In the Heart of Elizabeth

di SlowDownLiz
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** : E se il Mattino avesse l’oro in bocca.. e poi te lo sputasse in faccia? ***
Capitolo 2: *** Il Triangolo no, non l'avevo considerato. ***
Capitolo 3: *** Sette Note Musicali o Sette Vizi Capitali? ***
Capitolo 4: *** Film che fa Paura=Tortura ***
Capitolo 5: *** L'Inversione dei Ruoli tra Uomo e Donna ***
Capitolo 6: *** Da Orgoglio e Pregiudizio... ***
Capitolo 7: *** ... a 50 Volte il Primo Bacio ***
Capitolo 8: *** La Verità ti fa male, lo so.. ***
Capitolo 9: *** Give Peace a Chance ***
Capitolo 10: *** Street Fighting Girls ***
Capitolo 11: *** Senti Come Versa la Mia Testa ***
Capitolo 12: *** Room Of Fire ***
Capitolo 13: *** I Can't Fall In Love With You ***
Capitolo 14: *** Heart of a Girl ***



Capitolo 1
*** : E se il Mattino avesse l’oro in bocca.. e poi te lo sputasse in faccia? ***


Eccomi qui con un'altra storia contemporaneamente a quella che già sto pubblicando e che ho iniziato da un pò. Prometto che porterò a termine entrambe le storie. Una è già completa mentre questa era nata solo come sfogo a tempo perso ma siccome mi intriga voglio vedere che ne pensate.
Con questo vi auguro una buona lettura.
Speriamo sarete in tante a recensire e a leggere. Voglio consigli!!!!!!

Lisa


Capitolo Uno: E se il Mattino avesse l’oro in bocca.. e poi te lo sputasse in faccia?



-Sveglia!!!!
Altro che risveglio positivo e così  piena di forze da poter spaccare il mondo senza nessuna fatica.
-Ma che diamine! Mamma!!! Ti pare il modo di irrompere in camera di tua figlia mentre sta dormendo pacificamente e al contempo sognando l’amore della sua vita?
-Non è stando a letto che lo troverai questo fantomatico “amore della tua vita”.. su su, il mattino ha l’oro in bocca!!
-Odio quando parli per frasi fatte e..Ma non riuscii a terminare la frase perché con la solita delicatezza tipica degli elefanti, mia madre aprì le grosse tende della finestra accecandomi letteralmente.
-Mio Dio.. Ma che vuoi da me? Me lo spieghi? Te sei tutta pazza!.. e prendendo la sveglia in mano continuai:
-Sono solo le otto e mezzo del mattino e per di più è il primo giorno di vacanza per la sottoscritta.. devi proprio rovinarmelo?
-Non vorrai stare a letto tutta la mattina, no? Guarda che sole.. che calore meraviglioso emana.. dovresti ringraziare chiunque sia stato a creare questi spettacoli della natura.
Le mie mani lasciarono la sveglia tra le lenzuola e automaticamente andarono a reggere la mia fronte, più per disperazione che per altro. Mia madre era ancora appoggiata alla finestra e si sporgeva per farsi accarezzare dai quei caldi raggi mattutini. Sembrava proprio una ragazzina: ecco perché a volte mi sembrava di parlare con me stessa quando le chiedevo qualcosa.
-Mamma.. stavi parlando di Cristo?
-Beh, non necessariamente mi riferivo a lui. Può essere stata qualche entità  addirittura più potente di lui a ideare questo mondo.
-Oddio.. non farmi discorsi teologici a quest’ora del mattino. Il mio lato benevolo per oggi te lo sei già giocato grazie alla tua ideona di farmi venire un infarto svegliandomi di soprassalto. Ora, se me lo concedi, vorrei dare al mio cervello il tempo di capire chi sono e dove mi trovo, quindi.. Aria!
Con le mani invitai mia madre a uscire dalla mia stanza ma, come era prevedibile, non accennava ad andarsene senza aver avuto l’ultima parola.
-Oggi sei proprio circondata da un’aura negativa. Dopo verrò a purificare la tua stanza con qualche incenso al papavero per riportare l’equilibrio e la positività nella tua vita così..
-Fuori!!!
Riuscii a chiudere la porta della mia camera e a rimanere finalmente da sola. Presi la rincorsa e mi lanciai ancora fra le lenzuola. Sprofondai la faccia sul cuscino e cercai di rilassarmi.
“Perché dovevo nascere da una figlia dei fiori? Perché? Una madre normale per me non c’era? Era finita la scorta?”.
Cavolo.
Era il primo giorno di vacanza dopo un estenuante anno scolastico che aveva ufficialmente decretato la fine della mia carriera da liceale. Da quel momento mi aspettava il college e la scelta sarebbe stata assai difficile come pure necessaria per dare una scossa alla mia esistenza. Finora ero stata letteralmente circondata da tutti i tipi possibili e inimmaginabili di fiori, incensi profumati, sedute spiritiche e tutte le stramberie legate agli anni ’70. Mia madre sembrava essere rimasta “imprigionata” e definitivamente legata a quel periodo della sua vita ed io ero cresciuta attorniata da tutto ciò che vi aveva  a che fare. Certo, io non lo odiavo anzi. Amavo particolarmente la moda che aveva preso il sopravvento in quegli anni: i tagli di capelli, i vestiti, i colori..
Ancora immersa in quelle mie considerazioni, mi decisi che ormai era meglio che iniziassi a fare qualcosa. Optai per una sistematina alla mia povera camera da letto che sembrava un campo da battaglia. Raccattai tutto quello che c’era a terra e poi feci il letto. Mentre finivo di vestirmi vidi che la finestra di fronte alla mia si apriva.
-Ah.. aria di libertà! Ehi, già in piedi? Non è da te!
Il mio vicino, nonché migliore amico da una vita, mi sbeffeggiava tranquillamente guardandomi con la sua solita espressione divertita.
-Guarda, lasciamo stare..gli risposi avvicinandomi alla finestra completamente spalancata. Ci sedemmo entrambi sul bordo e iniziammo a parlare.
Paul, il ragazzo che tutto il paesino definisce il più carino di tutti i suoi coetanei, era sempre stato una spalla per me. Concordavo con quello che si diceva di lui. Era molto bello però per me rimaneva comunque il mio migliore amico.
 Sin dalla prima volta ci conoscemmo – circa dieci anni fa – si era instaurato un fortissimo legame. E da quel giorno, quando si parlava di uno dei due, automaticamente saltava fuori il nome dell’altro. Nonostante avesse un anno più di me, avevamo frequentato tutte le classi assieme e quindi nella nostra “breve ma intensa” vita passammo molto tempo assieme.
-Che è successo sta volta?
-Che vuoi che sia successo.. Quella pazza di mia madre ha voluto darmi un’altra lezione delle sue. E’ sempre più da manicomio quella.
-Non è vero.. Io adoro tua madre.
-Lo dici solo perché ti fa comodo.. Così puoi entrare in casa nostra senza problemi e mangiare a scrocco tutte le volte che vuoi. Lo so che anche tu pensi quello che dico io su di lei, avanti..
Improvvisamente fummo interrotti da dei commenti provenienti dalla veranda sotto la mia finestra:
-Guardate che vi sento eh! Sarò pure pazza come dici te Elizabeth, ma le mie orecchie funzionano ancora benissimo!
-Si mamma.. ora, torna dentro a parlare con il fantasma di qualche attore morto che ti piaceva tanto.. Tipo, non so.. Paul Newman.
E bastò dirle questo per farla tornare in casa. Certo, immaginavo che una volta finita la mia conversazione con Paul mi sarebbe aspettata un’altra ramanzina per “come l’avevo trattata di fronte al nostro adorabile vicino di casa”..pff.
-Elizabeth, sei tremenda.. Disse Paul trattenendosi dal ridere.
-Lo so.
 

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Capitolo 2
*** Il Triangolo no, non l'avevo considerato. ***


Si lo so... vi sto viziando eh???
Comunque eccomi qui con un nuovo capitolo della nuova storia che sto scrivendo. Premetto già che non è molto lungo ma nelle mie intenzioni doveva far parte del primo capitolo, solo che essendo molto "profondo" ho pensato fosse meglio diluire le dosi di riflessioni, no?
Era da tanto che non scrivevo perchè, come già vi dicevo, l'altra storia che sto pubblicando l'ho finita più di un anno fa e da allora non ho più scritto nulla che non fosse correlato allo studio.
Ora, siccome ho bisogno di una valvola di sfogo alle mie ansie ho ricominciato a buttare giù pagine su pagine. Il problema è che il computer mi annoia e quindi scrivo tutto dentro un'agenda e mano a mano batto tutto sul computer. Non sapete che stress.. odio le testiere dei computer.. Grrr!
Comunque, ora la smetto di divagare e vi lascio alla lettura dell'ultimo prodotto della mia mente malata.
A presto e grazie a tutte quelle che recensiscono ( ma tanto lo sapete già visto che rispondo sempre!)

Lisa



Capitolo Due: Il Triangolo no, non l’avevo considerato.
 

-Hey, andiamo a farci un giro in centro?Chiesi a Paul dopo una mezz’oretta che chiacchieravamo affacciati alle nostre finestre.
-Non posso. Fra poco arriva John e vorremmo provare un po’ di canzoni visto che ora abbiamo MOLTO più tempo di libero rispetto a prima. Vieni a darci il tuo parere? Sai che per noi conta molto.
“Uff.. lui è i suoi modi subdoli di parlare per riuscire a comprarmi ogni volta che vuole.. perché ci riesce sempre?”.
-Va bene.. magari tra una pagina e l’altra del libro che ho iniziato a leggere ieri sera potrei pure concentrarmi su di voi e sul vostro strimpellare…
“Evvai così Liz. Mai lasciarti sopraffare senza un minimo di combattimento!”.
-Che rompiscatole che sei.. beh, quando sua Grazia si sentirà pronta saprà dove venire e dove trovarci soprattutto.
Paul mi salutò con un cenno della testa e torno in camera socchiudendo la finestra. A mia volta chiusi la mia e iniziai immediatamente a pensare a come vestirmi. Non chiedetemi perché, ma ultimamente ci tenevo a fare sempre bella impressione su quei due. E quando dico due, intendo sia Paul sia John.
Si, perché John era l’altro mio migliore amico. Lo so, in teoria già l’amicizia tra uomo e donna dovrebbe essere quasi una cosa utopica. Ma sentire che una ragazza ha addirittura due migliori amici è forse un fatto più raro che unico. Eppure, per quanto mi riguardava, l’amicizia con quei due musicisti da strapazzo era la cosa più normale che potesse essermi capitata in quella vita strampalata. Insomma, cercate di capirmi: avete visto mia madre? Ecco. Essendo che la matematica non è un’opinione – “oddio, parlo anch’io per frasi fatte ora!?!?”- due più due fa quattro, no?
Comunque, ritorniamo alle questioni importanti: John.
John era mio amico da poco tempo dopo che io conobbi Paul.
Aveva due anni più di me ed era diventato un super amico di Paul. Avevano fatto l’asilo e la scuola elementare insieme, condividendo l’uno le gioie e i dolori dell’altro. Tramite Paul lo incontrai e, nonostante inizialmente m’incutesse un po’ di timore, conoscendolo scoprii un altro ragazzo meraviglioso. Certo, John sapeva metterti veramente in difficoltà e irritarti come nessun altro, ma rimaneva comunque fedele e sempre pronto ad aiutare me o Paul.
Come già accennavo, negli ultimi mesi però le cose erano leggermente cambiate.
Come ragazza, mi sentivo al centro di attenzioni che prima di quel momento non mi erano mai state rivolte. John e Paul non parlavano più di ragazze quando io ero con loro e le loro prese in giro che miravano a lanciare segnali nascosti si erano fatte invece insistenti.
Inoltre, il fatto che io non mi mostrassi più a loro in condizioni pietose e cercassi sempre di essere in ordine mi suggeriva che qualcosa non era più come un tempo. Una voce interiore cercava di chiarirmi le idee da quel momento in cui io avevo percepito il cambiamento, ma io non volevo ascoltarla. Non poteva essere così. No. Impossibile. Ok che non eravamo più dei bambini che pensavano solo a giocare, ma di sicuro non c’era nessun triangolo amoroso tra di noi.
“Ne sei proprio sicura Liz?” Sicura sicura no, ma almeno lo spero.
Tutti e tre avevamo avuto delle storielle fino a quel momento ma nulla di serio. Per quanto mi riguardava, a me non interessava la serietà, quindi non ci avevo messo nemmeno tanto impegno per far funzionare le cose.
Ora però desideravo seriamente trovare qualcuno da amare, avere finalmente una storia seria e duratura. Mi sentivo pronta.
Da quando questo pensiero si era insinuato nella mia mente, avevo iniziato a fare dei sogni strani in cui il famigerato “Uomo della mia Vita” mi trovava. Il problema era che il fantomatico “Uomo” si trasformava o in John o in Paul.
Non riuscivo proprio a capire la natura di questi miei sogni visto che da sveglia non pensavo mai ai miei migliori amici nella veste di ragazzi piacenti e “amatori”.
Che il mio subconscio stesse cercando di aprirmi finalmente gli occhi e di farmi capire che nel profondo io ero innamorata di uno dei due miei migliori amici?
Non poteva essere.

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Capitolo 3
*** Sette Note Musicali o Sette Vizi Capitali? ***


Eccomi di nuovo qui con un nuovo capitolo.
Il bello è che essendo la storia in corso continuo a cambiare idea sul finale. Ero partita con un'idea ben precisa ma non so bene perchè tutto un colpo mi sono sentita di cambiare le carte in tavola.
Comunque, parlare di finale ora è un pò troppo presto. Certo, questa storia non sarà lunga quanto l'altra che sto già pubblicando qui ma mancano ancora parecchi capitoli alla fine, credo. Sempre se riuscirò a finirla..
Adesso ringrazio chi legge e segue. Recensite che mi servono pareri sul preseguo della storia.

Lisa <3


Capitolo Tre: Sette Note Musicali o Sette Vizi Capitali?

 
-Mi, Sol, Mi, La..
-Poi Fa?
-Si.. ma prima di nuovo Mi.
-Mi, Fa..
Fra quelle note che nemmeno al mio orecchio da mediocre musicista suonavano bene, sentii John canticchiare fra sé e sé:
-Mi, Sol, Mi, La, Mi, Fa, Schifo…
E iniziai a ridacchiare compiacendolo. Si girò verso di me strizzandomi l’occhio e nel vederlo Paul s’infastidì molto.
-John, stai concentrato.. già hai la memoria corta, in più ti fai distrarre.. disse rivolgendomi uno sguardo accusatorio.
- Simaestro, mi punisca perché sono stato un cattivo scolaretto.. e gli mise le mani di fronte col palmo verso il basso perché gliele fustigasse.
-Mmh grr, vado a bere qualcosa.
Paul si alzò bruscamente dallo sgabello mettendo a terra la sua chitarra. Lo guardai uscire dalla stanza distraendomi a malavoglia dalla pagina intrisa di romanticismo e lussuria che stavo leggendo.
Guardai anche verso John che con gli occhi seguiva il suo amico mentre scendeva le scale.
-Nervosetto, eh? Disse indicandolo col pollice.
-Un po’, risposi mimando il gesto con le dita.
-Peccato che essendo “uomo” non si possa dire “sarà colpa delle sue cose”.
Ecco l’umorismo di John: pungente ma in qualche modo travolgente. Fatto sta che scoppiai a ridere rendendolo ancora più compiaciuto di se stesso.
-Oh.. almeno c’è qualcuno che ride alle mie battute.
-E come non si potrebbe scusa!?
-Già.. grazie grazie.. e si alzò facendo diversi inchini come dovesse ringraziare per gli applausi ricevuti.
Il nostro essere amici era anche quello: ridere di noi e degli altri, soprattutto del povero Paul. Rimessosi in piedi, John tornò serio. Si sedette sul bordo del letto a fianco di dove ero sdraiata a leggere e chiuse il libro che avevo tra le mani.
-Senti Liz..
-Dimmi, dai che stavo leggendo la parte più bella del libro..
I suoi occhi sottili erano fissi sui miei e quindi decisi di lasciar stare il libro e di ascoltare.
-Ti ricordi di quel film di cui ti avevo parlato qualche settimana fa?
-Quello di paura?
-Si, esatto. E’ al cinema del nostro paese in questi giorni. Mi chiedevo quindi se.. ti andasse di andarlo a vedere..
Lì per lì non vidi nulla di losco nella sua proposta. Era un normale invito a uscire come tutte le altre volte. Io avrei guidato e “scortato” lui e Paul in giro visto che la mia macchina era più facile da parcheggiare. Insomma, le solite cose. Ad un certo punto però iniziai pensare che potesse trattarsi di un appuntamento serio; una sera da soli.. “Nah! Improbabile. John non adocchierebbe mai una sbarbatella come me. Lui vuole vere donne con la D maiuscola. Mica gli interessa farmi da babysitter o meglio iniziatore.”
Quindi, eliminai dalla mia mente quell’idea malsana e ritornai in un certo senso serena.
-Certo.. a che ora devo venirvi a prendere? Chiesi a John.
-Chi scusa?
-Te e Paul.. a che ora devo caricarvi in macchina?
-Beh io veramente.. E con sguardo rassegnato continuò:
-Alle otto e mezza.
-Fantastico. Vuoi qualcosa da bere?
-In questo momento mi andrebbe un gin tonic, disse in tono melodrammatico.
-Ah John, sei sempre il solito. Non riesci proprio a fare il serio te, eh?
Dandogli un pizzicotto sulla spalla mi alzai dal letto e uscii dalla stanza. Mentre scendevo le scale, per caso guardai verso dove stava seduto John. Aveva lo sguardo abbattuto e perso nel vuoto, come se avesse appena ricevuto la delusione più grossa della sua vita. Improvvisamente, sollevò la testa come gli fosse venuta in mente un’idea geniale. “ Quanto è strano quel ragazzo.”
Arrivai in cucina e vidi Paul seduto sul tavolo che beveva un bicchiere di tè freddo tenendolo molto stretto. Le nocche gli si erano sbiancate e aveva lo sguardo alquanto furioso.
-Ehi, tutto bene? Gli chiesi.
-Certo, rispose in modo molto secco.
-A me non sembra.
-Ti dico di si, punto.
-Va bene, se lo dici te. Comunque stasera fatti trovare pronto per le otto in punto.
-Perché?
-Andiamo al cinema. John me l’ha appena proposto.
-Ah si? E ha fatto pure il mio nome?
-Non direttamente ma era implicito.
Stranamente notai che le nocche delle sue mani stavano tornando del colore normale della sua pelle. Gli spuntò un mezzo sorriso e fu come se si rilassasse di colpo.
-Ah, bene.. Era tornato il solito Paul di sempre.
-Quindi fatti trovare pronto, non come ogni volta che mi tocca aspettarti una vita sotto casa.. nemmeno dovessi truccarti!
-Ma che dici.. e specchiandosi nel bicchiere iniziò a pettinarsi la frangetta.
-Ecco, appunto, dissi roteando gli occhi.
Preparai due bicchieri di tè da portare di sopra ma non dovetti muovermi poi molto perché John ci raggiunse.
-Pensavo ti fossi persa in questo manicomio di casa.. dov’è il mio tè?
Glielo porsi e finimmo di bere tutti e tre in silenzio. Paul guardava John con una specie di ghigno negli occhi e a sua volta John lo osservava senza battere ciglio.
Poggiai il mio bicchiere vicino al lavabo e interruppi quel loro “gioco” di sguardi.
-Allora, tutto chiaro? Passo da te − e indicai Paul – all’ora stabilita e poi raggiungiamo lui – e indicai John – a casa sua.
-Certo madame.. rispose Paul.
-Allora vi siete già messi d’accordo? Bene bene, sarà una serata indimenticabile.
Non appena ebbe finito di pronunciare la frase, John iniziò a ridacchiare e questo spinse me e Paul a guardarci interrogativi.
“Che cavolo ha da ridere da solo?” pensai.

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Capitolo 4
*** Film che fa Paura=Tortura ***


Buon pomeriggio a tutte!
Eccomi qua con un nuovo capitolo tutto per voi.
Mi sono resa conto che non ho situato la storia all'interno di alcun spazio temporale o spazio inteso come luogo.
Sinceramente non ho dato molto importanza a queste caratteristiche della storia, ma credo che il tutto avvenga non ai giorni nostri ma in un arco di tempo più vicino agli anni dei Fab. Invece, per quanto riguarda il luogo non saprei proprio: forse l'ho inteso come un paese dell'America degli anni 60.. non so.
Poi, sta a voi lavorare di fantasia e immaginare ciò che manca.. così vi rendo più partecipi alla mia storia, no?
Ora vi lascio e buona lettura carissime!

Lisa<3


Capitolo Cinque: Film che fa Paura = Tortura

Che strazio.
E si che non ero una fifona, ma fino a quel momento avevo guardato si e no dieci minuti di quel film. Era semplicemente disgustoso. Anzi, disgustoso era ancora troppo poco specifico per definirlo.
A John invece quello che vedeva sembrava piacere molto: ne era completamente rapito. Aveva le tipiche pupille dilatate di un tossicomane quando sta assaporando la sua dose quotidiana.
Conoscendo Paul, invece, anche lui l’avrebbe pensata alla mia stessa maniera. Ma non potevo averne la certezza perché non potevo chiederglielo direttamente. Si, perché si trovava seduto tre file più avanti alla mia e di fianco a lui c’era Miss “Sono Tutta Finta” che di sicuro non gli dava la possibilità di concentrarsi poi molto sulla storia. O meglio, più che seduta vicino da dietro sembrava quasi che Claire gli fosse saltata in braccio.
Persino da quella distanza e con il volume del film al massimo all’interno della sala riuscivo a sentire i lamenti teatrali della bionda accompagnati da abbracci un po’ troppo intimi per i miei gusti.
La situazione che si era creata quella sera mi puzzava di bruciato assai. Era ovvio che John fosse l’organizzatore di tutta quella “messa in scena”. La cosa meno chiara era il motivo di tutto quell’affaccendarsi per Paul. Ma soprattutto, continuavo a chiedermi come poteva piacere veramente una così a Paul se fino all’altro giorno si lamentava del fatto che si sentisse quasi stalkerizzato da quell’ammasso di cerone ambulante. Cercava di evitarla in tutti i modi possibili inimmaginabili mentre eravamo a scuola e ora invece ci passava la serata assieme. La cosa proprio non quadrava, per nulla.
Oltre a tutto ciò, non mi sentivo molto a mio agio in quel luogo, tanto più che John aveva messo un braccio attorno alle mie spalle e mi accarezzava il braccio scoperto delicatamente. Non stava facendo l’amico con me come faceva sempre; era diverso dal suo solito comportamento.
Notai che ogni tanto distoglieva la sua attenzione dal film e si voltava per guardarmi di profilo, così io mi voltavo di conseguenza e incontravo i suoi occhi. Non era uno sguardo alla Lennon, quel tipo di sguardi che riservava per gli scherni o per dominare. Era dolce e in un certo senso incuriosito.
Partiamo dal presupposto che io non avevo nulla contro di lui: non mi stava facendo niente di male, solo che non ero abituata a quel suo modo di comportarsi.
Rimanendo fissata a guardare il sedile di fronte a me, i tasselli del puzzle iniziavano ad andare al loro posto.
“Allora John.. John era.. ma noo! Non può essere.. lui innamorato di me? Ma che diavolo dici Liz! E’ solo preoccupato perché ha capito che il film mi fa alquanto paura. Però se fosse realmente innamorato tutto coinciderebbe con quello che ha fatto oggi, no?”
Tra quelle riflessioni vidi per caso che Barbie Raperonzolo aveva nascosto il suo viso sul collo di Paul. “Che gattamorta del cavolo.. le odio le tipe che si comportano così con i ragazzi!” pensai e mi salii un nervoso mai provato prima.
Ma perché mi dava così fastidio quello che Paul stava facendo? O meglio, quello che gli stava capitando?
Improvvisamente, mentre stavo ancora fissando la testa di Paul inclinarsi verso quella di Claire un brivido mi fece venire la pelle d’oca. Forse avrei dovuto interpretare quel brivido come un segnale del mio corpo a riflettere su quelle domande superflue che mi ponevo.
Si, dai, la situazione non era così difficile da decifrare. Ma proprio prima di mettermi il cuore in pace e darmi una risposta chiara John mi avvicinò a se col braccio, forse leggendo il mio brivido come una reazione alla scena che stavano proiettando in quel momento. O forse in reazione a quello che Paul aveva appena fatto.
Quel gesto di conforto però non fu d’aiuto a rilassarmi: infatti, rimasi rigida e non riuscii ad abbandonarmi a quell’intimità totalmente diversa da quella a cui ero abituata ad avere con lui.
“Cara Liz, è meglio che tu te la metta via.. il caro vecchio John è cotto. Ha organizzato tutto per aiutare Paul ma soprattutto se stesso in modo da poter stare solo con te al cinema.. Per questo motivo oggi quando ti ha invitato e tu hai subito tirato in ballo Paul, lui si è rabbuiato. Ha dovuto trovare un modo per tenere Paul lontano da te, anche se il fatto che non abbia collaborato con il suo grande amico è ancora tutto da capire”.
Ancora persa nei meandri delle mie riflessioni, mi resi conto che il film era finito e che erano già iniziati i titoli di coda.
Mi prese il panico. Uscire da lì, il ritorno in auto assieme..
“E ora che faccio?”

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Capitolo 5
*** L'Inversione dei Ruoli tra Uomo e Donna ***


Ehi ehi bella gente!
Come va? Io abbastanza bene dai.
Ecco a voi il nuovo capitolo, fresco fresco di battitura.
Sappiate che questa storia mi sta mettendo seriamente in difficoltà: sone veramente combattutta per quanto riguarda il finale. Continuo a cambiare idea su come potrei far finire le cose. Arg, odio tutta questa indecisione che mi circonda.
Comunque, ringrazio chi segue e recensisce questa storia.
Buona lettura!

Lisa <3


Capitolo Quattro:l’Inversione dei Ruoli tra Uomo e Donna.

 
“Fortuna che gli ho detto alle otto mettendo in conto il suo solito quarto d’ora di ritardo in stile Paul.. Saremo comunque in orario” pensai tra me e me tamburellando le dita sul volante.
“Eccolo finalmente..”

Paul arrivava verso la mia auto molto spensierato e ancora alle prese con il suo papillon. “Ma che cosa ha messo a che fare un papillon.. aaahh, il solito, o meglio, la solita primadonna”.
Salito in macchina, bloccai le sue mani e iniziai ad armeggiare con il colletto della sua camicia bianca per piegarlo nel verso giusto. Eravamo molto vicini l’una all’altro e mentre gli allacciavo il papillon notai Paul deglutire a vuoto con le guance arrossate.
-Sei proprio buffo, sai Paul?! E gli soffiai in faccia per spettinargli i capelli super ordinati.
-Oh no, i miei capelli… e immediatamente tirò giù lo specchietto dell’auto verso di sé per rimettersi tutto a posto.
-Mio Dio Paul, ma non sono io la donna in quest’auto?
E per tutta risposta ricevetti un’occhiataccia delle sue che mi fece intendere l’antifona. Accesi il motore e partimmo: destinazione casa di John.
Essendo tutti in casa a cenare, per le strade non incontrammo nessun’altra auto, cosa che ci permise di arrivare addirittura in anticipo rispetto all’appuntamento previsto. Trovammo John già in cortile intento ad allacciarsi una scarpa. Si rialzò in fretta e ci raggiunse agitando la mano in segno di saluto. Salito nei sedili posteriori, iniziò subito a tormentare le orecchie di Paul che per difendersi iniziò a dimenarsi e a lamentarsi.
-No dai, basta John.. smettila!
-Come mai siete così in orario stasera? Di solito devo stare in giardino minimo mezz’ora ad aspettarvi.. disse John appoggiando la schiena contro la portiera chiusa (cinture di sicurezza chi se ne frega quindi..).
-Eh sai, ho detto a miss perfettino qui di fianco a me di trovarci alle otto quando alla fine bastava solamente partire da casa anche un quarto d’ora dopo.. risposi ingranando la prima.
-Che previdente.. disse John e quando lo guardai attraverso lo specchietto per dimostrargli il mio assenso, lui mi fece l’occhiolino.
Paul nel frattempo era rimasto zitto e sembrava alquanto nervoso. Guardava fuori dal finestrino e teneva le mani strette a pugno.
-Tutto bene Paul? Gli chiesi.
-Si, appunto. Com’è che non hai ancora spiccicato una sillaba? Ti hanno mangiato la lingua per caso? Intervenne John.
-Non ti sarai mica offeso, no? Lo sai che ti prendiamo solo in giro, vero? E gli diedi un colpetto alla spalla per smuoverlo da quel suo continuo silenzio.
Finalmente si smosse:
-Si si. Tutto ok. E’ colpa della cena, ho mangiato troppo forse..
A me però la cosa sapeva tanto di scusa.
-Ma se mangia sempre come un canarino.. disse John protendendosi verso Paul.
-Che ne sai te vorrei proprio saperlo.. rispose Paul.
-Ne so.. ogni volta che andiamo a mangiare fuori assieme stai attento a tutto: e la qualità, e la quantità.. continuò John.
-Scusa se ho problemi e non posso mangiare come un bue come fai te.. e gonfiò la faccia come volesse imitare un pallone. Ma John subito lo bloccò:
-Paul, ti conviene smetterla perché stai rischiando.. ti ricordi l’ultima volta cos’è successo al tuo phon? La stessa cosa potrebbe capitare a qualche altro tuo oggetto cui tieni particolarmente.
-Noo.. disse Paul tutto allarmato. E continuò:
-Ti prego, non distruggere altro.. ok, la smetto.. disse sbuffando.
-Oh, così va bene.. disse John sogghignando.
-Che coppia ragazzi. Siete proprio uno spasso quando vi mettete a bisticciare.. dissi io chiudendo la questione. “Chissà come mai è sempre John ad averla vinta alla fine”.
Parcheggiai l’auto in prossimità del cinema e scendemmo tutti e tre assieme. Ci dirigemmo verso il botteghino dei biglietti e una ragazza che da lontano non riuscivo a inquadrare per bene smise di guardarsi attorno e iniziò a venire verso di noi. Più si avvicinava e più la sua fisionomia iniziava a dirmi qualcosa.
“Oddio, ma quella tipa non era a scuola con noi? Aspetta.. siii! Anzi, oh no!!! E’ lei!!” pensai leggermente preoccupata.
Si trattava niente popò di meno che di Claire, la ragazza più popolare del nostro liceo. Una bionda con fisico pazzesco, a detta dei ragazzi. “Sarà, ma io non ci vedo tutto sto granchè”. Sembrava una barbie, niente di più.
La mia preoccupazione non era dovuta al fatto di dover magari competere con “la signorina sono meglio io di te”. (Anche perché per chi avrei dovuto competere? Ma soprattutto, una cosa me la mangiavo a colazione anche se non ero esteticamente uno schianto). La cosa che mi metteva un po’ di ansia era la reazione che avrebbe avuto Paul nel riconoscerla. Infatti:
-Oh no… che ci fa qui quella?  Disse Paul cercando di nascondersi dietro me e John.
Non voleva che Claire lo vedesse perché sapeva che se lo avesse visto avrebbe passato una serata terribile. Era da due anni che la Barbie cercava di accappararselo: sai che scoop se i due più belli del liceo e del paese si mettessero insieme? Tutti i suoi sogni si sarebbero realizzati all’istante.
Ci raggiunse con il suo sorriso finto a trentadue denti e iniziò a squadrarmi dalla testa ai piedi.
-Ehi John, non mi avevi detto che ci sarebbe stata anche spaventapasseri- beth (ovviamente era il nomignolo che la gran duchessa mi aveva affibbiato).. e lo disse indicandomi facendo l’indignata come solo lei sapeva fare.
-Perché parla come se lei sapesse della nostra uscita? Chiese Paul alquanto alterato indirizzandosi a John.
-Sai Paul, penso che questo incontro non sia del tutto fortuito. Anzi, io direi che non lo è per niente. Sembra quasi che la Barb.. che Claire sia stata invitata ad uscire con noi tre..dissi al mio amico sperando in cuor mio che quella non fosse la vera ragione.
-Ma come Paul.. e più di un mese che mi tartassi parlandomi di Claire. Claire qua, Claire là.. ed ecco qui. Ti ho evitato il problema dell’imbarazzo e le ho chiesto direttamente io di venire al cinema con noi..Ora però, non fare il timido.. e lo spintonò verso la Barbie che era già passata al suo stadio TIGRE AFFAMATA DI GIOVANI UOMINI.
-Aww, su Paulie bello. Non fare il timido ora. Dai, entriamo, altrimenti ci perderemo l’inizio di questo tremendo film. Ho già i brividi.. e Claire si avvinghiò al braccio di Paul che, rassegnato, si incamminò verso il botteghino per comprare i biglietti.
Poco prima di fermarsi però, si voltò verso John e lo guardò in cagnesco, mentre l’amico gli rispondeva mandandogli un bacio.
A mia volta mi girai verso John; non riuscivo a capire niente di quello che stava succedendo.
-John.. dissi.
Ma fui bruscamente interrotta.
-Su su, andiamo prima che sia troppo tardi e che il film sia già cominciato.. disse senza lasciarmi tempo di replicare.
Mi afferrò la mano e mi trascinò verso il cinema.


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Capitolo 6
*** Da Orgoglio e Pregiudizio... ***


Ciao a tutte!
Come va? Qui ricomincia il solito tran tran tra corse per raggiungere le aule disperse in luoghi ahimè sconosciuti e pioggia..
Ma, come vi avevo promesso, ecco a voi un nuovo capitolo.. ma ditemi, secondo voi è il caso che io la continui?
No perchè non so nemmeno io se mi stia venendo bene la cosa...
Comunque eccolo qua!
Buona lettura!

Lisa


Capitolo Sei:Da Orgoglio e Pregiudizio…

 
Uscimmo dal cinema a due a due: Paul e Claire avanti di qualche passo da me e John. “La Finzione fatta a Ragazza” era avvinghiata al braccio sinistro di Paul e continuava a parlargli in tono terrorizzato del film.
-Oddio Paulie.. Hai visto quello zombie che mangiava quell’intestino? Oddio, che schifo! Per fortuna che avevo te al mio fianco..
Ma Paul non apriva bocca: camminava molto rigido e potevo intravedere il pallore del suo viso. Non doveva essergli piaciuto granchè, come già avevo supposto.
John, invece, era estasiato.
-Oh santo cielo.. Questo film è stato pazzesco! Passerà sicuramente alla storia!
Continuava a recitarmi alcune scene che dovevano essergli particolarmente piaciute, ma le rendeva tutte comiche per cercare di farmi ridere. Quel suo modo di comportarsi mi fece tornare il sorriso e accantonare per il momento la questione “Chi ha la Cotta per chi?”.
All’uscita ci ritrovammo tutti e quattro assieme.
Paul si era ripreso dal suo biancore e non sembrava nemmeno particolarmente arrabbiato o infastidito come quando era entrato nel cinema qualche ora fa. La cosa mi fece veramente rabbuiare perché pensai male di lui come ragazzo. Alla fine, si trattava del solito giovane uomo che bastava che una ragazza gli si proponesse senza tanti freni che perdeva la testa? “Che schifo gli uomini..” pensai disgustata. Ma, effettivamente, pensandoci bene, non doveva esserci alcun motivo per il quale io dovessi sentirmi così. In fondo, Paul non era mica di mia proprietà o sotto la mia custodia. Lui poteva fare quello che voleva, avere quante ragazze desiderava..
Io non ero nessuno per impedirglielo, giusto? “Giusto”.
-Beh, ora che si fa? Chiese Paul in tono veramente pacifico, come se nulla fosse.
-Io Paulie dovrei tornare a casa, ma sono troppo scossa per guidare.. guideresti tu per me? Chiese Barbie Raperonzolo.
-Io però sono venuto con l’auto di Liz, non ne ho una mia.. rispose lui facendo notare di non aver capito nulla come al solito.
-Io parlavo della mia auto.. rispose lei dimostrandosi un po’ più intelligente del pollo che puntava.
-Si Paulie.. dimostrati il gentiluomo che sei e scorta la tua principessa al suo castello incantato.. intervenne John dandogli delle spintarelle per incoraggiare il suo amico a lasciarsi andare.
-Va bene, vado.. disse Paul senza tanti indugi, lasciando per qualche secondo John a bocca aperta.
-Beh, allora andiamo, sennò i miei mi sgrideranno tutta domani mattina.. Ciao!
E Claire afferrò per mano Paul portandoselo via senza nemmeno lasciargli il tempo di salutare me e John. O forse lui non si era voltato intenzionalmente. “Mmh, che nervoso!”.
John non disse niente per qualche secondo finché non si girò verso me e mise una mano sulla mia spalla come volesse richiamare la mia attenzione e il mio sguardo fisso verso la direzione in cui Paul era sparito pochi secondi fa.
-Andiamo anche noi.. s’è fatto tardi.. e facendo scorrere la sua mano dalla spalla in giù lungo il braccio, prese la mia mano e la strinse delicatamente nella sua.
Quel suo gesto mi riportò completamente con i piedi per terra. Non me lo sarei mai aspettato; non riuscivo proprio a immaginarmi John sdolcinato o pazzamente innamorato. Ma che ne potevo sapere io di come si comportasse quando lui usciva con le ragazze che gli interessavano?
Eppure iniziavo a farmi convinta del fatto che lui provasse effettivamente qualcosa per me e la cosa non mi creava alcun problema. Sì, insomma, John essendo John a volte era un po’ coglione, ma tutti i ragazzi alla fine lo erano. Anche il santo Paul di cui tutto si poteva dire tranne che cattiverie, si era rivelato identico a tutti i suoi compagni di specie. Quindi..
Andando verso l’auto abbassai lo sguardo verso le nostre mani unite e subito sentii il battito del cuore accelerare. Con la coda dell’occhio lo spiai in volto: sembrava veramente rilassato e felice. Mi lasciai quindi influenzare da quella positività e sentii le mie guance arrossarsi.
Sì, ero contenta che tutto quello stesse succedendo proprio a me. Anche se, in un angolo del mio subconscio iniziava a crescere un senso di colpa verso Paul.
“Ma perché?”.

 

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Capitolo 7
*** ... a 50 Volte il Primo Bacio ***


Si lo so.. oggi sono piena di voglia! Prendetemi così..
Aggiorno anche qui visto che nei prossimi giorni sarò sommersa dagli impegni di studio e di altra natura.
Innanzitutto spero che vi piaccia... oggi lo zucchero è in me! -povere voi a dovervelo sorbire-
Grazie mille a chi recensisce e chi commenta brevemente.

GRAZIE! <3

Buona Lettura!

Lisa <3 :-)



Capitolo Sette:  .… a “50 Volte il Primo Bacio”

 
-Eccoci arrivati..  dissi spegnendo l’auto e voltandomi verso John che per tutto il tragitto non aveva aperto bocca e aveva solamente fumato.
Ero in un certo senso in attesa di una sua spiegazione a tutto quello che stava capitando quella sera. Ma da uno come John ci si poteva aspettare tutto e niente. Se c’era o esisteva un emblema della cripticità, quello era incarnato da lui.
Nonostante gli anni passati assieme, a volte mi chiedevo se esistesse per caso un libretto delle istruzioni intitolato “Come Avere a che Fare con John Lennon” per aiutare quelle come me.
John buttò fuori dal finestrino il mozzicone della sua sigaretta e mettendo una mano dietro la testa abbassò il suo sedile mettendosi quasi del tutto sdraiato.
“Ma che diavolo fa?”
-Hai intenzione di dormire qui dentro? Gli chiesi rilassandomi contro lo schienale.
Avevo come la sensazione che le cose sarebbero andate per le lunghe.
-Beh, magari.. rispose finalmente lui.
“Allora sa ancora parlare..”.
Sospirò e mise entrambe le braccia sotto la testa. Aveva tutti i capelli scompigliati e nei suoi occhi ora leggevo un leggero senso di delusione.
Mi voltai completamente verso di lui e rimasi in silenzio a guardarlo e a cercare di capire quello che poteva passargli in quel momento per la testa. Non era per niente semplice come cosa quindi decisi di passare al piano B, ovvero l’Attacco.
-Non mi devi dire nulla?
Lui sembrò destarsi da chissà quale profonda riflessione e mi guardò negli occhi.
-Tipo? Disse.
-Mmh, vediamo.. non saprei.. per esempio riguardo stasera.. quello che hai fatto e organizzato senza dirci nulla..
-Ti interessa sapere perché ho incastrato Paul o perché ti ho preso per mano?
Alla sua domanda “inaspettatamente” molto diretta, le mie guance si tinsero di rosso imbarazzo. La voce mi si bloccò e rimasi a fissarlo leggermente impanicata.
Che cosa dovevo fare?
Che cosa dovevo dire?
Mi sentivo messa alla prova per l’ennesima volta. Ma soprattutto, ero talmente in imbarazzo che non avevo nemmeno il coraggio di muovere un muscolo del mio corpo.
Vedendo la mia totale immobilità, John si mise seduto e si massaggiò le tempie mostrando inconsapevolmente la sua delusione.
-C’avrei giurato.. quanto sono stupido.. disse quasi masticando ogni singola parola.
Si voltò e mise la mano sulla maniglia per aprire la portiera per scendere ma io presi la sua mano libera tra le mie.
Non avevo nessunissima idea di quello che stavo facendo ma tutto sembrava funzionare perché John si fermò e tornò a guardarmi.
Fissai i miei occhi scuri nei suoi più chiari e ancora una volta, senza sapere bene perché lo facessi, iniziai ad accarezzare la sua guancia e a passare il pollice sul suo zigomo delicatamente.
Non riuscivo a trovare nulla di sensato da dire in quel momento così mi avvicinai e lo baciai in modo lieve per poi staccarmi e realizzare pian piano quello che avevo fatto.
“Oddio.. ho baciato John.. perché?”
Ma i miei pensieri furono interrotti perché John si riavvicinò a me e un po’ titubante mi baciò a sua volta. La sua mano destra accarezzava la mia guancia mentre le sue labbra mordicchiavano le mie dandomi una bellissima sensazione.
Rimanemmo a baciarci in macchina per non so nemmeno io quanto tempo. Tutto sembrava andare a rallentatore e quasi non credevo di trovarmi in quell’auto.
Ero felice.
Ero proprio felice per quello che mi stava succedendo.
E chi l’avrebbe mai detto che mi sarei sentita così nel baciare uno dei miei due migliori amici?
Ormai mi mancava un po’ l’ossigeno perché John non si era più fermato. Sembrava che la frenesia e la contentezza si fossero impadronite di lui. Così mi staccai.
-Ehi.. così mi devi rianimare..
Rimanemmo comunque vicinissimi e ridacchiammo entrambi vedendoci tutti scompigliati e arrossati.
-Eh già.. scusa..
Spostò i miei capelli dietro al collo e si riavvicinò alle mie labbra per darmi un altro tenero bacio. Poi disse:
-Ora è meglio che rientri, sennò tua madre la fricchettona ti farà qualche altro sortilegio.
-Già.. meglio evitare stasera.
Guardandomi negli occhi mi disse:
-Buonanotte Elizabeth.
-Buonanotte John.. risposi io sorridendogli dolcemente.
Scese dall’auto e prima di andare verso la porta di casa si abbassò e si protesse dentro l’auto dal finestrino.
-Immagino che una spiegazione ora sia inutile.
- Già.. le parole sarebbero state meno chiare di quello che è successo qui dentro.
-Vero.. ora vado veramente...
-Notte..
-Notte.. e si diresse verso il vialetto d’entrata.
Accesi l’auto e me ne andai non prima di averlo visto entrare dentro casa e chiudere la porta dietro di sé.

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Capitolo 8
*** La Verità ti fa male, lo so.. ***


Buongiorno a tutte!
Un nuovo capitolo per tutte le interessate a questa storia..fresco fresco di battitura.. spero vi piacerà!!!
Grazie a chi recensisce e legge!!!
Buona lettura!!!

Lisa <3


Capitolo Otto: La Verità ti fa male, lo so..

 
Rientrai in casa cercando di muovermi sulle punte come una ballerina di danza classica, ma come al solito il risultato fu l’opposto: un elefante dentro un negozio di cristalli.. rotti.
“Aaah, al diavolo!”
Mi misi a camminare normalmente senza più sforzarmi di evitare di fare rumore col mio passo leggiadro.
Arrivai in camera e dopo essermi chiusa la porta alle spalle mi lasciai scivolare a terra.
“Che serata.. non saprei nemmeno io che aggettivo usare per definirla.. forse, un misto tra l’inaspettato e il sorprendente potrebbe andare.”
Non riuscivo ancora a capacitarmi di quello che era successo in macchina non meno di un’ora fa.
Mi alzai dal pavimento e raggiunsi il letto, dove mi accasciai e mi rigirai un paio di volte fino a trovare la posizione giusta.
“Sicuramente non riuscirò mai addormentarmi stanotte.. sono così euforica che mi è venuta una paresi facciale per colpa del sorriso ebete che mi si è stampato in volto”.
Stavo veramente bene.
Ero in una sorta di estasi e sentivo la pancia in subbuglio per la mia troppa felicità.
Dovevo dirlo a qualcuno altrimenti sarei scoppiata.
Ma a chi?
Di solito era con Paul che mi consigliavo. O almeno, un tempo era così che mi sarei comportata. Adesso, oltre al fatto che da quando le cose erano cambiate tra noi con lui e non parlavo più dei miei problemi sentimentali, c’era comunque un’altra cosa che mi bloccava dal farlo. Avrei dovuto chiedere a lui suggerimenti su come comportarmi con John.
“Ok.. è una cosa impossibile da fare. Per di più, come reagirebbe uno come Paul a una notizia del genere? – Sai Paul, io e il tuo migliore amico ci stiamo frequentando- Conoscendolo metterebbe su il muso perché si sentirebbe escluso dalla faccenda. Ma Liz, chiariamo un attimo delle cose: primo, perché Paul dovrebbe rimanerci male nel sapere che la sua migliore amica e il suo “quasi” fratello stanno assieme? Dovrebbe invece essere contento, no? Secondo: chi ti dice che tra te e John ci sia effettivamente qualcosa? Si insomma, vi siete solo baciati nelle tua auto.. non c’è mica stata una dichiarazione d’amore vera e propria.. quindi forse ti stai facendo troppi castelli in aria.”
Che esistesse o no quel qualcosa, dovevo parlarne con qualcuno al più presto per sentire delle impressioni diverse dalle mie. Ma chi poteva aiutarmi a quell’ora della notte? La tentazione era alta e inconsciamente mi voltai verso la mia finestra.
Proprio in quel momento vidi accendersi la luce della camera di Paul.
“Cosa faccio? Gliene parlo oppure no?”
Non mi fu lasciato nemmeno il tempo per riflettere sul da farsi che la finestra della stanza di Paul si aprì.
Appena le aprì entrambe, apparve lui. Era alquanto depresso e forse notando una lieve luce provenire dalla mia stanza alzò lo sguardo scoprendomi a guardarlo.
Mi alzai dal letto e com’era d’abitudine, mi sedetti sul davanzale aspettandomi delle domande riguardo alla serata. Ma non so come mai, la mia bocca partì a vanvera.
-Sei riuscito a scappare dalle grinfie della Barbie?
-Fortunatamente si.. te invece, sei già a casa nonostante l’appuntamento galante che avevi? Chiese lui acidamente.
-Quale appuntamento galante scusa?
-Senti, non fare la finta tonta. Ho capito che te e John avete organizzato tutto per non avermi tra i piedi questa sera e poter amoreggiare in santa pace. Ma senza tramare alle mie spalle potevate semplicemente lasciarmi a casa che sicuramente avrei trovato di meglio da fare che passare la serata tra le braccia di quella strega.
-Ma cosa stai dicendo? Ti sei forse bevuto il cervello? Io non ne sapevo nulla.. pensavo che si trattasse semplicemente della nostra solita uscita.. io che tramo.. ma sei impazzito?
-Sai che non sopporto le menzogne Elizabeth.. voi vi siete presi gioco di me; voi che dovreste essere i miei migliori amici.. e te, te che mi confidavi vita morte e miracoli, ora passi il tempo a prendermi in giro solamente.
-Ma hai per caso una crisi adolescenziale all’una di notte Paul?Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo? Farnetichi idiozie!
-Ecco vedi.. siete così in simbiosi voi due ultimamente che nemmeno ti rendi conto di come hai iniziato a parlare.. siete tutti così pappa e ciccia.. ma certo, continuate pure ad amoreggiare alle mie spalle.. tanti auguri e figli maschi!!
E detto questo Paul chiuse la finestra di colpo e tirò le tende lasciandomi come un pesce lesso sul davanzale a guardare quello che faceva.
Se l’era presa.
Si era proprio incavolato anzi.
E aggiungerei, senza avergli raccontato nulla. “Pensa se gliene avessi accennato solo una virgola..”
Ma non capivo se ce l’aveva di più per la storia di Claire o per il mio avvicinamento a John. Che ne potevo sapere io di quello che John a suo dire aveva pianificato!
E poi al cinema a me non era sembrato così dispiaciuto degli strusciamenti della bionda. Se l’era comunque spassata, evidentemente.
Quindi, cosa mi urla in quel modo?
“E comunque non mi farò di certo rovinare la serata appena passata per colpa di quella primadonna invidiosa!”
Chiusi anch’io la finestra e tirai le tende.
Non mi cambiai nemmeno e mi risdraiai sul letto spegnendo la luce.
Eppure, nonostante io non mi sentissi nel torto e ce l’avessi con Paul, il solito senso di colpa mi investì in pieno quando ripensai al bellissimo bacio tra me John. Che Paul fosse veramente geloso? E cosa si fa in questi casi?
“Uff, non ne posso più..Chissà cosa starà facendo John adesso.. di sicuro non si starà scervellando come la sottoscritta, ma starà dormendo tranquillo e soddisfatto.. quello che dovresti fare anche te una buona volta, mia cara..”
Chiusi gli occhi imponendomelo e proprio quando Morfeo stava per prendermi tra le sue braccia, una lacrima rigò la mia guancia e scivolò fino al cuscino dove si lasciò assorbire dal tessuto.

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Capitolo 9
*** Give Peace a Chance ***


Buon sabato a tutte mie bellissime!
Come state? Io diciamo che tiro avanti con la fiacca.. ormai è uno standard ve lo assicuro.
Sono qui con un nuovo aggiornamento che spero vi chiarirà un pò le idee visto la confusione causata dal capitolo precedente.
Spero vivamente che vi piaccia e che continuerete a recensire in molte, mi farebbe realmente piacere.
Non sto cercando di elemosinare la vostra compassione ma "elemosino" i vostri pareri che mi servono per migliorare.
Vi ringrazio tutte: chi legge, chi recensisce, chi passa per sbaglio... TUTTE!
Buona Lettura!!!

Lisa<3



Capitolo Nove: Give Peace a Chance

 
Erano passate settimane da quella fatidica serata e la situazione tra me e Paul non era cambiata di una virgola. Non c’eravamo più parlati e la stessa cosa valeva tra lui e John. Solo che John la prendeva molto meglio della sottoscritta. Ripeteva in continuazione che alla fine gli sarebbe passata perché cito testualmente “senza di noi due non sarebbe resistito ancora molto”. Quanto invidiavo il suo modo di prendere le cose con così tanta filosofia e ottimismo. Io invece avevo il sospetto che la cosa non si sarebbe risolta molto in fretta; in più, iniziavo a convincermi dal fatto che quella di Paul fosse stata una vera e propria scenata di gelosia. Lui doveva essere geloso di John, del fatto che fosse riuscito a “conquistarmi” attraverso dei modi a suo dire subdoli. Ma allora, perché incavolarsi anche con me? Solo perché avevo dato retta alle mie emozioni dovevo essere considerata colpevole?
Secondo me avevo fatto bene a seguire il cuore; inoltre, ero grata a John di aver fatto il primo passo visto che così avevo finalmente capito che per lui non provavo solamente sentimenti amicali.
Dopo quel nostro primo bacio avevo trovato la chiave di lettura per quei sogni in cui comparivano sia John sia Paul, però in modo alternato. Io li desideravo entrambi perché per entrambi provavo qualcosa, ma quel sentimento non era lo stesso. Paul era un paradiso ambulante per gli occhi di qualsiasi ragazza; era veramente bellissimo anche per quanto riguardava i miei gusti, ma oltre a quello non sentivo altro che potesse farmi andare più in là dell’amicizia. Con questo non intendevo dire che John fosse brutto, anzi. Il suo tipo di bellezza mi attirava di più e poi la complicità tra noi due di certo non mancava.
Ora facevamo coppia fissa ed eravamo usciti insieme parecchie volte come tale. Quella sera per esempio l’avevo invitato a cena a casa mia visto che mia mamma era via per il fine settimana per partecipare ad una fiera sui bulbi dei tulipani.
“Magari stasera ci potrebbe essere un dopo cena interessante..” pensai.
Per la preparazione della cena però dovevo assolutamente andare a fare qualche acquisto. Non sapevo ancora che cosa avrei cucinato, ma sapevo una volta dentro il supermercato mi sarebbe venuta l’ispirazione. Così mi vestii con una salopette a pantaloni corti e una semplice maglietta bianca, lasciando i capelli sciolti e tenuti a bada da una bandana rossa. Presi la borsa a tracolla e via: ero pronta.
Uscii da casa e m’incamminai verso il centro del paese, serena e speranzosa per la serata che mi sarebbe aspettata. Passando davanti alla casa dove viveva Paul, mi voltai per vedere se il mio amico fosse fuori in veranda a leggere, ma niente. Sembrava non ci fosse nessuno all’interno dell’abitazione. Mi mancava quello scemo. Era pur sempre un mio caro amico e la sua presenza vicino a me era un’abitudine che volevo riprendermi. Ma la cosa non doveva e non poteva venire solo da me; quindi me la misi via, perché io non avrei mai fatto il primo passo senza un suo segnale positivo.
Continuai per la mia strada e in meno di una ventina di minuti raggiunsi la zona dei negozi e del supermercato del paese. Entrai e m’immersi tra i vari scaffali cercando di lasciarmi ispirare da tutte le varie pietanze che vedevo. Alla fine optai per la parmigiana fatta in casa e degli stuzzichini come aperitivo. Presi anche delle birre e altre bibite, tanto per non risultare una patita per l’alcool. Già che ero dentro il supermercato feci anche un po’ di spesa generale per la casa. Ma appena finii di pagare me ne pentii, e non solo per il conto salatissimo. Come avrei fatto a portare a casa quelle due enormi borse di carte piene fino all’orlo? Oddio, sarebbe stata una faticaccia assurda. “Perché non sono venuta in macchina?”
A malincuore me le caricai in braccio e uscii dal supermercato con non poca difficoltà. Iniziai a ripercorrere la strada al contrario ma quando arrivai all’incrocio col passaggio pedonale, una delle borse si ruppe spargendo i vari prodotti sul marciapiede e sui piedi di un ragazzo che come me voleva attraversare la strada. Trovandosi tutte quelle cose vicino, il ragazzo si abbassò per aiutarmi a raccoglierle e solo il quel momento mi accorsi che si trattava di Paul. Mi avvicinai e mi abbassai a recuperare le cose assieme a lui che finalmente si accorse che la sfortunata ero io.
Tra l’imbarazzo generale riuscii a formulare una frase di senso compiuto:
-Ehi grazie.. ma che ci fai anche te qui?
Non so per quale motivo, ma non mi sentivo più così a mio agio in sua compagnia. Senza saperlo, qualcosa tra noi due si era rotto; in cuor mio, però, volevo aggiustare le cose.
-Ero andato a ritirare il vinile che avevo ordinato al negozio di musica vicino al parco. Te invece, grandi spese a quanto vedo.
Mi parlava senza nemmeno guardarmi in faccia una volta, come volesse evitarmi.
-Grazie ancora comunque.. queste borse sono veramente pesanti e a quanto pare fragili.. la mia spesa ne ha fatto le spese!
Ma la mia battuta non lo fece per niente ridere, anzi, rimase sempre muto come un pesce.
Allora, mi vidi costretta a cambiare strategia e a fare quel benedetto primo passo verso la pace.
-Senti Paul, mi dispiace. Lo sai anche tu che non devi incolpare me e John per quello che è capitato. E’ successo, punto. Ma il mio stare insieme a lui non significa mica che con te non voglio più averci niente a che fare.. e questo vale anche per John: noi rivogliamo indietro il nostro amico.
Sembrava quasi che le mie parole lo avessero convinto perché sembrò ridestarsi dal suo stato comatoso. Nel raccogliere le mie povere melanzane lo vidi sospirare e cambiare espressione alleggerendo i suoi lineamenti.
-Ne parliamo davanti ad un caffè, ti va? Mi propose.
-Come no! Certamente!
Ci alzammo in piedi insieme e finalmente ci guardammo negli occhi entrambi. Forse mi sbagliavo, o forse no, ma quegli occhi verde bosco mi stavano sorridendo, come un tempo. Azzerai le distanze tra i nostri corpi e lo abbracciai stretto stretto. Mi mancava il mio amico, mi mancava terribilmente.
Inizialmente dovevo aver spiazzato Paul con quel gesto perché lo sentii irrigidirsi. Ma non ci volle molto che lui ricambiasse l’abbraccio. E rimanemmo in mezzo al marciapiede stretti l’uno tra le braccia dell’altro per non so quanto tempo. Non avrei mai voluto sciogliere quel contatto: mi sentivo di nuovo da Dio. Avevo finalmente ritrovato il secondo uomo più importante della mia vita.
-Ehm.. meglio che la smettiamo sennò se John per caso lo venisse a sapere qualche altro oggetto di mia proprietà farebbe una brutta fine.
Paul mi liberò dal suo abbraccio ed io indietreggiai leggermente per poter riguardarlo in volto.
-John capirebbe, sa cosa ci lega.. comunque, ce lo andiamo a prendere questo caffè per siglare il nostro trattato di pace? Chiesi io.
-Sembra che ci siamo una guerra contro se dici così..
- Beh, non ci siamo parlati per due settimane.. non mi sembra una cosa molto pacifica.
- In effetti, hai ragione anche su questo Elizabeth.
-Modestamente mio caro, ti direi di pensare a che madre mi ritrovo, ma non servirebbe poi a molto, giusto?
-Già..
Oh come mi erano mancati quei sorrisoni contagiosi. Ma non potevo continuare a dimostrargli la mia felicità oltremodo smisurata per non illuderlo. Si, perché rimanevo fermamente convinta che tutta quella brutta situazione fosse nata a causa della sua gelosia. Anche John concordava su questo.

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Capitolo 10
*** Street Fighting Girls ***


Buongiorno a tutte!
Come vanno le vacanze di Pasqua?
Io devo assolutamente mettermi a studiare ma trovo qualsiasi distrazione pur di non farlo.. datemi una mano!!!!
Vi lascio con questo nuovo capitolo un pò strano ma spero comunque che vi piacerà!!!
Grazie a tutte ma tornate a recensire mi raccomando!

Lisa<3


Capitolo Dieci:  Street Fighting Girls

 
-Beh ma, come facciamo ad andare al bar con un sacchetto intero e l’altro rotto? Dove la mettiamo la roba che non ci sta?  Chiesi rendendomi conto dell’effettivo problema.
-Oh beh, a questo ci penso io.. vado al supermercato e chiedo al cassiere di darmi gentilmente un sacchetto perché il nostro si è rotto! Rispose Paul.
-Nostro? E da quando in qua sarebbe anche tua la spesa? Vuoi sempre essere al centro dell’attenzione te.. lo canzonai.
-Non si tratta di primeggiare, ma di galanteria mia cara! Rispose inacidito.
-Quanto mi mancava il tuo essere permaloso..  e lo pizzicai sul braccio.
-E a me non mancava per niente il tuo prendermi in giro.. e si massaggiò il braccio dove era diventato rosso.
-Non dire scempiaggini.. non ce la facevi più senza di me, di la verità..
-Già, in effetti..
Oddio l’aveva detto veramente.
Gli ero mancata.
Aveva sentito la mia mancanza.
-Beh, aspettami qui che torno subito col sacchetto per la TUA spesa.. e prima di allontanarsi con il suo passo leggiadro mi strizzò l’occhio.
Io rimasi vicina alle mie cose che avevo raggruppato vicino al muro e mi misi a pensare. E se John fosse il ragazzo perfetto per me solo fino ad un certo punto? E se invece fosse Paul la mia anima gemella a 360 gradi? Queste sarebbero rimaste mere supposizioni senza una prova concreta. Ma come avrei potuto capirlo senza ferire sia John sia Paul?
“Eh bella domanda Liz.. più ostica di quella di Amleto!”
Improvvisamente, sentii una toccatina sulla spalla che mi costrinse a voltare e a trovarmi faccia a faccia con l’ultima persona che avrei voluto vedere.
-Eh brava la mia Liz..
La voce squillante della Barbie risuonò nelle mie orecchie stridente e antipatica. Che diavolo voleva ora da me quella svampita? Mi pedinava per caso?
-Che diavolo avrei fatto per meritarmi questi tuoi elogi, Claire?
-Mmh, vediamo.. ah si.. Hai preso due piccioni con una fava..
-Che vuoi dire con questo?
-Ti credevo più perspicace, spaventapasseri..
-Tieni per te i tuoi soprannomi, insulsa biondona senza cervello..
Non so se questa fu la goccia che fece traboccare il vaso, ma senza nemmeno accorgermene mi ritrovai Claire addosso. Con uno spintone molto forte mi fece cadere a terra e mettendosi cavalcioni sopra di me iniziò a riempirmi di schiaffi impedendomi con le gambe di difendermi. Ero in balia della sua violenza.
-Ritira quello che hai detto stupida sciacquetta che si crede una santa!
Io non proferivo parola troppo sconvolta per quello che mi stava succedendo. Ricevetti molti altri schiaffi prima di essere liberata da delle mani sconosciute che tirarono via la Barbie dalla sottoscritta.
Riuscii ad alzarmi a fatica da quella psicopatica e mi appoggiai al muro dietro di me per sostenermi. Avevo il labbro rotto e il sangue mi colava da mento; oltre a tutto ciò avevo la testa terribilmente pesante e le vertigini.
Riconobbi il mio salvatore: era il barista che doveva aver visto tutto da dentro il bar che si trovava all’altro lato della strada.
Mi sentii cadere ma delle braccia mi presero in tempo facendo si che non svenissi.
-Ma che diavolo è successo qui? Chiese una voce verso Claire. Doveva essere Paul.
-Ehi ragazzo –intervenne il barista- questa qui –indicando Claire-è letteralmente saltata addosso alla tua amica senza permetterle di difendersi. L’ho bloccata in tempo prima che la conciasse in peggiori condizioni.
-Sei stata te? Ma perché? Urlò Paul contro Claire.
-Se lo meritava quella zoccola che vuole recitare la parte della Vergine Maria.. disse Claire cercando di divincolarsi dalla ferrea presa del barista.
Io intanto mi sentivo mancare letteralmente la terra sotto i piedi e il sangue che mi usciva dal labbro aveva formato una piccola pozzanghera sui miei piedi.
-Ehi.. lasciami andare te..
Claire riuscì a liberarsi del barista e iniziò a ricomporsi quel tanto che bastava per tornare a sembrare quella Barbie innocua che voleva apparire agli occhi di tutti.
L’ultima cosa che vidi prima di svenire definitivamente fu Claire che si avvicinava pericolosamente a me e a Paul come volesse terminare quello che aveva iniziato poco prima. Ma anche se io non ero del tutto cosciente, riuscii a sentire quello che disse quasi ringhiando a Paul.
-Bene Paul..quella sera hai rifiutato le mie attenzioni perché hai detto che ami un’altra.. ma è inutile che fai tanto il vago: si è capito che ti riferivi a questa schifezze che tieni tra le braccia.. beh, visto che con me non ha funzionato, spero che almeno con lei ti si rizzi, sennò saresti proprio uno spreco della natura.
Poi non sentii più nulla, buio totale.

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Capitolo 11
*** Senti Come Versa la Mia Testa ***


Ciao mie care..
Si lo so... sono un pò in ritardo, ma sappiate che non l'ho fatto apposta... internet qui è un dramma ultimamente.. uff!
Questo capitolo è abbastanza tranquillo ma i prossimi tre( ovvero gli ultimi tre) saranno un pò azzardati, ve lo dico.. a me -stranamente- piacciono come idea per chiudere la storia, anche se.. vabbè, non dico altro se no vi tolgo la suspance..
Vi lascio alla lettura!
Alla prossima!

Lisa<3

p.s. i commenti sono super graditi, grazie!


Capitolo Undici:  Senti Come Versa la Mia Testa

 
Riaprii gli occhi e la prima sensazione che provai fu un dolore lancinante alla testa. Sembrava che fossi stata lapidata in faccia: tutto pulsava e faceva un gran male.
Si insomma, stavo meglio prima di andare al supermercato, diciamo.
Del ghiaccio mi era stato posato sul labbro che si era rotto ma non sanguinava più, a quanto pareva. Rimaneva il fatto che anche se il sangue non colava più dal taglio, sentivo un gran bruciore dove la spaccatura era ancora aperta.
“Ehi, ma un attimo.. Dove sono? Questa sbaglio o è camera mia? Che ci faccio qui io? Come ci sono arrivata?”
Cercai di alzarmi dal mio letto ma la testa estremamente pesante me lo impedì, così mi accasciai nuovamente sulle coperte tra i lamenti. Dovevo assolutamente andare in bagno ma da sola mi era impossibile stare in piedi. L’unica cosa che mi venne in mente di fare fu di chiamare a gran voce chiunque ci fosse in casa, se effettivamente qualcuno vagasse dentro quelle mura.
- Ehi, c’è qualcuno?
Niente.
-Me la sto facendo addosso!
Niente ancora.
Anzi, si sentì un rumore. O meglio, una sottospecie di fracasso dovuto a qualcuno che ruzzolava salendo le scale velocemente tra le imprecazioni più disparate.
-Porca vacca.. questi piedi del cavolo.. Arrivoooo!
Riconobbi quella voce: era sicuramente Paul.
Correndo come un forsennato entrò in camera mia e raggiunse il letto dove ero distesa ancora a pancia all’aria.
-Oh, ti sei svegliata finalmente! Non sapevo dove portarti e soprattutto se fosse il caso di farti visitare dal medico.. ma conoscendo la tua avversione per il sangue ho subito immaginato che fossi svenuta per averlo visto, non per un trauma.
-Grazie dottore.. Ora mi darebbe una mano a raggiungere il bagno per favore?
-Oddio, si certo!
Paul mi prese sotto la schiena delicatamente e mi tirò su. Aspettò due secondi che mi abituassi a quella posizione e poi mise il mio braccio attorno alle sue spalle. Cingendomi in vita mi mise in piedi e molto lentamente uscimmo dalla mia stanza per arrivare poi di fronte alla porta del bagno.
-Oddio come mi gira la testa..
Avevo ancora le vertigini e sinceramente non sapevo come sarei riuscita a fare la pipì da sola se non riuscivo nemmeno a stare in equilibrio.
-E allora come si fa?
Paul sembrava avermi letto nel pensiero perché si chiese la stessa cosa.
-Tu portami dentro e siedimi sulla tazza.
-Io?!? E diventò tutto rosso.
-Si.. chi se no? Vedi qualcun altro qui?
-Certo che no, ma.. non puoi arrangiarti te?
-Cristo Paul.. devi solo sedermi sulla tazza, non spogliarmi..
-Oh beh, ci mancherebbe.. e sospirò sollevato perdendo quasi tre chili nel contempo.
Mi fece da portantina finché non raggiunsi la tanto sognata tazza del water e mi posizionò prendendo la mira facendomi finalmente adagiare sulla tavolozza.
-Ok, qui il mio compito è finito, aspetto fuori..Quando sei pronta fai un fischio..
-Grazie.
Uscì chiudendo la porta alle sue spalle e io a fatica iniziai a sganciare le bretelle della salopette. Calai tutto quello che c’era da calare e attesi, ma un colpo di tosse improvviso dietro la porta mi fece sobbalzare.
-Ma sei li fuori?
-Te l’avevo detto che avrei aspettato qui..
-Si.. ma non è educato origliare mentre una persona sta al bagno a farsi gli affaracci propri.. e poi sapendo che sei li dietro non riuscirò mai fare quello che devo fare..
-Oh Gesù.. Dove devo andare allora?Giù da basso?
-Il solito esagerato.. Vai in camera mia intanto; è questione di un minuto..
Lo sentii avviarsi verso la mia stanza brontolando “che a volte ero proprio una ragazzina”.
In quattro e quattr’otto feci quello che dovevo fare e alzandomi traballante mi avvicinai allo specchio per osservare in che situazione fosse il mio volto.
“Oh santo cielo..”
Furono le uniche cose riuscii a pensare in quel momento.
Ero completamente a macchie rosso-violacee su tutta la pelle e il labbro inferiore era gonfissimo.
“Sono inguardabile..rimarrò deturpata a vita..”
I minuti passavano mentre io rimanevo in silenzio a guardare quello che mi aveva fatto quella stupida di Claire. Perché poi se l’era presa così tanto con me?
Vaghi ricordi affioravano di tanto in tanto ma della discussione che avevo avuto con lei rimanevano più vuoti che altro. Ricordavo che una sorta di minaccia era stata rivolta a me e a Paul ma le parole esatte mi sfuggivano in quel momento.
-Ehi Elizabeth, tutto ok?
Nonostante Paul continuasse a bussare alla porta io nemmeno lo consideravo: ero troppo persa a guardare gli sfregi che ricoprivano il mio viso. Non mi accorsi nemmeno che avevo iniziato a piangere e il tutto era causato da un misto di emozioni che mi riempivano dalla testa ai piedi: rabbia, frustrazione, paura.. queste erano le principali.
-Stai bene? Guarda che io ora entro..
Paul aprì la porta e mi trovò di fronte allo specchio con il volto rigato dalle lacrime  intenta a valutare il danno subito dal mio labbro inferiore. Si avvicinò a me e fermò il mio dito indice dal continuare a toccare il taglio che di lì a poco avrebbe ricominciato a sanguinare se l’avessi tormentato ancora.
Facendomi voltare verso di lui, mi asciugò con i pollici le lacrime.
-Guarirà tutto..tornerai bella com’eri  prima.. disse puntando i suoi grandi occhi color bosco nei miei marrone scuro e in quel momento arrossati per il pianto.
Stava cercando di consolarmi ma io dentro sentivo solamente una grande paura: l’adrenalina se n’era andata completamente lasciandomi spossata e facendomi realizzare quello che era successo e quello che sarebbe potuto accadermi se il barista non fosse arrivato in mio soccorso.
Mi strinsi a Paul per trovare quella sicurezza che avevo smarrito e lui, facendomi da sostegno, mi aiutò a tornare in camera.

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Capitolo 12
*** Room Of Fire ***


Buongiorno!!
-2 alla fine!!! Eh si... anche quest'agonia di storia finirà!
Come state? Qui oggi c'è un unico raggio di sole che cerca di farsi largo tra queste maledette nuvolacce che rompono le scatole!
Spero che questo capitolo un pò strano vi piaccia... già anticipa che la fine non sarà LIETA..anzi.
Buona lettura e ogni commento è ben accetto!

Lisa<3



Capitolo Dodici: Room Of Fire
 

Una volta sul letto mi sdraiai nuovamente e mi misi a fissare il soffitto senza pensare specificatamente a qualcosa in particolare.
Forse, inconsciamente, mi stavo comportando così perché volevo evitare di spiegare a Paul per filo e per segno perché io piangessi. Lui si sedette di fianco a me puntellando i gomiti sulle sue cosce e nemmeno lui sembrava molto invogliato a parlare.
Sotto sotto io ero in attesa di una specie di spiegazione, se ce n’era una a quello che era successo (era un periodo pieno di spiegazioni cercate quello).
Ricordavo vagamente che Claire aveva accennato a un loro incontro intimo non ben riuscito perché Paul aveva in mente un’altra ragazza. E sembrava che la Barbie alludesse alla sottoscritta. Ma cosa potevo aver mai fatto per meritarmi tutte quelle botte in faccia?
Mi toccai nuovamente il labbro sovrappensiero ma subito le mani di Paul mi bloccarono.
-La vuoi piantare di toccarti? Vuoi che ricominci a sanguinare?
-Ok ok, la smetto.. ma tu per favore smettila di comportarti come una mamma inacidita. Da quando siamo entrati qui, non hai mosso un muscolo.. che diavolo ti succede?
-Nemmeno te hai fatto nulla del perchè piangessi.. Io comunque non ho niente.. disse fissandomi malamente.
-Senti, io non parlo solo del tuo comportamento di adesso o di qualche settimana fa.. so che quello che ha fatto John non ti va ancora a genio, ma già prima che succedesse tutto ciò eri strano. Ti dava fastidio qualsiasi cosa lui dicesse e sembrava che tra te e lui ci fosse sempre una sorta di competizione..
-Ti stai sbagliando..
-Paul ti conosco da una vita praticamente e tu per me sei sempre stato un libro aperto per la maggior parte delle volte.. quindi smettila di fare l’evasivo e parla..
-Liz, io non ho nulla da dire.. ma cosa vuoi?Che diavolo vuoi da me che non ti da già John,eh?
-Ma..io non intendevo certo questo, mio caro..
-E allora cosa?
-Perché Claire mi ha picchiato? Passai al contrattacco.
-Ss-scusa?E che ne so io? Le avrai detto qualcosa di antipatico, come il solito.. farneticò.
-Ma la difendi anche?
-No no.. ci mancherebbe.. è una vipera quella.
-E allora perché ha detto quelle cose su di te..?
-Non ha mai parlato di me, ti stai immaginando tutto.. era sulla difensiva.
Non ostentava più quella sicurezza che di solito gli apparteneva di natura.
-Ok che ho preso molte botte in testa ma non mi sono mica rimbambita tutto un colpo. Ricordo che quell’idiota della bionda ha accusato la tua virilità di essersela data a gambe quando invece era richiesta la sua presenza..
Mentre Paul ascoltava ogni mia singola parola i suoi occhi si sbarravano sempre di più e il suo viso diventava sempre più rosso per l’imbarazzo.
-Ah..quindi ti ricordi veramente quello che è successo..o meglio quello che ha detto Claire..
-Si.. almeno fino a lì si..ma quello che ha aggiunto poi non lo ricordo per nulla.. mentii.
Sentita quella frase, vidi Paul rilassarsi notevolmente e, come fosse stanco di stare seduto scomodamente sul bordo del mio letto, si distese a pancia in giù mettendosi al mio fianco.
-Beh, non era niente d’importante..solo qualche altra accusa rivolta al sottoscritto..Ma la verità è che non mi sono tirato indietro perché non riuscivo..
Mise le braccia conserte e ci appoggiò sopra la testa voltandosi verso di me. Mi metteva un po’ a disagio averlo così vicino ma non stava poi facendo niente di clamoroso. Tante altre volte c’era capitato di stare così a contatto ma non avevo mai provato quella sensazione di ansia che sentivo in quel momento. Era evidente quindi che nemmeno nei confronti di Paul i miei sentimenti erano rimasti immutati a com’erano qualche settimana fa.
-E allora perché non ci sei stato?
Come fosse stato colto alla sprovvista da quella mia domanda, iniziò quasi a tossire.
-Ma Elizabeth.. che razza di domande fai? Non sono certo cose che vengo a raccontare a te che sei una ragazza..
-Mpf.. Quando fai così sei proprio un frignone.. Ha ragione John quando dice che sei permaloso.
-Già..John..
Nel dire il nome del suo “quasi fratello”, Paul si rabbuiò e sospirò come volesse far uscire sottoforma d' aria parte della sua sofferenza interiore. Iniziò a guardare verso la parete, immobile.
-Paul.. cercai di richiamare la sua attenzione.
-Mmh?
-Non ti va proprio giù eh?
-Cosa?
-Dai, non fare il finto tonto.
Si girò mettendosi a pancia in su questa volta e si sorresse la testa con entrambe le braccia.
-Hai proprio un letto scomodi Liz.
-Non cambiare argomento..
-Eh va bene..ma devo essere proprio sincero?
-Mmh, vedi te..
-Ok, no..non mi piace per niente la cosa.. ti va bene così?
-E perché mai? John è un bravo ragazzo, lo sai pure te!
Volevo metterlo alla prova e vedere se effettivamente Claire avesse ragione, se lui non era voluto andare a letto con lei perché era innamorato di me. Ma se lui lo fosse stato.. che avrei dovuto fare? Avevo capito che non ero indifferente al suo fascino e alla sua persona ma non sapevo veramente come avrei potuto reagire ad una scoperta del genere.
-Ma si ma si.. non discuto John in quanto persona o per il suo comportamento..a me non va giù un’altra cosa..
-Cosa?
Iniziava a farmi male la testa con tutto quel girare intorno alla questione.
-Non è semplice.. rovinerei tutto Liz.. rovinerei tutto proprio ora che ti ho ritrovata e non me lo perdonerei mai.. e si coprì per un momento per un momento il viso quasi non riuscisse più a sopportare quella situazione. Sembrava esasperato e sull’orlo di un precipizio che per lui doveva essere solo una voragine buia e piena di dolore. Io invece volevo spingerlo a buttarsi perché forse quel salto nel buio poteva rivelarsi per lui la salvezza e il raggiungimento della felicità.
Certo, le botte che avevo preso in testa dovevano essere state belle forti per avermi dato il coraggio di fare quello che feci. Tolsi le sue mani dal suo volto e mi avvicinai a lui per poterlo guardare bene negli occhi.
-Paul..ti prego..sii sincero..sei… sei per caso innamorato di me? Se è così, devi dirmelo..non sarebbe giusto altrimenti.
Vidi Paul cambiare totalmente espressione: stava reagendo come tutte quelle persone cui è capitato di vedere il loro più grande segreto rivelato. Ma io speravo con tutto il cuore che il fatto che io avessi capito tutto non lo facesse chiudere in sé stesso.
-Ti prego..dimmelo.
Ma perché lo supplicavo di rivelarmi i suoi sentimenti? In fondo potevo starmene zitta e lasciare che le cose rimanessero com’erano. Eppure in quel momento desideravo ardentemente sentire quelle due parole dette da Paul. E forse desideravo ardentemente anche lui.
Lo vidi titubante e preoccupato per la sua situazione e quindi decisi di andare per l’ennesima volta in suo aiuto. Mi avvicinai ulteriormente rimanendo a soli pochi millimetri dalle sue labbra.
Amavo il suo profumo, come odorava sempre di buono la sua pelle. Lo sentii ansimare leggermente per quell’avvicinamento improvviso ma io non mi bloccai. Azzerai anche quella minima distanza e lo baciai, non senza sentire alcun dolore al labbro tagliato. In quel momento i sensi di colpa dovevano essersi relegati veramente nel mio più profondo interiore perché non provavo nulla se non desiderio.
Paul si staccò a fatica da quel contatto biascicando malamente “non farmi questo Liz..non saprei fermarmi poi..”. Io lo ribaciai e mi staccai solo qualche secondo per dirgli di non fermarsi affatto.
Ricominciammo a baciarci e questa volta nulla ci interruppe. Paul ribaltò le posizioni e questo non mi permise di vedere che qualcuno ci stava vedendo dalla porta semi-aperta della mia camera. E quel qualcuno non era una persona a caso.

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Capitolo 13
*** I Can't Fall In Love With You ***


Buongiorno!
Ebbene siamo arrivate quasi alla fine. Dopo questo capitolo ci sarà l'ultimo.. un pò mi dispiace a dirla tutta: si perchè, nonostante questa storia non abbia avuto lo stesso "successo" dell'altra fa comunque parte di me e vederla finire mi lascia un pò di vuoto...avete presente quanto siete sulle giostre scavezzacollo? quelle che ti fanno sentire lo stomaco inesistente? ecco.. o più semplicemente, mi sento come quando finisco di leggere un libro.. una sorta di malinconia mi pervade per delle ore.. mai provato?
Va bene..non vado oltre perchè sennò sembro malata.. eheheh!
Vi lascio.. buona lettura e grazie come sempre a tutte!

Lisa<3


Capitolo Tredici: I Can’t Fall in Love With You


 
Mi svegliai alquanto intontita e confusa, come se avessi bevuto quanto un ubriacone. A giudicare dal colore del cielo non doveva essere nemmeno notte fonda.
“Come notte fonda?!?! Oh no!!! Il mio appuntamento con John!!!!”
Mi alzai dal letto allarmata e cercai conferma dell’orario guardando il mio orologio da taschino che avevo lasciato sul comodino.
“Le 23.00?!? Ma perché diavolo..”
Un brivido scosse il mio corpo dai piedi alla testa e mi fece rendere conto di non avere nulla addosso. Ero completamente nuda: ma perché!?
Solo in quel momento mi accorsi del braccio che si allungava verso il mio posto del letto.
“Un braccio? Ma chi è?”
Al buio mi avvicinai verso l’altro lato del letto e cercando di fare più piano possibile iniziai a studiare quella figura all’apparenza sconosciuta.
“Capelli scuri, labbra carnose, sopracciglia perfette..ma non è mica Paul?”
Un fulmine a ciel sereno mi investì in pieno petto.
“Oddio!!ora si che ricordo!”
Avevo fatto l’amore con Paul.
I ricordi m’invasero come un’ondata di alta marea: io e lui che ci baciavamo desiderosi di averci, lui che mi spogliava avido di assaporare ogni centimetro della mia pelle, i nostri respiri affannosi che seguivano il nostro cuore fuori controllo, e poi.. e poi quelle due parole sussurratemi all’orecchio mentre bruciavo letteralmente di passione. Si, alla fine le aveva dette quelle due famose paroline; e ora che avevo potuto “provare”  entrambe le possibilità che mi venivano messe davanti, toccava a me scegliere.
Persa nelle mie riflessioni sussultai lievemente quanto sentii il letto sobbalzare e Paul sedersi dietro di me avvolgendomi con le sue gambe. Il suo fiato caldo sul collo riaccese quegli istinti che qualche ora fa mi avevano fatto cadere tra le sue braccia. Spostò i miei capelli dalla scapola e iniziò a baciarmi risalendo verso il collo. In un primo momento lo lasciai fare permettendo che le sue mani vagassero libere sul mio corpo. Qualcosa però scattò nella mia testa e capii che non era quello che realmente volevo.
-No Paul, fermati..
Mi liberai dalle sue gambe e prendendo la mia maglia da terra mi alzai e mi coprii per quello che riuscivo.
“Che stupida che sono..stupida stupida stupida!!!”
Paul mi guardava ancora molto su di giri e alquanto confuso.
-Che ho fatto che non va?
Noncurante del fatto che fosse completamente nudo, si alzò e si avvicinò a me.
-Paul copriti, che fai? Qualcuno potrebbe vederci..
-Ma cosa stai dicendo..
Mi prese il mento e cercò di sollevarmi il viso per poter ricominciare a baciarmi. Io mi scansai nuovamente e Paul s’infastidì molto questa volta.
-Cosa diavolo ti prende Liz?
-Io.. io non posso Paul..ho sbagliato..
-Come hai sbagliato? Cosa hai sbagliato? Oh santo cielo..io..non ti capisco..disse iniziando ad andare avanti e indietro per la stanza passandosi le mani tra i capelli.
Non so come feci o da dove presi il coraggio di dire quello che dissi, ma parlai dando libero sfogo ai miei pensieri.
-Io non dovevo fare quello che ho fatto..non dovevamo farlo tutti e due.. io non gli do lo stesso significato che gli dai tu..vedi Paul..io..io non credo di amarti.
Vidi il viso di Paul trasformarsi in una maschera di dolore mista a rabbia che mai gli avevo visto esprimere. Senza nemmeno guardarmi più volto si mise a raccattare i suoi vestiti e, una volta indossati i boxer, prese ed uscì dalla mia stanza. Lo sentii scendere le scale, ma io non riuscivo a muovere un muscolo del mio corpo ed era come se il mio cervello fosse andato in stand-by. Non un pensiero affollava la mia mente.
La porta di entrata si aprì e lì qualcosa in me scattò perché, nonostante la mia nudità a mala pena nascosta, cercai di recuperare il terreno perduto e raggiungere Paul per spiegargli..
“Ma spiegargli cosa? Non gli ho già detto quello che dovevo dirgli?”
Sicuramente era già entrato nel suo cortile e io sapevo che sarebbe stato inutile cercare di raggiungerlo. A spere sue avevo finalmente capito quello che dovevo capire.
Non lo amavo.
Provavo solo una forte attrazione per lui. Una specie di brama di averlo: ma oltre  a quello non poteva esserci altro tra me e Paul. Anche se ormai, arrivati a quel punto non potevamo nemmeno rimanere amici. Eravamo solamente due ex-amanti e nulla più, perché Paul difficilmente mi avrebbe più rivolto la parola. E non gli davo nemmeno torto..mi sarei picchiata da sola per quello che avevo fatto.
“Dio mio..devo assolutamente rimediare con John..forse vedendolo capirò cosa provo per lui visto cos’è successo oggi..”
Tra il panico più totale per che avrebbe potuto dire John al riguardo, mi rivestii. Cercavo di guardare il meno possibile il mio letto. Dovevo assolutamente fare qualcosa per togliere all’intera stanza l’odore di sesso che ormai si stava impregnando alle pareti. Ma ora la mia priorità era John.
Corsi fuori di casa e salii in auto con l’intenzione di arrivare il prima possibile alla sua casa. Ma a quanto pareva il destino mi era avverso perché la macchina non aveva nessunissima intenzione di partire. Senza badare al fatto che non fosse primo pomeriggio ma quasi mezzanotte, uscii dall’auto e iniziai a prenderla a calci inveendo contro lei e contro il mondo intero.
Perché mi ero cacciata in quella situazione? Perché mi ero lasciata trasportare dai miei istinti e non avevo dato ascolto a quella vocina interiore che mi intimava di fermarmi?
“Ora come glielo dirò a John? Ma John non doveva mica venire a casa mia stasera? L’appuntamento era qui..e come mai non è venuto per la cena? Oddio.. no!!!”
Il terrore mi assalì.
E se John avesse beccato me e Paul mentre..
“Questo si che concluderebbe la giornata al meglio..”
Iniziai a correre a tutta velocità nella disperata intenzione di raggiungere il prima possibile la casa di John. Pensavo già al peggio. John ci aveva visti e se n’era andato tremendamente furioso e deluso. Così il gesto scriteriato mio e di Paul aveva creato più danni che benefici. Tre amicizia rovinate, un amore perso.. Ma se invece non fosse potuto venire perché stava male? Magari aveva chiamato o lasciato dei messaggi per avvisarmi ma io non li avevo visti. In fondo, mica avevo controllato la segreteria telefonica. Tutto poteva essere, quindi non dovevo disperarmi..o almeno non ancora.
Quell’ansia dovuta al non sapere mescolata allo sforzo immane di correre senza sosta e a velocità sostenuta mi stava facendo venire la nausea. Ma non avevo tempo da perdere.
Percorsi i diversi isolati che mi separavano da casa mia a casa di John e quando da distante intravidi il suo cortile rallentai sentendo i muscoli delle gambe esausti e brucianti.
C’ero quasi.
Aprii il cancelletto di legno e corsi l’ultimo piccolo tratto fino alla veranda. Le luci dentro casa erano tutte spente ma quello poteva dipendere dal fatto che lui e la zia fossero a letto.
Sbirciai un altro po’ dal vetro della porta ma confermai la mia ipotesi: non c’era nessuno. Arretrai e il mio occhio cadde su un foglio di carta che spuntava per metà da sotto la porta. Notai che era indirizzato proprio a me. Lo raccolsi sentendo crescere dentro di me un’ansia incredibile. Le mani mi tremavano e non riuscii ad aprire immediatamente quel foglietto. Ma quando lo feci mi cadde letteralmente il mondo addosso.

 

Non penso che io possa iniziare con cara Elizabeth..perché cara poi? A una che si scopa un altro prima dell’appuntamento con il suo ragazzo non le può attribuire l’aggettivo cara.. semmai un’altra parolina che però non scriverò perché A VOLTE sono anch’io fine.
Ma scusami.. non eri te quella che non voleva fare pace con Paul? O mi hai raccontato solo un mucchio di palle? Beh, vedo che la vostra è stata più di una pace..voglio provare prossimamente certe vostre pose, ma con qualcun’altra s’intende. Si, perché con te non voglio più averci nulla a che fare, chiaro?
Ti ho sentito ansimare con quell’idiota che chiamavo migliore amico..e il brutto è che lo facevi la stessa sera in cui io a cena volevo fare una cosa che non avevo mai fatto in tutta la mia vita.. saresti stata la prima alla quale avrei detto “TI AMO”.. ma è stata una fortuna che non sia successo nulla di tutto ciò.. sennò mi sentirei ancora più coglione di come mi sento adesso.
Tagliando corto ( visto che non ti meriti nulla e che ho già perso troppo tempo con te), io non voglio più vedere né te, ne quello che ti sei portata a letto.
Non cercarmi, non telefonarmi, non cercare di fare nulla per cambiare le cose.. io non voglio oggetti già usati da altri.
John


Quando i miei occhi si posarono sull’ultima parola di quel biglietto mi ritrovai seduta a terra completamente in preda ai singhiozzi del pianto.
Oh si.. avevo rovinato tutto, ma proprio tutto quello che avevo costruito negli anni. Ora si che potevo agitarmi e lasciarmi sopraffare dalla disperazione.
Non potevo aggiustare le cose con nessuno dei due. Li avevo feriti entrambi.
Mi sentivo persa, sola.. un totale fallimento.
Come sarei andata avanti?
Lasciai cadere il biglietto a terra e mi raggomitolai sul pavimento della veranda lasciando che il mio pianto continuasse libero ed ininterrotto.
Sfogare quel dolore era l’unico modo che avevo per riuscire a voltare pagina.

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Capitolo 14
*** Heart of a Girl ***


Si lo so... sono in stra ritardo rispetto ai miei standard.. perdonatemi!!!!!!!!
Comunque ci siamo... eccolo qua... l'ultimo capitolo..
Sappiate che metto le mani stra-avanti dicendovi che non mi convince molto; sinceramente penso che non convincerà nemmeno voi.. e non lo dico perchè voglio che voi diciate "ma no Lisa ma cosa dici..".
Sono seria...
Magari è solo un'impressione. Magari è solo colpa della mia "non fiducia in me stessa".. non lo so..
L'unica cosa che so è che mi rattrista molto che sia finita..
Non ho nulla di nuovo in cantiere e credo che finita anche l'altra storia metterò da parte la "carriera" fittizia da scrittrice.. non è andata come pensavo.
Ringrazio tutte coloro che hanno letto la storia e l'hanno messa tra le preferite e le seguite.. grazie mille a chi ha recensito e a chi ha consigliato modifiche varie per migliorare questo tentativo di storia.
E' stato un'onore essere letta da tutte voi.
Grazie!!

Lisa<3


Capitolo Quattordici: Heart of a Girl

 
-Liz, è ora!! Vuoi una mano a scendere le scale?-
-No grazie nonna.. ce la faccio.. piano piano, ma ce la faccio..-
Impugnai saldamente il corrimano e scesi a rallentatore ogni gradino. Nonna mi porse la tracolla e mi baciò in fronte.
-In bocca al lupo per l’esame tesoro.-
-Crepi nonna..-
-E stai attenta, mi raccomando.-
-Come sempre.-
Uscii sempre col mio passo da tartaruga e mi diressi verso la fermata dell’autobus.
Ormai camminare con quel pancione era veramente un’impresa. Eh si, ero incinta, e a dirla tutta il tempo stava per scadere.
La mia bambina stava per dire “buongiorno mondo!”.
Erano successe tante cose dalla sera in cui avevo distrutto la mia vita per come la intendevo io in quei giorni. Mi ero iscritta all’università e siccome si trovava molto vicino alla casa della mia nonna materna avevo deciso di trasferirmi là una volta trascorso l’ultimo mese di vacanze estive in giro con mamma. Ed era stato proprio durante quel mese che io e mamma scoprimmo il mio essere incinta. E non per un mio ritardo, ma grazie ai “superpoteri” che mamma si attribuiva. Certo, non è che lei sia rimasta poi così fiera della sua scoperta, ma essendo di mente aperta in seguito aveva accolto la notizia con gioia. In fondo non avevo 15 anni, ma anzi andavo per i 20.
Solo io sapevo chi fosse il padre di quella meravigliosa vita che cresceva dentro di me. Non lo rivelai mai a mamma e non le dissi nemmeno come mai non vedessi più ne Paul ne John. Immagino però che grazie ai poteri che ogni mamma normale ha lei sia riuscita a trarre le sue conclusione ed evidentemente ad accettarle. Io ero fermamente convinta di voler crescere mia figlia senza dire nulla al padre, che sinceramente non avevo la minima idea di dove fosse.. anche se un giorno mentre andavo a lezione attraversando il grande cortile dove di solito mi fermavo a studiare al sole, avevo notato che in mezzo ad un gruppo di ragazzi che suonavano chitarre acustiche sotto un salice ce n’era uno che gli assomigliava parecchio e che mi fissava. Io però non gli ho dato troppa importanza tirando dritta per la mia strada. Magari era lui, ma anche se fosse chi se ne importa.
“Oh ecco il bus..”
Salii per prima grazie alla cortesia degli altri passeggeri che attendevano con me che mi lasciarono passare avanti.
Mi sedetti in fondo e prima di guardare come al solito fuori dal finestrino mi misi ad osservare le persone che c’erano sull’autobus. Tre persone anziane, delle turiste spagnole e degli universitari come la sottoscritta. C’era un ragazzo che da dietro assomigliava tanto a Paul. Il colore dei capelli, il taglio.. ma alla fine il tipo di taglio era quello che andava di moda in quegli anni, quindi poteva essere benissimo chiunque.
Il ragazzo aveva appena premuto il tasto per prenotare la fermata e dopo aver raccolto la sua borsa si alzò. In quel preciso istante il mio cuore perse un battito e con la coda dell’occhio lui dovette percepire il mio sussulto e i miei occhi fissi su di lui perché si voltò a guardarmi. Ci riconoscemmo immediatamente e lessi nel suo sguardo lo stupore del vedermi dopo tanto tempo ma soprattutto del vedermi con quella panciona che cercavo di nascondere inutilmente sotto il cappotto. Sapevo che in quel momento il suo cervello stava macchinosamente arrivando a capire tutto: stava iniziando a capire che era lui il padre, era lui “la causa” del mio pancione. La sua attenzione fu distolta però da una ragazza che gli si avvinghiò al braccio e lo richiamò sulla terra.
-Ehi.. non si guarda così una ragazza.. così mi fai ingelosire- gli disse iniziando a squadrarmi e a giudicare mentalmente che dovevo essere una poco di buono visto il mio stato interessante.
-Si scusa amore..- le rispose lui distogliendo lo sguardo da me.
L’autobus si fermò e non appena le porte si aprirono la ragazza lo trascinò fuori dal mezzo mentre lui mi guardava per l’ultima volta sapendo che sicuramente non mi avrebbe più rivisto se non l’avesse voluto lui.
Fortunatamente l’autobus ripartì in fretta e questo mi permise di evitare di vederlo ancora mentre si chiedeva che cosa ci facessi lì o mentre se la rideva con il suo nuovo passatempo.
Evitai accuratamente di guardare fuori dal finestrino quando gli passammo accanto ma questo non servì a non far scendere una lacrima malinconica.
Ora sapevo dov’era.. ma questo non cambiava comunque la mia posizione. Ce l’avrei fatta da sola; e comunque mi bastava il sostegno che mi davano mamma e nonna: loro erano dalla mia parte e volevano il meglio per me e la mia bambina.
Appoggiai la testa al finestrino e chiusi gli occhi per riposarmi un attimo.
Il viaggio era ancora lungo e avevo un sacco di emozioni da smaltire se volevo superare il mio primo esame con successo. Ma non avevo dubbi che tutto quel caos interiore sarebbe passato il fretta e che sarei ritornata calma perché avevo imparato cosa voleva il mio cuore.

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