the gate contol

di CharlieIlvendicatore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Disincarnata ***
Capitolo 2: *** Mad World prima parte ***
Capitolo 3: *** Mad World seconda parte ***
Capitolo 4: *** Gate Control and The Gamer ***
Capitolo 5: *** La macchina del tempo ***
Capitolo 6: *** solo per stare meglio ***
Capitolo 7: *** Gasping ***
Capitolo 8: *** un premio di consolazione ***
Capitolo 9: *** You gotta keep 'em separeted ***
Capitolo 10: *** Toxic ***
Capitolo 11: *** Una sciarpa di seta rossa ***
Capitolo 12: *** una maschera ***
Capitolo 13: *** Il brutto anatroccolo si tinge di rosa ***
Capitolo 14: *** Nothing else matters ***
Capitolo 15: *** dita a incastro ***
Capitolo 16: *** indovina chi viene a cena ***



Capitolo 1
*** La Disincarnata ***


PROLOGO
 
 
 
Sono passati quasi vent'anni da quando l'ho visto l'ultima volta e in tutto questo tempo ho avuto altro a cui pensare nella mia frenetica vita tra un lavoro impegnativo, nuove conoscenze e nuovi amori.
Ogni tanto, però, mi ritrovavo a chiedermi cosa stesse facendo o se pensasse a me allo stesso modo in cui io pensavo a lui.
Lui è un ricordo prezioso della mia adolescenza. Lui è forse l'unica persona che ha saputo capirmi veramente in tutta la mia vita .
Ci guardavamo e leggevamo i pensieri l’uno sul volto dell’altra.
Ho cercato mille volte il suo nome su google da quando è diventato famoso. Gli ho inviato un’email dopo ogni suo successo e dalle sue risposte sembrava che non fosse cambiato affatto anche dopo tutto quel tempo.
Mi si è riempito il cuore di gioia quando mi ha chiamato dicendo che sarebbe passato in città.
Lo sto aspettando al bar e sono felice allo stesso modo in cui lo ero a sedici anni.
Come al mio solito sono arrivata molto, troppo, in anticipo e questo mi da il tempo di pensare a tutto quello che è successo, in quegli anni, al liceo Dolce Amoris.
 
 
1: LA DISINCARNATA
 
Il giorno in cui tutto cominciò avevo sedici anni.
Mi ero appena iscritta al liceo Dolce Amoris dopo aver dato gli esami estivi integrativi per il cambio di indirizzo.
Avevo fatto il più grande errore della mia vita, un paio di anni prima, scegliendo di iscrivermi al Liceo Linguistico. Non c'era stata scelta più sbagliata per una ragazza appassionata di materie scientifiche: di colpo mi ero ritrovata a fare tre letterature, quasi un incubo per me.
Mi trovavo ora a dover affrontare un nuovo ambiente, nuovi compagni, nuovi professori e non potevo nascondere quanto la cosa mi entusiasmasse.
Nonostante tutto il mio entusiasmo una vocina nella mia mente continuava a ripetermi: “sei una sfigata e non ti integrerai nella nuova scuola come non eri integrata nella vecchia”.
Davo molto ascolto a quella voce, ma era sempre vero che tentar non nuoceva e almeno avrei studiato quello che mi piaceva.
Per fortuna ero capitata in classe con il mio amico Ken, era mio vicino di casa e mio amico dall'età di sei anni e una persona su cui avevo sempre potuto fare affidamento nella mia vita.
Ken era un ragazzo magro, bassino e portava un gigantesco paio di occhiali, piuttosto strano - come me dopotutto - per qualche motivo mi riusciva difficile credergli quando diceva di essere molto popolare nel suo liceo.
Mi ritrovai davanti alla scuola ancora chiusa. Un grosso sospiro uscì dalla mia bocca: “Chi vivrà vedrà!”
Quel giorno mi ero recata al nuovo liceo per visitarne la biblioteca.
Era una fortuna che la biblioteca del Dolce Amoris fosse già aperta prima dell'inizio dell'anno scolastico, almeno potevo farmi un'idea di quello che avrei studiato nel corso dell'anno.
Era enorme e sembrava molto fornita, ma in giro non si vedeva nessuno a parte il bibliotecario, seduto dietro al bancone.
-Buongiorno signorina, Desidera?-
-Salve, è la prima volta che vengo qui, c'è bisogno di fare una tessera?-
-Ovviamente, signorina, mi dia il suo tesserino dello studente-
-Mi dispiace ma... ancora non ce l'ho, mi sono appena iscritta al liceo Dolce Amoris. Non è che potrei farla lo stesso, o almeno dare un'occhiata in giro...- diventai rossa, per qualche motivo il bibliotecario, dall'aria così solenne e annoiata allo stesso tempo, mi metteva terribilmente in soggezione.
- La tessera non gliela posso fare, mi dispiace. Può dare un'occhiata in giro... se vuole, ma non può portare libri a casa per ora-
-G-grazie. Sto cercando “Fondamenti di Biochimica”-
- In fondo alla sala, terzo scaffale sulla sinistra- il bibliotecario sfoggiò un largo sorriso che mostrava denti ingialliti e in parte neri, sentii un brivido corrermi lungo la schiena e lo ringrazia rabbrividendo.
Mi diressi svelta verso il luogo indicatomi, in fondo alla sala, terzo scaffale sulla sinistra.
Vicino allo scaffale c'era un ragazzo alto e biondo che stava afferrando un libro... o meglio stava afferrando il mio libro!
-No!- un lamento deluso uscì dalla mia bocca senza che lo potessi trattenere.
Il ragazzo mi guardò con un'espressione attonita, io invece avrei voluto sprofondare nel pavimento.
- Va tutto bene?- mi interrogò a metà tra lo stupito e il preoccupato.
Mi avvicinai a lui titubante.
Cavoli! Aveva degli occhi dorati stupendi! Era alto e prestante, non avevo mai visto un ragazzo così in biblioteca, escluso forse quando mi intrufolavo nella biblioteca universitaria con la tessera di mio fratello.
Volevo rispondergli, ma qualcosa mi bloccava le parole in gola e arrossii di nuovo.
“Ci risiamo”.
Dovevo prendere coraggio! Una ragazza forte e decisa non doveva aver paura di parlare con quella specie di figo da biblioteca (specie molto rara, tra l’altro).
- Era mio... cioè.... non è che ce n'è un altro? Era un po' che lo cercavo...- le parole mi rimasero per metà in gola e uscirono come un lamento gracchiante di un rospo, cominciai persino a sudare, ma in qualche strano modo il ragazzo aveva capito il mio confuso discorso.
- Temo che sia l'unico, lo puoi prendere se vuoi - mi avvicinò il libro dolcemente e mi sorrise, sciogliendomi completamente.
- No, no, no... Guardi, fa lo stesso... Poi lei sarà in quarta, è programma di quest'anno... Io sono in terza... Poi non lo posso neanche portare a casa, non ho la tessera... Fa lo stesso! Lo prenda lei!- e mi ritrovai a spingere aggressivamente il libro con entrambe le mani contro al suo petto. Era il mio difetto: quando avevo a che fare con dei bei ragazzi, sembravo decerebrata!
- Se ci tieni tanto ok, ma dammi pure del tu o mi offendo, siamo quasi coetanei!- prese il libro e si andò a sedere. Io tirai fuori un libro che mi ero portata dalla borsa, mi sedetti a distanza di due sedie da lui e cominciai a leggere in silenzio.
Per qualche strana ragione non riuscivo a concentrarmi e ogni due secondi staccavo lo sguardo per guardare di soppiatto il ragazzo. Non capivo una parola di quello che stavo leggendo, più che leggere fissavo le pagine del libro.
Alzai lo sguardo ancora una volta, lui mi stava guardando con aria interrogativa, incontrarmi doveva averlo parecchio scosso.
"Mi crederà certamente una pazza" pensai.
I nostri occhi si incrociano per un millisecondo e poi, timidamente, riportai i miei sul libro.
- Non ti ho mai vista al liceo! Sei nuova?- mi chiese all’improvviso.
- Sì, sono nuova-
- Infatti, penso che se ti avessi vista, lo ricorderei-
- Si, vengo da un altro liceo, sono in terza quest'anno- si avvicinò a me e mi tese la mano.
- Scusa se sono stato maleducato a non presentarmi prima. Piacere, il mio nome è Nathaniel-
Wow, che nome dolce e melodico. Bello, studioso e gentile... e aveva anche un bel nome! Mi rifiutai di credere di avere conosciuto un ragazzo perfetto, da qualche parte doveva pur avere una fregatura, dopotutto, tutti ne hanno.
Forse era questo il suo difetto: il difetto di non avere difetti, almeno non per me.
Mi alzai in piedi e gli strinsi la mano.
- Cloe. Piacere mio.
- Come mai interessata alla biochimica?
- Devo chiarire meglio qualche argomento di patologia generale, a livello microscopico si intende.
Lo so, avrei dovuto mentire, ma non sapevo proprio cosa inventarmi, davvero. La sua faccia si fece confusa. Per qualche strana ragione sembrava in imbarazzo, cambiò argomento:
- Che cosa stai leggendo Cloe?- mi chiese prendendo in mano il mio libro.
- Oliver Sacks: “l'uomo che scambiò sua moglie per un cappello”.É una raccolta di casi clinici neurologici. È molto interessante, perché affronta il tema della malattia cercando di spiegare le sensazioni del paziente e con molte riflessioni profonde!-
- Sembra interessante!- non sembrava mentire... strano.
Be’ dopotutto era anche lui in biblioteca, una ragione ci doveva pur essere!
- Sì, Sì! Devi leggere questo racconto: la disincarnata. Descrive una ragazza che tutto ad un tratto perde la propriocezione e non comanda più il suo corpo. Sai cos'è la propriocezione?-
“La disincarnata” mi si addiceva particolarmente in quel momento: non avevo nessuno controllo di quello che dicevo o facevo.
- Effettivamente no! Mi hai beccato!- si mise a ridere e ah... che risata dolce.
- É proprio questo che intendevo! É sottovalutata! É' uno dei sensi come la vista, l'udito, il tatto, la sensibilità dolorifica ecc.. É il senso che ci dice in che posizione è il nostro corpo nello spazio. Te ne servi molto quando cammini al buio, per esempio. Molti di noi non sanno neppure di averla, eppure quando viene a mancare ce ne accorgiamo eccome!-
Ecco, l'avevo fatto di nuovo! Avevo straparlato riguardo a qualcosa di cui non interessava a nessuno.
- Se è così interessante me lo devi proprio prestare quel libro.- Sorrise, non capivo se stesse cercando di assecondarmi o mi stesse prendendo in giro (probabile la seconda). Avevo la sensazione che più sarebbe durata la conversazione più avrei fatto brutte figure. Meglio svignarsela.
- Ora è meglio se torno a casa! Arrivederci Nathaniel è stato un piacere!- scappai prima che lui potesse replicare, ma lo sentii urlare:
- E' stato un piacere anche per me. Ci rivediamo a scuola, allora!- Il bibliotecario gli lanciò un'occhiataccia seguita da un gracchiare annoiato:
-Silenzio!- ( Perché silenzio poi? È ovvio che non disturbava, c'eravamo solo noi!)
Poi si rivolse a me:- Arrivederci Signorina!- e mi fece un altro di quei sorrisi a 32 denti... gialli!
- Arrivederci!- gli rimandai in dietro un sorriso molto forzato in una faccia quasi disgustata.
Non penso di aver mai avuto così tanta voglia di tornare a casa. Mi misi l'ipod per ascoltare un po' di musica durante il ritorno in autobus, ma il vortice dei miei pensieri mi impedì di gustarmi persino le mie canzoni preferite.
L'avrei rivisto? Speravo di no visto che con lui non avevo fatto che comportarmi con una bambinetta cretina. Se avessi dovuto passare ancor del tempo con lui, gli avrei dato un motivo in più per prendermi in giro. Ero talmente impacciata che avrei provato vergogna per me anche vedendo la scena da fuori.
Bel modo per conoscere i compagni! La mia reputazione al liceo Dolce Amoris cominciava già col piede sbagliato. Sapevo che per la mia sanità mentale sarebbe stato meglio non rivederlo più, ma una parte di me non vedeva l'ora che fosse lunedì per avere la speranza di rincontrarlo e io odiavo con tutta me stessa quella mia parte di me.
Ero innamorata forse? Non lo potevo dire con certezza: non avevo più avuto tanti rapporti con i ragazzi dai tredici anni in avanti, avendo frequentato una scuola prettamente femminile. In questo caso avrei dovuto seriamente imparare a controllare i miei ormoni.
L'autobus si fermò alla mia fermata e io scesi. Non era ancora tornato nessuno a casa.
Mi lasciai cadere sul mio letto e presi il libro per continuare la mia lettura, ma quella calca di pensieri che si spintonavano nella mia testa non voleva lasciarmi in pace. Così presi il Nintendo ds e mi buttai sul professor Layton: solo un po' di sano svago senza impegno poteva distrarmi in quel momento. Mi sentii subito meglio: il cuore, che non aveva fatto altro che battere all'impazzata, rallentò, ma come lasciavo quella mia piccola distrazione, la testa si affollava di nuovo, diventavo agitata come un bambino a cui viene tolto il ciuccio.
Così, dopo una cena veloce, passata a cercare di nascondere i miei sentimenti a quell'impiccione di mio fratello, mi fiondai a letto e ricominciai a giocare. Finii tutto il Gioco al 100% quella notte e non chiusi occhio.

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Capitolo 2
*** Mad World prima parte ***


 
Il Liceo Dolce Amoris distava solo un paio di chilometri da casa mia e decisi di andare in bicicletta. Era settembre ed era ancora caldo. Tutto intorno a me c'erano i volti familiari della gente del mio quartiere, svegli e brillanti  pronti per le loro corse quotidiane. Più mi allontanavo dalla mia zona più i visi si facevano sconosciuti. Dopo dieci minuti arrivai, un quarto d'ora prima dello squillo della campanella che avrebbe segnato l'inizio delle lezioni. Salii quei 10 gradini che mi separavano dall'ingresso della scuola e varcai le grandi porte di vetro. Avevo con me una serie di moduli compilati compresi di firma dei genitori, fototessera e 25 euro da lasciare in sala delegati, ma non avevo nessuna idea di dove fosse. Decisi di chiedere a una ragazza bionda, appena entrata. Era piuttosto alta, vestita bene e aveva l'aria di una persona simpatica e socievole.
- scusa il disturbo  vorrei un'informazione: mi sapresti dire dove posso trovare la sala delegati?
- Cosa vuoi MEGASTRACCIONA?- mi ricredetti su tutto quello che avevo pensato. Una ragazza dai capelli castani, dietro di lei, scoppiò in una fragorosa risata.  Risposi alquanto irritata:
- Sei fortunata che non ti rispondo a tono perché sei troppo grassa e ho paura di te: mi spezzeresti come un fuscello.- 
-Grassa!?!? E' la costituzione, carina, se sei piccola come una bambinetta non  è colpa mia. E io non criticherei gli altri se vestissi con le maglie che mette mio padre a fare giardinaggio- mi guardò con disprezzo. L'altra ragazza continuava a ridere.
- Io i vestiti li posso cambiare tu la tua faccia no. E riguardo a te..- mi rivolsi alla brunetta, che si stava tanto divertendo.
- che c'è?- sboffò lei.
- hai un grosso ragno sui capelli- dissi con un sorriso. Esplose in un gridolino stridulo, seguito da diversi "toglimelo toglimelo" e si mise a saltare come una matta. Naturalmente non c'era mai stato nessun ragno, ma stavolta era l'intero corridoio a ridere di gusto.
Girovagai a caso per un po' e finalmente trovai la sala delegati. Bussai.
-E' permesso- chiesi.
-Avanti- rispose una voce familiare da dietro la porta. Il mio cuore cominciò a battere all'impazzata, era Nathaniel. Ed io ero paralizzata.
-Avanti- ripetè la voce.
Mi feci coraggio, feci un respiro profondo. 3, 2, 1 ....Entrai .Non era solo ma c'era anche una ragazza dai lunghi capelli castani indaffarata a guardare alcune carte su una scrivania, non avevo mai visto nessuno sedere con la schiena così dritta.
- Sto cercando il delegato principale. Immagino che sia tu... 
- Esatto, mi chiamo Melody- disse la ragazza alzando la testa dal foglio
- Piacere Cloe, adesso sono confusa. Chi di voi due è il delegato?-
-Entrambi.- rispose Nathaniel. prese alcuni moduli dalla scrivania - dovresti...-
- Portarti i moduli di ammissione compilati e firmati dai genitori, una fototessera e 25 euro- lo interruppi io porgendogli la busta con tutto l'occorrente. Sgranò gli occhi incredulo.
- ho messo anche una graffetta per tenere insieme il tutto.- continuai  vestita di un largo sorriso soddisfatto.
- Ti Adoro!- il ragazzo sembrava allibito e spontaneo. Melody fece una smorfia contrariata.
-E' la prima volta che mi capita- continuò lui entusiasmato.  Sorrisi ancora, era un sorriso a metà tra la felicità e la tensione per le troppe attenzioni del biondo. Melody mi lanciò un'occhiataccia involontaria, poi distolse rapidamente lo sguardo da me, forse si era accorta di come mi stava guardando.
- Adesso dovrei andare si è fatto tardi.  Sapreste indirizzarmi alla classe 3C, per favore?
- Ti accompagno io, se vuoi.- rispose la ragazza alzandosi di scatto dalla sedia. 
- Mi faresti un piacere, arrivederci Nathaniel- 
Seguii Melody fino al piano superiore. Mi spiegò che a fine mattinata sarei dovuta andare a ritirare il libretto delle giustifiche e il tesserino della scuola. Parlò camminando, senza mai guardarmi, era molto fredda come modi. Arrivammo fino a una porta chiusa, il professore era già in classe. 
- A dopo, Cloe.- salutò con distacco e fece per andarsene.
-Melody!-
-Si?- 
-Va tutto bene?- 
fece cenno di sì, abbassando lo sguardo.
- Hai qualcosa contro di me ?- trasalì e dopo una breve pausa scosse leggermente la testa. Se ne andò senza salutare.
Bussai e chiesi il permesso per entrare in classe. Una donnina dai capelli ramati sulla cinquantina, la professoressa Jordan di biologia, mi presentò al resto della classe. Nella penultima fila sedeva Ken, era vicino ad un banco vuoto che indicava con grande frenesia guardandomi. Il mio piccolo amico era molto tenero: sembrava un cagnolino che fa le feste al padrone appena arrivato a casa. Eravamo in una fila con tre posti, io ero in mezzo. Alla mia sinistra c'era un ragazzo dagli appariscenti capelli rossi, probabilmente tinti. Non ci pensò neanche a presentarsi , ma io lo conoscevo già, ken mi aveva parlato di lui: era Castiel il “duro” della scuola, un anno più grande, bocciato l'anno scorso. Di lui vidi solo i capelli perché era completamente accasciato sul banco. Non dormiva, ogni tanto muoveva il collo a destra e a sinistra  per sgranchirsi, era solo un gran maleducato.  La professoressa stava facendo un ripasso dell'anno scorso. Girava per la classe scrutando tutti da dietro un paio di larghi occhiali dalla spessa montatura nera. ad un certo punto rivolse una domanda alla classe:
- Qualcuno di voi si ricorda come sono fatti i batteri?- non dovevo assolutamente rispondere, non volevo fare la figura della secchiona già prima di conoscere tutti. La mia bocca, però, era tutta un fremito e la mordevo per l'agitazione. La professoressa guardava attraverso la mia faccia nervosa, non so se in quel momento ci vide ignoranza o voglia di primeggiare.
- Signorina, lei che è nuova..- disse indicandomi con il capo- ..mi saprebbe rispondere?-
Risposi, eccome se risposi. Parlai per circa otto minuti, dalle varie classificazioni dei batteri alla conformazione, dai GRAM positivi e negativi al metabolismo, accennai persino a alcuni batteri patogeni per l'uomo che conoscevo. Mi interruppe l'insegnate. 
– Bene signorina, molto bene, ma penso che abbia già confuso le idee abbastanza ai sui colleghi.- La classe esplose in una fragorosa risata. Persino il bello addormentato di fianco a me era saltato sull'attenti.
A fine lezione mi rivolse la parola, naturalmente per dirmi:
- Ehi secchiona, guarda! C'è la cattedra libera, vuoi fare lezione te? scommetto che al signor Faraize piacerebbe prendersi un caffè.- Banale. Era una vita che me la giocavo con sbruffoni come lui, era solo pane per i miei denti.
- Tu devi essere Castiel, il bulletto. Ken mi ha parlato di te. A te invece piace taaantoo fare lo studente, talmente tanto che hai scelto di ripetere la terza per restare un po' di più. Potresti ripetere anche la quarta e la quinta.. no?-  dissi con tono pesantemente sarcastico. Il rosso non reagì bene al mio commento: sbuffò dal naso come un toro, stava preparando la carica.
-Tra le cose che sai c'è anche il mio nome, allora? sai anche che taglia ho di mutande? Perché non te ne vai a casa se sai già tutto?- Il suo tono si era fatto aggressivo, e anche il mio lo diventò di conseguenza.
- E PERCHE' TU NON TE NE VAI AFF...-
Non feci in tempo a finire la frase, una voce troppo adulta mi interruppe. Un bel modo di conoscere il professor Faraize, l'insegnate di storia.
-Signorina moderi i termini!- sbuffai contrariata.- Adesso basta, sono costretto a mandarla dalla preside!- Il professore non doveva avere molta pazienza. Abbandonò l'aula per accompagnarmi nell'ufficio della preside. Durante il tragitto non fece altro che raccontarmi come fosse deluso di me dopo che la pofessoressa Jordan mi aveva tanto elogiato in sua presenza. Io non mi sentivo per niente in colpa.
Entrammo nell'ufficio e mi aspettò una sorpesa. Non riuscii a trattenermi dal commentare:
- Ma Sei anche preside adesso !?

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Capitolo 3
*** Mad World seconda parte ***


- La preside è in giro per la scuola a cercare il suo cane, kiki. Per ora la sostituisco io.- Disse Melody in tono garbato. Il professor Faraize ci lasciò sole.
- Non è molto professionale, dico da parte della preside.- 
- Per niente.. Ma come mai sei qui?-
- Ho inveito contro un certo Castiel-.
- Ah allora sei qui ingiustamente. Sai lui ha una certa.... fama, diciamo.- rispose con un lieve sorriso nervoso sulle labbra, la mia presenza sembrava, ancora una volta, irritarla.
- Speriamo non sia contagioso. E' il mio vicino di banco da poco più di un'ora e sono già in presidenza!- Cercavo di distendere la tensione con una battuta, ma fallii miseramente.  MI ripropose il sorriso di prima e abbassò lo sguardo su alcuni fogli, interrompendo in nostro breve discorso. Rimanemmo in silenzio per un quarto d'ora circa. Le sue unghie tamburellavano sulla cattedra della preside mentre faceva finta di concentrarsi su alcuni fogli che probabilmente non erano neanche di sua competenza. Mi sentivo a dir poco a disagio in quella situzaione, mi guardai intorno cercando di pensare a qualcos'altro. Notai sulla parete color ocra un piccolo orologio a cucù molto kitch e una gigantesca fotografia che ritraeva una donna sulla sesantina insieme a un minuscolo cane peloso. Altre immagini del cagnolino erano ordinatamente disposte sulla scrivania in cornici d'argento, pur non avendo mai incontrato la preside pensai che quell'attaccamento verso la bestiola fosse a dir poco agghiacciante.  Provai ad aprire bocca per parlarne con Melody, ma all'idea che rispondesse ancora con quel sorriso stentato alle mie battute esitai. Ogni tentativo di trovare un argomento di conversazione che non fosse Nathaniel era a dir poco inutile. Avevo paura della risposta, ma le feci comunque la domanda che avrei voluto farle da quando l'ho incontrata e che prima aveva cercato di evitare:
- Senti, Melody... ehm... tra te e Nathaniel c'è qualcosa? voglio dire, siete fidanzati?- Alla mia domanda la ragazza trasalì e mi guardò con occhi sbarrati.
- NO... no.... nonono...- rispose agitata, diventò rossa e lo sguardo puntava contro il pavimento. Ci fu un attimo di silenzio che lei interruppe.
- Perchè lo vuoi sapere?- chiese, fortemente impaurita.
- Mi sei sembrata strana... tutto qui... Nei miei confronti, dico, quando Nathaniel era gentile con me-
- Forse perchè lo amo.- le parole le erano uscite a fatica, il suo capo era talmente abbassato che il mento le toccava lo sterno. Dietro gli occhiali da lettura che aveva addosso potei scorgere allcune lacrime, che sembrava voler trattentere. Quelle parole furono come una coltellata per me. Lei lo amava... e diciamocelo... erano praticamente la coppia più azzeccata del mondo. Chi ero io a confronto?Lei era così bella e passavano molto tempo insieme. Nascosi il mio viso sotto la sciarpa per affogare il mio dolore. Lei neanche mi guardava.
- Lui lo sa?- chiesi. La delegata si asciugò le lacrime con la manica della maglietta.
- No-  
- Devi dirglielo, per forza, fatti coraggio- non so perché la stavo incitando. Se Nathaniel voleva stare con Melody e non con me però era meglio saperlo subito, via il dente via il dolore. Con Melody e non con me? ma cosa pensavo? Nathaniel non si sarebbe mai messo con una come me, Melody o non Melody.  In questo senso non c'era nessun problema, allora perché la cosa mi dava tanto fastidio?
- Chiedigli almeno di uscire.- continuai. Il bue che dava del cornuto all'asino. Io facevo fatica a rivolgergli la parola, figurati chiedergli di uscire. Ancora una volta pensavo come se io dovessi in qualche modo aver a che fare con Nathaniel, cosa dalla quale la mia ragione cercava disperatamente di tenermi lontana.
- Ti va di aiutarmi?- Chiese lei con voce strozzata.
-ok.-
Passammo un'ora e mezza a parlare di Nathaniel, di come si erano conosciuti, di come c'era sempre stata intesa tra loro... Era come cadere in un pozzo senza fondo, in un buco nero.  Lei prendeva sempre più confidenza e quel peso che sentivo sul mio petto si aggravava. Era ora di andare, lei concluse con : 
- Grazie Cloe, ti conosco da poco ma sei veramente un'amica. Non mi sono mai aperta così con nessuno della scuola.- Un'amica? ero solo una bugiarda e un coniglio. Una botte d'ipocrisia. Una persona normale le avrebbe fatto la guerra.
- Figurati.- Sfoderai il migliore dei miei sorrisi. Lei non notò quanto fosse sforzato, si fidava di me.
- ma se davvero vuoi che ti aiuti oggi trova una scusa per uscire dalla sala delegati quando ritirerò il mio libretto. Così almeno indago un po'-  Dissi così, anche se non sapevo se avrei avuto il coraggio di chiedere a Nathaniel di lei. Melody annuì sorridendo. Un uccellino di legno uscì dall'orologio a cucù pigolando lo scadere della mia punizione.
- Ora devo salutarti, la lezione del professor Faraize sta per finire e non vorrei fare brutta figura anche col prossimo professore.-
- Ciao Cloe e grazie ancora.- Tornai in classe nel cambio d'ora prima dell'arrivo del professore. Feci in tempo anche a scambiare quattro chiacchiere con Ken, non volendo dire niente di Nathaniel e Melody gli parlai della ragazza bionda con cui mi ero scontrato stamattina. Lui mi disse che si chiamava Ambra e che era più di un anno che lo aggrediva e gli rubava i soldi. Mi sorprese che Ken non avesse mai detto niente a nessuno, non avrebbe dovuto farsi trattare in quel modo! Nel frattempo il rosso parlava con un ragazzo dai capelli argentei in fondo alla classe, quando arrivò la professoressa si sedette senza degnarmi di uno sguardo.  Avevamo letteratura e la signora Strauss ci fece una lezione introduttiva sul programma di quest'anno. Era una donna particolare, vestita elegante e con un mare di capelli crespi biondi che le cadeva sulla giacca. Mentre parlava giocherellava con la chioma, trovai un po' buffo il fatto che la sua voce partisse bassa e si facesse più stridula alla fine di ogni frase.  Ken la descrisse come la peggiore delle zitelle inacidite. Lui mi riferì che negli scorsi anni si era sempre accanita contro le donne e aveva sempre privilegiato i bei ragazzi, in particolare un certo Lysandre.  Castiel aveva sempre avuto la sufficienza facile con lei mentre Ken era infastidito dal fatto di avere il 6 risicato pur studiando come un matto. Finirono le lezioni e mi recai da Nathaniel per ritirare il libretto delle giustifiche e il tesserino dello studente. Melody uscì dalla sala delegati con una scusa, ma io non riuscii a chiedergli niente su di lei e me ne andai velocemente. Uscendo dall'aula sussurrai a Melody -ci vorrà più tempo.- e lei annuì in silenzio. Si, forse ci voleva più tempo per me per metabolizzare la cosa, ma non ci voleva tanto per scoprire se Melody era corrisposta.
Lasciai il liceo per tornare a casa, ma mi aspettava una brutta sorpresa: Davanti a me, nel cortile della scuola, c'era la dolce Ambra che stava parlando con Ken, non ci voleva un genio per capire di cosa discutessero. Ad un tratto la bionda afferrò il mio amico per il collo della maglietta e lo sollevò da terra. Cosa fare? stavano aggredendo Ken ma non avrei mai potuto difenderlo. Di colpo ebbi un'idea, presi il telefono e ripresi di nascosto la scena. Lui tirò fuori 10 euro dalla tasca dei pantaloni e l'arrogante bulletta li prese e lo lasciò andare, bruscamente, lanciandolo contro il cemento. Due ragazze alle spalle di lei ridevano. Come si può ridere di una tale ingiustizia? Aspettai che se ne andassero e raggiusi Ken.
- Ti va di fare la strada con me?- gli chiesi. 
- Hai visto tutto, vero?-  Di risposta annuii.
- Dai andiamo.- Si alzò da terra e scosse velocemente i pantaloni per togliere la polvere. Andammo a prendere la mia bici, che portai a mano per tutto il tragitto. Ken era silenzioso, sembrava mortificato, ma non riuscii a trovare le parole per consolarlo. Mi accorsi che eravamo appena arrivati sotto casa mia.
- Non è colpa tua.- dissi all'amico amareggiato.
- Non so difendermi, non sono un vero uomo.- rispose guardando il pavimento.
- Non è vero! Essere uomini non vuol dire ricorrere alla violenza.-
- Non mi sono mai accorto di quanto fosse umiliante, almeno non prima che succedesse davanti a te. Non avrei mai voluto che mi vedessi così, non Tu.- La sua voce tremava, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
- Ken, ci sono tanti modi per difendersi.- gli passai la memory card del mio telefono.
- cosa intendi?-
- Ho ripreso tutto, falle causa.-

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Capitolo 4
*** Gate Control and The Gamer ***


Quando entrai nel cortile di casa per prima cosa chiamai il cane. - Berry!!-  non arrivò. Per intero si chiamava Tackleberry, come un personaggio di scuola di polizia. Naturalmente il nome l'aveva scelto mio fratello.  Mi servivo spesso di questo meccanismo per capire se mio fratello Jack era in casa: lui faceva sempre entrare il cane e se il l'allegra bestiolina non era in cortile sapevo già che avrei dovuto preparare un pranzo per due, in caso contrario avrei dovuto portare fuori Tackleberry.
Mio fratello Jack aveva una passione per i cani, esclusivamente  quelli a pelo corto e soprattutto col muso rugoso. Avevamo un boxer, Mahoney, ma era morto un anno e mezzo prima, così era entrato nella nostra famiglia Tackleberry, un bulldog francese. Mio fratello era un ragazzo alto e grosso, l'avresti detto un giocatore di rugby. Una massa di capelli castani incolti  gli cadeva sulle spalle e vestiva sempre con magliette di fumetti e gruppi rock, che a volte rubavo dal suo armadio. Era un appassionato di videogiochi e computer. Per questo motivo si era iscritto a ingegneria informatica. Non sapevo se studiasse veramente o se l'avesse scelta solo perché la mamma non lo rimproverasse più di passare tutto il giorno a computer, sapevo solo che il suo libretto degli esami era intoccabile. Entrai in casa.
-Jaaack!!!- Dopo una manciata di secondi il fratellone mi venne incontro dicendo:
- Devi assolutamente iscriverti a un sito.- Neanche un "Ciao", la cosa mi infastidiva, gli replicai scimmiottando la sua voce:
- Ciao sorellina, com'è andato il tuo primo giorno di scuola?  Quale deliziosa prelibatezza cucinerai per me oggi?-
- Prelibatezza? ma se non sai fare altro che pasta alla pomarola, o peggio alla maionese,  con schiaffata dentro una scatoletta di tonno. E la metà delle volte ti viene scotta.- rispose ridendo.
- Forse potresti fare la spesa ogni tanto!- replicai.
Me ne andai scocciata in cucina, apparecchiai e misi a bollire l'acqua. Il frigo era quasi vuoto, cercai qualcosa di diverso dalla pomarola per condire la pasta.... Philadelphia... poteva andare. In ogni caso forse Jack aveva ragione. Una volta Ken mi aveva detto che le uniche ragazze che conosceva che non sapessero cuninare, oltre a me, era perché non ne avevano l'opportunità, avendo la mamma sempre in casa. Per questo io ero un caso strano: una frana che fa molta pratica. E' che nessuno mi aveva mai chiesto di cucinare, mia mamma, da quando aveva trovato il nuovo lavoro, mi aveva sempre detto: "Non torno a casa, ti arrangi?" per cui mi sono sempre arrangiata... mai cucinato! Trovavo un po' ingiusto che mio fratello non toccasse una pentola, ma sapevo che mia mamma si rivolgeva a me  perché se avesse dato la responsabilità al mio irresponsabile fratello maggiore avremmo mangiato pane e nutella come pranzo tutti i giorni.  Per lui potevo anche nutrirmi dell'umido delle pareti. Buttai giù la pasta e attesi pazientemente dieci minuti guardando la tele. Chiamai Jack e ci mettemmo a tavola. Durante tutto il tempo parlammo del nuovo gioco online che aveva scoperto. Dopo mangiato mi costrinse a iscrivermi, naturalmente indicando lui come referente, per usufruire di un premio. Ci ritrovammo davanti al mio computer. 
Nickname: Baby_Brainstorming. 
- No, questo nick non va bene- commentò mio fratello. 
- Come no? è il mio solito nick.-
- Devi scegliere un Nick unisex o da ragazzo, no  puoi fare un personaggio donna.-
- E perchè no?-
- In quel sito c'è pieno di NERD sfigati che sbavano dietro a qualsiasi cosa di sesso femminile, non troveresti altro che cattive compagnie. -Mio fratello... il solito esagerato geloso e iperprotettivo. Quando andavo in giro con lui, soprattutto in spiaggia, nessun ragazzo mi si poteva avvicinare. Difendeva il mio onore anche a costo di mettermi un braccio intorno alla spalla, un enorme sforzo visto quanto fosse riluttante ai gesti di affetto nei miei confronti, solo perché i maschi credessero che fosse il mio ragazzo e mi stessero lontano. Aveva quasi pestato un tipo, Dake, l'estate prima... che imbarazzo. Decisi di farlo contento.
Nickname: Gate_Control
- Gate control?
-  Si come la teoria del cancello, l'ho riguardata l'altro giorno sul Kandel...Hai presente cos'è-
- Si lo so cos'è, sei la solita Secchiona. Spero di essere molto lontano da qui quando sarai una supponente neurologa-
- Mi parli tu di ossessioni? dopo che mi hai implorato di iscrivermi all'ennesimo gioco di ruolo?- 
Scelsi un elfo, il personaggio più carino possibile,  gli feci i capelli castani e gli occhi verdi, se fosse stato vero mi sarei potuta innamorare del mio stesso personaggio. Completai la mia iscrizione con i miei dati personali, che nessun giocatore avrebbe visualizzato. Suonarono il campanello, andai ad aprire.
- Cloeeeeee-
-Sophiaaaa.- la ragazza mi saltò al collo e mi diede un grosso e umidiccio bacio sulla guancia. Sophia era la ragazza di mio fratello. La adoravo dal primo momento in cui l'avevo vista. Era una ragazza espansiva e prendeva sempre molta confidenza con le persone. Lei e il mio burbero fratello formavano una strana coppia, soprattutto perché Jack era alto 1 m e 90 e Sophia 1 e 50, benché lei fosse due anni più grande di lui sembravano zio e nipotina. All'improvviso vide mio fratello da lontano, prese la rincorsa e gli saltò in braccio avvinghiandogli le gambe intorno alla vita, era il mio segnale che me ne dovevo andare. 
- Vado a Portare fuori Tackleberry!- urlai. Mi inginocchiai e chiamai il cane che arrivò correndo e mi saltò addosso, proprio come aveva fatto Sophia con Jack. Uscii e mi diressi al parco, un parco più lontano del solito per lasciare più tempo ai due piccioncini. Andai nell'area apposita per i cani.  Ad un tratto sentii una voce stranamente familiare alle mie spalle.
- Hey Buddy!- Hey buddy... era la scritta dietro la mia maglietta. Sentii il contatto di una mano sulla mia spalla. Mi girai, quello che vidi mi lasciò incredula.
-Tu?- Era Castiel e indossava la mia stessa maglia.
-Secchiona?-
- Ho un nome ed è Cloe... Come mai adesso mi rivolgi la parola?- dissi stizzita togliendo bruscamente la sua mano dalla mia spalla.
- Non sapevo che fossi tu.. Ascolti i Nightwish?- 
- I miei gusti musicali non sono affar tuo.- 
- Sono affare di tutti, li porti scritti sulla maglietta!  Non l'avrei mai detto.. Ti facevo tipa da Boy Band.- Dopotutto forse anch'io mi ero sbagliata sul suo conto. Si stava rivelando simpatico.
- Previsione sbagliata. Anche se non ho niente contro le Boy Band, fanno il loro mestiere. Voglio fare anch'io una previsione: il tuo è il Rottweiler nell'angolo a destra.- Non che avessi individuato il suo cane per puro intuito: avevo semplicemente accoppiato il guinzaglio che aveva in mano il ragazzo con il collare corrispondente.
- Esatto, si chiama Damon.- disse sbalordito.-  Sai sempre tutto tu eh?... vediamo... Il Cocker Spaniel marroncino?.- 
- Fuori Strada.- 
-Labrador?-
- Naaaa.-
- Sarà mica il Dobermann?-
- Ti arrendi?-
- Spara.-
- Il Bulldog Francese.-
- Cos'è un Bulldog Francese?-
- Quello lì.- dissi indicando Tackleberry. Castiel fissò per qualche secondo l'attivo cagnolino mentre si rotolava nel fango sotto al muso di una barboncina. Era sempre stato un gran giocherellone, un po stupidotto, molto tenero. Infine il ragazzo commentò:
- E' il cane più brutto che io abbia mai visto.-
- Heyyyyy....- Dissi in tono contrariato.
- ...Buddy?- completò lui.
- E' bellissimo... si chiama Tackleberry.-
- Il nome non mi è nuovo.-
- Scuola di polizia.-
- Almeno il nome ha gusto. Devo andare, ci vediamo domani secchiona!-
Fece un fischio al cane che lo raggiunse e si allontanò, ma gli tirai un sasso dritto in testa.
- A domani testa di rapa!-
Sarebbe andato d'accordo con mio fratello, dato che la maglietta e il nome del cane erano suoi ed erano le uniche cose che apprezzasse di me. 
 Tornai a casa con calma e avvertendo Jack al telefono del mio ritorno. A cena cercò di convincere invano i miei a iscriversi al nuovo gioco di ruolo. Pessima mossa: mia mamma passò il tempo a rimproverarlo perché perdeva tempo sui giochi invece di studiare. Dopo cena guardammo un film tutti insieme. alle 23 circa andai a letto tranquilla, ma dopo qualche minuto iniziai a ripensare alla giornata. Non a tutta la giornata, in particolare a Nathaniel e Melody. Più ci pensavo più il mio cuore batteva e non riuscivo a dormire. Inutile negare che mi fossi presa la mia prima vera cotta per Nathaniel. E che qualunque speranza poteva essere distrutta all'istante da una relazione tra lui e Melody. Lei lo amava da anni e chi ero io per cercare di stroncare la loro relazione? Ma soprattutto: chi ero io per propormi di aiutarla? Perché non riuscivo mai a dire di no agli altri anche quando i favori che concedevo andavano contro a me stessa?
Mi rigirai nel letto con questi pensieri fino all'una e mezza. Mi ricordai dell'ultima volta che mi era successa una cosa del genere e istintivamente presi il computer per entrare in quel gioco di ruolo che piaceva tanto a mio fratello. Era abbastanza "classico" come impostazione: armi, combattimenti che migliorano le tue caratteristiche, missioni da svolgere, possibilità di combattersi e allearsi con gli altri giocatori (a quanto avevo scoperto anche avere relazioni). Stavo combattendo contro un cinghiale, giusto per alzare un po il livello, quando mi incappai in un drago enorme. Non riuscivo a scappare e il drago stava succhiando la mia vita, ma d'improvviso un altro giocatore con un solo colpo finì il drago. La chat di fianco al gioco si illuminò.
The_Gamer: Nabbo?
Gate_Control: Già u.u
The_Gamer: Non dovresti stare in queste zone, sono indicate rosse nella cartina. Dovresti stare nelle zone verdi per ora o rischi di morire subito.
Gate_Control: Cartina?
The_Gamer: Si ce l'hai nello zaino. L'hai fatto almeno il tutorial?
Gate_Control: No, sto andando a naso.
The_Gamer: Fallo! comunque se hai bisogno chiedi pure.
Gate­_Control: Dove sei se ho bisogno di aiuto?
The_Gamer: Mi trovi qui, ma non ti conviene venirci. Ti ho aggiunto come amico. Quindi... o  vai nella chat privata del gioco, che non è molto bella, o mi aggiungi su fb.
Gate_Control: non ho facebook.
The_Gamer: dovresti farlo. Skype? Msn? E' un po datato ma va ancora..
Gate_Control: ok, facciamo msn... ce l'ho instellato di dafault sul computer..
Ccreai un account fasullo, lui mi mandò la sua mail e io lo aggiunsi. Mi diede consigli preziosi sul gioco, in realtà all'inizio sporadicamente perché stavamo ancora giocando . Poi smettemmo entrambi di giocare. Alle due e quaranta circa gli chiesi:
Gate_Control: Come mai ancora sveglio?
The_Gamer: Abitudine. Tu?
Gate_Control: Non riesco a dormire.
The_Gamer: Ti posso chiedere una cosa?
Gate_Control: Domandare è lecito, rispondere è cortesia.
THe_Gamer: Come mai ti chiami telecomando del cancello?
Gate_Control: Non è telecomando del cancello, è teoria del cancello.
The_Gamer: A me sembra proprio telecomando del cancello. Ti chiamerò così d'ora in poi XD. Ma cos'è la teoria del cancello?
Gate_Control: Una teoria di modulazione del dolore, ho deciso di chiamarmi così perchè ultimamente giocare è l'unica cosa che mi calma, che lenisce il mio dolore. Non ti chiedo perché the Gamer, mi sembra ovvio.
The_Gamer: Non soffri molto a giudicare dal tuo livello. aauauauau XD. A parte gli scherzi.. Perché stai male?
Gate_Control: ragazzi...
The_GAmer: Ah... e lo sanno che sei gay?
(Cavoli...   avevo proprio scritto ragazzi, dovevo correggermi o saltava la copertura. Quasi mi scordavo che mi credesse un ragazzo.)
Gate_Control: Volevo dire ragazze.. In Particolare una: Nadine. Ma lei non mi calcola neanche.
The_Gamer: Come fai a dirlo?
Gate_Control: Un ragazzo, che lavora con lei, ne è pazzamente innamorato. E' carino, molto più di me, ho paura a chiederle cosa provi veramente per lui.
The_Gamer: Mmmhh.. Dovresti scoprire la verità... Ma cerca di conquistarla...
Gate_Control: E come?
The_Gamer: Chiedile di uscire, non so.. prendile dei fiori, queste cose alle ragazze dovrebbero piacere.
Gate_Control: Ahahah mi sembra che non sia un esperto neanche tu.
The_Gamer: Non ho bisogno di conquistare ragazze. Io ho schiere di ragazze ai miei piedi.
Gate_Control: Dimmene una.
The_Gamer: Nadine.
Gate_Control: Se proprio dovevi inventarti un nome potevi evitare di usare quello che ho usato io.-.-"
The_Gamer: Cavoli! Comunque se questa Nadine non ti calcola dovresti trovartene un'altra. Qualche idea Telecomando?
Gate_Control:NON CHIAMARMI TELECOMANDO mah... veramente ci sarebbe un'altra ragazza carina: Cassandra. E' una tipa scontrosa ma ultimamente sembra essere più gentile con me.
The_Gamer: Non perdere tempo con  le ragazze... pensa a salire di livello.
Gate_Control: Ma se prima mi hai detto il contrario... come stai tu a ragazze? Ti assillano troppo immagino (XD)
The_Gamer: Io mi concentro sulle cose importanti, come salire di livello XD. Mi piacciono le ragazze ma quelle che conosco sono tutte ochette che non fanno altro che parlare di trucco, discoteche e Boy Band.
Gate_Control: Come ti capisco.
 
 
E lo capivo veramente, era il motivo per cui non avevo mai legato più con ragazze dai tempi delle elementari, pochi argomenti di conversazione in comune. Mi trovavo bene con questo sconosciuto, con lui potevo parlare di tutto senza la paura del suo giudizio su di me.
Parlammo per un'altra ora circa della mia situazione, gli raccontai tutto: da come avevo conosciuto Nathaniel, o meglio Nadine, al mio incontro con Castiel/Cassandra al parco. Mi sentivo molto più sollevata come liberata da un grosso peso. 
Alle tre e mezza circa The Gamer andò a dormire, lo ringraziai tanto per avermi ascoltato e avermi dato consigli. Restai a giocare ancora fino alle sei, non riuscendo ad addormentarmi. Dormii un'ora e mezza con la testa sul computer, poi suonò la sveglia. La spensi senza pensarci e a svegliarmi nuovamente fu una chiamata sul telefono.
-Pronto? Che cosa Vuoi? Perché mi chiami?

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Capitolo 5
*** La macchina del tempo ***


-Tutto bene?? è un quarto d'ora che ti aspetto sotto casa .. sono preoccupato! Non hai mai ritardato in vita tua.- La voce di Ken al telefono  mi riportò alla realtà. Era tardi e dovevo correre, anzi volare. Mi vestii alla svelta, non mi lavai, tirai i capelli in una coda strettissima perché non si vedesse che erano unti. Come odiavo  non fare la doccia al mattino, non mi specchiai neanche per paura delle condizioni della mia faccia. Mi portai dietro spazzolino, dentifricio e sapone: mi sarei data una veloce sciacquata nel bagno della scuola.
Inforcai la bici e raggiunsi Ken.
- Pronti!
- Ma Hai dormito stanotte? sei un rudere!
- Stai zitto va.
Ci dirigemmo verso il liceo, al parco affiancai la mia bici alla sua.
- Hai poi parlato ai tuoi di Ambra? Che farai? Vorrei vedere la faccia di quella impertinente davanti a una lettera del tribunale.- Feci una risatina. La risposta di Ken non fu quella che mi aspettavo:
- Stai zitta tu ora!- disse con un sorriso forzato. C'era qualcosa che non andava.
- Keeen!!
- Ne parliamo dopo.- Il suo tono era diventato di colpo serio. Decisi che avrei aspettato, lo avrei scoperto dopo. Ci precipitammo verso la classe, la porta era chiusa. Brutto segno. Stavamo quasi correndo e entrammo senza bussare. In realtà ci fiondammo dentro, io in testa.
- Scusi il ritardo profess....- SBAM! avevo urtato contro qualcosa... o meglio qualcuno.  Caddi per terra. Mentre Ken si andava a sedere chiedendo scusa per il ritardo l'unica cosa che seppi dire da terra fu:
- Lei non è la professoressa Hotchner.
- Perspicace principessa. La vostra professoressa è in maternità, la sostituisco io: mi chiamo Gerard Finnigan- Mi tese la mano e mi aiutò ad alzarmi. Era un ragazzo sulla trentina, chiaramente un supplente: occhi verdi chiarissimi, capelli ricci neri che incorniciavano il viso e una barbetta incolta. Era il ragazzo più attraente che avessi mai visto e non ero l'unica a pensarlo: le ragazze della classe intorno a me  lo guardavano intontite,  sembravano sedate.
- Che stretta energica! Complimenti! Su... Si vada a sedere!- Mi diede una piccola spinta sulla spalla. Andai a posto, Castiel mi guardò un attimo e poi sussurrò:
- Hai litigato con la doccia?
- Taci.
- Beh... spero che domani facciate pace o dovrò cambiare posto... Però potevi avvicinarti un po di più al professore se sveniva facevamo un'ora buca.
- Se mi prometti che cambi posto sono disposta a non lavarmi per una settimana.
- Potessi.
- Come mai non ti sei scelto un vicino di banco? Quel ragazzo è tuo amico...No?- dissi indicando il ragazzo dai capelli argentei in seconda fila, da cui Castiel andava a ogni cambio d'ora.
- E' troppo impegnato a correre dietro a una gonnella.- Rispose scocciato. Si riferiva alla ragazza dai lunghi capelli che era al suo fianco.  Veramente splendida, l'avresti detta una modella.
- Fa bene. Non ho mai visto una rag...- Qualcosa di piccolo come un sassolino mi rimbalzò contro la mia testa. Non era un sassolino, era un gessetto.
- Principessa.. non si faccia sedurre da questi ragazzacci, ricordi che lo studio è più importante di un bel visino.- Diventai bordeaux.- Venga qui alla lavagna e mi faccia questa equazione che ho scritto.-  Non so dire se amassi o detestassi il professore per i suoi modi così spartani. Lo adoravo perché mi chiamava principessa, sicuramente. Raccolsi il gessetto da terra e andai alla lavagna. Risolsi l'equazione in pochi minuti e  tornai diligentemente al posto.
-E' stata brava, ha il mio permesso di non ascoltare! ma non distragga il suo compagnuccio di merende.- tutta la classe rideva. In realtà la classe rideva per ogni cosa dicesse Finnigan che non riguardasse la matematica. E le ragazze sospiravano. Il resto della mattinata passò alla svelta. Ne Ken ne tantomeno Castiel mi rivolsero più la parola. All'intervallo attorno al mio banco si radunarono a turno i membri di tutta la classe a presentarsi. Ricordavo solo il nome di alcuni di loro: l'amico di Castiel Lysandre, la ragazza bellissima Rosalya (persino il suo nome sprizzava grazia) e una ragazza che aveva attirato la mia attenzione per l'essere talmente timida da non riuscire a dirmi il nome ma che lasciò che fossero gli altri a dirlo al suo posto: Violette. Il resto della mattinata passò tranquillo, trovai il tempo per andare in bagno a darmi una sistemata e alle macchinette a sgranocchiare qualcosa. Ken si comportava in modo strano, non solo mi evitava, ma sembrava triste e frustrato. Tornammo in casa insieme scambiandoci poche parole. Arrivati sotto casa mia fu lui a rompere il silenzio.
- Ti devo parlare.
- dimmi.
- Ho raccontato tutto a mio padre e gli ho fatto vedere il video e...
- e?
- Domani parto per la scuola militare.
- Cosa? E' uno scherzo vero?- Un ennesimo colpo al cuore. Partiva. Il mio amico, forse l'unico amico che mi era rimasto, se ne sarebbe andato. Ed era anche colpa mia: se non gli avessi detto di dire tutto non se ne sarebbe andato. Dovevo sospettarlo, sapevo che tipo era suo padre. Non potevo crederci. 
- Non sto scherzando. Oggi faccio le valigie e domani mio padre mi accompagna in macchina.- appoggiò la bici contro al muro. Si avvicinò a me e mi abbracciò. L'abbraccio fu più vigoroso di quanto mi aspettassi dalle braccine di Ken. Dovetti appoggiare entrambi I piedi per terra per non cadere.
- Addio Cloe. Io ti ...beh...Sei molto importante per me.-
- Non fare il drammatico! Non sta morendo nessuno! vedrai che tornerai presto! non ti lascerà lì per sempre non può... e non osare pronunciare la parola ADDIO! - Dissi senza riuscire a trattenere qualche lacrima. Ken si allontanò. Smontai dalla bici e entrai in giardino. Mi venne incontro Berry scodinzolando e saltellando ma non ero dell'umore adatto per farlo giocare. Dovevo organizzare qualcosa per Ken. Andai a suonare a casa sua alle due e lui scese. 
-ehiii!
-Vieni con me.- Lo presi per un braccio e lo trascinai in giardino. In mezzo al prato avevo sistemato la scatola che una volta conteneva la poltrona puff di mio fratello e che avevamo riposto in garage. Con un pennarello avevo scritto su un lato "Macchina del tempo"
- Ma questo è il veliero!- Disse incredulo con un sorriso nostalgico Ken. Da piccoli con le scatole costruivano la nave e noi eravamo due intrepidi pirati. Litigavamo per chi doveva fare il capitano, vincevo sempre io e lo prendevo in giro chiamandolo "Mozzo".
- Leggi bene Mozzo!- scoppiò a ridere e poi lesse la scritta.
- Macchina del tempo.
- Funziona così. Tu adesso sali e salgo anch'io. Lì dentro possiamo tornare indietro e rivivere i momenti più belli della nostra amicizia.- Il sorriso sul suo volto si allargò, saltò nella scatola e lo raggiunsi.
- Voglio iniziare io il gioco.- Disse Ken con entusiasmo.
- Vediamo... torniamo indietro a quando giocavamo ai pirati.- continuò.
- Adesso chiudi gli occhi e rivivi quei momenti.- Spiegai a Ken.
- Ti rivedo perfettamente con il tuo cappello da capitano fatto con la carta.
- Io si che ero un bucaniere! Un mozzo non avrebbe mai potuto rubarmi il cappello.
- Un giorno sarò più alto di te.
- Bene adesso sta a me... Prima elementare: mi mettevo l'acqua in bocca per farti fare le pappine col fango sotto il naso delle maestre.
- Come facevi a non farti mai beccare?
- Il trucco è non gonfiare le guance. Ora sta a te!.
- Mmmmh... le montagne russe fatte con i bidoni della carta svuotati!
- Dio santo me le ero scordate!!!
Andammo avanti per ore così e si fece tardi. Il sole tramontò e capimmo entrambi che era ora di andare.
- Mi dispiace devo andare a preparare la valigia ora.- Ci alzammo e uscimmo dalla scatola.
- Grazie è il regalo migliore che potessi farmi.- Lo abbracciai e gli sussurrai all'orecchio.
- Non cambiare mai. Non permettere che tutto questo ti cambi.- mi accorsi che stavo trattenendo le lacrime. Sciogliemmo il nostro abbraccio e gli passai una busta che conteneva una nostra foto, scattata da sua madre due anni prima. Scartò la busta.
- Mi correggo è questo il miglior regalo..- guardò per qualche secondo la foto- Faccio a meno di fare la valigia, ho tutto quello che mi serve.-  Disse stringendola  contro il petto.
- Vai ora va... Ciao !! teniamoci in contatto! e non ti azzardare a dire quella parola.
- D'accordo Cloe … A Presto.
- A presto.- sussurrai tra me e me mentre vedevo il mio migliore amico allontanarsi.

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Capitolo 6
*** solo per stare meglio ***


Era passata circa una settimana da quando Ken se n'era andato. Nel frattempo avevo evitato accuratamente Nathaniel e Melody, Castiel mi aveva rivolto la parola solo quando c'era da insultarmi o fare qualche commento scomodo e avevo dormito pochissimo (quindi giocato un sacco). Avevo passato il sabato sera a giocare a Cluedo, Monopoly e col kinect insieme a Jack e Sophia, come al solito. Quei due ragazzi mi samravano sempre di più esclusi da ogni tipo di rapporto sociale che non fosse tra di loro o con me, da una parte ero felice perché almeno mi tenevano compagnia ogni tanto. Gli effetti delle notti insonni iniziavano a farsi sentire e vedere, la mia famiglia iniziava ad essere preoccupata per me. Non avrei comunque visto nessun dottore,  potevo gestire tutto da sola. Per fortuna c'erano almeno 5 o 6 caffè al giorno a tenermi sveglia. Grazie a loro di giorno stavo benissimo, a parte qualche calo di attenzione, ma ogni notte ritornava l'ansia. Decisi che mi dovevo trovare qualcosa che mi tenesse impegnata. Era il momento di guardare gli annunci di lavoro. Avevo girato un sacco da quando avevo compiuto sedici anni per trovare un lavoretto part time stabile, ma niente che si adattasse a me a parte la campagna dei pomodori che avevo fatto l'estate scorsa.  Accesi il computer per guardare gli annunci: trovai un bel po' di bar e ristoranti in cerca di personale, ne avevo da girare tutto il pomeriggio. All'improvviso una finestrella comparve in un angolo dello schermo.

 
The_Gamer: Come diavolo hai fatto a salire cosi di livello in pochi giorni?
Gate_Control: Non ho niente da fare: non riesco a studiare e non dormo. Sono più avanti di te, rinuncio ai miei bisogni fisiologici per giocare XD.
The_Gamer: mi stai preoccupando...
Gate_Control: Davvero?
The _Gamer: si, ho paura che mi superi di livello. Devo pensare a un modo per farti dormire.
Gate_Control: Mentre tu ti arrovelli io vado a cercare il mio posto nel mondo. Bye bye.

 
Spensi il computer. Un poco d'orgoglio perchè stavo diventando forte, anche se il gioco iniziava a stufarmi. Uscii per il mio giro alla ricerca di un lavoro. Decisi di portarmi dietro il cane per prendere due piccioni con una fava. Girai per parecchio, ma senza successo. D'improvviso vidi davanti a me la persona che avevo evitato per tutta la settimana. Cercai di cambiare strada senza farmi vedere, ma il cane, che non mi aveva mai ubbidito, mi tirava dalla parte opposta.  Benchè fosse piccolo tirava forte e mi diede uno strattone che mi fece scivolare il guinzaglio dalle mani. 
-Tackleberry fermati!- per un attimo non pensai più alla persona a cui stava andando incontro. La bestiola si fermò propio davanti a lui e tentò di arrampicarsi sulle sue gambe. Stupido cane.. tra tutte le persone a cui potevi andare incontro perché proprio lui? Nathaniel sembrava quasi impaurito.
Presi Berry per il collare e lo feci sedere. La bestiolina stavolta mi ubbidì, ma era ancora visibilmente eccitata e non vedeva l'ora di scomporsi per tornare a saltellare attorno al biondo. Nathaniel si avvicinò molto cauto e gli posò una mano sulla testa, come il cane fece un movimento la ritrasse. 
- Che carino!- disse con un sorriso pieno di disgusto che lo tradiva.- Si chiama Huckleberry Finn, come il personaggio di Mark Twain?
- Tackleberry, come il personaggio di scuola di polizia, ma il nome lo ha scelto mio fratello. Non ti piacciono molto i cani.. eh? 
- Mi hai beccato.- Disse grattandosi il retro della nuca, poi  si alzò per allontanarsi dalla bestiola.
- Non capisco perché ce l'abbia con te.-  Forse, essendo il mio cane, avevamo gli stessi gusti in fatto di uomini.
- Forse perché ho del cibo per gatti in tasca. Sto andando a dare da mangiare a dei gattini.
- Che cosa carina! Se ti piacciono i gatti io ho un Maine Coon di 15 kg di nome Cotton, tenente Cotton per l'esattezza. Questa volta il nome l'ho scelto io, ma avevo 6 anni. 
- I Maine Coon sono bellissimi, decisamente... se vuoi puoi venire con me.
- Non penso che sia il caso, - dissi indicando Berry- anzi forse è meglio che vada- continuai. Speravo che la conversazione finisse il prima possibile, riuscivo a stento a trattenere l'imbarazzo. Per quanto mi sarebbe piaciuto nutrire i gattini o fare qualsiasi altra cosa con il delegato, da quando non sapevo come gestire il triangolo che si era formato con Melody la sua presenza mi rendeva ancora più nervosa.
- Prima che tu vada.. Hai poi finito quel libro di cui mi parlavi?
- Certo! Se vuoi te lo porto domani!- dissi avviandomi, trainata dal cane.
- Mi piacerebbe molto.
Fiuu... era andata meglio di come pensassi. Niente discorsi su Melody, ero arrossita poco... beh più o meno. Niente di strano a parte il cuore che sembrava volesse uscirmi dal petto. Feci due o tre respiri profondi... per 4 o 5 volte. Tornai a casa, ormai era sera. Mangiai con i miei che non facevano altro che dirmi che avevo una brutta cera. Dopo un film visto tutti insieme andai in camera a giocare.


 
 
The_Gamer:
Gate_Control: Non basta a farmi dormire.
The_Gamer: ancora preoccupato per le ragazze?
Gate_Control: Ovvio.. ma Cassandra è stata un abbaglio, si è rivelata una vera antipatica. Per quanto riguarda Nadine.. Causa persa.
The_Gamer: Come fai a dirlo?
Gate_Control: Anche se avessi qualche chance, ho promesso al suo amico di aiutarlo e in più non ho il coraggio di dirle niente.
The_Gamer: Senti basta inventare scuse. Forse non ci conosciamo abbastanza ma c'è il caso che qualcuno te lo dica. Non puoi continuare così: è una settimana che non dormi manda a quel paese l'amico e se non riesci a dirlo direttamente trova uno stratagemma. Che vada bene o male se non metti in chiaro le cose non ti metterai mai il cuore in pace.
 
Aveva tremendamente ragione. Forse nessuno mi aveva mai parlato in questo modo perché nessuno sapeva il motivo delle mie notti insonni. Dovevo trovare uno stratagemma per dirglielo.
 
Gate_Control: Gli lascerò un messaggio in fondo a un libro che gli devo dare.
The_Gamer: Cosa gli scriverai?
Gate_Control: Niente di compromettente. “Mi piaci. Ti andrebbe di uscire con me?”
The_Gamer: Non sono un esperto, ma direi che ci sta.
Gate_Control: Allora ammetti di non essere un esperto XD. Ora vado a superarti di livello. Ciao Ciao.
The_Gamer: Col Cavolo che mi superi.
 
Passammo a giocare tutta la notte, almeno per una notte non mi sentii sola. Ogni tanto mi arrivava qualche imprecazione via msn a cui rispondevo divertita. Non mi ricordo se riuscii a superarlo di livello. Alle 7 del mattino non ne potevo più: gli occhi lacrimavano e bruciavano ed ero stanca in un modo indescrivibile.

 
Gate_Control: Sai cosa? Mi ha stufato questo gioco.
The_Gamer: Anche a me.
Gate_Control: Penso che non ci giocherò mai più. Vado a fare una doccia.
The_Gamer: idem. Ciao e in bocca al lupo.
Gate_Control: Crepi il lupo.
 
Dopo essermi preparata e un veloce viaggio sino a scuola arrivai davanti alla sala delegati con il libro pronto  stretto in mano e un finto sorriso dovuto all'ansia stampato in faccia. Per fare la carina avevo anche preso due cornetti al bar, per i due delegati. Entrai ma non vidi quello che mi aspettavo. C'erano solo Melody e un gruppo di ragazzi intenti a compilare dei moduli. Come mi vide arrivare la ragazza mi salutò contenta con la mano.
-  Ciao. Vi ho portato la colazione. Dov'è Nathaniel?
- Ma che carina, Grazie. Oggi entra dopo, mi dispiace.
- Potresti dargli questo da parte mia?
- E' un libro?
- Si me lo aveva chiesto in prestito. E' molto bello, dovresti leggerlo anche tu.
- Glielo darò da parte tua!
- Grazie mille. Ora vado in classe. Ciao Melody.
- Ciao. A presto!
E' stata una fortuna, dopotutto, che non ci fosse Nathaniel. Non so se avrei avuto il coraggio di dargli il libro direttamente, sapendone il contenuto. Melody era stata molto carina con me, non lo sarebbe più stata una volta scoperto che mi stavo dichiarando al ragazzo che amava. Mi dispiaceva per lei, ma non dovevo farmi sommergere dai sensi di colpa. Il ragazzo di msn aveva ragione: ci voleva chiarezza per ritornare a dormire! Però per ora non riuscivo a darmi pace e mille domande si contorcevano nel mio cervello.
Quando lo avrebbe preso? E quanto ci avrebbe messo a leggere il messaggio? La mattinata fu interminabile ma finì. Appena uscita dal portone della scuola sentii una mano che mi afferrava per il polso e mi tirava fuori dalla folla. Il mio cuore batteva all'impazzata.
- Ti devo parlare.

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Capitolo 7
*** Gasping ***


-Seguimi.- Melody mi portò nel giardino della scuola. Aveva visto il mio messaggio prima di Nathaniel, sicuramente. Doveva essere nera di rabbia e delusa, dovevo inventarmi qualcosa da dire. Ma cosa? “Capisco che ami Nathaniel da tanto tempo ma piace anche a me” Ma allora perché avevo fatto l'amica con lei? Non lo sapevo neanch'io. Non poteva funzionare, non avevo scuse. Melody mi tirò per un braccio tenendomi le spalle fino a raggiungere il retro della scuola, un posto appartato. Poi si girò, con mio stupore non la trovai per niente arrabbiata, anzi... felice? Felice come un bambino il giorno del suo compleanno. Cosa stava succedendo?
- Cloe. Grazie, grazie, grazie!- Cos'era successo? Perché mi ringraziava? La voce mi rimaneva bloccata in gola, avevo un brutto presentimento. Riuscii a sibilare alcune parole.
- Cos'è successo?
- Cloe sei incredibile. Avevo capito che c'era qualcosa dietro il “dovresti leggerlo anche tu” Naturalmente non mi parlavi chiaramente per via delle altre persone che avevamo intorno, ovvio. Allora ho iniziato a leggere il libro e sono arrivata circa a metà, ma non avevo capito dove volessi arrivare e pensavo fosse solo uno stupido libro.... Beh! Per questo stavo per mandare all'aria tutto. Ho dato il libro a Nathaniel e gli ho detto che l'avevo letto e mi piaceva, anche se in realtà non avevo trovato bellissimo quello che avevo letto.- Melody parlava come un fiume in piena. Io Ero incredula e mi sentivo inerme, incapace di reagire e dire qualsiasi cosa. Stava nascendo qualcosa tra Nathaniel e Melody, per causa mia. Più andava avanti più avevo paura di quello che avrei sentito ma, allo stesso tempo, non potevo fare a meno di ascoltare.
- A quel punto Nathaniel ha preso il libro in mano e l'ha sfogliato e poi mi ha chiesto se tu avessi prestato il libro prima a me che a lui e io ho risposto di sì. Poi mi ha fatto vedere il messaggio che avevi lasciato al mio posto e capii le tue parole “dovresti leggerlo” era quello che avrei dovuto leggere! che stupida! Io che avevo perso tempo a leggere il libro e non mi ero accorta che c'era un messaggio nell'ultima pagina, mi bastava sfogliarlo. A quel punto mi ha detto di si, che ci saremmo visti oggi e poi...
-e poi?- Il cuore mi pulsava in gola.
- e poi mi ha baciata!- Melody mi strinse le braccia al collo.
- Capisci mi ha baciata! dimmi cosa vuoi, ti sarò grata tutta la vita! Se non ci fossi stata tu... sei una persona fantastica! Mi conosci da così poco e hai fatto tutto questo per me!- Melody mi afferrava per le spalle e mi scuoteva come se dovesse risvegliarmi. In effetti avrei voluto risvegliarmi da quell'incubo.  Dovevo andarmene, non ce la facevo più.
- Sono contenta, ma ora devo scappare.
- A domani Cloe, non finirò mai di ringraziarti!
Raggiunsi il cancello della scuola di corsa e uscii.  Sentivo il mio cuore che continuava ad accelerare e accelerare. MI mancava l'aria, mi sentivo soffocare. Sentivo la mia gabbia toracica restringersi come avvolta da un palloncino che tende a sgonfiarsi, tentavo invano di espandere il petto per contrastare quella forza.  Il mio respiro si faceva via via più veloce e inefficace. Incominciò a girarmi la testa, appoggiai le spalle al muro e crollai sotto il peso delle mie stesse gambe.
-Cloe che cos'hai, mi senti?
- Dammi un sacchetto!
Castiel prese un sacchetto di carta, riversò una micca di pane per terra e me lo diede. Iniziai a respirare dentro al sacchetto. Piano piano il respiro rallentò, poi il battito.
- Come stai? vuoi che chiami un'ambulanza?- Aspettai qualche secondo prima di rispondere.
- No tranquillo, è solo un attacco di panico. Sto già meglio vedi? Non c'è bisogno che chiami l'ambulanza per queste stupidate. Ora vado a casa e mi calmo.- feci per alzarmi ma ricaddi sull'asfalto, incapace di reggermi sulle mie gambe.
- Col cavolo. E' una settimana che sei bianca come un cencio e adesso anche questa crisi. Non ti voglio vedere su un necrologio perché insisti di non avere nulla. Se non vuoi che chiami l'ambulanza ti ci porto io.
- Non voglio, andrò io dalla guardia medica oggi pomeriggio.- Mentivo. Non volevo farmi vedere dal medico per una simile stupidata.
- Non ti credo.- Mi infilò il suo casco a forza poi mi prese in braccio e mi mise a cavalcioni sul sedile posteriore della sua moto. Ero debole e non riuscivo a opporre resistenza. Avvitai le mie braccia attorno a Castiel. Prima di sentire il rumore della moto che partiva riuscii a dire solo una cosa.
- Sia chiaro: guardia medica e non ospedale.- Ci mancava solo far perdere tempo alla gente in ospedale.

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Capitolo 8
*** un premio di consolazione ***


La guardia medica confermò la mia-pseudo diagnosi e mi prescrisse un medicinale per dormire. Castiel si  propose di accompagnarmi a casa in moto, ma declinai la sua offerta. Decisi di passeggiare sino a casa sperando che l'aria pulita di quel lunedì di settembre facesse chiarezza nella mia mente. OK, era successo che Nathaniel e Melody.... era successo quello che era successo. Ed era a causa mia. Però era stato meglio così: Non essendomi dichiarata direttamente a Nathaniel almeno non avevo ricevuto la verità nei denti e non avevo  fatto una brutta figura, anzi mi ero dimostrata una persona che aiuta due giovani timidi innamorati. Questo mio ragionamento era  una caramella amara nella mia testa, un premio di consolazione. Il problema era chiaramente un altro: perchè ci stavo così male? Ero davvero così fragile?  Come potevo soffrire così per un ragazzo appena conosciuto? Sapevo solo che appena avevo visto Nathaniel lo avevo voluto e che, sin da bambina, sono stata una che se non raggiunge il suo scopo muore dentro. Era così per la medicina: non è normale che una ragazza di sedici anni si metta a studiare patologia perchè vuole tutti trenta e lode quando farà l'università. E' un comportamento anomalo anche non riuscire a tenere nascoste le cose che sai davanti a una domanda della prof, anche se sai che questo gli comprometterà la vita sociale sin dal primo giorno di scuola. Non riuscivo a capire se amassi Nathaniel o l'idea di lui. Non sapevo se fosse solo una gara per me, ma ero certa che da quando Melody era entrata in ballo per me era diventata una questione di principio. La mia inettitudine sociale, soprattutto nei confronti dei ragazzi che mi piacevano, era un ostacolo insormontabile e penso che la mia ansia nascesse da lì:  voler vincere una gara di corsa senza una gamba. La verità era che avevo perso e finchè non avrei accettato la cosa avrei solo sofferto di più . Soprattutto perchè il mio stupido orgoglio non si rassegnava all'idea di essere inferiore a Melody per Nathaniel. Una vocina dentro di me mi ripeteva in continuazione che se avessi aspettato e lo avessi conosciuto meglio avrebbe preferito me, ma non mi sarei più intromessa tra di loro. Tornata a casa  mi misi a computer. C'era una persona con cui morivo dalla voglia di parlare.
 
The_Gamer: ehiii com'è andata?
Gate_Control: Uno schifo.
The_Gamer: Cioè?
Gate_Control: Diciamo che lei ha creduto che il messaggio fosse da parte dell'altro e si sono praticamente messi insieme.
The_Gamer: ?? Com'è possibile??
Gate_Control: Me lo chiedo anch'io -.-”. Poi ti racconterò nei dettagli...Poi oggi sono mezzo svenuto contro un muretto.
The_Gamer: Più che svenuto avrei scommesso che ti saresti addormentato XD
Gate_Control: Taci va, comunque indovina chi è venuta a soccorrermi? Cassandra! E' stata stranamente gentile, forse un cuore ce l'ha dietro a tutte quelle battutine odiose... Ha persino buttato via un sacchetto di pane appena comprato perchè stavo iperventilando..
The_Gamer: Pane, cosa te ne facevi del pane?
Gate_Control: NO, scemo! Per respirare dentro al sacchetto!!
The_Gamer: Non l'ho mai capita questa cosa... se uno non respira  bene e ha l'affanno perchè respirare in un sacchetto pieno di anidride carbonica dovrebbe farlo stare meglio?  Potresti spiegarmelo doc?
 
Mi ero quasi scordata di avergli detto che stavo studiando medicina all'università. L'avevo sparata grossa, ma mentire per mentire  non avrebbe fatto differenza.
 
Gate_Control: E' un po' complicato... Per fartela breve noi abbiamo nel sangue un certo quantitativo di ossigeno (O2) che ci serve per far avvenire la respirazione cellulare e quindi produrre energia e un'altra parte invece di anidride carbonica (co2), che è il prodotto di scarto della respirazione. Il nostro sistema nervoso registra i livelli di co2 e, quando questa è alta, fa partire il segnale che bisogna respirare. Quando si va in iperventilazione si espira molto e velocemente, si fa uscire tanta co2 e il livello di quest'ultima si abbassa.. riducendo lo stimolo a respirare.. Aspirando l'aria dal sacchetto, ricca di co2, si cerca di ripristinare i valori corretti... questo è uno degli aspetti, poi ce ne sono altri in ballo: come l'alcalosi respiratoria (innalzamento del ph ematico)..
The_Gamer: Ok, non ci ho capito veramente un tubo. Ma ti credo:) Comunque devi raccontarmi le due storie delle ragazze più nei dettagli.
Gate_Control: ok, ma ora vado a mangiare.
The_Gamer: Aspettaaaa... ci sei stasera?
Gate_Control: Sì, ora vado ciao.
The_Gamer: Aspetta ti devo dire una cosa!
Gate_Control: Ok, ma sappi che ho fame.
The_Gamer: Devo cambiare la rete e per qualche settimana non ce l'avrò più T.T.. Per una volta siamo due depressi, non posso pensare di vivere senza di lei...<3
Gate_Control: Eh... sarà dura sostituirla con una nuova rete.
The_Gamer: Avevamo I nostri alti e bassi e ogni tanto mi faceva impazzire, ma in fondo era amore..
Gate_Control: Sto iniziando a preoccuparmi o.o... ma lo stomaco che chiama è più forte, A dopo!!
 
 
Tornai a computer subito dopo mangiato. Gli raccontai tutto quello che era successo nei dettagli e poi attaccammo a parlare dei giochi per l'xbox, mentre entrambi ci cimentavamo in videogames diversi. In particolare mi illustrò nei dettagli perché tutti dovrebbero adorare COD, ma non mi è mai piaciuto, troppo sparattutto per una cecchina come me. Pensavo che avrei preso il medicinale subito dopo mezzanotte, ma in realtà mi dispiaceva che la serata finisse così presto e andammo a dormire  entrambi alle tre e mezza.
Il mattino dopo fu il mio incubo: l'ipnotico aveva fatto effetto anche troppo bene e mi svegliai alle otto e mezza. Dovevo correre, tra l'altro alla seconda ora mi aspettava la verifica di matematica. Corsi ancora di più di quella mattina con Ken, ma  stavolta arrivai prima del suono della campanella, peccato che fosse quella delle otto e cinquanta.  Ad aspettarmi c'erano Castiel e la sua risatina odiosa, chissà che fine aveva fatto il ragazzo che mi aveva soccorso il giorno prima.
- Capisco che tu voglia fare colpo su Finnigan, ma non penso gli piaccia il look trasandato.
-Piantala!
- Non hai molta energia, hai l'aria di chi ha dormito troppo! Era ora!
Come faceva a sapere che prima non dormivo? Lo avrà dedotto dalle occhiaie...
Dopo un po' mi accorsi di un sacchetto bianco appoggiato sul mio banco. Conteneva una brioche al cioccolato e un biglietto: “Grazie. -Melody”. Al solo vederla e sentirne l'odore mi veniva la nausea.
-Tieni, Mangia,- dissi porgendo il sacchetto a Castiel.
- E' avvelenta?- rispose lui  
- No, non ho fame,- mentre pronunciavo quelle parole, mi accorsi che stavo trattenendo le lacrime, desiderosa che l'argomento Nathaniel sparisse presto da ogni mia conversazione.
Castiel fissò la pasta perplesso e poi la inghiottì in due morsi. Una bella prova di ingordigia, ma Jack a volte ci riusciva in un colpo solo, in realtà ho sempre pensato che mio fratello non masticasse affatto.
 Arrivò il professore e ci distribuì le verifiche. Due compiti con esercizi diversi, per limitare il copiaggio. Diciamo che non mi sono mai impegnata particolarmente in matematica, nonostante questo ho sempre conseguito ottimi risultati. Peccato che dopo alle superiori non mi sarebbe più servita a nulla. Finii il compito 45 minuti prima del termine del tempo, un gioco da ragazzi. Dovevo solo ricontrollare e farmi mezz'ora di pisolino sul banco. Mi guardai intorno: Castiel guardava il foglio con un'espressione a metà tra il dubbioso e l'afflitto, sudava. Dovevo aiutarlo, dopotutto era stato così gentile con me. Aspettai che il prof guardasse da un'altra parte e gli mandai un bigliettino : “scambiamo i compiti, ricopia il mio sul tuo foglio”.
Mi guardò interdetto e sussurrò
-Sicura?
-Non ti preoccupare anche se prendo un brutto voto ci metto nulla a recuperare, ma l'intervallo lo passi qui con me.
-Ok,-  rispose facendomi l'occhiolino.   
Ci scambiammo I compiti. Mentre lui ricopiava il mio in bella con il suo nome sopra io facevo il suo, riuscii a finirlo nonostante il tempo ridotto e consegnai appena in tempo, senza ricontrollare e in brutta calligrafia.
Arrivò l'intervallo. E Castiel mi rivolse ancora la parola:
- Grazie, la matematica è sempre stata la mia bestia nera.
-Figurati.
Si alzò dallla sedia e abbandonò il banco. Peccato che non potesse andare lontano, aveva promesso di stare insieme a me.
- Dove pensi di andare?
- Fuori a fumare, ma tu vieni con me, giusto? Per quella cosa dell'intervallo...-non fece in tempo a finire la frase che lo interruppi, per spiegargli meglio le mie intenzioni.
- Tu non hai capito, l'intervallo lo passi qui.
- Come?
- Sì, anzi ti dirò di più. Passerai tutti gli intervalli qui con me finché non imparerai a fare tutti gli esercizi di quel compito,- la mia voce sembrava quella di una mamma arrabbiata, mi venne un attimo da ridere.
- Ma...-  tentò di replicare Castiel, cercando disperatamente di salvare il suo unico attimo di svago della mattinata.
- Niente ma! O dico al signor Finnigan che mi hai minacciato per farti passare il compito!-
mi guardò male per un attimo, si sedette diligentemente a posto e iniziammo a fare gli esercizi. All'inizio faceva un po' fatica, ma sorprendentemente una volta capite le cose andava come un treno. Era il classico ragazzo che non ha risultati solo perchè non si applica, proprio il genere che detestavo e non capivo. Almeno se non ci arrivasse o facesse fatica avrebbe una scusa valida per quei risultati.  Ad un certo punto mi chiese come mai ero stata male il giorno prima e, dopo essermi fatta promettere che non mi avrebbe presa in giro e che non avremmo più affrontato l'argomento, gli raccontai tutto.
-  Amare senza essere corrisposti è una brutta roba. Sai ho un amico che è in una situazione simile alla tua.
- E cosa fa il tuo amico?
- Bah... gli rode il fegato e basta. Però sono contento che Nathaniel non si sia messo con te.-aveva uno stupido sorrisino piantato su quella sua faccia arrogante.
- Cosa? Sei contento? Ma io ci sto male...
- Non ho detto questo. Solo che Nathaniel è uno noioso, non è roba per te.
- Ma anch'io sono noiosa, no?
- Si, ma sotto quel mare di secchionaggine, dico in fondo in fondo... Ma mooolto in fondo, sei una forte. Ma non ti esaltare,-disse controvoglia, gli costava un sacco dire qualcosa di carino, soprattutto su di me.
Un largo sorriso rivestì la mia faccia, gongolai immersa nelle sue parole.
- Non ti montare, sarà il mio primo e unico complimento,- mi ricordò lui, scocciato dalla mia reazione entusiasta. In effetti un mezzo complimento da Castiel era un avvenimento più unico che raro, quasi da festeggiare.
- Sono una forte!- dissi canzonandolo, con ancora quel grosso sorriso stampato in volto, ora presente solo per la felicità nel vederlo irritato.
- Potrai vantarti solo dopo che ti sarai fatta una bella doccia.
- Anch'io ti voglio bene Castiel,-replicai in tono sarcastico e ancora vagamente divertito.
- Piantala!
Il resto della mattinata finì alla svelta e mi ritrovai a ruzzolare tra la  folla giù dalle scale  del cortile. Tornai a casa, ero sola. Questa volta nessuno a farmi compagnia da dietro allo schermo di un computer. Non mi andava di mangiare. Il resto della settimana non andò molto meglio, anche Castiel smise praticamente di parlarmi impegnato com'era a ascoltare musica e rovinare I banchi della scuola con la forbice.  Ogni tanto si prendeva il lusso di chiedermi ripetizioni di chimica o fisica durante I cambi d'ora, ma era il massimo di interazione sociale aldilà della battutina acida che potessi aspettarmi da lui. Io mi sentivo sola: non c'era più Ken, non c'era nessuno che parlasse con me al liceo e adesso se n'era andato anche il mio compagno di notti insonni. Per di più era la settimana delle interrogazioni e , vista la bella figura fatta con la professoressa Jordan, fui tartassata in quasi tutte le materie da professori desiderosi di scoprire o smontare le mie capacità. Ciò si tradusse in voti alti in fisica, chimica e in biologia, ma anche in tremende insufficienze nelle inutili materie umanistiche. In particolare avevo un bel due in italiano che non se ne sarebbe andato facilmente, visto che quella zitella inacidita della prof mi aveva preso di mira perché ero troppo vicina al suo amato Castiel. A peggiorare la cosa c'erano I dolcetti che puntualmente Melody lasciava sopra il mio banco ogni mattina e che prontamente sbaffava Castiel. Avrei voluto dirle di essere diabetica per far finire quel supplizio, ma avevo paura che trovasse comunque qualche modo in cui sdebitarsi. Un giorno come un altro andai a lezione, prima ora matematica e Finnigan consegnava I risultati dei compiti. otto e mezzo io e nove e mezzo Castiel, l'ultima volta che il Rosso avrebbe avuto un voto più alto di me in matematica. Visti I risultati dell'anno scorso il professore si insospettì e chiamò il ragazzo alla lavagna, che fece una bellissima figura risolvendo tutto alla perfezione, la mia lezione era servita. Finnigan si congratulò con lui per il cambiamento e lui rispose:
- Tutto merito della sua principessina là in fondo. Dovreste uscire qualche volta, fareste una bella coppia.- aveva il solito sorriso beffardo, tutti mi guardavano e ridevano: avevo preso un colorito rosso pomodoro.
Il professore rispose prontamente: - allora tra una decina d'anni ne riparliamo, principessa,-  facendomi l'occhiolino.  La mia voglia di sprofondare crebbe. Dopo altre 4 interminabili ore di lezione suonò la campanella e uscii dalla classe. Aprii il mio armadietto e con sorpresa trovai un post-it. Lo lessi e rimasi impietrita, probabilmente il mio cuore saltò uno o due battiti. 
"Ci vediamo dalla scala antincendio dopo le lezioni, non dirlo a nessuno.    -Nath

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Capitolo 9
*** You gotta keep 'em separeted ***


Mi recai dalla scala antincendio, come c'era scritto sul biglietto e attesi pazientemente l'arrivo di Nathaniel. Cosa avrà voluto dirmi? Avrà capito che il messaggio gliel'avevo mandato io? Ero agitata e non riuscivo a stare ferma. Sentii dei passi alle mie spalle e mi voltai.
-Ciao stracciona!- Ambra, non ci voleva adesso Nathaniel crederà che l'ho detto a qualcuno e non si presenterà.
- Guarda che è inutile che aspetti il mio fratellino.. Sono stata io a scriverti quel biglietto, mi serviva una scusa per trascinarti qui e con la cotta che hai per lui saresti sicuramente venuta.
Ambra la sorella di Nathaniel? Non ci potevo credere, in fondo erano così diversi. Un attimo! Ma come faceva a sapere che avevo una cotta per lui?
-Non so di cosa parli.
-Guarda che ti si leggeva dritto in faccia. E poi lui mi ha raccontato del libro, scommetto che era da parte tua il messaggio. Veniamo al dunque: ti ho chiamato qui perché ho seriamente bisogno di un piccolo prestito, sono un po' al verde.
Si avvicinò minacciosamente, ricordai come aveva trattato Ken e scappai. Corsi più veloce che potevo, ma ad un tratto sentii qualcosa che mi bloccò le gambe e caddi a terra. Una delle sue amiche mi aveva placcato e ora mi teneva a forza contro l'asfalto del cortile. Ambra si avvicinò e frugò nelle tasche dei miei jeans per estrarre il portafoglio. Si accorse Con delusione che conteneva solo due euro.
-Umff... 
-Cosa ti aspettavi da una barbona come lei?- Intervenne la sua amica lasciandomi andare.
-Ridammelo,- le urlai infuriata da terra.
-Tutto tuo,- disse lanciandomi contro il portafoglio. Mi alzai.
- Sai, sei anche meno facile da incastrare di quel perdente del tuo amichetto. “Oh ti prego Ambra non toccarmi gli occhiali, lasciami andare.”- disse scimmiottando un Ken piangente. Era colpa sua se il mio migliore amico se n'era andato. Era colpa sua se adesso mi sentivo così sola. Mi scagliai furiosa di rabbia contro di lei e la feci cadere per terra. Poi Mi inginocchiai sopra di lei e le assestai un pugno sullo stomaco. Non riuscivo a credere a cosa avevo fatto. Mi alzai tremante per andarmene ma fui fermata da un pugno sull'occhio che mi fece venire le vertigini. Senza neanche accorgersene ci trovanno a lottare furiosamente tra calci e morsi. Le due amiche di Ambra, che avevano mantenuto la ragione ci separono. Io e lei ci guardammo qualche secondo.Sapevo che non avrei potuto dire niente alla preside o sarebbe venuto fuori che per prima l'avevo aggredita quando mi aveva lasciato andare. Con voce tremante dissi:
- Io non dico niente se tu non dici niente.- Mi guardò e annuì in silenzio. La sua arroganza era sparita, d'un tratto sembrava anche lei mortificata come lo ero io. Me ne andai senza salutare e, camminando sino a casa, ebbi l'occasione di riflettere su quello che era successo. Ogni tanto mi toccavo l'occhio destro ancora dolente. Entrai in casa e mi sedetti sul divano, vicino a mio fratello intento a giocare ai videogiochi.
-Ehi Cloe! cosa si mangia oggi? Ho una fame.
Non staccava gli occhi dallo schermo della televisione.
-Tu hai perennemente fame,- sospirai e mi alzai dal divano, andai in cucina a preparare una frittata. Quando  misi il cibo in tavola finalmente mio fratello mi degnò di uno sguardo e disse:
- Cos'hai fatto?- Evidentemente era spuntato il livido.
- Niente, sono caduta.
- Contro un pugno?- replicò divertito. Ma era così evidente?
- Fatti gli affari tuoi.
- La sbobba è leggermente più mangiabile del solito,- disse indicando il piatto.
- Saranno le caccole, aggiungono un tocco di sapore.
 Si bloccò per un momento per cercare di capire se stavo scherzando o no, ovviamente scherzavo.
- Stai scherzando!
- Ne sei sicuro?
Jack continuò il pranzo ispezionando ogni singolo boccone, poi se ne tornò ai videogiochi.
Quel pomeriggio uscii prima che tornassero i miei, mangiai fuori e quando tornai mi fiondai a letto: ero riuscita a non farmi vedere. Il giorno dopo andai a scuola con gli occhiali da sole, per nascondere il grosso livido violaceo sull'occhio destro. Vicino all'ingresso c'erano due ragazzi che non avevo mai visto, sembravano spaesati. Probabilmente erano gemelli: se non fosse stato per il colore di capelli e occhi sarebbero stati identici. Uno di loro aveva gli occhi fissi su una console portatile mentre l'altro sembrava cercasse qualcuno a cui chiedere indicazioni. Mi ricordò il mio primo giorno al dolce Amoris e decisi di aiutarlo:
- Avete bisogno?- chiesi al ragazzo che si girò verso di me sfoggiando un sorriso smagliante.
- Sì, stiamo cercando la sala delegati.
- Vi accompagno.
- Grazie, ma perchè gli occhiali da sole?
- Ho due occhiaie tremende.
- Aspetta qui.
Il ragazzo si allontanò per il corridoio, si guardò un po' intorno poi si diresse verso Rosalya e le chiese qualcosa. I due tornarono da me e mi trascinarono nel bagno delle ragazze, davanti allo specchio.
- Tranquilla adesso ti copriamo quelle brutte occhiaie.- disse Rosalya. Mi alzarono gli occhiali, mi guardarono un attimo stupiti.
- Occhiaie eh?- commentò lui ridendo.
- Sono caduta,- replicai scocciata.
- Sì, contro a un pugno.
A quel punto Rosalya tirò fuori una marea di trucchi dallo zaino e si mise a spalmare cose sulla mia faccia mentre il nuovo arrivato mi guardava divertito. Una volta finito il livido non si vedeva quasi più.
- Tieni te li presto finchè non saranno andate via le “occhiaie”- era un gesto veramente carino, anche se in classe quasi non ci parlavamo era stata molto gentile con me.
-Grazie infinite.- Risposi piena di felicità. Tornammo fuori dal bagno e raggiungemmo il ragazzo con la console. Io e Rosalya li accompagnammo davanti alla sala delegati. 
- Buona iscrizione allora. Io sono Rosalya e lei è Cloe, se avete bisogno stiamo nella 3C.
- Grazie per averci accompagnati e piacere di conoscervi. Io sono Alexy e lui è  mio fratello Armin.
Nel dire questo strappò il gioco di mano al fratello che emise un mugugno. - .. ed è un  asociale come potete ben vedere.-
- No problem, anch'io in un certo senso lo sono,- risposi a Alexy. Armin mi squadrò per un secondo con I suoi occhi azzurri e sorrise. Mi gelai per qualche secondo. Ci salutammo e mentre andavamo in classe Rosalya commentò:
- Ah, che peccato essere fidanzata!
In effetti erano entrambi molto carini. Mi sedetti al mio banco dove mi aspettava Castiel. Che non perse l'occasione per rigirare il coltello nella piaga.
- Va di moda il look panda?
Il trucco non poteva fare miracoli, il livido si intravedeva ancora.
- Sono caduta.
- Contro a un pugno?-  “ma si erano tutti messi d'accordo?”- Scherzi a parte... chi è stato?- continuò.
- Ambra.- estrasse il cellulare.
- Cosa fai? le fai I complimenti?
- No, scema. Devi sapere che ha una tremenda cotta per me, io la invito ad uscire e le do buca.
- Grazie, ma non ti devi vendicare per me.
- Ma scherzi? Mica lo faccio per te... E' che mi da fastidio che ti prenda di mira, su questo voglio avere l'esclusiva.
 
 

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Capitolo 10
*** Toxic ***


Qualche giorno dopo mi sedetti al mio banco come tutte le mattine. Il livido sull'occhio destro ormai era sparito e avevo restituito I trucchi a Rosalya, con cui iniziavo a stringere amicizia.Mi era sempre sembrata una ragazza snob e superficiale, ma mi accorsi che mi sbagliavo di grosso, era simpatica, solare ed era un vero piacere chiacchierare con lei del più e del mano. La vedevo spesso in giro insieme al gemello dai capelli azzurri. Per qualche strano motivo non riuscivo a smettere di pensare al nostro incontro. Non avevo mai conosciuto dei gemelli, erano due tipi piuttosto bizzarri.
-Ti sta spuntando un enorme brufolo sulla guancia, secchiona.
L'odiosa voce di Castiel interruppe il mio flusso di pensieri. Mi toccai la guancia con I polpastrelli per sentire sotto alle dita un piccolo rigonfiamento unto, mi accorsi che purtroppo aveva ragione. Aspettai l'intervallo  per controllare lo stato della mia faccia e mi diressi al piano di sotto, ma come aprii piano la porta del bagno delle ragazze una voce mi fece trasalire, bloccandomi.
- Quella stracciona si accorgerà di cosa vuol dire mettersi tra me e Castiel.
Era Ambra. Socchiusi piano la porta per sbirciare: vicino al lavandino c'erano lei e le sue due amichette intente a gonfiare gavettoni e ridacchiare. Erano provviste anche di uova e farina. Ambra aveva detto “stracciona” e si era riferita a Castiel, quindi tutto quel che vedevo era una “sorpresa” per me. Mi allontanai dal bagno e mi infilai nella classe più vicina. Appena chiusi la porta sentii I loro passi nel corridoio, mi ero salvata per un pelo. 
- Ehi, ciao. Che ci fai qui?- Era una voce maschile, del ragazzo dell'altro giorno: Armin.In realtà non sono mai stata brava a ricordare I nomi, non sapevo come si chiamava più di metà della mia classe, eppure il suo mi era rimasto scoplito in testa.Era seduto su un banco con una console portatile in mano.
-Ciao, ti chiami Armin giusto?-
-Esatto, scusami ma mi sono scordato il tuo nome. Sai, ero parecchio intento a giocare.
-Sono Cloe.- Staccai la  schiena dalla porta e mi avvicinai a lui.
-Ok, adesso non me lo scorderò. Comunque non mi  hai detto che ci fai qui, mi cercavi?-
Staccò lo sguardo dal gioco per dirigerlo verso di me diventai rossa, avrei voluto sprofondare. Lui puntò velocemente lo sguardo sul piccolo schermo, infossando appena il collo tra le scapole.
-Ehm..Mi nascondo da alcune arpie che vogliono lanciarmi gavettoni e uova.
-Dici sul serio?
-Si, potresti controllare se c'è qualcuna di loro in corridoio: sono una ragazza bionda alta, una brunetta con la coda di cavallo e una ragazza asiatica.
Armin mise in pausa il videogame, si alzò e diede una sbirciata fuori dalla porta appena socchiusa.
-C'è una ragazza bionda proprio qui davanti e non sembra intenzionata ad andarsene.
Sbuffai. Lui si rimise a sedere e riprese la console in mano, fece continuare, ma all'improvviso si bloccò e i suoi occhi azzurri ritornerono verso di me.
- Gioco a GTA. Vuoi provare?- disse alzando appena l'oggetto.Mi fece segno con la mano di sedermi di fianco a lui e lo raggiunsi. Guardai lo schermo e mi accorsi che era un gioco di macchine, non ci voleva.
-Ehm.. non so perché ma con le auto non vado d'accordo, finisco sempre contro ai muri.-  In realtà dopo un po' di pratica avevo imparato a giocare a mario kart, per sfidare mio fratello, ma questo videogame era del tutto diverso. Lui fece un sorriso vagamente divertito e cominciò a dirmi che dovevo assolutamente provare, una parte di me credeva che si sarebbe divertito a vadere la mia imbranatezza, quella parte di me non sbagliava. Alla fine mi lasciai convincere, dopotutto era un buon modo per passare il tempo in attesa che le arpie se ne andassero. Mi diede la console e provò ad insegnarmi a giocare. Fu un totale disastro: investii qualche pedone, finii contro diversi palazzi e, per finire in bellezza, causai un bell'incidente a catena. Lui ogni tanto si faceva scappare una risatina sommessa.
-Pensa che con quelli della sala giochi sono anche peggio.- commentai delusa. Mancava poco al suono della campanella che avrebbe segnato la fine dell'intervallo. Armin si alzò di nuovo e andò a controllare in corridoio. Ritornò scuotendo la testa. Che fare? Mandai un sms a Castiel spiegandogli la situazione e dicendogli di portarmi il mio zaino. Si presentò dopo poco incappucciato nell'aula. Mi porse lo zaino.
-Grazie.
-Per poco Ambra non mi riconosceva. Si può sapere cosa hai in mente?
-Niente di che. Tu devi solo portare questo al professore e dire che sono andata a casa prima perché non stavo bene.- Dissi tirando fuori il libretto delle assenze dallo zaino. Compilai un foglietto per l'uscita anticipata e glielo diedi.
-Va bene. Se vuoi gliela faccio pagare alla bionda.-
-Non ti preoccupare penserò a una vendetta mentre sono fuori.- Dissi con un sorriso malizioso.
-La cosa si fa interessante posso venire anch'io?
-No torna in classe, I prof si insospettirebbero.- Castiel uscì dalla porta. Io mi avvicinai alla finestra della classe e la aprii, volevo uscire dal lì ma mi aspettava un bel salto. Chissà se le mie caviglie avrebbero retto. Armin mi guardava mentre cercavo di capire se sarei riuscita nel mio intento.
-Io posso venire?
-Cosa?- Per un attimo sentii un nodo alla gola.
-Mi va di fare un giro.. posso venire?
-Ok, ma dovrai aiutarmi con la mia vendetta.- Ero seduta a cavalcioni alla finestra guardando giù. Eravamo solo in un piano rialzato, ma mi sembravano dieci piani.
-Prendimi le mani e scendi piano giù dal muro.- Eseguii gli ordini e scesi lentamente sull'erba. Se non fossi stata troppo impaurita dall'altezza penso che sarei morta di vergogna a stringergli le mani. Lui mi raggiunse con un salto, dopotutto non doveva essere così alta.
 -Allora cos'hai in mente di fare?
-Pensavo di prepararle un controgavettone all'uscita dalla scuola. Andiamo a fare la spesa?-
- Ok, ma mi devi guidare. Non sono ancora pratico della città.
-Ne approfitteremo per fare un piccolo tour.
Lo guardai un attimo, sorrideva. Distolsi velocemente lo sguardo imbarazzata, dovevo proprio fare qualcosa riguardo al mio modo di interagire coi ragazzi carini. L'unico che non mi faceva nè caldo nè freddo era Castiel, ma era così odioso che era impensabile vedere la sua bellezza. Camminammo fino in centro, poco lontano. 
-Aspetta. Seguimi.- Armin cambiò direzione improvvisamente.
-Che hai in mente?
Si dirigeva verso la sala giochi.
-Voglio vedere se è vero che “guidi” peggio in sala giochi.
-No.
-Tranquilla, offro io.
-Non voglio fare l'ennesima figuraccia.
-Eddai, sarà divertente.
Mi feci convincere ed entrammo. Dopo aver acquistato entrambi qualche gettone ci sedemmo su uno di quei videogiochi con davanti il volante e iniziammo una partita insieme. Se andavo male con I comandi di una console con un volante vero andavo ancora peggio. Come previsto la mia macchina digitale passò tutto il tempo contro a un muretto, tra la mia disperazione e Armin che rideva come un matto nel vedermi sbandare, infierendo ogni tanto con qualche commentino sarcastico.
-Ricordami di chiudermi in casa quando prenderai la patente.- disse divertito.
-Ahah, molto divertente. A qualsiasi altro gioco posso batterti.
-Non c'è un solo gioco in questa sala giochi a cui tu possa battermi.
-Scommettiamo?- Avevo proprio in mente qualcosa che gli avrebbe fatto cambiare idea.
-Certo.- Lo portai davanti a Dance Dance Revolution. Uno di quei giochi con la pedana con le quattro freccie da schiacciare a tempo di musica.
-Ok, questo non vale.
-Ti ricordo che hai detto qualsiasi gioco.
Con sua estrema delusione e mia grande gioia montammo sulle pedane.
-Ti lascio l'onore di scegliere la canzone.
-Questa sembra un po' più lenta della altre.
Scelse Toxic di Britney Spears, una di quelle canzoni della mia infanzia che mi esaltavano in un modo pazzesco.  Io scelsi difficoltà “expert” e consigliai a Armin di farlo in modalità “beginner”, ma per non essere da meno, insistette per un livello“normal”. Non pensavo a vincere, ero completamente assorta dal gioco e dalla musica. La canzone era così dolce nella mia testa, suonava di infanzia e ricordi.Mentre la musica andava mi lasciai andare, sapevo tutti I passi. Io ero esperta a quel gioco, non riesco a ricordarmi quante volte avevo costretto Ken a farlo con me, povero ragazzo! Dopo circa trenta secondi sentii un commento acido. 
Prima che finisse la canzone decisi di regalargli un'ultima chicca: memorizzai I passi futuri mi girai spalle allo schermo continuando a schiacciare I pulsanti. Mi girai e lo vidi completamente paonazzo e col fiatone: dai tonfi che sentivo mentre giocavo avrei dovuto aspettarmelo. Aspettammo I risultati sullo schermo.
-Ho vinto!- Commentai con un sorriso, alzando medio e indice della mano destra in segno di vittoria.
-Ti odio..Giochi sleale...- rispose Armin ancora trafelato.
-Hai detto tu qualsiasi gioco.
Uscimmo dalla sala giochi e andammo al supermercato. Lì ci venne un'idea: Mentos e coca cola sarebbero stati I nostri gavettoni. L'avevo visto varie volte fatto su internet, ma non l'avevo mai provato. Tornammo davanti al liceo, ci mettemmo dietro il muro che segnava la fine del cortile con  la scuola ansiosi di agire. Finalmente suonò la campanella e la gente uscì, individuammo Ambra e aspettammo che si mettesse a fumare e sparlare con le sue amiche. Guardai un secondo Armin e ci scambiammo uno sguardo d'intesa come segnale per partire. Lei era di spalle e ci avvicinammo piano. Caricammo le armi e...
- Aahhh!Dannati ragazzacci il mio completo nuovo!
La coca-cola non aveva colpito solo Ambra, il getto era stato più forte del previsto ed era arrivato fino alla direttrice, la cui presenza era occultata dal corpo della bionda e delle sue amichette.  Provammo a scappare prima di essere riconosciuti ma Boris, il professore di ginnastica, ci intercettò e finimmo in presidenza. La direttrice era furiosa e ci mise in punizione: per la settimana seguente avremmo dovuto pulire il cortile dopo la scuola.
 

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Capitolo 11
*** Una sciarpa di seta rossa ***


Ciao Cloe,

qui è uno schifo. Niente telefono, niente internet, mi manca tanto la vita normale. Mi mancate tutti, a parte mio papà che mi ha spedito qui, ovvio. Qui è uno schifo, l'ho già detto? Beh lo ripeterò 1000 mille volte... Ci fanno allenare tutto il giorno urlandoci contro e sono sfinito. Non avevo mai fatto una flessione in vita mia, ma in questo postaccio sono il pane quotidiano. Sono una matricola e mi toccano I compiti peggiori, come lavare gli scarponi sudici dei miei compagni. Non abbiamo mai un attimo di pace, ho dei voti pessimi e, come se non bastasse, tutti I miei compagni mi prendono in giro. A quello dovrei esserci abituato, ma fa sempre male.

Tu sei sempre stata l'unica a essere gentile con me, anche a costo di essere isolata dagli altri. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo. Ero così contento che eri finita in classe con me e mi sono visto svanire tutto. Rispondimi e dimmi tutto di te: come va a scuola? Quell'antipatico di Castiel ti ha rotto troppo le scatole? Quando uscirò da qui avrò I muscoli per pestarlo se ti da fastidio.

Non vedo l'ora di tornare. Ti voglio bene e mi manchi tanto.

-Ken

 

Lessi la lettera tutta d'un fiato e mi fece sentire tremendamente bene. Già solo a leggere il mittente mi ero sentita felice come una pasqua. Mi venne un po' da ridere a pensare al minuto Ken intento a fare qualche flessione. Provai anche a immaginarmi una versione muscolosa del mio amico, cosa che trovavo molto strana e divertente. “Ti voglio bene e mi manchi tanto.” finalmente, dopo queste orrende settimane a scuola senza di lui, mi sentivo un po' meno sola. Pensai a lungo a cosa rispondere, ma non mi venne in mente niente. Mi sentivo un po' in colpa per non avere mai pensato a lui in quel periodo, per non aver neanche cercato informazioni sulla sua nuova scuola. Accesi il computer per dare un'occhiata al sito dell'accademia..

 

The_Gamer: Buongiorno!!

Gate_Control: Chi non muore si rivede:)

The_Gamer: che allegria...o.o. Sempre depresso?

Gate_Control: Ma no, ultimamente ho altro a cui pensare.. tu, tutto bene ?

The_Gamer: Ma si dai... a parte che al liceo è una noia. Me ne sto quasi sempre da solo.

Gate_Control:Che liceo frequenti?

The_Gamer: Il Dolce Amoris...tra l'altro un nome stupido.

(cosa..?? va beh anche se era nel mio stesso liceo non importava...Quante probabilità c'erano che lo conoscessi già?Visti I ragazzi che lo frequentavano e quelli che conoscevo almeno un un per cento)

Gate_Control: Ma davvero?

The_Gamer: l'hai frequentato anche tu?

Gate_Control: No, ma conoscevo un po' di gente che ci andava..

The_Gamer: non chiedermi niente perchè non ho molte conoscenze, ma ho conosciuto una ragazza.. diciamo beh... carina...

(quelle parole mi diedero a dir poco fastidio. Non sapevo quale fosse il suo vero aspetto, poteva pesare anche 200 chili o qualcosa del genere. Non potevo nascondere, però, di aver sognato di incontrarlo, che mi salvasse dalla mia monotona vita come mi aveva salvato da qual drago nel gioco. In qualche modo dovevo capire chi era.)

Gate_Control: Cosa vedono I miei occhi sullo schermo? Non eri il signor: ci sono altre cose più importanti a cui pensare..etc..

The_Gamer: e anche se fosse... ma comunque non mi va di provarci..

Gate_Control: Beh... non ti ci vedo a prvarci con una ragazza... da quanto ti conosco ti ho sentito parlare solo di videogiochi..

The_Gamer: Te l'ho detto, se voglio riesco benissimo a fare colpo.

Gate_Control: Se vuoi dimostramelo

The_Gamer: come?

Gate_Control:ho una sorella che va al liceo, conosco anche un po' le sue amiche e ti combino un'appuntamento e poi sento da lei com'è andato.

(lanciavo l'amo, sperando abboccasse..)

The_Gamer: ci sto!

Gate_Control: Ok, stasera ti so dire qualcosa, ora esco... ciaoo

The_Gamer: ciao:)

 

 

Uscii a fare la spesa. Raggiunsi il supermercato e presi tutti gli articoli che mi aveva scritto mia mamma su un biglietto. Ebbi il tempo di pensare ai ragazzi della scuola, se, in qualche modo, qualcuno potesse avere un legame con lui. Beh.. conoscevo solo quattro raggazzi. Nathaniel sicuramente no: troppo concentrato sui libri e fidanzato per darsi ai videogiochi. Castiel tantomeno... cioè tra tutti non poteva essere proprio Castiel. I due ragazzi nuovi: si erano appena trasferiti, il che darebbe una spiegazione per la connessione internet saltata e il fatto che mi ha detto non conoscesse nessuno. Su Alexy non sapevo nulla, a parte che se la cavava con un pennello da trucco, ma Armin sembrava un appassionato di videogame come The_Gamer.. Va beh che tutti I ragazzi avevano un qualche videogame in casa... per qualche strana ragione non mi riuscivo a togliere dalla testa le parole di Castiel “ho un amico nella tua stessa situazione” e se fossi stata io, cioè Gate_Control, quell'amico? Se fosse stato così lui sapeva già tutto... Purtroppo avevo un'altra, inquietante, ipotesi: le altre parole che mi avevano colpito erano quelle di Ambra, che sapeva della mia cotta per il suo fratellino e persino del messaggio in fondo al libro. Il solo pensiero che potesse essere lei e che, in qualche modo, lo potesse aver fatto per prendermi in giro mi faceva accapponare la pelle. Così persa tra le mie riflessioni ci misi una vita a comprarei pochi articoli richiesti da mia madre.Tornai a casa e, prima che me ne accorgessi, si fece sera. Avevo pensato a un luogo e un modo perfetto per l'appuntamento. Conoscevo un posto al parco pieno di alberi che di sabato è gremito di gente, in questo modo avrei potuto avvicinarmi senza dare nell'occhio. Mi sarei messa una sciarpa per farmi riconoscere, ma avrei portato l'indumento in borsa e avrei scelto se indossarlo all'ultimo minuto. Era una lucente sciarpa di seta rossa, che avevo rubato dall'armadio di mia mamma quand'ero piccola, non era un accessorio particolare e era perfetto per farsi riconoscere. Feci due o tre respiri profondi per calmarmi e accesi il computer. Pensai molte volte di tirarmi indietro ma mi convinsi che, in fin dei conti, non rischiavo nulla. Era online, un po' esitante scrissi..

 

Gate_Control: Sabato ore 16, parco centrale, panchina vicino al chiosco. Indosserà una sciarpa rossa. Ok o hai già impegni?

The_Gamer: Perfetto! Vuoi alzare la posta in gioco?

Gate_Control: Cioè?

The_Gamer: Quant'è carina la tua amica?

Gate_Control: Non una bellezza, ma carina.

The_Gamer: beh... pensavo mi facessi uscire con una da 10, per vincere. Comunque conto di strapparle un bacio a fine appuntamento, se è proprio brutta vorrà dire che me ne farò una ragione...

(a quelle parole sussultai, ma ritornai svelta a scrivere.)

Gate_Control: Non succederà..

The_Gamer: Vedremo...

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Capitolo 12
*** una maschera ***


Finalmente raggiunsi il ragazzo, con la sciarpa ben al sicuro dentro la borsa, cercando  un qualsiasi modo per iniziare una conversazione. Fu lui a rivolgermi la parola per primo:
-Ehila Cloe, che si dice?-
- Niente di che, andavo a fare la spesa per mia mamma.- dissi estraendo la lista dalla tasca della giacca e sventolandogliela davanti al naso- E tu, come mai qui da solo? senza Rosalya o tuo fratello nei paraggi quasi non ti riconoscevo.-
Era davvero Alexy The_Gamer? Non me l'aspettavo, ero davvero sorpresa. Nonostante tutto non potevo dirmi dispiaciuta, anzi, mi era sempre stato simpatico. In effetti era gentile e cordiale come il ragazzo di internet.
-Niente di che, ho un appuntamento.- Era proprio lui... un attimo. Ricordai che The_Gamer mi aveva detto di avere un fratello a cui piacevano I ragazzi.. Questo voleva dire che Armin?.. per qualche strano motivo il pensiero mi infastidiva.
- E con chi hai quest'appuntamento?-
-Veramente non lo so... se vedi una ragazza con una sciarpa rossa dimmelo.-
-un appuntamento al buio?- Mi finsi sorpresa.- Se vuoi aspetto qui con te finchè non arriva, sono da sola.-
-Mi faresti un favore-Rispose con un gran sorriso. Passammo I dieci minuti successivi a esaminare tutte le ragazze che passavano, qualche volta ci scappava un commentino scarcastico del tipo “speriamo che non sia lei” o “ma è under o over 50?”. Alexy iniziava a pensare che la misteriosa ragazza avrebbe dato buca e  io non avevo voglia di stare tutto il pomeriggio seduta su quella panchina, gli feci una proposta.
-Ti va di bidonare la sconosciuta e andarci a fare un giro?- Volevo conoscerlo meglio, conoscere meglio il “ragazzo  dietro allo schermo”.
-Solo a una condizione.-Disse Alexy con un sorriso malizioso che non prometteva niente di buono.
-Spara.- Risposi un po' preoccupata.
-Per le prossime ore sei mia.-Quell'espressione un po' inquietante gli segnava ancora il viso. D'improvviso mi ricordai la scommessa del bacio e di come poteva essere pervertito quel ragazzo.
-Ma sei un maniaco o cosa?-
-Ahaha scema!! Non intendo questo! voglio portarti a fare shopping. Quanti soldi hai nel portafoglio?-
-Niente contanti, ho la carta di credito.- Sembrava stranamente esntusiasmato dalla mia risposta.
-uuuh... e che cos'hai su?- 
-3000 euro. Ma non se ne parla: ho lavorato duro per guadagnarmeli, non intaccherai I miei risparmi.-
-Daiiii, hai un bellissimo fisico sprecato a vestirti sempre con quelle maglie larghe, e poi Ambra smetterebbe di prenderti in giro se mostrassi di essere un po' femminile..- Questi discorsi non mi piacevano per niente: non avevo tempo e voglia di sprecare il tempo per qualcosa di stupido e superfluo come la moda, ma non mi andava che gli altri mi giudicassero male per come mi vestivo. 
-cosa?..cosa dice Ambra su di me?-
-Beh... ti chiama stracciona, lesbica, uoma e altre cose..- 
-Sei pappa e ciccia con Ambra?- 
-Con quella serpe? Assolutamente no, ma le sue parole riecheggiano per tutta la scuola.- Mi irritava terribilmente l'idea  che tutta la scuola mi prendesse in giro. A dire la verità avevo sempre pensato di essere rimasta pacificamente inosservata dal mio arrivo al liceo e questa notizia mi sconvolgeva. Decisi di accettare la sua proposta, forse la mia riluttanza verso queste  regole sociali era un po' troppo estrema.
-Ok, ci sto. Ma quando penso che abbiamo speso abbastanza chiudo I fondi.-
Non feci in tempo a finire la frese che Alexy mi afferrò vigorosamente per un braccio e mi trascinò verso il centro in mezzo alla folla. Facevo fatica a stargli dietro. Finalmente ci fermammo davanti a un piccolo negozio. Era un'estetista che in dieci minuti mi strappò baffetti e sopracciglia. Penso di non aver mai sentito così tanto dolore in vita mia. Alexy e la donna scherzavano e se la ridevano mentre soffrivo. Riuscii a farmi credere sulla fiducia di avere le gambe depilate, ma quando mi chiesero con cosa e risposi col rasoio mi risposero con due facce a dir poco inorridite. La seconda tappa fu il parrucchiere più famoso (e più costoso) della città. Era un ragazzo di bella presenza con una strana capigliatura metà rasata e metà piena di piccoli riccioli biondi. Dopo avermi fatto uno shampoo mi mise a sedere, Alexy era in piedi alle mie spalle, come un avvoltoio ansioso di nutrirsi della mia carcassa. 
-Ma quant'è che non vai da un parrucchiere?- Chiese il biondino fissando inorridito le mie doppie (o meglio quadruple o quintuple)  punte.
-Ehm circa due anni.-
-C'è un po' di lavoro da fare... bene...Come ti facciamo?- Non ebbi il tempo di rispondere che Alexy sovrastò la mia voce.
-Qualcosa di sexy... sperando che non si rileghi sempre in quella insulsa coda di cavallo.- 
Provai ad aprire la bocca per esprimere dissenso ma mi interruppe ancora.
-Non te ne pentirai.-
Potevo sentire lunghe ciocche di capelli cadere per terra. Quando uscii avevo un taglio corto a caschetto con un ciuffo scalato su un lato, stavo stranamente molto bene. Sembrava come se, modellandomi la chioma con le forbici,  mi avesse cambiato la faccia. Il nuovo taglio mi dava un aspetto “radioso” a parere dei due ragazzi, forse era l'aggettivo più adatto. Provai a toccarmi I capelli per riuscire a vedere se potevo legarli... niente. Sarebbe stata dura a morire quest'abitudine. Alexy mi prese la mano, mi sentivo a mio agio con lui era così  estroverso e allegro. Mi trascinò in qualche negozio dove selezionò accuratamente pochi abiti che mi stavano tutti d'incanto. Mi ero sempre vergognata del mio fisico allo specchio e del mio seno quasi inesistente, senza rendermi conto di quanto potesse starmi bene una maglietta attillata. Finimmo in un negozio, dentro al quale mi trascinò con più foga.  Al bancone c'era un ragazzo alto dai capelli neri e poco lontano c'era... Rosalya?
La ragazza mi vide e mi squadrò per qualche secondo. Poi mi corse incontro emettendo un urletto stridulo.
-Aaaaah... o mio dio  Cloe sei... sei davvero tu? Sei favolosaaaaa!!!- Si mise a saltare di gioia. Poi mi tirò per il braccio verso il ragazzo al bancone. Avevo il timore che, per I continui strattoni, a fine giornata mi si sarebbe lussata la spalla.
-Cloe, ti presento il mio fidanzato Leigh. - disse indicando il commesso con il capo.- Avrei voluto presentartelo quando non eri così bella, ma fa lo stesso.- poi guardò di sbieco il suo fidanzato.-Leigh questa è Cloe. Hai tempo di guardarla  qualche secondo, poi devo tornare il centro del tuo universo.- Continuò sbattendo le palpebre. Il ragazzo mi strinse la mano e aprì la bocca, ma fu interrotto, ancora una volta, dalla voce di Alexy.
-Rosa, hai qualcosa per lei?- dovevo assolutamente parlargli riguardo la sua mania di interrompere le persone. A quelle parole Rosalya si esaltò e corse tra gli scaffali raccogliendo pile di vestiti, che caricò sulle mie braccia. Infine mi spinse verso il camerino, incredibile come tanta forza potesse uscire da quell'esile corpicino.
-Tu intanto provali, io torno subito!- Disse Rosa uscendo svelta dal negozio. I vestiti che mi aveva proposto in realtà non mi convincevano per niente: o erano troppo corti o troppo trasparenti. A ogni abito esponevo i miei dubbi ai due ragazzi che erano del mio stesso parere.  Il commesso si lamentò dei gusti della propria fidanzata e di come ne fosse disperato. Mentre provavo l'ennesimo vestito che lasciava ben poco all'immaginazione, vergognandomi come una ladra, ritornò Rosa con due buste in mano. 
-Allora questi sono regali da parte mia per la tua trasformazione.- 
-Rosa non dovevi.- 
-Sì, che dovevo.-
-No, che non dovevi.- intervenne Leigh.- Non con la mia carta di credito.- Stavo per scusarmi da parte di Rosa ma la ragazza lo liquidò:
-Stai zitto tu!- Il ragazzo mise il broncio, quanta pazienza che doveva avere. Poi, scomparve dietro a una porta poco lontano.  Nel frattempo Rosa mi mostrò il contenuto delle buste: un set di trucchi per “un make-up nude skin” come lo chiamava lei (in sostanza varie polveri e un mascara che mi insegnò ad usare) e un completo intimo a dir poco imbarazzante. Era composto da un reggiseno imbottito ai limiti dell'indecenza e da una mutanda che si sarebbe meglio definita “filo”. Diventai rossa alla sola sua vista e, come se non bastasse, concluse con:
-Con questo farai sicusamente colpo su Castiel.-
-CooooSaaaa?!- Sbraitai incredula. Inoltre arrossii, se possibile, ancora di più . Riemerse Leigh che abbassò e scosse la testa. Aveva tra le braccia un vestito di maglia marrone intrecciato, penso fosse il più bello che avessi visto sin'ora.Tornai nel camerino e provai l'abito, che fu il mio unico acquisto dal negozio. A mio malgrado Rosa insistette per entrare con me e farmi provare l'intimo, che non avrei indossato per molto tempo. La situazione, che per me era a dir poco strana e imbarazzante, sembrava divertirla. Alexy nel frattempo riguardava gli acquisti fatti. Lo sentii dire.
-Manca ancora una cosa.- Sbirciai dal camerino e lo vidi comprarmi una borsa. Successivamente si avvicinò pericolosamente alla mia, appoggiata sul bancone. Da dietro la tenda del camerino, non potendo uscire perché ancora in intimo, lo vidi estrarre tutti gli oggetti dalla mia borsa per riporli in quella nuova. Rimase un po' stupito alla vista della sciarpa di seta rossa. Mi vestii con l'abito scelto da Leigh e uscimmo dal negozio. Lo guardai imbarazzata e vergognandomi per la sua scoperta, mi prese la mano. Mentre camminavamo in centro mi rivolse la parola.
-E così sei tu la misteriosa ragazza..-
-Ehm...si.- Abbassai lo sguardo.
-Sai che, per scommessa, ti dovrei baciare.- Rispose divertito.
Rimasi un attimo spaventata, mi guardai attorno per vedere se c'erano vie di fuga, ma il ragazzo mi teneva ancora la mano.
-Mi togli una curiosità? Perché hai accettato l'appuntamento con uno sconosciuto?- Continuò.
-Mi sentivo sola.- Pur non raccontando nulla stavo dicendo la verità. Era questo il motivo per cui era iniziato tutto, per cui mi ero confidata e avevo scherzato con quel ragazzo su internet.
-E tu? Perché hai accettato?-
-Beh... mio fratello ha promesso di farmi da schiavetto per una settimana in cambio di questo favore.-
Cosa? Questo vuol dire che era Armin a scrivere e Alexy a cui piacevano I ragazzi?a dire la verità, non è che mi stupii più di tanto. Le cose iniziavano a avere senso, Fu come se avessero girato un quadro che stavo ammirando al rovescio.
- Quindi non eri tu che quello che doveva presentarsi all'appuntamento?-
-No, ma Armin ha mandato me perché ci so un sacco fare con le ragazze. Ho avuto molte fidanzatine, sai?- Mi guardò sorridendo, era sempre così allegro. La sua vivacità era contagiosa e risposi al suo sorriso, non sentendomi più in imbarazzo per la situazione. -ti posso chiedere un'altra cosa?-
-Spara.-
-Hai mai baciato un ragazzo?- 
-Sì, ma non è stato granché.-
-Racconta.-
-Allora diciamo che ero in spiaggia e c'era questo tipo che ci provava con me: Dake. Era l'opposto del mio ragazzo ideale: spavaldo, con un cervello che può competere a stento con una nocciolina..Ma..-
-..Ma?-
- A sedici anni non avevo ancora baciato nessuno e volevo provare, in fondo era carino. Non mi è piaciuto, a dire la verità mi ha fatto proprio schifo, forse perché non ero veramente attratta da lui... La cosa divertente è stata che mio fratello l'ha scoperto, sai lui è gelosissimo. Ha preso a minacciarlo e inseguirlo, per poco non lo ha pestato, ma è riuscito a scappare. Però non mi si è più avvicinato e si è nascosto per il resto dell'estate. E tu?- La storia lo aveva divertito.
-Io di ragazze ne ho baciate fin troppe...- Stavolta fui io ad interromperlo.
-E di ragazzi?
-Come lo sai?- Mi guardò per un attimo interdetto.
-Chiamalo intuito femminile.
-Beh.. purtroppo no, non è facile sai. In più nella vecchia scuola mi prendevano tutti in giro, sono contento che ci siamo trasferiti. Da quando lo hanno saputo anche I miei amici non mi guardano più con gli stessi occhi. A te non crea problemi?- C'era un tocco di amarezza nel suo sguardo, che stava evitando il mio come per nascondersi.
-Basta che stai lontano da quelli che piacciono a me..-  Nonostante l'allegria di prima fosse di colpo sparita dal suo volto mi sorrise e mi strinse per I fianchi a lui.
-Aaah Come sono contento. Allora.. da chi devo stare lontano?
-Conosci il professor Finnigan?
-Ahahaha... questo non te lo posso promettere!!- Feci il broncio e incrocia le braccia fingendomi arrabbiata.
-Daiii, come puoi darmi torto?- continuò. Nelle strade affollate del centro vidi camminare verso di noi  due figure: Castiel e Lysandre. Non volevo che Castiel mi vedesse con Alexy, avrebbe sicuramente pensato male.
-Alexy, c'è Castiel, nascondimi!
-Perché nasconderti?
-Non voglio che mi veda con te!!- Mentre ci passavano di fianco mi nascosi dietro a Alexy , che gli dava le spalle. Non ci videro.
-Ah... allora ti piace Castiel.
-Cosa? ...No!- Si voltò a guardare il rosso.
-Me lo posso prendere io allora? ha un bel sedere!- Disse scherzando.
-Ok...ma sono quasi sicura che sia etero!- Risposi divertita.
Ci fermammo in un ultimo negozio, in un vicoletto del centro. Era una piccola boutique e  aveva affisso il cartello cercasi personale. Gli orari erano flessibili, per lo più week-end, lasciai I miei dati e il mio, scarso, curriculum, sperando mi richiamassero. Camminammo per un altro po' ridendo e scherzando, finché non arrivammo sotto casa mia.
-Sai, abito a 200 metri da qui, in fondo a quella via.- disse indicando la strada.-Cloe un'ultima cosa...-
-Dimmi.
-Com'è Gate_Control?
-Perché me lo chiedi?
-Beh diciamo che ho visto alcune sue conversazioni e, ogni tanto, quando parlava delle ragazze che gli piacevano gli scappava un lui invece che lei... e... sì, insomma, da una parte speravo fosse lui a presentarsi all'appuntamento. Lo so che è una cosa stupida..- Farneticava e era in imbarazzo,  sembrava molto fragile in quel momento. Per quanto mi dispiacesse rovinare le sue speranze dovetti dirgli la verità.
- Ehm... anch'io ho barato. Sono io Gate_Control.- Mi guardò per un attimo stranito.
- Sì, mio fratello non voleva che conoscessi maniaci su internet e, per farlo contento, mi sono finta un ragazzo.- Riuscii a leggere sul suo volto uno sguardo deluso.
-Perché lo hai finto per tutto questo tempo?
-Non lo so...Forse mi piaceva portare una maschera.
-Beh... ti capisco
-Potresti non dirlo a tuo fratello. Non so ancora come gestire la cosa.
- Va bene.
Feci per aprire il cancelletto per accedere al giardino, ma il ragazzo mi afferrò per le spalle mi tirò verso di lui. Non feci in tempo a reagire che sentii lo l'impatto di un bacio a stampo sulle mie labbra. Inutile dire che lo spinsi via e diventai bordeaux. 
-Deficiente!! Ma cosa fai?
-Vinco una scommessa.- Si mise a ridere rumorosamente per la mia reazione.
- Ma...ma...- balbettai incredula e irritata, non seppi andare avanti. Il ragazzo era piegato in due dalle risate.
Aprii finalmente il cancelletto e lo sbattei dietro di me scocciata. Mentre stavo varcando la soglia di casa, sentii la sua voce lontana.
-Fatti bella lunedì mattina, sei il mio capolavoro!
Mi girai e lo salutai con la mano. Entrai in casa con una stupida risata da ebete incisa sul volto... Nonostante mi aspettassi ben'altro dall'appuntamento mi ero davvero divertita. Mi sarebbe davvero piaciuto essere amica di Alexy. Chiusi la porta alle mie spalle e mi preparai alla reazione della mia famiglia al cambio di stile.

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Capitolo 13
*** Il brutto anatroccolo si tinge di rosa ***


Quella mattina mi svegliai venti minuti prima del solito per truccarmi e prepararmi come mi aveva spiegato Rosa. Data la mia scarsa manualità cosmetica, le polveri caddero in gran parte sul pigiama e sul lavandino che assunsero un colore marroncino-rosato. Quel poco di quest'ultime che era finito sul mio viso fece sparire le imperfezioni e diede colore alle mie bianco-grigiastre guance. Il mascara, dal canto suo, riusciva a dare una parvenza di ciglia sopra al mio, altrimenti glabro, contorno occhi. Mi guardai allo specchio per qualche secondo riconoscendomi a stento. Non avevo mai minimamente cercato di sembrare carina, con trucchi e cose varie, per paura che tutti mi trovassero ridicola. Eh già... conoscevo bene la cattiveria delle altre ragazze e avevo sempre pensato che fosse meglio far finta di niente, dare l'idea che non mi importasse affatto di quello che pensavano gli altri per sentirmi più forte. Stavolta allo specchio non mi vedevo affatto buffa o ridicola, forse più bella, in fin dei conti la stessa persona con un'altra faccia.  Mi chiedevo se per tutti gli altri sarei stata migliore, sperando vivamente che la gente non fosse così materialista. Perchè allora avevo tanta voglia di mettermi "in tiro" o almeno sembrare meno sciatta del solito? Le uniche risposte che riuscivo a trovare alla mia domanda erano il sorriso raggiante di Alexy e l'entusiasmo di Rosalya. Tornai in camera e mi vestii con l'abito in maglia scelto da Leigh, in assoluto l'acquisto di quel pomeriggio che avevo più gradito, un paio di leggins neri e  i miei UGG color biscotto, che forse erano l'unica cosa alla moda che , per l'estrema comodità, mi ero concessa. Aprii la finestra per constatare che fuori non solo si gelava, ma il cielo sembrava avere tutta l'intenzione di lasciar cadere la prima neve dell'inverno. Avrei dovuto affrontare il freddo in bicicletta, essendo troppo tardi per prendere l'autobus. Indossai la giacca,  coprii meticolosamente la testa con cuffia e sciarpa di lana lasciando scoperti solo gli  occhi e raggiunsi la mia fidata graziella in garage. Dopo qualche minuto passato a sfidare il vento gelido in quella che era diventata una corsa contro il tempo scorsi due figure ben note camminare sul maciapiede. Inchiodai rumorosamente e puntando i piedi a terra per compensare l'inefficienza dei freni, i gemelli si voltarono verso di me. Mi guardarono interdetti per qualche secondo, non riuscendo a riconoscermi solo dagli occhi.
- Ehm... ciao ragazzi, perso l'autobus?- I due mi riconobbero dalla voce e i loro volti si fecero più affabili.
- Ciao Cloe, vai a rapinare una banca?- Commentò divertito Armin.
- Vorrei vedere te a andare in bici con questo freddo.-  Replicai fingendomi offesa, scesi dalla bici e li raggiunsi sul marciapiede.
- Spero che dietro a quella tenuta da talebana si nasconda qualcuno dei vestiti che abbiamo comprato sabato.-
-Come che avete comprato? Pensavo fossi uscito con Rosa sabato!- Intervenne Armin girandosi di scatto verso il fratello.
-Ti ho solo detto che la ragazza non si è presentata e sono uscito con un'amica..-
- E da quando siete amici voi due?- Bofonchiò al fratello  vagamente irritato.
- Da sabato!- Rispose Alexy con un sorriso. Guardai un attimo l'orario sul cellulare. Per quanto mi piacesse la compagnia dei due gemelli si stava facendo tardi e non avevo voglia di arrivare dopo il suono della campanella.
- Scusate ragazzi, ma devo andare... vi darei un passaggio in bici, ma non so se in tre è fattibile!-
- Certo che si, pedala Armin.-
- Ma cosaa?- Armin si dimostrò decisamente contrariato e allibito alla proposta del fratello.-Tu sei pazzo, non riesco a portarvi tutti e due!!-
-Sei mio schiavo.- Replicò Alexy incrociando le braccia e alzando il capo, dava l'idea di non essere aperto al dialogo.
-Ma la ragazza non si è presentata!!- Mugolò Armin con tono di  disapprovazione.
-Secondo i patti dovevo solo andare all'appuntamento... ed è ciò che ho fatto, quindi pedala!-
Il gemello  si trascinò rassegnato in sella alla Graziella, Alexy si posizionò a cavalcioni del portapacchi dieto e io di quello davanti, alquanto sacrificata, dando le spalle munite di zaino alla strada. Il ragazzo procedeva con estrema fatica, la rotta del veicolo storta e insicura poteva competere con le mie passate performance sui videoghiochi di macchine. La situazione era a dir poco terrificante per me, la più a rischio in caso di scontro frontale. Finalmente riuscii a riconoscere la via dell'istituto: alcune case a schiera seguite da una lunga discesa....discesa?! Il veicolo cominciò a accellerare, i freni andavano a fatica e non avrebbero fatto bene il loro lavoro.  Ci saremmo schiantati contro il muretto della scuola. Guardai lo sventurato ciclista con gli occhi sgranati per scoprire che aveva la mia stessa espressione.
-Armin punta i piedi a terra!!-
Il ragazzo eseguì i miei ordini seguito dal fratello ,che aveva capito come stavano andando le cose, ma la bici non accennava a fermarsi... riuscii in qualche modo a scendere e mi ritrovai sdraiata di schiena sull'asfalto. A Alexy bastò sollevarsi appena con le gambe per far scivolare il portapacchi sotto di sè, poi si avvicinò a me e mi aiutò ad alzarmi. Nel frattempo il fratello urtò, ormai decisamente rallentato, contro il muro. Lo raggiungemmo.
- La tua bici è un catorcio.- Disse lo sventurato scendendo dalla sella. Alexy sembrava estremamente divertito dal fatto che il fratello si fosse schiantato e ghignava a denti stretti come una iena.
Offesa dal commento sul mio "bolide" strappai il manubrio dalle mani di Armin e parcheggiai la mia adorata graziella dentro al cortile della scuola notando con tristezza che aveva iniziato a cigolare. I gemelli mi raggiunsero e insieme varcammo le pesanti porte di vetro dell'istituto. Appena fummo al caldo Alexy mi sfilò energicamente sciarpa e cuffia, impaziente di riguardare il suo "capolavoro". Ondeggiai per un po' su un piede solo, destabilizzata dalla forza del ragazzo, per poi rispondere al suo gesto irritante coprendogli la faccia con la mia pesante giacca.
-Sei un incanto.- Disse Alexy prendendo sottobraccio il cappotto, poi si mise a sitemarmi i capelli spettinati con la mano libera.
-Sei di parte.-Commentai freddamente. 
-No, sei assolutamente oggettivamente splendida.- Le lusinghe del ragazzo cominciavano a fare breccia nella mia barriera di ghiaccio, anche se restavo fermamente convinta non fosse la persona adatta a dare un giudizio oggettivo.
- Sei solo orgoglioso del tuo lavoro.-
- Chi non lo sarebbe?- Intenti come eravamo a battibeccare ci eravamo quasi dimenticati della presenza  Armin. Quando mi girai verso di lui lo ritrovai a  fissarmi con gli occhi sgranati e il capo proiettato in avanti. Il mio cervello elaborò due ipotesi: o una leggera crisi epilettca priva di scosse gli aveva fatto perdere per qualche secondo la coscienza o era veramente sorpreso dal mio cambiamento.
-Dai Armin diglielo tu che è bellissima.- Continuò Alexy, ricordatosi insieme a me della presenza del fratello.
-Eh?- Il moro si svegliò dall'apparente stato di coma.-Scusa, non ti stavo seguendo.-
-Visto? era troppo impegnato a immaginare cosa ti farebbe in questo momento.- 
La stupida battuta di Alexy mi avrebbe a dir poco fatto diventare più rossa di un pomodoro, per fortuna, prima che il mio corpo potesse reagire, un forte coppino tiratogli dal gemello smorzò la tensione.
-Ahiiiaaa!-
-Così impari a dire scemenze.- Ghignò Armin soddisfatto. Il corridoio era completamente vuoto, essendo la campanelle suonata da un pezzo, a malincuore ci salutammo e ci dirigemmo ognuno nella propria classe. Ad attendermi c'era il professor Finnigan, incantevole e scattante come non mai, che mi salutò dicendo:
-Principessa! Si è fatta bella per il ballo?- Risposi con un "Buongiorno" pieno di tensione, essendomi anche accorta che tutta la classe mi fissava, e corsi al mio banco dove mi attendeva il rosso. Qusando presi posto notai che Rosalya si era girata verso di me, appena vide che ricambiavo lo sguardo mi fece l'occhiolino per poi ritornare composta. Tornai a concentarmi su Castiel, che, con mio immenso fastidio, mi ignorava bellamente.
-Allora?- Sussurrai scocciata.
-Allora cosa?- 
-Come mi trovi?- 
-Ti preferivo prima.- Quelle parole inaspettate furono come una coltellata nei polmoni e mi mancò il respiro, sapevo che non dovevo attentarmi a cambiare.
-Perché?- sibilai con quel poco di aria che mi era rimasta.
- Adesso sei uguale a tutte le altre.-
-Non è vero, sono cambiata solo fuori.- Era quello che cercavo di ripetermi mentalmente da quando mi ero vista allo specchio, con scarso successo visto che le sue parole mi fecero vacillare.
- Adesso dici così però cambierai. Piano piano inizierai a comprare riviste con poster di ragazzini mezzi nudi invece di quei tuoi criptici libri con batteri & co., girerai a braccetto con un'altra adolescente in tempesta ormonale ridacchiando ogni volta che un ragazzo vi guarda... Invece di aiutarmi con i compiti mi racconterai di quant'era bello Brad Pitt nell'ultimo film, del colore dello smalto che hai comprato e io dovrò far finta di ascoltarti per carineria mentre ripasso mentalmente il repertorio degli Hammerfall.- La descrizione che dava Castiel non era così pessimistica, nonostante ciò mi ferì enormemente.
-Naaa, tu non faresti finta di ascoltarmi solo per cortesia, tu non sei gentile.-
-Già...Poi hai fatto male a tagliarti i baffi...-
-Scemo, ma si vedevano così tanto?-
-Sì, però sai come si dice: donna baffuta sempre piaciuta! no...ok... su questo non posso scherzare sei molto meglio così.-
-Non so se prenderla come un complimento...-
-Sono comunque offeso che tu non mi abbia detto di esserti trovata qualcuno che ti sopporta.-
-Cosa?-
-Non hai visto il giornalino di Peggy? Parla di te e della tua nuova fiamma.-
Sussurrò passandomi una fotocopia in bianco e nero. Avevo già sentito parlare del giornalino scolastico abusivo di Peggy, cacciata dal vero periodico per le notizie scandalistiche non in linea con l'integrità dell'istituto. Era composto da una sola pagina, in effetti non doveva esserci molto da raccontare sul liceo. Questo numero presentava al centro una gigantesca foto in bianco e nero di me e Alexy per mano in mezzo alla gente seguita da un articolo:
"Cambiare per amore"
La storia del brutto anatroccolo prende vita al dolce Amoris e si tinge di rosa. Riconoscete la ragazza in foto? Forse non sapete il suo nome ma avrete sicuramente sentito parlare di lei  come "stracciona" o con altri nomignoli ben peggiori affibiatigli da Ambra.. Beh.. questa ragazza si chiama Cloe e oggi ci ha dimostrato che cambiare non solo è possibile, ma anche conveniente: il nuovo look le ha donato le attenzioni di Alexy, uno dei ragazzi che, sebbene nuovo, vanta un posto tra i più desiderati dell'istituto. Forse ci voleva la persona giusta per darle la giusta spinta verso il rinnovamento. Alcune lettrici invidiose in questo momento si staranno illudendo che tra i due ci sia solo una tenera amicizia, che era quello che pensavo io all'inizio.. Così ho seguito i due fino alla fine dell'appuntamento per vederli scambiarsi un tenero bacio sotto casa di lei. Un classico dolce  inizio per quella che potrebbe diventare una delle coppie più chiacchierate del liceo.

Lessi l'articolo scioccata, fissai qualche secondo la pagina a bocca aperta senza sapere come reagire, poi mi catapultai fuori dall'aula chiedendo al prof il permesso di uscire. Riuscii a sentirlo commentare alle mie spalle:
-Quanta fretta, signorina, mezzanotte deve ancora arrivare!- Un velato riferimento alla fiaba di Cenerentola, ma le mie "scarpette", decisamente meno eleganti e sicuramente non di cristallo, restarono ben ancorate ai miei piedi mentre ruzzolavo giù dalle scale mandando un sms a Alexy chiedendomi di raggiungermi in corridoio. Quando lo vidi finalmente abbandonare la classe non gli dissi una parola: gli sventolai semplicemente "il giornale" davanti al naso a bocca spalancata in segno di stupore indicando la nostra foto. Alexy prese la fotocopia, ci diede un rapido sguardo e si mise a ridere senza dire nulla. Decisi di prendere l'iniziativa:
-Dobbiamo smentire le voci.-
-Perché?-
-Perché sì, a te piacciono i ragazzi e poi non è giusto.- Scandii a voce piuttosto alta ancora sconvolta, il ragazzo mi tappò la bocca con la mano.
-Zitta, non voglio che lo sappiano tutti. Senti ho già provato cosa vuol dire dichiararsi omosessuale in un Liceo come questo e non ho nessuna intenzione per ora, voglio sentirmi pronto.- Feci alcuni versi contro la sua mano e la tolse dalla mia bocca lasciandomi libera di esprimermi.
-Almeno smentiamo le voci.-
-Pensaci un attimo, possiamo sfruttare i lati positivi di questa storia: le ragazze smetterebbero di provarci con me mentre tu..-
-io?-
-...Potresti far ingelosire chi vuoi, mi farei ovviamente da parte se qualche etero ben gradito si presentasse alla tua porta...- Disse con tono malizioso.
-Punto uno: alla mia porta non si presenta nessuno,
punto due: le ragazze smetterebbero di provarci con te se tu la smettessi di essere così "espansivo",
Punto tre: non voglio imbrogliare.-
-Non si tratta di mentire, solo di NON dire la verità.- Replicò Alexy cercando disperatamente di rigirare la frittata dalla sua parte.-Peeerfavoooreee.- Continuò, infine, facendo sporgere il labbro inferiore e brillare gli occhi di lucide lacrimucce richiamate da una posizione abnorme delle sopracciglia. Nonostante tutta la mia buona volontà il mio buon cuore  riusciva a fatica a restistere agli squallidi mezzucci del ragazzo e lui lo stava intuendo dalla mia faccia intenerita. Si inginocchiò a terra e facendo finta di estrarre un anello dalla tasca e mi chiese.
-Cloe...Vuoi diventare la mia "ragazza copertura"?- Alzai gli occhi al cielo e sospirai dalla rassegnazione. Quel ragazzo riusciva incredibilemente a ottenere sempre tutto ciò che voleva dagli altri, avrei dovuto farmi insegnare. 
-Va bene, ma alzati da terra.-
-Sììì-  Urlò balzando scattante dal pavimento, mi strinse forte in un abbraccio e mi ringraziò per poi correre in classe. Mentre correva in classe gli urlai un'ultima clausola del patto:
-Ma niente baci!!!-
Mi rispose alzando in alto il pollice e entrò nell'aula. Di bene in meglio, avevo già avuto un  bacio "finto" e ora mi toccava un primo finto fidanzato. Da una parte mi faceva piacere ciò che era successo: adoravo letteralmente Alexy e questa situazione ci avrebbe avvicinato, d'altra parte odiavo gli inganni e avevo il presentimento che tutto ciò non avrebbe portato a nulla di buono. Decisi di andare a sgranocchiare qualcosa prima di tornare in aula per schiarirmi le idee. Mentre camminavo per il corridoio vuoto contando  gli spiccioli sulla mia mano alcuni singhiozzi alle mie spalle attirarono la mia attenzione.



Mi girai e notai la sagoma di una ragazza raggomitolata su sè stessa in un angolo tra il muro e la fine degli armadietti. In realtà, persino impegnandomi, riuscivo a distinguere chiaramente solo due gambe, due avambracci e una manciata di capelli Viola. Il suo viso affondava tra ginocchia completamente flesse, che stringeva con forza tra le sue braccia. Malgrado i pochi elementi ero quasi sicura si trattasse di Violet: una mia compagna di classe con cui non avevo molta confidenza.Ma cosa ci faceva lì? E perché stava piangendo? Mi avvicinai piano come se la minuta figura fosse  un cerbiatto ferito da soccorrere senza spaventare. Non sapevo neanche se si fosse accorta della mia presenza, tra il baccano di quei singhiozzi sempre più invadente.

-Violet?- Dissi dolcemente non ancora sicura al 100 per 100 della sua identità.
Estese il capo, per mostrarmi un viso coperto di lacrime, tremante e spaventata. Gli occhi lucenti di pianto mi squadravano con una nota di disprezzo. Ciò produsse soltanto in me un po' di esitazione, senza farmi desistere.
-Violet cos'hai?- Scosse la testa senza dire niente, sussultando per l'ennesima volta all'emergere degli insopportabili singhiozzi, per poi riportare il capo in quel suo nido tra le ginocchia.  Mi sedetti di fianco a lei e le accarezzai la spalla per farle coraggio, anche se ancora ignoravo il vero motivo del suo pianto. 
-Se vuoi puoi parlarmi.- Non ricevetti alcuna risposta. Lei continuava a singhiozzare senza interruzione. Era come se quegli spasmi involontari, così a loro modo arroganti, le impedissero di parlare. Io rimanevo lì zitta al suo fianco, non sapevo se per compassione o per vero interesse, ma morivo dalla voglia di aiutarla. Avevo, però, paura che qualsiasi mia parola, qualsiasi mio gesto di riguardo nei suoi confronti potesse risultare in qualche modo sgradito e fastidioso. La mia presenza stessa sembrava quasi disturbarla, ma ciò non scatenava in me il desiderio di andarmene. Pensavo e ripensavo a un qualsiasi modo per interagire con lei senza correre il rischio di sembrare pedante. Il tonfo di un suo pugno contro l'armadietto spezzò quel silezio carico di tensione. Dopodiché la ragazza lanciò un urlo di rabbia:
-Sono solo una stupida!!- Rimasi un attimo sorpresa da questo suo scatto d'ira. Mi ritrovai maggiormente decisa a scoprire cosa affliggeva quella ragazza, che aveva la fama di essere la creatura più docile e mite del pianeta. 
-In realtà mi sembri una ragazza estremamente intelligente.- Pronunciai  con tono pacato le prime parole che mi vennero in mente, non avendo ancora trovato qualcosa di sensato da dire.
-No... sono una stupida... è solo che...- Ricadde di nuovo nel suo silezio singhiozzante. Era come se morisse dalla voglia di parlarmi senza riuscirci, come se in qualche modo si vergognasse o volesse tenermi nascosto qualcosa.
-Ti va di dirmi cos'hai?- Forse essere diretti era l'unica strada possibile.
-E' un segreto...- Perché avrebbe dovuto rivelarmi un suo segreto? dopotutto non aveva alcuna garanzia su di me, non le conveniva esporsi.
-Se ti dico un mio segreto possiamo fare una specie di scambio, ma tu non lo devi dire a nessuno prometti. Io manterrò il tuo.- Violet alzò la testa di scatto, come risvegliata di colpo dalle mie parole. Si asciugò le lacrime per poi annuire.
-Io e Alexy non siamo veramente fidanzati, stiamo facendo finta.- La ragazza mi guardò sorpresa, fece per aprire la bocca sottile, ma un singhiozzo la interruppe. Si riprese, deglutì e si preparò a parlare.
-Ma come?-
-Non ti posso dire il motivo, se riesco ti farò dare spiegazioni da lui... Ora sta a te...-
-Mi piace Alexy- Rimasi di stucco dalla sua confessione,dovevo assolutamente convincere il ragazzo a rivelarsi anche a lei:  sarebbe stata una crudeltà tenerla all'oscuro, vista la sua disperazione per lui. Ero sicura che la timida Violet non avrebbe fiatato. Mi chiedevo come avrebbe reagito alla notizia.Da una parte il sollievo che avrebbe provato dal sapere che non gli piacevano le ragazze l'avrebbe portata a mettersi il cuore in pace, dall'altra avrebbe subito una delusione cocente. -Lui è l'unico ragazzo della scuola che mi ha notata e che è stato gentile con me. Io beh.. sai.. forse perché non sono abituata a certe attenzioni e sono sempre da sola... Anche in classe non ho amici... E lui è stato così gentile... Pensi che, non so...-
Sembrava molto in difficoltà, ma almeno aveva smesso di piangere. Dannato Alexy, perché doveva essere sempre così aperto con le ragazze?! Era un vero peccato che una ragazza così dolce e innocente si fosse innamorata di lui, che non aveva niente da offrirle..Uffa... Avrebbe dovuto pensare alla reazione che la sua gentilezza poteva scatenare in una ragazza sensibile come Violet. 
-Dai andiamo- la aiutai ad alzarsi e la accompagnai alle macchinette, dove, nonostante il mio avido stomaco reclamasse ancora cibo, le offrii una barretta di cioccolato per tirarle su il morale. Mi ringraziò con un sorriso e, dopo qualche attimo di silezio, le esposi una mia riflessione maturata nel tragitto:
-Ma non è vero che non hai amici.. non te ne stai sempre con Li?-
-Sveglia Cloe! lei sta in banco con me solo perché le sue amiche Ambra e Charlotte non sono in classe con noi, non mi rivolge la parola.- Disse guardando in basso, alquanto scocciata dalla situazione. In effetti lo sarei stata anch'io se avessi dovuto ammettere davanti a qualcuno di non aver amici. Questo prima che conoscessi i gemelli e che il mio rapporto con Cass si capovolgesse. Decisi di tenderle una mano amica che avrei voluto anch'io in quel momento di fragilità:
-Considerati trasferita nel vecchio banco di Ken con effetto immediato!- le proposi mettendole una mano sulla spalla, lei mi sorrise e decidemmo di ritornare in classe. Durante le lezioni fino all'intervallo parlottai con la mia nuova amica e messaggiai con Alexy spiegandogli la situazione. Per mia fortuna era d'accordo con me di dirle tutta la verità. Arrivò la ricreazione e Rosalya corse da me entusiasta, emettendo uno dei sui gridolini striduli, accompagnata dal pacato Lysandre. La ragazza mi stava illustrando i motivi per cui avrei dovuto  assolutamente fare una "vasca" con lei in  tutto il liceo per sfoggiare il mio nuovo look, non vedevo come la cosa fosse necessaria, ma avrei fatto volentieri un giro. Nel contempo Castiel mi guardava con le sopracciglia alzate e la testa chinata in basso, con uno sguardo che sembrava dire "te l'avevo detto". L'immagine di me e Rosa a braccetto per l'istituto in effetti rispecchiava abbastanza il quadro da lui descritto in precedenza, era anche stranamente inquietante se prevedevi il fatto che la sua maliziosa bocca avrebbe sicuramente sputato qualche commento sui ragazzi del liceo. Ad un tratto qualcuno aprì di scatto la porta della classe, schiacciando quasi Dajan, che era in procinto di uscire, contro la parete giallastra. Come poteva tanta "delicatezza" non provenire dalle braccia di Alexy? Mi aspettavo la presenza del mio nuovo pseudo-fidanzatino, dopotutto veniva sempre a trovare la mia amica dai capelli argentei durante  l'intervallo, ma mi stupivo per quella del suo fratellino, che  era solito tapparsi in classe davanti a un videogame.
-Ehiiiiii.-
-Ciao cucciola mia!!- Cucciola? Quel ragazzo si stava decisamente  allargando un po' troppo per i miei gusti.
-Frena, niente nomignoli.- Commentai acida.-Piuttosto Armin, E' strano vederti qui di solito te ne stai sempre in classe.. A cosa dobbiamo il piacere della tua presenza?-  A rispondere non fu lui, ma il fratello che intervenne con un: -Già chissà perchè..- tra l'ironico e il malizioso. Lui e Rosa si scambiarono un'occhiata d'intesa e una risatina sommessa, mentre Armin cercava di assestargli una gomitata nello stomaco. Poi si girò verso di me proponendomi un sorriso coperto da un velo di tensione.
-Mi andava di fare un giro.- Rispose infine il ragazzo, mentre i due di fianco a lui avevano ripreso a ridacchiare. Questa volta reagì con un pizzicotto alla mano destra di Alexy che lo guardò storto. Ma cosa stava succedendo? mi stavano forse prendendo in giro? Decisi di interromperli con un espediente.
-Scusate se sono stata scortese a non presentarvi. Lui è Castiel. Castiel loro sono Alexy e Armin.-
Il ragazzo, che aveva assunto un'aria infastidita, strinse la mano ai due gemelli, con una presa che sembrava piuttosto energica. Prima fu il turno di Armin e poi passò a Alexy che, non perdendo certo l'occasione di contatto con un bel ragazzo, sembrava non volergli mollare più la stretta. Il povero Castiel dovette divincolare tutto l'arto per riuscire liberarsi. Lysandre intervenne non appena i due si lasciarono le mani.
-Tu devi essere il nuovo ragazzo di Cloe, la tua fama ti precede.-Disse rivolgendosi a Alexy. Chissà perché il ragazzo si prendeva tanta confidenza, dopotutto era quasi uno sconosciuto per me.
-Ma se neanche ci parliamo?- Commentai di botto, probabilmente facendo una figuraccia.
-Gli amici di Castiel sono miei amici.- Rispose il ragazzo con la calma che lo contraddistingueva. Alexy lo guardava ammaliato e gli strinse la mano a dir poco estasiato. 
-Sai, non mi convincete molto come coppia.- Intervenne Castiel confuso, squadrando Alexy con fare enigmatico. A sentire ciò il ragazzo dai capelli turchini venne verso di me  a labbra socchiuse, chiaramente intento a assestarmi il secondo bacio a stampo. Riuscii a pararmi usando il quaderno di matematica come scudo e, dopo il bacio che aveva ricevuto dal mio "ragazzo", lo arrotolai per assestargli un colpo in testa.
-Cretino, ho detto niente baci!!-
-Che razza di fidanzati non si baciano?- Commentò Castiel ancora più spaesato.
-Cloe è così timida, non vuole che ci scambiamo effusioni  in pubblico.. Veniamo a noi Lys, ti posso chiamare Lys vero? Sai, dopotutto, se Cloe è tua amica, io sono amico di un'amica...Parlami un po' di te.- Restammo ad osservare Alexy che faceva gli occhi dolcicon sottigliezza a Lysandre per qualche secondo. Dopo poco mi stufai del suo disinteresse verso di me e attirai la sua attenzione con un calcetto, volevo almeno ricordargli di parlare con Violet. Lui mi liquidò dicendo:
-Tesoro, lasciami parlare con il mio nuovo amico Lysandre. Ah...Ragazze!! neanche stanno con te da un giorno e già pretendono di avere l'esclusiva...- Forse un po' infastidita, forse un po' gelosa, decisi di abbandonare il gruppo per andare a prendermi un caffè macchiato con la poca moneta avanzata.
-Beh.. io vado giù alle macchinette.- Annunciai prima di fiondarmi fuori dalla porta. Nel corridoio vidi distintamente la tanto odiata Ambra avanzare verso di me insieme alle sue fidate seguaci, non ero in vena di scontri. Cercai di evitarle ma loro occuparono l'intero corridoio, non lasciandomi scampo.
-Ciao perdente, il tuo boy ti ha già bidonata?- Non avevo voglia di cadere nei suoi soliti squallidi giochetti, mi limitai a guardarla cercando di apparire più calma possibile. Le sue amichette ridacchiavano, come al solito, ma non sapevano fare altro? Che ragazze quasi prive di personalità dovevano essere per assecondare quella sciacquetta in tutto e per tutto? In effetti non avevo mai sentito nessuna di loro aprire la bocca, si limitavano a ghignare ogni qualvolta quell'arpia faceva qualcosa di perfido.
-Se pensi col tuo nuovo look e il tuo nuovo ragazzo di farmi le scarpe, carina, ti sbagli di grosso.- Continuavo a fissarla senza dire niente, pensando a poche parole che fossero il più incisivo possibile.
- Puoi anche cambiare vestiti e atteggiarti a reginetta del liceo, ma sei e resterai una perdente.- Le ragazze avevano smesso di ridere, la mia calma apparente sembrava infastidire tutte e tre, la capetta in particolar modo. Trovai le parole adatte e feci per avanzare. Quando la bionda mi si parò davanti per bloccarmi la strada la scansai con una spallata e, girandomi appena indietro, le sussurai.
-Sei patetica.- Poi ritornai a passo deciso sulla mia strada. Sembravo del tutto impassibile, ma un occhio attento avrebbe potuto scorgere un sorriso appena accennato sulle mie labbra. Ero sicura di aver colto nel segno. Alle macchinette incrociai anche Melody e Nathaniel,  entrambi mi dissero che mi trovavano molto bene. La ragazza in particolare si congratulò per il nuovo taglio di capelli, che, a parer suo, rispecchiava il mio carattere. Il fatto che stessero insieme non mi infastidiva più, anzi ero contenta e  li trovavo molto teneri e carini insieme. Era stato così stupido e infantile da parte mia evitarli e pensare di mettermi tra di loro, formavano una coppia perfetta. Non dovevo aver avuto dei sentimenti così profondi per Nathaniel, essendomi la cotta già passata. Ripensai all'amicizia con Castiel e all'incontro coi gemelli, contenta di come gli eventi avessero, alla fine, preso la giusta piega. Al termine dell'intervallo i gemelli avevano già abbandonato la classe. Venni a sapere da Violet che Alexy le aveva detto tutto e mi sentii sollevata, lei sembrava un po' triste, ma pensai si sarebbe abituata all'idea. A fine giornata il mio "fidanzatino" mi venne a  prendere fuori dalla classe proponendomi di tornare a casa con lui e il fratello, naturalmente a piedi. Piano che fu sventato dal fatto che iniziavano per me e Armin i "lavori forzati" imposti dalla direttrice. Il ragazzo mi aspettava fuori dalla scuola con due paia di guanti e un sacco della spazzatura, pronto a mettersi all'opera. Alexy, che era corso da me senza curarsi del fratello, quando se ne accorse ci lasciò soli. Mi divertii parecchio con il ragazzo, ci mettemmo un'eternità a pulire tra uno scherzo e l'altro. Lui si confezionò una specie di bastone con in punta un chiodo, a sentir lui serviva a raccogliere le lattine. Ricordava molto quelli usati dagli americani dei film nei  lavori socialmente utili post-reato. Era un po' macchinoso e più che altro lo utilizzava impropriamente per tentare di infilzarmi i piedi. Tornai a casa stremata e molto affamata... Mio fratello mi accolse con un rutto seguito da  un insulto e  mi rimproverò di non avergli cucinato il pranzo... Era sempre un piacere sentirsi apprezzata.. Mi rifugiai in camera con un mega pacchetto di untuose patatine al formaggio, sul quale mi avventai come se non mangiassi da una settimana e cercai qualcosa da fare a computer. Dopo poco che vagavo su internet senza meta vidi una notifica all'angolo dello schermo: era Armin, o meglio The_Gamer, che fare? Avrei dovuto ignorarlo? L'idea di poter parlare con lui in incognito mi invitava troppo.. Soprattutto perché forse avrei potuto scoprire cosa avevano da ridacchiare oggi su di me. L'idea che quelli che consideravo i miei nuovi potessero aver già iniziato a parlottare alle mie spalle mi faceva ribollire il sangue nelle vene.

The_Gamer: Ehilààà!!
Gate_Control:Ehi, che si dice?
The_Gamer: Allora per prima cosa sono molto offeso per sabato.
Gate_Control: Scusami, ma si è fatta indietro... non è mica colpa mia... poi non me l'ha neanche detto subito... scusa, sei stato li ad aspettare molto??
The_Gamer: Ti spiego dopo... coomunque, come va?
Gate_Control: tutto nella norma, tu?
The_Gamer: Se togli il fatto che sto per compiere un fratellicidio abbastanza bene.XD

Mi immaginai Armin e Alexy intenti a litigare come al solito e mi venne da ridacchiare come una scema davanti allo schermo.

Gate_Control:  Ah fratelli... anche a me certe volte piacerebbe essere figlio unico.. Oggi ad esempio mia sorella mi ha salutato insultandomi...che ha combinato?
The_Gamer: Ti ricordi la ragazza che mi piaceva?

Mi venne un tuffo al cuore, mi ricordavo eccome.. se prima di sapere la sua vera identità mi infastidiva il fatto che gli piacesse una ragazza forse adesso mi innervosiva ancora di più. Diciamo che qualche semplice frase su una probabile compagna di classe con cui Alexy si era spinto troppo oltre, come al solito, mi avrebbe rovinato una giornata altrimenti perfetta. Forse era questo il motivo per cui aveva seguito il fratello, per togliersi da una situazione scomoda e imbarazzante. Mi ricordai le risatine maliziose e le gomitate. Uffa... perché Alexy non mi aveva detto niente? Ma cosa mi doveva dire dopotutto non erano affari miei, mi feci coraggio per riprendere a scrivere. Era più semplice sembrare naturale e disinteressata dietro a uno schermo..

Gate_Control: Sì, dimmi..
The_Gamer: Beh quel deficiente di mio fratello non solo è uscito con lei senza dirmi niente, ma ha giocato con lei a fare Enzo Miccio (se sai di cosa sto parlando ti puoi rendere conto cosa sono costretto a guardare quando prende possesso del telecomando) in parole povere a rifarle il look e ora lei...

Oddio, stava davvero parlando di me? Quante ragazze poteva aver "trasformato" Alexy, ripensandoci migliaia.. ma sembrava proprio si riferisse a me..

Gate_Control: lei?
The_Gamer: Non dico è bellissima, lei è sempre stata bellissima...La prima volta che l'ho incontrata indossava una maglietta da uomo di Fable, come non poteva restarmi impressa ti dirai big_smile... Solo che passava parecchio inosservata, diciamo che prima avevo qualche chance che nessun altro ragazzo si facesse avanti prima che trovassi il modo o il coraggio (mettila come vuoi) per avvicinarmi a lei, mentre adesso... beh sono praticamente spacciato...


Ero io... ero io. Quella odiosa pompa in mezzo al mio petto decise bene che aveva voglia di evadere dalla mia gabbia toracia battendo veloce e con arroganza. Iniziai a sudare e quasi a tremare realizzandolo. Come mai queste cose mi scatenavano sempre le più fastidiose reazioni autonimiche? In parte non ci credevo, in parte gongolavo, in parte non sapevo assoltamente come comportarmi. Mi stesi sul letto e abbracciai forte il cuscino, feci due saltelli sul pavimento senza pensare assolutamente a nulla e ripresi coraggio. 

Gate_Control: Ma lui lo sapeva?
The_Gamer: Non fino ad oggi. Ma appena l'abbiamo incontrata stamattina, quando gli ho detto che mi aveva dato fastidio che fosse uscito con lei senza dirmelo, se n'è accorto. Oltretutto ha iniziato a fare le battutine e spettegolare su di me con la sua amichetta... Adesso si è anche messo a cantare delle stupide canzonette da bambini su di noi... Tipo quella che fa "Tra rose e fior, e tulipan..."Che nervi,!!l'ho chiuso fuori dalla porta della camera e mi sta ancora dando il tormento... Stanotte dorme sul divano...
Gate_Control: Ahaha è un po' pesante in effetti..
The_Gamer: Già.. oltretutto oggi mi ci ha fatto piantare due di quelle figure con le sue battutine e risatine con la sua amica... Se avessi avuto un'arma di qualsiasi genere in mano non avrebbero avuto scampo entrambi... Ritorniamo a discorsi seri, 
Cosa mi consigli di fare?

Mi ricordai le risatine di Alexy e Rosa durante l'intervalloo e gli sguardi d'intesa...Cosa consigliargli? Di dichiararsi forse? Ma non sapevo cosa fare, come reagire... Non potevo neanche dirgli di lasciare perdere, l'ultima cosa che volevo era che lasciasse perdere... Cosa volevo da lui? Non lo sapevo, non sapevo più nulla.. cercai di restare sul vago

Gate_Control: Potresti cercare di conoscerla meglio per sondare il terreno..
The_Gamer: Sarà.. in fondo a staccarmi del tutto non so se riesco, anche se sarebbe meglio rinunciare.. Ma meglio non esporsi troppo, farei la figura del cretino. Dopotutto l'avvicinerà qualche  bellimbusto che ci proverà per l'aspetto fisico e quando la conoscerà meglio non la mollerà più perché alla fine lei è così...non so trovare le parole al momento...
Gate_Control: Dovresti credere di più in te stesso... poi perché dici questo?
The_Gamer: Ahhaha parla lui, mi ricordo bene I livelli della tua autostima caro XD ma si alla fine ho puntato troppo in alto.. Lei è tipo bella, intelligente, dolce, divertente, ha un sorriso capace di farmi sragionare sembro un vero cretino.. Adesso basta però.. se no divento depresso come te XD tu che mi dici?

”bella, intelligente dolce e divertente” non mi sarei attribuita uno solo di questi aggettivi, forse intelligente, però... wow... Pensava davvero questo di me? Una parte di me aveva il dubbio che Alexy avesse vuotato il sacco e mi stessero prendendo in giro,  o si stesse vendicando.Beh.. sarebbe stato davvero uno scherzo di cattivo gusto. Riguardai le parole scritte sullo schermo senza sapere se fidarmi. Ma soprattutto mi resi conto che, se non fosse stato tutto un inganno, lui si era davvero fidato di me e di quello che gli avevo detto di Gate_Control. Come avrebbe reagito se l'avesse scoperto? Dovevo fare in modo che non scoprisse la cosa, non dovevo parlarci mai più sotto falso nome..Lo congedai con qualche messaggio spiccio e tornai su letto a ragionare o, per usare parole sue, a sragionare. Alternavo momenti in cui mi sentivo presa in giro da tutti quanti a altri in cui mi sentivo tremendamente in colpa per essermi nascosta sotto a un falso nome. A volte pensavo a Armin e mi stringevo al petto il cuscino immaginandomi mille e più scene da film, mentre altre rimanevo paralizzata dalla paura di non saper come reagire ai suoi sentimenti per me. Se fossi stata destinata a sviluppare personalità multiple lo avrei fatto quella notte. Se fossi stata destinata a morire disidratata, sarebbe stato il sudore di quella notte a darmi il colpo di grazia. Mi addormentai e feci anche qualche sogno che non ricordo, l'unica cosa che mi è rimasta impressa è che erano lunghi e travagliati e mi svegliavo coperta di sudore. Mi preparai al nuovo giorno dopo la notte insonne.. beh almeno  avevo imparato a coprire le occhiaie.

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Capitolo 14
*** Nothing else matters ***


Fu qualche giorno dopo la mia messaggiata in incognito con Armin.  Ero tremendamente spaventata dalla sua confessione. Mi comportavo con lui con il mio, ormai brevettato, metodo di agire coi ragazzi che mi davano da pensare: Scappare. Avevo persino cambiato il mio percorso mattutino per evitare di incontrare i due gemelli nel tragitto casa-scuola. Peccato che non avessi alcuna intenzione di interrompere i rapporti con Alexy, che ormai vedevo quasi a ogni cambio d'ora. Lui era quasi sempre presente, alle costole del fratello, neanche lo facesse apposta per complicarmi la vita. In più ero costretta a passare da sola con lui almeno un paio d'ore di "lavori forzati" dopo la scuola. Il mio comportamento era talmente freddo e apatico che mi aveva soprannominata "ghiaccio-spray", ogni volta che dicevo qualcosa di acido lo rimarcava con uno "sshh" che ricordava il suono di una bomboletta. Nonostante le mie gelide intenzioni  riusciva irrimediabilmente a strapparmi qualche sorriso, chiacchierata o battuta ogni giorno, era tremendamente bravo, doveva essere una dote di famiglia.
Quella mattina stavo facendo la mia strada alternativa quando sentii un veicolo sfrecciare a allarmante velocità, pericolosamente vicino alla mia cigolante graziella. Solamente quando mi si parò davanti, tagliandomi la strada, mi resi conto che si trattava della moto di Castiel. Utilizzai il mio metodo brevettato per frenare bruscamente: impennare puntando i piedi a terra e facendo scivolare la bici in avanti, questo mi permise di evitare centinaia di euro di danni alla carrozzeria della vettura del Rosso. Avevo ancora il manubrio in mano e la bici in verticale davanti a me quando si tolse il casco.
-Ehi Cloe dove vai di bello?- Io mi ricomposi facendo scivolare la bici al mio fianco.
-Secondo te?- Commentai indispettita per la pericolosa manovra del mio compagno di banco.
-Mah..l'ora e il buonsenso mi dicono a scuola... ma la strada complicata mi confonde le idee.- Rispose lo spericolato ghignando.- Ti do un passaggio io se vuoi, così per una volta non arrivi in ritardo.-
In effetti le stradine complicate avevano allargato enormemente il tempo di percorso del mio tragitto casa-scuola, e, rimanendo l'orario della sveglia immutato, facevo più ritardi del solito. Decisi di accettare la proposta di Castiel e, dopo un cenno di assenso, legai la bici ad un palo e mi avvicinai alla moto. Lui scese e estrasse un casco un po' più piccolo del suo dal sedile, come se, in qualche modo, lo avesse programmato in anticipo. Senza fare domade mi infilai il casco e montai sulla moto. Castiel si assicurò che fossi ben seduta e aggrappata alle maniglie laterali, poi partì. In un battibaleno raggiungemmo la scuola e, altrettanto velocemente, la superammo.... Ma che diavolo?!
-Dove stiamo andando?- Ero alquanto sorpresa e infastidita dal cambio di direzione.
-Dove vuoi andare?-
-A scuola!!- Urlai  per sovrastare i rumori della strada e il vento contrario.
-Altrimenti?- Come altrimenti?? iniziavo a innervosirmi ancora di più.
-Portami a casa.- I rumori della strada erano intensi e dovetti ripeterlo più volte, ma finalmente mi capì e fece cenno di sì col capo. La moto invertì la marcia e sfrecciò a tutta velocità prima raggiungendo e poi allontanandosi dalla scuola, verso il mio quartiere. Ero quasi sicura che Castiel non rispettasse affatto i limiti, nè il codice della strada. Fu sorprendente la rapidità con cui raggiungemmo la mia abitazione, per poi superarla... ma cosa?! Decisi di non sprecare altro fiato per commentare, prima o poi saremmo dovuti scendere e allora mi avrebbe sentito. Non gliel'avrei fatta passare liscia facilmente. Capii che ci stavamo dirigendo fuori città.. ma dove diavolo aveva intenzione di andare? Beh, sarebbe finita prima la benzina che i confini del paese e allora gliene avrei cantate quattro, anche se per tornare avrei dovuto prendere il treno.  La moto entrò dentro a un cancello e percorse un lungo sentiero di ghiaia in mezzo a un prato curatissimo, per poi fermarsi. Scesi velocemente e mi tolsi il casco,  per lamentarmi con lui del cambio di programma, ma la vista di un'imponente bianca magione mi mozzò il respiro. L'ingresso, sopraelevato di qualche gradino dal terreno, si trovava sotto a un colonnato in stile dorico in marmo bianco. Dalle finestre, anch'esse riccamente decorate ai lati, si poteva intuire che la casa avesse più di due piani. Nel frattempo lui aveva parcheggiato la moto e si era sfilato il casco.
-E'-e' casa tua?- dissi ancora spiazzata dall'inaspettata ricchezza del Rosso.
-No, ci vivono i domestici.- Non capivo se stesse scherzando, sul mio volto le sopracciglia si contrassero in un'espressione confusa. Dopo la reazione di  sorpresa che aveva scatenato in me quella reggia proprio non sapevo che aspettarmi, avrei anche potuto credergli. -Ovvio che è casa mia, l'avevi detto tu che volevi andare a casa!- Ritornai in me.
-Io intendevo casa mia, cretino!-
-Non pensavo ci tenessi tanto a portarmi a casa tua...- Disse con tono che voleva sembrare malizioso, ma notai qualcosa che non avevo visto prima: una sorta di tristezza e tensione che non era comune in lui. Dovendolo sopportare di fianco a me  tutti i giorni per sei ore conoscevo ogni sua espressione, ma quella non rientrava nel mio database.
-Io a casa mia e tu dove ne hai voglia, era questo il piano.-
-Allora mi scuso per aver disturbato i tuoi piani.- Castiel che si scusava senza tono ironico, la cosa più strana che potesse capitarmi. Si avviò verso l'ingresso della magione e si girò verso di me, sempre con quell'espressione di amarezza nervosa stampata in faccia.-Che fai, resti lì?-  Nel rivedere il suo viso così malinconico di colpo svanì tutto il rancore che provavo verso di lui per avermi trascinata in quel posto. Per una qualche ragione il ragazzo sembrava scosso, decisi di assecondarlo con l'intento scoprire il motivo della sua tristezza. Lo raggiunsi e lo seguii all'interno dell'edificio. Nonostante la pregiatezza del mobilio l'interno stonava decisamente con l'esterno: sul divano di pelle ad angolo e sul pavimento erano ammucchiati cartoni di pizza, vestiti ed una chitarra elettrica. Il ragazzo si avvicinò al divano, spostò una serie di oggetti non ben identificati, si sedette e mi fece cenno di sistemarmi a fianco a lui.  Quando presi posizione mi diede in braccio la sua chitarra.-Sai suonare?- Chiese dolcemente... iniziavo a non essere sicura che si trattasse di Castiel.
-No, sono una frana in queste cose.- Il ragazzo si propose di insegnarmi a suonare, partendo dal "DO". Mi spiegò come dovevo tenere le dita. Il fatto di dover schiacciare con forza le dure corde di ferro tenendo i tre polpastrelli ad un'assurda distanza tra loro sembrava una cosa impossibile. Dopo vari tentativi riuscii a eseguire perfettamente la nota: inutile dire che dovetti posizionare le dita con l'altra mano e che l'accordo mi provocò una piccola piaga sotto l'indice. Non ero tagliata per la musica, in particolar modo per la chitarra. Visto il mio insuccesso Castiel mi confiscò lo strumento e si mise a accarezzare le corde con il plettro, io mi presi la libertà di togliermi le scarpe e sdraiarmi alle sue spalle. Iniziò a suonare vari pezzi, una noia mortale. Così abituata a sentire le canzoni nella loro interezza il solo suono della chitarra elettrica senza amplificatore non lo reggevo per più di due minuti. Ogni tanto riconoscevo qualche motivetto e canticchiavo. -Mama, take this badge off of me
I can't use it anymore. 
-Lui si girava verso di me e accennava un sorriso ogni qualvolta riconoscevo un pezzo dell'antologia del Rock. Continuavo a annoiarmi a morte, ma vedevo lui così impegnato che mi dispiaceva disturbarlo e, inoltre, pensavo non avessimo tante altre alternative di svago. Riconobbi le note di "Nothing else Matters" dei Metallica. -So close, no matter how far
Couldn't be much more from the heart 
-. Mentre canticchiavo a bassa voce mi accorsi che stavolta non mi aveva fatto nessun cenno di assenso per aver riconosciuto la canzone. Mi sporsi per guardarlo in faccia e notai che una lacrima scendeva lungo il suo volto. Non un pianto, solo una goccia  scivolava sulla sua guancia.
-Cos'hai?- mi attentai a dire. Il Rosso trasalì per poi rispondere:-Nulla.- a voce bassa.  
-Sicuro sicuro?- Chiesi nel tentavivo di scucirgli qualcosa.
-Sì- 
-Davvero?- Non ero contenta del suo evitare le mie domande, avrei insistito fino al raggiungimento del mio intento.
-Stai zitta!- Il commentò brusco di Castiel mi indispettì ulteriormente. Balzai giù dal divano per mettermi in piedi davanti a lui e urlare.
-Non so quale sia il tuo problema, ma tu non ti puoi permettere di trascinarmi qui e poi evitare anche le mie domande! Io non so cos'hai, ma volevo solo aiutarti.. e tu mi rispondi in quel modo!?Sai cosa ti dico? O rispondi o me ne vado!- Alla fine del discorso avevo il fiatone per essermi sgolata, meno male che i vicini di Castiel erano a ettari di distanza da quel salotto.
-Vattene.- Questo era decisamente troppo, non sapevo bene come sarei tornata a casa ma mi diressi energicamente verso la porta, senza neanche curarmi di riprendere le mie scarpe. Sentii  la chitarra toccare per terra e una mano stringermi vigorosamente il polso. 
-Scusami, siediti ti spiego tutto.-Mi calmai e ritornammo sul divano, quel gesto doveva essere molto difficoltoso per l'orgoglioso Castiel. Dopo qualche momento di pausa sospirò e si decise a vuotare il sacco.
-Ecco... La mia ex è passata in città per un giorno... - Le parole gli uscirono a fatica, ma si fece coraggio e continuò.-Mi ero promesso che non l'avrei rivista, ma, senza neanche accorgermene, mi sono ritrovato ad andare verso casa sua con il suo casco nella moto... Pensavo che in qualche modo, vedendomi magari, le sarebbe venuta voglia di andare a fare un giro, non so... Volevo fare finta di incontrarla per caso... ma era un'idea tremendamente stupida, lei non mi aveva neanche detto che era in città, l'ho saputo da Lysandre...-
Sembrava nervoso e agitato, gli costava terribilmente raccontarmi tutto questo. Continuai ad ascoltare senza interromperlo.-Capisci, se lei avesse voluto... allora mi sono detto che dovevo trovare un modo per distrarmi e, mentre vagavo per la città, ti ho incontrata. Ho pensato che, se avessi passato il tempo con qualcuno, avrei resistito alla tentazione di piazzarmi sotto casa sua e dimostrargli quanto sono patetico... ecco... Tu eri perfetta, mi piace passare il tempo con te, ma oggi proprio non sono in vena quindi scusami.- Non avevo mai visto Castiel in questo modo, di solito era così beffardo e sicuro di sè che sembrava inscalfibile, invece adesso  si mostrava tremendamente fragile.  Non pensavo che dietro di lui si potesse nascondere un ragazzo che soffre per una storia d'amore andata male.
Gli chiesi più informazioni su di lei. Si chiamava Debrah e si erano conosciuti in un concerto di una coverband dei metallica, proprio sulle note di Nothing else Matters. Dopo poco era diventata la vocalist del suo gruppo con Lysandre. Erano stati insieme un anno, a quanto affermava Castiel, ma dal modo in cui insisteva sulla cosa sembrava che in realtà l'anno non lo avessero raggiunto per poco e lui esagerasse, come se il tempo facesse sembrare la relazione più importante. Lei lo aveva lasciato per cercare di intraprendere una carriera nel mondo della musica. Nonostante non si fossero lasciati con rancore, lei aveva tagliato tutti i ponti poco dopo la separazione.
-Cloe, ti posso chiedere un favore?- 
-Dimmi...- Gli avrei fatto mille favori per farlo stare meglio, dovevo assolutamente fare qualcosa per risolvere questa situazione. Nonostante non fosse la persona più gentile del mondo, non si meritava di star male in quel modo.
-Potresti rimanere con me per il resto della giornata, sai.. fino a quando lei non riparte...-  In effetti non era una cattiva idea, almeno avrei potuto evitare che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentito.
-Certo-
-Grazie mille-
-Tranquillo, quand'è che vi siete lasciati?-
-A ottobre dell'anno scorso.- Era passato più di un anno e ancora ci pensava? La cosa era davvero seria,  avrei voluto aiutarlo ma non sapevo come.
-Sei patologico.- Provai a sdrammatizzare.
-Perché?-
-Se pensi ha un ex per più della metà del tempo in cui siete stati insieme, l'infiammazione da acuta diventa cronica Castieluccio.- Odiava i nomignoli anche più di me, infatti mi arrivò un  pizzicotto sul retro del braccio.
-Ahiiii.-
-Non azzardarti a chiamarmi mai più in quel modo.- Il suo sguardo si era fatto più sereno, sebbene permanesse una sorta di amarezza. Capii che cambiare argomento era la sola cosa che poteva farlo stare meglio in quel momento, ma prima volevo togliermi un'ultima curiosità.
-Allora quando dicevi di avere un'amico nelle mie stesse condizioni ti parlavi di te stesso?-
-No, di Lysandre.- Non mi ero nemmeno dovuta sforzare per cambiare argomento, il che mi aveva tolto da una bella grana. In aggiunta ero anche curiosa.
-Cioè?-
-Non la sai la storia?- Feci cenno di no con la testa.-Lysandre è pazzamente innamorato di Rosalya dalla prima, ma lei se ne stava sempre con Ambra e le sue amichette e neanche sapeva della sua esistenza. Un giorno però lei ha disobbedito  alla sorellina di Nathaniel, è stata cacciata dal gruppo e l'arpia ha iniziato a far girare brutte voci sul suo conto. Ad esempio diceva che era stata con mezza scuola, lei ci è rimasta molto male e Lys le è diventato amico. Lui ci provava spudoratamente, ma Rosa ha conosciuto tramite lui suo fratello e nel giro di una settimana si sono messi insieme. Lys ci sta male ancora adesso.- Questa storia spiegava anche la strana solitudine dell'estroversa Rosalya prima dell'arrivo di Alexy. Castiel aveva acquistato una strana grinta nel parlare di queste cose. Chi sospettava che dietro al burbero Rosso si nascondesse una comara pettegola? In effetti un'indizio c'era: non si perdeva mai un numero del giornale di Peggy. 
-Sai Cloe, adesso che mi ci fai pensare... ti vorrei parlare di un'altra cosa importante.- Il suo viso cambiò totalmente, ora sembrava si stesse trattenendo dal ridere a crepapelle.
-Si?..- Ero un po' stupita dal suo cambiamento improvviso d'umore.
-Ho serie ragioni di credere che il tuo ragazzo ci stia provando con Lysandre.- Mi misi una mano sulla fronte in segno di disperazione. Ma Alexy non poteva evitare di essere così spudorato? Sospirai rassegnata.
-Domani quello mi sente.-
-Non sembri molto sorpresa.- Disse accigliato.-Lo sapevi già?- Alexy se la sarebbe presa con me per averne parlato con qualcuno, ma in fondo era tutta colpa del suo comportamento "antisgamo". Speravo solo che che il mio amichetto pettegolo avrebbe tenuto il forno tappato.
-Io non ti ho detto nulla.- Mi chiusi la bocca con la mano come se ci fosse una zip e luì ripetè il gesto, segno che non avrebbe detto una parola. Poi si abbandonò alle risate più sfrenate, Alexy non sarebbe stato affatto contento. Gli tirai un pugno sul braccio, sforzandomi di beccargli il nervo circonflesso per fargli più male.
-Ti fa così ridere che Alexy sia gay?-
-Nono, mi fa ridere che quello svampito di Lys non se ne sia ancora accorto "E' un ragazzo così cordiale e affabile".- Disse imitando la voce del povero Lysandre. Poi ricominciò a sghignazzare, alla fine si ricompose in un sorriso beffardo. Tornò a guardarmi con aria interrogativa: stava meditando qualcosa. Muoveva la mandibola avanti-indietro con fare pensieroso, infine si decise a esprimere le connessioni che gli unici tre neuroni superstiti nella sua calotta cranica si erano ostinati a fare.
-Ma come mai sei così strana ultimamente? So che si tratta di un ragazzo pensavo fosse per Alexy... ma ora so che non è nè il tuo moroso gay e neanche quell'idiota del delegato.- Non pensavo che si notasse tanto che avevo da pensare in questi giorni... Castiel che faceva il mentalista però proprio non lo reggevo.
-Fatti gli affari tuoi!- Quando gli risposi così invece di rimanerci male cominciò a ghignare.
-Ho colto nel segno.- Disse divertito, poi iniziò a grattarsi il mento interrogandosi su chi potesse essere il misterioso ragazzo, il mio compagno di banco si era rivelato troppo impiccione per i miei gusti.-Dai dimmi chi è!!!-
-Te lo scordi!- Se pensava che mi sarei esposta così tanto si sbagliava di grosso, avevo la bocca cucita.
-Ah si? Beh potrei scordarmi diciamo... che mi hai detto di non rivelare a nessuno che al tuo moroso piacciono gli uomini, Ambra ci sguazzerebbe in una notizia del genere...- 
-Sei un vile ricattatore.- Fece per prendere il cellulare dalla tasca, ma lo fermai. Non volevo che Alexy scoprisse che avevo rivelato il suo segreto, ce l'avrebbe avuta a morte con me... e io tenevo in modo inspiegabile al mio fidanzato gay.-Okok...si tratta di Armin, ma non è come pensi... è stato lui che mi ha detto che gli piaccio...-Mi guardò un attimo socchiudendo piano gli occhi.
- il gemello NERD?- Feci cenno di sì.-Dai, racconta.- Ok.. rivolevo il vecchio Castiel, poca confidenza e pochi discorsi imbarazzanti. Aspettai per qualche secondo per vedere se ritornava in sè, ma niente. La situazione lo divertiva enormemente e soprattutto il fatto che fossi tremendamente imbarazzata e infastidita. A malavoglia raccontai la storia dall'inizio alla fine, era molto interessato.
-E' talmente strano e intricato il modo in cui vi siete conosciuti, sembra la trama di un film.- In effetti le coincidenze nella storia erano strane in modo quasi inquietante. Sembrava fosse "destino". Alzai gli occhi al cielo e sospirai, mostrando tutta la mia preoccupazione per la situazione.
-Sai, ancora non riesco a immaginarvi insieme...-
-Insieme? Ma non se ne parla!!- Al mio intervento seguì una risata nervosa, troppo esplicativa per il nuovo Castiel che provava a leggermi nel pensiero.
-Ma se si vede lontano un miglio che ti piace.-
-Nooo- Non rispose, mi fissava con una faccia che sembrava dire "guarda che ti conosco"-No-Provai a riconvincerlo, forse due semplici "no" non sarebbero bastati, ma non riuscivo a inventarmi altro in quel momento.
-Ma se sorridi solo a dire il suo nome.-
-Non è vero...- decisi di confutare la sua teoria.-..Armin!- Gli angoli della mia bocca irrimediabilmente si alzarono in una sorta di sorriso incontrollato... Diamine! Il Rosso si mise a ridere a crepapelle, io feci la faccia più scocciata possibile e incrocia le braccia. 
-Non capisco perché ti comporti così..Capisco che tu sia timida, ma non dovresti provarci.Da come l'hai descritta basterebbe che tu ti comportassi normalmente come fa con me per ottenere qualcosa...- Estrasse un pacchetto di sigarette dalla tasca destra dei jeans.
-Ma io non voglio ottenere nulla.- Tirò fuori dal pacchetto una sigaretta e un accendino.
-Perchè?-Strinse il filtro tra le labbra per poi accenderla e dare un tiro. Perché.. bella domanda. Avevo miliardi di risposte: gli impegni, la scuola, il non conoscersi abbastanza, il fatto che potesse venir ridotto a un colabrodo da mio fratello.. Dissi la cosa più vera che mi venne in mente.
-Forse paura...-
-E' un tipo violento?- Commentò a labbra strette per non farsi scappare la sigaretta.
-Ma Cosa? No!-
-E allora di che hai paura?-
-Di finire come te ad esempio.- Il Rosso impugnò la sigaretta tra due dita e lasciò andare una nuovola di fumo grigio dalle sue labbra.
-Touché!..- Si morse il labbro inferiore per poi tornare a parlare. -Ma prima o poi dovrai trovarti un ragazzo no? O vuoi finire come la Strauss?- Un velato accenno a quella zitella inacidita della nostra prof di lettere. Anche se il matrimonio non era nei miei piani, da eterna single non sarei stata come lei. In effetti proprio in quel periodo i miei ormoni impazziti da adolescente bramavano disperatamente un ragazzo.
-No solo che non lui.-
-E perché?-
-E' troppo difficile, se mi interessasse meno di quello che pensa forse ce la farei...-
-Se ti interessasse meno di quello che pensa non staremmo qui a parlarne, comunque sono contento che non ti voglia mettere con lui: Quando gli amici si mettono con qualcuno finiscono sempre per abbandonarti un pochino, quando sono dell'altro sesso è anche peggio perché c'è anche la gelosia del compagno... e tu mi servi ancora, almeno per oggi pomeriggio.- Quella sua sorta di egoismo faceva trasparire un po' di affetto nei miei confronti, almeno la mia presenza serviva un po' a non farlo disperare per questa Debrah.
-Non parliamone più va... Non parliamo più di queste cose.- Il ragazzo annuì in silenzio col capo, la sigaretta stretta tra le labbra, poi la staccò nuovamente.
-Vuoi?- Disse avvicinandomi il pacchetto ancora aperto. Ma stiamo scherzando?
-Perché non mi offri direttamente un tumore ai polmoni? Ma no forse preferirei una morte più rapida e indolore se non ti dispiace...- Risposi in modo sarcastico alla sua assurda proposta.
-Come sei drastica. Hai mai provato?-
-Ma scherzi?Tu non hai idea di quanto possano essere rischiosi quegli stupidi bastoncini, non ne vale la pena.-
-Allora come lo sai che non ti piace?-
-Lo so e basta!- Mi porse la sua sigaretta già accesa con la mano destra dicendo.
-A volte bisogna correre il rischio.. e poi potrebbe piacerti.- Quelle poche parole incesive e il suo sguardo mi convinsero a provare. Allungai le dita verso la sigaretta per poi prenderla con la punta delle dita, la ispezionai come fosse qualcosa di alieno e la portai guardinga verso la mia bocca. Inspirai in po' di fumo per poi riabbandonarlo all'aria. Nonostante non avessi la benchéminima intenzione di comininciare a fumare dovevo ammettere che non era male.
-Guarda che devi aspirare!- Lo guardai confuso.-Fai così- disse riprendendo dalle mie mani la sigaretta.-Aspiri e poi inghiottisci.- Capii come dovevo fare e ripetei il gesto. Il tutto finì in una tosse convulsa e in un'orribile sensazione di caldo rovente nella mia gola. Per non parlare del sapore.. Ero del tutto convinta che non avrei mai più toccato una sigaretta in vita mia! Tossii ancora, anche se non ne sentivo la necessità, giusto per cercare di scacciare il più possibile quel veleno dai miei polmoni.. Il Rosso se la rideva bellamente come al solito, che odioso! Passammo il resto della mattina a commentare programmi scemi alla televisione, Castiel sembrava avesse riconquistato un po' di gioia di vivere e il suo comportamento tornava ad essere quello di sempre. Non sapevo se fosse un bene o un male, ma era tornato il vecchio Castiel. A ora di pranzo rimontammo in sella alla motocicletta. Aveva intenzione di portarmi in un posto dove facevano dei panini buonissimi, chissà quale schifezza mi sarebbe toccato trangugiare. Probabilmente avrei solo dato un morso al mio pranzo bisunto, per poi rifilarlo al Rosso. La moto sfrecciava a una velocità troppo elevata per le strade del centro, finché non raggiunse un luogo vagamente noto. Ci trovavamo dietro al liceo, in una stretta stradina che dava sulle mura dell'istituto, poco lontano a dove avevo abbandonato la bici. Intorno non c'era l'ombra di un locale o un paninaro, solo casette a schiera.
-Ma dov'è il cibo?- Chiesi un po' confusa, ancora in sella alla moto.
-Vai e raggiungi il tuo compagno di punizione scema!Non ti ho portato direttamente davanti così almeno non ci vede insieme no?- 
-Ma come farai oggi pomeriggio?-
-Non preoccuparti, starò da Lys.-Mi fece scendere dalla moto, mi tolsi il casco. Lui lo prese dalle mie mani e lo ripose sotto al sedile. 
-Ma...- mugulai ancora indecisa sul da farsi. Sganciò il suo casco e lo alzò quanto bastava per scoprirsi il viso.
-A volte bisogna correre il rischio.- Lo guardai per qualche secondo. Indipendentemente da come sarebbe andato il resto della giornata apprezzavo immensamente il suo gesto. Nonostante avesse bisogno della mia presenza mi stava lasciando andare per fare quello che credeva il mio bene. Avevo guadagnato un amico migliore di quello che potessi immaginare. Per ringraziarlo mi avvicinai a lui e mi arrampicai sul suo collo per riuscire a raggiungere la sua guancia con le mie labbra. Non sapevo in realtà se avesse apprezzato il gesto o meno, ma lui si rimise il casco e disse:-E' questo lo spirito giusto!- per poi sparire, a tutta velocità, in sella alla moto.
Benchè fosse l'una del pomeriggio i nuvoloni scuri carichi di pioggia rendevano quella stradina buia e tetra. Mi strinsi nella giacca e avanzai di qualche metro per svoltare un angolo che dava su un altro borghetto stretto e ombroso. All'improvviso udii qualche passo e un altro rumore non ben identificato alle mie spalle. Non feci in tempo a girarmi che sentii una fredda lama poggiarsi sulla mia gola. Un brivido mi percorse  la schiena quando un respiro caldo e umido accarezzò il mio collo. 
-Continua a camminare, non voltarti.-

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Capitolo 15
*** dita a incastro ***


Ero paralizzata. L'unica cosa che riuscivo a udire chiaramente era il ritmo tachicardico del mio cuore. Non sapevo cosa fare, provai a analizzare la situazione: la lama del coltello si trovava appoggiata alla mia carotide destra. Un movimento brusco avrebbe potuto reciderla e provocarmi un'emorragia mortale, tentare di liberarmi con la mano era fuori discussione. Urlare aiuto poteva voler dire segnare la mia fine, niente da fare. Nel frattempo non mi ero mossa di un millimetro, nonostante lo sconosciuto dalla voce camuffata mi avesse intimato di non fermarmi. Forse era meglio assecondarlo.
-Continua a camminare ti ho detto! Ghiaccio-spray!- Ma cosa? Che idiota! Mi liberai dalla presa di Armin alquanto scocciata, per poi accorgermi che quella sulla mia gola era solo una squadra di metallo. Mi impadronii dell'oggetto e trassi un sospiro di sollievo. Presi qualche attimo per riprendermi, avevo ancora la sensazione dello spavento nel petto e il cuore impazzito. Poi passai a insultare quel cretino di Armin.
-Sei un deficiente! E' lo scherzo più idiota e di  cattivo gusto che mi abbiano mai fatto.-Urlai indispettita al ragazzo che si stava piegando in due dalle risate.
-Ehi calma!- Rispose ancora in preda a qualche risolino.
-Come calma? Il mio sistema simpatico si è molto offeso perché lo hai svegliato inutilmente... Ho perso un anno di vita.- Continuai irritata mentre cercavo di piegare in due, inutilmente, la squadra.
-Beh, potrei fartelo recuperare.
-Cioè?
-Potrei tenerti sveglia una notte a settimana per 365 settimane, recupereresti tempo sprecato a dormire.- Commentò con uno stupido sorrisino sulla faccia.
-Già... ma il mio sistema simpatico ce l'avrebbe comunque con te per avermi tenuta sveglia inutilmente.- Provai ancora con forza a piegare l'oggetto di metallo nelle mie mani, niente da fare. L'industria delle squadre doveva aver fatto passi da gigante negli ultimi anni..
-E chi ti dice che sarebbe tempo perso?- Rinunciai al mio intento e lancia l'oggetto fin sopra al tetto di una casa dove, per mia fortuna, si incastrò.
-Adesso siamo a posto.
-Bah... io preferivo la mia proposta, vorrà dire che ti chiederò in prestito una squadra.
-Non se ne parla. Piuttosto, cosa ci fai qui?
-Ehm... venivo a cercarti? Io e Alexy stamattina abbiamo visto la tua bici abbandonata in un angolo di una stradina che si intravede a malapena dalla via principale. Non eri a scuola per cui mio fratello ti ha chiamato tutto il giorno, ma tu non hai risposto. Eravamo preoccupati, temevamo ti fosse successo qualcosa così lui è andato a casa tua e io stavo andando a vedere se c'era ancora la bici.. Poi mi sei passata di fianco senza accorgerti della mia presenza e ne ho approfittato per spaventarti.-Guardai il telefono. 15 messaggi e 10 chiamate perse da parte di Alexy. Provai a leggerne uno:”Lo so che sei troppo occupata a fare le cosacce con Castiel, ma potresti almeno degnarti di rispondere una volta finito”.Io cosa? Evidentemente Alexy aveva  notato anche l'assenza di Castiel. Avevo altri 14 sms da cancellare.
-Scusa, avevo il telefono silenzioso. Forse è meglio che lo chiami per rassicurarlo.- dissi  ad Armin portando  il cellulare all'orecchio. La telefonata con Alexy fu breve: mi insultò per non aver risposto, mi chiese dov'ero stata e gli risposi che gli avrei raccontato dopo (ne approfittò per citare Castiel, ma lo liquidai),  mi disse di riferire al fratello che sarebbe andato  in negozio da Leigh e io eseguii l'ordine. Dopo la chiamata feci una proposta ad Armin:- Che ne dici se prendiamo  la bici e andiamo a fare i nostri lavori socialmente utili? Mi scoccerebbe doverli recuperare lunedì.- In realtà  avevo l'intenzione segreta  di passare un po' di tempo con lui. Il discorso con Castiel mi aveva sicuramente giovato da questo punto di vista, non avevo intenzione di provarci, ma ero più rilassata.
-Mmmmhhh... non saprei...puoi provare a convincermi.- Come mai aveva iniziato a fare il prezioso? Uffa...
-Io vado. Se vuoi vieni, se no mi arrangio da sola.- Dissi con tranquillità avviandomi a passo svelto verso il mio veicolo.
-Ok, ok!- Lo sentii rispondere alle mie spalle mentre faceva uno o due lunghi passi per raggiungermi, non so cosa si aspettasse esattamente come risposta, ma non era stato difficile convincerlo. Raggiungemmo la bici, la slegai e iniziammo a camminare verso l'ingresso della scuola. Gli avevo proposto di salire in due sul veicolo, ma lui, memore della precedente disavventura, aveva rifiutato. Aveva una faccia corrucciata aprì un paio di volte la bocca come per iniziare una frase, ma si fermava forse ancora indeciso su come esprimersi. Il terzo tentativo fu quello buono.
-Cosa ci facevi con Castiel?- E così mi aveva visto con lui. La cosa mi risultava buffa, infatti era successo proprio quello che il Rosso  voleva evitare portandomi in quella stradina. Mi sarei spiegata e tutto si sarebbe risolto, dopotutto non era affar suo quelo che facevo con Castiel.
-Lo tenevo occupato mentre la sua ex era in città, ma non pensare male.
-Quindi siete solo amici?- chiese  sforzandosi  di usare un tono disinteressato.
-Diciamo che non so neanche se siamo amici. Spesso  durante la giornata non mi calcola  minimamente, ma a  volte ha degli atteggiamenti  protettivi nei miei confronti... una sorta di cavaliere oscuro.
-Se lui è batman tu saresti  catwoman?
-Naaah non mi ci vedo. Mi è sempre piaciuta  poison Ivy in realtà , ma non potrei essere neanche lei.
-Secondo me un po' di veleno lo nascondi in quelle labbra.
-Al limite  potrei  essere  lei in versione scienziata sfigata, prima della trasformazione.
-Ci sono!- Commentò infine  Armin con aria soddisfatta, lo guardai  facendo un cenno col capo per intimarlo  a  prodeguire-...Freezer!
-E così somiglierei a Schwarzenegger?- Domandai accigliata, anche se avevo capito che aveva citato freezer per via della mia presunta freddezza. Almeno non si era accorto che era solo nei suoi confonti. Si mise una mano sul mento e iniziò a guardarmi come mi stesse analizzando.
-Mmmmh.. prova a fare il bicipite..- Che stupido... Arrivammo finalmente  a scuola e parcheggiai la bici.. Nel tragitto era iniziata a scendere una fine pioggerellina. Per questo motivo il bidello decise di risparmiarci il cortile e ci diede in mano scopa e paletta, per pulire due classi al piano di sopra. Entrammo in un'aula vuota, Armin iniziò a  spazzare, mentre io mettevo le sedie al contrario sui banchi. In realtà sarebbe stato meglio invertire i compiti visto il grado di imbranatezza del ragazzo a manovrare l'oggetto, doveva essere sì e no la seconda volta che  puliva per terra.
-E' una scopa, non una mazza da golf!- Emise un riso, per poi far finta di essere un golfista con la  “ramazza” al posto della “mazza”. Cosa che sul momento trovai abbastanza  buffa. Dopo poco il ragazzo iniziò, naturalmente, a fare uso improprio dello strumento cercando di passarmelo sui piedi.
-Ehiii, mi sporchi le scarpe!!!- Lo avvisai dando un calcio  alla  scopa. Per quanto i suoi scherzetti stupidi fossero irritanti non potevo negare di esserne un po' divertita.
-Non sei superstiziosa?
-In che senso?
-Se ti passano la scopa sui piedi non ti sposi, non la sapevi?- Non avevo mai sentito di questa superstizione, non che io abbia mai creduto a queste cose.
-Beh allora passa ancora due o tre volte, posso sacrificare le scarpe per una giusta causa.
-Non credi nel matrimonio o non vuoi trovare il principe azzurro? - Replicò Armin con aria interrogativa.
-Ehm... no:  so aprire i barattoli, cambiare lampadine  e  tutto il resto da sola...Mentre pulire i calzini sudici degli altri, cambiare pannolini e svegliarmi a tarda notte perché una creatura che neanche mi capisce sente il bisogno di vomitarmi su una spalla non è esattamente la mia aspettativa di vita. Poi che senso avrebbe sposarsi, la biologia ci insegna che non siamo animali monogami.- Esposi fieramente la mia corrente di pensiero anti-coniugale ad Armin, dalla sua faccia capii che non era totalmente d'accordo con me.
-Come sei cinica. Se ti dovessi innamorare penso che potrebbe rovinare i tuoi piani. Sempre che tu abbia un cuore, ghiaccio-spray...-Io avevo sistemato tutte le sedie mentre Armin aveva perso di vista l'obiettivo pulizia e stavamo perdendo un sacco di tempo in chiacchiere, che peraltro potevamo fare anche lavorando. Quel ragazzo, purtroppo per lui, non sembrava capace di fare due cose contemporaneamente: anche quando giocava se gli parlavi non ti degnava di uno sguardo.
-Dammi qua la scopa, la tieni come un mestolo...- Strappai dalle mani l'oggetto ad Armin per mettermi a pulire energicamente il pavimento. Lui si appoggiò ad un banco. Ricominciai a comunicargli il mio punto di vista. -Comunque l'amore come lo intendiamo noi non esiste, vivere una vita per un'altra persona non sarebbe altro che un modo contorto per fare felici noi stessi..  Tantovale vivere da sola e per me stessa, dopotutto è la mia vita. Naturalmente prendendomi il tempo per soddisfare i miei bisogni relazionali fino alla menopausa... Non che non creda nelle relazioni, quelle degli altri funzionano benissimo... Solo che penso che se fossimo nati per andare in giro mano nella mano nelle dita avremmo un incastro.- Terminai il mio infinito e inutile monologo. Odiavo quando iniziavo a straparlare, anche se mi piaceva esporre le mie idee. Armin mi fissava ancora dubbioso, si alzò dalla postazione e si avvicinò a me. Io smisi di spazzare e rimasi ferma con la scopa in mano come un'ebete. Era molto, troppo vicino, ormai solo il manico ci separava. Io avevo un viso decisamente impaurito mentre il mio cuore sembrava salutarlo facendogli le feste. Tutum,Tutum... Feci un passo indietro, ma lui afferrò il mio minuscolo  polso con due o tre dita della mano destra. Me lo alzò piegandomi il gomito. Il mio palmo era rivolto verso di lui. Portò la mano sinistra a combaciare perfettamente con la mia, per poi farla girare di poco su sè stessa di modo che le sue dita occupassero giusto gli spazi tra le mie. Le ripiegò  sul dorso della mia mano, per stringerla in una morsa da cui non avrei saputo liberarmi.
-Invece abbiamo le dita ad incastro.- Commentò soddisfatto. Sollevai il mio capo, che era chinato a guardare le mani, per rivolgermi verso il suo viso. Pessima mossa, in questa maniera avrebbe potuto vedere la mia faccia sopraffatta dalle emozioni, paura in primis. Comunque mi aveva colto in fallo, dovevo prendere l'abitudine di accendere l'encefalo prima di sparare cavolate..."Ok Cloe...ragiona, ragiona, troverai un modo di uscirne"mi ripetevo nella mia testa, mentre I miei ormoni gridavano: “Bacio!Bacio!Bacio!” Ok, dovevo farli tacere. Per via della statura del moro ci saranno stati a occhio e croce 15 centimetri tra I nostri visi, ma a me sembravano a malapena  due. Il tempo passava e stavo facendo sempre di più la figura dell'ebete. Per di più il suo sorrisino  soddisfatto per la vittoria aveva lasciato il posto ad uno sguardo intenso. E adesso?

Angolo dell'autrice

per prima cosa grazie a chi legge e commenta e scusate se a volte ci metto un po' a rispondere care.
ragazze devo migliorare un po' con la pubblicità, ma chiamiamolo solo avvertimento per ora,  sto scrivendo anche un'altra storia, sempre su df, se volete passare lascio sotto il link.

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2167076&i=1

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Capitolo 16
*** indovina chi viene a cena ***


Buona parte di me grondava di sudore, mani comprese. Questo rese più facile e veloce liberarmi dalla presa  di Armin che rimase un attimo immobile a fissare il vuoto davanti a lui, come se fossi scomparsa nel nulla. Ritornò a guardarmi quando gli concessi una scarna risposta, nel tentativo di sviare l'attenzione dal mio imbarazzo e dalla mia agitazione, il che ebbe l'effetto contrario.
-Ah cavoli mi hai proprio fregata,- dissi cercando di fingere disinvoltura, ma dalle mie labbra scaturì ancora una volta impacciatezza. Le morsi entrambe giochicchiando per distogliere la mente dal pensiero fisso di aver fatto un'impagabile figuraccia. Lui sembrava esserci rimasto male, avevo sicuramente rovinato quello che poteva definirsi un momento perfetto per le trame di molti film. Se fossi stata una persona perfetta, la persona giusta a che fa le cose giuste al momento giusto, forse queste romanticherie sarebbero state il mio forte, peccato che la paura e l'imbarazzo rendessero quelle situazioni un vero incubo per la me di allora.
-Andiamo a pulire di là?- mi propose lui indicando il muro confinante con l'altra aula che faceva parte della nostra punizione. Annuii e ci avviammo verso il nostro compito,  questa volta invertimmo i ruoli e fu veramente un bene per la nostra produttività, ci mettemmo la metà del tempo. A farci compagnia c'erano imponenti tuoni e lo scrosciare incessante della pioggia. Entrambi speravamo smettesse, ma il cielo non ci accontentò. Tremai un attimo al pensiero di non avere niente con cui ripararmi.
-Ce l'hai l'ombrello?- chiesi al mio compagno di punizione, intento a guardare fuori dalla finestra. Dalla sua faccia preoccupata potevo intuire la risposta.
-No, c'era così bello stamattina.. Tu?
-Io sono venuta in bici,- risposi avvicinandomi al suo fianco per controllare la situazione. Fu allora che mi venne un'idea geniale:-andiamo a vedere tra gli oggetti smarriti: c'è sempre qualcuno che si scorda l'ombrello!- e questa era la verità, io mi dimenticavo e mi dimentico tutt'ora ombrelli in giro per la città, probabilmente con la mia sbadataggine rifornisco tutti i vù cumprà della zona, e non penso di essere l'unica. Ogni regola ha però la sua eccezione che la conferma ed era questo il caso. Ci accorgemmo con orrore che nello scatolone degli oggetti smarriti, a fianco alle scope e ai mochi delle donne delle pulizie, c'erano solo  due rossetti, una lima per unghie e una larga giacca di pelle che puzzava di fumo e di Castiel. Armin prese la giacca e me la porse, probabilmente ricordava che avevo solo un cappotto di lana che sotto quella pioggia avrebbe fatto effetto spugna. Recuperammo i nostri averi, ci coprimmo con le giacche, uscimmo insieme dalla scuola e ci infilammo sotto alla tettoia che teneva riparato il parcheggio per le biciclette. Erano le due e mezza e il mio stomaco si ricordò che non avevo fatto colazione, per fortuna l'ennesimo tuono coprì il suo lamento.
-Scusa Cloe se scappo, ma avrei abbastanza fame. Ci vediamo domani!- disse il ragazzo mentre nascondeva la testa sotto un cappotto che avrebbe retto ancora meno l'acqua del mio.
-Aspetta!-lo interruppi prima che potesse uscire dalla tettoia -andiamo insieme in bicicletta, ci si mette un terzo del tempo. E poi casa tua è più vicina della mia, non dovrei neanche allungare la strada.
Il ragazzo guardò me e la mia graziella per un attimo perplesso, per poi rispondere:- Io non ci risalgo su quel coso,- scuotendo la testa.
-L'alternativa è fartela a piedi,- gli ricordai indicando con un cenno del capo la pioggia torrenziale al di fuori della tettoia. Lui si guardò intorno per fare una stima di quanto si sarebbe bagnato e deglutì, per poi rispondere:- va bene.
Mi sfilai la giacca, che probabilmente un tempo era appartenuta a Castiel o a qualcuno con i suoi stessi gusti in vestiti e profumi, e gliela passai.
-Io la tengo per l'altra metà del tragitto,- lo rassicurai per convincerlo a mettersela al mio posto. Lui la infilò e montò sulla bici, che nel frattempo avevo slegato. La giacca di pelle gli stava larga nonostante avesse sotto un altro cappotto, era magrino e aveva le spalle  molto meno larghe rispetto a Castiel, era comunque decisamente carino vestito così. Lui si guardò le braccia  per un secondo e si coprì la testa  con il cappuccio della felpa per poi commentare:-Così fa molto Alex Mercer, di Prototype.
-Sì... con un po' meno deltoide e bicipite, ma ci sta,-risposi io con ironia.
Lui mi rimandò una smorfia e si girò verso il cancello della scuola, io lo raggiunsi sul portapacchi della mia fidata bicicletta. Mi intimò a mettere la mia testa sotto al giubbotto, dopo qualche attimo di indecisione lo accontentai, fu una buona scusa per abbracciarlo senza sentirmi in imbarazzo, quando fui sistemata si decise a partire. Stare su un piccolo trabiccolo di metallo in mezzo a un temporale non era esattamente una genialata, se il mio destino fosse stato di morire fulminata si sarebbe compiuto in quel momento. La mia previsione riguardo al mio cappotto si era avverata e mi sentivo avvolta in una gigantesca e gelida spugna zuppa. Nonostante questo non sentivo freddo, me ne stavo tranquilla scaldata dal tepore del corpo di Armin tra le mie braccia e dal bollore del mio stesso corpo, che rispondeva alla situazione. Avrei potuto addormentarmi cullata dall'incedere oscillante della bicicletta e coccolata dalle carezze della pioggia, che in qualsiasi altro momento sarebbero sembrate schiaffi fastidiosi. Una frenata lunga e rumorosa mi riportò alla realtà: mi accorsi con dispiacere che eravamo davanti a casa di Armin e che i freni della mia bici non si erano aggiustati da soli. Scesi dal veicolo, lui l'appoggiò contro a un muro ed entrammo nell'ingresso del condominio dove abitava. Lo seguii per approffittare di un attimo di tregua dalla pioggia, consapevole che avrei dovuto affrontarla da sola fino a casa mia. Davanti ai miei occhi Armin iniziò prima a frugare calmo nelle tasche del cappotto, piano piano il suo cercare si fece  più frenetico. Una volta svuotato completamente lo zaino e il contenuto delle tasche affermò deluso:- Mi sa che le chiavi ce le abbia mio fratello.
-Beh, suonagli!
-Alexy è in negozio da Leigh,- rispose scocciato, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Già,- commentai freddamente ragionando sul da farsi. Se fosse venuto a casa mia mio fratello non avrebbe sicuramente gradito, d'altra parte non potevo lasciarlo lì affamato e bagnato ad aspettare che il gemello tornasse dal centro, che era anche piuttosto distante. Presi una decisione di cui ero sicura mi sarei pentita.
-Torniamo sulla bici, vieni a casa mia.
-Non ti preoccupare, posso aspettare qui mio fratello...
-Muoviti prima che cambi idea,- lo interruppi io.
Alla fine la ebbi vinta e  Armin seguì le mie istruzioni fino a casa mia. La seconda parte del viaggio fu decisamente meno rilassante della prima, passai il tempo a pensare a come agire se ci fosse stato Jack e a come organizzarmi una volta arrivata. La pioggia si calmò non appena ci avvicinammo al mio cancelletto, una specie di scherzo del destino. Ad aspettarmi impazienti c'erano un cane e un gatto fradici: a quanto pare non solo Jack non era in casa, ma aveva chiuso fuori il gatto; mi seguirono insieme ad Armin all'interno dell'edificio. Il felino iniziò a strusciarsi contro le gambe del ragazzo, putroppo avevo un gatto con qualche problemino di personalità: faceva le feste agli estranei, ma se questi ultimi provavano ad accarezzarlo li aggrediva con morsi e graffi. E così fece con lo sventurato che, avvicinatosi a lui illuso che sarebbe stato socievole, si ritrovò ben presto a ritirare la mano sorpreso e spaventato, per poi commentare:-Tutto la padrona!
Gli risposi con una linguaccia, senza pensarci su: ero troppo impegnata a guardare per terra lo stato pietoso del pavimento dopo il nostro ingresso.  Mi restava solo da informare Armin su i miei programmi elaborati nel breve tragitto.- Allora dobbiamo entrambi mangiare, cambiarci e farci una doccia. Il problema è che ho una sola doccia, quindi dovremo fare a turno, se non ti spiace vado prima io. Ti va bene una pasta alla "quello che ho nel frigo"?-proposi sperando che il ragazzo non avesse troppe pretese, la mia cucina era quasi sempre mezza vuota e ci si doveva arrangiare.
Il ragazzo rispose con un "Ok" alzando le spalle.
-Allora metto su l'acqua, tu guardala mentre faccio la doccia.
- Che devo fare?
- Secondo te? Guarda l'acqua nella pentola e se bolle butti giù la pasta, non mi sembra tanto difficile,- replicai infastidita dalla sua domanda a dir poco idiota.
Detto questo lo accompagnai in cucina e riempii una pentola d'acqua, per poi riporla sul fuoco, inoltre pesai e disposi la pasta in una fondina. Armin si mise in piedi di fianco ai fornelli a fissare la superficie del liquido, come se dovesse riempirsi di bolle da un momento all'altro. Io corsi al piano di sopra velocissima, avevo intenzione di fiondarmi sotto la doccia a sciacquarmi in fretta, non amavo l'idea di abbandonare il mio ospite in cucina. La mia doccia durò circa due minuti, una volta assicuratami di essere asciutta, entrai in camera mia e decisi di indossare una maglia a casaccio ed un paio di pantaloncini di South Park, in realtà  erano un paio di boxer di simil-seta cuciti davanti che avevo regalato a mio fratello per natale, ma che lui non aveva voluto perché diceva che gli erano scomodi. Coperti in parte dalla maglietta non si notava troppo la differenza da un paio di pantaloncini normali. Ad ogni modo erano  la mia unica alternativa comoda per stare in casa erano i pantaloni del mio pigiama, ma erano troppo imbarazzati per essere visti da membri esterni alla mia famiglia. Prima di raggiungerlo  al piano di sotto nascosi la mia tenuta da notte e tutti i miei peluche sotto al letto, a parte il funghetto di supermario che esposi con orgoglio sul comodino, ero sicura che gli sarebbe piaciuto. Quando arrivai in cucina l'acqua aveva appena iniziato a bollire. Dopo aver buttato giù la pasta lo accompagnai in camera mia dove avevo preparato una maglia e un paio di pantaloni di jack, che gli sarebbero stati larghissimi, sul letto. Gli mostrai il bagno e gli dissi di lasciare fuori i suoi vestiti, così li avrei messi ad asciugare, poi ritornai al piano di sotto. Liberai gli animali, ancora chiusi nello sgabuzzino e tornai in cucina per pensare al condimento della pasta nel frigo c'era poca roba: avrei potuto fare una carbonara con le zucchine invece della pancetta, mi sembrava una buona idea. Scolai la pasta e tornai al piano di sopra, per bussare alla porta del bagno. 
-Va bene uova e zucchine?- urlai davanti alla porta per sovrastare lo scrosciare della doccia.
-No, non mangio verdura di colore verde!- replicò lui a voce alta. 
"Non mangio verdura di colore verde" ma cosa voleva dire esattamente? Cioè, era un'assurdità le verdure verdi non hanno tutte lo stesso sapore. Decisi di smettere di riflettere su questa gigantesca boiata per trovare un'alternativa.
-Ne hai  ancora per molto?- chiesi ad Armin, sempre urlando per farmi sentire, lui rispose affermativamente.  Ritornai in cucina e  mischiai in una ciotola la pasta, mozzarella e pomodori, che avevo tagliato a cubetti, a cui aggiunsi tonno in scatola, per poi riporre tutto nel frigo. Poi presi il mocho dallo sgabuzzino e iniziai a passare sopra le nostre tracce bagnate. Tornai di sopra per accorgermi che la doccia stava ancora andando, presi i vestiti di Armin e mi diressi in taverna nel piccolo angolo-lavanderia di fianco al garage. A quei tempi ero fermamente convinta che mettere qualsiasi indumento nella lavatrice con il "programma camicie" mi impedisse di stirarli. L'unica cosa che non sbattei nell'elettrodomestico fu la sottile sciarpa blu che il ragazzo portava costantemente appesa al collo, non sapevo quante volte Alexy lo avesse implorato di togliersela senza successo, lui diceva di avere freddo al collo senza. Neanch'io la gradivo più di tanto, così la nascosi in un angolino del mobile dei detersivi, pensavo di consegnarla al mio fidanzatino gay per dargli la soddisfazione di bruciarla. Ritornai in camera mia e bussai per chiedere il permesso, il ragazzo aveva finalmente terminato la lunghissima doccia, si era vestito con gli abiti di Jack e si stava asciugando i capelli con una salvietta.
-Rita Levi Montalcini?- mi disse il ragazzo indicando la stampa  che ritraeva la ricercatrice, appesa alla parete, sotto erano scritte le parole "Pensate al futuro che vi aspetta, pensate a quello che potete fare, e non temete niente.”La camera era stata interamente arredata da mio padre come regalo di compleanno, lo adoravo per questo.
-Cosa ti aspettavi?- risposi al ragazzo alzando le spalle, in fondo un po' mi conosceva, non doveva sembrare così strano.
-In una camera di una sedicenne? Tutto meno che la Montalcini. Lo sai di avere un cimitero di pupazzi e uno strano straccio verde sotto al letto?- sgranai gli occhi e arrossii, per poi riprendermi dopo poco. Aveva proprio frugato ovunque, meno male che non si era accorto che lo “strano straccio verde” era una divisa da sala operatoria, che usavo come pigiama, già mi aveva presa per pazza per la Montalcini. 
-Andiamo giù va,-dissi facendogli cenno di seguirmi, lui ripose la salvietta sopra al mio letto.

Arrivati in cucina il ragazzo si sorprese di quella che, a suo parere, era un quantitativo di pasta da esercito e mi chiese se stessi preparando le provviste per barricarci in casa in caso di invasione zombie. Io avevo fatto, come al solito, 360 grammi pensando che tutti I ragazzi mangiassero 280 grammi di pasta come mio fratello, almeno era pasta fredda e l'avrei potuta riciclare il giorno dopo. Fu solo quando la tolsi dalla ciotola che mi accorsi che la mozzarella si era fusa intrappolando nella sua morsa le penne, che si erano ipercotte, avendo il formaggio  trattenuto tutto il calore. Persino I pomodori erano diventati mollicci e un po' cotti, l'unica cosa rimasta intatta era il tonno, il resto formava una massa informe e compatta che sembrava potesse prendere vita da un momento all'altro.
Gli misi davanti un piatto pieno e lo guardai,  con tutto quel trambusto non mi ero accorta che non si era neanche asciugato i capelli. Però era carino coi capelli bagnati, anzi era proprio molto attraente...
Mentre facevo questi pensieri lui rivolse i suoi occhi azzurri verso di me e io diventai bordeaux, vergognandomi come se potesse sentire i miei pensieri.  Mi lasciai cadere pesantemente sulla sedia e puntai il mio sguardo al piatto, avrei voluto sotterrarci la faccia come uno struzzo.
Da quello che ricordavo dell'espressione del ragazzo intuivo che neanche lui doveva essere entusiasta della cucina, per troppa fame o per educazione iniziò a mangiare senza lamentarsi.

-Eri tu quella nella foto di sopra?
Annuii con la bocca piena, per poi deglutire faticosamente nel caso ci fosse qualche domanda più complessa, fui quasi tentata di staccare lo sguardo dal piatto, ma ricordai la figura appena fatta.
Mio padre nell'arredamento della camera aveva aggiunto la stampa di una foto di una me undicenne durante un saggio di latino americani, per fortuna ero riuscita a togliermi dalle sue grinfie e smetterla di sgambettare, almeno per un po'. La cosa che più odiavo del corso è che mi facevano sempre fare la parte maschile perché me la cavavo a guidare ed eravamo quasi tutte donne, questo comportava che quando mi trovavo davanti a un ragazzo non facevo che pestargli I piedi.
-Balli?
-Ballavo, salsa principalmente. Per fortuna non mi hanno fatto continuare contro la mia volontà, ma mio padre mi trascina a qualche serata per ballare con lui, adesso che mia mamma non può... E' un piccolo sforzo da fare per renderlo contento. Sai, viste le sue origini, mio padre ci teneva parecchio che imparassimo, anche se non sono mai stata a cuba.
-Sei di origini cubane?-chiese il ragazzo stranito, in effetti il mio aspetto non aveva niente che lo suggerisse, ma almeno dal cognome avrebbe potuto intuirlo.
-Solo da parte di mio padre, che comunque era di una famiglia ricca di coloni che ha perso tutto col comunismo, a quanto ne so, avevano la pelle piuttosto chiara.... Comunque, il cognome Herrero non ti ha mai minimamente suggerito che io avessi origini ispaniche?
-Non ho mai saputo come facevi di cognome,-disse il ragazzo alzando le spalle, per poi trangugiare a fatica un altro boccone- comunque so come ti senti, io e la mia famiglia prima vivevamo in montagna e I miei hanno provato per anni a mettermi sugli sci, ho fatto un po' di snowboard, ma appena acquistato il pensiero indipendente mi sono barricato in casa.
In effetti non mi sarei mai immaginata Armin sulla neve o a fare qualsiasi sport, a meno che il suddetto sport non fosse sullo schermo di un videogioco. Ormai era arrivato a metà pasto, decisi di terminare il suo supplizio, aveva già pagato abbastanza per lo spavento che mi aveva fatto prendere quella mattina.
-Fa schifo vero?- dissi al ragazzo che rimase interdetto.
-Manca un po' di sale, ma accettabile.
-Te lo prendo o butto via?
-Naaa, se lo prendi la mangio,-rispose inclinando il capo e sorridendomi, dopo la manfrina delle verdure verdi non mi aspettavo certo che fosse di bocca buona. Corsi di sopra a prendere il sale nella “cassaforte delle schifezze” , in camera di mio fratello, e tornai in cucina. Il ragazzo mi guardò ancora più confuso.
-Ma dove diavolo tieni il sale? Più passo il tempo qui più accadono cose strane.
-Noi non lo mangiamo, mia mamma non può... Così nascondiamo tutte le cose poco salutari.
-Come mai non può?
-E' ipertesa, soffre di ipercolesterolimia e ha avuto qualche infarto, adesso però la situazione è totalmente sotto controllo: è dimagrita, il colesterolo va bene e ha fatto un intervento che le ha fatto quasi sparire le aritmie.

Non amavo parlare di quello che era successo, ma era stato quello che mi aveva spinto a voler fare medicina, in particolare il giorno in cui era andata in arresto cardiaco davanti ai miei occhi di ragazzina impotente.
Mia mamma aveva già avuto infarti in precedenza, ma non ce ne eravamo mai curati trascurando la cosa, in fondo finché tornava a casa sorridente dopo qualche giorno per noi godeva di ottima salute. Pensare di averla persa mi aprì gli occhi, anzi lo fece a tutti, ma mentre mio padre entrava in depressione e mia sorella maggiore fuggiva in America col chirurgo che l'aveva operata, io iniziai una vera battaglia contro il suo stile di vita a rischio. 
Non mi ricordo quante volte avevo fatto falò di formaggi in giardino o l'accoglievo con un panetto di burro  intimandole “mangialo e crepa” per farla sentire in colpa. 
Avevo vinto la mia battaglia, ora era dimagrita 20 kg, la pressione era sotto controllo e stava piuttosto bene, non alzava più un dito in casa: facevamo tutto io, Jack e papà a turno.
All'inizio mi odiava con tutto il cuore, si sentiva invalida e non voleva cambiare in nulla, diceva che non era più “vivere” se aveva troppe limitazioni e non sopportava che la figlia cercasse di scavalcarla.
Almeno avevo avuto l'aiuto di Jack e papà, anche se quest'ultimo all'inizio parteggiava per lei, e l'indispensabile sostegno di Richard, ormai avevo anche smesso di chiamarlo per cognome. Il dottore mi aveva sempre sostenuto e davanti a lui mia madre si sentiva insignificante, naturalmente la seguivo ad ogni visita.
-Sai è stato Richard, il cardiologo di mia mamma, ad avvicinarmi alla medicina, mi faceva leggere le ecg, mi ha insegnato ad ascoltare I toni cardiaci e mi chiama “piccola collega”. E' sempre un piacere andare alla visita se c'è lui, poi ho anche assistito all'intervento che ha fatto mio cognato su di lei: sono entrati dalla vena femorale, hanno reciso il nodo del seno, poi hanno collegato il pacemaker....-mentre parlavo osservai Armin che giochicchiava con la pasta costruendo torri filamentose con il formaggio fuso -Ok, non te ne frega niente. Chiudo,-continuai.
-No è che tanto non ci capisco.. Ma continua era divertente, avevi la faccia da invasata,-commentò lui ridendo. “Faccia da invasata, eh?” me l'ero a dir poco presa, come se il signor Videogame non avesse un'ossessione, anzi ne aveva e anche di stupide.
-Parla quello che “mangio solo verdure di colore verde”,- gli rimandai ironica- che poi me la devi spiegare questa cosa, cioè se hanno lo stesso colore non hanno anche lo stesso sapore e....
-E' che mi sanno troppo di natura,-rispose lui stizzito. Rimasi alquanto perplessa, mi sporsi all'indietro per afferrare una zucchina che era rimasta sul piano della cucina dal mio precedente tentativo di condimento.  Una volta afferrata gliela lanciai contro, evidentemente non se l'aspettava perché non reagì e la verdura lo colpì in testa, il che mi fece scoppiare in una risatina.
-Ma perché!?
-Sei un verdurazzista!-gli dissi incrociando le braccia-non ti hanno insegnato che non è carino discriminare le verdure dal colore della buccia.
-Ma ahia...-si lamentò lui toccandosi il punto in cui l'avevo colpito.
-Andiamo! Ti ho lanciato uno zucchino non un martello.
Il ragazzo assunse un finto broncio e io decisi di farmi un caffè: accesi la macchina, presi il barattolo del caffè e tentai invano di aprirlo.
Mio padre aveva la bruttissima abitudine di stringere tutti i tappi fino allo sfinimento, solo mio fratello riusciva a vincere a quella stretta.
Provai per due o tre volte, anche passando il coltello appena sotto al coperchio per far passare un po' d'aria, potevo sentire chiaramente Armin ridere sotto ai baffi.
-Vuoi una mano?
-No, ce la faccio da sola grazie. 
-Sicura?
-Sì è una questione d'orgoglio, se lo apri tu non lo bevo, e dato che il caffè è il mio unico sostentamento durante la giornata morirei. E così mi vuoi uccidere?- gli risposi stizzita mentre continuava a ridere, io ero stanca, andai a prendere l'apriscatole in un cassetto, con l'intenzione di fare un buco in quel dannato tappo.
-Ferma così lo rompi!- Armin scattò in piedi e mi prese il vasetto dalle mani, per aprirlo circa in mezzo secondo.
-”So aprire i barattoli da sola e tutto il resto” indovina di chi è la citazione?- mi sbeffeggiò lui porgendomi il caffè, io lo afferrai bruscamente, un po' irritata.
-Quando vivrò da sola non ci sarà nessun uomo che stringe esageratamente i tappi.
-Un Grazie no?- disse mentre riempivo la macchinetta.
-Grazie,- bofonchiai incrociando le braccia,-ma ce l'avrei fatta da sola.
-Avresti un barattolo in meno.
-L'avrei ricomprato.
Bevvi il mio caffè e decidemmo di andare in sala, lo sguardo di Armin fu irrimediabilmente attratto dal mobile delle console. Eppure tutti i fili erano stati accuratamente nascosti da quel perfezionista di mio padre, il ragazzo doveva avere uno strano e quasi sinistro fiuto per queste cose.
-Posso?
-Fai fai, sono tutte cose di mio fratello, ma si possono usare.
Armin aprì l'anta nera e rimase estasiato, come se avesse appena raggiunto il nirvana. 
In effetti mio fratello aveva speso parecchio dei suoi soldi di dubbia provenienza in videogiochi, mi aspettavo che gli mettessero un bel paio di manette un giorno, ma questa è un'altra storia. 
Armin si mise a passare con le dita tra i videogiochi, probabilmente in quel momento né io né il mondo circostante esistevamo più.
Qualche manciata di secondi e svariati mormorii dopo ritornò sul pianeta terra.
-Hai un fratello?
-Sì, ho un fardello maggiore che si chiama Jack, ma dimenticati il suo nome perché è meglio se non lo incontri, fidati... Vuoi giocare?- era una domanda stupida dalla risposta ovvia.
-A cosa?
-Tutto tranne Call of Duty,- ero sempre stata inspiegabilmente impacciata a quel gioco, non mi ritrovavo coi controlli e finivo sempre per guardare il cielo mentre i nemici mi sparavano.
-Vada per COD allora,- disse il ragazzo estraendo il videogame, non feci in tempo a replicare che lo aveva già infilato nella console. Ero sicura che non fosse sordo e che lo facesse apposta.
-Ma...
-Dai, è divertente vederti in escandescenze quando non ti riesce qualcosa.
-Proprio le parole giuste per convincermi.
Nonostante tutto feci un tentativo, ma dopo la terza volta che lui mi ricordava che “Non è un attacco aereo, i nemici sono in basso” e la seconda volta che commentavo che preferivo i giochi di guerra dove potevo fare il cecchino, mi stancai, anche perché il mio personaggio era morto, e mi allungai verso il mobile per  provare a spegnere la console. 
Lui mi bloccò la mano, inutili e goffi anche i miei tentativi di rubargli il joystick visto che non volevo e non potevo avvicinarmi troppo a lui, che continuava imperterrito a giocare, un lampo di genio mi fece notare il telecomando della televisione.
Lo afferrai con prontezza e spensi, Armin mi guardò con disprezzo come se avessi appena ucciso un cucciolo di foca a sangue freddo.
Dopo che ebbe realizzato si alzò intimando di riaccenderla e iniziò a inseguirmi per prendere possesso dell'oggetto e riaccendere la televisione, io mi rifugiai in piedi sul divano, non poteva battermi avevo esperienza di anni e anni di lotta al telecomando con un ragazzo che era quattro volte me.
Poi una voce interruppe il gioco, purtroppo era quella di mio fratello, tornato dall'università, o da qualunque posto spacciasse per l'università, prima del solito.
-Schiforella sono a casa!
Entrò e si accorse della presenza di un altro ragazzo  non eravamo neanche vicini, ma per me era come se ci avesse beccato in una posizione compromettente.
Non importava che io e Armin non avessimo una relazione, c'era un ragazzo in casa e questo era troppo, già per Ken camera mia era diventata un tabù dopo i dodici anni.
Iniziai a pregare sottovoce che mantenesse la calma e controllai le vie di fuga più probabili, ma lo potevo chiaramente sentire sussurrare tra sé e sé “Non posso picchiare minorenni, non posso picchiare  minorenni”. Armin sorrideva e gli aveva porto la mano per stringergliela, forse non aveva abbastanza informazioni per rendersi conto della gravità della situazione.
Jack gliela prese e gliela stritolò, in una più che vigorosa stretta di mano, tanto che il ragazzo, che aveva aperto la bocca nel tentativo di presentarsi, riuscì a pronunciare solo -Ahia..
Le prime parole di mio fratello invece furono:- Quanti anni hai detto che hai?- in quel momento aveva un sorriso a dir poco inquietante.

 

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