L'amore va in salita ...

di rora02L
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove eravamo rimasti ? ***
Capitolo 2: *** Ma che stai facendo ? ***
Capitolo 3: *** Disguido o tradimento ? ***
Capitolo 4: *** Chiarimenti o nuova relazione ? ***
Capitolo 5: *** Vittoria certa o scontro imminente ? ***
Capitolo 6: *** Regalo per me o per te ? ***
Capitolo 7: *** M'ama o non m'ama ? ***
Capitolo 8: *** Vuoi ballare o no ? ***



Capitolo 1
*** Dove eravamo rimasti ? ***


Dove eravamo rimasti ?

Esco finalmente dalla scuola, contenta della giornata ma davvero esausta.
Non vedo l'ora di arrivare a casa e sprofondare nel mio letto, dopo aver bevuto una bella tazza di tè fumante al gelsomino.
L'idea mi calma e inizio ad avviarmi con calma verso casa. Mi ricordo di accendere il cellulare.
C'è un messaggio... Otani ...
Lo apro e leggo in fretta. Quando alzo la testa, sbatto contro un palo della luce, facendomi un bel bernoccolo sulla fronte.
"Ahi !" esclamo, massaggiandomi il punto dolente. Ma non mi importa molto, rimbombano ancora nella mia testa le parole del messaggio di Otani.
Koizumi ... hai da fare stasera ? Ti va di uscire per cena ?
Fammi sapere, ok ? Oh ... ricordatelo, miraccomando ! Non fare la svampita come al tuo solito ...
Otani.

Non è un messaggino tipico dei fidanzatini, anzi ... stiamo insieme da un anno circa, ma tra noi le cose sono andate abbastanza tranquille.
Ci vediamo di rado, puttroppo. Siamo entrambi impegnati con la scuola.
Io con quella per fare la stilista e lui con la sua, per diventare insegnante di ginnastica.
Sorrido, continuando a camminare pensando a Otani. Non vedo l'ora di incontrarlo ...
Nonostante sia passato così tanto tempo, avere un appuntamento con lui è la cosa più bella del mondo. Non mi stancherò mai di amarlo.
E non importa quanto sia tappo rispetto a me ... Io ...
Ti amo Otani ... a stasera ...
Adesso non faccio altro che pensare alla mia cena con lui ... Umh, che mi metto ? 
                                                                                                                                                                                        *
"Non è possibileee !!" strillo disperata, mettendomi le mani tra i capelli.
Non ho la minima idea di cosa indossare e mi sento agitata come non mai.
Noo, non volgio che pensi che non mi importa di apparire carina per lui ... oh ...
Ormai la mia camera somiglia più ad un campo di battaglia, dove si usano vestiti di ogni tipo come pallottole da tirare a terra.
Volano nell'aria e colpisono mobili, letto e pavimento, senza lasciare nemmeno un angolo libero. Uffa ...




Angolo autrice (me):
Questo è più un prologo, com'è nel mio stile ... non so se vi ho incuriosito almeno un po', ma spero che seguirete questa FF scritta di getto ...
Al prossimo capitolo !
XOXOXO
La vostra Rora-chan ! <3

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Capitolo 2
*** Ma che stai facendo ? ***


Ma che stai facendo ?

"Oooh !" esclamo sconsolata, sbuffando davanti alla porta del ristorante dove lavoravo prima di andare all'Università.
Spero solo che ad Otani piaccia come sono vestita ... mi sono anche messa il lucidalabbra !
Guardo l’orologio al mio polso: sono decisamente in ritardo.
Ormai …
Il mio vestito non è decisamente adatto per un appuntamento, ma stavo per impazzire. Una camicetta rosa pesca sotto ad una giacca di pelle nera, un paio di jeans attillati e delle scarpe da ginnastica rosa pastello.
La pioggia poi non aiuta per niente. Sono completamente fradicia, anche se portavo il mio fidato ombrello rosa a pallini bianchi.
Non è il massimo, ma penso vada bene … Otani mi starà aspettando da un sacco di tempo.
Finalmente mi decido ad entrare e immagino già la sgridata che mi farà.
Mi avvio verso il mio tavolo, ma una risata argentina e femminile mi blocca. Fisso il tavolo dove è seduto Otani, il nostro tavolo degli appuntamenti. E non credo a ciò che vedo.
E chi sarebbe questa ?!
Una dolce biondina della nostra età sventola i suoi lunghi capelli lisci e d’orati, sbattendo le ciglia con aria da civetta, e Otani la guarda come se fosse un angelo appena piombato dal cielo. Quasi non si accorge del mio arrivo. E la cosa mi fa imbestialire.
“Oh, ciao Koizumi !” esclama tutto contento, di solito si arrabbia quando arrivo in ritardo e mi sgrida. Perché non lo fa ?
Non rispondo e guardo con freddezza la ragazza che sta seduta davanti a lui dall’altra parte del tavolo. Al mio posto.
Lei sorride e dice serenamente: “Tu devi essere Koizumi, l’amica di Otani …” Amica ?! Sto per tirare un ceffone ad Otani, ma voglio sentire cos’altro a da dirmi questa tipa.
“Io sono Sakura Ahiumi, frequento le stesso corso di Otani …” allunga la mano verso di me e non so se stringergliela. A dire il vero, non ho idea di cosa fare. Provo talmente tanta rabbia per Otani, che sta bevendo il suo bicchiere d’acqua come se nulla fosse.
Ho voglia di piangere … I miei occhi cominciano a riempirsi di lacrime, ma cerco di non scoppiare. La biondina mi guarda con i suoi occhioni azzurro chiari e mi chiede gentile: “Risa, stai bene ?”
Non dico nulla. Cosa dovrei dire ? “Otani …” balbetto appena, in attesa di sentire da lui qualcosa come: “Mi dispiace, ma tra noi è finita” o “Non è colpa tua, ma non provo più nulla per te … e lei è la mia nuova ragazza”.
 Il cuore mi fa male come non mai. Otani alza la testa e mi guarda sorpreso: “Che hai, Koizumi ? Stai bene ?”
Ha un tono preoccupato e non capisco come possa farmi una domanda del genere.
“Sei un idiota !” strillo, tirandogli una sberla dritta in faccia. Sakura fa un urletto spaventato, la odio. La mia mano lascia un segno rosso evidente sulla guancia di Otani.
Se lo merita. Esco di corsa dal locale , tra l’umiliazione e la rabbia. La pioggia mi bagna mentre apro l’ombrello con difficoltà.
Stupido stupido stupido !
Alla fine si apre e corro per la strada, senza badare alle auto o alle persone che mi guardano, incuriosite o stizzite.
“Risa !” sento urlare e mi sembra la voce di Otani. Un tuffo al cuore mi costringe a girarmi.
Ma non vedo nessuno, se non un mare di gente con gli ombrelli aperti, che passa e va per la propria strada. Nessuna traccia di Otani. Mi volto di nuovo e proseguo, dritta a casa.
Che cosa ho sbagliato ? Perché …?
                                                                                                                 *
Torno a casa coi capelli fradici e il viso rigato di lacrime.
Metto via le scarpe in silenzio e non ascolto nemmeno le domande dei miei.
Scappo dritta nella mia camera, ancora incapace di rendermi conto che quello che ho visto è successo davvero. Otani non mi ha minimamente calcolata, non era arrabbiato con me e non ha nemmeno cercato di seguirmi o di fermarmi.
Nulla. Entro sbattendo la porta e mi getto sul letto, abbracciando il grande cuscino fucsia e versando lacrime silenziose.
Non voglio far preoccupare i miei. Perché mi hai fatto questo Otani ?
Ripenso a tutti i bei momenti passati insieme: non è stato facile, ma abbiamo sempre superato le nostre differenze e i nostri difetti. Perché adesso non ti basto più ? E perché vuoi una ragazza alta come te, come Sakura ?
Mi dispiace … mi dispiace di essere così sbagliata per te … non avrei mai dovuto…
Sento il cuore lacerato da dentro, come se un animale si divertisse a graffiarlo e a vedere quanto sangue esce. Tanto. Troppo. Mi sembra di soffocare …Otani ... 
Mi addormento lentamente, vestita e piena di amarezza, sperando di svegliarmi da questo incubo assurdo.
Lo amo troppo per lasciarlo andare via così. E voglio sapere perchè preferisce quella a me. 
Ne ho il diritto !
I miei occhi, gonfi e rossi, si chiudono piano, stanchi per la giornata snervante. Ma il mio unico pensiero della notte, rimane lo stesso. 
Ti amo, Otani ... L'ultima lacrima cade, bagnando il cuscino.

 
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Capitolo 3
*** Disguido o tradimento ? ***


Disguido o tradimento ?

Il mattino dopo mi sveglio a causa della radio che non la smette più di fare chiasso, finché non le do un colpo deciso per spegnerla. Mi sento rintontita e l’unica cosa che voglio fare è andare a scuola e non pensare nemmeno per un secondo a quello scemo di Otani.
E invece ci sto pensando proprio adesso …
Abbasso la testa sconsolata e mi trascino fuori dal letto, diretta in bagno.
Fisso il mio riflesso nello specchietto sopra il lavandino, scioccata dal mio aspetto da zombie.
Ti farò pagare anche questa, Otani !
Mando un paio di maledizioni a quel nanetto mentre mi pettino e continuo a mugugnare vestendomi, fino a che non entra mia madre nella mia stanza e mi chiede: “Risa, tutto bene ? Non è che ieri hai litigato con Ota …”
Non la faccio finire, non voglio sentire nemmeno il suo nome.
La scavalco, oltrepassando la porta e rassicurandola con il sorriso più sereno che trovo, ma credo che assomigli più a una smorfia malvagia: “No mamma, va tutto bene … vado a fare colazione, tra poco c’è scuola e non voglio far tardi.”
Mia madre strabuzza gli occhi, sconvolta dalla mia ultima frase. “Non vuoi far … tardi ?!” balbetta, ancora intontita.
La lasciò lì perché non vedo l’ora di uscire, persino casa mia mi fa pensare a quel deficiente.
Mi siedo incavolata a tavola, dove mio padre sta sorseggiando tranquillamente il suo caffè e mio fratello beve una tazza di tè verde rilassato.
Prendo la mia ciotola di latte caldo con i cereali e inizio ad affondare il cucchiaio dentro, con foga, come se fossi una belva feroce, tanto che papà e mio fratello mi guardano allibiti e sconvolti.
“Che avete da guardare ?” bofonchio, sputacchiando cereali a destra e a manca. “Nu-nulla …” balbettano i due, fissandomi ancora.
Mi alzo dalla sedia di scatto e corro a lavarmi i denti, ricominciando ad elencare tutti i difetti di quello stupido.
Basso, nano, scemo, idiota, cretino, traditore, bastardo, sfruttatore, senza cuore di …
Esco dal bagno e infilo le scarpe in fretta e furia, recuperando al volo la mia cartella, che mia madre tiene in mano in mezzo alla mia stanza, ancora frastornata. “Fare … tardi … ?!”
La lascio perdere e corro alla porta, urlando: “Ciaoooo !”
La sbatto con decisione e prendo la mia bicicletta, diretta al cancelletto.
Lo apro con decisione, urtando qualcosa o qualcuno che si lamenta, ma non me ne curo. Monto sulla bici e parto a tutta birra. “Koizumiii ! Fermati !” sento urlarmi dietro. E il mio cuore fa un salto di gioia. La cosa mi infastidisce perché ora dovrei odiarlo. Otani mi sta rincorrendo a piedi, correndo come un matto e annaspando per la fatica.
Lo guardo seccata e sbraito: “Che vuoi, Otani ? Non dovresti essere a scuola ?”
“A-aspetta, fermati, Koizumi !” piagnucola lui, cercando ancora di stare al passo con la mia bici.
Ma insomma, cos’altro vuoi da me ?!” Freno incavolata nera.
Voglio proprio sentire che cosa deve dirmi …
Lui arriva con la faccia paonazza per la corsa e so appoggia alla mia bici, riprendendo fiato. “Allora …?” dico, impaziente di ripartire.
Finalmente ti sei fermata, era ora … sei sempre così testarda, ah ! – Almeno non sono una traditrice ! – Comunque, volevo sapere cosa è successo ieri sera, ti ho seguita tra la folla, ma tu non mi hai visto e sei andata avanti …”
Ho un altro tuffo al cuore. Allora non me lo ero immaginata … Otani mi aveva seguita davvero ! Arrossisco un po’ per l’imbarazzo, ma non dimentico certo che stava con Sakura ieri sera.
Faccio una faccia indignata e rispondo: “Bè mi sentivo di troppo, tu e Sakura fate una coppia davvero carina e lei è nana come te …” “Coppia ?! Ma cosa …” comincia a balbettare lui, grattandosi la testa perplesso.
Riprendo in mano il manubrio e dico secca: “Ora, se vuoi scusarmi, devo andare … la tua amica oggi ha scuola, vai a divertirti con la tua nuova ragazza !”
Ricomincio a pedalare, facendo cadere a terra Otani, che stava urlando: “Ragazzaaaa ?!” Poi piomba a terra, cadendo di testa. Trattengo le lacrime ancora una volta.
*
“Che cos’hai oggi, Risa-chan ? Hai una faccia …” mi dice Kagura, la mia vicina di banco al corso di moda, guardandomi preoccupata.
Kagura è anche lei alta, ma meno di me, e ha dei lucenti capelli neri e lisci sempre perfetti, nonché un corpo da favola e due occhi smeraldini. Vuole fare la stilista, da grande, e sogniamo di metterci in società : lei disegna gli abiti ed io preparo le modelle per le sfilate. Lei è la mia più grande amica a scuola, ama Umibozu anche lei.
La guardo con il mio volto da zombie e sospiro: “Ti racconto dopo … a ricreazione, ok ?”
Mi guarda perplessa, non è molto convinta, ma mi lascia accasciata sul mio banco.
Perché non riesco a togliermelo dalla testa, doveva proprio venire questa mattina davanti a casa mia ?
Non penso ad altro che a lui e Sakura che si tengono mano nella mano, passeggiando su una spiaggia e guardando il tramonto insieme come una coppietta felice.
“NOOO !” strillo, nel bel mezzo della lezione di chimica, attirando quindi l’attenzione di tutti. Il professore mi guarda attonito e mi chiede se va tutto bene. “Ha bisogno di andare in infermeria, signorina Koizumi ?”
“Oh no … va tutto bene, professore. Continui pure, mi scuso per l’interruzione …” balbetto imbarazzata, sentendo gli occhi di circa cinquanta studenti addosso.
Il professore ritorna alla lavagna lentamente, preoccupato per la mia salute mentale. Le mie compagne di corso ridacchiano tutte. Perché a me ?!
Sbatto la testa sul banco, procurandomi un bernoccolo.
*
“CHE COSA ?! Non ci posso credere … Otani non è tipo da …” esclama Kagura, sconvolta dalle mie rivelazioni sulla serata con quel nanetto.
“E invece è successo proprio così … e stamattina voleva che gli spiegassi perché me ne sono andata via così … ma ti pare ?!” sbraito io con la mia faccia più indignata, ancora incavolata con quello scemo.
“Mmh …- medita lei, con la mano sotto il gomito, pensierosa- secondo me dovresti parlarne con Nobu-chan, sono certa che ti aiuterebbe !” conclude, illuminandosi in un sorriso di speranza.
Tu dici ?” rispondo io scettica. Sarà già tanto riuscire a contattarla …
Io e Nobu siamo in due scuole diverse e lontane, ma ci sentiamo la sera tramite il cellulare. Ma lei a volte esce con Nakao. Ed io con Otani …
“Ma sì, tenta !” insiste lei, convinta della validità della sua idea.
“Ok …” la accontento, ancora poco convinta.
*
“Ahaha, non ci posso credere … è uno scherzo, vero ? Non lo ci vedo Otani che ti tradisce così palesemente con un’altra, anche se bella e alta quanto lui …” ridacchia Nobu al telefono, non riuscendo a credere al mio racconto.
“Ti dico che è così, perché nessuno mi crede !” piagnucolo io, ascoltando Nobu mentre sto seduta sulla sedia davanti alla mia scrivania.
“Ma è davvero strano … perché almeno non ti ha detto che ti mollava ? E perché è venuto a parlarti questa mattina ?”
“Non lo so, sai com’è fatto… – penso alla grande stupidità di Otani- Magari vuole … che rimaniamo amici, non lo so …” azzardo, tentando di capire il cervello contorto di Otani, alimentato di certo da un criceto che gira quando ne ha voglia. “Oh !” esclamo frustrata e mi accascio sulla scrivania.
“ Ah !” sospira lei, che è confusa quanto me. “Parlerò io con lui, ok ?”
“Va bene … anche se … - sospiro ancora, rassegnata- Ci sentiamo domani …”
“Ciao …”
Chiudo distratta il cellulare e lascio cadere la testa all’indietro, lasciandomi andare ai miei pensieri cupi. Finché non sento degli strani ticchettii continui provenire dalla finestra della mia stanza.
Mi avvicino curiosa, evitando i fazzoletti della sera prima ancora disseminati a terra e i cuscini stropicciati caduti dal letto.
Sbircio fuori dalla finestra, cercando di non farmi notare dalla figura bassa che stava lanciando sassi alla mia finestra.
Un moto di odio misto ad una speranza senza senso mi invade e non so bene come reagire. Un altro sasso.
Apro la finestra di scatto, pensando di mettermi ad urlare contro quel nanetto fastidioso. Ma un altro sasso mi colpisce dritto in testa, impedendomi di parlare. Il nanetto sobbalza e poi urla, imbarazzato: “Scusa, Koizumi !”
Digrigno i denti e grido arrabbiata: “Scusa un bel niente, Otani ! Ma si può sapere che diavolo stai facendo ? Hai forse deciso di spaccarmi la finestra ? Ho hai intenzione di uccidermi a sassate ?!”
Otani fa uno scatto indietro terrorizzato, mentre io agito i pugni contro di lui. Ma si riprende presto e protesta: “Ma come sarebbe ! Io vengo a trovarti e tu mi gridi addosso ! Non è colpa mia se al cellulare non rispondevi … e nessuno mi apriva alla porta !”
“Come ?” balbetto io, confusa. In effetti, ci sono solo io a casa e stavo parlando fino ad adesso con Nobu …
Allungo il collo verso il cellulare, che avevo lasciato cadere a terra tra i cuscini a forma di faccia di coniglio color confetto. Quattro messaggi e tre chiamate … da Otani. Arrossisco imbarazzata, ma torno subito all’attacco: “Non è un buon motivo per lapidarmi !”
Otani mi fissa con due occhi sbarrati, illuminato dalla luce dei lampioni accessi nella notte.
“Ma che lapidarti, io volevo solo …”
Noto solo ora che ha le guancia rosse per l’emozione e non riesce più a guardarmi dritta negli occhi.
“Che cosa volevi … ?” lo punzecchio io, curiosa.
“Volevo … scusarmi con te, ecco. Non credevo che ti saresti arrabbiata tanto … insomma …” Arrabbiata tanto ?!
“Non serve – lo blocco io, irritata- Vai pure a stare dalla tua nuova fidanzata. Non mi importa …” sto mentendo spudoratamente, ma non mi va di sentirmi presa in giro così.
Otani scuote la testa, contrariato: “Ma di che parli ?! Io voglio solo te e … !”
Lo guardo stranita. Certo che Otani è davvero strano …
Sorrido senza accorgermene.
“Mi fai salire ?” mi chiede timidamente lui. Arrossisco. Non ho mai portato Otani a casa mia senza che ci fossero anche i miei genitori o almeno mio fratello …
“Non so …” dico balbettando. Ma è troppo tardi.
Otani si sta arrampicando sull’edera ancorata al muro della mia casa, rischiando di rompersi l’osso del collo.
Mi metto a gridare in preda alla preoccupazione: “Ma che fai, scemo, hai intenzione di ammazzarti ! Scendi !” Ma lui non mi da ascolto e continua la sua scalata.
Lo guardo dalla mia finestra, preoccupata. Ho il terrore che un pezzo di edera si spezzi e lo faccia cadere.
Per fortuna, Otani è già vicino alla mia finestra e allunga il braccio troppo corto verso il bordo della finestra.
Mi sporgo per prendergli la mano e lo isso su, in modo che entri nella mia stanza senza farsi male.
Ma inciampo in un cuscino che avevo lasciato dietro di me, cadendo a terra e portandomi dietro Otani. Entrambi cadiamo a terra con un tonfo.
Otani è sopra di me. Arrossisco violentemente, non siamo mai stati a contatto così …

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Capitolo 4
*** Chiarimenti o nuova relazione ? ***


Chiarimenti o nuova relazione ?

“Ahia, che botta … ma …”                                                                                                
Otani mi tocca un fianco e mi sento avvampare. Gli lancio uno schiaffo micidiale in faccia, urlando: “Maniacooo !”                                                                          
La faccia di Otani rimbalza sul pavimento e lui ricomincia a lamentarsi: “Ahio, ma che diavolo …Non volevo, scusa Koizumi.”                                                         
“Scusa un corno !” strillo io, lanciandogli un cuscino che abilmente para. Rimango senza difese, mi sento in trappola e non so cosa fare.                          
Otani si alza, massaggiandosi il collo, e si avvicina lentamente a me. Si china e mi tende una mano per alzarmi. La prendo e una sensazione di sicurezza mi fa sentire a casa più che mai.                                                                                             
Mi alza delicatamente, nonostante la notevole differenza di altezza tra noi. “Siediti.- indica il mio letto- ti devo parlare.”                                                             
Non l’ho mai sentito parlare in modo così serio. E la cosa mi infastidisce e innervosisce allo stesso tempo.                                                                                        
“E se non volessi ?” dico per sfidarlo. Mi guarda con un occhi raggelanti e mi prende i polsi, tirandomi verso il letto finché non mi fa sedere sopra il materasso. Gli occhi di Otani si specchiano nei miei e i miei nei suoi, sento il suo respiro ancora affannato e le mani salde sui miei polsi, ancora non mi vuole lasciare.                                                                                                                     
“Adesso mi devi ascoltare, Koizumi. Perché non ho la minima intenzione di lasciarti andare …”mi avverte, rimanendo fermo davanti a me. Non capisco se intenda “lasciarmi” nel senso di mollare i miei polsi o scaricarmi.                  
Deglutisco, impaurita quasi da questo Otani così determinato. O forse solo del mio cuore che batte come non ha mai fatto prima, staccandosi quasi dal mio petto.                                                                                                                            
Una mano di Otani lascia i miei polsi e va a posarsi sulla mia guancia sinistra. “Scotti …” sussurra Otani al mio orecchio destro, facendomi andare in iperventilazione. “Fa … fa caldo in questa stanza, no ?” cerco di difendermi, balbettando come una stupida.                                                                                            
Otani se ne accorge e sorride: ”Certo … se lo dici tu, Koizumi.” Ho quasi paura che lo prenda come un invito a fare altro. Ma so che Otani non mi farebbe mai questo.
“Voglio che sia chiara una cosa- riprende a parlare col tono pacato di prima- una volta per tutte: io voglio solo te. Non mi è mai passato per la mente di mettermi con Sakura. Io … la notte, mentre dormo, ti sogno sempre. E …- avvicina le labbra alle mie- con te provo cose che … non ho mai sentito con nessun altra. Nessun altra, hai capito ?”                                                             
Annuisco, senza riuscire a dire nemmeno una paura. La bocca di Otani si addolcisce in un tenero sorriso e mi bacia dolcemente. Il mio petto si calma, perso in un Paradiso che solo le labbra di Otani possono darmi.                        
Bisbiglia tra le mie labbra il mio nome, con una dolcezza infinita: “Risa …”  Riprendiamo a baciarci con più foga e i le mie mani si intrecciano ai suoi capelli, morbidi e corti, li tiro quasi. “Otani … scusa …” bisbiglio timidamente appena ci stacchiamo, col fiato ancora corto.                                                                     
Otani mi sembra molto più tranquillo e mi sorride sereno: “Finalmente l’hai capito, testona !” Avvicina la mia fronte alla sua, prendendomi per dietro la testa. Ridacchia, felice, ed io faccio lo stesso. “Guarda che non sono una testona, nanerottolo !”ribatto io, scherzando come al solito.                                         
“Ma senti chi parla, la regina dei giganti gelosa !” mi stuzzica lui. Ma poi torna serio per un momento: “Tu … sai cosa sento per te, vero ?”                                          
“Sì.” Gli rispondo, abbracciandolo come posso. “Non ti lacerò mai, Koizumi …”continua a dirmi lui, strofinando la sua guancia contro la mia.
                                                                                                                                    *
“Ora mi fai uscire dalla porta, vero ? Perché non ho la minima intenzione di calarmi giù dalla finestra !”mi dice Otani, guardando preoccupato la finestra da dove era salito.                                                                                                           
“Direi che non è il caso, tranquillo.” Lo rassicuro io, prendendolo per mano e accompagnandolo alla porta di uscita.                                                                         
La sua mano nella mia è sempre una sensazione strana: la mia è più grande, ma delicata, mentre la sua è piccola ,ma più forte. Una strana combinazione piena di contraddizioni, ma allo stesso tempo armonica e bilanciata.            
Quando arriviamo davanti alla porta, Otani si gira verso di me, con una nota di rossore sulle guance: “Senti, Koizumi … ti va di andare insieme al cinema ? Sai, è da un po’ che non usciamo solo noi due insieme e questo fine settimana sono libero.”                                                                                                                  
Otani non mi chiedeva mai un appuntamento in modo così solenne, solitamente era per andare ad un concerto di Omibozu o a mangiare un panino fuori, niente di troppo pretenzioso. Ma forse era perché eravamo solo ragazzi.                                                                                                                  
Probabilmente Otani vuole farmi capire che per lui la nostra è una relazione seria, non un gioco.                                                                                                      
Sorrido e gli rispondo che per me va bene, dobbiamo solo decidere il film e l’ora.                                                                                                                             
“Perfetto, allora … ci vediamo !”esclama lui sorridente, allungandosi per darmi un bacio sulla guancia, ma poi ci ripensa. Troppo imbarazzante, eh ? Apro la porta e saluto con la mano Otani mentre torna a casa, illuminato dalla fioca luce dei lampioni e della luna piena.
                                                                 *
“Lo sapevo, ne ero sicura !” esulta vittoriosa Kagura appena le racconto della sera precedente. Siamo al bar della scuola, davanti a due fumanti tazze di tè alla pesca. La mia amica gioisce in modo esagerato, alzando la voce ed agitandosi, ma la lascio fare. Perché in fondo anche io vorrei fare così.               
E mi unisco a lei, saltellando tenendoci per mano per la gioia, come facevo quando andavo alle superiori.                                                                                   
Mi sento la ragazza più fortunata del mondo. Perché, nonostante le nostre differenze e problemi, anche questa volta siamo riusciti a chiarire le cose.              
E Otani mi ama. Con tutto sé stesso. Come anche io amo lui. E non c’è nulla che possa farmi dimenticare questo. Anche se ho sempre il terrore di perderlo.                                                                                                                                 
Ma voglio fidarmi di lui, se lo merita davvero, quel nanetto testardo.
                                                                                                                         *
“Come al solito, Risa, fai sempre conclusioni affrettate. Dovresti fidarti di più di lui …” mi sgrida al cellulare Nobu, con aria da maestrina.                              
“Sì, hai ragione, ma sai com’è …” rispondo io, ridacchiando imbarazzata.              
Il mio unico pensiero impellente, dopo la scuola (visto che i miei voti sono come le montagne russe) è la serata al cinema con Otani.                                         
Ora che ci penso, è strano per una coppia non essere mai andati al cinema assieme dopo tanti anni …                                                                                     
Guardo il calendario e mi accorgo che tra due mesi sarà il nostro anniversario. Quanto tempo è passato da allora …                                                                          Sorrido, mentre il ronzio della voce di Nobu continua. “Hai capito, Risa ?” mi domanda in fine, proprio come una prof.                                                                    
“Sì sì, sta tranquilla … ora devo andare, ci sentiamo domani sera.” rispondo tranquilla, sistemando il mio pigiama rosa a cuori sul letto.                                     
“Ok, ma mi raccomando: cerca di essere meno gelosa. Nessuno vuole rubarti il nanerottolo da giardino, sta tranquilla !”
“Notte, Nobu ! E grazie, non so come farei senza di te !” ribatto, dopo aver sbadigliato sonoramente. “Notte, Risa, a domani !”                                                    
Chiudo la chiamata e sto per spegnere il cellulare, quando vedo che mi è arrivato un messaggio da Otani: “Ti piacerebbe vedere L’alba degli zombie questo sabato alle 21 ?”                                                                                                    
Il film non mi dice nulla, anche se dal titolo intuisco che è un horror ed il genere non mi piace molto. Ma voglio passare un po’ di tempo con Otani e penso che vada bene ugualmente.                                                                             
Gli rispondo in fretta, mi infilo il pigiama e dormo tranquillamente fino al giorno dopo.
                                                                                                                                         *
Mi sistemo meglio la maglietta rosa pastello con sopra un coniglietto bianco davvero tenero. Chissà se andrà bene per Otani …                                               
Sono davanti al cinema, ancora indecisa se entrare ed aspettarlo dentro o fuori. Ma in quel momento la sua voce mi chiama da lontano: “Ehi, Koizumi !” Mi volto verso di lui e agito la mano per salutarlo. Avrei voglia di correre ad abbracciarlo, ma traumatizzerei i passanti e metterei in imbarazzo Otani. “Allora, pronta per il grande evento ?” mi chiede, strizzando l’occhio. Annuisco sorridente e lui mi prende per mano, portandomi dentro.                
Dopo una fila pazzesca in qui Otani si è lamentato tutto il tempo, riusciamo finalmente a fare i biglietti, prendere dei pop corn da dividere ed entrare nella sala 4 del cinema.                                                                                                     
Nella sala le luci cominciano già ad abbassarsi ed io e Otani riusciamo appena a vedere i nostri posti. Il film non comincia subito, prima ci sono alcuni minuti di pubblicità.                                                                                                 
Otani sbadiglia e mette una mano davanti alla bocca, per poi stropicciarsi gli occhi con le mani a pugnetto. Sembra un bambino, lo trovo tenero.             
“Sei davvero carino quando fai così …” mi ritrovo a dire, facendo arrossire Otani. Ma non importa, tanto nella sala ci sono solo coppiette e due ragazzi dark gasatissimi.                                                                                                                 
Mi avvicino e gli do un leggero bacio sulla guancia. Otani … le tue guance scottano …                                                                                                               
Sorrido appena e mi risistemo per vedere il film. “Koizumi …”                                  
Mi abbasso verso di lui per sentire cosa mi dice, ma Otani mi prende pe run polso e avvicina il mio orecchio alla sua bocca: “Credi che mi accontenti di così poco ?”
Sobbalzo sulla poltroncina rossa, ma ormai le sue labbra sono sulle mie e la sua lingua chiede già il permesso. Mugugno felice.
                                                                                                                               *
“WOW ! Hai visto quando lo zombie mangia la testa al barbone ? Fantastico, una scena mitica !” esclama elettrizzato Otani appena usciamo dalla sala ed io lo assecondo, anche se il film non mi è piaciuto molto.                                  
Anzi, alcune scene erano ridicole e troppo sanguinarie.                                            
“Sai … -dice lui, abbassando la voce- sei troppo coraggiosa. Speravo che saresti saltata nelle mie braccia per la paura o che almeno avresti stretto la mia mano come hanno fatto le altre ragazze … invece …” agita la testa sorridendo.                                                                                                                   
“Potevi dirmelo, mi sarei finta spaventata, no ?” scherzo io, un po’ sorpresa da quella affermazione del mio ragazzo. Solitamente non facciamo queste smancerie da coppietta.                                                                                              
Ma credo che Otani stia cercando di dimostrarmi che noi siamo una coppia vera e che ci tiene alla nostra relazione.                                                                      
“Mi piaci anche per questo, Koizumi.” commenta lui, sorridendomi.                   
“A-chaaan !” sento gridare improvvisamente. E spero con tutto il cuore di non aver riconosciuto davvero quella voce. Eh no … non ancora.                                        
La chioma bionda di Sakura mi passa accanto, mossa dal vento. Sakura si fionda tra le braccia del mio ragazzo, sorridendo felice.                                              
“Oh A-chan, sei venuto al cinema con la tua amica ? Potevi dirmelo, saremmo venuto anche io e Karin, così avremmo fatto amicizia con … Koizumi, giusto ?” chiede, guardandomi con un falso sorriso.                                                                 
Otani ribatte appena: “Sì, ma vedi Sakura volevo …”                                              
“Allora, che ne dite di andare al bar insieme a noi per un caffè ?” domanda entusiasta Sakura, girandosi per avere l’approvazione dell’amica, una ragazza alta quasi quanto me dai lunghi capelli bruni.
                                                                   *
Questo non è possibile !
Mi ritrovo seduta ad un tavolo circolare accanto all’amica di Sakura e mi tocca subire uno spettacolo rivoltante: la biondina che tiene il mio ragazzo per il braccio e gli sorride con tutti i suoi denti perfetti.                                                
La fulmino con lo sguardo, ma non posso ancora fare nulla. Osa fare un solo passo falso e ti spacco quel bel faccino truccato che ti ritrovi !
Appena Sakura finisce di bere il suo espresso, Otani prende timidamente la parola: “Sakura, c’è una cosa che dovrei dirti …”
Dovresti avere paura di me, non di lei, scemo !
“Dimmi, caro A-chan !” risponde lei, appoggiando la tazzina sul suo piattino bianco di porcellana. Caro ?!                                                                                               
Mi si sta alzando la pressione e ho voglia di tirarle una sberla, ma mi controllo.                                                                                                                                  
“Vedi, io e Koizumi non siamo solo amici. Siamo …”                                             
Sakura lo interrompe brutalmente, con il suo solito tono dolce:” Sì, so benissimo che siete stati compagni di classe.”                                                                
“Non era proprio questo che volevo dire … ecco …” balbetta lui e la cosa mi fa infuriare. Mi alzo dalla sedia e dico con il tono più calmo che trovo: “Io e Otani siamo fidanzati. Ecco cosa siamo.”                                                                 
Sakura fa inizialmente una faccia sconvolta, come se le avessi detto che il Titanic non è affondato. Ma poi sorride e ribatte: “Ma dai, Koizumi, non credevo che avessi questo tipo di umorismo …”                                                   
Comincia a ridacchiare, ma la fermo subito, ringhiando: “Non sto scherzando.”                                                                                                                 
Sakura mi fissa e sibila a denti stretti: “Provamelo. Non posso credere che A-chan stia con una come te …” Ah no ?                                                                      
Prendo Otani per la maglia, lo tiro verso di me e lo bacio, quasi con rabbia, come un cane che marca il suo territorio. Questo è mio.                                                  
Lo lascio dopo alcuni secondi, ansimante. Sakura strabuzza gli occhi.            
Ma poi riprende il suo solito sorriso falso ed inventa una scusa per andarsene: “Oh si è fatto tardi … sarà meglio che torniamo a casa. Ci vediamo domani, A-chan. Koizumi …”                                                                                                                  
“Sakura …” rispondo io e non so cosa mi tenga a freno. Forse il fatto che Otani mi sta guardando e non voglio picchiare una sua compagna di classe davanti a lui.


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Capitolo 5
*** Vittoria certa o scontro imminente ? ***


Vittoria certa o scontro immiente ?

Il giorno dopo, arrivo a scuola sentendomi una specie di combattente che torna dalla sua ultima vittoria sul ring.                   
Appena vedo Kagura girare per i corridoi, diretta verso la nostra classe, la fermo per raccontarle tutto. Continuo anche durante la lezione di chimica, ma non mi importa.                                               
Ho appena vinto uno scontro, si deve festeggiare.                                     
“Oh, quanto avrei voluto essere lì per vedere la sua faccia !” esclama lei, battendo un pugno sul banco.                                                                 
“Sì, io avrei voluto picchiarla …- non mi accorgo di aver alzato troppo la voce- le darei questo – do un gancio all’aria- e questo- tiro un pugno nel vuoto- e poi …”                                                                           
“Mi scusi …” il professore, dal fondo della stanza, mi guarda accigliato e picchietta spazientito le dita sulla grande cattedra bianca.                                                                                                              
Giro lentamente il viso verso il basso e inizio a scusarmi sconsolata e imbarazzata, mentre tutti i miei compagni mi guardano scandalizzati e iniziano a ridacchiare.                                                           
Il professore si schiarisce la voce e dice: “Se voleva imparare il wrestling, ha sbagliato scuola, signorina Koizumi. Qui impariamo a fare gli stilisti, sa …”                                                                                  
“Sì signore … prometto di stare più attenta !” ribatto io, rimettendomi seduta sul mio posto. Kagura mi fa un occhiolino per farmi capire che non è accaduto nulla di grave.
                                                                *
Appena arrivo davanti alla porta di casa, spalanco la porta allegra. Non vedo l’ora di raccontare tutto anche a Nobu, scommetto che mi dirà: “Te lo avevo detto …”                                                                              
Ma non importa, sono troppo felice. Saluto papà e mamma, che stanno preparando la cena, con un bacio sulla guancia.                                     
I miei non sono abituati e mi guardano confusi. Poi vedono la mia espressione raggiante e serena e sorridono anche loro.                               
Mia madre, mentre mi dirigo verso la mia camera, mi chiede ammiccando fuori dalla porta della cucina: “Successo qualcosa col ragazzo, Risa … ?”                                                                                                   
Io arrossisco leggermente e le rispondo, gesticolando con la mano: “Ma non, che vai a pensare …”                                                                             
Corro ad abbassare la maniglia, sarebbe strano spiegare quello che mi è accaduto a mamma.                                                                                
Entro nella mia camera e mi getto sul letto. Prendo il cellulare dalla tasca dello zaino e compongo il numero di Nobu.
Qualche bip dopo, sento la sua voce e parto a raffica a raccontarle tutto. Lei capisce la storia, anche se la racconto in modo sconnesso, e pronuncia le fatidiche parole: “Te lo avevo detto, Otani non è tipo da fare queste cose … sei troppo protettiva, Risa. Non scappa, fidati.”                                                                                                            
Io ridacchio, pensando che ben poche ragazze desidererebbero un fidanzato più basso di loro. Ma non è il mio caso.                                         
E, purtroppo, neanche quello di Sakura …                                                      
Al pensiero della ragazza coi capelli biondi, mi infiammo e comincio a gridare: “Se quella oca osa ancora dare fastidio a me e ad Otani, la metto dentro ad un forno a microonde !”                                                 
Nobu rimane un attimo interdetta e poi mi domanda: “Ehm … scusa perché proprio un forno a microonde ?”
                                                                *
Mancano due giorni a San Valentino. Guardo il calendario attentamente, ripensando al primo bacio tra me e Otani.                          
A pensarci, non saprei se sia più giusto considerare come primo quello che mi ha dato quando aveva la febbre o quello del giorno del mio compleanno, mentre i fuochi d’artificio coloravano il cielo.            
Ma per me, il mio primo bacio è stato a casa di Otani. Con lui che scottava e con le sue labbra che sapevano leggermente di mandarino.                                                                                                     
Mi tocco la bocca con la punta dell’indice, sorridendo davanti al calendario imbarazzata.                                                                                      
Inizio a chiedermi cosa potrei regalargli.                                                           
Non mi viene in mente nulla di particolare, magari potrei fargli dei cioccolatini …
E se mi venissero uno schifo ? Oh …
Alla fine decido di rimandare la decisione, magari col tempo mi viene in mente qualcosa.                                                                                
Intanto devo prepararmi per andare da Otani al centro commerciale, visto che stanno per inaugurare una nuova sala giochi. Non possiamo di certo perdere una occasione del genere !                       
Lego i miei capelli in una coda ordinata e mi esamino allo specchio del bagno per l’ultima volta.                                                                        
Niente trucco, un maglioncino non troppo leggero lilla, un paio di jeans scuri e le  mie solite scarpe da ginnastica arancioni.                    
Prendo il cellulare e qualche banconota e infilo il tutto nella tasca davanti dei pantaloni.                                                                                    
Saluto tutti prima di uscire dalla porta di casa e comincio a pedalare sulla mia bici, proteggendomi dal vento freddo col cappuccio del maglione.
                                                            *
Otani mi aspetta paziente sul bordo della fontana al centro del supermercato, con lo sguardo perso in chissà quali pensieri.                   
Lo trovo davvero bello, anche se vestito nel solito modo sportivo: un maglioncino con la zip blu scuro, un paio di pantaloni neri  e le sue scarpe da basket giallo chiaro.                                                             
Finalmente gira la testa verso di me e mi vede. Agito la mano per salutarlo e lui si alza per avvicinarsi a me.                                                     
Mi sgrida, facendo una voce seccata: “Ma Koizumi, possibile che ti devi far sempre aspettare ?!”                                                                              
Io stringo le labbra seccata, non mi ha neanche salutata !  “Insomma, sono una ragazza … posso benissimo arrivare in ritardo !”rispondo indignata, girando la testa verso destra.                                
“Mmh magari dovrei trovarmi una ragazza più puntuale …” commenta lui con tono serio. Lo fulmino subito con lo sguardo e, prima che possa finalmente iniziare a strangolarlo per ciò che ha detto, mi fa un gran sorriso e strizza l’occhio.                                               
“Mi piace un sacco vederti gelosa !” ridacchia divertito, mettendosi una mano davanti alla bocca e continuando a sghignazzare.                     
Io ribatto sdegnata: “Ma guarda cosa mi tocca sopportare …”                
“Dai, smettila di fare quella faccia !” mi da una gomitata amichevole e indica la nuova sala giochi, addobbata con palloncini e completa di buffet esterno.                                                                                                    
“Ooh !” commento io, per poi dirigerci insieme con occhi sognanti verso la nostra meta. Ma un orribile goblin con una gonnellina a fiori e dei lunghi capelli biondi, che sembra spuntare ovunque come funghi, sta uscendo dalla sala con una ragazza bassa quanto lei e dagli insoliti capelli blu.                                                                                          
Mi fermo di botto e tiro indietro Otani per la manica. Lui sbuffa seccato: “Ma cosa fai, Koizumi ?”                                                                
Io gli faccio segno di stare zitto e indico Sakura, sperando che non ci veda.                                                                                                                           
Lui allunga il collo nella direzione del mio dito e finalmente capisce quale sia il problema. Ma ormai è tardi.                                                     
Sakura ci deve ed inizia a sventolare la sua manina dalle dita affusolata verso Otani, con un sorriso stampato sul viso.                            
“A-chaaan !” grida felice, correndo verso di lui con la sua gonnellina femminile ed una bella camicia dalle maniche corte a sbuffo candida.                                                                                                            
Sbuffo seccata, chiedendomi come faccia ad andare in giro così col freddo che fa.                                                                                                  
Sakura si avvicina ad Otani, che la saluta educatamente ma senza l’enfasi della ragazza. “Ah stavo giusto pensando a te ! Sai, tra poco è la nostra festa …”dice lei con una vocetta da gallinella, mentre intreccia le mani e fa l’occhiolino ad Otani.                                                
Lui rimane un attimo confuso e poi chiede garbato: “Scusa, ma di cosa stai parlando …?”                                                                                      
Lei mette un finto broncio ed esclama: “Ma come, A-chan ?! Tra poco è … la festa degli innamorati.”                                                              
“Chee ?!” fa Otani, allontanandosi da lei scandalizzato. Ma Sakura è più veloce di lui: lo prende per mano con decisione e gli da un bacio sulla guancia, lasciandogli il marchio del suo lucidalabbra pieno di brillantini.                                                                                                             
La furia omicida si impossessa di me e strappo Otani dalle grinfie di quella arpia, prendendolo per il colletto del maglione e tirandolo verso di me.                                                                                              
“Come hai detto, scusa ? E chi ti ha dato il permesso di toccarlo ?”sibilo arrabbiatissima a Sakura, che fa finta di accorgersi di me solo ora.                                                                                                      
“Oh Koizumi, ci sei anche tu !” esclama con aria innocente, come se non avesse fatto nulla di male.                                                                    
“Già !” ribatto incavolata nera, sto quasi per picchiarla, quando lei afferma candidamente: “Sai, pensavo di fare un pensierino per A-chan … non ti dispiace, vero ?”                                                                   
Vorrei tirarle i capelli e sento la pressione salire. Ma lo sguardo di Sakura cambia improvvisamente e mi chiede con sguardo serio: “Che ne dici di fare una scommessa ?”                                                             
Mi blocco a mezz’aria con le mani verso di lei: “Come ?”                            
Lei sorride sprezzante e continua determinata: “Chi fa il miglior regalo di San Valentino ad A-chan, diventerà la sua ragazza e l’altra dovrà lasciarlo perdere !”                                                                               
Stento a credere a quello che ho sentito e guardo Otani per trovare una conferma. Lui mi fissa confuso e non sa che dire come me.  Ritorno a guardare Sakura, che sembra convintissima di quello che ha appena detto. Tanto che dice, con aria da superiore: “Se non vuoi accettare, lo capisco … sappiamo entrambe che perderesti. Io sono la ragazza perfetta per Otani e sono molto migliore di te. Capisco che tu abbia paura di perdere, Koizumi …” 
Sgrano gli occhi e credo che la prenderò a ceffoni. Mi avvicino minacciosa a lei e ringhio a denti stretti: “Questo lo vedremo, smorfiosa ! Se volessi potrei prenderti a calci nel sedere e farti strisciare via !”                                                                                               
“Molto femminile, Koizumi … ma credo che poi passeresti dalla parte del torto.” Osserva lei impassibile, controllando che la sua amichetta silenziosa accanto a lei non la lasci sola.                              
Guardo Otani per avere da lui l’approvazione per riempirla di botte, ma lui agita la testa in segno di dissenso e mi dice preoccupato: “Lascia perdere, Koizumi. Questa è una cavolata, non dovresti …”   Non lo lascio finire. Fisso Sakura dritto negli occhi: “Accetto.”                
Ci stringiamo la mano per confermare il patto e le sibilo all’orecchio: “Così finalmente ti toglierai di mezzo …”                               
Ma lei sorride sprezzante: “Non esserne così certa, Risa …”                         
Le lascio la mano, dopo averla stretta particolarmente forte per la rabbia, e andiamo in direzioni opposte. Io e Otani verso la sala giochi, loro due dirette al negozio di trucchi.                                          
Appena io e Otani siamo abbastanza lontani dalle due streghe, Otani mi tira verso di lui prendendomi per il polso e mi chiede arrabbiato: “Capisco che non volevi sembrare debole, ma dovevi proprio accettare ? E se perdi ? Insomma, io non sono mica un trofeo o un pupazzo da passarsi ! Koizumi, perché non mi stai mai a sentire !?”                                                
Io rispondo seria: “Sono stanca di vederla mentre ti ronza intorno senza poter fare nulla ! Io … non voglio che …”                                            
Non riesco a finire la frase e sospiro rassegnata. Mi abbasso e, con il bordo della manica del mio maglioncino, gli pulisco la guancia dai brillantini rimasti. Mi da il nervoso vederli.                                                  
Mi accorgo che Otani è meno basso del solito e mi chiedo se non sia cresciuto o se le scarpe che indossa non gli facciano guadagnare qualche centimetro. Lui arrossisce, imbarazzato.                                         
Ma non mi sembra che le mie attenzioni gli diano fastidio. Sorrido teneramente, sembra un bambino che si lascia pulire dalla mamma.   Lui sussurra piano il mio nome, avvicinandosi al mio orecchio: “Koizumi …”                                                                                                      
“Sì ?” rispondo io dolcemente. Lui sorride: “Sono certo che vincerai. Anche perché non vorrei mai stare con un'altra … anche se fosse la migliore del mondo … perché …”                                                            
Arrossisco e appoggio l’indice sulle sue soffici labbra.                             
“Lo so. Fidati.” Dico semplicemente. Ci dirigiamo entrambi verso un video gioco di gare automobilistiche e passiamo la giornata a divertirci, senza pensare alla mia sfida con Sakura.Non voglio più rovinarmi nemmeno un istante con Otani per colpa sua.


Angolo autrice (me):
Finalmente sono riuscita a partorire quest'altro capitolo ! Sono soddisfatta della cosa.
Mi auguro che anche a voi sia piaciuto e chiedo perdono per l'attesa.
Aspetto le vostre recensioni !
A presto ! Grazie mille a tutti !
La vostra Rora-chan ! <3

   

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Capitolo 6
*** Regalo per me o per te ? ***


Regalo per me o per te ?

Ormai è la vigilia di San Valentino e il mio cervello è intasato da consigli e idee per un regalo adatto ad Otani, che ho tutte scartato: un profumo è troppo personale, la cioccolata troppo classica, i fiori sono più per le ragazze e un video gioco mi sembra troppo volgare. Sospiro sul mio banco, mentre il professore di matematica continua la sua noiosa lezione, scrivendo numeri alla lavagna.                                      
Mi arriva un bigliettino da Kagura, con scritto: “Perché non gli cucini un dolce ? Ad esempio una torta …”                                                
Ci penso su. Non mi sembra una cattiva idea, anzi. Mi illumino, tenendo tra le mani il bigliettino con la scritta blu.                                        
Ed esclamo: “Kagura, sei un genio !”                                                        
Lei mi sorride e mi fa segno di abbassare la voce, prima di far arrabbiare il professore, anche se sappiamo tutti che è mezzo sordo, data la tarda età.
                                                                    *
Arrivata a casa, saluto la famiglia e mi metto davanti al PC alla ricerca di una ricetta semplice, ma carina ed originale.                              
Date le mie dote culinarie, soprattutto semplice, non voglio che Otani si lamenti. E non posso permettermi di perdere contro qella gallina.                                                                                                           
Trovo ricette per muffin ai mirtilli, cupcakes alle gocce di cioccolato, budini alla crema e frutti di bosco, torte di ogni tipo e genere.              
Non so decidermi, né saprei dire quale sia la migliore e più facile. Finché non vedo una foto di una torta, dall’aria semplice e pulita. Una torta al cioccolato ed arancia. Lo strato di cioccolato racchiuso nella crosta contiene anche pezzetti di arancia ed è decorato con sopra spicchi di questo frutto.
Niente di sfarzoso, ma nemmeno troppo banale, dovrebbe essere una rivisitazione della tipica Sacher torta.                                              
E l’arancia mi ricorda qualcosa. Ripenso a quello che io considero il mio primo bacio con Otani.                                                                               
Lui aveva la febbre ed io ero andata a casa sua per dargli i compiti, gli avevo anche portato dei mandarini.
Mandarini …
A pensarci, le arance assomigliano ai mandarini. E mi piacciono anche di più, ma non so i gusti di Otani su questo.                                    
“Vada per questa torta !” esclamo decisa, mentre mando a stampare la ricetta.                                                                                                        
Appena finisce, mi fiondo in cucina e controllo di avere tutti gli ingredienti. Stranamente, è così.                                                                  
“Che fortuna !” esulto, mentre prendo il necessario e provo a fare la prima torta.                                                                                                           
Dopo aver sporcato disastratamene la cucina con farina, uova ,budino al cioccolato e bucce d’arancia, analizzo il pan di spagna che ho appena fatto.                                                                                         
Sembra morbido, lo tocco per accertarmene. Vorrei assaggiarne un pezzo, ma poi rovinerei la torta. Prendo i pezzetti di arancia e li adagio sopra, in modo che si crei uno strato di frutta sopra il pan di spagna e sopra il budino, che ormai è pronto.                                                
Lo verso attentamente sopra e faccio attenzione che formi un bello strato liscio.                                                                                              
Soddisfatta, metto tutto in frigo e, mentre aspetto che si raffreddi il budino, inizio a sistemare la cucina, canticchiando come un passerotto in amore.                                                                                              
Mi sento un po’ patetica, ma non importa. Tanto nessuno può sentirmi …                                                                                                  
Mia madre sbuca dalla porta della cucina, annusando l’aria che sa ancora di arance e cioccolato. Sembra un segugio sulle tracce di un animale in via d’estinzione.                                                                          
Infatti mi chiede, curiosa e preoccupata: “Risa … che stai facendo, cara ?”                                                                                                                    
Io arrossisco, imbarazzata: “Emh … ho cucinato una cosa per Otani, sai domani …”                                                                                             
Gli occhi di mia mamma si illuminano, diventando grandissimi e si fionda su di me, abbracciandomi e piagnucolando: “Oh, la mia figliola cresce ! E prende il suo ragazzo per la gola, oh ! Che gioia !”  Non capisco perché si comporti così, ma sta facendo un gran baccano, tanto che entrano anche mio fratello e mio padre, incuriositi da tutto quel rumore di piagnistei.                                               
Mio padre e mio fratello notano anche loro che ho cucinato, dato che non ho ancora messo a posto il pentolino del budino ,tanto che si fiondano ad analizzare il dolce in questione, che si sta raffreddando nel frigo.                                                                                                         
Guardano la torta come se fosse un UFO e mio fratello commenta: “Povero Otani … spero che non debbano chiamare la squadra di disintossicazione !”                                                                                               
Io mi incavolo e lo minaccio subito: “Come hai detto ?! Ritiraro subito, se non vuoi che ti strangoli seduta stante !”                                    
Lui ribatte freddo: “Almeno non dovrò mangiare quella cosa che hai cucinato tu … soffrirò di meno.”                                                                
“IO TI …” cominciò ad urlare furente, avvicinandomi a lui con le braccia protese.                                                                                                        
Solo in quel momento, mi accorgo che mamma sta annusando la mia torta e dichiara: “A me sembra buona …”                                                 
I maschi della famiglia la guardano con occhi sgranati. Io mi avvicino raggiante e le chiedo: “Davvero lo pensi mamma ?”                      
La riempirei di baci, finalmente quei due malfidati staranno zitti. E nemmeno Otani potrà più lamentarsi delle mie capacità culinarie. “Dall’aspetto sembrerebbe … anche perché non mi sembra molto difficile da fare …”                                                                                                      
“Ah, grazie mamma.” rispondo io, demoralizzata.                                                
Lei mi chiede di darle la ricetta e la studia attentamente. Dopo alcuni minuti di silenzio, annuncia: “Penso che solo un babbuino non riuscirebbe a farla bene …- “Grazie, mamma …”- quindi credo che possa andare … l’hai già decorata ?”                                              
Scuoto la testa. Mia madre sorride e fa uscire la torta dal frigo, appoggiandola delicatamente sul tavolo.                                             
Devo ammettere che, almeno di aspetto, sembra anche più che commestibile, forse persino buona.                                                              
Alla fine, mia mamma mi aiuta a fare le decorazioni, facendo un po’ di panna montata da mettere a ciuffi sul bordo.                             
Posizioniamo gli spicchi di arancia al centro, in modo che formino un cuore. Ammiriamo il nostro lavoro soddisfatte.                                     
Spero che ad Otani piaccia.
                                                      *
Auuhoh … che ore sono …                                                             
Sbadiglio nella penombra della mia camera e, dopo essermi stropicciata gli occhi, guardo con gli occhi appena aperti l’orologio appoggiato al comodino accanto al mio letto.                                                 
Lo guardo meglio, non è possibile.                                                           
“DAAAH ! SONO IN RITARDOOO !”grido, saltando giù dal letto, appena realizzo che davvero mancano solo dieci minuti all’inizio della scuola.                                                                                                        
Mi vesto frettolosamente, per fortuna avevo preparato i vestiti il giorno prima, e corro a fare colazione, ingurgitando a velocità sonica il latte coi cereali che mi ha preparato papà.                                  
Non bado alle proteste sulle buone maniere di mio fratello, né allo sguardo attonito di mio padre, perché devo andare subito a lavarmi i denti, a prendere le scarpe e a recuperare la cartella.                             
Guardo per un ultima volta l’orologio, prima di fiondarmi fuori dalla porta, travolgendo mia madre che passava casualmente di lì.
     Mancano 5 minuti, dopo sarò irrimediabilmente in ritardo. Non ho mai pedalato tanto furiosamente in vita mia.                                         
Finché non vedo il rosso di un semaforo e freno di botto. Una nonnina dall’aria fragile passa lentamente sulle linee bianche. Mette un piede davanti all’altro con la lentezza di una tartaruga. E intanto il tempo scorre.                                                                                                  
Decido di agire. Scendo prontamente dalla bici, prendo la vecchietta per il busto e la trasporto velocemente dall’altra parte della strada, per poi sfrecciare sulla bicicletta nuovamente.                                         
Non penso ad altro che alla punizione che quella megera della prof di tessuto mi farà quando mi vedrà entrare in ritardo.                     
Finalmente varco la soglia della mia classe, mentre la vecchia acida sta spiegando le proprietà del cotone.                                                                 
Lei si gira verso di me, fulminandomi con lo sguardo e, dopo una strigliata coi fiocchi, mi fa andare a sedere. Ho ancora il fiatone come se avessi fatto una maratona.                                                             
La giornata comincia già storta e l’unica consolazione è il viso di Kagura, che mi guarda come se stesse per scoppiare a ridere non appena le racconto l’episodio della vecchietta al semaforo.
                                                        *
Guardo la torta, ispezionandola per l’ultima volta. Mi sembra apposto.                                                                                                                      
Mi chiedo se vada bene andare a casa di Otani senza avvisarlo, ma vorrei fargli una sorpresa, visto che tanto sa già che glielo porterò.  Poi penso ai miei “diritti” come sua fidanzata e mi faccio coraggio. In fondo, so che è tornato a casa e che cosa dovrebbe esserci di più importante da fare che passare la serata con la sua ragazza, che gli ha amorevolmente preparato un dolce.                                                       
Così mi decido ad uscire, indossando per l’occasione un vestitino bianco a fiorellini rossi e un paio di ballerine rosa pastello. Un lieve velo di lucidalabbra e sono pronta.                                                                
Cammino tranquilla verso casa di Otani, ricordandomi solo ora della mia scommessa con la gallina bionda. Mi chiedo come sia il suo regalo per Otani … e se il mio gli piacerà di meno.                              
Chissà che gli ha regalato per corromperlo !                                       
Finalmente sono davanti a casa sua e suono il campanello. Nessuno mi apre. Strano. Eppure le luci dentro casa sono accese.                             
Forse mi sta facendo uno scherzo. Aspetto ancora qualche minuto, paziente.                                                                                                      
Ma la mia pazienza è molto breve, ricomincio a suonare il campanello seccata ed inizio a gridare frasi ingiuriose contro col ritardato di Otani: “Imbecille ! Che cavolo stai facendo, ti sei addormentato sotto la doccia ? Muoviti !”                                                      
Dopo qualche minuto, mi apre. Solo adesso desidero che non lo abbia fatto.                                                                                                       
Ha i capelli scompigliati, la guancia destra sporca i rossetto scarlatto e Sakura lo sta tirando verso di sé prendendolo per la cravatta blu che ha addosso. Strano. Otani non indossa mai camicia e cravatta.  Rimango ferma sulla soglia, allibita. La biondina indossa un vestitino di pizzo nero praticamente inguinale, che mostra una giarrettiera dello stesso tessuto e colore.                                                                
Lei mi guarda trionfante, mentre strozza quasi Otani, riportandolo da lei. Lui ha appena il tempo di farfugliare: “Koizumi, non è come sembr- “                                                                                                       
Sakura lo teneva a sé come se la cravatta in realtà fosse un guinzaglio umano. Mi disse con fare sprezzante: “Credo di aver vinto io, Risa … dopo tutto, lo sapevamo già entrambe che non avresti mai potuto competere col mio fascino !”                                               
La rabbia inizia a prendere possesso di me. Entro di prepotenza in casa e appoggio la torta sul tavolo il più in fretta che posso, per poi tornare dalla nuova coppietta felice.                                                            
Otani ricomincia subito a mugugnare: “Koizumi, ti prego …”                 
Sibilo a denti stretti: “Spero che tu possa strozzartici !” Sbatto la porta e torno per le strade della città, abbattuta ed offesa.                  
Stringo i pugni ed inizio a correre verso casa mia. Ma qualcosa di caldo e morbido, ma forte e deciso, mi prende per il polso, costringendomi a voltarmi.                                                                             
Otani mi guarda con una espressione delusa e arrabbiata: “Questo sarebbe il tuo modo di lottare per me, Koizumi ? Credevo che ci tenessi di più …”                                                                                                 
Lo colpisco in testa, gridando: “Ed io credevo che non ti saresti fatto abbindolare da quella gallina, cretino !”                                                    
“Ahia, Koizumi ! Ma che cosa hai capito ?” ribatte, massaggiandosi il bernoccolo che gli ho appena fatto.                                                                     
Lo guardo incredula, mentre sospira e spiega: “Certo che non mi sono fatto mettere i piedi in testa da lei. Cosa credevi, che ti avrei mollata per quella ?! Volevo solo vedere la tua reazione … e non mi è piaciuta per niente !”                                                                                      
Inizio a piangere, felice per non averlo perso. Ma mi asciugo subito le lacrime, singhiozzando: “Sei un deficiente, mi hai fatto prendere uno spavento !”
Lui sorride intenerito e commenta: “Sai cosa mi ha detto Sakura quado te ne sei andata e mi sono liberato della cravatta ? Mi ha chiesto di andare a cena fuori con lei in un ristorante di lusso. Non le ho risposto, mi sono solo sistemato e tolto quell’orribile segno rosso dalla faccia. Ha cominciato a minacciarmi, dicendomi che se non mi decidevo se ne sarebbe andata.                                                           
Le ho aperto la porta. E ho aspettato che se ne andasse. Dovevi vederla, era tutta impettita, con la sua giacca enorme in pelliccia per coprirsi. Sembrava la signorina perfettina !”                                           
Iniziamo a ridere, pensando a quella scena comica di una gallinella sconfitta. Appena smettiamo, iniziamo a guardarci negli occhi.                                                                                                                         
Mi accorgo che Otani indossa solo la camicia bianca, non ha portato con sé alcuna giacca. Gli chiedo se ha freddo.                                               
Lui ammicca: “Bè potresti riscaldarmi tu … che ne dici, Koizumi ?”
“Scemo …” sbotto io, facendolo ridacchiare.                                                    
“Ehi, K0izumi … andiamo a casa mia, c’è una torta se non sbaglio che ci aspetta !” esclama, facendomi l’occhiolino.                                                 
Sorrido e ci dirigiamo insieme verso casa sua.



Angolo autrice (me):
Ehehe la mia malvagia malvagità ... credevate, eh ?
Mi auguro che anche questo capitolo vi sia piaciuto !
Lo so, il collegamento "mandarini-arance" è molto stupido ... ma stiamo parlando di Risa, quindi è comprensibile ...
Risa:"Non darmi della stupida per giustificare le tue idee malate !"
Io: "Ma se è così, non ci posso fare nulla ..."
Otani: "Ihihi, scema gigantessa !"
Risa: "Ha parlato il nano Enstein !"
Io: "In effetti, siete una coppia di imbecilli v.v"
Loro: "COOMEE ?!"
XD
Dopo questo, ritorno nel mio lettino (malaticcia, stranamente)
A presto !
La vostra Rora-chan ! <3

 

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Capitolo 7
*** M'ama o non m'ama ? ***


M'ama o non m'ama ?

“Ancora devo capire perché ti sei divertito in questo modo alle mie spalle …” mi lamento, incrociando le braccia al petto e girando la faccia, mentre Otani apre la porta di casa.
Lui ridacchia: “Non sai quanto sei carina quando sei gelosa !”  Arrossisco appena e gli tiro un pugno in testa, quando dice certe cose .... Mi chiedo come faccia a dire qualcosa di così carino e allo stesso tempo snervante.
Lui inizia a massaggiarsi la botta e mi fa cenno di entrare: “Prego, regina dei giganti …”
Faccio una faccia offesa ed entro senza aprire bocca. Me la pagherà, non mi si prende in giro così !
 Otani sghignazza ancora, entrando anche lui e mi fa cenno di seguirlo in cucina. Mi fa l’occhiolino ed esclama: “Devo ancora vedere il regalo che mi hai portato, gigantessa !”
 “Ah ! Spero che ti vada di traverso !” sbotto io, sedendomi sulla prima sedia disponibile, davanti al tavolo in legno, su cui è appoggiata la torta. Otani ride ancora, andando a prendere un piattino, un coltello ed una forchetta. Allora io lo riprendo: “Dovresti prendere due piatti e due forchette, demente !”
 Lui ricomincia a ridacchiare e ribatte: “Non ce ne sarà bisogno…” Non capisco cosa abbia in mente e non mi interessa. Probabilmente c’è solo segatura in quel cervello vuoto che si ritrova.
 Guarda la torta e sorride, commentando: “L’aspetto è buono … mi chiedo come sia il sapore …”
Inizia a tagliare una fetta quadrata. Poi soddisfatto, lecca il coltello sporco di panna, budino al cioccolato e pezzetti d’arancia. Mentre lo fa, mi guarda intensamente e sento un calore improvviso avanzare verso le mie guance.
I suoi occhi mi fissano in modo strano, non mi ha mai guardata così prima … e i suoi movimenti sono lenti e studiati. Mantiene il contatto visivo. Credo di essere arrossita violentemente.
 Infatti Otani sorride compiaciuto e deposita il pezzo di torta sul piattino, per poi avvicinarsi a me.
Solleva la forchetta e con quella prende un pezzetto del dolce, studiandolo, per poi esclamare: “Per sicurezza … mangialo prima tu, Koizumi ! Non vorrai mica che il tuo ragazzo muoia intossicato a causa tua ?” 
   Mette la forchetta davanti alla mia bocca, con l’evidente intenzione di volermi imboccare. Io inizio a protestare: “Ma che fai ?! Sono benissimo capace di fare da sola e …”
Infila il pezzo di torta direttamente nella mia bocca. Ingoio e commento: “Buono … ovviamente !Se vuoi me la magio tutta io.”
Lui ridacchia: “Sembri proprio una bambina, ti è rimasta della panna sulla bocca !”
 Protesto subito: “Guarda che è colpa tua ! Mi hai infilato la forchetta senza avvisarmi e ..”
Otani allunga una mano verso di me e mi pulisce l’angolo sinistro della bocca con l’indice. Appena sento il suo dito sfiorarmi, rabbrividisco. I suoi occhi sono fissi sulla mia bocca, come se la stesse ammirando, per ricordarne ogni dettaglio.
Arrossisco e sto per chiedergli cosa stia combinando, ma lui inizia a soffiarmi sulle labbra: “Koizumi …”
Una scarica elettrica mi percorre tutta la spina dorsale. Da quando in qua Otani si comporta così ? Si avvicina sempre di più e man mano che la distanza tra noi si accorcia, il calore che sento sul viso aumenta. Serro gli occhi, imbarazzata. Finché non si blocca, a pochissimi centimetri di distanza. Allora dischiudo piano gli occhi, notando che mi sta fissando, incuriosito. 
Poi mi sorride intenerito e mi prende un polso. Faccio per protestare, ma lui mi mette l’indice dell’altra sua mano sulle labbra.
Il suo sguardo va alla torta, ancora lì ad aspettare. Prende più deciso la mia mano e intinge un mio dito nella panna.
Sono così stordita dal suo comportamento che non riesco bene a capire cos’abbia in mente. Poi porta la mia mano verso di sé. Non ho il coraggio di muovermi e sono completamente ipnotizzata dai suoi occhi, che non cessano di bearsi dei miei.
Alla fine il mio dito sporco di panna arriva davanti alla sua bocca. Otani mi guarda per capire la mia reazione. Appoggia le labbra e toglie delicatamente la panna da lì.
Arrossisco ancora più violentemente e faccio per ribellarmi, ma lui mi blocca il polso con più decisione. Si avvicina nuovamente a me e mi sussurra all’orecchio: “Ti prego … voglio che tu capisca quanto … quanto ti amo … Risa.”
Mi sento disorientata, ma voglio fidarmi di lui. Con la mano libera, inizia ad accarezzarmi i capelli, sospirando. Poi scende sul mio volto, toccando delicatamente la guancia. In seguito, giunge alla sua meta: le mie labbra.
Le coccola con le dita, ma con discrezione. Arrossisce anche lui. Toglie la mano. Chiude gli occhi. E inizia ad avvicinarsi pericolosamente a me, togliendomi ogni via di scampo. Perché io non voglio scappare da lui.Mi bacia. Sospira soddisfatto nella mia bocca, mentre il nostro fiato si mischia. Cerca la mia lingua e, appena la trova, la accarezza piano con la sua. Mugugno e vorrei che non smettesse mai di baciarmi.Ma poi Otani si stacca ed esclama: “Mmh … direi che è proprio buona, Koizumi …”
Balbetto parole senza senso, visto che sono ancora sotto shock. Lui sorride, vedendo il mio volto ancora paonazzo. Allora trovo il coraggio di parlare: “Ma che diavolo fai Otani ?” Lui ridacchia: “Perché, non ti è piaciuto ? Pensavo ti piacesse …"
Ritorno ad essere color porpora e a balbettare: “M-ma che … i-io ..”  Otani riprende la forchetta in mano e dice: “Se ne vuoi un altro … tocca a te imboccarmi.”Sbotto indignata: “Neanche per idea, nanetto ! Non sono mica la tua mammina …” 
Lui non si scompone minimamente: “Peccato … mi era piaciuto molto. E mi piace sentirti scottare le guance …” Sto per pestarlo a sangue. Ma lui appoggia la fronte alla mia e dice sorridendo: “Buon San Valentino.”
 Io sorrido di rimando e rispondo: “Se volevi che ti baciassi, non dovevi far altro che chiederlo …” Lui fa un sorrisino: “Lo so … ma è molto più divertente quando ti imbarazzi !”
E ricominciamo a litigare come sempre: io gli urlo che è un nano deficiente e lui che io non ho nemmeno un minimo di romanticismo e che sono una rompiscatole spilungona. Allora io ribatto: “Se sono così insopportabile, perché continui a stare con me, nanerottolo ?!”
Lui sorride e risponde: “Perché ti adoro così come sei, regina gigantessa !” Mi fa un occhiolino e poi riprende a parlare: “Non è così anche per te ?”
Alla fine, riesce a farmi sorridere: “Certo, scemo di un nano … buon San Valentino anche a te, Otani ...”Ci abbracciamo.
                                                                                                                               *
Abbiamo mangiato ormai metà torta e Otani è riuscito a convincermi ad imboccarlo. Ogni tanto mi guardava come se stesse per saltarmi addosso ed io distoglievo subito lo sguardo. Ho paura di lasciarmi sopraffare dalle emozioni. Con Otani non c’era mai stata quella sensazione che provo ora: pura attrazione fisica.
Non che non mi piacesse Otani anche fisicamente, nonostante la sua altezza, ma non avevo mai sentito quell’impulso che ora mi fa vibrare l’anima dal desiderio. E sentivo che erano i suoi occhi a scatenare quelle fiamme.
Finalmente si alza dalla sedia e mi dice: “Ti va una passeggiata ?”  Annuisco, chiedendogli dove vuole portarmi. E lui esclama, come se fosse la cosa più ovvia del mondo: “Ma non ci arrivi ? Devo ancora darti il mio regalo … certo che sei proprio tonta, gigantessa !”
“Non darmi della gigantessa, nano scemo !” lo rimprovero io.Lui ridacchia e mi incita ad uscire.Appena fuori di casa, mi prende per mano e inizia a trascinarmi via. 
Noto con disappunto che anche questa volta si è dimenticato la giacca a casa ed è rimasto solo in camicia.Quando glielo faccio notare, lui mi risponde: “Non preoccuparti, va benissimo così ! Vedrai, avremo anche un po’ di caldo …”Mi porta alla stazione ferroviaria e prende dalla tasca dei pantaloni due biglietti, sventolandoli trionfante.
Saliamo in fretta su un treno del primo binario e non ho nemmeno il tempo di vedere verso dove è diretto.Quando prendiamo posto a sedere, lui esclama: “Vedrai, ti piacerà ! Dovremmo metterci circa un quarto d’ora …”
                                                                                                                *
Un enorme distesa blu davanti a me. Il sole pallido di Febbraio qui è più caldo, mi riscalda la pelle ed illumina il viso, accecandomi a tratti.La sabbia sotto i piedi e soffice, sottile e di un bel giallo ocra. Otani mi sorride ed indica una panchina vicino alla riva.
La guardo sorpresa, deve avercela messa lui: “Ma Otani non dovresti …”Non mi da il tempo di finire la frase ed inizia a correre verso la panchina tenendomi per mano.
“Siediti.” mi ordina secco ed io faccio come dice. Si mette a fianco a me, la testa indietro appoggiata sulla panca, gli occhi chiusi e le gambe allargate verso il mare. Inspira. Il sole lo illumina delicatamente, riscaldandolo e facendolo sembrare ancora più bello. Non riesco a fare a meno di guardare, studiando il suo petto che si alza e si abbassa e notando che posso vederlo attraverso i buchi tra un bottone e l’altro.
Non riesco a farne a meno: mi avvicino ed inizio a scompigliargli i capelli, giocandoci. Lui sorride, continuando a tenere gli occhi chiusi.Lo guardo ancora più ammaliata. Mi chiedo come sia possibile essere così belli.
Otani mi prende delicatamente il polso e guida la mia mano più in basso, finché non la mette sopra il suo cuore.
Sento il battere furioso del suo cuore attraverso la pelle e arrossisco.  Lui inizia a parlare: “Lo senti, Koizumi ? Batte così solo quando ci sei tu …"
Spalanco gli occhi sorpresa. Otani oggi mi stupisce sempre di più. Apre gli occhi: “Sai, ti ho portata qui perché è la spiaggia che frequentavo da piccolo ogni estate. Mi piace molto, è un posto pieno di bei ricordi per me e … volevo condividerlo con te.”Mi sento lusingata dal regalo che Otani mi sta facendo. Mi sta rendendo partecipe anche del suo passato, oltre che del suo presente. Vuole che io sia parte della sua vita in modo assoluto. Ed io sono stata capace solo di fargli una semplice e banalissima torta.  Otani riprende a parlare: “Sai, c’è una domanda che volevo farti … perché hai messo anche le arance ? Insomma, il cioccolato è tipico di San Valentino, ma le arance …”
Inizio a spiegarglielo, sperando che capisca: “Ti ricordi il nostro primo bacio ?”
Lui alza lo sguardo al cielo, di un bellissimo azzurro, dove uno stormo di gabbiani vola indisturbato: “Quello della sera del tuo compleanno coi fuochi d’artificio ?”Scuoto la testa: “No … quello a casa tua, quando eri ammalato e ti ho portato i compiti ed i mandarini …”
Lui ribatte: “Lo sai che non ricordo nulla di quella volta, sono svenuto … ricordo solo la sensazione del bacio.- sorride- Mi era piaciuta, anche se non sapevo che ...- arrossisce, ma poi agita la testa e cambia discorso- … quindi ?” Inizio a giochicchiare con le mani, nervosa: “Ecco … mandarini … arance … sono simili, no ?”Ci pensa qualche istante, guardandomi. Poi scoppia a ridere: “Solo a te poteva venire in mente un collegamento così, Koizumi !”
Ribatto offesa: “Cosa c’è di male, non è così assurdo !”Otani continua a ridere: “Ed io che pensavo fosse perché avevi delle arance di troppo in casa !”
“Smettila di ridere, idiota di un nano !” Ma lui continua ancora, incurante delle mie proteste. Inizio a riflettere. Mi rendo conto che alla fine il nostro amore è proprio come la mia torta, in un certo senso: caldo, sensuale e dolce come la cioccolata, soffice e tenero come la panna, ma anche aspro ed energico come le arance.
Sorrido a questo pensiero strano, finché non vedo Otani alzarsi. Porta le mani al primo bottone della camicia ed inizia a sbottonarsi, liberando il suo petto ben formato. Arrossisco, non riuscendo a distogliere lo sguardo, ed esclamo sorpresa: “Otani, ma che fai ?!” 
Lui si volta verso di me e sorride: “Voglio farmi una nuotata, vieni anche tu ?”Urlo imbarazzata: “Certo che no, non ho alcuna intenzione di spogliarmi davanti a te !"
Lui fa il broncio da bambino e dice: “Eppure non ti dispiace vedermi mentre mi spoglio …” Allora strillo, colta sul fatto : “Ma come ti permetti ?!” Gli tiro un pugno in testa, atterrandolo.
Appena Otani si rialza, mi sorride, come se non fosse successo nulla, e si rimette seduto al mio fianco.
Appoggia una mano sulla mia spalla e mi sussurra all’orecchio: “Vieni qui …”Non ho neanche il tempo di reagire, che Otani mi adagia sul suo petto ancora nudo, facendomi diventare rossa in faccia.
Ora riesco a sentire il battito del suo cuore con l’orecchio. Mi piace questo rumore, simile a quello delle onde del mare.
Otani mi sistema i piedi e le gambe, in modo che riesca a sdraiarmi sulla panca, usando il suo petto come un cuscino.
Mi prende una mano e la appoggia sulla sua pancia. Ora sento anche il suo respiro. È come se sentissi il corpo di Otani vivere e riuscissi a percepire ogni suo movimento, quasi fossi parte di lui.  Inizia ad accarezzarmi i capelli per farmi rilassare e mi sussurra all’orecchio: “Vorrei rimanere così per sempre, Koizumi …”


Angolo autrice (me):
Per prima cosa, mi dispiace per il ritardo ... ma non trovavo l'ispirazione. Mentre ora credo di aver un po' "esagerato" ...
In caso di disgusto, siete pregate di scuotermi e farmi riprendere il senno !
Anche perchè ho litigato come una matta con l'editor ... *estrae una pistola e spara urlando al PC*
Spero che vi sia piaciuto, che Otani non vi abbia scandalizzate troppo e che non vogliate ammazzarmi ... vivo in un periodo strano ...
Vi lascio, ringraziandovi per aver letto tutto ...
A presto, mi auguro ...
La vostra Rora-chan esaurita <3

 

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Capitolo 8
*** Vuoi ballare o no ? ***


Vuoi ballare o no ?!

Il ritorno a casa è calmo e silenzioso, nessuno dei due osa fiatare. Rovinerebbe il momento.                                                                                         
Io sono con la testa appoggiata alla spalla di Otani, mentre lui mi sorride ed accarezza le ciocche ribelli dei miei capelli, che a volte finiscono per solleticargli la guancia.                                                           
Penso che sia davvero strana come situazione, solitamente noi siamo una coppia chiassosa, che litiga ogni cinque secondi. Vedo Otani ridacchiare e mi chiedo se non abbia pensato lo stesso anche lui. Mi limito a sorridere senza dire nulla.                                                       
Mi piace questa tranquillità. Certo, non la voglio sempre, mi annoierei e non capirei più dov’è finito il ragazzo che mi punzecchiava sempre per la mia altezza.Perché io adoro tutto di Otani e non voglio che lui debba cambiare tanto per me.                                                                                                 
Dopo essere scesi dal treno ed usciti dalla stazione, Otani mi si avvicina e mi prende per mano. Arrossisco e cerco di incontrare il suo sguardo. Ma, quando i nostri occhi si rispecchiano tra loro, lui arrossisce e sposta lo sguardo.                                                             
Sembra che sia tornato il solito e non riesco a fare a meno di prenderlo in giro: “Otani, dov’è finito mister mi-spoglio-per-fare-il-bagno o il signorino spavaldo e rubacuori di prima ?”                                         
Lo vedo irrigidirsi e mi risponde stizzito: “E dai Koizumi ! Lo sai che io … non sono quel tipo di persona. L’ho … l’ho fatto per te. Ma non credo che troverò mai più l’audacia di comportarmi ancora così. Non so cosa mi è preso, io …”                                                                                          
Sospira rassegnato e lascia la mia mano per mettere la sua in tasca. Faccio una faccia imbronciata, non volevo questo.                                      
“E come mai sei stato così … diverso dal solito oggi ?” gli chiedo.  Lui fa spallucce e risponde: “Non lo so … ecco, io … quando ti guardo sento …”                                                                                                     
Non riesce a finire la frase. Mi chiedo proprio dove sia finita tutta quella spavalderia.                                                                                      
Ad un certo punto esclama, quasi spazientito e frustrato: “Insomma, è colpa tua se mi sono comportato così, Koizumi !”                                            
Io mi arrabbio e ribatto: “Che ?! Come sarebbe a dire ? Io non ho fatto –“                                                                                                                         
“Mi piaci troppo e mi fai impazzire !”termina lui, quasi urlando, con gli occhi chiusi. Mi blocco e lo guardo sbalordita.                                          
Mi avvicino di nuovo a lui. Ha ancora gli occhi serrati, come se temesse una mia reazione violenta. Gli domando dolcemente, incuriosita: “In che senso … ti faccio impazzire ?”                                 
Otani inizia a farfugliare: “Co-come sarebbe ? Nel senso c-che … che tu … m-mi farai diventare matto, ecco ! Con la tua gelosia, lo vuoi capire che voglio solo te ! E poi …”                                                                   
Gli prendo il polso della mano che aveva appena messo in tasca e la tiro fuori, intrecciando le nostre dita. Ogni volta mi sorprende come le mani del mio ragazzo siano sempre più simili a quelle di un uomo.                                                                                                                             
Lui mi guarda, cercando di capire perché lo sto facendo. Io sorrido e dico: “E poi …?”                                                                                              
Otani riprende a balbettare, indeciso su cosa dire: “ E-e poi … t-tu … non ti rendi minimamente conto dell’effetto che mi fai ! Ho voglia … ho v-voglia di stringerti a me e farti sapere che sei solo mia !”Forse ora intuisco di cosa sta parlando: il suo profumo mi arriva alle narici, il calore delle sue mani e la sua voce che mi parla mi fanno rabbrividire e una voglia strana si impossessa di me. Voglio baciarlo e credo che non ci sia nulla in grado di fermarmi.                                       
Lo attiro a me prendendolo per la camicia e lo bacio. Otani ha ancora gli occhi sbarrati per lo stupore, ma poco dopo si rilassa anche lui. Risponde, accarezzandomi la schiena fin dove riesce ad arrivare. Mugugna sulla mia bocca: “Ah … mi farai proprio … impazzire, Koizumi.”
Dopo alcuni minuti, si stacca da me, dicendo che è un po’ troppo imbarazzante baciarsi in mezzo alla strada.                                                     
Lo canzono di nuovo: “Ah perché mangiare la panna dalle mie dita o spogliarti a caso invece non è imbarazzante ?”                                               
E ricominciamo a litigare come sempre: “Ma perché non te ne stai zitta, regina dei giganti ? Dovresti essere perennemente imbarazzata per la tua altezza, sembri King Kong che vuole attaccare la città ! Spaventerai tutti !”                                                                                       
“Sentilo, il nanetto di Biancaneve, dove hai lasciato i tuoi fratelli e la tua principessina ?”                                                                               
Continuammo il nostro solito gioco di battuta e risposta. Finalmente mi sembra che le cose siano tornate normali. Ma non posso fare a meno di pensare ancora a quel forte impulso che ho provato.                                                                                                                     
Mi ha percorso il corpo, forte come una scarica elettrica ed impellente, impossibile farne a meno. Mi chiedo cosa sia stato e se anche Otani senta la stessa cosa. Questo spiegherebbe il suo comportamento di prima.                                                                         
Arriviamo a casa di Otani e lui mi chiede: “Che vuoi fare ? Se vuoi ti accompagno a casa ...”                                                                                      
Io scuoto la testa: “No. Vorrei … vorrei stare ancora un po’ con te. Ti … ti va bene, no ?”                                                                                            
Lui arrossisce, per poi far finta di essere indifferente: “Se ti va … per me non c’è problema.”                                                                                    
Estrae le chiavi e mi fa entrare gentilmente.
                                                                *
Il divano è comodo, se accanto a me c’è Otani ancora di più. Non so bene cosa fare ora, so solo che voglio stare ancora insieme a lui. E mi sembra che lo stesso valga anche per il mio ragazzo.                        
Dopo un po’ Otani mi chiede: “C’è qualcosa che vorresti fare di preciso, Koizumi ?”                                                                                              
Io mi metto a pensare, finché non vedo lo stereo del soggiorno e gli chiedo: “Ti va di ascoltare insieme un po’ di musica ?”                              
Lui sa esattamente di cosa parlo e si alza con un sorriso, diretto verso lo stereo. Prende un CD e mette in play: una delle canzone di Umibozu invade la stanza con la sua melodia.                                              
Io ed Otani ci mettiamo a cantare insieme, facendo un duetto improvvisato. Così facciamo per tre canzoni, quando per sbaglio io, invece di mandare avanti il CD, accendo la radio.                                        
Inizia una musica in stile spagnolo, molto coinvolgente e sensuale. Rimaniamo spiazzati entrambi e, prima che Otani mi dica di spegnere e di rimettere le canzoni del nostro cantante preferito, mi giro e gli porgo la mano.                                                                                      
Lui mi guarda confuso, finché non gli chiedo timidamente: “Balliamo ?” Arrossiamo entrambi, ma so che lo vuole anche lui, in un certo senso. Infatti Otani mi prende per mano.                                                    
Non sa bene come mettermi, così gli appoggio io l’altra mano sul mio fianco. Ma le nostre altezze invertite ci fanno sembrare un po’ strani, con me che gli metto la mano sulla spalla e lui che arriva ì e no a metà del mio collo.                                                                                   
Ma non importa, ho voglia di farlo. Balliamo, anche se non sappiamo bene come. La musica diventa sempre più veloce ed il ritornello continua martellante, invogliandoci a lasciarci andare di più. Ormai anche Otani non sta più a pensare a come deve mettere i piedi per non pestare i miei o a quanto sia strano per noi ballare come una vera coppia di fidanzatini.                                            
All’improvviso, la canzone finisce ed noi due rimaniamo l’uno tra le braccia dell’altro. Ci guardiamo.                                                                            
Poi Otani si fionda sulle mie labbra ed io lo stringo a me per le spalle. Non mi importa quanto sia strano stare con un ragazzo più basso di me e nemmeno di quante ragazze cercheranno di portarmelo via: non rinuncerò mai a lui.                                                
Perché anche lui mi fa impazzire e non voglio perderlo, mi mancherebbe più di ogni altra cosa. Ho bisogno di lui come dell’ossigeno. E forse anche lui ha voglia di me nello stesso modo. 
                                                      *
“Oh Risa ! Sono così felice per te, vorrei avere anche io un ragazzo così !” gongola Kagura appena finisco di raccontarle la mia giornata di San Valentino con Otani.                                                              
“Sì, ma devo ammettere che un po’ mi ha spaventata … non mi aspettavo si comportasse in quel modo …” le confido, ripensando a quanto mi ha fatto rabbrividire usando solo lo sguardo.La mia amica fa un sorriso furbetto, ammiccando: “Ma si sa, Risa … non potevi pretendere che rimanesse per sempre un bambino senza voglie. Ormai è quasi un uomo e … quando l’istinto chiama, c’è poco da fare.”                                                                                         
Io arrossisco appena capisco di che sta parlando: “Ma m-ma allora tu pensi c-che Otani voglia … ?”                                                                            
Lei annuisce, aggiungendo: “Magari non vuole farlo subito, ma la voglia c’è. E mi sembra che tu l’abbia provata in prima persona. Quel brivido che Otani ti fa sentire ha un nome: eccitazione.” Non posso crederci. Mi sono … eccitata per colpa di Otani ? Ed io … gli faccio la stessa cosa, anche senza volerlo ?
Sono imbarazzata, ma Kagura mi continua a dire che è normale, prima o poi in una coppia succede. Tutta colpa della biologia e della chimica: si mette a parlare di ormoni, sviluppo ed altre cose di cui non capisco molto.                                                                                                                          
Io non credevo di provare una così forte attrazione fisica per lui, pensavo fosse solo del puro ed innocente amore. Ma forse è solo l’altra parte della medaglia.Continua a pensarci per un bel po’, finché non esclamo esasperata: “Oh, non ci capisco nulla ! So solo che Otani … mi ha fatto sentire come non mi sono mai sentita prima. E mi è piaciuto, sì !”                 
Appena mi rendo conto di quello che ho detto, davanti a tutti, nella mensa scolastica, arrossisco e cerco di farmi piccola piccola, cosa che mi riesce piuttosto difficile, dato che sono più alta delle altre ragazze. Kagura intanto ride divertita e mi rassicura, dicendomi che nessuno mi ha sentita e che non devo vergognarmi così tanto. “La tua relazione con Otani si sta solo sviluppando, tutto qui. Non devi né spaventarti né vergognarti, anzi. Dovresti esserne felice, Risa-chan !” dice convinta, abbracciandomi. Ricambio, con un debole sorriso. Ancora non me ne sono pienamente convinta.
                                                      *
Esco da scuola sempre alla solita ora, con la testa piena di informazioni sulle varie proprietà dei tessuti, sui colori complementari e su degli strani ormoni che Kagome mi ha fatto vedere su internet. Rabbrividisco ancora al pensiero.Noto una strana chioma bionda a me famigliare, dall’altra parte del cancello. Appartiene ad una ragazza che mi sembra di aver già visto, ma non capisco bene chi è. Si agita, guardando a destra e a manca. Mi avvicino di più e finalmente la riconosco: è Sakura, ancora lei ! Sbotto indignata, sulla difensiva: “Se cercavi Otani, non è qui ! Cosa vuoi ? Vuoi forse prenderle, Sakura ?” Sibilo il suo nome, avvicinandomi a grandi passi minacciosamente.                                  
Lei strabuzza gli occhi e risponde calma, ma stizzita: “Non ho alcuna intenzione di sporcarmi le mani con te, popolana gigantesca ed ignorante !” Digrigno i denti e le chiedo arrabbiata: “Allora che fai davanti alla mia scuola ?!”                                                                                                                     
Sakura alza il mento, con aria di superiorità, e dice: “Sono venuta per scusarmi per il mio comportamento disdicevole con il tuo ragazzo. Non avrei dovuto, ho mancato di rispetto sia a te che a lui. Mi dispiace, Koizumi.”                                                                                       
Sono decisamente sbalordita e rimango incantata per un po’. La fisso, stupita: “Ma … sul serio ?”                                                                     
“Certo. E non farmelo ripetere, perché non lo farò !” incrocia le braccia al petto e si volta leggermente verso destra.                                    
“Oh … -dico io, sollevata e piacevolmente sorpresa – accetto le tue scuse, Sakura. Spero che questa rivalità tra noi finisca…”                           
La biondina ribatte: “Ovviamente finisce qui, non ho intenzione di insistere con Otani. Per lui esisti solo tu … - arrossisco a quella affermazione di Sakura, chiedendomi come mai ne è così certa ora- Quindi, spero solo che tu lo renda felice al posto mio. Non è me che vuole e non lo sarà mai. Trattalo bene anche per me.”Mi fa un cenno con la mano e se ne va, lasciandomi a riflettere. Certo che doveva essersi presa proprio una bella cotta per quel nanetto. Sorrido e penso a quanto Otani sia fantastico.Persino quella smorfiosa piena di fronzoli e fissazioni, se n’era innamorata. Ma lui … non ha occhi che per me.  
Gongolo fino a casa, felice come una bambina appena tornata dal negozio di dolci. Mi sembra che quel sole pallido che riesce appena a passare tra le nuvole sia molto più brillante e luminoso. Arrivo a casa e stranamente trovo Otani davanti al cancello, guarda ansioso il cellulare che ha in mano. Lo saluto urlando il suo nome, felice.                                                                                                                         
Lui corre verso di me e mi chiede, preoccupato: “Tutto bene, Koizumi ? Ho sentito che Sakura era davanti alla tua scuola oggi, ero preoccupato … ti ha fatto qualcosa ?”Io sorrido come un ebete: “No … mi ha solo detto che rinuncia a te, perché  tu … non hai occhi che per me.” Otani sobbalza e arrossisce, per poi sbottare: “Ma chi ti ha detto una cosa del genere ? Sakura ?” Annuisco, agitando la testa. Lui sospira, sollevato: “Almeno non ti ha detto qualcosa di brutto o non ha preparato un attentato contro di te … meglio così.”                                                                                             
Io ridacchio: “Sei così tenero, Otani ! Ti sei addirittura preoccupato per me.” Arrossisce nuovamente e replica: “Naturale … sono il tuo ragazzo …”             
“Sì – esclamo io, abbassandomi- sei il mio ragazzo …” gli sussurrò, per poi lasciargli un delicato bacio sulle labbra.                                               
Ma poi ricominciamo il nostro solito battibecco: “Hai mai provato ad indossare le scarpe da uomo coi tacchi ? Magari qualche centimetro lo recuperi, così non devo abbassarmi ogni volta che voglio baciarti …” inizio io.                                                                                                  
Lui si altera subito: “Ma come ti permetti, gigantessa dei miei stivali ! Guarda che sei tu quella troppo alta, io vado benissimo ! Avresti potuto smettere di crescere quando eri ancora in tempo !”             
Allora ribatto: “Guarda che non è nemmeno colpa mia, da piccola sognavo un cavaliere alto sul suo cavallo bianco, non uno dei sette nani su un pony malandato !” Otani si arrabbia ancora di più: “E pensare che ieri ho fatto tutte quelle cose solo per te, che ingrata !”                                                      
Mi blocco, ripensando a ieri. Rimango in silenzio per alcuni istanti e Otani inizia a preoccuparsi: “Ehi, Koizumi ?! Tutto ok ? Non volevo dirlo, sai che non lo penso davvero, io …”                                                        
Decido di chiederglielo, devo saperlo: “Otani … -inizio decisa, catturando la sua attenzione- tu … -arrossisco, imbarazzata per quello che sto per dire – sei … sei per caso attratto f-fisicamente da me ?” Sgrana gli occhi ed il suo viso diventa più porpora del mio. Inizia a farfugliare frasi sconnesse: “M-ma c-che … ? Co-come mai … ? Koizumi, perché me lo stai c-chiedend-“                                                
“Rispondi e basta.” ribatto io, per farlo parlare. Lo guardo dritto negli occhi, determinata. Amo i suoi occhi, hanno un colore stupendo. E sono così luminosi...Lo vedo fare un leggero sorriso, mentre chiude gli occhi per un istante, prima di rispondere: “Sì.”                                                                  
Adesso sono io che non so cosa dire: “B-bene …” Ma a quanto pare, anche Otani ha qualcosa da chiedermi. Mi prende per il polso, avvicinandomi a se e mi sussurra: “E tu, Koizumi ? Tu … sei attratta anche tu fisicamente da me ?” Sento il suo respiro arrivare fino al mio collo e un brivido caldo percorre tutto il mio corpo.Lo vedo fare un sorrisetto divertito: “Non serve che rispondi … tanto lo so che è lo stesso anche per te. Non puoi certo negarlo …”                  
La sua voce mi sta facendo sciogliere, non so come ci riesca.. Otani mi accarezza il viso, delicato. Lo sento sospirare a tratti e mi chiedo che cosa sta succedendo in questo momento. Socchiudo pian piano gli occhi, quel tanto che mi basta per continuare a vederlo. Mi sta guardando, con occhi sognanti, come se fossi una dea. Bisbiglia piano al mio orecchio: “Vorrei tanto …”                                               
Una scossa elettrica si diffonde dal mio collo in giù, facendomi sentire un sacco di caldo in più. E dire che siamo a Febbraio.                                              
Non finisce la frase. La curiosità mi prende e gli chiedo: “Che cosa …?” Lui sorride, allontanandosi da me: “Niente, lascia stare. Ora devo andare. Ci si vede, Koizumi !”
Mette le mani in tasca, lasciandomi il polso. Lo vedo allontanarsi verso casa sua e gli urlo contro, infuriata: “Ti sembra questo il modo di comportarsi, nanerottolo ? Devi ancora dirmelo !”                                   
Lui mi ignora e mi fa un cenno con la mano per salutarmi. Ma poi si blocca in mezzo alla strada, all’improvviso. Lo guardo girarsi lentamente. Stupendo, non ci sono altre parole per descriverlo. Mi sorride, sicuro di sé, e mi urla: “Tu sei mia, regina dei giganti ! Ricordatelo, scema !”                                                                                 
Non so se essere arrabbiata o meno. In fondo, mi ha anche insultata. Così faccio come lui: “Vedi di non attrarre altre galline allupate, razza di nanetto scemo. Perché ti amo, idiota !”                         
Mi sorride ed io faccio lo stesso, mentre il sole cede il posto alla luna ed il buio comincia scendere. Penso di non aver mai visto un sorriso più bello del suo oggi. E voglio ricordarlo per il resto della vita.




Angolo autrice (me):
Mmh ... dovrei studiare per l'orale, non sarebbe una cattiva idea ...
Ma avevo finito questo capitolo, se avessi aspettato sarebbe uscito a Settembre ... quindi ho pubblicato ora, per la gioia di tutti/e ! * sì, non aspettavate altro, vero ?*
Detto questo, mi sembra che i personaggi siano, almeno un minimo, tornati alla "normalità" e spero che la spiegazione del cambiamento improvviso di Otani sia stata chiara, plausibile e soddisfacente ...
Ora vado, devo mettermi sotto !
A presto, mi auguro !
La vostra Rora-chan ! <3

 

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