. Fu il secondo che mi colpì con la forza di uno schiaffo.
Dunque era questo che era diventato: un assassino, mercenario e traditore; aveva messo il suo incredibile talento al servizio del male, la sua strada era ormai tracciata.
Le gambe mi tremavano e non ressi più alla tensione che l’odio di Kakashi spandeva per la stanza. Uscii in fretta, lasciandomelo alle spalle senza una parola.
Corsi a perdifiato lungo i corridoi dell’ospedale, salii innumerevoli rampe di scale, non mi fermai finchè non raggiunsi il terrazzo.
Lì l’aria freca fu come un balsamo sulle mie gote in fiamme, e qualcosa si sciolse dentro di me, qualcosa che per tre anni avevo tenuto rinchiuso e a cui avevo impedito di uscire. In quel momento però non potevo più resistere e lasciai che quell’immenso dolore mi travolgesse, piangendo tanto da star male.
Per tutto quel tempo avevo sperato, persino pregato che tornasse da me: mi avrebbe trovata diversa, degna di lui, cambiata nel profondo; ma mi resi conto che in realtà non ero cambiata per niente, che la forza che ostentavo era solo una maschera per nascondere il dolore, che non avrei mai più rivissuto quei magici momenti che lui mi aveva regalato, ingannandomi.
Stupida, piccola Sayuri! Troppo legata al passato per andare avanti davvero, troppo innamorata di un fantasma per notare le persone vere.
Pensai a Kakashi Hatake, quattro piani più in basso: aveva perso tutto ma aveva un obbiettivo, pensai a Sasuke, nella sua stessa situazione; ed io? Io che obbiettivo avevo?
Mi rialzai e mi asciugai gli occhi, guardai lontano, dove forse c’era Itachi, il mio passato, poi mi voltai verso la porta, verso la Konoha che aveva bisogno di me, verso il mio futuro, verso ciò che dovevo essere; i passi che mossi in quella direzione erano sicuri, ma la mia anima era spezzata.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Eccomi! Finalmente è arrivato IL sensei :D Lo so che vi ho fatto aspettare, ma Itachi aveva la precedenza! Kakashi avrà un ruolo importantissimo nel futuro di Sayuri, sta a voi scoprire quale continuando a seguire questa FF :)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, in ogni caso fatemelo sapere: commenti!!
Baci, Alice :)

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Capitolo 14
*** Sentimenti ***


SENTIMENTI

Dunque era vero, al fronte avevano finalmente raggiunto una tregua; non avevo bisogno di vederlo con i miei occhi, a testimoniare l’avvenuto cambiamento bastavano i fiumi di shinobi che si riversavano nelle strade di Konoha, ognuno diretto alla propria casa e ai propri affetti, dopo tre anni passati a combattere.
I ninja ritornavano, le mogli e i genitori piangevano di gioia, i figli ridevano e correvano ad abbracciare le loro mamme e i loro papà.
Anche la natura stessa sembrava aver tirato un sospiro di sollievo, e, uscendo dal bozzolo di grigiore e di terrore che l’aveva caratterizzata durante la guerra persino in primavera, tornò a produrre fiori e foglie, gemme e frutti succosi: Konoha ritornava a splendere di vita.
L’ospedale era come al solito pieno, ma anche lì si notava un miglioramento: non arrivavano più morti e feriti gravi e agonizzanti, bensì shinobi con il volto disteso e un sorriso rilassato che avevano soltanto bisogno di farsi medicare qualche graffio.
Ormai quel posto non necessitava più della rigida organizzazione che avevo faticosamente imposto al mio arrivo, così io potei prendermi qualche giorno di pausa e passare del tempo con la mia famiglia.
Quando non ero alla villa, mio padre, Hinata e Sasuke venivano a farmi visita in ospedale e avevo la possibilità di pranzare con loro e abbandonarmi alle gioie dello stare insieme.
Il mio lavoro si riduceva a prendermi cura dei ricoverati, e, non so perché, ogni giorno mi ritrovavo a scegliere determinate cartelle, pazienti specifici; ora potevo affezionarmi a loro, sapevo che non li avrei dovuto piangere.
Lo stesso faceva Satsu, che ultimamente si prendeva amorevolmente cura di uno shinobi ritornato recentemente dal fronte con una gamba e un braccio rotti: Iruka Umino. Mia cugina passava quasi tutta la giornata con lui, chiacchierando come solo lei sapeva fare e, all’ora dei pasti, persino imboccandolo, nonostante lui fosse in grado di mangiare da solo. Anche quando Satsu non era con lui non parlava d’altro: Iruka di qua, Iruka di là…ma ero contenta per lei, magari avrebbe dimenticato Shisui.
Quanto a me passavo la maggior parte del mio tempo con il misterioso Kakashi Hatake, non sapevo bene perché, ma la porta della sua stanza mi attirava come una calamita, così come il suo sguardo intenso.
Non lo avevo più sorpreso a dormire, aveva presto ripreso i suoi ritmi da asceta, nonostante la convalescenza: mangiava poco e dormiva ancora meno. A riguardo io lo incoraggiavo a sforzarsi, in fondo se voleva guarire doveva riposare e nutrirsi adeguatamente, ma lui rispondeva che un ninja non deve adagiarsi sugli allori e deve essere sempre abituato alle peggiori condizioni di sopravvivenza. Su questo battibeccavamo spesso, in fondo neanche Tsunade-sama, una dei tre Sannin di Konoha, rinunciava al buon cibo e ai suoi adorati liquori.
Mi chiedevo spesso cosa ci fosse sotto alle bende che avvolgevano il suo viso, passavo delle ore ad immaginare la forma della sua bocca e la pelle celata dalla garza: aveva le labbra sottili e austere o piene e sensuali? Aveva la barba? Era argentea come i capelli? Come sarebbe stato nel complesso?
Il compito di cambiargli le bende era riservato alle infermiere, ma mi sentivo una stupida a chiedere delucidazioni a loro, quindi, come al solito, finivo per parlarne con Satsu: -Novità su Kakashi?- le chiesi un giorno, interrompendo l’ennesimo monologo sulle qualità dell’ormai celeberrimo Iruka.
-Mmh? Ah Kakashi! Beh, mi dispiace deluderti, ma pare che abbia sempre portato una maschera quasi integrale fin dai tempi della scuola ninja, o almeno Iruka non lo ha mai visto senza-
-Mai? Vuoi dire che non va mai in giro a viso scoperto? Andiamo bene- dissi sconfortata.
Satsu mi guardò con attenzione fintanto che, spazientita da tanto malcelato interesse, sbottai: -Insomma, che c’è da fissare?-
-Niente, niente…- disse con fare assente, ma poi la buttò lì: -Mi chiedevo solo perché lui ti interessi così tanto-.
Sentii le guance scottare, probabilmente ero viola per l’imbarazzo, ma dopo tre anni passati con Tsunade-sama, più ubriaca che sobria, avevo imparato a rispondere a tono alle battutine ironiche e alle domande invadenti, perciò replicai con fare innocente ma con un sorriso stampato in faccia: -Per lo stesso motivo per cui tu passi tutto il giorno con Iruka-
Fu il suo turno di arrossire, e mentalmente segnai un punto per me.
Satsu tentò di ricomporsi e disse: -Iruka è…ecco…molto intelligente-
-E attraente- continuai io, il sorriso che si allargava sempre più.
-Beh, ecco, un po’ si- ammise infine tormentandosi una ciocca di capelli, sembrava me! Ringraziai mentalmente Tsunade per avermi insegnato a rispondere a tono, ora potevo ripagare Sastu con la sua stessa moneta.
Tuttavia la reazione di mia cugina non tardò ad arrivare: -Ma se io trovo attraente Iruka, allora è evidente che tu trovi attraente Kakashi! Un momento…- si interruppe sconcertata: -Come puoi trovare bello un uomo di cui non puoi vedere il viso?-
-Beh, a dire il vero non lo so. Forse la sua voce, è così roca e…vibrante-
-V-I-B-R-A-N-T-E!!!- sillabò mia cugina con la classica faccia da dimmi-di-più
-E i suoi occhi- continuai per soddisfarla: -O meglio, il suo occhio, perché l’altro lo tiene sempre chiuso. Credo che da lì non ci veda, considerato che ha una brutta cicatrice proprio sopra la palpebra. Però quello sano è…beh, magnetico e…profondo e…-
-E SEXY! Dillo santi numi! Urlalo che sei cotta di Mr Magnetico, cugina! Il tuo ermetismo mi uccide!-
Mi morsi il labbro per non ridere, Satsu mi sembrava sul punto di mettersi a ballare per la gioia, tanto era estatica la sua espressione.
-A che stai pensando?- le chiesi. Sapevo che moriva dalla voglia di dirmi qualcosa di tipicamente “alla Satsu”. Lei sorrise a trentadue denti e con fare ammiccante disse: -Vuoi sapere cosa penso Sayuri? Penso che tu muoia dalla voglia di strappargli le bende di dosso e di sentire la sua vocevibrante sussurrarti all’orecchio qualcosa di tremendamente impuro!
-Satsu!- dissi scandalizzata, era così…esplicita!
_Me lo hai chiesto tu! E poi non fare la suora, perché lo so che è questo che pensi davvero!-
 
-A cosa stai pensando?- chiese Kakashi vedendomi sorridere sotto ai baffi. Dejà-vù.
-Oh, a nulla di importante- lo liquidai senza guardarlo.
Lui si fece attento: -Non mi sembri il tipo che pensa a cose poco importanti-.
Alzai lo sguardo dal mandarino che stavo sbucciando: -E cosa te lo fa pensare?-
-Non saprei, sembri una ragazza seria-
-è un complimento?- chiesi con un sorriso.
-Dal mio punto di vista si- rispose franco.
-E come mai preferisci le ragazze serie?- domandai sempre più curiosa, rasentando quasi il limite della sfacciataggine. Perché con lui perdevo ogni inibizione?
Lui mise su il suo temibile sguardo intenso, ecco, ora mi sarei sciolta.
-Le ragazze serie non sprecano il fiato per dire cose inutili, quindi ogni parola che esce dalla loro bocca è una gemma preziosa che bisogna conservare come il più bello dei tesori, non ridono sguaiatamente e la loro risata sembra una campanella suonata per sbaglio da un ragazzino sbadato, sanno ascoltare come nessuno, e fanno sentire immensamente fortunato l’uomo che può vantare l’onore di parlare con loro, ogni loro gesto ha un immenso valore: una carezza, un sorriso, un cenno di approvazione, e tale valore è dato dalla loro grande parsimonia nel concederli…stai bene?-
No, si, wow! Oddio non riuscivo mai a restare impassibile con lui, mi tirava fuori gli istinti più primordiali e ogni volta che mi guardava intensamente con quel suo unico occhio aperto iniziavo a sudare e il mio cuore partiva a tutta birra per la sua strada.
Non osavo immaginare in che stato pietoso mi trovassi, e cercai di trovare un po’ di dignità voltandomi verso il cestino per buttare le bucce del mandarino, strano che non lo avessi ridotto in poltiglia.
Quando il mio respiro, per qualche istante distolto dall’influenza pericolosa di Kakashi, ritornò normale, tornai a voltarmi verso di lui che mi guardava incuriosito.
-Scusa- mi giustificai d’istinto: -Qui manca l’aria-.
Kakashi si volto perplesso verso la finestra aperta e poi tornò a fissarmi. stupidastupidastupida!!
-He hehe hehehe…- la risatina isterica ci mancava proprio!
-Comunque- cercai alla bell’e meglio di cambiare discorso: -Per poter contare solo su un occhio sai osservare bene l’animo femminile-.
Kakashi sembrò non capire, così spiegai, già irrimediabilmente rossa e poco convinta della strada imboccata: -Ehm, il tuo occhio sinistro. Lo tieni sempre chiuso, e quella cicatrice mi fa pensare ad un brutto incidente-
-Ah! Certo, ora capisco. In verità la cicatrice è frutto di un trapianto: ho perso l’occhio durante una missione quando ero appena diventato Jonin. Il mio migliore amico e mio compagno fu ferito ancora più gravemente di me e, sentendo prossima la morte, mi donò il suo occhio.
-Anche se il mio amico Obito mi manca molto devo ammettere che questo occhio mi fa parecchio comodo, essendo dotato di un immenso potere innato-
-Un potere innato?- lo interruppi incredula. In fondo la mia professione di ninja medico mi aveva reso molto curiosa riguardo alle tecniche di cura e risanamento: -Ma un potere come quello del Byakugan non si può trapiantare così facilmente, di sicuro non durante una missione!-
-Su questo hai ragione: Il Byakugan è estremamente complicato da asportare, tuttavia questo non vale per lo Sharingan, molto più semplice da trattare da quel punto di vista, inoltre la mia amica Rin era estremamente abile come medico-
-Sh-Sharingan?- chiesi come paralizzata.
-Esatto- rispose Kakashi sollevando la palpebra e mettendo in mostra l’occhio rosso come il sangue, solcato da spaventosi segni neri: -Obito faceva parte del clan Uchiha-.
Che cosa crudele. L’uomo da cui ultimamente ero irresistibilmente attratta mi ricordava continuamente, anche se involontariamente, il mio passato, e affondava il coltello in una piaga che non voleva richiudersi. La stanza ora era davvero soffocante.
 
Quella notte sognai il momento che attendevo ormai da settimane: mi era stato finalmente chiesto di liberare dalle bende il volto di Kakashi, ma, man mano che srotolavo la stoffa con trepidazione crescente, i suoi lineamenti divenivano sempre più familiari: un naso severo, il mento appuntito e i lineamenti dritti, persino i capelli erano di un nero lucido e setoso; gli occhi mi trafissero come una stilettata dritta al cuore: entrambi scuri e profondi come il mare di notte, e poi, in un battito di lunghe e folte ciglia, rossi e crudeli, di sangue e di morte.
Mi svegliai nel mio letto a villa Hyuga, nel cuore della notte, sudata, col fiato corto, e scossa da violenti tremiti. Scoppiai in lacrime, travolta da un dolore ancora troppo vicino, e strinsi le braccia attorno al corpo, come a proteggermi da quello sguardo magnetico, bellissimo e crudele che tormentava ancora la mia mente.
Sarei mai riuscita ad andare avanti davvero? O sarei sempre rimasta la piccola e stupida Sayuri, innamorata dell’uomo che l’aveva disonorata? Cosa volevo? Essere abbastanza per lui o per me stessa? La risposta stava in quegli occhi, e nel lamento che mi squarciò il petto, gonfio di dolore: -Oh Itachi, torna da me…-
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
èmai possibile che anche i capitoli più allegri debbano avere un finale melodrammatico? Inutile, non ci riesco a farla felice questa povera anima in pena, almeno per ora :P
Vi prometto, giuro e spergiuro che Sayuri sarà felice…un giorno…molto lontano…lontanissssssimo! (Oddio…-.-‘’ nd Sayuri).
Non abbattetevi e continuate a seguirmi come state facendo ora! Un grazie immenso a tutte le lettrici che mi hanno sostenuto finora e in particolare a chi ha recensito l’ultimo cappy…vi adoro, siete magnifiche!
Un bacio, alla prossima
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 15
*** Il segreto di un viso ***


IL SEGRETO DI UN VISO

-Hai una faccia, cugina!- Satsu mi guardava come se fossi un alieno. Avevo una così brutta cera? Di sicuro poca voglia di parlare: -…Incubi…- fu la mia unica spiegazione.
Satsu, però, non aveva bisogno di chissà quante informazioni per capire tutto di me, così si sedette al mio fianco su uno dei cuscini che costeggiavano il basso e lunghissimo tavolo della sala da pranzo della villa, e iniziò ad accarezzare i miei lunghi capelli scuri: -Non puoi continuare così, lo sai, vero?Prima o poi esploderai, e non so allora quanto la tua disciplina sarà in grado di aiutarti-
Mia cugina avrebbe potuto dire molte cose, avrebbe potuto ferirmi, rimproverarmi per la mia condotta degna di una ragazzina stupida, eppure si limitò a quella semplice constatazione, a quelle poche parole che però erano esattamente quelle di cui avevo bisogno per liberarmi, almeno in parte, del peso che mi opprimeva il cuore.
-è che non ce la faccio Satsu- dissi con le lacrime agli occhi: -Mi basta un cenno, una parola, uno sguardo e penso a lui per tutto il giorno. Vorrei averlo qui, anche se so che sarebbe sbagliato, vorrei baciarlo, anche se so che i suoi baci mi ucciderebbero. Vorrei…Non lo so più cosa vorrei…-
-Tu vuoi amare Sayuri! Vuoi un uomo che ti faccia sentire bene, che ti faccia dimenticare il dolore e pensare al futuro! È difficile cambiare, cugina, ma non impossibile, e se sei arrivata fino a qui, so che puoi farcela, ma devi volerlo davvero. Finchè rimani attaccata al fantasma di Itachi non concluderai mai nulla.-
-Tu parli così perché sei riuscita a trovarlo quell’uomo, Satsu! Iruka è perfetto per te-
Satsu mi prese per le spalle e mi costrinse a voltarmi verso di lei: -E tu no invece? Passi tutto il tempo a parlare di Kakashi come se fosse il tuo unico pensiero! Non capisci che è lui quello che cerchi?-
Io abbassai lo sguardo: -Certo, Kakashi mi piace, e molto anche, ma non ce la faccio a stare con un uomo che ogni giorno, involontariamente, mi fa pensare ad Itachi. Tu ora sei così felice con Iruka, come potresti capire?-
Mi resi subito conto dell’errore commesso quando vidi gli occhi di Satsu riempirsi di lacrime: -Oh cielo, Satsu! Perdonami, non intendevo dire questo!-
-Non scusarti, cugina- disse lei: -In fondo sono molto brava a nasconderlo, ma anch’io, quando guardo Iruka, non riesco a fare a meno di pensare a Shisui. Tuttavia questo in fondo è positivo, significa che provo per Iruka gli stessi sentimenti che provavo per Shisui; è doloroso, certo, ma cambierà, e un giorno so che smetterò di pensare al passato-
-Quindi credi che dovrei lasciarmi andare, Satsu?-
Mia cugina sbuffò e sorrise tra le lacrime: -Ma certo! Ti è così difficile pensare che essere felice con l’uomo che indubbiamente ami sia la cosa giusta?-
Detto da Satsu, tutto sembrava facile; magari lo sarebbe stato davvero.
La prova del nove l’avrei avuta proprio quel pomeriggio: avrei finalmente rimosso definitivamente le bende che avvolgevano il viso e il corpo di Kakashi. Cosa avrei provato nel vederlo in faccia? Solo il tempo e una considerevole dose di ansia mi separavano dalla risposta.
 
Kakashi mi stava aspettando. A quanto pareva quell’appuntamento era importante anche per lui, ma quando entrai e posai lo sguardo su di lui notai un cambiamento: si tormentava le mani bendate, cosa strana per uno shinobi che avevo sempre visto in atteggiamenti controllati; il suo sguardo, prima appuntato fuori dalla finestra, saettò subito verso di me con un guizzo che riconobbi come agitazione.
-Ciao. Va tutto bene?- gli chiesi, titubante
Lui abbassò lo sguardo sulle mani e sospirò: - A dire il vero no-
Mi affrettai verso di lui, preoccupata che sentisse dolore, ma lui si affrettò a spiegarsi: -Tranquilla, sono soltanto un po’…nervoso-
Io mi sedetti sul letto, gli strinsi la mano e cercai il suo sguardo: -Cosa c’è che ti turba?-
La sua risposta mi lasciò interdetta: -Tu, sei tu che mi turbi, oggi in special modo-
Non potei fare a meno di arrossire: -Beh, mi spiace. Dimmi cosa posso fare per farti stare meglio-
-No, non è che tu mi faccia stare male, sono contento che tu sia qui; è che non mi sono mai sentito così…importante come tu i fai sentire. Forse lo fai solo perché sei un medico e il tuo lavoro ti prescrive di essere gentile con i pazienti, quindi non sto insinuando che tu possa ritenermi in qualche modo speciale. Tuttavia nessuno è mai stato così premuroso, comprensivo e attento nei miei confronti; a parte Rin, ma lei era un caso particolare-
Tumtumtumtumil mio cuore stava per sfondarmi le costole, ma volevo concludere quel discorso, capire fino a dove sarei riuscita a spingermi per lui: -Tu in realtà, ecco…sei effettivamente speciale per me- ecco, l’avevo detto, mi ero definitivamente avviata sulla strada del non ritorno.
Il suo sguardo si fece intenso: -Cioè? Cosa intendi per speciale?-
Oddio, voleva una dichiarazione vera e propria? No, non ce l’avrei fatta: -Io non riesco a starti lontana, sei…magnetico- peggio di un TI AMO stampato in fronte, ero un vero disastro!
-E tu sei magnifica, come un arcobaleno dopo la pioggia, magnifica e sorprendente-
Oh santi numi, dovevo controllare le pulsazioni.
-Ed è proprio per questo che vorrei non fossi tu togliermi le bende- Cosa??
-Perché??-
Lui abbassò lo sguardo: -Le infermiere, dopo avermi tolto le bende, bisbigliavano tra loro e mi guardavano in modo strano, come se fossi un fenomeno da baraccone. Se il mio viso suscitava certe reazioni nel personale, allora tu potresti rimanerne disgustata, e io non voglio perderti- mi strinse la mano, ma non mi guardò.
-Kakashi, io VOGLIO vederti!- lui alzò lo sguardo: -C’è qualcosa in te che mi fa sentire viva, e voglio associare un volto a queste sensazioni. Non mi interessa se tu sia bello o meno, mi basta sapere come è fatto l’uomo a cui tengo di più al mondo-
-L’uomo a cui tieni di più al mondo…- ripeté lui come in trance, lo sguardo perso nel vuoto.
-Si- confermai con convinzione: -E poi sono certa che sarai bellissimo, come potresti non esserlo, di sicuro hai dei bellissimi occhi-
-UN bellissimo occhio- mi corresse, appena un po’ più rilassato
-Anche lo Sharingan non è male, basta che mi guardi con dolcezza e non è più così spaventoso- continuai sorridendo: -Allora, sei pronto?-
Lui chiuse gli occhi per un istante, espirò lentamente e poi annuì, mettendosi seduto sul letto con le gambe a penzoloni.
Ero troppo titubante per partire direttamente dal viso, e poi, pensai con una certa amarezza, era mia abitudine partire ad analizzare le persone dal basso.
Presi una delle sue mani tra le mie, rimossi delicatamente la spilla da balia e iniziai a liberare le dita e il palmo dalle bende. Man mano che procedevo iniziai a intravedere dei segni sulle mani, altrimenti perfettamente intatte: piccoli segni rossi dall’intreccio molto fitto che non avevano niente a che fare con il risultato di un’ustione di terzo grado quale avrebbero dovuto essere; sembrava piuttosto che un gattaccio inviperito si fosse accanito a suon di artigli sulla pelle chiara di Kakashi, l’unico effetto riconducibile alla bruciatura era la completa assenza di peli, il braccio era glabro e segnato, ma perfettamente e sorprendentemente intatto. Cosa gli aveva fatto Itachi? Quale strano potere aveva usato per provocare un dolore immenso ma trascurabili conseguenze?*
L’altro braccio, così come il torace muscoloso, era nelle stesse condizioni, e quell’intricato intreccio rosso era davvero strano.
-Sembri…affascinata- mi fece notare Kakashi, che osservava ogni mio lento movimento con attenzione minuziosa.
-Lo sono- sussurrai con un mezzo sorriso: -Queste ferite sono, beh, sorprendenti-.
Iniziai a seguirne il percorso sul suo petto con dita tremanti, deliziata di notare la pelle d’oca che gli provocavo.
-Non farlo- disse con un fremito: -Così mi fai impazzire…-
Santi numi!Arrossii violentemente e ritirai la mano, imbarazzata da morire. Non era così che unmedico avrebbe dovuto toccare unpaziente.
La vocina malefica nella mia testa, però, non sembrava intenzionata a mollare la presa sul mio cervello: ma è così che una DONNA dovrebbe toccare il suo UOMO.
Certo, ma lui non era ancora il mio uomo, no? Non eravamo promessi, e un comportamento del genere era estremamente disdicevole per una figlia degli Hyuga. Contegno Sayuri!
Con un sospiro tremante e delle scuse abbozzate in un sussurro, partii alla volta del collo, che liberai velocemente dalle bende, ora ero davvero impaziente, c’era il viso ad attendermi.
Quando mi apprestai a togliere la spilla che fissava la garza sulla sua guancia, sentii il suo respiro accelerare insieme al mio, ma i nostri sguardi non si incrociarono.
Svolsi lentamente le bende, strato dopo strato, sempre più vicina a scoprire il suo viso, la tensione alle stelle.
Il naso era dritto, come traspariva dalla garza, la mascella quadrata e priva di barba, i segni rossi a disegnare un fitto arabesco sulla sua pelle mi conducevano sempre più giù, sempre più giù…
Le bende caddero a terra e rimanemmo a fissarci l’un l’altra, senza più barriere a separarci. Il suo sguardo, ora appuntato su di me, esprimeva tutta l’angoscia che provavo in quel momento, il mio era fisso sulle sue labbra, ben formate, sottili ma non severe, della giusta tonalità di rosa…perfette…
Incredula vi passai le dita sopra, come in estasi, non poteva essere così bello, insomma…poteva esserlo, ma così era troppo, troppo per un ustionato! Tutto quello che rimaneva delle ferite che lo avevano fatto soffrire così tanto era un ricamo delicato, una trama rossa che, più che uno sfregio, sembrava una decorazione sulla sua pelle chiara.
-è così orribile?- Fu la sciocca domanda di Kakashi nel vedermi così, a toccargli le labbra come un cieco davanti ad un bel fiore.
-è incredibile- sussurrai estatica: -Sei…perfetto…-
Lui appoggiò la mano sul dorso della mia, stringendomi le dita, forse incapace di credere alle mie parole: -Non…non ti faccio paura? Ribrezzo?-
Io gli feci segno di no, ancora in trance.
Lui parve rendersi conto, finalmente di cosa significasse la mia reazione: mi piaceva nel corpo e nello spirito, completamente, esattamente come io piacevo a lui, e non si trattenne. Tirò la mia mano verso di sé e portò la sua dietro la mia nuca, facendomi destabilizzare e finire di peso contro di lui, le mie labbra sule sue, di una consistenza perfetta, di un gusto unico, meravigliose.
Non so quanto durò quel bacio, ma in casi del genere il tempo non conta, contava solo che il mio cuore batteva di nuovo al ritmo delle ali di un colibrì, e che, dopo tre anni di duro allenamento e di repressione di qualunque sentimento, potevo finalmente essere di nuovo libera di amare e di lasciarmi amare.
 
*Cercate di capirmi! Non potevo sfregiare Kakashi, sarebbe stato un trauma per me e per molte altre, così ho deciso per questa soluzione che, a parer mio, lo rende ancora più bello di quello che dovrebbe essere normalmente. Itachi ha usato Amaterasu, le temibili Fiamme Nere Inestinguibili, ma Kakashi si è salvato involontariamente usando un riflesso condizionato del suo Sharingan, il quale ha assorbito le fiamme, proprio come ha fatto Madara quando Sasuke lo ha attaccato dopo lo scontro con il fratello. Questa è la mia versione personalizzata, ovviamente al Kakashi del manga non è successo nulla del genere (Kishimoto rules!)
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Ehm ehm, salve! Vi ricordate ancora di me? Perché in effetti dopo tutto questo tempo una risposta negativa sarebbe anche comprensibile, così come i forconi e le fans inviperite…ma se avete intenzione di perdonarmi, vi assicuro che non mi lamenterò :)
Mi sono presa una lunga vacanza causa scuola, mi stanno sommergendo di verifiche e interrogazioni e per giunta devo ancora cominciare la tesina -.-‘’
La vita della liceale è duuuura!
Me ne resto qui, sperando nella vostra pietà e nella vostra carità…un bacio!
Aly (Mrs_Depp)

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Capitolo 16
*** vita di coppia ***


VITA DI COPPIA

-IO LO DICEVO CHE FINIVA COSÌ!!- Cielo, che vergogna! Accidenti a Satsu e al suo timbro di voce da spaccare i timpani!
-Shhhhhh!- tentai di zittirla, rivolgendo uno sguardo di profonde scuse agli altri clienti della sala da tè, odiavo dare spettacolo.
-Dì un po’, cara cugina, te l’avevo detto o non te l’avevo detto che finiva così? Dovrei farmi pagare per le mie doti di preveggente, è tutto scritto qui dentro!- disse Satsu picchiettandosi la tempia con le dita e fissandomi con occhi sgranati da maniaca. Controllai che non le avessero drogato il tè.
-Avevi ragione, lo ammetto- soffiai sorridendo, i complimenti erano il modo migliore per calmarla, ormai conoscevo troppo bene quell’egocentrica di mia cugina, gli atteggiamenti da diva erano il suo forte, altro che contegno Hyuga.
-Ma certo che avevo ragione, sciocchina- come volevasi dimostrare: -Adesso mi basta solo conoscerlo meglio e avrete la mia benedizione ufficiale, dopodiché potrete sposarvi e avere tanti bambini, uno dei quali mi avrà come madrina, che creatura fortunata!-
-Ehm, Satsu, tecnicamente la benedizione dovrebbe darcela mio padre…insomma, è lui il capostipite-
Satsu mi trafisse con lo sguardo: -Quella è la benedizione formale, ma tu davvero ti sposeresti senza la mia approvazione?-
-Certo che no, non potrei mai!- modalitàleccapiedi in funzione.
-Buon pomeriggio, mia adorata cipollina!- Santo Iruka, grazie di esistere!
-Orsacchiotto! Cosa ci fai qui? Dovresti essere a casa a riposare, anche senza il gesso sei molto debole!- come previsto, mia cugina si dedicò completamente alla sua dolce metà, ormai dimentica della mia vita sentimentale. Perfetto, avevo una scusa per sottrarmi alle sue grinfie da malata di gossip, quell’angelo venuto dal cielo del suo fidanzato era capitato a fagiolo.
-Scusate, piccioncini. Ho il mio bel daffare adesso, vi lascio-
Peccato che il termine “daffare” fosse troppo evocativo per non suscitare le frecciatine di Satsu: -Ma certo, cara, vai pure a coccolare il tuo Kakashi-
Era inutile, se lo sapeva lei, lo avrebbe saputo tutto il mondo: -Kakashi? Kakashi Hatake intendi? Ma stanno insieme?- chiese Iruka, sinceramente interessato. Per la seconda volta: come volevasi dimostrare.
 
-Ciao-
-Ciao-
-Tutto bene la pelle?-
-È la quinta volta in due giorni che capiti a casa mia per chiedermelo-
-Deformazione professionale, si può?- chiesi, approfittando di una fessura tra Kakashi e lo stipite della porta per infilarmi nel suo minuscolo appartamento sopra il negozio di giornali di Konoha.
-A dire il vero c’è un po’ di disordine- tentò debolmente di protestare
-Come ieri e l’altro ieri insomma- ribattei sorridendo: -Che c’è, non mi vuoi tra i piedi?- continuai, fingendomi improvvisamente delusa, ero diventata terribilmente brava a flirtare, tutta colpa dell’influenza di Satsu, mio padre avrebbe di sicuro disapprovato.
-Io ti voglio sempre tra i piedi- disse Kakashi avvicinandosi a me, cingendomi la vita con un braccio e scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte: -Ma non voglio fare la figura dello scapolo casinista-
-Ad uno scapolo casinista serve una mogliettina devota-
-Prima, però, devi voler diventare a tutti gli effetti la mia mogliettina, e io devo fare una buona impressione, ma non riuscirò mai a sistemare questa topaia se tu capiti qui a tutte le ore-
-Tra un po’ me ne vado, promesso. Ma ti concedo un giorno prima di tornare da te, lo sai che non resisto- sussurrai sorridendo.
Lui rimase a guardarmi come incantato, spostando lo sguardo lungo il mio viso, dagli occhi alla bocca, ma non mi permise di fare lo stesso, visto che portava la maschera: -Kakashi, perché non ti levi quella ridicola cosa di dosso e non ti lasci baciare?-
-Mi piace ti più che sia tu a togliermela- ribattè prontamente
-Ma la tieni sempre! Voglio vederti oltre che baciarti!- mi lamentai.
Lui sospirò: -Sono abituato a portarla fin da quando ero bambino, poiché è molto utile per non far vedere la propria espressione al nemico, mi sento nudo ad andare in giro senza-
Io sbuffai: -Già, perché i nemici potrebbero saltare fuori dalla lavatrice da un momento all’altro e farci fuori-
Lui finse di non sentire e mi guardò intensamente: -Ciò non toglie che al momento vorrei non averla, adoro come mi guardi la bocca-
Io arrossii violentemente: -Sono davvero così indecente? Non è colpa mia se sei bello!-
-Sembri estasiata, e, come ho già puntualizzato, mi fai sentire importante-
-Tu sei importante- ribadii tirandogli la maschera verso il basso e incollando le mie labbra alle sue. Non sarei mai stata sazia dei suoi baci, mi privavano dell’ossigeno, ma mi ripagavano in felicità, uno scambio più che equo, e il divano diventava sempre più invitante, finchè non ci piombammo sopra.
Crack
-Ahia!-
-Oh cavolo! Mi dispiace!
-Ma cos’è?-
-Ehm, il cesto delle mollette- spiegò lui con un sorriso di scuse
-E cosa ci fa il cesto delle mollette sul divano, quando lo stendino è al suo posto fuori in terrazza?-
-Passo parola!-
-Bene! Come punizione, caro il mio scapolo casinista, niente coccole e lavori forzati di pulizia!-
-E tu che fai? Te ne vai?- chiese mesto, come un cagnolino con le orecchie basse
-No, ti aiuto!- risposi radiosa.
Kakashi gemette sconfortato.
-Prima di tutto il bucato- esordii guardandomi intorno
-Ehm, a quello ci penso io, se non ti dispiace- intervenne Kakashi, afferrando prontamente una felpa verde e una maglietta rossa. Io guardai con disappunto prima lui e poi l’unico indumento che avevo in mano: un maglioncino blu scolorito con delle chiazze violacee; decisamente non era in grado di occuparsene: -Dai qua, è evidente che hai qualche problema coi colori-
Lui sottrasse i suoi vestiti alla mia presa esclamando: -Ma no, dai, lascia che mi arrangi!-
Ora ero spazientita: -Kakashi, non puoi fare una lavatrice con dei colori così diversi! Perché non mi lasci fare ciò che di natura mi viene meglio?-
Lui sembrava in imbarazzo: -Beh, perché…perché sono sporchi!-*
Lo guardai con tenerezza e poi corsi a stampargli un bacio sulle lebbra ancora scoperte: -Durante il mio allenamento ho visto di peggio, credimi sopravvivrò-
Kakashi si arrese con un sospiro: -Se la metti così allora ti devo proprio sposare-
Io sorrisi raggiante: -Non vedo l’ora!- e mi apprestai a dividere gli indumenti per colore e per tipo di lavaggio, mentre lui si occupava dei piatti.
Fu così che tra il disordine trovai di tutto: scatolette di fiammiferi, cibo mangiato a metà, rotoli-ninja, shuriken, libri…libri? Chissà cosa leggeva Kakashi; se avessi saputo un po’ di più sui suoi gusti in fatto di lettura avrei potuto regalargli qualche volume di suo gradimento. Voltai il libricino verso l’alto e feci per leggere il titolo stampato a grosse lettere sopra l’immagine di una donna che scappava da un tizio che la inseguiva: “Il paradiso della pomi…”
-SAYURI!! Haha, non dovevi fare la lavatrice?- intervenne Kakashi strappandomi con prontezza il libro di mano
-Ehm, si. Però poi ho trovato quel volume ed ero curiosa di sapere cosa leggessi. Non è per caso quella schifezza che pubblica Jiraya-sama?- chiesi con un’esplicita espressione di disappunto, incrociando le braccia sul petto
-J-Jiraya-sama?- chiese lui con una fintissima espressione stupita; senza maschera era davvero un libro aperto, tanto per restare in tema: -Oh, questo intendi?- chiese accennando al volumetto. Al mio cenno di assenso si profuse in una risatina isterica, si risollevò la maschera e accampò la peggior scusa del mondo: -Ma…ma Sayuri, questa robaccia non è mia!-
-Ah no? E di chi sarebbe allora?- chiesi scettica
-È ovvio no? Questo libro è…è di…di…- ma fu salvato in extremis dalla vulcanica irruzione nella stanza, con tanto di porta sfondata, della persona più ridicola che avessi mai visto: -HATAKEEEEEEE!!! Questa volta ti batterò! Ci puoi scommettere lo sharingan! Sono appena tornato da una missione di alto livello con i miei ragazzi e per ricominciare la vita nel dopoguerra non c’è niente di meglio di una bella sfida, che dici?- Il suo sorriso era abbagliante e la tutina verde attillata lo faceva sembrare un broccolo, per non parlare del taglio di capelli, Satsu sarebbe inorridita.
Io e Kakashi rimanemmo a fissarlo per un po’, allibiti, poi il mio ragazzo si voltò verso di me con l’aria di chi non aspettava altro: -Ecco, è suo il libro-
-Ti credo…- soffiai sconvolta.
-Ma cosa vedo?- continuò l’uomo-broccolo, per nulla consapevole del discorso in cui era stato appena coinvolto: -Kakashi! Non ti sarai mica trovato la ragazza!-
-A dire il vero è così- ribattè Kakashi: -Gai, questa è Sayuri Hyuga, Sayuri, questo pazzo è il mio collega Gai Maito-
-Tanto piacere!- si affrettò Gai stringendomi la mano: -Ora però ci devi scusare, dolcezza, io e il tuo ragazzo abbiamo una questione in sospeso- e così dicendo trascinò Kakashi con sé fuori dall’appartamento, lasciandomi sola, o quasi.
-Sayuri-sama?- Neji era affacciato alla porta assieme ad una ragazzina della sua età.
-Oh, ciao Neji, che ci fai qui?-
-Il maestro Gai ci ha mollati qui, ma ora è meglio che io e Ten Ten torniamo a casa, Lee invece è già sparito dietro al sensei-
-Quindi quel tipo è il tuo…sensei?- chiesi scettica
-Non me lo ricordate- ringhiò Neji tra i denti
-Beh, a questo punto potresti insegnargli tu qualcosa- provai a consolarlo
-Magari, quello è di coccio! Volete venire con me Sayuri-sama?-
-No grazie, Neji, rimango qui a dare una pulita-
Il ragazzino mi guardò con la fronte corrugata: -Hiashi-sama sa di voi e di Kakashi-san?-
-Non ancora, ma lo saprà presto- risposi, strizzandogli l’occhio. Ero certa che a mio padre Kakashi sarebbe andato a genio.
 
* so che potrebbe sembrare strano questo Kakashi così attento alla cura della casa, però non bisogna dimenticare che non lo abbiamo mai visto innamorato. Forse con i suoi allievi può permettersi di essere sempre in ritardo e di prendersi qualche libertà nel comportamento, tuttavia io l’ho sempre immaginato come uno shinobi molto orgoglioso, attento ai minimi particolari, non solo nelle missioni, ma anche nella cura della propria persona, specialmente quando deve fare una buona impressione sulle persone a cui tiene (ad esempio Yondaime e in questo caso Sayuri).
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Maggio è peggio di una maratona per noi poveri maturandi, non finisce mai!
Perdonatemi mie carissime lettrici per l’immensissimo (parola non riconosciuta dal computer…beh aggiornati rottame!) ritardo, ma la febbre da esami di maturità è terribile e ho visto gente perdere la propria sanità mentale per questo (non sto scherzando…l’ansia pre-maturità UCCIDE!! Ghghghghgh…)
Dopo le mie profondissime scuse: nuovo cappy nuova vita per Sayuri, che finalmente ha un po’ di pace dai suoi incubi post-Itachi. Lo so che adesso mi direte: ma che cappero! È il coprotagonista della fic e il suo nome appare solo nelle note!
Abbiate pazienza, esercitate la profonda e mistica arte dello Yoga e attendete con fede e speranza perché vi prometto, giuro e spergiuro che Itachi Uchiha tornerà alla riscossa più figo che mai :D
Alla prossima, se non muoio prima!
Baci
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 17
*** Problemi da nobili ***


PROBLEMI DA NOBILI

-Dunque…-
Hiashi –sama camminava avanti e indietro per la stanza con lentezza allarmante: -Mi stai dicendo che c’è un uomo che vorresti presentarmi, Sayuri?-
-Ecco, in effetti è così, padre- risposi incerta, mettendo un particolare tono di deferenza sull’ultima parola: -È un bravo ragazzo, inoltre ha degli antenati che si sono distinti per devozione e coraggio…-
-Coraggio. È davvero su questo che vuoi basarti per costruire un matrimonio e darmi un degno erede, Sayuri?-
Io lo guardai confusa: -Su cos’altro dovrei basarmi se non sul sentimento che provo per lui?-
Mio padre mi guardò con commiserazione, poi venne ad inginocchiarsi di fronte a me e mi prese le mani tra le sue: -Mia adorata figlia, immagino tu sia ben consapevole dell’onere che grava sulle tue spalle come primogenita degli Hyuga: devi mantenere alto l’onore del clan-
-Ma Kakashi viene da una famiglia di ninja valorosi e…- ma fui zittita.
- Sayuri, i legami tra famiglie del nostro rango non si basano sul valore, gli Hatake hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nelle riunioni dei consigli militari, per via, come hai sottolineato, del loro valore. La stessa cosa vale per i Nara, grandi strateghi, per gli Aburame e per gli Akimichi. Tuttavia nessuna di queste famiglie ha sangue nobile, nessuno dei loro esponenti ha mai avuto l’onore di essere Hokage, e nemmeno ha avuto voce in capitolo riguardo all’elezione di uno di essi. Il Byakugan, per continuare a fare del nostro clan uno dei più importanti del villaggio, ha bisogno di conservarsi puro, o meglio, sempre più potente, e per garantire questo, i membri della nostra casata devono contrarre matrimoni, per così dire, strategici, mi segui?-
Io abbassai lo sguardo amareggiata: -Quindi è tutta una questione di sangue. Gli Uchiha andavano bene per via della loro abilità innata, ma allora chi altri dovrei sposare?-
Mio padre mi guardò con aria grave: -Di certo non Kakashi Hatake-.
 
Mi ero ripromessa di non piangere, ma non potei fare a meno di farmi trovare in lacrime quando Kakashi mi raggiunse sulla panchina sotto il ciliegio in fiore dove ci eravamo dati appuntamento: -Cosa succede?- chiese allarmato, sollevandomi il mento con due dita.
-N…Nulla- tentai io, cercando di mantenere un po’ di dignità. Kakashi però non si arrese: -Non mi sembri il tipo che piange per nulla-
Io lo guardai con un sorriso amaro: -Quanto si vede che mi conosci da poco. Tu non sai nulla di me, del mio passato, della mia famiglia. Ti avrei disgustato se mi avessi conosciuta tre anni fa, tanto ero debole e incapace-
-Cosa dovrebbe importare a me del tuo passato?-
-Tutto!- strillai io istericamente: -Una famiglia come la mia si basa esclusivamente sulle tradizioni, sull’onore e sul sangue!-
-D’accordo, ma questo cosa c’entra col fatto che stai piangendo?-
-C’entra eccome!- ribattei aumentando il tono di voce di venti decibel: -Mio padre non vuole che stiamo insieme- conclusi infine, scoppiando definitivamente in lacrime.
-Ah- fu l’unica risposta.
Io alzai la testa di scatto e puntai lo sguardo sul suo viso assorto e pensieroso: nessuna emozione traspariva dalla stoffa della sua maschera, l’occhio scoperto restava assolutamente impassibile.
-Nient’altro?- chiesi io mentre la rabbia mi montava dentro di fronte alla sua assoluta indifferenza.
-Cos’altro dovrei dire?- rispose lui, tornando a guardarmi: -Non posso rendere il mio sangue nobile, non posso diventare degno di te da un giorno all’altro-
-E con questo cosa vorresti dire? Io voglio stare con te comunque!- mi impuntai come una bambina
-Purtroppo, alla luce degli ultimi avvenimenti, la tua volontà non è più abbastanza. Spetta a te convincere tuo padre, io non ho voce in capitolo, mi dispiace- il suo sguardo non mi sfiorò più dopo, lui se ne andò e basta, senz’altra parola ne’ saluto, il capo chino e le mani affondate nelle tasche, solo che assieme a lui mi lasciò anche la mia felicità.
Avrei potuto odiarlo per una così evidente manifestazione di mancanza di interesse, ma mi resi conto che in realtà Kakashi soffriva quanto me, se non di più per via della sua ininfluenza, quello era solo il suo modo per farmelo pesare il meno possibile.
Le lacrime rigavano il mio volto mentre lo osservavo allontanarsi e contemporaneamente pensavo ad un’altra occasione, anni prima, in cui avevo assistito ad una scena simile; anche allora mi ero limitata a piangere, a ripiegarmi nel mio dolore, come un cane zoppo che si lecca amaramente le ferite, sapendo di non poter inseguire il lupo che lo ha assalito per rubargli il cibo.
Però io potevo. Fu come una rivelazione quel breve pensiero, come una scintilla di katon che in un secondo dà vita ad un incendio: io potevo, ero una figlia degli Hyuga, erede di un grande potere, futura capostipite di un clan potente e rispettato nonché allieva di Tsunade-sama, non c’era nulla che non potessi fare entro le mura di Konoha, nulla che non mi fosse concesso. Non dimenticare mai chi sei, cosa rappresenti e quanto vali era stato uno degli insegnamenti più importanti della mia Sensei e solo la mia stupidità mi impediva di alzarmi da quella panca e metterlo in pratica.
Le lacrime sul mio viso erano evaporate a contatto con le mie gote infiammate, non mi era concesso fermarmi ad ogni scoglio, non era concesso ad una kunoichi della Foglia ed io sarei stata all’altezza del mio ruolo.
Non avrei potuto agire alla luce del sole, avrei rischiato di compromettere l’onore della mia famiglia, ma dopotutto era consuetudine di ogni shinobi muoversi nell’ombra.
 
-Oh, andiamo Satsu!-
-Nemmeno per idea cugina! Non sfrutterò il mio fidanzato in maniera così subdola!-
-Come se non lo avessi mai fatto! Andiamo, non fare la moralista, ne va della mia felicità!- ma Satsu era irremovibile.
-Ti prego, cugina!- niente da fare.
-Eddai!- come sopra.
-E se andassimo a fare shopping e pagassi tutto io?-
-Andata!!- esultò quella fashion victim. Era davvero incredibile!
-Allora, cosa devo far fare al mio orsacchiotto? Nulla di illegale vero?-
-Ehm, no. Non illegale, diciamo…contro le regole- tentai di cavarmela.
-Sayuri è la stessa cosa! Non tentare di fregarmi! Di che si tratta?-
-Solo di falsificare qualche documento, aggiungere un po’ di patrimonio genetico qua e là, attribuire titoli onorari a qualche defunto prozio…nulla di chè insomma!- conclusi con un sorrisetto.
-Beh, dai. Pensavo peggio- che incorreggibile malandrina, Satsu era la regina delle malefatte, non c’era compagna d’avventure migliore di lei.
-Nii-chan!- trillò Hinata correndo verso di me all’uscita dall’accademia ninja, seguita a distanza da Sasuke, il quale, a sua volta, era controllato a vista da tutta la popolazione femminile della scuola.
-Ciao, piccola!- la salutai con un sorriso: -Non è che sapresti dirmi dove posso trovare il maestro Iruka?- Hinata ci pensò un attimo, poi disse con un velo di tristezza: -Probabilmente sta rimproverando Naruto. Oggi ha combinato un disastro con la polvere di gesso e i cancellini della lavagna-
-Che idiota…- commentò Sasuke
-Secondo me invece era divertente- aggiunse Hinata
-Mhpf!- fu la secca risposta.
-D’accordo, allora voi tornate da soli a casa, io e Satsu abbiamo da fare-
I due ragazzini si allontanarono e io e mia cugina entrammo nella scuola in cerca di Iruka. Lo trovammo all’interno di un’aula, i vestiti ricoperti di uno spesso strato di polvere di gesso, mentre sbraitava rimproveri verso un ragazzino di undici anni che pareva estremamente annoiato, sbadigliava persino.
-Naruto, quante volte ti devo dire che i gessetti servono per scrivere e non per fare scherzi idioti?! Mi sono stancato di farti le prediche, capito? S-T-A-N-C-A-T…Cipollina!- esclamò non appena vide Satsu
-Orsacchiotto! Cosa ti è successo?- rispose lei premurosa
-Ah, lascia perdere! Il bel regalo di una piccola peste!- spiegò Iruka con un accenno scocciato del capo verso il ragazzino dai capelli biondi che se la rideva sotto i baffi.
-Beh, comunque devo chiederti un grosso favore, posso?- chiese Satsu civettuola, mentre io, ammiccando, facevo segno a Naruto di svignarsela.
-Chiedi pure, amore- fece Iruka, ormai irrimediabilmente perso negli occhi di mia cugina
-Ecco, avrei bisogno della tua chiave per accedere agli archivi proibiti del villaggio, io e Sayuri dobbiamo cercare dei documenti per una missione-
-Tutto quello che vuoi, cipollina mia!- rispose Iruka, sorridendo e tirando fuori dalla tasca una piccola chiave d’argento
-Grazie orsacchiotto! Un bacione, ti amo!- lo liquidò Satsu con un  bacio, afferrando prontamente la chiave dalle sue mani e poi trascinandomi via.
-È stato facile no?- cantilenò poi, lungo il corridoio. Il povero Iruka probabilmente era ancora immobile e scioccato al centro della sua classe, per giunta senza più Naruto da rimproverare.
Io e mia cugina intanto ci incamminammo velocemente fuori dalla scuola e giungemmo in un batter d’occhio all’interno del palazzo dell’Hokage.
-Sayuri, perdona il mio scetticismo, ma tu ce l’hai un piano?- chiese Satsu
-Sarai fiera di me!- ammiccai con gli occhi che brillavano.
Fu facile entrare negli archivi, i membri della casata Hyuga erano famosi per essere affidabili, nessuno avrebbe sospettato di noi al villaggio. Appena dentro mi diressi spedita verso i certificati di nascita e da lì verso gli albi delle famiglie più importanti di Konoha e dintorni.
-R-S-T-U…Uchiha, perfetto!-
-Sayuri potresti gentilmente spiegarmi in cosa mi hai coinvolta-
Io tirai fuori dallo scaffale la cartella della famiglia di Sasuke e trassi dalla borsa dei rotoli che aprii e stesi sul tavolo: -Questi sono i sigilli che dimostrano l’autenticità dei vari documenti stilati dagli Uchiha-
-Scusa, e tu come fai ad averli?-
-I membri del nostro clan sono stati i primi a mettere piede nel quartiere Uchiha dopo…ecco…dopo quello che vi è successo tre anni fa, insomma. Hanno preso questi sigilli a completa insaputa delle autorità di Konoha; un gesto deplorevole, ma, come vedi, molto utile-
-Siamo dei grandissimi!!- esultò Satsu.
-Ora mi devi aiutare, però- la calmai. Posi un foglio bianco su uno dei sigilli, poi io e Satsu vi appoggiammo le mani sopra e applicammo il nostro chakra; subito sul foglio apparvero tutti i timbri e le filigrane che rendevano il documento assolutamente autentico, ora bastava riempire lo spazio bianco con il riconoscimento di un titolo onorifico: -Io, Hiroshi Uchiha, capoclan, con l’autorità conferitami dai miei consanguinei, nel presente giorno conferisco il titolo di “Uchiha onorario” a Kakashi Hatake, per il lodevole utilizzo che in questi anni ha fatto dello Sharingan acquisito. L’abilità innata gli fu donata, lui la migliorò fino a renderla leggendaria, pertanto merita di essere riconosciuto come membro della nostra famiglia. Con questo atto, Kakashi Hatake dello Sharingan diventa ufficialmente membro del clan Uchiha, nostro figlio e fratello-
-Ora mio padre non potrà dire che non sposerò un nobile- conclusi soddisfatta
-Sei un genio!- esultò mia cugina
-Concordo!- risposi ridendo: -Questo va nell’archivio, e ora devo solo convincere l’Hokage a far entrare Kakashi nel consiglio esecutivo- conclusi riponendo l’ex foglio bianco nella cartella.
 
-E perciò glielo raccomando caldamente, Kakashi ha occhio per le strategie, militari o politiche che siano. Con i suoi consigli il Daimyo non potrà che starci a sentire-
-Le tue argomentazioni sono fondate, Sayuri, anche se non ricordo che Hiroshi Uchiha abbia mai conferito un titolo onorifico a Kakashi- rispose Hiruzen Sarutobi, pensieroso: -Tuttavia non posso che essere d’accordo, sarebbe un bell’acquisto per il consiglio-
-Sempre al suo servizio, Hokage-sama- dissi compita, prima di uscire dall’ufficio e fiondarmi da Satsu a festeggiare. Ero riuscita a dimostrare a me stessa che non c’era ostacolo che non potessi superare, se non con la forza, con l’astuzia.
Mia cugina non riusciva a trattenersi, e si lasciò andare a manifestazioni di gioia assoluta: -Sarò madrina! Ora è ufficiale, avete la mia benedizione, sposatevi giovani cuori! Lasciate via libera all’amore e che i Kami veglino sul vostro matrimonio…-
-Matrimonio? Chi si sposa? E chi sarà madrina di chi?- Kakashi si dirigeva verso di noi con sguardo spento, probabilmente chiedendosi dov’erano finite le mie lacrime di poco prima.
Io mi fiondai tra le sue braccia: -Noi, amore mio! È fatta, sei praticamente un sangue blu!-
-Aspetta un attimo. Cosa vorresti dire?-
-Beh- risposi con finta innocenza: -Ho falsificato qualche documento e, chissà come, sei membro onorario del clan Uchiha e fai anche parte del consiglio esecutivo del villaggio!-
Kakashi mi guardò mezzo sconvolto: -E TU avresti fatto tutto questo perché noi ci sposiamo?!-
-Dipendeva tutto da me no?- confermai con un sorriso: -Me lo merito un bacio?-
-A dire il vero c’è un problema…- obbiettò lui, provocandomi un mezzo mancamento. Cosa avevo dimenticato? Una firma? Un timbro? Mi ero lasciata sfuggire un importantissimo dettaglio che avrebbe svelato il mio tradimento?
-Cioè?-chiesi con un filo di voce
-Amore, parli di matrimonio con molta disinvoltura, ma non devi dimenticare che in effetti io non ti ho ancora proposto ufficialmente di diventare mia moglie- sul suo volto, sotto la maschera, si poteva intravedere un sorrisetto beffardo.
Io rimasi di sasso, ma Satsu non si trattenne: -E ALLORA COSA ASPETTI A CHIEDERGLIELO, BRUTTO BAKA MASCHERATO! DOPO TUTTO QUELLO CHE HA FATTO PER TE TI SEMBRA QUESTO IL MOMENTO DELLO HUMOR??-
Kakashi fece un impressionante salto all’indietro e si nascose dietro alle mie spalle, terrorizzato dalla furia di mia cugina: -Amore, io ti sposo con immenso piacere, ma con questa pazza non voglio averci nulla a che fare!-
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Mamma mia che parto! Voi non avete idea di che fatica è stata pubblicare questo cavolo di capitolo! Nei momenti di stress pre esame scrivere fanfiction mi rilassa, il problema e trovare la forza per batterle al computer :(
Beh, eccolo qui comunque! Spero vi piaccia e sappiate che le vostre recensioni saranno la mia forza durante l’orale della maturità!
Vi saluto e torno a studiare (no, non è vero, vado a guardare un film con Robert Downey Jr :P)
Baci
Aly (Mrs_Depp)

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Capitolo 18
*** Gli errori del passato e le scelte del presente ***


GLI ERRORI DEL PASSATO E LE SCELTE DEL PRESENTE

C’era un sorriso di trepidazione sulle mie labbra mentre aspettavo, seduta sulle ginocchia, fuori dallo studio di mio padre.
Kakashi stava parlando con lui per avere il permesso di diventare mio marito; si era presentato con tutto il necessario per dimostrare la sua nobiltà acquisita e il suo peso nel consiglio del villaggio, proprio come un bravo fidanzato, peccato che lo avesse fatto in parte anche per le minacce di Satsu.
Io e Kakashi stavamo insieme da neanche un mese, e già era lì a chiedere la mia mano, cugine inviperite a parte; era successo tutto così in fretta che non avevo avuto neanche il tempo di pensarci su. Sarebbe stato un bravo fidanzato fino al giorno delle nozze? Ma soprattutto, mi avrebbe amata per sempre nel modo in cui ero certa mi amasse in quel momento?
Focalizzai il suo viso nella mente, senza maschera, sperando di leggere qualcosa nella sua espressione, una promessa forse, una certezza, ma mi soffermai sul suo occhio, non quello sano, bensì lo Sharingan, e ripensai a qualcun altro con quegli occhi, un altro che avevo amato tanto quanto Kakashi, forse anche di più.
Nemmeno con Itachi avevo pensato molto, mi ero buttata a capofitto tra le sue braccia, mi ero lasciata andare anche oltre il consentito con lui, certa delle sue buone intenzioni, annebbiata dagli elogi che tutti ne facevano e dalla sua bellezza disarmante. E cosa avevo guadagnato con questo comportamento disarmante? Dolore, solo dolore, un enorme profondissimo oceano di dolore.
Il sorriso si spense sulle mie labbra, anche Kakashi si sarebbe preso gioco di me?
La porta dello studio si aprì con un fruscio e io alzai gli occhi verso mio padre, seguito dall’uomo che amavo ma che era ancora un mistero per me.
-Sei diventata testarda, Sayuri. Alla fine hai trovato un modo per ottenere ciò che volevi. Ebbene sia, Kakashi è assolutamente senza macchia, sarà un ottimo genero. Avete la mia benedizione- e con questo mio padre se ne andò, lasciandomi sola con Kakashi e con i miei dubbi.
-Direi che ce l’abbiamo fatta, no?-disse il mio nuovo fidanzato ufficiale, con gli occhi che brillavano
-Eh già- risposi io con voce incerta.
Kakashi mi prese il mento tra le dita e mi costrinse a guardarlo in faccia, ora era serio: -C’è qualcosa che non va? Che mi sono perso?-
-Ma nulla!- dissi sorridendo, di un sorriso molto tirato però: -È solo che mi sembra strano essere fidanzata con te, siano passati da paziente e medico a futuri sposi in pochissimo tempo-
Kakashi però non parve convinto dal mio pessimo tentativo di bluffare: -Sicura che sia davvero questo?-
Io annuii con l’espressione più innocente possibile e lui finalmente parve vagamente convinto: -Quindi ci sposiamo?- chiese, prendendomi il viso tra le mani
-Si- risposi abbassandogli la maschera, volevo annegare le mie preoccupazioni nelle sue labbra. I suoi baci erano come sempre inebrianti, ma l’inquietudine che mi pervadeva quel giorno gli infuse un sapore amaro, il sapore della paura.
 
-Cos’è quel muso, nii-chan?- la piccola Hinata si sedette al mio fianco sotto il portico posteriore della villa, e posò lo sguardo sulla distesa di gigli che mi ero soffermata a guardare, preda dei miei pensieri
-Sono i problemi degli adulti, Hinata- risposi mesta
-Che genere di problemi, se posso chiederlo?-
-Problemi di cuore-
-Oh ma anche noi bambini abbiamo problemi di cuore-
-Ah si?- chiesi voltandomi verso di lei: -Anche tu?-
Hinata arrossì violentemente: -Beh, non solo io. Anche le altre mie compagne pensano ai ragazzi. A dire la verità pensano tutte a Sasuke-
-Ma davvero? Così è un rubacuori. Anche a te piace Sasuke?-
-Oh no!- rispose Hinata: -Sasuke è come se fosse un fratello per me, come tu e Ko più o meno-
-E allora tu a chi pensi?- chiesi con un sorriso, la mia sorellina riusciva sempre a mettermi di buon umore con la sua tenerezza: -C’è un ragazzino che ti piace?-
-Beh in effetti si, si chiama Naruto ti ricordi? Quello che si è fatto picchiare al posto mio-
-Ah si, il piccolo Uzumaki, la peste del villaggio. Lo sai che è un combina guai vero?-
-Si, lo so. Però è tanto coraggioso, ha una forza incredibile e vuole diventare Hokage; e poi è anche molto carino- aggiunse diventando più rossa di un pomodoro
-Ma tu a lui piaci?- chiesi, sempre più curiosa della vita sentimentale di Hinata e dimentica della mia
-Non credo. Probabilmente non sa neanche che esisto- rispose lei mesta: -A lui piace Sakura Haruno, ma lei non lo ricambia perché preferisce Sasuke, il quale però non sembra interessato a nessuna, parla solo con me, solo di scuola-
-Allora, se Sasuke parla solo con te, tu spingilo verso questa Sakura, così Naruto si accorgerà di te-
-Sarebbe un buon piano se Sasuke si decidesse a parlare d’amore con me, ma quando provo a sollevare l’argomento lui mi guarda come se fossi pazza e sbuffa-
-Sbuffa eh?- dissi sorridendo: -Allora concentrati su Naruto, fatti notare: un fiore tra i capelli, un sorriso al momento giusto; devi essere un po’ più coraggiosa e un po’ più frivola. Guarda Satsu-chan, lei è una maestra in queste cose-
Hinata pareva dubbiosa: -Ma io non sarò mai sfacciata come Satsu-chan, io somiglio più a te, nii-chan, e vorrei i tuoi di consigli. Come hai fatto a far innamorare di te uno come il maestro Kakashi?-
Io sospirai, di nuovo consapevole della mia realtà personale: -A dire il vero non lo so Hinata, forse ho avuto fortuna, forse no, chi può dirlo? E chi può dire che sia lui quello giusto?-
-Kakashi-san sembra un uomo d’onore-
-Ma anche Itachi-san lo sembrava vero?- ribattei con un velo di malinconia nella voce.
Hinata parve riflettere sul problema, la fronte corrugata, gli occhi intenti e le dita di una mano poggiate sulle labbra: -È vero che Itachi-san sembrava una brava persona, però il vostro matrimonio era stato combinato da tou-san e da Fugaku-sama. Nostro padre ne tesseva le lodi e tu eri giovane e impressionabile, era ovvio che lo avresti voluto in ogni caso, per amore della famiglia se non per altro. Diciamo che avevi una specie di paraocchi. Invece tu e Kakashi-san vi siete innamorati spontaneamente, senza l’interferenza di nessun altro, e tu hai cercato in tutti i modi di farlo piacere a tou-san. Non credi che ci sia un motivo per tutto questo? Forse era destino che vi incontraste e che foste felici, forse questa è la volta buona, nii-chan-
Era commovente e stupefacente al tempo stesso tempo che una creaturina tanto tenera e indifesa potesse avere una saggezza e un cuore così grandi. Forse non sarebbe stata una grande kunoichi, ma ero certa che avrebbe fatto carriera in un altro modo e che sarebbe arrivata in alto, molto in alto, più in alto di me, e avrebbe ottenuto, con la costanza e la pazienza che la caratterizzavano, tutto ciò che desiderava, Naruto compreso.*
L’abbraccia forte e la feci ridere solleticandole la pancia, poi le sussurrai in un orecchio: -Grazie piccola. Spero che un giorno avrai anche tu quel coraggio che hai dato a me. Ti voglio tanto bene!-
E con un bacio la lasciai lì a contemplare i gigli.
 
Cercavo Satsu per le strade, dovevo sentire anche la sua di opinione, in fondo lei aveva sofferto quanto me per un Uchiha, anche se in modo molto diverso. Neji mi aveva detto, con la solita freddezza, che l’aveva vista andare verso il villaggio e: -Aveva un grosso volume con sé- aveva concluso, prima di concentrarsi nuovamente sul rotolo di una missione.
Fu così che, cercando mia cugina, mi imbattei nel mio fidanzato; Kakashi era seduto su una panchina all’ombra di un albero e sfogliava con interesse un grosso volume che riconobbi subito come uno degli album di foto di famiglia.
Mi affrettai verso di lui che, quando mi vide, mi fece cenno di sedermi al suo fianco.
-Dove hai preso quel libro?- chiesi, curiosa di sapere soprattutto perché lo avesse.
-Me lo ha dato Satsu; abbiamo parlato un po’ questa mattina e ho scoperto un po’ di cose interessanti sul tuo conto-
-Del tipo?- indagai, sospettosa ma pur sempre cauta. Quella dannata maschera non mi consentiva di leggere la sua espressione
-Del tipo che non mi avevi parlato di Itachi Uchiha-
Il mio cuore sprofondò fino a trovarsi al livello della milza; Satsu aveva detto a Kakashi di Itachi? Perché?
Nascosi il viso sotto ai capelli come avrebbe fatto la vecchia Sayuri: -Non volevo che sapessi quanto sono stata stupida-
-Ed è per questo che oggi sembravi così terrorizzata all’idea di noi due, fidanzati? Temi che io possa farti quello che ti ha fatto lui? Io non sono così!-
Alzai la testa di scatto: -Così come, Kakashi?Lui era buono, dolce e gentile con me, mi ha fatto sentire amata, protetta, importante. Era tutto ciò che avrei potuto mai desiderare da un uomo, era come te! Esattamente come te!-
-Quindi ha recitato bene la sua parte- disse Kakashi con voce irosa: -Bastardo!-
-Non so perché lo abbia fatto, se per i soldi o semplicemente per il gusto di ingannare una ragazza sciocca e ingenua, ma io non ho minimamente pensato alle conseguenze prima di buttarmi a pesce tra le sue braccia, non mi sono chiesta se stessi facendo la cosa giusta o meno, non ho usato la testa, solo il cuore, perciò non te la prendere se adesso ci vado un po’ più cauta, se permetto a me stessa di essere sospettosa. Ho paura di soffrire Kakashi e non potrei sopportarlo di nuovo. L’ultima volta mi è servita per diventare più forte, ma non ce la farei a rivivere quei giorni, non ce la farei proprio- e a quel punto non potei più impedire alle lacrime di scendere copiose e di rigarmi le guance fino al mento.
Kakashi mi prese tra le braccia, infondendomi il suo calore e il suo amore, mi accarezzò la testa e i capelli con una dolcezza infinita: -Ho paura anche io sai? Ho paura di non essere all’altezza della tua famiglia o delle tue aspettative. Tu hai paura perché hai amato e ne hai sofferto, io ce l’ho perché non ho mai amato così intensamente e non so come comportarmi. Immagino sia una cosa normale avere paura di lasciarsi andare, e non posso fare nulla, per alleviare il tuo timore o il mio, se non prometterti che insieme potremo farcela. E se non ti fidi di me così_ disse allontanandosi da me abbastanza da portare il suo viso di fronte al mio a abbassandosi la maschera: -Guardami ora, non sono in grado di mentire a viso scoperto, e se ti dico che ti amo e che starò al tuo fianco fino alla morte non puoi non credermi-
Se ti dico che ti amo…
-Mi ami davvero?- chiesi con un mezzo sorriso, tra le lacrime: -Dopo così poco tempo? Ci conosciamo da tre mesi appena-
-Come potrei non amare la donna che mi ha salvato la vita? Io non avevo nulla quando ti ho incontrata, nulla per cui valesse la pena combattere, vivere; poi ho aperto gli occhi e ho visto un angelo, una creatura meravigliosa che si è presa cura di me fino a ricucire insieme i brandelli della mia anima. Se non fosse stato per te, appena fossi uscito dall’ospedale mi sarei piantato un Kunai nel petto e l’avrei fatta finta. Cos’è il tempo quando mi è bastato un istante, uno sguardo al tuo viso per capire che al mondo c’è ancora qualcuno per cui valeva la pena vivere? Ti amo, si, che razza di doman…-
Ma non lo lasciai finire; perché d’impeto lo baciai, così, tra le lacrime, ma con un sorriso pronto a sbocciarmi sulle labbra non appena avessi lasciato le sue.
Hinata aveva ragione, c’era un motivo se non avevo perso tempo prima di presentarlo a mio padre, se mi ero impegnata ed ero addirittura ad andata contro la legge pur di averlo per me: -Ti amo- gli sussurrai a fior di labbra, facendolo sorridere.
Era bellissimo quando sorrideva, l’occhio scuro perdeva l’aria eternamente annoiata che aveva di solito e sembrava brillare di luce propria, i segni rossi sul mento e sulle guance si piegavano e decoravano il suo viso di un motivo ancora più complesso, e lui era mio, tutto mio e di nessun altro.
Dopo un bacio che mi sarebbe piaciuto durasse in eterno, Kakashi, con mio sommo dispiacere, si rimise la maschera: -Ora devo andare, L’Hokage ha deciso che sarò uno dei maestri dei genin del prossimo ciclo. Per sette mesi io, Asuma e Kurenai dovremo studiare sui libri qualche idiozia sulla pedagogia e su come evitare di traumatizzare i pargoli che ci saranno affidati- in effetti non sembrava molto entusiasta: -Ti aiuterò io! Se dovesse capitarti la mia piccola Hinata ricorda che ti controllerò a vista, falla piangere e la pagherai cara!- lo minacciai.
-È con l’umiliazione e col sangue che si diventa bravi shinobi- ribatté lui.
Io portai la discussione su un altro piano, impaziente di parlare di noi, del nostro futuro, e soprattutto impaziente di stuzzicarlo: -Vedila così, studierai per diventare un bravo papà-
Lui sgranò gli occhi, ma io lo anticipai terminando la frase: -A lungo andare ovviamente- ecco che sospirava sollevato, tipicamente maschio.
-Vieni da me stasera- cambiò discorso: -Ho comprato una nuova macchina fotografica e vorrei riempire le restanti pagine di questo album, c’è troppo Itachi per i miei gusti-
-Verrò, ma al mio arrivo voglio trovarti senza maschera-
-Solo se prometti di non fare vedere le foto ad anima viva-
-Satsu?- provai
-SCHERZI?!- Ok tentativo fallito, Kakashi era rimasto a dir poco sconvolto dal temperamento di mia cugina
-Hinata?-
-Ci devo pensare- non del tutto soddisfacente
-Sayuri?-
-Lei può vedere l’originale- e riprendemmo a baciarci da dove avevamo interrotto, L’Hokage avrebbe aspettato, tanto era risaputo che Kakashi era sempre in ritardo agli appuntamenti, meglio che fosse per una buona causa.
 
* dedicato a Yuki_o: perché il Naruhina esiste!! Tiè! :)
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Come avrete di sicuro immaginato dal mio aggiornamento lampo, ho finalmente finito gli esami di maturità!! Addio liceo e benvenuta università…medicina sto arrivandooooo!!
Comunque voi non avete idea di che parto sia stato battere al computer questo capitolo mentre mio fratello faceva la una sconsiderata parodia di tutte le parti sdolcinate che avevo scritto con tanto zucchero e miele!
Vi faccio un esempio per farvi capire in che razza di famiglia vivo -.-‘’
Questa frase: “Dopo un bacio che mi sarebbe piaciuto durasse in eterno, Kakashi, con mio sommo dispiacere, si rimise la maschera” è diventata questo: “Dopo un bacio che mi sarebbe piaciuto durasse in eterno, Kakashi, con mio sommo piacere, mi portò a casa sua e…FAI VOLARE LA CIVETTA!!”
Non si può continuare così…chiamate il telefono viola fuxia per sorelle maggiori fanwriter bistrattate e ditegli che faccio lo sciopero delle fanfiction!!
Baci
Alice (Mrs_Depp) e il fratello pazzo :)
 
P.s. dopo questo capitolo ci sarà un salto di un anno e finalmente mi rimetterò al passo con il manga. Non temete, mancano solo due capitoli al tanto atteso ritorno del superfighissimo Itachi-san…non vedo l’ora :)

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Capitolo 19
*** Tra passato e futuro ***


TRA PASSATO E FUTURO

Un anno dopo…
 
Konoha in fiore era lo spettacolo più bello che si potesse immaginare: il sole illuminava tutto, lasciando alle ombre solo qualche angolino in cui rannicchiarsi meditando vendetta, il vento soffiava fresco e leggero, portando con sé una pioggia di petali di ciliegio che coloravano le strade del villaggio, infine gli esseri viventi facevano sentire ovunque la loro voce, gli uccelli con il loro canto, gli scoiattoli squittendo allegri, persino gli alberi sembravano emettere una grassa risata scuotendo le loro grandi chiome, quando la brezza le solleticava. Gli umani non erano esenti da questo concerto: le risate colmavano l’aria e le chiacchiere si spandevano tutto intorno alla piazza antistante l’accademia ninja, dove i genitori attendevano l’uscita dei loro pargoli appena insigniti del titolo di genin, nuova linfa vitale della Foglia, pronti a diventare, sotto la guida dei loro maestri, dei grandi Shinobi e Kunoichi.
Io e mio padre ci mescolavamo tra la folla di parenti, prestandoci amabilmente ai convenevoli di routine, ma mantenendo costante quel distacco che contraddistingueva la famiglia Hyuga. Solo i più arditi si spingevano oltre nella conversazione, questo era il caso di Shikaku Nara, il famoso stratega della Foglia, il quale, pur appartenendo ad una classe nettamente inferiore, non si faceva intimidire dalla solennità emanata da mio padre, dopotutto era un uomo piuttosto pratico: -Avete sentito la novità Hiashi-sama? Pare che Akatsuki abbia perso un membro, niente meno che Orochimaru-.
Mio padre parve impensierirsi: -Akatsuki avrà anche un membro in meno, Shikaku, ma io mi preoccuperei il doppio visto che ora dobbiamo fare i conti con due fronti nemici-
-Era proprio quello che pensavo anch’io. Oggi stesso sarà indetta una riunione strategica per decidere come muoverci, mi auguro che parteciperete-
-Ci sarò- lo rassicurò mio padre, e i due si salutarono senza svelare altro, con mio grande disappunto. Ero la figlia primogenita del clan Hyuga, ma mio padre si ostinava a non volermi coinvolgere in questioni importanti: -Saprai tutto quando sarai capostipite al mio posto- era la sua secca risposta, tuttavia non osavo lamentarmi, almeno, dopo il mio allenamento con Tsunade, ero riuscita ad entrare nella squadra ANBU e a farmi coinvolgere in missioni di alto livello. Mi limitavo a prestare servizio di copertura per i miei compagni e di medico di squadra, dato che ero brava per lo più nell’azione a distanza e nelle arti curative, eppure il semplice fatto di rendermi utile a qualcosa mi dava una grande fiducia in me stessa.
Un fiume di ragazzini eccitati interruppe i miei pensieri, riversandosi in gran disordine fuori dall’uscita dell’accademia.
Io e mio padre individuammo Hinata, che si avviò sorridendo verso di noi: -Allora, piccola, a quale squadra è stata assegnata questa nuova fortissima genin?- chiesi a mia sorella
-La mia maestra sarà Kurenai Hu, quella bella donna coi capelli scuri. Sai, nii-chan, credo proprio che lei mi piacerà, sembra molto gentile-
-Certo che ti piacerà, la conosco bene e ti posso garantire che sarà un’ottima insegnante. Per quanto riguarda i tuoi compagni invece?-
-Kiba Inuzuka e Shino Aburame- recitò Hinata: -Non so bene cosa pensare di loro; Kiba è un po’ strano, a volte parla con il suo cane come se il piccolo Akamaru potesse capirlo, e Shino è ancora più strano visto che non parla affatto e non ho mai visto la sua faccia-
-Una coppia di pazzi, insomma- ironizzai io: -Bene, vorrà dire che quella sana di mente dovrai essere tu-
-Certo onii-chan, farò del mio meglio- promise mia sorella abbracciandomi.
Da sopra la sua spalla vidi Sasuke che si dirigeva verso di noi con le mani affondate nelle tasche e un cipiglio sorprendentemente più imbronciato del solito. Non impiegai molto a capirne il motivo: era seguito a poca distanza da due ragazzine che battibeccavano animatamente e, a quanto pareva, l’oggetto della disputa era proprio Sasuke. Qualunque altro ragazzo della sua età si sarebbe gonfiato d’orgoglio per il fatto di avere tutta la popolazione femminile dell’accademia ai propri piedi, ma non Sasuke; ero giunta alla conclusione che probabilmente le ragazze non gli interessavano affatto.
-Allora, Sasuke, tu che mi dici? Chi è il tuo maestro e chi sono i tuoi compagni-
-Team sette, guidato dal maestro Kakashi e composto, oltre a me, da Uzumaki Naruto e…- ma un turbine di capelli rosa mi si parò davanti alla vista impedendo a Sasuke di finire la frase: -HARUNO SAKURA! Sayuri-san, Hiashi-sama, voi non immaginate minimamente quale onore sia per me essere in squadra con Sasuke! Vi assicuro che non gli farò mancare niente, sarò affettuosa, disponibile, gentile, delicata, tenera, dolce…-
Per un momento spostai l’attenzione da quella piccola radiolina all’altra ragazzina, la quale portava i capelli legati in una lunga coda bionda e al momento sembrava impegnata per metà a riempire di silenziosi insulti la sua compagna e per l’altra metà a contemplare la schiena di Sasuke con occhi sognanti. La riconobbi come la figlia di Inoichi Yamanaka.
Intanto Sakura continuava a blaterare di quanto Sasuke fosse magnifico, eppure, nonostante tutti questi complimenti, sembrava che l’unico desiderio di lui fosse quello di farla tacere per sempre. Beh, non aveva tutti i torti.
Non fu difficile trovare una scusa per defilarmi da quella situazione, mi bastò incrociare lo sguardo di un jonin appena uscito dalla porta dell’accademia; quando si accorse di me mi sorrise e l’unico occhio lasciato scoperto dalla maschera semi-integrale che celava il suo viso sembrò brillare di luce propria, riportandomi alla mente i ricordi della notte precedente.
 
-Sayuri, abbiamo un problemino- aveva sussurrato Kakashi tra i miei capelli, mentre le sue dita disegnavano motivi immaginari sulla mia schiena, provocandomi brividi che mi facevano stringere al suo corpo caldo.
Eravamo a letto nel suo minuscolo appartamento per una volta assolutamente in ordine, abbracciati sotto le lenzuola fresche di bucato che avevo stirato quel pomeriggio.
-Che genere di problemino?- chiesi, sbadigliando contro il suo petto
-L’album delle nostre foto. Dopo un anno insieme l’abbiamo riempito tutto fino alla fine-
-È terribile!- dissi, fintamente inorridita
-Piantala, sciocca! Dicevo solo che dovremmo comprarne uno nuovo-
-E quando? Tu sei sempre in missione e le uniche volte che ci vediamo ci chiudiamo qui dentro a farci le fusa- ammiccai al suo indirizzo
-Potresti andarci tu- propose lui
-Non esiste!- ribattei piccata: -Siamo una coppia e dobbiamo comprarlo insieme!-
-Prometto che mi piacerà qualunque cosa riterrai di comprare-
-Kakashi!- piagnucolai: -Non puoi proprio liberarti per cinque minuti?-
-Lo sai che sono sempre occupato, domani c’è la cerimonia per i nuovi genin-
E allora ci andremo, scambieremo qualche parola con i presenti e poi ce ne andremo via, in fondo siamo shinobi, ci viene facile sparire nel nulla-
Hai dimenticato un particolare fondamentale, amore mio, anche gli altri sono shinobi- mi punzecchiò ridendo, e, ribaltando le posizioni, si mise sopra di me e iniziò a torturarmi con lenti baci che scendevano dal collo sempre più giù, sempre più giù…
-KAKASHI! Era un morso quello?!-
Il mio fidanzato riemerse con aria furba da sotto le lenzuola e rispose: -Non volevo che ti abituassi troppo alle coccole. Piuttosto, dimmi cosa hai fatto questa mattina?-
-A parte riordinare il tuo appartamento e accompagnare Satsu nel suo folle giro di spese mensile? Nulla di interessante, oggi l’Hokage mi ha lasciato la giornata libera, e tu?-
-Una missione di livello A, dovevo scortare un testimone oculare fino a Konoha, ma per fortuna è andato tutto bene-
-Un testimone di cosa?-
-Omicidio.  Meglio, esecuzione. Da parte di Akatsuki-
Trasalii. Quel nome mi faceva molto effetto. Dopotutto spesso tendevo a dimenticare il mio passato, immersa com’ero nella mia nuova vita con Kakashi, quindi sentire riaffiorare il ricordo era doloroso, come se mi si annodassero le viscere.
Itachi Uchiha, il mio precedente fidanzato, era uno dei pochi membri conosciuti dell’organizzazione criminale chiamata Akatsuki: essa riuniva tutti i peggiori nukenin del mondo degli shinobi, e aveva propositi anarchici e sovversivi che intendeva raggiungere diffondendo paura e terrore.
L’unico altro membro che conoscevo, anche solo di fama, era uno dei tre sannin di Konoha, Orochimaru. Di lui sapevo che aveva tradito il villaggio per seguire i suoi sogni di infinito potere e conoscenza e che da allora aveva agito nel buio, celando i suoi scopi e spostandosi continuamente, prima seguendo i movimenti di Akatsuki e ultimamente per proprio conto. Era incredibilmente potente e non osavo immaginare il livello degli altri membri.
Kakashi non aveva più parlato dello scontro con Itachi e Orochimaru avvenuto un anno prima, nel quale aveva perso tre compagni ed era rimasto gravemente ferito. Una volta aveva giurato che si sarebbe vendicato, ma non sapevo se i suoi propositi fossero cambiati o meno.
Gli accarezzai lievemente la guancia, sfiorando con le dita le cicatrici rosse che solcavano la sua pelle chiara; mi guardava intensamente, forse stava pensando alle stesse cose che avevo in testa io. Si sdraiò al mio fianco e io mi accoccolai di nuovo tra le sue braccia, mentre lui passava distrattamente le dita tra i miei capelli: -Era Itachi, comunque- disse quasi sovrappensiero: -Quello che l’uomo ha visto compiere l’omicidio, lui e un tizio che somigliava molto ad uno squalo.
Alzai la testa di scatto, piantando i miei occhi nei suoi: -E perché hai aspettato un giorno per dirmelo?!- chiesi sconvolta.
Kakashi mi guardò con amarezza, passando le dita sulla mia fronte per lisciare le righe di preoccupazione: -Proprio per questo, Sayuri, appena nomino lui o qualcosa che lo riguarda tu scatti come un coniglio poco prima di fuggire, diventi ansiosa e inizi a tempestarmi di domande. È da un po’ che non stiamo insieme da soli e volevo un po’ di tempo per noi, solo per noi, volevo che tu pensassi esclusivamente a me per un giorno intero-
-Hai ragione, il fatto è che lui…-
-Lo so. Lui è stato molto importante e non riesci a dimenticarlo. Lo so, e va bene. Non mi importa, perché so che tu ami me e resterai sempre al mio fianco, ma quando siamo soli non mi va proprio di parlare di Itachi Uchiha, d’accordo?-
-D’accordo, scusa se non sono mai abbastanza presente per te-
Lui mi sollevò il mento e mi costrinse a guardarlo degli occhi: -Adesso ci sei?-, annuii sorridendo: -Bene, mi basta questo- e mi tirò a sé, riportandomi nel nostro mondo, dove ne’ Itachi ne’ le preoccupazione a lui connesse avrebbero potuto turbarmi.
 
-Hiashi-sama- Kakashi si era avvicinato alla mia famiglia e Sakura si era finalmente zittita, troppo ansiosa di conoscere il nuovo sensei per spiaccicare parola.
-Ah, Kakashi, ho sentito che ti prenderai cura del nostro Sasuke. Mi auguro che svolgerai questo compito con la puntualità di sempre-
-Ehm, la puntualità è un tasto dolente- rispose Kakashi: -Ma mi impegnerò se è questo che intendete. In quanto a voi due, vi aspetto al campo di allenamento 3 per la prima lezione, ditelo anche al vostro compagno- Sasuke e Sakura annuirono.
-Allora, Kakashi sensei- dissi al mio fidanzato prendendolo per un braccio: -Che ne dici di una passeggiata?-
-Con piacere- rispose lui, sorridendo sotto la maschera. Ci avviammo per il sentiero di ghiaia dell’accademia, accarezzati dalla pioggia di petali di ciliegio, sotto lo sguardo vigile di mio padre, quello imbarazzato di Sasuke e Hinata e quello curioso delle due ragazzine. L’ultima cosa che sentii prima di immergermi nel mio universo felice fu la voce acuta di Sakura che esclamava: -Possibile? Quei due stanno insieme? Ino, dobbiamo dirlo a tutti che il mio sensei esce con la primogenita degli Hyuga! È uno scoop!!-
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Estate= incremento della frequenza di aggiornamento? Non per me, purtroppo, sono un’irrimediabile pigrona! Scusate se posto così di rado, ma quando vedo che il capitolo successivo è già pronto sulla carta mi adagio sugli allori  e penso che il grosso è fatto, ma in realtà devo ancora batterlo al computer, compito ben più noioso -.-‘’
Intanto, dopo un salto di un anno dall’ultimo capitolo, eccoci finalmente al passo col manga; adesso le vicende saranno più aderenti possibile alla trama. Nemmeno si nota che detesto Sakura, vero? Ho cercato di renderla più sopportabile possibile, nella mia testa è ancora peggio, ma per rispetto di tutte le sue fans ho deciso di smussare gli angoli :P Io sono e sempre sarò una convinta Naru-Hina!! (Boby leggi e rosica! Kishimoto mi ascolterà! u.u)
Per le fans di Itachi un piccolo spoiler: tra 2 capitoli tornerà a tormentare la vita di Sayuri e i pensieri sconci di voi lettrici (soprattutto una tizia che so io :P)
E adesso a voi: recensioni!! :)
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 20
*** Vendetta ***


VENDETTA

Il soggetto 1 è stato visto spostarsi dalle terre di Suna al territorio di Konoha durante la notte, accompagnato dal soggetto 2, il quale viaggiava munito di una grande arma simile ad una spada.
 
Il soggetto 2 è entrato in un villaggio, mentre il soggetto 1 lo attendeva ad un bivio poco distante. Uscendo dal suddetto villaggio, il soggetto 2 è stato visto ripulire la lunga spada da una sostanza simile a sangue.
 
Il soggetto 1 si è liberato di due ladroni che ostacolavano il suo cammino con una tecnica mai vista prima, che ha avvolto il loro corpo con delle fiamme nere fino a carbonizzarli completamente. Il soggetto 2 non è sembrato impressionato dalla scena, probabilmente era un rito consueto.
 

I resoconti delle missioni erano di una freddezza amara.
Gli shinobi erano tenuti a mettere a verbale solo le cose più importanti, ma da quei documenti sembravano trasparire tutto l’odio e tutta l’amarezza delle spie di Konoha, costrette a seguire i peggiori assassini del paese senza poter fare nulla per fermarli.
Avevo sventrato gli archivi in cerca di tutte le informazioni possibili raccolte su Itachi: mi sarei resa utile al mio villaggio e a Sasuke, non volevo che la memoria del clan Uchiha fosse macchiata di sangue, non volevo che quel povero ragazzino rimasto orfano troppo presto fosse visto solo come il fratello del più grande mercenario di tutti i tempi, Itachi andava fermato.
Forse lo facevo anche per me, per vendicarmi, o forse per sapere tutto il possibile sull’uomo che avevo tento amato, non sapevo spiegarmelo.
All’uscita dall’archivio trovai un mio collega shinobi, Genma: -Sayuri, Sandaime Hokage chiede di te- era sempre motivo di orgoglio sentirmi convocare dall’Hokage, ricordavo bene i tempi in cui ero io a recarmi nel suo ufficio, sperando di ricevere una missione importante, ma puntualmente ero rimandata a casa a mani vuote. Ora era L’Hokage a chiamarmi, era lui che, conoscendo le mie capacità, decideva spontaneamente di affidarmi una missione, e io lo consideravo un grandissimo onore.
Quando raggiunsi l’ufficio dell’uomo più importante del villaggio, questi mi accolse, come d’abitudine, con un’occhiata severa: -Sayuri, ho una missione da affidarti- disse, senza preamboli: -Si tratta di una questione che riguarda sia noi sia il villaggio della nebbia: circa tre mesi fa un potente shinobi della nebbia ha tradito il proprio villaggio e assassinato il suo capitano, Fuguki Suikazan, membro dei Leggendari Sette Spadaccini e proprietario di Samehada, la spada Pelle di Squalo. Recentemente Akatsuki ha guadagnato un nuovo membro e la tua missione sarà scoprire se effettivamente costui è lo shinobi che risponde al nome di Hoshigaki Kisame della Nebbia. Lavorerai con tuo cugino Ko e con la caposquadra della divisione infiltrati, Anko Mitarashi-
Akatsuki.
Avrei partecipato ad una missione di spionaggio che riguardava l’organizzazione criminale più potente del mondo; c’era un unico pensiero che turbinava vorticosamente nella mia testa: avrei pedinato Itachi.
 
-Buongiorno-
-Ciao- salutai il mio fidanzato stampandogli un bacio sulla maschera: -Come sono andati i tuoi primi giorni da sensei?-
-Mah, discretamente- disse lui, restando sul vago
-Sei sillabe! Ti riduci a questo adesso? Racconta!-
-Ah, d’accordo- disse lui rassegnato: -Come sai sono maestro di Sasuke Uchiha, di Sakura Haruno e anche di Naruto Uzumaki-
-Si, ma io voglio sapere come sono! Lavorano bene insieme?-
-Beh, ecco…è complicato-
-Complicato in che senso?- chiesi al mio ermetico compagno
-Sasuke è senza dubbio il più dotato di tutti, credo che dovrò insegnargli molto poco per quanto riguarda la tecnica. Il suo unico problema è che non sa relazionarsi con gli altri, è scontroso e solitario, comunica a sbuffi e sinceramente non so come prenderlo-
-Hai studiato pedagogia per nulla? È un ragazzino orfano, non puoi aspettarti che sorrida sempre da un orecchio all’altro. Sasuke è taciturno di natura- cercai di spiegargli
-Lo so, il problema è che non si fida dei suoi compagni. Loro sono nettamente inferiori a lui sul piano tecnico e lui crede di avere più possibilità lavorando da solo. Collabora solo se messo alle strette-
-Capisco. In effetti con l’andare del tempo la cosa potrebbe rivelarsi problematica. Che mi dici degli altri?-
-Sakura si è diplomata all’accademia con un’ottima media, conosce perfettamente le tecniche di base e le strategie vincenti che potrebbero fare di lei un’ottima kunoichi. Il suo punto debole è Sasuke-
-Scusa, cosa c’entra Sasuke?- chiesi sconcertata: -Stavamo parlando di Sakura!-
-Già, e se non te ne sei accorta, devo farti notare che Sakura è innamorata persa di Sasuke. L’ho sconfitta con un semplice genjutsu: mostrandole Sasuke agonizzante l’ho fatta svenire-
-Che cosa crudele!- lo rimproverai
-Non posso essere indulgente con loro Sayuri. Devono imparare a pensare ai loro compagni, ma non possono permettersi di cadere in tranelli del genere-
-Beh, sono certa che migliorerà se è dotata come dici-
-Di sicuro, Sakura promette bene, deve solo imparare ad avere un po’ più di fiducia in se stessa e a pensare un po’ meno a Sasuke-
-E di Naruto cosa mi dici?-
-Ah, Naruto!- rispose il mio fidanzato alzando gli occhi al cielo: -Ammetto che mi sarei aspettato un po’ di più dal figlio di Yondaime. Quel ragazzino non è capace di essere serio, in più si sopravvaluta un po’ troppo e commette errori elementari-
-Haha, Naruto! La peste del villaggio. Iruka lo detesta e lo adora insieme, è la sua nemesi-
-Posso immaginare perché- disse Kakashi scocciato
-Dai! Cerca di capirlo! Deve fare una vitaccia come orfano e anche come Jinchuriki, povero piccolo, ha bisogno di attenzioni-
-Lo so, ma non posso essere io a dargliele. Il mio compito è quello di farlo crescere e farlo diventare un bravo shinobi-
-Eh, ci vorrebbe una donna per questo- lo punzecchiai
-Già, vorrei che venissi con me durante gli allenamenti per farmi da supporto morale, quei tre insieme sono un vero disastro-
-Sono così terribili?- chiesi con una punta di ironia
-Sono ancora piccoli. Mi auguro che tra qualche missione imparino il controllo e il lavoro di squadra. C’è solo una cosa che mi preoccupa, e riguarda Sasuke…-
-Cos’ha che non va?- chiesi, ora seriamente in ansia
-Sapevi che la sua più grande ambizione è quella di uccidere una certa persona?-
-Ah…- dissi rabbuiandomi: -Itachi-
-Già, credo che sia per questo che è così scontroso, medita vendetta sin da quando suo fratello ha ucciso tutti i membri della sua famiglia. Non ha tutti i torti in effetti-
-Kakashi! Non osare incoraggiarlo!-
-Non ho la minima intenzione di farlo, anzi voglio che desista, tuttavia comprendo il suo desiderio di fare giustizia-
-La giustizia non si ottiene con il sangue…-
-Nel mondo degli shinobi si- ribattè lui con freddezza
-Perché parli così? Non ti riconosco quando sei così rabbioso- sussurrai mesta
-Perché Itachi Uchiha mi ha fatto questo!- ringhiò abbassandosi la maschera e mettendo in mostra l’intricato reticolo di cicatrici rossastre che gli rigavano il viso-
-Tu sei bellissimo così- cercai di calmarlo
-Ma il mio orgoglio è ridotto a brandelli a causa sua e di Orochimaru, per non parlare di Rin, Nobu e Hiro che sono sotto terra e chiedono di essere vendicati!!- Kakashi era scosso da violenti spasmi di rabbia.
-Calmati!- gli dissi tirandolo a sedere al mio fianco su una panchina: -Calmati, amore mio! Hai tutto il diritto di odiarlo, ma non puoi passare tutta la tua vita a meditare vendetta, ne’ puoi permettere che lo faccia un tuo allievo-
-Come fai a non volerlo vedere morto? Come fai a non farti sopraffare dall’odio, Sayuri?- mi chiese sconfortato.
Io fissai lo sguardo sull’orizzonte, sul sole morente: -Credo di non esserne capace. Non sono in grado di odiare a tal punto una persona, di volerla morta. È nella mia natura dare una seconda possibilità. Nel mio cuore so che Itachi può cambiare, può diventare migliore. Forse mi farò ammazzare nel tentativo di redimerlo, ma so che ne sarà valsa la pena perché, anche se non sarò io, magari qualcuno ci riuscirà, e allora Sasuke avrà di nuovo un fratello, e Konoha un grande shinobi-.
Mi voltai di nuovo verso Kakashi, che sorrise nel vedere il mio volto arrossato di passione: -Sai, credo che sia per questo che ti amo: perché non ti arrendi mai, neanche quando non c’è speranza-.
Gi sorrisi radiosa: -Vado a prenderlo, Kakashi. L’Hokage mi ha mandato in missione per identificare il suo compagno, forse riuscirò a convincere Itachi a tornare-
Kakashi mi guardò con serietà: -Fai quello che ritieni più giusto, ma ricorda di stare attenta, se tu dovessi morire saresti responsabile del mio suicidio, tu sei tutto ciò che ho-
-Starò attenta, ma tu non dire sciocchezze. Se non per altro, devi vivere per Naruto, Sakura e Sasuke, sei il loro sensei, una specie di padre, e devi essere all’altezza del tuo ruolo-
-Già, forse hai ragione, quei tre marmocchi hanno bisogno di me, non posso abbandonarli-.
Annuii, soddisfatta della risposta che avevo ottenuto: -Vieni con me? La missione potrebbe durare molto, e vorrei sfruttare al meglio questi momenti con te-
-Con estremo piacere- disse Kakashi sorridendo, e, dopo avermi baciata con passione, si rimise la maschera e si alzò, cingendomi la vita e accompagnandomi verso il tramonto.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Salve a tutte, mie adorate lettrici, sono di nuovo qui!
Purtroppo questo è un altro capitolo di transizione, ma non temete, come promesso nel prossimo tornerà il tanto sospirato, sexy, gnocco, assolutamente troppo figo per essere vero Itachi :)
Donnnneeeee! Siete contente? Spero tanto di si, perché come voi è da un bel po’ che attendo con ansia questo momento :P
Ringrazio sentitamente tutte le ragazze che hanno recensito l’ultimo capitolo: 5 recensioni! Vi adoro! L’unico capitolo che ha raggiunto (e battuto) questo record è stato “Sotto un cielo pieno di stelle”….sappiamo tutte perché..tsk tsk :P
Ancora grazie e rinnovate i vostri sforzi :D
Baci
Alice (Mrs_Depp) :)

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Capitolo 21
*** Davanti a me, dentro di me ***


DAVANTI A ME, DENTRO DI ME

-A ore nove- disse Ko a me e ad Anko, che lo seguivamo da un ramo all’altro.
Ero in viaggio con la squadra da ormai quattro giorni; l’ultima sosta risaliva a circa cinque ore prima ed eravamo tutti molto stanchi, tuttavia io scalpitavo per proseguire. Anche se le mie membra erano a pezzi la mia anima bruciava di impazienza.
Ko guidava il gruppo, dato che aveva partecipato all’ultima missione di pedinamento di Itachi: ci eravamo diretti all’ultimo posto in cui era stato visto, ed ora stavamo seguendo le tracce che lui e il suo compagno avevano lasciato. Il Byakugan da questo punto di vista era molto utile, visto che i membri dell’Akatsuki erano particolarmente bravi a nascondere le prove del loro passaggio; io e Ko vedevamo tutto, ogni filo d’erba schiacciato, ogni fiorellino reciso, ogni tacca sul legno degli alberi. Itachi era forte e sapeva di esserlo, io speravo proprio che ci sottovalutasse, avremmo avuto qualche possibilità in più se lui avesse omesso qualche dettaglio.
-Qui le tracce sono più fresche e più numerose, devono essersi accampati in questa radura poco fa- disse mio cugino facendo cenno di fermarci. Anko scese con grazia dal ramo della quercia sul quale era atterrata: -D’accordo, allora, da qui potrebbero essere andati ovunque, potrebbero anche essersi divisi per quanto ne sappiamo. Se si sono accampati avranno avuto tutto il tempo di confondere le loro tracce, non possiamo sperare di trovarli se continuiamo in questo modo. L’unica opzione è dividerci, ma prima fermiamoci un attimo; se dovessimo incontrare uno di loro o entrambi, in queste condizioni saremmo sopraffatti di certo-.
Ubbidiente agli ordini della mia caposquadra, mi sedetti su di un tronco d’albero abbattuto, posai lo zaino e tirai fuori alcune gallette di riso che distribuii ai miei compagni.
-Mi chiedo perché l’Hokage abbia scelto proprio te, Sayuri- disse Anko osservandomi attentamente: -Io sono un’esperta in questo genere di missioni, mentre per il Byakugan abbiamo già Ko; tu invece non hai mai preso parte ad una missione di questo genere, no?-
-No, infatti. Solitamente seguo diverso squadre e svolgo la funzione di ninja medico, solo occasionalmente faccio parte di unità di combattimento per missioni di livello A o S, tuttavia non ho mai collaborato ad una missione di spionaggio. A dire il vero non so cosa l’Hokage si aspetti da me, ma farò del mio meglio per rendermi utile-
-Mhm- annuì Anko: -Tu hai conosciuto Itachi Uchiha, vero?-
-Sì- risposi seria: -Ma questo non intaccherà la mia efficienza, non temere- la rassicurai
-Ne sono certa- concluse: -Bene, direi che possiamo rimetterci in marcia. Ci muoveremo per cento metri attorno a questo punto e se non troveremo nulla ci sposteremo e ricominceremo a cercare nello stesso modo. Ko a Sud Ovest, Sayuri ad Est ed io andrò a Nord, tutto chiaro?-
Il tempo di annuire ed eravamo già tutti e tre schizzati via come gatti, ognuno nella direzione indicata. Adesso ero sola e non potevo sbagliare.
La vegetazione scorreva a tutta velocità attorno a me, mentre avanzavo a lunghi balzi attraverso la foresta. Il Byakugan era attivo e i miei occhi cercavano attorno a me un segno, qualunque cosa mi portasse da Itachi.
Non furono, tuttavia, gli occhi a portarmi informazioni, bensì le orecchie: -Udii un suono strano, che non aveva nulla a che vedere con i rumori tipici della foresta, sembrava che qualcosa di grosso stesse fendendo l’aria ad enorme velocità, e veniva da Sud Est.
Corressi la mia direzione e, arrivata vicino alla fonte del suono, mi nascosi tra i cespugli, spettatrice silenziosa e osservatrice attenta.
Il rumore era prodotto da un uomo, o almeno credevo che fosse un uomo: le sue forme erano senza dubbio umane, ma il colore della pelle, unica cosa che riuscivo a distinguere a causa dei suoi velocissimi movimenti, era di un’inequivocabile tinta bluastra.
L’uomo blu stava a petto nudo al centro di una piccola radura e si esercitava fendendo l’aria circostante con un attrezzo gigante di cui non riuscivo ad identificare la natura.
Spinsi il mio Byakugan al limite per tentare di capire cosa quel tizio stesse tenendo in mano e notai con sbigottimento che quell’aggeggio enorme era percorso da una fitta rete di vasi del chakra che facevano capo ad un cuore pulsante: quell’affare era…vivo?
Deglutii ma non mi mossi. La mia missione era conclusa: quell’uomo era Hoshigaki Kisame, la descrizione che i ninja della nebbia avevano dato di lui combaciava alla perfezione, inoltre, poggiata su una pietra, potevo vedere una tunica nera con nuvole rosse ricamate, simbolo di Akatsuki.
Allora perché non me ne andavo?
Mi sarebbe bastato sigillare le mie impressioni su un rotolo ninja e avrei avuto la prova che uno dei temuti spadaccini della nebbia era entrato a far parte dell’organizzazione criminale più pericolosa del mondo; perché non me ne andavo?
Ero certa del fatto che i movimenti del corpo fossero controllati dal cervello e potenziati dall’afflusso del chakra, ma in quel momento il sistema nervoso non c’entrava proprio niente, era totalmente in blackout, ed era il cuore, invece, a tenermi inchiodata a terra, dietro quel cespuglio; forse Itachi era lì vicino, dopo quattro anni non so cosa avrei dato per rivederlo.
Tutto questo mio tumulto interiore era qualcosa di totalmente irrazionale, considerate le premesse: lui mi aveva illusa, usata, violata, tradita, disonorata e non so che altro, perciò sarebbe stato logico volerlo cancellare dalla mia vita per sempre, senza alcun rimpianto; eppure ogni cellula, ogni fibra del mio corpo, era tesa e attenta nella speranza di scorgerlo da qualche parte.
Perché l’Hokage mi aveva assegnata a quella missione? Ero certa che conoscesse i dettagli della mia situazione e della mia passata relazione con Itachi, ciò nonostante mi aveva messo faccia a faccia con i miei peggiori incubi.
Pensavo ad Itachi, ma il mio Byakugan era ancora attivo, perciò notai con qualche secondo di anticipo l’elegante balzo che lo spadaccino spiccò nella mia direzione, brandendo in alto quella creatura pulsante e viva che somigliava ad una spada.
Accadde in un attimo, e già ero a terra, sdraiata sulla schiena, il viso di lui, deformato da delle orribili aperture simili a branchie e da una fila di denti seghettati, incombente su di me e un oggetto scuro solcato da lame appuntite ad un passo dal perforarmi la carotide.
-Non lo sai, dolcezza, che non si interrompe uno spadaccino durante l suo allenamento? Le cose potrebbero farsi pericolose e tu rischieresti di perdere quel tuo grazioso faccino-
-Davvero?- risposi con sfida. Quel tizio mi faceva paura, ma il timore era superato dal ribrezzo di trovarmi di fronte un mostro del genere e di sentire quella cosa pulsante a contatto con la mia gola: -Io non farei proprio nulla, se fossi in te, altrimenti mi accompagnerai dall’altra parte-
Kisame aggrottò le sopracciglia e abbassò lo sguardo sullo spazio che separava i nostri corpi. Tra il mio ventre, scosso da brividi, e il suo, possente e muscoloso, un kunai inondato di chakra del fulmine era puntato diritto al suo diaframma.
-Raiton, eh?- disse con una risatina: -Ehi, Itachi-san! Non avevi detto che gli Hyuga erano bravi con acqua e vento? Com’è che questa principessina mi punta una saetta verso la pancia? E soprattutto, perché di lei non ti sei occupato tu? Samehada ha bisogno di allenamento, non di distrazioni-
-Lasciala, Kisame. Non era qui per attaccarti-
È  possibile tornare indietro nel tempo in una situazione del genere? Probabilmente sì, visto che il suono della sua voce, mantenuto vivo per quattro anni nei ricordi, come una splendida lama dorata premuta a fondo nella piaga della mia anima, bastò a farmi sentire di nuovo la piccola e timida sedicenne di un tempo. La musica delle sue parole era la stessa di quattro anni prima, eppure allo stesso tempo era diversa: la cadenza delle consonanti, il timbro soffice come il velluto, il tono basso e graffiante sembravano nuovi se inseriti in quella situazione surreale, persa in una dimensione sconosciuta dello spazio-tempo, tra passato e presente.
Il peso di Kisame svanì in un istante, la pressione sulla gola si annullò; lo spadaccino se n’era tornato al suo importantissimo allenamento, ma io rimanevo immobile a terra, ogni muscolo del mio corpo in tensione e in attesa di una nuova nota di quella musica, come un serpente paralizzato dal flauto dell’incantatore; non c’era la foresta, non c’era Kisame, non c’ero io, in quel momento c’era soltanto Itachi.
-Perché non ti alzi, Sayuri?-, obbedii, come in trance, ma continuai a dargli risolutamente le spalle, non ero pronta per quel viso, per quegli occhi.
-Non ti ricordavo così…- sobbalzai, sorpresa di sentire il suo fiato già ad un centimetro dalla mia nuca, si era mosso in maniera incredibilmente veloce e silenziosa: -Così…armata…-
Le sue dita iniziarono a percorrere il mio corpo in cerca di kunai, shuriken e rotoli ninja, che in poco tempo abbandonarono i loro sicuri rifugi tra le pieghe della mia veste, portandosi via, a poco a poco, anche la mia dignità; Itachi sfilò anche gli aghi avvelenati che nascondevo tra i capelli, tuttavia, quando la sua mano sfiorò la mia, con l’intento di rubarmi anche il kunai che avevo usato contro Kisame, la mia reazione fu automatica: mi voltai di scatto, più veloce del suono stesso che produssi, e, bloccandogli il braccio che mi tratteneva per la veste, mi ritrovai a puntargli la lama alla gola, faccia a faccia con i suoi profondissimi occhi scuri.
Itachi.
-E non ti ricordavo nemmeno così pronta di riflessi. Cosa mi sono perso?-
-Molto. Forse troppo, sia della mia vita, sia di quella del villaggio-
-Lo vedo. Come stai?-
Come stai.
Che razza di domanda era “Come stai?” in un contesto del genere?
-Come, prego?- chiesi con un filo di voce
Gli occhi di Itachi si fecero liquidi come pozze di petrolio e poi dal nero affiorò il rosso: -Ho chiesto…- la sua figura si dissolse in uno stormo di corvi: -…come stai?- ed eccolo seduto scompostamente addosso al tronco di un albero, una gamba tesa e una piegata a sostenere il braccio che vi si appoggiava mollemente. Mi fissava tranquillo, nessuna emozione particolare attraversava il suo volto, c’erano solo i suoi occhi, ora di nuovo neri, puntati sul mio viso in placida attesa di una risposta.
Mi sentivo presa in giro. Dopo quattro anni di buio totale, seguiti ad un abbandono e a molteplici crimini, mi sarei aspettata tutto, ma non quella tranquilla e apparentemente innocente curiosità.
-Cosa importa a te di come sto io?- sputai tra i denti, come in un ringhio
-Perdonami- rispose: -Ma non ho altre idee su cui basarmi per iniziare una conversazione amichevole-
-Amichevole?- chiesi con voce stridula: -Ti ho appena puntato un kunai alla gola; cosa, esattamente, ti fa pensare che la mia sia una visita amichevole? Io sono in missione, sto facendo qualcosa di concreto per difendere il mio villaggio, al contrario di te-
-Anche io sono in missione. Però non c’è alcun villaggio per cui la svolgo, solo un ideale-
-Già, un ideale- dissi aspramente: -Come quello che ti ha allontanato dal villaggio-
Itachi si alzò e si avvicinò fino a starmi a qualche centimetro di distanza, il suo viso era una maschera di freddo distacco: -Si. Lo stesso per cui ho massacrato la mia famiglia e ho abbandonato la mia promessa sposa nella vergogna-
Sciaff!
Tsunade sarebbe stata fiera di me, di come avevo convogliato la mia rabbia cocente in un unico potente schiaffo, diretto alla sua guancia sinistra; i miei occhi erano colmi di lacrime che non avrei lasciato scendere, non di fronte all’uomo che mi aveva disonorata e che ora parlava del doloroso passato con assoluta indifferenza.
Itachi tornò a guardarmi, massaggiandosi il viso, poi prese la mia mano chiusa a pugno tra le sue.
-Non toccarmi!- sussurrai rabbiosa, ma non mi ritrassi
-Me lo sono meritato- disse, osservando le mie dita contratte, con aria meditabonda: -Però non rinnego ciò che ti ho fatto-
I suoi occhi, di nuovo fissi nei miei, ripresero l’inquietante sfumatura rossa del suo temibile Sharingan Ipnotico: -Non sono il tipo che fa soffrire le persone, che manipola le menti e che uccide per puro godimento personale. C’è un progetto, un senso profondo dietro a tutto questo, Sayuri; il punto è che ancora tu non lo puoi comprendere. Dovrai soffrire ancora molto, esplorare i misteriosi oceani del dolore, perdere tante persone a cui tieni, prima di arrivare a sentirti come mi sento io, prima di trovare la via, l’unica vera soluzione al mistero del mondo-
-E non ho già sofferto abbastanza a causa tua, Itachi? Dobbiamo davvero parlare di questo?- le lacrime iniziarono a scorrere senza tregua, senza pietà per il mio povero orgoglio
-Hai sofferto. Ma non abbastanza…abbastanza…abbastanza…-
Il mondo attorno a me svanì nel mare rosso dei suoi occhi, tutto si fece cremisi e i corvi annebbiarono la mia vista. Poi iniziai a precipitare, sempre più in fondo nel sangue di quel mondo parallelo in cui Itachi mi aveva spedita, e la sua voce tagliente mi perforò la pelle in più punti, penetrando a fondo nel mio cuore e facendomi desiderare di morire pur di non dover affrontare l’agonia, nascosta per quattro lunghi anni nella mia anima: -Tu non sei abbastanza…-.
Riemersi da quell’inferno di dolore urlando e piangendo, rannicchiata in posizione fetale a terra, ai piedi di Itachi. Lui incombeva su di me con la sua veste nera e rossa, gli occhi inespressivi tornati al colore originario.
-Perché mi fai questo?- singhiozzai.
Itachi si accovacciò vicino a me: -È proprio questo che devi capire da sola, Sayuri-, prese uno dei miei rotoli ninja e vi appoggiò sopra uno dei miei palmi per sigillare le mie impressioni e permettermi di portare a termine la missione, lo arrotolò e me lo porse. Poi la sua mano calò sul mio volto, asciugandomi le lacrime; la tenerezza di quel suo tocco era infinita: -L’inverno è ancora lungo, mio piccolo giglio, ma tu ce la puoi fare-.
Mi  parve di sentire la sua voce rompersi alla fine della frase, ma probabilmente mi sbagliavo. Non fui certa nemmeno del fatto che tutto quello che avevo visto fosse reale, mentre lo osservavo dissolversi in uno stormo di corvi, prima di perdere i sensi.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Ta-dàààààààà!
Ve lo avevo promesso o no che il figo numero uno di tutto il manga di Naruto sarebbe tornato in tutta la sua sexy perfezione in questo capitolo?
E, da brava fanwriter, mantengo la promessa u.u
Ecco a voi Mr Uchiha Itachi!! :D Waaaaaaaaahhhhhh….fiumi di bava, la mia per ora, e spero anche la vostra a questo punto, no? :P
Ringrazio tutte quelle che mi seguono e mi recensiscono; ragazze, ma vi siete rese conto che nello scorso capitolo avete eguagliato il numero di recensioni del capitolo 6, ovvero quello del bacio? Eppure era solo un capitolo di transizione! È ufficiale, VI ADORO!! :D Graziegraziegrazie!
Un bacio, alla prossima
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 22
*** Dopo la missione ***


DOPO LA MISSIONE

Tanti, tanti gigli attorno a me, ognuno più profumato dell’altro; dalla mia panca bianca nel giardino della villa potevo vederne ovunque. E poi lui parlò: -Ti agiti con poco, il tuo cuore sembra un colibrì-
Mi voltai a guardarlo: il corpo, i capelli scuri, il viso splendido e gli occhi…gli occhi però erano sbagliati, non neri come l’onice, ma di un delicato color madreperla…
 
-Ko?- farfugliai
-Sayuri-sama! Come vi sentite?-
-Bene, credo. Dove sono?-
-Siete all’ospedale di Konoha, mia signora, qui si prenderanno cura di voi-
Misi a fuoco la stanza dalle pareti candide e mi imbattei negli occhi color ametista della mia caposquadra. Abbassai lo sguardo, mortificata: -Sono stata una vera idiota. Volevo vedere meglio Kisame Hoshigaki durante il suo allenamento, ma mi sono fatta scoprire come una novellina. Summimazen, Anko-senpai-
-Non fa niente, l’importante è che tu abbia portato a termine la missione con successo. Considerata la tua scarsa esperienza nello spionaggio, ti sei comportata egregiamente, e l’Hokage ha le informazioni che gli interessano; ora riposa, noi torneremo più tardi a vedere come stai- i miei due compagni se ne andarono lasciandomi sola, o quasi.
-Lo hai visto, vero Sayuri-san?- la voce, bassa e intonata, proveniva dal letto accanto al mio, dove un Sasuke bendato e contuso era sdraiato compostamente.
-Sasuke! Cosa ti è successo? Chi ti ha ridotto in quello stato?-
-Uno spadaccino della nebbia, Zabusa, assieme alla sua compagna; erano parecchio forti, il loro intervento non era previsto-
-Infatti Kakashi mi aveva parlato di una missione di livello C, una semplice scorta!-
-A quanto pare non è stato così. Tuttavia questo scontro ha avuto i suoi vantaggi-
-Vantaggi? A me non pare proprio, visto come sei ridotto-
Sasuke sorrise con aria saputa: -Osserva, Sayuri- poi chiuse lentamente le palpebre e, quando le riaprì, le sue iridi erano di un rosso acceso, solcate da due tomoe neri: Sharingan.
-Si è attivato, quindi- constatai con voce sommessa, distogliendo lo sguardo da lui, quegli occhi per me erano presagio di dolore e morte.
-Si, ma devo diventare molto più forte se voglio…- e, rendendosi conto di chi aveva di fronte, si interruppe.
-Se vuoi cosa?- chiesi con voce glaciale
-Lo sai- rispose lui, il tono sommesso ma fremente
-Certo che lo so! Ma voglio sentirlo dalle tue labbra! Voglio sentire con le mie orecchie questa tua fantomatica missione di vita, che vai sbandierando ai quattro venti e di cui vai tanto fiero!- accidenti, ero così arrabbiata che avrei potuto ridurre la stanza in pezzetti!
Sasuke ebbe il buonsenso di rimanere in silenzio, ma le sue dita, chiuse a pugno, si contrassero violentemente; avrebbe voluto gridarmi in faccia la sua intenzione di uccidere il fratello assieme a tutto il dolore e l’odio che, a dodici anni, lo rendevano freddo come un burbero adulto, ma si trattenne, bloccato dal profondo rispetto che nutriva nei miei confronti. Molti, a dirla tutta, mi rispettavano, primi fra tutti i membri della casata cadetta, tuttavia Sasuke mi vedeva in modo diverso rispetto, per esempio, a Neji: mio cugino era prostrato ai miei piedi da un giuramento, da un patto che lo aveva, tra le altre cose, reso orfano, perciò sapevo che sotto quell’aria fredda e ossequiosa si nascondevano rancore, odio e disgusto; l’unica cosa che probabilmente mi salvava ai suoi occhi era la mia capacità di difendermi da sola, cosa che, però, non contraddistingueva mia sorella Hinata; Sasuke, invece, mi vedeva più come una compagna di sventure, visto che Itachi aveva fatto soffrire anche me, e da questo senso di cameratismo era nato un forte legame di intesa tra noi, soprattutto dopo che io ero tornata dal mio allenamento, forte e temprata. In breve, ero un esempio di vita per lui: avevo sofferto, mi ero rialzata e ora camminavo a testa alta, fiera di ciò che ero riuscita ad ottenere.
Nonostante questo, però, non mi riusciva di convincerlo a dimenticare il suo passato, anzi, era come se stare in mia presenza alimentasse ancora di più il suo desidero di vendetta, io ero un ricordo costante della crudeltà di Itachi.
-Ti prego, Sayuri- disse infine, stancamente: -Dimmi solo se lo hai visto-
Io abbandonai di nuovo la testa sul cuscino, fissavo il vaso di camelie rosse che tentavano inutilmente di portare un po’ di allegria alla stanza, ma il loro colore non mi ricordava altro se non le nuvole insanguinate sulla veste di Itachi: -Avrebbe potuto uccidermi, invece non lo ha fatto. Sembra che voglia qualche cosa da me, che attenda che io capisca un certo concetto, però io non ci riesco-
-Io lo so qual è il concetto: la forza prima di tutto. Non importa quante vite Itachi dovrà stroncare, non si fermerà finchè non avrà raggiunto il suo limite- il bel volto di Sasuke era di nuovo alterato da una smorfia  rabbiosa.
-E allora perché non mi ha uccisa? Sono diventata più forte, anche lui lo ha constatato, eppure mi ha lasciata andare indenne-
-Tu credi davvero che ci sia un disegno dietro a tutto questo male, Sayuri? Credi sul serio che lui agisca nel tentativo di raggiungere un ideale? Ho passato notti intere a cercare di trovare un senso alle sue azioni, e non sono mai arrivato a capo di nulla-
-Non lo so, Sasuke, non lo so. Però, anche se la sua furia fosse cieca e immotivata, guidata solo dalla crudeltà, non mi arrenderei con lui, non lo farei mai, è la volontà del fuoco dopotutto, no?-
Sasuke sospirò: -Come vuoi. Cerca pure di salvarlo, secondo me è solo una pericolosa perdita di tempo-
Sorrisi tristemente alle sue parole e osservai il suo sguardo, triste e arrabbiato, rivolgersi risolutamente verso la finestra, in cerca di Itachi, probabilmente: alla fine avrei dovuto salvare anche lui, me lo sentivo; se non dalla colpa, per lo meno dal dolore e dal desiderio di vendetta, un gene di famiglia che tormentava gli Uchiha da secoli, costringendoli ad uccidersi l’un l’altro.
-È  permesso?- Kakashi si affacciò alla porta: -Oh, bene, siete in stanza assieme, significa che non dovrò fare tre piani di scale per venire a trovare entrambi-
-SAS’KEEEEEE!!!- ed ecco Sakura, come poteva mancare la fan numero uno del mio compagno di degenza?
-Sbaglio o ti avevo detto di passare da Naruto, Sakura?- chiese Kakashi, evidentemente irritato
-Ci sono andata, Kakashi-sensei, ma quella testa quadra stava ancora ronfando della grossa. Non come Sasuke-kun, che è splendido anche dopo una battaglia all’ultimo sangue!- Oh cielo, stava…sbavando?
Distolsi lo sguardo da lei, chiedendomi, nel profondo del mio cuore, se anche io avessi mai apertamente sbavato mentre guardavo Itachi. O Kakashi.
-Come ti senti?- mi chiese il mio fidanzato con premura, sedendosi al mio fianco, il sopracciglio scoperto aggrottato per la preoccupazione
-Ora sto bene. Voglio solo che mi riempi di baci e mi fai dimenticare tutto- risposi allungando le dita smaniose verso il bordo della sua maschera. Kakashi si ritrasse, lanciando un’occhiata ai suoi due allievi, dall’altra parte della stanza: Sakura, e sorprendentemente anche Sasuke, erano assolutamente immobili, gli occhi sbarrati fissi sulla maschera del loro sensei, Sakura aveva addirittura un braccio a mezz’aria, nella mano uno spicchio di mandarino; erano davvero comici, ma anche un po’ inquietanti.
-Forse è meglio se mi baci dopo- dissi, allarmata, temendo un attacco di cuore dei due ragazzini: potevo capire la curiosità, ma quella era un’ossessione!
-Allora, Kakashi- dissi, cambiando discorso: -Non mi avevi detto che la prima missione di Sasuke fuori dal villaggio lo avrebbe portato a rischiare di perdere la vita- il mio tono era benevolo, ma i miei occhi lampeggiavano pericolosamente, ricordavano la classica espressione omicida di Satsu-chan.
Kakashi impallidì: -Nemmeno io ne avevo idea! Dalle informazioni doveva trattarsi di una semplice scorta; pensa che Naruto era disgustato all’idea di una missione di grado C!-
-Uff! Non si è più sicuri di nulla di questi tempi- dissi sconfortata
-Però questa missione si è rivelata interessante per i ragazzi- ribattè Kakashi, pensieroso: -Sasuke è riuscito ad attivare lo Sharingan per la prima volta, Naruto ha avuto a che fare con il chakra del Kiyubi, mentre Sakura ha svolto un ottimo lavoro di protezione tutto da sola, direi che sono pronti-
-Pronti? Per cosa, scusa?-
-Per l’esame di selezione dei chunin, l’Hokage mi ha chiesto se ritenevo i tempi propizi per presentare il team sette e io ho risposto di sì. A proposito, anche Hinata e Neji parteciperanno-
Hinata?!
-Che cosa?!-
 
-Sandaime Hokage-sama- dissi, proferendomi in un inchino al mio ingresso nello studio dell’uomo più importante del villaggio.
-Sayuri, spero tu ti sia ripresa. Anko mi ha detto che ti ha trovata nel bosco priva di sensi-
-Si, signore, mi dispiace, avrei potuto fare di più se solo…-
-Lo so, mia cara, Itachi- disse lui, pensieroso
-Signore, perdonate la mia invadenza, è solo che io vorrei, insomma…non capisco il motivo per cui mi avete scelta per questa missione, conoscendo ciò che Itachi Uchiha ha significato per me-
-Tu desideravi tanto partecipare ad una missione che lo riguardasse, no?-
-Si, ma i miei desideri passano in secondo piano rispetto alle mie competenze-
-Tu sei competente, Sayuri! Quattro anni fa non ti avrei mai affidato una missione di questo genere, ma ora è tutto diverso, posso permettermi di rischiare con te-
-Però lui mi ha messa al tappeto-
-Lasciandoti viva, e con le informazioni che volevi, se non mi sbaglio-
-Ma…- iniziai io
-Sayuri- mi interruppe l’Hokage: -Se fossero stati Anko o Ko a trovarli, probabilmente Itachi e Kisame Hoshigaki della nebbia avrebbero ingaggiato battaglia con loro, ritenendoli un pericolo, e, conoscendo le abilità di Akatsuki, avremmo certamente perso due compagni. Invece a te non hanno fatto nulla perché Itachi sa quale ascendente ha su di te ed è consapevole che non gli faresti mai del male; è proprio per questo che ti ha lasciata andare-
Rimasi a bocca aperta per un po’; dunque era davvero così: Itachi sapeva che volevo salvarlo, perciò aveva deciso di lasciarmi viva. Lui voleva essere salvato? Non capivo, allora perché diventare un nukenin? Fissai i benevoli e, allo stesso tempo, severi occhi grigi dell’Hokage, cercando una risposta che non trovai. Il suo silenzio era un congedo, così, con un inchino, mi diressi alla porta.
Sulla soglia, però, ripensai alle parole di Kakashi all’ospedale, poco prima che mi dimettessero: -Signore?- dissi all’Hokage
-Mhm?- rispose distrattamente lui, già immerso nelle sue carte
-Perché ha accettato che Hinata fosse ammessa all’esame di selezione dei chunin? Sa che lei è uguale in tutto e per tutto a me per come ero quattro anni fa, non è pronta per affrontare una sconfitta del genere-
-Mi fido del giudizio dei miei jonin, Sayuri. Di questa questione dovresti parlare con Kurenai-.
 
-Buon giorno! Posso interrompere le vostre fatiche?- esordii, entrando nel campo di allenamento dove il team otto si stava esercitando
-Onii-chan!- trillò Hinata, aprendosi in un largo sorriso nel vedermi: -Sei tornata! Come è andata la missione?-
-Abbastanza bene, tesoro, però ora tu devi tornare ad allenarti e io devo discutere con la tua sensei, ne parleremo a casa- Hinata annuì e si allontanò.
-Cosa posso fare per te, Sayuri?- una bella donna dai capelli scuri e gli occhi di un intenso color porpora mi si fece incontro, Kurenai Yuhi.
-Salve Kurenai, ho saputo che hai presentato la tua squadra agli esami di selezione dei chunin, tutta la tua squadra-
-È così- replicò lei, tranquilla
-Credi veramente che Hinata…-
-Ascolta, Sayuri, Hinata non è particolarmente brava nelle arti ninja non perché non sia forte, possiede uno dei talenti oculari più potenti dell’intera Terra del Fuoco; il suo unico problema è la totale assenza di grinta. Le serve una spinta, una motivazione per combattere, proprio come è stato per te, deve solo trovarla-
-Io l’ho trovata a sedici anni, quella motivazione, dopo aver sperimentato l’inferno del disonore; lei ha solo dodici anni, è una bambina, non voglio che si faccia male o si senta inferiore agli altri!-
-Posso capire il tuo punto di vista , tuttavia devi comprendere che, finchè Hinata non si troverà davanti una sfida vera, non farà mai dei progressi. Ricordati che io voglio il suo bene quanto te-
-Quindi deve sbattere la testa e sanguinare rima di potersi rialzare, non è così?- chiesi amaramente: -Forse è il destino delle donne Hyuga-
Kurenai mi rivolse uno sguardo franco: -Tutto quello che so è che questo esame sarà molto importante per lei-
 
Riflettevo ancora sulle parole di Kurenai mentre mi avviavo fuori dai cancelli del villaggio lungo il sentiero nel bosco che portava alla grande villa della mia famiglia. Non avevo particolari preoccupazioni riguardo a Sasuke o a Neji, loro se la sarebbero cavata alla grande, me lo sentivo; erano forti e soprattutto molto determinati, Hinata invece non avrebbe fatto male ad una mosca, figuriamoci se sarebbe stata in grado di difendersi da un avversario, ero terribilmente preoccupata per lei.
Un fruscio tra gli alberi attirò la mia attenzione e cessò non appena alzai la testa verso le chiome. Sospetto.
Lentamente, guardandomi attorno con circospezione, allungai la mano verso il kunai che tenevo infilato nella fascia attorno alla coscia.
-Vengo in pace, tranquilla dolcezza- disse una voce roca, chiara come la prima volta che l’avevo sentita, quando mi ero ritrovata un’affilatissima spada a pochi millimetri dalla gola.
Riposi velocemente il kunai ed estrassi dal borsellino due piccoli cilindri scuri, brandendoli con decisione davanti al viso, contro un nemico del genere avevo bisogno di armi potenti.
Kisame Hoshigaki si lasciò cadere al suolo dal ramo su cui era appollaiato con una grazia impensabile per uno della sua stazza, tenendo le mani aperte ai lati del viso in segno di resa, la sua temibile Samehada al sicuro sulla sua spalla.
-Cosa sono quegli strano giochetti che tieni in mano, eh?- chiese lui con un sorriso divertito, fissando i miei cilindri
-Lo saprai solo se mi attacchi- risposi, il Byakugan già attivo e pronto all’azione
 -È un invito?- domandò lui, il sorriso squalesco ancora più largo all’idea di combattere
-Non invito mai la gente a combattere, non mi piace versare sangue-
-Oh, quindi pensi di riuscire a versare il mio sangue?- si informò Kisame facendo un passo avanti.
La mia reazione fu automatica: concentrai il chakra nei palmi delle mani, inondandone i cilindri, dai quali scaturirono due lunghe fruste d’acqua. Schioccai una di esse sul terreno a mo’ di avvertimento e Kisame si fermò, osservando affascinato le mie capacità.
-Interessante. Allora è vero che gli Hyuga sono bravi con l’acqua-
-Solo all’occorrenza- ribattei io
-Sai, ciò che continuo a chiedermi da qualche giorno è come mai Itachi ti abbia lasciata andare-
-Lui dov’è?- chiesi in allerta
-Non c’è. Il capo l’ha mandato a fare altro- rispose evasivo: -Però Itachi-san non risparmia mai nessuno. Tu cos’hai di speciale, carina?-
Deglutii. Voleva farmi fuori? Che altro, sennò? Decisi di chiederglielo: -Cosa vuoi da me?-
-Cercare di capire. Itachi sa essere terrificante quando vuole, però con te ha fatto un’eccezione, ti ha lasciata lì come la bella addormentata, senza torcerti un capello. Non ho alcuna intenzione di collaborare con un rammollito, quindi voglio capire se ciò che è successo qualche giorno fa riguarda lui o solo te, e soprattutto, se è stato un episodio singolo o il primo di una lunga serie di atti di pietà-
-E perché non lo chiedi direttamente ad Itachi?-
-Lui è molto taciturno, soprattutto sulle questioni personali. Sei anche tu una questione personale? Come ti chiami, mia cara?-
-Mi chiamo Sayuri Hyuga, e ciò che mi lega ad Itachi non è affar tuo-
-Perché così sulla difensiva? Sei molto bella, sai? Forse Itachi non voleva rovinare il tuo bel visino, ma non credo che sia questa la motivazione-
I suoi giri di parole, misti a complimenti zuccherosi e allo stesso tempo inquietanti, mi stavano spazientendo e terrorizzando, se doveva attaccarmi che lo facesse in fretta!
-Te lo ripeto: cosa vuoi da me?-
Kisame sospirò: -Spiegazioni che probabilmente tu non puoi darmi. Magari Itachi non è un mistero solo per me, in fondo. Un vero peccato! Metti via quei tuoi gingilli, Sayuri Hyuga, non voglio giocare con te, non oggi almeno- di nuovo quel sorriso: -Spero di rivederti presto, dolcezza-
Non feci in tempo a realizzare che si stava congedando, che lui svanì, inghiottito da una bolla d’acqua.
Le mie fruste sparirono come lui e io mi accasciai a terra ansimando, la tensione era stata allucinante. Era la prima volta che mi trovavo di fronte un nemico tanto potente, ovviamente senza contare lui, senza contare Itachi. Ma lui era davvero un nemico? Ormai non ne ero più certa.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Chiedo umilmente perdono per il ritardo stratosferico, ma l’università mi succhia tutte le energie :(
Che dire di questo nuovo capitolo? È una parte di transizione, però dà il via ad una serie di cambiamenti importanti nella vita di Sayuri: Sasuke ha attivato lo Sharingan, ed è più vicino che mai ad eleggere la vendetta a supremo filo conduttore delle sue azioni; Hinata sta per affrontare l’esame di selezione, in cui affronterà il temibile Neji-san; l’Hokage e Kisame le hanno dato nuovi spunti di riflessione sul comportamento di Itachi nei suoi confronti; infine abbiamo avuto un piccolo assaggio delle sue nuove tecniche (sapeste cosa mi sono inventata :P)
Una piccola parentesi su Kisame: ho adorato occuparmi della sua descrizione, indiretta ma estremamente espressiva. In ogni suo gesto, espressione, parola si nasconde una parte della sua personalità sfaccettata, vuole bene ad Itachi, e si informa indirettamente da Sayuri sulle sue condizioni psicologiche, è un uomo con un grande senso del dovere e rispetta le donne, ma non rinuncia ad un pizzico di ironia e le sfotte con grazia (“Spero di rivederti presto, dolcezza” mi sembra così…da lui!)
Nel prossimo capitolo Sayuri si confronterà con Kakashi, vi lascio con questo piccolo spoiler dopo le mie N.d.A chilometriche!
Baci
Alice (Mrs_Depp)

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Capitolo 23
*** Due cervelli sono meglio di uno solo ***


DUE CERVELLI SONO MEGLIO DI UNO SOLO

-Dimmi un po’, il gatto ti ha mangiato la lingua?- chiese Kakashi, passandomi l’indice sulle labbra con aria pensierosa
-Tu avresti voglia di parlare dopo che uno spadaccino della nebbia, tra l’altro membro di Akatsuki, è venuto a farti una visita di cortesia?-
-Sayuri, tu hai una vita, una famiglia, degli amici e un fidanzato che ti adora; perché ti ostini a vivere in funzione di quella gente?-
-Non lo so, Kakashi- sospirai, sconfortata e irritata al tempo stesso. Non era facile ordinare i pensieri e disbrogliare il tumulto di emozioni che avevo in testa; provavo mille sensazioni differenti, mi ponevo mille domande, spesso contrastanti; Amleto di Shakespeare, in confronto a me, sarebbe impallidito.
Inoltre, come se tutto questo non mi mettesse già abbastanza in difficoltà, dovevo tradurre ogni singolo pensiero al mio fidanzato in modo da non farlo preoccupare. Meglio un kunai nel petto, dannazione!
Kakashi si ritrasse e si appoggiò allo schienale del divano, facendo scendere di dieci gradi la temperatura della mia stanza privata alla villa; avvertii con dispiacere quella distanza tra noi.
-Dimmi cosa devo fare. Solo questo, Sayuri, dimmi come devo comportarmi per farti sentire meglio-
-Kakashi, io…- ma mi resi conto che non sapevo cosa suggerirgli
-Non c’è davvero nulla?- chiese lui, lo sguardo vuoto e sconfortato.
Non riuscivo a dire altro.
-Allora non ha senso che io rimanga oltre- e si alzò per andarsene
-Kakashi no!- lo fermai trattenendolo per una manica e rifugiandomi tra le sue braccia: -Non so cosa fare. Tutti mi dicono che Itachi si dimostra clemente verso di me, che io sono in qualche modo speciale per lui, e questa ipotesi è davvero concreta considerato il modo in cui mi ha trattata nella foresta. Tuttavia ciò non si spiega se messo in relazione con ciò che mi ha fatto, con quello che mi ha detto. Sembra che lui voglia qualcosa da me e io sono troppo stupida per capire, per aiutarlo, sempre che sia questo che lui davvero vuole da me. E poi c’è Sasuke, con il suo odio assurdo, c’è Hinata che rischia grosso alla seconda prova dell’esame, e poi ci sei tu, che per me sei tutto, sei più importante di ogni altra cosa, perché mi hai fatto sorridere quando c’erano solo lacrime, e io…-
-Oh, amore mio- lo sentii rantolare, prima che si appropriasse delle mie labbra, del mio corpo, della mia anima, prima che lui mi facesse sua, ancora e per sempre, e sempre di più, con sempre più amore.
Kakashi, balsamo per le mie ferite.
Dimmi cosa devo fare…
Non lasciarmi mai.
 
-Sayuri?-
-Mhm?-
-Sei sveglia?-
Shh, basta parlare! Le parole erano così piene di conseguenze, e io non volevo pensare alle conseguenze, non dopo il mio pomeriggio da favola. Le dita di Kakashi vagavano lungo la mia schiena, in cerca di chissà che cosa, mentre la mia mente si beava del contatto tra la mia guancia e il suo petto caldo, del lento e languido pulsare del suo cuore; come poteva quell’uomo riuscire a svuotarmi la testa da ogni preoccupazione semplicemente donandosi a me?
-Sayuri?- insistette Kakashi
-Uffa, che c’è? Mi stavo rilassando!-
Lui sorrise, un concentrato attivo di tutto ciò che potevo dire di amare: -Mi dispiace interrompere il tuo sonnellino pomeridiano, mia adorata, ma io e te dobbiamo parlare-
Misi su il broncio: -Dobbiamo?-
-Dobbiamo- disse lui risoluto
-Ma di cosa, poi?- chiesi, più a me stessa che a lui
-Di quello che vuoi fare riguardo a Itachi Uchiha, Kisame Hoshigaki, Akatsuki, Sasuke…-
Gli tappai la bocca con la mano: -Dici sempre che quando siamo soli non vuoi sentir parlare di Itachi e del resto!-
Lui si liberò, ribaltando le posizioni e schiacciandomi sul futon: -Tu hai bisogno di parlarne, di risolvere questo problema-
-Tutto ciò di cui ho bisogno adesso sei tu- ribattei, e lo bacia appassionatamente, facendogli sentire tutto il mio desiderio.
Provai un istante di pura soddisfazione quando, all’inizio, lo sentii cedere, offrendo le sue labbra al contatto bollente della mia lingua, ma non durò abbastanza perché lui si staccò da me con uno schiocco volontario e plateale: -Sei adorabile quando fai la gattamorta, Sayuri, ma non mi freghi con la seduzione-
-Non sono abbastanza sexy, dunque?- ribattei offesa
-Sei sexy quando serve, ma non sei ancora capace di stendermi del tutto, rassegnati. Ti voglio da morire, ma sono uno shinobi maledettamente bravo e so resistere a certe tentazioni-
-Ah, è così?- mi infervorai, cercando di divincolarmi, ma la sua presa era troppo potente e il suo corpo troppo pesante, tanto che riuscì senza fatica a tenermi inchiodata a terra.
-Non scappare, Sayuri- sussurrò con voce dolce e seducente al mio orecchio, poi iniziò a lasciare una scia di baci lungo il mio collo, una tortura che mi stappò un gemito sommesso: -Ah, non ti fermare…-
-Prometto che finirò quello che ho iniziato se mi dirai quello che voglio sapere-
Ecco a voi Kakashi, il torturatore psicologico per eccellenza.
-Ti detesto profondamente!- mi lamentai
-E io ti amo incondizionatamente, ma adesso parla-
-Uff! Cosa vuoi sapere, precisamente?-
-Domanda numero uno, e parto da quella più facile: se Sasuke dovesse incontrare suo fratello, cosa che prima o poi accadrà di sicuro, come pensi che dovrei comportarmi, in qualità di suo maestro?-
-Credo che Sasuke abbia un intenso bisogno di sentirsi all’altezza di Itachi, perciò devi aiutarlo a diventare forte; ma, allo stesso tempo, devi fargli capire l’importanza del perdono, perdonando tu stesso Itachi-
-Posso farlo solo in teoria, Sayuri, ma se mi trovassi davanti Itachi Uchiha, soprattutto nel caso in cui lui attaccasse Sasuke, non esiterei ad ucciderlo-
-Non dovresti, invece-
-Ho il dovere di difendere un mio allievo-
-Allora rendi inoffensivo Itachi, ma non ucciderlo-
-Dovrei strappargli gli occhi per renderlo davvero innocuo-
-Allora fallo, meglio cieco e redento che morto da nukenin. Basta che tu impedisca a Sasuke di finirlo-
-Un compromesso accettabile. Domanda numero due: l’Hokage ha detto che tu hai un certo ascendente su Itachi; e abbiamo convenuto che questa è un’ipotesi probabile e che è altrettanto probabile la possibilità che ti venga affidata un’altra missione che lo riguarda: come intendi affrontarlo?-
-Per Itachi io sono piuttosto prevedibile, quindi penso che il modo migliore per ottenere ciò che voglio sia spiazzarlo in qualche modo, magari parlandogli di Sasuke…-
-O di noi due-
-Perché pensi che dovrei dirgli di noi?-
-Perché capirebbe cosa si è perso-
-Se mi volesse ancora, avrebbe potuto rapirmi-
-Così avrebbe avuto il tuo corpo, ma non il tuo cuore. Fintanto che lui non si pente, tu sei mia; e se lui sapesse, sospetto che ne soffrirebbe-
-Il mio intento non è quello di farlo soffrire-
-Potrebbe tornare. Per te-
-Mi ha lasciata-
-Però non ti uccide. Perché?-
-Non lo so. Dice che devo capirlo da sola-
-Potremmo cercare di capirlo insieme-
-Sì, ma come, come, come, Kakashi? La domanda centrale che continuo a pormi è proprio questa: come faccio a capire cosa Itachi vuole da me?-
-Immagino tu debba re-immergerti nel tuo passato e nel suo, magari facendoti aiutare da Sasuke. Se Itachi ha tanto bisogno che tu capisca qualcosa, significa che possiedi già degli elementi utili per arrivarci, devi solo metterli insieme e completare il puzzle-
Io assunsi un’aria contrita, mentre un groppo mi si formava all’altezza dello stomaco: -Il mio passato, con o senza Itachi, non è un bel posto-
-Infatti si presume che tu debba soffrire, o sbaglio? Forse Itachi intendeva proprio questo: la consapevolezza profonda del tuo passato-
-In effetti ci sono molte ombre nei trascorsi dei clan Uchiha e Hyuga, e forse è proprio lì che vuole che io vada a scavare. Ad esempio, molti hanno sospettato che il suicidio di Shisui Uchiha sia stato in realtà un omicidio, e magari il colpevole ha scatenato la rabbia di Itachi sul suo sanguinario clan, che ne dici?-
Non lo so. Uccidere tutto il clan, compresi i propri genitori, solo per vendicare un amico? Mi pare improbabile, considerando che Itachi non era affatto un tipo impulsivo-
-Hai ragione, c’è sotto qualcosa di più grosso. Inoltre non capisco perché ha lasciato in vita Sasuke. Perché solo lui e non Mikoto-san? Itachi voleva molto bene a sua madre, eppure non ha esitato quando è stato il momento di ucciderla. E poi ci sono da considerare i piani di Akatsuki, cosa centra lui con il loro intento?-
-Troppe domande e nessuna risposta, amore mio, però ci stiamo avvicinando, credo. Lo vedi che due cervelli sono meglio di uno?-
Io sorrisi, serena; com’era, quell’uomo, capace di sconvolgere completamente il mio umore? L’ennesima domanda senza una risposta, ma di questa non avevo bisogno.
-Beh, signor shinobi-maledettamente-bravo, avevi promesso che, dopo la nostra chiacchierata, saresti caduto di buon grado in tentazione- ammiccai, ridacchiando
-Oh, sì! Non vedevo l’ora di cedere!- rispose, con appassionato desiderio, prima di rituffarsi sul mio collo con l’eccitazione di un bambino davanti al gelato, o di Naruto davanti al Ramen, l’idea era quella.
Toc, toc, toc.
-Mhm- mugugnammo in coro da sotto le coperte. Basta parole, basta bussare, solo carezze e baci, baci infuocati…Ah! I suoi baci!
Toc, toc: -Andiamo Kakashi! Che ne è stato della tua forza e della tua giovinezza? Se non apri, butto di nuovo giù la porta!-
-Oh, Gai, sapessi dove la sto incanalando, la mia giovinezza!- mormorò Kakashi, tutto preso dall’esplorazione del mio ombelico.
SBAMMMM!
-AAAAHHH!!!- urlammo in coro io e il mio fidanzato, coprendoci al meglio con le lenzuola, mentre un assatanato jonin in tenuta verde pisello irrompeva con furia nel nostro monolocale-nido d’amore: -Per tutti i pesi della palestra di Konoha, Kakashi! Ma non ti vergogni? I tuoi studenti, dopo aver messo a dura prova il loro corpo e il loro spirito, sono appena usciti dalla foresta della seconda prova, e tu te ne stai qui a fare le fusa con la tua splendida fidanzata?!- Poi lanciò un’occhiata un po’ troppo lasciva ai miei capelli, che ricadevano ammiccanti nella fessura tra i seni: -Beh, tutto sommato non ti biasimo…-
-Ce l’hanno fatta?- chiese Kakashi, con una mano a nascondersi il volto e l’altra a coprire meglio il mio petto con le lenzuola
-Sì, e anche il team dieci, il team otto e il team Gai, ovviamente!-
Tirai un sospiro di sollievo, Hinata ce l’aveva fatta.
-Però io mi darei una mossa, se fossi in te, Kakashi. Pare che si siano verificati dei problemi nella foresta: parlavano di un coinvolgimento diretto di Orochimaru, e del fatto che la tua squadra abbia sperimentato un incontro ravvicinato con lui.
-Cosa??- urlammo Kakashi e io, sempre in coro; sembrava una tragicommedia teatrale
-Avete capito, anime gemelle! Ora, forza e coraggio, raccogliete tutto il vostro spirito…e magari anche qualche vestito, e dirigiamoci prontamente contro questo nuovo temibile assalitore!-
Io e Kakashi ci guardammo, preoccupati, negli occhi. Cosa era capitato, questa volta?
 
P.s. Questo capitolo è dedicato a qualcuno che ancora non può capire quanto gli sono grata, perché è una bambina nata da una settimana, che ho avuto il privilegio di coccolare durante il mio periodo di tirocinio in assistenza neonatale. Mi ha ricordato che c’è una sua omonima di carta e inchiostro che ha bisogno delle mie amorevoli cure e attenzioni. Grazie di avermi fatto riprendere in mano questa storia, ma piccola dolce Sayuri, che tu abbia uno splendido futuro <3
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Ehi…a parte quelle anime pie che ho minacciato di morte in caso di mancata recensione, c’è ancora qualcuno che segue questa long, la cui autrice è spaventosamente in ritardo? :D (classico sorrisetto finto, da prendere a pomodori) Se mai qualcuno ci fosse, sappia che ha ragione ad essere totalmente incazzato, deluso e quant’altro per la mia indubbia mancanza di rispetto nei vostri confronti, ma dovete capire, miei ADORATI (leccaculo-mode on) lettori, che l’università, in particolare la stramaledetta sessione d’esami, nella quale, per inciso, mi trovo immersa fino ai miei finti capelli biondi, è una grandissima m…Ci siamo capiti, vero?
Torno con un capitolo di transizione, quindi altri pomodori (o broccoli, se preferite :P), però vi giuro che ce l’ho messa tutta a postarlo…mi merito anche una piccola recensione premio, per caso? No? Come non detto…sorry :P
Un bacione grande a chi ancora mi degna di un commentino e a chi mi legge (siete il sale della mia misera esistenza *.*)
Alla prossima, spero
Aly (Mrs_Depp)

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Capitolo 24
*** Nella foresta ***


NELLA FORESTA

-Dì un po’, Gai, visto che tu sembri saperne più di me riguardo agli esami di selezione, potresti spiegarmi perché, una volta conclusa la prova, i ragazzi non sono stati fatti uscire subito dalla foresta?- Kakashi non riusciva a capire perchè ci stessimo addentrando a grandi balzi nella foresta.
-Sul fatto che io ne sappia più di te non ci piove, visto che ho molta più esperienza in campo didattico. I tuoi precedenti allievi non sono mai stati in grado di superare la tua assurda prova dei campanelli-
-Quella prova ha un senso profondo, ora rispondi alla domanda-
-Quest’anno si è verificato un evento senza precedenti: molti più genin del solito hanno superato la seconda prova, quindi è necessario dimezzarne il numero-
-E come?- intervenni io, stanca di ascoltare passivamente i discorsi degli uomini
-Con dei semplici duelli: gli aspiranti chunin si sfideranno a coppie e i vincitori di ogni duello saranno ammessi di diritto alla terza prova-
-In effetti ha senso- riflettè Kakashi: -Altrimenti la terza prova avrebbe dovuto articolarsi su più rounds, ed essendo quella più importante e seguita, avrebbe comportato un sovraffollamento di ospiti al villaggio-
-Esattamente. La terza prova deve vertere sui migliori, ossia su quelli come il mio Rock Lee!-
-E Sasuke- aggiunse Kakashi con una punta d’orgoglio, facendomi sorridere. Lui e Sasuke erano molto simili, per lo Sharingan, certo, ma anche per la profonda motivazione, per l’indole seria e precisa, per il grande talento che li contraddistingueva, con o senza abilità innata. Erano i miei ragazzi.
-Eccoci!- disse Gai, interrompendo i miei pensieri e facendomi alzare lo sguardo su un’alta fortificazione che si ergeva esattamente al centro della foresta: -Qui è dove si terranno le sfide a coppie. Lee! Ecco il mio ragazzo! Te la sei cavata alla grande!-
Per un momento rimasi sconvolta nel notare l’incredibile somiglianza tra il giovane genin che si stava avvicinando di corsa e l’uomo-broccolo che stava al mio fianco: stesse sopracciglia enormi, stesso taglio di capelli a scodella, stessa ridicola tutina verde.
-Sayuri, Kakashi, vi presento il mio Lee, campione di taijutsu, che un giorno diventerà il ninja più potente della terra del Fuoco!-
-Sarebbe tutto merito dei suoi brillanti insegnamenti, Gai-sensei!- rispose il ragazzo. Santi numi, anche i loro sorrisi erano in tutto e per tutto identici!
-Sayuri!- mi chiamò una voce squillante, dall’ingresso
-Satsu!- salutai mia cugina con un sorriso
-Sei venuta per Hinata? Se l’è cavata bene, solo qualche graffio-
Per fortuna la mia sorellina stava benone, tirai un sospiro di sollievo, ma era ancora troppo presto per cantare vittoria.
Quando Satsu vide Kakashi, infatti, il suo sguardo si adombrò un poco: -Tu dovresti vedere una cosa, invece; si tratta di Sasuke-
-Cosa gli è successo?- chiedemmo in coro il mio fidanzato e io, avviandoci con lei verso la fortificazione e lasciando i due broccoli, senior e junior, a farsi le fusa a vicenda.
-Quando l’ho medicato per la visita di routine, non ha voluto che gli esaminassi il collo, che continuava a toccarsi nervosamente. Sono riuscita ad intravedere uno strano segno nero che sembrava procurargli delle fitte dolorose. Ho provato a convincerlo a parlarne, ma sai come è fatto Sasuke, non gli piace mostrarsi debole, nemmeno con un medico-
-Ci parlo io- dissi risoluta
-Credo sia meglio che lo faccia io- ribattè Kakashi: -In fondo sono il suo maestro-
C’era della tenerezza in quella sua decisa presa di posizione: Kakashi teneva a Sasuke come ad un fratellino minore, forse sarebbe stato per lui quello che Itachi non era riuscito ad essere.
-D’accordo, allora io vado da Hinata. Fammi sapere come sta Sasuke-
Ci separammo e io mi avviai verso la stanza dove Satsu mi aveva detto che avrei trovato mia sorella.
La mia piccolina mi accolse con un sorriso radioso, e non rimasi sorpresa quando le prime parole che le sentii dire furono: -Hai sentito, onii-chan? Anche Naruto ha passato la prova!-
Cotta. Hinata era proprio persa per quel rumoroso e ribelle ragazzino, che aveva così poco in comune con il suo carattere timido e riservato. Io mi ero innamorata di due uomini nella mia vita, ma nessuno di questi superava Naruto nel talento di fare baccano. Ricordavo i tempi in cui mio padre doveva ancora concedere la mia mano ad Itachi, e mi sfoggiava come un gioiello, portandomi a passeggiare lungo le strade di Konoha, ansioso di trovarmi un marito: c’era sempre un muro imbrattato di graffiti, una bancarella rovesciata, un commerciante che sbraitava maledizioni contro il ragazzino della Volpe, il figlio orfano de quarto Hokage, Naruto Uzumaki.
Riflettei sul cognome, si, quello di Kushina-san, la migliore amica di mia madre e di Mikoto Uchiha, era molto più adatto a lui di quello del calmo e riflessivo Minato Namikaze.
Sorrisi nell’immaginare come sarebbe potuta essere la vita di Hinata se avesse sposato Naruto: probabilmente avrebbe passato la propria esistenza a cucinare Ramen e ad arrancare dietro al proprio turbolento maritino.
-Hanno detto che ci sarà un’ulteriore selezione, nii-chan. Dicono che troppi di noi hanno superato la seconda prova e che ci devono dimezzare prima del terzo round. Sai su cosa saremo testati?-
Abbassai lo sguardo sulle sue ginocchia sbucciate, canalizzando tutta la mia attenzione nell’atto di medicarla e cercando di no farle percepire tutta la mia rinnovata preoccupazione: -Si tratta di una serie di duelli, Hinata-
-Oh…- fu la sua unica risposta, e i suoi occhi si fecero enormi per l’ansia
-Hai sentito, nii-chan? Anche gli altri genin della Foglia sono passati; questo significa che sono tutti davvero forti. Potrei scontrarmi contro Sakura o Ino-
-E come ti comporteresti se dovessi combattere contro una tua amica?-
Hinata mi guardò con aria stolida, come se non avesse ancora realizzato che questa possibilità non era così remota: -Kurenai-sensei dice che questo sarebbe un bene, perché sarei più facilitata nell’individuare i loro punti deboli-
-è vero, la tua maestra è molto saggia-
-Però non tutti quelli che conosco ne hanno…- disse lei, abbassando il capo, sconfortata
-Cosa dici? Tutti hanno almeno un punto debole!-
-Non Neji-san…-
Già, Neji. Quel ragazzo era il genio del clan, e mio padre non aveva mai nascosto l’invidia per la prole di suo fratello Hizashi. Questi aveva un figlio prodigio, capace di padroneggiare il Juken in tutte le sue forme già in tenera età, mentre a mio padre erano capitate due femmine “troppo gentili”. Se Hinata e Neji si fossero scontrati, per lei sarebbe stata la fine, non solo a causa della forza di lui, ma anche per via del profondo sentimento di odio che mio cugino nutriva nei confronti della casata principale. Neji sarebbe stato capace di uccidere Hinata e anche di infierire sul suo cadavere, traendone una gioia selvaggia, ne ero certa.
Immaginare mia sorella morta mi procurava un dolore immenso.
Strinsi convulsamente i pugni, accartocciando i cerotti che tenevo in mano, e seppi, ancora prima di sentirla, che non sarei stata capace di rispondere prontamente alla sua domanda, che rimase sospesa nell’aria satura di tensione: -Nii-chan, credi che farei meglio a ritirarmi se dovessi scontrarmi con lui?-
Rinnegata, evitata, ripudiata, sottovalutata. Questo era il destino che avrebbe atteso la mia sorellina se si fosse ritirata dal combattimento contro colui che avrebbe dovuto proteggerla. Sarebbe andata tutti i giorni dall’Hokage a ritirare mansioni che non le sarebbero state affidate, avrebbe vissuto come un fantasma all’interno di una gabbia dorata, in attesa dell’occasione di trovare un marito; e quel marito non sarebbe stato il suo Naruto , bensì un giovanotto di famiglia ricca e di buon nome, che l’avrebbe adombrata e resa inutile; e i suoi figli avrebbero avuto il marchio della casata cadetta, segno della loro missione di vita: proteggere i miei, di figli, eredi della casata principale.
Sangue e sudore verserai, sorella, il fallimento non è contemplato.
Il fallimento non è contemplato, ma la morte sì; e la morte di Hinata sarebbe stata il colpo di grazia per il mio cuore, fragile come la carta di riso.
Sì, perché, se ci fosse stato qualcuno che non l’avrebbe mai rinnegata, evitata, ripudiata o sottovalutata, quella ero io, io che l’amavo così tanto, più della mia stessa vita, che le avevo fatto da madre sin da quando era in fasce, io che la capivo meglio di chiunque altro, e non potevo, non potevo, perderla.
Lei era stata con me quando il disonore mi aveva travolta, e così io sarei stata con lei quando nessuno l’avrebbe voluta guardare negli occhi. E saremmo state vive, vive entrambe.
-Neji non è un avversario per te, Hinata. Sarebbe meglio se tu ti ritirassi-
Negli occhi di lei vidi un barlume di sollievo. Il suo. Il mio.
 
-Posso farlo, non è così grave!- Sasuke stava, come al solito, cercando di fare il duro, quando entrai nella stanza in cui Kakashi lo aveva trattenuto per discutere della sua condizione.
-Che cosa non è grave?- chiesi, con un misto di ansia e sarcasmo; una commistione piuttosto strana, pensandoci, ma non così tanto, considerato che si trattava di Sasuke.
-Il suo marchio, Sayuri. La situazione è più preoccupante di quanto immaginassi. Conosco bene quei simboli: è il segno maledetto di Orochimaru-
Il sopracciglio scoperto di Kakashi era più corrugato che mai, le sue braccia rigide, i pugni risolutamente affondati nelle tasche.
-Santo cielo, fammi vedere!- dissi a Sasuke, tentando di abbassargli il collo della maglia
-No! Posso combattere!- disse lui, ritraendosi e allontanandosi verso la porta. Due funi d’acqua lo afferrarono per le spalle e lo trascinarono indietro, verso di me: -Sasuke, la devi piantare di fare il bambino, non costringermi a trattenerti con la forza. Voglio vedere quel marchio, adesso-
Sul viso di Sasuke affiorarono molteplici emozioni contemporaneamente: rabbia, frustrazione e dolore, ma, alla fine, si arrese e, docilmente, si tolse la maglietta. Le ferite sul suo busto e sulle braccia erano state medicate alla perfezione da Satsu, e ora tutto ciò che imbruttiva il suo candido torace erano ematomi scuri qua e là; e poi c’era il marchio: tre segni neri che si originavano dalla cicatrice di un morso, i bordi gonfi e arrossati. Doveva fare parecchio male.
-Non ci pensare nemmeno!- dissi, distogliendo lo sguardo da quell’orribile ferita: -La mia famiglia è responsabile della tua vita, e non permetterò che tu ti metta in gioco mentre ti trovi in queste condizioni. L’esame di selezione dei chunin non è uno scherzo-
-Infatti non sto scherzando!- ribattè Sasuke: -Non vi sto chiedendo di uccidermi con le vostre mani, vi imploro soltanto di darmi una possibilità.
-Sayuri, tu più di tutti dovresti capire e smettere di fingere che il ricordo del passato non ti uccida ogni giorno; non è da te essere ipocrita, e non è da me riuscire a cancellare la mia maledizione. Se non divento chunin adesso, non sarò mai all’altezza di Itachi, e come si può chiedergli di portare rispetto ad un fratello minore che è un fallimento?
-Io non posso fallire! Altrimenti non sarò mai… non potrò mai…- e le sue spalle si afflosciarono, non sostennero più il peso della testa, che cadde in avanti, nascondendo il suo viso, segnato da un dolore che non avrebbe mai dovuto contagiare la sua anima innocente. Avrei voluto abbracciarlo, ma non ci riuscivo, inchiodata com’ero dal senso di colpa.
In fondo aveva ragione. Come mi permettevo di impedirgli di dare una svolta alla sua vita, quando io stessa ero andata contro il volere della mia famiglia, contro le aspettative del villaggio, pur di risollevarmi dal disonore. Alla fine, a quasi nessuno era mai importato veramente di me, quindi non ero stata fermata, invece Sasuke era incatenato dalla morsa di preoccupazione di tante persone che gli volevano bene: Kakashi, Sakura, Naruto, Hinata, io stessa.
Eppure, per risollevarsi da una caduta rovinosa, bisogna far leva sulle ginocchia che sanguinano, e provare dolore. Io lo avevo fatto, Sasuke ne aveva il diritto e lo voleva più di ogni altra cosa.
-Va bene- disse Kakashi, anticipando la mia reazione. Io sollevai lo sguardo su di lui, e ciò che vidi mi rese chiaro il motivo per cui aveva parlato così: si stava assumendo, di fronte a me, tutte le responsabilità sulla vita di Sasuke, e questo perché, proprio come me, poteva mettersi senza problemi nei panni del suo allievo, e sapeva che combattere sarebbe stata anche la propria scelta.
Sasuke non era soltanto il suo allievo, era la sua anima, dilaniata troppo precocemente dalla perdita.
Fu per questo che, di fronte alla tacita supplica di entrambi, non ebbi il cuore di negare nuovamente il mio consenso, e, nonostante fosse una delle scelte più difficili che mi imposi di prendere, chinai il capo di fronte al fuoco che bruciava in loro.
-Pare che sia il caso che io vi lasci a discutere di strategie-
Il sorriso sincero, più unico che raro, che vidi affiorare sulle labbra di Sasuke e brillare nell’occhio scoperto di Kakashi, fu il solo balsamo disponibile in quel momento per lenire la preoccupazione che mi attanagliava la gola.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Mamma mia, che parto! E detto da una futura ostetrica è proprio una metafora importante!
I due mesi più duri della mia intera carriera scolastica: tirocinio, esami, esami e ancora esami! Voglio spararmi!
Perciò non serve che vi spieghi quanto sono dispiaciuta per il ritardo incalcolabile, vero? Spero che non mi abbiate abbandonato :)
Capitolo dedicato a love_him_is_a_crime, che mi ha sollecitato a continuare! Sono quelle come te che mi fanno venire voglia di scrivere! Grazie :)
Baci
Alice (Mrs_Depp) 

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Capitolo 25
*** con l'anima piena di odio ***


CON L’ANIMA COLMA DI ODIO

Cercare di pensare a se stessi e alla propria salute, mentre si aveva quella di due creature innocenti sulla coscienza, lo scoprii quella notte, era la cosa più difficile che avessi mai avuto intenzione di fare nella mia vita.
Mi sembrava quasi una pretesa egoistica, quel desiderio impellente di soddisfare una necessità biologica che tutti gli altri esseri umani consideravano un diritto ancestrale.
-Dovresti cercare di dormire, Sayuri- sussurrò Kakashi al mio orecchio, la voce impastata dal sonno e leggermente infastidita dal mio continuo muovermi nel letto.
“La fai facile, tu!"avrei voluto dirgli; ma tacqui, sapendo che lui, in fondo, era nella mia stessa situazione, nonostante avesse un po’ più di autocontrollo.
Ed esperienza, aggiunsi mentalmente. In fondo Kakashi era abituato a ricoprire ruoli di responsabilità, e aveva imparato che, in questi casi, serve un certo distacco; io, invece, ero ancora alle prime armi, e tendevo ancora a lasciarmi governare dalle pulsioni del cuore, più che dal cervello. Ed eccomi appunto lì, a rigirarmi tra le lenzuola, rodendomi il fegato nell’immaginare le più inquietanti scene di morte e chissà che altro.
I miei demoni erano due ragazzini di dodici anni, i quali riuscivano a preoccuparmi anche più di quanto avrebbe potuto fare un efferato criminale a piede libero per il villaggio.
Sasuke, la cui soglia di resistenza e di abilità era notevolmente abbassata da un marchio maledetto, impressogli nientemeno che da Orochimaru, si apprestava a far valere il suo onore in un duello contro l’ignoto; Hinata, la mia fragile sorellina, era nella stessa situazione, poiché la sua salute perfettamente conservata, non le garantiva un vantaggio, viste le sue scarse capacità. L’avevo messa in guardia da Neji, ma lui non era l’unico genin pericoloso in gara.
Pensai ai ragazzi e agli adulti con i quali la mia piccola avrebbe potuto battersi, il meccanismo di sorteggio era un algoritmo progettato per garantire la massima casualità, quindi il suo avversario avrebbe potuto essere chiunque, come, d'altronde, quello di Sasuke. I più pericolosi, da quello che avevo potuto osservare dalle loro schede di presentazione, erano Gaara della Sabbia, figlio minore del terzo Kazekage, nonché Jinchuuriki del Demone Tasso; il trio del Suono, che aveva dato del filo da torcere alla squadra di Kakashi durante la seconda prova, e mio cugino Neji Hyuga, promessa del villaggio della Foglia e spietato pupillo del clan del Byakugan. Tuttavia, anche se Hinata e Sasuke fossero sfuggiti a queste minacce, avrebbero comunque dovuto affrontare dei duelli con degli shinobi che avevano passato la seconda prova dell’esame di selezione, quindi temibili. Pensai ai genin nostrani: Kurenai, oltre ad Hinata, allenava due ragazzi decisamente più dotati, Kiba Inuzuka e Shino Aburame; Gai aveva dalla sua sia Neji che il giovane e scattante Rock Lee, per non parlare dell’infinito numero di armi che potevano essere evocate dai rotoli ninja di Tenten; e Asuma poteva vantare il talento strategico di Shikamaru Nara, figlio del grande Shikaku, e membro del leggendario triangolo distruttivo Ino-Shika-Cho, che si tramandava da generazioni tra i membri shinobi delle casate dei Nara, Hakimichi e Yamanaka; senza dimenticare l’uomo che dormiva al mio fianco: oltre a Sasuke, che era ferito, Kakashi allenava anche Sakura Haruno, furba e, all’occorrenza, molto grintosa, e Naruto Uzumaki, Jinchuuriki della Volpe a Nove Code e bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento, rivelando una potenza incontrollabile e senza limiti.
Era un campo minato per i miei ragazzi. Come potevo pretendere di riuscire a dormire, in quel frangente? La sola risposta fu il respiro pesante di Kakashi al mio fianco.
 
-SONO ASSOLUTAMENTE SUPER GASATOOOOOOOOO!!!!!-
-Ehm, buon giorno anche a te, Naruto- fu la mia imbarazzata risposta alle urla di giubilo del giovane Uzumaki. Pareva impossibile che fosse tanto eccitato all’idea di rischiare la pelle; mi chiesi se si rendeva almeno conto del potenziale dei suoi avversari, visto che non sembrava affatto intimidito o spaventato. Sakura, al contrario, stava seduta con le ginocchia unite e la schiena dritta, in perfetto silenzio; la sua espressione e i suoi gesti suggerivano che fosse perfettamente padrona di sé e delle proprie emozioni, nulla sembrava turbare il suo autocontrollo, nel caso Sasuke o Ino Yamanaka l’avessero guardata, ma i suoi occhi tradivano tutta l’ansia che provava, sia per se stessa, che per il suo amato e tenebroso compagno di squadra.
Mia sorella Hinata, invece, non si preoccupava di nascondere il suo terrore, e restava ingobbita su una panchina, come se tutto il peso dell’onore del clan gravasse sulle sue fragili spalle.
-Calmati- disse Kakashi, semplicemente, nonostante io non avessi aperto bocca
-Come posso stare calma? Presto potrei essere in ospedale a cercare di salvare la vita ad uno di questi ragazzi, ad uno dei miei ragazzi, potrei dover dire loro addio, potrei doverli consolare e accudire in caso di una grave malformazione fisica, potrei…-
-Potresti, ma anche no. Il condizionale è il modo dell’ansia e della preoccupazione, ma anche della speranza. Non dimenticare che Sasuke e Hinata hanno delle risorse da tirare fuori anche in situazioni come queste, sono stati allenati apposta-
-Ma Sasuke è ferito! E Hinata è troppo fragile!-
-Sasuke è determinato, e tanto basta. Riguardo a tua sorella, solo perché assomiglia a quella che eri e che ha preso delle batoste, non significa che debba passarci anche lei-
Mi voltai di scatto verso di lui: -Tu non capisci cosa significa essere come me, come lei! Avere così tanto da perdere e così poco da guadagnare. Se Hinata decide di non battersi, verrà disonorata, se si batte, può vincere e ricevere una semplice pacca sulla spalla perché non sarà mai all’altezza del piccolo grande Neji, o può perdere e farsi male o morire!
-Io sono la primogenita, erede del clan, quindi mi è bastato dimostrare di essere quanto meno all’altezza  delle più flebili speranze di mio padre per guadagnarmi un minimo di rispetto, ma lei non è nessuno in famiglia, così come Satsu, e non sarà mai riconosciuta come ciò che è veramente, ovvero una persona straordinaria, dotata di grazia e gentilezza verso il prossimo.
-Credi che il mio ritorno a casa dopo anni di allenamento, il mio lavoro all’ospedale, la mia promozione a jonin e il mio ingresso negli ANBU siano stati accolti con la stessa soddisfazione del diploma a pieni voti di Neji o Ko? Credi che importi a qualcuno se io o Hinata siamo felici o meno? Mio padre ci vuole bene come sangue del suo sangue, ma in cuor suo avrebbe voluto un maschio in grado di menare le mani meglio di noi due. Sasuke è stato per lui un figlio migliore di me e lei messe insieme. Lei passerà attraverso tutte le delusioni che io ho passato per prima semplicemente perché non è fisicamente potente, ci è passata mia madre e prima di lei sua madre e così per secoli; è la storia della mia famiglia, in cui contano solo la forza e l’onore. Quindi non venirmi a dire che non devo preoccuparmi e che devo avere speranza, perché l’unica speranza di Hinata, per essere davvero libera da tutto questo schifo, è lasciarsi ammazzare!-
-Sayuri!- mio padre e gli altri anziani del clan mi fissavano allibiti dall’ingresso della stanza in cui i genin potevano incontrare i parenti e gli allenatori prima del duello. Io e Kakashi ci trovavamo in un angolo appartato, quindi nessun altro a parte loro e lui mi aveva sentito durante quello sfogo.
Ci erano voluti vent’anni di incubazione nel silenzio profondo e terrorizzato della mia anima per riuscire, finalmente, a gridare in faccia a qualcuno quello che provavo davvero nei riguardi della mia stirpe, ed ero talmente accecata dal dolore e dalla disperazione per le sorti di mia sorella che non feci caso all’espressione ferita dell’uomo che amavo, ne allo sguardo allibito dei miei parenti. Me ne andai a grandi passi, l’anima in fiamme; le lacrime che minacciavano di scendere per l’ennesima volta sulle guance, delicate e poco adatte al combattimento, della loro erede, sarebbero state un ulteriore affronto per l’onore di quei miserabili vecchi. C’era solo un sentimento che palpitava e si gonfiava in fondo al mio cuore: l’odio per un mondo che non si sarebbe mai rialzato dal fango della crudeltà in cui era così irreparabilmente sprofondato.
 
Il vetro della finestra era fresco e balsamico per la mia fronte accaldata. Sentivo ancora le membra fremere e il cuore battere impazzito, accompagnato dal respiro rapido e corto. Avrei voluto rompere tutto, avrei voluto cavare i preziosi occhi agli anziani Hyuuga, avrei voluto…oh, solo il cielo sapeva cosa avrei voluto fare!
-Sei così vicina a capire, che mi sto trattenendo seriamente dal darti la spinta finale-
Quella voce baritonale, così affascinante che avrebbe potuto convincere il più risoluto degli uomini a cedere nei suoi intenti, fu la goccia che fece traboccare il vaso di disprezzo che tenevo precariamente in equilibrio sulla testa.
Afferrai un kunai e lo scagliai, con precisione millimetrica, verso il punto a metà tra due splendidi occhi d’onice; l’urlo, quasi un ruggito, che lo accompagnò, passando dai miei polmoni, fino all’aria aperta, mi regalò la sensazione più liberatoria che avessi mai provato in vita mia.
-Vattene- fu il sussurrò che lo seguì, rivolto al giovane che mi stava di fronte, il braccio alzato davanti al viso e le due dita della mano chiuse a pinza sulla punta, ancora vibrante, del mio kunai.
Itachi si mosse verso di me e io indietreggiai, non per paura che mi attaccasse, ma solo perché non volevo parlare con lui, di qualsiasi cosa volesse parlare. Era strano, ma qualcosa nel profondo del mio cuore mi diceva che era venuto solo per discutere con me in totale tranquillità, e non per nuocermi; quell’inspiegabile fiducia che sentivo nei suoi confronti mi faceva arrabbiare ancora di più. Che razza di stupida ragazzina ingenua riuscivo ancora ad essere!
-Me ne andrò presto, non temere, ma prima voglio che ti rendi pienamente conto del punto a cui sei arrivata-
-Sono arrivata al punto di esplodere, Itachi, e la tua presenza qui non fa che aumentare il mio desiderio di fare qualcosa di cui poi mi pentirei-
-Cosa vorresti fare?- il suo lento ed inesorabile avvicinarsi lo aveva portato vicino a me, tanto che potevo distinguere ogni capello del suo folto ciuffo, ogni neo sul suo collo, ogni sfumatura del suo sguardo inafferrabile
-Vorrei…vorrei…fare a pezzi qualcosa…o qualcuno-
Mi pentii all’istante di quello che avevo detto, quando vidi una scintilla di trionfo brillare nella sua pupilla: -Quindi capisci, non è vero?-
-Capisco cosa?-
-Perché io sono qui, proprio adesso, proprio quando tu hai perso il controllo, e forse anche l’innocenza-
-Mi sono messa ad urlare, Itachi, non ho ucciso il mio clan- la mia replica era sarcastica e sprezzante, così diversa da ciò che ero abituata a sentire uscire dalle mie labbra
-Ma avresti voluto-
-Voluto cosa?-
-Ucciderli tutti, farli soffrire per il male che stanno facendo a te e alla piccola Hinata, e che faranno ai vostri figli e figlie-
-Io non…-
-E non ti sei chiesta cosa c’entra tutto questo con me?-
-Mi chiedo da tanto cosa tu abbia mai avuto a che fare con me, cosa tu abbia mai voluto da me e cosa effettivamente tu abbia ottenuto dall’avermi distrutta-
-La tua distruzione era solo un passaggio per la tua rinascita, Sayuri. Non ti rendi conto di ciò che sei diventata, di ciò che hai imparato e di ciò che sei pronta a fare, finalmente?-
-Tu sei pazzo- e gli voltai le spalle, ma lui mi afferrò per un braccio e mi costrinse a fare un passo indietro, fino a trovarmi con la schiena adesa al suo petto, una posizione dalla quale un tempo avevo guardato le stelle.
Le sue labbra, a qualche centimetro dal mio orecchio, soffiarono parole che non avrei dimenticato: -L’odio è un’arma potente, se usata con attenzione, poiché permette alle persone di arrivare a considerare soluzioni che prima ritenevano mera utopia-
Soluzioni. Soluzioni ai problemi.
-Da quando uccidere è una soluzione?-
-Da quando è nata la razza umana, Sayuri, da quando esiste il male e da quando c’è una speranza di estirparlo-
-Non si combatte il male con altro male. Vincere in questo modo, Itachi, questa è l’utopia-
-Un’utopia per chi commette materialmente il male, certo. Sono consapevole di essermi attirato l’odio di molti, il tuo, quello di Sasuke. Ma ciò non scalfisce la mia speranza, perché sono certo che qualcuno godrà dei benefici del mio gesto-
Di nuovo mi voltai e tornai a fronteggiarlo: -Quali benefici? Quale beneficio hai tratto dall’uccidere tutta la tua famiglia? Tuo padre, tua madre, Shisui. Si, anche Shisui è colpa tua, oramai mi è chiaro più del sole. Quale beneficio hai tratto dalla mia sofferenza?-
Itachi, sorprendentemente, sorrise, e quel sorriso mi ricordò che un tempo lo avevo amato da morire: -Se ti rivelassi anche questo particolare, tu non mi odieresti più, e odieresti, al posto mio, qualcun’altro che, secondo il mio progetto, deve rimanere candido, per un bene superiore-
-Tu sottovaluti i miei sentimenti. Non c’è nessuno al mondo che io odi più di quanto odio te, Itachi Uchiha- e mi sentii viva, quando lo dissi, ma ero impreparata alla sua reazione: il sorriso persistette sulle sue labbra, e la sua mano si alzò a scostarmi i capelli e ad accarezzarmi lievemente la guancia: -E così deve essere, mio piccolo giglio. Sei sulla strada giusta per comprendere il vero mistero del mondo-
-Non toccarmi- sibilai tra i denti, non tanto perché il suo tocco mi infastidisse, quanto perché questo mi faceva montare dentro una sensazione sconosciuta e allo stesso tempo familiare, come se le mie labbra fossero fatte di ferro e le sue fossero una calamita. C’era qualcosa tra noi che non riuscivo a ricondurre ad una logica, e che non riuscivo a spazzare via come tutto il resto, qualcosa che mi permetteva di stare ad ascoltarlo senza desiderare di ucciderlo, e che mi impediva di chiedermi come avesse fatto ad entrare nel villaggio e a superare le barriere di sicurezza della foresta. Lui era lì, non importava come, importava solo che c’era qualcosa che lui doveva dire o fare, solo per me.
Quel segreto ci univa a filo doppio, e qualcosa mi diceva che non dovevo recidere quel legame. Che il beneficio di ciò fosse mio, suo o nostro, dovevo ancora chiarirlo con me stessa, ma finchè la sua presenza mi distraeva così, non riuscivo a concentrami su altro.
Un mare di riflessioni nello spazio di un secondo; secondo che Itachi utilizzò per smettere di sorridermi: -Tuttavia non capisco. Perché accanirti su quel tizio, Kakashi Hatake?- e poi, con un filo di sospetto: -Che rapporto hai con lui?-
Kakashi. Avevo completamente dimenticato che il mio fidanzato era ancora nell’anticamera dell’arena, ferito da una rabbia che non meritava.
-Devo tornare. Vattene ora, prima che ti scoprano, altrimenti te la vedrai brutta, qui è pieno zeppo di ninja molto combattivi-
-Dovresti desiderare che io venga catturato, Sayuri-
-Se ti catturano, ti uccidono, e io non saprò mai cosa diavolo stai cercando di dirmi-
-Non hai tutti i torti- ribattè con un sorriso appena accennato, e poi: -Non smettere di cercare una risposta dentro di te, è il posto giusto in cui scavare-
Stavo per rispondere, quando la porta alle mie spalle, quella che conduceva all’arena, si spalancò, lasciando passare due medici con una barella su cui giaceva un tizio conciato davvero male. Pensai subito che avrebbero visto Itachi, quindi mi voltai verso di lui per dirgli di scappare, ma di fronte a me non vidi altro che il vuoto lasciato dal suo corpo. Sorrisi con aria colpevole, in fondo la piega che avevano preso i miei pensieri e le mie azioni era piuttosto riprovevole: urlare contro il mio ragazzo, mancare di rispetto ai miei parenti anziani, lasciare scappare un efferato criminale e addirittura sperare che non lo prendessero. Tuttavia mi pentivo davvero di una cosa sola: Kakashi non meritava un trattamento del genere, ed era necessario che mi scusassi al più presto, così tornai sui miei passi ed entrai nell’arena, dove i combattimenti erano già cominciati.
Cercai con lo sguardo le persone a cui tenevo: Hinata era affacciata alla balaustra e seguiva i combattimenti, Naruto si sporgeva senza ritegno e gridava incoraggiamenti o insulti ai duellanti, Sakura, Sasuke e Kakashi non c’erano, forse i due ragazzi si erano già battuti e il loro maestro li aveva seguiti.
Stavo per uscire nuovamente e andare a cercarli, quando il tabellone che annunciava i nomi dei combattenti si accese e le lettere iniziarono a scorrere vorticosamente fino a formare due nomi.
Non credetti a ciò che vedevo finchè il giudice non annunciò la successiva coppia di sfidanti, e il mio cuore andò in frantumi.
-Hinata Hyuuga contro Neji Hyuuga!!-
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE:
Lo so, mi amate :D
Io mi amerei se fossi in voi, perché sono stata una scheggia a postare e vi ho concesso di poter leggere ancora qualche battuta pronunciata dallo shinobi più sexy di tutto il manga…che brava, no? :P
Ok, finiamola con gli elogi e passiamo alle cose semiserie: pare che la bomba sia scoppiata, Sayuri ha finalmente detto chiaro e tondo quello che pensa della sua calorosissima famiglia. Peccato che a farne le spese sia stato il povero Kakashi, che non centrava niente, anzi, cercava di fare il bravo fidanzatino….povero cucciolo, lo consolo io :P Ehm ehm, dicevamo?
Ah, sì! La bomba! E vogliamo parlare della bomba sexy, Itachi Uchiha, che appare dal nulla in tutta la sua magnificenza solo per scatenare gli ormoni della scrittrice e delle lettrici? Sembra che la cara Sayuri non sia più così restia a farsi una chiacchierata con lui, cosa si profila all’orizzonte per i Sayutachi?? (hehehehe bella questa, meglio di Brangelina :P) E per i Kakayuri? (hahahaha questa è davvero fantastica!! Applausi per me e per la mai idiozia galoppante :P)
Lo saprete nel prossimo capitolo :)
Un bacione enorme a chi mi recensisce, a chi mi preferisce, a chi mi segue e a chi potrebbe (per ipotesi) potermi seguire nell’immediato futuro :P
Mrs_Depp :)
P.s. visto che molti mi hanno chiesto se ho intenzione di continuare la storia o di abbandonarla, vorrei chiarire che questa fic è la mia bambina, e che non la abbandonerò mai se non per motive gravi (totale mancanza di ispirazione, interruzione dell’anime, morte prematura dell’autrice :P) e che, se dovesse succedere, lo renderei noto a tutti nelle NdA :)
Se non pubblico è perché non ho tempo o non sono momentaneamente ispirata, quindi abbiate pietà, vi scongiuro!
Passo e chiudo. Kisses :)

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