This is not a dream. It is the truth.

di Conorismyidol_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


Mi ricordo molto bene quel giorno. Mi ricordo che alla sola idea di quello che mi stava per accadere mi veniva da piangere. E mi ricordo anche le emozioni, le delusioni e le urla di quel giorno. Mi ricordo anche che rinunciai di vedere il mio migliore amico spegnere le candeline il giorno del suo quindicesimo compleanno per realizzare il mio sogno. Quello di incontrare il mio idolo. Ed è da lì che iniziò tutto.

Era il 18 aprile del 2013. Lo aspettavo da tantissimo tempo e non potevo credere che finalmente era arrivato. Non pensavo ad altro da più di un mese, infatti mi ricordo che in quel periodo non andavo molto bene a scuola, anzi.. andavo così male che mia madre mi aveva minacciato di non mandarmici più. E invece alla fine si rese conto di quello che poteva accadere se non realizzavo il mio sogno e fece in modo che si realizzasse, solo per vedere sua figlia contenta e soddisfatta. Le avevo promesso che avrei recuperato tutto se solo mi permetteva di fare quello che volevo fare. Solo per un giorno, e non avrei chiesto nient’altro fino alla fine della scuola.
Purtroppo ero costretta ad andare a scuola quel giorno, anche se invogliata. Preferivo trovarmi davanti l’hotel dove risiedeva lui, Conor Maynard, invece di subire 7 ore scolastiche.
Mi svegliai prima del solito, forse ero già troppo agitata per dormire. Mi preparai con molta calma e uscii di casa per recarmi alla stazione. Mia madre mi accompagnò e appena arrivai alla stazione mi disse:
-Sei molto strana oggi. Cos’hai?-
Cara mamma, che domande del cavolo mi fai?
-Niente, perché?-
-Non so. Ti sei svegliata presto, ci hai messo pochissimo a prepararti. Quando mai ci ricapita di arrivare alla stazione a quest’ora?-
Aveva ragione. Erano le 07:10 e io di solito prendevo la metro delle 07:30. Non mi resi conto di quanto fosse presto.
-Non so. Sarò agitata.-
-Perché? Hai qualche interrogazione e non hai studiato? Guarda che non ti faccio vedere più la luce del sole!-
-Mamma, ma davvero ancora non ci sei arrivata? Apparte che non ho nessuna interrogazione perché gli altri stanno al camposcuola e non c’è lezione.. E poi oggi è 18 aprile. Ti dice qualcosa questo giorno?-
-E’ il compleanno di Riccardo, e quindi?-
-Mamma, oggi Conor è a Roma!-
-Ah già. Mi ero dimenticata.-
Possibile che non capiva?
-Va bene mamma, io vado sennò tu fai tardi. Ci vediamo oggi pomeriggio-
Le dò un bacio e scendo dalla macchina. Chissà perché si era comportata così. Forse perché pensava che quest’evento è la causa delle mie insufficienze a scuola e non gli andava tanto bene. Anche se dovrebbe essere felice che finalmente sua figlia avrebbe realizzato il suo sogno. Meglio non pensarci.
Aspettavo impazientemente le mie amiche, anche se era inutile essere impazienti visto che ero io che avevo fatto troppo presto. Appena arrivarono mi salutarono e mi dissero che avevo qualcosa di magico in faccia. Avevo un’espressione bellissima.
-Mi sa che voi avete ancora sonno!-
-No Ale, veramente. Hai un non so che cosa di bello oggi.-
Karina è un tipo di persona che si accorge subito delle cose. Quando le menti, se ne accorge. Quando hai qualcosa, se ne accorge. Quando hai bisogno di qualcuno o semplicemente c’è qualcosa che non va, se ne accorge. Non so quale cavolo di potere magico abbia. Però si accorge di tutto.
-Allora ci dici cosa ti è successo?-
-Veramente non mi è ancora successo niente!-
-Ma ti dovrebbe succedere qualcosa?-
-Beh, veramente stasera vado al concerto-
-Ah, è oggi?-
Peggio di mia madre. Neanche lei e Aurora se lo ricordavano.
-Si. E’ oggi.-
-Ecco cos’hai! Spero che ti divertirai!-
-Lo spero anch’io.-
Prendiamo la solita metro delle 07:30 e incontriamo altri amici che però stavolta non si accorgono di niente. Nessuna stranezza, nessuna bella espressione da parte mia. Meglio così, non mi andava sempre di spiegare quello che mi stava per accadere quel giorno. Preferivo tenermelo un po’ per me per non rovinare l’euforia.
Arrivai a scuola. Nessun’altro si accorse di niente. Possibile? Da come parlavano mia madre, Karina e Aurora sembrava chissà che cosa avessi in faccia. Tipo non so, un sorriso stampato in faccia e la scritta “SONO FELICISSIMA” attaccata in fronte.
Entrammo in classe e non facemmo niente per tutto il giorno e nonostante tutto dovetti uscire lo stesso alle 15:00 e secondo me era una vera e propria ingiustizia. Una mia amica si ricordò del concerto e appena mi vide mi disse:
-Allora? Pronta per stasera?-
-Oddio, si. Non vedo l’ora! Solo ad immaginarmi come sarà mi vien da piangere!-
Veramente. Provai tantissime emozioni soltanto a parlare di quello che la sera sarebbe accaduto. Figuriamoci la sera stessa!
Uscii da scuola e mi catapultai subito alla stazione. Purtroppo prima delle 16:00 a casa non ci ero arrivata. Mi sbrigai per prepararmi anche se non servì a niente. Chiamai mia cugina, lei sarebbe venuta con me.
-Che vuol dire che passate a prendermi alle 20:00? Valè, il concerto inizia alle 21:30!-
-Lo so Ale, non è colpa mia!-
-Ma almeno la portate la macchinetta fotografica?-
-No Ale…-
-Nemmeno la macchinetta! E perché?-
-Perché papà dice che dobbiamo goderci il concerto e che il telefono le fa tanto bene le foto e che tanto si trovano su internet.-
-Vabbè a dopo, ciao.-
Iniziai a piangere. Non so, mi prese un nervoso incredibile in quel momento. Possibile che nessuno capiva quello che provavo in quel momento?
Si fecero le 19:50 e mi passarono a prendere. Quando scesi da casa mi sentii urlare “Corri, corri!”
Anche il coraggio di dirmi di correre? Prima mi passate a prendere tardi e poi mi dite di correre? Non lo potevo tollerare. Non corsi.
-Ecco adesso abbiamo fatto tardi.- Mi disse mio zio.
-No zio, non credo proprio!-
Tutti si zittirono. Partimmo e ci dirigemmo all’Atlantico Live. Piano piano mi tranquillizzai. Non volevo rovinarmi la serata e quindi non ci pensai.

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 ***


Arrivammo davanti l’Atlantico. Non ci potevo credere. Solo l’entrata era piena di magliette, fascette, borse e altre tantissime cose che rappresentavano Conor. “Mio Dio quanto può essere bello.” Era l’unica cosa che riuscivo a pensare in quel momento, era come se la mia testa si fosse svuotata. Ci mancava solo che non mi ricordassi il mio nome.
Prendiamo i biglietti ed entriamo dentro l’Atlantico. Era già pieno di ragazze che urlavano. Da una parte vedevo ragazze che uscivano tremando e piangendo. Erano le ragazze che avevano vinto il Meet&Great con Conor. “Che idiota, non ho partecipato”. Questo era il mio nuovo pensiero della serata che mi portai avanti finchè le ragazze non finirono di uscire. Ad un certo punto salirono due ragazzi sul palco. Erano i ragazzi che aprivano i concerti di Conor in Italia. Devo dire che erano molto bravi.
Cantarono per dieci minuti, credo. Appena finirono di cantare l’adrenalina iniziò a salire, ci mancava poco che svenivo. Passarono altri venti minuti e Conor non era ancora uscito. Il pubblico iniziava a gridare “Vogliamo Conor! Vogliamo Conor!” e io appresso a loro. Ad un certo punto si spensero le luci. Un'esultazione generale invase l’Atlantico Live ed eccolo lì. Finalmente era uscito. Non sentii più niente intorno a me. Le persone urlavano, ma io non le sentivo più. Sentivo solo i miei pensieri che dicevano “Ale, credici. E’ uscito, è veramente lì davanti a te. Ale, è tutto vero!”, ma io non ci credevo lo stesso. Aspettavo quel momento da tanto e non credevo che finalmente anch’io stavo realizzando il mio sogno.
Iniziò il concerto cantando Animal. Era bravissimo, stupefacente, bellissimo. La sua voce mi entrò nel cuore e mi sentivo il ritmo dentro. Non esprimevo le mie emozioni. Non gridavo, non piangevo, non ridevo. Saltavo e basta. Quando si girò di schiena mentre base continuava ad andare avanti, ci fu un altro urlo generale. In quel momento feci pace con la realtà e mi unii anche io. Ma ancora nessuna risata e nessuna lacrima. Tante ragazze accanto a me piangevano, ma io no. Era come se mi fossi bloccata.
Finì di cantare Animal e continuò con il concerto. Dopo un po’ di canzoni iniziò Use Somebody, la cover che mi emoziona da sempre. Infatti mi misi a piangere. Finalmente anche io riuscii a esprimere le mie emozioni. Piansi per tutta la canzone, non ce la facevo veramente, è stato più forte di me. Finì la canzone e io ancora piangevo. Finalmente mi ero liberata.
Il concerto finì intorno le 23:10 con un bellissimo “Ciao Roma, ti amo!” da parte di Conor. E’ sempre molto bello sentirlo parlare in italiano. Mi comprai un braccialetto con scritto “Conor Maynard” e me ne andai.
Arrivate in macchina mia zia continuava a ripetere a mio zio:
-Devo dire che è stato un bel concerto.-
Certo zietta cara, davvero un bellissimo concerto. Peccato che però non mi avete voluto portare prima e io non ho incontrato la mia ragione di vita. Mi risalì il nervoso al solo pensiero di non averlo visto da vicino.
Continuavo a giocherellare con il braccialetto dove era inciso il suo nome. Ogni volta che lo guardavo mi venivano in mente alcuni momenti del concerto, però non piangevo. Mi venivano i brividi e basta. Neanche alla fine del concerto avevo pianto. Ero veramente sconvolta.
Tornata a casa mi spogliai e mi misi il pigiama. Non provai nemmeno a togliermi il bracciale, ormai faceva parte di me. Andai al letto e appena mi misi giù iniziai a ripensare a tutto quello che mi era successo. Iniziai a piangere a dirotto. “Riportatemi indietro, ho bisogno di rivederlo!” Mi addormentai con questo pensiero.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 ***


Il giorno dopo mi toccò per forza andare a scuola perché dovevo fare una verifica importantissima. Mi alzai con molta fatica, ma dovevo farlo per forza. Infatti arrivai alla stazione leggermente più tardi, però feci in tempo lo stesso. Le mie amiche appena mi videro mi chiesero com’era andata la sera prima e se ero riuscita ad incontrarlo. Risposi che era andata benissimo, ma a malincuore dissi che non avevo avuto la possibilità di incontrarlo perchè eravamo partite tardi e raccontai tutta la storia. Andò così per tutto il giorno, e più la gente mi chiedeva se l’avevo incontrato, più ci rimanevo male. Davvero tanto male. Sinceramente ero anche stanca e non mi andava molto di rispondere alle domande della gente.
La giornata finì e tornai a casa. Mangiai ed entrai su facebook. Avevo la home piena di ragazze e ragazzi che l’avevano incontrato. Non ce la facevo a vedere quelle foto e chiusi il sito. E’ stato più forte di me, mi misi a piangere. Perché loro hanno avuto la possibilità e io no? Decisi di non pensarci più e uscii di casa per accompagnare le mie cugine in palestra perché non riuscivo a fare lezione, avevo i muscoli e il cuore a pezzi. Guardavo loro così spensierate e io stavo veramente male. Anche mia cugina è una fan, ma non so perchè la vedevo più felice, forse a lei bastava solo il fatto di essere andata al concerto, mentre io volevo almeno abbracciarlo, non chiedevo altro. In quel momento sapevo solo che Conor si era avviato per Milano e io non l’avevo nemmeno salutato. E loro invece faticavano in palestra senza pensarci. Anche l’istruttore mi chiese che avevo e gli risposi dicendo che mi ero stancata la sera prima a forza di saltare come una matta. Appena finirono la lezione loro si andarono a fare la doccia ed io mi avviai verso casa.
Tornai a casa intorno alle 19:50 e mangiai. Mia madre ancora non era tornata e dato che io avevo finito di mangiare accesi il computer. Ebbi il coraggio di riaprire Facebook nella speranza che le immagini fossero sparite e infatti fu cosi. Le foto non c'erano più e io di sicuro non ero così tanto fessa da scorrere la home. Allora decisi di entrare su Twitter per vedere se lì c’era qualcosa. E invece non c’erano foto, né post, niente di niente. Però mi resi conto di avere una richiesta di follow. Aprii e non credetti ai miei occhi.. “Ma dai, sarà il solito fake!” pensai.
E invece no… Per essere certa di quello che stavo vedendo andai sul suo profilo e accanto al suo nome c’era scritto un bellissimo “ti segue”. Adesso ne sono più che certa... Quello non era un fake… Era lui veramente! Conor aveva iniziato a seguirmi! Non ci potevo credere, era un sogno!
Nel frattempo mamma aprì la porta di casa e neanche le diedi il tempo di chiuderla che la chiamai:
-Mamma! Corri mamma!-
-Ale, cos’è successo??-
-Mamma, Conor mi segue su Twitter! Mamma ti rendi conto??-
-Su che??-
-Lascia stare.. che faccio gli mando un messaggio?? Non so se lo leggerà, però ci voglio provare.-
-Eh mandagli un messaggio…-
Ero sicura che non l’avrebbe mai letto, ma tentar non nuoce. Gli scrissi:
“Hi Conor. Oh my God, you’re following me! I’m so happy! You’re the reason of my life, the reason that I breathe. You’re my idol Conor. I love you so much xx”
Aspettai un bel po’ ma niente. Forse pensavo bene. Beh, almeno ci ho provato. Andai in cucina e mamma mi chiese:
-Allora? Ti ha risposto?-
-No mamma.. non mi ha risposto..-
-Beh, forse ha iniziato a seguirti tipo oggi pomeriggio e adesso non sta su Twitter o su quello che è.. Vedrai che domani ti risponderà.-
-Grazie per la fiducia mamma. Senti vado al letto.-
-Di già?-
-Si, sono abbastanza stanca.-
Aveva ragione, di già? Erano a malapena le 20:30.
-Beh se lo dici tu.. Buona notte allora-
-Notte mamma.-
Le diedi un bacio e andai a letto. Naturalmente visto l’orario non mi addormentai subito. Non potevo ancora credere che Conor mi seguisse.. Quel follow mi aveva praticamente rallegrato la giornata. Grazie, Conor.

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 ***


La mattina dopo mi svegliai presto, troppo presto per essere sabato. Erano le 09:30 ed ero già in piedi. Non ero per niente stanca, anzi ero riposatissima. Non mi meravigliai molto, visto che la sera prima alle 20:30 ero già a letto.
Ero sola in casa, mia madre era al lavoro. Quel giorno Conor sarebbe andato a Nonantola, quindi dubitai del fatto che mi avrebbe potuto rispondere al messaggio e non aprii né Twitter né Facebook.
Decisi di prepararmi la colazione e sistemarmi per andare a casa di mio padre. Mentre facevo colazione mia madre mi chiamò:
-Pronto?-
-Ale, già in piedi?-
-Eh già…-
-Come mai?? Strano…-
-Spiritosa.. non lo so, mi sento così riposata..-
-Ti credo, vai a dormire peggio del policlinico! Senti, ascoltami bene.. Cosa stai facendo?-
-Colazione-
-Bene, appena hai finito fai il letto, lavati, fai i compiti e preparati la valigia che alle 13:30 ti vengo a prendere per andare da tuo padre, ok?-
Mi ripeteva le stesse cose ogni week-end.
-Va bene mamma, tranquilla.-
-Allora a dopo-
-Ciao mamma, un bacio-
-Ciao, anche a te.-
Attaccai. Presi la tazza e la misi nel lavandino e mi diressi in bagno per lavarmi. Faceva abbastanza caldo quel giorno e infatti ero indecisa sul cosa mettermi. Mi misi le prime cose che trovai nell’armadio, non mi interessava più di tanto visto che dovevo andare da papà e non ad una sfilata di moda. Cosa dovevo fare? Ah già, il letto. Lo feci in cinque minuti. E dopo? Studiare. Potevo anche saltare l'argomento, non mi andava per niente. E dopo ancora? La valigia. Preparai anche quella in cinque minuti.
Bene, avevo fatto tutto, mi mancava solo studiare. “Lo faccio più tardi” Si certo, come no..
Accesi il computer ed entrai su Twitter nella speranza di trovare il messaggio di Conor, anche se era partito per Nonantola. Un messaggio c’era. Non aprii… Ero curiosa, ma allo stesso tempo avevo paura che era un altro di quei messaggi che mandano tramite l’app di Twitter. Lo chiusi e spensi il computer. “Che idiota che sono…” Si, sono veramente un’idiota. Perché non ho aperto? E se era lui? Riaccendo di corsa il computer e mi riconnetto su Twitter. Vado sul mio profilo dove c’era un segnalino blu accanto la posta… Aprii.. Era lui. Ok Ale, calma. C’era scritto:
“Hi! What’s your name? I’m so happy that I’m your idol and I want to meet you. Where do you live?”
OH-MIO-DIO. Non è possibile. Conor mi vuole conoscere, mi vuole incontrare. E adesso? Come glielo spiego che io l’ho già visto ma sono così tarda da non aver partecipato al concorso per il Meet e che sono arrivata troppo tardi e non sono andata davanti l’hotel come hanno fatto le altre? Gli scrissi:
“My name is Alessandra and I’m from Rome.. I went to your concert at Atlantico Live but I couldn’t meet you… This is me” E misi in allegato una mia foto. No, non era possibile. Non ci potevo credere. A quel punto spensi il computer, non potevo aspettarmi che avrebbe risposto subito. Andai in camera a studiare. Non mi era mai capitato di avere così tanta voglia di studiare in vita mia.
Dopo due orette circa, arrivò mia madre.
-Ale?! Sei pronta? Andiamo, forza!-
-Si ecco mamma! Non puoi capire cosa mi è successo!!-
-Per caso hai studiato??-
-Apparte quello… Conor mi ha risposto… Ti rendi conto??CONOR MI HA RISPOSTO!!!-
-Ma dai Ale, ma ti pare che è lui??-
-Si mamma, l’account è verificato!-
-Mah.. e che ti ha scritto?-
-Mi ha chiesto come mi chiamo, poi mi ha scritto che è contento di essere il mio idolo e che mi vuole conoscere.. e quindi mi ha chiesto di dove sono. Allora io gli ho risposto che mi chiamo Alessandra e sono di Roma e che sono andata al suo concerto all’Atlantico ma non ho potuto incontrarlo…-
-Chissà adesso che ti risponde-
-Non lo so mà, ma ancora non ci credo!!-
-Va bè, vai a prendere la roba e andiamocene. Ma Ale.. come ti sei vestita??-
Cavoli, ero veramente orrenda…
-A mà ma che ti frega, sto andando da papà!-
-Si ma Ale, dobbiamo passare prima al centro commerciale, vorresti presentarti così??-
-Uffaa mi vado a cambiare-
Mia madre è capace di farmi cambiare tre mila volte prima di piacerle per uscire… Alla fine mi misi i leggins con una maglietta azzurra e le blazer.
-Beh, ci starebbero meglio gli stivaletti..-
-A mà, e andiamo!-
Non mi disse più niente e uscimmo di casa.. E io ancora pensavo a quello che mi era successo quella stessa mattina.

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 ***


Arrivai a casa di mio padre.
-Ciao papà!-
-Ciao Ale! Tutto bene?-
-Tutto bene?! Sto uno spettacolo!-
-Come mai? Ti sei fidanzata?-
-Meglio!-
-Meglio?? Non mi dire che..-
-Papà! Ma ti pare?! Conor mi segue su Twitter e parliamo via messaggi!-
-Ah wow! Che bella cosa!-
L’entusiasmo di papà è insuperabile, giuro. Misi apposto la valigia e accesi subito il portatile per controllare se Conor mi aveva risposto.. Niente. Beh, dovevo aspettarmelo. Era a Nonantola a fare chissà che cosa ed era normale che non poteva rispondermi. Uscii da Twitter e andai dal mio migliore amico. Appena mi vide neanche mi salutò e mi disse:
-Fammi indovinare, hai conosciuto Conor!-
-No guarda, veramente non l’ho conosciuto l’ho solo…-
-Ma che stai a dì?? Ho visto un tweet!-
-Scusa, che tweet?-
-Un tweet che ha scritto Conor…-
-E che avrebbe scritto?-
-Aspetta che adesso te lo leggo-
Possibile che non l’avevo visto? Doveva apparire che mi aveva menzionato su un tweet.. perché non mi era apparso niente?
-Eccolo qui-
Vado a leggere:
“And tomorrow after the concert at Nonantola I’ll come back to Rome for meet her @_ale_m_ You’re so beautiful!”
No, non è vero. Noooo non può essere. Conor? A me? Sto sognando.
-Ma che caaazz…-
-Hai visto si?-
-No Riccà, è uno scherzo!-
-Oh guarda! Profilo verificato!-
-Senti, fammi entrare sul mio Twitter!-
Non ci credevo. Misi nome utente e password ed entrai su Twitter. C’era un pallino blu sotto “Connetti”. Cliccai. Era il tweet che aveva scritto Conor. Iniziai a crederci un po’ di più, ma ero ancora incredula.
-No Riccà, non ci credo! Aspetta, torno subito!-
Scesi a casa di mio padre dove c’era ancora mia madre e le spiegai tutto.
-Capisci? Domani dobbiamo tornare presto a Roma!-
-Ale, io non mi fido.. E se non è lui?-
-Mamma, è lui. Ne sono più che sicura!-
Riuscii a convincere mia madre a potermi vedere con Conor. Mi faceva così strano. Eppure era così. Ale, il tuo sogno si sta realizzando.
La stessa sera riaprii Twitter e vidi che c'era un messaggio. Era lui. C’era scritto:
“OMG you’re soo beautiful! Em.. Tomorrow I’ll come back to Rome for meet you, next to Atlantico Live. Okay?”
Cavoletti fritti di Bruxelles, certo che mi andava bene! Gli risposi che sarei rimasta contenta se sarebbe venuto e che ci saremo incontrati alle 17:00 davanti l’Atlantico. Non aspettai la sua risposta perché era tardi per potermi rispondere, il concerto era già iniziato. Staccai Twitter e andai a letto a guardarmi la TV. Verso mezzanotte e mezza mi addormentai con un solo pensiero fisso. Conor.

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 ***


Mi svegliai. Cavoli. Erano già le 12:30! Dovevo sbrigarmi. Se volevo stare davanti l’Atlantico alle 17:00 dovevo praticamente volare. Prima di tutto accesi il computer per connettermi su Twitter e vedere se Conor era d’accordo per le 17:00. Un messaggio c’era. Ed era lui. Aveva scritto
“Mh, ok! Ciao! :D”
Che carino, anche in italiano!
Neanche diedi il buongiorno a mio padre che mi rinchiusi in bagno per preparami. Ero veramente eccitata. Non potevo credere che Conor pensasse che sono bellissima e soprattutto non potevo credere che sarebbe tornato indietro per me. Era tutto un sogno, di sicuro. Uscii dal bagno alle 14:00 che era pronto da mangiare. Mia madre era già arrivata e le sue prime parole furono:
“ Se non ti sbrighi Conor continuerai a vederlo solo in fotografia!”
Grazie mamma, mi aiuta molto la tua frase, davvero! Mangiai di corsa e mi andai a lavare i denti. Bene, ero pronta. Più mi guardavo allo specchio, più non mi sentivo all’altezza dell’appuntamento. Bah, sarà.
Alle 15:00 salutai mio padre e andai via. Alle 16:30 mamma mi aveva accompagnata davanti all’Atlantico. Ero in anticipo.
-Ale, mi raccomando. Io ti lascio qui. Posso fidarmi?-
-Certo mamma! Devi stare tranquilla.-
-Va bene. Allora vado. Fatti sentire!-
-Certo! Ciao mamma.-
Scesi dalla macchina e mi avviai davanti l’Atlantico. Conor non c’era. Ovvio che non c’era, era troppo presto!
Dieci minuti più tardi arrivò un furgoncino bianco. Più che eccitazione provai paura in quel momento. Ero sola lì davanti. E se erano ladri? E se erano stupratori? E se era gente cattiva? Quanti complessi mentali. Non era nessuna di queste tre persone elencate. Si aprì la portiera e intravidi una figura. Vidi inizialmente dei capelli biondi. Poi notai i vestiti. Dopo di ché intravidi un paio di bellissimi occhi azzurri. Oh mio Dio. Era arrivato. Era lui. Il cuore iniziò a battermi all’impazzata, tremavo. No, non poteva essere. Era lui veramente! Scese dalla macchina e mi fece cenno con una mano. Non sapevo se corrergli appresso o se fuggire. Per questo rimasi ferma lì dov’ero.
-Hi! Nice to meet you!-
Mi aveva parlato? Mi girai per essere sicura che non ci fosse nessuno dietro di me. Eh no, ero sola. Allora ce l’aveva proprio con me.
-Emh.. Hi.-
Si mise a ridere. Forse si era reso conto che tremavo. Si avvicinò e mi diede un bacino delicato sulla guancia.
-How are you?-
Confusa? Eccitata? Boh, non lo sapevo neanche io come stavo.
-Fine.. Thanks.. And you?-
-Oh, I’m fine! Where do you want to go?-
-emh.. Euroma?-
Indicai il centro commerciale.
-Oh, ok!-
Ci avviammo verso Euroma. Camminavamo così vicini che sentivo la sua mano che ogni tanto sfiorava la mia. E quando succedeva mi si bloccava il respiro. Poi riprendevo a respirare. Arrivammo davanti Euroma ed entrammo.
-You’re so shy.. Haha sweet-
Cristo, non sono timida. Sono emozionata, lo capisci? Non capita tutti i giorni di avere Conor Maynard così vicino! Risposi con una risatina e ci zittimmo un’altra volta. Conversazioni molto intense direi.
Appena varcammo la soia di Euroma, tante ragazze e anche qualche ragazzo vennero verso di noi e sentivo tante persone che dicevano “ma non era già venuto giovedì? Che ci fa qui?” eheh, sapessi che ci faceva lì Conor! Ero soddisfatta del fatto che lui era lì per me. Attaccatevi al tram, bellezze!

Tra le tante ragazze notai una in particolare. Era alta, snella, lunghi capelli neri e occhi celesti. Era veramente bella. Però mi dava l'aria di una abbastanza facile, giusto per non essere volgari. Si vedeva già da come si comportava e da come si vestiva.
Si avvicinò a Conor per chiedergli una foto. La vidi che gli si avvicinò tantissimo, forse anche troppo a tal punto che mi misi in mezzo e lei mi disse:
-Ciao, chi sei?-
-Ciao.. Mi chiamo Alessandra.-
-Mh, piacere Melissa. Cosa vuoi? Non vedi che ci sono prima io? O forse sei la ragazza di Conor?-
- No, no… Non esattamente-
-Beh, immaginavo. Conor non vuole persone come te, ma come me carina.-
-Non credo che Conor voglia puttanelle in giro per casa.-
SBEM! Che botta che le avevo dato. Mi guardò incredula
. -Che cosa vorresti insinuare?- Ops. Le avevo dato una bella botta, ma forse era meglio se non lo facevo. Partì una rissa tra me e lei, finchè non si avvicinò Conor.
-Stop! Stop! What’s the problem?-
Melissa rispose prontamente:
-The problem is this girl! She’s call me bitch!-
-Beh tesoro, si vede che te lo meriti-
Ah-ah, cocciuta eh? Perché continuavo a risponderle?
-Stai zitta!-
-Oh no, io non sto zitta!-
-Oh my God, stop! Alessandra, let’s go away and let’s leave she alone-
Grande Conor! Mi cinse un braccio intorno alle spalle e ci allontanammo da Melissa, che aveva un’espressione veramente insoddisfatta. Che goduria!

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 ***


Dopo che ci eravamo allontanati un bel po' dl luogo dell'accaduto Conor si fermò e si girò verso di me:
-Emh.. Alessandra.. I have to tell you something..-
-Emh.. ok-
Girò la testa un po' di qua, un po' di là, giusto per essere sicuro che nessuno ci sentisse e alla fine disse:
-Emh.. Io parlo italiano.-
-What? Cioè, che cosa?! E perchè non me l’hai detto prima?-
-Perché non vorrei che la gente sapesse questo piccolo segreto. Soprattutto qui in Italia. Nella mia famiglia tutti parlano italiano. La gente qui in Italia pensa che so solo qualche parola, e invece si può dire che so tutto il vocabolario dalla A alla Z-
-Non ci posso credere… E’ incredibile!-
-Già.. comunque, mi spieghi per bene cos’è successo?-
-Niente di importante, è stupida, lasciala stare-
-Ma la conosci?-
-No, è quello il problema, nemmeno la conosco!-
-Ah bene!- iniziò a ridere
-Perché ridi??-
-Perché sei bellissima quando ti arrabbi-
-Dai, che dolce che sei.-
Era veramente dolce. E sapeva come farmi svenire. E cavoli, parlava italiano. Questa cosa lo rendeva ancora più interessante.
Passeggiammo per un po’ finchè non mi venne una brillante idea.
-Che ne dici di farci un giro? Sfortunatamente oggi a differenza degli altri giorni fa un po’ più freddino, ma dai, chissene frega!-
-Certo, con piacere!-
Uscimmo da Euroma. C’era un freddo boia, altro che differenza di temperatura rispetto agli altri giorni! Mentre camminiamo lui mi porge la mano. Era congelata, la mia peggio della sua. Mi sentivo svenire. Arrivammo davanti il furgoncino bianco da cui Conor era sceso quando ci siamo incontrati e mi aprì la portiera:
-Prego miss-
-Grazie mille-
Salii in macchina, dopodiché salì anche lui e mise in moto.Gli spiega la strada per andare verso Ostia, al mare. Appena arrivati ad Ostia entrammo dentro allo stabilimento "L'Oasi" e ci sedemmo vicino la riva.
-E’ molto bello qui.-
-Già-
-Tu l’estate vieni qui?-
-No, io vado ad uno stabilimento privato che oltre tutto adesso è anche chiuso. Qui ci sono venuta solo l’anno scorso.-
-Ah capisco.-
Sulla spiaggia faceva ancora più freddo. Conor mi cinse un’altra volta un braccio intorno alle spalle e mi accoccolai a lui. Devo dire che è un sogno stupendo. E se non fosse un sogno?
Mentre ero stretta a lui sentivo il suo cuore che batteva. Era emozionato anche lui, si sentiva. Generalmente nei sogni non si sentono le emozioni. Avevo cominciato a credere a quello che mi stava accadendo e solo al pensiero che dopo pochi giorni tutto questo sarebbe finito mi scendeva una malinconia assurda, ma non ci pensai.
-Hey, hai tanto freddo?-
-Un po’-
Mi strinse ancora più forte. Il battito del suo cuore aumentava sempre di più.
-Sai, non voglio andarmene. Non voglio tornare a casa mia.-
-Come mai?-
-Perché ho conosciuto una ragazza. Molto bella sai? Almeno per me. Non credo sia già amore, la conosco da poco. Però mi ci sono affezionato molto, come se la conoscessi da tanto. E mi da fastidio il fatto che mi devo separare da lei. Sinceramente non so neanche quanti anni abbia, questa ragazza ma sai, non mi importa niente. Prometto che non correrò con lei.-
-E io prometto che sarò all’altezza di questa situazione.-
Sorrise. Fece un sorriso così bello che il cuore poteva anche andare a farsi fottere. Mi prese il viso con una mano avvicinandomi al suo e chiuse gli occhi. Lo feci anche io ed eccolo lì. Un bacio appassionato, seducente ma non troppo. Perfetto, ecco. Mi sentivo svenire tra le sue braccia mentre mi stringeva a sé, sentivo il suo respiro che si confondeva con il mio, era una cosa stupenda. Le nostre labbra si staccarono. Erano stati i due minuti più belli della mia vita. Mi guardò con uno sguardo intenso e sorrise, dandomi un bacino sulla fronte.
-Sei bellissima.-
-Anche tu.-
Questa era la risposta migliore che ero riuscita a dare? Un “anche tu”? Certo che ero proprio fusa di cervello!
Cominciò a farsi tardi e io dovevo tornare a casa. Chiamai a mia madre. Le avevo detto che mi sarei fatta sentire ma tra una cosa e un’altra non lo feci.
-Posso accompagnarti a casa?-
-Se non ti crea disturbo perché no?-
Mi diede la mano e iniziammo ad avviarci verso il furgoncino bianco. Ci mancava poco che mi addormentavo, ma appena stavo per entrare nel mondo dei sogni ero arrivata davanti casa.
-Bene, adesso devo andare.-
-Hey.. se vuoi puoi restare da me stanotte. Non voglio che ti rifai tutta la strada.-
-Tranquilla. Per te questo ed altro. Non vorrei che tua madre iniziasse subito a pensare a male-
-Ah già.. Va bene, fai come vuoi.-
-Tranquilla, torno all’hotel. Comunque, scusa… non mi hai ancora detto quanti anni hai.-
-Vuoi davvero saperlo?-
-Vai, sono pronto-
-A giugno ne faccio 15-
-Ah, pensavo chissà quanto fossi piccola!-
-Beh va bè, non sono neanche grande!-
-Sei perfetta.-
Feci una risatina da demente.
-Senti, domani non vado a scuola.. ci vediamo?-
-Certo-
-Bene.. allora a domani.-
-A domani tesoro.-
Mi dà un bacio. Bellissimo. Scesi dalla macchina e aprii il cancello di casa per entrare. Ciao Conor, a domani.

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 ***


Il giorno dopo mi svegliai alle 10:30 e il mio primo pensiero fu “com’è bello svegliarsi a quest’ora con la consapevolezza che è lunedì”. No dai, scherzo. Il mio primo pensiero fu Conor. Dopo pensai all’orario in cui mi ero svegliata. Scesi dal letto e controllai il telefono. Tre chiamate perse. Mamma. Cavoli. La richiamai.
-Pronto?-
-Mamma?!-
-Ah, finalmente ce l’hai fatta!-
-Eh scusa, non l’ho sentito!-
-Va bene.. senti, piove a dirotto. Oggi non esci.-
-Che cosa? Ma mamma io mi devo vedere con Conor!-
-Niente ma.. Conor lo rivedi un altro giorno.-
-E quando? Sei consapevole del fatto che Conor abita a 1792 km da qui e che è solo in visita a Roma?-
-Allora se gli interessa veramente viene a trovarti. E poi non dovresti studiare?-
-No, mi sono anticipata tutto-
-Se lo dici tu.. adesso devo andare. Non provare ad uscire che stavolta ce le prendi, ok?-
Tipica frase di mia madre.
-Va bene mamma, tranquilla. Ciao!-
Attaccai. In fondo aveva ragione. Se a Conor interessava mi veniva a trovare. Mi andai a lavare e vestire. Si fecero le 11:15 e di Conor ancora nessuna traccia. E se non ci teneva davvero? Se per lui ero una cosa da una botta e via? Mi rattristii al fatto che Conor potesse pensare a cose del genere. E mi resi conto che mi sbagliavo cinque minuti più tardi.
Suonò il citofono. Era lui. Appena aprii la porta di casa mi assalì. Non mi diede nemmeno il tempo di dirgli “ciao” che le sue labbra già toccavano le mie.
-Ma sei tutto bagnato! Forza, entra dentro.-
Mi sentivo in imbarazzo in quel momento. Volevo dargli qualcosa per cambiarsi, ma io non abitavo insieme a mio padre, non avevo niente.
-Forza, levati la giacca. Purtroppo non ho niente da darti.-
-Tranquilla, sto bene così-
-E se poi ti ammali?-
-Chi? Io? Naah, sono abituato al freddo e alla pioggia.-
Giusto, che idiota.
-Scusa se te lo chiedo, potresti darmi un bicchiere d’acqua?-
-Certo! Aspettami qui-
Lo faccio accomodare sul divano mentre vado in cucina a riempirgli un bicchiere d’acqua. Quant’era stato educato a chiedermelo. Un vero amore. Ritornai in sala e gli porsi il bicchiere d’acqua.
-Grazie mille-
-Figurati-
Appena finì mi ridiede il bicchiere e lo andai a rimettere in cucina. Appena tornai in sala Conor mi disse “vieni qui”. Andai verso di lui che mi prese per i fianchi e mi fece sedere sulle sue gambe. Io gli misi le braccia intorno al collo e lui mi diede un bacio dolcissimo.
-Tutto bene?-
-Si dai.. e tu?-
-Tutto bene... hai sentito tua madre?-
-Si.. mi ha detto che non posso uscire perché piove tantissimo-
-Ha ragione.-
Ci mancava un altro adulto al rapporto. Però alla fine non avevano torto nessuno dei due. Mi alzai.
-Dove vai?-
-Da nessuna parte, stavo prendendo il telecomando per accendere la tv-
-Ah ecco. Non scappare eh?-
-E dove scappo, sono a casa mia.-
Maynard, stavolta ti ho fregato. Fece una risatina e si accomodò meglio sul divano. Mentre guardavamo la tv mi squillò il telefono. Era mia madre.
-Ale? Tutto bene? Conor?-
-Ciao mamma.. si tutto bene. Conor è qui. Tu tutto apposto?-
-Insomma.. non riesco a tornare a casa per colpa del temporale e mi tocca pranzare con i capi-
-Che cosa emozionante.-
-Già.. coglila come un’occasione per stare un po’ con Conor.-
-Lo farò. Grazie mamma a dopo-
Attaccai. Strano che mamma si era fatta premurosa tutto d’un pezzo.
-Allora? Che ha detto?-
-Ha detto che non riesce a venire a casa e quindi prima delle 20:00 non si fa vedere-
-Meglio così.-
Conor si avvicina verso di me. Inizia a darmi un bacio. Poi due. Tre. Finchè non diventò tutt’uno. Mi abbracciò così forte da togliermi quasi il respiro. Aveva le mani congelate, le sentivo attraverso la maglietta, e i brividi iniziarono a salirmi per la colonna vertebrale. Era tutto perfetto finchè non suqillò il telefono di Conor.. Non gli diede retta. Mi staccai dal bacio.
-Forza, rispondi-
-Se non insiste non è importante-
Eccome se insisteva!
-Conor dai, rispondi.-
Si sentì rassegnato e rispose.
-Hello? Yeah.. Yeah.. oh, ok… Ok.. Bye Dad!-
Aveva un’espressione triste.
-Cos’è successo?-
-Niente, era mio padre..-
-Cosa ti ha detto?-
-Che non posso prolungarmi più di tanto.. infatti devo tornare a casa.-
No, non era possibile.
-Che cosa? E come mai?-
-Mio padre voleva andare a trovare mia nonna dopo tanto tempo che non ci vediamo e voleva che ci fossi anche io. Mercoledì andiamo da lei e quindi domani devo tornare a Brighton. Anche perchè domenica partirò per New York, e invece di andare via sabato vado via domani.-
-Ah.. cavolo..-
-Mi dispiace veramente tanto… non sei arrabbiata, vero?-
-No no, assolutamente no! Perché dovrei esserlo?-
-Magari volevi che rimanevo più tempo-
-Beh si, quello è ovvio. Però non te ne vai per tua volontà, quindi non trovo il motivo per la quale dovrei essere arrabbiata.-
-Non so veramente cosa dire..-
-Quanto tempo starai a New York?-
-Non ne ho idea.. spero di tornare presto per poterti rivedere e per poterti riabbracciare-
-Lo spero anche io.. dai,oggi stiamo tutto il giorno insieme, il problema è che io domani devo andare a scuola.-
-Se vuoi ti accompagno io. Ho il furgoncino. Basta che mi spieghi la strada e ti ci porto io.-
-Sei un amore.-
Si vedeva che gli interessava veramente. E si vedeva anche che era dispiaciuto. Gli diedi un bacio.
-Senti, posso chiederti un piacere?-
-Dimmi tutto-
-Dammi il tuo numero. Così potrò sentire almeno la tua voce. E domani ti mando un messaggio per farti sapere se vado via dopo le 14:00, così ti vengo a prendere a scuola e stiamo insieme finchè non vado via e ti riaccompagno anche a casa.-
-Conor sei dolcissimo, davvero. L’unico problema è che io domani esco alle 15:00 da scuola, così anche ogni giovedì..-
-Ah capisco.. allora vediamo a che ora ho il volo ok?-
-Però non mi va che fai tutti questi giri solo per…-
-Per cosa? Per vedere la mia ragazza? Per stare un po’ con lei? Oh si, che c’è bisogno. Non devi preoccuparti tu. Se lo voglio fare, lasciamelo fare. Voglio viverti fino alla fine. E ti prometto che quando starò via ti chiamerò sempre, costantemente. Io e te lotteremo contro la lontananza. Me lo prometti?-
-Si Conor, te lo prometto.-
Ero sicura di quello che stavo dicendo. Non volevo perderlo di certo e speravo solo che anche lui avrebbe mantenuto la promessa che io gli avevo fatto.
-Tutto bene?-
-Si si, tranquillo è tutto ok.-
-Allora che ne dici per domani?-
-Se a te va bene, va bene anche a me-
-Perfetto.-
Mi diede un bacio. Potevo morire tra le sue labbra. Ci scambiammo i numeri di telefono e poi ritornammo a quello che stavamo facendo prima della brutta notizia che ci aveva dato il padre di Conor. Non volevo che andasse via. Sapevo che doveva succedere prima o poi, ma non così presto. Già mi mancava.

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 ***


Mi arrivò un messaggio. Era mia madre
“Ale, se vuoi il temporale è finito. Ci sono un paio di chiavi sul comodino, esci se ti va”
Lo dissi a Conor e uscimmo di casa. Facemmo una passeggiata nei dintorni di casa mia e giocavamo, scherzavamo e ridevamo fregandocene di tutto il resto, dato che Conor il giorno dopo sarebbe partito. Per quelle due ore non ci pensammo per niente. La malinconia si fece sentire solo quando Conor mi riaccompagnò davanti casa. Come succede nei film, ecco la scena triste. Quella dove uno dei due se ne deve andare e l’altro non può fare niente per trattenerlo.
-Piccola, che hai?-
-No, niente.. è.. è tutto ok.-
Non era vero. Non era per niente tutto ok. E lui l’aveva capito.
-Guarda che si vede che sei triste..-
-Mi mancherai.. e tanto.-
Lo abbraccio. Non resistetti. Mi scese qualche lacrima.
-Hey, dai non piangere...-
Mi sentivo protetta in quell’abbraccio, come non mai. Le sue braccia mi stringevano forte come se avesse paura che scivolassi via. Anche se non l’avrei mai fatto.
-A che ora ti passo a prendere domani?-
Ci staccammo dall’abbraccio e mi asciugai le lacrime.
-Ma sei proprio sicuro di volerti svegliare presto per accompagnarmi a scuola?-
-Certo! Quando dico una cosa, è quella.-
Lo riabbraccio un’altra volta, stavolta ero io quella che stringevo.
-Allora verso le 07:15 devi stare qui sotto.-
-Va bene tesoro-
Mi bacia.
-Allora ci vediamo domani. Aspettati una mia chiamata stasera. Ciao tesoro.-
-Ti aspetterò-
Si allontanò e andò verso il furgoncino. Non resistetti. Lo rincorsi fino a raggiungerlo e lo abbracciai da dietro. Fece una piccola risatina e si girò.
-Ti amo.-
L’aveva detto veramente? Avevo sentito bene? Aveva detto che mi amava? Si, l’aveva detto.
-Anche io...-
Si abbassò e mi diede un bacio, dopodichè lo lasciai andare. Aprì la portiera e si girò per mandarmi un bacio che riambiai. Salì sul furgoncino, mise in moto e partì. Era andato via. Rientrai di corsa a casa. Ero sola. Iniziai a piangere, le lacrime ormai scendevano da sole per quanto piangevo.. ero triste. Molto triste. Dopo un po’ mi arriva un messaggio. Era lui.
“Hey ciao. Sto sulla via del mare (si chiama così, giusto?) Già mi manchi. Credimi neanche io vorrei andare via, vorrei rimanere qui con te. Oppure portarti via con me, ma so che non è possibile. Ti chiedo solo una cosa. Io domani non ti vengo a prendere. Posso venire direttamente a dormire da te stasera? Per favore. Stiamo insieme io e te stanotte. Che ne dici? Fammi sapere. Non mi aspetto un rifiuto. Ciao piccola mia, ci vediamo dopo. Ti amo.”
Come potevo rifiutare? Nemmeno per sogno!
“Amore.. anche tu mi manchi. Ed è per questo che tu torni indietro, subito. Stanotte starai qui con me e io potrei restare anche sveglia tutta la notte per stare con te. Adesso chiedo a mia madre ma sono sicura che dirà di si. Capisce cosa stiamo vivendo. Ti aspetto. E ti amo anche io.”
Era già la seconda volta che Conor mi aveva detto che mi amava.. era così strano.. ma allo stesso tempo così bello. Mandai un messaggio a mia madre:
“Devo chiederti un grandissimo favore. Domani Conor va via. Può rimanere a dormire da noi? Ha detto che mi accompagna lui a scuola domani. Ti prego!”
Mentre mandavo questo a mamma, Conor mi rispose a quello di prima.
“Prendo la mia roba e vengo piccola.” E lì rispose anche mia madre.
“Non sono tanto d’accordo, ma lo faccio solo per te. Di sicuro Conor è un bravo ragazzo. Va bene Ale, può rimanere da noi”
“Grazie mille, ti voglio un bene immenso.”
Mi sembrava tutto così impossibile. Mamma che fa rimanere un ragazzo a dormire da noi. Conor che aveva detto che mi amava. Se è un sogno, non svegliatemi. Mai.

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 ***


Suonò il citofono. Eccolo. Aprii il portone e aprii subito la porta. Eccolo che saliva le scale. Ma l’ascensore non gli piaceva? Aveva il fiatone quando arrivò davanti la porta di casa.
-Amore, ma l’ascensore ti fa schifo?-
-Era… occupato..-
Mi dà un bacio con il respiro tutto affannato. Indovinate chi aveva occupato l’ascensore? Mia madre. Erano arrivati praticamente insieme.
-Oh, ciao Ale! Hi Conor!-
-Ciao mamma-
-Hi!-
Quanto avrei voluto dirle che Conor parlava italiano, ma preferivo che si impiccava a ricordarsi l’inglese per parlare con lui. Quanto sono cattiva.
-Bene Ale, sappi che non devi prenderci l’abitudine-
-Di cosa?-
-Vado a dormire da tua zia. Ma solo perché stasera è una serata speciale. Mi raccomando a te.-
Mia madre entra in casa per prepararsi le sue cose, ci saluta e se ne va.
-Si fida tanto?-
-Credo di si. Dovresti esserne fiero. Nemmeno ti conosce e già si fida.-
-Ne sono fiero. Mi sento onnipotente.-
-Non sei mica Dio.-
-Oh shit!-
Scoppiò una risata generale e si chiuse con un bellissimo bacio.
-Dove poso le mie cose?-
-In camera mia. La seconda a sinistra-
Parlavo come se avessi una reggia. Invece avevo solo un semplicissimo appartamento. Mentre Conor si sistemava e si spogliava, io iniziai a preparare la cena. Preparai una cosa semplice, giusto per mangiare qualcosa: Hot Dog. Mentre cucinavo, Conor si presentò in cucina con solo i boxer addosso. Devo dire molto arrapante.
-Hai intenzione di andare a letto così?-
-Dici che fa troppo caldo? Se vuoi mi levo anche questi.-
-Idiota! Intendevo che magari fa un po’ troppo freddo.-
-L’avevo capito, non sono così stupido. Tranquilla, sto bene così-
-Mah, se lo dici tu..-
Gli diedi un Hot Dog e lo mangiò in pochissimo tempo, a differenza mia che ci misi un po’ di più. Appena finito di mangiare mi preparai anche io per andare a letto e mi lavai i denti. Erano le 21:00 e non ero molto stanca. Però preferivo mille volte andare a letto e stare abbracciata a Conor invece che guardare la tv. Quindi andammo a letto. Lui era congelato addosso. Possibile che non aveva freddo?
-Amore, sei congelato. Sicuro che non vuoi metterti qualcosa addosso?-
-Tranquilla piccola. Sto al caldo qui sotto insieme a te.-
Stavamo appiccicati visto che avevo un letto singolo. Io cominciavo a sentire freddo solo perché era Conor che me lo trasmetteva. Ma in quel momento non mi interessava niente. L’unica cosa che mi interessava era stare affianco a lui. Iniziò a darmi piccoli baci delicati sul collo finchè non arrivò alla bocca. Mi dava dei baci bellissimi, appassionati e continuammo così, senza stancarci. Non sarei mai riuscita a stancarmi di lui. Mi addormentai cullata dal cuore di Conor che batteva così tanto forte che ormai mi aveva fatto da ninna nanna e dalle sue braccia che non mi lasciavano andare via.
Dopo due-tre orette mi risvegliai. Non ce la facevo proprio, ma ne era valsa la pena. Sbadigliavo in continuazione quella mattina.
-Piccola, sei tanto stanca?-
-No no, tranquillo.-
Che domande del cacchio, ho dormito solo due-tre ore, certo che sono stanca!
-Scusami amore.. non volevo farti rimanere tanto sveglia. Spero che oggi non sia una giornata pesante a scuola-
-No fortunatamente non ho materie pesanti oggi.-
-Menomale.. senti.. ho il volo alle 17:30 a Ciampino-
-Perfetto.. abbiamo tutto il tempo che vogliamo per stare insieme-
-Già! Allora su, forza e coraggio! Lavati e vestiti che usciamo!-
-Ma che fai, mi dai gli ordini?-
Fece una piccola risatina. Quanto lo amavo quando faceva così.
-Buongiorno piccola.-
-Buongiorno.-
Mentre la colazione era sul fuoco mi andai a fare una doccia per fare più svelta. Quando uscii mi misi l’accappatoio e spensi il fuoco per il latte che naturalmente Conor non aveva controllato e quindi era bollente. Dovevo aspettare che si freddava un po’, quindi andai in camera a decidere cosa mettermi. Mentre frugavo nell’armadio, Conor mi abbracciò da dietro facendomi prendere un colpo.
-Ma sei matto?-
Rise. Io mi chiedo ma che cavolo ti ridi? Boh, va bè. Lo abbracciai. Era congelato.
-Amore dai, mettiti qualcosa addosso.-
-Ma io sto tanto bene-
-Si ok, ma io sono appena uscita dalla doccia calda, per favore!-
Continuava ad abbracciarmi e io continuavo a respingerlo perché era congelato.
-Non mi vuoi abbracciare? Ok, allora non mi abbraccerai più.-
-No no, guarda che hai frainteso, io voglio abbracciarti. Ma sei congelato!-
-Non dovrebbe interessarti niente.-
-Infatti non mi interessa niente.-
-E allora perché mi respingi?-
Lo abbracciai.
-Non ti respingo più.-
Mi diede un bacio. Andai in bagno per vestirmi mentre lui metteva nelle tazze il latte. Sembrava che vivevamo insieme e questa cosa mi rendeva davvero felice. E a pensare che tra poche ore lo aspetta un volo per Brighton. Uscii dal bagno e andai verso la cucina.
-Tutto bene?-
-Si, sto bene…-
-Non è vero.-
Conor si avvicinò.
-Che hai?-
-Niente, va tutto bene.-
-Guardami negli occhi quando ti parlo.-
Come facevo a mentire a quegli occhi color cielo?
-Non voglio che parti-
-Nemmeno io..-
-Siamo così distanti..-
-Lo so. Scusami è colpa mia. Appena ti ho vista non sono riuscito a resistere.-
-No, non è vero. Non è colpa tua. A me questo va bene, è solo che ti vorrei più vicino a me-
-Non sai quanto lo vorrei anche io.-
Mi abbracciò. Oh no. Le lacrime no. Vi prego, tornate indietro! No, non se ne andarono. Scesero. E bagnai tutta la spalla di Conor.
-Non piangere. Ti prometto che ti chiamerò tutte le sere.-
Rimanemmo abbracciati per un po’ ed io mi calmai. Alle 07:15 uscimmo di casa e alle 07:45 mi ritrovai davanti scuola. Avevo ancora un quarto d’ora.
-Eccoci qua-
-Questa è la tua scuola?-
-Eh già-
-Cosa studi esattamente?-
-Al terzo anno prendo l’indirizzo informatico-
-Ah bello-
-Già.. te la ricordi la strada?-
-Si tranquilla.. a che ora devo stare qui?-
-Alle 14:50, va bene?-
-Certo… dai, entra. Senti, mi prometti una cosa?-
-Cosa?-
-Che oggi è un giorno come gli altri e pensi solo a studiare.. ok?-
-Te lo prometto-
Credo che quella sarà l’unica promessa fatta a Conor che non sarei riuscita a mantenere.
-Adesso vai, buona scuola piccola mia-
-Grazie. Ciao amore-
Gli diedi un bacio e scesi dalla macchina.
Karina e Aurora mi videro e per evitare eventuali domande spiegai loro tutta la storia. Inizialmente non ci credevano, proprio come non ci credevo io. Però poi non avevano le prove per non crederci visto che quello nella macchina era Conor. Come sembrava strano a loro, sembrava strano anche a me. Ma oltre a farci l’abitudine e a farla sembrare una relazione abbastanza normale non potevo fare nient’altro. Amavo da morire quel ragazzo, proprio come una coppia normale. L’unica cosa era che lui è famoso e io no. Era quello il fatto strano. Che una persona famosa, oltretutto il mio idolo, venga proprio da me. Ma se continuavo a pensare a questo, non mi sembrava più una cosa normale. Quindi non ci pensai più. E pensai solo a godermi quello che mi stava accadendo.

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