Ti aspetto- part 2

di Tennant_is_a_puppy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 2 ***
Capitolo 2: *** capitolo 3 ***
Capitolo 3: *** capitolo 4 ***
Capitolo 4: *** capitolo 5 ***
Capitolo 5: *** capitolo 6 ***
Capitolo 6: *** capitolo 8 ***
Capitolo 7: *** capitolo 9 ***
Capitolo 8: *** capitolo 10 ***
Capitolo 9: *** cap.11 ***
Capitolo 10: *** cap. 12 ***
Capitolo 11: *** cap.13 ***
Capitolo 12: *** cap. 14 ***
Capitolo 13: *** cap. 15 ***
Capitolo 14: *** cap. 15 ***
Capitolo 15: *** 16 ***
Capitolo 16: *** 17 ***
Capitolo 17: *** 17 ***
Capitolo 18: *** 18 ***
Capitolo 19: *** 19 ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** capitolo 2 ***


Ok, avevo promesso di continuarla subito ed ecco qua. Da adesso sarà tutta a capitoli ma per trovare il primo capitolo, per chi ha pensato che questa è una storia a sè, dovete trovare la One Shot intitolata così. Dovrebbero essere vicine. Vabbè, che altro devo dire? Ah già, aspetto recensioni con ansia...;)

Non sapevo se seguirlo o no. Lanciai uno sguardo a Milena ma la vedevo tutta affascinata da un americano. Sentii che mi tirava, anche se con delicatezza, era incredibilmente forte. Lo seguii. Mi portò lungo di stessi corridoi che a me sembravano tutti uguali. Mi aveva lasciato la mano e camminavo leggermente davanti a lui -Di qua- mi diceva ogni tantoindicandomi una porta quasi invisibile dato che il muro era tutto uguale. Alla fine salimmo una piccola scala e arrivammo in un corridoio bianco, con tutte porte di legno. Alcune avevano una targhetta dorata -Sono..i camerini?- domandai emozionata -Già- disse portandomi davanti una porta. Si trasse una chiave di tasca e mi lasciò entrare. La camera era abbastanza vuota, c'era una scrivania, un letto, uno specchio sulla scrivania di quelli con le lampadine tonde tutt'attorno. Appeso al muro c'era un grosso quadro. C'era lui, Wouter, senza maglietta con alcune parti del corpo dipinte. Sotto c'era una scritta : Somebody That I Used To Know. Ecco dovevo lo avevo visto! -Ma sei un cantante!- dissi quasi urlando. Lui scosse i ricci come per negarlo con sè stesso. Ero rimasta un po' spaesata -Sei candidato agli EMA- dissi, come per ricordaglielo. Lui si avvicinò alla parete e staccò il quadro, posandlo sul letto in maniera che l'immagine non si vedesse -Non ti ho portato qui per farti vedere come sono bravo e famoso, semplicemente là fuori saresti morta assiderata- io continuavo a parlare a macchinetta. Lui si limitò ad avvicinarsi e a togliermi la giacca con delicatezza, posandola sul tavolo. Poi si posò un dito sulle labbra alzando leggermente le sopracciglia, e, quasi ipnotizzata, mi azzittai. Lui mi fece un bel sorriso -Siediti- disse indicando con il mento la sedia -Bè, che vogliamo fare?- dissi sprofondando nella poltroncina. Lui si accomodò sul letto -Da dove vieni?- mi chiese -Italia- lui alzò le sopracciglia. Più lo vedevo e più lo avrei mangiato vivo per quanto era bello -Città?- chiese -Roma- lui inarcò completamente la fronte -Non sei troppo vicina. Ci dovevi tenere molto a vedere gli EMA- diss come se fosse una domanda -C'è gente da tutto il mondo. America. Inghilterra. Spagna. Belgio...- dissi squadrandolo enfaticamente -Veramente io vivo in Australia- disse. Io spalancai la bocca -Ci dovevi tenere molto a venire agli EMA-Lui ridacchiò. In quel momento mi si annebbiò la vista. Boccheggiai un momento e caddi luga per terra.

Quando riaprii gli occhi c'era il suo viso sopra il mio. Mi teneva il volto tra le mani e aveva le sopracciglia inarcate, al solito -Brava, respira profondamente- feci un lungo sospiro -Troppi sbalzi di temperatura- disse. Io cercai di richudere gli occhi -No no, ehi!- disse scuotendomi -Tienili aperti. Tienili aperti ho detto- io cominciai a riprendermi meglio-Su, piano piano- con una mano mi sorreggeva la testa e con l'altra la parte bassa della schiena, e piano piano mi alzò in piedi, tenendomi quasi abbracciata -Ecco qua- disse. Io mi sentivo un po' ritronata e vagavo con lo sguardo per la stanza -Ti senti bene?- disse prendendomi il viso tra le mani -Sì..- dissi scuotendo la testa -E' meglio che ti riaccompagno a casa..o all'hotel- disse poggiandomi una mano sulla schiena e conducendomi fuori. Mi infilò in una macchinina che doveva essere la sua e guidò fino all'hotel che gli avevo detto -Coraggio- disse fermandosi davanti all'entrata. Mi ero ripresa bene, ora. -Domani sera voglio proprio sentirti cantare- gli dissi -Se ritorni...- disse lui con aria invitante -Ci sarò. Buonanotte- dissi e chiusi il portello dirigendomi all'hotel

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Capitolo 2
*** capitolo 3 ***


-Ma dove cazzo sei stata?! Con chi eri?- mi urlò Francesca il mattino dopo -Ero con una ragazza- mentii -Una tecnica del suono- aggiunsi, tanto per rendere tutto un pelo più credibile -E con ciò? Te ne sei andata così! Hai idea della paura che ci hai fatto prendere? E se lo facessi durante lo show?? Mh?! Hai idea dei rischi che si corrono durante questo tipo di concerti?!- aggiunse sull'orlo dell'isteria -Va bene, ora basta!- urlai arrabbiata -Dov'è il problema? Sto bene, non lo farò più, promesso- "Wouter" pensai nel frattempo "stasera" poi mi sedei meglio -Stasera io torno a vedere se ci sono i cantanti- Milena scosse la testa -Io non ci penso neppure- disse -Io vengo- disse Francesca più calma -Potresti far venire gli americani- le suggerii, sperando che, con più gente intorno, si distraesse e io avrei potuto svignarmela. "Ma che pensi di fare?" urlò in quel momento una voce nella mia testa "E' un'ultratrentenne, ed è candidato agli EMA 2012. Tu hai diciassette anni e sei solo una ragazzina. E poi non lo conosci" -Sì, penso che verranno- disse in quel momento Francesca -Bene-

In quel momento sentimmo delle urla bestiali dal cortile interno. Spaventata, Milena corse alla finestra e scostò la tenda. In mezzo al cortile c'era un uomo che camminava disinvolto e dietro di lui c'era la cinesina Katherine -Gotye!- urlò -Oh Mio Dio, è Gotye! Gotye! - disse tirandolo per la manica, e parlando in italiano -Ma cosa vuoi!- urlò in inglese quello senza voltarsi. Aveva un cappello grigio -Gotye!- continuò a sbraitare Katherine aggrappandosi con tutte le sue forze a lui -Lasciami in pace! Lasciami andare!- urlò lui strattonandola -Gotye, lo so che sei tu- disse la cinesina, sempre in italiano -Senti, non so chi tu sia e nemmeno cosa vuoi da me!- disse lui dando un ultimo strattone e correndo via. Alcune persone accorsero e domandarono in tedesco alla ragazza cosa stava succedendo. La sentii pronunciare il nome "Gotye" un paio di volte in mezzo al discorso e successivamente un po' tutti cominciarono a ripeterlo di tanto in tanto nella conversazione. In quel momento squillò il telefono dell'albergo -Signorina Boscolo?- disse in inglese con molto accento tedesco -E' appena passato un signore che ha lasciato qualcosa per lei-

Il signore della reception mi tendeva la giacca. La mia giacca. Mi ritornò alla mente Wouton che me la sfilava con quello sguardo dolce -Chi l'ha lasciata?- domandai -Ma come non ha sentito tutto quel chiasso quando è uscito? Non so cosa è successo, ma qualcuno lo ha fermato mentre usciva -Gotye?!- dissi quasi senza rendermene conto -Gotye?- ripetè lui stupito -No nulla, mi scusi. Dissi risalendo in albergo -Hanno sbagliato persona- dissi rientrando -E quella giacca?- domandò Milena -Ce la avevo già addosso- dissi.

Quella sera tutto accadde come prima, solo più velocemente. Entrammo dalla stessa porta e scegliemmo gli stessi posti, solo che quella sera qualche gruppo era già arrivato. Per un po' solo rumori, fischi luci. Poi cominciarono ad arrivare i VIP. I Muse, e si alzò un boato -Ci sembra di essere già agli EMA- disse al microfono il cantante. Fecero il loro pezzo due o tre volte e alla fine non se ne poteva più. Dopo di che per un po' non ci fu più nulla. Qualcuno disse che doveva arrivare Taylor Swift a provare e cominciammo ad aspettarla. Anche lei dopo un po' cantò e ripetè due volte la canzone, tra le urla di un sacco di persone. Poi più nulla. In quel momento ci fu un fischio fortissimo, e vedemmo dei tecnici che correvano a spegnere i microfoni e tutto quanto. Quando il palco fu sistemato, qualcuno disse -Gotye- io drizzai le orecchie -Gotye?!- esclamai -Chi diavolo è Gotye? Adesso lo voglio sapere!- e rimasi sconvolta nel vedere chi era salito su palco. Era Wouton

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Capitolo 3
*** capitolo 4 ***



-Now and then I think of when we were togheter...- cominciò. Il mio cuore accellerava. Sembrava avesse quasi paura di cantare, eppure la sua voce era talmente calda e perfetta  che non c'era da stupirsi che lui fosse lì, su quel palco, ali EMA.  Era stupendo. Straordinario. -But you didn't to cut me off!....- mi alzai leggermente dal posto -Oh mio Dio, è perfetto..- sussurrai -Make out like it never happened- quando la performance finì, io applaudii e su una guancia avevo anche una lacrima -E' perfetto- ripetei. Poi non mi curai più di nulla. Presi il coraggio e corsi verso il palco. 

Me lo ritrovai davanti -Oh!...- esclamò lui allegro. Mi abbracciò subito ed ebbi il coraggio di mettere le mani sulla sua schiena e di affondare il viso sulla sua spalla solo dopo qualche secondo. Profumava di paradiso -Mi hai fatto commuovere- dissi sciogliendomi dall'abbraccio -Esagerata- disse lui -Dico davvero. Sei...- "meraviglioso, l'incarnazione della musica" -Bravissimo, sul serio- lui si mise le mani in tasca e arrossì -Sei emozionato?- gli chiesi -Sì, ma è ancora giovedì- disse lui sospirando -Ma vieni, siediti- disse indicandomi un paio di seggiole -Ti piacerebbe tornare?- disse togliendosi di tasca un pacchetto di crackers e aprendolo -Te lo stavo per chiedere- dissi -Ovviamente la grande sera tiferò per te- aggiunsi. Lui mi passò un cracker -Normalmente vengono un sacco di amici a vedermi in questo genere di cose, ma quest'anno...- schioccò le labbra scuotendo la testa -Proprio nessuno. Non ho neanche la ragazza con cui ho scritto la canzone!- questo mi colpì in pieno stomaco - Era un duetto?- chiesi -Sì, e la parte peggiore della canzone era quella in cui cantavo solo io- disse cercando di ridere -Stai bestemmiando per caso?!- urlai -Ho pianto quando è cominciato il ritornello- aggiunsi. Lui mi scrutò con quei suoi grandi occhi di colore indefinibile -Cosa c'è?- chiesi piano -E' strano, ma appena ti ho visto...- il suo pomo d'adamo sussultò -C'è qualcosa in te di diverso. In senso buono. Molto buono, davvero...- disse agitando le pupille eppure tenendo gli occhi fissi sui miei -Anche tu...- sospirai. Mi prese una mano. Mi morsi le labbra e assaporai quel momento. Non so quanto durò, ma fu stupendo. 

Chiacchierammo a lungo, quel modo di parlare che vaga da un argomento all'altro rivelandosi sempre più piacevole, come un cucchiaio di qualcosa di dolce che ti scende giù per la gola. Quando era serio e ascoltava, era meraviglioso. I tuoi occhi ti trapassavano. Quando invece rideva faceva comparire l'arcobaleno e quando parlava avrebbe fatto sfigurare anche un coro di puttini celestiali. Alla fine, tanto per non far preuccupare Francesca, lo riabbracciai e gli promisi che sarei tornata il giorno dopo. Ci scambiammo i numeri di telefono. Poi aspettai che scomparisse dietro le quinte.

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Capitolo 4
*** capitolo 5 ***


Francesca non si era nemmeno accorta della mia assenza, grazie al cielo. Mi ero persa Rhianna, ma non me ne importava nulla. 

Ovviamente convinsi le mie due amiche a ritornare anche i due giorni dopo, prima degli EMA.

La sera, prima di partire per tornare alle prove, indossai la cosa più carina che avevo oltre ai vestiti nuovi per la grande sera. Era un vestito al ginocchio turchese acceso, molto scollato (non lo nego, lo portavo anche con una punta di malizia), e decisi di mettermi anche un po' di ombretto. Sarei petulante se vi raccontassi di nuovo come siamo entrati e del fatto che mi sono svuotata di lacrime mentre Gotye cantava. Entrai nel backstage e mi sedetti con un fazzoletto zuppo in mano. Non mi era mai capitata una csa del genere! Avevo sì pianto ad alcune canzoni, ma mai come in quel momento. Sentivo il cuore in fiamme.

Stavolta non resistivo a dirgli come mi sentivo quando cantava. Lui rideva teneramente e incredulo, e ogni tanto mi passava un fazzoletto -Dai, non riesco a vederti piangere- disse accarezzandomi la mano; poi si accorse di quello che aveva detto e, quasi spaventato ritirò la mano. Eppure io ero felicissima di sentirglielo dire -Agli EMA voglio che tu sia seduta affianco a me. Ti porterei anche sul palco mentre canto, guarda- disse poi, serio e bellissimo -Non ti preoccupare. Mentre canti ti aspetto- 

-Ho paura- ammise, guardando il pavimento -Chi deve avere paura sono i tuoi contendenti. Quando canti mi spezzi il cuore. DEVI vincere- dissi. Lui alzò lo sguardo e per un momento il mio cuore si fermò -Vieni qua- non so chi lo disse, tra noi due, sul serio, ma presto mi ritrovai con il volto affondato nella sua camicia. Poggiò le sue labbra sula mia fronte e poi sui capelli "Lo conosci da solo tre giorni" disse la voce nella mia testa "Bastano" mi dissi -Io credo in te- dissi -Io no- ridacchiò lui -Non ti preoccupare- dissi -Io ti aspetto mentre canti-

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Capitolo 5
*** capitolo 6 ***


Toc toc. 

Francesca e Milena erano appena uscite dalla stanza d'albergo, non potevano essere loro a bussare.

Andai ad aprire la porta leggermente titubante
-Wouton! Cosa fai qui?- dissi quasi urlando -Sono venuto a trovarti. Senti, c'è quella cinesina pazza che se mi vede mi salta addosso- fece tra i denti -Vieni- dissi chiudendogli la porta alle spalle. Si girò a guardarmi -Pensavo di facesse piacere vedermi..- "se mi fa piacere? Passerei tutta la vita a guardarti dritto negli occhi" -Certo che mi fa piacere, siediti, accomodati...- dissi indicandogli il letto. Lui si sedette -Vuoi venire a fare una passeggiata? Ho veramente bisogno di rilassarmi- aggiunse -Domani è il gran giorno- dissi accomodandomi vicino a lui -Sono veramente su di giri- disse affondando il viso tra le mani -Non fare così...- dissi poggiandogli una mano sulla spalla -Ehi- dissi. Lui sollevò il viso -Vedrai che gli spacchiamo il culo a tutti-

Andammo a prendere una cioccolata calda in un posticino un po' appartato, e nonostante il freddo ci sedemmo a un tavolino all'aperto.Era dolcissimo con me. Mi raccontò del belgio e mi spiegò che sapeva parlare l'olandese, poi insistette per sentirmi parlare in italiano -Non saprei che dirti- dissi arrossendo sotto la sciarpa -Qualsiasi cosa-- disse lui abbassando l'orlo della sciarpa -Va bene- mi schiarii la voce e tolsi ogni accento romano dalla mia pronuncia -Sei bellissimo- dissi -Cosa vuol dire?- domandò lui -Fa freddo- tradussi in inglese -Je bent geweldig- disse lui in olandese -Bene, non so cosa tu abbia detto- dissi ridend -Ho detto che anche io sento freddo- 

Andammo in un parco e ci sedemmo sull'erba gelata. Morivo di freddo nonostante sia stata copertissima. Wouton lo capì e mi posò la sua giacca sulle spalle -Morirai di freddo- gli ricordai -Non mi importa- disse lui stringendomi con entrambe le mani per farmi sentire ancora più caldo -Kussen- disse in olandese -Cosa?!- esclamai -Nulla- sentii il suo viso insinuarsi nel mio collo. Mi strappò un sospiro. Dio, cosa gli avrei fatto. Mi voltai leggermente e la sua bocca sfiorò leggermente il mio labbro superiore. Fremetti. Poggiai il viso sul suo collo e mi lasciai cullare per qualche minuto. Cominciavo a sentirmi stanca così ci stendemmo, io sopra di lui, tutti e due a pancia all'aria. Il cielo era grigiastro ma c'era uno spiraglio tra le nuovole, bianco -Non ti sei mai sentito abbandonato da tutto e da tutti?- sentii il suo ventre andare su e giù in respiro sconsolato -Molte volte. Moltissime volte- poggiò le sue mani sulle mie e abbassò il volto in modo di fissarmi in pieno viso. "Baciami, stupido belgio-australiano-olandese. Baciami, ho bisogno di te" -E tu?- domandò -Sì- dissi -Ma ora no- aggiunsi chiudendo gli occhi -Lo speravo davvero- 
Mi misi a pancia in giù su di lui e poggiai la mia fronte sulla sua. Sentii che si tendeva in avamti "Mi sta per baciare" urlò la vocina "Mi sta per baciare"

Non mi baciò. Invertì la posizione ed ora io ero sotto di lui. Mi lasciò un bacio sulla fronte -Se non ci fossi stata tu...-  sospirò e sentii il suo fiato caldo sulle labbra "Oh mio Dio, cosa gli farei" e chiusi gli occhi per nascondere pensieri e libidine dietro un muro di castità

-Ik hou van je. Mijn God, ik hou zoveel van he- sussurrò.

Tornando in hotel incontrai Katherine -Katy, tu sai molte lingue, non è così?- lei si strinse nelle spalle -Tranne l'inglese- disse -Olandese?- le chiesi -Si, qualcosa- disse lei incrinando il labbro inferiore -Che vuol dire "je bent.." aspetta un attimo, "je bent geweldig"?- dissi scandendo bene -Sei..aspetta, geweldig? Sei meravigliosa- rimasi un attimo interdetta -Vuol dire "sei meravigliosa"?- lei annuì -E "kussen", lo sai che vuol dire?- aggiunsi -Kussen è molto facile. Vuol dire "baciami"-
-Baciami?-
-Sì, baciami- 

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Capitolo 6
*** capitolo 8 ***


Non avevo altri vestiti sexy e non amavo mettere lo stesso due volte, per cui quella sera puntai tutto sul trucco. 

C'era un sacco di gente per l'ultima prova, sembrava che già da quella sera ci fossero gli EMA  e prima di Wouter dovetti aspettare molto. Ma quando finalmente arrivò sentii il cuore fermarsi. Balzai in piedi. Dio buono, era un apparizione. 
Cominciò a cantare, e cadde il silenzio. Io me ne stavo lì, in piedi a guardarlo. Mi chiesi cosa avessi fatto di così bello per meritarmelo. Le lacrime scendevano da sole, era più forte di me. Milena e Francesca dissero qualcosa, e cercarono di farmi sedere, ma non ci riuscirono, perchè per tutta la durata della canzone stetti lì, in piedi, con la pelle d'oca e il cuore in fiamme.
Arrivai da lui e gli saltai in braccio letteralmente, con il cuore a pezzi dopo la sua esibizione, le lacrime che continuavano a scendere e ad inzuppare la sua camicia. Mi disse qualcosa in olandese -Dai, non fare così- disse stringendomi forte -Fee- disse in olandese di nuovo, e io non capii -Non fare così- disse e con una mano mi asciugò le lacrime. Mi piaceva mi parlasse nella sua lingua. Forse glielo dissi, ma non ricordo, ricordo che continuò a stringermi e a parlarmi -Fee, ik kan je niet zo zien, ik hou ook van uo- ripetè questa frase epiù volte asciugandomi le lacrime -Ti sei calmata?- disse prendendomi il viso tra le mani -Sì- dissi singhiozzando -Non ho mai visto un fan fare così. Vieni, prendiamo qualcosa da mangiare, fee- disse prendendomi per mano -Ora mi chiami "fee"?- gli chiesi -Sì, ma non ti aspettare che ti dica cosa vuol dire - disse lui. Prendemmo patatine e cocacola, le cose più sane che circolavano per il backstage e ci sedemmo a mangiare, cercando di evitare in ogni modo l'argomento EMA o il fatto che appena cominciava a cantare il cuore mi si fermasse nel petto.

Ricominciò lui a parlare degli EMA, dicendomi una serie di cose sul fatto che era terrorrizzato. Mi sebrava ovvio, anche se lui non poteva esserlo -Sono in lizza contro i FUN.- aggiunse -E' come correre contro Usain Bolt- io gli arruffai i boccoli -Dio, quanto sei stupido Wouter-dissi -E tu sei dolcissima fee- 
-Dimmi cosa vuol dire fee- insistetti -Se non ti piace basta dirlo- disse lui "ti struprei quando mi chiami fee" pensai -Sì che mi piace- dissi -Forse un giorno lo saprai, piccola fee- disse lui infilandosi in bocca tre patatine. 
Quanto i piaceva stare lì con lui. Finimmo di vedere le prove assieme

Entrò Nicky Minaj con solo un reggiseno a frange e un perizoma addosso, e lui mi coprì gli occhi con una mano -Dai smettila! Non mi impressiono mica, sai?- dissi cercando di togliere la mano -No, non voglio che tu rimanga turbata- fece lui ridendo. Alla fine tolse la mano ma ogni tanto lo vedevo allungarla verso di me -Piantala- gli sibilavo.
Lui fece scorrere le dita in basso e i fece il solletico -basta...mio Dio..il solletico no!....- comicniai a ridere forte finchè non si dovette fermare per non fare troppo casino. Poggiai la testa sul suo petto e feci un lungo sospiro allegro -Mammamia- mi schioccò un bacio sulla guancia -Ik houn van je, fee- disse poi -Tu e il tuo olandese-  dissi fingendomi scocciata.
-En je bent pracht-
e mi arrivò un altro bacio sulla guancia.

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Capitolo 7
*** capitolo 9 ***


Oooook, capitolo di importanaza mastodontica. Lo scrivo proprio mentre vengo a sapere che Gotye ha perso agli EMA :(. Che altro? Ah già, su questo voglio davvero sapere cosa ne pensate :))) va bene ho finito, buona lettura. 

Quella sera fui pronta solo dopo ore per essere stupenda.
Dovevo essere l'incarnazione della sensualità. 
Fui presto pronta. Arrivammo allo stadio di buon ora. La folla era pressante. Come avrei fatto a trovare Wouton?
Non ce l'avrei fatta, infatti lui trovò me. Mi trascinò via prima che Francesca e Milena potessero rendersene conto -Eccoti- disse -Mi stai spaventando- gli dissi stringendolo. Notai che molte persone dai lati del red carpet ci osservavano -Domani saremo su tutti i giornali scandalistici- gli dissi -Può darsi. In ogni caso, tu verrai bellissima- disse lui -Vieni fee, fai finta di niente e non lascirmi il braccio- lo seguii  e improvvisamente mi resi conto che io ero su redcarpet....sul redcarpet!!! Che da un lato c'era Alicia Keys e vidi anche Rita Ora. Vidi di striscio Lana Del Rey e perfino i Jonas Brothers, ma se volevamo evitare problemi e doade sull'identità misteriosa della ragazza che accompagnava Gotye agli EMA dovevamo sbrigarci. Schivammo un paio di giornalisti, e finalmente riuscimmo ad entrare in platea. Ci sedemmo vicini e cominciammo a goderci lo show.

Non ricordo bene. Provavo tante emozioni e in tutto questo vedevo qua e là spuntare Carly Rae Jepsen, Taylor Swift..e se non sbagliavo c'era anche la capoccia di Justin Bieber qualche fila più avanti. Tutto poi si stava facendo terribilmente noioso.
O comunque stancante. La testa mi pesava e i cascò sulla spalla di Wouter.
-Fee- sussurrò -Vieni- ci alzammo, e nella confusione nessuno ci sentì o notò. 
Eravamo nel backstage. Soltanto mentre avanzavamo verso il suo camerino mi resi conto di quello che stava per accadere.
"Dio buono" si agitò la voce che mi parlava nella mia testa.

La porta del camerino si aprì.Entrammo. La porta si richiuse alle mie spalle. La chiave girò. I suoi occhi scintillarono -Wouter...- le sue labbra incontrarono le mie, con delicatezza e pian piano con fame. Le sue mani salirono per le mie gambe ed arrivarono a sfilarmi la maglietta. La sentii frusciare in terra.
Strinsi le braccia intorno alla suo collo e continuai a baciarlo. Poi feci scorrere le dita lungo la patta di abbottonatura della camicia, ma ancora non mi sentivo pronta a sfilargliela di dosso. Lasciò la giacca cadere dietro di lui e mi resi conto che invece lui non aspettava altro. Dio santo, lo stavo davvero per fare? 
Le dita mi tremavano mentre, bottone per bottone riuscii a togliergliela di dosso. 
Sentii la gonna allentarsi e cadere. Il cuore rischiò di scoppiare. Anche la canottiera che portavo presto era sulla moquette. 
Le mie dita continuavano a scivolare sulla cinghia della sua cintura., finche non sentii le sue dita calde guidarmi. 
La cinghia cadde con un tonfo e i pantaloni con un fruscio.

Mi spinse lentamente, con potenza, eppure con delicatezza verso il letto.
Avevo sognato tante volte come avrei perso la verginità; in modo romantico, dolce, con chissà quale principe azzuro sceso dal cielo, ed ora tutto sembrava perfetto, proprio come lo avevo sempre immaginato.
Sì, ero pronta. 

Eravamo nudi, sopra le coperte e tremavo.
-E' la prima volta che ti doni a qualcuno, non è così?-
domandò in un sussurro. Non poteva chiedermelo in modo più romantico
-Si- sospirai
-Maak je geen zorgen. Non ti preoccupare- mi lasciò un bacio sulla punta del naso
-Sarò delicato-

Entrò dentro di me.
Fece male solo per un secondo, poi fu bellissimo.
Fu davvero delicato.
Nessuno poteva sentirci, i volumi erano troppo alti, nessuno poteva sentire le nostre grida.
Non riuscivo a pensare nulla "Cristo , ti amo" era l'unica cosa che mi veniva in mente.
Aveva bisogno l'uno dell'altro. Presto tutto divenne più confuso.

Venimmo.

Fu stupendo. Con il fiatone uscì da me e poggiò la fronte sulla mia -je gaf me alles. dank- mormorò, e continuò a baciarmi sul collo.
-Credo di amarti-
sospirai sulla sua bocca. Mi resi conto che lo avevo detto in italiano. Ma lui sembrava aver capito in qualche modo.
Mi baciò -Ti amo- sussurrò di nuovo -Dio se ti amo- ripetè

Gli avevo dato tutto.
-Devi andare- gli dissi -Gli EMA- cercai di dire -Ora vado, ma non senza di te- disse lui.
-Ti aspetto-

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Capitolo 8
*** capitolo 10 ***


Scendemmo in fretta e ritornammo ai nostri posti. 
Mi guardai intorno cercando qualcuno che ci squadrasse male ma, a quanto pareva, solo a me pareva palese quello che era successo.
Stavano per annunciare i vincitori della "Best Song". Mandarono un berve video coi candidati. Tutti bravi, in effetti.
-Il vincitore è...-disse Kim Kardashian, aprendo la busta. Le dita di Wouter si strinsero intorno alle mie con forza -Caly Rae Jepsen- ci fu un boato di ululii, ma io mi limitai a scattare verso di lui -Wouter...- dissi -No- fece lui, sorridente -Non mi importa- aggiunse -Ma non hai...- cercai di dire -Ho già vinto- finì lui, poggiando le sue labbra sulle mie, e non fu il bacio di consolazione che mi aspettavo ma lo stesso che mi avrebbe dato se avesse vinto quell'EMA. 
Si avvicinò a Carly, la baciò e la abbracciò e le ripetè più volte congratulazioni. 
Poi venne verso di me -Ora devo andare- disse poi.

Questò mi colpì come uno schiaffo 
-Andare dove?- chiesi -Devo ripartire-
Se pensava che avessi lasciato andare così l'uomo a cui avevo donato la mia verginità si sbagliava di grosso.
-Vengo con te-
dissi -Non puoi. Non sei maggiorenne, e la tua famiglia?- ma a me importava lui -Al diavolo tutto- dissi
-Vengo con te- ripetei.

Andammo a prendere le mie cose in hotel prima della fine della cerimonia, così ero sicura di non incontrare Francesca o Milena.
-Dobbiamo essere a Londra entro domani sera- mi disse lui prendendo una delle mie valigie -Hai un concerto lì?- chiesi -Sì, ora sbrighiamoci o perderemo il volo- arrivammo all'aereoporto in perfetto orario, imbarcammo valigie e tutto il resto e salimmo "Cristo, che cazzo sto facendo?" 
Scostai dalla mente ogni pensiero. Avevo sonno. Troppe emozioni, troppo stanca. Wouter aveva utilizzato il niglietto di un body-gard che aveva lasciato a terra per farmi salire
-Credo proprio che si licenzierà- disse -Hai sonno fee?- mi domandò -Eccome- dissi ridendo -Dormi, ti aspetta un periodo molto stressante- fece. 
Mi mise un braccio sulle spalle e poggiai la testa sulla sua spalla.
In lontananza sentivo il rumore dell'aereo che decollava.

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Capitolo 9
*** cap.11 ***


Atterrammo a Londra verso mezzanotte. Avevamo dormito quasi tutto il viaggio e adesso emozione, fuso orario e desiderio incontenibile di arrivare a terra mi facevano sentire benissimo. Oh, forse mi aiutò anche il caffè che mi feci portare dall'hostess. 

L'aereoporto era ben illuminato e alle nostre spalle riuscivo a vedere il Bing Ban e la London Eye -Dio buono, è Londra davvero- dissi tirando il braccio di Wounter -Cosa pensavi, per finta?- disse lui ridendo. Lo vidi serio.
Troppo serio.
-Va tutto bene?- chiesi 
-Potrebbero accusarmi di rapimento?- domandò all'improvviso 
-Oh Cristo, Wouter! Certo che no-dissi. Ne avevo letto a volte -Finchè io sono consenziente a stare con te no- gli precisai.
Lui annuì poco convinto -Non sei felice di essere qui con me?- lui lasciò cadere lo zaino per abbraciarmi -Non potrei sentirmi più contento, fee. Sono solo un po' agitato- sciolse l'abbraccio e mi tenne per le braccia con le mani -Ti prometto che farò il più possibile per tenerti con me. Promesso- io sorrisi -Non manca troppo al mio compleanno, comunque. Appena sarò maggiorenne non ci saranno più problemi- gli dissi -Quando fai gli anni?- domandò -Ventuno maggio, sono cuspide tra toro e gemelli- gli dissi. Lui spalancò la bocca -Anche..anche io!- esclamò -Wow!- gli saltai al collo -Sarà meglio andare all'albergo entro natale- disse poi alzando la fronte.

L'albergo era a cinque stelle. 
Wouter cambiò la stanza singola con una doppia. Buttammo le valigie sul letto ma non avendo sonno ordinammo qualcosa da mangiare. Saremmo rimasti a Londra due giorni -Dovrò provare molto tempo, ma appena mi libero facciamo qualcosa insieme,ok?- disse addentando un po' di carne -Io voglio andare a vedere la London Eye- feci -Ok, ti ci porto- disse lui -Stai scherzando? Vederla da sotto, io non ci salgo- lui scoppiò a ridere -Guarda che sei assurda-
Mia addormentai quasi all'improvviso e mi mise lui a letto.

La mattina dopo mi svegliò abbastanza presto. La colazione era già arrivata. Ci lavammo svelti e poi uscimmo, anche se non sapevo dove andavamo. Mi portò nel teatro dove avrebbe suonato quella sera.
C'era un gran via vai di gente e io mi sentivo piccola e spaesata. 
Vidi anche tante ragazze e questo mi fece un po' strano
-Hai delle coriste?- gli domandai 
-Io? Coriste?- scoppiò a ridere -No, ma lui può valere come corista?- disse acchiappando per un braccio un uomo 
-Lui è Lucas, un mio vecchio amico- disse. Quello gli battè il cinque -Mi dispiace per l'EMA- disse -Ho portato a casa qualcosa di meglio- disse lui facendomi fare un passetto avanti
-Oh be'...questo è decisamente meglio- disse lui stringendomi la mano -Rita- dissi arrossendo
-Da dove vieni?- chiese lui -Italia- gli dissi 
-Hai capito il buon vecchio Wouter!- disse lui picchiandolo sulla spalla 
-Ora basta Lucas- disse lui diventando più rosso di me -Abbiamo da lavorare. A chi lascio Rita?- 
domandò -Ci penso io. Deedee!- 
Arrivò una biondina niente male con una tuta rosa fluorescente 
-Wouter!- disse verso di lui con un sorriso 
-Lei è Deedee- disse Lucas -La mia ragazza- aggiunse orgoglioso 
-Io sono Rita- feci stringendogli la mano
-Te ne potresti prendere cura per un po'?- chiese Lucas -Ovvio, vieni- disse lei
Cercai di salutare Wouter ma mi trascinò via troppo velocemente. Sospirai seguendola.

Le prove furono noiose. Deedee mi presentò qualcuno qua e là, mi fece vedere qualche cosa di interessante dell'attrezzatura, poi mi sedetti ad ascoltare Wouter cantare. 
-Now and then...no aspettate- disse ridendo. Lo guardai dal posto e sentii il cuore intenerirsi. Lo vedevo ridere e cantare, eppure non lo sentivo in realtà. Mi ero davvero innamorata di lui e nulla poteva cambiare quel fatto. Nulla.

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Capitolo 10
*** cap. 12 ***


Finalmente Wouter finì di provare e potemmo uscire. 
Si stava facendo tardi così non andammo in qualche posto in particolare. 
Il sole era basso sull'orizzonte e tutta Londra era una silouette scura che si stavagliava sul cielo arancione.
Ancora non ci credevo.
Stavamo ceercando di ripassare i testi delle canzoni di Wouter, problema numero uno durante i concerti
-But that?- gli chiesi leggendo il testo -Was love- disse lui fissando il cielo tutto concentrato
-I don't even?- continua -Eeeeh..aspetta, la so...- fece -Non lo puoi fare durante il concentro-
-Smettila, guarda che sei antipatica! i don't even need your love- continuò 
-Molto male- mi arrivò un pungetto sulla spalla -And then?- insistei -Se sai questa ti lascio in pace- aggiunsi mettendo il foglio dietro la schiena-Change your number-
feci un piccolo applauso, ripiegai in quattro il testo e me lo misi in tasca 
-Quando finirà il tour, dove andremo?- gli chiesi 
-Io vivo in Australia- disse lui 
-Io non ho un lavoro, non ho soldi, devo perfino finire la scuola- gli ricordai. 
Il quel momento mi resi conto che quella mattina avrei dovuto essere a scuola, fresca di ritorno da Francoforte.
Mio Dio, cosa sarebbe accaduto? E la mia famiglia? Wouter lo aveva anche detto
-E la tua famiglia?-

-Mi daranno per scomparsa. Mi staranno cercando per tutta Francoforte- dissi
-Non cercheranno a Londra-
-Mia madre sarà morta di paura. Se almeno sapesse che sono al sicuro- 
Il sole era ormai tramontato ed era crepuscolo. Sentii una lacrima bollente scendermi per la guancia. Wouter me la asciugò con due dita e mi strinse a sè.

La mattina dopo partimmo per Manchester. Erano due ore di treno e tutta la tristezza era passata 
-Hai bisogno di vestiti nuovi- disse Wouter rendendosi conto che io avevo i vestiti adatti a cinque giorni in Germania e non a un tour per tutta l'Eurasia
-Ci sarà un negozio a Manchester- dissi serenamente
-Si penso che ci sia- disse lui
Il treno fischiò e cominciò a camminare.

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Capitolo 11
*** cap.13 ***


Allora, visto che ormai mi hanno scoperto..si, ho sbagliato a scrivere i capitoli e anche se c'è scritto 13 in realtà è il 12. Spero mi perdonerete per questo piccolo "paradosso" :3

La prima cosa che andai a fare, fu visitare, da sola, qualche negozio di vestiti. Dopo aver svuotato un paio di scaffali, mi sentii pronta per affrontare il tour (benchè sperassi di poter tappare anche in qualche altra città), decisi di raggiungere Wouter nel teatro in cui provava. 
Mi ero scritta l'indirizzo sul palmo sinistro della mano, e, dopo  aver chiesto a qualche passante, riuscii a raggiungere il teatro. 
Stavo attraversando il giardino, quando sentii delle voci dal retro
-E' solo una ragazzina! Una ragazzina!- stava urlando Deedee
-Smettila subito!- gridò Lucas
-Deedee, perfavore..- diceva Wouter, con calma flemmatica che lo contraddistingueva in ogni situazione
-Perchè? Wouter, spiegami perchè?- disse lei incrociando le braccia
-Deedee, io..-
-Non provare a rifilarmi qualcosa tipo "io la amo" perchè non sono nata ieri!- strillò quella con l'aria di chi la sa lunga su un pregiudicato
-Ah...- disse poi con aria saggia -Com'è che si dice? Gli uomini preferiscono la carne fresca- lui agotò la testa 
-Non è così- 
-Andiamo, Wouter. Se pesasse 80 chili e non avesse quel bel culo davvero te la saresti portata via? Avresti davvero fatto la fuga d'amore?- la parole "fuga d'amore" le pronuncio gonfiando petto e voce, proprio per sfottere
-Non dire cazzate!- urlai piantandomi alle sue spalle. Solo dopo mi resi conto di quello che avevo fatto 

-Rita!- urlò Wouter
-Tu!- fece stizzita lei Deedee
-Esatto e diffidate dalle imitazioni- dissi incrociando le braccia sul petto 
-Deedee, mi eri simpatica- dissi scrutandola. Ero delusa davvero.
-Lo sto dicendo per te. E' questo che vuoi fare? Il suo antistress?- disse allargando le braccia
-Io non sono l'antistress di nessuno- dissi abbassando le sopracciglia 
-Già- fece quella annuendo in modo veemente
-Deedee, penso che tu abbia passato il segno-
disse Wouter. Non sembrava arrabbiato. Lui non sembrava mai arrabbiato. Sapevo però che lo era. 
Indicò con un dito l'uscita del giardino
-Prego, puoi anche accomodarti fuori-

Camminava estremamente veloce, quella Deedee, la inseguii per parecchi isolati e pregai che sapessi ritrovare la strada
-Deedee!- urlai senza fiato -Cosa cazzo vuoi!!- sbraitò.
Raffinata, la ragazza.
-Perfavore, fermati almeno un momento-
lei si girò e mi raggiunse allargando le braccia -Bene, mi sono fermata almeno un momento. Ora?-
Sospirai -Ci possiamo sedere?-
Ci sedemmo. Stemmo in silenzio per un po'. All'improvviso mi sembrò mortificata. Anzi, no, addolorata 
-Non è colpa tua- disse all'improviso
-Cosa?- chiesi
-Tu... sei troppo tu. Ed io sono troppo io-
all'improvviso mi sentii davvero ingenua
-Che cosa..vuoi dire?-
Lei mi fissò
-Ero davvero innamorata di Lucas-
inizialmente pensai che non centrava niente, ma poi mi sembrò che ci fossero dei pezzi di puzzle che tornavano al loro posto
-Giuro, mi piaceva davvero. Ma...- si battè le mani sulle coscie
-Wouter è Wouter- 
-Sei innamorata di Wouter?- chissà perchè, l'unica cosa che riuscivo a provare era tenerezza per lei. Sapevo come ci si sentiva ad essere innamorate di lui. Eppure era il mio fidanzato. Dovevo essere gelosa!
-Speravo prima o poi si accorgesse di me-
-Mi dispiace, mi dispiace tanto- dissi prendendole la mano
-Lo vedi perchè?- disse lei scostandola -Non posso competere con una ragazza che consola un'ammiratrice del suo ragazzo!- poi scosse la testa 
-Sei buona. Sei bella. Sei innocente. Sei candida. Sei perfetta. Perfetta per lui-
-Io...- cercai di dire
-Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Doveva solo trovare la ragazza giusta- disse lei bloccandomi
-Soltanto...fa tanto male- si alzò e se ne andò. La vidi allontanarsi, finchè non si girò un ultima volta
-Posso farti una domanda?- chiese. Annuii
-Com'è averlo? Come ci si sente?- 
Io sorrisi 
-E' bellissimo-

Mentre tornavo a teatro mi venne incontro di corsa Wouter 
-Fee, dove sei stata?-
-Ho parlato con Deedee. Ti chiede scusa, ma non penso che tornerà-
vidi che Lucas piangeva
-Lucas, mi dispiace. E' colpa mia...-
-No, ma che dici? Mi ero sbagliato su di lei- disse entrando in teatro
-Fee...che cosa ti ha detto?-
-E' una storia lunga. Ora vai a provare. Ti aspetto- 

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Capitolo 12
*** cap. 14 ***


Quella sera (o mattina, un'ora o due dopo la mezzanotte, comepreferite) arrivammo in aereo a Berlino. 
L'hotel era un posto isolato nel mezzo del nulla, il freddo mi si attaccava addosso come mille piccoli aghetti.
Wouter si era allontanato per prendere gli ultimi bagagli, quando lo vidi.
Era attaccato a un palo della luce grigio, di quelli molto spessi.
Era la mia foto, sopra la scritta MISSING rossa.
Mi auto-osservai.
I miei occhi,
la bocca,
il naso,
la collana di perle nere che indossavo in quella foto.
Mi stavano cercando.
Il mio flusso di pensieri fu interrotto dalla mano di Wouter che si avventò sul volantino e lo fece sparire.
-Wouter..-
-No-
-Ma..-
-No.
Entra in hotel, non uscire. Ti prometto che appena finiamo...appena finiamo, ti porto via di qui. Aspetta!-
mi prese l'orlo della sciarpa e me o tirò su fin sotto il naso
-Wouter!- dissi con la voce soffocata dalla sciarpa -Io...-
per un attimo il tempo si fermò. Conficcai gli occhi nei suoi.
Qualche tempo prima, anzi, qualche giorno prima, non era tutto così difficile.
Non dovevo sfuggire dalla caccia come un animale per stare con lui.
Mi sembrò di stare camminando in un sentiero che portava dentro una montagna enorme e buia.
-Io ho paura-
i suoi occhi blu entrarono nei miei
-Anch'io-

-Sssh!-
ero già a letto quando Wouter entrò, tutto era buio. Fuori sentii una sirena.
-Wouter..-
-No, è solo un'ambulanza, stai tranquilla-
dovevamo andare via, dovevamo andare via ora
-Wouter, andiamo!-
-Sssh!-
poggiò le sue labbra su le mie, e quel contatto fresco e delicato per un attimo mi fece dimenticare tutto.
-Wouter non è un momento adatto a questo genere di cos...-
scese sul mio collo e cercò di infilarsi nel mio maglioncino.
Per un attimo mi chiesi da dove provenisse tutta quella foga in un momento così inopportuno, ma qualcuno, probabilmente lo stesso tizio che guidava Wouter, mi fece rimanere zitta e passiva.
Iniziai un sospiro che fu interrotto dai suoi baci.

Dopo una mezz'ora eravamo all'aereoporto, entrambi con un sorriso soddisfatto sulle labbra.
-Prossima tappa Copenaghen-
disse sedendosi subito dopo di me 
-Tieniti forte Copenaghen, arriviamo noi!-

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Capitolo 13
*** cap. 15 ***


L’aereo cominciò ad atterrare. Io mi ero quasi addormentata addosso a Wouter e lo trovai perfettamente normale. Ma sentii che mi scuoteva e l’intero equipaggio agitarsi. Alzai la testa stupita –Che succede?- chiesi assonnata –Sta facendo scalo- mormorò al mio orecchio, turbato –Quindi?- feci –NON dovrebbe fare scalo- disse. Io mi strinsi nele spalle –Ci sarà un inconvienente- In quel momento sentimmo una signora urlare –La polizia?! Sul mio aereo?- l’hostess cercò di calmarla, ma tutti i passeggeri cominciarono ad urlare e protestare -Signori! Calma, restate seduti! Restate seduti e andrà tutto bene!- disse la hostess facendo grandi cenni . Io mi aggrappai a Wouter –La polizia...- feci –Sono venuti per noi?- sbiancai. I portelloni a pressione si aprirono e due schiere di poliziotti attraversarono l’aereo. Vennero dritti verso di noi e slacciarono la cintura a Wouter -Ehi!- gridò contrastandoli –Manteniamo la calma!- cercò di dire -Wouter De Brench, la dichiaro in arresto per il rapimento di una minore- disse il poliziotto ammanettandolo. Due vennero verso di me -Io sono consenziente!-urlai –Lui non mi ha rapito!- insistetti mentre mi alzavano e mi ammanettavano. Wouter venne trascinato verso l’uscita di destra e io verso quella di sinistra. Piantai i piedi –Cammina, ragazzina!- mi urlò i poliziotto che mi teneva spingendomi –Non la toccare, stronzo!- urlò Wouter cercando di liberarsi e venendo verso di me. Due agenti lo rispinsero verso l’uscita. Sentii un “maiale” venire da qualcuno -A chi hai dato del maiale?!- gridai scuotendomi –Ora basta, esci fuori!- fece quello sollevandomi e portandomi verso l’uscita –Io non voglio venire con voi! QUESTO è rapimento!- gridai mentre mi trascinavano fuori dall’aereo. Era l’alba, il cielo era azzurrino e ancora era quasi buio –Fee!- gridò a distanza Wouter, mentre lo tiravano verso una volante –Wouter!- urlai, le lacrime che mi si gelavano sulla faccia mentre mi divincolavo. Mi spinsero a forza dentro una macchina. Le manette mi segavano la pelle e il dolore era atroce. Avevo dato due o tre testate cercando di uscire. Poi mia bbandonai sui sedili distrutta, tra le spalle dei due poliziotti. Dio, cosa ci avrebbero fatto?

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Capitolo 14
*** cap. 15 ***


NdA: vabbè, ormai scrivo giorno e notte in modo spasmodico ma poi mi dimentico di caricare i nuovi capitoli...:') vabbene, stendiamo un velo pietoso sul fatto che sono pigra da far schifo...:D

Il viaggio lo feci in silenzio, con un muso lungo fino a piedi. Se c’era una speranza di uscire da quella situazione, quella era NON dimostrarsi infantile ed ingenua pronta a cadere nella trappola di un pedofilo mucisista dagli occhi blu, quindi mi sforzai di non piangere. Il sole stava sorgendo. Non sapevo in che parte fossimo della Danimarca, ma mi portarono in una caserma e mi chiusero in cella di sicurezza, in attesa che arrivasse la mia famiglia – Gesù, anche mia madre e mio padre no, vi prego – e per evitare che facessi “brutti scherzi”. La cella era proprio uguale a quella che avrebbero dato a un ladro o a un assassino, solo con qualche lusso in più rispetto a quelli che avrebbero dato a un criminale. Il bagno era stato coperto da una tenda e andavo a fare la doccia in orari in cui ero sola, mi portarono tutti i miei vestiti e persino il cellulare. 
Senza sim, ma almeno potevo sentire la musica. 
La mia famiglia non si decideva ad arrivare. O perlomeno a farmi visita. Finchè non si facevano vivi con la polizia io dovevo rimanere lì, e qualcosa mi diceva che se mia mamma si fosse sbrigata in realtà io sarei potuta già uscire, ma mi stavano punendo. Mi stavano punendo per essere attratta da un uomo più grande di me, per essermene andata con lui e per aver seguito il mio cuore.
Mi stavano punendo per essermi innamorata. 
Era atroce, eppure era così.
Il sole sorse di nuovo, e io di nuovo non avevo chiuso occhio tutta la notte. 
Mi sedetti sul letto, mi infilai i jeans e una specie di maglione e mi pettinai. Legai i capelli in una breve coda per non doverli lavare e aspettai che mi portassero la colazione. Avevo tre secondini, due maschi e una femmina. I due maschi Dimitri e Bielikov, erano freddi e asociali. Non mi guardavano mai in faccia, e non dovevano avere grande stima di me. La secondina, invece, si chiamava Olivia ed era una ragazza carina, con i capelli di un biondo tanto chiaro da poter sembrare bianco. Mi sorrideva spesso, e, cosa bella e importante, parlava inglese in modo accettabile. Dovevo farle una gran pena, probabilmente aveva di me l’idea di una povera bimba sfruttata e un po’ incompresa, che aveva passato le ultime settimane vestita di stracci aspettando il ritorno di un Wouter cattivo e profittatore per fare sesso, o qualcosa del genere, e doveva sapere qualcosa della mia famiglia. Lo “annusavo”, in un certo senso. 
Quella mattina mi portò lei la colazione, due cornetti anoressici e un bicchiere di carta pieno di caffè che decisamente non mi serviva, e si sedette di fronte alle sbarre, come suo dovere, guardandomi mangiare.
Io avvolsi le dita intorno alle sbarre, e, poggiandoci il mento presi a fissarla
-Posso fare una domanda?-
-Sì
-Dov’è Wouter? Cosa gli hanno fatto? Cosa gli faranno?-chiesi tutto d’un fiato
-Non posso dirtelo-
la delusione mi invase il cuore
-Mi hanno esplicitamente vietato di dirtelo- precisò un po’ dispiaciuta 
-Almeno...- feci –Almeno sta bene?-
lei sorrise 
-Sì, sta bene. Guarda che la pena di morte è stata abolita!- esclamò. 
io risi
-Non lo tortureranno nemmeno, se temi cose simili- aggiunse seria
-E la mia famiglia? Che fine ha fatto?-
lei sospirò
-E’ arrivata da due giorni- questo mi pugnalò al cuore –Ma non ci hanno dato il permesso di liberarti. Ti preferiscono qua, per il momento- io abbassai la testa e per l’ennesima volta ingoiai le lacrime.
-Se le circostanze legali lo richiederanno, li rivedrai in tribunale-
soggiunse 
-Tribunale?-
-Credevo che almeno questo te lo avessero detto!- esclamò la guardia
-No, non mi hanno detto un bel nulla. Tu sei l’unica che mi parla, qua dentro-
-Wouter è stato imputato- io sgranai gli occhi –Imputato per cosa?-
-Per il tuo rapimento- 

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Capitolo 15
*** 16 ***


Wouter. In un tribunale. A fare la parte del mostro della situazione.
Era qualcosa di estremamente surreale. Wouter non avrebbe torso un capello a una mosca, ammesso che le mosche avessero i capelli. 
In più, era chiaro a tutti che lui non mi aveva rapito. La mia famiglia si era messa in mezzo a rovinare tutto. Mia madre era una persona tremendamente vendicativa. Una volta da piccola mentre mi aveva messo in punizione, avevo urlato che era bionda tinta. Non sapevo che cosa fosse precisamente una bionda tinta, ma a mia madre sembrava un insulto orrendo. Due giorni dopo, al parco, mi arrampicai su un albero e non riuscivo a scendere. Non mi aiutò, mi lasciò lì per un ora. Un guardiano del parco mi fece scendere. Lei dopo mi disse che lo aveva fatto perché le avevo detto che era tinta, e mi mise in punizione per un’altra settimana.
Per rendervi l’idea.
In più, erano davvero molto ricchi, i miei. Non mi stupiva, perciò, l’idea che avessero inscenato chissà quale farsa per vendicarsi di me. E di Wouter. 
Wouter non sarebbe assolutamente piaciuto a mia madre per un semplice fatto caratteriale, anche se le cose si fossero svolte in modo diverso.
Innanzitutto, lui si accorgeva quando qualcuno era falso. E mia mamma lo era. Diceva la verità, altra cosa che mia madre non faceva. E mi stimava, un fatto che era aldilà della comprensione di mia madre. 
Sì, erano decisamente su due pianeti diversi. 
E sicuramente dopo quello che stava accadendo non si sarebbero mai accettati.
Se mai fossi uscita da quel casino, avrei dovuto fare una grossa scelta. 
Chissà perché, già sapevo la mia risposta.
Battendo sulle barre allegra, interruppe il mio flusso di pensieri Olivia
-E’ ora della doccia- disse. Mi accompagnòò al bagno e mi ci chiuse a chiave, come era costretta a fare
-Hai quindici minuti- disse dolcemente dall’altro lato della porta.
Una sorta di crocerossina, ecco che mi avevano dato.
D’altro canto, io in fondo ero “pulita”, non avevo bisogno di energumeni che mi prendevano a pugni per raddrizzarmi. Probabilmente Olivia non era chissà quanto inserita nel lavoro. Era poco più alta di me, era snella e aveva un visetto angelico, e non era decisamente il tipo a cui avresti affidato un killer spietato o anche solo un ladro di un moderato metro e settantotto. Mi chiesi se non lavorasse esclusivamente con casi “speciali” come il mio, ma capii che non sarebbe stato carino chiederle una cosa del genere.
-Allora- mi disse mentre uscivo –Sbrigati, hai una visita-
quasi immediatamente pensai a Wouter, realizzando subito dopo quanto fossi cretina.
Mi vestii, e siccome non volevo fare brutta figura con chiunque fosse venuto a vedermi, mi misi la gonna della sera degli EMA e una felpona. Decisamente elegante per gli standard che avevo preso in quel posto.
Seguii Olivia lungo il corridoio. Poi mi condussero in tre in un'altra stanza, dove mi fecero sedere di fronte a un vetro. Guardai il mio “ospite”. 
Era mia madre.
Ci lasciarono sole.
Io abbassai gli occhi e lei mi guardò severa per alcuni minuti
-Rita...-  cominciò
-Ebbene?- feci. Non ero una tipa rabbiosa, ma in quel momento la avrei seriamente uccisa, giusto per meritarmi di stare lì in prigione
-Fammi parlare- disse austera. La osservai. Non era cambiata, sempre capelli tinti, orecchinoni dorati, quasi zero trucco escluso il rossetto marrone lucido e una camicia sbottonata al terzo bottone.
-Hai fatto una cosa imperdonabile-
-Cosa?- chiesi, calma
-Mi stai chiedendo cosa hai fatto??-
-Esatto. Ho conosciuto un ragazzo. Mi sono innamorata. E tu? MI HAI MESSO IN PRIGIONE! Ti rendi conto di quanto sia ridicolo? Ti rendi lontanamente conto di quanto sia surreale? Gli hai fatto causa! Hai fatto causa a Wouter perché mi ha fatto innamorare. O forse no? Gliel’hai fatta perché siamo stati a letto insieme? Si chiama rapporto sessuale consensuale- dissi calcando le parole in modo quasi volgare –Ed indovina? Era consensuale! Era tutto consensuale! Sei tu che non lo sei. E poi...-
-Zitta- funzionò. Le mie labbra si serrarono.
-Allora..- cominciò- Forse gli altri ti crederanno. Ma quella ragazza mi ha detto chiaramente che quel ragazzo...-
-Ragazza? Quale ragazza?- in quel momento delle parole mi risuonarono nella mente “Ma Wouter è Wouter” i capelli biondi, la tuta fluorescente. Deedee!
-Una ragazza che lavorava per il tuo fidanzato-
-Deedee?-
-Sì-
-Guardia! Ho finito!-

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Capitolo 16
*** 17 ***


Prima una premessa brevissima...voglio solo chiedervi di recensire questo capitolo perchè non sono completamente soddisfatta. Voi che ne pensate?


Ero sconvolta. 
Non ero in grado di continuare la conversazione con mia madre né con nessun altro.Deedee! Era stata lei, lei aveva contattato la mia famiglia. O ancora peggio, le autorità. E chissà che storia incredibile che aveva raccontato. Chiamai Olivia e la feci sedere.
-Olivia, devi dirmi delle cose riguardanti il processo-
-Cosa?-
-Punto uno; è già cominciato?-
-No, comincierà tra qualche giorno-
-Come hanno fatto a trovarci?-
-Una testimone-
-Una? Era una lei?
-Mi pare-
-E cosa vi ha detto?-
-Quello che è successo- disse improvvisamente seria
-Del fatto che Wouter ti ha ricattata e ti ha portata con sé-
-Ricattato? Lui?- casomai il contrario, pensai
-E’ quello che è successo
-No, non lo è-
-Non sta a me farti cambiare idea, farti smettere di cadere in questa minaccia, ma sai che è così, e da amica ti consiglio vivamente di convincerti della realtà e testimoniare contro quell’uomo, perché è giusto così. Capisco che tu ti possa essere innamorata, ma ti devi rendere conto che sta sbagliando-
Ma cosa diamine stava succedendo? Wouter, che mi ricattava? Qui erano tutti pazzi. Nessuno mi credeva.
-Posso..- dissi, mogia, cercando di apparire umile –Posso vederlo?-
-Non credo-
-Io voglio parlarci. Mi aiuterebbe-
-Potrei parlarne con i piani alti-
quella risposta mi sollevò appena un po’. Rivedere Wouter sarebbe stato l’unico modo per riprendermi, al momento.
Poche ore dopo vidi Bielikov che leggeva un giornale.
-Ehi, Bielikov- chiesi –C’è scritto qualcosa su di me?-
lui mugugnò un qualcosa di indefinito
-Andiamo- insistetti -Lasciami dare un’occhiata-
lui mi tese il quotidiano con disprezzo, dopo essersi assicurato che non dessero informazioni che non potevo avere. In prima pagina c’era Deedee, Wouter e anche io. Era tutto scritto in danese.
Scossi la testa –Posso tenerlo?- chiesi. Quello si strinse nelle spalle.
Poco dopo Olivia mi portò la cena, una manciata di penne al sugo, e una fettina di carne sottile, tutto molto freddo, ma che mangiai vorace. Troppe emozioni.
-Ho buone notizie- mi disse poi-Wouter verrà a vederti domani-
questo mi lasciò senza parole dalla gioia. Urlai e tentai di abbracciarla attraverso le sbarre, poi passai in rassegna i miei abiti mentre Olivia mi spiegava he sarebbe stato un colloquio sorvegliato, tramite il vetro e che ci sarebbero stati otto testimoni, quattro da me e quattro da Wouter. Non proprio il classico appuntamento romantico, ma mi sarei accontentata.
Attraversai la prigione in manette tra i quattro testimoni, Olivia, Dimitri e Bielikov, e un uomo che non avevo mai visto. Notai che aveva con sé una cartella di appunti.
-Non vorrà scrivere quello che ci diciamo?!- esclamai
-No, anche se in un certo senso potrei-
-Pensi agli affari suoi-
-Questi sono affari miei- disse facendomi entrare nella sala di ricevimento impassibile. Mi smanettarono e mi fecero sedere di fronte al vetro vuoto. Nel riflesso vidi che si disponevano in fila al muro. Attesi e dopo un po’ dall’altro si ripetè la scena. 
Solo che invece di me c’er Wouter, sbatacchiato qua e là dalle guardie, fino a farlo sedere di fronte a me. Teneva la testa bassa, e non riuscivo a vederlo in volto. Reclinai il viso e lui alzò gli occhi. Era pallido e delle borse grigie gli attraversavano gli zigomi. Ma gli occhi, quegli occhi blu erano sempre gli stessi, bellissimi, che mi facevano innamorare ogni volta. Mi ritornarono in mente una cosa che avevo sentito tempo fa, quando un professore fu denunciato per molestie sessuali ad un’alunna. Nulla che mi avesse mai sfiorato lontanamente, ma una ragazza disse “In prigione sono particolarmente cattivi con chi fa questo tipo di molestie sulle minori” “Cattivi in che senso?” “Non so, poco cibo e tante botte, probabilmente”
mi si accapponò la pelle.
-Ciao.
-Ciao.
abbozzai un sorriso e lui mi imitò. Mi resi conto che mi mancava cento volte più di quanto pensassi.
-Come stai?- mi chiese poi –Ti trattano bene?- disse lanciando uno sguardo alle mie guardie:
-Sto bene, sei tu che sei..- lo osservai per un attimo –Hai perso chili- soggiunsi
-Quando mangi poco succede-
lo guardai negli occhi. Era sempre lui, era sempre lui, lo stesso, ma in qualche modo era diverso
-È colpa mia- dissi –Se non mi fossi incaponita..se non avessi fatto la ragazzina stupida che credeva di aver trovato l’amore della sua vita..-
-Perché?- mi interruppe
-Cosa perché?-
-Rita, perhè dici di aver creduto di averlo trovato...?-
lo guardai a lungo e cercai di afferrare il senso delle sue parole.
Poi dopo capii. Lui mi stava dicendo che io ERO l’amore della sua vita. 
Dovette accorgersi della mia intuizione per cui continuò:
-Hai fatto la cosa migliore per entrambi. Sicuramente sarei stato peggio senza di te-
sospirai e non trovai parole adatte a rispondergli. Ci pensai su e poi mi venne spontaneo
-Ik hou van he- dissi, imitando il suo olandese. Lui poggiò la mano sul vetro, e mentre la congiungevo sulla sua aggiunse:
-Fee-

Okay, ribadisco...R-E-C-E-N-S-I-T-E assolutamente perchè sono veramente incerta, non so se riscriverlo.
Detto questo, grazie se siete arrivati fino a qui giù. La storia l'ho finita, ora si tratta solo di aggiornare tutti i capitoli...credo che qeusto avverrà nonappena i nuovi capitoli raggiungono 15 visite. Politica mia, lasciate stare la mia mente contorta! Grazie della lettura, Margherita Tennant

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Capitolo 17
*** 17 ***


Eccomi qua!! LO SO CHE CI HO MESSO TANTO! Il nuovo capitolo mi gusta molto ma mi piacerebbe comunque sapere che ne pensate! E niente, proverò ad essere più veloce...ci siamo quasi !! se non mi odiate per quanto vi ho fatto aspettare, grazie, ma se mi odiate non è problema perchè francamente non è che io mi voglia bene...ok, la smetto di delirare e vi lascio alla storia ;)





La notte non riuscii a prendere sonno. Continuavo a pensare a tutti gli avvenimenti che si stavano accavallando, sovrapponendosi tra me e lui.
Era l’alba e solo allora mi addormentai, anzi, in pratica svenii dal sonno. Mi venne ad alzare appena un’ora dopo Bielikov, avvertendomi che quell’oggi avrei dovuto raggiungere il tribunale per il processo. Fantastico, l’ultima cosa di cui avevo voglia! 
Mi era parso di capire dai numerosi telefilm e film che avevo visto che in tribunale bisognasse andare abbastanza eleganti. Scelsi il maglione più comodo che avessi, scoprendo con piacere che lo avevo rubato a Wouter. 
Anche se gelavo, lo presi tra le mani e prima di infilarlo ci affondai il volto. Aspirai il suo profumo e per un momento mi sembrò che tutto andasse bene, ma poi un colpo di vento mi fece rabbrividire svegliandomi da quel momento e costringendomi a indossarlo.
Entrai in aula accompagnata da Olivia e Bielikov, che mi scortarono lungo due file di banchi da cui curiosi, spettatori, giurati e chiunque avesse un motivo per essere lì mi piantarono gli occhi addosso. Mi sentivo in imbarazzo e mi pentii di aver messo quel maglione. Finchè, al banco della difesa, vidi Wouter. Anche lui mi osservava, ma non come gli altri. Mi osservava come quel giorno a Berlino, nel parco di Franoforte o come il giorno degli EMA, il suo modo di guardarmi. Stavolta però lo faceva con timidezza, come se temesse di commettere un grosso peccato nel farlo. Esattamente come lo stavo facendo io. 
Mi sedettero accanto a mia madre, notai il tipo con la cartellina, quello di ieri, he mi scrutava. Mi resi conto che voleva capire cosa avrei fatto.
Sollevai appena un sopracciglio e feci quello che si aspettava. Girai meccanicamente il collo verso Wouter e gli sorrisi. Un sorriso un po’ rassegnato, ma pur sempre un sorriso. Poi il processo cominciò.
Il processo era mezzo in inglese di alto livello e mezzo, ta-da, in olandese, e non capivo quasi nulla. Quello che capivo era che anche se io non facevo che spostare lo sguardo da avvocato a giudice, da giudice ad avvocato, tendando di capire cosa dicessero, il tipo con la cartellina non mi staccava gli occhi di dosso. Lo osservai. Non doveva essere molto più vecchio di Wouter e in un’altra situazione avrei detto che era abbastanza carino, ma adesso mi faceva una tale antipatia che non mi interessava per niente il fatto che avesse il naso alla francese, i capelli lunghi  castano cioccolato e i denti decisamente bianchi e regolari. Troppo, bianchi e regolari. Bianchi e regolari da far schifo, decisi. Così come tutto il resto. Mi dava fastidio, punto. Abbassai lo sguardi sulle scartoffie che erano buttate sul banco e tra esse riuscii a trovare un foglio bianco. Stappai una penna vagabonda che si trovava nelle mie vicinanze e scrissi : chi è il tipaccio con la cartellina? Lo diedi ad Olivia che lo lesse divertita, poi riscrisse velocemente si chiama Samuel Terrankles ed è un assistente sociale. Perfetto, anche un’assistente sociale! Qualcos’altro? Mi interruppe la voce di Wouter che parlava in olandese, a voce molto alta, anche se in modo calmo, come se il fatto che lo stessero accusando di aver rapito una ragazza lo sfiorasse appena. Il giudice lo ascoltò in silenzio e ci fu un mormorio di avvocati. Richiamai l’attenzione di lui e feci un cenno interrogativo. Scosse la testa rassegnato. 
Voltai il viso verso Samuel Comesichiamava e lo fulminai con lo sguardo.
Il processo durò ancora a lungo, e la prima cosa che feci appena finì fu gettarmi verso l’assistente sociale.
-Salve- feci. Quello mi squadrò –Salve. Che posso fare per te?-
Intanto, avrebbe potuto togliere quella cartellina prima che gliela infilassi dove sapevo io
-Io..ha un minuto?- lui si strinse nelle spalle –Sentiamo- inglutii
-Perché l’hanno chiamata?-
-Prego?-
-Perché l’hanno chiamata? Lei è un’assistente sociale, perché si occupa di questo caso?
-Perché io non sono un assistente sociale
-E cos’è?
-Sono uno psicologo- questo mi suscitò una risata
-Che fa, scherza?- lui aggrottò la fronte –No-
-Lei non ha la faccia da psicologo- dissi –Non è quello che mi hanno detto al ritiro della laurea con bacio accademico- wow, permaloso
-Ok- feci –Posso sapere perché è qui?-
-Per capire cosa hai nella testa-
-Mi sta spaventando-
-Dobbiamo capire qual è il tuo problema. Abbiamo ricevuto una testimonianza secondo la quale tu sei sotto ricatto morale da parte di Wouter, e siccome è la sua parola contro quella del testimone, osservare il tuo comportamento per capire chi ha ragione sarebbe utile-
-E lei cosa ha osservato?-
questo lo lasciò in silenzio per un po’. Poi stringendo i denti mi disse:
-Una ragazza perfettamente stabile- gli sorrisi per la prima volta
-Lei...lei mi crede?-
-No. Io sono neutrale- 
-Ma non crede neanche che Wouter sia un pazzo, è già qualcosa- feci 
-Ci vediamo oggi pomeriggio, signorina-
-Ma..-
-Si prenda cura di sé- 

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Capitolo 18
*** 18 ***


E CI HO MESSO MENO DEL SOLITO (a pubblicare nuovo capitolo)
ecco un altro capitolo che mi è particolarmente antipatico, però è assolutamente necessario per la storia *guarda male il testo* devo ringraziarvi un po' tutti, ho visto che la gente che segue e recensisce la storia comincia a diventare anche un po' di più di quanto avessi sperato!!! Mi sento proprio soddisfatta, grazie a tutti ;) 




In quel momento mi venne un dubbio. Ma se Deedee aveva creato tutto questo, lei dov’era?
Attraversai il corridoio, alla ricerca di Olivia. Sbattei contro il “corteo” di Wouter
-Signorina, si allontani immediatamente- ringhiò una guardia
-Non voglio saltargli addosso. Ho bisogno di aiuto- lui mi guardò storto
-Dov’è la tua guardia, ragazzina?-
-Non lo so. Risponda solo alla mia domanda. Dov’è la testimone?-
-Ma sei impazzita? Non lo sai?-
-No- ci fu un brusio, e Wouter alzò la testa interrogativo
-Deedee Ross si è suicidata due giorni prima della vostra cattura-
Wouter disse bruscamente qualcosa in olandese alla una guardia e quello gli mise una mano in faccia per azzittirlo
-Va bene- dissi. Olivia mi prese da dietro
-Vieni Rita. Non puoi parlare con lui, né stargli vicino al momento- 
mi chiusero in cella e rimasi seduta il resto del giorno, avvolta da un manto di tristezza e sconsolazione.
 
Venni a sapere che Deedee aveva lasciato una testimonianza precisa, in ogni dettaglio. Aveva parlato con mia madre due volte accalappiandosi la sua stima e spiegandogli in ogni particolare una storia assurda. Io e Wouter ci eravamo conosciuti per caso agli EMA, e fin qui tutto vero, e ci eravamo innamorati, vero. Ma quando lui era dovuto ripartire mi aveva costretto a partire con lui, dicendomi che altrimenti sarebbe stato segno che io non lo amavo e lo avevo imbrogliato.
Gran bella storia. Davvero. Deedee asserì di aver saputo la verità da Lucas che era a sfavore della situazione e di aver lasciato la compagnia per quel motivo. Era preoccuopata per me, disse, che io in presenza di Wouter subivo pressione psicologica o qualcosa di simile e che lui controllava il mio cellulare e con chi parlassi . Una bugia grande come un grattacielo di Las Vegas.
Ma allora...se Lucas avesse dichiarato la verità, ovvero che non era vero nulla e che Deedee era innamorata di Wouter..no, aspetta, quello lo avrei dovuto dire io, e avessimo unito una testimoniaza del genere ai resoconti delle osservazioni di Samuel Qualsiasifosseilsuonome, potevamo cavarcela. C’era una speranza. 
Questo pensiero mi diede la forza di andare avanti per il resto della giornata e poi per il processo.
Chiesi a Samuel un secondo incontro con Wouter. Mi fu accordato una settimana dopo.
Le cose si ripeterono come la settimana scorsa, otto testimoni, vetro, manette e tutto il circondario.
-Wouter..- dissi appena lo vidi
-Ciao fee...- notai che non era dimagrito ulteriormente grazie al Cielo, ma non era il momento
-Ho saputo tutto- feci
-Riguardo a cosa?- 
-Alla testimonianaza di Deedee- ci fu un brusio tra le guardie
-No no, signori, silenzio! SILENZIO!- gridò lo psicologo. Lo guardai per un momento e lui ricambiò lo sguardo
-Decido io di cosa possono parlare e di cosa no- disse serio –E dico io quando devono stare zitti. Continua- finì rivolto a me
io annuii
-Deedee ha detto di aver saputo la verità da Lucas-
-Esatto-
-Lucas sa come sono andate le cose..sa che tu non mi hai fatto niente-
altro mormorare tra le guardie
-Allora!- intervenne Olivia –Se Lucas parlasse..- cercai di dire
-No- mi fermò lui
-Ma sì, tutto quadra...-
-No, Rita-
-Wouter!-
-Rita, Lucas è morto!- rimasi in silenzio.  Le guardie cominciarono a parlare tra di loro a voce alta
-Ci tenete al vostro posto?- intervenne calmo Samuel
-Che vuol dire è morto?- chiesi
-Ha avuto un incidente mentre cercava di fermare Deedee. Per questo lei si è suicidata-
-Sono tutti morti...
-E c’è di più Rita. Domani ci sarà il verdetto. E le cose non si stanno mettendo bene- 




Ta-da. A voi il giudizio. Imploro recensioni.

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Capitolo 19
*** 19 ***


Entrai in tribunale a testa alta.
Anche se dentro di me ero rannicchiata con le ginocchia al petto e piangevo, non avrei dato la soddisfazione a nessuno di vedermi distrutta o cose simili.
Non sembrava lo stesso proposito di Wouter.
Stava seduto al suo posto e probabilmente aveva pianto tutta la notte
“Fatemi andare da lui. Fatemelo consolare” Mi sedetti e attesi.
Una signorina si avvicinò al giudice. Mi fece un cenno di saluto, poi prese un foglio e attese.
Qualcuno disse in inglese -Lei è Freddy, la tua traduttrice..-e qualcosa che aveva a che fare col fatto che era stata richiesta dalla mia famiglia solo ieri.
Il giudice parlava e poi cominciava lei
-In sede tribunale ecc. ecc., caso n°1265...- mi poggiai al banco annoiata.
-In vigore della legge n°67 del codice penale bis della tutela sui minori, l’imputato è condannato a due mesi di detenzione e all’allontanamento della signorina Rita fino al compimento di maggiore età della stessa...-
girai il viso di scatto verso di Wouter, che già stava venendo portato via
Cercai di avvicinarmi ma ben in due mi fecero sedere -Rita..- mi ammonì mia madre
-Mamma, porca troia, chiudi quella bocca!- mi divincolai e mi avvicinai alle guardie di corsa
-Si allontani- mi ammanettarono
-Ho detto lasciatemi!- urlai
-Rita ferma!- gridò Wouter
-Wouter!- gli gridai –Ti faranno male-mi disse lui
-Lei deve uscire-ringhiò una guardia -Mi lasci in pace lei!Fee, smettila, ti prego-fece con le lacrime agli occhi gridai e strattonai per farmi togliere le manette
-Rita!- mi gridò lui prima di scomparire dietro la porta.
No. Non è giusto.
-Andiamo via, tra un’ora parte il nostro aereo- disse mia madre
. Non mi sentii mai così sconsolata in vita mia.
Finalmente mi avevano scagionato, stavo per tornare in Italia ma non mi interessava nulla. Non potevo vedere più Wouter. Non lo avrei mai più avuto accanto a me.
Non potevo sentirlo parlare in olandese e non potevo urlargli di smetterla anche se in realtà volevo continuasse.
Non avremmo più scherzato.
Né litigato.
Né fatto pace.
Non gli avrei più rubato i vestiti.
Non gli avrei mai restituito il maglione.
Entrammo in una macchina, chiusi gli occhi e mi sforzai di non piangere.
Sentii un clacson echeggiarmi addosso e poi un calore mi pervase il corpo. Un dolore lancinante mi attraversò le membra, e poi una sensazione di gelo mi avvolse.
Poi, buio.

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Aprii gli occhi. Ero in piedi in una stanza con le pareti azzurro chiaro.
Abbassai lo sguardo verso il mio corpo.
Ma lì, dove dovevano esserci le mie gambe, la pancia e tutto il resto, non c’era nulla.
Mossi le mani e anche se inconsciamente avevo ben chiari i movimenti e la sensazione di scuotere le dita, non vedevo nulla.
Poi la vidi.
Anzi, mi vidi.
Ero stesa su una barella, avevo un lenzuolo fino al petto su cui erano posate le braccia.
Avevo una serie di fili e flebo che le percorrevano. Sul viso c’era poggiato un tubo che mi si infilava nelle narici, e sulle tempie vari elettrodi.
In un angolo una macchina segnava i miei battiti cardiaci in onde verdine.
Ero io. Ed ero...non morta.
Ma io ero anche lì in piedi a guardarmi!
Era così paradossale!
Mi avvicinai a me stessa e allungai una non- mano per toccarmi.

Quando sei vicino alla morte, ti possono capitare molte cose. C’è chi ha incontrato parenti morti o angeli. Chi ha dichiarato di aver visto il paradiso. Un uomo disse di essere stato in un posto tutto verde. E poi c’è anche chi vede sé stesso e quello che gli accade intorno da fuori. Come un fantasma.,,
Ero un fantasma.
Un quasi fantasma.
In quel momento adocchiai la porta, chiusa. Mi avvicinai e la sorpassai.
Come un fantasma.
Mi sorpresi a vedere chi c’era di fuori.
Mia madre e Wouter, che parlavano animatamente
-Senta...-diceva mia madre nel suo inglese scadente –Se pensa che io le permetterò di entrare a vedere mia figlia, se lo scordi! Se pensa che la rivedrà mai, in coma, non in coma, lei sogna!-
-Stia zitta!-
sia io che mia madre rimanemmo spiazzate.
Aveva parlato in italiano.
-Lei parla la mia lingua?-
-Stavo imparando per Rita- disse in inglese –Ma sa com’è, quando ti arrestano e poi la tua ragazza va in coma allenti un po’ le lezioni, lei che dice?-
mia madre lo guardò stupita.
-Lei....-scosse la testa un paio di volte –Non sono un pazzo, glielo ripeto per l’ultima volta.
Deedee era squilibrata, non io. E sappia lei, signora, che io entrerò da quella porta con o senza il suo permesso. Si arrangi-
poi avanzò ed entrò nella mia stanza. Io lo seguii.
Rimase fermo qualche minuto a guardarmi dall’uscio.
Poi si avvicinò di qualche passo fino a venirmi vicino.
Allungò una mano verso di me e rabbrividii sentendo che mi accarezzava.
Mi misi accanto a lui e a me stessa.
Continuava a guardare la me stesa nel letto, come se non riuscisse a mettere bene a fuoco l’immagine.
Come se non se ne capacitasse.
-Ciao-disse all’improvviso –Non so se mi senti-soggiunse
-Sì che ti sento- dissi, ma fu lui a non udire me
-Hanno combinato un bel casino, piccola Rita- fece con un mezzo sorriso –Hanno fatto una grossa stupidaggine-
-Grazie dell’informazione, ci ero arrivata-
-Lo so, credo te ne sia accorta- trasalii. Come se mi avesse sentito.
-Pensa quello che dirà tua mamma quando ti sveglierai. Perché ti devi svegliare, capito?-
alzò la testa e pensò qualche secondo
-Un mesetto...poi avrai diciotto anni-
-Te lo ricordi..- sussurrai
-Potrai fare quello che ti pare. Certo, devi stara attenta. Magari non ti cacciare in grossi guai!...ma non ti arresteranno, se..be’...se stai con me. Se vorrai ancora..-
-Certo che vorrò ancora! Ascoltami!- mi allungai verso di lui
-Io voglio stare solo con te- avrei pianto, se solo avessi avuto degli occhi per farlo
-Devi solo avere pazienza...devi..devi aspettarmi-
sentii che mi accarezzava la fronte e nel contempo lo vidi farlo al mio corpo
-Ti prego...- sospirai

-Ti aspetto- mi disse.
 
 
 
E SIAMO A POSTO.
OCCHEI FINALMENTE MI SONO TOLTA QUESTO PESO DAL CUORE E HO FINITO DI PUBBLICARE LA STORIA.
va bè, stop col maiuscolo.
Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta –inchino- non so cosa dire sinceramente ma chiudere questa storia senza scrivere niente sarebbe cattivo XD devo ringraziarvi se siete arrivati fino a qui a leggere, se siete saltati dalla piccola one shot da cui è nata a questa, se vi è piaciuta sono contenta se non vi è piaciuta sono contenta lo stesso che l’abbiate letta.
Gradirei sapere cosa ne pensate! (come al solito) comunque per chi ha la curiosità e non è ancora andato su Google Translate (muahah) in olandese fee vuol dire fata o fatina (non hanno i diminutivi) e ik hou van he vuol dire ti amo.
Ringrazio MonyNoir che è stata diciamo la mia prima lettrice e recensitrice e poi tutti gli altri che hanno letto e recensito assiduamente.
So che come finale potrebbe essere discutibile. Ok, MOLTO discutibile.
Ma io non sono per la politica dell’happy end, non mi piace scrivere favole, questo è più il mio stile, non ci posso fare niente. Voglio veramente leggere un sacco di recensioni, vi prego!! *si inginocchia*
Dio, mi sono quasi commossa, ho cominciato questa storia un sacco di tempo fa e non mi sembra vero averla terminata. Ancora grazie a tutti.
A presto, Tennant_is_a_puppy

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