Il Forum dei Giallisti di Rexam (/viewuser.php?uid=25799)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo Terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sesto ***
Capitolo 7: *** Capitolo Settimo ***
Capitolo 1 *** Capitolo Primo ***
1
Milene Depalma, giornalista del “Libro Presente”, sedeva
tranquillamente nel suo scompartimento di seconda classe sul treno
della linea Roma-Pisa. Fumava una sigaretta cacciando il fumo a
intervalli regolari per godersi ogni tiro. Ripensò velocemente agli
eventi degli ultimi giorni. I maggior appassionati di gialli del forum
che frequentava da ormai quattro mesi avevano proposto di incontrarsi
per conoscersi di persona. Un tale con il nickname di “Re del Mistero”
aveva suggerito di affittare una villa, così l’incontro sarebbe stato
privato e, anche secondo la maggioranza, più suggestivo. A Milene non
dispiaceva affatto quest’idea, anzi la trovava decisamente
affascinante. Guardò l’orologio d’argento che portava al polso. Erano
le 12:10. Aveva ancora un po’ di strada da fare. Guardò verso il
finestrino e sbuffò, mentre il treno procedeva rapido.
Il dottor Silvestri salutò la signora De Martino con un cenno di
deferenza e andò a sedersi dietro la scrivania del suo studio.
Finalmente anche l’ultimo paziente della giornata era andato via. Il
dottore scrisse gli ultimi appuntamenti presi sulla sua agendina di
pelle marrone e mise velocemente in ordine sul tavolo. Guardò l’ora.
Era spaventosamente in ritardo. Si tolse il camice e indossò un
elegante completo che si era portato da casa per l’occasione. Si diede
una spruzzata di profumo e una pettinata. Sorrise e uscì dal suo
studio. Era in ritardo, ancora in ritardo. Non voleva fare brutta
figura con gli amici del forum, perciò doveva recuperare il tempo
perduto. “Notturno” e “Fantasma informato” avevano scritto dicendo di
essere già in viaggio. Salì sulla sua Porshe 256-A e ingranò la prima
marcia. Arrivato sull’autostrada premette l’acceleratore a tavoletta.
Non sarebbe arrivato in ritardo.
In uno scompartimento dov’era vietato fumare il signor Torre e la
signorina Irene Adalera conversavano amabilmente.
«E’ stata davvero una fortuna che noi abitassimo vicino», stava dicendo
Irene, «io non viaggio spesso perciò le poche volte che mi tocca
prendere il treno mi capita di avere qualche difficoltà.»
«E’ un piacere, ragazza mia, è un piacere», risposte il signor Torre,
aggiustandosi con una mano un ciuffo di capelli bianchi scompigliati.
«Piuttosto sono io ad essere sorpreso. Non pensavo che una persona
giovane come lei potesse trarre un qualche interesse dai racconti
gialli dei grandi maestri. Sa, ormai vanno di moda soltanto racconti di
fantasia o gialli scritti da autori di infima categoria. Purtroppo si è
perso quello spirito che contraddistingueva una buona storia gialla da
ogni altro racconto.»
«Ha ragione. Non avremo mai più un altro Sherlock Holmes. E’ anche per
questo che mi sono iscritta al nostro forum tempo fa, volevo trovare
delle altre persone che avessero la mia stessa passione. E poi… il mio
lavoro di psicologa ovviamente mi ha dato la spinta per amare i
ragionamenti di tutti questi detective che adoro.»
«E’ davvero incredibile infatti», concordò Torre.
In quel momento passò un cameriere con il carrellino del pranzo. Erano
le 12:30. Il signor Torre e Irene ne approfittarono per mangiare un
boccone. Il sole splendeva sopra di loro in un cielo azzurrissimo. Si
prospettava una magnifica giornata.
Il professor Biancardi, docente della facoltà di Scienze
dell’Investigazione, terminò la lezione ai suoi studenti in orario.
Spense il proiettore che stava usando e ricordò velocemente alla sua
classe che entro lunedì avrebbero dovuto consegnare la relazione
settimanale. «Ricordate che tutte queste relazioni influiranno sul voto
dell’esame!», disse. A quel punto si aggiustò gli occhiali con il dito
medio e raccolse i suoi appunti nella borsa. Prese la giacca e guardò
l’ora: erano le 12:30 spaccate. Era perfettamente in orario, come suo
solito. Da persona precisa e metodica quale era, aveva preparato tutto
in anticipo. L’auto era parcheggiata fuori dal complesso universitario
e la sua piccola valigia era già nel portabagagli. Scese dal soppalco e
uscì velocemente dall’aula. Incrociò il professor Ricco in corridoio. I
due si salutarono velocemente e si augurarono un buon fine settimana.
Quando arrivò all’aperto, il professor Biancardi vide che era bel
tempo. Il sole spaccava le pietre. “Una giornata perfetta”, pensò. Non
sarebbe mancato all’appuntamento per nulla al mondo. Accese il
cellulare e controllò il forum. Sembrava che “Notturno” e “Fantasma
Informato” fossero in viaggio da un po’. Presto li avrebbe raggiunti.
Arrivato all’auto, si sedette dalla parte del conducente e partì.
Ruben Delio, fondatore del Club dei Giallisti Dilettanti, viaggiava a
100 chilometri orari senza casco protettivo su una moto di seconda
mano, comprata soli tre giorni prima. Il vento faceva muovere i suoi
lunghi capelli castani, mentre i suoi occhi erano nascosti da un paio
di occhiali da sole. Erano le 12:45. La destinazione era prossima.
Secondo le indicazioni satellitari del GPS sarebbe dovuto uscire al
prossimo svincolo. La strada che stava percorrendo, un vecchio sentiero
di montagna, era vecchia e piena di buche, ma non gli importava. Ormai
era vicino alla meta. In dieci minuti giunse in una zona isolata. Non
c’erano né cartelli né indicazioni su dove proseguire. Andò avanti
ancora un po’ e vide un ponte di legno che divideva una piccola radura
da una villa. Doveva essere quella giusta. Lasciò la motocicletta
davanti al ponte e passò dall’altro lato in tutta fretta. La villa
aveva proprio l’atmosfera ideale per il loro incontro. Lugubre e
intrigante. Delle piante rampicanti circondavano le mura di pietra
stringendole come in una morsa, mentre un vecchio gufo troneggiava su
un ramo di un albero piantato lì vicino. Sarebbe stata una bella
esperienza. A quel punto Ruben salì i tre gradini che conducevano
all’ingresso e bussò alla porta.
L'Angolo dell'autore
Ciao a tutti! Come vedete questa volta ho deciso di cimentarmi nello
scrivere una storia gialla. Dopo averne letti milioni sono proprio
curioso di vedere cosa ne uscirà fuori. Come facilmente gli
appassionati potranno intuire, questo primo capitolo si ispira
chiaramente all'introduzione di "Dieci Piccoli Indiani", capolavoro di
Agatha Christie, e mio libro preferito. Vorrei cercare di usare molto
di quel materiale che ho appreso nel corso degli anni sui gialli in
questa storia. Spero vi piaccia, e spero di non lasciarla a metà. Mi
raccomando, commentate numerosi, che mi date anche un po' di sprint per
andare avanti nella scrittura! Alla prossima!
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Capitolo 2 *** Capitolo Secondo ***
2
Il Professor Biancardi trovò la villa non senza difficoltà. Era ben
nascosta in una piccola radura, invisibile quasi dalla strada
principale. Lasciò l’auto di fronte al grande ponte di legno,
di fianco ad una volgare motocicletta e ad una Porshe nera. Erano le
13:30. “Giusto in tempo”, pensò. Si affrettò a passare dall’altra parte
del ponte e si trovò di fronte alla lugubre villa del loro incontro.
C’erano inferriate alle finestre e piante rampicanti che ricoprivano un
po’ tutte le mura. Salì i tre gradini di pietra e bussò ad un grande
portone d’ingresso. Dopo qualche istante una giovane donna venne ad
aprire. Non era molto alta, con qualche lentiggine qua e là sul volto.
I capelli erano castani, raccolti in una coda da cavallo. Indossava un
completo da cameriera. Doveva essere la governante.
«Buonasera», disse la donna, «lei è qui per l’incontro?».
Biancardi annuì.
«Può fornirmi il suo nickname per cortesia?»
«Certamente, io sono “Scacchista”. Spero di non essere in ritardo.»
«Oh, quasi tutti gli ospiti la stanno aspettando, ma è in orario, non
si preoccupi, hanno preferito aspettare prima di iniziare a pranzare.»
Il Professor Biancardi sorrise leggermente. La donna si spostò di lato
per farlo passare. L’ingresso era immenso. Un enorme tappeto rosso si
estendeva da una parte all’altra di quella grande sala mentre, dal lato
opposto, scale dorate trionfavano sul pianterreno. Alte porte di legno
pregiato si ergevano da un lato all’altro di quell’immensa stanza. Un
enorme lampadario vecchio stile era incatenato al soffitto con i bracci
che sembravano avvolgere l’ingresso da tutte le direzioni.
«Oh, mi perdoni se non mi sono presentata, sono Maddalena, la
governante che avevate richiesto per questo fine settimana.»
«Molto lieto, io sono il Professor Biancardi, docente della facoltà di
Scienze dell’Investigazione.»
I due si strinsero cordialmente la mano.
«Può dare a me i suoi effetti, li porterò nella sua stanza al piano di
sopra. Se nel frattempo vuole accomodarsi, i suoi colleghi la stanno
aspettando nella Sala Lettura, prima porta a destra.»
Biancardi le diede la piccola valigia e la vide sparire su per quelle
scale dorate. Nella casa regnava un silenzio quasi
inquietante. Lì chiunque avrebbe trovato ispirazione per un giallo in
piena regola.
Il Professore si aggiustò la camicia e si passò una mano fra i capelli,
dopodiché si mosse verso la Sala Lettura ed aprì la porta.
Davanti ai suoi occhi si mostrarono differenti tipologie di persone
riunite in un’accozzaglia quasi incoerente, come un immenso
guazzabuglio. In un angolo della sala un anziano signore e un’elegante
donna giocavano a scacchi, mentre dall’altro lato, un uomo di mezz’età
leggeva un libro seduto su un lussuoso divano fregiato. Una graziosa
signorina si guardava in giro con aria incuriosita, mentre un bel
giovanotto suonava una chitarra su una sedia in tranquillità.
Quando videro il loro nuovo ospite si voltarono tutti verso di lui.
«Lei dev’essere “Scacchista”», disse l’uomo seduto sul divano.
Il Professor Biancardi sorrise. Poi chiese: «Da cosa lo ha capito?».
«Beh, lei non può essere di certo quello strano personaggio che è “Re
del Mistero”, dico bene? Non ha affatto l’aria della persona che si
diverte a lanciare piccoli enigmi in rete o a scrivere frasi criptiche
su Poirot. Sembra più un tipo preciso e ordinato», l’uomo si alzò e gli
andò vicino, «uno scacchista, dico bene?»
Il Professore si aggiustò gli occhiali con il dito medio e sorrise
maliziosamente.
«Il mio nome è Charlie Biancardi, sono “Scacchista”. Piacere di
conoscervi di persona.»
«Lasci che le presenti gli altri», disse l’uomo, con fare sbrigativo,
«il signore che gioca a scacchi lì in fondo è Augusto Torre,
corrispondente al nickname di “Invincibile”. La graziosa signorina, sua
rivale, è Irene Adalera, alias “Nerei”.»
I due abbozzarono un cenno di saluto.
«Poi abbiamo la signorina Milene Depalma, “Fantasma Informato” mentre
quel simpatico giovanotto è Ruben Delio, “Notturno”, dico bene?»
I due annuirono.
«E infine ci sono io, il dottor Orlando Silvestri, il “Secondo Holmes”,
per servirla.»
Il dottore mimò teatralmente un inchino con la mano destra.
«E’ davvero un piacere conoscervi tutti», replicò Biancardi.
«Sembra che alla fine “Re del Mistero” si farà attendere… che ne dite
di incominciare a pranzare ora che siamo quasi tutti presenti?»,
propose Silvestri.
In quell’istante la governante si presentò al gruppo di amici.
«Ah, signora Maddalena, giusto lei, in sala da pranzo è tutto pronto
vero? Le dispiace iniziare a prendere le prime portate? Abbiamo deciso
di incominciare senza il nostro ultimo ospite.»
«Molto bene, accomodatevi pure allora», rispose la donna.
Il gruppo si iniziò a muovere verso l’altra ala di quella grande casa.
«Mi scusi», disse Biancardi alla governante, «prima di andare, avrei
bisogno di usare la toilette.»
«Ma certo, signore, vada in fondo all’ingresso. Dietro le scale ci sono
due porte che conducono al lato posteriore della villa. I servizi sono
subito a destra», rispose prontamente Maddalena.
Biancardi si eclissò mentre gli altri raggiunsero la sala da pranzo.
Quella stanza era ancora più lussuosa e magnificente di quanto fosse
stato il resto della casa. Il soffitto era a volta, le pareti avevano
un rassicurante color rosato, due enormi quadri ricoprivano interamente
la parete destra e sinistra, mentre in fondo un orologio a pendolo
ticchettava rumorosamente. Non c’era nessuna finestra, ma un grande
lampadario illuminava tutta la sala. Al centro v’era un grande tavolo
circolare.
Il Dottor Silvestri andò a sedersi immediatamente dal lato opposto
all’ingresso. Al suo fianco si sedettero il signor Torre da un lato e
Milene dall’altro. Poi presero posto anche Ruben e Irene, uno vicino
all’altra. Dopo qualche minuto il Professor Biancardi fece il suo
ingesso e prese posto insieme agli altri.
L’atmosfera era abbastanza tiepida. Probabilmente erano tutti
abbastanza imbarazzati nel parlare a voce per la prima volta, ma
fortunatamente la sciolta parlantina di Silvestri riuscì a rompere il
ghiaccio fra i conviviali.
«Dunque lei e il signor Torre vi siete incontrati in treno?», stava
domandando Silvestri a Irene.
«Beh si», rispose lei timidamente, «ci eravamo scritti sul forum poco
prima di partire.»
«E ci dica, siamo curiosi, come mai è appassionata dei vecchi gialli
come noi? Voglio dire, lei è ancora molto giovane, a cosa dobbiamo
questa passione?»
«Oh, io ne sono stata innamorata fin da bambina. Adoravo le storie di
detective e mia madre era anche lei una grande appassionata. Credo che
un po’ sia stata lei a trasmettermi quest’amore per i gialli. Il mio
lavoro poi ha fatto il resto.»
«E posso chiederle cosa fa nella vita?»
«La signorina è una psicologa», disse Torre, intromettendosi
educatamente nella discussione, «ed è anche molto brava da quello che
mi ha raccontato.»
«Lei è troppo buono, signor Torre», riprese lei, «comunque ha ragione,
sono una psicologa e mi affascina profondamente la mentalità di Holmes.
I suoi ragionamenti perversi sono l’avvisaglia del fatto che ci
troviamo di fronte ad un genio! Recentemente ho anche pubblicato un
articolo su una nota rivista in cui spiego perché Holmes mi affascini
tanto.»
«Davvero?», disse Ruben Delio sorpreso, «anche noi pubblichiamo
qualcosa di tanto in tanto su alcune riviste. Io sono il fondatore del
Club dei Giallisti Dilettanti. E’ nato come semplice passatempo di un
gruppo di studenti universitari e siamo man mano aumentati sempre di
più! Pubblichiamo per lo più fan fiction su Sherlock, come diceva anche
lei, e su Dupin.»
«Ammirevole», commentò Torre, scandendo ogni sillaba.
Maddalena arrivò in quel momento con un carrellino e servì sobriamente
la cena a tutti gli invitati.
«Beh, se è per questo, recentemente io ho pubblicato, tramite un mio
caro amico editore, un paio di libri su Hercule Poirot. Probabilmente
non raggiungono i livelli di Madame Christie ma al pubblico sono
piaciuti discretamente», disse Silvestri.
«Davvero dottore?»
«Ma sicuro, pensi che porto sempre con me un’agendina in cui scrivere i
miei… “lampi di genio”.»
Silvestri rise.
Parlarono tutti ancora per un po’. Milene Depalma discusse del suo
lavoro di giornalista, di come aveva conosciuto Holmes, del fatto che
aveva scritto un articolo sui “grandi maestri” mentre il signor Torre
ricordò a tutti i telefilm del Tenente Colombo mimando la celebre frase
“Ah, un’ultima cosa…”. Il resto del pranzo passò piacevolmente e con
tranquillità.
Ore 15:00.
«Sembra che alla fine “Re del Mistero” non verrà…», stava commentando
qualcuno.
«Già… ha per caso aggiornato il forum?», chiese Ruben.
«Purtroppo temo che qui il telefono cellulare non abbia segnale, quindi
è un po’ difficile connettersi alla rete…», disse Biancardi.
«Poco male», concluse Irene, «non ci faremo certo rovinare questo
incontro da un membro mancante, no?»
In quell’istante il grande lampadario centrale si spense. Non essendoci
finestre, la sala da pranzo piombò nella più totale oscurità.
«Ma che succede?», disse qualcuno, spaventato.
«Deve essere saltato il generatore, non si preoccupi, vado a
controllare», rassicurò la governante.
Si sentì la porta della sala aprirsi e chiudersi. Rumore di sedie, poi
un colpo secco fendette l’aria. Un sordo suono di pistola. Un urlo
agghiacciante. Un tonfo al centro del tavolo. Poi solo silenzio.
Le luci si riaccesero. Tutti gli ospiti erano seduti al loro posto. Una
rivoltella riposava al centro della tavolata circolare. Irene Adalera
mostrava un’espressione di immobile terrore. Aveva la testa trafitta da
parte a parte da un proiettile. Sulla sua spalla, i cinque
ospiti notarono un familiare fazzoletto ricamato elegantemente di
colore rosa sul cui fronte era incisa la lettera H.
L'Angolo dell'autore
Allora, allora, allora... le cose cominciano a farsi interessanti.
Perdonate innanzi tutto la mia lentezza, ma sono abbastanza occupato in
questo periodo e l'ispirazione viene con difficoltà. Devo dire,
inoltre, che scrivere un giallo non è nemmeno lontanamente facile come
immaginavo. Non si può improvvisare. Si deve avere un piano in mente. E
sembra che in questo capitolo qualcuno ce l'abbia! I giallisti più
accaniti forse sapranno già dare una risposta alla domanda: cosa
significa il fazzoletto rosa? Non vi anticipo nulla (altrimenti la
suspence dov'è?) ma annuncio solo che i colpi di scena non sono finiti
con questo capitolo!! Grazie di averlo letto. Un commento (sia di
elogio che di critica costruttiva) è sempre gradito.
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Capitolo 3 *** Capitolo Terzo ***
3
Ruben Delio ero pietrificato dall’orrore. Accanto a lui Irene Adalera
giaceva senza vita. Una chiazza di sangue rossastra macchiava il
pavimento mentre tutti i presenti guardavano sbigottiti la scena che
avevano di fronte. Milene Depalma urlò e il signor Torre le si avvicinò
per calmarla. Contemporaneamente il Dottor Silvestri si alzò e si mosse
verso Irene, confermando il decesso. Tutti gli ospiti erano in preda al
panico più totale.
«Ma cosa diavolo è successo, per Giove?», urlò Torre da un lato.
«Dobbiamo chiamare aiuto, subito!!», disse Biancardi dall’altro.
In quell’istante Maddalena entrò in sala da pranzo correndo. Appena
ebbe varcato la soglia si udì un rumore che sembrava provenire dai
recessi più profondi dell’Inferno. Un enorme scoppio, un BOOM
distruttivo scosse tutti i presenti più di quanto già non fossero. Si
udì la vetrata sopra la porta di ingesso infrangersi e andare in mille
pezzi, cadere al suolo come le tessere di un domino.
Maddalena svenne. Silvestri le si avvicinò e l’adagiò su una sedia. Poi
prese il comando della situazione.
«Delio, lei resti qui con le ragazze. Biancardi, lei mi segua. Signor
Torre, non faccia toccare il corpo e soprattutto che nessuno tocchi
quell’arma!»
Sparirono al di là della porta della sala da pranzo. Giunsero correndo
fino all’atrio.
«Dobbiamo chiamare aiuto», disse Silvestri, «qui i telefoni cellulari
non hanno segnale, prendiamo la mia macchina e…»
Si bloccò. Erano all’aperto. Davanti al grande ponte di legno. La
Porshe 256-A del dottor Silvestri era invasa dalle fiamme. La moto di
Delio era saltata in aria senza troppa difficoltà e l’auto di
Biancardi, in mezzo alle due, stava per essere divorata dal fuoco.
«Questo non è possibile…», Biancardi era paonazzo.
«Stia giù!», urlò Silvestri.
Ebbero appena il tempo di ripararsi che anche la vettura del professore
saltò in aria. Le fiamme avevano coperto i lembi del grande ponte di
legno che, di conseguenza, cadde nel baratro davanti agli occhi basiti
e impotenti dei due uomini.
«Questo è assurdo… assurdo… assurdo…», Biancardi era fuori controllo.
Lì, in quella villa sperduta fra le montagne, i sei ospiti erano
completamente isolati. Biancardi aveva paura.
Sala Lettura. Ore 17:00. Il corpo di Irene Adalera era stato spostato
dalla Sala da Pranzo e adagiato nella stanza che le era stata assegnata
per la notte. Il professor Biancardi era seduto su una sedia vicino un
vecchio scrittoio e si tormentava le mani furiosamente. Il signor Torre
aveva lo sguardo perso nel vuoto, affacciato alla finestra. Delio e
Milene erano in disparte, in silenzio.
All’improvviso il dottor Silvestri fece il suo ingresso nella stanza,
accompagnato da Maddalena. Scrutò attentamente i presenti e poi,
lentamente, scandì le sue parole.
«Signori, la signorina Irene è stata assassinata con un colpo di
proiettile alla fronte sparato, con tutta probabilità, dalla rivoltella
che abbiamo trovato sul tavolo. Come avete avuto modo di vedere, il
ponte di collegamento è crollato a causa di un incendio che ha
distrutto tutti i mezzi con cui noi siamo giunti qui. I telefoni
cellulari non prendono. Non vi nascondo che la situazione è grave.»
Molti erano provati.
«Ma c’è dell’altro: ho ragione di credere che il colpevole
dell’omicidio di Irene sia uno di noi.»
«Ma non sia ridicolo!», disse Delio, «questo è impossibile!».
«Io non lo ritengo affatto impossibile. E dal momento che non possiamo
chiamare i soccorsi ho intenzione di avviare un’indagine; chi ha
compiuto un gesto così disumano la pagherà cara», era esaltato.
«Guardi che questo non è un gioco, Silvestri», disse Milene, «non so se
lo ha notato ma c’è una ragazza morta con un colpo di pistola nella
stanza di sopra! Qui c’è qualcuno che l’ha fatta fuori! Non c’è tempo
per giocare al detective! Non siamo in una storia di Doyle. Dobbiamo
andare via di qui. Ci sarà pure un modo!»
«Sfortunatamente», intervenne Maddalena, «temo di no… tuttavia, dopo
questo fine settimana, sarebbero passati quelli dell’agenzia per
controllare lo stato della villa e fare le pulizie, quindi basterà
aspettare fino a lunedì.»
«E noi dovremmo rimanere qui con un pazzo furioso che ha appena ucciso
una donna?»
«Temo non ci siano alternative», disse Silvestri, «ed è per questo che
ora ci metteremo in cerchio e daremo tutti la nostra versione dei
fatti. Ma prima c’è una questione più urgente.»
Gli altri lo fissarono.
«C’è una rivoltella di là sul tavolo. Non dovremmo lasciarla così
esposta. L’assassino, che sia fra noi o meno, potrebbe colpire di
nuovo. Maddalena, mi dica, c’è per caso una cassaforte o qualcosa di
simile in questa villa?»
«Oh, beh, si, in effetti si», rispose lei, titubante.
«Bene, propongo allora di mettere la rivoltella in quella cassaforte e
sigillarla. Poi ritengo doveroso buttare la chiave nel crepaccio
antistante la villa, in modo tale che nessuno di noi possa tornare a
prenderla. Sono certo che i proprietari ne avranno un’altra copia,
cosicché in seguito quell’arma possa essere prelevata per essere
analizzata dalla polizia.»
«Mi sembra una buona idea», disse Torre.
Anche gli altri furono d’accordo.
Il signor Torre e il Dottor Silvestri andarono a prendere la rivoltella
e, insieme a Maddalena, la posero all’interno della cassaforte, situata
in Biblioteca, di fianco la Sala Lettura. Poi dettero una doppia
mandata con una piccola chiave dorata. A quel punto Silvestri prese la
chiave e andò fino al crepaccio. Gli altri lo osservarono buttare via
la chiave e tornare dentro la villa con più serenità.
Ore 17:15. I sei ospiti erano in cerchio nella Sala Lettura. Biancardi
si tormentava ancora le mani.
«Mi presterò al suo gioco, Dottore, ma prima di iniziare», disse Delio,
«vorrei chiedere una cosa. Avete notato anche voi il fazzoletto che era
sulla spalla di Irene dopo che… si insomma… si è riaccesa la luce?»
«Già, volevo chiederlo anch’io», disse Milene, «mi ricorda qualcosa di
familiare, ma non riesco a focalizzare dove potrei averlo già visto…»
«Letto, non visto, signorina Milene», rispose Torre con fare
soldatesco, «Assassinio sull’Orient Express, 1933, Agatha Christie. Non
so se sia una semplice coincidenza o meno, ma se lo ricorderà anche
lei, no? In quel giallo, nella camera del signor Ratchett, Poirot, il
signor Bouc e il Dottor Constantine trovarono un fazzoletto del tutto
simile a quello che aveva la signorina Adalera. Quel fazzoletto
sembrava non essere di nessuno dei presenti, in quel giallo, ma alla
fine si scoprì che apparteneva alla principessa Dragomiroff, il cui
nome di battesimo era Natalia, di origine russa, e in russo la N si
scrive come l’H. Se lo ricorda?»
«Mi sta prendendo in giro, signor Torre?», rispose Milene, «secondo lei
davvero quel fazzoletto rimanda ad Agatha Christie? Non sia ridicolo!»
«Ma non trovate effettivamente quantomeno “particolare” che proprio un
oggetto che era stato una importante prova in un giallo della Christie
sia finito per essere una prova anche in questo omicidio, durante una
riunione di giallisti?», disse Delio dubbioso.
«E c’è un’altra cosa che mi lascia perplesso… », disse il Dottor
Silvestri, «non trovate strano il comportamento di “Re del Mistero”?
Era stato proprio lui ad affittare questa villa e ad insistere che ci
incontrassimo, ma alla fine non si è presentato…»
Tutti i presenti guardarono Silvestri. Avevano capito dove il Dottore
voleva andare a parare.
«E se fosse stato lui a pianificare tutto questo? Io credo che “Re del
Mistero” si stia nascondendo in questa villa. E se non è così», disse
con un filo di voce, «allora “Re del Mistero” è uno di noi!»
L'Angolo dell'Autore
E così siamo arrivati al capitolo 3! Le cose si complicano e spero con
tutto il cuore di non commettere errori o incongruenze nella trama. Ho
deciso di spezzare questo capitolo in due parti, di cui questa è la
prima, sia perchè altrimenti sarebbe venuto troppo lungo, sia perché
così posso procedere nella narrazione con i piedi di piombo rileggendo
anche quello che ho già scritto per evitare di fare sbagli. Ci stiamo
addentrando nella storia. Nel prossimo capitolo cercheremo di fare luce
sulla morte di Irene. Nel frattempo conviene chiedersi: chi è davvero
"Re del Mistero"? Uno dei sei ospiti rimasti o un personaggio
completamente differente?
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Capitolo 4 *** Capitolo Quarto ***
4
Milene Depalma osservava il Dottor Silvestri con sconcerto. Le sembrava
incredibile di trovarsi in una situazione a lei così familiare per i
tanti gialli letti in passato.
«Andiamo con ordine allora», disse Silvestri, «innanzi tutto, cosa ha
fatto a saltare la corrente? Maddalena, lei è andata a controllare. Ci
dica, si trovava in piedi quando si sono spente le luci vero?»
«Si, signore», rispose lei prontamente, «ero vicino al tavolo, come
ricorda. Eravamo tutti in questa stanza. Quando si sono spente le luci
le ho detto che sarei andata a controllare. Il generatore si trova in
cantina vicino alla toilette, per arrivarci bisogna attraversare la
porta che si trova sotto le scale che conducono al piano di sopra. A
quanto pare era stato manomesso per far si che si spegnesse proprio in
quel momento.»
«Questo ci porta a pensare che tutto questo fosse stato programmato.»
Silvestri fece un attimo di pausa.
«Professore, lei si è assentato per qualche minuto prima di venire a
cena in Sala da Pranzo per andare alla toilette. Avrebbe avuto il tempo
di manomettere il generatore e tornare da noi come se niente fosse.
Inoltre lei è stato l’ultimo ad arrivare qui, il suo ritardo potrebbe
essere stato solo una scusa per avere il tempo di piazzare, per
esempio, delle bombe sotto le nostre auto e precluderci così ogni via
di fuga.»
«Ci vada piano con le accuse!!», rispose Biancardi, adirato, «io ero
seduto vicino alla signorina Depalma e a Delio. Dal mio posto come
avrei fatto a mirare alla signorina Irene in quel buio? Per ucciderla
mi sarei dovuto alzare, sarei dovuto arrivare vicino Irene e colpirla.
Ma in quel caso il colpo sarebbe arrivato da dietro, mentre, come lei
ha precisato, la signorina presenta un colpo di pistola sulla fronte.
Il più sospetto non sono io, sono quel ragazzo laggiù e il signor
Torre, secondo me, che erano seduti vicino la vittima», disse indicando
anche Delio.
«Ma tutti abbiamo sentito rumore di sedie, quando si è spenta la luce.
Io, non lo nasconderò: mi sono alzato improvvisamente. Mi capita di
cercare di prendere in mano le situazioni quando c’è qualcosa che non
va.»
«Lo abbiamo notato, dottore», disse Milene ironica.
«Ma non l’ho uccisa io. Mi sono seduto subito dopo che Maddalena ha
detto di voler andare a controllare il generatore.»
«Per quanto mi riguarda», iniziò Torre, «sono rimasto seduto tutto il
tempo. Io e la signorina Irene eravamo arrivati insieme alla villa. Ci
eravamo incontrati sul treno, ricordate? Nessuno di noi due avrebbe
potuto piazzare le bombe sotto le auto.»
«Chissà, magari c’è sotto un qualche trucco», intervenne Delio,
convinto, «ognuno di noi sappiamo che è andato in bagno almeno una
volta da solo, quindi ognuno di noi avrebbe potuto manomettere il
generatore. Ma piazzare una bomba sotto un’auto non è cosa da poco.»
«Infatti», disse Biancardi, «ricapitoliamo un istante. Se ho ben
capito, l’ordine in cui siamo arrivati alla villa è Delio, Silvestri,
Depalma, Torre e Irene, e infine io. Lei Silvestri sarebbe
potuto arrivare con una bella bomba già pronta ad esplodere nella sua
auto. So che è una follia viaggiare su un’auto con un ordigno del
genere, ma per quanto ne sappiamo, lei potrebbe benissimo essere un
pazzo, o, che so, un serial killer.»
Silvestri fece un’impercettibile smorfia contrariata.
«Io non avrei mai potuto mettere delle bombe in auto che ancora non
c’erano, quindi ho un alibi», disse Delio.
«Lei non è mai più uscito dalla villa?»
«Certo che no, perché avrei dovuto?»
«Beh, magari quando ci ha detto di andare alla toilette invece è uscito
fuori, ha sistemato le bombe, poi ha manomesso il generatore ed infine
è tornato.»
«Questo vale per tutti allora.»
«In realtà», intervenne Maddalena, «io stavo preparando la Sala da
Pranzo. E avevo la porta aperta. E’ vero che mi sono assentata un paio
di volte per andare in cucina, ma se fosse passato qualcuno l’avrei
visto.»
«Capisco…», disse Silvestri.
Ore 19:27. In Sala Lettura ognuno era immerso nei propri pensieri.
«Credo che non faccia bene a nessuno di noi continuare a rimuginare su
questi pensieri. Credo che mi ritirerò nella mia camera», disse Milene,
«sono piuttosto stanca.»
«Allora mi unirò a lei», disse Silvestri, «consiglio a tutti di
chiudere a chiave la porta della propria camera e di non aprire per
nessun motivo.»
I presenti annuirono. La signorina Depalma e il dottore uscirono dalla
sala lettura. Una volta rimasti soli, gli altri non riuscirono a
spiccicare parola. Erano come imbarazzati gli uni di fronte agli altri,
sospettandosi a vicenda.
«Volete che prepari del tè, magari?», propose Maddalena, titubante.
«Si, credo che ci farebbe bene», rispose il professore a nome di tutti.
«Aspetti, vengo a darle una mano», disse Torre.
I due si spostarono verso la cucina.
«Che brutta storia, non è vero?», stava commentando Torre.
«Già… non riesco a credere che qualcuno possa fare una cosa del genere…
e per quale motivo poi?»
«Eh chi lo sa, Maddalena, chi lo sa… l’animo umano è formato da
tantissime emozioni. Finché si tratta di amore o amicizia non c’è
nessun problema, ma se per qualche scherzo del destino si trasformano
in rabbia o gelosia ecco che lì nasce il desiderio di fare del male. E’
una cosa che ho imparato col tempo.»
«Credo che abbia ragione, ma compiere un omicidio è comunque un gesto
imperdonabile. Povera signorina Irene…»
Quando l’acqua fu abbastanza calda, Maddalena la tirò via dal bollitore
e la versò il diverse tazzine aggiungendo ad essa zucchero e
un’infusione di tè. Infine i due tornarono nella Sala Lettura.
L’atmosfera era ancora tesa. Ruben aveva iniziato a tormentarsi le mani
come Biancardi.
«Secondo voi “Re del Mistero” è veramente uno di noi?», disse Biancardi
all’improvviso, rompendo il silenzio.
«Non lo so… potrebbe anche essere…», rispose Delio, «io l’ho sempre
trovato il più strano di tutti sul Forum. È stato l’ultimo ad
iscriversi giusto? Ha iniziato a postare una serie di rompicapi ed
enigmi da risolvere accompagnati sempre da frasi enigmatiche… credevo
che stesse cercando di calarsi in un qualche ruolo, ma a quanto pare
potrebbe davvero essere uno psicopatico fuori di testa.»
«Ma perché Irene?! Perché l’avrebbe uccisa?»
«Bisognerebbe rivedere le conversazioni che hanno avuto on line per
cercare qualche indizio, ma dal momento che qui non c’è campo per i
telefoni cellulari, dubito che ci sia rete», disse Torre.
«Già… proprio non capisco…».
Ore 21:00. Il gruppo nella Sala Lettura si sciolse, e tutti andarono
nella propria camera. Maddalena aveva una stanza a piano terra. Disse
che se gli ospiti avessero avuto bisogno di lei durante la notte era
stato predisposto un interruttore collegato ad un campanello in tutte
le stanze. Sarebbe bastato suonarlo e Maddalena sarebbe accorsa.
Ore 1:19. Le stelle illuminavano il secondo piano della villa con una
macabra luce biancastra. Re del Mistero era sul pianerottolo,
perfettamente compiaciuto. In mano stringeva una ben nota rivoltella.
L'Angolo dell'Autore
Mi scuso per la lunga assenza, ma sono stato parecchio impegnato in
questo periodo e non è stato facile concentrarsi per scrivere un altro
capitolo, ma sembra che ce l'abbia fatta. Dalla prossima settimana
dovrei tornare a pubblicare regolarmente i capitoli. Ringrazio tutti
voi lettori per la pazienza che avete nell'aspettare le pubblicazioni e
grazie anche per tutti i commenti che pubblicate. Come potete vedere,
questo è un capitolo "di transizione", i personaggi fanno il punto
della situazione, mentre un misterioso figuro si prepara nuovamente a
colpire. La domanda sorge spontanea: chi è Re del Mistero?
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Capitolo 5 *** Capitolo Quinto ***
5
Ore 1:19. La notte era buia e silenziosa nella misteriosa villa in cui
i sei ospiti erano rinchiusi. Una lieve brezza soffiava nel giardino,
muovendo rami di alberi centenari. Maddalena, la governante,
riposava saporitamente nel suo letto, nella piccola stanzetta a piano
terra. Un orologio a pendolo scandiva i secondi di quelle ore maledette
producendo un rumoroso ticchettio. Improvvisamente uno spiacevole suono
destò la donna dal suo sonno. Assomigliava al rumore di una sveglia o
di una campanella, ma allo stesso tempo era qualcosa di molto diverso.
Maddalena, intontita dal sonno, si alzò dal letto e camminò a tentoni
per cercare di capire l’origine di quel fastidioso fracasso. Quando
finalmente ebbe riacquistato un po’ di lucidità, vide che il campanello
della sua stanza era illuminato di giallo, ed emetteva quell’orrendo
“driin” che l’aveva svegliata. Qualcuno degli ospiti aveva bisogno di
lei. Cosa poteva essere successo nel cuore della notte? La porta della
piccola stanzetta era chiusa a chiave e, con un assassino in giro,
Maddalena provava non poco timore ad aprirla. Si decise. Prese la
piccola scopa situata in un angolo della stanza e, impugnandola come
un’alabarda, aprì la porta. Era molto buio e non si riusciva a vedere
quasi nulla. Immediatamente Maddalena accese la luce, poi passò da
sotto le scale arrivando al salone d’ingresso. Non c’era nessuno,
regnava il più totale silenzio. La notte si stava forse diradando?
Inaspettatamente, mentre la donna si trovava alle pendici della grande
scalinata per il Primo Piano, venne udito un suono che le fece gelare
il sangue. Un colpo di pistola nel buio spezzò in due quella notte
insanguinata. Che un’altra vittima stesse per cadere? Che un’altra
pedina stesse per essere mangiata in questa folle partita a scacchi?
Senza pensarci due volte, Maddalena salì immediatamente di corsa al
Primo Piano per accertarsi della situazione. Impugnava sempre la sua
scopa a mò di spada. Appena si fu lasciata alla spalle l’ultimo gradino
si trovò al Primo Piano, una leggera luce fioca illuminava il
corridoio. E vide il dottor Silvestri con aria minacciosa sul
pianerottolo.
«Non si muova, dottore!!», urlò Maddalena in preda al panico.
«Maddalena, la prego si calmi, non ha sentito lo sparo?», rispose lui.
«Certo che l’ho sentito, e appena sono accorsa ho trovato lei qui in
corridoio! Non si muova, Re del Mistero!»
Il dottor Silvestri era sbiancato di colpo. All’improvviso comparve
Biancardi dal lato sinistro del corridoio.
«Si può sapere cosa succede? Cos’era quel rumore assordante?», disse il
professore.
«Lo chieda a lui! Lo chieda a lui!», urlò Maddalena, «moriremo tutti,
moriremo tutti!».
«Maddalena, si calmi, la prego, andiamo a vedere, presto. Dottore, lei
cammini bene in vista davanti a me, poi ci spiegherà tutto!»
Il terzetto attraversò il lato destro del corridoio. Accesero la luce e
videro il signor Torre in camicia da notte uscire dalla sua camera,
spaventatissimo.
«Ma si può sapere cosa diavolo succede?».
Milene Depalma, sentendo quel clamore assordante, aprì la porta della
sua stanza e vide i suoi compagni in preda al panico davanti a lei. A
quel punto si precipitarono tutti in camera di Delio. La porta non era
chiusa a chiave. Il ragazzo era riverso sul letto, le lenzuola erano
completamente insanguinate, ed aveva un proiettile conficcato nel
petto. Per terra, al suo fianco, riposava un sottile foglio bianco sul
quale erano disegnati degli omini danzanti.
L'Angolo dell'Autore
E così siamo arrivati al quinto capitolo. Chi si ricorda "L'avventura
degli omini danzanti" di Doyle dovrebbe trovare familiarità con la
conclusione di questo paragrafo. In questo capitolo sono inoltre state
gettate le basi per la soluzione del mistero. Perchè tutti questi
riferimenti alle opere gialle? E soprattutto... chi è davvero "Re del
Mistero"?
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Capitolo 6 *** Capitolo Sesto ***
6
Milene Depalma, avvolta in una coperta, con gli occhi arrossati e
lacrimanti, fumava intensamente una sigaretta nella sua camera. Il
signor Torre e Maddalena le erano al fianco. Silvestri era poco
distante, seduto su una sedia logora, mentre Biancardi lo tempestava di
domande. Tuttavia il dottor Silvestri non riusciva ad aprire bocca, era
come in uno stato di trance, immerso in chissà quali pensieri.
«La smetta di tormentare quel pover’uomo», disse all’improvviso il
signor Torre, «non vede che è completamente sconvolto? E non è il solo,
a dirla tutta!», aggiunse.
«Pover’uomo?! Pover’uomo?!», Biancardi era diventato rosso, irato, «con
tutto il rispetto, signor Torre, questa persona è un maniaco omicida!
Un criminale! E ha ucciso ben due persone!»
«Sarà anche così, ma non concluderà nulla urlando a sproposito», lo
rimbeccò Torre. «Dottor Silvestri», disse poi, poggiando una mano sulla
sua spalla, «può dirci con esattezza cosa è successo?»
Silvestri si riscosse e guardò negli occhi tutti i presenti, che lo
fissavano con aria minacciosa.
«Io… io non lo so…», iniziò piano, «ho sentito qualcuno bussare alla
mia porta, ho chiesto ripetutamente chi fosse ma non ho ottenuto
risposta, quindi ho cautamente aperto la porta. Nel corridoio non c’era
nessuno. Mi sono sporto in avanti per controllare meglio e, davanti le
scale, ho sentito quello sparo… quello sparo terribile…».
Il dottore iniziò a singhiozzare, sembrava aver perso completamente la
solita lucidità che lo contraddistingueva.
«Sta mentendo, è chiaro!», disse Maddalena con asprezza, «è un alibi
inverificabile e poi io l’ho visto sul pianerottolo dopo lo sparo!!
Secondo me stava cercando di tornare in camera come se niente fosse! E’
un assassino!»
Con pazienza, Milene cercò di calmare Maddalena, mentre tutti cercavano
di districare il filo di quell’assurdo mistero. Nessuno riusciva a
capirci più nulla. Biancardi guardava Silvestri con sospetto, mentre
Milene aveva cacciato un’altra sigaretta e fumava pensierosa davanti la
finestra. Torre era immobile di fianco al dottore, mentre Maddalena era
andata a chiudersi in camera al piano di sotto, dicendo di non voler
avere niente a che fare con un assassino.
Ore 8:13. Una triste ombra aveva abbandonato la magione mentre i raggi
del sole illuminavano le stanze degli ospiti. Un sottile raggio di luce
filtrava dalla finestra della camera di Delio e illuminava i suoi occhi
ormai spenti.
Maddalena aveva allestito una piccola colazione nella Sala Lettura. Gli
ospiti erano tornati nelle loro camere e avevano cercato invano di
dormire per il resto della notte. Silvestri fu il primo a raggiungere
la governante. Quando entrò Maddalena gli lanciò un’occhiataccia. Poi
anche gli altri scesero, uno dopo l’altro. Mangiarono in silenzio.
Nessuno osava parlare degli avvenimenti della notte scorsa. Gli ospiti
erano spaventati. Si sospettavano l’un l’altro con reciproca ostilità.
Ma gli sguardi interrogativi andavano a posarsi sempre più su
Silvestri. Il dottore notò subito la cosa. Milene, Torre, Biancardi,
Maddalena, tutti loro volevano fargli capire che non era gradito.
Silvestri allora si alzò, disse di andare in camera sua e chiese di non
essere disturbato.
Lasciata la Sala Lettura, Silvestri tirò un sospiro di sollievo. La
situazione si stava facendo opprimente e il cappio attorno al suo collo
si stringeva sempre di più. Doveva agire, e in fretta. Stava
considerando i fatti, era impossibile che avesse trascurato qualcosa,
eppure decise di ricominciare daccapo. Velocemente si recò nella camera
di Delio. All’interno, notò il piccolo pulsante bianco di fianco alla
porta. Premendolo, sarebbe scattato un qualche suono nella camera di
Maddalena. Poi si avvicinò al corpo immobile di Delio. Era davvero un
bel ragazzo, quasi provò compassione del fatto che cotanta bellezza
fosse stata deturpata dal sangue raggrumito sulle lenzuola del letto.
Un proiettile era conficcato in profondità nel suo petto.
Questo non era possibile.
La pistola che avevano trovato tutti gli ospiti sul tavolo in Sala da
Pranzo era sicuramente l’arma del delitto che aveva ucciso Irene, ma
quella rivoltella era stata sigillata in cassaforte e la chiava era
stata buttata nel crepaccio antistante la villa proprio dal dottor
Silvestri.
Il dottore si recò immediatamente a controllare la cassaforte e la
trovò perfettamente chiusa. Tuttavia, in questo modo, era impossibile
sapere se la rivoltella fosse ancora al suo interno.
Il dottor Silvestri ripensò improvvisamente a Re del Mistero. Aveva
creato un nickname così particolare, una personalità così stravagante
in rete… era stato davvero furbo.
Milene Depalma, nella Sala Lettura, stava raccogliendo i tasselli di
quel sinistro rompicapo. Sul secondo luogo del delitto non era stata
rinvenuta nessun’arma. Allora come ha fatto il killer a uccidere Delio?
Se Delio era stato colpito da un proiettile era logico supporre che in
quel momento qualcuno avesse una rivoltella, ma quella che aveva ucciso
Irene era stata chiusa in cassaforte e la chiave era stata buttata via.
Un momento! La chiave era stata buttata via, ma da chi? Da Silvestri!
Sia Maddalena che Torre lo avevano visto da lontano lanciare qualcosa
nel crepaccio, ma nessuno dei due poteva essere sicuro del fatto che
Silvestri avesse effettivamente buttato via quella piccola chiave
dorata. La spiegazione poteva essere una sola…
Augusto Torre non riusciva a togliersi dalla mente l’espressione di
orrore stampata sul volto di Delio. Così giovane, così disperato. Irene
era stata uccisa, Delio era stato ucciso. A chi sarebbe toccato adesso?
Era un terno al lotto ormai. Cosa avrebbe fatto Poirot al suo posto?
Poirot, Holmes… Quel disegno che aveva visto nella camera di Delio lo
inquietava ancora. Conosceva ovviamente la storia degli Omini Danzanti
di Doyle e il fatto che per la seconda volta ci fosse un riferimento ad
un giallo sulla scena di un omicidio lo elettrizzava ma lo rendeva
anche terribilmente nervoso… Come agire adesso? Chi di loro?
Maddalena Fresi, la governante, era rinchiusa nella sua camera.
Silvestri, è lui l’assassino. Lei l’aveva visto, non aveva dubbi.
L’aveva visto in cima alle scale. Il colpo di pistola. Quel ragazzo,
morto nella sua camera. E tutto quel sangue… Dio mio, Dio mio, tutto
quel sangue… Non avrebbe mai perdonato Silvestri per quel gesto folle,
ma non riusciva a capire perché, perché… Cos’è che aveva detto Torre?
Se le emozioni si trasformano in odio o in gelosia ecco che lì nasce il
desiderio di fare del male. E’ la natura umana, l’invidia, il rancore,
il peccato. Tutto sembrava ruotare nella sua testa in una cupa spirale
di morte…
Charlie Biancardi batteva rumorosamente le dita sul tavolo della Sala
Lettura. Un assassino. Ecco cos’era. Chi aveva ucciso sia Irene che
Delio poteva essere solo un assassino. Come si può togliere la vita a
due persone così buone con un tale sangue freddo? E’ terribile. Un
gesto disumano. E poi anche la beffa. “Assassinio
sull’Orient-Express”… “L’Avventura degli Omini Danzanti”…
Tutto sembrava combaciare con un piano superiore. Sembrava di trovarsi
in uno di quegli assurdi gialli della Christie, di Poe o di Doyle, ma
era vero… Pazzesco.
Ore 12:34. Uno degli ospiti era nella camera di Irene. Maddalena aveva
portato i suoi bagagli nella stanza che le era stata assegnata senza
sapere che, purtroppo, non l’avrebbe mai utilizzata. Quest’ospite stava
rovistando fra gli effetti personali della donna. Ad un certo punto da
una borsa saltò fuori una macchina fotografica. L’accese e iniziò a
scorrere le fotografie scattate di recente. Ad un certo punto vide
qualcosa che avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene a chiunque fra i
presenti alla villa. Sapeva di essere in pericolo. Sapeva l’identità di
Re del Mistero.
L'Angolo dell'Autore
Qualcuno si sta avvicinando alla soluzione del mistero, tutti i
tasselli si incastrano. Grazie a tutti per i vostri commenti, mi fa
piacere che questa storia stia appassionando più di qualche persona.
Spero di non deludervi, ci vediamo al prossimo capitolo!
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Capitolo 7 *** Capitolo Settimo ***
7
Il Professor Biancardi, in Sala Lettura, si torceva nervosamente le
mani. Milene Depalma era seduta sul divanetto al suo fianco.
I suoi occhi guizzavano velocemente da un lato all’altro della stanza.
Il signor Torre aveva acceso un sigaro e fumava vicino la piccola
finestra. Maddalena Fresi era in piedi accanto la porta d’ingresso e
mandava occhiatacce a tutti i presenti.
In quel momento il dottor Silvestri entrò con fare sbrigativo.
Maddalena sembrò congelarsi alla sua vista. Silvestri avanzò fino al
centro della stanza ed iniziò a parlare, con il suo solito tono
affabile.
«Probabilmente vi starete tutti chiedendo come mai siamo ancora una
volta riuniti tutti qui. Il motivo è semplice, vorrei ripercorrere con
voi le vicende che ci hanno portato a questa imprevedibile situazione,
dall’inizio, sempre che nessuno abbia qualcosa in contrario…», aggiunse
soffermando i suoi occhi sulla governante.
Dopo qualche secondo di silenzio Silvestri sorrise e riprese a parlare.
«Spinti dalla volontà di conoscere altri giallisti come noi, ci siamo
iscritti su un Forum adatto e poi abbiamo deciso di incontrarci qui per
presentarci di persona. Lei, Biancardi, che va sotto il nickname di
“Scacchista”, poi la signorina Depalma, “Fantasma Informato”, il Signor
Torre, “Invincibile”, Ruben Delio, “Notturno”, la signorina Irene,
“Nerei”, il sottoscritto, il “Secondo Holmes” e infine una settima
persona che va sotto il nickname di “Re del Mistero”. Ebbene adesso
posso affermare con certezza che “Re del Mistero” è uno di noi.»
I presenti si scambiarono sguardi ambigui fra di loro, ma non
pronunciarono nemmeno una parola.
«Devo riconoscere che è stato davvero molto furbo. Usando un secondo
nickname questa persona ha potuto scegliere il luogo in cui avremmo
alloggiato per questo fine settimana, sembrando contemporaneamente uno
degli ospiti all’oscuro di tutto. Infatti, era necessario un luogo
isolato perché potesse attuare il piano che aveva in mente, e questa
villa», disse Silvestri, allargando le braccia con fare teatrale, «era
assolutamente perfetta.»
«Qui i cellulari non hanno segnale ed è impossibile connettersi alla
rete, quindi se fosse successo qualcosa saremmo rimasti isolati.
Tuttavia era necessario anche un incentivo a non farci abbandonare la
villa, ed è per questo che è stato fatto saltare il ponte sul
crepaccio. In questo modo, “Re del Mistero” ha messo tutti i suoi topi
in trappola, doveva solo aspettare gli sviluppi che questa situazione
avrebbe portato.»
«Un momento», disse Maddalena, «lei sta parlando come se questo “Re del
Mistero” e il nostro assassino siano la stessa persona!»
«Mia cara», disse gentilmente Silvestri, «è ovvio che sono la stessa
persona. Non c’era nessuno nella villa a parte lei quando siamo
arrivati. Inoltre abbiamo perlustrato per bene tutte le stanze dopo la
morte di Irene e non abbiamo trovato nessuno. La creazione di “Re del
Mistero” serviva anche a questo, a farci credere che fosse stato
qualcun altro a commettere quei delitti mentre il colpevole si nasconde
ancora fra noi, proprio qui, in questa stanza.»
Tutti gli ospiti erano impalliditi alle parole del dottore. Milene non
osava alzare lo sguardo da terra. Vicino la finestra, Torre tossì
leggermente.
«Non ho ancora ben chiaro quale sia lo scopo dell’assassino, se
eliminarci tutti o colpire così a caso, ma sono certo di una cosa, il
suo piano prevedeva di incastrarmi! Voleva gettare sospetti su di me in
modo tale da poter agire indisturbato e, suppongo, finire il suo
lavoro. Infatti sono stato io a scaraventare la piccola chiave della
cassaforte nel crepaccio, ma chi vi assicurava che lo avessi fatto
davvero? E ancora, sono stato attratto con l’inganno nel corridoio
all’ora del delitto e, come ci si aspettava, Maddalena mi ha visto.»
«La smetta con tutti questi discorsi», disse Biancardi, «lo sa chi ha
commesso questi delitti oppure no?!»
Aveva riacquistato un po’ di colore al viso, diventando rosso, per
l’ennesima volta. Il dottor Silvestri lo guardò dritto negli occhi.
«Ma certo che lo so, professore. Il colpevole è lei», disse puntando il
dito, «signor Augusto Torre!»
Tutti i presenti si voltarono verso l’anziano signore, emettendo versi
di meraviglia. Torre rimase impassibile e continuò a fumare il suo
sigaro come se niente fosse.
«Sarei io l’assassino?», disse, «il terribile “Re del Mistero” che ha
terrorizzato queste sei persone? Non sia ridicolo, Silvestri. Le
ricordo che sulla sua testa pendono molti più sospetti che sulla mia,
come ha giustamente ricordato.»
«E’ vero», risposte il dottore, «questo perché, come ho detto, è stato
molto astuto. Lei è arrivato alla villa in compagnia della signorina
Irene, creandosi, ipso facto, un alibi inattaccabile. Infatti in questo
modo non avrebbe avuto il tempo né il modo di posizionare degli ordigni
nascosti. Vorrei ricordare a tutti che Delio, io e Depalma eravamo già
qui. Tuttavia anche in questo caso è stato adottato un trucco. Lei ha
chiesto alla signorina Irene di precederlo perché voleva fumare un
sigaro o qualcosa del genere, una scusa vale l’altra in questo caso, e
di aspettarlo gentilmente all’ingresso della villa. Lei lo ha fatto, ha
attraversato il ponte e l’ha aspettato dall’altro lato. In questo modo
lei, Torre, ha avuto il tempo di posizionare gli ordigni che nascondeva
nella sua borsa sotto le nostre autovetture e di entrare nella villa in
sua compagnia, procurandosi un alibi inattaccabile. Tuttavia questa
mossa ha fatto nascere un problema. Se le vetture fossero esplose,
Irene avrebbe immediatamente sospettato di lei ed è per questo che è
stato costretto ad eliminarla per prima. Ha manomesso il generatore con
un timer (ne ha avuto il tempo, dal momento che tutti ci siamo
assentati dalla Sala Lettura almeno una volta) e, quando le luci si
sono spente, l’ha uccisa. Infatti lei era seduto di fianco alla
signorina a pranzo perciò, quando è andata via la luce, tutti sono
entrati nel panico, lei deve aver chiamato la signorina a bassa voce, o
toccatole il braccio, Irene si è voltata verso di lei ed a questo
punto, Torre, ha sparato. Nessuno degli altri avrebbe potuto commettere
quel delitto: Delio si trovava al fianco di Irene, perciò anche lui
poteva essere l’assassino ma, quando si è trasformato in una vittima è
stato automaticamente escluso. A quel punto ho iniziato a capire… Era
impossibile colpire una donna con una tale precisione al buio
dall’altro lato della tavolata. Poteva essere stato solo uno di voi
due.»
Torre guardava Silvestri con aria di sfida mentre continuava a cacciare
volute di fumo dalla bocca. Gli altri ospiti erano ipnotizzati dalla
spiegazione del dottore.
«Passiamo a Delio, le va? La sua morte non è stata casuale. Infatti
lei, per gettare i sospetti su di me, ha chiamato Maddalena dalla sua
stanza con l’interruttore, poi è venuto a bussare alla mia porta,
infine si è fatto aprire con una scusa da Delio e gli ha sparato. Dal
momento che la sua stanza e quella di Delio erano contigue, e il
corridoio in cui si trovano è perpendicolare a quello della mia camera,
lei ha potuto velocemente tornare in camera sua come se niente fosse,
per poi uscirne e recitare la parte del signore preoccupato. Anche in
questo caso soltanto lei e la signorina Depalma potevate essere i
colpevoli, poiché le vostre camere erano le uniche attigue a quella di
Delio e perpendicolari al corridoio in cui si trovavano le stanze di
Irene, Biancardi e la mia.»
«Sta dimenticando una cosa», disse Torre, «la chiave. Come avrei potuto
prendere una rivoltella che era stata sigillata?»
Silvestri sorrise.
«Una volta escluso
l’impossibile ciò che resta, per quanto improbabile, deve essere la
verità. Se la ricorda, non è vero? La celebre frase di
Holmes…»
Torre guardò Silvestri con stupore per la prima volta. La sua mascella
era contratta in una smorfia disgustata.
«Lei aveva due rivoltelle. Ha usato la prima come uno specchietto per
le allodole. Faceva sempre parte del suo piano per incastrarmi. Ho
trovato infatti la seconda rivoltella ben nascosta nella sua stanza e
scommetto che quando domani arriveranno i soccorsi e apriremo la
cassaforte troveremo l’altra arma del delitto. Le impronte balistiche
potranno confermare che il colpo che ha ucciso Irene è partito dalla
prima pistola, mentre quello che ha ferito a morte Delio è arrivato
dalla seconda.»
Silvestri si fermò un secondo a riprendere fiato e poi riprese a
parlare, pronto a dare il colpo di grazia.
«Sospettavo di lei fin dall’inizio, Torre, ma ho avuto la prova
definitiva quando ho trovato questa in camera di Irene. Era nella sua
borsa.»
Silvestri stringeva saldamente in mano una macchina fotografica.
«Quando lei ha detto alla signorina Irene di anticiparlo, la ragazza ha
attraversato il ponte e, nell’attesa, ha scattato delle foto ricordo
alla villa. Ce n’è una in particolare rivolta verso il ponte in cui lei
è il protagonista.»
Silvestri mostrò agli altri la fotografia. Ingrandendo l’immagine si
poteva chiaramente vedere il signor Torre nell’atto di posizionare
qualcosa sotto l’auto di Silvestri.
«La poverina probabilmente non se n’è neanche accorta e ha continuato a
seguirla senza alcun sospetto.»
Il sigaro che Torre stava fumando cadde per terra e si spense. Il suo
sguardo era duro e severo.
«Sapevo di non essere all’altezza», ammise, alla fine.
«Perché lo ha fatto? Perché?», chiese Maddalena.
«Perché voi avete infangato la loro memoria!», rispose con impeto,
indicando i suoi compagni di sventura.
«”Loro”? A chi si riferisce?»
«Credo di aver capito…», disse Biancardi titubante, allibito da quella
motivazione così semplice, «Assassinio sull’Orient-Express, l’Avventura
degli Omini Danzanti…»
Nel sentire quelle parole Torre si rianimò.
«Già», disse con rinnovata energia, «voi avete osato utilizzare i loro
personaggi, le loro storie per scrivere nuovi squallidi romanzi che non
sarebbero mai dovuti essere associati ai grandi maestri. Avete
infangato i loro nomi, la loro storia, soprattutto lei, Silvestri, che
ha dato alle stampe quei libracci su Poirot. Vi professate dei
giallisti? Non siate ridicoli!! Siete lontani anni luce dalla bravura e
dalla freschezza dei classici…»
L’indomani mattina arrivarono i soccorsi. Tutti gli ospiti vennero
portati in salvo. Il signor Torre venne consegnato alla giustizia,
mentre i sopravvissuti si lasciavano alle spalle quella triste storia
di un uomo ossessionato dai gialli e di come un “Secondo Holmes”
l’avesse sconfitto.
L'Angolo dell'Autore
E così siamo arrivati alla fine! Urca, non credevo di farcela! Vorrei
ringraziare tutti quelli che hanno seguito con interesse questa storia
e si sono divertiti a leggerla almeno quanto io mi sono divertito a
scriverla. Mi piacerebbe moltissimo avere una vostra opinione generale
sul racconto, ora che è concluso, perciò, se vi va, lasciate un
commento!
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