In the end

di lamialadradilibri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ricatto♥ ***
Capitolo 2: *** apri gli occhi... ***
Capitolo 3: *** i can't live without you ***
Capitolo 4: *** nightmare ***
Capitolo 5: *** 'Ti prego, FAMMELO UCCIDERE!!' ***
Capitolo 6: *** ''è davvero ciò che voglio?'', ***
Capitolo 7: *** ''aiutami'',7. ***
Capitolo 8: *** arriverà ***
Capitolo 9: *** l'idiota ***
Capitolo 10: *** "Mi era mancata la morte, ma ancor più la vita." ***
Capitolo 11: *** 'Rimpianto' ***
Capitolo 12: *** 'Question' ***
Capitolo 13: *** 'ti adoro' ***
Capitolo 14: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Ricatto♥ ***


KILLER PER AMORE

 

1 Ricatto

 

-Noi che rischiamo?- domandò la mia amica, sinceramente interessata, all'uomo che ci si era parato così in fretta davanti, munito di pistola.

Davvero voleva mettersi a trattare?

Sentii una fitta al braccio destro, fortissima; mi capitava già da un po', e cioè da quando Martina mi aveva placato un po' troppo forte, all'ultimo allenamentodi rugby. No, non ero né cicciona né brutta, ma muscolosa. Perciò avevo subito pensato di difendere me e Kate da quest'uomo... ma poi avevo visto i suoi muscoli.

Lui, con occhiali da sole e passamontagna, ci aveva costrette in un vicolo e dopo averci puntato la pistola addosso ci aveva ordinato: ''Ora voi verrete con me, che vi piaccia o no, e mi aiuterete a uccidere una persona.''

E Kate trattava!

L'uomo la squadrò, forse era anche lui un po' scioccato da tutto ciò. -Cosa rischiate?- mormorò, sarcastico. -Di morire, sì. E di finire dentro, pure.-

-Ah sì? Be,- replicò Kate, sfacciata, ma mentiva: aveva paura, lo capivo perchè continuava a torturarsi le mani, come faceva sempre (all'esame di diritto di oggi stesso, ad esempio). -Beh, non accettiamo.-

Lui sorrise, sadico. Lo capii solo perché il passamontagna si mosse un po', prendendo la forma d'una smorfia all'insù. -E' così?-, sussurrò, alzando un po' più la pistola. -Allora...-

Sentii che non c'era più tempo. -No! Ti aiuteremo!- urlai, disperata. Vedevo già la mia morte. La mia tomba (Emily Parker, deceduta a 16 anni) nel cimitero a qualche isolato dalla scuola.

-Sì? Vedo che sei molto più intelligente, tu.-

Lo fissai, sconcertata. Era molto più alto di me, molto più forte e armato. E ci stava costringendo a uccidere qualcuno.

Okay, questa giornata stava andando terribilmente.

Guardai le mie Nike, senza saper cosa fare. Avrei potuto correre, però Kate era così lenta (perciò la soprannominavo sempre 'lumacone'). Certo, avrei potuto correre via e chiamare la polizia...

E se le fosse già morta?

No, no. Non c'era via di scampo. L'uomo si levò il passamontagna ma tenne gli occhiali e ordinò: -Ora, siate naturali-, detto ciò nascose la pistola e ammiccò. Il messaggio era più che chiaro.

Kate cominciò ad allontanarsi e io rimasi un po' più indietro, cercavo una via di fuga. Non c'era. Lui se ne accorse e così mi prese per un braccio, per spronarmi. Il suo tocco! Mi provocò calore ed adrenalina.

''E' la paura'' mi dissi. Era solo quello.

L'autrice♥ Spero vi piacerà, davvero. La storia è 'arancione' perchè non ci sarà solo amore, bensì anche qualcosa di più cruento, sangue ecc. ecc. Recensite!

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Capitolo 2
*** apri gli occhi... ***


Capitolo 2.

Apri gli occhi'

 

''Siate naturali,'' ci aveva detto, e così facemmo, per paura. Così, sorridendo falsamente, abbandonammo il centro città. Auto e bus sfrecciavano davanti a noi, vecchie signore spettegolarono al nostro fianco, un uomo d'affari bestemmiò per un buon quarto d'ora dietro di me al telefono, e nessuno – nessuno! - s'accorse che eravamo in ostaggio.

Beh, eravamo molto naturali.

''Farò l'attrice'', mi dissi.

''Se sopravviverò''.

Già.

Stavamo andando verso la zona 'tabù' della Città. Là succedeva di tutto, omicidi, stupri, droga, e quant'altro, e nessuno diceva mai nulla.

''Ecco cos'è un governo corrotto'', mi dissi vedendo un'auto della polizia andare proprio nella nostra direzione, con due poliziotti divertiti all'interno.

Il cielo si tinse sempre più di scuro, e più c'avventravamo nell'area tabù della Città, più io mi chiedevo se quell'uomo volesse solo farci uccidere qualcuno.

-Allora, quanto manca?-, si lamentò Kate, senz'alcun ritegno. Possibile che non capisse? O era forse tutto uno scherzo?

L'idea mi passò per la testa come una meteora, s'accese di rosso, brillante, decisa, e poi subito sparì. Sì, certo, uno SCHERZO.

L'uomo la guardò, deciso a farla star zitta, e commentò acido: -Io credo che dovresti tacere. La situazione non è chiara, vedo.-

Lei piegò la testa di lato – i ricci volteggiarono nell'aria carica d'ansia – e lo squadrò, in silenzio. Io continuavo a restare qualche passo dietro a loro, incerta sul da farsi.

Alla fine, quando lui tirò fuori la pistola – ora non passava più neanche un'auto – e ci fece andare a camminare davanti a lui, puntandocela addosso, mi rassegnai. “Cazzo.”

Alzai lo sguardo dalle Nike, e capii dov'eravamo diretti. L'insegna ''Toro rosso'' s'ereggeva davanti a noi, lampeggiando un po' sì e un po', tant'era rovinata.

Mesi fa', però, non lo era; quand'ero venuta qui con Michele...

Il déjà-vu fu più veloce di me, e mi sentii mancare il terreno da sotto i piedi.

 

Allora, amore, vuoi un drink?”

Sì, dài.”

 

L'uomo ci esortò a muoverci, e così feci.

Il cielo era nero, ora.

 

Un bacio, due, tre...

Vieni, dài.”

 

-Che c'è, bambolina? Non cammini più?-, sbottò l'uomo.

Mi voltai. E un brivido mi percorse. Perché mi ricordava Michele?

 

Andiamo di là, amore. C'è un bar più figo.”

Ah sì? Qual è?”

''Toro rosso''. Su dai, corri!”

Ridemmo.

 

-Allora!- urlò. -Sbrigati-

Io balbettai: -Sì-, inciampando qua e là.

Déjà-vu. Déjà-vu.

Volevo morire. Lo sentivo. Non era ancora finito. Mi fermai. Sapevo cos'avrei ricordato ora.

 

Un uomo alzò il braccio. Lanciò un coltello, diretto a non sapevo chi. Urlai: ''Michele, GIU'!''.

Era troppo tardi.

 

Una cosa però non la sapevo ancora. Avrei avuto vendetta.

 

ANGOLO AUTRICE
Ehilà :3
Ecco di già il 2 capitolo. 
Cosa succederà nella zona tabù della Città ??
Chi è questo Michele ??
OvO A presto

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Capitolo 3
*** i can't live without you ***


CAPITOLO 3

I can't live without you

 

''Kate, non posso vivere senza te! Tu mi capisci, mi aiuti, quand'è il momento taci... e se ti succedesse qualcosa? Non potrei perdonarmelo!”

 

-Che c'è, ora?-, domandò, incazzato, l'uomo.

Kate mi corse subito in aiuto, intuendo preoccupata ciò che stavo vivendo. -Oddio, Emily! È tutto okay?-, sussurrò, guardandosi alle spalle, preoccupata dall'arma che quel bastardo continuava a tenere a sé, in bella mostra.

Un'auto della polizia ci sfrecciò vicino, e anziché fermarsi ad aiutare, sentii qualcuno urlare “Sì, và così!”

Ecco, m'incazzai. Fu più forte di me. Mi tirai su, nonostante fossi senza più forze – facendo rugby, avevo imparato che “Quando sei stanco, non ce la fai più, devi cominciare a dare.” Perché nella vita, come nel rugby, non c'è una fine né una pausa – e mi avvicinai a quello stronzo.

-Okay, senti!-, urlai. Non mi ricordavo più né della pistola né di Michele, né del ''Toro rosso''. -Qua c'è qualcuno che non ha capito come stanno le cose, e sei tu! Io, Kate, noi abbiamo una vita, non pensiamo solo “ah sì, oggi ucciderò quello”. D'accordo? Sì, lo so, per te è difficile da capire perché...-

M'interruppe. Sparò un colpo in aria, che fece un gran fragore. Mi fucilò con lo sguardo, che superò anche gli occhiali, e con quella bocca che, vista da vicino, era bellissima, sbottò: -Il prossimo và nel tuo cervello, baby. Sta zitta.-

Non scherza,” mi dissi, “ma neanch'io. Pensa sia finita così, eh?”

Avrei aspettato; ero brava ad aspettare.

Come quando, in partita, sembrava andare tutto male, le ragazze sfondavano e facevano meta, ma poi cominciavi a correre, a più non posso, e il pubblico urlava il tuo nome... “Emy! Emy!” e vincevi.

Sì, proprio così.

Farò così, aspetterò.”

Lui, inconsapevole, c'informò: -Bene, oggi non si farà nulla. Andremo qua, prenderò la cena; voi mi aspettate nella sala che c'è a destra.-, disse, in tutta calma.

La sala a destra? Perché Quella?

Lì Michele era...

Ignorai ciò che provavo, e mi concentrai sulle sue parole. Le mie Nike, per terra, non facevano rumore, ma i tacchi di Kate sì. Per una volta questo rumore non m'infastidì.

-Cosa??-, sibilò lei. -Cioè, sta notte non siamo a casa?!-

-Direi di no,- rise l'altro, stronzo. -Che c'è, paura del buio?-

Veramente avevo paura, ma non del buio.

Questa notte lo farò.”

Gli avrei rubato la pistola, così capiva chi comandava.

Eh sì, dovevo farlo.

-Entra-, ordinò.

 

Entra”, sussurrò.

 

Entrai, ora più forte che mai, ignorando il déjàvu.

Il bar, come quando c'ero già stata, aveva luci basse e si vedeva ben poco; così, notando la porta della sala a destra, dove c'era il biliardo, afferrai Kate e c'entrai.

-Prima-, mi domandò, quando ci fummo nascoste in un angolo -era per... Michele?-

-Sì.-

-Così... Mi spiace. È che non so che fare, purtroppo. È successo qui?...-

-Sì.-

Capì, e si zittì. L'adoravo, mi conosceva, capiva quand'era il momento di tacere; la mia Kate.

-Emily...-

-Sì?-

-Hai un piano?-

-Ovvio.-

Sorridendo, glielo dissi.

Quando ebbi finito, domandò: -Non sarebbe più facile scappare?-

-c'ho pensato anch'io. Ma tra poco sarà notte fonda, e sai dove siamo... Non è il caso, né ora né mai. Però, domani, lo faremo. Bisognerà correre... Ce la fai?-

-Sì,- mormorò, convinta, guardando la stanza vuota.

Stavo per dirle qualcos'altro, ma la porta s'aprì e trasalimmo. Dal mio canto, cercavo di non guardarmi attorno. “Così, amore, non ti ricorderò.”

Sì, ero codarda. E sì, era l'unico modo.

Alzai lo sguardo, e quando vidi chi stava entrando, mi si gelò il sangue nelle vene.

 

Non è possibile!”, mi disse. Ed invece, era così.

 

 

Eh si, sono cattiva :)

Comunque, com'è questo capitolo x voi?

Chi e' mai entrato?

Quasi quasi ve l'avrei detto... c'ho pensato un po'... ma poi, no u.u

kate e' tanto dolce, ma nel prossimo capitolo le succedera' qualcosa.

Come succedera' qualcosa tra Emy e il tizio, l'uomo. Gli daro' anche un nome – sono stufa di chiamarlo 'l'uomo'! Uff :/

Be', aggiornero' appena possibile.

 

Bye

 

Ps: la frase iniziale (“Kate ecc. ecc”) è messa lì apposta per il prossimo capitolo, okay?

Hi.

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Capitolo 4
*** nightmare ***


Capitolo quattro.

''Nightmare.''

 

Nightmare, ''incubo''. L'incubo ispirò anche alcuni pittori, spesso considerati pazzi, che così intitolarono i loro quadri.

 

Quando Alex entrò, l'uomo che aveva ucciso il mio Michele, fu come vivere un incubo. Rividi l'auto della polizia sfrecciare verso noi, mi rividi pensare ''oh cielo, ora si farà giustizia''. Vidi Alex sorridere sadicamente, mentre tirava su Michele – con una facilità spaventosa – controllava s'era vivo e urlava: ''Lo metto nella fossa!'' al padrone del bar, un uomo corpulento e tatuato.

Alex non s'accorse di me. Indossava solo dei jeans e una T-shirt, un abbigliamento molto diverso dall'ultima volta che l'avevo visto. Quand'era avvenuto il delitto – quando i poliziotti avevano detto, ridendo: ''Ci spiace ragazzina! Ma ormai, tanto è morto'' – Alex portava un abito nero, come il sangue dei morti, che s'era macchiato con quello di Michele.

E la cosa peggiore, ormai l'avevo capito cos'era stato. Non perdere Michele, né vederlo morire, ma perdere me.

-Cosa c'è?-, mi domandò Kate, sistemandosi un po' sulla panca, ancora scossa dall'accaduto. Probabilmente, lo sparo di prima le eccheggiava ancora nella testa. Nella mia però non era lo stesso sparo. -Sei un po' pallida.-

La guardai. Con le non avevo mai parlato più di tanto di ciò ch'era successo, quando mi faceva domande rispondevo solo: “è successo nella zona tabù. È lì che resterà. È morto Michele, sì.''

E meno piangevo per lui, più mi sentivo una stronza. Perchè non provavo più dolore come all'inizio? Perchè non piangevo più, pensandolo? Perché lo lasciavo andare sempre più via?

Neanche in quel momento una lacrima solcò il mio viso.

Ero furiosa, invece. Ma Kate questo non poteva saperlo. Indicai Alex – il suo nome l'avevo imparato, impresso a fuoco sulla pelle, sul cuore che ora non batteva più – quando un poliziotto l'aveva chiamato: ''Non farei più così'', gli aveva detto, ma non come poliziotto, bensì come padre – e le dissi: -Lo vedi?-

-Direi di sì-, sussurrò lei, spostandosi un po' sulla panca, a disagio. Alex sistemò il biliardo. -Perché?-

-E' stato lui. È lui che ha ucciso Michele.-

Lei strabuzzò gli occhi. Ritornò a guardare Alex – non più con perplessità, bensì con odio.

-Cosa? Io... Lo ammazzo!-

-SS!-

Alex non sentì. Quando s'abbassò, vidi la pistola. Mi passai la lingua sulle labbra secche, ma in realtà non combinai molto, visto che non avevo più saliva.

''Dio, è così vicina”, mi dissi. ''Alzando la mano... Sarebbe mia. Torneremmo a casa!''

Alzai il braccio. Lo tesi, annaspando. Era così vicino!

Kate mi fissò, spaventata: -No... Che fai?- sussurrò, preoccupata. -Non puoi! S'incazzerà.-

-E con ciò?- sibilai piano, ritirando la mano. Tremavo! Alex si spostò. E la pistola fu lontana. -E'... l'unico modo!-

-No... Mia madre chiamerà! Le dirò e...-

-Kate, non capisci?- dio, la mia pazienza aveva un limite! -Qui non c'è campo, secondo te perchè quel tizio non ci ha preso i cellulari?!-

Lei abbassò il capo. Alex s'avvicinò ancora, ma poi si voltò, sorridendo: -Ehi! Non vi avevo viste... Che fate qua sole?- domandò senza riconoscermi. Ed avvicinandosi.

Non questa volta, stronzo.

Ma non feci in tempo a fare nulla, perchè la porta si spalancò ed entrò il nostro rapitore. Alex urlò: -Jake!- prima di cadere al suolo, colpito da un vaso di vetro che l'altro gli aveva lanciato.

''Oh cazzo.''

 

FINE CAPITOLO .

 

Allora, TADAN eccomi qua.

Secondo me, questo è un importante capitolo di svolta. Alla fine a Kate non è capitato nulla, per ora; in realtà, nella prima versione, moriva... però no dài. L'ho fatta rinascere <3

il prossimo capitolo sarà importante, anche più di questo. Qui sì, troviamo informazioni su Michele, com'è morto, un po' più sul rapporto Emy - Kate, vediamo un lato più violento di Jake (ha un nome!! fatto epico), ma... il prossimo sarà più importante- e cruento!!! Non vedo l'ora u.u

RECENSIONI??

Innanzitutto però, voglio ringraziare chi segue e/o recensisce la storia. È davvero importante per me che lo facciate

Perciò, continuate pure :3

Allora, per ora, ciao!

In caso di perplessità sul capitolo, o quelli precedenti, magari c'è qualcosa di un po' poco chiaro, inviatemi un messaggio. È molto importante!!! :)

Hi♥ 

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Capitolo 5
*** 'Ti prego, FAMMELO UCCIDERE!!' ***


 

♥Ciao!, ho già aggiornato, visto?? :')

 

CAPITOLO 5

 

Fammelo uccidere, TI PREGO

 

{Un sogno puo' diventare un incubo? Ti prego, non lasciarmi, che questo mondo e' un universo d'orrore}

 

Jake sfliò dalla tasca una pistola, e me la passò. -Dio, non c'avevo pensato.-

-A cosa?-, mormorai, fissandola. Luccicava tra le mie mani, e non potevo crederci. Era così idiota, davvero? Mi aveva dato l'arma, l'oggetto per poter scappare. ''Meglio così.''

Stavo già alzandogliela contro, quando disse, secco: -E' già qua. Ed è lui che dovete uccidere.-

Cosa? Il mio cuore galoppò, impossibile da fermare. Anche Kate, in piedi vicino a me, trattenne il respiro. Guardai i cocci a terra, ed il sangue di Alex.

Déjà-vu.

 

Il sangue di Michele gli aveva macchiato la camicia, e colava giù, candido. Alex mi guardò, quasi ridendo: ''Oh, si'. Ora la cambierò'', mormorò, pulendosi con un fazzolettino.

 

-Cosa? È lui?-, sussurrai, guardando il corpo tramortito.

-Sì, perché?-

-Jake... Tu, insomma,- sussurrai. -se è lui, ti aiuterò.-

L'odio in me era forte, molto forte.

Così forte che alzai la pistola – in fondo che c'era di difficile? Un “bum” e via – e la puntai alla testa dell'uomo, di Alex.

Una mano però, mi fermò. Jake. “Cosa?”

-No! Non così!-, mi disse; e levò gli occhiali.

Oh, mio dio”. Che occhi; blu, magnetici, attraenti, una trappola adesca ragazze. Così feci due più due, potendogli vedere il viso: aveva la mia età.

-Non così,- continuò, senza sapere ciò che mi frullava in testa. -Qui è lui il capo, capisci? Non si può... Moriremmo. MORIREI.-

La mia mente andò in tilt. Ora che avevo un'arma mi sentivo più potente, sentivo di potergli dire ciò che pensavo. E poi “bum” e via. -No, no! Lui ha ucciso il mio ragazzo, morirà ora, ADESSO; e lo decido io, non m'interessa ciò che dici-

Jake mi fissò, cercando forse di capire se ciò che dicevo era la verità. Io non riuscii, non resistetti a quello sguardo, e così abbassai il mio, imbarazzata. ''Gliel'ho detto,'' mormorai nella mia mente; Kate tremò, vicino a me, e mandò un gemito di paura.

-E' la verità?-

-Come potrei mentire su ciò? Come? Lui...- le lacrime sgorgarono fuori. Però ero felice: voleva dire che Michele era ancora lì, con me, vicino. -Come! Lui è... è morto, e...-

Jake mi fissò dall'alto e non commentò altro se non: -Non qui. Appena uscirà.-

-Quanto ci vorrà?- domandò Kate, ora determinata, convinta dalle mie lacrime.

Lui la guardò appena, -Non lo so!- sibilò, con furia -Anche giorni.-

Giorni.

Ottimo! Saremmo rimaste lì giorni, ad aspettare, quando ciò che volevamo – dovevamo, e volevo – fare, si poteva compiere lì. Un “bum” e via.

Alzai la pistola, e misi un dito sul grilletto.

Freddo. Come il corpo di Michele.

Freddo. Come le lacrime di sua madre.

Freddo. Come la voce di sua madre che mi chiedeva ''dov'è?'', addossandomi tutte le colpe.

Freddo. E solo uno sparo, solo un ''bum''.

E così sarei stata felice. Sì, felice.

 

JAKE.

La ragazza cominciò a piangere, e mi rivelò cose scioccanti di sé. -Lui ha ucciso il mio ragazzo!-, disse. Ed io, che non l'avevo calcolata più che una cosa fino ad allora, aprii gli occhi.

Li aprii, e vidi lacrime, le sue, sgorgare copiose.

-Quanto ci vorrà?-, domandò l'altra, un'insulsa ragazza tutta truccata, tutta finta, tutta superficiale. O così mi sembrava.

''Quanto ci vorrà! E che ne so! È un pazzo, Alex!”, pensai. Ma non dovevo mostrarmi così debole, né con loro né con nessuno. Così, mi passai una mano sulle guance, ragionando. Ma poi, la voce mi uscì con furia.

In quell'istante, la ragazza alzò la pistola, con determinazione. La puntò ad Alex, e appoggiò il dito sul grilletto. La fissavo, in trance. “E' bellissima,” pensai.

E poi rinvenni. Afferrai la pistola – perché gliel'avevo data? Mica doveva difendersi, cristo – e la presi a me. -CHE CAZZO FAI??- urlai, furioso. Così ci metteva tutti in pericolo, già avevo ferito il miserabile, ed era troppo, qui. -Non mi ascolti? La prossima volta, sarà...-

-Nella mia testa, sì, lo so-, ringhiò, feroce. E capii: l'odio per Alex in lei c'era ancora, forte.

''Meglio così, porterà certamente a termine il compito.”

Mi guardò, con occhi pieni di critica e speranza.

-Lo ucciderai, non preoccuparti.-, la rincuorai quasi! -Solo, non qui.-

Lei annuì. -Usciamo, vi ho preso un po' da mangiare.-

Sì, ero proprio un gentiluomo, quella sera.

Puà. Stronzate”.

Le porsi un pacchetto, ma rifiutò. Mangiò tutto l'altra, mentre ci dirigevamo alla Baracca. Lì saremmo stati al sicuro.

-Ciao, Carlo!-, salutai il barman, che era mio amico, infondo, ma anche un seguace di Alex, e perciò non avrei esitato ad ucciderlo, in caso.

La Luna splendeva, in quella sera triste.

 

 

 

FINE CAPITOLO.

 

Grazie d'aver letto :))

Ti prego, fammelo uccidere!”, ecco spiegato. È così profondo l'odio di Emily, no? Spero di sì.

Che ne pensate?... :D

RECENSITE!!!

 

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Capitolo 6
*** ''è davvero ciò che voglio?'', ***


CAPITOLO 6 (:

 

Ehilà! <3 RECENSITE dopo, okay? ? A più tardi belle :*

E' DAVVERO CIO' CHE VOGLIO?,

Kate cominciò, mentre divorava tutto come un'idiota, a darmi sui nervi. Faceva quell'odioso rumore (splich splich) della bocca che mastica aperta, che odio.

Ovviamente, perché quando mangia diventa pazzescamente idiota, non capì nelle mie occhiatacce l'accusa, e così fui costretta a dirle -Puoi smetterla, KATE?-

Lei non capì. -Di che?-

Non potevo crederci, ma per fortuna Jake salvò la nostra amicizia. -Eccoci.- commentò, guardando un catorcio di pullman, che lui definiva ''baracca'' forse perché non aveva più le ruote.

-Come?-, mi sfuggì. Mio dio, ero terribilmente irritata quella sera. Mi aveva tolto la soddisfazione di dire ''eh sì, l'ho ucciso!'' Con chi poi, non sapevo. Semplicemente volevo dirlo.

Il cellulare vibrò. Una chiamata. C'era campo.

La mia mente lasciò perdere l'omicidio. “Come faccio a rispondere senza che se ne accorga?”

Indicai a Kate la tasca da dove proveniva quel po' di rumore. Lei non afferrò: -Il cellulare..- sussurrai.

Lei alzò le sopracciglia.

-C'è campo!-, dovetti mormorare pianissimo, e lei quasi si sgozzò.

-Cosa?- sibilò piano, grazie a dio – già pensavo che urlasse. Allora lì dentro un cervello c'era!

-Sì. Distrailo.- e indicai Jake. Guardandolo provai una fitta al cuore. È così simile a Michele, da dietro.

E davanti.

E di lato.

Ma non dentro, non c'è buono in lui.

Lei annuì, convinta, e schiacciò la cena rimasta sull'uomo. Beh, sì, “uomo”, anche se aveva la mia età, poco più.

-Cosa...?- urlò lui.

-Oddio! Scusa-, fece, con voce da “oca”.

Io mi rintanai dentro la ''baracca''. Presi il cellulare, ed era mia madre. -Dove siete?-, sibilò.

-Mamma...- la zittii. Ma non riuscii più a dirle nulla, perché Jake salì sull'autobus e mi fulminò con un'occhiata.

-CAZZO FAI?- urlò, avvicinandosi con velocità.

-Siamo state rapite! Zona ta...-

Ma non finii. Afferrò il cellulare, un samsung che io mi ero pagata, e lo gettò fuori da un finestrino aperto. Lo schianto si udì.

-Non farlo mai più- sibilò, e nei suoi occhi non c'era più bellezza.

-D'accordo. Tanto,- dissi ovvia -non posso.-

Cercò di trattenersi e, non so bene come, ce la fece. Andò qualche sedile più avanti e lo reclinò, quindi si distese lì – quant'era alto! Che gambe lunghe – e non disse più nulla.

Kate spezzò il silenzio. -Ehm, dovrei andare in bagno.-

Cosa?? Kate, sei così idiota?? pensai, ma non riuscii nemmeno a dirlo, tant'ero sfinita.

Jake non disse nulla, così le ci riprovò, seduta a qualche posto da me: -Ehm, devo andarci tanto.- mormorò in imbarazzo.

-Che?...- iniziai, furiosa. Ma poi la mia mente collegò. -Jake,- che nome! -posso portarla giù, che sennò si perde? Non voglio sopportarla. Staremo qui- lo tranquillizzai quando si voltò a guardarmi, corrucciando le sopracciglia nere.

-Sì... D'accordo.- commentò.

Kate disapprovò, ma riuscii a condurla fuori.

-Kate, sei un'idiota- le dissi, ovvia. -E ora, corri.-

Corremmo. A più non posso. E correndo lei capì: fuggivamo.

Lei corse, con me, più veloce che poté. E questa volta andò veloce, mano nella mano, per tirarla avanti.

Dietro di noi, urla: -Ferme! Sparo-, ma non le ascoltammo.

Correvamo nella notte sempre più nera, senza tener conto che stavamo finendo in pasto ai leoni.

E chi se ne frega? Ci difenderò”, mi dissi, pensando a che “tipo” di gente girava per la zona tabù.

Kate cominciò ad ansimare. -Basta... Stop!...- sussurrò. Mi guardai dietro: Jake c'inseguiva, senza dimostrare fatica.

-No! È lì! È dietro...-

Lei si voltò: lo vide e cominciò ad andare più veloce.

Di più... di più... di più, è così vicino.

Noi ce la faremo, come sempre. E sarà fatta giustizia.

Qualcosa però mi rodeva dentro.

Un grilletto freddo che non era stato premuto.

Un cervello che non era saltato via, a pezzi.

Esitai: “E' questo ciò che voglio?”

 

Angolo Autrice.

Ohilà ç_ç

Oggi è stata una giornata un po' impegnativa, perciò il capitolo è venuto così... com'è venuto?? è vostro compito dirmelo u.ù

ringrazio chi recensisce, nonostante tutto! E chi legge in silenzio, perchè siete sempre più <3 fatevi coraggio dài!

Analizziamo... Allora, kate, Emily e Jake sono andati alla “baracca”. Da là le due, facilmente, sono scappate... “in pasto ai leoni”, però. Con Jake al seguito; e in più, Emily sente qualcosa che le rode dentro. “Un grilletto freddo che non era stato premuto – un cervello che non era saltato via, a pezzi”.

È ciò che vuole? Davvero, vuole tornare a casa? Da sua madre, incazzata? Senza una vera giustizia?

COSA FARA'??

Aspetto recensioni :*, grazie ancora, bye.

PS: nel caso ci siano errori (di ortografia) ma anche frasi incapibili, SCRIVETELO! Non rileggo quasi mai, anzi, ed è questo il risultato.. sorry :/

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Capitolo 7
*** ''aiutami'',7. ***


''AIUTAMI...'', 7.

L'aria attorno a me sembrò gelare, mentre correvo a più non posso verso non sapevo nemmeno dove.

C'era qualcosa – di sbagliato.

Kate accanto a me, quasi non ce la faceva più.

Come potevamo continuare così? Lei a poco a poco rallentava, non aveva più quello sguardo convinto che diceva: -Ora scapperò-, e sembrava più rassegnata.

Non potevo lasciarla, andarmene. Jake era un mostro, si sarebbe vendicato ovvio.

La vita mi sembrava un incubo mentre le gambe macinavano metri, chissà, forse chilometri – così mi sembrò – senza che me ne accorgessi. Non sentivo più il mio corpo, tant'ero stanca, e mi sembrò quasi d'esserne uscita; mi vidi correre annaspando e stringendo la mano di Kate senza più forze.

Una ragazza così generosa. -Una ragazza troppo generosa!-, mi dicevano sempre tutti, persino i miei prof duranti i colloqui coi genitori.

Così generosa da sacrificarsi per un altro?”, mi domandò una voce, mentre continuavo a guardarmi. Nel frattempo però, sentivo la forza della mia mano che stringeva Kate. E dissi, quasi senza volerlo: -Kate, corri di più! Puoi farcela!-

Ma lei cominciò a scuotere il capo, e ritornai nel mio corpo. Non sapevo cos'era successo, né volevo saperne di più. Non avevo saliva né forza per risponderle, mentre lei si buttava giù: -No, non ce la farò mai. Come sempre. Come sempre, sono una fallita.-

Non riuscivo a consolarla. Né mi sembrava il luogo adatto. Per consolare una persona, ci vuole tempo, impegno, forza di volontà, pazienza. Là non c'era niente.

-Kate...- la mia voce, roca, nemmeno si sentì. Kate continuò a correre in silenzio per un tempo indefinito, finché Jake sparò all'aria, forse anche lui stremato.

All'inizio non capii. Pensai: Perché? Perché siamo così importanti per lui, non può fare da solo?

Ma poi Kate cadde giù, rantolando: -Emily!-

Non volli sapere, né vedere. Corsi ancora, senza più un'anima. Mostro!

Sono troppo gentile. Posso salvarmi.”

Ma non ero così. Non ero un mostro. Rallentai; mi ferma; mi voltai. E Kate era lì a terra.

Lo spettacolo che mi si presentò era orribile. Il suo corpo, coperto dalla polvere che aveva creato sbattendo a terra, era grigio. Aveva sbattuto il mento a terra, così che i denti le entrassero nella mascella, in una marea di sangue.

Non volevo crederci. Sbattei gli occhi. E la trovai a fissarmi. Nei suoi c'era disperazione. Senza più sembrare lei – ora mi sembrava un corpo, nient'altro – tese la mano verso di me. Il rumore dei braccialetti che si schiantavano tra di loro per poi cadere a terra, a pezzi, mi sembrò fuori luogo.

-Aiutami...-, sussurrò, non so con quali forze. Ma non mi mossi, né le feci un sorriso.

Nei suoi occhi non c'era altro che disperazione e rimpianto, anche. Dov'era stata colpita? Non riuscivo più a muovermi.

Con le lacrime agli occhi, e sputando più sangue di quant'avrei mai immaginato, chiuse la mano a pugno e la mosse un po'. Non capivo, non mi capivo. Mi ero persa, e quando vidi Jake sempre più vicino, la mia mente andò in tilt.

Il vento cominciò a soffiare impetuoso, quasi a voler partecipare all'azione, e sollevò la polvere. Tossii. Sentii Kate tossire, ma facendo rumori strani, gemendo e singhiozzando, e non ebbi il coraggio di guardarla più.

Jake sollevò la pistola verso di lei, e puntò alla testa. Finalmente la esaminai, non cercando però di salvarla. “Se lo faccio”, pensai, “mi toccherà la stessa fine.”

Era ferita alla schiena. Chissà dov'era penetrato il proiettile, ma il vento, la polvere, il sangue, non me lo facevano capire.

Dopo un po', guardando negli occhi inespressivi di Jake, capii cosa stava per fare.

Sparò alla testa.

Bum.

Kate stramazzò. Il suo volto, prima rivolto a me, si schiacciò a terra con uno schianto tremendo. Il sangue schizzò ovunque, macchiò il suolo.

-Non c'era... altro... da fare...-, sibilò Jake, senza però muoversi.

E io? E lei? E che succederà?”

Non mi riconoscevo più, mi girai e presi a correre, senza più provare un minimo di fatica.

Ero fuori, fuori dal mio corpo, dall'anima, dalla mente.

Non ero io.

 

ANGOLO AUTRICE.

Ehii.. Come avete visto sì, il capitolo l'ho rifatto. Neanche a me piaceva l'altra versione, che ora non c'è più, l'avevo fatto così per, in velocità D:

Alla fine siamo arrivati alla parte ''cruenta'' della storia.

Cosa ne pensate? È stato molto difficile descrivere la morte di Kate – volevo dimostrare il dolore nei suoi OCCHI. Per me gli occhi sono parte importante delle persone, NON MENTONO.

Ditemi cos'è che ne pensate, spero vi abbia soddisfatto almeno questa versione (:

Allora, ciao .

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Capitolo 8
*** arriverà ***


CAPITOLO 8;

Arriverà”

 

Allora, cos'era l'amicizia? Un volersi bene, sì, finché è tutto okay, finché non c'è pericolo... Finchè si rischia solo, al massimo, di fare una brutta figura.

Ma , appena si rischia di più, l'amicizia – puff – sparisce.

Sono un mostro.”

Non mi guardai più indietro, tanto non c'era nulla da vedere. “Sono un mostro!”

Non mi voltai , non cercai di salvare la persona alla quale volevo più bene: più della mia famiglia, perché lei sì, mi comprendeva davvero.

Ed è morta! Mostro!”

Non potevo continuare così. La notte, sempre più scura, mi cadde addosso. Ed io ero un mostro là in mezzo; non c'era d'aver paura – se non di me stessa.

Mi fermai, di nuovo, ancora. Ma non con sicurezza, bensì con la voglia di correre via, lontano, al riparo. “A casa!”, pensai, nostalgica. Il cellulare non prendeva più.

Mi guardai indietro; lì c'era Jake, chino sul corpo della mia amica che non osavo sfiorare con lo sguardo; la stava alzando, e se la caricò sulle spalle. Quindi mi guardò, e sembrò sfidarmi. Eravamo a poche centinaia di metri di distanza, e non sapevo ciò che volevo fare.

Tornare indietro, rischiare, ma avere un po' di gloria, e un peso meno duro da sopportare sulle spalle?

O andare, vivere, magari mentendo a tutti – di nuovo – e finendo per restare più sola che mai?”

Io non ero una perdente, io non avrei mollato così. Il gioco non è finito, mi dissi; e cominciai a correre verso Jake.

-Jake! Aspetta, aspettami!-

Jake si voltò, con Kate sulle spalle. -Sì? Che c'è?-, domandò, spostando un po' il peso morto del corpo.

-Verrò, con te. E ucciderò Alex. Lui morirà!-

Lui è la causa di tutto!” pensai. “Se non avesse ucciso Michele, non sarei mai stata sola con Kate, oggi.” E probabilmente, quell'oggi era già un ''ieri''. Chissà s'era già passata la mezzanotte?

-Ne avrai il coraggio?-, mi sfidò.

-Sì,- dissi a denti stretti, perché in realtà pensavo tutt'altro: avevo già paura, ma volevo giustizia.

-Bene,- sospirò, il tono piatto, mentre soccombeva sotto il peso del corpo. Io, non sapendo cosa fare, mi offrii d'aiutarlo, ed insieme trasportammo il cadavere della mia migliore amica.

L'amicizia,” pensai, mentre c'avvicinavamo alla Baracca; in realtà non avevamo corso più di tanto, e probabilmente in tondo, perché ci giungemmo presto. “è restare assieme fino alla fine. E così è andata, tutto sommato.”

Non potevo crederci; stavo davvero pensando ciò!? Non avrei dovuto avere paura, il terrore di finire anch'io così!?

E no, invece! Ero così pazza, da fare stupide considerazioni – insensate – su una cosa che, probabilmente, nemmeno esisteva!!

-Ecco, mettiamola qui!-, sibilò Jake stremato, indicando un fosso molto stretto. Non pensai: allungai le braccia, le tesi come Kate aveva fatto con me, i muscoli sembrarono cedere, e così lanciai giù il cadavere. Cadde con un tonfo sordo sul terreno quasi gelato, ma io non provavo freddo, e Jake lo spinse più giù nella fossa, così che nessuno vedesse.

Senza più controllo, il corpo diventò un insieme di braccia, e gambe, e non lo riuscii più a guardare; una lacrima solitaria mi solcò il viso.

-Andiamo.- disse solo Jake.

Entrammo nella Baracca, lì c'era più caldo. Lui guardò l'ora: erano le tre.

-Bene,- sospirò, ma non capivo cos'era che andasse bene, io! -Ora, aspettiamo.-

-Come, aspettiamo?-

-Sì,- ruggì, -e basta. Taci!- mi ordinò, burbero, e io mi feci piccola nel mio sedile. -Quel bastardo dovrà pur uscire, no?!- si domandò poi, retoricamente, guardando il bar.

Non ne potevo già più.

 

POV ALEX.

Uscii dal bar che non sapevo nemmeno l'ora. “Al diavolo!” continuavo a dirmi, “Come ho potuto essere così idiota?!”

Non potevo crederci: mi ero fatto truffare da Jake! Grazie a dio, non aveva colpito forte, solo un lieve taglio che mi ero fatto sistemare.

La domanda era: Perché? Perché non mi aveva colpito a morte – o ucciso quand'ero stordito?

C'era qualcosa che non quadrava.

E chi erano quelle due che aveva difeso?

Non si era mai esposto così per un estraneo.

La risposta, l'unica, era che le conoscesse.

Perché?”, mi chiesi. Non pensavo affatto che le avesse portare lì per vedere il locale, ma allora cos'era che non afferravo?

Il freddo mi lambì la pelle, e mi dissi che non c'era d'aver paura. Giocavo in casa, io, ero più forte.

Alzai lo sguardo verso il rifugio che, una volta, avevo sentito nominare da Jake – origliando, ovviamente – come la “baracca”.

E vidi un movimento all'interno.

Cazzo!

 

FINE CAPITOLO

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Capitolo 9
*** l'idiota ***


''Dire ciò che pensi, non sempre è la cosa più giusta da fare.”

 

"L' IDIOTA”

Cogli l'attimo.

Da quando Alex era uscito dal bar, passò una settimana. Subito dopo aver intuito ciò che Jake aveva progettato, era rientrato, correndo.

Coniglio!” aveva detto, giustamente, Jake. “Sta scappando!”

Io, anche se l'avevo capito già da me, non l'ho interrotto; e così, dopo qualche bestemmia, s'è rimesso giù; ma era teso, e capivo che c'era qualcosa, qualcosa di brutto, che stava arrivando.

Ogni volta che qualcuno usciva dalla locanda, Jake si metteva all'erta, e io quasi non ne potevo più. Non ne potevo più di star chiusa lì dentro, con quel poco cibo che Jake rubava ad un anziano che, la sera, prendeva qualcosa da mangiare e se lo portava via. Non ne potevo proprio più, non volevo più vedere Jake derubare un indifeso. Ma d'altronde, cos'avremmo potuto fare? Anche quella sera, minestra.

Sospirai, e Jake lo notò, ma finse che quel cibo – probabilmente il peggiore della locanda! - fosse così buono, da non fargli pensare ad altro, e non commentò.

Io aprii il cellulare; c'era già pochissima batteria, ma volevo leggere i diari che avevo scritto sulle “note” i giorni precedenti.

In realtà, il tempo nella baracca non era stato così male, quando non era sera e non si moriva di freddo, e non pioveva. Jake s'era rivelato un buon compagno di battute, e finché parlavi d'auto, era tutto okay.

Giorno uno; non sapevo però che giorno della settimana fosse, né mi arrischiavo a chiederlo a Jake.

ORE: 22.00

Ieri sera, Alex c'è sfuggito! Non capisco perchè Jake si opponga all'ucciderlo qui e poi scappare; sì, okay, è il capo ma se corressimo veloci??! ho paura che c'è qualcosa che mi nasconde, e ciò non mi piace, anzi. Oggi minestra rubata ad un vecchio, misento un po' in colpa; io e J abbiamo un po' parlato (auto, battutacce, auto), e quando ho toccato il tasto ''alex'' si è zittito e ha messo le cuffie dell'ipod (anche se presumo non stesse ascoltando davvero, quando c'era ancora Kate, ho visto che l'aveva scaricato).

Kate, quattro lettere, una vita insieme.

E ora, non c'è più.”

Ogni notte mi tormentava una domanda: “e se l'avessi fermato? Forse non era ferita così gravemente!”

Ma poi ricordavo il sangue, la polvere, la fatica... E sì, era ferita, grave.

C'era un vuoto nel mio cuore, mancava un pezzo. Sopra c'era scritto “Kate”; ma non l'avrei più riavuto indietro. Mai, mai.

Sospira, e andai al giorno due.

ORE: 23.45, è quasi domani.

Oggi è stato terribile; io, convinta che succedesse qualcosa, ero in fermento! Non capivo perchè Jake no, perché se ne stesse lì a fingere d'ascoltare musica. C'ho una fame, comunque!! anche oggi minestra, e mi sa che andrà avanti così un bel po', perchè l'unico fatto “ecclatante” di oggi, che ha un po' scosso Jake, è stato che il barista è uscito, ha guardato verso noi (che ci siamo nascosti), e se n'è tornato dentro!!!

Perchè non entriamo, spacchiamo tutto, e facciamo vendetta???

Non capisco!! Vorrei chiedergli ''PERCHE'??'' ma non cedo sia il caso, e insomma, perché alimentare ancor più il fuoco?

Aspetto.

 

ORE: 19.25, non è poi così freddo.

Oggi, abbiamo un po' parlato. Ne è venuto fuori che Jake è stato deluso in amore, ha ucciso Lei e se n'è scappato; ha detto così: “Sono pentito, per questo non voglio più toccare un'arma.”

ma allora non capisco perché ha ucciso Kate; cos'è, gli ''è scappato''?

Un po' lo odio, ma come si fa' a odiare un uomo che ama ancora la sua donna, dopo così tanto tempo?

Anche se l'ha uccisa?

L'unica spiegazione è che mi nasconde molto, e non penso mi dirà mai nulla.

Perché Alex non esce! Ho così voglia d'ucciderlo ma, soprattutto, di tornare a casa!...

 

ORE: 22,50, piove.

Oggi è andata così così.

Non ha detto una parola, l'unica cosa che gli ho chiesto è stata “Non è che posso andare giù?”, al bagno. Ha detto con la testa di sì, e basta.

È impossibile!! andando così avanti , impazzirò.

 

ORE: 18,47.

Cos'è che pensi?” mi ha chiesto dopo un po', oggi.

Io all'inizio non ho capito. Cosa pensavo? E poi perché me l'aveva chiesto?

Così ha continuato: “Cos'è che pensi di me? Ho la tua età, ho ucciso, ti farò uccidere una persona, e ti ho sequestrata. Cos'è che pensi di me?”

A me è uscito di getto; “Hai occhi stupendi, e all'inizio forse un po' mi piacevi. Ora, non più. Penso che dovrei odiarti, ma ora come ora, penso che non penso nulla di te. È così.”

intricato, ma ciò che pensavo.

Non sono sicura sia stata una buona idea dirglielo; non ha più parlato.

Cazzo.

 

Misi giù il telefono; sarebbe stato il quinto giorno da scrivere, ma non ne avevo più voglia, dopo aver ricordato il quarto. Così scrissi solo: ''Non abbiamo parlato, abbiamo mangiato, sono andata giù al bagno.''

Com'era possibile che fossi stata così idiota?

Magari ora, in uno scatto d'ira causato dalle mie parole, mi faceva fuori. E me lo meritavo; dio, come avevo potuto dirgli ciò?

Non avevo un cuore, né una testa.

Ero mona.

Mi sentivo terribilmente sola, e sapevo che, a poco, avrei cominciato a piangere al ricordo di Kate.

Il sole calò, e mi sentii ancor più spaventata.

Faceva freddo e mi strinsi di più nella mia felpetta, ormai sporca.

Mi stavo quasi per addormentare, quando Jake urlò: -Alzati! È ora!-

ANGOLO AUTRICE.
Ehilà :3
Come vi pare questo capitolo?? (:
è solo un pò di passaggio, spiega ciò che è successo alla 'baracca' x tutti quei giorni.. sì, forse vi aspettavate qualcosa di più, ma la storia è ancora lunga, non è, come può sembrare, incentrata sull'uccisione di Alex. u.u

"dio benedica questa cazzo di fottuta vita agiata, 
il privilegio di vedere i morti da una balconata''
(non so che centra, ma adoro Fedez <3)

Ciaoo :3

 

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Capitolo 10
*** "Mi era mancata la morte, ma ancor più la vita." ***


"Mi era mancata la morte, ma ancor più la vita."

morte e vita. notte e giorno. possono piacere entrambe?

 

POV EMILY.

Aprii gli occhi.

-Come, 'è ora'?- domandai, ancora sonnecchiando.

Non capivo più nulla, né volevo.

-Su!- sibilò.

Nei suoi occhi vidi terrore.

 

POV JAKE.

Io, Jake Frost, non ero mai stato così terrorizzato.

Lì fuori c'era tutta la banda di Alex. Se ne stavano lì, appollaiati sul terreno. Uno, il più grosso, teneva per i capelli il cadavere di Kate, e lo muoveva qua e là, senza dire nulla.

Finché non urlò: -Ehi, Jake! Chi è questa? L'hai rifatto!-

Era un'accusa. , l'avevo rifatto. Però avevo dovuto uccidere. L'avevo colpita a morte, mio dio! Solo, sarebbe morta in modo lento.

Io l'avevo velocizzato.

-Jake! Vieni fuori!- urlò ancora. Mollò il cadavere a terra e gli diede un calcio. L'avevano visto, nel fosso.

Dio.

-Alzati! È ora!-

Emily si stiracchiò. L'avrei picchiata. -Su!- urlai ancora, quando borbottò qualcosa d'indefinito.

-Come?-, continuò ancora. Non capiva, stava dormendo.

E io non avevo tempo. Alzai la pistola su di lei: -Alzati. O. Sparo.-

Non l'avrei mai fatto, ovvio. Fuori c'erano le urla - “Jake! Jake! Esci, femminuccia!” - ma di Alex non c'era traccia. Qua la 'femminuccia' era lui.

Non sapevo né capivo che fare.

Non potevamo uscire, ci avrebbero trucidato. Ognuno di quei bastardi aveva almeno due pistole a testa, ed erano una decina. Quanti colpi potevano sparare, senza pietà? Certamente più di me e una ragazza disarmanta.

Emily si alzò. Guardò fuori, e capì.

-E lei chi è?- urlò quello che aveva tenuto il cadavere, che ora giaceva a terra, le braccia da un lato, le gambe una di qua e una di là, la testa piegata all'indietro.

Emily. L'aveva vista.

La ragazza si rivelava sempre più un peso, e il mio piano sempre più una stronzata.

''Dovevo rimanere a New York.'' mi dissi fissandola con odio, e crudeltà. Lei arretrò spaventata. ''Non avrei dovuto far nulla!''

Ora era tardi.

Saremmo morti, e così io sarei stato ricordato come lo “Zimbello che fuggì dal clan e morì”.

Ma la mia storia doveva andare così.

A sedici anni ero entrato nel Clan, per restarci poco più di due anni. Lì c'erano riti, patti sigillati col sangue, omicidi, torture.

Per lo più, il Clan serviva a scoprire la verità, per far arricchire il capo Clan e il suo braccio destro, niente meno che Alex.

Il capo non l'avevo mai visto, in realtà, ma si diceva che fosse un riccone che viveva alle Hawaii.

Così mi ero stufato: ero uscito.

Ovviamente Alex s'era infuriato; se il capo l'avesse saputo, l'avrebbe diseredato, abbassato a un'altra carica.

Così aveva tentato d'uccidermi, ma ero scappato. Prima in Italia, dove avevo vissuto meno d'un mese, a Roma. Lì mi ero calmato, vivendo con precarietà, e avevo capito il senso della vita. Poi in Francia, a Parigi.

E là avevo riconosciuto la vita.

Ma poi avevo errato: avevo pensato che non poteva esserci vita senza vendetta. Ed ero ritornato a casa. Ma non volevo più uccidere, avevo fatto già abbastanza vittime.

Possibile che stessi per diventare una mia vittima? Vittima della mia stupidità, assieme a due innocenti.

-Emily, sarò sincero con te-, sussurrai, mentre quelli facevano fuoco a vuoto. -ora moriremo, né io né tu si salverà...-

-Come?- sibilò, con voce strozzata. Il mio cuore cadde giù a terra nel vedere il suo terrore.

Ero un mostro.

 

Nel Clan devi essere un mostro senza pietà.

 

Emily si avvicinò veloce. -No! No, io...-

-Emily, guarda fuori! Vedi via d'uscita?!-

Lei mi ascoltò, e guardò fuori. Rabbrividì. -No.- sibilò. -Ma, evitando lo scontro diretto...-

 

Nel Clan devi avere ingegno, capacità d'improvvisazione.

 

-Sì... Può funzionare!-, sussurrai a me stesso.

-Cosa?-

-Usciremo- sibilai veloce -Dai finestrini dall'altra parte- le indicai i finestrini dietro di noi -cadremo nel fosso,- continuai mentre lei annuiva -e poi aspetteremo che entrino qui per cercarci...-

-Sì!... Poi correremo via!-

-Sì.-

 

Nel Clan devi avere coraggio.

 

Emily mi afferrò un braccio, con sicurezza. -Io voglio vivere- sibilò con convinzione. -Ce la faremo.-

 

Nel Clan devi avere sicurezza – non è un gioco.

 

Non pensavo più a nulla. Solo: ''ce la faremo''.

Anche Emily sembrava così, mentre guardava fuori, a scatti, per capire il momento adatto. Decisa, determinata. Perfetta.

Quando il momento arrivò, ci afferrammo e ci voltammo, respirando piano.

Il mio cuore batteva a mille.

Mi era mancata l'adrenalina.

Mi era mancata l'azione.

Mi era mancata la morte.

Ma ancora di più mi era mancata la vita.

Ci avvicinammo veloci ai finestrini.

Ci buttammo giù – il vetro lacerò le carni, ma non sentii dolore.

Finimmo nel fosso – dal mio braccio arrivò un dolore lacerante.

Cascarono nella trappola - “Ehi correte! Che fanno?”

Corremmo – qualche sparo , nessuno colpì.

 

Ce l'avevamo fatta.

 

Angolo Autrice.

Allora!! come vi è sembrato? Non credo sia brutto questo capitolo, ho cercato di mescolare azione e ricordi, per spiegare la vita di Jake.. i ricordi sono volutamente corti, non mi piacciono quei flash back lungoni e pallosi.. poi gusti sono gusti , ma la storia é mia.

Comunque commentate ok?? :3

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Capitolo 11
*** 'Rimpianto' ***


AVVISO!

Il titolo della storia è ancora cambiato, ora la storia s'intitola Please, don't leave me. Scusate per i cambiamenti, ma ho cambiato ancora idea per la storia.

Ho anche cambiato la descrizione della storia, perciò se vi va date un'occhiata :3

 

BUONA LETTURA!!!

RIMPIANTO.

 

Era fondamentale non perdere di vista l'obbiettivo – e cioè la fuga.

Ma era anche terribilmente difficile – sentivo attorno a me lo sfrusciare dei proiettili, e qualcuno mi sfiorò il viso, senza farmi però davvero male.

Strano ma vero, durante la caduta non mi ero fatta poi così male, solo qualche graffio, mentre Jake sì. Dal suo braccio sinistro scorreva del sangue in modo copioso, e correndo il mio sguardo si spostava insistentemente su di esso.

Mi venne in mente qualche film horror, che però scacciai dai pensieri, scioccata. Era già una brutta situazione, dovevo anche peggiorarla?

-Come va?- mi sorpresi a chiedergli. Non avevo più fiato, e nemmeno lui.

Semplicemente, eravamo provati da quella settimana di merda.

-Uno schifo!- sibilò, stringendo il braccio a sé. -Fa malissimo!-

-Be', appena troviamo un luogo sicuro ti curerò, e...-

Ma non finii mai la frase: un proiettile mi colpì al polpaccio e, lacerando il muscolo, mi fece rotolare a terra.

Non sapevo cos'avrebbe fatto Jake, forse si sarebbe messo in salvo, meglio!, e provavo così tanto dolore da fregarmene del futuro.

E per futuro, intendevo quello immediato.

-Aha! Bel colpo!- urlò qualcuno.

-Bricconcelli!- sputò un altro, più vicino -credevate di scapparla?!-

Come, 'credevate'? Non ero sola? Jake era rimasto?

Aprii gli occhi; lui era lì, a farmi da scudo da quei mostri.

Oddio, ma... ma è...” non sapevo cosa pensare.

Vidi solo, nella mia mente, un proiettile lacerargli la carne fino al cuore.

NO!”

Non volevo! Tentai d'alzarmi, e della polvere mi entrò negli occhi. Tesi le mani, disperata, al nulla.

Tremavo, piangevo.

Perciò, è così che si è sentita Kate?” pensai. “Solo che lei non vedeva nessuno a difenderla! Solo una codarda che la fissava!

In quel momento desiderai di morire.

Com'ero stata idiota!

Avrei dovuto salvarla!

-Jake...- mormorai, vedendoli ora a pochi metri da noi.

Lui mi zittì: -Qualcosa si farà, taci.-

Così feci, anche perché il dolore m'impediva di parlare di più.

 

POV LANA, madre di Emily.

I giorni scorrevano così lenti, senza lei.

A volte mi sorprendevo dell'arrivo della sera, e ne ero colpita, come avevo potuto superare il lunghissimo pomeriggio?

E poi la notte, così lunga, così lugubre.

Così piena di ricordi.

Così piena di lei.

La polizia non aveva “trovato” nessun corpo, né vivo né morto, e così il caso era stato archiviato.

Almeno l'avessero cercata!

Così mi avevano detto: -Signora, sarà scappata con il fidanzatino!-

Ed io intanto morivo, morivo.

Nessuno venne da me per chiedermi dell'ultima telefonata che le avevo fatto, nessuno organizzò il funerale, né io ci riuscii.

E se fosse viva?” mi chiedevo, appena provavo a pensarci.

Ma non ci credevo più. Non qua, non nella città più lugubre che esista! Dove l'omicidio è all'ordine del giorno, poiché l'omertà è d'obbligo! Sì, fottiti mondo, fottiti!

Forse saremmo dovute andare via prima, com'era stato ipotizzato quando IO non ce la facevo più... fooorse... Ovvio!

Ora LEI non c'era più.

 

Amore, credi in te stessa!” le dicevo sempre, quand'era piccola e indifesa.

E io in quel momento credevo in ciò che facevo. Alzai il coltello.

La lama luccicò nella cucina spettrale, mi sfidò.

Il mio braccio tremava, ma la mia decisione no.

L'abbassai, lentamente, fino a prendere più velocità.

Quando arrivò allo stomaco, con uno scatto netto l'infilai dentro; un rumore sinistro mi arrivò alle orecchie, e sentii qualcosa d'appiccicoso sulle mani.

Poi, più nulla.

 

Angolo Autrice.

Allora , come vi sembra?

È un capitolo decisamente triste... :'(

Riassumendo, Jake e Emy vengono presi (insomma, era impossibile che la scampassero!...)

E Lana, che è la madre di Emy, muore... :(( Si uccide. Questo è amore! Disperato. :\

ringrazio chi segue la storia, recensisce, commenta, la legge solo.... grazie!!

<3 ← un cuore per voi :')

Ditemi che ne pensate del capitolo??

Hola <3

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Capitolo 12
*** 'Question' ***


'Question'

POV JAKE.

E così, ero ritornato all'inizio.

Ero di nuovo a quella che, per tanto tempo, era stata la mia casa.

Solo che là non ero più un soldato abbastanza rispetto.

Ero un traditore.

Quando avevo aperto gli occhi, nella stanza dov'ero non c'era nessuno.

Ma poi in poco tempo qualcuno era arrivato, immaginai grazie alle telecamere nascoste con le quali mi controllavano, ed avevano iniziato ad interrogare. “Perché hai lasciato il Clan?” “C'entra qualcuno?” “Stai dalla parte di qualche nemico del capo?” “Sei una spia?”.

Dopo poco già non ne potevo più e, mentre guardavo quei pochi ragazzi così pompati ed eppure così bigotti, perché proprio non arrivavano: il capo del Clan li stava solo usando per arricchirsi!

Tutto ciò che gli avevano detto quand'erano entrati a far parte del Clan, erano stronzate! A loro non sarebbe arrivato nulla, né un grazie...

Quando l'avevo capito, me n'ero andato. Già odiavo uccidere, ancor più odiavo uccidere per nulla, anzi per far arricchire un bastardo.

-Allora? Sei una spia?- mi urlò nelle orecchie, per l'ennesima volta, questo povero ragazzo biondo ossigenato.

-No,- risposi, un'altra volta -potrei avere dell'acqua?-

Lui si trattenne ed uscì a fare come gli avevo detto. In quella stanza ceca, solo, mi venne un dubbio enorme.

Oddio, non è che lo stanno facendo anche a Emily?”

Non sapevo se avrebbe retto, e se avesse confessato ch'ero io il nemico, lì per uccidere Alex?

Guardai la porta aperta.

Nonostante fossi solo non ero ammanettato perché ero iper sorvegliato... Ma se avessi corso veloce...
“Sì, bel piano! E dove corri? Non sai dov'è lei e 'sti qua hanno telecamere anche in cesso!”

Era vero.

Non potevo aiutarla, solo fidarmi.

Per la prima volta.

 

POV EMILY.

-Allora, perché eri con Jake?-

-Ero lì per caso,- mentii per l'ennesima volta. Dio, avevo paura. Quel tizio era armato, io ero lì sola e... -quand'è che lo capirai?-

Io però capivo solo ch'ero nella merda, perché sì, potevo fare rugby e tutto ciò che volevo, ma non avrei mai messo ko un ammasso tale di muscoli!

La porta s'aprì di scatto, facendomi sussultare in maniera imbarazzante, ed entrò un altro ragazzo. Aveva i capelli d'un biondo strano, molto chiaro, troppo... Ossigenato, capii infine.

-Senti, quello di là vuole dell'acqua...-, disse, scocciato; “quello di là” era forse Jake?

-Eh sì? Non stà a dargliela, è qua come nemico.-

-Ma... è... è Jake Frost!-, replicò.

Già, mi ricordai, era già stato là. Chissà se era un capo?

Scartai l'idea: perché scappare, allora? I capi s'arricchiscono, non fuggono e restano feriti.

Allora perché tutta questa paura?

-E con ciò? Lui è solo Jake Frost, ora. Non è più sott'ufficila, né altro.-

-D'accordo-, annuì l'altro.

Il moro ch'era con me mi guardò, girandosi in velocità. Poi uscì con l'altro, chiamandolo.

Ero sola.

O erano idioti o c'era qualcosa, sotto.

Mi morsi il labbro.

Però quest'occasione era perfetta, anzi, unica.

Non potevo lasciarmela andare, non così.

Scattai giù e cominciai a correre.

 

POV JAKE.

Quando l'ossigenato – cagasotto – entrò con un moro, anch'esso muscoloso e stra imbecille, ebbi un terribile presentimento.

Cosa stava per succedere?

-È ora dell'interrogatorio vero.- annunciò il moro, con aria di sfida. Come se avessi paura.

In realtà ero del tutto tranquillo, non m'interessava niente.

Solo, sto cazzo di presentimento...

In quel momento suonò l'allarme. Dio, mi era così familiare. Troppo.

-Ehi! Ehi!-, sbottò il moro -Sarà uscita?-

-L'hai lasciata?!- esclamò terrorizzato il biondo.

Il moro uscì correndo, e il biondo lo seguì. Troppo stupido per chiudere la porta dietro di sé, mi lasciò libero.

Ora però dovevo scegliere.

Andarmene da solo, o cercare di salvare Emily? Quell'impiccio...?

Non avevo poi così tanto tempo, né ne avrei perso altro. Uscii dalla stanza.

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Capitolo 13
*** 'ti adoro' ***


A volte l'unica cosa da fare e' salvarsi, solo se' stessi.

Altre, no.

La cosa difficile da capire e': in che situazione ti trovi?”

 

T'adoro

 

Mia mamma mi ha sempre detto che avevo grandi capacità. In cosa poi, io non lo sapevo né ora lo so. A parte una cosa: a finire nei casini sì, sono favolosa.

L'allarme mi trapanò le orecchie, e subito sentii le urla delle guardie. Non persi tempo, cominciai a correre. Ovviamente, avevo sbagliato tutto: dovevo restarmene là buona.

Quando, dopo non so quanto tempo di corsa, col cuore in gola, il respiro mozzato e mezzo infarto ogni volta che sentivo dei passi a terra – i miei, più precisamente – vidi l'insegna del bagno, mi c'infilai dentro alla velocità della luce. “Qua”, pensai “mica avranno telecamere!”

Sfilai il cellulare dalla tasca. Oh tecnologia – mi tornò in mente ch'era un vocativo in latino, anche senza sapere il perché – quant'amata e utile!

Lo guardai senza però saper più che fare.

Mio dio, io il numero di Jake non ce l'ho!” mi dissi, dandomi dell'idiota “e in più, ora sarà già scappato, e...”

La porta si spalancò e non mi lasciò pensare a nulla, se non a difendermi.

Ero pur una rugbista no? Attaccai l'assalitore, con più ardore che mai.

 

POV JAKE

Salvarla? O no?”

Dio, mi sentivo come quel tizio con il teschio in mano che dice ''essere o non essere?''. Essendo che a scuola avevo studiato poco e niente, non sapevo chi fosse. Ora però, lo capivo.

Tirai un calcio all'aria, col risultato di finire quasi per terra. Basta! Avevo già perso troppo tempo, dovevo muovermi.

Senza più pensare corsi, avevo preso la mia decisione.

Che fosse idiota o meno, non m'importava più.

Maledetta vita!”

 

POV EMILY

-Basta! Ehi! Basta!-

Un attimo, quella voce la conoscevo. E non era così fredda come quella del tizio che mi aveva interrogata, il moro...

Era Jake!

Smisi di dar giù botte, e lo guardai sbigottita.

Dopodiché, senza più capir molto, gli saltai al collo: -Sei venuto!- esclamai, stritolandolo. Il suo profumo m'inebriò come non mai, e in quel momento lo amavo... Anzi, di più: lo adoravo!...

Jake ricambiò un secondo l'abbraccio, e sembrò quasi sincero.

Poi mi staccò da sé.

-Corri, hanno telecamere ovunque.-

-Anche qui?-

Annuì e si voltò. Lo seguii, in una corsa sfrenata che però terminò subito, quando c'imbattemmo in Alex.

Oh cazzo.”

-Bene bene,- commentò -signori, eccovi. Jake, quanto tempo! Bellissima Emily, come và? Ancora arrabbiata?-, ruggì con nonchalance.

Infondo, anche qui era a “casa”. Quand'è che avremmo combattuto ad armi pari?

-Jake, che c'è? Rivuoi il posto? Purtroppo però, è già di un altro...!-, ruggì nuovamente Alex. Ah, già. Jake qua era stato un capo. Chissà se c'era, quando Alex aveva ucciso Michele? Chissà se era lì alla locanda, e non l'avevo visto?

Il moro sbucò da dietro Alex.

Sembrava la scenografia d'un film horror: corridoio buio, lungo e stretto. E laggiù, dove c'è la luce, due ombre: i tuoi nemici. Hai due scelte: o voltarti, e correre verso l'ignoto e potenzialmente altri nemici, o combattere con quelli che hai lì.

Con un'intesa silenziosa, restammo lì dov'eravamo.

-Sì, in realtà son qui per un'altra cosa-, sibilò Jake, frustrato.

-Ah sì?-, commentò il moro, dall'aria perfida. Non avevo mai avuto così paura, e per di più, non sapevo neanche dov'eravamo! Saremmo potuti essere, per ciò che sapevo, anche dall'altra parte del mondo!

-Sì.-

-E Jake dimmi, chi ti ha comprato?-, insistette il moro, ancora non s'era deciso a rinunciare.

Jake alzò le spalle. -Nessuno,- commentò, pacato ora. I suoi cambi d'umore mi spaventavano un po', -però tu, Adam, sei morto.-

-Che?- il ragazzo, Adam, non finì, che Jake tirò fuori la pistola e, velocissimo, gli sparò.

Ora, io già immaginavo il putiferio, spari, altri uomini, morte, la fine, e invece Alex si limitò a dar un calcio a ciò che restava di Adam – un corpo con un buco nel cuore, da cui sgorgava sangue – e applaudire, sarcastico e, soprattutto, sadico.

-Ma bravo, continui!-, lo sputtanò. Ormai l'avevo capito, Jake non voleva più uccidere. Solo che doveva.

Jake lo sfidò con lo sguardo, e tenne su la pistola. -Sì, ma lo farò solo un'altra volta.-

Strinsi i pugni, come paralizzata.

Oh dio, no.

Sembrava un po' come quei film western che non avevo mai finito.

Non volevo finire neanche questo film, in realtà.

Dovevo.

Alex tirò fuori la pistola e la puntò, lento, su Jake.

Perché non gli sparava? Perché non si muoveva?!Il mio cuore batté più delle ali d'un fringuello in quegli istanti e, quando sentii lo sparo – bum – chiusi gli occhi.

Un corpo cadde giù a terra, un rumore che ormai mi era così orribilmente familiare.

Tum tum.

Il mio cuore sembrò fermarsi.

Tum tum.

E invece era ancora là, batteva.

Tum tum.

Ero viva, ma la questione era un'altra:

Tum tum.

Volevo esserlo?

Tum tum.

-Ehi, puoi anche guardare, ora- fece una voce così armoniosa e che amavo così tanto.

Oddio!

Abbracciai Jake, vivo.

Lui ricambiò sincero ma subito mi staccò. -Dobbiamo correre via- spiegò, sorridente più che mai.

 

Non so bene come, non so bene perché, ma riuscimmo ad uscire più o meno senza doverci più difendere.

Uccisi solo una guardia. Jake non abbatté più nessuno, e mi passò la pistola. Ma non posso dire d'averlo ucciso io sola, quell'uomo, perché fu Jake, abbracciandomi da dietro, a premere con me il grilletto.

Fu magico, non per la morte, ma l'abbraccio. La fedeltà, la fiducia.

Fuori, scoprii – anche se Jake lo sapeva già – ch'eravamo in Italia.

-Sì,- commentò solo, tranquillo, sotto il mio sguardo allibito -è qui la sede.-

-Che faremo?-

-Ci daranno la caccia, scapperemo per sempre.-

-Assieme?-

Jake mi guardò, e senza esitare, mi rispose.

 

Angolo Autrice. :3

Tana <3 Eccoci, questo è uno degli ultimi capitoli :') oddio, è quasi finita..

oddiooddiooddio <3

ma la domanda è: come finirà? Scapperanno assieme per sempre??

u.ù oddiooddiooddio *-*

Comunque che ne dite del capitolo? Spero sia soddisfacente, dio, a me piace molto. Non lo so, non ci ho messo né inseguimenti né altro perchè volevo che Alex fosse ucciso con style.

<3 okay sono scema :))

Cmq ditemi com'è!

*-* a presto!

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Capitolo 14
*** epilogo ***


EPILOGO.

La vita può sorprendere.

Anzi, la vita E' una sorpresa...”

 

Jake mi sorrise, e senza esitare mi diede la sua risposta. -Certo,- sussurrò, e non riuscii a capire il suo stato d'animo.

Io morivo di felicità. Noi due assieme! Sì, era semplicemente splendido.

Sapevo che la vita d'ora in poi non ci avrebbe più dato tanta calma, ma felicità sì.

Mi sentivo una Regina, la Regina del mondo.

L'abbracciai. -Jake, dio, non ti ringrazierò mai abbastanza...-

Mi abbracciò anche lui, da amico. Mi persi nei suoi occhi, ma non più come la prima volta che gli avevo visti, bensì d'amica, compagna d'avventure...

-Ora dobbiamo partire- mi sussurrò quasi in trance.

Annuii.

Jake mi rivelò che, in Italia, si chiamava Riccardo. Là era milionario – ma ad esempio in Russia, mi raccontò, era plurimiliardario – e viveva a Roma, vicino al Colosseo. Ne avevo sentito parlare, ma non l'avevo mai visto.

-Ora- mi spiegò mentre camminavamo, rendendoci conto di cos'era successo -Siamo in Friuli. Vedi quelle luci laggiù? È Trieste.-

-Ah.-

Non avendo mai studiato la geografia italiana, non ci capii molto, ma lui lo ignorò e basta e continuò:- Ora andremo in aereo fino a Roma, e..-

-Ma sei pazzo? Guarda come siamo ridotti!- e gli indicai i vestiti, sporchi, sbrindellati, insomma distrutti, scioccata: -Non vorrai andare in giro così?-

-Non preoccuparti- rise di me, con gli occhi blu che gli brillavano -andremo col mio aereo.-

-Ma come? E dov'è?-

-Ne ho fatto mettere uno per ogni grande città. Trieste è il più vicino.- disse con una voce così distaccata.

Ci rimasi male. -Come puoi essere così ricco?-

-Come hai sentito ero sott'ufficiale- mi spiegò paziente -perciò grazie al clan mi sono arricchito un po'...-

-Ma come? Non si arricchiva il capo e basta?-

-Sì,- continuò -io sono ricco una briciola in confronto a ciò che è lui.-

Aspettai un po', per smaltire la notizia. -Ma è... è ricchissimo..-

-Sì,- ridacchiò. Come poteva ridere? -volendo potrebbe comprarsi il mondo...!-

Là seguirono altri attimi d'intenso silenzio.

Non un silenzio imbarazzato bensì un silenzio carico di parole e significato.

-Allora perché,- domandai dopo un po' con voce fievole, guardando il suo profilo, lo sguardo un po' incupito e le labbra tese -hai rinunciato? Eri ricco! Lo sei... potresti esserlo di più...-

Si voltò.

Nei suoi occhi non c'era che sincerità.

E rimorso.

-Non volevo più uccidere.- sussurrò.

E me lo sentii dentro: non mentiva.

Lo strinsi a me ed iniziammo a parlare della nostra vita futura – se così si poteva definire.

 

POV JAKE

Non sapevo che pensare.

Avevo scelto di tenere con me Emily.

E non me ne pentivo.

La volevo con me.

Come amica.

Come compagna d'avventure.

Come aiuto nelle missioni.

In realtà non sapevo cos'avremmo fatto ma una cosa era certa – l'abbracciai nel pensarlo e lei mi abbracciò – la nostra non sarebbe stata una vita noiosa né pacifica.

Il mio sorriso la illuminò.

 

Angolo autrice...

ciao... E questo è l'ultimo capitolo :3 mi commuovo!!! ;)

Che ne dite? È l' ultimo.. mi commuovo -ancora- … l'ho rifatto più e più -e più- volte, ma questa mi piace. È il “Pov JAKE” per me la parte più carina :') “Il mio sorriso la illuminò.”...

Visto che siamo alla fine... un grazie a tutti e soprattutto a Federicadream , grazie alle sue critiche costruttive la storia è andava avanti!! :')

Grazie anche a tutti quelli che hanno recensito, seguito la storia, letta in silenzio... Grazie davvero!...

Ora non vorrei essere troppo smielata, vi lascio <3

Ma prometto che scriverò un'altra storia <3

I love it <3

bye, b. 

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