Semplicemente non me ne sono accorto!
Bob chiuse gli
occhi, come se sperasse di rivedere nella sua mente i suoi genitori, prima di
cominciare a raccontare.
« Al contrario di
te, Helen, i miei genitori sapevano benissimo cosa fossero i superpoteri. Mio
padre li aveva… »
Helen lo guardò
incuriosita: « Purtroppo non ho avuto l’occasione di conoscerlo…
qual’era il suo potere? »
L’uomo alzò gli
occhi al cielo: « Raggi laser dagli occhi… »
Helen lo guardò
sconvolta: « Ma allora Jack Jack… ha preso dal nonno??? »
« Ehi, mio padre
si limitava a quello! Lavorava come metalmeccanico, non sai quanto gli erano
utili i suoi poteri… »
Helen sorrise,
pensando ai bei tempi in cui i supereroi non dovevano vergognarsi di ciò che
erano.
« Ma quindi non
era un supereroe? »
« All’epoca
c’erano già almeno altri due eroi con quel potere e papà decise di farsi da
parte. Dato che mia madre era una persona normale, quando nacqui il dubbio
attanagliò i miei genitori: avrei avuto i poteri o no? »
« Fammi
indovinare: il grande e potente Mr Incredibile
sollevò il divano a sei mesi! »
Bob arrossì: «
Veramente no… nessuno si accorse di nulla fino alle
scuole medie, nemmeno io. »
Helen lo guardò di
storto: « Aspetta, aspetta… questa non me l’hai
raccontata! »
« Ah no? »
Elastigirl si alzò in piedi, guardando furiosa il
marito con le mani sui fianchi: « Robert Parr, quando
la pianterai di avere dei segreti con me? Sono tua moglie, diavolo! »
Bob la guardò perplesso:
« Non c’è nessun segreto, davvero! Credevo di avertelo già detto. Non è così? »
« La prima cosa
che so sul tuo conto è ti cucisti malamente il costume da solo usando tovaglie,
presine e asciugamani e che con questo costume a patchwork fosti pizzicato da
due poliziotti che ti riportarono a casa pensando che fossi scappato! »
« Bè, sì… ma avevo già quattordici
anni all’epoca! Quello a cui mi riferisco è accaduto almeno due anni prima. Ma
sei davvero sicura che non te l’abbia raccontato? »
Helen si risedette:
« No, Bob, non me l’hai raccontato… ma puoi sempre
recuperare ora. »
« Ok, dunque… mentre sia tu che i piccoli avete mostrato subito i
vostri poteri, apparentemente io sembravo un bambino normale in tutto e per
tutto: giocavo con gli altri bambini, parlavo, ridevo, nessuno si era mai
lamentato di me. Ero riuscito a iscrivermi ai boy scout senza che nessuno
avesse nulla da ridire. I miei genitori erano fieri di me ugualmente e mio
padre non mi fece mai pesare che non avessi ereditato le sue capacità. Mi disse
sempre che mi avrebbe amato qualunque persona avessi scelto di diventare. »
« Cavolo… da piccola avrei fatto carte false per sentirmi
dire una frase del genere da mio padre! »
« Ormai eravamo
certi che non avessi ereditato alcun superpotere e per me non era un problema. Almeno
fino alla camping dei boy scout, dove anche i genitori erano invitati a
partecipare. Dovevo avere dieci o undici anni, non ricordo bene…
comunque, c’era una gara di orientamento nei boschi, due squadre di ragazzi e
due di adulti che si sfidavano a trovare l’uscita di un bosco. Io partì con la
mia squadra e i miei genitori con la loro. Continuammo separatamente fino a
quando non sentì un urlo. A quel punto corsi senza pensare ad altro verso la
voce. »
« L’istinto del supereroe… »
Bob rise: « Forse.
Quando arrivai vidi uno della squadra degli adulti incastrato sotto un grosso
albero che gli era caduto addosso. Mia madre era andata a chiamare mio padre
per chiedergli di bruciare il tronco con i suoi raggi laser, ma prima che
tornasse io, come se fosse la cosa più naturale del mondo, avevo già sollevato
l’albero con una mano e avevo tirato via il malcapitato. Non ti dico la faccia
dei miei quando mi videro con quel grosso tronco sollevato fin sopra la mia
testa! »
Helen sorrise: « E
tu? »
« Io ero
tranquillissimo. Avevo già fatto cose del genere, ma mai davanti ai miei
genitori o ad altre persone e pensavo che fosse normalissimo…
non lo consideravo un superpotere! Parlando in seguito con i miei, saltarono
fuori un sacco di episodi che loro non immaginavano nemmeno. »
« Ad esempio? »
« A otto anni,
mentre rincorrevo la palla in mezzo alla strada, ero stato investito da una
macchina ma ne ero uscito senza un graffio. Nelle esplorazioni nei boschi con
gli scout arrivavo sempre fra i primi perché seguivo un percorso a linea retta,
senza badare ad alcun tipo di ostacolo. A scuola però mi comportavo
normalmente, perché mi adeguavo a quello che facevano gli altri. Ai maestri e ai
professori andava bene e non mi sono mai preoccupato di fare qualcosa in più,
nemmeno nelle ore di educazione fisica. In effetti mi ero sempre chiesto perché
mia madre faticasse così tanto a passare l’aspirapolvere sotto il divano quando
in camera mia alzavo il letto tranquillamente. Pensavo lo facesse anche lei
quando non guardavo! »
Helen si sbatté
una mano sulla fronte, mentre il marito continuò il discorso: « Quando i miei
contattarono il governo e mi fecero controllare da medici esperti, dissero che
probabilmente la mia superforza cresceva proporzionalmente con l’età e che non
si era ancora sviluppata completamente. Era per questo motivo che quando ero
più piccolo non si erano accorti di nulla e, grazie anche a una serie di
coincidenze, neanche dopo. »
La donna sorrise: «
E allora meno male che Jack-Jack si è fatto notare adesso! Credo che visto i
poteri che si ritrova una scena del genere da adolescente non l’avrei retta
senza avere un infarto! »
« Tale madre, tale
figlia! »
« Lo stesso vale
per te… »
I due supereroi si
avvicinarono con l’intenzione di abbracciarsi teneramente, fino a quando un
superistinto materno, portò Helen ad allungare un braccio e a spalancare la
porta. Flash corse verso la sua camera, ma sua madre fu più veloce di lui a
chiudere la porta. Bob si limitò a rovesciare un sacchetto di farina sulla
testa della figlia.
Violetta sbuffò,
sollevando una nuvoletta di polvere: « Uffa, proprio sul più bello! Stavo aspettando
il bacio! »
Helen guardò i
figli con aria fintamente arrabbiata: « E allora, cosa ci fate svegli a quest’ora?
»
Flash protestò: « Non
è colpa nostra, Jack-Jack non ci lascia dormire! »
Violetta annuì: « Credo
abbia gli incubi, non so, sta di fatto che parlotta, galleggia in aria e
continua a trasformarsi… »
Bob corse verso la
camera per acchiappare il figlio prima che combinasse danni irreparabili. Helen
sospirò: ci mancava ancora il piccolo sonnambulo!
« E voi perché non
avete avvertito subito? »
« Volevamo, poi vi
abbiamo visto lì che stavate per baciarvi… »
« Allora adesso
noi ci occupiamo di Jack-Jack e voi andate a dormire, ok? Domani mattina c’è
scuola e non accetto scuse di alcun tipo! »
I ragazzi
sbuffarono ma ubbidirono. Bob tornò poco dopo con il piccolo, che finalmente si
era dato una calmata. Helen sospirò.
« Mi sa che
abbiamo scelto il momento sbagliato per darsi ai ricordi…
»
Bob scosse la
testa: « Io credo di no. Semplicemente dobbiamo solo fare attenzione a non
basarci solo su quelli… »
Helen finì la
frase per lui: « … perché la più grande avventura dobbiamo ancora viverla
insieme ai nostri figli. Questo è solo l’inizio… »
Bob e Helen
guardarono ancora una volta il loro piccolo e spensero la luce. Era ora di
dormire anche per loro.
E con
questa si concludono le avventure dei nostri (super)eroi! Visto che tutte le
avventure erano ambientate durante la prima infanzia dei protagonisti
(basandomi sull’affermazione di Helen nel film che afferma con sicurezza a Hedna che Jack-Jack non ha poteri: avendo già due figli,
per essere così sicura significa che gli altri due avevano mostrato i loro
poteri molto prima…), qui ho voluto sbizzarrirmi con
un Bob ragazzino!
Bene,
non mi resta che ringraziare una recensitrice (ebbene
sì, ce n’è una!), ovvero EmmaStar, che ha promesso di
recensirmi tutti i capitoli… non c’è fretta, vai con
calma! E ovviamente ringrazio anche Chibime88 per averla messa fra i preferiti
e EmmaStar e Jane Black per
averla messa fra i seguiti. Non so se e quando farò altre storie su questo fandom, ma intanto la sezione adesso c’è…
Grazie
a tutti!
Hinata
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