For the life .. For the blood .. For love. di rosewhite (/viewuser.php?uid=56960)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16! ***
Capitolo 18: *** 17esimo Capitolo. ***
Capitolo 19: *** 18esimo capitolo ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 1 *** Inizio ***
<<
Sapete cos'ho sentito? >> Alice
parlò giocando distrattamente con la forchetta, torturando
dei poveri maccheroni innocenti.
<< Cos'hai sentito? >> Rosalie si sporse
verso di lei.
<< A breve arriverà una nuova studentessa che
non parla inglese e sentite un po' - Si sporse verso il centro della
tavola e sussurrò - Arriva dall' Italia! >>
<< Cosa la porta in questa cittadina abbandonata da Dio?
>> Chiese Jasper seguendo con lo sguardo il maccherone
preso di mira.
<< Dicono per studio, una specie di progetto
>> La campanella suonò e ci alzammo tutti
quasi in sincrono. Una nuova ragazza e a noi cosa importava?
Salve, ho iniziato questa
Fan Fiction per farvi conoscere un nuovo personaggio.
Spero che vi piaccia. Fatemi sapere!
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
1°
Capitolo
Il giorno dopo tutta la scuola era
elettrica per il nuovo arrivo, nelle piccole città succede
sempre questo. Ogni minima novità è un evento,
anche se una ragazza si fa una tinta diventa un evento.
Nel garage l'aspettava anche il preside con a fianco il professore di
spagnolo.
Bè, la tanto attesa fanciulla arrivò su un'audi
A1, blu con archi argentati, guidata da un ragazzo che scese con lei.
Lui alto circa 1.80, aveva i capelli castano chiaro e gli occhi
azzurri, vestito semplicemente con un jeans ed un maglioncino blu. Lei
invece era alta sul metro e sessanta, aveva i capelli lunghi
fino a metà schiena castano scuro e portava degli
occhiali da sole. Indossava un normale jeans, una maglietta nera con
scollatura a V, quasi interamente coperta da una sciarpa
grigia, con sopra un cappottino dello stesso colore.
Si avvicinarono ai due uomini che li attendevano sorridenti
ed il ragazzo strinse la mano ad entrambi.
<< Buongiorno io sono Matt,
il fratello di Beatrice >>
<< Buongiorno. Abbiamo
parlato velocemente a telefono della situazione. Ma non capisco come
sua sorella può seguire senza difficoltà le
lezioni non sapendo parlare inglese e non essendoci nessuno nella
scuola che parla italiano >> Il preside era una
persona diretta.
<< Non si preoccupi. Bea
parla perfettamente italiano, francese e spagnolo e mastica il russo ed
il giapponese. Non ci saranno problemi se qualcuno le parla in una di
queste lingue. E poi è qui per imparare. >> Il
ragazzo sorrise ed il professore di spagnolo, il signor Herinton, si
dedicò alla ragazza parlando in spagnolo.
<< Bene. Posso tradurti io
qualcosa quando vuoi >>
<< La ringrazio signore
>> Disse con voce dolce lei sorridendo.
Edward si voltò verso di me e parlò
così piano che solo noi vampiri lo sentimmo.
<< Preparatevi, il professore
ci sta per offrire in pasto alla nuova arrivata >> detto
fatto il professore ci cercò per un po' nel parcheggio e
poi, alzando una mano, ci invitò ad avvicinarci. Spinsi una
Rosalie sbuffante e le sussurrai all'orecchio << Non
preoccuparti amore tu sei più bella >> e lei
in tutta risposta mi guardò e mi disse << Su
questo non c'erano dubbi. >> risi. Ah, la mia adorata
moglie.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
2°
Capitolo
Ci avvicinammo a passo umano mentre la “new entry”
si voltava a guardarci. Quando arrivammo fu il professore Herinton a
parlare, in spagnolo.
<< Beatrice, questi sono i Cullen. Sono i migliori in
quasi tutti i corsi, compreso il mio - sorrise fiero - Potranno darti
una mano nei discorsi tra compagni e quando io non ci sarò
>>
Ovviamente chiedere il nostro parere era troppo, vero? E pensare che
potevo essere il suo bis bis nonno. Questi giovani d’oggi..
Edward sentendo i miei pensieri mi guardò e sorrise.
<< Signore, grosso modo capisco l’inglese. Non
lo parlo ma capisco qualche parola. E poi non vorrei disturbare questi
ragazzi che dovranno, anche loro, seguire le lezioni >>
ci guardò finendo la frase.
<< Nessun disturbo >> cinguettò
Alice
POV
BEATRICE
Matt aveva finito di parlare con quell’omino semi pelato del
preside e si rivolse a me in italiano.
<< Allora Bea, io torno a casa. Ti passo a prendere
quando finiscono le lezioni. Bè… Buon primo
giorno di scuola >> mi sorrise. Gli avrei spaccato la
faccia.
<< Sei un bastardo >> gli risposi
sorridendo per non far capire agli altri.
Guardai se al collo portasse la collanina che gli avevo dato e quando
la vidi spuntare lievemente da sotto il maglione mi sentii
più sicura.
Mi posò un bacio delicato sulla fronte per rendere
più reale la sua parte da bravo fratello.
<< Vado a sistemare le ultime cose a casa. Ci vediamo
dopo >> lo salutai con la mano in risposta.
Quando se ne andò i Cullen si presentarono e poi ci
incamminammo verso la scuola.
Avevo tutti gli occhi addosso. Che fastidio!
<< Non ci far caso. Nelle piccole cittadine è
sempre così . Le novità attirano parecchia
attenzione >> disse sempre in spagnolo Bella, mano nella
mano con Edward, che mi guardava in modo strano, quasi ispezionandomi
con quegli occhi nocciola tendenti al dorato.
Il fatto di essere definita una novità, come un oggetto
appena messo sul mercato, dovevo ammettere che mi infastidiva un
po’.
<< Dimmi una cosa… >>
iniziò Emmett << Perché tu e tuo
fratello non vi assomigliate per niente? >> mi fermai di
colpo, mi abbassai lievemente gli occhiali da sole e lo guardai dritto
negli occhi ambrati. Alice gli diede una gomitata nel fianco sinistro.
<< Prescindendo dal fatto che non è
assolutamente una cosa carina da dire - mi rialzai gli occhiali - non
siamo fratelli di sangue >>
<< Adottata? >> domandò
Bella,che ricevette un’occhiataccia da parte della mora di
famiglia. Pensai che non avesse tatto, perché se
così fosse stato non era il modo di chiederlo.
<< No >> aspettavano una risposta e quindi,
sospirando, gli raccontai la storiella.
<< Mia madre e suo padre si sono sposati. Contenti?
>> Non aspettai risposta e, maleducatamente,
m’infilai nella classe di spagnolo. Odiavo i ficcanaso.
Angolo
dell'Autrice:
Sto
postando troppo
velocemete? So che, come mi ha fatto notare anche
TheRealTrisha_ , sto scrivendo dei capitoli
brevi. Ma sono i primi e proverò a fare del mio meglio per
allungare i prossimi.
Di solito
si
lamentavano che i capitoli ( delle FF precedenti) erano troppo lunghi.
Proverò a fare una via di mezzo.
Vi ringrazio per le
visualizzazioni e spero che questo capitolo vi sia piaciuto. A presto!
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
http://www.youtube.com/watch?v=GTkzyyv0DuA&feature=related
Se volete ascoltatela
mentre leggete il capitolo. Ci risentiamo alla fine!
3°
Capitolo
A mensa non mangiai nulla. Approfittai dello spacco per andare fuori al
freddo a prendere un po’ d’aria. Il vento gelido si
infilava sotto la sciarpa e mi accarezzava violentemente il viso,
chiusi gli occhi. Potevo vedere la sua energia azzurra toccare tutto
quello che avevo intorno, scuotere gli alberi e farmi volare
delicatamente i capelli. Era la pace, anche se troppo fredda per i miei
gusti. Amavo la natura ed ero sua figlia e serva. Da lei prendevo forza
e potere, da lei fuggivo quando il mondo mi crollava addosso, sempre da
lei quando i ricordi tornavano a spaccarmi l’anima.
Una mano altrettanto fredda si posò sulla parte scoperta tra
la sciarpa e la maglia ed io sussultai, voltandomi con il cuore che
batteva all’impazzata.
Di fronte a me Jasper ritirò subito la mano e alle sue
spalle notai Alice.
<< Scusami se ti ho spaventato, ma ti ho chiamato e non
mi hai risposto >> Dannazione. Mi portai una mano sul
cuore, come se quel gesto potesse calmarlo.
<< Mi godevo un po’ d’aria fresca,
involontariamente mi sono isolata >> spiegai dandomi
della sciocca e riabbassando la mano. Potevo ancora vedere con la vista
secondaria il vento sfiorare tutto e seguire elegantemente ogni forma.
<< Ci siamo preoccupati perché non ti abbiamo
visto a mensa. Non mangi? >> la voce di Alice aveva
qualcosa che mi ricordava quel vento, così delicata e
cristallina..
<< Sono ancora abituata all’ora italiana.
Grazie dell’interessamento >> Sorrisi. Era
altruismo o mi controllavano?
Iniziai a sentire freddo e mi strinsi di più nella giacca.
<< Forse è meglio se andiamo dentro prima che
geli >> Parlando Jasper aprì la porta e
l’aria calda uscì riscaldandomi dolcemente il
viso. Gli sorrisi ed entrai. Una ragazzina con corti capelli biondi ed
occhi castani mi si parò davanti ma si rivolse ad Alice
dicendo qualcosa che non compresi. Guardai Jasper.. Assomigliava a..
<< Ilary vuole che ti chieda se tuo fratello è
fidanzato >> La voce di Alice mi riscosse dai miei
pensieri e voltandomi verso di lei provai ad essere il più
cortese possibile.
<< No, ma tende a stare con ragazze dai 20 in su
>> Ok, forse la cortesia non era il mio punto forte. La
ragazzina corvina riferì e la bionda se ne andò
sconsolata salutandomi con la mano.
Mentre andavamo
verso gli armadietti Alice si bloccò ed
abbassò lo sguardo.
<< Volevo chiederti scusa per la mancanza di tatto dei
miei fratelli >> Rimasi stupita.
<< Non preoccuparti, non mi sono offesa >>
le sorrisi dopo un attimo di incertezza.
Lei mi
sorrise sprizzando felicità da tutti i pori
e poi cinguettò un << devo andare in palestra,
a dopo >> incamminandosi verso un altro edificio. Era la
prima scuola che vedevo divisa in così tanti edifici,
riflettei su quanto poteva essere stato sadico l’architetto.
Far correre da un edificio all’altro dei poveri
studenti in inverno, sotto la pioggia.. In pratica a Forks.
<< Cos’hai ora? >> il biondino mi
guardava incuriosito. Controllai il foglio e mi scappò una
specie di gemito di dolore.
<< Storia >>
<< Vieni, ti faccio da traduttore >>
<< Ma non hai una lezione anche tu? >>
<< Sì, storia >> Mi sorrise e mi
ricordò così tanto lui..
<< C’è qualcosa che non va?
>> mi voltai verso Jasper e gli sorrisi, un sorriso
spento che sapevo sarebbe risultato falso. Ricacciai il suo pensiero e
mi incamminai verso destra.
<< No, va tutto bene >>
<< Bea? >> mi fermai e mi voltai
<< La classe è dall’altra parte
>>
Angolo
dell'Autrice:
Mi farete sapere cosa ne
pensate? Per me è importante.
Questo capitolo
mi piace particolarmente ed insieme ad esso vi ho
postato una canzone che mi ha ispirato, diciamo che con la musica
"contemporania per pianoforte" scrivo meglio.
IMPORTANTE:
Adottate anche voi la causa " Uno scrittore felice"
Basta premere prima del capitolo su "Inserisci una
recensione" e dire anche semplicemente se questo capitolo ti
è piaciuto o meno! Un click per rendere uno
scrittore contento!
A parte gli
scherzi appena finisco di scrivere il quarto capitolo lo
posto.. Anche se devo ancora iniziarlo quindi.. ISPIRAZIONE VIENI A ME!
Un Bacio a Tutti
e grazie mille per aver letto la mia storia.
A presto!! ( Non
è una minaccia)
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
4°
Capitolo
Finite le lezioni Edward ci precedette in macchina silenziosamente.
Bella gli strinse la mano e gli chiese cosa c’era che non
andava ma lui si limitò a scuotere la testa e a mettere in
moto.
Arrivammo a casa velocemente, seguiti da Jasper ad Alice nella Bmw blu
di Esme. Il rosso della famiglia si mise davanti ai due divani in pelle
bianca nell’ampio soggiorno e con un cenno della testa ci
fece segno di sederci. La tensione era palpabile.
Quando ci accomodammo egli iniziò a parlare.
<< Si tratta della nuova arrivata.. >>
Alice lo interruppe
<< A proposito, siete stati veramente scortesi con lei
>> incrociò le sue piccole braccia e
guardò male sia me che Bella. Edward ringhiò
lasciandoci tutti sorpresi.
<< Smettila con queste cretinate Alice! Abbiamo un
problema più serio! Non riesco a sentire i suoi pensieri e
nemmeno quelli del fratello. >>
<< Ed io non sento le sue emozioni >>
mormorò Jasper
<< C’è qualcosa che non va
>> Rosalie si alzò in piedi spostandosi una
ciocca di capelli dietro l‘orecchio << Non
ditemi che dobbiamo ricominciare tutto da capo, per cortesia.
>>
<< No >> disse pragmatico <<
Dobbiamo scoprire cos’ha che non va e poi eliminarla
>>
La mia amata bionda annuì ed io scossi la testa.
<< E’ esagerato Ed. Vuoi ucciderla solo
perché non riesci ad entrarle nella testa? Non è
affatto sportivo. >>
<< Emmett ha ragione - intervenne Alice - Per prima cosa
dobbiamo capire cosa blocca i vostri poteri e poi prenderemo una
decisione. Cosa ne dite di andarle a fare visita con Esme e Carlisle?
Una visita di Benvenuto in questo posto abbandonato da
Dio>>
Fummo tutti d’accordo e quando, un paio d’ore dopo,
nostro padre tornò dal suo turno in ospedale salimmo sui
rispettivi mezzi di trasporto e, senza preavviso, ci dirigemmo verso la
casa azzurra all’inizio del bosco.
<< Se non sanno che stiamo arrivando non potranno
nascondere eventuali prove >> aveva detto Jasper.
Sinceramente? A me sembravano tutti esagerati. Se avessero usato lo
stesso metodo con Bella, a quest’ora Edward sarebbe ancora
solo.
Ero l’unico a pensarci? Probabilmente si.
Esme ci chiamò dalla sua Bmw, guidata da Carlisle, dicedo di
passare per il negozio di alimentari perchè andare a casa di
una persona senza nulla,e per di più senza preavviso, era
troppo scortese, quindi entrò nel negozio e prese un enorme
scatolo di cioccolattini per poi ripartire.
Arrivammo, dopo circa 5 minuti, fuori una villetta azzurra a due piani
con porte e finestre bianche. Quando ci fermammo un cane
iniziò ad abbaiare a tutta forza.
<< Ci mancava solo il cane >> disse Rosalie
ed Esme le lanciò un'occhiataccia.
La porta si aprì mentre scendavamo dalle rispettive auto,
sull'uscio della porte comparve una Beatrice con un maglione bianco a
collo alto, un Jeans blu scuro ed un aria sorpresa dipinta in volto.
Dalla sua destra sbucarono due cani, uno nero ed uno pezzato di taglia
media/grande in pratica uguali, che corsero fuori in giardino.
Il cane nero ci venne incontro scodinzolando mentre quello pezzato si
fermò a pochi centimetri dalla ragazza e continuò
ad abbaiare.
<< Kim lasciali stare >> Bea
uscì fuori la stradina di ghiaia e si avvicinò al
cane nero, richiamandolo, che nel frattempo saltava addosso ad un Alice
sorridente.
<< Perdonatemi, non aspettavamo visite. Prego entrate
>> La seguimmo in casa e la prima cosa che mi
colpì furono le mensole ed i mobili pieni di candele e di
oli profumati. Ammirai i mille colori delle candele, ce n'erano
veramente di tutti i colori e di tutte le forme.
<< Prego sedetevi- ci fece segno di accomodarci su un
divano ad angolo blu, con un altro di fronte dello stesso materiale ma
più piccolo, nel salone azzurro pastello - vado a chiamare
mio fratello >> ci sorrise e sparì salendo le
scale bianche con il cane pezzato che la seguiva mentre Kim assaliva
uno per uno tutti noi.
<< Mattiii ci sono ospiti! >> disse ad alta
voce.
<< Scendo subito >> si sentì una
porta aprirsi e dei passi scendere velocemente le scale. Il ragazzo
comparve con indosso la camicia grigia con i primi due bottoni aperti e
la cravatta nera allentata.
<< Salve - ci salutò con un gran sorriso -
Scusate per come trovate me e la casa, ma dobbiamo ancora mettere tutto
apposto >> si slacciò completamente la
cravatta e se la piegò tra le mani.
<< Dai qua >> disse la ragazza ridendo e
risalendo le scale.
<< a me non sembra esserci nulla di strano sinceramente
>> sussurrai in modo che solo i vampiri presenti nella
stanza sentissero.
Ah la mia famiglia, la mia dolce e vampiresca famiglia. Avevano fatto
veramente una
pessima figura.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
5° Capitolo.
Piegai
la cravatta di Matt e la riposi nel cassettino insieme a tutte
le altre, con cura come facevo sempre.
Scesi le scale lentamente con Healy che mi seguiva. Arrivata
giù mi accomodai sul bracciolo del divano dov'era seduto il
mio fratellastro che mi rivolse un sorriso smagliante, ricambiai con un
sorriso a bocca chiusa e guardai i nostri ospiti che parlavano in
inglese con Matt.
Essendo originario di Washington quella era la sua lingua madre, ma io
non ci capivo assolutamente niente.
<< Matt fai il bravo ospite e chiedi cosa gradiscono
>> gli dissi in italiano. Lui riferì e la
donna con i capelli color miele scosse la testa dicendo qualcosa e gli
porse una scatola rossa con un nastro dorato sopra. Matti, come lo
chiamavo io, accettò sorridendo e poi me lo porse. Lo
guardai confusa e lui mi spiegò che erano cioccolattini. Mi
si illuminò lo sguardo. Cioccolata? Io amo la cioccolata!!
<< Grazie Mille! Non dovevate >> dissi in
spagnolo sapendo che almeno i ragazzi mi avrebbero capito. Dopo
smancerie varie andai quasi saltellando in cucina e poggiai lo scatolo
sull'isola della cucina con Healy e Kim che annusavano per capire
cos'era. Sorrisi alla loro curiosità e mentre stavo per
tornare nel salone squillò il telefono di Matt.
Guardai lo schermo e comparve il nome John.
Mi poggiai con una spalla all'uscio della porta della cucina.
<< è tuo padre >>
<< E rispondi Bea >> disse ridendo.
Accettai la chiamata.
<< Pronto? >> risposi tornando in cucina
<< Pronto piccola! Come stai? Come vi trovate
lì? Tutto ok? >> la voce dell'uomo era calda e
riusciva a trasmettermi sempre una specie di tranquillità
<< Frena John! Dammi il tempo - risi - io sto bene, mi
trovo bene anche se fa un po' freddino e sì, tutto ok. Tu e
la mamma come state? novità? >>
<< Oh qui tutto bene, tutto splendidamente - me lo
immaginai sorridente e seduto alla sua grande scrivania di legno scuro
e pregiato con davanti mille carte - Nessuna novità piccola.
Matt c'è? >>
<< Si ma abbiamo ospiti. Ti faccio richiamare dopo?
>>
<< Gli dici un secondo solo che è urgente per
cortesia? >> Mi affacciai dalla cucina.
<< Matt ha detto che è urgente
>> dissi alzando il telefono in aria.
<< Arrivo subito >> disse qualcosa agli
ospiti e poi si alzò per predermi il cellulare da mano.
Anche con il padre parlò inglese.
Mi accomodai sul bracciolo come prima e sorrisi. Non sapevo minimamente
cosa dire e sia la gentilezza che i discorsi con gli ospiti non erano
il mio forte.
<< Allora... fa sempre così freddo qui?
>> buttai lì . Attaccare discorso
con il tempo, ero caduta veramente in basso. Edward e Jasper
continuavano a guardarmi quasi male. Ma cos'avevo fatto?
Mi rispose Alice
<< Si sempre. Ma quando c'è il sole si sta
veramente bene! >> Disse mostrandomi un sorriso a 32
denti. Notai i piccoli canini appuntiti.
<< Bè, dicci Beatrice.. Cosa ti spinge a
Forks? >> l'uomo, che se avevo capito bene si chiamava
Carlise, mi parlò in spagnolo. Perfetto tutta la famiglia
conosceva la lingua.
<< Matt ha delle cose di lavoro da sbrigare a Washington
ma visto che non amo le grandi città e invece, al contrario,
amo la natura, abbiamo cercato un posto non troppo lontano ma con pochi
abitanti ed immerso nella natura e Forks sembra il posto perfetto -
sorrisi - e poi vorrei imparare la vostra lingua ed il modo migliore
è venire a vivere per un po' qui in America >>
Era una mezza bugia. Ero qui per il mio di lavoro, anzi per il nostro
visto che lavoravo con Matt, e per questioni più importanti
di un'azienda o cose del genere. Ma loro non potevano e non dovevano
saperlo.
Matti tornò << Scusatemi cose di lavoro
>> disse quasi scocciato.
Guardai dritto negli occhi quasi neri Edward.
<< Ho fatto qualcosa di male? >> domandai
diretta. Lui mi guardò e sbattè due volte le
palpebre.
<< No perchè? >>
<< Mi guardi come se ti avessi fatto un torto o ti avessi
rubato la ragazza >> mi guardò accigliato
<< Nessuna di queste cose >>
<< Bene >> Continuarono a chiacchierare in
inglese, Matt era bravo con questo tipo di smancerie e, fattesi le
undici se ne andarono. Sentii il rumore delle macchine allontanarsi ma
alzai una mano, per far segno a Matt di non dire niente, ed attivai la
mia seconda vista.
Quando fui certa che non potevano sentire gli dissi
<< Torneranno per controllarci. Sospettano qualcosa. E
torneranno anche presto >> Lui annuì ed io
attivai la mia seconda vista . Una decina di minuti
dopo due figure si
trovavano a circa un kilomentro da casa nostra. Presi una penna blu e
scrissi su un pezzetto di carta :
Stanno
tornando, comportati come una persona normale quando lesse
annuì, io cancellai le prove stracciando il fogliettino e mi
misi sul divano a
leggere.
Vampiri, erano maledettamente prevedibili. Sorrisi iniziando la mia
nuova lettura.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
6°
Capitolo
Io ed
Edward avevamo deciso di tornare indietro per vedere se durante la
notte succedeva qualcosa. Quando arrivammo Beatrice se ne stava mezza
stesa sul divano a leggere mentre Matt lavorava al computer. Dopo una
mezz'ora il ragazzo si alzò e comunicò che andava
a dormire.
<< Io arrivo tra un po'.. Buonanotte Matt >>
<< Buonanotte Bea >> salì le
scale visibilmente stanco ed io guardai Edward.
<< Dividiamoci così riusciamo a seguire
entrambi >>
<< Va bene Jasper, resti tu con la ragazza?
>> Annuii e lui saltò su un albero per seguire
i movimenti al piano superiore. Quando Edward toccò l'albero
alcune foglie si mossero ed entrambi i cani, che fino ad un momento
prima dormivano placidamente sul divano vicini a Bea, alzarono la testa
di scattono e puntarono i loro occhi verso di me. Il cane pezzato,
della quale ancora non conoscevo il nome, iniziò ad abbaiare
e la ragazza alzò gli occhi castani dal libro per guardare
verso la finestra. A velocità disumana mi spostai per
togliermi da quel posto così visibile. Smisi di respirare
sentendo il rumore dei vestiti che scivolavano sulla stoffa del divano
e dei passi che si avvicinavano alla mia postazione. Se fossi stato
umano il cuore avrebbe iniziato a battermi ad una velocità
assurda e tutto avrebbe gridato: "Sgamato!" ma per fortuna non ero
umano e con la solita velocità che caratterizzava la mia
razza mi spostai di una ventina di metri in un secondo e mi misi sopra
un albero guardando Edward e maledicendolo con il pensiero.
La porta d'ingresso si aprì,i due cani uscirono fuori
correndo ed annusando l'aria. Poi uscì Beatrice che li
guardò correre stringendosi in una felpa blu. Mi
sembrò così delicata che mi chiesi cosa ci
facevamo lì, fuori la casa di quella ragazza, e
perchè la stavamo spiando. Con Bella non avevamo fatto
così.
Certo, era strano che non riuscissimo ad usare i nostri poteri ma anche
con la moglie Edward aveva fatto cilecca. Mio fratello venne sul mio
albero.
<< Io non riuscivo ad entrare nella sua testa, ma tu
riuscivi a sentire i suoi stati d'animo, Jasper. >>
<< E' vero, ma comunque non mi sembra nè
pericolosa nè altro, perchè non ce ne torniamo a
casa e la lasciamo stare? >>
<< Vediamo cosa succede questa notte. Voglio vedere se
riusciamo a sentire qualcosa almeno mentre dormono >> Mi
voltai, senza rispondere, a guardarla poggiata ad un albero nel freddo
della notte ed uno strano senso di protezione mi pervase. Mi venne
voglia di metterle una coperta addosso e riportarla dentro.
<< Piccole dai andiamo dentro che qui fuori fa freddo
>> disse con voce calda per poi avviarsi verso
la porta. I cani la seguirono e lei si richiuse la porta alle spalle.
Mi rimisi vicino alla finestra ed Edward tornò sul suo
albero.
Beatrice mise a posto il libro nella libreria color ciliegio vicino
alla tv e si diresse al piano superiore. Dall'altro lato della casa
rispetto alla stanza del fratello. Saltai prima sul tetto e poi sul
piccolo balcone.
Lei entrò e si diresse nel bagno attiguo uscendone dopo
qualche secondo con un pigiama blu tra le mani, lo poggiò
sul letto e mi diede le spalle sedendosi sul letto per togliersi il
jeans. Se fossi stato umano sarei diventato rosso ma continuai a
tenerla sotto controllo. Si infilò il pantalone del pigiama
e poi si alzò, si voltò e si sfilò la
maglietta restando con il reggiseno nero di fronte a me.
Andò a chiudere la porta, poi prese la maglietta,si
voltò di spalle e con il movimento perfetto che si
acquisisce con la pratica se lo tolse. Mi voltai imbarazzato.
Aspettai di sentire il suono del tessuto che le scivolava sulla pelle
prima di rivoltarmi. Stavamo facendo una cosa sbagliata. Veramente
sbagliata!
Spense la luce e nel buio arrivò al letto per poi mettersi
sotto le coperte. Era così tenera sotto il piumone con il
suo pigiama blu, che un sorriso mi uscì spontaneo.
Sembrava una bambina, delicata com'era.
Nulla che diceva " ATTENZIONE
SONO PERICOLOSA PER TE E PER LA TUA FAMIGLIA!".
Edward aveva esagerato. Lo sentì sbuffare dall'altro lato
della casa.
Beatrice si addormentò e Ed mi raggiunse. Verso le 4 del
mattino, mentre ci annoiavamo a morte e discutevamo di possibili regali
di Natale, successe qualcosa.
La ragazza iniziò ad agitarsi nel sonno, il cuore raggiunse
una velocità superiore di almeno 5 volte il
normale, dischiuse le labbra, iniziò a respirare
pesantemente, agitandosi, e si tolse man mano le coperte.
<< Ma cosa diavolo..?>>
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
7° Capitolo
La ragazza iniziò ad agitarsi nel sonno, il cuore raggiunse
una velocità superiore di almeno 5 volte il
normale, dischiuse le labbra, iniziò a respirare
pesantemente ed agitandosi si tolse man mano le coperte.
<< Ma cosa diavolo..?>>
---------
Pov Beatrice
Eravamo circondati.
Gaz si era riparato dietro al bancone del bar mentre io ricaricavo la
pistola accovacciata dietro un tavolino rovesciato.
Scoprii la gamba destra usandola come appoggio per prendere la mira e
colpire il tipo della banda di fronte a me. Lo colpii ma non prestai
attenzione agli altri due componenti ancora vivi, uno dei due si
spostò sulla destra e fece fuoco prendomi alla gamba.
Il dolore fu atroce ed istantaneo.
Mi rimisi dietro al tavolino e mi strappai una manica della maglietta
per fasciarmi il punto ferito e bloccare il sangue. Dio quanto faceva
male!
<< Bea è uscita? >> Gaz guardava
me mentre ricaricava la sua browning hi power.
<< No >> dissi stringendo il nodo.
Eliminò gli avversari e poi venne da me.
<< Riesci a camminare? >> Provai ad alzarmi
in piedi e caddi contro il tavolino. Lui mi passò un braccio
attorno alla vita e, sorreggendomi, mi iniziò a portare
verso l'uscita. Mi sentivo debole per tutto il sangue che avevo, e
stavo ancora, perdendo e la vista iniziava a non essere tanto nitida.
Mi lasciò all'improvviso.
<< Gaz ma che...>> Non finii la frase. Un
proiettile lo prese allo stomaco. In automatico alzai la mia arma e
sparai prima alla gamba sinistra e poi alla testa della donna che
l'aveva colpito.
Mi abbassai su di lui.
<< Gaz mi senti? Tranquillo ora arrivano i rinforzi e ti
portano in ospedale. Resisti, ok? >> Sentivo la
disperazione nella mia voce e le lacrime mi offuscarono la vista.
<< Bea - disse piano tossendo - lo sappiamo entrambi che
i rinforzi non mi troveranno vivo >> Provai a bloccargli
l'emorragia premendo forte con le mani sulla ferita.
<< Non è vero. Ce la farai, ok? Non mi
lasciare sola Gaz... Ti prego resisti >> le mie lacrime
gli bagnarono la camicia già piena di sangue.
Mosse la mano armata.
<< Prendi. - spinse la pistola verso di me -
Così ti sarò sempre vicino in qualunque momento -
tossì di nuovo - ora ti prego. Smettila di piangere
>> Chiuse gli occhi ed io lo scossi
<< Non ti addormentare Gaz! Apri gli occhi! Guardami
maledizione - alzai il tono di voce - GUARDAMI! >>
piangevo sempre più forte senza
riuscire a trattenermi.
<< Sei come la figlia che non ho mai avuto, Beatrice.
>> esalò l'ultimo respiro ed io inizia a
praticare un massaggio cardiaco.
Le lacrime cadevano con fare quasi doloroso sulle mie mani congiunte
sul suo petto.
<< Gaz ti prego apri gli occhi.... Ti Prego... Apri
questi maledetti occhi o quando ti raggiungo ti do un calcio nel sedere
così forte che ti spedisco all'inferno! >>
Dalla porta principale fecero irruzione i rinforzi. In ritardo solo di
un paio di minuti. Continuai il massaggio finchè un uomo non
mi prese in braccio allontanandomi dal cadavere del mio tutor. Guardai
per l'ultima volta i suoi capelli neri, in ordine anche in
quell'occasione, ed i suoi lineamenti marcati. Poi guardai le mie mani
sporche del suo sangue, sentivo voci ma non capivo cosa dicevano.
Ricordo solo tre parole.
<< Niente da fare >>
Mi svegliai di colpo con il volto rigato dalle lacrime che asciugai con
il dorso della mano. Mi alzai dal letto ed abbracciai il cuscino
camminando lentamente verso la stanza di Matt.
Lo guardai nel suo letto matrimoniale dormire a pancia in
giù con i contorni illuminati dalla luna.
<< Matt...Matti... >> lo chiamai piano con
la voce rotta dal pianto.
<< Bea - aveva la voce del sonno ed aprì piano
gli occhi - che ore sono? >>
<< Le quattro e mezza del mattino >> Si
accorse della mia voce e si mise a sedere allarmato
<< Cos'è successo?>>
<< Posso dormire con te? >> gli chiesi
abbracciando forte il cuscino
<< Stai bene? >>
<< No... >> un'altra lacrima percorse
lentamente il mio viso.
<< Vieni qua piccola >> Alzò le
coperte per farmici mettere sotto e, quando mi fui sistemata bene, mi
coprì e mi abbracciò.
<< Ora ci sono io qui, ok? Non ti lascerò mai,
te lo prometto >>
Annuii e mi strinsi forte al suo petto.
Dicono tutti così..
Angolo
Autrice
Lo so non aggiorno da più di un mese e vi chiedo perdono.
Spero che questo capitolo anche se piccolo vi piaccia.
A presto!
Browning hi power
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
8°
Capitolo
Mi svegliai alle sei del mattino.
Osservai per un po' Matt che continuava a dormire in modo angelico. Le
labbra rosa socchiuse erano parzialmente coperte da una mano, che come
abitudine si trovava sul cuscino, e la luce del sole, anche se il cielo
era coperto dalle nuvole, illuminava dolcemente il suo corpo.
Scivolai delicatamente giù dal letto per non svegliarlo ed
andai in bagno a farmi una doccia. Mentre l'acqua bollente mi scivolava
dietro la schiena mi ricordai una cosa. Vampiri.
Sbaglio o li avevo lasciati fuori la mia finestra? Di dove fossero ora
non m'interessava, la doccia era sacra.
Dopo 20 minuti ero in cucina vestita e profumata ma non truccata,
quindi ero un piccolo mostro in jeans e maglietta.
Mi preparai e mangiai un panino con la nutella, diedi i biscotti ai
cani e poi li portai fuori. Osservai come la luce batteva delicatamente
sulle foglie degli alberi e per un attimo rimasi incantata.
Quando rientrai erano le sette e Matt era sveglio e beveva il suo
caffè seduto alla console di marmo nero della cucina.
<< Buongiorno >> dissi posando i guinzagli
sul mobile
<< 'giorno Bea >>
Presi la borsa nera sulla sedia ed incominciai a rovistarci dentro.
<< Cerchi queste? >> Matt mi
mostrò il mio pacchetto di sigarette.
<< Perchè hai messo le mani nella mia borsa?
>> dissi nervosamente mentre gli prendevo il pacchetto da
mano e portavo una sigaretta alla bocca. La fiamma dell'accendino per
un attimo mi riscaldò il volto.
<< Ho finito le mie, dopo le vado a prendere
>> poggiai di nuovo il pacchetto sulla console
di marmo e lui ne prese una a sua volta.
<< Almeno chiedi >>
<< Eri uscita con i cani e come sempre senza cellulare
quindi.. >> Lo zittì con un gesto della mano.
<< Chi c'è oggi a cena? >>
domandai, era un messaggio in codice per chiedere se c'era qualcuno in
ascolto.
<< Cassandra >> quel nome stava
per vampiro/vampiri, quindi c'erano ancora i vampiri fuori casa. Feci
un altro tiro di sigaretta e risposi con un "capito". Finita la
sigaretta andai a lavarmi i denti e mi truccai.
Matt mi aspettava in macchina, salutai i cani e ci avviammo verso
scuola.
<< Allora - ruppe il silenzio un Matt incerto - cosa ti
ha sconvolto tanto questa notte? >> Rimasi in silenzio,
davanti agli occhi di nuovo le immagini. Lui aspettava una mia risposta
e mentre guidava ogni tanto mi guardava con quei due laghi che si
ritrovava a posto degli occhi. Sospirai continuando a guardare avanti.
<< Sempre la solita cosa, Matt >>
<< Forse dovresti tornare dalla dottoressa...
>> Non gli feci finire la frase.
<< Basta con i dottori, non servono a nulla.. Il passato
non si può cancellare - sospirai di nuovo - è
solo che le immagini sono così vivide... - chiusi gli occhi
rivedendo il mio vecchio tutore a terra privo di vita- fa ancora
male... ma passerà >>
Mi guardò per un secondo e poi riportò la sua
attenzione alla strada.
La meravigliosa nottata mi aveva scosso più del dovuto. Era
molto che non sognavo Gaz e quando ci pensavo riuscivo sempre a
raggirare la mia mente per non farmi vedere i dettagli ma la notte,
mentre sogni, certe cose non puoi controllarle.
Strinsi le braccia intorno allo zaino, come se quel gesto potesse darmi
il calore che i ricordi mi toglievano.
<< Città nuova vita nuova, no?
>> dissi con un finto entusiasmo
<< Se fosse così io e te avremmo alle spalle
più vite di chiunque altro, purtroppo non puoi cancellare
quello che è successo >>
<< Lo so. >>
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
9°
Capitolo
<<
Sai a cosa sto pensando? >>
dissi per rompere il silenzio che era sceso nell'abitacolo.
<<
Come posso saperlo? >> Sorrisi.
<< Quella casa
è troppo grande per due
persone >>
<<
Stranamente Bea, sono d'accordo con
te >> il mio fratellastro si fermò nel
parcheggio della scuola.
<>
<<
Ok Matti. Buonagiornata >> gli
diedi un bacio sulla guancia e smontai dall'auto.
<<
Buonagiornata Bibi >> Odiavo
quando mi chiamava così, gli lanciai un'occhiataccia e lui
sorrise. Facendogli
la linguaccia chiusi la portiera.
C'erano
ancora poche persone nel parcheggio ed
il cielo, anche se nuvoloso, non prometteva pioggia, forse la giornata
sarebbe
migliorata.
All'ultima
ora avevo storia con Jasper e la
professoressa ci diede un compito a casa in coppia. Perfetto. La
giornata stava
decisamente migliorando.
<<
Possiamo andare da te a fare il
compito di storia? >> Gli domandai mentre uscivamo. Lui
mi guardò un
attimo quasi preoccupato, anche se non capivo il motivo, poi
annuì.
<<
Certo, a che ora? >>
<<
Alle sette? >>
<<
Perfetto >> feci un sorriso di
cortesia, quelli che non raggiungono gli occhi.
<<
Facciamo così però, se per le sette e
mezza non sono da te tu chiama la polizia >> dissi
pensando che dovevo
tornare a casa e che il mio unico compagno sarebbe stato il mio pessimo
senso
dell'orientamento.
Mi
fissò per un attimo << Perchè? I
cani
ti legheranno ad una sedia per non lasciarti uscire? >>
Risi.
<< No, perchè non ho molto chiara
la strada per casa >>
<<
Vuoi un passaggio? >>
<<
No grazie, prima o poi dovrò capire
come ci si arriva. Però - presi un foglietto di carta ed una
penna e sopra ci
scrissi il mio numero di cellulare - se pensi che non sia tornata a
casa
chiamami, così almeno potrò descriverti il posto
dove sono e potrai farmi da
navigatore >> gli sorrisi e poi lo salutai con la mano
entrando nel
bosco.
Quando
fui sicura di essere sola e lontano da
occhi indiscreti attivai la mia seconda vista.
Riuscivo
a vedere ogni cosa nel bosco tramite
la sua energia. La terra e gli alberi, per esempio, con la loro energia
arancione che mi danzava sotto i piedi e sulla pelle, accompagnata
dall'energia
azzurra del vento freddo del nord, che mi faceva venire i brividi sui
lembi di
pelle non coperti dalla giacca. Sorrisi crogiolandomi in tutta
quell'energia e
avvolgendomici come se fosse una coperta. Sfiorai un albero e lo sentii
rispondere al mio tocco come quando si sfiora l'acqua. La sua energia
si increspò
sotto il mio tocco aprendosi in cerchi sempre più grandi,
raggiunendo anche le
foglie più alte. Era come se l'albero fosse felice del mio
tocco e se avessi
speso qualche altro secondo avrei potuto averne la certezza.
Invece
inziai a sfiorare con le punta delle
dita tutti gli alberi che incontravo sul lato destro. Mi mancava
così tanto
quella sensazione che mi perdonerete per averci speso qualche minuto,
vero?
Alla
fine raggiunsi la mia meta dopo
un'oretta, inebriata da tutta quell'energia.
Disattivai
la seconda vista che, visto che non
sapete ancora cos'è, proverò a spiegarvi.
In
parole povere è una vista più spirituale
che fisica, che permette di vedere l'energie della natura e delle cose
viventi,
come per esempio alberi, animali etc... .
E'
come se la tua anima si aprisse a toccare
tutto ciò che ti circonda, accarezzandone il profilo e, a
volte, unendosi ad
esso. Era una delle cose più belle che esistevano, per le
persone come me.
Il
cellulare suonò mentre giravo le chiavi
nella serratura. Prendendolo goffamente, nel tentativo di aprire quella
maledetta porta, mi cadde a terra. Imprecai contro la serratura e
risposi senza
nemmeno guardare il numero.
<<
Pronto? >>
<<
Beatrice sono Jasper, sei a casa?
>> la bella voce del biondino arrivò
lievemente distorta.
<<
Se questa maledettissima porta mi fa
la cortesia di aprirsi sì >> risposi tirandole
un calcio. Brutta Stronza!
Dall'altro
lato si sentì una risata forte e
quando riuscii a sconfiggere la mia nemica un "finalmente" mi uscii
dalle labbra.
<<
Alle sette ti passo a prendere, ok?
>>
<<
Perfetto Jasper. Ti ringrazio
>>
<<
Di nulla, a dopo guerriera >>
rise di nuovo
<<
A dopo >> ed interruppi la
comunicazione.
VEDETE SPAM NEL CAPITOLO?
|
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
10° Capitolo
Posai
le chiavi sul mobile nell’ingresso ed
avanzai fino alla finestra della cucina, dove accesi una candela
all’ Iris. Il
profumo si iniziò a diffondere per la casa regalandomi
tranquillità.
La
casa era munita di un’intelligenza
artificiale chiamata J. che di artificiale sembrava avere ben poco.
Aveva una
voce calda di donna ed era uno degli ultimi ritrovati della tecnologia
militare.
<<
J, quante persone ci sono nel
perimetro? >>
<<
Ci sei solo tu nel perimetro sia
interno che esterno, Beatrice >> mi accomodai sul divano
buttando la
testa all’indietro.
<< Tutto bene? >>
<<
Certo J.. come si sono comportate le
piccole? >>
<<
Una meraviglia, hanno solo mangiato e
poi dormito per tutto il tempo >>
Guardai
il soffitto e come se vi fosse proiettata,
vidi una bambina dai lunghi boccoli rossi che si proteggeva dietro ad
una Bella
in posizione di difesa e di fronte a loro altri cinque vampiri, tutti
maschi.
Sul polso di uno di essi vidi un tatuaggio che riconobbi subito. Una
mezza luna
con sopra due labbra.
<<
J. Componi il numero di Matt ed apri
la parete delle armi, per piacere >>
La
parete dove c’era la televisione si girò
mostrando ogni sorta di arma mentre il telefono squillava.
Iniziai ad armarmi, tolsi il talismano che celava la mia
identità, misi il
pantalone di cuoio ed il corpetto e mentre mi mettevo la maschera
bianca sul
viso Matt rispose.
<<
Bea dimmi >>
<<
Dove sei? >> strinsi le fondine
delle armi.
<<
A circa 10 minuti da Forks >>
<<
Tra 5 nel bosco c’è del lavoro. Segui
il mio odore una volta arrivato fuori casa. >> Sentii il
rumore del
motore acquistare velocità e poi staccò.
Indossai
il mantello bianco e corsi fuori.
-
Io,
Edward ed Emmett corremmo alla velocità
della luce seguiti da Rosalie e da Alice che aveva avuto una visione.
Renesmee era nascosta dietro ad una gamba di Bella intenta a
fronteggiare
cinque vampiri, tre bruni con i capelli corti, uno biondo ed uno calvo,
tutti e
cinque con così tanti muscoli che le magliette sembravano
non contenerli.
Le due vampire che ci accompagnavano affiancarono Bella e Renesmee
mentre noi
tre ci posizionammo davanti a loro.
<< Levatevi di mezzo moscerini >> disse
quello calvo che aveva un
braccio completamente tatuato.
<< Cosa volete nel nostro territorio? >>
domandò Edward.
<< Lei >> egli indicò il piccolo
miracolo di casa.
Una
figura bianca si posizionò davanti a noi
sbucata da non si sa dove. Il lungo mantello bianco arrivava dalla
testa fino a
terra.
<< State bene? >> La sua voce era una calda
promessa che ti
accarezzava il corpo, rabbrividii. Si voltò lievemente verso
di noi e vidi una
cosa che mi mozzò il fiato. I suoi occhi.
Erano due isole di un viola acceso e sembrava brillassero di luce
propria.
Indossava una maschera, anch’essa bianca con un pentacolo
inciso sopra in nero,
che lasciava liberi solo loro e la rossa bocca.
<< Sì, stiamo bene >> rispose
Bella.
Il pelatone fece un passo avanti minaccioso.
<< Mi state iniziando a scocciare. Sparisci ragazzina o
il mio sarà
l’ultimo viso che vedrai. >>
Un’altra figura incappucciata, questa volta di nero,
arrivò alle spalle delle
ragazze.
<<
Finalmente! – esclamò la ragazza
davanti a noi – Se non le porti via io non posso iniziare
>>
<<
Tu non le porti da nessuna parte!
>> Edward si stava arrabbiando.
<<
Senti rosso, vai con loro e non
rompere. Io devo lavorare e se non vi sbrigate traumatizzerò
per sempre la tua
dolce bambina. >>
Diedi una pacca sulla spalla al “rosso” e gli dissi
di andare con loro, così lì
rimanemmo solo io, Emmett e la misteriosa ragazza.
Ella
si avvicinò al calvo che stava avanti
agli altri quattro e gli accarezzò il viso come se egli
fosse il suo amante.
Poi velocemente gli piantò una siringa nel collo. Il
malcapitato strabuzzò gli
occhi e si accasciò sul terreno umido.
Uno di loro partì più veloce di qualsiasi altro
vampiro avessi mai visto e
l’attaccò, la ragazza in bianco gli
bloccò, con una velocità impressionante, il
braccio e glielo spezzò con un colpo secco che
risuonò in tutto il bosco e poi,
urlando, prese fuoco.
Avete capito bene, prese fuoco da solo! Come se fosse stata
un’autocombustione.
In un attimo staccò la testa con un gesto elegante e forza
impressionante ai
tre bruni ancora in vita che presero fuoco istantaneamente come il
precedente. Si
avvicinò, con il mantello che le svolazzava attorno al
corpo, al calvo
immobilizzato a terra che muoveva solo gli occhi terrorizzato. Si
accovacciò
vicino a lui e sussurrando come se stesse parlando ad un amante chiese:
<< Perché volevate la bambina?
>>
<<
è un ordine. Noi eseguiamo e basta.
>>
<<
Chi ti ha dato quest’ordine? >>
<< Perché fai domande inutili?
>>
Lei
sorrise. << Qual è il vostro scopo?
>>
<<
Non te lo dirò mai, troia. >>
gli accarezzò di nuovo il volto seguendo le linee degli
zigomi, del naso e del
mento.
<< Che peccato ucciderti. Alla fine il mio è
l’ultimo viso che hai visto
prima di morire. >> si alzò e si cammino
elegantemente verso di noi
mentre alle sue spalle anche l’ultimo nemico prendeva fuoco
tra urla strazianti
ed imprecazioni.
<<
Ci rivediamo all’inferno! >> le
urlò prima di spegnersi. In tutti i sensi.
<<
Andiamo, vi accompagno a casa.
>> Io ed Emmett non parlammo. Eravamo rimasti entrambi
sconvolti da
quello che avevamo visto. Era stata rapida e micidiale. Una macchina da
guerra.
Ora che potevo guardarla meglio mi accorsi che la sua pelle era
più scura di
quella degli abitanti di Forks, era di un olivastro più
scuro del normale. Sicuramente
non di qua.
Ella mi guardò negli occhi e rimasi incantato, poi il suo
sguardo scese sulla
mia mano che prese nella sua.
<< Sei pieno di brutte cicatrici – disse piano
accarezzandone una –
lascia che ti faccia un dono >> mi baciò
dolcemente il dorso della mano e
tutta la pelle toccata dalle sue calde labbra ritornò come
nuova. Nessuna
cicatrice, nessun segno di combattimento. Era un miracolo.
<<
Cosa sei? >> chiesi meravigliato.
<<
Non basta un semplice grazie per aver
salvato la vita a vostra nipote e probabilmente anche a voi?
>>
<<
Grazie ma no, non basta >> ella
sospirò.
<< Mi hanno dato tanti nomi. Dea, sacerdotessa,
lamia… >>
<<
Ed ora come ti chiamerebbero?
>>
<<
Sporcandomi, strega. >>
Lo so, lo so... vi ho fatto aspettare un'eternità... Ma tra
il lavoro, le vacanze ed ora la scuola ho davvero poco tempo.
Mi
perdonate?
|
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
11° Capitolo
Fuori
la porta di casa la nostra accompagnatrice si
fermò e si voltò a guardarmi.
<<
Sai Jasper, lo capisco dai tuoi occhi… -
abbassò il tono di voce - quanti orrori hai visto?
>>
<<
Perché mi dici questo? >> le domandai
fissando quei laghi viola. Lei si avvicinò a me e quando fu
così vicina da
potermi toccare alzando il braccio, accostò le sue labbra al
mio orecchio e
sussurrò.
<<
Perché sei come me. >> e mi baciò
dolcemente la guancia.
Bea Pov
Matt
uscì mascherato.
<<
Allora principessa? >>
<<
Erano cinque principianti, quando
sapranno che sono morti ne manderanno di più forti. Non sono
riuscita a farmi
dire perché volevano la bambina >> riassunsi
tutto perfettamente. Brava
me!
<<
Diciamo che non ti sei applicata
molto per scoprirlo >> disse con un sorriso. Scrollai le
spalle nel gesto
tipico che poteva dire tutto e niente.
<<
Diciamo che non potevo >>
sorrisi per farlo capire.
<< Possiamo andare? >>
<<
Hai controllato tutta la casa?
>> Gli vidi alzare un sopracciglio da dietro la maschera.
<<
Per chi mi hai preso, principessa?
>>
Risi.
<< Faccio una cosa e poi andiamo
>>
Senza
attendere risposta mi spostai alla
velocità della luce, anzi meglio dire del vento, estrassi il
pugnale inciso dal
fodero assicurato alla gamba ed iniziai ad intagliare la corteccia
degli alberi
delineando il perimetro ad un chilometro dalla residenza dei Cullen.
Finii
e corremmo a casa.
Mancavano venti minuti alle sette.
<< Grande interpretazione, hai parlato in inglese
perfetto senza il
minimo accento >> si complimentò Matt
togliendosi le armi da dosso.
<<
Gli hai detto di non provare nemmeno
a seguirci? >> chiesi togliendo il mantello e riponendolo
nella parete
vicino alle armi.
<<
Ovviamente >>
<<
E secondo te lo faranno? >>
tolsi la mascherai e riposi anche lei con cura
<<
No. >>
<<
Come sospettavo. >>
Mi
cambiai velocemente, misi tutto a posto e
feci chiudere la parete da J. Indossai nuovamente il mio amuleto per
cambiare
aspetto e sentii una macchina entrare nel vialetto sferzando la ghiaia.
Giusto
in tempo.
Aprii
la porta prima che Jasper bussasse,
presi il quaderno di storia dal tavolo e lo misi nello zaino con il
portapenne.
<<
Sei pronta? >> senza entrare
Jasper mi osservò.
Parlammo
in spagnolo. << Prontissima
fammi solo… - diedi un bacino sul muso ad entrambi i cani
– ecco fatto.
Andiamo! >>
Casa
Cullen era stranamente troppo silenziosa.
Sapevo che c’erano tutti in casa eppure non riuscii a sentire
nulla. Maledetti
vampiri ultra silenziosi.
Ci mettemmo sul tavolo in cucina, un’enorme cucina anche se
sapevo che li
mangiava solo la piccola, ed iniziammo a studiare. Continuai la mia
parte da “
non capisco nemmeno una parola di quello che c’è
scritto qui” e quindi mi feci
tradurre la maggior parte delle cose.
<< Odio la storia >> sbuffai ad un certo
punto. Jasper alzò gli
occhi dal suo quaderno e mi sorrise
<< Non è così male. Per capire il
presente serve il passato. >>
<< Lo dice anche mia nonna! L’unica differenza
è che lei probabilmente ci
ha vissuto >>
Gli guardai la mano dove prima gli avevo fatto sparire la cicatrice.
<<
Cosa guardi? >>
<<
Hai davvero un bell’anello >>
mentii sorridendo.
<<
Comunque sei arrivato alle sette
precise >> continuai a scrivere.
<<
Non si fa mai aspettare una signora
>> rispose sorridendo, alzai lo sguardo ed inarcai un
sopracciglio.
<<
Probabilmente c’eri anche tu con mia
nonna >> e ridemmo.
Alle nove mi venne a prendere Matt e dopo poco, appena sicuro che i
vampiri non
sentissero nulla, ruppe il silenzio nell’auto
<< Levami una curiosità
>>
<<
Mmh…? >> mi voltai verso di lui
con il filo delle cuffiette tra le labbra
<<
Che cosa significano quei segni che
hai inciso sugli alberi? >>
Liberai
le labbra e sorrisi << Sono due
gruppi di simboli diversi. Il primo è per farmi sapere se
qualcuno di estraneo
all’unità familiare entra nel perimetro. Non sono
geniale? >>
<<
Ed il secondo? >> mi lanciò una
rapida occhiata.
<<
Ed il secondo è per far perdere le
nostre tracce. Superati quegli alberi è come se non fossimo
mai passati.
>>
<<
Sì Bea. Sei veramente geniale. >> Risi
accendendo lo stereo a tutto
volume.
L'occhio di Bea quand'è trasformata dovrebbe essere
più scuro... ma faccio schifo a modificare quindi... ( ho
sprecato un'ora a litigare con photoshop. )
Il prossimo capitolo è già pronto... Quindi non
vi farò aspettare molto.
E... spero che vi piaccia ( se lasciate una piccola recensione per
dirmelo o per darmi consigli sono iperfelice :D ) Un bacio.
Rose
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
12° Capitolo
Mi rilassavo
sul divano dopo aver fatto rapporto al quartier
generale sugli eventi del giorno.
Vidi due figure entrare nel perimetro vicino casa Cullen e scattai
dicendo a
Matt di prepararsi.
Di nuovo mi vestii, mi armai e mi trasformai correndo verso la
residenza.
Due ragazzi erano fermi a pochi metri dalla porta, silenziosa come un
gatto andai
dietro al più alto e gli premetti un pugnale alla gola.
<<
Ma cosa diavolo.. >>
<<
Non muoverti o ti ammazzo >> gli sussurrai
all’orecchio. Era più alto di me di una decina di
centimetri con la pelle scura
ed i corti capelli castani.
<<
Che cosa sei venuto a fare qui? >> deglutì
rumorosamente e vedendo che non rispondeva premetti ancora
più forte il
coltello.
Matt era nella
stessa posizione dietro l’altro ragazzo, più
basso ma molto simile alla mia preda.
La porta si
aprì e la bambina uscì correndo fermandosi
appena ci vide, Edward era dietro di lei.
<<
Che cosa state facendo? >> disse il rosso
<<
Indovina, indovinello.. forse salviamo il culetto
alla tua famiglia, di nuovo? >> risposi scocciata,
colpendo con un calcio
la parte posteriore del ginocchio al ragazzo davanti a me facendolo
inginocchiare, posandogli una mano sui capelli e tirandoglieli per
farmi
guardare in faccia sempre tenendogli il coltello sulla gola.
<<
Non fare del male a Jake, per piacere >>
disse la piccola con voce dolce.
<< Lo conosci? >> spostai la mia attenzione
su di lei che annuì
facendo un passetto verso di me
<<
Possiamo lasciarli? >> domandò Matt
allentando la presa sull’altro ragazzo.
<<
Lasciateli, sono amici di famiglia. >> Il
tono autoritario con cui il dolce papino ci rispose mi fece un
po’ innervosire,
ma per quella volta avrei lasciato correre.
Rinfoderai il
coltello e feci un passo indietro liberando la
preda imitata dal mio fratellastro.
<<
Che spreco di tempo >> dissi voltandomi per
andare via ma Matt mi bloccò prendendomi il braccio.
<<
Dovremmo sapere chi altro viene a farvi visita, in
modo da non arrivare qui a minacciare tutti i vostri… amici
>> disse
quasi riluttante, lasciandomi.
La piccola
saltò in braccio a colui che aveva chiamato Jake
e lo strinse forte.
Esme, dalla
porta, ci invitò a continuare la discussione in
casa e non mi sentii di discutere.
Si accomodarono
quasi tutti sui due divani e le poltrone nel
salotto, io e Matt restammo in piedi con le braccia incrociate vicino
alla
porta ed Emmett e Jasper fecero lo stesso sulla parete di fronte alla
nostra.
<<
Non siate così tesi… mettetevi comodi senza fare
complimenti >> la
mamma
dell’allegra famigliola di non morti ci sorrise.
Abbassai il
cappuccio del mantello e vidi sott’occhio Matt
sorridere.
<<
Parlando di cose serie, abbiamo bisogno di sapere
chi è che frequenta la casa per non avere, anzi meglio dire
per non far avere,
brutte sorprese. Sappiate che attaccheremmo chiunque non ci
verrà mostrato,
indicandolo come potenziale minaccia >>
<<
Ma chi diavolo siete voi due? >> sbottò Jake
con in braccio la piccola. Gli lanciai giusto un’occhiata,
per poi riportare la
mia attenzione ai due genitori della bambina.
<<
Non sono tenuta a risponderti >>
<<
Certo che sei tenuta a rispondermi! Entri nel mio
territorio, mi minacci con un coltello e ti permetti anche di dirmi che
non sei
tenuta a rispondermi? >> Jake si alzò
innervosito e diede la bambina a
Bella. I pugni stretti e le braccia scosse da un lieve tremito. Portai la mia attenzione
su di lui ed alzai
un sopracciglio.
<< Già, non sono tenuta a risponderti
>> Avanzò
verso di me di un passo.
<<
Jacob, questi due ragazzi hanno protetto Bella e
Renesmee. Non è questa la cosa importante? Non dare
spettacolo. >> disse
Carlise pacato
<<
Ci pensiamo noi a proteggerle, non abbiamo bisogno
di due teppistelli mascherati >>
Posai le
braccia contro i fianchi pronta allo scontro, nel
caso fossimo arrivati a tanto.
<<
Senti cucciolo, noi siamo addestrati a combattere
contro di loro. E tu? Ti avrebbero ucciso in 15 secondi.
>>
<<
Io ne dubito. Tu non sai di cosa sono capace
>> Avanzò di un altro passo e Jasper gli
posò una mano sulla spalla.
<<
Jacob, da quello che ho visto quei vampiri erano
più veloci di noi ed anche più forti
>> anche il biondino parlò in tono
calmo. Ma colui che mi minacciava con la sua altezza e mi guardava con
occhi
infuriati scosse la testa con violenza e lo spostò.
<<
Non provare ad usare i tuoi poteri su di me!
E poi perché indossi una maschera tu?
>> Disse, ancora infuriato, rivolgendosi a me ed
ignorando completamente
mio fratello, anche se aveva anche lui una maschera.
<<
Perché adoro Carnevale! Non trovi che sia stupendo?
>> gli dissi sorridendo.
<<
Non prendermi in giro >>
<<
Non fare domande stupide, cucciolo >>
Ci interruppe
Matt. << Per cortesia, potete mostrarci
chi frequenta casa? >>
<<
Renesmee vuoi mostrarglielo tu? >> chiese
Bella dolcemente alla figlia che annuì e si
avvicinò a me. Guardai scettica
prima lei e poi la madre.
<<
Puoi abbassarti, per piacere? >> era un
piccolo angioletto dai boccoli rossi, quella bambina. Feci come chiese
e lei mi
posò una mano sulla guancia. Davanti ai miei occhi passarono
alcuni visi,
quando ebbe finito sorrisi.
<<
Puoi mostrarlo anche a lui? >> le chiesi
indicando mio fratello che mi guardò incuriosito. La piccola
annuì ed anche
Matt si abbassò come avevo fatto io poco prima e la piccola
replicò il film
fatto da volti e nomi.
<<
Possiamo sapere almeno i vostri nomi? >>
domandò Emmett
<<
No >> risposta precisa e secca << Hey
bambolo, ma perché non parli anche tu invece di far sembrare
me la cattiva?
>> Matt
rise e scosse la testa.
Sorrisi alla bambina.
<<
Ti tapperesti un secondo le orecchie, piccola?
>> dissi sorridendole e lei premette forte le manine
sulle orecchie.
<<
Sei uno stronzo >> dissi sempre con il
sorriso e lui rise ancora più forte.
Ragazze ( perchè penso ci siano pochi maschietti che leggono
FF su twilight, almeno) perdonatemi se aggiungo dopo un paio di giorni
questo "Angolo dell' Autrice " ma volevo veramente ringraziarvi :) Per
aver letto e messo nei preferiti la mia storia.
Permettetemi di ringrazire vermanete di cuore Dreaming_
USA per la recensione
che mi ha fatto veramente molto piacere.
Il prossimo capitolo
è già pronto e mi piace veramente ( per dirlo io
che sono iper-auto-critica....) lo posterò il 9 ( non so se
vi interessa saperlo) e spero che piaccia anche a voi!
Un grande bacio ed un
ultimo, enorme grazie. Rose
|
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Capitolo 14 *** Capitolo 13 ***
Allora fanciulle, sono stata di
parola, è venerdì 9 e sto per pubblicare.
Ci rivediamo a fine capitolo!
13° CAPITOLO
Jasper
non riusciva a farsela uscire dalla mente.
La prima cosa che gli compariva davanti ogni volta che chiudeva gli
occhi erano
quelle due isole viola, poi passava alle labbra naturalmente rosse e
dalle
curve sensuali per poi arrivare ai capelli lunghi fin sotto al seno.
Non aveva
mai visto capelli con così tante sfumature di castano.
Lo ipnotizzava. Quella
donna lo ipnotizzava.
Dopo il viso Jasper passava al corpo. Il corpetto aderente che metteva
in
risalto la pancia piatta ed il seno ne troppo grande ne troppo piccolo,
il
pantalone di pelle, aderente anch’esso,
bloccato negli alti stivali, neri come tutto il resto. E quel mantello bianco che
l’avvolgeva fino a
toccare terra come una nuvola.
Quella maschera che metteva curiosità.
Si alzò improvvisamente dal divano sentendosi esplodere.
Doveva uscire ed anche
velocemente.
Mentre camminava
lentamente nel bosco ricordò lo scontro.
Così elegante ed aggraziata ma anche così brutale
e letale. Due facce della
stessa medaglia. Anche il suo modo di combattere lo attraeva.
“Non è possibile!” pensò
esasperato.
Quella ragazza era l’esatto contrario di Alice. La sua
compagna era così
piccola e delicata, dai corti capelli neri, dal fisico quasi piatto e
con un
viso dolce.
Quegli occhi. Maledizione a quegli occhi!
Anche le loro voci erano completamente differenti.
Quella di Alice, cristallina come il vento d’inverno e quella
della ragazza,
così calda e provocante da essere la promessa di un calore
che si può solo
sognare.
Poi le sue mani, il calore della sua pelle, il contatto delle sue
labbra con il
dorso della sua mano. Stava impazzendo. Corse così veloce da
creare vento.
Doveva sfogare e cacciare era la miglior cosa da fare.
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<< J. Dopo
cosa ne pensi di un bell’allenamento?
>> Bea mangiava cioccolata comodamente seduta sul suo
divano.
<<
Allenamento virtuale? >>
<<
Sì, giusto per non mettere troppo casino in mezzo
>>
<< Come se
pulissi tu >> J. Rise e Bea si unì a
lei.
<< Dai che
qualche volta ti do una mano. Ora però –
disse alzandosi – vado a farmi una bella passeggiata
>> Si aprì un
piccolo buco al centro del tavolino dove la ragazza buttò la
carta.
<< Grazie J.
>>
<<
E’ sempre un piacere. Però penso che dovresti
nascondere la tua identità>>
<< Per una
passeggiata nel bosco? >>
<< Non si sa
mai – Aprì la parete delle armi – giusto
per prevenzione >>
Così
Bea seguì il consiglio della casa e si preparò ad
uscire.
Camminò lentamente sfiorando tutti gli alberi che trovava
sul suo cammino e
sorridendo, dandosi della stupida, per tutto quell’energia
che le scorreva
sotto le dita.
Arrivò in una piccola radura e si fermò a
contemplare quella meraviglia. Il
sole, quasi pronto per andare a dormire dietro le cime delle montagne,
dorava
metà radura. I suoi raggi accarezzavano i trochi degli
alberi ed i piccoli
fiori che crescevano alle loro basi. Si avvicinò a quei
puntini colorati e si
accovacciò per accarezzare i petali di uno di esso. Il
mantello le si allargò
vicino come se fosse la coda di un abito da sposa. Sorrise.
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Jasper aveva i sensi al
massimo e cedette il suo
autocontrollo all’istinto da predatore.
Era fermo in mezzo alla
foresta quando sentì un cuore battere
forte ed ispirò un dolce profumo. Troppo dolce per
resistere.
Le gambe incominciarono a muoversi, si nutrì del lieve
rumore che i suoi piedi
producevano calpestando le foglie ed i rametti mentre correva
pregustando il
sapore di quel sangue dall’odore così appetitoso.
Il battito di quel cuore che
gli pulsava infondo alla gola.
I
suoi istinti lo portarono in una radura piccola e quasi
nella tenebra dove vide una sagoma bianca.
Bianco, il colore della purezza. La sua bestia la voleva e la prese. Le
saltò
addosso facendoli cadere entrambi a terra.
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Bea aveva
cacciato istintivamente
la pistola e gliela teneva puntata al cuore mentre fissava quegli occhi
neri.
<< Provaci e
ti uccido >> Fissò il viso
trasformato dalla brama. Jasper iniziò a ritornare in se.
<< Non ci posso credere, ancora tu. Stai provando a farmi
impazzire?
>>
<< Ti sei già innamorato di me?
>> sorrise e quel sorriso rapì il
vampiro.
Steso sopra la ragazza che tormentava i suoi pensieri, fece l’unica cosa
che gli sembrava fattibile
in quel momento, si abbassò su di lei e posò le
labbra sulle sue. Ancora quel
calore. Jasper sarebbe impazzito se non l’avesse potuto
riassaggiare.
Beatrice lo spostò facendo pressione con la pistola.
<< Questo
è sbagliato >>
<<
Perché? >> Chiese il vampiro
sussurrandoglielo sulle labbra. Ah, quelle labbra. Lei rise
nervosamente.
<< Non sai
nemmeno il mio nome >>
<< Mi
bastano i tuoi occhi. >> Stava per
ribaciarla quando lei lo spostò con forza.
<< Mi farai
venire il diabete. Torna dalla tua ragazza,
Jasper. >> si alzò e si rassettò il
mantello. Lui rimase lì in ginocchio
a fissarla.
<<
E’ solo che… non riesco a farti uscire dalla mia
testa, maledizione. Quando chiudo gli occhi mi compaiono i tuoi davanti
e mi
sento impazzire. Sento come se stessi per esplodere >>
Ammise abbassando
lo sguardo.
Lei sorrise teneramente
pur non volendo. <<
E’ l’effetto che fanno le stronze
come me >>
<< Anche ora
che mi dici questo i tuoi occhi dicono altro
>>
<< Devo
andare >> chiuse brusca lei.
<< Dimmi
come trovarti, ti prego >> la guardò
negli occhi con una disperazione che la spiazzò.
<< Non devi
trovarmi. >> Si voltò e se ne andò
lasciandolo solo con se stesso e con i suoi pensieri. Lì,
inginocchiato nel
centro di una radura mentre anche l’ultimo raggio di sole
lasciava il posto
alla tenebra.
Angolo della
così detta Autrice:
Allora cosa ne pensate? Voi
avete mai avuto esperienze simili?
Sto tormentando il povero Jazz.. Lo so, lo so. Come so che per questo
molte di voi vorranno uccidermi ma... Non lo fate ok? Se no poi come
fate a leggere la fine?
Il 14° capitolo è ancora in scrittura (
diciamo che ho scritto le prime rigucce... ma secondo me sono
totalmente da cambiare) e spero di pubblicarlo per venerdì..
Diciamo che sarò il vostro appuntamento del
Venerdì, non siete contente?
Purtroppo non sto molto bene e la voglia di scrivere svolazza nel vento
freddo di queste notti.
Per Alba97:
*______________________________________________________* Grazie da
morire *-* Ieri l'ho letta ( alle 3 del mattino perchè efp
me l'ha fatta comparire solo a quell'ora ) e mi è spuntato
un sorriso assurdo. Sì, sono una cretina che alle 3 del
mattino sorride al computer, ma non è importante!
Ovviamente ringrazio tutte le persone che hanno letto ( e non so
perchè è sempre la 50esima persona a fare la
recensione e sempre il giorno prima che posto ahahah) e le persone che
hanno messo la mia storia tra le preferite, le seguite e "da ricordare"
.
Spero solo di non fare un caos cosmico con il prossimo capitolo :(
Un bacio grande grande grande dalla vostra Rose!
E recensite, mi raccomando!
|
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 ***
CAPITOLO 14
Bea doveva
sfogare la rabbia che aveva accumulato con le cose accadute poco prima.
Si allenò nella stanza apposita con visiera, guanti e cuffie
non accorgendosi di due figure che l’osservavano ferme sulla
porta.
Fece una ruota per evitare un pugnale lanciato
dall’avversario virtuale, gli afferrò un braccio e
lo catapultò a terra per poi finirlo con la pistola. Era
chiusa lì già da un’ora quando J. fece
uscire la scritta “Hai sconfitto tutti i nemici”.
Si tolse prima le cuffie e poi la visiera ansimando. Era stato un
bell’allenamento dopo tutto. Mentre
si sfilava un guanto partì un applauso e lei sorrise
voltandosi verso i due spettatori.
Erano due
colleghi.
Nina aveva i capelli castano chiaro con meches color caramello che le
arrivavano appena alle spalle, occhi verdi che ricordavano a Bea un
prato baciato dal sole fresco delle prime ore del mattino, la pelle
abbronzata e perfetta come quella di una bambola ed era alta poco
più di lei.
E Jason che le
fece un sorriso che arrivò anche a quegli occhi grigi come
il cielo nuvoloso di Forks. I capelli che gli ricadevano in morbide
onde color oro sfiorandogli le spalle ed il suo metro ed ottanta buono.
Anche da vestito si vedeva che passava molto tempo in palestra.
<<
Da quanto tempo mi stavate guardando? >>
<<
Un quarto d’ora circa >>
<<
Come mai vi hanno mandato qui? >> Ovviamente quella non
era una visita di cortesia, Bea lo sapeva bene.
<<
Pensano che serva maggiore sorveglianza alla piccola, siamo la tua
squadra di appoggio, baby >> disse Jason sorridendo.
<<
La mia? Quindi questo vuol dire…? >> La strega
non completò la frase
<<
Vuol dire che comandi tu >> l’interruppe il
biondino. Sorrise soddisfatta.
<<
Matt vi porterà dai Cullen e dopo averli conosciuti
organizzeremo i turni. Ora io vado a farmi una bella doccia calda e poi
filo a letto. Divertitevi
ragazzi >>
<<
Non lo facciamo sempre? >> disse Nina ridendo.
Bea scosse la
testa <<
Prima di andare però – andò vicino ad
un mobile bianco dal taglio antico nella sala per
l’allenamento, prese due braccialetti di cuoio con delle
incisioni sopra e li porse ai nuovi arrivati – mettetevi
questi e non toglieteli mai >>
<<
A cosa servono? >> domandò Nina alzando un
sopracciglio
<<
A proteggere i vostri pensieri dal rosso di famiglia >>
sorrise ed appena scese Matt gli spiegò cosa doveva fare.
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Pov. Beatrice
Rimasi sola e ne
approfittai per ricadere nei miei pensieri.
Camminando sfiorai il divano blu scuro con la punta delle dita, il
tessuto ruvido e morbido.
Poi accarezzai la parete del salone azzurro
pastello che mi ricordava il cielo primaverile, così liscio,
freddo e duro. Come quel maledetto vampiro che aveva osato baciarmi.
Per chi diamine mi aveva presa?
Io non ero una di quelle stupide umane che si fanno abbindolare dalla
loro finta bellezza, o almeno non più.
Salii le scale
di rovere bianco lentamente, con le unghie che accarezzavano il
corrimano.
“Maledetto.” Strinsi
forte la ringhiera.
Presi un gran respiro per calmarmi.
“Tranquilla Bea, tanto è solo lavoro.
Prima finisci e prima te ne vai”. Un
altro respiro ed allentai la stretta.
Eppure quel suo
sguardo così distrutto aveva fatto scattare qualcosa, ma
cosa?
Odio? No, non odio così facilmente.
Interesse? Assolutamente no, non scherziamo.
Sensi di colpa? Probabilmente. Ah, io ed il mio animo troppo gentile!
Mi sfilai
lentamente la maglia e la buttai sul letto, entrai nel mio bagno di
marmo bianco e feci scivolare i jeans a terra mentre mi accarezzavano
le gambe.
Aprii l’acqua calda e tolsi anche l’intimo
mettendomi sotto
il getto fumante.
L’acqua scorreva dai capelli bagnandomi prima il viso e poi
gocciolando sul seno. Seguii con lo sguardo una goccia che scese lungo
il mio fianco come la carezza di un amante.
Poggiai la
schiena contro le fredde mattonelle bianche e mi toccai le labbra
ripensando alle sue.
Erano così familiari, così sbagliatamente
familiari.
Mi insaponai i lunghi capelli massaggiandoli dolcemente mentre i
pensieri della notte colpivano ancora. Una lacrima sfuggì al
mio controllo.
Fuoco e ghiaccio mi schiacciavano, ancora. Ancora una volta ero come
intrappolata tra l’ardore della rabbia ed il gelo del dolore.
Tremai mentre mi
staccavo dalla parete immergendomi di nuovo in quel calore quasi
asfissiante.
<<
E’ solo lavoro, devo smetterla. >> dissi
insaponandomi .
Volevo lavare la mia anima come stavo facendo con il mio corpo, ma le
cose non vanno così, ne sono sempre stata consapevole.
Il dolore non si cancella con un colpo di spugna, rimane.
Anzi peggio, ti entra sotto pelle come una tossina, infetta prima il
cuore e poi l’anima.
Ti dilania in modo indescrivibile e poi ti lascia lì a
terra, con le mani sporche del sangue di chi hai amato ed il viso
rigato dalle lacrime. Un’anima a brandelli in un corpo
integro, o quasi.
Chiusi
il getto e rimasi ferma così: la mano sulla leva della
doccia, il viso basso con i capelli scuri ed impesantiti
dall’acqua a velarlo. L’unico rumore che si sentiva
oltre al mio respiro lo producevano le gocce che picchiettavano la
pietra.
Passò
un minuto che mi sembrò un’eternità ed
uscii dalla doccia. Presi un grande asciugamano bianco e mi ci fasciai
il corpo bloccandone un angolo vicino al seno. Camminai quasi
trascinando i piedi sulla pietra fredda lasciando piccole impronte.
Mi asciugai e me
ne andai nel mio troppo grande e troppo vuoto freddo letto.
Tirai le pesanti coperte fin sopra gli occhi.
*Flashback*
Ero nella
palestra dell’accademia.
Era passato un mese da quando avevamo seppellito Gaz. Trenta giorni di
vuoto ed il mio unico modo per alleviare la mia anima era distruggere
il mio corpo, portarlo
allo sfinimento. Non dovevo lasciare la mente libera di tornare
indietro, di tornare a
quel giorno o semplicemente ad un momento qualsiasi passato con lui. Ma
come si fa quando tutto ti ricorda lui?
Mi allenava in quell’enorme palestra dalle pareti bianche
piena di specchi e di attrezzi all’inizio, quando mi prese
sotto la sua ala dopo avermi salvato.
Trasformai il mio dolore in rabbia e sollevai i pesi con più
determinazione, il petto si alzava ed abbassava velocemente per lo
sforzo, le braccia dolevano ogni volta che le sollevavo e le abbassavo.
Così andava bene.
Sentii il sospiro della grande porta a vetri che veniva aperta ed un
ticchettio fastidioso che riecheggiava nella grande stanza .
Continuai a guardare il soffitto sollevando ed abbassando con la stessa
determinazione, come se non fosse entrato nessuno.
Davanti agli
occhi ancora l’espressione distrutta della moglie del mio ex
tutore che non smetteva di piangere e di domandarsi perché
proprio lui, perché lui ora che finalmente aspettava il
figlio tanto atteso da entrambi.
Mi sentii morire e piansi lì
davanti a tutti mentre la bara scendeva sotto terra con un pezzo del
mio cuore e della mia anima. Era colpa mia se quel bambino sarebbe
cresciuto senza padre, solo colpa mia e della mia stupidità.
Misi il
bilanciere a posto e mi sollevai asciugando il sudore sulla mia fronte.
Alzai gli occhi sulla donna in tailleur blu di fronte a me che aveva i
capelli neri raccolti in un severo chignon e degli occhiali bianchi ad
incorniciare i suoi occhi color carbone. Sembrava una professoressa zitella
delle superiori.
<<
Iside ti presento il tuo nuovo tutore >>
iniziò con la sua voce severa. Anche se avevo notato la
presenza di un uomo dietro di lei il mio sguardo non lo
sfiorò nemmeno.
<<
Non ho bisogno di nessun nuovo tutore, me la cavo da sola
>> dissi con disprezzo. Era passato solo un mese e
pensavano di sostituirlo? Mi facevano schifo.
<<
Sarò solo il tuo partner, non preoccuparti. Nessuno pensa di
sostituire una persona importante come Gaz >> disse lui
accomodante. Solo la pronuncia del suo nome mi fece correre un brivido
lungo la schiena. Mi voltai di scatto e gli arrivai sotto al mento.
Fissai quegli occhi rosso sangue senza notare il resto e scandii bene
ogni parola quasi ringhiandogli contro.
<<
Non. Permetterti. Di. Pronunciare. Il. Suo. Nome. Chiaro?
>>
In risposta
alzò le mani e fece un passo indietro.
<<
Come desideri. Il mio nome è Asher >>
<<
Va a farti fottere, Asher >> mi voltai e me ne andai
negli spogliatoi.
*Fine
Flashback*
Il
sonno mi rapì mentre ancora viaggiavo sulla via dei ricordi
ed un’ultima calda lacrima solcava la mia guancia.
I RINGRAZIAMENTI:
Dreaming_USA: Sono felice che ti sia
piaciuto il capitolo ** Se dici così però divento
rossa ahaha
Alba97 : Fiù, ho evitato
la lapidazione. Caos? Ahahah. Ringrazio di cuore te e le tue 3
recensioni velocissime. Sono troooooooppo felice e grazie mille per i
consigli. Che ne dici di questo? Meglio?
I miei "grazie" ovviamente sono anche per tutte/i voi che avete anche
solo letto.
E vorrei ringraziare anche le persone che hanno messo tra le seguite,
preferite e "da ricordare"... Prima o poi metto anche i vostri nomi..
Quando non vado di corsa..
Probabilmente in questi ringraziamenti ho sbagliato un sacco di volte,
ho dormito due ore... Perdonatemi. Uh avete visto i Banner? *___* Sto
buttando l'anima con photoshop etc.. che ne dite?
Un bacio. Rose.
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 15 ***
CAPITOLO
15
<<
Alice, dobbiamo parlare >>
La trovai seduta
nella nostra camera con le pareti color
salmone, sul letto di legno chiaro, con un grosso libro tra le mani.
Appena
sentì la mia voce lo chiuse e lo mise sulle gonfie coperte
arancioni alzandosi e venendomi vicino lentamente, camminando sulle
punte come
suo solito.
Guardai le nostre foto incorniciate appese alle pareti, sempre
sorridenti nelle
varie parti del mondo. Sempre insieme.
<<
Cos’è questo tono grave Jasper? >>
disse
sorridendomi e portando una delle sue piccole mani sul mio volto.
<<
Dopo quello che ti dirò non vorrai più toccarmi
>>
<<
Parla >> Diretta come sempre.
Così
le raccontai di quello che era successo nel bosco
mettendoci tutti i dettagli dalla caccia al bacio.
Le presi il viso
tra le mani e poggiai la mia fronte contro
la sua guardandola dritto negli occhi color caramello incorniciati
dalle lunghe
ciglia nere.
Mio Dio, com’era bella.
Ricordai quando correva tra la neve ridendo e chiamandomi canticchiando
delicata come una fata, era un sogno.
<<
E’ solo che non riesco a farmela uscire dalla testa,
davvero non ci riesco >> ammisi tristemente.
Lei mi accarezzò con un dito lo zigomo scendendo sulle
labbra e fino al mento
seguendolo con lo sguardo.
Poi lo alzò e mi guardò fisso negli occhi.
<<
Jasper, c’è una cosa che lei non potrà
mai darti –
sorrise – ed è questo. >> Mi
baciò con passione intrecciando le sue mani
dietro al mio collo ed io intrecciai le mie alla base della sua
schiena.
Sentii la sensazione familiare allo stomaco che mi procurava ogni suo
bacio ed
ogni sua carezza. Era amore, lo sapevo.
Io l’amavo veramente.
Mi diede un bacio casto prima di rimanere immobile con gli occhi chiusi
quasi
tremante, il suo respiro fresco sulle mie labbra.
<<
Io ti amo, lei no. Nessuno potrà mai amarti come ti
amo io Jass. Nessuno – sorrise di nuovo baciandomi
velocemente – penso sia
normale che dopo ottant’anni la tua attenzione sia ricaduta
su qualcun altro distraendoti
dal meraviglioso diamante che hai di fronte >> Rise.
<<
Sono innamorato di una pazza >> dissi
sorridendo e scuotendo la testa. Lei sciolse l’abbraccio e mi
diede un colpetto
allo stomaco.
<<
Ora vieni qui, merito le coccole >> si stese
sul letto e batté la manina sul mio posto.
<<
Come la mia signora comanda >> Scivolai al mio
posto e mi stesi mentre lei poggiava la testa sul mio petto ed io
iniziavo ad
accarezzarle i capelli.
<< Ti amo >> mi disse iniziando a fare
disegni astratti sul mio
addome.
<<
Ti amo >> le risposi baciandole quel manto
nero. La mia pazza moglie, come avrei fatto senza di lei?
❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´❤
Pov
Beatrice
“Quando
arrivo fingi di essere il mio ragazzo. “
Ero una codarda
ma quello era il metodo più veloce per far
capire a Jasper che non ero disponibile. Premetti invio ed infilai il
cellulare
in tasca, misi la mia maschera e mi avviai verso casa Cullen.
Avevo una borsa
a tracollo con dentro i fascicoli per Nina e
Jason.
Lavoro, lavoro.. ero sempre pronta per il lavoro.
Mai per altro.
Mi
trasformai cambiando il colore
dei miei occhi da castano a viola ed attraversai il bosco correndo.
Le scarpe trasformavano in mille pezzi le foglie secche cadute sulla
terra
umida ogni volta che le toccavano.
Mi beai del
pungente vento freddo
che mi accarezzava il viso.
Arrivai fuori la porta di legno di casa Cullen troppo presto per i miei
gusti.
Come avrei guardato Jasper ed Alice ora?
Ah maledizione. Solo io potevo immischiarmi in queste cose.
Bussai delicatamente ma con decisione, attendendo per un paio di
secondi che
sembrarono durare troppo.
Aprì
Matt con indosso la solita
maschera e mi guardò lievemente sorpreso.
<<
Cosa ci fai qua? Non
dovevi riposarti? – guardò l’orologio
alzando un sopracciglio – sono passate
solo cinque ore da quando siamo arrivati >>
<<
Quattro ore di sonno mi
bastano – sorrisi senza allegria – permetti?
>> dissi guardandolo per
fargli capire che volevo entrare. Si spostò senza una parola
ma evidentemente
contrariato.
Nel candido
salone elegantemente arredato rischiarato dalle
luci artificiali c’erano, oltre ai miei colleghi con il culo
comodamente
coccolato dalle poltrone così bianche che facevano quasi
male agli occhi,
Edward, Isabella e Renesmee seduti sul divano ed Emmett con affianco
una
contrariata Rosalie di fronte a loro.
<<
E’ possibile che abbiamo perso completamente la
nostra privacy? >> la bionda incrociò le
braccia sotto al seno e mi
guardò dritta negli occhi con l’aria di chi cerca
guerra.
<<
Ciao anche a te >> dissi
poggiandomi alla parete e cacciando
lentamente i fascicoli dalla borsa.
<< Non ti riposi mai eh? >> disse un Jason
sorridente tirandomi per
farmi sedere sulle sue gambe. Ok, devo ammetterlo. Rimasi per un
momento paralizzata
dalla sorpresa ma mi ripresi velocemente ricordandomi che, come me, era
stato
addestrato ad indossare alla perfezione gli abiti di qualsiasi
personaggio
dovesse interpretare.
Mi accorsi che sulle scale c’era Jasper con un Alice
sorridente aggrappata al
suo braccio.
Passa il fascicolo a Nina che mi guardò con espressione
confusa, Matt si stava
agitando e me ne accorsi anche senza guardarlo.
Premetti la seconda copia sul petto di Jason sorridendo e minacciandolo
di
morte con lo sguardo. Aveva ricevuto e letto il mio messaggio ma non
doveva approfittarne
.
<<
Non vengo pagata per riposarmi tesoro – gli sorrisi
di nuovo – Ho pensato che non vi avessero messo al corrente
su tutto, anzi
probabilmente vi hanno mandato qui dicendovi che vi avremmo spiegato
tutto
>>
<<
Ci hai preso in pieno >> Jason rise di cuore.
Scossi la testa e mi aggiustai sulle sue gambe. La sua risata era
sempre così
vera che un po’ ti riempiva il cuore anche quando pensavi che
non vi fosse modo
per restare a galla tra i problemi e tra i dolori.
<<
Per i turni? >> domandò Matt con le braccia
incrociate e trafiggendomi con uno sguardo severo. Voleva spiegazioni
ed io
gliele avrei date, solo non in quel momento.
<<
Sei ore a testa, la bambina non dev’essere lasciata
sola. Ho un sospetto su come vogliono agire, ho calcolato i tempi tra
un
attacco e l’altro nelle altre missioni quindi voglio essere
informata su
qualsiasi movimento compia. >>
<<
C’è qualcosa
a cui non hai pensato? >> disse il mio finto ragazzo
cingendomi la vita
con il braccio destro.
<< No, ho pensato anche al fatto che probabilmente ora
sarete affamati e
quindi vi ho preparato qualcosa a casa >> sorrisi e vidi
gli altri fare
lo stesso.
<<
In effetti…. >> Nina si aggiustò i
capelli
come faceva in pratica di continuo.
<< Ora andate, qui rimango io ma tra.. – presi
il braccio di Matt e
guardai l’orologio, erano le tre del mattino –
cinque ore ho bisogno del cambio
>>
<<
Non sono ne stanco ne affamato, rimango con te
>> il biondino mi sorrise.
<<
Ci credo – la bellissima ragazza dagli occhi verdi
rise – hai mangiato prima di venire qui >>
<<
Sono previdente >> rise di nuovo lui.
Matt e Nina se
ne andarono ed il primo non si dimenticò di
lanciarmi un’ultima occhiataccia.
Rosalie era
ancora arrabbiata.
<<
Non è possibile che abbiamo perso del tutto il
diritto di stare tranquilli in casa nostra >>
La guardai truce.
<< Evidentemente la cosa non è chiara, bionda.
Per quel che mi riguarda
puoi andare dove vuoi tu e farti ammazzare quando vuoi, io sono qui
solo per
Renesmee. Posso proteggerla qui, nel calore della famiglia oppure posso
prenderla e portarla via. Non mi interessa, probabilmente non ti, o vi,
è
entrata ancora in testa questa cosa. >>
<<
Cosa ti fa pensare che te la lasceremo prendere e
portare via? >> disse Emmett con calma.
<<
Cosa ti fa pensare che riuscirete a fermarmi? –
sorrisi con cattiveria – Io sono addestrata, più
veloce e più forte. Ah, e non
dimentichiamoci che sono una strega >>
Jason mi avvolse
con entrambe le braccia e mi tirò a se
facendomi aderire con la schiena al suo petto mettendo il viso tra la
mia
spalla ed il mio collo.
<<
Calmati dolcezza >> mi depositò un dolce bacio
lì, vidi sott’occhio Jasper irrigidirsi, ancora
sulle scale, mentre io annuivo
chiudendo gli occhi.
<<
E’ solo che mi fanno incazzare quando non capiscono
che se siamo qui devono solo ringraziare il cielo >>
Rise ancora con
le labbra poggiate sulla mia pelle ed i
brividi mi percorsero tutta la schiena.
<<
E’ solo lavoro >>
<<
Allora “dolcezza” – disse Jasper imitando
Jason –
possiamo sapere il tuo nome? >>
<<
Iside – dissi alzando i miei occhi per incontrare i
suoi – il mio nome è Iside. >>
Vado di corsa! Come
sempre... Perdonatemi se ho mancato il nostro appuntamento del
Venerdì :'( Ma sono stata impegnatissimaaaa!
Maaaaaa... mi farete sapere comunque com'è il capitolo?
Un bacio ed un grazie speciale alle mie due fanciulle.
Rose
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 16! ***
CAPITOLO
16
<<
Iside. Che nome interessante >> disse Edward
con la piccola che gli si addormentava tra le braccia.
<<
Un nome importante >> aggiunse Isabella
aggiustando il vestitino rosa della figlia, dedussi più per
abitudine che per
effettivo bisogno visto che non aveva mezza pecca.
<<
Iside è la Dea della fertilità e rappresenta la
ricerca suprema dell'anima gemella, l'uso consapevole del potere
femminile, dell'amore e del misticismo. Quale nome è
più adatto per una strega?
>> disse Jason facendomi l’occhiolino.
Sorrisi
scuotendo
la testa << Hai fatto i compiti a casa eh?
>>
Mi
alzai dalle
sue gambe e mi misi sul bracciolo della sua poltrona.
<<
Ovviamente, io faccio sempre i compiti a casa >> mi
sorrise.
<<
Bravo,
ora studia la situazione >> dissi battendo due volte
l’unghia lunga
smaltata di nero contro il retro del fascicolo che aveva in mano.
Ok,
lo devo dire.
Le unghie lunghe non sono perfette per le armi, ma proprio per
nessun’arma, ne
per il combattimento, perché se dai un pugno ti fai
più male di quanto ne fai
all’avversario, ma
le adoravo troppo.
Quel suono che facevano quando le tamburellavo era rilassante.. per me.
Perché
dava parecchio fastidio agli altri, come mi faceva spesso notare Matt
esasperato.
Cacciai
dalla
tracolla anche un altro fascicolo, più voluminoso di quello
dato a Jason.
<<
Non
dirmi che anche quello è per me >> disse
spalancando un po’ gli occhi con
fare melodrammatico. Risi.
<<
No
questo è per me >>
<<
Sei
rimasta indietro con i compiti? – mi diede un pugnetto
gentile sulla gamba – mi
delude, prof. >>
Alzai
gli occhi
al cielo ed aprii il mio bellissimo fascicolo pieno di post-it colorati
rileggendo,
per la terza volta, tutte quelle informazioni.
Mi
spostai
sull’altra poltrona ed incrociai le gambe, usando il
ginocchio alzato come
leggio.
Passò
un’ora e
mezza. Jason si alzò, si stiracchiò e venne
dietro di me poggiando il mento
sulla mia spalla.
<<
Ho fatto
i compiti, prof. Chi
sono queste
persone? >> chiese curioso. Poggiai il fascicolo su un
tavolino di vetro
con i piedi in legno scuro ed iniziai ad estrarre le foto.
Misi
la prima sul
ripiano, una ragazza con i capelli rossicci, occhi azzurri e pelle
pallida
sulla ventina.
<<
Claire
Pym, Inghilterra >>
Un’altra foto, un bambino di otto anni sorridente, scuro di
carnagione, di
occhi e di capelli.
<< Paulo Souza, Brasile
>>
Altra
foto. Un
ragazzo biondo sui diciassette anni con gli occhi azzurri quasi grigi e
la
pelle candida come la neve.
<<
Cristoph
Zisser, Austria >>
Mi
voltai a
guardarlo, i suoi occhi passarono da una foto all’altra.
<<
Cosa
centrano queste persone con la nostra missione? >>
<<
Sono
tutti metà umani e metà vampiri scomparsi
quest’anno >>
<<
Non può essere
un caso? Cioè ogni anno scompaiono un sacco di
persone… >>
<<
Non dopo
quello che ho visto qui, c’è qualcuno che mira
esattamente a loro e li prende.
Non so per farci cosa però. >>
<<
Hai dei
sospetti >> Non era una domanda.
<<
Ho visto
un tatuaggio, quel tatuaggio. Una mezza luna con sopra due labbra.
>>
Jason
sospirò .
<<
Quindi
in realtà già sappiamo chi
c’è sotto. >>
<<
Lo
presumiamo >> lo corressi.
<<
La cosa
si complica un po’ >> Annuii e rimisi le foto
nel fascicolo.
<<
Sembrano
scomparsi dal nulla, nessuna prova. Niente. Non è possibile.
– guardai le
schede di ognuno di loro –
Ci dev’essere
stata una minima lotta eppure non c’è nulla se non
sull’ultima scena >>
<<
Hanno
ripulito dopo? >> mi chiese poggiandosi alla parete alla
mia sinistra.
<<
Possibile, com’è possibile che li abbiano convinti
o ricattati. Non so cosa
pensare sinceramente. Non capisco lo scopo. Cosa vorranno farci?
>>
<<
Un
esercito? >> mi rispose ridendo
<<
O peggio
>> dissi chiudendo gli occhi. Sentii il suo respiro
bloccarsi e lo
guardai. Mi guardava immobile con la mascella rigida.
<<
Stai
dicendo che potrebbero fare esperimenti su di loro? >>
Annuii sconfortata
e pensando a Renesmee.
<<
Non
permetterò che succederà anche a questa bambina.
>>
<<
Non lo
permetteremo >> disse posandomi una mano sulla spalla.
❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤.
POV JASPER
Ero nervoso. Non
potevo farci niente.
Biondino del cazzo.
Seduto sul
divano fingendo di leggere in realtà li osservavo.
Sì lo so, ero ridicolo.
Il fatto che la
toccasse mi dava fastidio e mi chiesi il
motivo visto che ero sicuro di amare Alice.
<<
Perché non vai a casa? Mi sembri stanco Jay >>
gli disse. Lui annuì.
Bravo biondino dei miei stivali, vattene
a casa.
<<
Ci vediamo a casa allora, sarò quello nel tuo letto
>> disse facendole l’occhiolino.
Nel suo letto. Immaginai le sue mani e le sue labbra sul corpo di lei.
Trattenni
il ringhio che mi era salito su per la gola.
Lei fece una
risatina e lui le diede un veloce bacio sulle
labbra. Le mie labbra.
Quante volte l’aveva toccate?
Biondino del
cazzo.
Con i suoi occhi
grigi del cazzo e quel fisico del cazzo.
Lei rimase sola,
seduta sulla poltrona bianca vicino alla
porta ed ancora quel fascicolo in mano che sfogliava e risfogliava.
Corrucciò
la fronte, adorabile.
Sbagliato! Urlò
qualcosa dentro di me. Mi
passai una mano fra i capelli esasperato. Era una lotta interiore tra
caldo e
freddo. Dovevo spezzare quel silenzio.
<<
Quindi.. ci sono state alcune persone come Renesmee
scomparse >> buttai lì. Idiota
disse
l’altra vocina nella mia testa.
Lei alzò quegli occhi ametista e mi guardò. Mi
sentii inchiodato.
Annuì ma non disse nulla. Chiusi il libro e mi alzai per
rimetterlo al suo
posto.
<<
Da quanto tempo fai… questo? >> chiesi
agitando le mani per aria per sottolineare quel
“questo” astratto, mi risedetti,
chiuse il fascicolo e lo ripose nella tracolla nera che aveva poggiato
a terra.
<<
Otto anni >> Risposta secca.
<<
Bè, sembra un lavoro pericoloso. >> dissi
esitante
<<
Lo è >> ancora risposte secche, maledizione.
<<
E non hai paura? Cioè non hai paura della morte?
>> Mi sorrise come una madre sorride al figlio che ha
fatto o detto
qualcosa di stupido.
<<
Se avessi paura di morire non potrei fare questo
lavoro. Tu non hai paura dell’immortalità?
>>
La domanda mi
sembrò strana.
<<
Perché dovrei averne paura? >>
<<
E perché io
dovrei aver paura della morte? >>
<<
Spiegati. >>
<<
Ho più paura dell’immortalità che della
morte.
Suvvia, essere immortale è noioso. Non poter invecchiare e
vedersi trasformare,
non poter mangiare e non poter dormire.
Non puoi sentire freddo, ne caldo. Non puoi piangere ne diventare rosso
o
provare dolore. Non potrai mai avere figli ne addormentarti con la tua
amata.
E’ terribile >> disse guardandomi fisso ed un
lampo di quella che mi
sembrò compassione colpì i suoi occhi.
Feci il gesto di
chi alza un calice per brindare.
<<
Te ne devo dare atto, è noioso a volte. >>
<<
A volte >> borbottò lei
<<
Sarebbe quindi una cosa così brutta diventare un vampiro,
per te? >>
perché mi interessava?
<<
E’
la fine peggiore per una strega e in particolare per me >>
<<
Perché? >> misi i gomiti sulle ginocchia e
poggiai il viso sulle mani
protendendomi verso di lei.
<<
Jasper, seriamente, ho già fatto questo discorso con il mio
ex ragazzo. Non ho
intenzione di ripetere tutto ora. Forse un giorno ma non ora.
>>
Le sorrisi,
si poggiò contro lo schienale ed incrociò le
braccia.
<<
Tu
hai parlato con Alice invece? >> sentii il mio viso
irrigidirsi ed un
sorriso soddisfatto le comparve sul volto.
<<
Si,
le ho parlato >>
<<
Bene. >>
<<
Bene >>
<<
Vado a farmi un giro di perlustrazione, biondo. - Si alzò e
si aggiusto i jeans
scuri e la maglietta bianca. – A dopo >> Annuii
e lei uscì.
Sentii i suoi passi seguire il perimetro della casa e poi andare un
po’ più
lontano.
Alice scese
delicatamente le scale con quel suo passo da fatina e si mise sulle mie
ginocchia.
<<
Simpatica ragazza >> disse baciandomi dolcemente una
guancia.
<<
Se
lo dici tu >> mormorai stringendola.
<<
Sai
potrebbe andare d’accordo con Rosalie >>
<<
Oppure potrebbero uccidersi a vicenda >>
Alice rise
accarezzandomi i capelli.
<<
Però sai con chi non andrà per niente
d’accordo? >> mi chiese rimettendo
al suo posto un ciuffetto di capelli sfuggito al controllo. Scossi la
testa.
<<
Con
Bella. Non andranno proprio d’accordo >>
Sorrise.
<<
Come fai a dirlo? >> dissi alzando un sopracciglio.
Lei si
toccò
la tempia con un dito.
<<
Sesto senso da veggente >> mi baciò ridendo ed
io risi con lei.
❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤.
POV ROSE
Nina venne a
sostituirmi alle otto meno dieci.
Girai le
chiavi nella serratura facendo il minimo rumore possibile e chiusi con
estrema delicatezza
la porta di legno per non svegliare gli altri, sembravo una ladra in
casa mia.
Le mie due
piccole pesti però mi sentirono e mi vennero incontro
scodinzolando e
sbadigliando, le avevo svegliate.
Sorrisi e salii le scale di rovere bianco con loro al seguito, la porta
di
camera mia era lievemente aperta. Quando uscivo la spalancavo sempre
per
permettere alle mie due cucciolone di entrare ed uscire liberamente.
La spinsi
dolcemente per non fare rumore.
Nel mio
letto, coperto fino al petto da lenzuola e coperte, dormiva Jason senza
maglia.
Perché i licantropi dormono sempre senza maglia o seminudi?
Si trovavano più a loro agio così visto che in
loro c’era un animale e gli
animali non sono abituati ad usare vestiti.
A meno che non esista un licantropo che si trasforma nel chihuahua di
Paris
Hilton. Ma quello è un altro discorso.
La mano
poggiata appena sotto il mio cuscino ed i capelli, come raggi di sole,
sparsi
su quello affianco.
Quel deficiente era andato veramente a dormire nel mio letto!
Sospirai ed
aprii l’armadio decidendo cosa mettere per andare a scuola.
Optai per una
semplice maglietta blu elettrico scollata e dei jeans chiari.
I miei occhi
tornarono di nuovo castani e mi tolsi la maschera poggiandola sul
comodino.
Sentii il
rumore delle lenzuola ed un braccio mi tirò sul letto.
<<
Allora sei sveglio >> Appoggiò la testa contro
la mia schiena ed annuì.
Probabilmente non ancora abbastanza sveglio per parlare.
Gli diedi un
pugno, non troppo violento, sul braccio.
Si lamentò e lo ritrasse.
<<
Mmh… E questo per cos’è?
>> mormorò ancora mezzo addormentato.
<<
Sei
venuto a dormire VERAMENTE nel mio letto! – dissi irritata
voltandomi a
guardarlo. - E per
di più sei senza
maglietta. >>
<<
Mmhmmh >> disse sorridendo ancora con gli occhi chiusi.
<<
C’è
una camera per gli ospiti >> gli feci notare
<<
La
occupa Nina >>
<<
Siete partner, siete abituati a dividere tutto.. anche il letto
>>
<<
Ha
detto che voleva dormire da sola >> si
accoccolò meglio sotto le coperte.
<<
Vattene nel letto di Matt >>
Rise.
<< Perdonami ma vorrei evitare di dormire con un maschio
..sai.. problemi
del primo mattino >> Alzai gli occhi al cielo
<<
E
perché dovrei dormire io con te? >>
<<
Perché tu puoi starmi dietro senza che io abbia una
spiacevole sorpresa
>> Risi e mi alzai.
Appunto mentale: Fare una spiacevole sorpresa a Jason, possibilmente di
prima
mattina.
<<
Ci
penserò al mio ritorno >> Improvvisamente
sveglio mi guardò con quei due
occhioni grigi.
<<
Dove stai andando? >>
<<
A
differenza tua io ho una copertura da mantenere, tesoro.
>> Marcai
l’ultima parola più del dovuto, quasi fosse
un’offesa.
Mise il
broncio come un bambino. << Quindi non verrai qui a
dormire vicino a me?
>> batté la mano sul mio posto.
<<
Sei
capitato male >> gli feci l’occhiolino e me ne
andai in bagno. Quando
uscii ero pronta e truccata con
eyeliner e matita, di nuovo nella forma da diciasettenne. Era veramente
deprimente tornare, anche se solo esteriormente, a quel periodo.
<<
Sexy anche da piccola >> Jason sorrise in modo malizioso
guardandomi
uscire.
Presi la prima cosa che trovai sotto mano, un porta pastelli azzurro a
pois
rosa, mi domandai dove maledizione l’avessi comprato, e
glielo lanciai mirando
alla faccia.
Lo
bloccò
prima che potesse colpirlo e rise piano.
<<
Sei
un malato di merda Jason, fattelo dire. >> Rise
più forte e si tirò le
coperte fin sopra la testa.
<<
Vai
a scuola, Beatrice >> continuò a ridere e mi
fece innervosire.
Presi un
libro abbastanza doppio dalla mia borsa e glielo diedi ripetutamente
sulla
testa coperta per poi uscire graziosamente con il mento in su mentre
lui
continuava a ridere.
<<
Mio
Dio dammi la forza di sopportarli tutti >> mormorai
entrando in macchina
e dirigendomi verso la “Horror” Forks High School.
Angolo
della pazza:
Tataaaaan! Rieccoci, questa
volta di venerdì =D
Alba97: Ooooooooow ti ho fatta innamorare! Ora immaginami
come una scimmietta che salta a destra e sinistra senza sosta. Ahahahah
Oraaa finalmente posso
ringraziare tutte le persone che hanno messo la storia tra le
preferite:
Eeeeee niente.. penso basti..
non lo so sto andando in confusione ahaha
Spero che il capitolo vi piaccia ♥
Grazie!!!
Un
Bacio.
Rose
♥
|
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Capitolo 18 *** 17esimo Capitolo. ***
CAPITOLO 17
Seduta sul
pavimento del nostro salone, con la mia felpa grigia di due taglie
più grande
ed i jeans chiari, provai a studiare per il compito di letteratura
inglese di
martedì.
Tamburellai
la matita sulle labbra e poi la scaraventai verso la porta stizzita,
peccato
che in quel momento Jason la stesse aprendo e per poco non lo colpii in
piena
faccia.
Peccato che
non l’avessi colpito, intendo.
Indossava jeans scuri, maglietta aderente bianca e giubbotto di pelle
nera. Fuori
nevicava e lui si metteva un leggero giubbottino di pelle mentre io
avevo una
felpa che più calda di quella probabilmente non esisteva sul
mercato e stava
bene?
Ma che cazzo!
Era stata
una settimana pesante. Oltre al far combaciare le ore di guardia, la
scuola, i
compiti e le faccende di casa dovevo anche stare sempre attenta alla
copertura,
non dovevo mai dimenticare la maschera e/o di cambiare il colore degli
occhi.
In
più
avevamo saputo che era scomparso un altro ibrido in Nevada.
Chiusi il
libro di letteratura e buttai per aria anche quello.
Come se tutto ciò non bastasse,
perché come
dico io i guai non vengono mai da soli, non mi sentivo nemmeno molto
bene, per
piacere, prendiamo questa settimana e buttiamola o sotterriamola sotto
diversi
metri di terra, se vi piace di più.
<<
Che
bel bentornato >> mi porse la matita che gli avevo
lanciato contro.
<<
Fottiti Jay. Non devi andare a fare qualcosa? Tipo scomparire dal mio
campo
visivo? >> si vedeva che ero nervosa?
<<
Ti
ho fatto qualcosa? >> chiese alzando un sopracciglio.
<<
Sì,
respiri. >> presi le notizie che riguardavano
l’ultimo caso e mi rimisi a
controllare le foto della stanza dove era avvenuta la lotta, provando
ad
ignorare il suo sguardo grigio persistente su di me.
C’era sangue sulle tende, la finestra rotta, era stato
buttato tutto per terra,
c’erano pezzi di vetro e sangue ovunque. Ma la cosa
più importante era
un’impronta digitale, se pur parziale. Forse stavamo andando
nella giusta
direzione.. Forse.
Dopo qualche
secondo di silenzio Jason ebbe l’illuminazione.
<<
Ho
capito! Vediamo se indovino. Quel
periodo che arriva una volta al mese e che voi donne disprezzate in
maniera
esagerata è imminente?>>
disse muovendo su e giù le sopracciglia. Abbandonai la testa
sul tavolo e feci
un verso che era a metà tra un urlo ed un pianto.
<<
Lo
prendo per un sì. Questo vuol dire che qualsiasi cosa
dirò o farò potrà essere
usata contro di me e, probabilmente, farmi finire con il culo bruciato?
>> domandò ridendo ed io annuii sconfortata.
<<
Non
è per te, sono solo questi maledetti ormoni. Cioè
non si possono avere sbalzi
di umore in questo modo! L’attimo prima sei felice, quello
dopo sei così triste
che ti butteresti sotto una macchina e quello dopo ancora
l’unica cosa a cui
pensi è “dove maledizione è il
cioccolato?”. È davvero una situazione di merda.
>> però rialzai la testa e lui mi sorrise. Ed
io mi incazzai.
<<
Vado dai Cullen >> mi preparai di nuovo con tutta la
solita messa in
scena: maschera, occhi viola, mantello, la felpa rimase
perché avevo così
freddo che probabilmente sarei diventata un pupazzo di neve prima di
arrivare e
sciarpa bianca con dei pipistrelli neri con gli occhi a X sopra.
Adorabile e
sperai fosse un suggerimento non troppo velato per i vampiri.
NON TOCCATEMI, MORDO.
Sorrisi alla
mia stupida battuta ed uscii.
L’allegra
famigliola di morti viventi, con l’aggiunta di una bambina
ibrida e del suo
fedele cane (sto parlando di Jacob, ovviamente), giocava nella neve
alta. Io
morivo di freddo e loro invece si lanciavano palle di ghiaccio in
pratica.
Salutai con
un cenno della testa, perché non avevo intenzione di
cacciare le mani dalle
tasche, e mi avvicinai a Matt e Nina che parlavano tranquillamente del
più e
del meno addossati alla parete esterna della casa.
Emmett mi
colpì con una palla di neve prima che li raggiungessi ed io
mi girai lentamente
verso di lui con sguardo omicida.
<<
Guarda chi si vede! >> disse ridendo, mi scrollai la neve
dal mantello
agitando spalle e busto.
<<
Iside, la cattiva strega dell’ovest! >>
continuò indicandomi come se
fossimo in uno show televisivo, allora mi venne in mente
un’idea.
<<
Emmett tu mi sembri un tipo che vuole sempre lo scontro fisico, che ne
dici di
un allenamento giusto per scaldarci un po’? >>
sorrisi con cattiveria e
lui fece un finto inchino.
<<
Non
si può rifiutare l’invito di una strega
>>
Così
gli
altri ci fecero spazio e ci trovammo una di fronte all’altro
nel giardino di
casa Cullen reso candido da quel mantello ghiacciato.
<<
Fai
del tuo meglio, io non userò le mani >>
<<
Vuoi battere un vampiro senza usare le mani? Sei forse impazzita?
>>
scossi la testa.
<<
Te
l’ho detto che mi sottovaluti. Parti quando vuoi
>> e così fece. Partì a
tutta velocità e provò ad afferrarmi, ma prima
che potesse prendermi io saltai
con una capriola alle sue spalle e gli diedi un calcio dietro la
schiena
facendolo cadere rovinosamente con la faccia nella neve. Risi e lui si
alzò con
un sorriso scrollandosi la neve dai capelli come un cane.
Ripartì
all’attacco provando ad afferrarmi con le braccia tese ma
senza riuscirci
perché mi spostavo con il busto facendolo rimanere ogni
volta con un pungo di
mosche.
<<
Ma
sei una ragazza, non vale! Non posso essere rude con te >>
<<
E’
la tua scusa ufficiale? – sorrisi – questa ragazza
ti batterà anche senza mani,
dolcezza, quindi dai sfogo a tutti i tuoi assi nella manica
>> provò a
tirarmi un pugno nello stomaco con un sorriso che si smorzò
quando io gli
bloccai il braccio tra la mia coscia ed il polpaccio e tenendo la
stretta lo
rigettai a terra.
<<
Sorpreso? >> risi di nuovo e lui provò ad
afferrarmi da lì. Mi spostai
facendo un piccolo salto all’indietro e mi mise il broncio
facendomi sorridere.
<<
Mettiamo fine a questo patetico spettacolo >> dissi
spostandomi alle sue
spalle e dandogli un calcio dietro il ginocchio destro per farlo
inginocchiare
nella neve, poi prima che lui potesse rispondere mi spostai davanti a
lui e gli
diedi un piccolo calcio nello stomaco. Quando si abbassò per
il dolore ne
approfittai alzando la gamba e, tenendola tesa, la feci scendere
velocemente
dall’alto verso il basso colpendogli la testa e facendolo
ricadere con la
faccia nella neve.
<<
Uno
a zero per me, orsacchiotto >> Sentii le risate degli
altri e mi voltai
per inchinarmi con un sorriso.
<<
Hai
fatto una bella figuraccia fratello >> disse Edward
battendogli una pacca
sulla spalla.
<<
Non
è possibile che sia così veloce. Guardami Ed!
Sono un affascinante vampiro
pieno di muscoli! >> quasi piagnucolò ed io
risi più forte.
<<
Hey
ragazzaccia, perché non te la prendi con qualcuno della tua
taglia? >>
Jason uscì dalla vegetazione con un sorriso stampato in
faccia.
<<
Vediamo se sei degno >> dissi sorridendogli e lui mi fece
un cenno con il
capo.
<<
Però voglio rendere la sfida più interessante.
Per prima cosa decidi se a mani
nude o con qualche arma >>
<<
Vuoi giocare con le spade? >> mi chiese mostrando quella
che aveva al
fianco. Mi abbassai il cappuccio del mantello ed estrassi la mia Katana
dal
fodero che avevo dietro la schiena stando attenta a non tagliarmi i
capelli con
la lama affilata.
<<
E
così sia. Ma.. – dissi togliendomi la sciarpa
– lo faremo senza usare la vista
>> sorrisi allo stupore generale.
<<
In
quel caso mi servirà una benda >> sorrise ed
io mi voltai dando le spalle
a tutti, mi tolsi la maschera e allacciai la sciarpa intorno agli
occhi.
Che il gioco
abbia inizio.
❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤.
POV JASPER
Alice salì velocemente le scale ed andò
a prendere una sciarpa rosso sangue
da usare come benda. La strinse forte intorno al viso di Jason e poi
venne al
riparo al mio fianco.
<<
Non
è pericoloso? >> chiese Esme a Nina che le
sorrise dolcemente.
<<
Non
preoccuparti, sono addestrati. Dobbiamo prima vedere se riescono a
colpirsi
>> rise ed io pensai che in effetti sarebbe stata
difficile anche solo
trovare il proprio avversario in quelle condizioni.
La maschera
di Iside rapì per un momento la mia attenzione, saldamente
mantenuta da Logan,
l’altro ragazzo mascherato, al fianco di Nina.
Si misero
uno di fronte all’altra con le spade alzate perfettamente
perpendicolari.
<<
Chi
ci da il via? >> domandò Jason
<<
Pronti? >> chiese Carlise e quando entrambi annuirono
diede il via.
Abbassarono
le spade fino a toccare terra e dopo un paio di secondi di completa
immobilità partirono
così veloci che se fossi stato umano
non sarei riuscito a vedere assolutamente nulla.
La katana di
Iside si alzò sulla sua testa per parare un fendente alto,
poi lei sorrise e
trascinò la sciabola di lui in qualcosa che sembrava
incredibile. Si muovevano
con agilità e fluidità, in una danza veloce ed
appassionante.
Jason
saltò
all’indietro e mentre colpiva di nuovo, la strega
compì un mezzo arco sopra la
sua testa con la lama e parò il colpo al fianco destro.
<<
Come maledizione ci riescono? >> domandai senza riuscire
a staccare gli
occhi da quella scena.
Logan rise.
<< Dedizione, allenamento, meditazione e tutte quelle
altre stronzate là
>>
Nina gli
diede una gomitata nelle costole << Log,
c’è una bambina! >> lo
sgridò a bassa voce ma Renesmee era completamente rapita,
quindi non sentì
nulla.
Il ragazzo rise e spostò di nuovo lo sguardo verso lo
spettacolo.
Continuarono
così per un altro po’, il rumore stridente delle
lame che si incrociavano
riecheggiava per tutto il giardino.
Jason
provò
a colpire ad altezza spalla, ma Iside si abbassò e, un
attimo prima di colpirgli
il polpaccio sinistro, ruotò il polso toccandolo con la
parte piatta della
lama.
Rimasero
immobili come statue di cera, sorrisero entrambi, poi lei si
inginocchiò e
trafisse la neve con la katana rimanendo così per un secondo
in raccoglimento.
<<
Sono orgoglioso di mia sorella >> disse Logan
asciugandosi una lacrima
immaginaria. Nina rise ed applaudì, ci unimmo tutti quanti.
Come alla fine di
una rappresentazione teatrale perfetta.
Jason si
tolse la benda improvvisata e diede una mano ad Iside issandola. Poi
venne
verso di noi, porse la sciarpa ad Alice ringraziandola e prese la
maschera
dalle mani di Logan.
Tornò
verso
la strega ferma in mezzo alla distesa bianca che sciolse il nodo della
sua
benda ma la mantenne sul viso con la mano sinistra mentre prendeva con
la
destra la maschera.
Ci diede le
spalle, fece scivolare la sciarpa intorno al collo e ritornò
la meravigliosa
ragazza mascherata con gli occhi viola, poi si spostò i
capelli e rimise lentamente
la katana al proprio posto nel fodero invisibile sotto il mantello.
Venne verso
di noi sorridente con le mani sollevate in segno di vittoria.
<<
Niente
male dolcezza >> disse Jason cingendole le spalle con un
braccio.
<<
Siete stati spettacolari >> commentò Alice al
mio fianco battendo le mani
euforica.
<<
Sì,
sono spettacolare >> Iside sorrise e rientrammo tutti in
casa.
Ora sapevo,
con certezza, che mia nipote sarebbe stata al sicuro tra le loro
braccia perché
non riuscivo a pensare a qualcuno migliore di loro per proteggerla. Per
quanto
non ci andasse giù noi non ci saremmo riusciti.
Brutto colpo
per l’orgoglio di un vampiro.
Jason le
diede un bacio sulla tempia ed io sentii il sangue martellarmi nelle
vene per
la rabbia.
Poi Iside si
immobilizzò di colpo, lo sguardo perso in un punto
imprecisato sulla parete,
guardò Nina e Jason.
<<
Andate voi, ottocento metri ad est, ma portateli qui vivi.
>> loro due
annuirono e partirono a tutta forza lasciando la porta aperta.
<<
Cosa succede? >> chiese Bella.
Lei la
guardò con espressione seria.
<<
Abbiamo iniziato a giocare, Isabella. Loro hanno fatto la prima mossa.
>>
Angolino
dell'autrice:
Per primissima
cosa, sono una deficiente. Avevo preparato il banner per il capitolo 15
ma pubblicandolo di fretta mi ero completamente dimenticata di
metterlo! Bè ieri sera ho rimediato. ( Potete insultarmi, me
lo merito)
Seeeeeeeconda
cosa: lo so, siete confusi... LO SOOOOOOOOOO. Ma qualcuno di voi ha
capito chi è Logan, vero? ( non ditemi di no D= )
Poooi Terza cosa:
Alba97 mi fai sempre morire con le tue recensioni ahaha Questo capitolo
non è molto dettagliato ma perdonami! L'ho scritto in 2 ore
circa.
Ora un avviso
*parte la musichetta di Chi l'ha visto* E' SCOMPARSA DREAMING_USA! SE
LA VEDETE CONTATTATE IN REDAZIONE.
No, ok.. volevo
fare qualcosa di carino e non ci sono riuscita... MA ANDANDO AVANTI!
Boh, penso di aver
finito veramente... *ci pensa* ... Sì! Ecco mi stavo dimenticando.. Per qualsiasi cosa vi lascio il link della mia pagina dove scriverò se farò qualche ritardo (corna facendo) http://www.facebook.com/pages/Behind-the-mask/197565210270719 Ora ho finito! Ahahah
Un bacio
graaaaaaande grande.
Rose
|
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Capitolo 19 *** 18esimo capitolo ***
CAPITOLO
18
Aprirono la
porta senza bussare, Nina teneva ben stretta
dalle braccia una ragazza che non poteva avere più di
ventidue anni: bassina,
con i capelli ricci neri e gli occhi dello stesso colore.
Matt invece spintonò dentro un uomo sulla quarantina con
corti capelli neri ed
occhi di un verde così chiaro da sembrare quasi azzurro.
<<
Eccoti qua i tuoi due pasticcini >> disse mio
fratello con tono sprezzante.
<<
Li abbiamo disarmati e perquisiti, sono puliti
>> Nina spinse anche la ragazza dentro.
Io ero poggiata
con la schiena ad una poltrona bianca del
salotto di casa Cullen, braccia e caviglie conserte e li osservai.
Lui era umano, lei no.
Non so
precisamente come spiegarlo ma una strega riesce a
percepirlo, i licantropi ed i vampiri emanavo un’energia
diversa, anche se
alcune volte potevamo sbagliare con i soggetti particolarmente abili a
mascherare la cosa.
Jason era
più vicino a loro e quindi iniziò ad interrogarli.
<<
Per quale motivo siete qui? >> l’uomo mi
guardò dritto negli occhi ma non rispose. Avevamo fatto
portare la bambina al
piano superiore per evitarle spettacoli spiacevoli e tenerla al riparo.
Spazientito Jay
gli afferrò la mascella e gli voltò il viso
verso di lui, per un attimo l’uomo spostò lo
sguardo. << Non parlerò con
te >> e ritornò ad inchiodarmi con quei suoi
occhi così chiari da
sembrare irreali. Scorsi qualcosa nel suo sguardo.. era forse rabbia?
Odio?
Così
abbandonai la mia posizione e con calma, come un
predatore che si avvicina alla preda, mi avvicinai a loro. La ragazza
si mosse
a disagio avvertendo il pericolo ma c’era qualcosa che non
andava, l’aria si
era fatta improvvisamente più pesante del normale.
Accostai il mio
viso al suo e fu come se non riuscissi a
prendere abbastanza aria, ma ignorai la cosa e continuai.
<<
Allora, cosa siete venuti a fare? >>
<<
Non lascerai vivere la strega >> disse lui con
così tanto odio negli occhi che sembrava gli avessi ucciso
un familiare.
Ispirai forte
per l’irritazione di quelle parole e qualcosa
mi bruciò la gola. Vi portai una mano indietreggiando di un
passo guardando
l’uomo con occhi spalancati.
<<
Cosa maledizione hai addosso? >> domandai
spaventata di sapere la risposta. Ma lui non parlò e sorrise
con cattiveria.
Matt gli diede un colpo leggero alle gambe che lo fece inginocchiare e
sentii
un lieve odore pungente ed il bruciore aumentare. Poi lo sentii
scorrermi nelle
vene ed indebolirmi.
<<
Non muoverlo! Ha addosso l’artiglio del diavolo
>> mormorai reggendomi con una mano ad una poltrona
mentre un feroce
capogiro mi colpiva.
<<
Cosa? >> mi chiese Jason con incredulità.
<<
Credo sotto forma di profumo – un’altra vertigine
mi
colpì e chiusi gli occhi sentendoli tornare del loro colore
originale.
Maledizione. – portatelo lontano da me. >>
mormorai flebilmente.
<<
Dove hai l’antidoto? >> disse Matt
avvicinandosi a me e poggiandomi una mano sulla guancia, tenni gli
occhi chiusi
mentre rispondevo.
<<
Non ce l’ho. L’artiglio del diavolo non viene usato
contro le streghe da secoli. >>
<<
Come non ce l’hai? Dove possiamo prenderlo? >>
cacciai di tasca il cellulare e glielo porsi.
<<
Chiamate Luc. Lui ve lo porterà nel minor tempo
possibile >> prima che le mie gambe cedessero Jason mi
passò un braccio
intorno alla vita.
<<
Avete un posto dove possa stenderla? >>
domandò prendendomi in braccio come facevano i mariti
novizi. Intrecciai le
mani dietro al suo collo per non cadere e stabilizzarmi ancora con gli
occhi
chiusi e la testa poggiata contro il suo petto. Mi sentivo veramente
uno
straccio.
<<
Al piano di sopra >> la voce di Carlisle era
quella di un medico che da direttive al proprio staff, sentii ogni
movimento
del corpo di Jay che mi portava su per le scale, mi adagiò
su un letto freddo e
sentii il materasso abbassarsi sotto il suo peso.
<<
Tutto ok piccola, tra poco finirà >> mi
accarezzò i capelli mentre io provavo a lottare contro le
vertigini e mi tenevo
stretta quelle poche energie che avevo.
<<
Dovresti vederti, sei bianca come un fantasma
>> potei percepire il sorriso nella sua voce e sorrisi a
mia volta con
vampate di calore che mi lasciavano tremanti. Allungai un braccio e lo
sentii
farsi più vicino. Si stese vicino a me ed io poggiai la
testa sul suo petto
mettendo una mano vicina ad essa.
<<
Non posso aprire gli occhi >> mormorai mentre
mi accarezzava distrattamente la schiena.
<<
Perché? >>
<<
Sono tornati al loro colore >> fermò per un
attimo la mano, poi mi tolse la maschera dal viso, capendo che mi
infastidiva e
ritornò ad accarezzarmi la schiena disegnando cose astratte.
<<
Non fa niente dolcezza, non credo sia importante
ormai >>
<<
Cos’è successo? >>
domandò esitante Esme.
<<
Quello stronzo, perdonami il linguaggio, aveva
addosso l’artiglio del diavolo, che per capirci è
l’unico veleno che abbia
effetto sulle streghe. Sono immuni a tutti gli altri perché
sono prodotti con
delle piante ed essendo loro una specie di – Jason interruppe
la spiegazione
per pormi una domanda – Non so come definirvi, figlie della
natura va bene? –
annuii rannicchiata contro il suo petto tremando lievemente –
ok. Dicevamo,
visto che sono una specie di figlie della natura e da essa traggono la
loro
forza e bla bla vari su di loro i veleni non hanno nessun effetto. Ma
si narra
che l’artiglio del diavolo fu piantato nel deserto da un
umano che aveva
scoperto la sua fidanzata strega a letto con un altro e completamente
accecato
dall’ira, aveva venduto la sua anima ad un demone in cambio
di un veleno che
potesse ucciderla ma facendola soffrire e, cosa più
importante perché lui
potesse vederla contorcersi dal dolore, entrasse in circolo in pochi
istanti.
>> finita la storia mi accarezzò i capelli
lentamente.
Strinsi la
maglietta di Jason in preda ad una fitta alla
testa così forte da farmi gemere.
<<
Ssh.. tuo
fratello arriverà presto con l’antidoto
>>
<<
Non arriverà prima di dieci minuti – mormorai
così a
bassa voce che un umano non mi avrebbe sentita – ed in
un’ora sarà
completamente inutile >>
<<
Un’ora è tanto tempo. Rimani sveglia ok?
>>
Annuii lottando contro il senso di sfinimento ed il dolore.
<<
Allora all’accademia per streghe non vi insegnano a
portarvi dietro l’antidoto all’unico veleno che vi
fa effetto? >> chiese
spostandomi i capelli dal viso.
Aprii gli occhi
e fanculo a tutto. Che vedessero veramente
chi ero, tanto non stavo spiando e quindi tenere segreta la mia
identità non
era essenziale.
<<
Non esiste “l’accademia per streghe”
– dissi ridendo
piano – so dell’esistenza dell’artiglio
del diavolo e del suo antidoto solo
perché ho studiato la storia. Ma non veniva usato da
trecento anni >>
dovevo tenermi sveglia parlando e Jason lo sapeva.
<<
Quindi non è tipo come in Harry Potter? – scossi
la
testa – Che fregatura >> Risi di nuovo.
<<
E come fate ad imparare tutte queste cose
divertenti? >>
<<
Con un’insegnate - annuì e quando mi accorsi di
quanto era realmente caldo lo guardai negli occhi. - Quanto manca alla
luna
piena? >>
<<
Quattro giorni, perché? >>
corrucciò la
fronte.
<<
Sei caldo >> richiusi gli occhi e mi
accoccolai meglio.
<<
Oh baby, dovresti vedere QUANTO sono caldo >>
disse scherzosamente ridendo ed io gli diedi un colpetto
così leggero che a
stento lo toccai. Fu più un rialzare e poi far cadere la
mano. Patetica, ma non
avevo proprio forze.
Sentivo il
sangue farsi gelido ed un dolore improvviso ed
atroce colpì tutto il corpo. Gemetti ma mi costrinsi a non
urlare mordendomi il
labbro inferiore con forza ma stando attenta a non far uscire sangue.
Quando si
hanno dei vampiri nelle vicinanze devi sempre stare attenta.
Iniziai a non
respirare bene, affannavo. Sembrava che non
riuscissi a prendere aria. Però raccolsi le forze e
continuai a parlare, perché
se mi fossi fermata sarei caduta in stato di incoscienza.
<<
Mi dispiace >> mormorai con la voce distorta
dal dolore.
<<
Per cosa? >> disse Jason tenendomi stretta ed
accarezzandomi il braccio, su e giù, su e giù
lentamente.
<<
Per come ti ho trattato prima >> strinsi gli
occhi sopportando un’altra fitta di dolore che
attraversò tutto il corpo.
<<
Non preoccuparti. - Mi baciò i capelli. –
è tutto ok
principessa. Ammetto di essere insopportabile qualche volta
>>
Annuii
<< Ma non oggi >>
<<
Non oggi >> ripeté ridendo.
Passarono altri
cinque interminabili minuti poi sentii la
porta aprirsi ed una voce familiare.
<<
Iside, è arrivata la cavalleria >>
Aprii gli occhi
e lo vidi. Capelli corti biondi accuratamente
scombinati, occhi nocciola, un pullover bianco, jeans scuri ed un
sorriso sulle
labbra.
<<
Luc, sia ringraziato il cielo >> dissi
sollevata. Mise un ginocchio sul letto e si avvicinò con una
siringa in mano.
Distolsi lo sguardo perché possono essere anche una brava
combattente e tutto
quello che volete voi, ma io e gli aghi non andavamo
d’accordo. Gli porsi il
braccio.
<<
Hai proprio una pessima cera >> commentò
facendomi l’iniezione.
<<
Prova a farti avvelenare e poi ne riparliamo
>> dissi chiudendo gli occhi. Estrasse l’ago.
<<
Non ci tengo proprio. – Rise – Ora devi solo
riposare e poi sarai una strega nuova >>
<<
Ti ringrazio >> dissi sollevata e contenta di
poter finalmente cedere alla stanchezza.
<<
Ho un messaggio da parte del gran capo >>
disse ridendo
<<
Cioè? >>
<<
Cioè che dopo trecento lunghi anni solo tu potevi
ricadere nella trappola dell’artiglio del diavolo
>> Sbuffai.
<>
domandò Jasper appoggiato allo stipite della porta.
<<
Londra >>
<<
Londra? E come hai fatto ad arrivare qui in meno di
dieci minuti? >>
<<
Vedi, caro amico, c’è chi vede il futuro come la
nostra bella Iside e chi sa teletrasportarsi come il sottoscritto
>>
sorrise.
<<
Non vale, il tuo potere è più figo
>> dissi
corrucciata.
<<
Mmh.. è vero.. ma a volte vorrei poter vedere il
futuro >> inclinò la parte destra delle labbra
in basso ed io sorrisi.
<<
Ed io vorrei teletrasportarmi >>
<<
Magari si potessero fare degli scambi >> rise
e risi anch’io sfinita ed in preda a strani colpi di sonno.
<<
Ora lasciamola riposare >> disse uscendo dalla
stanza facendomi l’occhiolino, lo ringraziai silenziosamente.
Quando nella
stanza rimanemmo solo io e Jason chiusi gli
occhi.
<<
Voglio tornare a casa >> mormorai troppo
stanca per fare altro.
<<
Jason, puoi venire un attimo? >> riaprii gli
occhi e vidi mio fratello sulla soglia della porta serio in volto.
Cos’altro
era successo?
Poi mi accorsi
di un’altra cosa. Si era tolto la maschera.
E
così Matt ora era solo se stesso e non il suo alter ego
Logan.
Mi spostai un
po’ e Jay prima di alzarsi mi diede un leggero
bacio sui capelli.
<<
Fai presto >> mormorai sentendomi scivolare
sempre di più nel buio del sonno, sbaglio oppure il letto
era diventato d’un
tratto più comodo?
<<
Torno subito >> pregai che fosse così mentre
scompariva dal mio campo visivo con il mio fratellastro.
❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤ `•.¸¸.•´❤`•.
POV JASON
Ci fermammo
fuori la porta d’ingresso di casa Cullen.
<<
Che c’è amico? >> gli domandai in
preda ad una
strana morsa allo stomaco, lui mi poggiò la mano destra sul
braccio.
<<
Non so se dirtelo direttamente oppure facendo il
giro largo >>
<<
Matt le perdite di tempo non mi entusiasmano
>> lui sospirò e poi mi guardò
fisso negli occhi.
<<
Ok allora..- dopo un momento di indecisione le
parole sgorgarono dalle sue labbra come un fiume in piena - Beatrice
soffre di
stress post traumatico. Rivive
ripetutamente le
esperienze traumatizzanti sotto forma di flashback, ricordi e incubi.
Si sente
in colpa per essere sopravvissuta a Gaz e l’incidente con
Asher ha solo
peggiorato le cose. Più lo stress aumenta più
aumentano gli incubi, a volte
trema, altre urla mentre dorme. Era arrivata a non mangiare quasi nulla
e ad
avere forti mal di testa che la paralizzavano ed altre brutte cose. Ma
ora va
meglio.. cioè ha ancora gli incubi etc.. ma almeno mangia ed
i mal di testa
sembrano essere scomparsi. >>
Rimasi
per un attimo interdetto,
battei due volte le palpebre per tornare al mondo reale e poi
assottigliai lo
sguardo.
<<
E perché me lo stai
dicendo ora? >>
<<
Perché quello di oggi è
stato un incidente che potrebbe aver risvegliato qualcosa. E visto che
Nina sta
interrogando i sospettati, io rimarrò qui di guardia.
– mi guardò con
un’intensità spaventosa – Qualsiasi cosa
succeda Jason, QUALSIASI, non
mostrarle compassione, non farla sentire una vittima >>
<<
Cosa devo fare se succede qualcosa di spiacevole? >>
<<
Riportala alla realtà, ricordale che tutto quello che vede e
che sente non è
reale ma che lo sei tu. Che tu sei lì con lei, che sei forte
abbastanza da
proteggere te stesso ed anche lei. >> Annuii
solennemente. Lui si stava fidando di
me.
Matt mi stava consegnando, anche se per poche ore, l’unica
persona con la quale
condivideva tutto. Stava poggiando Beatrice nelle mie mani come se
fosse una
statua di cristallo, ma sapevo che lei aveva grinta e
volontà per superare
tutta questa merda.
Gli
poggiai una mano sull’avambraccio e lui ricambiò
la stretta, stipulando così un
accordo silenzioso.
Quando salii di
nuovo in camera la trovai seduta al centro
del letto con il mantello bianco tutto intorno come neve ed una ciocca
di
capelli scuri le sfiorava la guancia. Mi guardò con i suoi
occhi color
cioccolato a mandorla e mi sembrò una bambola di porcellana.
Così delicata e
bella che pensai potesse scomparire se solo avessi distolto lo sguardo.
Mi
sorrise debolmente, visibilmente distrutta.
<<
Siamo pronti ad andare? >>
<<
Certo principessa >> le sorrisi e la vidi
barcollare mentre provava ad alzarsi. Velocemente le andai vicino e le
poggiai
una mano sul braccio tenendo l’altra protesa.
<<
Lascia che ti aiuti >> annuì facendo scivolare
i capelli davanti al viso e poggiandosi a me.
<<
Allora sei pronta? >> le chiesi e quando annuì
di nuovo la presi in braccio come avevo fatto poco prima.
<<
Sei troppo leggera >> commentai uscendo dalla
stanza ed iniziando a scendere le scale.
<<
Lo so >> mormorò stringendosi a me come una
bambina. Con un cenno del capo salutai i vampiri e Matt ci
accompagnò fino alla
macchina aprendo la portiera.
Posizionai
Beatrice sul sedile del passeggero mettendole la
cintura e poi andai dal lato del guidatore prendendo le chiavi che Matt
mi
porse. Mentre guidavo verso casa ogni tanto spostavo lo sguardo dalla
strada a
lei. Troppo bianca e debole, aveva il viso piegato da un lato e
guardava con
occhi quasi spenti davanti a se.
<<
Quando arriviamo vuoi mangiare qualcosa? >> le
domandai lanciandole un’occhiata.
<<
No, voglio solo riposarmi. –
spostò la sua attenzione su di me –
Perché
prima hai scelto le spade? In un combattimento corpo a corpo avresti
vinto probabilmente
>> Sorrisi.
<<
Non sarebbe stato equo. Io sono più alto e muscoloso
>> sembrò accontentarsi della risposta e
rispostò lo sguardo sulla
strada.
Arrivati fuori
casa smontai dall’auto e l’andai a prendere di
nuovo. Quando entrammo i cani ci vennero incontro saltellando e
scodinzolando.
<<
Di’ “ferme”
in tono autoritario >> mormorò iniziando ad
abbandonarsi tra le mie
braccia. Feci come mi aveva detto e le bestiole si acquietarono
immediatamente.
Salii le scale
fino alla sua camera dove la poggiai tra le
azzurre lenzuola del letto.
<<
Aspetta, qui fa troppo caldo >> le tolsi il
mantello e il fodero con la katana, aprii la chiusura lampo della felpa
e
gliela sfilai delicatamente. Chiuse gli occhi ed aspettò che
gliel’avessi tolta
per stendersi lentamente.
Le tolsi anche
le scarpe prima di rimboccarle le coperte, le
diedi un bacio sulla fronte e mi avviai per lasciarla riposare.
<<
Dove vai? >> la sua voce parve allarmata, mi
voltai per scoprire i suoi occhi su di me.
<<
Ti lascio riposare >> risposi, ma lei non
sembrava d’accordo. Spostò le coperte in un chiaro
invito.
<<
Bea io non penso che.. >> non mi lasciò
terminare.
<<
Non lasciarmi sola >> disse abbassando lo
sguardo con voce triste. Imprecai mentalmente e mi avvicinai al letto
togliendomi le scarpe e il giubbotto di pelle abbandonandolo sulla
sedia di
legno bianco vicino alla scrivania.
<<
Ok principessa, ma non farti strane idee. Sono
fidanzato con una bellissima e potentissima strega >>
dissi sorridendo e
scivolando sotto le coperte. Lei sorrise e mi cinse la vita con un
braccio
scivolando poco dopo nel mondo dei sogni.
La stanchezza
colpì anche me e mi addormentai dopo poco.
Un lieve rumore
mi svegliò. Mi misi seduto sul letto ed aprii
gli occhi nel buio che ci misero un attimo ad abituarsi. Spostai lo
sguardo
lungo la stanza senza trovare nulla fuori posto poi vidi Bea spostare
velocemente la mano e per poco non mi diede un pugno in faccia.
Il suo respiro pesante ed i lineamenti del viso distorti
da…cosa? Paura?
Dolore?
Chiamai il suo
nome un paio di volte prima che si alzasse a
sedere, con gli occhi aperti ma non mentalmente lì. Erano
come vuoti, offuscati
puntati verso un punto imprecisato davanti a lei.
<<
Bea >> le poggiai le mani sulle braccia e la
scossi un po’.
<<
Non posso >> mormorò debolmente mentre una
lacrima le scivolava lungo la guancia.
<<
Non puoi cosa? >> le chiesi allarmato.
<<
Non chiedermelo, lo sai che sarebbe peggio della
morte – rimase per un attimo in silenzio – Come
puoi dirmi che sto sbagliando?
Ti ho visto. Smettila di mentirmi >> Scosse violentemente
la testa mentre
calde lacrime le accarezzavano il volto.
<<
Ma cosa stai dicendo? Bea sono Jason. Sono qui
vicino a te >> le poggiai una mano sulla guancia e si
voltò verso di me
ancora con gli occhi spenti. Poi sollevò le mani e se le
guardò mentre un’altra
lacrima gliele bagnava.
<<
Ho le mani sporche del suo sangue >> disse
singhiozzando.
<<
Le tue mani sono pulitissime. – gliene presi una e
la strinsi – Non c’è nemmeno una goccia
di sangue, vedi? >> I suoi occhi
iniziarono a mettere a fuoco.
<<
Hai ragione >> mormorò ancora guardandosele ma
non completamente lì.
La strinsi a me,
il mio mento sui suoi capelli.
<<
Non c’è sangue in questa camera se non quello che
ci
scorre nel corpo. E non sporca niente ok? >>
Annuì.
<<
Se mi stai vicino farai la sua fine. Ed io non
voglio che muoia anche tu >> disse debolmente mentre
veniva scossa da un altro
singhiozzo.
<<
Sono capace di difendermi sa solo, ricordi? Oggi ti
ho tenuto testa con le spade e se fosse stato un corpo a corpo ti avrei
stracciato >> Iniziai ad accarezzarle i capelli per
confortarla. Cosa
maledizione aveva visto?
<<
Non morirai? >> la sua voce d’un tratto
pervasa dalla speranza che caratterizza i bambini.
<<
Al momento non ne ho intenzione ma se succederà non
sarà per colpa tua. Ok? >> Poi successe
l’ultima cosa che mi aspettavo,
le sue labbra furono sulle mie in un casto bacio e, quando si
allontanò, poggiò
la fronte sulla mia spalla mentre io rimanevo paralizzato.
Rimanemmo
così immobili nel buio per qualche secondo.
<<
Mi dispiace >> disse senza muoversi.
<<
Oggi lo stai dicendo troppo spesso >> il mio
tono sembrò troppo piatto anche a me.
<<
Avevo bisogno di sentire che tu eri reale. Tu e non
le moltitudini di immagini che mi tormentano. – si
asciugò il volto – Mi
dispiace. >> Si rimise sotto le coperte e si
coprì fino agli occhi.
<<
Hai ragione ad essere arrabbiato con me, anch’io
sono arrabbiata con me. >> mi diedi dell’idiota
perché lei era veramente
convinta che io ce l’avessi con lei.
Mi stesi e le
passai un braccio intorno alla vita
stringendola a me.
<<
Non sono arrabbiato con te, Bea. E’ solo che non
sono preparato a tutto questo >>
<<
Nessuno dovrebbe esserlo >> disse con aria
triste. Mi sarei dato uno schiaffo da solo.
<<
Vuoi parlarne? >> Ultima speranza vieni a me.
<<
Voglio solo dormire, Jay. Sono stanca. >> Si
strinse di più nelle coperte ed io le poggiai la fronte
contro la schiena
continuando a darmi dell’idiota.
<<
Buonanotte >> disse piano.
<<
Buonanotte >> risposi in poco più di un
sussurro.
Angolo dell'Autrice:
Alba97: 10 punti a grifondoro! Grazie mille ** E poi si.. povero Emmett
ahahah Ti piace questo capitolo? *__*
Non siamo arrivati nemmeno alle 50 visualizzazioni D:= Sono molto
triste :(
Però in compenso altre 4 persone hanno messo la storia nelle
seguite, un'altra nelle ricordate ed altre 2 nelle preferite ( rispetto
al 12esimo capitolo)
Mmh... non so cos'altro dirvi.. spero che questo capitolo vi sia
piaciuto <3
Un Bacio.
Rose
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 19 ***
CAPITOLO 19
Un'ora,
un giorno o poco più,
dicevi
sempre e per sempre, si però,
guarda
cosa è rimasto adesso che niente è lo
stesso.
Gli incubi
mi perseguitavano, ancora.
Ancora
venivano a torturarmi nelle poche ore che mi concedevo per riposarmi.
Ancora mi
riportavano ad un passato che volevo dimenticare.
Ancora, dopo
anni, mi facevano tremare.
Ancora mi
ricordavano i miei errori e la mia fiducia andata in pezzi.
Ancora ed
ancora, una tortura che non finiva mai.
Ed io ancora
una volta mi svegliai di soprassalto.
Mentre la
lieve luce del mattino entrava dalle persiane abbassate aprii gli
occhi,
stancamente, come se qualcosa mi avesse rubato energie durante il
sonno. Ed
erano sempre loro, gli incubi, a farlo.
Come lievi
gocce che scavano la roccia, deturpavano il mio animo. Lentamente, con
la calma
di chi sa che vincerà.
Provai ad
alzarmi ma sentii un peso all’altezza del ventre, abbassai lo
sguardo e vidi un
braccio lievemente abbronzato con i peli biondi che si intrecciavano
come fili
d’oro.
Sospirai.
Jason mi aveva visto in un momento di debolezza e non riuscivo ad
accettarlo, a
perdonarmelo.
Gli spostai
il braccio delicatamente per non svegliarlo e lo poggiai sul letto
mentre mi
mettevo seduta.
<<
Dove vai? >> la sua voce era roca ed ancora assonnata.
<<
A
farmi una doccia >> dissi alzandomi. Lui si
voltò verso il comodino e
guardò il cellulare.
<<
Ma
sono ancora le sette, torna a letto >> si
stiracchiò allungando le braccia
fino a toccare la spalliera del letto.
<<
Non
ho più sonno, ma tu continua a dormire >> gli
sorrisi e gli aggiustai le
coperte.
<<
Mmh.. – mugugnò – ma se hai bisogno di
me sono proprio qui, nel tuo letto.
>> disse sorridente richiudendo gli occhi.
<<
Un
abusivo nel mio letto >>
<<
Un
abusivo dannatamente sexy >> mormorò ricadendo
nella trappola del sonno.
Scossi la testa e mi avviai verso il bagno.
Mi richiusi
la porta alle spalle e sospirai aprendo l’acqua.
Mi guardai
allo specchio. Sembravo spenta, lo spettro di me stessa.
La pelle di
solito olivastra, ora aveva un colore malsano per via degli effetti del
veleno.
I capelli
sembravano più scuri ed appesantiti, le occhiaie formavano
due piccole
mezzelune violacee sotto gli occhi castano scuro.
Le labbra
solitamente quasi rosse, ora erano di un rosa sbiadito. Sospirai di
nuovo
togliendomi il pantalone senza forze.
“Una
volta
finito questo lavoro mi prenderò una bella
vacanza… me ne vado tipo alle Hawaii
a prendere il sole oppure a farmi un bel viaggio culturale. Anzi,
ancora
meglio. Giro il mappamondo e ci punto il dito” pensai tra me
e me.
Vorrei non
aver mai fatto quel pensiero, perché i ricordi tornarono ad
azzannarmi la mente
come cani feroci.
Flashback.
<<
Allora dolcezza, quando
abbiamo finito qui dove vogliamo andare? Da bravo gentiluomo faccio
scegliere
te >>
Seduta con le gambe incrociate sotto di me, sul divanetto rosso di
quella
lussuosa e luminosa camera d’albergo, al centro di Parigi, lo
guardai.
Era
bello da mozzare il fiato. Con
raggi di sole setosi al posto dei capelli, i lineamenti del viso appena
squadrati,
quelle labbra perfette che ti facevano impazzire e quegli occhi rosso
sangue
dannatamente, ed era la parola più adatta per descriverli,
provocanti.
<<
Non lo so Asher, decidi tu.
Per me è indifferente >>
Mi
sorrise ed il mio cuore mancò un
battito.
<<
Allora facciamo così.. –
prese il mappamondo da sopra al tavolo in legno scuro al centro della
stanza e
si accovacciò vicino a me – io lo giro e tu lo
fermi. Così sceglieremo insieme
ma in realtà non sceglierà nessuno.
>>
Risi
annuendo e lui diede un colpo al
mappamondo dorato che iniziò a roteare su sé
stesso velocemente.
<<
Quando vuoi dolcezza
>> e così misi l’indice sul piccolo
mondo tra le sue mani che si fermò al
mio tocco.
<<
Cos’è uscito? >> gli
domandai non riuscendo a distogliere lo sguardo dal suo viso.
<<
Romania >> disse
alzando un sopracciglio.
Scoppiai
a ridere.
<<
Dracula torna a casa
>> dissi ridendo ancora più forte. Lui
posò il mappamondo per terra e mi
guardò con aria di sfida.
<<
Che c’è Dracula? Hai perso
il mantello? >> mi
saltò addosso
facendomi stendere.
<<
Dracula ha fame, bambolina.
>> mi iniziò a baciare il collo ed io risi
più forte.
<<
Per carità fermati Asher! –
mi divincolai ridendo – Tutto ma non i baci sul collo!
>> gli diedi dei
piccoli pugni sul petto e lui si issò sulle braccia
guardandomi dritta negli
occhi.
<<
Allora andiamo in Romania?
>> domandò
Annuii
e lui mi bacio sulle labbra
delicatamente.
<<
E che Romania sia allora,
piccola mia. >> Mi issai e lo baciai con più
passione tirandolo giù con
me dalla camicia.
<<
Voglio sposarti >> mi
sussurrò all’orecchio accarezzandomi
distrattamente il braccio poggiato sul suo
petto.
Facendo
l’amore avevamo distrutto il
letto, c’erano cuscini a terra e solo uno, posizionato sotto
la sua testa, era
riuscito a rimanere sul letto.
Con
il viso sul suo petto, ascoltando
il silenzio, sospirai.
<<
Ne abbiamo già parlato
>>
<<
Lo so, Beatrice. Ma io
continuo a dire che la tua visione è ottusa >>
<<
Ed io che la tua è egoista
>>
Mi
misi seduta e cercai con lo
sguardo i miei vestiti. Presi il reggiseno nero buttato in malo modo
sul
comodino in ciliegio e lo indossai.
Si
preannunciava un’altra lite e non
mi piaceva essere nuda davanti alla persona con la quale discutevo.
<<
Non è una visione egoista la
mia, potremmo stare insieme per sempre. >>
<<
Il per sempre, Asher, non
esiste. E poi a quale prezzo? >>
<<
I vampiri vivono per sempre
>> controbatté lui ignorando la domanda.
<<
I vampiri vivono più a
lungo, finché qualcuno non li ammazza. >>
allontanò il discorso con un
gesto non curante della mano. Mi passò le braccia intorno
alla vita mentre mi
infilavo la sua camicia, perché la mia maglia era
nell’altra stanza, ed io
rimanevo intrappolata nel suo profumo.
Chiusi
gli occhi mentre mi tirava a
sé.
<<
Un morso solo. Sarai mia per
sempre ed io sarò tuo per sempre >> mi
baciò il collo ma ero arrabbiata e
stufa di quella discussione, questa volta non avrei ceduto.
<<
Non rinuncerò a me stessa
per un per sempre nel quale non credo Asher. >> posai la
mia mano sulla
sua e gliela spostai.
<<
Se non vuoi stare con me
perché sei qui ora? Perché sei qui con la mia
camicia addosso? >>
Mi
voltai verso di lui e sorrisi, un
sorriso che non arrivava agli occhi, perché anche se aveva
parecchi anni in più
a me, qualche secolo in più a dire la verità, era
ancora un bambino.
<<
Perché ti amo, lo sai.
>> mi abbassai a baciarlo e lui mise il broncio ed
incrociò le braccia
sul petto definito.
<<
Se mi ami resta con me per
sempre, lascia che ti trasformi e sposiamoci >> Scossi la
testa.
<<
Se mi ami, lasciami essere
me stessa. Lasciami crescere e non chiedermi di rinunciare a tutta la
mia vita,
alla mia famiglia, ai miei poteri, per te. >> mi alzai e
mi infilai il
jeans recuperato da terra. Andai vicino al cassettone e presi una
maglia
leggera a maniche lunghe azzurra.
<<
Dove stai andando? >>
mi chiese con tono duro mettendosi seduto, il lenzuolo bianco gli
copriva solo
la parte bassa del ventre e le gambe.
Gli
occhi gli si scurirono, segno che
si stava arrabbiando.
<<
Esco, torno tra qualche ora.
>> spazzolai i capelli e li legai in una coda alta.
<<
Maledizione Beatrice. Non
andartene mentre stiamo parlando. >>
<<
Questa è una discussione
finita prima di iniziare Asher. Se vuoi stare con me, lo farai mentre
il mio
cuore batte. Non intendo più discutere su questo.
>>
<<
Ma così il nostro tempo
finirà! Perché non lo capisci? >>
<<
Se mi trasformi, il mio
tempo finirà in quell’istante. Ed ho solo
diciannove anni. >> Presi la borsa
dalla scrivania ed aprii la porta.
<<
Non osare uscire da qui.
Prima dobbiamo finire di parlare. >>
<<
Io ho finito di parlare
>>
<<
Non uscire da quella
maledetta porta oppure… >> non lo feci
terminare.
<<
Ci vediamo questa sera >>
chiusi la porta che tremò contro la mia schiena,
probabilmente aveva lanciato
il cuscino. Sospirai e mi diressi verso l’uscita
dell’hotel indossando un’espressione
neutra e sorridendo cordialmente all’addetto alla reception,
m’immersi nel
calore del primo pomeriggio parigino.
**
Non andai
mai in Romania.
Uscii dal
bagno con l’accappatoio arancione troppo grande chiuso in
vita da un nodo ed i
capelli umidi.
<<
Ora
torni a letto? >> la voce di Jason mi fece sussultare.
<<
Perché dovrei tornare a letto? >>
<<
Per
farmi compagnia – aprì gli occhi dello stesso
colore del cielo di Forks e mi
fissò – mi sento tanto solo >>
Presi dal
cassetto l’intimo, una maglia larga grigia e uno short nero.
<<
Vuoi che ti chiamo un cane? Loro sono sempre felici di dormire nel
letto
>> dissi sorridendo ed avviandomi verso il bagno.
<<
Ti
aspetto qui! >> urlò prima che richiudessi la
porta.
Quando
tornai in camera vestita e con i
capelli asciutti, lui era ancora lì.
Sveglio, con
la schiena poggiata contro la spalliera e le mani dietro la testa.
<<
Non
capisco perché voi donne ci mettete tanto ad asciugarvi i
capelli >>
disse sorridendomi.
<<
Perché noi abbiamo più capelli , è
ovvio >> batté una mano sul letto ed
io mi sedetti ubbidiente.
<<
Allora quando hai intenzione di alzarti? >> gli chiesi.
<<
Ho
tutto il tempo che voglio, fino al prossimo turno quindi…
>> si stese ed
io seguii il suo esempio.
Poi mi
passò
un braccio intorno alle spalle e mi tirò a sé.
<<
Hai
avuto una brutta nottata, riposati un po’ >>
poggiai la testa sul suo
petto e quell’azione mi ricordò i momenti con
Asher, stavo quasi per avere un
altro flashback quando mi accorsi di una cosa.
Tum,
tum tum, tum.
Il suo
cuore.
Chiusi gli
occhi. Lui non era Asher.
Anche se si
assomigliavano un po’ il suo cuore batteva e lui non mi
avrebbe mai chiesto di
cambiare, almeno non fisicamente.
Rincuorata
da quel pensiero e coccolata dalle sue mani che mi accarezzavano i
capelli, mi
rilassai al ritmo del suo cuore.
Dovevo stare
attenta, dopo la brutta esperienza, non potevo permettere al mio cuore
di
cedere di nuovo.
<<
A
cosa stai pensando? >> chiese d’un tratto
facendo vibrare il petto.
<<
A
nulla in particolare >> mentii.
<<
Mmh…. >>
Rimanemmo
così per un bel po’.
Forse cedere
non sarebbe stato così male, forse potevo riscattarmi.
Poi una
visione cambiò tutto.
Una visione
agghiacciante.
Il bosco di
Forks ed il mio corpo esanime tra il terreno coperto dalle foglie
gialle.
Tum,
tum tum, tum.
L’ultimo
battito del mio cuore, poi il buio.
❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤ `•.¸¸.•´❤`•.❤`•.¸¸.•´´¯`••
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.¸¸.•´❤`•.¸¸.•´´¯`••
.¸¸.•´❤ `•.¸¸.•´❤`•.
Sì.
Lo so che vorreste uccidermi.. è passato un sacco di tempo
dall’ultimo
aggiornamento ma Hey! C’è un lato positivo! Il
diciottesimo capitolo è arrivato
alle 80 visualizzazioni!!!
Poi
una cosa che mi fa piacierissimo!!
Le
4 recensioni!!
Grazie
mille a:
Alba97, la mia immancabile Alba.
Carlotta
Meuniere, spero tu abbia continuato a leggere
Sky
Curto , fammi sapere!!
Rainbowilliams,
vedi cosa ne pensi anche di questo.
Spero
che vi sia piaciuto!!!
A presto, spero!
Con
il lavoro ed il pc di mia mamma che è andato a farsi
benedire ( e quindi usano
il mio) vedo difficile postare presto ma ci proviamo!
Un
bacio a tutti!
P.S.
ho una sorpresa per voi!!
p.p.s. ho ripostato il capitolo di venerdì <3
Rose.
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Capitolo 21 *** Capitolo 20 ***
Capitolo 20
Quanto
è vero che il destino è un sadico bastardo.
L’unica
cosa che mi aveva sempre spaventato, l’unica che mi
aveva fatto desistere dal pensiero di togliermi la vita, era il dolore
che
avrei provocato alle persone che amavo.
Mia madre, Matt,
mio fratello, mia sorella, Jhon...
I loro volti mi
passarono dinanzi nell’oscurità delle
palpebre.
Alla fine, non
è questa la vera paura della morte?
Di te dopo non
rimane nulla se non la pace e la
consapevolezza che tutto il dolore, tutti i brutti ricordi, scompaiano,
come
per magia.
Nel silenzio,
cullata dal battito cardiaco di Jason, ripensai
alle persone a me care che avrei trovato dopo.
Dopo quel bosco
e quel buio.
E, con mio
stupore, mi pervase la tranquillità.
Tum, tum
tum, tum.
<< Come ti
senti? >>
<<
Molto meglio, grazie – rimasi con gli occhi chiusi.
– che ore sono Jay? >> sentii il suo corpo
muoversi mentre allungava il
braccio per vedere l’orario sul cellulare.
<<
Quasi le dieci >>
<<
Tra un’ora vado a dare il cambio a Matt -
rimanemmo per un po’ in silenzio poi come
intontita da tutta quella tranquillità sorrisi –
sai, mi piace >>
<<
Cosa? >> domandò confuso.
<<
Ascoltare il battito cardiaco. Il cuore è un organo
così piccolo ma così importante..
>>
Poggiai la mano
vicino al mio viso, sopra quel ritmo
rassicurante.
Tum, tum
tum, tum.
<<
Così rilassante.. >> mormorai.
<<
Lo fai anche con Matt? >>
<<
Intendi ascoltare il suo cuore? >>
Lo sentii
annuire.
<<
Ogni tanto, dopo una crisi solitamente. Lo trovo
rassicurante. Un modo per tornare alla realtà
>>
Per
assicurarmi che chi mi sta vicino in quel momento è vivo.
<<
Bè, visto che ora ci sono io, quando avrai una crisi
sai cosa fare >>
<<
Ti abbraccio improvvisamente mentre dormi? >>
risi.
<<
Potresti farlo. Ora però io andrei a mangiare
qualcosina. Tu vuoi qualcosa? >> mi alzai, anche se
controvoglia, dal suo
petto e sorrisi.
<< Tra poco scendo anch’io. Grazie del
pensiero. >> mi arruffò
giocosamente i capelli e poi si alzò.
Dopo aver
mangiato velocemente qualcosa ed essermi vestita
andai dai Cullen.
Camminavo
ripensando alla mia visione e al fatto che stessi
calpestando le stesse foglie che avrebbero accolto il mio corpo ormai
esanime.
Senza quel
battito cardiaco che mi piaceva tanto ascoltare
negli altri. Portai una mano al petto.
Tum, tum
tum, tum.
Sempre
più vicino all’ultimo.
Bussai alla
porta anche se sicuramente avevano sentito i miei
passi.
Mi venne ad
aprire Jasper, ma quando notai Leah alle sue
spalle mi irrigidii.
Perché
non l’avevo vista arrivare? Un dubbio si insinuò
prepotente.
Mi voltai ed
iniziai a correre verso gli alberi che avevo
segnato precedentemente.
Sentii la voce
di Matt chiamarmi e poi rapidi passi seguirmi.
Maledizione
pensai
arrabbiata verso me stessa.
Arrivai alla
base del primo albero e mi concentrai attivando
la mia seconda vista. Una nebbia nera ricopriva tutto il perimetro di
alberi
che avevo precedentemente marchiato.
<<
Maledizione >> mormorai dando voce all’unica
parola che mi vorticava in testa.
<< Che cavolo ti è preso? >>
Matt mi raggiunse e si mise al mio
fianco, ma lui non poteva vedere o percepire quello che invece per me
era
cristallino.
Eravamo caduti
in qualcosa di più grande del semplice
proteggere una mezza vampira.
Eravamo caduti nella rete di qualcuno che usava un potere non
convenzionale, un
potere sbagliato.
Dopo aver
avvisato i Cullen che dovevano trasferirsi tutti da
noi sgattaiolai in camera mia e mi stesi sul letto, lo sguardo puntato
sul
soffitto e le mani incrociate dietro la testa piena di pensieri.
Chi aveva rotto
il mio incantesimo?
Dovevo avvisare il Consiglio. Ma prima dovevo proteggere la casa,
renderla una
roccaforte indistruttibile.
E per quello mi
sarebbero servite tutte le mie energie.
Dei lievi colpi
alla porta mi fecero distogliere lo sguardo
da quel cielo bianco. Rimasi in silenzio, perché ero
così assolta nei miei
pensieri che non riuscivo più a ricordare come si parlava,
succede a volte.
Di nuovo due
colpi leggeri poi la porta si aprì ma non entrò
nessuno.
<<
Bea posso entrare? >> Jason.
<<
Entra >> dissi rimanendo stesa. Fece capolino
nella stanza poi, prendendo coraggio, entrò.
<<
Cos’è successo? Sei entrata in casa con una
faccia…
>>
Non avevo voglia di parlare, mi sentivo solo scoraggiata e mi sarei
presa a
schiaffi per non aver pensato che anche i nostri avversari
probabilmente
avessero una strega dalla loro parte.
Battei piano la
mano al mio fianco e lui si avvicinò e si
accomodò sul letto.
Lo guardai
intensamente negli occhi. Mi ci sarei persa volentieri
in quel momento.
Per scappare da tutto.
Per fuggire via
dal pensiero costante che una mia minima
disattenzione potesse costare la vita a delle persone, per fuggire via dagli
incubi, ed ancora, via
dai sensi di colpa, via da tutto. Via dalla morte.
Lesse qualcosa
nei miei occhi perché il suo sguardo diventò
preoccupato.
<<
A cosa stai pensando? >> Scossi la testa.
<<
Mettiti vicino a me, solo per dieci minuti –
abbassai lo sguardo – solo… niente domande, ok?
>>
Lui si stese al
mio fianco con una mano dietro la testa e
l’altra sul ventre.
<<
Come vuoi bambolina >> Sorrisi ed alzandogli
il braccio che aveva sul ventre poggiai la testa sul suo cuore.
Tum tum,
tum tum.
Poi il suo ritmo
cambiò, calmandosi.
Tum, tum tum,
tum.
Chiusi gli occhi
e lo ringraziai.
<<
Solo dieci minuti.. >> mormorai liberando la
mente da tutti i pensieri negativi.
Poggiò
la sua mano sul mio fianco, nulla di sensuale, solo un
mezzo abbraccio confortante.
Ed io mi persi,
solo per quei dieci minuti. Il massimo che mi
fossi mai concessa.
Pochi minuti di pace, pochi minuti per spegnere il cervello.
Sentivo i suoi
addominali sollevarsi ed abbassarsi al ritmo
del suo respiro, calmo, rilassato.
Tum, tum
tum, tum.
Non potevo non
pensare che il suo cuore procedesse allo
stesso ritmo del mio, sempre più vicino all’ultimo
battito, all’ultimo respiro.
Restare giovane
per sempre nel tunnel senza fine della morte.
Quando la voce
di J. ci avvisò che i Cullen erano arrivati
sussultai.
<<
Sei una corda di violino, bambolina >> disse
ridendo mentre io mi alzavo dal letto.
Sentii la porta
di casa chiudersi e bassi mormorii arrivare
dal piano inferiore.
Mi aggiustai i capelli e scesi le scale ad occhi chiusi, carezzando
dolcemente
il legno liscio del corrimano.
Quando li
riaprii erano tutti lì in piedi nel salotto, tutti
tranne Nina che si trovava in cucina a studiare per
l’imminente esame.
I loro visi
confusi e tesi.
Incatenai il mio
sguardo a quello di colui che era diventato
mio fratello, più per scelta che per obbligo. Quegli occhi
azzurri come pochi,
che rispecchiavano esattamente il colore del cielo estivo a mezzo
giorno.
Sembravano splendere di luce propria, una luce preoccupata in quel
momento.
Dopo un attimo
di emozioni dette senza parole sospirai
riabbassando le palpebre.
<<
Di cosa hai bisogno? >> mi disse così vicino
che sussultai.
<<
Solo di cinque candele >> ed un
po’ di pace pensai tra me e me.
Matt prese un
vassoio d’argento e vi poggiò cinque candele
bianche cilindriche, nel seguirlo con lo sguardo notai che gli occhi
dei nostri
ospiti si erano spostati alle mie spalle.
Senza bisogno di
voltarmi seppi che Jason era dietro di me.
<<
Dovete togliere i talismani che vi ho dato >>
dissi piano sapendo che tutti mi avrebbero sentito distintamente.
Vidi Matt
irrigidirsi e Nina uscire dalla cucina.
Sorrisi
falsamente ed iniziai ad allungare le mani dietro al
collo per sganciare il mio, di talismano.
Appena lo
staccai dalla pelle mi sentii leggera, poi Matt
fece lo stesso con la sua collana protettrice e me la porse. Sempre
più
leggera.
<<
Inizio a sentire i vostri pensieri >> disse
piano Edward, quasi disorientato. Mi limitai ad annuire, concentrandomi
per non
pensare niente di compromettente, poggiando entrambi gli amuleti sul
vassoio
d’argento che vennero prontamente seguiti dai braccialetti
dati a Jass e Nina
il primo giorno. Fin troppo leggera. Pensai
rinforzando la presa sul corrimano.
<<
Ed ora? >> chiese la ragazza dagli occhi
verdi.
<<
Ora rimanete in casa e non uscite per nessuna
ragione >> dissi prendendo dolcemente il vassoio dalle
mani di mio
fratello e facendogli un sorriso rassicurante che, però, non
rassicurava me.
Uscii ed ispirai
l’aria di quei boschi, incredibilmente
pulita ed intrisa di energia naturale.
Posizionai le
candele formando una stella a 5 punte intorno
alla casa e mentalmente disegnai un cerchio che le racchiudesse.
Poi mi
inginocchiai
vicino la candela che rappresentava l’apice, la
punta dello spirito, e
pregai a contatto con il terreno freddo.
Pregai che
chiunque avessi contro non fosse così forte da
riuscire a distruggere questo incantesimo, pregai di riuscire a salvare
la
piccola da qualsiasi cosa volessero farle, pregai affinché
non capitasse nulla
a nessuno di loro.
Della mia morte ero consapevole, ma che almeno loro stessero bene.
Poi mi
concentrai e con gli occhi chiusi e le mani immerse
nella neve iniziai a raggruppare tutte le mie energie e quelle del
bosco.
Vidi
l’energia salire dal terreno e danzarmi intorno come
vento bianco, anche se i miei occhi rimasero chiusi, sorrisi
perché era sempre
una bellissima sensazione.
Era arrivato il
momento di agire.
Che Dio me
la mandi buona.
Sapevo che mi
stavano guardando e non me ne curai.
Lasciai che
l’energia seguisse il perimetro del cerchio
accendendo le candele.
Le fiamme si
alzarono
verticalmente danzando armoniosamente come draghi rossi ed
unendosi a
circa cinque metri dal tetto della casa. Serpeggiavano come se avesse
vita
propria.
Poi la neve lì vicino si sciolse e raggiunse le fiamme
danzando con esse. Era
uno spettacolo meraviglioso ma non potevo permettermi di distrarmi.
Mandai
ancora più energia e le fiamme turbinarono con ancora
più forza e più luce.
Protezione pensai.
Protezione
contro chiunque non sia umano e che non si trovi già in
casa. Ed in quel
pensiero vi misi tutta la forza che avevo.
Poi come se nulla fosse successo terminò tutto. Le fiamme si
spensero e l’acqua
evaporò in un battito di ciglia. Unico residuo di quello che
era successo erano
gli stoppini fumanti ed il cerchio di terreno sgombro dalla neve.
Piccoli fuochi
d’artificio viola e bianchi esplosero davanti
ai miei occhi e caddi in avanti, improvvisamente senza forze e
spossata. Non
caddi con la faccia nella neve solo perché avevo ancora le
mani sul terreno.
Perfetto
Bea, ora devi ritornare dentro. Disse una vocina
nella mia testa. Se solo riuscissi a
muovermi.. pensai.
Bruciavo. Non
nel vero senso della parola con tanto di fiamme
e fumo, ma mi sentivo ardere. Probabilmente ero anche rossa in viso, ma
non
avevo uno specchio a portata di mano per confermarlo. Maledetti
specchi, non ci
sono mai quando ti servono.
Ok Bea,
lentamente tiriamoci su. Quando provai ad
alzarmi vacillai pericolosamente, ma
almeno mi alzai.
Non
permetterti di svenire nella neve, faresti davvero una pessima
impressione. Disse quella
vocina fastidiosa nella mia testa.
Oh ma stai
zitta. Sbottai.
Ok lo so, sono in un
ritardo schifoso e non posto da tipo secoli ma.. Sono sotto esami,
capitemi. In più questo capitolo è stato un po'
difficile e ...e... ok se volete potete trucidarmi. Dico davvero.
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