I don't know how, but I love him

di PeterJRaf
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Me,Myself And I ***
Capitolo 2: *** Princess And Peter ***
Capitolo 3: *** La festa in spiaggia ***
Capitolo 4: *** Era solo una scomessa ***
Capitolo 5: *** Stay Strong ***
Capitolo 6: *** Neve's party ***
Capitolo 7: *** Los Angeles ***
Capitolo 8: *** I like you, a lot. ***
Capitolo 9: *** Try,try,try. ***
Capitolo 10: *** Stay with me ***
Capitolo 11: *** Mistakes ***
Capitolo 12: *** Hawaii ***
Capitolo 13: *** Lasciarsi andare ***
Capitolo 14: *** Phobia ***
Capitolo 15: *** A little thing called LOVE ***
Capitolo 16: *** Mia cugina Nicole ***
Capitolo 17: *** War ***
Capitolo 18: *** Dove sei papà? ***
Capitolo 19: *** Due su cinque ***
Capitolo 20: *** Ti ho trovato! ***
Capitolo 21: *** Good-bye ***
Capitolo 22: *** The future ***
Capitolo 23: *** Non c'è mai abbastanza tempo ***
Capitolo 24: *** Ever Ours ***
Capitolo 25: *** Bruno Mars ***
Capitolo 26: *** New life ***
Capitolo 27: *** Il destino ***
Capitolo 28: *** Voglio un nuovo inizio ***
Capitolo 29: *** Aiuto ***
Capitolo 30: *** Are you happy? ***
Capitolo 31: *** Baby, marry me! ***
Capitolo 32: *** Geronimo ***
Capitolo 33: *** Today is a new day ***
Capitolo 34: *** Family ***
Capitolo 35: *** I'm not Blanca! ***



Capitolo 1
*** Me,Myself And I ***


-Presentazione-
Sono una ragazza di sedici anni, frequento la Roosevelt Highschool. Amo studiare, dormire, mangiare e amo la mia città natale: Honolulu. Sono una ragazza semplice, amo ascoltare la musica e amo stare in compagnia della mia migliore amica: Lea. 
Qualche volta a scuola vengo presa di mira per il passato di mia madre e specialmente per il mio nome: Biancaneve. 
Mia mamma, in poche parole, era una poco di buono ai suoi tempi e mi concepì all'età di sedici anni. I suoi genitori l'abbandonarono quando lo vennero e sapere quindi lei rimase sola. 
Non aveva idee sul nome da darmi e scelse Biancaneve, il suo cartone preferito. 
Non ho mai conosciuto mio padre, mia madre mi raccontò che appena lei glielo disse andò su tutte le furie e ci scaricò ad entrambe.
Mia madre si chiama Marilyn Owen, 32 anni, maestra dell'asilo. 
Dopo aver passato un brutto periodo di droghe era sull'orlo di perdermi e così decise di insegnare l'educazioni ai bambini. 
Sono una ragazza un pò bassina, ma non troppo. Ho dei capelli lunghi marroni. Del mio corpo adoro solo i miei occhi color nocciola. Da molto tempo sto cercando una parte di esso vicino alla perfezione ma ancora non sono arrivata alle conclusioni della mia ricerca. 
Non sono mai stata fidanzata; odio il romanticismo. Non sto aspettando ''il principe azzurro'' ma solo un ragazzo carino che potrebbe riuscire a farmi prendere una cotta.
Ho rifiutato molti ragazzi, popolari e non popolari nella mia scuola. Nessuno mi attraeva davvero. Quindi vi starete chiedendo:''Se non ha mai avuto un fidanzato è ancora vergine?''.
No, non lo sono. Successe al campeggio organizzato da Lea. Venne anche il ragazzo che mi piaceva, non ebbi mai il coraggio di parlargli. Una sera Lea mi trascinò nel bosco, mi lasciò sola e dopo cinque minuti lo vidi. Incominciammo a parlare, a baciarci e alla fine la mia verginità si andò a farsi fottere. Come andò a finire? Il giorno dopo ritornò tutta alla normalità. Ritornammo dei semplici sconosciuti. 
1° Capitolo
Socchiusi gli occhi, al punto giusto da scorgere la posizione delle due lancette sul mio orologio: 07.45. 
Spalancai di botto gli occhi, mi alzai, presi i primi pantaloncini e la prima maglietta che mi capitarono sotto mano e mi precipitai in bagno saltellando qua e lá evitando i vestiti che avevo buttato a terra il giorno prima. 
Dopo avermi lavata e vestita scesi giù in cucina, presi un paio di biscotti al cioccolato, salutai mia madre e mi affrettai a raggiungere il marciapiede. Vidi già parcheggiata la decappottabile di Lea, con lei dentro intenta a sistemarsi il trucco. 
Una ragazza, il contrario di me, molto complicata. Amante dei tacchi, delle feste, dei ragazzi e dei soldi del padre. Era una delle ragazze più popolari della scuola, veniva invitata ad ogni festa. Fuori era una stronza totale, snob e viziata. Ma io ebbi la fortuna di conoscere la vera Lea Evans. Una ragazza emotiva, amante dei libri dei più grandi poeti italiani. Lei adorava l'italia e sapeva parlare perfettamente la lingua. 
Appena si sentì il rumore della portiera chiudersi la macchina si mise in moto. 
Honolulu era stupenda. Nei miei sedici anni di vita ancora non riuscii a trovare delle parole adatte per descrivere quel luogo. 
Dopo un paio di minuti arrivammo a scuola, parcheggiammo al primo posto libero che trovammo e scendemmo dal veicolo. 
Quando entrammo nei corridoi della scuola subito si incominciarono a sentire i soliti fischi dei ragazzi. Una volta arrivate vicino i nostri armadietti inizió la solita routine.
L:Neve, stasera c'è una festa in spiaggia. Vuoi venire?
B:Penso che mia madre mi ci manderà -mi morsi il labbro, avevo bisogno di relax e non ci contavo sul fatto che mia madre mi avrebbe detto 'sì'. 
L:Bene, ci vediamo. Sono in ritardo per la lezione perchè qualcuno ha fatto tardi stamattina.
Abbozzai un piccolo sorriso capendo che stava parlando di me.
B:Scusami. 
Mi stampò un bacio sulla guancia e si avviò verso la sua classe. 
Stavo per prendere gli ultimi libri nell'armadietto ma alcuni ragazzi me li fecero cadere.
?:Biancaneve perchè non ritorni a vivere con i tuoi nani?
Sbuffai, mi abbassai verso il pavimento e presi di nuovo i libri. 
Mi avviai verso la mia classe borbottando ''Ecco un altro merdoso giorno di scuola'' 

-Spero vi piaccia <3-

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Capitolo 2
*** Princess And Peter ***


2° Capitolo

Mi sedetti al solito banco unico. Presi il libro e il quaderno di chimica dalla cartella e aspettai l'entrata del professore. 
Quando non c'era un maggiorenne presente in aula succedeva di tutto e di più. C'era chi parlava a telefono, chi cantava, chi suonava strumenti o perfino chi era impegnato a baciarsi molto ''intensamente''.
Dopo un pò il signor.Mulder, l'olandese più bello che vidi in tutta la mia vita, entrò facendo creare un silenzio tombale nell'arco di pochi secondi.
Posò i registri sulla cattedra e sgridò un paio di ragazzi scoperti a pomiciare. Fece l'appello, si avvicinò alla lavagna e scrisse ''Necessità di una nomenclatura'' al centro ed inizió a spiegare.
Le prime tre ore passarono velocemente e poi finalmente arrivò l'ora di educazione fisica. Amavo farla. 
Entrai negli spogliatoi. Incontrai a Lea, come tutti i venerdì, lì. Mi incominciai a spogliare mettendomi un paio di pantalonicini più comodi e una maglietta più leggera. 
Mi sedetti sulla panchina in legno, mi stavo allacciando le scarpe quando la voce di Lea mi fece trasalire.
L:Stasera ci divertiremo da matti.
B:A che ora pensi di tornare a casa?
L:Domani mattina, credo.
Sorrise.
B:E i tuo padre te lo permette?
L:Ho detto che vengo a dormire da te.
B:Cosa? Non so nemmeno se mia mamma mi fa venire figuriamoci farmi ritirare il mattino seguente.
L:Ci parlerò io, sono brava a convincere le persone.
Mi fece l'occhiolino e si avviò verso l'uscita senza darmi il tempo di risponderle, sbuffai alzando gli occhi al cielo e velocemente mi alzai anche io, seguendola.
Incominciammo a correre sulla pista di atletica ed iniziò a raccontarmi dei vari libri che lesse in quella settimana. 
Dopo 400 metri di corsa ci fermammo perchè avevamo entrambe il fiatone. 
All'improvviso vedemmo uscire dalla porta degli spogliatoi femminili Jenna soprannominata da tutti e da se stessa: Princess. Firmava il suo soprannome con un cuoricino sulla i, probabilmente sprovvista dell'organo in questione.
La ragazza più popolare della scuola. Molti la amavano e molti, inclusa me, la odiavano. 
Se gli stavi antipatica potevi ritenerti morta, nessuno si metteva contro di lei. Quello che voleva se lo prendeva facilmente. Si avviò verso il campo di basketball dove salutò il suo quasi fidanzato: Peter. 
Odiavo con tutta me stessa quel ragazzo, si credeva un figo solo perchè aveva recitato in un film. Mi piaceva solo una cosa di lui: la sua voce. 
Lo sentii una volta, per caso, nella sala prove. 
Mi chiese svariate volte di andare a letto con lui ma declinai sempre il suo ''invito''. 
B:Odio quel ragazzo.
Lea era intenta a fare un pò di stretching quando voltò lo sguardo verso la coppia.
L:Perchè?
B:Non lo so, lo odio. Ti rendi conto che voleva portarmi a letto solo perchè trovava divertente il mio nome?!
Lea sbuffò silenziosamente.
L:Me lo hai detto un'infinità di volte. Io amo il tuo nome. 
B:Io no.
L:Ti rende unica, in verità lo sei sotto tutti gli aspetti.
Le sorrisi e poi, sfortunatamente, l'ora finì. 
L'ultima ora ebbi la mia materia preferita: arte. Sfortunatamente anche Peter seguiva quel corso. Ogni cosa bella ha il suo difetto.
Quando entrai lo notai subito e una smorfia di disprezzo mi uscii. 
Prof:Oggi lavorerete in coppie. 
Incominciò ad assegnare i partner. 
Prof:Signorina Owen sedetevi affianco ad Hernandez.
Sbuffai.
B:Sarà una luuunga ora -borbottai. 
Appoggiai la cartella vicino ad una delle gambe metalliche del banco. Presi un foglio e dei colori. 
B:Qual'è la traccia?
P:Me la dai?
Lo guardai infastidita. 
B:Alcune volte mi chiedo se sei caduto dalla culla da piccolo o sei scemo per conto tuo. 
P:Stavo scherzando -disse alzando le mani- Dobbiamo disegnare un paesaggio a nostra scelta. 
B:Fai schifo nel disegno. 
P:Grazie del complimento. -disse sorridendomi.
B:Io disegno, tu colori ok? 
Mi fece l'occhiolino, sbuffai di nuovo perchè odiavo ogni sua azione. Anche al pensiero che respirava la mia stessa aria mi faceva salire i nervi.
Presi la matita in mano e incominciai a disegnare un paesaggio sul mare. Avevo quasi finito, mi mancava di finire una barca quando sentii una mano fredda appoggiarsi sulle mie coscie. Rimasi ferma aspettando che la togliesse ma.. 
B:Togli quella fottuta mano dalla mia cazzo di coscia. 
Fece come gli dissi, ripresi a disegnare stringendo i denti. Sentii riderlo. 
B:Cazzo ridi?
P:Sei così bella quando ti arrabbi.
Posai la matita sul banco e gli passai i colori. 
B:Finiscila e colora. 
P:Subito Neve.
Appoggiai la testa sul banco, annegando nei miei pensieri ed aspettando che finisse l'ora. 
Sentii il suono flebile della campanella dopo circa trenta minuti, alzai lo sguardo notando il disegno finito. 
B:Bel lavoro.
P:Altrettanto. 
Portai il compito al prof, presi la mia cartella e mi avviai verso l'uscita. Vidi Lea vicino l'armadietto. 
L'aspettai e poi ci avviammo verso il parcheggio. 
Vidi Jenna e Peter parlare. Lui mi salutò ma io non ricambiai. 
P:Salutami brontolo.
Alzai il braccio e con lui anche il mio dito medio, mi sorrise facendomi sentire una strana sensazione nello stomaco.
 
Chiusi la portiera. 
L:Stasera alle otto.
B:Ok, ciao ciccia. 
L:Ciao Neve. 
Oltrepassai la soglia di casa, mangiai e mi rifugiai nella mia camera. 





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Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Peace and love <3
 

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Capitolo 3
*** La festa in spiaggia ***


3° Capitolo

All'improvviso mia madre entrò nella mia stanza mentre ascoltavo delle canzoni dal mio Mp3.
Mi tolsi entrambe le cuffiette, vidi posare delle magliette appena stirate sulla sedia affianco la porta. Sospirai, cercando di inventare velocemente una bugia abbastanza credibile per quella sera.
B:Mamma, stasera devo uscire.
M:Dove vai e con chi.
B:Con Lea, fanno una festa in spiaggia.
M:A che ora ritorni?
B:Ma come sei stressante, vuoi sapere proprio tutto.
Rimase muta con le braccia conserte e mi fece il solito sguardo che indicava ''Dimmelo altrimenti non vai da nessuna parte''
B:A m-mezzanotte, vado a dormire a casa di Lea -dissi velocemente.
M:Bene, domani ritorna prima di pranzo perchè usciamo a fare un pò di shopping.
Sorrisi, finalmente mamma mi avrebbe comprato le vans che tanto desideravo; sparì oltre la porta dopo avermi consegnato la paghetta settimanale. Velocemente presi il mio cellulare, composi il numero della mia migliore amica e poi premetti il tasto verde. 
L:Si?
B:Sono Neve.
L:Ciao amore, tua madre ti fa venire?
B:Ho detto che vengo a dormire da te.
L:Bugia perfetta. Vestiti con abiti femminili, mi raccomando.
B:Mi devo mettere il costume?
L:Certo, ora stacco stavo finendo di leggere un capitolo.
B:Ci sentiamo stasera. 
L:Ciao.
Mi distesi sul letto osservando il soffitto bianco, sbuffai di nuovo e decisi di rimanere lì.  
-19.30-
Mi svegliai di colpo e completamente, come se qualcuno mi avesse urlato in un orecchio. Ricordandomi della festa rivolsi un veloce guardo all'orologio. 
B:MERDA!MERDA!MERDA!
Lea odiava arrivare alle feste in ritardo quindi se non volevo ritrovarmi morta dovevo muovere il culo.
Presi da un cassetto un nuovo costume che mamma mi comprò la settimana scorsa, nero con i contorti argentati poi un vestitino stretto, corto e tinto del colore della notte con un paio di stivali. 
Mi avviai in bagno, mi misi un sottilissimo strato di trucco e mi attaccai i capelli in una coda di cavallo. Presi la borsa, ci misi un pò di soldi, un'asciugamano e una torcia. Rivolsi un ultimo sguardo all'orologio sul mio comodino prima di allontanarmi dalla mia camera.
Presi il cellulare in mano e notai una chiamata persa, salutai di corsa mia madre e raggiunsi la macchina di Lea dall'altra parte del marciapiede. 
L:Finalmente ce l'hai fatta.
B:Scusami, mi sono addormentata. 
L:Salta su.
Feci come mi disse, alzammo il volto al cielo e, nello stesso momento, urlammo brevi termini indecifrabili.
-20.45-
B:Madonna, quante persone che ci sono.
Sulla spiaggia, quella sera, c'erano davvero tantissime persone, quasi tutta la scuola e altre persone a me sconosciute. 
Al centro c'erano due-tre casse gigante e affianco il dj intento a cambiare un cd, vicino le macchine dei ''popolari'' c'erano i grossi barili di birra. 
Mi sentii un pesce fuor d'acqua fin da subito, poche volte mi capitava di partecipare a feste del genere; Lea mi diedi un pugno affettivo sulla spalla e mi prese la mano trascinandomi verso due ragazzi.
L:Buonasera, lei è la mia migliore amica: Biancaneve.
Un ragazzo mi salutò baciandomi la mano.
B:Ehm, piacere.
Sentii le mie guance farsi rosse.
L:Lui è Alan -indicando il ragazzo che mi salutò per prima.
L:E Damon.
Ci stringemmo, come tutte le persone fanno, la mano.
B:Lea mi ha raccontato molte cose su di te.
D:Spero che siano tutte cose carine.
B:Super carine.
Io e Lea ci scambiammo un piccolo sorriso.
A:Vi porto qualcosa da bere?
B:Vengo con te.
Ci avviammo verso i barili pieni di birra, così grandi capaci di durare tutta la sera. Presi quattro bicchieri e incominciai a riempirli.
A:Parlami di te.
B:Cosa dovrei dirti?
Mi mordicchiai il labbro inferiore.
A:Per iniziare, perchè ti chiami così?
B:Mia madre, lei è una ragazza madre. 
Feci una piccola pausa.
B:Era il suo cartone preferito.
A:Wow, ti rende unica il tuo nome secondo me.
I nostri sguardi si incrociarono e in quel momento notai la bellezza dei suoi occhi verdi. 
B:Ho f-finito, raggiungiamo gli altri.
Portammo due bicchieri ciascuno, stavamo quasi per raggiungere la ''coppia'' quando un ragazzo mi venne addosso.
?:Scusam..oh Neve.
Mi guardai la macchia sul vestitino, dopo pochi secondi alzai lo sguardo guardando l'individuo davanti a me con disprezzo.
B:Che stronzo, ora come faccio?!
Peter si guardò intorno, mordendosi il labbro superiore.
P:Togliti il vestitino.
Lo spintonai, facendolo quasi cadere a terra. 
P:La bimba è arrabbiata.
Mi ero scocciata del suo comportamento, stavo per scoppiare, sentivo l'odio percorrermi tutto il corpo.
Presi i bicchieri che stava mantenendo Alan e versai la birra sui capelli di Peter.
P:Come ti sei permessa?
B:Mi sono permessa e come almeno così finisci di rompermi.
Presi per mano ad Alan e lo portai in un luogo più isolato.
A:Perchè siamo qui?
B:Non farti strane idee, devo solo cambiarmi. Girati.
Quando fece come gli dissi mi tolsi il vestitino e dopo averlo piegato lo posai nella borsa.
B:Merda mi sono dimenticata la cambiata.
Vidi Alan girarsi, fischiò facendomi avvampare le guance. 
B:AAh, girati. Ho vergogna.
Alan, mi venne vicino. Posò le sue mani sui miei fianchi. Mi baciò e, come succedeva sempre, non sentii un gran che.
Fece scivolare le sue mani fino al pezzo di sopra del costume e mi accorsi che me lo stava sfilando.
Mi allontanai guardandomi velocemente attorno vedendo se c'era qualcuno ma maledii me stessa di essermi allontanata troppo dal luogo della festa. C'eravamo solo io e lui, per mia sfortuna. Lo guardai per una frazione di secondo e dalla sua espressione capii che non aveva buone intenzioni.
B:Ehm, non voglio farlo.
Mi venne di nuovo vicino, forzandomi a stare tra le sue braccia.
A:Shh, sarà una cosa veloce.
B:Lasciami.
Ebbi un tuffo al cuore, per un folle momento mi immaginai in lacrime per terra, tra le foglie del bosco implorandolo di non andare oltre. Scossi il capo ritornando alla realtà, il mio istinto mi disse di tirargli un ginocchiata nell'inguine e così feci, fortunatamente si piegò leggermente in avanti allentando la presa. 
Corsi verso il bosco, dopo la festa in spiaggia tutti quelli che frequentavano la mia scuola avrebbero passato la notte là quindi avevo intenzione di raggiungerla e di trovare qualcosa da mettermi.  
Vidi, tra gli alberi, delle luci accese. Accelerai a correre, non sapevo se mi stesse rincorrendo o se fosse rimasto in spiaggia. Scossi la testa, non volevo saperlo. Avevo paura di girarmi e di scoprirlo.
Arrivai davanti la porta tanto attesa, oltrepassai frettolosamente la soglia. 
Mi sedetti sul divano presente nella sala da pranzo, mi strinsi la testa fra le mani e abbassai il volto fissando le mie ginocchia nude.
Incominciai a respirare profondamente provando a buttare fuori la paura.
?:Che ci fai qua?


 -Spero vi piaccia, fatemi sapre cosa ne pensate attraverso una recensione. Love y'all.  

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Capitolo 4
*** Era solo una scomessa ***


4° Capitolo

Alzai la testa di scatto focalizzando la persona di fronte a me. 
B:Il mio vestitino puzza di birra a causa di una persona maldestra. Tu cosa ci fai qui?
Incrociai le braccia alzando il sopracciglio destro.
P:I miei capelli puzzano di birra. Sei un idiota, non sai quanto ci vuole per aggiustarli.
Mi alzai, avvicinandomi a lui; gli passai velocemente le mani fra i suoi ricci. 
B:Una lavatina e ritorneranno come prima. 
Mi allontanai, guardando in giro in cerca di un armadio.
P:Andiamo a cercare un vestitino.
Mi porse la mano, la fissai per qualche secondo.
B:Un ragazzo mi ha appena provato a violentare, di te non mi fido.
P:Davvero?
B:Sì.
P:Dimmi chi è e gli spacco la faccia.
Mi uscii una smorfia e mi avviai verso la rampa di scale che conducevano al piano superiore.
B:Da quando in quando ti preoccupi per me?
Incominciai a salire le scale ignorando la risposta di Peter. Raggiunsi una camera e notai un armadio; trovai al suo intero un maglia lunga. ''Devo farmela bastare'' pensai.
Scesi di nuovo nel salone e lo vidi mangiare qualcosa. Raggiunsi la porta e poggiai la mano sul pomello in ottone.
B:Tu non vieni?
P:No, rimani anche tu dai.
B:Non mi piace la tua compagnia, ti ho sempre odiato e poi Jenna non si potrebbe arrabbiare?
P:Jenna? Pss, lei è solo una mia amica. Crede che stiamo insieme ma per me non è così.
''Neve non accettare, non ti far ingannare dai suoi occhi'' ripetei più volte in mente.
Sospirai, togliendo la mano dal pomello.
B:Ok.
Mi andai a sedere anche io a tavola, presi un pezzo di prosciutto e lo misi in bocca.
B:Gli altri quando dovrebbero venire?
P:Tra un bel pò.
Si alzò, buttò il piatto di plastica ormai vuoto e poi mi porse nuovamente la mano.
B:Dove dovremmo andare stavolta?
P:C'è la piscina qua fuori, vieni.
Questa volta non declinai l'invito.
B:Sei più simpatico quando non ci sono i tuoi amici.
Mi rivolse uno sguardo timido e poi abbassò la testa. 
Arrivammo dall'altra parte della casa e aprimmo la porta sul retro. Vidi una piscina non molto grande, si vedeva il mega disegno in fondo. L'acqua era illuminata da piccole lucette risposte ai lati della piscina.
Peter incominciò a togliersi la maglia e involontariamente rimasi a guardarlo con la bocva socchiusa. Quando si accorse che lo stavo fissando curvò la testa e mi guardò con aria confusa. 
P:Spogliati anche tu, non vorrai bagnare anche questo indumento?
Ritornai alla realtà, mi sfilai velocemente la maglia rimanendo di nuovo in costume. Incominciai a sfregarmi le mani nel tentativo di procurarmi del calore. 
Peter mi prese la mano e, stranamente, quando la mia pelle entrò in contatto con la sua un brivido mi percorse velocemente il corpo.
P:Pronta?
B:Certo.
Mi strinsi con l'indice e il medio le narici del naso e buum, mi ritrovai sotto quell'acqua gelida. Ritornai velocemente a galla e senza accorgermene incominciai a tremare. Peter si avvicinò e mi strinse tra le sue braccia fino a farmi perdere il fiato.
Mi prese il volto tra le sue mani e in quel momento non seppi se rifiutare o no. La mattina stessa odiavo con tutta me stessa quel ragazzo e ora stavo sul punto di baciarlo. Ebbi un gran casino in testa così mi lasciai andare. Le nostre labbra erano sempre più vicine, le distanze si accorciarono sempre di più, fino a quando non si toccarono. I nostri occhi si chiusero e il mio battito cardiaco accelerò. 
B:Peter..
Cercai di allontanarmi, ma ad ogni mio movimento lui si avvicinava sempre più.
Ci staccammo dolcemente e si leccò le labbra.
Uscimmo dalla piscina e subito dopo che il mio corpo non fu più a contatto con l'acqua mi prese in braccio. Ero agitata, non sapevo se ero pronta ad andare oltre con lui. 
Quando raggiungemmo la prima camera mi buttò sul letto, si distese su di me e continuò a baciarmi. 
Mi fermai e lui d'istinto sollevò il viso e cominciò a fissar aspettando delle spiegazioni, aprii un paio di volta la bocca per dire qualcosa ma la richiusi subito dopo.
P:Cosa c'è?
B:Non so se sia la cosa giusta.
P:Sai, ho sempre avuto una cotta per te.
Sorrisi timidamente, le mie guance si fecero rosse.
B:D-Davvero?
P:Sì.
Ci girammo, ritrovandomi sopra di lui.
Mi sfilò entrambi le parti del costume, dolcemente gli tolsi anche il suo.
Quando terminammo mi sussurrò un piccolo ''Ti amo''. 
 
Mi svegliai di botto la mattina dopo, vidi tutti gli amici di Peter nella stanza a fissarci compresa ''Princess'' e Lea.
Mi coprii velocemente con le lenzuola provando a capire cosa stava succedendo. 
Peter si alzò, incominciò a schiacciare il cinque a tutti i suoi amici lì presenti.
Lea mi passò velocemente il costume ancora bagnato.
B:Cosa sta succedendo?
Jenna mi guardò e mi sorrise, ero confusa e con il cuore in gola. 
J:Bruno ha vinto una scommessa, doveva riuscire a portarti a letto. Ci è riuscito facilmente a quanto vedo.
Ebbi all'improvviso una stretta al cuore che stringeva di più ogni secondo che rimanevo a fissarli, in silenzio, non riuscivo a muovere un muscolo e i miei neuroni appena svegli stavano provando ad elaborare l'intera situazione. Vidi Jenna passargli un gruzzoletto di soldi. 
J:Non ti facevo così sciocca. 

-Spero che vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione, grazie a tutti quelli che la leggono <3- 

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Capitolo 5
*** Stay Strong ***


5° Capitolo

Sentii i miei occhi farsi gonfi e sentii scoppiare bombe nel mio stomaco. 
''Non piangere qui, non davanti a loro'' sussurrai e me stessa.
Lea mi guardò e, conoscendomi da moltissimi anni, capì subito cosa stava accadendo al mio interno, quando riuscii a mettermi il costume Lea mi prese la mano e mi portò fuori da quella casa. Quando raggiungemmo la spiaggia incominciai a piangere. Mi strinse a lei, dandomi lievi pacche sulla spalla. 
L:Shh, non fare così. 
B:La cosa che mi fa più arrabbiare è che mi sono presa una cotta per lui.
L:Succede di provare sentimenti per le persone sbagliate.
B:Probabilmente mi innamorerò sempre di qualcuno che non ricambierà. Perché?
L:Succede e basta. Troverai, prima o poi, quello giusto.
Pian piano le lacrime incominciarono a diminuire. Mi prese il viso fra le sue mani, sorridendomi. 
L:Tua mamma ha detto che ti portava a fare shopping, vengo anche io. Ci divertiamo un pò.
Annuii debolmente, avevo voglia solo di rimanere a letto a piangermi addosso, far scivolare tutta la mia rabbia lungo le mie guance sotto forma di lacrime. 
 
Raggiungemmo casa, mi andai a cambiare mentre Lea mi stava aspettando nella sala da pranzo. Senza farmi vedere da mamma mi truccai più del solito per coprire gli occhi rossi. Quando scesi la vidi chiacchierare allegramente con Lea. 
M:Amore, buongiorno.
Mi venne vicino e mi stampò un bacio sulla guancia.
M:Tutto bene la serata in spiaggia?
B:S-Sì.
Mi guardò dritta negli occhi in silenzio e dall'espressione che fece sembrò di aver capito cosa fosse successo.
M:Sembra che hai pianto, sicura di stare bene?
Finsi un sorriso, ero abbastanza brava in questo.
B:Certo, vatti a vestire. Con noi viene anche Lea. 
M:Datemi cinque minuti.
 
Ci fermammo davanti un negozio, alzai lo sguardo leggendo l'insegna: ''Vans off the wall''
M:Oggi ti compro quel paio di scarpe che tanto volevi, ok? Almeno così non mi farai più il broncio. 
B:Si chiamano Vans, non sono delle semplici scarpe.
Entrammo, l'aria fredda che usciva dai condizionatori ci invase appena varcammo la soglia. 
Già sapevo dove stavano perciò le raggiunsi velocemente. Le presi in mano e controllai se erano un 38. 
All'improvviso mi comparii un ragazzo dietro, quando parlò sobbalzai.
?:Buongiorno, posso esserti utile?
Mi girai, notando il suo bellissimo sorriso.
B:S-Sì, mi serve un trentotto di questo modello.
Analizzò a fondo la scarpa che avevo in mano e poi mi fece un occhiolino.
?:Subito.
Mi sedetti sulla poltroncina al centro del negozio aspettandole. Lea si sedette affianco a me, incominciò a guardare anche lei la scarpa che avevo in mano.
L:Sono davvero carine.
B:Carine? Sono bellissime. 
L:Sai che non mi piacciono, io amo le nike. 
B:Tu sei fissata.
L:Anche tu.
Scoppiammo in una breve risatina che fu interrotta dall'avvicinarsi del commesso dal sorriso stupendo. Mi porse uno scatolo nero, lo aprii e ci trovai la mia ordinazione.
Dopo averle provate andai alla cassa e mamma pagò. Quando uscimmo dal negozio l'abbracciai. 
B:Graaazie, ti voglio tanto bene.
M:Si, me lo dici solo quando vuoi tu.
Guardò l'orario sul suo cellulare.
M:Devo andare a un riunione di lavoro, rimanete un altro pò in giro?
L:Non si preoccupi, l'accompagno io dopo.
M:Dammi del tu, così mi fai sentire troppo vecchia.
Lea abbozzò un piccolo sorriso.
L:Ok Marilyn.
Mia madre  ci salutò ad entrambe e poi scomparì dietro l'angolo, la scuola dove lavorava non era molto lontana.
L:Che facciamo?
B:Andiamo a prendere un cono gelato, fa troppo caldo.
Alzai lo sguardo al cielo, i raggi del sole mi fecero socchiudere gli occhi. Allungammo il passo e dopo un pò arrivammo in un parco dove, lì vicino, c'era la mia gelateria preferita. Entrammo, andammo prima alla cassa per fare lo scontrino e poi raggiungemmo il bancone. 
 
Ci sedemmo su una panchina, notai che il mio gelato al cioccolato si stava sciogliendo così mi detti una mossa a leccarlo togliendo tutte le goccioline che stavano per sporcarmi le dita.  
L:Tutto bene?
B:Sì, ormai sono abituata.
L:Non dovevi fidarti, sai come sono quelli come lui.
B:Lo so ma aveva un non so che di speciale. 
All'improvviso sentimmo un gruppo di ragazzi gridare il mio nome. Io e Lea ci girammo contemporaneamente.
Mi alzai, provandoli ad ignorare. 
B:Voglio ritornare a casa. 
Buttai il gelato ancor non finito nel cestino, ci dirigemmo verso l'uscita del parco quando un ragazzo mi bloccò.
P:Divertita ieri?
Gli tarai uno schiaffo fortissimo, mi lasciò e incominciò ad accarezzarsi la guancia con quel sorrisino del cazzo.
P:Meni proprio come un maschiaccio.
Lo feci spostare e finalmente riuscii ad uscire dal parco. Sembrò di rivivere la stessa esperienza al campeggio organizzato da Lea ma questa volta fu più doloroso. 
 
Quando arrivai a casa, sbattei con forza la porta della mia cameretta. Ne avevo abbastanza.  Ne avevo abbastanza del mio nome, ne avevo abbastanza dei ragazzi che se ne approfittavano di me. Ogni giorno mi auto-convincevo che potevo ignorarli, mi auto-convincevo di essere forte. Ma in quel momento mi sentii scoppiar dentro. 
Aprii le finestre, illuminando di colpo l'intera camera. 
Mi sedetti sulla ringhiera del balcone osservando l'intero isolato. Le lacrime incominciarono a rigarmi il volto.
'Alcune volte essere un adolescente ti fa venir voglia di morire.'

-Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Grazie a tutti <3- 

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Capitolo 6
*** Neve's party ***


6° Capitolo

Sentivo il vento attraversarmi i capelli e le lacrime bagnarmi la pelle. 
Volevo farla finita. 
Mi spostai verso il vuoto, bastava solo un altro piccolo movimento e io sarei morta, bastava così poco.  
Mi girai e, dando le spalle al vuoto, con un saltello toccai il pavimento del mio balcone. 
Jenna e Peter dovevano pagarla. Tutti i ragazzi della scuola ne avevano abbastanza di loro.
 
Entrai nei corridoi della scuola, sentivo gli sguardi delle persone su di me e questo mi rese nervosa. Velocemente raggiunsi il mio armadietto, quando presi tutto lo chiusi. Vidi la faccia di Jenna, attaccò un volantino su di esso. 
Lo guardai ''MEGA PARTY A CASA DI PRINCESS'' 
J:Sappi che non sei invitata al mio compleanno.
B:Preferisco uscire con un cavallo che ha l'HIV che venirci. 
Rimase a bocca aperta, nessuno mai gli aveva risposto così.
Andai in classe, l'ora di letteratura mi avrebbe fatto rilassare un pò i neuroni, tanto in quella materia non ci capivo nemmeno una virgola. Dopo due ore di italiano e una di matematica riuscii ad incontrare Lea a mensa. 
Dopo aver preso qualcosa da magiare ci sedemmo al solito tavolo. 
B:E' guerra conto Jenna. 
L:Lei che ti ha fatto? E' stato Peter.
B:Lui e tutti i suoi ''amici'' sono i suoi burattini.
L:Che hai intenzione di fare?
B:Domani darà una festa.
Lea si guardò intorno, controllando se qualcuno stesse ascoltando. Dopo circa due secondi avvicinò il suo volto al mio. 
L:Non puoi farlo -mormoró
B:Oh, certo che posso.
-IL GIORNO DOPO-
I volantini che annunciavano un party a casa mia finirono velocemente, mia madre quella mattina mi disse che non sarebbe ritornata prima della sera seguente quindi approfittai di organizzarla a casa mia. 
I ragazzi preferivano mangiare pizza e ballare anzichè mangiare sushi e sentire Jenna parlare di sè.  
-20.00-
Lea incominciò a frugare nel mio armadio in cerca di un vestitino carino, dopo un pò ne tiro uno fuori. Lo guardai da cima a fondo, scrutandone ogni centimetro.  
B:Ma da dove è uscito?
L:Non lo so, credo sia di tua madre. Provalo.
Era un vestitino corto, con lo scollo dietro la schiena a U e tinto di un grigio chiaro. Odiavo mettere vestitini del genere ma decisi che per quella sera avrei indossato quello. 
-21.00-
-PARTE PETER-
Raggiunsi la casa di Jenna, stranamente non sentii la musica fin da fuori. Entrai, la vidi mentre era intenta a spaccare tutti i piatti presenti nella cucina. 
J:E' una stronza. 
La fermai, togliendoci il piatto che stava per lanciare contro il muro. 
P:Perchè non c'è nessuno?
J:Biancaneve Owen ha organizzato una festa nello stesso giorno in cui l'ho organizzata io.
P:E' una con le palle quella.
Mi tirò un debole pugno sul petto. 
J:Andiamo a rovinare la sua festa.
P:Non è colpa sua se preferiscono lei a te.
Mi maledii, mordendomi la lingua. Jenna si girò verso di me, aveva la faccia rossa e arricciò il muso: stava per scoppiare. Indietreggiai lentamente terrorizzato da cosa sarebbe accaduto a momenti. 
J:IO SONO PRINCESS, TUTTI MI AMANO!
Corse fuori casa mettendosi nella sua macchina e partire a tutta velocità.
-PARTE NEVE-
La festa era fantastica, tutti quanti si stavano divertendo. Lea mi prese per mano e ci demmo alle danze. All'improvviso la musica cessò e incominciò un gran chiasso fra quelli presenti. 
Vidi Jenna salire sul divano e urlare qualcosa a squarciagola diretto a me.
J:Sei una troia.
B:Ti brucia eh.
Rimase impalata a guardarmi, strinse i pugni e subito dopo scese dal divano e mi venne vicino.
J:Forse a quella che brucia se tu, non riesci a mandare giù che Peter ti abbia preso solo in giro. 
B:Invece guarda: me la sto spassando alla grande, di quello non mi importa niente. Ora vattene dalla mia festa, mi dispiace dirtelo ma non sei stata invitata -dissi provando a imitare la sua voce.
All'improvviso sentii le persone urlare il mio nome. Finalmente qualcuno aveva avuto il coraggio di mettersi contro di lei non preoccupandosi delle conseguenze. 
Jenna si guardò intorno e, arrendendosi, scappò verso la porta.
Lea si avvicinò allo stereo e rimise di nuovo la spina. Alzai in aria il bicchiere pieno di birra e urlai: Che la festa continui!
-IL GIORNO DOPO-
Quando entrai a scuola tutto era tornato alla normalità, vidi Jenna passarmi davanti a testa alta. Non era servito a niente ma mi era bastato averla resa ridicola davanti a tutti. 
Mi trattenni più tempo nei corridoi insieme a Lea e arrivai al corso di arte in ritardo. 
Quando oltrepassai la soglia sussurrai un piccolo ''Merda''. Solo un posto era libero, quello vicino a Peter.
Mi sedetti provandolo ad evitare.
P:Scusami per l'altra volta, sono stato uno stupido ad accettare la scommessa.
Mi girai verso di lui, i nostri occhi si incrociarono provocandomi un lieve mal di pancia.
B:Va bene. 
Sorrisi.
B:Incominciamo a disegnare su.
Non sapevo il perchè di averlo fatto, sotto sotto mi piaceva e dovevo accettarlo. 
Dopo che Lea mi accompagnò a casa dovetti darmi una mossa a riordinare l'intera casa. Ci volle un pò ma finii prima dell'arrivo della padrona di casa. 
La settimana passò velocemente, finalmente arrivò sabato. Quel giorno io e Lea saremmo dovute partire per Los Angeles, suo padre ci regalò quel viaggio di cinque giorni.
Los Angeles, senza genitori, tantissimi soldi a disposizione erano cose che combaciavano perfettamente insieme. 
Le valigie vicino la mia porta erano già pronte da un pezzo. Velocemente mia madre mi accompagnò in aeroporto e dopo circa dieci minuti passati a sentire le sue raccomandazioni sentii la voce di Lea chiamarmi, mi annunciò che l'aereo stava per partire.
Frettolosamente salutai mia madre con un semplice bacio sulla guancia e ci dirigemmo verso l'entrata del ''mostro volante''.
Ci sedemmo ai posti assegnati, viaggiavamo in prima classe. 
Tutto perfetto.
Tranne per un particolare...

-Buondì gente, spero tanto che questo capitolo vi sia piaciuto; fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione <3- 
 

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Capitolo 7
*** Los Angeles ***


7° Capitolo 



Dopo circa due ore scorsi, tra le tante persone sedute sulle solite poltroncine grigie degli aerei, dei ricci familiari, mi girai di scatto verso Lea che aveva il posto vicino al finestrino.
B:Oddio ma perchè a me? -dissi mordendomi varie volte l'interno della guancia.
L:Cos'è successo?
B:C'è anche Peter su questo aereo. 
L:Lo odi ancora così tanto?
B:Com'è possibile che voglio prenderlo a pugni in faccia e scoparlo allo stesso tempo?
Lea rise silenziosamente e senza spicciare parola ritornò ad osservare le nuvole sospese nell'aria.
Rimasi immobile sulla poltroncina, rimasi a guardarlo sperando che per l'intero viaggio non gli sarebbe venuta l'idea di girarsi. Non potevo avere una cotta per Peter Gene Hernandez, non potevo. 
All'improvviso si girò distrattamente verso di me e poi ritornò a parlare con il suo amico, non riuscii a vedere la sua faccia di quest'ultimo. Volevo godermi quei cinque giorni senza vedere qualcuno di familiare così mi coprii mezza faccia con la maglia. Sfortunatamente si rigirò nuovamente verso di me.
P:Ma guarda chi c'è. 
Anche il ragazzo affianco a lui si affacciò, era Carl, uno dei suoi migliori amici. Un ragazzo molto più alto di Peter, carnagione chiarissima, capelli neri come il carbone e degli occhi azzurri. Non era un gran che, ma molte ragazze cadevano ai suoi piedi. 
Chiese qualcosa ad un hostess, quando lei si allontanò Peter mi venne vicino. Il cuore incominciò a battermi velocemente e sentivo le mie mani sudate. Mi mordicchiai il labbro quando mi salutò, quel ragazzo mi stava facendo impazzire. Altro che farfalle, io avevo tutto lo zoo nello stomaco quando Peter sorrideva. 
Ci salutò ad entrambe e poi mi rivolse un sorriso malizioso. 
P:Mica mi stai seguendo?
B:Io, pff. 
P:Il motivo del vostro viaggio?
L:Mio padre ce l'ha regalato. E tu?
P:I genitori di Carl sono divorziati e andiamo a trovare la madre. 
L:Ah bene, ci vedremo in giro allora. 
Si avvicinò l'hostess di prima dicendo che Peter si doveva sedere perchè dovevamo, finalmente, atterrare. 
Mi diede un timido bacio sulla guancia, salutò Lea con un sorriso e poi si andò a sedere.
Mi toccai la guancia che si era fatta calda. Lea mi diede una pacca sulla spalla, ridendo. 
L:Sei innamorata e lui ti sta provocando.
B:Non è vero. Ho solo una cotta che sparirà tra un paio di giorni.
Si sentii una voce meccanica all'interno dell'aereo; ci disse di metterci le cinture, di spegnere gli oggetti elettronici e che stavamo per toccare il suolo. 
Strinsi la mano a Lea. 
-ALL'USCITA DELL'AEROPORTO-
Finalmente uscimmo, non potevo crederci: stavo a Los Angeles.
Vidi Peter e Carl dividersi una sigaretta così ci avvicinammo a loro.
B:Ora fumi anche?
P:Ti da fastidio baby?
B:Beh, no. E solo non ti avevo mai visto fumare. 
Era terribilmente sexy, ogni suo movimento lo era. Come inalava il fumo, come toccava la sigaretta per far cadere la cenere, come la passava a Carl.
I miei pensieri furono interrotti dallo schioccare delle dita di Lea, con il capo indicò il taxi fermo che ci stava aspettando. 
Li salutammo ad entrambi e poi, tramite taxi, arrivammo al nostro Hotel. Un Hotel a quattro stelle. 
Honolulu era molto diversa da Los Angeles. Lì tutti andavano di fretta, faceva freddo e non avevo mai visto così tanti grattaceli in una sola volta. 
Quando posammo le valigie in camera decidemmo di farci un giro. Scendemmo in strada e incominciammo a camminare senza una meta precisa. Grazie all'aiuto della cartina geografica visitammo tantissime attrazioni e la mia preferita fu Hollywood. 
Ormai il sole era sparito oltre le nuvole cedendo il suo posto alla luna così decidemmo di ritornare in Hotel, avevamo bisogno di dormire.
 
B:Pronto?
P:Ciao Neve, sono Peter mi chiedevo se tu e la tua amica volevate venire ad una festa.
Mi girai verso Lea, le ripetei cosa mi disse Peter in attesa di una risposta.
B:Sì, veniamo.
P:Bene, ditemi il nome del vostro Hotel. 
B:Alloggiamo al Sofitel Los Angeles a Beverly Hills. 
P:Cinque giorni di lusso allora. 
B:Ce li siamo meritata -dissi un pó fredda
P:Certo, come vuoi tu. Alle dieci ti veniamo a prendere, vestiti sexy. 
B:Me la devo spassare no?
Così la chiamata terminò. 
-21.55-
Ci arrivò una chiamata dal telefono dell'Hotel dalla reception. Ci annunciò che due ragazzi di nome Peter e Carl ci stavano aspettando nell'atrio. 
Velocemente posai la cornetta, mi guardai allo specchio. Il vestitino che mi aveva prestato Lea era stupendo. Era tinto di un verde bambù ed era stretto sotto al seno. 
I miei capelli castani erano raccolti in una treccia e i miei occhi erano stati messi in risalto da una matita dello stesso colore del vestitino. 
Quando scendemmo vidi che Peter mi stava guardando in un modo strano e io feci lo stesso, notando qualcosa di strano in lui. Mi avvicinai e gli passai la mano fra i suoi capelli.
B:Ti sei tagliato i capelli eh?!
P:Indovinato, ti piacciono?
B:Tantissimo.
L:Andiamo, su -Incalzò.
Dopo circa trenta minuti trascorsi in macchina a chiacchierare arrivammo al luogo della festa.

-SPERO VI SIA PIACIUTO, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE ATTRAVERSO UNA RECENSIONE. GRAZIE A TUTTI QUELLI CHE LA LEGGONO, IL PRIMO CAPITOLO HA SUPERATO LE 100 VISUALIZZAZIONI E NON RIESCO A CREDERCI, GRAZIE ANCORA <3

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Capitolo 8
*** I like you, a lot. ***


8° Capitolo

Finalemte arrivammo a destinazione. 
Dalla parte anteriore della casa non c'era anima viva cosí mi guardai in giro confusa. 
B:Scusatemi, ma la festa? Si sente solo della musica.
Carl e Peter si guardarono negli occhi e si sorrisero nello stesso momento continuando a camminare; dopo un paio di secondi raggiungemmo la parte posteriore della casa.
B:Oh mio dio, qui le persone si divertano alla grande.
C:Cosa vi avevo detto? Non avevo mai visto una cosa del genere. 
Era una villa abbastanza grande con una piscina enorme, forse un pò troppo ingombrante; davanti la porta per entrare in casa c'era il dj, i barili di birra erano posizionati alla rinfusa nel giardino e su altri tavolini c'erano vari tipi di alcool. Mi avvicinai alla piscina e notai la presenza di un cartello.
''Regola n.1: Togliersi una parte del costume prima di entrare'' Arricciai il muso e mi allontanai dal bordo avvicinandomi a Lea. 
Incominciai a bere e a ballare insieme a lei. 
All'improvviso vennero due ragazzi: uno con una mazza di baseball in mano e uno con una pignatta a forma di mulo tinto dai colori dell'arcobaleno. 
Mi avvicinai all'orecchio di Lea e mormorai: Ora vogliono darci delle caramelle?
Il ragazzo tirò la pignatta verso l'altro, la colpì al volo e si ruppe. All'improvviso tante pasticche piccoline bianche volarono in aria e tantissimi ragazzi si avvicinarono per prenderle. 
Vidi Lea avvicinarsi, la fermai afferrandola per il vestitino.
B:Non credi sia troppo?
L:Neve, divertiti un pò. Dopo si ritornerà alla vita comune, queste tipo di feste non le trovi alle Hawaii, lasciati andare. 
Mi prese per mano e mi portò al centro della folla, fortunatamente o sfortunatamente, riuscí ad afferrare un paio di pillole di ecstasy.
Quando vedemmo Carl e Peter li raggiungemmo. 
C:Al mio tre le mettiamo in bocca ok?
Tutti e tre annuimmo nello stesso momento.
C:1..
Guardai la pillola nella mia mano, così piccola ma con grandi poteri. 
C:2..
La spezzai a metà, l'altra parte la buttai per terra. 
C:E 3!
La posai sulla lingua ed ebbi qualche difficoltà nel mandarla giù; dopo di che ritornammo a ballare.
All'improvviso mi sentii strana, non riuscivo a capire più niente. Vedevo le stelle cadere una dietro l'altra e sentivo una gran calma percorrermi il corpo. 
Notai un orologio sul polso di Peter così gli chiesi l'orario, mi ignorò e continuò a ballare. Gli tirai la manica della camicia e mi guardò, mi prese il viso dolcemente e mi baciò inaspettatamente. Mi allontanai subito, sbuffando. 
Mi andai a sedere sul bordo della piscina, incominciai a fissare le ragazze mezze nude nuotare nella piscina, girai il capo con fare confuso quando vidi anche un coniglio gigante stare in mezzo a quelle. 
All'improvviso Lea si sedette affianco a me prendendomi la mano. Era pallidissima e aveva gli occhi rossi, incominciò a cantare una canzone dalle parole incomprensibili muovendo la testa a destra e a sinistra a mò di Stevie Wonder. Mi guardai le cosce ricoperte da qualche gocciolina d'acqua, pensando ad una cosa sola: Peter
Anche Carl si sedette e indicò con lo sguardo il cartello.
B:Ohohoh, non ci pensare nemmeno. Non ho portato nemmeno il costume.
Rivolsi lo sguardo verso Lea, aspettai che dicesse qualcosa ma si limitò a mordersi il labbro inferiore. Guardò anche lei il cartello e velocemente si tolse il vestitino. Si slacciò il reggiseno e si buttò in piscina.
Carl fischiò seguito da un suo breve applauso. 
Mi alzai e sentii qualcuno a qualche centimetro dietro di me. Mi abbracciò e sentii il suo respiro sul mio collo. Mi venne una stretta al cuore quando realizzai che era Peter.  
P:Credo che non avresti mai il coraggio di farlo -mi sussurrò. 
Mi girai e ci ritrovammo faccia a faccia.
Mi sfilai il vestitino e lo posai a terra accompagnato dal mio reggiseno; rivelandogli il mio petto. Si mordicchiò il labbro osservandomi da cima a fondo.
Mi girai e mi buttai in acqua con un tuffo a pesce raggiungendo Lea in acqua. Incominciammo a nuotare verso la folla di ragazze, presi un bel respiro e raggiunsi il fondo. 
Chiusi gli occhi, sentivo l'acqua accarezzarmi la pelle, la temperatura bassa farmi venire la pelle d'oca. 
Inaspettatamente delle labbra si posarono sulle mie, spalancai di botto gli occhi e vidi di nuovo il suo viso. Lo abbracciai, incrociando le gambe dietro la sua schiena.
A corto di fiato ritornammo a galla, guardandoci negli occhi.
''Neve, non ricascarci, sii forte'' pensai.
Senza emettere parola uscii dall'acqua indossando nuovamente il mio vestitino che al contatto con la mia pelle si bagnò formando delle macchie. 
Chiamai Lea e le annunciai che era il momento giusto per andarsene.
Fermammo un taxi, prima di entrare in quella macchina gialla qualcuno mi prese il braccio, mi girai e vidi Peter con gli occhi lucidi, forse per l'effetto della pillola.
P:Dove vai?
B:A casa, non vi ho chiamato perchè pensavo che volevate stare più tempo.
P:Devo dirti una cosa e forse me ne pentirò.
B:Fai presto.
Tossì un paio di volte, mi guardò fisso negli occhi facendomi accelerare il battito cardiaco.
P:Mi sto innamorando di te

-SPERO VI SIA PIACIUTO, FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE ATTRAVERSO UNA RECENSIONE. GRAZIE A TUTTI <3-

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Capitolo 9
*** Try,try,try. ***


9° Capitolo



Con un movimento veloce liberai il mio braccio dalla stretta di Peter. Ci guardammo pochi secondi negli occhi in completo silenzio rotto dal rumore della macchina in funzione. 
Senza emettere verso mi misi in macchina e chiusi la portiera. Peter rimase sul marciapiede impassibile, lo guardai fino a quando il taxi non girò l'angolo. 
Sospirai posizionando la testa di Lea sulle mie gambe, incominciai ad accarezzarle i capelli osservando i quartieri di Los Angeles dormire.  
Dopo un bel pò arrivammo a Beverly Hills e dopo circa cinque minuti al nostro Hotel. Mi girava la testa e non vedevo l'ora di mettermi sul letto. 
Dopo aver pagato il tassista presi sotto braccio a Lea e la trascinai fino alla nostra stanza. Una volta passata la soglia le tolsi le scarpe e la misi a letto. 
B:Peter -Sussurrai sedendomi sul divano nel salone.
Bevvi velocemente dell'acqua mischiata con una pillola di aspirina. Velocemente pensai ai nostri baci, furono solo e semplicemente accostamento di labbra ma quando avvenne il mio cuore mi batteva come se volesse aprirsi un varco nel petto e fuggire via. 
Il mio cuore diceva di fidarmi e il cervello il contrario. Mi strinsi la testa fra le mani avendo una gran confusione. Mi alzai lentamente e mi andai a mettere a letto. 
 
?:Puttanella, svegliatii.
Sentii qualcuno strattonarmi, sbarrai di colpo gli occhi focalizzando l'essere vivente di fronte la mia faccia.
B:Buongiorno Lea. 
L:Oggi, Neve, andiamo a fare shopping. Mi sento frizzante.
B:Lo sei sempre, dammi cinque minuti. Ho un mal di testa terribile, che ore sono?
L:Le dieci e mezza, io ho già mangiato. 
Mi sedetti sul letto e lentamente mi alzai. Mi posizionai la mano sulla pancia, sentii un dolore quasi insopportabile. 
Corsi in bagno e vomitai e velocemente mi buttai sotto il caldo getto d'acqua. 
Mi appoggiai con la fronte contro le mattonelle della parete della doccia, lasciando che l'acqua calda mi scorreva sul corpo mi aiutasse a smaltire rapidamente la sbornia della sera prima. L'aspirina non aveva fatto molto effetto. La stridente suoneria del telefono invase la vaporosa intimità del bagno ''Via!'' gridai, ma l'apparecchio continuava a suonare fino all'inserimento della segreteria telefonica.
Una voce femminile iniziò a parlare:''Amore, sono la mamma. Tutto bene? Ti sei dimenticata di chiamarmi, fammi sapere se sei viva. Ciao''
Abbassai la manovella della doccia cessando la fuoriscita dell'acqua. Mi avvolsi con un piccolo asciugamano l'intero corpo e mi incominciai a guardare allo specchio. 
All'improvviso sentii Lea urlare il mio nome, dovevo muovermi.
Velocemente mi asciugai ogni parte del corpo, mi asciugai i capelli e poi mi vestii. 
B:Sono pronta.
L:Bene, andiamo. Farai colazione più tardi.
Annuii.
La giornata era ventilata e le nuvole promettevano pioggia. Lea entrava in ogni negozio che trovavamo e non ne usciva senza aver comprato qualcosa. 
Verso l'una e mezza decidemmo di andare a mangiare qualcosina e appena trovammo un negozio italiano Lea ci volle entrare. 
Dopo aver ordinato incominciammo a parlare dei nostri obiettivi a lungo termine. Non mi era mai capitato di pensare al futuro, non mi preoccupava. Avrei deciso tutto al momento, non era il mio forte fare ''progetti''.
B:Sinceramente non so cosa vorrò fare da grande e tu?
L:Vorrò insegnare letteratura italiana in una delle scuole più importanti di Los Angeles.
B:Perchè proprio qui?
L:Mi sono innamorata di queste strade e tu -indicandomi con il dito- verrai con me.
B:Certo. 
I nostri discorsi furono interrotti dall'arrivo di un cameriere con le nostre ordinazioni in mano. Dopo aver pranzato continuammo la nostra giornata dedicata interamente allo shopping e verso sera ritornammo a casa, stanche nel aver mantenuto moltissime buste tutta la giornata. 
Mi misi a letto, guardai più volte lo schermo del cellulare in attesa di un suo messaggio. Dalla porta vidi entrare Lea in pigiama, si mise vicino a me e gli raccontai cosa successe la sera prima con Peter. 
L:Dagli un ultima opportunità, una sola.
Presi nuovamente fra le mani il cellulare.
L:Fallo.
Andai nella rubrica e andai nella ''P''. Posizionai il dito sopra il pulsante verde. ''Forza Neve. Ce la puoi fare'' mi ripetei più volte ad alta voce.
Alla fine feci come mi disse il cuore e dopo un pò sentii la sua voce. 
P:Pronto?
B:S-Sono Neve.
P:Ciao, sentimi scusami per l'altro giorno. Te lo dovevo dire con più calma e..
B:Zitto ok? Vogliamo vederci?
P:Certo, dove?
B:Vienimi a prendere.
P:Ok, mi preparo subito.
Così la chiamano terminò.
L:Ora ti devo trasformare in una bomba sexy.
Abbozzai un sorriso.

-Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione e spero che vi sia piaciuto. Grazie a tutti quelli che la leggono <3-

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Capitolo 10
*** Stay with me ***


10° Capitolo

-PARTE PETER-
Dopo qualche minuto d'attesa vidi scendere una ragazza dalle scale. Rimasi a bocca aperta. Neve indossava un vestitino bianco, stretto solamente nella parte superiore. Mi salutò con un timido abbraccio, mi mordicchiai il labbro inferiore e in silenzio raggiungemmo la macchina.
P:Perchè hai voluto vedermi? 
Girò il mio volto verso il mio, mi guardò dritto negli occhi..Sperai tanto di sapere già la risposta.
B:Credo di provare qualcosa per te.
P:D-Davvero?
B:Sì, ho una cotta per te da tantissimo tempo. Però h-ho paura. 
La strinsi a me tanto da riuscire a sentire il suo cuore aumentare di velocità.
P:Non ti ferirò di nuovo, tranquilla.
B:Lo spero tanto.
Ci allontanammo un pochino e senza perdere altro tempo ci baciammo. Era ufficiale: ero innamorato di lei. Nessuna ragazza era mai riuscita a farmi perdere la testa in quel modo, nessuna ragazza era mai riuscito a farmi accelerare il battito cardiaco. 
Misi in moto la macchina e ci dirigemmo verso un ristorante dove, dopo la sua telefonata, avevo prenotato. 
Ci scambiammo varie volte piccoli sguardi, in macchina si formò un silenzio imbarazzante rotto solamente dai nostri sorrisi. 
Arrivammo a destinazione.
-PARTE NEVE-
Dopo aver ordinato qualcosa al cameriere Peter mi prese la mano, sentii le mie guance avvampare. Mi fissò per un paio di secondi e poi mi sussurrò un dolcissimo ''Sei fantastica''. Mi mordicchiai il labbro, bevvi un pò d'acqua e incominciai a fissare il bicchiere tracciandone il contorno. 
B:Sai che mi ucciderà Jenna quando lo saprà?
P:Non preoccuparti, io e lei non siamo nemmeno fidanzati. 
B:Ma o-ora cosa siamo?
P:Onestamente non lo so, godiamoci la serata e vedremo cosa succederà.
Il cameriere ritornò con le nostre ordinazioni. Durante la nostra cena incominciammo a parlare di vari argomenti e anche lui, come Lea, aveva intenzione di trasferirsi qui un giorno. 
Dopo cena ritornammo di nuovo in macchina, dopo un'ora ancora non eravamo arrivati, guardai fuori al finestrino ma non riuscii a capire dove Peter mi stesse portando a causa della scarsa luce. 
''E' un sorpresa'' questo si limitò a dire. All'improvviso vidi un cartello che ci annunciò di essere entrati a Santa Monica. Mi girai di scatto verso di lui chiedendogli delle spiegazioni.
P:Dicono che lì c'è un mare limpido e trasparente, guarda dietro c'è un costume per te, spero ti piaccia.
Mi girai e notai una busta azzurra. La presi e ne scoprii il contenuto: un costume tinto dello stesso colore della notte decorato da tanti piccoli diamanti. Lo presi fra le mani e lo guardai per vari secondi. 
B:Grazie -gli dissi dopo avergli dato un bacio sulla guancia. 
-PARTE PETER-
Dopo un'altra mezz'ora arrivammo su una delle spiagge di Santa Monica. Mi allontanai dalla macchina e aspettai che Neve si cambiasse. Durante l'attesa sistemai gli asciugamani sulla riva e mi tolsi tutti gli indumenti rimanendo solo in costume. 
-PARTE NEVE-
Uscii dalla macchina avendo addosso solo il regalo di Peter, lo vidi fissare il mare. Lo raggiunsi mettendomi affianco a lui. In silenzio guardammo il sole essere risucchiato dal mare e poi, come due bambini, corremmo verso l'acqua e ci buttammo, era congelata. Quando ritornai a galla mi ritrovai tra le sue braccia. Ci guardammo negli occhi, ci baciammo e quando ci staccammo sentii il salato sapore del mare in bocca. Dopo aver passato un pò di tempo a giocare ci andammo a distendere sulle asciugamani. 
Si mise su di un lato, fissandomi. Pian piano si avvicinò alle mie labbra e le sfiorò con le sue. Velocemente lo ritrovai sopra di me. Gli presi il viso fra le mani e incominciammo a far danzare le nostre lingue. Mi accarezzò la coscia, la prese e l'alzò fino a portarla sul suo fianco. Il mio corpo sopra il suo. 
Mi sfilò la parte superiore del suo regalo, il mio seno era posato sulla sua faccia. Incominciò a leccare l'aureola e i capezzoli, ormai turgidi. Con un piccolo movimento, ma efficace, mi tolse anche la parte inferiore del costume. Alzò la testa, controllando che non ci fosse nessuno. 
Si alzò un pochino e subito dopo incominciò a premere. Mi incominciò a baciare, baci brevi che lentamente diventarono lunghi e appassionati.
Incominciai a graffargli la schiena.  La mia pelle ardeva di calore, di passione.
Ecco la soglia del piacere.
Peter iniziò ad andare più veloce e deciso.
Ancora più veloce.
Ancora di più.
Ancora.
Non ci staccammo finchè l'orgasmo non ci invase ad entrambi. Peter si lasciò cadere sull'asciugamano affianco la mia. 
P:Wow.
Abbozzai un piccolo sorriso, mi strinsi a lui e mi addormentai sperando che il giorno dopo non mi sarei svegliata da sola o con un gruppo di ragazzi a guardarmi. 
 
Il sole incominciò a bruciarmi la pelle, mi svegliai e lentamente mi sedetti sull'asciugamano. Per fortuna che, a quell'ora, non c'era ancora nessuno in spiaggia perchè mi risvegliai nuda, affianco a Peter. Lo guardai per qualche istanti, non potevo crederci: avevo una cotta per lui e viceversa. Ma nonostante la cena, le azioni dolci e la notte d'amore sulla spiaggia avevo ancora dei dubbi. Mi resi conto di avere due possibilità: andarmene o svegliarlo.
La prima possibilità stava avendo il sopravvento sull'altra, respirai profondamente rivolgendo lo sguardo verso il mare di Santa Monica. 
Mi alzai e, dopo aver preso le chiavi dai suoi pantaloni, presi i vestiti nella sua macchina. Incominciai a camminare velocemente verso la strada, delle lacrime incominciarono a scivolare lungo la mia pelle. Prima di girare l'angolo, mi voltai. Peter era ancora disteso sulla spiaggia a dormire. 
Qual'era la cosa migliore da fare? Dovevo fidarmi questa volta? 
-PARTE PETER-
Mi svegliai e, quando mi sedetti sull'asciugamano, mi sentii attaccare da un dolore alla testa. Chissà da quanto tempo stavo sotto al sole.
P:Buongior..
Lei, affianco a me, non c'era. Mi alzai di scatto, girai la testa a destra, a sinistra e verso il mare. 
Niente.
Calciai la sabbia facendo alzare una piccola nuvola di polvere che mi fece tossire. 
?:Hey, ho portato la colazione.
Mi girai di scatto e, appena vidi chi era, mi avvicinai a lei, abbracciandola.
P:Pensavo te ne fossi andata.
B:C-Che cosa stupida, mangiamo dai. 

-Salve gente, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Ringrazio ancora tutte quelle persone che leggono e recensiscono-

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Capitolo 11
*** Mistakes ***


11° Capitolo


-PARTE NEVE-
L:OH MIO DIO, SESSO IN SPIAGGIA! Com'è stato? 
B:Sembravamo due animali.
Lea iniziò a ridacchiare.
L:E ora cosa siete?
Abbassai il capo, guardandomi i piedi scalzi. 
L:Non lo sai eh? 
Scossi la testa a destra e a sinistra. 
B:Ma, onestamente, io non voglio una relazione al momento. 
L:Per una buona volta metti da parte l'orgoglio. Hai paura di essere di nuovo ferita ma ti consiglio di fidarti. Se non vuoi una relazione ieri non l'avresti chiamato.
All'improvviso sentii il mio cellulare suonare, io e Lea ci guardammo negli occhi. Capii subito le sue intenzioni così corsi verso l'oggetto elettronico ma Lea fu più veloce. 
L:Pronto? -disse provando ad imitare la mia voce.
Gli saltai da dietro, provando a strapparglielo dalle mani ma riuscì a tenermi immobilizzata con l'altra mano libera. 
L:Sì, domani dobbiamo partire...stasera in un ristorantino? Certo!....alle otto....idem.
Riattaccò e con un movimento veloce mi fece cadere a terra. Poggiai entrambi le mani sul legno caldo del pavimento e aspettai che mi dicesse qualcosa.
L:Stasera hai un appuntamento con Peter, alle otto vi vedete e ti porta a cenare in un ristorante.
B:Ma io non ho voglia.
L:Vacci e ritorna in Hotel fidanzata.
Mi alzai e mi diressi verso la mia stanza. Vidi Lea avvicinarsi all'armadio ma la fermai.
B:Questa volta scelgo io. 
L:Ok. -disse lasciando la camera un pò infastidita.
Rivolsi di nuovo lo sguardo verso i pochi vestitini che mi portai in viaggio. Uno di un colore diverso, scelsi quello tinto di azzurro. Lo provai e notai di quanto fosse corto e aderente sul mio corpo ma decisi che avrei indossato quello per l'ultima sera a Los Angeles.
All'improvviso sentii Lea annunciarmi che saremmo andate a visitare altre attrazioni quel pomeriggio.  
-19.00-
Uscii dalla doccia, velocemente mi asciugai i capelli e mi vestii. Non vedevo l'ora di passare un'altra sera insieme a Peter.
Una parte di me suggeriva al cuore di non innamorarmi ma quest'ultimo lo mandava a quel paese. In poche parole: ero confusa. Lo ero sempre, ogni volta che mi prendevo una cotta per qualcuno e lui ricambiava. 
Prima di uscire dalla porta d'ingresso Lea mi scrutò da cima a fondo, facendomi fare dei giri su me stessa più volte. 
L:Non sapevo avessi vestitini del genere.
B:Credo sia di mia madre.
L:Marilyn si che è figa, prendi esempio.
Abbozzai un piccolo sorriso e poi la salutai. 
Davanti la reception vidi Peter. Il mio cuore incominciò ad accelerare. Mi venne incontro, baciandomi sulle labbra.
P:Hey piccola.
B:Ciao Peter.
P:Sei fantastica, davvero. -mi disse sorridendomi.
Abbassai il viso, sentii le mie guance farsi rosse. 
B:Quanto ci vuole per arrivare?
P:Circa cinque minuti.
B:Ok.
Ci sedemmo in macchina e partimmo, durante il breve tragitto iniziò a raccontarmi di quanto Carl parlasse di Lea. 
B:Anche a Lea gli piace, credo.
P:Si è preso una bella cotta quello lì.
Dopo un pò iniziammo a vedere una fila di macchine parcheggiate in fila indiana da una parte sola della strada. 
Appena trovammo uno spazio libero Peter parcheggiò con la macchina. Camminammo a lungo prima di arrivare alla meta. 
C'era una folla incredibile fuori al ristorante.
Entrammo, prendendo posto al primo tavolo che trovammo libero. Non potei non far caso alla fila di persone fuori al locale,volevo sapere cosa stava succedendo. 
B:C'è mezza Los Angeles lì fuori,che succede?
P:Hanno appena aperto una discoteca.
B:Voglio andarci,dai. -dissi prima di alzarmi e prendergli la mano.
P:Ma..
Uscimmo e facendoci piccoli piccoli fra la folla riuscimmo ad entrare. Dopo essere riusciti a scendere le due rampe di scale consegnammo i nostri giaccioni ad una ragazza dietro un bancone, ci girammo, dandole le spalle. 
P:Vuoi andare prima al bar o ci diamo alle danze?
Guardai le persone ballare una accavallata all'altra e le luci creare una danza di colori. 
B:Devo ubriacarmi.
Così, mano nella mano, ci dirigemmo verso il bar. Peter si limitò a prendere una birra mentre io presi della vodka. Non mi limitai a pochi bicchieri. 
Peter vide che stavo alzando un bel pò il gomito così mi trascinò in pista, incominciando a ballare. 
Mi strinse a se, baciandomi. 
Ogni volta che lo faceva, nel mio stomaco tutto faceva a botte. Dopo circa due ore di movimento continuo gli chiesi di accompagnarmi di nuovo al bar, una volta raggiunto ricominciai a bere. 
-PARTE PETER-
Ero andato un momento al bagno e quando ritornai vidi Neve vomitare. Allungai il passo, raggiungendola velocemente. Gli mantenni i capelli, dopo aver dato di stomaco svenì sul bancone del bar. 
La presi in braccio e mi avviai verso la macchina che noleggiai quando arrivai a Los Angeles.
La feci distendere sui sediolini posteriori e poi, in silenzio assoluto, raggiungemmo il suo Hotel. Avevo vari progetti per quella sera, quando mi disse che voleva ubriacarsi ci rimasi malissimo. Quando Lea aprii la porta si spaventò nel vedere l'amica priva di sensi. 
Le raccontai le sue intenzioni di quella sera e si limitò a dire:''Alcune volte si comporta da stupida''.
La misi sotto le coperte, le baciai le labbra sussurrandole un ''Buona-notte''.
Stanco e deluso di come la serata si concluse mi avviai verso il mio Hotel. 

Salve a tutti, spero che questo capitolo via sia piaciuto e fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Grazie a tutti quelli che la leggono e recensiscono <3

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Capitolo 12
*** Hawaii ***


12° Capitolo


-PARTE LEA-
Finalmente, dopo tanto tempo, riuscii a preparare la mia valigia insieme a quella di Neve. Dovevamo stare in aeroporto per le tre, guardai la posizione delle lancette sul mio orologio da polso e vidi che mancavano solo due ore. A passo felpato presi una giacca e andai a comprare qualcosa per il pranzo. 
Neve, dopo vari tentativi, ancora non aveva deciso di svegliarsi così la lasciai dormire per tutta la mattinata. 
Quando ritornai in stanza con una scatola di cartone quadrato contenente della pizza calda svegliai la mia amica buttandole dell'acqua addosso. 
Aprii gli occhi di scatto, alzando la testa a mezz'aria dal cuscino. 
B:MA.CHE.CAZZO.FAI? -urló a scatti. 
L:Ti sto provando a svegliare da tantissimo tempo, ma niente. 
B:Sono tutta bagnata. 
L:Vatti ad asciugare e poi vieni che è ora di pranzo.
Presi due bicchieri di vetro dalla cucina, una bottiglia d'acqua dal frigo e dei fazzolettini di carta da dentro un mobiletto vicino l'entrata della cucina. 
Presi due pezzi di pizza e li posizionai su entrambi i fazzoletti di carta. Quando Neve si sedette sulla sedia incominciai a mangiare. 
La vedevo pensierosa e io sapevo il perchè. 
L:Sei una stupida, lo sai?
Aspettò di ingoiare il pezzo che stava masticando prima di rispondermi.
B:Era l'ultima sera a Los Angeles, volevo solo divertirmi, tutto qua.
L:Non dirmi stronzate, sai che non è il tuo forte.
Dette quelle parole iniziò a fissare la pizza, in silenzio. 
B:E' la v-verità.
L:Ti conosco da moltissimo tempo, hai paura di innamorarti. 
Lei mi guardò, notai i suoi occhi lucidi. Velocemente mi precipitai a stringerla tra le mie braccia. Subito dopo la sentii singhiozzare. 
L:Secondo me devi lasciarti andare. Innamorarsi è la cosa più brutta e meravigliosa che si possa fare nella vita. 
-PARTE NEVE-
Forse aveva ragione, dovevo darci un'opportunità. 
 
*Aereo per le Hawaii*
Ci alzammo dalla sedia posizionate di fronte l'entrata del mostro volante. Io e Lea ci scambiammo un piccolo sorriso e poi, velocemente, prendemmo posto. 
Los Angeles mi sarebbe mancata terribilmente, ma non vedevo l'ora di rivedere mia madre e Honolulu. 
Impiegammo circa cinque ore prima di toccare il suolo della nostra città Natale.  
Rimasi sveglia durante tutto il tragitto a sentire della musica, le mie orecchie stavano andando letteralmente a fuoco. 
Lea, al contrario di me, sprofondò subito nel sonno, la mia spalla le fece da cuscino. Scendemmo dall'aereo e ci dirigemmo per prendere la nostra roba, quando uscimmo dall'aeroporto i nostri genitori ci vennero subito incontro. Mia madre mi saltò addosso, piangendo. 
M:Mi sei mancata tantissimo.
B:Anche tu. -dissi ricambiando l'abbraccio.
Dopo aver salutato il padre e la madre di Lea entrammo nella loro macchina.
I suoi genitori davanti ed io, mia madre e Lea dietro. 
All'improvviso qualcosa dentro i miei pantaloni incominciò a vibrare, estrassi il cellulare e notai un messaggio. 
Lo lessi velocemente, sperando che mamma non stesse dando anche lei uno sguardo. 
''Ciao piccola, domani sarò di ritorno anche io. Quando ci incontreremo a scuola dobbiamo parlare''. Sbuffai, posando l'apparecchio elettronico di nuovo nella tasca. 
Non mi preoccupai così tanto, sapevo già quale sarebbe stato l'argomento: il mio comportamento. 
 
Riuscii a salire nella mia camera con la scusa del ''Sono davvero stanca''. Chiusi gli occhi e mi buttai a peso morto sul letto.  
Li riaprii, osservando in silenzio il soffitto di casa mia. 
Il giorno dopo sarei dovuta andare a scuola, incominciai ad immaginare tutti i dispetti che mi avrebbe fatto Jenna per averle ''rubato il ragazzo''. 
La serata in spiaggia con Peter si materializzò inaspettatamente nella mia mente, mi uscii un sorriso a 32 denti. Vidi i suoi occhi incrociare i miei, la sua pelle scura appoggiata sulla mia, la sua mano coincidere perfettamente con la mia. 
Sì, forse lo amavo anche io.  

'Salve personcine meravigliose che leggono la mia storia,spero che questo capitolo via sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Grazie a tutti,scusatemi se è breve <3'

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Capitolo 13
*** Lasciarsi andare ***


13° Capitolo


-PARTE PETER-
Il giorno dopo io e Carl raggiungemmo l'aeroporto attraverso la macchina che affittai, la quale  riconsegnai all'azienda che si trovava lì vicino. 
Quando sentimmo una voce meccanica annunciare che l'aereo diretto alle Hawaii stava per partire ci scese il cuore in gola, stavamo per perderlo. 
Strinsi di più il manico della mia valigia ed incominciammo a correre, diretti al mostro di ferro. 
Posammo i nostri bagagli a mano sopra le nostre teste e poi prendemmo posto, l'istinto mi fece girare. Sperai tanto di vedere la faccia di Neve che scherzava con Lea ma l'unica cosa che vidi fu un bambino intento a scaccolarsi, feci una piccola smorfia e poi incominciai a parlare con Carl. 
C:Che hai intenzione di fare?
P:A proposito di?
C:A proposito di Jenna e Neve.
Sprofondai nella poltroncina, sbuffando sonoramente. 
P:Jenna mi ucciderà, ma Neve...lei è il mio obiettivo. 
Carl mi diede una pacca, annuendo; senza parlare si mise a sentire della musica. Intanto, io, presi il cellulare dallo zainetto che posai tra le mie gambe e controllai se c'era qualche suo messaggio. 
Niente.
La mattina stessa le avevo inviato il buongiorno ma non ebbi risposta, forse non voleva parlarmi o forse si era già scocciata di me. Sbuffai di nuovo e provai a chiudere gli occhi, provando a liberare la mente da tutti i filmini mentali che erano in corso nella mia testa. 
Dopo circa tre ore di viaggio finalmente sentii una voce meccanica, simile a quella nell'aeroporto, annunciare che fra poco l'aereo avrebbe toccato il suolo hawaiano. 
Mi raddrizzai sulla sedia, afferrando il mio zainetto. L'atterraggio mi procurava sempre un pò di panico. 
-IL GIORNO DOPO-
Entrai in classe dove la professoressa Dylan (l'insegnante di matematica) mi aspettava, diedi un veloce sguardo in giro e notai che mancavo solo io. 
P:Scusate il ritardo.
D:Che non succeda più Hernandez!
A bassa voce ripetei di nuovo quella frase imitando la sua voce. Il pomeriggio precedente rimasi tutto il giorno a casa, Neve non aveva ancora deciso di parlarmi. Forse avevo detto o fatto qualcosa di male, alzai gli occhi al cielo pensando all'ultima sera insieme. 
D:Signor Hernandez, hey!
La professoressa mi scioccò le dita a tre centimetri dalla faccia, trasalì quando riemersi dai miei pensieri.
P:Sì, professoressa?
D:Ti ho chiesto che cosa sono le equazioni esponenziali. 
Abbassai il capo, osservando i miei pollici toccarsi ripetitivamente.
P:Sono..sono equazioni. 
D:La definizione non è completa.
Mi girai alla mia destra e vidi che un paio di ragazzi avevano le mani alzate e sperai tanto che uno di loro mi avrebbe suggerito la risposta ma le loro bocche rimasero ferme. 
D:Signorina Smith?
S:Sono equazioni in cui la x compare all'esponente della potenza.
D:Non ci voleva tanto, Peter devi studiare altrimenti finirai male, molto male. 
P:Sì, scusi.
Dopo tre ore di lezione finalmente ebbi la possibilità di raggiungere Neve a mensa. Stavo per sedermi al suo tavolo ma qualcuno mi afferrò per la maglia.
J:Amore, mi sei mancato. Quando sei tornato? 
Mi abbracciò,fino a farmi perdere il fiato. Quando mi lasciò libero diedi uno sguardo furtivo a Neve e la vidi con un viso paonazzo.
P:I-Ieri, senti devo parlarti. 
J:Tutto quello che vuoi.
Prima di andare in un luogo più tranquillo con lei salutai a Neve, con un bacio sulla guancia. Vidi Jenna aricciare il muso, fra qualche secondo sarebbe scoppiata. 
J:ORA DIMMI COSA STA SUCCEDENDO TRA TE E QUELLA SCIACQUETTA!
P:Punto primo abbassa la voce, punto secondo lei non è una sciacquetta.
J:Ohoh, Peter Gene Hernandez che difende Biancaneve. E' successo qualcosa che dovrei sapere?
P:Sai che tra me e te non c'è niente?
J:Per me sì, per te no.
P:Brava e poi ho saputo che ti sei fatto un mio amico mentre ero a Los Angeles, mi usi solo per la popolarità.
Rimase spiazzata, aspettai qualche secondo nella speranza che dicesse qualcosa ma non era decisa a replicare così continuai.
P:Beh, diciamo che ci stavamo frequentando e volevo solo dirti che tra me e te è finita anche se non c'era niente.
J:Dimmi che la Owen non c'entra, dimmelo!
P:Lei c'entra. Provo qualcosa pe..
J:Risparmiati di finire la frase. 
Prese la sua borsa e s'avviò verso la mensa, respirai profondamente. Mi ero tolto un peso dallo stomaco, sapevo che ora avrei dovuto controllare a Neve. Jenna avrebbe fatto di tutto per riavermi.
-PARTE NEVE-
Erano passati circa trenta minuti dal bacio di Peter e le mie guance ancora non erano diminuite di temperatura. Sentivo gli sguardi delle persone su di me, io e Peter saremmo stati sulle bocche di tutti per un pò. Quando sentii una porta chiudersi con violenza mi voltai verso essa.
Jenna, con la faccia rossa, entrò facendo voltare mezza scuola. Dietro di lei entrò, dopo qualche secondo, Peter. Si venne a sedere sulla sedia affianco la mia.
P:Io e te dobbiamo parlare. 
Odiavo discutere con le persone. Quando mia madre mi faceva la 'ramanzina' o mi faceva troppe domande, una dopo l'altra, incominciavo ad essere stressata. 
Finimmo di mangiare e mi portò vicino il campo di basketball. Mi prese il viso fra le mani e prima di riuscire a farmi pensare mi baciò. Onestamente, sentii la mancanza di quelle labbra e del loro sapore.
P:Sai che mi stai facendo innamorare?
B:N-No.
P:Neve tu non ti immagini nemmeno quanto il mio cuore acceleri quando ti vedo, da quanto ho capito anche tu provi qualcosa per me ma evidentemente non riesci metterlo in mostra. 
Alzai gli occhi al cielo, ricordando brevi scene della serata in discoteca.
P:Vogliamo provarci?
B:Spiegati meglio.
Si avvicinò di più a me e in un secondo mi prese in braccio.
P:Vuoi diventare la mia ragazza? Metti una croce su ''Sì'' o su ''No''. 
Incominciai a ridere e senza pensare annuii, dovevo lasciarmi andare. 
Peter mi lasciò, avvicinò le sue labbra alle mie e le nostre lingue incominciarono a danzare. 
P:La mia ragazza -sussurrò facendomi venire la pelle d'oca. 

'Salve a tutti,spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione (fatela eheh lol)' <3

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Capitolo 14
*** Phobia ***


14° Capitolo


Una settimana dopo decisi di non andare a scuola, mi finsi malata e mia madre, come ogni volta, ci cascò. 
La stridente suonerie della mia sveglia invase il sacro silenzio presente nella mia camera, alzai di scatto il capo a mezz'aria provando a capire cosa stava succedendo; soffocai varie parolacce quando mi ricordai di essermi dimenticata di spegnere la sveglia. Allungai il braccio e,premendo un bottone,la spensi.
Mi aggiustai il cuscino e chiusi gli occhi, mi inumidii le labbra provando a riprendere il sogno che stavo facendo.
*Driin driin*
Imprecai,questa volta, ad alta voce. Chi era ora? Presi il cellulare in mano e vidi un messaggio di Peter. ''Giorno raggio di sole, ti amo''. Chiusi gli occhi, sospirando lentamente. 
-PARTE PETER-
Entrai nell'aula di biologia, mi sedetti affianco alla migliore amica di Neve e presi i libri. Pronto per subire un'ora di noia totale. 
L:Come va mr. Gene?
Sbuffai quando sentii quella domanda.
L:Che ha combinato?
P:Beh,ieri l'ho portato a fare un giro sulla spiaggia e appena le prendevo la mano si allontanava. La riempio di complimenti e la sua risposta è sempre un cenno col capo. Le dico cose dolci e lei dice sempre ''ok''. Stamattina le ho mandato un messaggio dove gli ho scritto che l'amavo e lei mi ha scritto ''grazie''. E' proprio così? Ho paura di non piacerle.
Lea rise.
L:Ecco cosa devi sapere su Neve. -strinse la mano destra in un pugno- lei è -alzò il pollice- volubile, atelofobica -alzò l'indice- e philofobica -disse alzando, infine, il dito medio-.
Aggrottai la fronte, non capendo certe parole.
L:Cambia facilmente, ha paura di non essere abbastanza e ha paura di amare. 
Il professor entrò in classe facendo zittire tutti all'istante. Io mi voltai verso la finestra provando a trovare un modo per farla sbloccare. 
Le prime tre ore passarono lentamente, non vedevo l'ora di andare a mensa e godermi quella pausa. 
Presi un bis di patatine fritte e, ignorando gli sguardi omicidi di Jenna, mi andai a sedere affianco a Lea e a Carl. 
P:Questa giornata è una delle più brutte. A pensare che abbiamo ancora fisica e chimica..
Lasciai in sospesa la frase perchè qualcuno mi picchiettò la spalla,quando mi girai e vidi Jenna. 
J:Hey.
P:Hey.
J:Senti,ehm,oggi vogliamo uscire?
P:Jenna pensavo che già avessimo chiarito l'altro giorno,tra me e te è finita. 
J:O-Ok. Ci sono molte persone pronte a stare al mio fianco, tu non mi meriti.
P:Ok -dissi girandomi continuando a mangiare.
Mi misi in bocca l'ultima patatine e mi diressi verso l'aula dove si sarebbe tenuta la lezione  di fisica. 
Mi appoggiai al muro aspettando Carl. 
Due minuti.
Cinque minuti.
Guardai la posizione delle lancette sul mio orologio e ormai la lezione sarebbe iniziata tra un paio di minuti. Mi stropicciai gli occhi facendo mente locale. ''Vengo subito'' mi disse prima che abbandonai la mensa. 
Mi guardai a destra e a sinistra e decisi di andarlo a cercare. Raggiunsi di nuovo la mensa e chiesi ad un mio amico se l'aveva visto. ''L'ho visto andare verso il campo di basket'' mi rispose. 
Guardai di nuovo l'orario,tra un minuto esatto la lezione sarebbe incominciata. La madre mi aveva raccomandato di non fargli saltare le lezioni così uscii dall'edificio e andai a cercarlo. 
Raggiunsi il campo di basket, lo guardai da cima a fondo e non c'era anima viva. All'improvviso sentii un urlo, mi voltai di scatto osservando i cespugli muoversi a causa del vento. 
Mi avvicinai ad uno di essi,dove scorsi delle ombre muoversi. Mentre mi avvicinavo gli urli sembrarono diventare dei gemiti. Cosa diavolo stava succedendo?
P:OH MIO DIO AMICO!
Quando i due ''amanti'' sentirono la mia voce si girarono verso di me. Lea si tolse da sopra Carl e si coprii. Mi girai e mi diressi di nuovo verso il campo. Il mio petto si muoveva velocemente. 
C:Hey,brò,tutto bene? Scusa per quello che hai visto.
P:Eh? No,non preoccuparti. Vieni a fisica?
C:No,devo finire un lavoretto -mi sussurrò prima di farmi un occhiolino.
P:Ok,ci vediamo dopo scuola allora.
Gli diedi un pacca affettuosa sulla spalla e mi diressi verso la classe di fisica. Controllai di nuovo l'orario:cinque minuti di ritardo. 
Di norma, dopo aver visto quel che vidi, non mi sarei dovuto ''scandalizzare'' ma non me lo sarei mai aspettato. 
Scrollai la testa prima di entrare in classe pronto per subirmi una seconda lamentela del docente sul mio ritardo. Le altre due ore passarono,per mia fortuna, velocemente. 
Quando arrivai a casa pranzai e poi mi rifugia nella mia stanza e incominciai a fare i compiti, gli ultimi due mesi di scuola erano sempre quelli più tremendi e dovevo impegnarmi. Mia madre mi avrebbe letteralmente ucciso se avesse visto ''Bocciato'' sulla mia pagella. 
Mandai un messaggio a Neve nel quale l'avvisai che sarei andata a prenderla per portarla a fare un giro. Come risposta ebbi un ''ok'' accompagnato da una faccina sorridente. Più la fissavo e più sembrava che mi stesse prendendo per il culo. 
-PARTE NEVE-
Strinsi con forza le chiavi di casa a tal punto che le mie nocche divennero bianche. Chiusi gli occhi e provai a trasferire tutto il nervosismo dal mio corpo a quell'oggetto. 
L:Devi finirla.
Mi girai verso Lea, che dopo scuola era venuta a casa mia e si trattenne anche nel pomeriggio. 
B:Io mi sto comportando normalmente, voi tutti vi fate le pippe mentali. 
Lea si avvicinò, mi guardò negli occhi e mi appoggiò la mano sulla spalla. 
L:Se continuerai a comportanti così lo perderai. No,zitta. Ora ascoltami! 
Sospirò.
L:Quando lui si scoccerà e ti lascerà capirai finalmente quanto lui fosse importante per te, proverai a rimediare ed a quel punto sarà troppo tardi. Goditela finchè durerà.
All'improvviso sentii il suono del mio citofono,mi girai di scatto verso la porta e sentii mia madre dirmi che c'era un certo Peter sulla soglia di casa. 
L:Esci e sbloccati ok? 
Annuii. 
Feci scivolare le chiavi di casa nella tasca e presi il cellulare. Baciai la mia migliore amica sulla guancia e poi mia avviai verso la porta. 
M:Non tornare tardi,divertitevi e non fate gli sporcaccioni. 
B:Mamma! 
M:Che c'è?
Alzai gli occhi al cielo e chiusi la porta con veemenza. Guardai per qualche secondo la faccia di Peter e poi lo abbracciai. 
P:Hey piccola.
Gli baciai le labbra e poi,prima di avviarci verso la macchina, gli presi la mano. Lui mi guardò in un modo strano. 
B:Dove si va? -gli chiesi quando entrammo entrambi nella macchina.
P:Sorpresa. 
Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione,peaceandlove.

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Capitolo 15
*** A little thing called LOVE ***



15° Capitolo

Dopo qualche minuto arrivammo alla meta. Posizionò la sua auto nel parcheggio del luna park e quando scesi lui mi venne incontro,abbracciandomi. 
P:Ti piace?
Ci staccammo, iniziai ad osservare le luci volteggiare nell'aria. 
B:Sì,amo i luna park.
Mi sorrise e poi ci avviammo verso l'entrata,facemmo i biglietti e varcammo la soglia. In quel ''recinto'' c'erano almeno una trentina di gazebo comprese delle giostre che non vedevo l'ora di provare. 
Mentre camminavamo Peter fece passare la sua mano sulla mia spalla, lo guardai e sentii una strana sensazione alla pancia. 
Voltai, di nuovo, il mio sguardo verso le persone davanti a noi. Ogni tanto davo un'occhiata alle macchinine sfrecciare sulle montagne russe.
B:Hey,ti voglio sfidare -dissi indicando un gazebo dai colori vivaci.
Peter sorrise e ci avvicinammo, prese la pistola in mano e la scrutò. 
P:Due cariche di queste,per favore. 
Il signore dietro al bancone mise venticinque pallini in ognuna delle due pistole e ce le porse fra le mani. 
I bersagli incominciarono a muoversi,sparò prima Peter che fece tredici punti su venticinque e io,modestamente, ne feci venti. Il signore dietro al bancone mi porse un peluche di unicorno grande quanto un pastore tedesco. 
P:Ti ho lasciato vincere.
B:Certo,certo ti credo -dissi spingendolo affettuosamente. 
Passammo quasi tutto il pomeriggio a giocare e a mangiare zucchero filato. Quando il sole incominciò a sparire decidemmo di provare le montagne russe. 
Durante la fila non mi resi conto che stavo torturando la mano di Peter; una volta andai sulle montagne russe, a dieci anni, e non ci misi più piede. Mi facevano uno strano effetto ma, per qualche motivo, non dissi niente a Peter. Dopo pochi minuti un signore ci fece sedere su una macchinetta. Non sapevo che fare, riuscivo solo a sorridere per il nervosismo. 
Attaccai la schiena al sediolino perchè stavamo per partire e appena una cintura di ferro mi accerchiò la vita la macchinina incominciò a muoversi. 
La velocità del mezzo era al minimo e quando incominciammo a salire iniziò ad aumentare. Dopo pochi secondi la salita ancora non era finita. Strinsi la mano a Peter,più ci avvicinavamo alla fine e più il senso di vomito aumentava. Ora la macchinina era in orizzontale, si fermò per mezzo secondo e, il tempo di respirare ampiamente, iniziò a scendere velocemente. 
Sentii l'aria pizzicarmi il volto, sentivo le urla di divertimento delle persone attorno a me. Io rimasi muta, stavo metaforicamente morendo dalla paura. 
''Solo pochi secondi e sarà finito'' mi ripetevo.
All'improvviso sentii i miei capelli alzarsi,ecco il giro della morte...
P:Finito,Dio è stato fantastico.
Spalancai gli occhi e mi trovai al punto di partenza, slacciai la cintura di ferro e mi affrettai ad uscire da quella giostra. 
Quando ce ne stavamo quasi per andare mi girò la testa, mi mantenni lo stomaco ma sentii che stavo per rimettere. 
-PARTE PETER-
All'improvviso mi girai e vidi Neve piegata verso un cestino a vomitare, corsi verso di lei e le sorressi i capelli. Dopo pochi secondi si raddrizzò,si asciugò con un fazzolettino e mi fece cenno di camminare.
P:Scusami, non dovevo portarti sulle montagne russe ho visto com'eri agit..
B:Non fa niente, accompagnami a casa. Sono stanca. 
Mi sorrise e poi entrò in macchina, durante il tragitto nessuno dei due parlò. Qualche volta distoglievo lo sguardo dalla strada davanti a me per guardarla e per tutto il viaggio tenne lo sguardo rivolto verso il finestrino. 
-PARTE NEVE-
La città di sera era stupenda. Le luci dei lampioni passavano davanti a me così veloci che sembravano formare una linea retta. Gli alberi e i cespugli ondeggiavano formando una strana danza e nell'aria c'era un'odore di rose. Per quasi tutto il viaggio mantenni gli occhi chiusi, mi lasciai cullare dalla brezza hawaiana che entrava dallo spiffero del finestrino. 
Ad un tratto la macchina si fermò, voltai di colpo lo sguardo davanti a me. Pensando che fossimo già arrivati a casa ma mi accorsi che eravamo fermi nel traffico.
Sbuffai e mi afflosciai nel sediolino, dalla coda dell'occhio vidi Bruno fissarmi con il suo sorriso perfetto.
Sorrisi anche io e sentii le mie guance farsi rosse. Quel ragazzo, in qualche modo, mi stava facendo perdere la testa. Era una sensazione strana. A casa, ogni volta che lo pensavo, mi veniva il mal di pancia e uno strano formicolio al petto. Significa questo essere innamorati? Se la risposta era sì preferivo buttarmi da un ponte, probabilmente avrebbe fatto meno male.
P:Ti amo,lo sai?
Mi morsi l'interno guancia e la temperatura della mia faccia stava aumentando. Mi girai verso di lui,lo guardai dritto negli occhi. Ecco il mal di pancia..
Rimasi in silenzio per tutto il resto del percorso.
Passarono solo cinque minuti e poi arrivammo a casa. Ci salutammo con un semplice bacio sulle labbra e poi l'osservai sparire dietro l'angolo.
B:Ti amo anche io.
E quello fu il mio primo -ti amo-.


-Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una rencesione. Grazie ancora a tutti- 


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Capitolo 16
*** Mia cugina Nicole ***


16° Capitolo

Sabato mattina.
Il sole che filtrava attraverso le tende mi fece aprire gli occhi verso le nove e mezza del mattino, mi stiracchiai e il mio primo pensiero fu guardare sul calendario. Sorrisi e avvisai mia madre che sarei andata a un acqua park con Lea. Presi il cellulare e invitai anche a Peter,Carl e, se voleva, portare altri suoi amici.
Posai sul letto il costume che quella mattina avrei indossato,una gonna e una canotta. Quando sentii mia madre urlare il mio nome scesi in cucina, mi sedetti sulla sedia e addentai un pezzo di pane tostato.
M:Te lo sei dimenticato vero?
La guardai con tono interrogativo, feci rapidamente mente locale ma i miei neuroni appena svegli non riuscirono a ricordare. 
M:Arriva tua cugina Nicole dalla Costa Azzurra.
Mi colpii la fronte con la mano, borbottando un ''Merda, me lo ero dimenticato''.
M:L'aeroporto non è molto lontano, non credo che vi dispiacerà andarla a prendere un secondo.
B:Ok -borbottai.
M:Lo so che non siete in buoni rapporti ma sta passando un brutto periodo, i tuoi zii stanno divorziando. Falla divertire, falla distrarre. 
Annuii; aspettai di ingoiare l'ultimo pezzo di pane e poi corsi di sopra. Avvisai sia Peter che Lea, lei mi comunicò che m'avrebbe aspettato direttamente lì fuori, Peter mi disse che mi avrebbe accompagnato e che tra dieci minuti l'avrei trovato sotto casa mia.
Mi lavai, indossai il costume a pois e il resto del completo e mi raccolsi i capelli in una crocchia.
Misi in una borsa un altro costume per mia cugina, due asciugamani, dei soldi, le chiavi di casa e il cellulare. Guardai dalla finestra e vidi Peter appoggiato alla sua auto, i nostri occhi si incrociarono e sorridemmo come ebeti nello stesso momento.
Scesi le scale, salutai mia madre e uscii dalla mia abitazione. Gli baciai le labbra e velocemente partimmo.
B:Carl?
P:Ci aspetta lì, ho portato anche un amico.
B:Bene. Mia cugina è una stronza e molte volte risponde male, preparati.
Sorrise di nuovo e, senza distogliere lo sguardo dalla strada, annuì. 
 
B:Eccola -dissi provandomi a sforzare di sorridere.
Una ragazza dai capelli corti, biondi e ricci mi venne incontro, abbracciandomi.
N:Ciao stronza bianca.
Ci staccammo e porse la sua mano verso Peter. 
N:Piacere bel bocconcino, questo dovrebbe essere il tuo ragazzo? Dovrei venire anche io a vivere qui.
La guardai storta e lei se ne accorse.
N:Sto scherzando Bambi,andiamo. Non vedo l'ora di andare all'acqua park.
Odiavo il soprannome ''Bambi''. Quel nomignolo mi era stato affibbiato per scherzo da Nicole tre anni fa,quando andai in vacanza nella sua città. 
B:Io non ti ho avvisata.
N:Tua madre, spero che mi hai portato un costume altrimenti devo farmi il bagno nuda.
Sospirai, cinque minuti dal suo arrivo e già non la sopportavo più. Entrammo in macchina e ci dirigemmo verso la piscina. 
Davanti l'entrata vedemmo Lea, Carl e James. Salutai tutti e poi entrammo, prendendo posto alle prime sedie-sdraio che trovammo libere.
Lea, io e Nicole andammo ai bagni e ci cambiammo poi, chiacchierando, raggiungemmo gli altri.
Mi ero quasi scordata com'era fatto Peter mezzo nudo, mi mordicchiai il labbro e poi distolsi lo sguardo da quella scultura umana perchè Lea mi strattonò verso la piscina.
Dopo essere andate su vari scivoli decidemmo di fermarci due secondi. Entrammo in una piscina per bambini piccoli e ci sedemmo, l'acqua era così bassa che ci arrivava sotto al seno.
L:Allora, novità in Francia?
N:I miei genitori stanno per divorziare, il mio ragazzo mi ha tradito con la mia migliore amica e ho ricominciato a drogarmi.
La guardai e lei fece lo stesso. Mi faceva pena, forse faceva la stronza per nascondere tutta la merda che stava passando in quel periodo. Una parte dell'odio che provavo per lei scomparì.
N:E a voi? Bambi mi ha fatto conoscere Peter. Non te lo far scappare.
L:Glielo dico ogni santissimo giorno.
N:Anche Carl non è male. E' il tuo fidanzato?
A quella domanda le guance di Lea divennero dal rosa al rosso nel giro di pochi secondi. Sorrisi, Peter mi aveva raccontato cosa aveva visto a scuola.
B:Una mezza cosa.
Mi alzai e le invitai a fare un'altro giro fra i mega scivoli che l'acqua park ci offriva. Senza che lo chiedessi due volte accettarono. 
Stavamo facendo la fila per il KamiKaze quando vidi un paio di ragazze non molte apprezzate dal mio lato omicida.
Girai la faccia ma fu troppo tardi, ''Princess'' mi aveva visto.
J:Guarda chi c'è: Biancaneve.
Mi girai di nuovo, sorridendole.
B:Jenna, ho visto che hai portato anche la tua guardia del corpo: Cassie.
Quest'ultima mi guardò con aria minacciosa, ma le risposi con un altro sorriso.
J:C'è anche Lea e?
Nicole le porse una mano, dicendo ad alta voce il suo nome. Jenna non ricambiò, parve offesa.
N:Hai perso la forza nei muscoli piccola principessa? -Disse ritraendo la mano.
J:No, semplicemente non tocco le sfigate.
N:Non mi conosci, potrei spezzarti un osso del tuo corpicino magrolino in trenta modi diversi.
Jenna indietreggiò di un paio di passi, con la faccia disgustata.
Io e Lea ridemmo e poi senza aspettare che loro replicassero scivolammo giù dal KamiKaze. Quando uscimmo dalla piscina, vedemmo in tre maschioni distesi sulle sedie-sdraio a prendere il sole. 
Sfilai le due asciugamani dalla mia borsa e le posai per terra. Il pavimento era fatto di erba quindi lo trovammo abbastanza comodo.
Dopo qualche oretta a passarla a fare bagni e a prendere il sole andammo a pranzare. Presi i soldi e pagai delle pizzette sia per me e sia per Nicole, Peter si era fatto preparare circa tre panini dalla madre e James,Lea e Carl presero,come noi,qualcosa al bar. Ci sedemmo e ognuno iniziò ad addentare il proprio pranzo.
Quando ognuno di noi aveva finito ritornammo a prendere il sole; Nicole si allontanò per qualche istante per andare in bagno. Dopo dieci minuti non la vidi ritornare. 
B:Vado a cercarla.
P:Vuoi che venga con te?
Scossi la testa a destra e a sinistra.
Raggiunsi le porte dei bagni e bussai su ognuna, ma nessuna era occupata. Rimasi in silenzio e guardai le persone in piscina provando ad individuare una ragazza dai capelli corti.
Niente.
Quando me ne stavo per andare sentii un colpo di tosse, mi guardai confusa attorno a me ma alla fine decisi di andare a vedere; raggiunsi il retro dei bagni e vidi Nicole a terra.
All'istante mi scese il cuore in gola, mi avvicinai velocemente a lei. Vidi che aveva un paio di lividi sul corpo, del sangue gli usciva dal naso e dal labbro inferiore. 
B:C-Cosa ti è successo? -La voce mi uscii spezzata.

Salve a tutti,spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Grazie a tutti quelli che recensiscono e la leggono. Il primo capitolo ha superato le 200 visual e il 2° e 3° le 100 visual *---*. Siete fantastici <3

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Capitolo 17
*** War ***


17° Capitolo 




Piegai la testa al livello della sua, le ripetei la frase ''Cosa ti è successo?'' un paio di volte prima che lei mi rispondesse.
N:Non sono piaciuto molto a Jenna.
Le presi delicatamente il braccio e la provai ad alzare, la portai in bagno e le tolsi il sangue di dosso. 
Si mise a ridere quando si guardò allo specchio. Mi sorprese il fatto che, pur avendola picchiata, lei riusciva a farsi cacciare una risata. In questo lato del suo carattere la ammiravo. 
B:Perchè ti hanno picchiata?
N:Le ho viste in bagno e le ho prese un pò in giro, credo di essermelo meritato.
B:No,hanno fatto male. Le parole si rispondono con le parole,ora ti porto dagli altri, io e Lea andiamo a dare una lezione a quella troia.
Nicole sorrise di nuovo, mi diede una pacca sulla spalla dicendomi che non c'era bisogno ma la ignorai.
Le feci passare il suo braccio destro dietro il mio collo, io l'afferrai per il fianco e ci avviammo dove c'eravamo appostati.
Gli altri,vedendola in quello stato, si avvicinarono chiedendoci cosa era successo. ''Jenna'' mi limitai a rispondere.
P:Ha esagerato,vado a parlarle.
B:No,tu rimani qui. Io e Lea andiamo a parlale. -dissi facendo l'occhiolino alla mia migliore amica, facendole capire cosa intendevo con ''parlarle''.
Peter si risedette sulla sedia-sdraio, sbuffò un paio di volte e mi raccomandò di non fare cazzate.
Lo baciai sulle labbra, le nostre lingue incominciarono a ballare e prima che mi allontanassi con Lea gli sussurrai ''Oggi vieni un pò a casa mia''. Lui mi rispose con un sorriso malizioso.
 
Scrutammo metà piscina prima di trovarla. Era da sola, forse Cassie era andata un attimo in bagno.
J:Hey perdenti -alzo la sua mano destra fino alla sua fronte e con l'indice e il pollice formò una ''L''.
L:Come ti sei permessa di mettere le mani addosso a sua cugina?
Jenna, non curante, si sedette sulla sedia-sdraio e incominciò a guardarsi le unghie.
J:Non tollero le persone che si predono la confidenza velocemente.
Guardai Lea di sfuggita e si poteva vedere a distanza di un chilometro che era arrabbiata nera.
Strinse la sua mano in un pugno e colpì Jenna in piena faccia,quest'ultima si alzò e le afferrò i capelli. Poche volte ebbi la possibilità di mettere le mani addosso a qualcuno ma l'istinto mi disse di darle dei pugni nello stomaco affinchè lasciasse Lea.
-PARTE PETER-
Guardai sparire Neve e Lea fra la folla dell'acqua park,sicuramente avrebbero fatto delle stronzate così decisi che io e Carl l'avremmo seguite; James rimase con Nicole, qualcuno doveva mantenere il ghiaccio sulla sua nuca.
Arrivati alla fine della piscina per bambini le persi fra le madri che erano intente a far uscire i figli dall'acqua. Mi alzai sulle punte ma la mia altezza non mi permetteva di vedere un gran che. 
C:Eccole, ho visto Lea.
Ci facemmo piccoli piccoli e passammo fra la folla. Ci fermammo a qualche metro da loro, proprio per non farci vedere. 
C:Un pò di lotta femminile non ci farà male.
Ci guardammo e scoppiammo a ridere. All'improvviso vidi Lea dare un pugno a Jenna, lei la prese a capelli e intanto Neve incominciò a torturare lo stomaco di quest'ultima.
C:Dio,quanto mi piace.
P:Andiamo a fermarle prima che si facciano davvero male.
Alcune persone si erano fermate per vedere ma nessuno sembrava deciso a mettersi in mezzo..Carl prese per i fianchi a Lea e io mi misi fra Neve e Jenna e,accidentalmente, mi beccai anche un pugno in faccia da 'Princess'.
B:Perchè sei venuto? Stavamo avendo la meglio. -mi chiese una volta entrati in macchina,diretti verso casa.
Sospirai,facendo la retromarcia per uscire dal parcheggio.
P:Potevi farti male sul serio,andiamo a casa che Nicole ha bisogno di altro ghiaccio.
Guardai nello specchietto retrovisore e vidi sua cugina mantenersi un sacchetto pieno di ghiaccio sulla fronte. 
Poco dopo arrivammo a casa sua, entrammo e ci accomodammo sui divani nella sala da pranzo.
P:Come stai?
Nicole si girò verso di me. Aveva un piccolo livido sotto l'occhio, il naso era a posto e il labbro era un pò gonfio. Tutto sommato:niente di grave.
N:Bene,vado a farmi una doccia e poi vado a riposare. 
Neve la salutò e appena lei scomparì dalla stanza si venne a sedere affianco a me. 
Mi prese la mano e le sue dita si incastrarono con le mie. Mi rilasciò un dolce bacio sulle labbra e in quel momento iniziai a sentire l'eccitazione crescere.
P:Ti amo.
Ricominciò a baciarmi, la sua lingua si destreggiava per farsi spazio per cercare la mia. Non mi sorpresi quando non ebbi un 'Ti amo' o un semplice 'Anche io' da parte sua. 
Quando rimanemmo entrambi nudi le feci divaricare le gambe e quando la feci mia dalla sua bocca uscirono dei gemiti.
Potevo vedere metà del suo corpo essere travolto dal piacere. Dopo pochi minuti,entrambi,arrivammo all'orgasmo. 
-PARTE NEVE-
Verso le sei del pomeriggio Peter lasciò la mia casa. Dopo il nostro piccolo momento di ''coccole'' avevamo deciso di farci una doccia insieme. Nicole dopo un paio d'ore si era svegliata e avevamo,tra virgolette,cucinato una torta. 
Le sistemai la camera degli ospiti,verso le sette e mezza ritornò mia madre e dopo aver cenato ognuno andò in camera sua.
Erano le nove e ancora non avevo sonno;cercai sotto al letto un paio di cuffie e un lettore mp3. 
Portai il volume al massimo e cliccai 'play',la prima canzone che partì fu ''rubbernecking'' di Elvis.
Chiusi gli occhi e incominciai a pensare alla mattinata in piscina,poi alla scuola e,infine,a mio padre.
Molte volte ci pensavo. Quasi ogni sera pensavo a come poteva essere fatto,pensavo come sarebbe stata la mia vita con una figura maschile in casa.
Dopo cinque canzoni le mie orecchie iniziavano a dare i primi segni di cedimento così posai per terra l'apparecchio elettronico.
*tooc tooc*
Alzai la testa a mezz'aria dal cuscino e osservai la sagoma femminile entrare nella mia stanza.
N:Hey,c'è spazio anche per me?
B:Ma certo.
Sorridendo, si venne a posizionare sotto le coperte affianco a me.
B:Scusa per oggi.
N:Non preoccuparti,ho subito di peggio.
Per il resto della serata scherzammo e parlammo del più e del meno finchè il sonno non prese il sopravvento.

-SALVE A TUTTI,SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE,NON SIATE TIMIDI..LASCIATEMI UNA RECENSIONE C': Grazie di tutto. 

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Capitolo 18
*** Dove sei papà? ***


18° Capitolo


Il giorno dopo venni svegliata da strani rumori ma prima di aprire completamente gli occhi provai a finire il magnifico sogno che stavo facendo.
Alzai le palpebre con assoluta lentezza e tentai di mettere a fuoco ciò che avevo davanti: un mare di fotografie ricoprivano il mio letto a mò di lenzuolo. 
Mi misi a sedere e continuai ad osservare, in silenzio, Nicole che sistemava fotografie di mia madre.
B:C-Cosa stai facendo?
N:Ieri mi hai detto che vorresti tanto sapere chi fosse tuo padre.
Annuii.
N:Tua madre è andata a lavoro presto così ho approfittato di cercare fra le sue fotografie.
B:Ma come facciamo, non mi ha mai parlato di mio padre. N-Non mi ha mai detto nemmeno il suo nome.
Più parlavamo di questo argomento e più la mia gola si chiudeva, impedendomi di deglutire. 
N:Ha tantissime foto con vari ragazzi ma mai con la stessa persona. Ma ci sono alcune foto con gli stessi ragazzi. Forse, uno di loro, è il tuo famoso padre.
B:E' impossibile,cosa pretendi? Bussare alle loro porta e dire ''Ciao,tu sei quell'uomo che ci ha abbandonato quando mia madre è rimasta incinta?'' e poi non abbiamo né numeri di telefono né nomi e né indirizzi. 
Nicole fece picchiettare il suo dito indice contro il suo mento, girò la foto e un grande sorriso gli apparve in volto.
N:BINGO!
-PARTE PETER-
Verso le sette e mezza incominciai a prepararmi; indossai un semplice jeans scuro, le mie vans nere e una camicia a quadri rossa. Presi il cellulare fra le mani e mandai un messaggio a James e a Carl avvertendoli che stavo scendendo per andare a prendere le ragazze. 
Salutai mia madre, entrai in macchina e quando girai la chiave nel nottolino si mise in funzione. 
Dopo circa un quarto d'ora di strada arrivai a destinazione, mandai un messaggio a Neve e mi afflosciai nel sediolino. Di solito, prima che loro entrassero in macchina, dovevo aspettare non più di dieci minuti. 
Misi un pò di musica ed incominciai a giocare con i pollici. Bar...Collina..a casa. Ripetei fra me e me. 
Sobbalzai quando sentii delle nocche bussare vicino il finestrino.
P:Salite,su! 
Nicole seguita da Neve salirono, sistemandosi nella parte posteriore della macchina. durante il tragitto la cugina del mio raggio di luce incominciò a parlarmi del suo ''piano''.
N:Dietro le foto sta scritto nome,cognome,indirizzo e una specie di pagina di diario.
P:E cose c'è scritto?
N:Come si sono conosciuti,cosa hanno fatto e cos'era lui per lei. Bambi è anco traumatizzata -disse ridendo. 
Vidi Neve stropicciarsi gli occhi con un viso disgustato, un sorriso mi uscii anche a me. 
-PARTE NEVE-
In poco tempo arrivammo ad un bar. Ad aspettarci c'erano James, Lea e Carl. Li salutammo e mentre aspettavamo le nostre ordinazioni al bancone Nicole raccontò tutto a Lea. 
Lei lo trovò geniale e diede la sua disponibilità per trovarli. 
Il barista diede a ciascuno di noi un piccolo bicchierino pieno di tequila, alzammo tutti i bicchieri in aria e brindammo al futuro. 
Quando Nicole buttò giù il liquido disse solamente ''Domani''.
La guardai con tono interrogativo.
L:Ha ragione, domani incominciamo.
B:Ma domani abbiamo scuola.
L:Chissene.
Da una parte non volevo andarci e da una parte sì. E se mi avesse chiuso la porta in faccia? Non mi ha valuto una volta, chi dice che mi avrebbe voluto ora?
Feci altri due-tre giri di tequila, non volevo pensarci. Al quarto Peter mi fermò dicendomi che non avremmo passata tutta la serata in quel bar. 
Verso le undici ci rimettemmo di nuovo in macchina, James disse che aveva trovato un bel posto per trascorrere il resto delle serata su una collina. 
Non ci entrammo tutti in una macchina così Io,Carl e Peter in una e Lea,Nicole e James nell'altra.
B:Allora,cosa vuoi fare? -sbottai girandomi verso Carl.
Lui si puntò un dito contro il suo petto.
C:Io? C-cosa?
B:Con Lea,siete fidanzati?
C:No.
B:Ti piace?
C:Sì,tantissimo. Oddio,quando mi guarda mi sento...-sospirò, rabbrividendo. 
Dalla mia bocca uscii uno strano verso.
B:Stasera, è la sera.
P:Ha ragione Neve.
C:Ok,ci provo. 
Quando finì quella frase la macchina si fermò, a sua volta. James uscii dalla macchina e annunciò di essere arrivati. Io mi guardai in giro, il posto era molto deserto, silenzioso e bello. 
Camminammo per un paio di metri prima di sederci sull'erba asciutta. La luna brillava piena nel cielo e quest'ultimo era trapunto di stelle. Non tirava molto vento e c'era un bellissimo panorama. 
Sussurrai un ''Sii un uomo con le palle'' a Carl. Lui sorrise e dopodiché lui e Lea si allontanarono fra gli alberi. 
N:Ehy Bambi, James ha detto che c'è un laghetto. Volete venire?
Guardai Peter, si morse il labbro senza distogliere lo sguardo dalla città di sera. 
B:No grazie, andate voi due. Non fate i sporcaccioni.
Nicole mi fece una smorfia prima di svanire anche lei fra gli alberi. Posai la mia testa sul petto di Peter, iniziò a coccolarmi come se fossi una bimba piccola che è stata svegliata da un incubo. Dopo un pò iniziò a baciarmi, facendomi sentire il cuore a mille. 
P:Ti amo,lo sai?
B:Me lo ripeti sempre.
Mi fece distendere e salì su di me. 
P:E non te lo scordar mai.
B:Mai.
Fece scivolare le sue mani sotto la mia maglietta, iniziandomi a massaggiare le tette.
B:Scusami,Peter. Non possiamo farlo.
P:Perchè?
Si allontanò a pochi centimetri da me, mostrandomi la sua dolce faccia da cucciolo.
B:Sono in quel periodo del mese,mi dispiace -dissi ridendo.
P:Aaaah! Maledetta madre natura. 
Continuammo a baciarci e a farci le coccole finchè le altre due ''coppiette'' non uscirono tra gli alberi.
Prima di entrare in macchina diedi un veloce sguardo a Lea, era più felice che mai.
B:E' quasi l'una, mamma mi uccide se non ritorniamo. Lea ci vediamo domani per quel fatto. Notte a tutti.
James, Lea e Carl mi salutarono. Io e Nicole andammo nell'auto di Peter. Nicole si mise davanti e io mi distesi sui sediolini posteriori. Stavo letteralmente crollando.
P:Allora, cos'hai fatto te?
N:Eeeh,mistero. -ridacchiò.
P:Ho capito tutto, sporchi. 
N:Ma che hai capito? Abbiamo pregato.
P:Certo certo. Ma quanto rimani qui?
u N:Un mois.
P:Cosa?
B:Ha detto un mese.
P:Ah,sei ancora viva? Pensavo che già avessi raggiunto il mondo dei sogni.
B:Sto per la strada,quando ci manca?
P:Poco.
Continuammo a parlare finchè Peter non ci avvertì di essere arrivate. Lo baciai ed entrammo in casa. Trovammo mia madre seduta sul divano a guardare una telenovella in tv.
Quando chiudemmo la porta incominciò a ridere,senza un motivo. Notai che sul comodino c'era una piccola bottiglia di grappa. Chiesi aiuto a Nicole e, insieme, la portammo a letto.
N:Allora, per domani sei pronta?
B:No,ma proviamoci. Tentar non nuoce no? -finsi un sorriso.
Mi diede una lieve pacca sulla spalla e poi scomparì oltre la soglia della stanza degli ospiti. Stavamo per fare la cosa giusta?
 

-Buonsaaaaaaalve. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi una recensione, se volete. Grazie a tutti ancora <3-

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Capitolo 19
*** Due su cinque ***


19° Capitolo

Il mattino dopo mi svegliai alle cinque e mezza, mi sorpresi di me stessa quando vidi l'orario. Di solito andavo a dormire a quell'ora...Mi sdraiai di nuovo sul letto, osservando un punto nel buio. A pensare che quella mattina saremmo andate a cercare mio padre mi saliva il cuore in gola.
Chiusi di nuovo gli occhi ma non riuscii ad addormentarmi. Accesi la luce e cercai l'Mp3 sotto al mio letto. Dopo averlo trovato, mi vestii sportiva e, prima di uscire da casa, mi bevvi un bicchierone di succo alla mela.
Misi le cuffie alle orecchie e mi lasciai trasportare dalla mia musica. Correre molto spesso mi aiutava a pensare e a scaricare lo stress.
La luce dell'alba incominciava ad illuminare ogni angolo di Honolulu, in mezzo alla strada c'erano poche auto e c'era un silenzio bellissimo, rilassante.
Non presi fiato finchè non arrivai davanti casa di Peter. Mi tolsi una cuffia e continuai ad osservare la casa in silenzio. 
Il mio amore...
Guardai l'orario ed erano le sei e mezza, decisi di tornare. Mi riportai di nuovo la cuffia all'orecchio e continuai la mia corsetta mattutina.
 
Erano le nove ormai, dopo essere rientrata a casa mi feci una doccia e mi misi a cucinare la colazione.
Quando mia madre entrò in cucina quasi mi spaventai. Succedeva, a volte, che la trovavo mezza sbronza sul divano. Non sapevo perchè lo facesse ma ringraziavo il Dio che non succedesse spesso. Una delle mie più grande paura è che avrebbe ricominciato con la droga. Per questo, circa due volte a settimana, controllavo la sua stanza da cima a fondo. 
Dopo pochi minuti anche Nicole si alzò, aveva ancora gli occhi semichiusi e i capelli tutti arruffati.
Mia madre prese un waffle e un bicchiere colmo di caffè e Nicole, vedendo tutto quel ben di Dio, si abbuffò.
N:Ma dove sei andata stamattina? Ho sentito la porta chiudersi e ho pensato che fosse un ladro.
M:Fa così quando è stressata,ne vuoi parlare?
Guardai sia lei che Nicole. Lei fece cenno di no col capo.
B:Con la scuola,sai com'è. Domani ho un esame.
Mia madre si alzò, mi baciò la nuca e, prima di scomparire, mi diede il buona fortuna.
Nicole aspettò che la porta si chiudesse prima di dirmi che quando si svegliò aveva mandato un messaggio a Lea.
N:Preparati, ci dobbiamo far trovare sotto casa sua tra trenta minuti ok? 
Annuii, mettendo in bocca l'ultimo pezzo di waffle.
 
Ci fermammo davanti una casa interamente dipinta di verde. Presi fra le mani una foto che ritraeva mia madre fra le braccia di un ragazzo biondo, molto carino e molto alto.
Girai la foto, leggendo a bassa voce le informazioni. 
''Alo Cooper, 1592 Ala Wai Boulevard. 
Caro diario, ci siamo conosciuti ad una festa. Appena lo vidi fra la folla mi innamorai, per un folle momento lo vidi in ginocchio, davanti a me, con un anello in mano aspettando un sì da parte mia. Mi avvicinai pian piano, iniziammo a conoscersi e finimmo col fare sesso selvaggio nella sua auto -deglutii più volte leggendo questa parte- bla bla bla dopo un mese siamo ancora insieme e ci amiamo bla bla bla. Dopo due mesi di fidanzamento ci siamo lasciati, come tutti gli altri mi abbandonò per uno sciocco motivo.'' Piegai in due la foto e la feci scivolare nella tasca dei miei pantaloncini. Lea e Nicole mi strinsero la mano e pian piano ci avviammo fino ad arrivare al campanello.
*Driin Driin*
Fa che non apra, fa che non apra. Pensai.
?:Sì?
Aprii gli occhi, mi trovai un uomo sulla quarantina. Nella mia mente vidi il ragazzo della foto,sì doveva essere lui.
Provai a far uscire un suono dalla mia bocca ma non ci riuscii.
N:Vi chiamate Alo?
Il signore ci guardò con fare interrogativo e sorpreso. 
A:Sì,sono io. Posso aiutarvi?
N:Ehm,voi conoscevate Marilyn Owen?
A:Owen..Owen -sussurrò guardando un punto fisso sopra al soffitto- no, credo di no.
Presi la foto fra le mani e gliela porsi. Lui la guardò per qualche secondi e poi sembrò averla riconosciuta.
A:AAh,Minny. Sì, fummo fidanzati per qualche mese tanto tempo fa. Perchè?
B:Sono la f-figlia e volevo sapere se tu eri mio pad..
A:Mi dispiace, sono l'uomo sbagliato. Ho sempre usato le precauzioni.
Sospirai, fuori uno.
N:Peccato, grazie lo stesso. Buona giornata.
Stava per chiudere la porta ma lo fermai.
B:Perchè l'ha lasciata?
A:Amavo tua madre con tutto il mio cuore ma lei aveva uno spirito ribelle. Un giorno venni a sapere che andò ad una festa di un suo compagno di classe. C'erano solo maschi e non oso immaginare cosa successe.
B:E..e se non successe nulla?
A:Conoscevo tua madre. -dopo aver terminato la frase chiuse la porta.
Presi la foto fra le mani e guardai quei due volti felici. Le sue parole erano così sincere, si era fatta scappare proprio un bravo ragazzo mia madre.
L:Pronta per un'altra ricerca?
Annuii.
 
''Freddy Rivero, 730 Birch Street.
Caro diario, 
Freddy è un ragazzo mulatto argentino. Non ringrazierò mai abbastanza Jessica -un'amica, pensai- per avermelo fatto conoscere. Ho passato con lui circa un mese di divertimento assoluto ma, per mia sfortuna, credo di essermi presa una cotta. Bla bla bla mi farò coraggio, fra sei mesi ripartirà per Buenos Aires e chissà quando ritornerà di nuovo qui. Carpe diem.''
L:Pronta?
N:Speriamo sia questo, ho guidato un sacco.
B:Ma qui dice ''Divertimento'' non sta scritto che hanno scopato.
N:Non capisci proprio niente te.
Mi rivolse un sorriso malizioso e io le risposi con un'occhiata seccata. Dopo aver suonato al campanello ci venne ad aprire una signora anziana, forse sull'ottantina.
B:Salve, qui abita Freddy Rivero?
?:Sono la zia, abita con la sua famiglia a Mosca. Chi lo cerca?
B:Sono la figlia di una sua cara amica.
?:Vuoi il suo numero di telefono?
B:Le sarei grata.
Ci dettò il suo numero di telefono e, quando rientrammo in macchina, chiamammo.
F:Sì?
B:Salve, mi chiamo Biancaneve Owen. Sono la figlia di Marilyn Owen, vi dice qualcosa questo nome?
F:Ah, sìsì. Come dimenticarlo? Come sta?
B:Sta in ottima forma. Volevo sapere se voi avevate messo incinta mia madre?
Nicole mi sussurrò ''Glielo dici così?'' e sentii che Freddy sputò qualcosa dall'altro capo del cellulare.
F:No, non ti offendere ma tua madre non aveva una buona reputazione. Ci siamo solo divertiti, niente di più. 
Fuori due.
B:Perchè vi siete lasciati?
F:Sono ritornato in Argentina e qui ho conosciuto la mia attuale moglie.
B:Ok,arrivederci.
La linea attaccò, esausta guardai l'orario. Erano l'una passate.
N:A quanto pare tua madre è difficile da dimenticare.
B:Già. Andiamo a mangiare, continuiamo domani. 
L:Ok. 
-PARTE PETER-
Nel pomeriggio andai a casa di Neve. Quando bussai alla porta mi aprii la madre, in lacrime.
P:C-Cos'è successo?
M:Neve..è scappata di casa. Non riusciamo a trovarla.
Si buttò fra le mie braccia,continuando a piangere.

Salve a tutti girasoli. 
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci terrei molto se mi lasciaste una recensione nel quale scrivete cose ne pensate. Aloha.  

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Capitolo 20
*** Ti ho trovato! ***


20° Capitolo


18.30
-Lasciate un messaggio dopo il biip. 
Biiiip-
P:Neve, rispondi per favore. Ti ho cercato per tutta Honolulu,dove sei? Siamo tutti preoccupati, nemmeno Nicole sa dove sei e a tua madre sta per venire qualcosa. Richiamami. Ti amo''.
Quinto messaggio che le lasciai in segreteria, ancora non c'era traccia di lei. Mi alzai dalla panchina sul quale mi ero seduto una ventina di minuti prima.
Incominciai a camminare per strada, senza una vera meta. All'improvviso vidi in lontananza, sulla spiaggia, una ragazza molto simile alla mia.
P:NEVE! 
La ragazza si girò, era lei..
Accelerai il passo e quando la raggiunsi l'abbracciai, sussurrandole ''Ti ho cercata dappertutto, perchè sei scappata?''.
Lei iniziò a singhiozzare e sentii che mi stringeva fortissimo fra le sue braccia. Qualcosa la turbava enormemente.
P:Devi dirmi qualcosa?
B:Sai il fatto di mio padre?
Annuii.
B:Oggi io e le altre siamo andate a cercarlo. Ma non so, ho un blocco allo stomaco. Non so se voglio andare fino in fondo a questa faccenda. Ho paura di scoprire chi è il mio vero padre.
P:Non hai paura di scoprirlo, hai paura di essere rifiutata da lui.
Lei annuì,stringendomi ancor di più fra le sue braccia.
P:Ora chiamiamo a tua madre e le diciamo che sei sana e salva e che dici se continuiamo la ricerca io e te?
Neve si passò il palmo della mano sotto l'occhio, togliendo le ultime goccioline rimaste.
B:Sì.
Le diedi un bacio sulle labbra e l'accompagnai in macchina.
 
-PARTE NEVE-
''Jimmy Bennet, 777 Spencer Street.
Caro diario, 
Jimmy è una spece di macchina del sesso, ci siamo conosciuto durante una festa in spiaggia ad Halloween. Quel ragazzo è più pazzo di me, siamo stati tre lunghi mesi insieme e mi ha fatto fare certe pazzie che non dimenticherò mai. Mi ha fatto provare dell'eroina, sono finita in ospedale per tre giorni. Ma nonostante ciò gli sono sempre rimasta accanto, lo amo. Bla bla bla è finita perchè l'ho scoperto a letto con un'altra donna. Gli uomini sono tutti stronzi, almeno la maggior parte.''
Bussammo alla porta e un uomo, diverso da quello della foto, ci aprì.
?:Sì?
B:Siete Jimmy Bennet?
?:No, mi chiamo Morgan Hill. Jimmy abitava qui prima di me.
B:Sapete dove abita ora?
?:So solamente che è chiuso in un carcere a Los Angeles.
Rimasi a bocca aperta, in quel momento sperai che non fosse lui mio padre.
B:Grazie dell'aiuto.
M:Perchè lo cercate? Io conosco la cugina, può aiutarvi.
B:Grazie, dove abita?
Indicò una casa rosa in lontananza.
M:Lì.
Lo ringraziammo e poi ci dirigemmo verso quella casa dal colore insolito.
 
Fuori tre. Dopo aver parlato con la cugina scoprimmo che Jimmy era sterile, quindi nemmeno lui era mio padre.
Ne mancavano solamente due, stavo incominciando a perdere le speranze.
''Marcus Harvey, 3375 Campbell Avenue.
Io e lui già ci conoscevamo da un paio d'anni ma non ci eravamo mai rivolti la parola, la prima volta fu prima di chiuderci in un bagno pubblico maschile. Bel momento per una prima chiacchierata eh? Dopo quella sveltina abbiamo incominciato a frequentarci, adoravo i suoi muscoli e la sua pelle color cioccolata. Ogni volta che lo facevamo mi veniva fame. Quando mi guarda mi sento lo stomaco sotto-sopra bla bla bla. Mi ha abbandonato quando gli ho raccontato di Neve''. 
Forse questa era la volta buona. Bussammo ad una porta e dopo pochissimo tempo rimasti ad attendere un uomo alto, scuro e sorridente ci venne ad aprire.
B:Marcus?
M:Sì,chi lo vuole sapere?
B:Sono Biancaneve, la figlia di Marilyn Owen.
M:Marilyn? La Marilyn del liceo?
B:Sì,lei.
M:Ah, sì. Me la ricordo. Perchè, cose le è successo?
B:Niente, sta benone. Ma, volevo sapere, perchè l'ha lasciata?
Marcus mi guardò per qualche secondo con fare confuso e poi rispose esitante.
M:Io e tua madre ci siamo frequentati per circa un mese. Dopo tutto quel tempo non mi disse di avere una figlia, ci rimasi malissimo e la lasciai. E non ero pronto a diventare padre.
B:Quindi quando l'ha conosciuta già aveva a me?
M:Sì.
B:Ok, grazie del tempo. Arrivederci.
M:Ciao.
Ultima possibilità.
''Adam Jackson, 34 Iliahi Street.
Caro diario, 
ho conosciuto Adam a un campeggio estivo. Sono stata mandata con la forza da mio padre ma alla fine non è stato così tremendo. Lui mi ha tenuto compagnia quando non eravamo impegnati in varie attività. Adam è un misto di dolcezza e di sensualità, il campeggio finirà fra una settimana e forse ci rivederemo alle Hawaii. Non abita molto lontano da me. Quello lì riesce a farmi accelerare il cuore solo con un semplice bacio, adoro sentire la sua voce e adoro quando mi fa i complimenti. Sono cotta,STRACOTTA! Però, come  sempre, la vita è progettata per darti calci in culo''.
Bussai alla porta, abbassai lo sguardo sospirando. Ero esausta, volevo tornare a casa da mia madre il prima possibile.
?:Salve,chi siete?
B:Sono Biancaneve, la figlia di Marilyn Owen. E questo è il mio ragazzo Peter. Voi siete Adam Jackson?
A:In persona.
B:Volevo chiedervi di voi e mia madre.
Lui mi guardò e dalla sua espressione facciale sembrò un pò nervoso; si guardò a destra e a sinistra e poi ci chiese di entrare.
Guardai Peter e lui acconsentì. Entrammo in casa e Adam ci fece accomodare su una poltrona. Forse era lui,quello giusto. 
A:Allora, ho conosciuto tua madre a un campeggio. Ci siamo divertiti e quando arrivammo alle Hawaii ci siamo fidanzati. Dopo molti mesi, beh...
B:Sono arrivata io?
Lui annuì.
Una strana sensazione mi percorse l'intero corpo. Dal suo volto non sembrava essere molto felice ad avere sua figlia in casa. 
A:Non ero pronto per diventare padre, usavamo sempre protezioni ma una volta ci trovammo senza. Sono single e mi diverto alla grande. Mi dispiace dirtelo ma io non ti ho mai voluta. Amavo tua madre, le chiesi di abortire così da poter continuare la nostra relazione. Quindi se mi stai chiedendo di voler un padre..hai sbagliato persona. 
-PARTE PETER-
E lei, tutto ad un tratto non parlò, ma le si leggeva chiaro in faccia che stava soffrendo. 
Ci alzammo e salutammo il padre di Neve, quando entrammo in macchina ancora lei non aveva spicciato una parola. Aveva uno strano colore in faccia e i suoi occhi erano rossi. Non sapevo cosa fare, così l'abbracciai. E appena la sua pelle entrò in contatto con la mia le lacrime incominciarono a rigarle copiosamente il volto.
B:Sono un errore, un fottuto errore.
Iniziò a singhiozzare, il mio cuore si fece piccolo piccolo.
P:Non sei un errore. Tua madre ti ama, io ti amo e le tue amiche ti vogliono un mondo di bene. Sei una bellissima persona. Fanculo Adam, dimenticati le tue parole.

-SALVE A TUTTIII,SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE ATTRAVERSO UNA RECENSIONE. GRAZIE A TUTTI <3-

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Capitolo 21
*** Good-bye ***


21° Capitolo

Sfiorai la gamba di Neve con la mano per risvegliarla dai suoi pensieri,lei mi guardò cercando di sorridermi ma quando si girò verso il finestrino le uscì un espressione seria.
-PARTE NEVE-
Peter incominciò a guidare verso casa mia. Il cuore mi batteva come se volesse aprirsi un varco nel petto e fuggire via.
'Non dovevo farlo,non dovevo farlo.' Mi ripetevo continuamente in mente mentre osservavo il paesaggio scorrermi davanti gli occhi.
Dopo quasi quindici minuti arrivammo alla meta. Scesi dalla macchina, camminai fino alla parte del guidatore e lo baciai. Prima di entrare in casa lo ringraziai per tutto quello che stava facendo per me. 
M:DOVE.SEI.STATA? - urlò mia madre appena entrai in casa.
L'unica cosa che feci fu posare le chiavi su un mobiletto e andarla ad abbracciare. Le lacrime si rimpossessarono del mio corpo.
All'improvviso sentimmo una voce dietro di noi,ci girammo nello stesso momento e vedemmo Nicole sulle scale.
N:Ti ha rifiutata, vero?
Io annuii.
N:Mi dispiace. -mi sussurrò, unendosi all'abbraccio.
M:Chi? Cosa? Spiegatemi cosa sta succedendo per l'amor di Dio.
Mi allontanai da mia cugina e le feci cenno che doveva parlare lei. 
N:Neve aveva il desiderio di conoscere suo padre. Abbiamo cercato tra le tue fotografie e abbiamo trovato cinque ragazzi. Siamo andati a cercarli e quanto pare Neve l'ha trovato.
Il volto di mia madre divenne dal rosso al bianco nel giro di pochi secondi. Il suo sguardo scivolò su me e Nicole. 
M:Piccola, mi dispiace.
B:NON MI HAI MAI DETTO DI ESSERE STATO UN ERRORE, NON MI HAI MAI DETTO CHI FOSSE MIO PADRE. *singhiozzo* NON MI HAI MAI DETTO CHE LUI VOLEVA FARTI ABORTIRE. 
Provò ad avvicinarsi ma d'istinto rifiutai e corsi velocemente di sopra. Sprofondai nel mio letto, strinsi il cuscino fra le dita e provai ad addormentarmi. 
Almeno, quando si dorme, non si sente il dolore. Il problema è quando ti svegli.
Dopo un pò sentii qualcuno bussare alla mia porta, ''Non voglio parlarti'' gridai. 
N:Sono tua cugina, posso?
Sospirai e dissi di sì.
Nicole si sedette in un punto sul letto, iniziò a guardarmi senza aprire bocca. Forse stava pensando a cosa poteva dirmi per calmarmi.
N:Tu non sei un errore, sei la cosa più bella che sia capitata a tua madre. Le hai cambiato la vita. Hai cambiato la vita anche di Peter,di Lea e di me.
B:Di te?
N:Sai che sto passando un brutto periodo,se non c'eri tu a risollevarmi il morale chissà cosa avrei combinato. 
Deglutii, sapendo cosa stesse intendendo.
N:Andiamo, ti ricordi la cioccolata calda che ti preparavo quando venivi da me?
B:Ma siamo quasi in estate.
N:In qualunque stagione si può mangiare la cioccolata calda,andiamo su.
Si alzò e mi porse la mano. 
B:Ok. 
-PARTE PETER-
Per la settimana seguente Neve passò molto tempo delle sue giornate nel suo letto a piangere.
Nicole e io facevamo a turni per rimanere lì con lei, non aveva nessuna intenzione di uscire e avevo paura di rimanerla sola.
Un giorno, Nicole, mi chiamò avvertendomi che Neve era uscita dalla sua stanza di sua spontanea volontà. Attaccai alla telefonata e mi vestii velocemente. Dopo circa dieci minuti arrivai a casa sua, la feci vestire e andammo tutte e tre in spiaggia. Un pò di quell'aria non le avrebbe fatto male.
Distesi tre asciugamano sulla vastità calda di sabbia,ci sedemmo tutti e tre ed iniziammo a fissare le onde del mare scomparire a riva.
Mi girai verso la mia destra,osservando Neve. La sua pelle si era un pò schiarita e il rossore dai suoi occhi stava scomparendo. 
-PARTE NEVE-
B:PETER GENE HERNANDEZ, POSAM..
E di colpo mi ritrovai sotto la cresta dell'acqua, la quale era molto fredda. Muovendo i piedi ritornai velocemente a galla.
B:Ti ucciderò, sappilo.
N:Io avrei paura al tuo posto, Gene.
Peter e Nicole risero e poi entrarono in acqua anche loro. Iniziammo a schizzarci a vicenda, a fare gare di nuoto e Peter ci aiutò a fare i tuffi.
N:Io vado sull'asciugamano, tra un pò ritorniamo a casa.
Peter annuì e poi voltò lo sguardo verso la mia direzione incominciandosi ad avvicinare.
P:Ti amo -mi sussurrò, abbracciandomi.
''Ricambia,forza,puoi farcela!'' -Urlai nella mia mente.
B:A-Anche io...ti amo.
Sentii il cuore di Peter aumentare di battito e sentii le sue braccia stringermi ancor di più. Dopo poco le nostre labbra si unirono in un lungo bacio. Uno di quello pieni di passione. Le nostre lingue iniziarono la loro solita battaglia.
N:Mi dispiace rovinare questo momento, ma dobbiamo andare.
Ci staccammo lentamente e dolcemente; poi, mano nella mano, ritornammo a riva.
Mia madre pianse dalla gioia quando mi vide oltrepassare la soglia di casa nostra con un sorriso scolpito in faccia. Le parole di Adam ormai appartenevano al passato. Se a lui non andavo a genio,che si fotta. 
Lunedì.
Mi svegliai di malavoglia e mi avviai a scuola. Avevo pregato,supplicato,implorato mia madre di farmi rientrare quando Nicole sarebbe partita ma fece finta di non sentirmi.
Le ore passarono velocemente. A mensa sedetti affianco a James, Peter, Lea e Carl e poi affrontai le ultime due ore rimaste.
Ogni giorno che passava diventavo sempre più triste,tra un paio di settimane esatte Nicole sarebbe dovuta partire per la Costa Azzurra.
Non avrei mai detto che mi sarebbe mancata terribilmente.
 
L'Hostess avvisò mia cugina che l'aereo stava per partire, avevo le lacrime agli occhi. Non riuscivo a far uscire un verso dalla mia bocca. L'unica cosa che feci fu abbracciarla e macchiarle la canotta di mascara.
N:Bambi non piangere,anche a me mancherai. La prossima estate potresti venire tu da me. 
Annuii.
N:Anche io vorrei rimanere tutto il giorno fra le tue braccia, ma non posso.
Mi uscii una risata e poi la liberai dalla mia stretta. Peter,Lea e Carl la salutarono con un abbraccio di gruppo e James con un dolce bacio sulle labbra.
Non mi mossi finchè non vidi l'aereo sparire fra le nuvole bianche del cielo.
P:Dove volete andare? -chiese quando entrammo tutti in macchina.
L:Discoteca!
J:Discoteca!
C:Discoteca!
Presi un bel respiro e dissi ''Alla collina''.
Peter mise la retro-marcia.
P:Collina sia.
L:Ma eravamo in maggioranza con la discoteca.
P:Biancaneve è il capo.
Mi uscii un piccolo sorriso. 

Hey guys.
Ecco il capitolo,spero che vi sia piaciuto. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Grazie a tutti,kiss :*

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Capitolo 22
*** The future ***


22° Capitolo

Entrai in casa accompagnata da mia madre e da Peter, raggiunsi il divano e mi distesi su di esso.
B:Finalmente non dovrò andare più a scuola.
P:Beh,ora inizia il lavoro.
M:Ha ragione Peter. Lea ha vuole iscriversi all'universit..
B:Scordatelo,non ci andrò mai.
M:Hai 18 anni, devi trovare un lavoro e mettere su famiglia.
B:Male in peggio! -sospirai alzandomi di malavoglia dal divano- Vado alla festa che hanno organizzato quelli dell'ultimo anno, ci vediamo domani mattina.
M:Biancaneve!
B:Mamma, sono grande.
Mi avvicinai a lei, le baciai la guancia e poi uscii di casa con il mio ragazzo senza darle il tempo di ribattere. Non ero dell'umore giusto per litigare. 
Quando entrai nell'auto di Peter mi afflosciai nel sediolino, ero letteralmente esausta ma all'idea di una mega festa in spiaggia la stanchezza per un pò non si faceva sentire. 
P:Neve,dovresti iniziare a pensare a cosa vorresti fare in futuro.
B:Lo sai che non sono brava a 'programmare'.
P:Lea andrà all'università di lettere e tu? Mettiamola così: cosa vorresti fare da grande? -Rise.
B:Da grande voglio fare l'infermiera -risposi imitando una voce di una bambina piccola.
P:Ecco,l'infermiera è un bel lavoro. Paga buona e le ore di lavoro non sono tante. Però devi fare l'università infermieristica.
B:Ci penserò -dissi appoggiando la testa al finestrino, osservando la strada illuminata dal debole spettro dei lampioni.
P:Arrivati!
 
Aprii gli occhi e mi osservai un po' intorno ancora assonnata. Mi trovai in un letto con Peter, nudi in una casa a me sconosciuta.
Mi vestii velocemente, mi diedi una sciacquata e poi scesi giù in cucina. 
L:Buongiorno puttanella!
B:Buongiorno Lea, a casa di chi ci troviamo?
L:Di Carl. Ieri tu e Peter vi siete ubriacati e io e Carl avevamo deciso di non farvi guidare così vi abbiamo portati qui e..
B:Abbiamo fatto l'amore.
L:Oh sì,non ti ho mai sentito urlare così tanto. Stavate facendo l'amore o vi stavate uccidendo a vicenda? 
Ridemmo di buon cuore finchè Carl e Peter non ci raggiunsero, ci sedemmo tutti e quattro a tavola ed iniziammo a fare colazione. 
C:Per curiosità: urlate sempre così tanto durante un rapporto sessuale?
Mi girai verso Peter, il quale sputò tutto il latte che stava bevendo. Provò a pulire il danno ma peggiorò le cose facendo cadere il succo dal mio bicchiere.
L:Lascia perdere, dopo pulisco io.
P:G-Grazie -accennò un sorriso- Comunque no, di solito siamo più silenziosi.
Notai quanto le sue guance si fecero rosse e io riuscii solo a ridere sotto i baffi. Verso l'una ognuno ritorno a casa propria pronti per iniziare la vita da disoccupati. Dopo aver pranzato mi distesi sul letto, osservando un punto fisso del soffitto. Iniziai a pensare me nei panni di un'infermiera. Amavo quel lavoro. ''Massì'' pensai.
Scesi di corsa giù, trovai mia madre intenta a lavare i piatti.
B:Mamma,ho pensato ad una cosa.
M:T'ascolto!
B:Ho deciso di andare all'università infermieristica.
Mia madre di botto si bloccò, l'unico rumore che si sentiva era l'acqua che usciva dal rubinetto. 
B:Ti piace l'idea? 
Lei si voltò verso di me, guardandomi come se avessi tre teste.
M:Mostro! Che ne hai fatto della mia figlia pigra? 
B:Ah,Ah. Molto divertente. Seriamente,'mà! Che ne pensi?
M:Penso che sia fantastico, domani vado ad informarmi.
B:Perfetto!
-DOPO DUE ANNI-
La sveglia iniziò a suonare, alzai la testa a mezz'aria dal cuscino e la spensi, imprecando in mente. Mi alzai dal letto, scesi giù in cucina dove trovai mia madre intenta a prepararmi la colazione.
M:Oggi ritornerò un pò tardi da lavoro, c'è il pranzo in frigo.
Annuii.
M:Ecco la colazione, ci sentiamo più tardi. -mi baciò la guancia e poi sparì oltrepassando la porta di casa.
Bevvi una bicchier di latte, sgranocchiai due biscotti al cioccolato e poi iniziai a preparami. 
Dopo mesi dall'inizio dell'università avevo trovato lavoro in un bar, come cassiera. Le cose tra me e Peter andavano alla grande. Lui ancora non aveva nè iniziato l'università nè trovato lavoro. Se ne stava nella sua stanza a scrivere canzoni quasi tutto il giorno. Lea e Carl si erano lasciati per uno sciocco motivo e ognuno stava lavorando per un gran futuro.
Le ore all'università passarono velocemente. Adoravo studiare 'medicina'. Non vedevo l'ora di far passare un'altro anno così potevo iniziare a lavorare seriamente in ospedale. 
-16.30- 
*Driin Driin*
Solo quando aprii gli occhi mi accorsi di averli chiusi addormentandomi: mi trovai con la faccia sui libri. Mi alzai lentamente e andai ad aprire. Alla porta c'era Peter, era tutto emozionato e non riusciva a rimanere fermo per mezzo minuto.
B:Che è successo?
P:Forse partirò, partirò per Los Angeles! Finalmente ho la possibilità di far avverare il mio sogno, non posso ancora crederci!
Il mio cuore di colpo si fermò, non riuscivo ad emettere suono. Nel mio stomaco scoppiò una gran guerra. ''Quindi, mi lascerà qui'' -pensai.
P:Perchè quella faccia?
B:Non hai pensato a noi?
P:L'ho fatto,tu sei sempre al primo posto ma ho questa possibilità. Ho detto 'Forse'. Ancora non ho deciso del tutto.
B:Accetta,sono abituata alle persone che mi abbandonano. Succede ogni volta.
P:Neve non far..
Gli sbattei la porta d'ingresso in faccia con forza. Strisciai a fatica verso il letto, quando lo raggiunsi iniziai a piangere. Sapevo che lo dovevo lasciare andare ma sapevo anche che la mia vita senza di lui non avrebbe avuto tanto senso. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Lea, chiedendole se voleva venire da me.
L:Hey, cos'è successo? 
Chiusi la porta d'ingresso e la feci accomodare dentro.
B:Peter mi ha appena detto che forse si trasferirà a Los Angeles e io..ci sono rimasta di merda.
L:Stiamo crescendo. Fa parte della vita prendere decisioni che ci faranno stare male. Secondo te lui non vorrebbe passare più tempo e possibile con la sua cucciola? 
Feci spalluccia.
B:Vuoi del caffè?
L:Sì, grazie.
B:Come va con l'università?
L:Ho fatto un paio d'esami e ho preso il massimo dei voti, te?
B:Mi sto preparando ma credo che andranno abbastanza bene.
L:Sei bravissima in quel campo, diventerai una magnifica e sexy infermiera.
Feci una smorfia e poi le porsi la tazza contenente il caffè, fatto prima di andare a studiare.
B:Anche tu vuoi andare a lavorare a Los Angeles?
L:Sì, ma tu verrai con me. A me mancano solamente due anni di scuola e non ci vuole poco per trovare lavoro in un ospedale o in una scuola. Poi dobbiamo risparmiare per il trasferimento eccetera. Un casino! -disse scacciando con le mani dei pensieri immaginari.
Sorrisi. 
 
Passiamo tutta la vita a preoccuparci del nostro futuro. A pianificare il futuro. A cercare di prevedere il futuro. Come se prevederlo potesse in qualche modo attutire i colpi. Ma il futuro cambia sempre. Il futuro è la dimora delle nostre paure più profonde. E delle nostre speranze più folli. Ma una cosa è certa, quando alla fine si rivela, il futuro non è mai come l'avevamo immaginato.
Cit. M. Grey 


Salve Beautiful girls all over the world, spero che qualcuno stia cagando la mia ff. Fatemi sapere la vostra opinione attraverso una recensione. Grazie di tutto <3

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Capitolo 23
*** Non c'è mai abbastanza tempo ***


23° Capitolo 



I giorno successivi passarono molto velocemente, gli esami che dovevo affrontare all'università li superai con il massimo dei voti. Peter mi aveva confermato la partenza per Giugno,quindi mancavano solamente cinque mesi alla sua partenza. 
Ogni giorno lo passavo con un nodo in gola, non volevo che si allontanasse da me. Di sera, prima di dormire, pensavo sempre alla sua partenza e puntualmente scoppiavo a piangere.
 
L:Hey,alzati da questo letto e andiamo a fare shopping -urlò Lea togliendomi le lenzuola da dosso.
Aprì lentamente gli occhi e di malavoglia mi trascinai ad aprire l'armadio per poi infilarmi una maglia verde dello starbucks, jeans stretti e un paio di converse bianche. 
Mi lavai la faccia, i denti e mi raccolsi i capelli in una treccia a spina di pesce. 
L:Fammi vedere un sorriso su quella tua bellissima faccia,sii più entusiasta. Oggi niente scuola!
Mi sforzai di sorridere e lei se ne accorse e mi rispose con una smorfia. Entrammo in un primo negozio nel quale mi fece provare un vestitino lungo azzurro e mi costrinse a comprarlo. ''Lo metterai al mio compleanno'' disse. 
Quest'ultimo era tra una settimana e non sapevo nemmeno cosa regalarle.
Sbuffai, da quanto Peter mi aveva dato quella 'notizia' nella mia mente c'erano solo aerei che volavano e persone che piangevano.
Felicità portami via...
Verso le due del pomeriggio Lea si convinse ad andar in un ristorante per mettere qualcosa sotto i denti, mangiammo una pizza per ciascuno e poi ritornammo a casa. Stavo portando così tante buste che i manici di plastica mi stavano segando i palmi delle mani. 
Quando riuscii ad entrare buttai tutto per terra e scivolai lungo la porta di legno. 
Mandai un messaggio a Peter e lo informai che nel pomeriggio sarei andata a comprare un regalo a Lea e lui si offrì di farmi compagnia. 
17.00
Entrai in macchina e le nostre labbra si toccarono per diversi secondi prima che Peter mettesse in moto.
P:Hai già pensato a qualcosa?
Abbassai il capo, guardandomi le scarpe. 
P:So io dove andare.
Sorrisi debolmente e non distolsi lo sguardo, mi riportai solamente le mani agli occhi. Sentii lo sguardo di Peter su di me, ma lui capì che non era il caso di chiedermi se era tutto apposto. Sapevamo entrambi la risposta.
Dopo circa un quarto d'ora sentii che la macchina si fermò, alzai lo sguardo e vidi un negozio di peluche. Subito mi venne in mente che Lea aveva un debole per i pupazzi più grandi di lei.
Guardai Peter e lo abbracciai, sussurrandogli ''sei un genio''. Quando uscimmo dalla macchina lui mi rivolse uno sguardo che sembrò dire ''Ora lo hai capito?''. 
Varcammo la soglia e un campanellino fece girare il cassiere verso di noi. Mi guardai intorno e rimasi sbalordita da tutti i peluche presenti sulle mensole di qualsiasi forma e colore.
Girai più volte il negozio e alla fine portai alla cassa un peluche gigante che rappresentava una tigre seduta. La commessa, dove averci fatto pagare, fece un 'paccone' regalo. 
Dopo aver svolto quel servizio facemmo un giro e poi andammo a mangiare. Entrammo in un ristorantino che aveva la vista sopra al mare, di sera era una cosa mozza-fiato.
Peter scelse un posticino vicino la ringhiera del balcone, l'aria non era molto ventilata quindi il caldo si fece sentire parecchio. 
Iniziammo a parlare di Nicole e di James finchè il cameriere non prese le nostre ordinazione, dopo di che il silenzio prese il sopravvento su di noi. 
Voltai lo sguardo verso la distesa d'acqua blu, dalla coda dell'occhio vidi che Peter aprì più volte la bocca però la richiuse ogni volta. 
Sospirai.
P:Neve..senti.
Mi girai verso di lui, con gli occhi velati di lacrime. Mi morsi la lingua sperando che Peter non avrebbe ricominciato il discorso. 
P:Qualunque cosa succederà, resterai sempre la cosa più bella che ho. Ti amo, ricordatelo.
Sentii una lacrima rigarmi il viso, abbassai il capo e la tolsi con il palmo della mano.
P:Non essere arrabbiata con m..
B:Io non sono arrabbiata, sono ferita. C'è una differenza.
Mi prese la mano e un pò della tristezza scomparì. 
 
Poggiai l'indice sul campanello posto affianco la porta d'ingresso di Lea, dopo pochi secondi la vidi e, aprendo di più la porta, fece entrare sia me che Peter.
P:Ecco il tuo regalo -disse porgendole un pacco alto fino alla sua vita.
Lo sguardo curioso di Lea scivolò sulla tigre impacchettata e su di me poi, sorridendo, ci fece vedere in quale parte della casa c'era la festa.
Entrammo nella sala da pranzo la quale era diventata una vera e propria sala per feste con tanto di Dj. Le pareti erano decorate da fili d'argento e stelle e per terra c'erano palloncini di tutti i colori. Agli angoli della stanza c'erano piccoli buffet. 
Guardai Peter e ci demmo le danze; dopo un paio d'ora passate a mangiare, a bere e a parlare di vari argomenti finalmente il padre di Lea entrò, portando con se la torta.
B:Wow.. -rimasi a bocca aperta.
La torta era alta un metro, era interamente rivestita di cioccolato e in cima c'era una mini Lea che indossava lo stesso vestito che portava lei quella sera.
Le cantammo ''Happy birthday'' e poi arrivò l'ora dello scarto dei regali. Le persone le avevano regalato orologi, collane, vestiti e borse firmate. Forse avevo sbagliato a farci una sciocchezza come la tigre.
P:Le piacerà, non preoccuparti -sussurrò Peter al mio orecchio.
L:Questo di chi è? -disse alzando a mezz'aria un pacco.
Io e Peter alzammo la mano.
Iniziò a scartarlo e con mia grande sorpresa rimase felicissima del regalo. Dopo la mezza-notte facemmo un giro per il centro e poi ritornai a casa.
 
Ormai manca solamente una settimana alla partenza di Peter. Pensai mentre mi stavo gustando la mia colazione a casa di Lea.
L'università era finita da circa due giorni e avevo deciso di andare a dormire dalla mia migliore amica. Mia madre a casa stava peggiorando, capitava più di una settimana che la trovavo sbronza sul divano. Perchè lo faceva? 
L:Come ti senti? -la solita domanda che tutti mi facevano da quando Maggio si era trasformato rapidamente in Giugno.
B:Bene -solita bugia.
Prima di mezzo-giorno presi la mia roba e ritornai a casa dopo due giorni d'assenza. Fortunatamente non trovai tutto a soqquadro e mia madre in un brutto stato.
Mi feci una doccia e poi chiamai Peter per uscire nel pomeriggio. ''Non posso, scusami'' mi disse. 
Mi sedetti alla mia scrivania ed iniziai a respirare profondamente, provai a espellere dal mio corpo il nervosismo che stava salendo. 
 
Il giorno prima della partenza..


-------

Cosa succederà? ...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Lasciatemi una recensione, please
<3. Grazie a tutti, davvero. 

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Capitolo 24
*** Ever Ours ***


24° Capitolo


Mi svegliai di soprassalto, senza fiato, madida di sudore e tremante. Mi stropicciai gli occhi rendendomi conto che era solamente un incubo. Mi girai verso la mia sveglia e segnava le cinque e mezzo. Quel giorno sarei dovuta andare a lavorare. 
Quel giorno Peter mi avrebbe detto addio.
Mi alzai, mi diedi una veloce sciacquata e mi vestii sportiva. Uscii di casa, riportandomi le cuffie alle orecchie. Corsi per due isolati prima di ritornare a casa, mi feci una doccia e preparai la colazione sia per me e sia per mia madre. 
Guardai di nuovo la posizione delle lancette: mancavano dieci minuti alle otto. Corsi su per le scale, fino ad arrivare nella mia stanza dove mi vestii.
 
B:Salve Signor. Perry. -dissi entrando nella stanza riservato ai commessi del bar.
John Perry era il mio capo. Un uomo sulla quarantina però stranamente ne dimostrava al massimo trenta. Era un bell'uomo, biondo e con degli occhi marroni come la cioccolata. In quel bar lavoravo io (la cassiera) poi c'erano Becky, Ginny e Will (i camerieri) ed infine Catalina (la donna delle pulizie)
Indossai la divisa e mi posizionai dietro la cassa aspettando clienti. 
In poco tempo ero riuscita a relazionarmi con tutti. Becky e Ginny erano due ragazze abbastanza simpatiche, una volta uscii con loro e il giorno dopo mi svegliai nuda su una spiaggia di Pearl Harbor con i capelli tinti di verde. Per fortuna con una lavata i miei capelli ritornarono del mio colore naturale. 
Will era il più giovane di tutti, andava ancora al liceo. Era un ragazzo molto tranquillo, un tipo da libri che da alcolici. Catalina veniva tutte le sera, mezz'ora prima della chiusura. Era un signora di cinquant'anni, trasferitasi qui alle Hawaii per dare una vita migliore ai suoi due figli. 
Il bar era aperto da circa un'ora e si erano presentati solo due-tre clienti. Becky mi venne vicino e mi propose di uscire il giorno dopo.
B:Domani Peter uscirà definitivamente dalla mia vita, per tutto il giorno vorrò rimanere a letto a piangere. Quindi no, passo. 
Ginny, che stava pulendo sul bancone, appena sentì il mio ''no'' si precipitò dove io e Becky stavamo conversando.
G:Ho già avvisato anche a Lea, domani sera ci sballeremo alla grande!
B:Ma..
Be:Niente Ma! E guarda chi ci è venuto a fare visita.
Becky indicò la porta d'ingresso.
B:Peter!! -urlai, correndo verso di lui.
P:Hey dolcezza -mi baciò la fronte- Salve ragazze. 
Becky e Ginny lo salutarono in coro. 
P:Allora, verso le otto ti passo a prendere e andiamo a cena?
B:Ok, vuoi qualcosa? Offre la casa.
P:No, devo andare. Devo fare tantissime cose e mia madre non finisce di piangere da ieri. 
B:Dove andrai a vivere?
P:Da mio fratello Eric, ha una casa tutta sua. Mi ha mandato le foto ed è davvero spaziosa.
Ci guardammo per pochi secondi negli occhi, gli accarezzai la guancia e poi ci baciammo. 
P:Ci vediamo stasera. 
B:Sì..stasera -farfugliai, abbozzando un sorriso.
Be:La vita è dura baby.
B:Lo so.
Verso le sette e mezza chiesi al signor Perry di uscire prima e lui acconsentì. Grazie al taxi arrivai a casa in cinque minuti. Mi vestii, indossando un vestito tinto di un blu elettrico stretto e lungo fino a sopra il ginocchio.
Mi feci una treccia laterale e mi misi un pò di trucco. Alle otto e cinque minuti mi arrivò un sms da parte di Peter avvertendomi che si trovava sotto casa mia. Prima di uscire di casa indossai i tacchi, odiavo portarli ma quella era una sera speciale. 
Presi una borsa nel quale ci misi le chiavi di casa, il cellulare e un pò di soldi.
P:Sei meravigliosa -disse baciandomi.
Peter mi aprii la portiera ed entrai in macchina, dopo una ventina di minuti arrivammo in un ristorantino. Per tutto il tempo  non accennammo neanche la sua partenza del giorno dopo; parlammo del più e del meno e delle nostre giornate. 
Mia madre, quella sera, mi lasciò casa libera così dopo aver cenato ci rifugiammo nel mio letto.
Ci amammo, come non avevamo mai fatto. In quel momento il tempo si fermò, tutto il mondo si fermò. C'eravamo solo io e Peter. Non ci fermammo finchè non arrivammo entrambi alla soglia del piacere. E poi ci addormentammo, mano nella mano. 
Alle sette e mezza suonò la sveglia. Siccome avevo ancora sonno, allungai il braccio e la spensi. Poi, senza aprire gli occhi, tastai con la mano la parte del letto dove il giorno prima Peter si era addormentato. 
Niente.
Le lacrime iniziarono a bruciarmi dietro le palpebre. 
Mi alzai lentamente e notai la presenza di un biglietto sul comodino. 
''Cara Neve, 
No, così sembra troppo anni '70. Riproviamo: Ehy ragione della mia vita,
sì..ti starai chiedendo 'Dov'è quello stupido di Gene?'. Sono sull'aereo per Los Angeles, per favore non piangere. Ti amerò per sempre, davvero. In questo momento starò piangendo come una femminuccia, mi mancherai ogni secondo, ogni minuto, ogni giorno. Ora ascolta: ovunque io sia, riconoscerò le tue risate, vedrò il sorriso nei tuoi occhi, sentirò la tua voce. Il semplice fatto di sapere che tu sei da qualche parte su questa terra sarà, nell’inferno, il mio angolo di paradiso.
Non ti scorderò mai e, se il destino vuole, un giorno ci incontreremo. Lo spero.
Ti amo.
P.S Ho disattivato il mio numero, ora ne ho uno nuovo e un cellulare nuovo. Così non potrò versare lacrime sulle nostre foto e tu forse, non potendo avere nessun contatto con me, mi dimenticherai più facilmente. 
P.P.S Se un giorno le mie canzoni saranno famose voglio che tu sappia che sono tutte dedicate a te.''
Se n'è andato, pensai, se n'è andato. Dovetti continuarlo a pensarlo mentre mi lavavo e vestivo, come se la ripetizione potesse attutire il colpo. 
 
Mi alzai dal letto solo quando Lea entrò abusivamente dentro la mia stanza. ''Ginny e Becky arriveranno tra una ventina di minuti'' mi disse prima di buttarmi addosso un vestitino.
Lo presi per le maniche e lo scrutai. Un vestitino bianco, stretto solamente nella parte superiore. Mi ricordai che lo misi la prima volta  quando Peter mi portò a Santa Monica. 
Mi alzai e andai in bagno. 
Mi feci una lunga doccia calda e rilassante; quando uscii vidi un bikini azzurro appoggiato sul lavandino.
B:E questo? -urlai.
L:Mettilo, stasera faremo il bagno. 
Dopo dieci minuti fui finalmente pronta; i capelli li avevo rimasti sciolti e come al solito ci misi pochissimo per truccarmi.
L:Sei uno schianto, andiamo. Ci stanno aspettando.
Salutai mia madre ed entrammo nella Fiat Punto di Ginny. Tutte e tre iniziarono a parlare e ogni volta che dovevano dire la parola ''Aereo'' o ''America'' si fermavano e poi ricominciavano il discorso. 
B:Tra quanto arriviamo?
Be:Arrivati!
B:Finalmente, dove mi avete portata?
Be:Dove uno si diverte.
Uscimmo dalla macchina e poi entrammo in un capannone, il quale, scendendo delle scale, si accedeva alla discoteca.
Lea avvicinò le sue labbra al mio orecchio e urlò ''Dopo si spostano tutti in spiaggia''. Io annuii.
Ginny e Becky erano sparite così io e Lea ci demmo alle danze. Dopo qualche secondo quelle due furfantelle ritornarono con quattro drink. 
B:Cosa ci avete messo dentro? 
G:Bevi, domani vedrai.
B:Mi spaventate così.
Ginny e Becky risero.
Brindammo alla salute e poi bevemmo. 
 
Il giorno dopo mi svegliai a causa del sole, iniziò a bruciare sulla mia pelle. Mi alzai lentamente e mi ritrovai (di nuovo) su una spiaggia. Fortunatamente ero in costume, però Lea Becky e Ginny erano completamente nude vicino la riva e oltre a noi, sulla spiaggia, c'erano altri ragazzi e ragazze. Mi alzai e le svegliai. Becky si ritrovò un pene gigante disegnato sulla schiena e Lea con un grosso livido sulla chiappa.
B:Mica ho i capelli di un altro colore?
L:No.
B:Che fortuna, per caso ti ricordi come te lo sei fatto quel livido?
L:No, ricordo solo che stavamo bevendo e basta. Chissà cos'è successo.
Be:Questo è il bello, non lo sai. 
B:Andiamo a casa, devo farmi una belle doccia. Ho la sabbia da tutte le parti.
Quando arrivai a casa, vidi una cosa traumatizzante. 


Dover lasciar andare un ragazzo dopo circa cinque anni di fidanzamento deve essere proprio difficile da superare...Hey,voi. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Cosa succederà nel prossimo? Lo scoprirete direttamente all'inizio di Agosto (devo partire). Continuerò se riuscite ad arrivare a 2-3 recensioni. Grazie a tutti <3

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Capitolo 25
*** Bruno Mars ***


25° Capitolo


Salutai Ginny,Becky e Lea prima di rientrare a casa. Oltrepassai la soglia dell'ingresso e feci scivolare delicatamente le chiavi di casa sul mobiletto in noce affianco la porta.  Ero uscita il giorno prima e siccome non volevo litigare con mia madre camminai a passo felpato fino a giungere in cucina.
Sobbalzai dalla paura, il cuore prese a battermi all'impazzata nel petto.
B:MAMMA!
Mi girai, dandole le spalle. Strizzai gli occhi nell'intento di far scivolare via quel ricordo: mia mamma intenta a far del sesso con un uomo. 
M:Neve, che ci fai qui? 
Sentii l'uomo tossire e lei prendere qualcosa per terra. 'Fa che siano i vestiti' pensai. Rimasi per tutto il tempo girata, aspettando che uno dei due parlasse. Dopo pochi minuti vidi l'uomo salutare mia madre e uscire dalla porta. Mi voltai verso di lei. 
M:Tieni -sussurrò porgendomi un bicchiere d'acqua.
Ne feci un sorso e poi ci sedemmo entrambe al tavolo presente nella cucina. Sul quale stavano facendo sesso infatti, disgustata, non mi avvicinai ad esso.
M:Mi dispiace tanto. 
B:S-Sono felice che hai iniziato ad uscire -deglutii.
M:L'ho conosciuto tempo fa e da quasi un anno ci frequentiam..
B:Un anno? Perchè non mi hai mai detto niente?
M:Non sono affari tuoi ok? Comunque, voglio che tu sappia che ci sposeremo.
''Gesù...'' pensai.
B:Nono, aspetta. Fammi capire bene. Tu ti frequenti con questo da un anno, non me lo hai mai detto e di punto in bianco mi dici che vi sposerete. 
Mi alzai e presi una bottiglia di whisky da un mobile poi mi risedetti, dopo aver preso due bicchieri.
M:No grazie.
Mi versai dell'alcool. 
Primo bicchiere.
B:Quando?
M:Fra due mesi. Te lo avrei detto a giorni.
Secondo bicchiere.
B:Vorrei sapere un pò di lui. Dopotutto diventerà mio padre fra due mesi.
M:Si chiama Connor Johnson, fa lo scultore in marmo. E' molto famoso. Che altro? Non è sposato, non ha figli e quando gli ho parlato di te ha fatto i salti di gioia.
Terzo e quarto bicchiere.
B:Sicura che non vuoi?
M:Non posso, sono incinta.
Rimasi lì immobile, con la bocca leggermente aperta a fissare mia madre davanti a me. Con la coda dell'occhio cercai la bottiglia di whisky, la presi e bevvi direttamente da là.
M:Ma cosa fai? -disse, strappandomi la bottiglia mezza vuota fra le mani.
B:Mamma, sto per vomita...
Corsi verso il lavandino.
Mia madre, matrimonio, bimbo. Stavo ancora mettendo insieme tutte le novità.
 
L:Oh mio dio, che bello. Avrai un fratellino o una sorellina.
B:Lea, non ci voglio pensare. E' da due giorni che non parlo con mia madre, come ha potuto mentirmi tutto questo tempo?
L:Aveva paura che tu la giudicassi. 
B:Seee, certo.
Presi un muffin al cioccolato dal piatto che Lea aveva messo al centro della tavola e lo mangiai.
B:Ieri hai detto di essere uscita con uno, com'è andata?
L:Non bene, non mi è piaciuto, vorrei togliere tutto da mezzo ma mi fa pena..
B:Devi imparare ad usare il sandwich sì-no-sì.
L:Cioè?
B:Ti voglio bene, non sei il mio tipo, ma sono sicura che una persona speciale come te troverà la persone giusta.
L:Praticamente è un dito nel culo mascherato.
B:Una specie.
Ridemmo di buon cuore, poi parlammo di Peter. Del fatto che non sentivo la sua voce da circa una settimana e che, di lui, mi rimaneva solo una foto che trovai in un cassetto della mia scrivania.
Essa mi era entrata negli occhi come l'istantanea percezione di una felicità assoluta. Me la sarei portata dietro per sempre. 
Quando tornai a casa rimasi tutto il resto del giorno a letto, a piangere. Facevo il possibile per far vedere agli altri che ero forte ma..ero tutt'altro che forte. Sentivo che una parte di me non c'era più. 
-TWO MONTHS LATER-
In una bellissima e ventilata giornata di Settembre mia madre mi annunciò, più raggiante che mai, il sesso del bambino nel suo grembo.
Tra sei mesi avrei avuto un fratellino.
Con Connor feci molta amicizia, era un uomo sulla quarantina. Alto, non molto in forma e con un grande senso dell'umorismo. Mia madre mi aveva portato solamente un paio di volte nella sua galleria, quando le dissi che con le mani era molto bravo mi rise maliziosamente e io mi feci rossa come un peperone.
Io e Lea l'avevamo accompagnata in un paio di negozi per abiti da sposa e alla fine aveva scelto un abito molto semplice ma allo stesso stupendo. 
Delle mie amiche invitò tutte: Becky, Lea, Ginny. Al matrimonio si presentò anche Nicole, ma durante la cerimonia mi informò che sarebbe dovuta andare via.
Mi mancava essere chiamata Bambi da parte sua.
Mi commossi quando vidi mia madre sull'altare affianco a Connor, finalmente sembrava davvero felice. 
Ritornai a casa verso l'una del mattino, tutti si erano divertiti e avevo rivisto i miei zii che non vedevo da quasi un secolo. 
Mi sedetti sul letto ma non riuscii a trattenermi: mi sdraiai e caddi in un sonno profondo. Il giorno dopo mi alzai direttamente all'ora di pranzo. Dopo aver mangiato mi richiusi nella mia stanza, mi feci una doccia e poi mi sedetti fuori al balcone. Sfilai dalla tasca dei pantaloncini il cellulare, andai sulla 'P'. 
Peter..
Una voce meccanica mi disse che il numero da me chiamato era inattivo; una lacrima iniziò a rigarmi il volto.
Dopo una settimana dal matrimonio l'ultimo anno di università, per me, iniziò. Io, mia madre e Connor ci trasferimmo in una casa più grande. Dopo quattro mesi la pancia di mia madre si era trasformata in una palla da calcio. Quando Connor mi disse che il nome lo dovevo scegliere io piansi dalla gioia. Dopo tante giornata a rifletterci scelsi: Brandon. 
Brandon Peter Johnson
E dopo una lunghissima attesa finalmente il secondo figlio di mia madre nacque. Aveva la carnagione scura come il padre, gli occhi e i capelli li prese da mia madre e aveva la stessa voglia che avevo io, sulla caviglia.
Passò un altro anno e finalmente presi la laurea, iniziai a fare due lavori così da poter risparmiare per il trasferimento. A Lea mancava l'ultima anno e sicuramente per lei i soldi non sarebbero stati un problema. 
B:Salve Signor Perry, salve ragazzi.
Becky, Will e Ginny mi salutarono in coro. Indossai la maglia e poi mi sedetti dietro la cassa per aspettare dei clienti, durante la pausa pranzo mangiai due pezzi di pizza margherita. Osservai curiosamente Becky parlare a telefono, poi si avvicinò a me e agli altri con una faccia scioccata. Prese il telecomando e mise su Mtv. 
Be:Devi vedere una cosa.
B:O-Ok -dissi girandomi verso la tv. Curiosa e un pò spaventata. 
Iniziò Mtv Spring Break 2010.
B:Cosa devo guardare?
Be:Zitta e guarda.
Ascoltammo un paio di canzoni e poi il presentatore annunciò che B.O.B e Bruno Mars stavano per salire sul palco.
Be:Guarda!!
Guardai i due ragazzi iniziare a cantare la canzone, socchiusi gli occhi per guardare meglio.
B:Cosa?
Be:Aspetta, ora fanno lo zoom su Bruno.
Appena finì di parlare il primo piano fu su Bruno Mars. PETER!.
In quel momento il fiato mi mancò. Non riuscivo a crederei ai miei occhi. Sentivo che la testa mi girava, sempre di più. 
Buio.
G:Hey, bella addormentata, sveglia! 
Mi alzai lentamente guardandomi attorno, mi trovavo ancora in negozio e davanti a me c'era Ginny. Will mi porse un bicchiere d'acqua e il signor Perry fece allontanare tutti i clienti attorno a me. 
Mi sedetti sulla prima sedia che trovai. Wow, Peter ce l'aveva fatta. Ero contentissima per lui. 
P:Vada a casa signorina Owen. 
B:Ce la facci..
P:E' un ordine, riposati. Ci vediamo fra due giorni.
Annuii.
 
L:Oh cazzo. Davvero? Bruno Mars..Wow. Sarà stato strano vederlo tutte quel tempo specialmente su un palco.
B:Sono svenuta -abbozzai un sorriso.
L:Triplo Wow. 
Lea mi prese la mano ed iniziammo a cercare su google le notizie su Bruno Mars. Più foto vedevo di lui e più rimanevo senza parole. Ancora non riuscivo a crederci.
-PARTE LEA-
Il giorno dopo la scoperta Neve si presentò a casa mia, in lacrime.
B:Lui è cambiato, non è il Peter che avevo conosciuto al liceo -disse porgendomi una rivista.


Ok, sono appena tornata dalla puglia. Mi manca già. 
SO.
Ecco il capitolo, spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. 
HI.
XOXO.

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Capitolo 26
*** New life ***


26° Capitolo

Quando la rivista fu tra le mie mani Neve si sedette su un divano, riportandosi le mani alla faccia. 
Scrutai la foto e poi risi, facendo scivolare il suo sguardo su di me. 
B:Cosa c'è di tanto divertente?
Indicai la foto del ''bacio''.
L:E' un fotomontaggio, si vede lontano un chilometro. Peter può essere diventato anche famoso ma entrambe lo conosciamo molto bene, è molto riservato e sicuramente non andrebbe per strada a baciare, senza offesa per lei, una puttana sopratutto in quel modo. Non so nemmeno se quello può essere definito un ''bacio''. 
Un piccolo sorriso uscii sulla sua faccia. 
TWO YEARS LATER
-PARTE NEVE-
*tooc tooc*
Guardai di sfuggita Lea e poi le valigie vicino i nostri piedi. Finalmente, dopo tanti sacrifici, eravamo giunte a Los Angeles nella speranza di crearci una nuova vita. Avevamo trovato su internet che un trio di ragazzi cercavano dei coinquilini. Dalle foto la casa era abbastanza grande quindi ora ci trovavamo fuori la porta di quella casa enorme dipinta di azzurro. 
La porta si aprii dopo pochi secondi, sorridemmo vedendo una delle coinquiline. 
Ci fece accomodare in salotto e chiamò il resto della ''ciurma''. Come lei la definì.
Arrivarono in poco tempo altri due ragazzi, bei ragazzi. 
La ragazza si presentò per prima.
?: Io sono Felicity Gray, ho vent'anni e faccio la cameriera in un ristorante al centro e sono l'unica inglese qui in mezzo -rise, guardando gli altri. 
Felicity era una ragazza alta quasi quanto me, aveva una carnagione chiara come il latte. I suoi capelli le arrivavano alle spalle ed erano tinti dello stesso colore del sole. I suoi grandi occhi marroni ti trasmettevano tenerezza. 
Il primo ragazzo porse la mano sia a me e alla mia amica.
?:Io sono Gabriel Young, ho venticinque anni e sono un tecnico per macchine d'ufficio. 
Gabriel aveva la pelle dello stesso colore del cioccolato; io suoi capelli e i suoi occhi erano dello stesso colore della sua pelle solamente più chiari. 
Infine.
?:Poi ci sono io, sono Woody Lee. Sono un muratore e fra un paio d'anni sarò un povero trentenne. 
Woody era mulatto, occhi azzurri e capelli ricci marroni. ''Un bocconcino'' avrebbe detto Nicole. 
Presi un bel respiro e mi presentai io e poi Lea. 
''Aspettate qui'' disse Felicity. 
Dopo pochi minuti comparvero tutti e tre di nuovo nella stanza. 
W:Benvenuti nella vostra casa, vi faccio vedere le stanze. 
Lea sorrise e mi strinse la mano, con i soldi che avevamo potevamo prenderci un appartamentino noi due sole ma, in questo modo, avevamo più possibilità di fare amicizia. 
La casa era davvero grande, dopo averci fatto un tour andai a riposare nella mia stanza. Quando mi risvegliai iniziai a disfare le valigie e poi uscii insieme a Lea.
Dimenticavo: Ora mi chiamo Neve Owen. 
 
Dopo due giorni iniziò il mio nuovo lavoro. L'ospedale mi aveva fatto arrivare a casa le divise, i turni e il reparto in cui avrei lavorato: rianimazione. 
La sveglia suonò fastidiosamente facendomi alzare di scatto. Erano le 7:00 di mattina e un'altra giornata stava per iniziare. Mi raccolsi i capelli arruffati in una coda e mi diressi in cucina. Vidi Gabriel intento nel preparare la colazione. Diedi un veloce sguardo alla stanza e c'eravamo solo io e lui.
Mi sedetti e quando si girò per mettere un piatto a tavola trasalì.
N:Scusami -sbottai ridendo.
G:Non preoccuparti, di solito a quest'ora stanno tutti a dormire. Primo giorno di lavoro?
N:Eh già.
Gabriel puntò la macchinetta del caffè e annuii.
N:Da quanto vi conoscete, voi e gli altri?
G:Quasi un anno, Neve non so cosa ti piace così ho optato per uova e bacon.
N:Grazie.
Gabriel sorrise, prese il manico di una padella e fece scivolare il bacon su un piatto di plastica, affianco un occhio di bue.
G:Buon appetito, madame. 
Iniziai a mangiare e silenziosamente lo guardai indossare la maglietta che aveva appoggiato sulla maniglia della porta d'ingresso.
N:Gia' vai?
G:Sì, ho premesso di fare colazione insieme al mio ragazzo e poi andiamo insieme a lavoro.
N:Ah..capito. 
Peccato, era molto sexy. 
N:Come si chiama?
G:Steve, te lo farò conoscere se vuoi. Ci vediamo.
Alzai a mezz'aria la tazza di caffè e poi scomparve oltre la porta d'ingresso. Uscii di casa verso le otto meno un quarto. Raggiunsi l'ospedale attraverso un taxi. Grazie alle indicazioni di un'infermiera trovai facilmente il reparto. Entrai e mi diressi verso gli spogliatoi. Quando uscii mi ritrovai di faccia un uomo alto, sulla cinquantina con in mano un fascicolo.
Mi porse la mano e si presentò. Bobby Morillo, il dottore. 
B:Conoscerai durante la pausa caffè le altre infermiere -poggiò la sua mano sulla mia schiena, invitandomi a camminare- siamo a corto di personale e c'è un'emergenza.
Annuii.
Ci fermammo davanti alla stanza n°11. 
B:Maschio, tredici anni, incidente d'auto. Ha due costole rotto e un'emorragia cerebrale che sta peggiorando. Preparalo per un tac e poi lo porteremo in sala operatoria.
Annuii, mettendo insieme tutti gli ordini nella mia mente. Non svenire, raccomandai a me stessa.
 
Ritornai a casa verso le due e mezza, mangiai un panino e poi mi distesi sul letto. Esausta.
Il primo giorno di lavoro e avevo già assistito ad una operazione. Durante una pausa conobbi i miei collegi. Eravamo in cinque: due femmine e tre maschi e in sala, in quel momento, c'erano dieci pazienti in gravi e medie condizioni.
Verso le quattro Lea entrò abusivamente nella mia stanza e mi svegliò, informandomi che l'avrei accompagnata nella scuola in cui aveva trovato lavoro.
Mi alzai di malavoglia e mi vestii. 
L:Cosa ne pensi? -mormorò, indicando la ''Los Angeles Harbor College''. 
N:E'-E' grande. 
Mi prese la mano e mi strascinò dentro fino ad arrivare all'ufficio del preside. Bussammo e un ''Avanti'' fece girare il pomello a Lea. 
Ci sedemmo sulle due sedie in legno che si trovavano di fronte la scrivania del preside. In un attimo mi ricordai tutte le volte che venni convocata dal preside, al liceo.
L:Sono Lea Eva..
P:Ahh..sì. Io sono Paul Mode, per insegnati e alunni il signor Mude. 
Lea annuii.
P:Domani inizierete ad insegnare dentro questa scuola, avrete due classi per il momento: una prima e una seconda. 
L:Bene.
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio, aspettando che il signor Mude le dicesse altro ma ci liquidò con un ''Arrivederci''.
Quando uscimmo da quell'edificio Lea disse: Sembra simpatico.
N:I presidi mi hanno fatto sempre paura.
L:Anche a me, dove vuoi andare?
N:Andiamo a prenderci un gelato.
Dopo averlo comprato ci sedemmo alla panchina che si trovava nella piccola piazzetta di fronte alla gelateria. 
L:Novità a lavoro?
N:No, tranne per il fatto che.. 
Sorrisi.
L:Conosco quel sorrisetto, sputa il rospo. 
N:Prima della pausa caffè sono scesa giù a prendere qualcosa al distributore automatico.
Mi fermai un attimo per leccare il mio gelato.
N:Ho incontrato un dottore bellissimo -sospirai, guardando il suo volto nella mia mente- ci siamo conosciuti e poi sono dovuta tornare in sala.
L:Voglio ogni particolare.
N:Si chiama Dominick e lavora al pronto soccorso. Sembra uscito dalla serie di ''Grey's Anatomy''. 
L:Sono sicura che andrete a letto insieme.
N:No, è troppo -mi fermai per circa un secondo, non trovando la parola adatta- per mettersi con una come me.
L:Vedremo.
FIVE MONTHS LATER
Il cellulare iniziò a squillare, staccai le labbra da quelle di Dominick e risposi.
N:Pronto?
M:Biancaneve, tesoro.
N:Solo Neve ora.
M:Per me rimarrai sempre come la principessa della disney, come va con il tuo Dom?
N:Sta qui affianco a me. 
Lo guardai dritto negli occhi, mormorando gli dissi che era mia madre.
N:Perchè hai chiamato?
M:Ti volevo comunicare che io e Connor abbiamo deciso di venire lì per un paio di settimane. Manchi terribilmente a Brandon. 
N:E' una notizia fantastica, quando è previsto il volo?
M:Per domani.
N:Perchè hai il brutto vizio di dirmi le cose all'ultimo momento? -Mi stropicciai gli occhi, respirando lentamente- dove andrete a stare?
M:Ho già prenotato anche l'Hotel. Ci vediamo domani piccola. 
N:Ciao mamma.
La linea cadde e riposi l'apparecchio elettronico nella mia tasca.
D:Che voleva?
N:Dopo cinque mesi di fidanzamento, amore, conoscerai la mia famiglia.
 
 
 
Salve a tuttiiiii.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione (ne voglio almeno due per continuare sususu). 
Se avete qualche desiderio per questa storia sarei felice di leggerlo. 
P.S Ora Neve quando parlerà comparirà una N e non una B.

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Capitolo 27
*** Il destino ***


27° Capitolo 

Uscii dalla Bmw di Dominick e mi guardai allo specchio per qualche secondo. Tirai i capelli tutti su raccogliendoli in una cipolla quasi perfetta.
D:Dai vieni, amore. -disse qualche metro più avanti con la mano tesa.
Annuii e mi avviai a prendergliela, guardando un punto fisso nel vuoto. Dominick si accorse del mio sguardo preoccupato ma non mi chiese spiegazione perchè mi capì a volo. 
Secondo il mio parere, cinque mesi di fidanzamento, erano pochi prima di conoscere la mia famiglia.
Specialmente la mia.
Dominick non sapeva il passato di mia madre, pensava che Connor fosse il mio padre biologico e che il nome era stato sempre Neve. Gli avevo mentito sulla metà della mia vita, avevo paura che avrebbe scoperto la realtà da un momento all'altro e, su due piedi, mi avrebbe lasciato. Io lo amavo e forse questa era la volta buona per fare una cosa seria dopo, beh, Peter.
Entrammo dentro l'aeroporto e, insieme alle altre persone, aspettammo la mia famiglia la quale dopo qualche minuto dell'atterraggio dell'aereo parvero sulla soglia di una porta.
N:Mamma!! -urlai, correndola ad abbracciare.
M:Mio piccolo tesoro.
Dopo averla stretta, salutai a Connor e uccisi di baci a Brandon. Dominick rimase un pò distante ma non sembrava affatto nervoso.
N:Mamma, lui è il mio fidanzato Dominick. Dominick lei è mia madre Marilyn, mio padre Connor e il mio fratellino Brandon. 
Dominick strinse la mano ad ognuno di loro e poi ci dirigemmo verso la sua auto. ''Che bomba'' disse mia madre quando la vide.
Le mie guance divennero rosse per l'imbarazzo. Aveva quasi quarant'anni e parlava come una sedicenne.
M:Dove si va ora?
D:Andiamo a casa mia, ho preparato una cosa squisita. Vi avrei portato al ristorante ma alle otto dovrei ritornare a lavoro.
C:Ah, non preoccuparti. Quello che stai facendo è già abbastanza.
Dominick guardò mio padre attraverso lo specchietto retrovisore e si scambiarono un sorriso.
Una volta arrivata a casa, Dom ci servì. Aveva preparato del Riso New Orleans, per secondo Prosciutto cotto all'ananas e mise a tavolo un buonissimo Chardonnay. Parlammo del più e del meno, della vita alle Hawaii e per fortuna poco sulla mia infanzia. 
Alle otto meno un quarto Dom salutò tutti e mi raccomandò di chiudere bene la porta quando saremmo usciti.
M:E' molto simpatico -mormorò riportandosi il calice alla bocca- ricco e bello. 
N:Mamma, io lo amo. Non ti mettere in testa che io lo stia facendo per i soldi.
M:Non ho detto questo, ho solo fatto un elenco delle sue caratteristiche migliori.
N:Si, ok. Dobbiamo andare, domani tu e Conno..
C:Non mi chiamerai mai papà,vero?
N:Scusami, sono abituata. Allora -sospirai- tu e papà potrete farvi un giro turistico di Los Angeles senza Brandon. Domani abbiamo entrambi la giornata libera e ce lo portiamo con noi.
Brandon rise ed iniziò a battere le mani. Sorrisi, la tenerezza di quel bambino mi faceva morire.
M:Ok, ora andiamo a riposare. Domani verso mezzogiorno ti chiamo ok? 
N:Ok, notte -dissi un pò fredda.
 
L:Com'è andata? 
N:Come fa Dominick ad essere sempre così fottutamente perfetto in ogni momento? 
L:E' un dottore sexy, per questo.
Vedemmo la porta d'ingresso aprirsi e vedemmo Felicity entrare seguita da Woody. Avevano entrambi uno strano sorrisino sulla faccia.
L:Cosa nascondete? -chiese vedendo che Woody manteneva qualcosa dietro la schiena.
W:Marijuana!! -rispose facendoci vedere la bustina contente dei dolcetti.
L:Stasera ci divertiamo! 
N:Prendo la vodka.
-PARTE PETER-
Mi vestii indossando una felpa rossa, un jeans scuro e delle vans abbinate. Mi guardai allo specchio e decisi che avrei messo un cappello. 
''Sono troppo pigro per farmi i capelli'' pensai.
Era una bella giornata, ventilata e soleggiata; ottima per farsi una bella passeggiata.
Prima di uscire indossai degli occhiali, il capello e mi alzai il colletto della felpa il più possibile. Ultimamente uscivo poco senza Dre, la mia guardia del corpo, perchè c'era sempre qualche fan che spuntava dal nulla armata di macchina fotografica.
Avevo bisogno di una bella, lunga, tranquilla passeggiata. Un mese prima mi lasciai con Chanel e da allora ero sempre un pò giù di morale. Non è mai bello scoprire la propria ragazza a letto con un altro.
-PARTE NEVE-
N:Sei pronto Brandon?
B:Siii.
Sorrisi e mormorai ''Bene, allora andiamo. Lo zio Dom ci sta aspettando''.
Uscimmo dal cancello che portava al giardino e trovammo Dominick appoggiato alla macchina. Ci salutammo con un bacio e partimmo. 
B:Dove andiamo?
N:A Disneyland Park.
B:Bello!!!
-PARTE PETER-
Entrai in macchina e girai la chiave nel nottolino, mettendola in funzione. All'improvviso il cellulare iniziò a squillare, sbuffai e risposi.
P:Pronto?
Ph:Brò, che fai?
P:Sto facendo una passeggiata,tu?
Ph:In macchina, wow.
P:No rompipalle, vado a Disneyland. 
Ph:Più cresci e più il tuo cervello ringiovanisce.
P:Vaffanculo amico -dissi ridendo.
Ph:Stasera organizzo una festa, posso contare sulla tua presenza?
P:E lo chiedi anche?
Ph:Bene, a casa mia alle nove e mezza. A dopo, divertiti sulle giostre.
P:Ciao -sussurrai. 
-PARTE NEVE-
Dopo averci fatto vari giri sulle giostre Brandon mi disse che voleva andare sulle tazze ruotanti da solo. Guardai Dominick e lui acconsentì. 
N:Peter!
-PARTE PETER-
Qualcuno chiamò il mio nome e mi girai più volte attorno, vedendo chi fosse stato, ma all'improvviso mi fermai. Non potevo credere ai miei occhi. Fu come se una mano dalla stretta di ferro si fosse improvvisamente serrata attorno al mio cuore.
P:Biancaneve -sussurrai.
Osservai lei, fra le braccia di un altro uomo. Notai anche il bambino piccolo correre verso di lei, abbracciandola.
Aveva un figlio e un marito! In quel momento la gelosia iniziò a mangiarmi pian piano. 
Ormai lei non mi apparteneva più, ormai la fiamma che c'era fra noi si era spenta ma..ora non era una semplice fiamma, divenne un vero e proprio incendio. Senza farmi notare da nessuno lasciai Disneyland e mi diressi verso il più vicino locale.
Durante il tragitto chiamai Carl, era da un pò di mesi che non lo sentivo ma avevo bisogno di parlagli.
C:Hey Peter, che succede?
P:Ho rivisto Neve, Biancaneve Owen. Ricordi?
C:Sisi, l'amica di Lea. L'hai salutata?
P:No, stava in compagnia del suo ragazzo. Cazzo, mi sono passati nella mente tutti i nostri bei ricordi. Mi batte il cuore ancora a mille.
C:Respira, amico, respira profondamente -parlò lentamente, scandendo l'ultima parola.
P:Sembra ieri che mi disse ti amo.
C:Non rimpiangere le tue sce..
P:Non rimpiango le mie scelte, solo a volte mi chiedo come sarebbe andata se avessi preso decisioni diverse.
C:Lo so, ma hai fatto la scelta giusta. Dove sei ora?
P:In un parcheggio di un locale.
C:Vacci piano con l'alcool. Non sono nemmeno le sette.
P:Mi farò pochi bicchieri: uno per il mio dolore, uno per la mia tristezza e uno per lei.
C:Ho detto vacci piano, chiama Phil. Ti conosco e già so che ti ubriacherai. Ricordati: Non portare la macchina ok? 
P:Ok, grazie. Ora entro, ciao.
C:Ciao, sii prudente.
-PARTE NEVE-
Erano le otto e mezza. Io e Dominick eravamo incollati sul divano a vederci un pò di tv. La presenza della mia famiglia qui mi fece crescere i sensi di colpa verso Dom.
N:Senti devo dirti una cosa..
D:Dimmi -disse mangiando una fragola bagnata nella nutella.
N:Non ti ho detto tutta la verità su di me e sulla mia famiglia.
Mi guardò con fare confuso.
D:Non dirmi che sei un maschio -disse ironico.
N:No -risi.
Iniziai a raccontargli tutto.
N:Sono stata una vera sciocca a non dirti tutto all'inizio. Scusami. -abbassai il capo.
Dominick con l'indice me lo alzò, facendo incrociare i suoi occhi azzurri con i miei. 
D:Questo non cambia niente mia dolce Biancaneve. Ti amo, ok? 
Iniziò a baciarmi, posò il piatto contente le fragole per terra e mi fece sdraiare sul divano.
N:Anche io ti amo.

Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione (ne voglio almeno due,pls). Peter e Neve si incontreranno? Cosa succederà? Lo saprete nella prossima puntata :')
Vorrei ringraziare a tutti quelli che leggono la mia ff e la recensiscono *-* <3

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Capitolo 28
*** Voglio un nuovo inizio ***


28° Capitolo


-PARTE PETER-
Mi svegliai di colpo, scosso per un brutto sogno. Sbattei varie volte le palpebre prima che i miei occhi riuscissero e mettere a fuoco quello che c'era davanti a me. 
Mi trovavo in una stanza a me sconosciuta e affianco a me c'era una ragazza, nuda. Con lo sguardo scrutai la camera, cercando i miei vestiti. 
I boxer si trovavano vicino al comodino, le scarpe vicino la finestra (i calzini li avevo ai piedi) la felpa rossa era appoggiata alla maniglia della porta e i jeans si trovavano sulla sponda del letto.
Mi alzai lentamente, sperando di non procurarmi un bel mal di testa, ma senza successo. Mentre mi vestivo silenziosamente provai a ricordarmi cosa feci il giorno prima: Disneyland, Neve, locale, festa di Phil.
Sì, come al solito mi ero ubriacato. 
Quando mi allacciai l'ultima scarpa uscii dalla stanza a passo felpato e, non trovando nessuno in casa, mi diressi verso la mia.
Avevo incontrato a Neve. Sapevo, da qualche parte nel cuore, che era stato il destino. Los Angeles è immensa e proprio nello stesso posto ci eravamo trovati, ci eravamo trovati proprio davanti la stessa giostrina. Beh, io l'avevo trovata..
Chissà se, vedendomi in tv, mi avesse riconosciuto. Se, nonostante il marito e il figlio, mi amasse ancora. Quando scesi dalla macchina scrollai la testa nella speranza che quelle domande scivolassero via dalla mia mente. 
Una parte di me diceva di lasciare stare e l'altra diceva che dovevo, almeno, rivederla. Corsi in casa e raggiunsi la soffitta.
''Deve essere da qualche parte'' pensai, grattandomi la testa.
Finalmente quello che cercavo lo trovai; si trattava di una scatola, quando mi trasferii ci misi tutte le fotografie..i ricordi in pratica. Scavando più a fondo trovai anche il mio vecchio cellulare con la sim vicina. Allora l'avevo disattivata temporaneamente, volevo scoprire se dopo quasi tre anni si potesse riattivare. 
Mi feci una breve doccia e giunsi al negozio di telefonia più vicino, dopo aver girato mezza città finalmente ci ero riuscito. Avevo pagato la bellezza di venti bigliettoni ma ci ero riuscito. 
Entrai in macchina e prima di metterla in moto dovetti respirare lentamente, la voglia di vedere se mi avesse chiamato era tanta, ma lo volevo fare in casa. Davanti una tazza di caffè e una bella sigaretta.
''Forza, Peter'' mi incoraggiai.
Una volta a casa misi a fare il caffè, intanto feci un pò di zapping in tv. Quando il liquido marroncino scuro si trovò dentro la mia tazza, lo corressi con della vodka. Mi sedetti sul divano, riportai la sigaretta all'angola della bocca e l'accesi. Inalai il fumo e poi lo espirai, fissai la sostanza aeriforme scomparire nel nulla. 
Tenni premuto su un pulsantino e aspettai il caricamento totale del cellulare. All'improvviso iniziò a suonare freneticamente. Avevo 50 messaggi, 206 chiamate perse e 3 messaggi in segreteria.
Dovevo sentirli.
*Biiip*
Una voce rauca femminile entrò nelle mie orecchie.
''Nessuno capisce quanto mi manchi. Mi manca come eravamo abituati a parlare, e mi mancano tutte le cose che eravamo abituati a fare. Cerco di non ammettere a me stessa che mi sento ancora così. Nessuno sa che continuo a svegliarmi pensando a te ogni giorno. Continuo a pensare a te e mi manchi davvero -attraverso il cellulare la sentii piangere- ti amo.''
*Biip*
''Ti ho chiamato una dozzina di volte, quella vocina del cazzo che mi dice che il numero è inattivo mi sta facendo morire. Dove sei Peter? Dove sei? -Si fermò un secondo, forse per riprendere fiato- Mi manchi. Qui sono successe un sacco di cose e ho bisogno di te, quando sei entrato nella mia vita sono diventata più forte ma ora..non so se riuscirò ad andare avanti''.
Mi passai le mani sul viso, sentivo le lacrime bruciarmi dietro le palpebre. 
*Biip*
Questa volta Neve aveva una voce strana, forse era ubriaca.
''Ah, Ah. Il signorino Gene ancora non risponde alle mie chiamate? Fottiti ok? Non sei più niente per me! Vatti a scopare quelle puttanelle di Los Angeles. -Iniziarono i singhiozzi- ti odio -la voce si fece più sottile- ti odio.''
Mentre ascoltavo quelle registrazioni per la seconda volta immaginavo il volto di Neve..Il cuore iniziò a farmi male. 
Lentamente cliccai sul pulsante dei messaggi. In alcuni c'era scritto solamente ''Ti amo'' in altri poemi o insulti.
 
 ''Spero solo che un giorno ti alzerai dal letto e sentirai un forte dolore al petto. Una sensazione che non sai spiegare, una sensazione che ti dica ‘Sì, coglione. Quella sera hai fatto la scelta sbagliata’.'' 
 
''E’ patetico il fatto che ogni giorno incontriamo un sacco di persone, eppure la sera pensiamo sempre ed esclusivamente ad una.''
Nell'ultimo c'erano solo cinque lettere ''Addio''.
Il cuore mi batteva come se volesse aprirsi un varco nel petto e fuggire via. 
Andai nella rubrica e, con grande forza di volontà, superai il nome ''Amore'' e cliccai sul nome ''Lea.''
Dovetti aspettare tre lunghissimi secondi prima che Lea rispondesse. 
L:Lea Evans, chi è?
P:S-Sono Peter.
L:Peter chi?
P:Peter Gene Hernandez.
L:Peter! Oh mio dio. Da quanto tempo che non ti sentivo, ho visto che stai facendo carriera. Sono felice per te. H-Hai chiamato Neve?
P:No..Non ci sono riuscito.
L:Fammi indovinare: devo convincerla ad andare ad un'appuntamento al buio. Vero?
P:Sei sempre riuscita a leggermi nel pensiero.
L:Niente applausi grazie. Dove la vuoi e a che ora?
P:Stasera, al Son of a Gun. Alle otto e mezza.
L:Bene, ci sentiamo. Voglio un tuo autografo eh.
P:Sì, sono in debito con te.
La linea cadde.
-20.30-
Ph:Emozionato?
Provai a mantenere il cellulare con la spalla e controllai l'orologio per la seconda volta. 
P:E' in ritardo di un minuto.
Ph:Lo prendo per un sì.
All'improvviso vidi una sagoma di una ragazza da lontano, il cuore mi scese in gola.
P:Eccola.
Ph:In bocca al lupo.
P:Crepa -farfugliai, prima di chiudere.
Neve non era molto cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista. Aveva i capelli tagliati di qualche centimetro in meno, usava sempre la stessa quantità di trucco, solo la sua faccia era diventata più ovale.
Indossava un vestitino tinto di avorio, aveva una cintura lucida blu sotto al seno e la gonna le arrivava fino a sopra al ginocchio.
Perfetta...
Quando lei si accorse di me il suo viso divenne paonazzo e i suoi occhi diventarono lucidi.
Balbettò un ciao e poi il cameriere ci portò in una stanza, nella quale era presente solo un tavolo e qualche candela. Ottimo per cenare solamente noi due. Dopo che il cameriere prese le nostre ordinazioni su di noi prese il sopravvento un silenzio imbarazzante.
Con una voce rauca lei lo spezzò.
N:Perchè hai voluto vedermi?
P:Onestamente non lo so, ma ti ho vista per la città e ho sentito una stretta al cuore e..
N:NON MI HAI PIU' RICHIAMATA, NEMMENO PER SAPERE COME STAVO O COME ANDAVANO LE COSE. SEI SPARITO ALL'IMPROVVISO DALLA MIA VITA. SECONDO TE CHE COSA PROVO IN QUESTO MOMENTO? T-TI ODIO OK? -urlò mentre le lacrime le rigavano il volto- mi fa male vederti -sussurrò.
Abbassai il capo, mi sentivo in colpa per tutto quanto. Aprii più volte la bocca ma la richiusi subito dopo, non trovando le parole adatte da dire.
P:Neve, io ti ho amato e ti amerò per sempre. Si era presentata l'occasione e l'ho colta e ho fatto bene. Quando ti ho vista con un altro uomo la gelosia mi stava mangiando pian piano. Secondo te solo tu sei la vittima? Secondo te io non ci sono stato male?
Lei continuò a piangere, non sapevo che altro fare. L'inizio della serata non era andato secondo i miei piani; mi alzai, feci il giro del tavolo e l'andai ad abbracciare.
''Ti odio'' continuò a mormorare. Le presi il viso fra le mani e le baciai la punta del naso. Non riuscii a resistere e mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra.
Provai a tirarmi indietro ma non ci riuscii. Le nostre labbra diventarono un tutt'uno e le nostre lingue si ritrovarono dopo molti anni.
Quando il cameriere entrò, mi staccai da lei e ritornai al mio posto. Quando la guardai vidi che aveva un'espressione sconvolta, sorpresa.
Con gli occhi rossi, chiese al cameriere di versarle un bicchiere di vino il quale bevve tutto d'un sorso.
Dopo essersi calmata parlammo delle nostre vite da quel giorno. Per fortuna il vino fece un pò d'effetto, facendole calmare i nervi.
N:Sai, mia madre s'è sposata e ora ho un fratellino.
P:Wow, ti piace avere un padre?
N:Sì. Ora è diversa la casa avendo più persone in famiglia.
P:Invece, tuo fratello, parlami di lui.
N:E' bellissimo, è un misto tra i miei genitori e ha la mia stessa voglia sulla caviglia. Ha quasi quattro anni ed è uno dei bambini più belli che io abbia mai visto. Connor, papà, ha chiesto a me di scegliergli il nome.
P:E come l'hai chiamato?
N:Brandon Peter Johnson -disse, scandendo il secondo nome.
Quando sentii il nome Peter un brivido mi percorse per tutto il corpo, aumentandomi il battito cardiaco. 
P:E-E...figli, marito?
N:Niente di niente, ho solo un fidanzato, tutto qua. Tu?
Sospirai, facendo scivolare fuori tutte le preoccupazioni che avevo. Non era sposata, era solamente fidanzata. Grazie a Dio. Il mio intento era quello di farla innamorare di me, di nuovo. Lei diceva che ormai, non provava più niente, ma secondo me non era vero.
P:Single, Biancan..
N:Mi chiamo Neve ora.
P:Perchè hai cambiato il nome?
N:Ne avevo abbastanza. Sai, a scuola, c'erano dei bulli che mi prendevano in giro e quando ho avuto l'occasione l'ho cambiato.
Mi guardò, facendomi capire che parlava di me.
P:Mi dispiace -le rivolsi un sorriso- che lavoro fai?
N:L'infermiera, come ti avevo detto.
P:Immagino che Lea faccia l'insegnate.
N:Sì. Sai che fine ha fatto Jenna?
P:L'ho incontrata un anno fa e mi ha raccontato che ha fatto carriera come ballerina di danza classica.
N:Quanti ricordi... -disse portandosi il calice alle labbra.
P:E Nicole? Non la vedo da quella sua vacanza alle Hawaii.
N:L'ultima volta che l'ho vista è stata al suo funerale -la sua voce diminuì.
P:Oh mio Dio, cosa? Com'è morta?
N:Aveva dei problemi con la droga, è morta per overdose di eroina. Le hanno trovato una quantità in circolo che poteva uccidere un elefante adulto. Forse ne aveva abbastanza -sospirò- Invece a te, com'è successo, intedo con la carriera di cantante? 
P:Quando sono venuto qua ho cercato di avere appuntamenti con delle case discografiche, dopo un paio di fiaschi ho trovato quella giusta.
Parlando delle nostre vite e di vari argomenti arrivammo, senza che ne accorgemmo, al dessert.
Quando uscimmo fuori mi offrii di darle un passaggio e lei accettò.
N:Allora ci vediamo. 
Eravamo fermi davanti la porta di casa; io con le mani in tasca e lei con le chiavi in mano. Classica scena dei film.
Mi avvicinai pian piano, le posai una mano sulla guancia e mi iniziai ad avvicinare, sperando che non si fosse spostata.
Ma, proprio all'ultimo momento, si girò, facendomi dare un bacio sulla guancia.
Mi diede la buonanotte e rientrò in casa.

Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Se avete qualche desiderio per questa storia sarei felice di leggerlo..Cosa succederà nel prossimo? :P 

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Capitolo 29
*** Aiuto ***


29° Capitolo


-PARTE NEVE-
La prima cosa che feci quando ritornai nel mio appartamento fu prendere una bottiglia di vodka dal mobiletto, ne avevo bisogno. Avevo bisogno di dimenticare.
Iniziai a bere un bicchiere ogni due minuti. Ero arrivata a metà bottiglia e iniziai ad avere i conati di vomito per il disgusto ma provai a continuare con tutte le mie forze. 
Iniziai a sentirmi strana, più strana del solito. Iniziò a girarmi la testa vertiginosamente così mi alzai e pian piano provai a raggiungere il letto. Ma quando vidi un ombra venire verso di me dal corridoio caddi a terra, affondando nel buio più totale.
 
Aprii gli occhi, ma vidi tutto sfocato. Provai a sbattere varie volte le palpebre e vidi la faccia di Felicity a pochi metri dalla mia. 
F:Hey bella addormentata, tutto bene?
Con la poca forza nelle mani mi misi seduta sul letto, con le gambe incrociate. 
N:Credo di sì.. -mi strinsi la faccia fra le mani provando a far cessare il mal di testa che stava aumentando.
F:Ieri, quando sei svenuta, mi hai fatto prendere un gran spavento.
Sorrisi.
N:G-Grazie.
F:Perchè hai bevuto quasi tutta la bottiglia di vodka? E' successo qualcosa?
N:Niente di grave, solo problemi con l'amore.
F:Eh, ti capisco. 
N:Che ore sono?
Vidi con la coda dell'occhio Felicity guardare sul suo orologio.
F:Sono le dieci.
N:Per fortuna ho il turno di pomeriggio oggi.
F:Credo che non sia il caso di andarci.
N:Lo so, ma non posso mettermi in malattia e poi ho bisogno di distrarmi.
Lei annuì, alzandosi si diresse verso la porta. Appoggiò la mano sulla maniglia e si fermò.
F:Tua mamma ha chiamato dicendo che stasera sarebbe venuta a mangiare qui.
N:Felicit..
F:Chiamami Fel.
N:Sì..Fel tu cosa hai risposto?
F:Che io e gli altri saremmo stati felici.
Sbuffai sonoramente e diedi un pugno sul materasso.
F:Scusami, pensavo fosse una buona idea.
N:Non preoccuparti..e solo che..ho un pò vergogna. La mia famiglia è un pò strana.
F:Ogni famiglia ha qualcosa di speciale -rise, prima di scomparire oltre la porta.
''Cucina Gabriel'' sentii urlare dall'altra stanza.
Mi alzai e mi andai a buttare sotto il caldo getto della doccia, rimasi per più di dieci minuti sotto l'acqua guardando le goccioline scivolare lungo il mio corpo pensando alla sera precedente.
Devi dimenticarlo, tu non lo ami. Continuai a ripetermi.
Verso le due meno venti del pomeriggio uscii in strada e mi diressi verso l'ospedale preparandomi per un altro turno di lavoro.
Quando uscii dagli spogliatoi mi andai a sedere su una poltroncina aspettando qualcosa da fare. Il dottor Morillo mi disse che dovevo trascrivere i miglioramenti del paziente della stanza 15. 
Armando Magan era un portoricano venuto qui in America per una vacanza. Aveva vent'anni e ora si trovava fra la vita e la morte. Lui e tre suoi amici erano usciti, avevano bevuto e imprudenti hanno guidato la macchina completamente ubriachi. Uno di loro era morto sul colpo, Armando era in condizioni gravi e gli altri due avevano solamente qualche frattura. 
Ah, la vita..
Quando furono le sei mi arrivò un messaggio da Dominick, diceva di incontrarci nella sala fumatori tra cinque minuti perchè doveva parlarmi.
Deglutii, facendo scivolare il cellulare nella tasca della divisa. Aveva saputo qualcosa al riguardo dell"appuntamento" con Peter?
Finii di fare un prelievo a un paziente e poi mi diressi verso il luogo accordato. Quando lo vidi fumare mi tremarono le mani.
Fumava solo quando era nervoso.
Mi avvicinai a lui, finsi un sorriso e gli baciai le labbra.
Si alzò dal divanetto sul quale era seduto e sfilò dalla tasca posteriore dei jeans una rivista e me la passò.
Guardai la copertina confusa, osservando i pettegolezzi su Britney Spears con una sua foto. 
N:C-Cosa?
D:Pagina ventidue.
Lo guardai dritto negli occhi ma la mia mente non riuscí a capire niente in quel momento.
Pagina ventidue.
Mi mancò il fiato per diversi secondi quando vidi delle foto che ritraevano me e Peter la sera precedente.
Una metteva in primo piano il nostro bacio, una fu scattata durante la cena e l'ultima sotto casa mia, il momento del saluto.
Il titolo: ''La nuova ragazza del cantante hawaiano'' era scritto a caratteri così grandi che anche un cieco sarebbe riusciti a leggerli.
Velocemente diedi uno sguardo all'articolo, c'era una presentazione di Peter poi della misteriosa fiamma. 
Guardai Dominick con le lacrime agli occhi.
N:P-Posso spiegarti.
D:Non voglio le tue spiegazioni, le foto parlano da sole. 
Si prese la giacca che posò sul divano e si diresse verso l'uscita della sala fumatori.
N:Noo -la voce mi uscii strozzata.
Presi il telefono in mano e chiamai Peter, dopo tre anni quella vocina del cazzo non partì.
P:Ne..
N:Sentimi brutto pezzo di merda, dimenticati la cena di ieri. Io ti ho dimenticato, non rovinarmi la vita ok?
E attaccai, dopo pochi minuti mi richiamò ma spensi il cellulare. 
Quando finii il mio turno corsi a casa e poi mi rintanai nella mia stanza, dopo un pò Woody mi venne a bussare dicendo che la mia famiglia era arrivata e che la cena era pronta.
Affondai la testa nel cuscino e urlai con tutte le mie forze poi mi rialzai e, come se non fosse successo nulla, raggiunsi gli altri.
Mia madre mi conosceva fin troppo bene e notò subito la falsità nei miei sorrisi ma non disse niente, salutai Brandon, papà e poi ci sedemmo per cenare.
N:Dove siete andati di bello?
M:Abbiamo visitato mezza Los Angeles e non sai chi abbiamo incontrato..
Alzai il sopracciglio destro aspettando che me lo dicesse.
M:Bruno Mars.
F:Io lo adoro, è molto bravo. Spero che un giorno farà un proprio album.
Quando sentii il suo nome qualcosa nel mio stomaco incominciò ad esplodere, subito mi passò nella mente la litigata con Dominick e sentii che le lacrime iniziarono a salire.
M:Non l'hai raccontato a nessuno? 
Abbassai il capo, provando a non far vedere agli altri la mia sofferenza. 
F:Cosa ci dovrebbe raccontare?
Sentii gli occhi di tutti su di me, fortunatamente mia madre disse ''Lo avevamo incontrato quando era piccola una volta, niente di che''.
Sospirai, provando a svuotare la mente con tutte le mie forze. Sentii la porta aprirsi e sentii la voce di Lea. Pian piano mi alzai e con un ''Scusatemi, devo andare in bagno'' mi alzai e andai nella mia camera.
Affondai nuovamente il viso nel cuscino e le lacrime iniziarono a uscire, bagnandolo. Dopo pochi secondi sentii entrare mia madre abusivamente.
Non alzai la testa e la sentii sedersi affianco a me. Sentii le sue labbra toccare la mia schiena e la sua mano darmi piccole pacche sulle spalle.
M:Bambina mia.. -sussurrò.
N:Mamma, sta andando tutto storto.
M:Ne vuoi parlare?
Mi alzai e mi misi seduta sul letto, affianco a lei.
N:Ho incontrato Peter, mi ha portato a cena e ci siamo baciati. Perchè quando stai per dimenticare del tutto una persona la incontri? Oggi -singhiozzai- Dominick ha visto le foto che ci hanno fatto i paparazzi e mi ha lasciato. Non so cosa fare.
M:Devi seguire il tuo cuore..tu lo ami a Peter?
N:Sì, lo amo. Non sono mai riuscita a dimenticarlo. Ma voglio bene anche a Dominick, ci tengo a lui.
M:Devi reagire d'istinto, fai quello che ti senti.
L'abbracciai mentre le mie lacrime continuarono a scivolare lungo la mia guancia.
M:Vuoi venire a mangiare?
N:Mi è passata la fame..
M:Va bene -mi baciò sulla guancia e scomparì dalla stanza.
Presi il telefono in mano e andai nella cronologia.
Peter
Dominick
Quale chiamare?
Respirai profondamente e presi una decisione.



Chi chiamerà?
Salve a tutti, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Vorrei ringraziare a tutte quelle che leggono questa storia *-* 

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Capitolo 30
*** Are you happy? ***


30° Capitolo
-PARTE PETER-
Posai il cellulare sul divano su cui ero seduto, Phil disse il mio nome un paio di volte prima che io riuscissi ad emergere dai miei pensieri.
P:Hey Brò, cos'ha detto?
Strinsi i pugni e con il cuore a pezzi ripetei la frase che Neve mi urlò a telefono. Lui mi diede una pacca sulla spalla dicendomi che a momenti avrebbe capito lo sbaglio che aveva commesso. Forse aveva reagito così perchè era ancora un pò scossa delle foto che i paparazzi avevano pubblicato.
Mi alzai e mi guardai allo specchio, osservai ogni punto del mio corpo. Iniziai a pensare a lei, risi quando nella mia mente si materializzò le nostre serate alla collina.
P:Forse non sono abbastanza per lei.
Sentii Phil sbuffare ironicamente.
Ph:Come ti chiami?
P:Peter Gene Hernandez -mormorai.
Ph:Peter è all'altezza di tutto ok? Vedrai che andrà tutto bene. Non è facile pensare di aver fatto sesso con un cantante -si alzò e mi diede una pacca sulla spalla.
P:Un cantante meraviglioso, direi.
Dallo specchio vidi Phil ridere e urlò ''Questo è il Mars che conosco''.
Ci dirigemmo verso la cucina e preparammo del caffè per entrambi e dopo averlo preso prendemmo la macchina e raggiungemmo il luogo dove si dovevano tenere le riprese per il nuovo video con Travie McCoy Billionaire
Il regista quel giorno ci aveva fatto lavorare duramente per circa due ore di seguito senza mai avere una pausa.
Quando, dopo le nostre suppliche, riuscimmo ad averla; controllai il mio cellulare e vidi che avevo una chiamata persa e un messaggio di Neve.
Con il cuore in gola lo lessi''Hey, scusami per quello che ti ho detto a telefono. Vorrei farmi perdonare, che dici se domani mattina ci vediamo al Bar/Kitchen verso le nove e mezza?.'

-PARTE NEVE-
Sentendo le mie gambe diventare di gelatina crollai sul divano completamente senza forze e a fatica urlai: Sono a casa.
Con la coda dell'occhio vidi comparire Woody coperto solo con un'asciugamano alla vita. Mi salutò e, con non-chalance, si avviò a prendere della birra nel frigo.
N:Hai avuto compagnia? 
W:Oh sì.
N:Me la fai conoscere dopo?
W:E' Lea.
N:Cosa?
Woody diede un piccolo sguardo al corridoio poi corse a sedersi affianco a me. Lo guardai con fare confuso, alzando il sopracciglio destro.
W:Se ti dico una cosa non glielo dici vero?
Scossi la testa a destra e a sinistra.
W:Siamo in questa spece di relazione da circa una settimana, non so se le piaccio ma io credo di amarla. Non mi sono mai sentito così vivo in tutta la mia vita. Lei non voleva dirti niente perchè tu le hai raccomandato di non avere relazioni con i nostri coinquilini. 
Con la poca forza rimasta gli diedi una pacca sulla spalla e gli rassicurai che le avrei parlato, mi ringraziò sotto voce e ritornò alla stanza.
Io mi alzai e, controvoglia, ritornai nella mia stanza. Presi il cellulare in mano e per poco non mi strozzavo con la mia stessa saliva quando vidi il messaggio di Peter.
''Ok'' diceva.
Il giorno dopo, verso le otto, mi alzai e dopo aver fatto colazione iniziai a prepararmi per l'appuntamento. Incominciai la solita danza del ventre per mettermi i jeans quando una voce dietro di me mi fece perdere l'equilibrio. 
Mi girai verso Lea e la uccisi con lo sguardo, pian piano mi rialzai e mi sedetti sul letto, infilandomi le Jordan.
L:Dove vai bella principessa?
N:Da Peter -farfugliai.
Lei si tese in avanti, invitandomi di ripetere con un cenno del capo.
N:Peter, devo incontrare Peter ok?
L:Oh mio Dio, cosa? E quando aspettavi di dirmelo?
N:Mai.
L:Cos'ho fatto?
Presi la borsa, mi avvicinai lentamente a lei e le sussurrai ''Woody''. Balbettò un cosa e poi uscii di casa, le avrei parlato dopo. Erano una bella copia quei due ma la conoscevo abbastanza per sapere che dopo un mese avrebbe rotto con lui, suscitando imbarazzo nell'appartamento.
L'aria fredda della giornata mi fece venire i brividi su entrambe le braccia, chiusi gli occhi e immediatamente ricordai la strada per il bar.
Dritto, gira a destra, supera quella piazza...arrivata!
Il Bar/Kitchen era un negozio non molto grande, di solito dentro era deserto; le persone preferivano sedersi fuori guardando il semplice panorama che offriva.
Salutai il proprietario e poi mi sedetti fuori, aspettando l'arrivo di Peter.
-PARTE PETER-
Girai la chiave nel nottolino mettendo in funzione la macchina, ero un ritardo di cinque minuti perchè avevo dovuto sistemare certi arraggiamenti. Mancavano cinquecento chilometri per la destinazione quando Eric, mio fratello, mi chiamò.
E:Devi venire assolutamente in studio, Bradon ha cambiato l'appuntamento per le prove. Manchi solo tu.
Sbuffai, misi la retromarcia e mi allontanai dalla meta, attaccando al cellulare. Composi il numero di Neve ma c'era la segreteria telefonica così le lasciai un messaggio.
-PARTE NEVE-
Mi stropicciai gli occhi, guardando la posizione delle lancette sul mio orologio azzurro: 9.55
Che fine ha fatto? Mi domandai a bassa voce.
Misi una mano nella borsa ma, con mio grande dispiacere, il cellulare non c'era. Feci mente locale e mi ricordai di averlo dimenticato sul letto.
Quando furono le dieci e mezza mi alzai e mi diressi verso la spiaggia, amareggiata.
Verso l'ora di pranzo ritornai a casa, per la strada mi venne da piangere ma mi convinsi che era stupida versare lacrime per una cosa del genere. Quando arrivai a casa accesi il cellulare e notai la chiamata persa di Peter e il messaggio.
''Hey piccola, scusami ma non posso venire oggi perchè sono dovuto andare in studio. Stasera ti verrà a prendere una limousine che ti porterà nella mia reggia -sorrisi- Je t'aime''.
Quando finii di leggere il messaggio Lea si precipitò nella mia stanza, posizionandosi sul letto guardandomi negli occhi. Aspettando che dicessi qualcosa.
Mi passai la mano fra i capelli e le sorrisi.
N:So di te e Woody.
L:Chi te l'ha detto?
N:Non ha importanza, Lea ti ricordi cosa ti ho detto quando siamo arrivati qui? Cosa succederà quando vi lascerete? Io ti conos...
L:Oggi gli ho detto che lo amo.
Rimasi a bocca aperta, Lea Evans aveva quasi ventisei anni e ancora non aveva detto ti amo ad un ragazzo, in questo campo eravamo messe una peggio dell'altra.
Andai ad abbracciarla e urlai di felicità.
N:Sono contenta per te.
L:E ora raccontami cos'è successo con Peter. -si posizionò meglio sul letto e fece finta di mangiare dei pop-corn.
-PARTE PETER-
Alle otto e mezza mi sedetti sulle scale davanti la porta d'ingresso di casa mia, aspettando l'arrivo di Neve. Dopo un pò la macchina che la era andata a prendere si posizionò davanti la mia dimora.
Mi alzai, sistemandomi alla cieca la cravatta mentre i miei occhi non si staccavano dall'autista che scese e andò da aprire una portiera.
Deglutii quando vidi Neve.
Indossava un vestito molto aderente blu, come la notte che ci avvolgeva. I tacchi e la treccia che le incorniciava il viso le davano un tocco di classe.
Venne verso di me e mi baciò sulla guancia, sussurrandomi un ciao. Le posai una mano sul fianco e la invitai dentro.

E RIECCOMI GENTE. SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO. FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE ATTRAVERSO UNA RECENSIONE. CI SARANNO UN SACCO DI CAPITOLI, SAPPIATELO. HO UN SACCO DI IDEE PER QUESTA STORIA <3
Thank you for everything. 




 

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Capitolo 31
*** Baby, marry me! ***


31° Capitolo

-ONE YEAR LATER-
-PARTE PETER-

Ph:Si va in scena.
Respirai profondamente, ascoltando le urla dei mie fans. 
P:Pronto -dissi prendendo la mia chitarra in mano.
Velocemente uscii dalle quinte e raggiunsi il centro del palco di Cafè de Paris a Londra suscitando un gran baccano, a stento riuscii a sentire l'inizio della prima canzone.
Ok, vi starete chiedendo: Cos'è successo con Neve durante il nostro secondo appuntamento? Beh, la mia amata ora mi aspettava a casa inconsapevole del fatto che, una volta ritornato a Los Angels, le avrei chiesto di sposarla. 
Lea e Woody erano andati a vivere da soli e presto nell'appartamento sarebbero rimasti solo Felicity e Gabriel. Infine, la mia carriera, andava a gonfie vele. Avevo pubblicato il mio album di debutto, varie canzoni, sia singoli che collaborazioni e da circa un mese era iniziato il ''Doo-Wops & Hooligans tour''.
Impugnai bene il microfono, presi un bel respiro, sorrisi al pubblico, aprii la bocca ed incominciai a cantare. 
La folla incominciò a cantare insieme a me, mi sentivo felice, mi sentivo realizzato. 
-PARTE NEVE-
Erano le otto e mezza quando finalmente riuscii a ritornare a casa dopo dodici ore di duro lavoro all'ospedale. Ero troppo stanca per muovere un altro passo, così mi buttai sul divano e lì mi addormentai entrando nel mondo dei sogni ma dopo nemmeno venti minuti il rumore del telefono di casa mi fece alzare la testa di scatto, lo raggiunsi pigramente nell'arco di cinque minuti. Ormai il rumore era cessato ma controllai se il numero era registrato in rubrica.
''Lea'' lessi a bassa voce. Cliccai sul pulsante verde e il tuu tuu mi entrò nella testa.
L:Zoccoleeeeeeetta! -urlò, d'istinto allontanai il telefono di qualche centimetro dall'orecchio.
N:Mi chiedo se avrebbe risposto Fel.
L:Stanno tutti ad una festa, tranne noi e Woody. Beh, andiamo? 
N:Non devo fare cazzate quando non c'è Peter, mi farai ubriacare e solo Dio sa cosa succederà.
L:Prometto che rimarrò sobria insieme a te.
Rimasi in silenzio per qualche secondo, decidendo se stava dicendo la verità o no. Feci roteare gli occhi al cielo e sospirai.
N:Sì..sobrie -dissi ironica.
L:Tra mezz'ora ti veniamo a prendere, fatti trovare pronta. Ciao baby.
Mi sentivo stanca, avevo allo stesso tempo voglia di bere e di mettermi a dormire così mi recai nel bagno e mi feci una lunga doccia. Corsi nella mia camera e indossai dei pantaloncini semplici di jeans e una canotta bianca con delle converse abbinate. Mi misi un filo di trucco e mi raccolsi i capelli in una coda di cavallo di lato.
Sentii un suono di un clacson e capii che erano Lea e Woody. Corsi nella mia stanza e presi in mano il cellulare infilandomelo in tasca.
-PARTE PETER-
-10.00-
*ciack* 
B:Neeeeve -sbottai, entrando nel suo appartamento. 
Chiusi gli occhi e inspirai velocemente e non sentii il solito profumo al mentolo che Felicity si divertiva a spruzzare per tutta la casa ma sentii una puzza di alcool. Mi diressi verso la sua camera da letto sua ma non c'era anima viva così velocemente aprii la porta di Gabriel e poi quella di Felicity ma vidi solo bottiglie di birra e mozziconi di canne.
Mi avvicinai a Fel e le pizzicai ripetutamente le guance affinchè si svegliasse per dirmi dove quella peste si era cacciata. 
''Siamo andati ad una festa, non mi ricordo quasi niente'' disse in breve. La ringraziai e poi, attraverso la mia auto, raggiunsi la casa di Lea ma quando suonai al campanello nessuno venne ad aprirmi.
Infilai la mano nella tasca della giacca e giocai con il cofanetto contenete l'anello di fidanzamento ripetendomi in mente di non preoccuparmi.
Chiamai Lea, Woody e Neve a telefono ma nessuno di tutti e tre rispondeva quindi decisi che l'avrei aspettata a casa sua, prima o poi sarebbe dovuta tornare.
All'improvviso qualcuno entrò nella stanza, rimasi deluso quando vidi Gabriel. 
G:Sono riuscito a mettermi in contatto con Woody -disse, passandomi il telefono.
Guardai il suo sguardo triste e subito mi mancò il fiato, rimasi a fissare l'apparecchio elettronico indeciso sul da farsi.
G:Non è successo niente di grave, rispondi su -mi incalzò.
-PARTE NEVE-
Aprii gli occhi e vidi un soffitto bianco sfocato. Sbattei le palpebre più volte, mettendo a fuoco la stanza.
P:Finalmente ti sei svegliata.
Mi sedetti sul letto, sorreggendomi la testa che stava sul punto di scoppiarmi.
P:Dobbiamo parlare!
Con i pochi neuroni svegli elaborai l'intera situazione. ''Merda'' pensai dopo essermi ricordata di essere andata ad una festa, aver spento il cellulare, aver bevuto, fumato come un turco, essermi tolta la maglietta e aver baciato una ragazza.
Quel ''Dobbiamo parlare'' mi fece venir in mente mia madre, me lo diceva ogni volta che mi beccava a rientrar a casa verso le quattro del mattino.
Mi diedi una veloce sciacquata al viso e ritornai da lui.
N:Ok, d-dimmi. -dissi risedendomi sul letto.
P:Dove sei stata ieri sera? Sono tornato da circa due ore a Los Angeles, nessuno aveva tue notizie e ho pensato al peggio. Ieri non potevi avvisarmi? Sai, ti sarei venuto a prendere. Sarei stato più tranquillo. Ma no, la signorina ha spento anche il cellulare. Nessuno la doveva disturbare mentre beveva e lanciava i suoi indumenti in giro per il locale.
N:Scusami..
P:Scusami un cazzo.
N:Cosa dovrei dirti allora?
P:Sembra che non te ne freghi un cazzo di me.
N:Sembra, hai detto bene.
Peter si sedette affianco a me sul letto, guardandomi come se volesse dirmi ''Non posso farcela con te..''
Sospirai silenziosamente, pensando a cosa potevo dirgli per farlo calmare un pò. 
Gli poggiai una mano sulla spalla, sorridendogli.
N:Scusami, ho fatto una stronzata, un stronzata abnorme. Scusami.
Mi diede un timido ma dolce bacio sulla guancia, poi, prima di sparire oltre la porta mi disse con tono paterno: ''Non farlo mai più''.
N:Dove vai ora? -sussurrai.
P:A casa, stasera vieni da me. Ho una sorpresa -sorrise.
-21.00-
Presi la borsa e mi controllai per l'ultima volta allo specchio prima di scendere per prendere un taxi diretto verso casa di Peter. Durante il tragitto mi arrivò un suo messaggio dicendomi che quella sera sarebbe stata la più importante della sua vita. 
Lessi varie volte il testo del messaggio provando a capire che intenzioni avesse ma Peter era imprevedibile quindi sollevai il viso e trascinai la mia attenzione al paesaggio, sopportando l'attesa.
Dopo dieci interminabili minuti finalmente il tassista si girò verso di me e mi annunciò di essere arrivati, sospirai e gli diedi i soldi del percorso.
Quando mi trovai davanti la porta mi passai la mano nei capelli, sospirando nuovamente. Dopo aver suonato al campanello Peter, più bello e raggiante che mai, mi aprii. Invitandomi dentro. 
La casa profumava di rose rosse, sorrisi con il cuore che mi batteva all'impazzata. 
N:Wow Peter, oddio. 
Lo spettro della luce divenne un pò più luminoso e notai dei petali di rose sparse per tutto il pavimento, formandone uno loro. Mi girai verso di lui e, con un cenno del capo, mi fece capire di seguire il percorso. 
Annuii, senza spicciare parola.
Il tratto finì sulla soglia della cucina, alzai lo sguardo e vidi un piccolo tavolino in mezzo alla stanza. La tovaglia bianca era illuminata dalle candele sul e vicino al tavolo.
Peter allontanò un pò la sedia facendomi sedere e poi andò a prendere i primi. Nell'attesa iniziai a mordermi continuamente il labbro inferiore, che intenzioni aveva?
Iniziammo a mangiare, qualche volta mi prendeva la mano e mi sorrideva come un ebete. Gli chiesi varie volte perchè aveva preparato quella cena ma si limitava a mandarmi un bacino da lontano. Per un momento pensai che fosse fatto di chissà quale droga.
Dopo aver mangiato un dolce al cioccolato preparato dalla sue stesse mani andammo sul balcone più grande della casa, con vista sulla città. L'aria fredda ci accarezzava dolcemente la pelle facendoci venire la pelle d'oca, Peter si appoggiò alla ringhiera e iniziò a torturasi le mani. Era nervoso e volevo sapere il perchè.
All'improvviso si avvicinò, baciandomi sul collo e succhiandomi lentamente il lobo dell'orecchio.
P:Devo dirti una cosa -sussurrò.
Dei brividi, causati dai suoi baci, iniziarono a percorrermi per tutto il corpo.
Mi mancò il fiato quando si mise in ginocchio davanti a me, prendendo nella tasca della camicia un cofanetto blu. Stavo sognando o era la realtà?
Sentii il mio cuore sbattere contro la gabbia toracica, volevo dire qualcosa ma la voce non riusciva ad uscire all'esterno.
P:Biancaneve Owen, io ti amo e ti amerò per sempre, ho deciso che sarai tu la madre dei miei figli. Se tu, un giorno, te ne andresti dalla mia vita ti porteresti via tutta la mia felicità. Tu sei la mia felicità. Sei il mio raggio di sole, sei la mia piccolina. Neve, vuoi sposarmi? 
Sentii le lacrime calde rigarmi la guancia, aprii la bocca ma nessun suono uscii così lo feci alzare e lo abbracciai iniziando a singhiozzare.
P:Era un sì?
N:Sì,sì,sì. Mille volte sì -Ero felicissima, sorpresa e mi sentivo protagonista di una favola.

Eccomi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. Se avete qualche desiderio per questa storia sarei felice di leggerlo. 
Pagherei oro per stare nei panni di Neve (': 
Love&Peace.


 

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Capitolo 32
*** Geronimo ***


32° Capitolo

Nei giorni successivi facemmo il trasferimento della mia roba dal mio, ormai vecchio, appartamento alla nuova casa di Peter. Ancora non riuscivo a credere che Peter avesse scelto me, mi sembrava di stare in un sogno e ogni mattina avevo paura di risvegliarmi.
Il lavoro all'ospedale continuava e Peter era molto impegnato a girare il video di 'The Lazy song' una nuova canzone che sarebbe uscita verso Febbraio ed era anche molto nervoso perchè era candidato in alcune categorie dei Grammy Awards. 
Quando Peter ritornò a casa mi fece ascoltare la sua idea.
P:Qualche giorno fa ti ho chiesto di sposarti e avevo pensato che era giusto dirlo ai nostri genitori. Non credi? 
N:Mia madre a stento sa che ci siamo rimessi insieme, non lo so onestamente. Però credo che sia una buona idea.
Peter si rivolse verso di me e mi baciò le labbra.
P:Piccola, un'altra cosa..devo partire.
Per poco non mi strozzai con la carne che stavo mangiando, alzai lo sguardo e rimasi muta, aspettando che continuasse.
P:Non preoccuparti -rise- è solo per qualche giorno. Devo andare a esibirmi a un programma e interviste varie.
N:Ricordati che tra qualche giorno è il mio compleanno, vorrei che ci fossi. Sai com'è, sei il mio ragazzo.
Peter sospirò: Farò del mio meglio piccola.
N:Quando parti?
P:Domani pomeriggio.
N:Ah, bene. 
Mandai frettolosamente giù l'ultimo boccone della mia cena e poi mi misi subito a letto, guardando il cielo attraverso il vetro della finestra. In completo silenzio sentii l'acqua al piano di sotto, sorrisi immaginando Peter intento a lavare i piatti. Sapevo che lui faceva di tutto per dedicarmi del tempo e di non farmi mancare niente nonostante il suo lavoro impegnativo. Alcune volte ci salutavamo la mattina presto e lo rivedevo il giorno dopo. Era molto stressante per me, sopratutto quando uscivo e mi ritrovavo in mezzo al ciclone dei paparazzi. Mi chiedevano cose assurde: Stai con lui solo per i soldi? Sei incinta? Hai un altro uomo? 
Le sue fans, invece, erano molto cordiali, amichevoli e molto generose. Quando le incontravo per strada facevamo lunghe chiacchierate insieme e molte volte mi facevano finire su argomenti piccanti. Quando si seppe la notizia del matrimonio molte non la presero bene ma subito dopo si calmarono le acque. Tutte volevano solamente la felicità del loro idolo, anche io la volevo. Il suo sorriso era tutto per me. Quando tornava a casa triste mi inventavo di tutto e di più per farci ritornare la felicità.
Comunque, dopo un pò sentii i suoi passi salire le scale e poi entrare nella stanza. Quando oltrepassò la soglia della nostra stanza chiusi gli occhi, fingendo di dormire.
Sentii il calore della sua pelle avvicinarsi lentamente alla mia, le sue mani mi strinsero il bacino e le sue labbra mi sfiorarono la guancia.
P:Scusami se non sono un bravo fidanzato.
In quel momento fu come se una mano dalla stretta di ferro si fosse improvvisamente serrata attorno al mio cuore. Girai il mio viso verso il suo, con una lacrima che mi rigava la guancia.
P:Perchè piangi? -sussurrò, accarezzandomi la guancia umida.
Mi voltai completamente verso di lui e lo abbracciai. 
N:Mi dispiace, tu sei il fidanzato migliori di tutti. Scusami se alcune volte faccio così. 
P:Lo capisco -passò la sua mano fra i miei capelli- giuro che ci sarò al tuo compleanno e organizzerò qualcosa di spettacolare.
N:Non c'è bisogno.
P:Il mio lavoro non è più importante della mia piccolina, ricordatelo.
Annuii, subito dopo Peter mi strinse ancora di più a lui e mi diede la buona-notte. Non potevo chiedere di meglio onestamente.
La mattina del giorno dopo Peter mi portò a fare colazione in un bar sopra una terrazza, poi facemmo un giro per Los Angeles e girammo un paio di negozio per vestiti da sposa. Verso le tre e mezza ci recammo tutti in aeroporto, salutai tutti i componenti della band che già stavano entrando nel loro jet privato. Sistemai il colletto a Peter e lo baciai sulle labbra.
N:Fai il bravo.
P:Fai la brava.
'Come sempre' rispondemmo in coro, ci guardammo negli occhi e poi ridemmo. L'Hostess disse che tra un paio di minuti il jet sarebbe decollato così Peter mi diede l'ultimo bacio prima di scomparire in un corridoio.
Ritornai a casa e un senso di vuoto prese il sopravvento su di me. Decisi di preparare un dolce al cioccolato e poi sarei andata da Lea. 
Iniziai a sbattere le uova..farina..zucchero..cacao amaro ecc. Misi l'impasto in una teglia a forma di cuore, lo afferrai i manici per metterlo nel forno ma qualcosa, nella cantina, fece rumore. Per poco non feci rovesciare il tutto sul pavimento. Posai la teglia sulla tavola della cucina e andai a vedere con il cuore che batteva velocemente.
''Fa che non sia un ladro'' pensai. 
Scesi le scale della cantina e vidi che qualcosa si muoveva in una scatola, qualcosa che era peloso e nero. Piano piano mi avvicinai e vidi un cucciolo di cane. Mi avvicinai e lo guardai meglio, lo presi in braccio accarezzandogli la testa. 
N:Come sei finito qui dentro eh? 
Alzai lo sguardo e notai la finestrella aperta. 
N:Hai fatto proprio un bel volo.
Mi annusò per qualche secondo e poi incominciò a leccarmi la spalla, una piccola risata mi uscii. 
Salii le scale. Lo posai per terra ed iniziò a seguirmi passo passo. Era un piccolo batuffolo di pelo, nero con qualche macchiolina color cioccolato qua e là. Pensai subito che fosse affamato così andai in cucina, presi una merendina dalla dispensa e gliela misi a terra. Si avvicinò, l'annusò varie volte e poi se la divorò. 
Mi attaccai i capelli, lo ripresi in braccio e lo portai in bagno.
N:Se vuoi essere ospitato devi essere pulito.
Mi avvicinai al lavandino, alzai la leva e l'acqua incominciò a scendere. Misi la mano sotto interrompendo il suo fluire dritto. 
N:Ecco ora è calda.
Immersi il mammifero nell'acqua, lo insaponai e incominciai a grattargli da tutte le parti. Una volta lavato, lo posai a terra e lo asciugai con il fono. Aveva il pelo tutto gonfio così con una spazzola lo pettinai. 
N:Vediamo se sei maschietto o una femminuccia.
Lo afferrai dolcemente per le zampe anteriori.
N:Ora ho due maschi in casa.
Corsi verso la mia camera e presi il cellulare.
N:Amore.
P:Hey cucciola.
N:Si proprio di questo volevo parlarti.
P:Ti da fastidio se ti chiamo così?
N:No no, un cucciolo di cane è entrato in casa nostra, ci ho fatto il bagno e mi sono affezionata. E' bellissimo.
P:Grandioso, ho sempre sognato di avere un cane.
N:Quindi lo possiamo tenerlo?
P:Certo ma vai prima dal veterinario e facci dei controlli.
N:D'accordo. Per il nome?
Ci fu una breve pausa.
P:Che ne dici di Geronimo?
Roteai gli occhi al soffitto e poi dissi a Peter che mi piaceva, in questo campo lui aveva un a fervida immaginazione.
P:Ciao piccola.
N:Ciao Gene.
Mi vestii velocemente, presi la borsa, presi in braccio a Geronimo e velocemente abbandonai l'abitazione. Dopo aver preso un taxi entrai nel primo negozio di animali che trovai. Gli feci fare tutti i controlli e poi gli comprai un bel collare rosso fuoco. L'aria fresca, asciutta, e il cielo sereno mi invitarono a camminare a piedi. 
*tooc tooc*
Woody mi venne ad aprire e mi fece accomodare in casa. Guardò il cucciolo con fare confuso, chiudendo la porta d'ingresso.
W:E quello?
N:Quello -scandì- si chiama Geronimo. Si è intrufolato dentro casa e ora è mio figlio. 
W:Congratulazione -rise.
N:Lea?
W:No, è a lavoro. Torna stasera.
Annuii, aspettando qualcosa da dire. Lentamente mi alzai e mi diressi verso la porta, prima di appoggiare la mano sulla pomello notai un grande foglio di carta attaccato al frigo.
N:Cos'è? -Dissi indicandolo e raggiungendolo.
W:Non leggere! 
N:Perché l'amore non è innamorarsi di un bel sedere o di un fisico perfetto. L'amore non è andare in giro e vantarsi perchè si ha una fidanzata perfetta o un ragazzo sexy.L'amore non è fermarsi alle apparenze.L'amore è andare oltre: l'amore è scavare nel profondo per trovare l'anima, guardare oltre ciò che siamo esteriormente, non fermarsi alla taglia del reggiseno, o dei jeans. L'amore è scovare quello che c'è dentro al nostro corpo, che è solamente l'involucro della nostra essenza -dissi a bassa voce- wow, chi l'ha scritta?
W:I-Io.
N:Wow, sei bravissimo Woody. E per chi è?
W:Per Lea, ovviamente. E solo che da quando le hai detto che ti sposi ha messo questo argomento in mezzo a colazione, pranzo e cena.
N:Si vede che vuole sposarsi anche lei e te lo sta dicendo indirettamente.
W:Sono quel tipo di ragazzo con cui passi del tempo prima di conoscere tuo marito.
Gli passai il foglio e risi.
N:Lei ti ama e tu?
W:Con tutto il mio cuore.
N:Allora questo matrimonio si può fare.
Gli diedi una pacca sulla spalla e poi ritornai a casa.
-THREE DAYS LATER-
IL MIO COMPLEANNO! Quello fu il mio primo pensiero quando mi alzai alle undici del mattino. Mi stiracchiai e guardai sul cellulare. Come previsto c'era un messaggio da parte di Peter.
'Venticinque anni amore, il tempo passa velocemente vero? Mi dispiace moltissimo di non poter essere stato presente al tuo risveglio, davvero. Non mi vengono in mente altre cose super romantiche in questo momento ma sappi che mi innamoro di te ogni giorno. Ti amo.
P.s oggi forse riuscirò a ritornare''.

Mi vestii velocemente, presi il guinzaglio e portai Geronimo a fare una passeggiata. Quando uscii in strada il sole incominciò a picchiettarmi sulla testa. Il cielo era tinto di un azzurro bellissimo. 
Raggiungemmo un bar. Entrai, aspettai la fila che si formò davanti la cassa; quando la raggiunsi un ragazzo mi servì, dandomi quello che avevo chiesto: un cappuccino e un cornetto alla crema. 
Uscii dal negozio, avendo qualche difficoltà. Tenevo il cornetto nella mano destra, il bicchiere e il guinzaglio nella mano sinistra. Camminammo un altro pò, nel tentativo di non far cadere niente. 
Raggiungemmo un parco non poco lontano dal bar, posai la colazione sul legno caldo della panchina e poi mi sedetti anche io. Geronimo incominciò a correre attorno alle mie gambe.
Rivolsi il mio sguardo verso le persone, sentii la mia pancia fare dei versi strani così presi in mano il cornetto e incominciai a mangiarmelo dando anche qualche pezzetto a Ger. 
Quando lo finii, presi fra le mani il bicchiere di carta contenente il mio cappuccino ormai tiepido. Lo finii lentamente, assaporando per bene ogni sorso. Prima di ritornare a casa Lea mi mandò un messaggio ''Vieni all'appartamento'' diceva. Presi un taxi e dopo un pò nel traffico finalmente arrivai.


Buongiorno a tutti C:
Ecco un altro capitolo di questa ff, spero che vi sia piaciuto. Se volete lasciatemi una recensione..Grazie di tutto. <3

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Capitolo 33
*** Today is a new day ***


33° Capitolo

''BUON COMPLEANNO NEVE'' dissero in coro Gabriel, Lea, Woody e Felicity. Dal soffitto iniziarono a cadere dei filamenti argentati e dorati. 
N:Oh mio dio, grazie a tutti -dissi abbracciandoli uno per uno.
Lea entrò in cucina e mi portò la torta di compleanno. Era fatta a più strati, era rivestita di cioccolato platisco azzurro e sopra c'era scritto 'Auguri principessa'. 
N:Oddio, è magnifica. Grazie ancora.
Lea mi sorrise e prese in mano il coltello, posò la mano vuota sul suo fianco e mi guardò con aria da snob.
L:Finiscila di dire 'Grazie' e ora mangiamo.
Risi e poi iniziai a tagliare la torta, eravamo in pochi perciò ne rimase ancora moltissima  e decidemmo che ognuno si sarebbe portata a casa una porzione.
Verso le due e tre minuti entrai in ospedale, timbrando l'inizio del turno. Indossai la divisa velocemente e appena uscii dagli spogliatoi il dottor Morillo mi mise una benda. Per un momento mi spaventai ma poi mi tranquillizzai, immaginando che ci fosse un altra torta da mangiare. 
Mi fece camminare per qualche metro e poi mi tolse la benda, tutti i miei colleghi e alcuni pazienti si trovavano di fronte a me e davanti a loro c'erano tanti muffin con ognuno una lettera sopra: Buon compleanno Biancaneve. 
Dopo aver mangiato anche quelli il dottore mi mandò al pronto soccorso perchè c'era scarso personale. Solo un'altra volta mi era capitato e sperai che quella fosse stata l'ultima. La caposala Ellie Jablonsky, nonchè mia amica, mi disse che una ragazza sulla trentina mi aspettava nella stanza delle visite per frattura al braccio.
Entrai e ci presentammo. 
Urbana era una donna di trentatrè anni, un pò più alta di me, era molto magra, aveva la stessa carnagione di Peter e aveva dei capelli davvero lunghi, da una parte erano rasati e da una parte no. Notai i suoi occhi lucidi e i lividi lineare attorno al collo. 
N:Che ti è successo..se posso sapere? -dissi, provando ad avere un tono il più confortevole e possibile.
U:Ho av-avuto la mia ultima litigata con il mio ragazzo, giornata di merda potrei dire.
N:E' stato lui a farti questo? -indicai con la penna il braccio rotto.
U:No, sono caduta mentre scappavo.
Annuii, annotando la sua 'storia' su un documento.
N:Una giornata di merda eh -sospirai- non dirlo a me.
U:A te cos'è successo?
N:Oggi è il mio compleanno e il mio ragazzo sta da qualche parte in America.
U:Buon compleanno.
N:Grazie -sorrisi.
U:Dovresti chiamarlo, dirgli che se non sarà presente non cucinerai più per lui. Con il mio una volta ha funzionato.
Risi, mordendomi il labbro. 
N:Ci proverò, comunque ora facciamo una lastra al braccio così vediamo in che punto si è fratturato e poi lo ingessiamo.
Il resto del turno passò molto velocemente, fra medicazioni, controlli e altro. Quando ritornai a casa controllai il cellulare ma Peter mi aveva inviato solo un messaggio, in cui c'era scritto che mi amava e che, lui e gli altri, avrebbero preso l'aereo quella sera.

Mi sedetti sul divano e nervosa guardai l'orologio: mezzanotte meno venti. Lo guardai con un punto di domanda stampato in faccia: Peter? 
Cliccai un pulsante di lato del cellulare e lo schermo si illuminò mostrandomi l'ultimo messaggio che gli inviai: ''Perchè non rispondi a telefono? L'aereo è partito due ore fa, torna presto a casa''.
Gettai un'ultima occhiata alla porta. Sbuffai e mi alzai dal divano dirigendomi verso la camera da letto. Volevo passare almeno cinque minuti, nel giorno del mio compleanno, con il mio ragazzo.
Mi distesi sul letto, coprendomi con le coperte soffici. 
Guardai di nuovo l'orario in preda a una crisi di esaurimento nervoso. Avevo comprato un paio di birre per rendere più carina la serata. 
Incominciai a fissare il soffitto bianco, senza fare niente ed iniziai a sfregarmi i piedi, procurandomi del calore.  
Dopo un pò mi misi su di un lato..si era dimenticato di me. 
Mi uscii una lacrima che cadde sul cuscino. 
N:Non piangere per questo. -Sussurrai a me stessa.
Mi sentii delusa, un pò amareggiata. Mi coprii di più con le coperte, un ultima lacrima cadde sul cuscino e poi chiusi gli occhi, stanca. 
-PARTE PETER-
Ph:Vedrai che capirà.
P:Glielo avevo promesso. Perchè Brandon ci trattiene sempre nei momenti peggiori?
Ph:Culo sexy, ora vai a casa, durante il tragitto calmati e domani ci facciamo una bella sorpresa.
Annuii, rimettendomi in macchina. Quando mi fermai nel traffico abbassai il finestrino e accesi una sigaretta che fece calmare un pò i nervi. 
-PARTE NEVE-
-4.00-
Incominciai a sentire Geronimo abbaiare incessantemente. Mi alzai di malavoglia e mi diressi giù. Vidi una sagoma nera sulla porta. Sobbalzai dalla paura, il cuore prese a battermi all'impazzata quasi sfondandomi il petto e l'aria si rifiutava di entrarmi nei polmoni, facendomi respirare affannosamente. 
Velocemente accessi la luce.
N:Oh Gene.
Mi poggiai la mano sul cuore ed incominciai a fare respiri profondi.
N:Pensavo fossi un ladro.
P:Mi sei mancata.
Si morde il labbro e poi mi sorrise. 
Presi in braccio a Geronimo, facendogli le coccole.
N:Che bravo cane.
Peter si avvicinò a me e mi baciò ma Geronimo lo morse.
P:Auch.
N:Questo non si fa. Lui è il tuo padrone. 
Geronimo continuò ad abbagliare così lo avvicinai pian piano a Peter.
P:Che fai? Non farmi rimordere -disse indietreggiando.
N:Aspetta, non ti farà niente.
Geronimo si avvicinò al petto di Peter, lo annusò e come fece con me gli incominciò a leccare la faccia.
N:Vedi è molto dolce.
Peter lo iniziò ad accarezzare ma dopo un pò lo posò a terra, subito dopo mi guardò dritto negli occhi.
P:Scusam..
N:Vado a letto. Buonanotte.
Mi girai con veemenza e salii rapidamente le scale, raggiunsi la camera da letto e mi coprii quasi completamente con le coperte. 
La mattina presto del giorno dopo portai Geronimo a fare una passeggiata sulla spiaggia. Il tempo era quasi perfetto, il cielo era coperto da pesanti nuvole nere e il vento freddo mi fece ghiacciare la faccia.
N:Sono a casa -annunciai, urlando.
Vidi Peter uscire dalla stanza delle prove, mi venne vicino e mi salutò. 
Mi sedetti sul divano, stanca. Presi il telecomando ed incominciai a fare un pò di zapping in cerca di un programma interessante. Peter guardò per qualche secondi fuori perchè iniziò a piovere e poi si sedette affianco a me.
P:Amore scusami per ieri.
N:Non preoccuparti.
Mi girai verso di lui e finsi un sorriso con successo.
P:Giuro che stasera mi farò perdonare.
N:Anche se stiamo a casa insieme va bene lo stesso.
Mi baciò velocemente in fronte, si alzò e si diresse di nuovo verso la sala prove.
N:La mia idea ti piacerà di più.
Lo guardai scomparire oltre la porta e poi, indifferente, ritornai alla mia ricerca.
-PARTE PETER-
Avevo già confermato tutto, non vedevo l'ora che il sole avrebbe ceduto il suo posto alla luna.
Presi in mano la chitarra ed incominciai a suonare una canzone, dopo un pò vidi il display del mio cellulare illuminarsi.
P:Phil?
Ph:Brò devi venire in studio.
P:Pensavo avessimo la giornata libera.
Ph:No, dobbiamo presentare dei pezzi a Brandon e al signor Abramson (il capo dell'Elektra Records)
P:Vengo subito.
Ph:Va bene.
Riattaccai, mi finii di preparare e velocemente andai a salutare a Neve. Prima di uscire dalla porta le promisi che prima delle otto sarei rientrato.
N:Certo, certo.
Sentii una nota ironica in quello che disse ma provai a non farci caso, lei rimase a guardare la tv, non mi degnò nemmeno di uno sguardo.
Abbassai il capo, chiusi la porta e mi avviai verso la mia auto.

Guardai l'orario: 20.00
In studio ancora non avevamo finito. 
P:Brandon io devo andare.
Br:Ma ancora c'è tanto lavoro da fare.
P:Sì ma la mia ragazza mi aspetta a casa.
Br:Per questo ti ho detto che è meglio non fidanzarsi con il lavoro che ti ritrovi. Aspetta un altro pò e poi potrete andare a casa.
Incominciai ad essere molto frettoloso, le lancette dell'orologio si muovevano velocemente. 
-20.45-
Chiusi la porta d'ingresso. Posai la giacca, il cappello e le chiavi sul divano. Corsi in camera e vidi Neve davanti al pc.
L'abbracciai da dietro e le baciai il collo.
N:Ciao.
Risposta fredda.
P:Sono in ritardo lo so.
Nessuna risposta.
Le baciai la guancia e le leccai il lobo dell'orecchio. 
P:Vatti a vestire. 
Si alzò, mi baciò sulla guancia e senza dire niente si recò in bagno. 
-21.00-
Arrivammo a destinazione. Biancaneve quella sera fu davvero bellissima. Indossava un vestito corto, stretto in vita, tinto di un blu cobalto. Il colore faceva risaltare i suoi occhioni. 
Parcheggiai, quando scesi lei mi venne vicino e mi prese la mano. 
Presi il cellulare in mano e mandai un ''ok'' a Phil. 
-PARTE NEVE-
Era tutto scuro, non riuscii a riconoscere immediatamente il posto così mi tenni stretta a Peter.
All'improvviso, quando incominciammo a camminare su un sentiero fatto in pietra, le luci si accesero, illuminando ogni cosa. 
Mi fermaii, ammirando lo spettacolo. 
Quel sentiero si fermava sotto una cupola ricoperta di rose bianche, non riuscii a trovare le parola giuste così rimasi zitta a godermi la sua sorpresa. 
Ci ritrovammo al centro della cupola, sopra di noi pendeva un piccolo lampadario in vetro. 
All'improvviso vidi comparire Phil e Jamareo. 
Abbozzai un piccolo sorriso.
N:Ciao ragazzi.
Loro non risposero. Phil si sedette su una sedia impugnando un microfono e Jamareo prese una chitarra. 
Peter mi prese per il mento, mi baciò la fronte e mi sorrise, facendomi sciogliere. 
Mi poggiò le mani sui fianchi e io attorno al suo collo. Incominciammo a ballare lentamente, facendoci cullare sulla melodia di una canzone di James Blunt. 
Mi sussurrò un ''Buon compleanno in ritardo''. Mi strinsi di più a lui così tanto da sentire il suo cuore battere regolarmente. 
Posai la testa sul suo petto, chiusi gli occhi facendomi coccolare dal suo dolce calore. 
Dopo un paio di minuti la canzone finì, sfortunatamente, ma rimanemmo ancora attaccati. Il vento che passava attraverso i cespugli ci fece da orchestra. 
Peter mi ribaciò di nuovo sulle labbra, mi prese la mano e ci avviammo su un altro sentiero illuminato. 
N:Ora dove andiamo?
P:Ceniamo e ti do il mio regalo.
N:Questo è già sufficiente. 
P:Anche se ti donassi la luna non sarebbe abbastanza. 
Sorrisi timidamente e sentii il mio cuore accelerare dall'emozione di quel momento. 
Arrivammo in un gran giardino, illuminato da varie candele e al centro notai un piccolo tavolo. Peter si avvicinò alla sedia, la tirò verso se facendomi cenno con il capo di sedermi. 
N:Grazie galantuomo.
Fece il giro del tavolo e si sedette di fronte a me. 
Rividi di nuovo Phil, vestito da maggiordomo. Scoppiai in una risata perchè sembrava un piccolo pinguino con un tovagliolo sull'ala.
Ph:Sapevo che mi dovevo farmi pagare. 
N:No, dai. Sei sexy così. 
Ci servì ad entrambi e poi, silenziosamente, sparì. 
Mangiammo il tutto, dopo il dessert ci rialzammo, camminammo un altro pò e poi arrivammo alla meta principale di quella serata. 
P:Ma quello è un pianoforte?
N:Esatto.
Peter si sedette, si sgranchì le dite ed incominciò a suonare. 
P:Questa è dedicata a te. Pronta?
N:Si 
P:It's a beautiful night, we're looking for something dumb to do. hey baby, I think I wanna marry you. 
Rimasi immobile a fissarlo mentre cantava quella dolcissima canzone. Il regalo di Peter era molto più prezioso di tutti i diamanti messi assieme. Quando finii gli andai vicino, gli presi il colletto della camicia rossa e lo baciai con tutta me stessa. 
P:Ti amo.
N:Per favore, non abbandonarmi mai.
P:Non lo farò, stanne certa.
Quando ci trovammo davanti la porta di casa iniziò a baciarmi, alla cieca presi le chiavi dalla borsa e, prima di riuscire ad infilarle nella serratura (suona un pò perverso in questa situazione), Peter già iniziò a sbottonarmi la giacca. Quando entrammo in casa lui si tolse la camicia e iniziò ad abbassarsi i pantaloni.
N:Attento a non schiacciare il cane.
In quel momento Peter si spinse più verso di me, trusciando il suo membro verso il mio clitoride, trasformando le mie parole in un gemito strozzato.
Raggiungemmo la nostra camera da letto e Peter iniziò a baciarmi ovunque, lasciando tracce di saliva sul seno, sul ventre e sul monte di Venere. Mi spalancò le gambe con le mani fino a farmi male. Abbassai lo sguardo, lo guardai e fui scossa da un brivido di piacere quando sentì il suo respiro caldo contro la mia parte 'inguinale'.
Adesso teneva gli occhi aperti, fissi suoi miei, rendendo quel gesto sensuale ancora più intimo. Quando la sua lingua incominciò a esplorarmi rimasi senza fiato.
P:Adoro portarti al limite -sussurrò.
N:Sto per impazzire.
Ma Peter ignorò la mia frustrazione e continuò, spingendo ancora di più. Sentivo il mio corpo fremere a ogni suo movimento. Quando stavo sull'orlo di raggiungere il limite del piacere mi penetrò, mi strinse forte a sè, sentendo il mio corpo sussultare dal dolore e dal godimento. Quando anche lui raggiunse il limite si buttò affianco a me e mi abbandonai alla sua danza sensuale con le nostre lingue che si intrecciavano. 

BUONSALVE *-* Peter è riuscito a farsi perdonare però credo che non si sia capito cosa sia piaciuto di più a Neve:la sorpresa o la nottata..
Comunque, lasciatemi una recensione se potete...spero vi sia piaciuto :*


Bang Bang Gorilla.



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Capitolo 34
*** Family ***


34° Capitolo

''Hai preso i miei calzini colorati?'' Sentii urlare dall'altra stanza, roteai gli occhi al cielo e mi inumidii le labbra.
N:Peter no, fanno schifo quei cosi.
Sentii il flebile rumore dei passi di quel ragazzo venire verso di me, lo vidi sulla soglia della porta della nostra camera da letto con una faccia da cane bastonato.
Feci una smorfia e continuai a preparare la valigia.
N:Hai preso le tue mutande?
Con la coda dell'occhio vidi Peter intento a pensare cosa avesse messo nella sua valigia e subito dopo sobbalzò correndo al piano di sotto. Dopo quindici minuti passati a trovare i vestiti e biancheria intima di Peter finalmente finimmo e fummo pronti per chiamare un taxi.
''In partenza il volo per le Hawaii''.
Involontariamente strinsi con troppa forza la mano di Peter il quale mi guardò con aria rassicurante. Mi spostai una ciocca dietro l'orecchio e sorrisi anche io. 

N:MAMMAAA!
Mia madre rimase senza fiato quando mi vide, posai la borsa per terra e ci unimmo in un lungo abbraccio. Vidi Brandon e papà uscire dalla cucina, il mio piccolino mi saltò addosso riempiendomi la faccia di baci.
B:Mi sei mancata -sussurrò, facendomi sciogliere il cuore.
Gli accarezzai la guancia e gli baciai il nasino.
Peter entrò dopo di me, salutando tutti con un abbraccio non tanto intimo come il mio anche se mia madre lo conosceva da quando aveva sedici anni. 
M:Che ci fate qua? 
N:Abbiamo deciso di prenderci una vacanza.
M:Sono contentissima -disse guardandomi con una flebile lucentezza negli occhi- devo andare a preparare la camera degli ospiti, ci metto pochissimo.
N:Non c'è bisogno -mi interruppi, aspettando che si fermasse- Peter andrà a dormire dalla sua famiglia.
M:Sicuri?
N:Sicura mamma.
M:Va bene -si riavvicinò a noi- rimane per cena o..? 
Scossi la testa a destra e a sinistra. 
P:Dovrei andare ora -sbottò, dopo aver guardato l'orologio.
Salutammo di nuovo Peter e si avviò verso il taxi che lo stava aspettando fuori casa. Prima di sparire dietro l'angolo annunciammo alla mia famiglia che il giorno dopo saremmo andati in campagna per fare un bel barbecue-party.
Dopo aver mangiato corsi subito di sopra, sdraiandomi sul mio comodo letto. Strinsi fra le dita il lenzuolo e nella mia mente comparì Nicole, decisa a farmi uscire dalla mia stanza dopo aver scoperto chi fosse il mio vero padre. Sorrisi, con le lacrime agli occhi. Mi mancava tanto, davvero tanto.
-N:Zia cosa hai detto? N-Non può essere.
 Z:Nicole -singhiozzò- Nicole se n'è andata..p-per sempre-

Strizzai gli occhi nell'intento di far ritornare quei ricordi nel mio inconscio ma peggiorai solo le cose iniziando a ricordare la giornata in piscina e il suo funerale.
*tooc tooc*
Con il palmo della mano mi tolsi le goccioline che si formarono attorno ai miei occhi e mi alzai per andare ad aprire la porta. 
B:Neve -borbottò- posso dormire da te?
N:Certo.
Mano nella mano percorremmo la breve distanza che c'era tra il letto e la porta. Brandon poggiò la sua testa sul mio petto e io iniziai a far scivolare le mie dita fra i suoi capelli in sovrappensiero.
B:Mi racconti qualcosa?
Sobbalzai, ritornando nella realtà.
N:Cosa vuoi che ti racconti?
Fece spalluccia e poi sospirò, iniziando a disegnare dei cerchi invisibili sulla mia pancia.
B:Tu e Peter litigate mai come fa la mamma con papà?
N:Perchè,come litigano? -mormorai aggrottando la fronte.
B:Si urlano contro e alcune volte sento rompere le cose.
Guardai il soffitto svagata, sperai con tutto il mio cuore che Connor non fosse uno di quei mariti che dopo una litigata lasciava lividi sul corpo della propria moglie. Mia madre diceva sempre che era un ottimo compagno, non sapevo a cosa credere o a cosa pensare. 
N:Succede che due persone sposate litighino.
Sentii la testa di Brandon andare in su e poi in giù.
N:Domani andiamo a mangiare fuori, conoscerai tanti bimbi come te.
B:Non vedo l'ora.
N:Ora dormi ok? 
B:Ok -bisbigliò, poggiando la testa sul cuscino, ci guardammo per pochi secondi negli occhi sorridendo- notte Neve.
Mi avvicinai a lui e gli rilasciai un breve bacio sulla guancia prima di girarmi dall'altro lato e addormentarmi.

Adoravo andare in campagna, l'aria fresca mi accarezzava dolcemente la pelle e i capelli. Il vento passava fra gli alberi creando una strana ma rilassante melodia. 
Le punte delle montagne erano leggermente coperte di neve ed erano sovrastate da un cielo azzurro, così delicato che avrei potuto esserne immersa senza neanche rendermene conto.
Raddrizzai completamente la schiena e presi fra le dita il bicchiere di vetro contenete l'acqua fresca. Sorrisi, osservando la famiglia Hernandez e Johnson insieme. Peter mi guardò e mi strinse la mano forte, facendole incastrare.
''Chi vuole altra carne?'' Urlò Pete, il padre di Peter, intento nel cucinare la carne sulla brace agitando in aria la forchetta a due denti. Guardai il mio piatto e mi accorsi di aver finito la mia salsiccia in soli tre morsi. Alzai la mano e Pete mi fece l'occhiolino.
Peter mi rilasciò un veloce bacio sulla guancia e mi sussurrò ''Dimmi tu quando sei pronta''. 
N:Facciamo mettere a tavola i bambini e tuo padre ok?
Annuì.
Pete mi passò il pezzo di carne che mi aveva preparato e poi andò a chiamare i piccolini che erano occupati a fare una partita di pallone. 
Presi il bicchiere di vetro in mano e feci battere la forchetta contro, prendendo l'attenzione di tutti. Lentamente mi alzai dando il tempo alla mia mente di formulare il discorso.
N:Io e Peter, cisposiamo -dissi velocemente, con un nodulo alla gola.
Mia madre mi guardò negli occhi e si mise a piangere, feci il giro del tavolo e l'andai ad abbracciare augurandomi che fosse una reazione positiva.
M:Sono felicissima per te -mi abbracciò più forte, fino a farmi perdere il fiato.
Con la coda dell'occhio vidi Bernadette alzarsi e buttarsi addosso a Peter. Nel corso della giornata tutti ci fecere i complimenti e continuammo il nostro barbecue-party. Ritornammo a casa ingrassati di due chili rispetto al giorno prima.
N:Madonna, non si può fare niente che è subito sui giornali -sbottai, entrando in cucina dove trovai Peter a bere del caffè.
P:Sono venuto bene?
Lo risposi con una smorfia e mi rilassai sedendomi sul divano. Mi stropicciai gli occhi e sbuffai. Bernadette entrò in cucina e prese dal forno la torta elle mele che stava preparando. Notò il giornalino sul tavolo e mi chiese di cose si trattasse.
N:Hanno fotografato il nostro Barbecue-party.
Ber:Ti dovrai abituare, sei fidanzata con Bruno Mars.
P:Quel famoso Bruno Mars -sottolineò.
Sbuffai nuovamente, avvicinandomi al tavolo pronta per assaggiare un'altra delizia creata dalle mani di Bernie.
Ber:Quando dovrete partire?
N:Sfortunatamente stasera, non sono riuscita a prendere altre ferie -abbassai il capo dispiaciuta.

Dopo aver subito sei ore e mezzo di volo e due ore di traffico finalmente ritornammo a casa, entrambi stanchissimi.
Quando chiudemmo la porta alle nostre spalle trovammo la casa a soqquadro, ci rivolgemmo un breve sguardo confuso e un pò impaurito.
Peter incominciò a camminare tra i vetri di un lampadario rotto, affondandosi le dita fra i suoi capelli.
P:Chi ha fatto tutto questo?
Mi guardai intorno, nell'intento di capirci di più. All'improvviso vidi una sagoma tremare dietro la tenda, incuriosita ancora di più mi avvicinai ad essa. 
N:Geronimo -dissi sospirando.
Lo presi in braccio, dandogli una bella grattatina alle orecchie.
N:E' stato lui.
P:Un cane non potrebbe fare tutto questo -disse indicando la televisione a terra, ormai irreparabile. 
Gli feci notare la ferita su una zampa e per farmi credere gli suggerì di vedere se c'erano ancora cose preziose in casa, così fece.
Dopo pochi secondi lo vidi scendere dalle scale con un mezzo sorriso sulla faccia. 
P:E' stato lui, ma c-come ha fatto? 
N:E' la prima volta che lo lasciamo tutto questo tempo a casa da solo, forse è stata questa la causa.
P:Può darsi, ma stasera dorme fuori. 
M:Ma..
P:Niente ma, deve imparare a capire che certe cose non le deve fare.
N:Ok -dissi mettendo il muso.
Portai Geronimo di sopra e, pur essendo troppo stanchi, ci impegnammo nel mettere tutto apposto prima di andare a dormire.
Dopo aver pranzato ci riposammo, nel pomeriggio Peter si avviò per andare in studio ed io, accompagnata da Geronimo, andai a comprare una nuova televisione.
''Deve essere a plasma e bella grande'' mi ripetè il mio ragazzo più volte prima che uscissi di casa.
Quando incominciammo a camminare per la strada Geronimo mi sembrava alquanto strano, non smetteva di piagnucolare. Dopo aver fatto qualche acquisto lo portai dal veterinario per assicurarmi che non si fosse fatto male da altre parti.
La segretaria ci chiamò solo dopo un'ora di attesa, mi fece entrare in una stanza dove al centro c'era una specie di lettino di osservazione. Sui muri c'erano tantissime mensole con su sopra peluche e foto di varie razze canine e feline. 
Posai Geronimo sul lettino, attendendo l'arrivo di qualcuno che l'avrebbe visitato.
?:Allora, che problema ha questa cane delizioso? -disse una persone entrando nella stanza.
N:Salve dottor. Murray, Geronimo ha fatto a pezzi la casa e prima stavamo facendo una passeggiata e non la smetteva di piagnucolare. Vorrei che gli faceste una visita di controllo.
Si abbassò fino alla punta del naso gli occhiali rotondi che indossava.
M:Bene, ci metterò pochissimo. Per favore, si accomodi fuori. -disse indicandomi la porta con lo sguardo.
Annuii e velocemente mi andai a sedere di nuovo al mio posto.
-PARTE PETER-
P:Vinto di nuovo! Sono troppo bravo. -dissi portandomi tantissime fiches dalla mia parte del tavolo.
Ph:Tu bari a poker, non puoi essere così bravo.
P:Da oggi chiamatemi Mr. poker.
All'improvviso sentii vibrarmi una cosa nella tasca, estrassi il mio cellulare. ''Amore'' vidi sul display.
P:Hey raggio di sole.
N:Ciao Gene, ho portato Geronimo da un veterinario per farlo controllare.
P:Com'è andata?
N:Aveva un paio di schegge di vetro nella zampa, ce l'hanno tolte velocemente. 
P:Povero cagnone mio, sai ho vinto tre partite di poker consecutive. Dimmi che sono un grande.
N:Sei un grande.
P:E' arrivato il signor Abramson, devo staccare.
N:Ciao piccolo.
P:Non vedo l'ora di svegliarmi nudo affianco a te, ti amo.
La sentii ridere dall'altro capo del telefono e sentii gli occhi di tutta la band su di me per quello che dissi.
N:Ti amo.
La linea cadde e posai il cellulare sul tavolino.
E:Chissà quanto fai lavorare la mia cognata..quando pensate di sposarvi?
P:Mi piacerebbe in estate, c'è ancora tempo per decidere.
Jamareo e Phil iniziarono ad intonare press it.
Presi il cuscino da un divanetto e lo buttai addosso a loro, colpendo il signor Abramson che stava entrando proprio in quel momento.
A:Basta con la ricreazione, lavorate su!

HEEEEEEY GENTE. Finalmente ho pubblicato questo capitolo, spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate attraverso una recensione. 
Grazie di tutto <3





Is to press your body on my body do it fast, do it slow.



 

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Capitolo 35
*** I'm not Blanca! ***


35° Capitolo

25 Febbraio 2011
-21:00-
Indossai il giaccone in pelle che avevo posizionato precedentemente sul letto e presi dal comò le chiavi di casa. Al suono della voce di Phil sbuffai.
N:Lawrence, sto scendendo. Non mettermi ansia.
''Ah le donne'' sentii, sorrisi a quella citazione. 
Mi fermai sulla soglia della porta e guardai per qualche secondo la stanza, pensando a cosa avrei potuto dimenticare, ma le lamentele del signorino che mi aspettava di sotto mi fece riportare l'attenzione su un'altra cosa.
N:Non posso crederci che mi ha voluto presente, ad un festa della Play Boy Mansion. Mah. -Mi stropicciai gli occhi delicatamente, facendo attenzione a non rovinarmi l'eyeliner.
Ph:Parli come se lo avessero invitato a un orgia-party. Deve solo esibirsi e poi -rimase in silenzio per qualche secondo- farete quello che dovete fare. 
Ci guardammo nello stesso istante, rivolgendomi un sorriso malizioso.
N:Pervertito che non sei altro. 
Dopo circa dieci minuti passati a vagare fra le strade Chicago finalmente trovammo la mega villa. Le mure erano abbastanza alte da non darti la possibilità di farti vedere che mega party si stava svolgendo in quel momento al suo interno. 
Philip parcheggiò a venti metri dal cancello d'ingresso. C'erano due file, in ognuna di quelle c'era un "gorilla" che controllava la lista e i biglietti. Dopo aver notato i giganteschi butta-fuori mi accorsi della lunghissima fila che ci aspettava, mi girai verso Phil e lo guardai con la bocca spalancata.
Ph:Secondo te faremo tutta quella fila? Sei la fidanzata di Bruno Mars. Sei importante. 
Ironicamente mi spostai una ciocca di capelli con un movimento veloce della testa, imitando le ragazze vanitose.
N:Lo so.
Ridemmo finchè non arrivammo al cancello, un uomo ripieno di steroidi ci chiese i nostri nomi. Fece passare Phil, con un sorriso stampato in faccia.
N:Io sono Nev..
?:INFERMIERA!!
Mi guardai incuriosita in giro, capendo chi mi stesse chiamando. Vidi avvicinarsi una ragazza con un volto familiare, socchiusi gli occhi, scrutandola meglio.
N:Urbana, vero?
Ci salutammo con un abbraccio amichevole.
U:Che ci fai qua? Non ti facevo una tipa da festa, specialmente queste feste.
N:Sono piena di sorpres..
Ph:Neve dobbiamo andare -sbottò, avvicinandosi a me a testa bassa- Peter -posò il cellulare, che aveva in mano, in tasca- Oh. 
Aggrottai la fronte, riportai la mia attenzione sul suo volto e mi accorsi che stava fissando Urbana con uno strano luccichio negli occhi. 
Sorrisi sotto i baffi e poi li presentai.
U:Beh, io devo rimettermi in fila. Ci vediamo dopo.
Dopo averla salutata, entrammo definitivamente nella villa. Mi accorsi che Phil aveva un aria smarrita, gli posai la mano sulla spalla e risi. Lui sobbalzò, sbarcando di nuovo sul pianeta Terra.
N:Ti piace.
Ph:Chi? 
N:Mia nonna.
Ph:Urbana? No, non è il mio tipo.
N:La più rara malattia degli occhi è l'amore a prima vista.
Ph:Vedi come devi fare, ma devo riuscire ad ottenere un appuntamento con lei -ammise-.
N:Sono troppo un genio, Peter dove ci aspetta?
Ph:Dovrebbe esibirsi a momenti, ti lascio fra le mani di Ryan. Ti aspetta sotto al palco.
Ci demmo il cinque e poi scomparì oltre una porta, mi guardai in giro e con lo sguardo cercai la porta d'ingresso. Iniziai a percorrere il vialetto fatto in mattonelle grige scure, abbassai il capo sentendomi a disagio. 
Una volta raggiunta la sala feste mi avviai verso un tavolo da buffet e presi un paio di pizzette. 
?:Hey, sei in ritardo.
Alzai velocemente il capo e mi trovai Ryan di fronte.
N:Sì -risposi con la bocca piena.
Ryan iniziò a camminare, velocemente presi un altra pizzetta e poi lo seguii. Non riuscì a non far caso al suo fondo schiena, indossava un completo classico nero, attillato. 
R:Che cosa stai guardando?
D'improvviso un pezzo di pizza mi andò di traverso e iniziai a tossire così forte che mi uscirono un paio di lacrime. Lo guardai, con le guance accaldate.
N:Niente.
R:Sei strana stasera.
Ci sedemmo vicino al bar, ''I posti migliori'' li aveva definiti.
N:Mi sento solamente un pò a disagio, ci sono ragazze in intimo ovunque.
R:Sei meglio tu.
N:Devo tenere d'occhio  a Peter.
R:Secondo te ti tradirebbe con una di loro? 
N:No, penso che non lo farebbe mai. Ma..a Peter piace bere. E quando beve gli piace fare cazzate.
R:Touché -prese i due shottini che il barman ci aveva preparato e me porse uno- alla salute.
Facemmo toccare i due bicchierini di vetro leggermente e poi lo ingerimmo, sulla faccia di entrambi comparì una smorfia.
R:Un pò amaro.
N:Solamente un pò.
Lo spettro della luce iniziò a diminuire ed aumentò le urle dei presenti in sala. Entrarono i componenti della band e poi, infine, lui: Bruno Mars.
Mentre stavano cantando 'The Lazy Song' iniziarono a salire sul palco alcune conigliette. Serrai la mascella ma mi tranquillizzai quando Ryan mi prese la mano. 
R:Calma.
Dopo aver cantato un paio di canzoni, il "Il mini concertino" finì. Ryan mi portò al piano di sopra, dove c'era un'altra festa ma lì erano presenti tutte persone più importanti.
R:Vado a prendere altri shottini, rimani qua.
N:Vuoi farmi ubriacare?
R:Questo mai, Bianca.
Risi tra me e me; annoiata mi guardai intorno, battendo il piede a tempo di musica. Guardai un paio di ragazze che mi passarono davanti e pensai che era il caso di iscrivermi in palestra, ma la parte affamata e pigra di me disse che non era il caso.
?:Come mai, tra tutte queste ragazze mezze nude che ci sono, tu mi hai colpito di più? 
Alzai lentamente il capo, un ragazzo molto...moooooooooolto carino stava cercando di rimorchiarmi. Alto, palestrato, occhi verdi, capelli marroni. Il classico sciupafemmine. 
?:Sono Jeremy Hunt, tu dovresti essere Biancaneve Owen.
Aggrottai la fronte, incuriosita di chi potesse essere veramente. Inclinai la testa, interrogativa.
J:Wow, non ti ricordi di me? Questo mi ferisce -si sfiorò il cuore con l'indice- Jeremy, eravamo conoscenti al liceo. Il campeggio di Lea del 2001.
Roteai gli occhi al cielo, in quel momento di quel giorno non riuscivo a ricordare niente.
J:La storiella nel bosco, Blanca.
Il nome ''Blanca'' mi entrò nelle orecchie, come se un coltello avesse appena perforato la pelle. Avevo davanti a me il bastardo che mi aveva sverginato e poi il giorno dopo non mi aveva rivolto la parola nemmeno per salutarmi.
Arricciai il muso, provando a mantenere la calma.
J:Volevo dirti che mi è dispiaciuto averti chiamato nel modo sbagliato per tutta la notte.
N:Sono cose che capitano, solo i deficienti scambiano Biancanveve per Blanca.
Sorrise, guardandosi le scarpe imbarazzato. 
Ryan tornò, con due shottini in mano. Lui mi guardò con tono interrogativo e gli rivolsi uno sguardo impassibile. Presi i due bicchierini e li ingerii in un fiato solo.
R:Vacci piano, comunque sono Ryan..tu?
J:Jeremy, un suo amico d'infanzia -si strinsero la mano- sei il suo ragazzo? 
R:N..
N:Si! Ora dobbiamo andare Jeremy. 
J:O-Ok. Ci vediamo. 
N:Col cazzo -sussurrai.
Jeremy si girò verso di me, mi chiede cosa avessi detto ma, con un sorriso beffardo, risposi che non avevo aperto bocca.
R:Chi era?
N:Uno stronzo che non voglio più vedere.
Lo presi sotto-braccio ed iniziammo a camminare veloce, Jeremy era ancora fermo lì, così aumentai il passo. D'un tratto andai a finire addosso a qualcuno, scerrai la mascella ed imprecai ad alta voce.
N:Porca di quella puttan..Hey Peter.
Ryan scoppiò a ridere e io sentii le guance avvampare. Con la mano salutai il presidente della sua casa discografica e il propietario di Play Boy. Peter mi guardò con uno sguardo strano, indecifrabile in primo impatto.
N:S-Scusatemi -presi Ryan per la manica e lo portai vicino al bar.
R:Perchè non l'hai salutato? E perchè sei così nervosa?
N:Che figura di merda, madonna.
R:Sei proprio una signora, sappilo.
N:Porco cane, spero di non avergli fatto fare una figura da niente.
R:La smetti con le parolacce?
N:No,cazzo. Sì, scusa.
R:Grazie -disse sospirando.
Dopo qualche minuti Peter ci raggiunse e con una faccia mista tra ira, curiosità e imbarazzo.
P:Cosa succede?
N:Cosa? Niente! Un. Bel. Niente.
P:Perchè non dici mai la verità? Ryan, rapporto.
R:Ha bevuto solamente tre shottini, ha iniziato a dire parolacce, ha incontrato uno ed ore è nervosa. 
P:Uno, chi uno?
R:Un tizio di nome Jeremy.
Mi riportai una mano alla faccia e sbuffai, ''I cazzi suoi?'' pensai.
N:Nessuno, un amico non tanto accettato.
P:Niente di cui mi debba preoccupare? -Si avvicinò a me, guardandomi con i suoi occhioni dolci e rassicuranti.
Gli accarezzai dolcemente la guancia,'No' risposi baciandolo sulle labbra.
P:Bene! Devo andare a parlare con il regista di un film, molto probabilmente una mia canzone sarà la colonna sonora di esso.
N:Bene -dissi affogata nei miei pensieri.
-01.00-
P:C'è una stanza solamente per noi.
Mi prese dolcemente la mano e mi portò alla meta.
La stanza in cui mi aveva fatto entrare era davvero bellissima, la luce era spenta, le poche candele presenti ci facevano vedere dove mettevamo i piedi.
Peter si avvicinò a me ed iniziò a baciarmi.
La sua pelle aveva il sapore di caramello salato e io sembrav non esserne mai sazia. L'aria era carica di odori: quello del nostro sudore si mescolava alla dolce fragranza del profumo di Peter che mi faceva pensare a una spiaggia assolata dall'oceano. 
Lui affondò il viso nel mio collo e mi baciò, lo morse e poi lo leccò.
A ogni suo gesto, sentivo l'eccitazione crescere vertiginosamente. Nonostante fossero semplicemente preliminari sentivo sul punto di arrivare al piacere da un momento all'altro.
Peter mi sollevò una gamba e spinse di nuovo il bacino in avanti. Quella posizione mi fece schiudere come un fiore. 
N:Diventi sempre più bravo -sussurrai.
Lui si scostò per guardami in faccia, scoppiò a ridere mentre spingeva il suo membro verso il mio fulcro della mia femminilità. La mia mente era completamente annebbiata, incapace di formulare anche il pensiero più elementare. 
Senza smettere di baciarmi, fece scivolare una mano sotto il top e scostò il reggiseno. 
''Lo so, piccola. So di cosa hai bisogno'' il tono era sottile, eccitante.
Eravamo così presi in quel momento che non ci eravamo accorti che qualcuno stava entrando in camera. Mi coprii velocemente con le coperte.
J:Hey bambola, ci rincontriamo di nuovo. 
P:Scusami, puoi uscire per favore.
J:Oh, tu sei Bruno Mars. Ah sìsì. Il tuo fidanzato. Brava Blanca, brava.
''Bene, è ubriaco'' pensai.
P:Vi conoscete?
N:E' il tizio di prima.
P:Il conoscente non tanto accettato?
J:Non tanto accettato -si guardò in giro, fece entrare la ragazza che aveva rimorchiato in stanza e chiuse la porta- rimarrò per sempre nel suo cuore.
N:Contaci Hunt.
P:Chi è questo stronzo?
J:Hey, nanetto, calmo. Mi sono solo fatto la tua fidanzata al liceo. E' proprio una troia, darla al primo che capita. L'ha fatto anche con te, ricordi? Ah, la famosa scommessa di Jenna.
Peter, in boxer e canotta, si avvicinò a lui. 
P:Ritira quello che hai detto? Il passato è il passato.
J:Ha ancora quel graffietto vicino il labbro..amore era il destro?
Vidi Peter stringere la mano in un pugno, in un attimo Jeremy si ritrovò a terra. La ragazza era più ubriaca di lui così si limitó a guardare la scena divertita. Indossai frettolosamente una maglia e il jeans che avevo prima e provai a separarli.
N:Finitela!
Afferrai Jeremy e Peter per la maglia e provai con tutte le mie forze ad allontanarli, ma qualcosa mi colpì alla faccia. Caddi a terra, vedendo tutto offuscato. L'unica cosa che sentì fu ''Bravo, hai colpito la tua ragazza''.

Non mi faccio sentire da un bel pò, tutta colpa del blocco dello scrittore. Ecco un nuovo capitolo, spero che vi sia piaciuto. Fatemi sapere cosa ne pensate.



in this jungle you can’t run

 

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