You are not alone

di gaia1986
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Erano stati giorni cupi quelli che seguirono la morte di suo padre.
Erano stati giorni difficili, giorni pieni di rabbia, dolore, paura.
Giorni in cui Ziva si sentiva persa, come svuotata di ogni cosa.
Dopo tutto quello che era successo a casa di Vance e dopo aver trovato suo padre morto, accasciato contro la porta, la rabbia si era impadronita di lei.
Aveva già perso la sua famiglia, sua madre, Tali ed Ari, e il rapporto con suo padre, eppure non si sarebbe mai abituata a quel dolore e non era ancora pronta alla morte di suo padre.
La rabbia continuava a crescere dentro di lei: non era giusto che la vita le avesse tolto così tanto.
E proprio a causa di quella rabbia, stava allontanando anche i suoi amici, la sua nuova famiglia: Gibbs, Abby, Tim, Ducky e, soprattutto, Tony.
Già Tony.
L’uomo che l’aveva protetta e salvata più e più volte, l’uomo che l’aveva strappata all’inferno somalo in cui si era ritrovata dopo aver capito di aver allontanato l’unica persona che non l’aveva mai tradita. Tony, il suo collega con cui si stuzzicavano di continuo, il suo migliore amico con cui parlava di tutto perché nessuno era in grado di capirla come lui.
Tony, l’uomo che non poteva vivere senza di lei. L’uomo con gli occhi più belli del mondo per lei. Quando lo guardava in quei meravigliosi occhi verdi tutto diventava perfetto perché nulla era importante quando si perdeva nei suoi occhi, perché anche lei non poteva vivere senza di lui.

Era in quella sinagoga a sfogarsi contro Dio, contro la vita che era stata così ingiusta e dolorosa con lei e a chiedere se ci fosse ancora una speranza per lei, per non provare più quel dolore, quella rabbia e quel vuoto. Le bastava un piccolo segno, un minuscolo bagliore per credere ancora nella luce, per credere che quella vita poteva ancora offrirle un po’ di felicità.
Un rumore alle sue spalle la fece voltare pronta già ad impugnare la pistola per difendersi e rimase sorpresa quando vide l’ultima persona che avrebbe mai pensato di trovarsi davanti in quel momento, anche se era l'unica che sperava le stesse accanto, ma non l'avrebbe mai ammesso: Tony.
Nonostante i suoi sforzi per allontanarlo da lei, lui era sempre lì, accanto a lei, pronto a sostenerla, pronto a tutto pur di farla sentire meglio.

NdA:
Questa è la mia prima long.. Ero partita con una shot, ma poi continuavo ad aggiungere momenti, per cui l'ho divisa in capitoli anche se non sono lunghissimi.
Spero vi possa piacere. Se vi va, lasciate un commento.
A presto con i prossimi capitoli.
Gaia

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dopo le ultime ore in cui aveva cercato di stare sola, di allontanarsi da tutti e di rifugiarsi dietro quel muro emotivo che aveva costruito negli anni in cui era stata una spietata killer del Mossad, ora si ritrovava di nuovo con Tony.
Stava entrando in casa sua, nel suo tempio sacro, in cui nessuna donna era mai stata invitata (almeno non da lui!).
«Eccoci qui!» disse lui accendendo la luce appena entrato e andando a riporre la sua pistola nel suo solito posto. Poi completò il suo "rito" dando da mangiare alla sua Kate. «Se vuoi farmi una lista di ciò che ti occorre per i prossimi giorni, domani passerò a casa tua a prendere tutto».
«Non sarò qui nei prossimi giorni» fu la risposta asciutta di Ziva.
«Beh! Non è così male. Ho la migliore collezione di DVD della città, in fondo alla strada c’è un ottimo take away» replicò lui per sdrammatizzare un po’. Poi tornando serio aggiunse «E tu hai bisogno di parlare un po’. Aprirti un po’».
«Tony, andrò in Israele per seppellire mio padre, per questo non sarò qui nei prossimi giorni»
«Bene! Allora che ne dici di riposarci un po’?! tu puoi dormire nel mio letto e io mi sistemerò sul materassino gonfiabile che mi ha prestato la mia vicina che è andata a letto con m.... Lascia perdere».
«Ma il divano scusa?» gli chiese stupita.
«Qualcun altro ci dormirà stasera» le rispose tranquillamente lui.
E non appena terminò quella frase dalla sua camera comparve Shmeil esclamando «Ecco la mia Ziva!»
«Shmeil?!» chiese stupita abbracciandolo.
«Era a New York. Ho pensato ti avrebbe fatto piacere vederlo» le disse teneramente Tony.
E mentre era ancora abbracciata a Shmeil guardò Tony dritto negli occhi e, con un dolcissimo sorriso sulle labbra, gli sussurrò un tenero «Grazie!»
Era ormai notte inoltrata, eppure Tony non riusciva a chiudere occhio. E non a causa di quello scomodissimo materassino su cui doveva dormire. No, lui era preoccupato.
Lui era terribilmente preoccupato per Ziva. Non voleva che lei soffrisse ancora e, soprattutto, non voleva lasciarla sola.
Mentre era steso su quello scomodo giaciglio improvvisato continuava a pensare al fatto che lei presto sarebbe partita per Israele, per i funerali di suo padre certo. Ciò nonostante non riusciva a togliersi dalla mente l’ultima volta che era rimasta da sola nel suo paese natale e come le cose fra loro due fossero precipitate.
Erano ormai passati diversi anni da quando era successo tutto il casino con Rivkin, eppure era una ferita ancora aperta.
Quando ripensava a quel periodo non riusciva a scrollarsi di dosso tutte le emozioni che aveva provato: dalla delusione nei confronti di Ziva che non si era fidata di lui, della sua amicizia e del suo istinto, alla paura di averla persa per sempre quando aveva saputo che la nave su cui era riuscito a rintracciarla risultava affondata al largo della Somalia.
Ma i sentimenti più difficili da affrontare per lui erano stati ed erano ancora i suoi rimpianti, soprattutto quello di non averle potuto dire quanto fosse importante per lui.
Così aveva deciso che, anche se non era riuscito a salvarla, avrebbe almeno dovuto vendicarla. Quando però se la ritrovò di fronte nel covo di Saleem, non riuscì a capire se si sentisse più sollevato perché lei era viva o più sopraffatto dalla paura che ora avrebbe potuto confessarle una volta per tutte i suoi sentimenti.
E in effetti gliel’aveva rivelati. «Non posso vivere senza di te» le aveva detto. Ma non era andato oltre.
E una volta tornati a casa poi era diventato tutto così strano tra loro che non ne avevano più parlato. Ci misero un po’ di tempo solo per tornare alla loro solita routine fatta di battute maliziose e battibecchi.
Dopodiché fu lui a deludere lei quando, per seguire gli ordini di Gibbs, non si presentò alla sua cerimonia per la Cittadinanza.
Poi fu la volta di Ray e EJ. Tony aveva iniziato a frequentare la Barret solo per non pensare più a Ziva visto che lei aveva trovato quel bamboccio della C.I.A. e si era convinto che doveva lasciarla andare perché lui provava per lei solo una profonda amicizia. Ma durante la sparatoria in cui morì Cade e EJ sparì tutto era diventato chiaro per Tony. Lui amava profondamente Ziva e ancora una volta rischiava di non avere più occasione per dirglielo.
Quando si era ripreso dalle ferite riportate quella notte, aveva poi iniziato a soffrire molto per il rapporto tra Ziva e l’agente Cruz, ma continuava a ripetersi che non doveva intromettersi perché lei sembrava felice e perché così non avrebbe infranto nessuna regola di Gibbs. Tuttavia quando le cose tra Ziva e Ray si ruppero, in Tony si riaccese la speranza: forse sarebbe arrivato il loro momento, prima o poi.
Invece avevano di nuovo rischiato di morire a causa dell’attentato all’NCIS.
Bloccato in quell’ascensore, Tony dovette di nuovo fare i conti con i suoi rimpianti. Sarebbe mai riuscito a confessare i suoi sentimenti a Ziva e a conquistare il suo cuore?
Così dopo l’attentato il loro rapporto era di nuovo cambiato e dopo quella strana uscita a tre con Ziva e Shmeil aveva pensato che fosse arrivato il momento giusto.
Almeno fino a quella notte.
Ora aveva soltanto una maledetta paura di perderla per sempre perché temeva che la sua sete di vendetta l’avrebbe ritrasformata nella spietata killer del Mossad che oramai non era più da anni e lui non poteva permettere che ciò accadesse.
Fu in quel momento che decise che avrebbe fatto qualunque cosa per impedirle di rovinarsi le vita per sempre, anche andare contro Gibbs e le sue regole.
Proprio mentre prendeva quella decisione, sentì Ziva lamentarsi dalla sua camera.
Cautamente si recò nella stanza e si avvicinò al letto. La donna si stava agitando nel letto, probabilmente a causa di un incubo. L’uomo si sedette accanto a lei e dolcemente la chiamò, cercando di svegliarla da quel sonno agitato.
Quando lei si svegliò reagì di istinto e cercò di colpirlo convinta di essere ancora in quell’incubo, ma lui riuscì a immobilizzarle le braccia.
«Zee, è solo un brutto sogno!» le disse per tranquillizzarla, racchiudendo la sua mano fra le sue dolcemente.
«No, non lo è!» fu la risposta secca di lei, che dopo alcuni secondi ritrasse la mano dalle sue. «lasciami sola, Tony!» continuò voltandogli le spalle. «Sto bene, davvero!»
Lui esitò qualche secondo prima di obbedire alla sua richiesta. Avrebbe tanto voluto stringerla forte a sé e farle capire che lui era lì per lei e ci sarebbe sempre stato, ma sapeva che non era il momento adatto, così, lentamente, si alzò dal letto e tornò al suo materassino dove prese sonno a fatica per quelle poche ore di riposo che gli restavano prima che la sveglia suonasse.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Si era svegliata da poco. Shmeil era uscito per la colazione e lo scosciare dell’acqua aperta le segnalò che Tony era sotto la doccia.
Ziva approfittò del fatto di essere sola per cercare qualche pista da seguire per trovare il responsabile della morte di suo padre. Prese il portatile di Tony e si sistemò sul tavolo della sala da pranzo. Cercò subito di entrare nei file dell’NCIS, ma si accorse che le avevano bloccato l’ accesso. Così decise di mandare una mail a un suo contatto in Israele.
Nel frattempo Tony era uscito dal bagno con addosso il suo accappatoio blu e un asciugamano bianco con cui si stava asciugando i capelli.
Si recò in cucina per prendere una tazza di caffè e trovò Ziva concentrata sul suo pc. Sapeva cosa stava cercando di fare e voleva farla desistere, ma per il momento decise di lasciarla fare. Non voleva litigare con lei appena svegli.
Così andò nell’altra stanza e, guardando dalla finestra perso nei suoi pensieri, sorseggiò lentamente il suo caffè.
Quando l’ebbe finito andò in cucina e posò la tazza nel lavandino. L’avrebbe lavata più tardi, ora era tempo di prendersi cura di Ziva anche se lei non glielo avrebbe permesso.
«Solitario?!» le chiese dirigendosi nella sala da pranzo.
«Non sono affari tuoi» gli rispose la donna.
«Oh, invece credo che lo siano» le disse avvicinandosi al tavolo. «È il mio appartamento» proseguì camminando. «Il mio computer» le disse chiudendolo. Lei continuava a fissare un punto indefinito davanti a sé per evitare di guardarlo negli occhi. «Ziva...» continuò sedendosi accanto a lei «è il mio lavoro proteggerti. A chi stavi scrivendo quelle e-mail?».
«A dei vecchi amici» gli rispose fissandolo negli occhi.
«In Israele?»
«Loro non sanno cos’è successo a mio padre»
«È meglio così!»
«Ma a quanto pare il braccio destro di mio padre, Ilan Bodnar è a Washington e mi sta cercando. Lui sa cos’è successo?»
«Lo sa ora»
«E tu non hai pensato di dirmelo?»
«Ho pensato...Ziva. Penso a molte cose... continuamente. Ho dovuto pensare a come tenerti lontana da tutto questo, ma chiaramente non sta funzionando»
«Perché dovrei essere tenuta lontana?» gli domandò stupita. «Conosco Ilan da quando ero una bambina. Lui si è sempre comportato come se fosse stato un figlio per Eli, una parte della mia famiglia, ma non lo è. Io ho lo stesso sangue di mio padre. E io non posso essere coinvolta allo stesso modo?!» gli chiese quasi con rabbia.
«Cosa vuoi che ti dica, Ziva?! Lui è del Mossad»
«Io ero del Mossad»
«E ora sei la figlia di un uomo morto. Perché non ti permetti di comportarti come tale?»

Era ormai sera e di Bodnar nessuna traccia, a parte la video chiamata ricevuta da Ziva.
Tony sapeva di avere ormai pochissimo tempo per decidere cosa fare prima che la donna partisse per Israele. Così agì d’istinto. Corse a casa, preparò un bagaglio leggero e si precipitò fuori dal suo appartamento diretto all’aeroporto da cui sapeva sarebbe partita Ziva.
Mentre era in macchina decise di fare una telefonata.
«Gibbs» rispose una voce ferma e autoritaria dall’altra parte del telefono.
«Capo...» iniziò titubante l’uomo. «Ho deciso: non posso lasciarla partire da sola!»
«Cosa stai dicendo DiNozzo?! C’è Shmeil con lei!»
«L’ultima volta che l’ho lasciata laggiù da sola ho quasi rischiato di perderla»
«Regola #12 DiNozzo!» replicò l’agente anziano.
«Lo so capo. Ma non posso più fare finta di niente, non riesco più a reprimere i miei sentimenti: io la amo ed è ora che anche lei lo sappia. È troppo tempo che resto in disparte. Non posso più continuare così, capo!»
«Tony...» cercò di interromperlo Gibbs, ma oramai il suo agente era partito per la tangente ed era un fiume in piena.
«Se deciderai di trasferire qualcuno, perché sono sicuro che lo farai, scegli me. Accetterò qualunque destinazione, anche a bordo di un’altra odiosa portaerei»
«Tony...» tentò di nuovo Jethro.
«Tanto so che ci sarai tu a vegliare su di lei e troveremo una soluzione per vederci...»
«DiNozzo!» urlò Gibbs e Tony si bloccò in silenzio sorpreso da quel tono. «Vai e prenditi cura di lei. Ma guai a te se le spezzi il cuore!!»
«Agli ordini capo!» rispose meravigliato Tony.
«E stai tranquillo, nessuno verrà trasferito!»
«Grazie capo. A presto! Saluta gli altri da parte mia».
Nel frattempo Ziva era fuori dalla zona di carico dell’aeroporto che aspettava notizie da Shmeil in merito al loro volo.
Si sentiva leggermente agitata. Temeva che una volta tornata in Israele avrebbe rischiato di non poter più tornare indietro, in quella che ormai considerava casa sua a tutti gli effetti: Washington.
Le erano riaffiorati alla mente i ricordi di tutto quello che era successo dopo che Gibbs l’aveva lasciata sulla pista dell’aeroporto di Tel Aviv dopo averle dato quel bacio sulla guancia che sapeva tanto di addio, mentre lui, Vance e Tony sarebbero tornati casa.
E se stavolta Tony non fosse più riuscita a salvarla? Non era pronta a perdere i suoi amici, la sua famiglia. Soprattutto non era pronto a perdere Tony. La paura che potesse succedere qualcosa l’aveva paralizzata.
Ziva si riscosse dai suoi pensieri vedendo Shmeil andarle in contro.
«Hanno caricato tuo padre a bordo. Ho detto alla sua scorta che non gli piacciono gli arachidi, così gli hanno dato dei pretzels» le disse Shmeil avvicinandosi a lei.
Ziva gli sorrise riconoscente. «Vai con lui Shmeil. Arrivo tra qualche minuto»
«Prenditi il tuo tempo. È un volo lungo. In più credo che qualcuno sia venuto qui per te»
Appena si voltò, due occhi verdi, belli come non mai, la stavano fissando. Erano diversi dal solito: vi leggeva una determinazione nuova che, mai prima d’ora, aveva visto in Tony.
«Non era necessario che venissi» gli disse fissandolo negli occhi.
«Dimentichi sempre le gomme da masticare e le riviste quando voli» le rispose sorridendo, porgendole una borsa che teneva in mano.
«Lo troveranno, Ziva. Lo cercano il Mossad, la CIA, l’Intelligence della Marina, l’Interpol..noi» disse marcando l’ultima parola. «Shmeil ti guarderà le spalle. Shmeil l’uomo di ferro»
Si fissarono a lungo, quasi come se si stessero confessando tutto quello che celavano i loro cuori.
«Non lo fare» sussurrò lui.
«Sto andando ad un funerale, Tony. Farò io l’elogio funebre di mio padre»
«Come direbbe qualcuno: "He did it his way»
«Mio padre era... mmm... un uomo no facile da capire e anche ora...»
«Le difficoltà caratterizzano le famiglie»
«Tony, io...» ma si bloccò non riuscendo a terminare la frase.
«Cosa?!» le domandò con un tono dolce, quasi ad incoraggiarla a proseguire.
In tutta risposta lei protese le sue braccia verso il suo collo e lo abbracciò stretto. In quel momento le sembrò il modo migliore di fargli capire tutto quello che non riusciva ad esprimere a parole. Stretti in quell’abbraccio, con le guance a strettissimo contatto, si persero ognuno nel profumo dell’altro.
«Non sei sola» le sussurrò in ebraico all’orecchio, prima che si sciogliessero da quell’abbraccio.
«Lo so» rispose Ziva mentre si staccava malvolentieri dalle braccia muscolose dell’uomo.
«Bene. Anche perché io verrò con te!»
«Perché?» domandò stupita.
«Perché sono il tuo partner, il tuo migliore amico...»
«Non devi farlo Tony» lo interruppe lei.
«Hai ragione Zee: non devo. Il problema è che io VOGLIO farlo. Voglio starti accanto in questo momento e anche in futuro. Sempre se me lo consentirai» le rispose guardandola serio. «E poi ho sempre voluto visitare Israele. Lo so che ci sono già stato una volta, ma non è stata esattamente una vacanza, ricordi?» aggiunse cercando di smorzare la tensione del momento con il suo solito modo di fare.
«Già» gli rispose l’israeliana che era senza parole. «Grazie, Tony» fu l’unica cosa che riuscì ad aggiungere.
«Di nulla guanciotte dolci!! Andiamo?!» le chiese porgendole il braccio e invitandola ad incamminarsi verso l’aereo.
Così sorridendogli posò il suo braccio su quello dell’uomo e si avviarono verso il velivolo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Erano in volo da diverse ore. Tony e Ziva erano seduti l’uno accanto all’altra, mentre Shmeil era seduto di fronte a loro intento a leggere. I due agenti invece erano impegnati in una conversazione incentrata su ciò che avrebbero fatto una volta atterrati a Tel Aviv.
«Quando atterreremo in Israele sarà ora di pranzo e la mattina dopo alle 10 ci sarà la sepoltura di mio padre» stava spiegando Ziva «Sono un po’ in ansia: toccherà a me fare l’elogio funebre e non so bene cosa dire, al di là delle solite frasi di circostanza»
«Stai tranquilla, mia piccola ninja. Lo so che non ci sei molto abituata, ma lascia che per una volta sia il tuo cuore a guidarti. Vedrai che le parole ti verranno» le disse l’uomo per rassicurarla.
«Tony, non sono brava in queste cose, lo sai!» obiettò la donna.
«Zee, sono sicuro che farai uno splendido elogio funebre» le rispose serio.
«Domani quando atterremo mi dovrai poi indicare un albergo dove dormire» aggiunse dopo qualche minuto.
«No Tony...»
«E dove dovrei dormire secondo te? Sotto un ponte?!» le domandò stupito, dopo averla interrotta.
«Se tu mi avessi lasciato finire di parlare, culetto peloso, ora sapresti che non ti porterò a cercare un albergo perché tu sarai mio ospite. Dormirai a casa mia, con me»
«Ziva David ti sembra il momento per certe proposte?!» le domandò malizioso.
La donna lo fulminò con lo sguardo e roteò gli occhi. «Nei tuoi sogni DiNozzo!! Ho una casa abbastanza grande da avere una stanza degli ospiti» gli rispose e poi avvicinandosi al suo orecchio con fare malizioso gli sussurrò: «Lo so che ti sarebbe piaciuto dividere di nuovo il letto con me, non negare!!»
Lui era come ipnotizzato dalle sue parole e dal soffio caldo del suo alito sulla sua pelle. Era una cosa che lo faceva impazzire ogni volta. «Già» rispose con aria sognante. Al che lei gli diede un colpetto sul braccio e  si allontanò da lui sorridendo, mentre l’uomo tornava in sé.
Quando si riprese, l’italoamericano cercò di riportare la conversazione su un terreno neutro. «E dopo la funzione per tua padre quale sarà il programma?» domandò all’amica.
«Beh, io vorrei andare da Tali e mia madre e sarei davvero felice se tu venissi con me»
«Ne sarei onorato» le rispose stupito.
«Poi potrei farti visitare un po’ il mio paese natale, che ne dici?? Gibbs mi ha dato una settimana di permesso e suppongo che abbia fatto lo stesso con te per lasciarti partire, giusto??»
«Si, mi ha dato i tuoi stessi giorni»
«Allora potremmo sfruttare il tempo come se fosse una vacanza e fare qualche giro se ti va!»
«Te l’ho già detto: voglio visitare il tuo paese natale e non potrei chiedere una guida migliore di te!». Continuarono a chiaccherare fino a che la stanchezza non si impossessò di loro e non si abbandonarono alle braccia di Morfeo.


Una volta atterrati in Israele raggiunsero casa di Ziva, il loro punto d'appoggio per quei giorni.
Entrati in casa, poggiarono i loro bagagli vicino all'entrata e iniziarono ad aprire alcune finestre per poter arieggiare i locali in modo da eliminare l'odore di chiuso l'appartamento.
«Scusa Tony! La casa è un vero disastro, ma sai com'è?! È da tanto che non ci torno».
«Stai tranquilla Zee. È una casa davvero carina» le rispose gentilmente il ragazzo.
Dopo aver sistemato le loro valigie nelle due stanze della casa, Ziva nella sua e Tony in quella degli ospiti, iniziarono a sentire un po' di fame così decisero di ordinare del cibo israeliano. Ziva prese il telefono e lo ordinò nel suo ristorante preferito e dopo neanche mezz’ora il fattorino bussò alla loro porta.
Decisero di mangiare nel soggiorno della casa, seduti per terra usando il tavolino di fronte alla televisione come tavolo da pranzo. Mangiarono in silenzio, ma ogni tanto uno dei due si fermava a fissare l'altro, ma erano tutti e due troppo immersi nei loro pensieri per parlare.
Dopo diversi minuti di silenzio, iniziarono a parlare in contemporanea.
«Tony...»
«Ziva...»
«Prima tu!» si affrettò a dire il ragazzo.
«Sai Tony...» iniziò lei con qualche imbarazzo, tenendo lo sguardo basso e trovando il suo piatto stranamente interessante. «Credo che non ti ringrazierò mai abbastanza».
«Per cosa?!» le chiese sorpreso.
«Per essere come sei! Per esserti preso cura di me in tutti questi anni e per esserci sempre stato» rispose quasi in un sussurro, mentre sulle sue guance compariva un leggero rossore. Lei non era per nulla abituata ad esternare così i suoi sentimenti, per cui trovava la cosa estremamente imbarazzante, soprattutto con lui.
«Beh, vedi Ziva, credo di non poter fare altrimenti, perché io farei di tutto per te e per vederti felice!» le rispose afferrandole dolcemente la mano e facendo intrecciare le loro dita. «Sei la mia anima gemella, guanciotte dolci». Proseguì aumentando la stretta sulla sua mano.
«E tu sei la mia, culetto peloso» disse lei, regalandogli un sorriso che definire luminoso era poco.
Rimasero tutti e due a fissare in silenzio le loro mani intrecciare mentre Tony lasciava leggere carezze sule dita di lei, fino a che lui riprese a parlare.
«A che ora è il funerale domani mattina?»
«Alle 10.30 ma devo andare un po’ prima per parlare col rabbino»
«Allora direi di mettere la sveglia alle 8 così avremo tutto il tempo per fare colazione e prepararci con calma»
«Non è necessario che tu venga con me, Tony»
«Te l’ho già detto: non ti lascio sola, mai più!» le disse alzandosi in piedi e aiutandola ad alzarsi.
«Quindi...» gli disse in tono malizioso mentre con l’indice sfiorava delicatamente il petto dell’uomo da sopra la camicia «Se ti chiedessi di dividere il letto, non mi diresti di no, giusto?!» chiese con malizia.
A quella richiesta lui spalancò gli occhi, cercando di controllarsi per riuscire a parlare dato che le carezze di Ziva non gli erano per nulla indifferenti. «E me lo chiedi pure?! Sono almeno 7 anni che non aspetto altro!! Se non l'avessi ancora capito Zee, IO TI AMO!!».
Vedendo la faccia buffa di Tony, Ziva non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Lui a quella reazione si incupì e le voltò le spalle, serrando i pugni con le braccia distese lungo il corpo. Non si era mai sentito così ferito da una donna, dopo la morte di sua madre.
La donna, vedendo quel comportamento capì che l’uomo aveva frainteso la sua reazione e che si sentiva preso in giro. Era riuscita di nuovo a ferirlo anche se non ne aveva la benché minima intenzione, per cui ora doveva assolutamente rimediare.
Tony dopo alcuni momenti sentì le piccole, ma muscolose braccia di Ziva stringersi intorno alla sua vita e il corpo di lei che aderiva quasi completamente al suo.
«Ti amo anch’io Tony» sussurrò la donna alle sue spalle. «Scusa se prima ho riso, non era per le tue parole, ma solo perché hai fatto una faccia buffissima. Non volevo ferirti né farti dubitare dei miei sentimenti per te»
Lui rimase ancora immobile e con un filo di voce le chiese «Davvero mi ami anche tu?»
«Si Tony, ti amo. Ti amo perché sei il mio migliore amico. Ti amo perché sei un uomo dolce e di cuore, ma sai anche essere coraggioso come poche persone sanno esserlo. Ti amo perché in questi anni mi hai fatto capire cos'è l'amicizia e cos'è il vero amore. Ti amo perché non posso più vivere senza di te!».
A sentire quelle parole, due lacrime rigarono le guance di Tony, che si girò guardandola negli occhi. Posò le sue mani sulle guance di Ziva e la baciò dolcemente con tutto l'amore che provava per lei. Poi decise di lasciar sfogare tutta la passione e approfondì il bacio.
Quando si staccarono per prendere un po’ di fiato, lui la prese in braccio e la portò nella camera da letto, mentre lei rideva felice, finalmente tra le braccia del suo uomo.
Fecero l’amore a lungo, dolcemente e poi con sempre più passione finché non si addormentarono stretti, abbracciati l'una all'altra, nella classica posizione "a cucchiaio".


NdA:
Ecco un nuovo capitolo..siamo quasi alla fine di questa storia..
Spero continuiate a leggere e a commentare...

Cambiando discorso... non sto a commentare il finale di stagione!! Mi devo ancora riprendere dal nervoso :(
Ci aspetta una lunga estate in cui chiederci cosa succederà dopo e aspettando nuovi sviluppi anche dei Tiva (ci saranno mai nuovi sviluppi con quei due???)

A presto!!
Gaia

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Quando la sveglia suonò, i due erano ancora abbracciati, ma Tony era supino a osservare la sua bella dormire serenamente con la testa appoggiata sul suo cuore e un braccio attorno alla sua vita, mentre lui la stringeva a sé col suo braccio destro.
Ziva aprì gli occhi e la prima cosa che vide furono due bellissimi occhi verdi, brillanti di felicità, che la fissavano. Sorrise vedendo Tony così felice e sereno.
«Buongiorno mia piccola ninja» le disse, sfiorandole le labbra con un bacio leggero, mentre le accarezzava dolcemente la schiena nuda.
«Buongiorno a te, Tony!! È da tanto che sei sveglio?» rispose con un sorriso, mettendosi a cavalcioni su di lui e abbassandosi a dargli un altro bacio. A quello ne seguì un altro, poi un altro ancora fino a quando non si ritrovarono di nuovo a far l'amore con tutta la passione che sentivano scorrere nelle loro vene.
Dopo un po’ di tempo in cui continuarono a coccolarsi, fino a quando lui non guardò l' ora: avevano poco meno di un’ora per prepararsi, fare colazione e recarsi nel luogo della sepoltura, che fortunatamente non era troppo distante dall'abitazione.
«Ziva, dobbiamo prepararci e fare colazione. Avremo tutta la vita per amarci e coccolarci!» le disse dandole un bacio a fior di labbra, dopo essersi alzato dal letto ed essersi diretto verso il bagno.
«Come tutta la vita?! Chi ti dice che vorrò stare con te così a lungo?!» gli disse ridendo e mettendosi a sedere nel centro del letto con solo il lenzuolo addosso.
A quella risposta lui si affacciò dalla porta del bagno e vedendo la faccia divertita della ragazza le rispose: «Giusto! Può anche darsi però che sia io a lasciare te... non appena incontrerò una ragazza più dolce e gentile di te»
«Non lo faresti mai!» esclamò Ziva, alzandosi dal letto con il lenzuolo ancora intorno al corpo.
«E tu?!» rispose lui, vedendola entrare in bagno dove lui si stava lavando i denti.
«Io non potrei vivere senza di te! Te l'ho detto ieri sera» replicò lei, aprendo l'acqua della doccia.
«Io te l'ho detto anni fa in Somalia, ma vale ancora! Non riesco a vivere senza averti vicino sempre!!»
«Dai prepariamoci! Vieni in doccia con me!» esclamò lei lasciando cadere il lenzuolo a terra e afferrandogli la mano per trascinarlo con lei sotto il getto dell’acqua.
Dopo la doccia e una rapida colazione, uscirono dall’appartamento e, mano nella mano si diressero verso il luogo della sepoltura.
Fu una cerimonia molto semplice, nonostante Eli fosse una persona tanto influente. Ziva fece un elogio funebre breve, ma molto toccante e una volta terminato il funerale decise di andare con Tony in un luogo a lei molto caro. Era un piccolo uliveto, posto su una collinetta non molto distante da casa sua, in cui da quando era morta Tali aveva piantato con suo padre delle piccole piante d’ulivo ogni volta che moriva un membro della sua famiglia. Spiegò a Tony il significato di quel posto e lui si sentì onorato del fatto che lei avesse voluto condividere con lui una cosa così intima e importante.
Decisero di piantare insieme il nuovo ulivo in memoria di Eli e rimasero un po’ lì abbracciati ad osservare Tel Aviv che si estendeva sotto di loro, finché non giunse l’ora di pranzo. Allora decisero di andare a mangiare e di passare poi il pomeriggio a visitare la città, così trascorsero il pomeriggio a fare i turisti. Camminarono a lungo per le vie della città, tenendosi sempre per mano oppure abbracciandosi, scattarono e si fecero scattare anche numerose foto insieme davanti ai luoghi più caratteristici della città. Sembravano proprio la classica coppia di innamorati in vacanza in un paese straniero.
Più tardi Ziva portò Tony in un altro posto per lei speciale. Era un piccolo parco situato su di un piccolo promontorio, dalla parte opposta dell’uliveto. Da lì si poteva vedere il Tempio di Gerusalemme e il centro della città e l’uliveto stesso.
«Dopo la morte di Tali, quando vivevo ancora qui e mi sentivo triste, venivo a guardare il tramonto da questo posto e subito mi sentivo meglio» gli raccontò con una voce un po’ malinconica.
«E ora ti senti triste, guanciotte dolci?!» le disse teneramente abbracciandola stretta.
«No, tutt’altro! Non sono mai stata più felice, però ci tenevo a portarti qui. Voglio farti conoscere tutti i luoghi e tutte le cose che per me sono speciali e importanti»
Lui l'abbracciò stretta e la fece poi voltare in modo tale che appoggiasse la sua schiena sul suo petto. Mentre il sole tramontava scattò una foto di loro due così abbracciati, sorridenti e innamorati con sullo sfondo la città che si estendeva alle loro spalle.
«Grazie Ziva» le sussurrò dolcemente all'orecchio.
«Per cosa?!»
«Per avervi lasciato entrare nel tuo cuore una volta per tutte...» le disse dandole un dolce bacio sulla tempia destra «E per avermi portato in questo posto meraviglioso!»
Lei si voltò a guardarlo in faccia, senza sciogliere il loro abbraccio, e gli disse «Grazie a te per non esserti arreso con me!».
Detto questo lo baciò con passione e lui, prima di abbandonarsi del tutto a quel baciò, scattò un’altra foto. Quando si staccarono per prendere fiato, decisero che era meglio tornare all’appartamento di Ziva.
Dopo cena, si sedettero sul divano a sorseggiare un bicchiere di vino e a guardare un film. Lei era comodamente appoggiata a lui con la testa appoggiata alla sua spalla destra, mentre lui continuava ad accarezzarle un braccio.
Quella sera Tony non stava minimamente pensando al film, aveva un’idea che gli frullava in testa. «Credo che dovremmo andare a convivere una volta tornati a Washington» disse ad un tratto con tono neutro, come se quella domanda non fosse importante come in effetti lo era.
Lei a quelle parole si sollevò dal sua comodo posto e lo fissò stupita, mentre lui la guardava di sottecchi. «Si credo che dovremmo convivere da ora in poi» le disse voltandosi a guardarla «E magari, tra qualche anno, ci sposeremo e avremo dei figli... è così che immagino la nostra vita insieme!»
«È la cosa più dolce che abbia mai sentito, anche se l’idea di diventare mamma mi spaventa. Credi davvero che un giorno sarei in grado di essere una brava mamma?!» gli rispose mentre qualche lacrima di commozione le scivolava lungo le guance.
«Si amore! Ti ho visto con quella ragazza, poco tempo fa, come ti sei presa cura di lei finché non è tornata sua madre. Eri meravigliosa»
Lei rimase un po’ in silenzio e poi sorridendo disse: «Ok, amore! Da te o da me?»
«Io direi che potremmo stare da me e intanto cercare una casa che diventi la nostra casa» le rispose abbracciandola felice.
«Bene c’è solo un piccolo problema!»
«Quale?!»
«Il tuo letto è minuscolo. Io adoro dormire avvinghiata a te, ma c’è poco spazio per "giocare" in quel letto» gli disse maliziosa
Lui si mise a ridere, lei aveva usato le stesse parole di suo padre... ora capiva perché suo padre ogni volta che andava a trovarlo gli diceva di non farsela scappare...
«Vero» le disse dandole un rapido bacio «ma dopo la visita di mio padre ne ho comprato uno nuovo, bello grande, che dovrebbero consegnarmi a breve!!» continuò rimarcando con la voce e con uno dei suoi sguardi giocosi le parole "bello grande".
«Ah!! E come mai questa decisione»
«Perché vedi Ziva... c’è questa ragazza meravigliosa che mi ha rubato il cuore... lei è la ragione per cui ho deciso che non ho più bisogno di un luogo di pace e solitudine, ma di un nido d’amore»
«Mmm... deve essere davvero fantastica! La conosco?!» gli chiese maliziosamente.
«Hai ragione. È davvero fantastica, sexy, dolce e ... letale» le disse dandole un bacio incandescente ogni volta che elencava una sua qualità.
«Vero! Se mi farai soffrire vedrai quanto so essere letale!» gli rispose baciandolo
«Non ho nessuna intenzione di scoprirlo, amore!» le rispose sorridendole sulle labbra prima dell’ennesimo bacio.
«Buon per te!»
Lui la baciò di nuovo con molta passione e dopo pochi minuti era distesi sul divano avvinghiati ognuno al corpo dell'altro, coinvolti nella danza più antica e dolce del mondo. Si addormentarono così abbracciati stretti e felici. Finalmente avevano trovato il coraggio di lasciarsi andare ai loro sentimenti.
Ziva finalmente aveva una nuova speranza nel cuore: quella vita, che le aveva tolto così tanto, aveva ancora molta felicità da offrirle. Ora aveva trovato una nuova famiglia che l’aspettava a Washington e la sua anima gemella che ora dormiva accanto a lei stringendola nel suo abbraccio.


NdA:
Eccoci alla fine della storia.
Spero vi sia piaciuta.

A presto.
Gaia

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