Il collare della vita

di Sebastiano
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il collare della vita ***
Capitolo 2: *** Anima senza saperlo ***
Capitolo 3: *** Il fardello per il corpo ***
Capitolo 4: *** La fine di anima ***
Capitolo 5: *** Il ritorno di Benjamin ***



Capitolo 1
*** Il collare della vita ***


Benjamin, un ragazzo di 13 anni, pieno d’amici, ricco socievolmente, ad un certo punto della sua vita si ritrovò solo perché i suoi pensieri lo avevano portato a distaccarsi dal suo gruppo e si era seccato di condurre sempre la solita vita; voleva cambiare tutto del suo passato.
Un giorno preso dalla disperazione, scappò nel bosco fermandosi davanti alla sfonda del fiume: dove, vide comparire un vecchio saggio sull’altra sfonda: dicendogli “Io ti ho seguito sai? Ti sto seguendo dal momento in cui tua madre ti ha messo al mondo e so quello che vuoi. Ora, se supererai il fiume venendo da quest’altra parte, otterrai davvero quello che hai desiderato da tutta una vita”. Benjamin, entrato nel vortice di quelle parole, iniziò ad attraversare il fiume, all’inizio calmo ma arrivato a metà strada dell’altra sfonda, una forte corrente lo investì, trascinandolo via, così lontano che si trovò davanti a una cascata, non potendosi frenare o aggrappare a qualcosa per la corrente troppo forte, cadde giù, e ancora giù…
La cascata arrivava in un lago grandissimo con al centro un’isola, dove spiccava da un lato all’altro un meraviglioso arcobaleno; Il desiderio del ragazzo si era quasi realizzato, lontano dalla sua solita vita, dal suo passato, dalla sua solita cerchia d’amici; con un’isola del tutto nuova, da scoprire, da esplorare, a mancare era soltanto la sua presenza perché il ragazzo era già annegato.  

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Capitolo 2
*** Anima senza saperlo ***


Benjamin era lì a fissare dall’alto, sospeso in aria, il lago, con al centro un’isola, un meraviglioso arcobaleno che compieva un semicerchio in ambo i lati di questa; infine guardò la grande cascata che terminava in quel lago immenso ma non capiva, il ragazzo era mezzo intontito, non riusciva a comprendere cos’era successo, si sentiva come se si fosse spostato da un luogo all’altro senza fare un movimento, come se gli fosse bastato un batter di ciglia per essere là dove si trovava in quel momento. Benjamin continuava a non capire, provava un misto di paura e di ansia; non sapeva come ci fosse finito in aria e soprattutto si sentiva di voler tornare indietro ma non sapeva come farlo; voleva vomitare ma non ci riusciva, non si sentiva niente dentro, non riusciva neanche a sentire il peso del suo corpo. Decise di scendere a terra e allora sorvolò giù verso l’isola; giunto a terra, non sentendosi il corpo, non sentiva nemmeno il suo stare in piedi; come si fu posato, i suoi piedi trapassavano il terreno, finendo nel sottosuolo che lui poteva trapassare o no a suo piacimento.
IL ragazzo non capiva –forse mi trovo in un’altra dimensione, una dimensione immaginaria- pensava –una dimensione dove non mi trovo ma che credo di essere, magari è solo un sogno. Devo svegliarmi!- allora Benjamin chiuse e riaprì gli occhi ma niente da fare il suo stato rimaneva uguale; c’era il sole alto; non vedeva la sua ombra per terra –questa storia mi comincia a infastidire- pensò e subito dopo vede un anziano signore che cammina con passo sicuro verso di lui. Quando si avvicinò, arrestandoglisi davanti, come per iniziare un dialogo, Benjamin fu capace di distinguere i lineamenti: aveva capelli bianco-argentei, con una fronte ampia e perfetta, arcate sopracciglia, due pupille come fossero di ghiaccio, pronti a incantare chiunque, sotto il naso i baffi così lunghi che scendevano dai lati della bocca fino al mento dove iniziava un pizzetto che finiva a punta alla fine del collo; come se avesse una forma conica attaccata al mento.
Il ragazzo, sorpreso di aver trovato qualcuno con cui poter parlare, qualcuno a cui potersi rivolgere, a cui poter chiedere spiegazioni, disse ansioso “ Sa dove ci troviamo?” l’anziano senza prestare attenzione alla domanda, gli diede il tempo di finire di parlare poi disse “temevo che ti perdessi. Per questo sono venuto” il tono di voce era fermo, sicuro di sé, calmo e controllato. A Benjamin quella voce gli sembrò famigliare; entrò in confusione; quella voce, quell’anziano, quella cascata; toni che aveva già sentito, l’anziano che aveva già visto, cose che aveva già incontrato, gli facevano sembrare di aver vissuto tutta una vita ma non se n’è ricordava più com’era; all’improvviso ancora più in confusione rifece la domanda “dove siamo?” l’anziano fu lieto di rispondergli “ci troviamo nell’isola dei desideri, l’isola dove ogni desiderio finisce; qui ci si arriva tramite la cascata” il ragazzo non gli diede il tempo di finire che dice nervosamente “ ma io non sono caduto dalla cascata; io mi trovavo sospeso in aria, cosa che vorrei riuscire a capire" disse indicando con l'indice il punto in cui si trovava poi continuò "e guardi, non riesco nemmeno a poggiare i piedi a terra che sprofondano nel sottosuolo” “ma tu sei morto” disse l’anziano “cosa?!?!” fece il ragazzo; L’anziano rispose dicendogli “tu sei anima e come tutte le anime non puoi camminare come se avessi un corpo, il tuo corpo è morto. Così come tutti abbiamo un desiderio in avverabile, anche tu avevi il tuo e così sei stato ingannato dai tuoi stessi desideri, ti hanno spinto e tu, non sapendo frenare quel flusso inarrestabile, sei stato trascinato fino alla cascata in modo da cadere giù e infine annegare”.
Il ragazzo non credeva a quelle parole tanto da dire scioccamente “ ma se io sono anima, il mio corpo dov’è?” l’anziano sembrava divertito da quell’ingenuità dell’anima e fu contento di rispondere nuovamente ”Il tuo corpo è annegato, ora si trova nelle profondità del lago” il ragazzo a questo punto sempre più incuriosito, domandò con tono diverso “cosa ho desiderato io per morire? Per finire in questo posto?” l’anziano fu costretto a ripetere” stavi per esprimere il desiderio di tutta la tua vita ma come ti ho già detto il tuo flusso di pensieri era troppo forte, troppo potente, da trascinarti via, fino a farti incontrare la cascata e caderci pure, così da annegare” “voglio tornare in vita. Dov’è il mio corpo?!”disse il giovane con tanto di determinazione; l’anziano rispose stupefatto “nessuna anima desidera; tutte le anime vivono beatamente in paradiso; la terra è fatta di male; comunque, se cercassi il corpo, devi inabissarti nelle profondità del lago, dove dorme Apus, lì troverai il corpo ma io ti consiglierei di non andare in cerca d’esso, è pericoloso” il ragazzo non facendo attenzione a quelle ultime parole, sorvolò verso la riva dell’isola, guardò l’acqua e si buttò, lasciando l’anziano a fissarlo. 

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Capitolo 3
*** Il fardello per il corpo ***


Anima, immergendosi sempre più in quelle oscure acque, ad un certo punto, aguzza la vista e riesce finalmente a vedere il fondale: terreno sabbioso, abbastanza vasto e al centro risiedeva un’enorme conchiglia chiusa, di colore nero, con grosse labbra bianche, incastrate l’uno sull’altro, la cosa sorprendente era che pulsava, come se avesse un cuore gigante all’interno, accanto ad essa giaceva il corpo di Benjamin; Anima fece un sospiro di sollievo per averlo trovato, si avvicina per prenderlo e poter finalmente emergere da quelle acque oscure ma non appena fu vicino al corpo, la conchiglia si comincia ad aprire come per risucchiare tutto il lago dentro di sé.
Quando la conchiglia si aprì totalmente, si poteva vedere l’essere per cui pulsava: una sirena, dalla coda nera e dal busto in su era uomo, aveva quasi le sembianze di Benjamin, più muscoloso era, più marcato nei lineamenti; vedendo Anima disse con ironia “oh un’anima, e cosa ci fa un’anima nel mio regno?” aveva un vocione abbastanza rimbombante ma Anima non provando paura rispose“ mi sono immerso fin qui per riprendere il mio corpo” allora l’uomo pesce lo interruppe sempre con la stessa ironia “ ma guarda un po’, una povera anima che ha perso il corpo e vuole riprenderselo; e tu sai che io sono il dio delle anime ribelli? Quelle anime che non accettano che il loro corpo muore? Queste anime vengono chiuse qui dentro” e indicò la sua coda poi continuò “niente da fare! Tu sei un’anima ribelle, un’anima che non accetta la morte del proprio corpo. Devo rinchiuderti!” dette queste parole, la coda iniziò a staccarsi dalla pancia, fino a compiere un giro di novanta gradi, rimanendo attaccata solo con pelle della schiena: dentro, questa, era nera, c’era il vuoto, evidentemente era la punizione delle anime ribelli. Anima non credeva a ciò che stava vedendo; l’apertura della coda iniziò ad aspirare tanto che Anima afferrato il corpo e pronta a scappare, non ci riuscì. Stava per essere aspirata. Uomo pesce era lì, che rideva, era scoppiato in una delle sue risate vedendo la povera anima in pena che si agitava al proprio destino crudele; Anima non resisteva a quel risucchio, attirata da quell’apertura, si aggrappò nei bordi, per non finire dentro; l’unica fortuna che aveva era di poter essere un’anima, così che l’uomo pesce non poteva afferrarla, per spingerla dentro la coda, chiuderla attaccandocisi e farla finita.
Anima restava attaccata alla parte sotto a quella squamosa coda, per non essere risucchiata, girò, così da trovarsi attaccata alla parte di sopra di questa, quindi alla schiena del suo avversario; a questo punto anima spinse il fianco dell’uomo che attaccato alla coda solo dalla pelle posteriore, gli fece compiere un giro col busto di trecentosessanta gradi, facendolo trovare sulla schiena della propria coda e faccia a faccia con Anima; l’uomo preso dal panico, agitava le braccia, per prendere Anima, senza alcun risultato perché le sue mani la trapassavano; Anima, afferrò l’uomo, abbracciandolo al busto, tirandolo così tanto da far staccare quella poca pelle che lo teneva attaccato alla coda.
L’uomo resosi conto della situazione, iniziò ad agitare le braccia in su gridando “nooooooooo” ma anima continuò a fare il proprio lavoro; capovolse quella metà d’uomo tanto da farlo stare con la testa in giù verso l’apertura della coda, sulla quale Anima stava a cavallo, come se fosse un temibile guerriero a cavallo del proprio destriero [perché la nostra anima è il guerriero che ci possiede, che ci guida] quindi spinse quella metà di corpo, con tutta la forza che poteva, in quell’apertura che continuava ad aspirare.
Fu la testa per prima ad entrarci che guardava dal basso Anima con occhi sgranati come per pregarla “ma cosa stai facendo? Non farlo!”. Anima guardò quegli occhi pieni di paura, pieni di un orgoglio consapevole che stava per finire. Quel busto rivolto all’in giù cominciò a calare dopo la testa all’interno della coda, l’aspirazione verso l’sterno di questa diminuiva e quando fu finalmente calato tutto fino a tappare quella malefica apertura, Anima smontò di scatto dalla coda che cadde sulla lingua della conchiglia e quest’ultima  chiudendosi scavò sotto la sabbia così tanto da essere ricoperta, a questo punto ad Anima non gli restò nient’altro da fare; prese il corpo e si diresse verso l’emergere dal lago.  

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Capitolo 4
*** La fine di anima ***


Anima, sulla riva dell’isola; non c’era nessuno ad aspettarla, quell’anziano tanto saggio era sparito voleva far vedere la sua gloria, il suo trionfare contro Apus. “L’anziano non c’è” si disse guardandosi intorno senza neanche cercarlo poi tornò con lo sguardo fisso sul corpo bagnato che giaceva a terra, privo di vita, con quegli occhi chiusi, le labbra chiuse che nonostante ciò sembravano parlarle, dicendo “possiedimi, io ti appartengo!”, vedeva nel corpo la propria prigione, sgranò gli occhi, voleva girare per volare via ma nello stesso tempo si sentiva attratta, vedeva il corpo come un ingenuo bambino, bisognoso di crescere, di imparare, di istruirsi, di aprirsi ad un mondo pieno di follia ma sempre con l’aiuto di Anima perché senza di lei non avrebbe mai potuto riaprire gli occhi e respirare la vita.

Mentre Anima restava lì, sospesa da terra a fissare il corpo, un varco si aprì alla pancia di quest’ultimo; un varco che emanava un fascio di luce bianca; una luce che sembra uscire fuori fino a formare un vortice  che si avvicinava sempre più ad Anima tanto da accecarla, con quell’intensa luce bianca, fino a risucchiarla all’interno del corpo. Il vortice si ritrasse anch’esso all’interno, lasciando il varco che chiudendosi, sparì tutto nella pancia del corpo. 

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Capitolo 5
*** Il ritorno di Benjamin ***


Benjamin si svegliò nel bosco e vide che qualcuno lo stava fissando dall’alto con la testa ripiegata su di lui; un anziano che gli parve di conoscere, ma aveva le idee offuscate, non ricordava, era come se avesse perso la memoria, d’un tratto preso coscienza di trovarsi nel bosco, domandò restando sdraiato a terra con voce tremolante ancora intontito dal risveglio
“ chi è lei?”
il vecchio rispose con il sorriso tra le labbra
“che importanza ha? Sei vivo adesso!”
 il ragazzo non capì, sollevò la schiena da terra e disse nuovamente
“cosa ci faccio qui?”
 il vecchio andò a sedersi su una pietra che giaceva un metro più distante dai piedi del ragazzo poi rispose con lo stesso sorriso
 “non vorresti esserci? Questo è il mondo dei vivi. Ricordi, era quello che volevi e l’hai realizzato”
“il mondo dei vivi? Certo cos’altro potrebbe essere ma io dicevo perché mi trovo nel bosco?”
“alzati e guardati intorno”
Il razzo alzandosi, si guardò intorno, non vedeva niente a parte l’ambiente boschivo che lo circondava, quindi disse
“non vedo niente”
“qui non c’è mai stato un fiume, più in la non c’è nemmeno una cascata che termina in un lago; tu non sei mai annegato, non sei mai morto; le tue battaglie assieme alle vittorie le hai vissute internamente, nel nostro strato dove il nostro altro decide se vivere o morire; sei forte e coraggioso, unico e irripetibile Ben, tu possiedi la forza del leone, puoi fare progressi”
Il ragazzo non riusciva capire ma il vecchio anticipò le sue condizioni quindi riprese
“comprendo il tuo stato d’animo in questo momento, vorresti fare molte domande ma non né hai bisogno, accetta questo nostro incontro oggi e lascialo fluire assieme a tutte le altre cose che non puoi capire, vivi senza pregiudizi”
Il vecchio si infilò la mano nella tasca dei pantaloni e ne estrasse un orologio da taschino, lo fissò due secondi poi aggiunse con molta calma
“il mio tempo qui è scaduto Ben. Devo andare”
Si alzò dalla pietra dove stava seduto, rimase a fissare Benjamin che gli ricambiò l’occhiata quando riaprì bocca
“non cercare risposte Ben, per quanto tu possa farlo non le troverai, piuttosto apprestati a vivere e tutto si risistemerà da solo, è stato un piacere conoscerti”
Detto questo, fece l’occhiolino al ragazzo, si girò, arrivò a fare due passi e sparì nell’aria. 

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