Bad End Night-Folle notte che non finisce mai di Sacchan_ (/viewuser.php?uid=82631)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bad Ending Night - Atto I Scena I ***
Capitolo 2: *** Bad End Night-Atto I Scena II ***
Capitolo 3: *** Bad End Night - Atto I scena III ***
Capitolo 4: *** Bad End Night - Atto I scena IV ***
Capitolo 5: *** Bad End Night - Atto II scena I ***
Capitolo 6: *** Bad End Night - Atto II scena II ***
Capitolo 7: *** Bad End Night - Atto II scena III (Epilogo) ***
Capitolo 1 *** Bad Ending Night - Atto I Scena I ***
Disclaimer: Niente di quanto da me citato mi
appartiene, tutto è di proprietà dei rispettivi
autori. Ciò che scrivo lo faccio solo per divertimento.
ndA:
Non
prendetela come una fedele ricostruzione; come nelle mie precedenti
long-fiction tutto qui è altamente personale e romanzato.
Cast:
Miku: ragazzina che si perde in un
bosco non lontano dal suo villaggio dopo aver ricevuto una lettera da
un individuo misterioso che si firma Unknown
Shadow -Ombra Sconosciuta-
Gakupo:
maggiordomo
della "Unknown
Mansion" -Villa Sconosciuta- con il vizio
del gioco d'azzardo.
Len&Rin: due fratelli gemelli, maschio e
femmina, apprendisti presso la Villa. Hanno la particolarità
di parlare sempre in coppia e per rime.
Gumi: cameriera
al servizio della "Unknown Mansion", molto maldestra e
pressochè incapace.
Luka: dama di
compagnia della padrona. E' molto rigida e severa.
Kaito: padrone della Villa
Sconosciuta. E' un playboy che ama divertirsi con i suoi "giocattoli".
Meiko: padrona
della Villa Sconosciuta e sorella di Kaito, leggermente pazza e
mentalmente instabile.
Unknown
Shadow (Ombra Sconosciuta): una "presenza" che non si sa
chi sia... all'interno della Villa tutti hanno paura a pronunciare il
suo nome.
E adesso... che si alzi il sipario su:
BAD - END- NIGHT-
FAVOLA DELLA FOLLE NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO I SCENA I
(PROLOGO)
Miku avanzò
di qualche passo nella notte oscura.
Timorosa, come solo poteva esserlo una ragazza della sua
età, si portò i palmi delle mani alla bocca per
soffiarvi sulla pelle ma il fiato che le
uscì dalle labbra servì ben poco a riscaldare le
sue dita congelate e in fiamme a causa del freddo della notte.
I suoi diciotto anni -età che la consacravano come "adulta"-
non erano serviti a dare un freno a quella pazzia: avventurarsi
completamente da sola nel bosco adiacente al piccolo villaggio dove
abitava.
Era stata la curiosità a muoverla, la curiosità
di aver ricevuto una strana lettera da un misterioso mittente che la
invitava a raggiungerlo nel bosco.
Abituata alla monotonia del villaggio e allo scorrere dei giorni sempre
uguali, la ragazza aveva ben accolto quella misteriosa lettera e senza
pensarci due volte, armata solo della sua sconsideratezza, si era
inoltrata da sola con l'intento di incontrare l'ammiratore che l'aveva
cercata.
Il contenuto della lettera era per lei indecifrabile ma
tutto sarebbe stato più chiaro una volta che ne avrebbe
incontrato l'autore, un autore che si
firmava Unknown Shadow.
Miku rilesse ancora una volta quella lettera misteriosa soffermandosi
sul nome del mittente e si ritrovò a pensare che
quell'individuo sconosciuto si citava davvero con uno strano nome.
Il vento
gelido della notte soffiava piano e regolare, scompigliandole i lunghi
capelli azzurrini legati stretti in due code di cavallo.
Rabbrividendo si avvolse nelle spalle, ma il solo vestito e il
solo mantello non erano abbastanza per ripararsi dal gelo notturno.
In lontananza poteva sentire un lupo ululare... o forse era soltanto la
sua immaginazione?
Anche le ombre dei rami degli alberi parevano serpenti neri che
strisciavano a terra.
Scacciò via quel pensiero; non c'era nulla di pericoloso che
volesse assalirla poiché era tutto frutto della sua
immaginazione.
Però l'oscurità della notte non l'aiutava a
riprendere il cammino inverso e tornare indietro al villaggio; non che
non avesse senso dell'orientamento ma semplicemente non riusciva a
capire la sua posizione.
In poche parole si era persa.
Miku maledisse la sua stoltezza. Avrebbe dovuto capirlo che quella
lettera era solo uno stupido scherzo di qualche ciarlatano e che lei ci
era cascata in pieno perchè nel bosco non c'era nessun
Unknown Shadow ad aspettarla.
Appoggiando la schiena al tronco di un albero scivolò a
terra mentre la stanchezza si impossessava delle sue palpebre e la
vista sfocava. Mugolando voltò la testa di lato e fu allora
che la vide.
Un imponente villa fatta di eleganti mattoni e vetrate si ergeva al
centro di una radura accerchiata dagli alberi e illuminata dai pallidi
raggi lunari.
Sbattendo le palpebre incredula e stropicciandole con le nocche delle
mani si trascinò a fatica correndo in direzione di
quell'edificio.
Forse non aveva sbagliato, forse Unknown Shadow esisteva veramente e
forse la stava aspettando all'interno di quella Villa.
Rinvigorita da quel pensiero aumentò il passo fino a
varcarne il cancello.
Calpestando i ciottoli del percorso che dal cancello conduceva
all'ingresso Miku lesse su un cartello di legno una frase incisa che
citava:
Benvenuti alla "Unknown
Mansion".
Deglutendo e raccogliendo il proprio coraggio
bussò più volte al grande portone d'ingresso ma
nessuno venne ad aprirle.
Delusa, indietreggiò di qualche passo e guardò le
vetrate in alto vedendo come alcune erano accese e come la Villa doveva
essere sicuramente abitata, pertanto fece un giro attorno ai muri fino
a vedere la porticina di servizio e, con sua grande gioia,
notò che questa era aperta perché un inserviente
stava spazzando con la scopa le pietre del marciapiede raccogliendo la
polvere.
Il giovane uomo, vestito come un maggiordomo e dai lunghi capelli viola
legati in alto, non sembrò notare la presenza di Miku
intento come era a fare il suo lavoro perciò, senza timore,
lei si fece avanti.
"Perdonate,
ho provato a bussare più volte ma nessuno ha risposto."
Il maggiordomo sussultò per la sorpresa abbandonando la
scopa e assottigliando lo sguardo in direzione della voce.
Quando vide la giovane fanciulla, persa nell'oscurità della
notte, assunse un'espressione stupita.
"Oh cara! Ma cosa ci fa una giovane ragazza in giro a quest'ora?"
Miku si avvicinò ulteriormente di qualche passo.
"Mi sono persa. In realtà penso di dover incontrare qualcuno
qui..." prima ancora di finire la frase infilò una mano in
una delle tasche del vestito per estrarne fuori la lettera ma
il maggiordomo non le diede il tempo di farlo parlando di nuovo.
"Oh cielo! Perdersi in questo bosco ad un orario così
tardi..." lasciò la scopa poggiandola al muro "prego, venga
con me. Non è salutare restare fuori con quest'aria fredda."
E appoggiò una mano sulla schiena di Miku spingendola
indietro, in direzione del portone d'ingresso a cui la ragazza prima
aveva bussato ma nessuno le aveva aperto.
"E così avete detto che nessuno ha risposto?"
Miku tese il viso verso l'alto guardandolo attraverso i suoi occhi.
"E' così! Ho provato più volte ma non mi ha
aperto nessuno."
Il maggiordomo scosse la testa facendo così oscillare la sua
lunga chioma viola di capelli raccolti.
"Quelle due pesti perdono sempre il loro tempo a giocare."
Estraendo fuori un mazzo di chiavi dal suo taschino ne
infilò una nella serratura di ferro e la girò
lasciando schiudere il sistema di chiusura. Il portone d'ingresso si
aprì all'interno con un sonoro cigolio affacciandosi su una
imponente hall con la pavimentazione di marmo e un vistoso lampadario
di diamanti scintillanti. Al centro vi era una scalinata che conduceva
al piano superiore sovrastata da un lunghissimo tappeto rosso ricamato
con decori d'oro.
Miku pensò che chiunque abitasse lì fosse davvero
un gran signore; ma si chiese
anche se era davvero possibile che una così elegante Villa
si trovasse nel bel mezzo del bosco.
Incerta, si morse le labbra finché il maggiordomo non
portò una mano all'altezza del petto inchinandosi
elegantemente.
"Prego, è la benvenuta."
Incoraggiata da quelle parole suadenti e così invitanti Miku
mosse i suoi primi passi sul pavimento lucido della hall estasiata da
tanta bellezza.
Il maggiordomo entrò subito dopo di lei battendo le mani. Due figure
adolescenti irruppero nella hall correndo forsennate.
"Il maggiordomo ci ha chiamato?" pronunciò una voce maschile.
"Allora noi siamo pronti ad eseguire il nostro operato"
seguì una voce femminile.
Due piccoli ragazzini comparvero dal nulla, vestiti uguali con la
medesima divisa e il medesimo frac.
Entrambi avevano i capelli biondi e raccolti ed entrambi avevano gli
stessi lineamenti del viso e gli stessi occhi cristallini, l'unica
differenza nei due erano gli abbigliamenti diversi poiché,
sotto il frac, il ragazzino indossava dei pantaloncini neri mentre la
ragazzina una gonnellina nera con i bordi ricamati in pizzo.
"Dove eravate quando questa nostra ospite bussava alla nostra porta?"
li ammonì il maggiordomo.
Il ragazzino puntò gli indici in direzione della sorellina.
"La colpa non è di Len se Rin è un incapace."
La ragazzina ripetè l'identica scena: puntò gli
indici in direzione del fratellino.
"La colpa non è di Rin se Len è un incapace."
Il fratello maschio, Len, vedendo che era stato imitato si
adirò ancora di più.
"Smettila di copiarmi le battute!"
La gemella femmina, Rin, scimmiottò di nuovo imitandolo.
"Smettila di copiarmi le battute!"
Len arricciò il naso.
"E' colpa tua se il maggiordomo ci sgrida sempre tanto!"
"Sei tu che sei un fannullone, alquanto!"
I due fratelli continuarono a bisticciare fino a quando il maggiordomo
non si frappose fra loro allontanandoli.
"Adesso basta voi due! Non è questo il benvenuto che
dovremmo dare alla nostra ospite!" Detto ciò le sue mani,
avvolte da candidi guanti, spinsero giù le due testoline
bionde costringendo loro a chinare la schiena.
"Le chiediamo scusa per la maleducazione." Ringhiò Len fra i
denti.
"Le promettiamo che la prossima volta la accoglieremo con la dovuta
educazione." Lo seguì Rin con la voce affaticata per la
postura forzata.
Soddisfatto di ciò,il maggiordomo replicò il suo
inchino chiedendole se era in capitata lì in cerca di
qualcuno.
Ma quando Miku domandò se quella Villa apparteneva a
qualcuno che si faceva chiamare Unknown Shadow delle ombre
scure si disegnarono sul volto del maggiordomo e dei suoi
assistenti.
Il silenzio calò nella hall unito a
una sensazione di presagio.
TO BE CONTINUED...
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Capitolo 2 *** Bad End Night-Atto I Scena II ***
BAD
- END - NIGHT
FAVOLA DELLA FOLLE
NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO I SCENA II
Il silenzio calò nella hall unito ad una sensazione di
presagio.
Len strepitò in preda alle convulsioni.
"Oh, mia giovane ospite! Ma cosa dice mai?"
Allo stesso modo Rin alzò in aria il dito indice per
ammonirla.
"Qui è vietato pronunciare il suo nome, non lo sai?"
Confusa, Miku fece un ulteriore passo avanti portandosi un pugno
all'altezza del petto per giustificare sé stessa.
"Eh? Ma io ho vi ho soltanto chiesto se lo conoscete..."
Una mano inguantata le coprì la bocca soffocandole la frase.
"Ssshht per favore! Non nominiamo mai quel nome in questa Villa."
Il maggiordomo continuava a tenerla stretta e a tapparle la bocca;
Miku, spaventata, annuì per far capire che aveva compreso il
divieto e soltanto allora fu rilasciata.
"Bene! Inutile stare qui a chiacchierare sulla porta d'ingresso. Voi
due! Avvertite i nostri padroni che stanotte ci sarà
un'ospite inatteso, fatto ciò ordinate a Gumi di preparare
un buon tè per riscaldarla."
I due giovani fratelli si misero sull'attenti.
"Come due fulmini noi obbediamo." Si inchinò Len con la
schiena rigida.
"A informare i padroni e Gumi adesso andiamo." Rin
inchinò la schiena nel medesimo modo e insieme al
fratello scattò via.
Il maggiordomo, da canto suo, afferrò il mantello sporco di
Miku facendoglielo scivolare giù dalle spalle e ripiegandolo
in pochi e veloci gesti.
"Si metta pure comoda." Pronunciò con la voce morbida.
"Siete molto gentile, grazie!" Rispose Miku lusingata da tante premure.
"Ma è naturale! Senza un'ospite la festa non può
cominciare!" Allargò le labbra il maggiordomo, in un
sorrisetto divertito che confuse Miku.
La ragazza avrebbe voluto fare altre domande ma si sentì poi
trascinare docilmente dall'uomo verso l'ala sinistra della hall. Quando
questi aprì la porta successiva si trovò davanti
a un immenso salone da pranzo piastrellato di bianco e nero dove al
centro dominava un lungo tavolo di finissimo legno rosso.
Una ragazza dai capelli corti e verdi, vestita con un uniforme da
cameriera, si affaccendava da un lato all'altro correndo affannata.
"Un ospite! Un ospite! Un ospite!" Gridava forsennata. "Un'ospite!
Un'ospite! Un'ospite"
Quando vide Miku si precipitò da lei reggendo ancora la
pesante teiera in mano.
"Prego, venga a sedersi! Prego, non stia lì in piedi! Prego,
si serva pur....eeeeeeeee" inciampò sui suoi stessi piedi,
scivolando in avanti.
La teiera le sfuggì dalle mani e si ruppe rovinosamente sul
pavimento e sarebbe stato un guaio da niente se non fosse stato per
l'intero contenuto che si era riversato completamente su Miku
bagnandola di tè dalla testa ai piedi e facendola urlare per
il dolore di essersi scottata con quel liquido.
"Gumi! Che diavolo combini?" La sgridò il maggiordomo
esasperato.
La cameriera, Gumi, si rialzò da terra e quando vide il
pasticcio che aveva creato si precipitò su Miku con un
fazzoletto in mano.
"Oh! Sono dispiaciuta, sono dispiaciuta, sono dispiaciuta!"
Tentò di asciugare i capelli impiastricciati di Miku
strofinandoli con il fazzoletto mettendoci così tanto olio
di gomito che Miku si lamentò ancora per il dolore.
"Adesso basta così Gumi o finirai per strapparle tutti i
capelli!" Il maggiordomo intervenne fermando la mano impazzita della
sua collega.
I due fratelli gemelli comparvero sulla soglia del salone da pranzo in
coppia con un'espressione sorniona sulle labbra.
"Gumi è sempre così imbranata!"
"Ecco perché della servitù è la meno
amata".
Gumi scosse la testa sconsolata e raccolse uno ad uno i cocci rotti per
terra; il maggiordomo sospirò scrollando le spalle e si
inchinò affianco a lei per aiutarla, non prima di aver
impartito ulteriori ordini ai due fratelli.
"Rin, Len... portate la nostra ospite nella camera-guardaroba e fatela
cambiare".
I due gemelli schizzarono ai lati di Miku afferrandole le mani.
"Oh... ma no! Non c'è motivo di..." Tentò di
biascicare Miku ma l'euforia dei due fratelli gemelli la travolse.
"Come una bambola la vestiremo."
"Con pizzi e merletti la agghinderemo."
A nulla valsero i tentativi di resistenza di Miku che, sopraffatta
dalla euforia dei gemelli, si lasciò trascinare, mano nella
mano, verso una stanzetta adibita ad armadio.
"I capelli per bene le acconcieremo."
"Così la festa cominceremo."
Era la seconda volta che la servitù di quella Villa
pronunciava la parola "festa" e Miku
avrebbe voluto chiedere maggiori spiegazioni ma era difficile zittire
quei due piccoli gemelli che continuavano a saltellare e a parlare per
rime.
La camera-armadio era una stanzetta quattroxquattro illuminata da una
debole luce soffusa e dove in bella fila indiana erano disposti abiti
di ogni tipo. Si andava da bellissimi vestiti lunghi fino ai piedi
decorati da perline a vestitini vintage corti e inguinali, il tutto era
correlato da cappellini realizzati a mano, nastrini e retine per
capelli e accessori come collane, braccialetti e orecchini.
Miku non potè fare a meno di restare estasiata da tutto
ciò perché mai nella sua vita si era ritrovata
davanti a tanta bellezza e vanità.
Rin la trascinò con foga fino in centro stanza.
"Avanti, venga! Un bel vestito per lei sceglieremo."
"Per prima cosa, da quei logori abiti la spoglieremo."
Miku sbattè le palpebre, i due fratellini non avevano
più il solito sorriso sulle labbra.
Adesso la fissavano in uno strano modo, nello stesso modo in cui un
lupo osserverebbe un agnello.
In un secondo i due gemelli si fiondarono su di lei strappandole i
vestiti di dosso senza preoccuparsi di rovinarglieli o di lacerarglieli.
"Come una bambola la vestiremo."
"Con pizzi e merletti la agghinderemo."
"I capelli per bene le acconcieremo."
"Così la festa cominceremo."
Continuavano a cantinelare quella sciocca canzonetta come due posseduti
e nel giro di pochi
minuti Miku si ritrovò vestita solo dei suoi
indumenti intimi osservando Rin che continuava imperterrita a provare
su di lei gli abiti mentre Len sceglieva i giusti accessori.
Portò le braccia incrociate al petto per ripararsi dai
brividi che le percorrevano la pelle, in cuor suo sperava che i due
gemelli trovassero al più presto un vestito adatto a lei e
la vestissero ma ogni volta che ne tiravano fuori uno esclamavano a
voce alta il loro dissenso.
"Non è bello!"
"Per lei dovremmo scegliere un vestito color verde acquerello!"
Fortunatamente Gumi venne in suo soccorso ammonendo i due bambini e
dicendo loro che la padrona li aspettava per il solito massaggio ai
piedi.
A quei nuovi ordini, i due si precipitarono fuori come due schegge
strepitando urlanti.
"La padrona ci chiama, presto!"
"Subito da lei dobbiamo andare, lesto!"
Gumi tirò un lungo sospiro prima di soffermare i suoi occhi
smeraldini su quelli azzurini di Miku.
"Meno male! Sembra che io l'abbia salvata appena in tempo!" Rise.
Miku, intanto, continuava a strofinarsi vigorosamente le braccia.
"Potrei avere un vestito, per cortesia?".
"Ah ma certo, ma certo! Dunque vediamo un po'..." La cameriera si
diresse verso un baule estraendone uno color rosso, dal colletto alto e
dall'ampia gonna lunga fino al ginocchio. "Questo sopra dovrebbe starci
bene!" Esclamò poi afferrando un grembiule bianco lungo
tanto quanto il vestito.
"Si giri per favore, così potrò indossarglielo."
Miku girò su sé stessa ma prima di compiere il
giro completo Gumi la bloccò per un braccio completamente
estasiata.
"Oh cielo, siete splendida! Avete un corpo da modella!"
Miku arrossì di imbarazzo mentre Gumi continuava a scrutarla
con gli occhi meravigliata.
"Ah... beh, la ringrazio... ma non credo di avere nulla di
così speciale."
La cameriera scosse vigorosamente il capo.
"Non dite così! La vostra pelle è pallida e
morbida al tatto, i vostri occhi e i vostri capelli sono lucenti, siete
abbastanza alta e slanciata... Oh, devo fare un buon lavoro su di voi
mia ospite altrimenti la festa non riuscirà bene!"
Di nuovo. Era la terza volta che sentiva pronunciare quella
parola e stavolta Miku si azzardò a chiedere veramente.
"Non sei la prima che si parla di "festa", si
può sapere che cosa è?"
Gumi sorrise in modo inquietante con le labbra che le andavano da un
orecchio all'altro.
"Ma come? Siete un ospite! Che ospitalità potremmo mai darle
se non organizziamo una festa per lei?"
E Miku si sentì così talmente compiaciuta che non
riuscì a fare a meno di chiederle di acconciarle per bene i
capelli e truccarla come una Diva, cosa che mise subito Gumi all'opera.
Il risultato finale non fu affatto male. Certo, più di una
volta Gumi aveva rischiato di accecarla e di strapparle intere ciocche
di capelli vista la sua goffagine ma quando Miku si guardò
allo specchio si sentì una persona completamente nuova.
I capelli adornati da due fiocchi, le guance truccate e i vestiti nuovi
di zecca. Lei stessa non si riconosceva più..
Gumi continuava a saltellare attorno a lei piena di vita come una
gazzella.
"Siete splendida! Siete splendida! Oh ma che bella festa che daremo!" E
le allacciò una mantellina sulle spalle.
Quando le due uscirono dalla stanza-guardaroba trovarono il maggiordomo
ad aspettarle pronto a dare il cambio di compagnia alla cameriera.
Tante attenzioni arrossivano Miku che accettò di buon grado
la mano che il giovane e piacente maggiordomo le porgeva.
"Venite mia giovane ospite. E' ora di presentarvi ai padroni di questa
Villa."
Quindi fu riportata nella sala da pranzo dove, in piedi vicino al
tavolo e reggendo un ventaglio di pizzo color rosso sangue, se ne stava
una bella donna dai capelli castani a caschetto.
"Erano giorni, forse mesi o addirittura anni che non veniva a trovarci
un ospite! Oh, come sono contenta! In questa Villa non succede mai
nulla di nuovo, è sempre tutto così banale, tutto
così ripetivo, tutto così monotono. Non credi
anche tu, mia bella Luka?".
"Sì, avete perfettamente ragione mia signora." Le rispose
una donna dai lunghi e setosi capelli rosa; sebbene la sua voce aveva
utilizzato una vena vocale piena di rispetto e serietà
questa donna mostrava sul volto un cipiglio severo e annoiato.
"Oh, dovremmo preparare un buon banchetto con squisita carne, stappare
il nostro vino migliore, allietare il nostro ospite con canti e balli
e..."
Gli occhi castani della donna in rosso si spostarono verso Miku
allargandosi sempre di più. Infine, euforica, si
precipitò da lei.
"Sono così felice che la nostra ospite sia una ragazza
così giovane e carina!" Si chinò per afferrare
una delle ciocche verdi lasciate libere e sciolte sulle spalle. "Sono
certa che con una ospite così graziosa la nostra festa di
stanotte sarà bellissima."
Esclamò quella frase con una tale malizia nella voce che
Miku non potè fare a meno di sentirsi imbarazzata e pressata
da quegli occhi castani che la scrutavano intensamente.
"Sono... sono davvero felice di fare la vostra conoscenza signora."
Balbettò rossa in volto.
"Ed è anche così umile!" Continuò la
castana afferrandole il mento con le dita. "Sì, quella di
stanotte sarà decisamente una festa coi fiocchi..."
Sussurrò quella frase dolce come lo zucchero dalle labbra
rosse.
Miku avrebbe voluto togliersi da quella situazione così
imbarazzante e, fortunatamente, un uomo arrivò in suo
soccorso poggiando una mano sulla spalla nuda della donna vestita in
rosso.
"Tutto a tempo debito mia cara sorella. E' ancora presto per mangiare la
nostra ospite." Sorrise suadente.
Mangiare? Le spalle di Miku ebbero un sussulto.
Come era apparso quell'uomo era apparsa anche tutta la
servitù al completo.
L'uomo, alto e attraente dai capelli blu e gli occhi color zaffiro,
vestito come un giovane Lord, afferrò una mano di
Miku per baciarle delicatamente il palmo.
"Sono il padrone di questa Villa, chiamatemi Kaito per favore."
Miku sembrò smarrita davanti a tanto bon ton, i brividi di
poco prima erano completamente scomparsi.
Come un perfetto padrone di casa, Kaito introdusse uno ad uno tutti i
presenti cominciando da sua sorella.
"L'avete conosciuta prima di me: questa donna al mio fianco
è Meiko la mia sorella minore."
Meiko ammiccò a Miku nascondendosi metà del volto
con l'ausilio del ventaglio.
"La donna là in fondo è Luka, la dama di
compagnia di mia sorella."
Luka incrocià le braccia fulminandola con lo sguardo cosa
che fece apparire Miku un'indesiderata.
"E a seguire la nostra servitù" Indicò ognuno di
loro con un nome.
Gakupo, il maggiordomo, si inchinò rispettoso con il suo
solito modo di fare.
Gumi, la cameriera, fece un inchino impacciata afferrandosi la gonna.
Rin e Len, i due apprendisti, si afferrarono per le mani.
C'erano otto persone in quella Villa adesso. Otto persone pronte a dare
il via ad una folle notte di festa.
L'Autrice Sconosciuta:
Ossia me e il mio
angolino sconclusionato.
Il prologo è ufficialmente finito! Adesso si
entrerà nel vivo della festa... Cosa accadrà?
Mah...
Per prima cosa, vorrei ringraziare chi ha recensito lo scorso primo
capitolo e Mystryss e BlackWhiteeli che hanno aggiunto la mia
storia alle seguite.
E poi... mmm beh, ho visto che l'idea di Rin e Len che parlano in
coppia ha avuto successo e il che mi rende molto felice, sapete non
è mica così facile farli parlare in coppia e in
rima! xD
Ciò non toglie che le loro battute siano per me le
più divertenti da scrivere!
E gli altri personaggi? Che impressione vi hanno dato? Aspetto di
conoscere le vostre opinioni!
Un bacio <3
_Flowermoon_
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Capitolo 3 *** Bad End Night - Atto I scena III ***
BAD - END - NIGHT
FAVOLA DELLA FOLLE NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO I SCENA III
C'erano
otto persone in quella Villa adesso. Otto persone pronte a dare il via
ad una folle notte di festa.
Secondo le disposizioni ricevute dal padrone Kaito, per prima cosa, la
tavola fu apparecchiata e imbandita di squisiti piatti a base di carne
e verdure. Gakupo, veloce e abile nel suo lavoro, preparava con
meticolosa velocità ogni piatto personalmente, guarnendolo
con regale maestria e servendolo ancora caldo e appetitoso.
Il brodo caldo di pollo scivolava per la gola di Miku che era un
piacere.
"E dunque... perché mai una ragazza dovrebbe vagare da sola
per la notte in questo bosco?" Mormorò Kaito tenendo in mano
un calice pieno di vino rosso.
"Ehr...
la verità è che..." Miku non continuò
la frase perché aveva visto con la coda dell'occhio il modo
in cui Gakupo l'aveva guardata "La verità è che
mi sono semplicemente persa."
"Povera cara!" sbottò Meiko pulendosi le labbra con il
tovagliolo bianco sporcandolo di rossetto "perdersi in questo bosco a
notte fonda, meno male che sei riuscita a trovare la nostra Villa."
Al suo fianco, Luka sbuffò stizzita.
"Pff... la verità è che i giovani di oggi sono
degli sconsiderati! Cosa ti ha fatto mettere piede in questo bosco a un
orario così tardi?".
Miku avrebbe voluto difendersi rispondendo con le sue motivazioni
tuttavia non lo fece e per le ragioni di poco prima: alle sue spalle
avvertiva lo sguardo del maggiordomo unito a quello dei due apprendisti
su di lei.
Così si limitò a non rispondere sperando di
deviare il discorso, fortunatamente Meiko arrivò in suo
soccorso ridendo e portandosi il suo fidato ventaglio a coprirle la
bocca.
"Smettila di tormentarla, mia cara Luka. Stanotte dobbiamo rendere
questa nostra ospite la star della nostra festa."
Luka intrecciò le braccia allungando il labbro inferiore in
una smorfia.
Miku si sentì subito sollevata dalla prontezza con cui la
Padrona Meiko l'aveva tirata fuori dall'interrogatorio inquisitore di
Luka perciò le mormorò un "grazie" mimando la
parola con le labbra, Meiko
non si fece scappare quell'occasione per lanciarle occhiate languide
d'intesa.
"Certo che siamo davvero dei maleducati, non trovi fratello? Non le
abbiamo nemmeno chiesto come si chiama!" Esclamò poi con la
sua voce vellutata.
E suo fratello non potè fare a meno che annuire.
"Proprio vero cara sorellina!" Sussurrò Kaito con la sua
voce da gentiluomo "Dunque?"
Miku sollevò appena gli occhi.
"Oh! Mi chiamo Miku."
"Miku, eh?" Soffiò Kaito poggiandosi il mento sul palmo
della mano "Significa "futuro", un
nome azzeccato per la nostra ospite, non trovate?" Chiese Kaito
rivolgendosi all'intera sala ad eccezione di Miku stessa.
Fu sua sorella la prima a rispondere.
"Azzecatissimo caro fratello. Aspettavamo da tempo qualcuno
che ci mostrasse il futuro."
Miku sbattè le ciglia; dopo aver finalmente compreso che
quando nominavano la parola "festa"
si riferivano al fatto che erano soliti organizzarne una per i loro
ospiti ecco che saltava fuori un'altra misteriosa parola. Che cosa
c'entrava il "futuro" in
tutto questo? E soprattutto cosa aveva a che vedere con lei che era
capitata lì per caso?
O forse no? Che fosse tutta opera di Unknown Shadow che
tirava i fili da dietro le quinte?
Lo schiocco delle dita di Kaito la riportò alla
realtà.
"Gakupo, non vedi che la nostra Miku ha il bicchiere vuoto?
Riempiglielo di nuovo."
Gakupo si inchinò con tanta maestria ed eleganza nei
movimenti rispondendo solo con "Si, padrone."
Ma quando avvicinò la bottiglia al calice vuoto di Miku la
ragazza si sentì in dovere di alzare le mani per pregarlo di
non farlo.
"Oh no, davvero sono a posto."
Ma Gakupo le rivolse un sorriso tanto morbido quanto tentatore.
"Non dica così! Non ha nulla di cui preoccuparsi se per
questa notte esce un po' fuori dalle righe".
Ammaliata da tali parole, Miku lasciò che il suo bicchiere
si riempisse di nuovo di liquido rosso ma quando lo prese in mano le
sue mani risultarono titubanti: mai aveva bevuto così tanto
vino nei suoi diciotto anni di vita.
Sì, l'aveva assaggiato ma il più delle volte si
era soltanto bagnata le labbra.
Indecisa, continuò a fissare il suo viso riflesso nel
bicchiere.
"Non hai nulla di cui preoccuparti ragazza!"
"Fai come noi! Sii soltanto un pò pazza!"
Miku venne risvegliata da quelle parole e guardando i due gemelli vide
che entrambi trangugiavano calici di vino come fossero acqua. Miku si
chiese se era davvero possibile permettere che due ragazzini di -forse-
quattordici anni o poco più bevessero in quel modo.
Come suo solito, Luka si imbronciò stizzita.
"Tsk! Ecco come viene su la gioventù di oggi!" Disse acida,
tamponandosi la bocca con uno dei tovaglioli di stoffa ricamati.
"Ahahaha non essere sempre così rigida e severa Luka.
Stanotte è la notte in cui tutto si può!" La
rimproverò cordialmente Meiko "Dico bene Miku?" La donna
castana non si lasciava sfuggire un solo attimo pur di riportare i suoi
occhi sulla sua ospite.
"Non
c'è motivo di cui preoccuparsi." Intervenne Kaito "Ci
penserà Gakupo se dovessero ubriacarsi troppo, vero?"
Gakupo rispose affermativamente con la sua naturale compostezza.
Rin e Len erano così entusiasti che si precipitarono ai
fianchi del loro padrone lisciandolo con le guance nello stesso modo
che farebbe un gatto strusciandosi con la coda contro le sue gambe.
"Oh padrone! Lei è sempre così buono!"
"Stare al suo servizio ci sembra quasi un dono!"
Kaito non si lusingò per niente a quelle moine: sembrava
esserci abituato o meglio sembrava accettarle perché sapeva
che gli erano dovute.
"Sì, sì, lo so! Voi siete le mie preziose bamboline dopotutto".
Miku continuava a tormentarsi su chi fossero questi misteriosi
personaggi che popolavano quella misteriosa e sconosciuta Villa persa
nel cuore del bosco almeno finché non sentì la
sua lucidità amalgamarsi con l'eccitazione e la
febbricitante sensazione che il vino riversava nel suo corpo.
I piatti a base di carne e sugo furono presto sostituiti da vassoi
pieni di biscotti e pasticcini ricolmi di mascarpone, panna cotta o
bignè ripieni; il tutto sempre correlato da ottimo vino
poiché Gakupo sapeva abbinare perfettamente il gusto dolce e
zuccherato dei dessert a quello amaro e frizzante dei vini che, ogni
volta, variavano in base alla portata che veniva servita.
Miku conosceva l'espressione "non mischiare troppo" ma ormai non era
più in grado di darsi un freno e dire basta, anzi sentiva il
corpo reclamarne sempre di più e il vino scendeva
giù bruciante per la sua gola mandandola in estasi.
Rideva sommessamente quando il maggiordomo la intratteneva con qualche
gioco di prestigio con le carte e si divertiva da matti ad ascoltare
Rin e Len che parlavano in rima, soprattutto prendendo in giro Gumi
che, al solito, non riusciva a fare più di due passi senza
prima diventare un pericolo ambulante.
Per sua fortuna c'era Gakupo ad evitare tutto questo.
Quando la cena terminò tutti si spostarono nella sala da
gioco, una sala apposta dove era possibile giocare a diversi giochi da
tavolo o a biliardo o a freccette.
Le sue gambe si scoprirono tremanti e incerte nel camminare, sensazione
completamente nuova per Miku che avvertiva il corpo pesante e leggero
al tempo stesso.
"Oh, sembrate aver bevuto un po' troppo mia cara Miku! State bene?"
Domandò Kaito con la sua voce da padrone.
Miku allargò le labbra in un sorriso distorto e innaturale.
"Eehh certo! Mai sentita meglio in tutta la mia vita!"
Luka gesticolò vigorosamente con le mani.
"Piuttosto, non sarete già ubriaca?"
I capelli di Miku si rizzarono come aghi.
"Io SONO ubriaca! Ho bevuto interamente da sola intere bottiglie di
vino! Come potrei non esserlo?"
I due fratelli gemelli colsero l'occasione per combinarne un'altra
delle loro: Len le porse un altro bicchiere
pieno incoraggiandola a bere ancora.
"E allora dimostratecelo, su!" Incitava Len.
"Fateci vedere che potete bere ancora di più" Iincalzava la
pillola Rin.
Miku strappò poco cerimoniosamente quel bicchiere dalle
ditina di Len e bevve tutto d'un fiato fino all'ultima goccia.
"Allora, che ve ne pare piccole pesti? La sorellona è
piuttosto brava quando di tratta di divertirsi, no?".
Len e Rin la guardarono con gli occhi celesti che brillavano.
"Siete fantastica sorellona, che emozione!" Esclamò eccitato
Len.
"Eh... e non mi avete ancora vista in azione!" Rispose pronta Miku
rubando la frase a Rin, cosa che sembrò disturbarla
parecchio.
"Ehi! Sono io che parlo per rime, fai attenzione!"
I tre si cacciarono a ridere a crepapelle sotto gli occhi
degli altri presenti.
"Oh cielo!" Esclamò inorridita Luka.
Meiko invece scoppiò in una risata unendosi al trio.
"Oh la nostra ospite ha anche il senso dell'umorismo! Adorabile,
semplicemente adorabile!"
Kaito le si affiancò.
"Sorellina ma tu non ti stanchi mai, eh? Non hai già con te
Luka a soddisfarti?"
Meiko piroettò facendo roterare il suo kimono rosso sangue
in tinta con il ventaglio.
"Mai! Non posso mica permetterti di portarmi via una creatura
così adorabile!" Continuò a ridere nascondendosi
il volto.
Luka rimase in disparte a squadrare la situazione distaccata, essere
stata tirata in ballo a quanto pare non la toccava minimamente.
Kaito cercò di riportare un pochino d'ordine battendo le
mani fra di loro.
"Gakupo, per favore, cerca di allontare quelle due piccole pesti da
Miku prima che venga contagiata da quella strana mania di parlare per
rime."
Gakupo portò la mano al petto obbediente.
"Sì."
A Gakupo bastò prenderli entrambi sottobraccio per
allontanarli da Miku, cosa che li fece adirare non poco.
Successivamente, Kaito impartì ordini a Gumi che fino ad
allora era rimasta in disparte attendendo istruzioni.
Le ordinò di preparare il caffè e di servirlo
caldo sul tavolino. Gumi apparì impanicata per qualche
istante.
"Caffè... caffè... mmm dunque, tirare fuori la
polvere di caffè, riempire la macchinetta con l'acqua,
aggiungere la polvere di caffè, metterla a bollire sul
fuoco..." Dopo aver ripassato ad alta voce l'intero e semplice
procedimento corse verso la cucina ma a meno di due metri dalla porta
si girò guardando il suo padrone con un'espressione che non
aveva niente a che vedere con la sua naturale ingenuità.
"Corretto al solito
modo, vero?".
E Kaito rispose a quella domanda con la medesima espressione rivoltagli.
"Ovviamente, corretto
come al solito."
Quando Gumi fu di ritorno reggeva fra le mani un vassoio con una
caffettiera e otto tazzine accompagnate dallo zucchero. Camminava piano
avanzando pochi passi alla volta reggendola saldamente con il timore di
poter inciampare da un momento all'altro, cosa che effettivamente
avvenne e che fu scongiurata dai riflessi pronti di Gakupo che,
avendolo previsto fin dall'inizio, l'aveva afferrata saldamente per le
spalle.
Kaito spinse una tazzina di caffè fra le mani di Miku; la
ragazza portandosela alla bocca annusò un odore provenire
dal caffè completamente diverso dai chicchi.
"Oh... che strano odore, che cosa è? E' la prima volta che
sento un caffè odorare così!"
Kaito rispose prontamente dopo aver bevuto interamente la sua tazzina e
averla poggiata sul suo piattino.
"E' un liquore, un liquore che si abbina perfettamente al
caffè oltre che essere un ottimo digestivo."
Convintasi, Miku lasciò scivolare quel liquido diluito
giù per la gola dove raggiunse lo stomaco bruciandola.
Portò la mano alle labbra tossendo vigorosamente.
"E' piuttosto forte, vero?" Sorrise ridendo Kaito.
"Molto." Gracchiò Miku raggiungendo a fatica una sedia per
sedersi; Gakupo avendo intuito cosa voleva perciò le porse
un sorso d'acqua che la ragazza bevve con piacere.
"Ammetto però che era molto buono!" Concluse Miku dopo
essersi rinfrescata la gola bruciante, anche se aveva riacquistato un
pò di lucidità sembrava pronta a perderla da un
momento all'altro.
E non solo lei...
Nella sala da gioco Meiko invitò, o meglio
obbligò, Miku a giocare con lei a diversi giochi con le
carte.
Si andava dal poker a scala quaranta a qualsiasi altro gioco che
comprendeva la scommessa di fishes e, tutte le volte, era il banco
rappresentato da Gakupo a vincere le scommesse.
All'ennesima sconfitta Meiko gettò le carte sul tavolo
accasciandosi contro la sedia.
"Aaahh ci rinuncio... Gakupo sei troppo crudele quando giochi, non hai
un minimo di pietà... non fai vincere nemmeno una coppia di
graziose fanciulle!"
Gakupo flettè il busto.
"Non dica così mia signora, ho soltanto una buona dose di
fortuna e nulla di più!"
Meiko non si lasciò incantare da quelle finte parole di
scuse e rise scompostamente.
"Non mi incanti Gakupo! So bene che strapperesti la coperta a un
bambino pur di vincere!".
Le labbra sensuali di Gakupo si inarcarono verso l'alto.
"La mia signora mi conosce bene.".
Miku allineò le sue carte riponendole coperte verso l'alto e
si piegò verso Gakupo che più di tutti sembrava
intendersene di quel mondo d'azzardo avendo assunto il ruolo di dealer
durante le partite a poker.
"Sapete, è la prima volta che mi trovo a giocare a questi
tipi di giochi."
E ancora una volta le labbra di Gakupo si alzarono verso l'alto
divertite. Anche Meiko, avendo notato che Miku stava provando un forte
interesse verso quel genere di giochi pericolosi, si chinò
in avanti verso di lei.
"Sapete Miku il nostro maggiordomo precedentemente lavorava come
croupier presso un casinò, quando si tratta di giochi
d'azzardo è un vero esperto oltre che un lupo affamato di
soldi!" E si cacciò a ridere sottilmente.
Gakupo, da rito, flettè il suo busto davanti a Miku.
"La mia padrona tende sempre a soppravalutarmi troppo. Ripeto che ho
solo una buona dose di fortuna dalla mia parte e nulla di
più."
"Mi piacerebbe poterne conoscere altri di questi giochi simili!"
Esclamò Miku raggiante, ormai era entrata in quel mondo e
una volta entratici è difficile uscirne.
Gakupo accolse molto volentieri quella richiesta e, prendendo per mano
Miku, la spostò da un'altra parte.
"C'è un gioco che mi piacerebbe mostrarvi in effetti. Certi
tipi di giochi se non sono pericolosi non sono per niente
affascinanti." Sussurrò con la sua voce morbida.
Miku, affascinata anch'ella, non potè fare a meno che
annuire e solo allora Gakupo tirò fuori dal cassetto un
oggetto che fece fare alla ragazza due o tre passi indietro spaventata.
"Non avete nulla di cui preoccuparvi, mia cara. E' un giocattolo anche
se ciò non toglie che originariamente si trattava di una
pratica di divertimento utilizzata da ufficiali militari."
Miku seguì con interesse quella spiegazione e, rapita dalla
canna scintillante color argento, allungò un dito per
accarezzare la rivoltella.
"E come ci si gioca?" Chiese.
"Si posiziona un proiettile all'interno del tamburo e dopo averlo fatto
girare la si posiziona alla tempia per sparare. Se la camera risulta
vuota si ha vinto la scommessa, se al contrario la camera era occupata
dal proiettile... beh, la fine è inevitabile." Aggiunse "Per
aumentare la difficoltà è anche possibile
aggiugerne più di uno di proiettili."
Miku deglutì spaventata e incantata al tempo stesso mentre
Gakupo ripose la rivoltella al suo posto rassicurandola.
"Comunque non c'è nulla di cui preoccuparsi, la rivoltella
è un giocattolo e i proiettili pure... i nostri cari
marmocchi sono soliti giocarci spesso alla roulette russa."
Miku voltò la testa per osservare Rin e Len dall'altra parte
della stanza che, notando di essere stati notati, si sbracciarono verso
di lei.
"Se non sei fortunata è la tua fine!"
"Pensaci bene prima di puntare se non vuoi morire."
Miku rabbrividì al solo pensiero che esistesse un gioco
simile.
"E inoltre" riprese il maggiordomo "credo che voi siate più
adatta al gioco della roulette semplice."
Con un gesto del braccio indicò un tavolino dove sopra vi
era un disco diviso in settori numerati rossi e neri ad eccezione fatta
dello 0 che era colorato di verde, Miku ne aveva sentito parlare del
gioco della roulette ma non ne aveva mai vista una per davvero.
"Questa è una roulette?"
"Già!" Asserì Kaito "Io e Gakupo siamo soliti
giocarci dopo cena, volete provarla anche voi Miku? Vi assicuro che
giocare alla roulette è un'esperienza incredibile e
allettante."
Miku avrebbe voluto rispondere di sì, ma cosa scommettere
sul piatto?
Meiko la raggiunse alle spalle e l'abbracciò da dietro.
"Gioca con me invece! Sul piatto... potremmo metterci i nostri
vestiti".
Le guance di Miku arrossirono di colpo a quella proposta. Kaito propose
di fare una partita tutti insieme, cosa che rese Meiko e i gemelli
così entusiasti da sprizzare gioia da tutti i pori.
Solo Luka si oppose dichiarandosi completamente disinteressata a
giocare alla roulette e trascinò fuori anche i due servitori
gemelli che avrebbero volentieri partecipato ma che lei riteneva ancora
troppo piccoli perché prendessero vizi simili.
Il gioco della roulette iniziò quindi con Gakupo come
croupier e banco stesso e Miku, Kaito e Meiko come scommettitori.
Rin e Len correvano da una parte all'altra del banco lamentandosi per
essere stati esclusi con Luka che spesso li acciuffava per farli stare
fermi e infine con Gumi che si adoperava per far sì che i
suoi padroni e la loro ospite avessero tutto a loro disposizione.
Di comune accordo, avevano scommesso che i giocatori perdenti avrebbero
bevuto quanti bicchieri di liquore in proporzione al numero di fishes
scommesse. Il vincitore ne sarebbe stato esonerato e avrebbe ritirato
tutte le fishes scommesse dagli altri e il gioco sarebbe andato avanti
fino a che non ci sarebbero state più fishes da scommettere.
Il vincitore sarebbe stato quindi colui che avrebbe accumulato il
maggior numero di fishes.
Gakupo, da professionista quale era, diede ufficialmente apertura al
tavolo pronunciando "place your bets", ossia "piazzate le vostre
scommesse".
Fu Meiko la prima a puntare e puntò ben dieci fishes sul
numero 13.
"Nei giochi d'azzardo non si ha speranza di vincere se si punta troppo
in basso!" Asserì con fermezza.
Miku la guardò spaventata, dieci fishes equivalevano a bere
ben dieci bicchieri di fila in caso di perdita.
Meiko resasene conta rovesciò la testa indietro per ridere.
"Mia cara! Una volta sono stata completamente massacrata da questi due
qui... altro che dieci di fila! Ne bevetti almeno il doppio di fila...
non ti dico quanto sono stata male dopo!" E rise ancora come una matta.
Kaito fu più moderato e di fishes ne scommesse soltanto 5
Miku decise pertanto di fare lo stesso.
Quando Gakupo fece ruotare la pallina in senso opposto a quello della
roulette chiese se qualcuno di loro aveva intenzione di raddoppiare la
posta o di piazzare ulteriore scommesse. Solo Meiko si sentì
così temeraria da esclamare che "non poteva perdere
perchè il 13 è un numero fortunato" e
piazzò altre due fishes sullo stesso numero.
Ma quando la pallina terminò la sua corsa, Gakupo
pronunciò "il banco vince" segno che tutti e tre i giocatori
erano risultati dei perdenti non riuscendo a prevedere il numero esatto
dove la pallina si sarebbe fermata.
Meiko scosse la testa sconsolata.
"Aaaahhh adesso mi tocca berli veramente quei dodici bicchieri di
fila... Gumi preparameli, presto!"
La cameriera si inchinò affrettandosi a preparare i
bicchieri pieni per i perdenti.
Le partite continuarono quindi così, fra scommesse e
penitenze a base di bevute.
Fino a quando i tre non si trovarono completamente alticci e su di giri.
E inevitabilmente ubriachi a fine del gioco.
TO BE CONTINUED...
L'Autrice Sconosciuta:
Finora
non penso che servono molte spiegazioni, la trama è
semplice: Miku si perde, trova la Villa, viene accolta e i suoi
abitanti organizzano una festa per lei. Tutto molto lineare no?
Allora, una festa a base di alcool, vino o quel che è
sarebbe stata una cosa troppo banale e scontata no? Dopotutto nel video
i personaggi vengono ampiamente disegnati con il calice pieno di vino
in mano, che si ubriachino è ovvio! L'introduzione dei
"giochi d'azzardo" quindi è stata una pensata solo per
rendere il tutto più interessante. Spero che vi sia piaciuta
quest'idea quindi!
Un ringraziamento ancora per Harmony394 e Mikunegipassion per
avere inserito la mia fan fiction fra le preferite. A Mikhael98 per averla inserita fra le
ricordate/seguite, a coloro che l'hanno recensita e a chi si limita
semplicemente a leggerla.
|
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Capitolo 4 *** Bad End Night - Atto I scena IV ***
BAD - END - NIGHT
FAVOLA DELLA FOLLE NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO I SCENA IV
Le
partite continuarono quindi così: fra scommesse e penitenze
a base di bevute.
Fino a quando i tre non si trovarono completamente alticci e su di
giri e inevitabilmente ubriachi a fine del gioco.
Miku era quella messa peggio.
Se prima si sentiva eccitata e leggermente brilla adesso avvertiva una
sensazione di spossatezza e la testa girare attorno alla stanza.
Quasi sdraiata sul tavolo con un braccio sotto il viso come cuscino e
un altro lasciato a penzoloni lamentava parole prive di senso.
"Aahhh... ho bevuto troppo... ahhh non ho mai bevuto così
tanto in vita mia... ahhh non capisco più niente.... tutto
sembra vorticare".
Gakupo, allora, le si avvicinò porgendole un bicchiere.
Dei quattro giocatori il maggiordomo era quello messo meglio non solo
perché aveva riportato una vittoria schiacciante, in quanto
dealer, ma anche perché è statisticamente provato
che il banco ha una percentuale di vincita più alta rispetto
ai singoli giocatori.
Miku sollevò appena la testa guardandolo dalle palpebre
quasi socchiuse.
"Vuoi darmi ancora da bere? Non attacca... non posso bere ancora, mi
sento male... mi viene da vomitare..."
Il maggiordomo le spinse il bicchiere ancora più vicino al
viso.
"E' solo acqua tonica, le farà bene".
La ragazza si lasciò convincere e, mormorando qualcosa di
sconnesso, afferrò il bicchiere e lo bevve a piccoli sorsi.
La freschezza dell'acqua sembrò risvegliarla
temporaneamente: mettendo meglio a fuoco la sala-giochi vide Luka
appoggiata al muro che la squadrava disgustata, Rin e Len che giocavano
al gioco delle pulci con le fishes scivolate a terra e Kaito seduto su
una poltrona di velluto rosso con la testa rovesciata all'indietro.
Tuttavia nel suo campo visivo mancava Meiko perciò si chiese
dove fosse finita.
Era uscita dalla stanza? Se era così non lo ricordava
affatto.
Si sollevò dal tavolo lentamente e scossa da terribili
capogiri che le rendevano i movimenti storti e scoordinati fra di loro.
Stare in piedi le risultava parecchio difficile e si stupì
di quanto tempo impiegò per trovare un giusto equilibrio.
"Dov' è Meiko?" Domandò con parecchia fatica.
Kaito aprì uno dei suoi occhi color zaffiro piegando il viso
verso di lei.
"Siete più preoccupata per mia sorella che per me, Miku? Mi
farete ingelosire".
"No, è solo che manca..." Mosse un passo in avanti ma il
pavimento instabile la fece desistere immediatamente. Rin
l'abbracciò alla vita.
"Sorellona! Anche Rin vuole giocare".
Per poco Miku non lo perse veramente quel poco equilibrio che aveva
riacquistato.
Fu Len ad aiutarla: abbracciandola alla cinta dalla parte opposta e
contrabilanciando il peso.
"Anche Len si vuole ubriacare!"
Kaito si pizzicò allora il naso.
"Gakupo, per cortesia, fai tacere quei due piccoli monelli. Se
continuano a gridare così la testa finirà
veramente per scoppiarmi. Comunque è vero, dove
sarà finita mia sorella?"
Come a voler esaudire quella richiesta Meiko fece ritorno,
affacciandosi dal corridoio e spalancando le braccia radiosa
più che mai.
"Cos'è questo silenzio improvviso? E'o non è una
festa la nostra? Allora che fate lì imbambolati? Alzatevi,
su!"
Kaito alzò in aria una mano mentre con le dita opposte si
massaggiava la fronte con movimenti circolari.
"Per piacere Meiko non vedi che siamo quasi tutti in post sbornia?
Smettila di urlare in quel modo. A proposito dove eri andata?"
Meiko afferrò il ventaglio sventolandolo in aria.
"Al bagno ovviamente! Ho rigettato anche l'anima ma adesso sto moooolto
meglio..." con una piccola rincorsa si gettò al collo di
Miku "e tu, Miku? Come ti senti?"
Sebbene
la spinta ricevuta da Meiko fu pressoché nulla stavolta
fu la volta buona e Miku l'equilibrio lo perse veramente, cadendo
all'indietro e trascinandosi Meiko e le sue braccia allacciate dietro
la sua nuca.
"Owww..." Lamentò.
Luka, rimasta in disparte, si pronunciò su quella pietosa
scena.
"Sappiate che non ho nessuna intenzione di portare a letto un cadavere
in coma etilico!"
Meiko scosse la testa lasciando ondeggiare il suo caschetto di capelli.
"Andiamo Luka! Non è successo nulla di che. Anche tu la
prima volta che ti sei ubriacata eri messa così o forse
anche peggio!" Detto ciò aiutò Miku a rimettersi
in piedi ."Venite cara, stare seduta per un po' vi aiuterà".
Miku si lasciò volentieri aiutare e, sedendosi,
pensò a quanto si sarebbe fatta volentieri una dormita.
Ma Meiko, nonostante la sbronza, sembrava ancora piena di
vitalità per dare festa.
Meditò allora sulle sue parole: era andata in bagno a
vomitare probabilmente quindi se anche lei avesse fatto lo stesso forse
dopo si sarebbe sentita meglio?
Cacciò via quel pensiero, l'idea di cacciarsi due dita in
bocca la disgustava.
Allora ansimò pesantemente, in gola avvertiva tutto il
sapore dell'alcool.
Se l'aveva trovato incredibilmente estasiante prima adesso la
ripugnava, le scappava pure di andare al bagno.
"Forse... forse dovrei andare a rinfrescarmi un po'..."
Meiko annuì convinta.
"Oh sì! Così, dopo che ti sarai ripresa,
continueremo la nostra festa. Ah, ma non è il caso che tu ci
vada da sola." Sorrise a Luka divertita. "Perché non
l'accompagni?"
Luka incrociò le braccia davanti al seno spazientita.
"L'accompagnerò solo fino alla porta".
Gumi si fece avanti e afferrò Miku per un braccio.
"Venga con me Miku, l'accompagno io al bagno."
Per una ventina di minuti buoni Miku restò chiusa nella
toilette chinata in avanti con Gumi che le teneva i capelli e le
massaggiava la schiena.
E mentre "rigettava
l'anima" malediceva tutto il vino e l'alcool che le
avevano fatto bere.
Quando ritornò dagli altri assieme alla cameriera la vocetta
squillante e acuta di Rin minacciò di spaccarle la membrana
auricolare ancora troppo sensibile per le urla.
"Sorellona! Vogliamo sentirti cantare!"
Persino Len ci mise del suo per romperle i timpani.
"La padrona dice che tu ci sai fare!".
Miku inclinò la testa esausta.
"Eh?"
Le spalle di Meiko tremarono divertite.
"Oh scusami cara! E' che mentre non c'eri stavamo facendo degli
apprezzamenti sulla tua voce. Io e Kaito stavamo giusto discutendo fra
di noi che assomiglia a quella di un usignolo".
Kaito puntellò un gomito sul bracciolo della poltrona dove
era ancora seduto.
"In realtà mia sorella stava fantasticando su quanto le
piacerebbe ascoltare la vostra voce".
Miku sorrise imbarazzata.
"Beh... io canto spesso per gli abitanti del mio villaggio è
vero..."
Kaito scoppiò a ridere.
"Come siete ingenua mia cara Miku! Mia sorella si riferiva a ben altro!
E anche io a essere sincero sarei piuttosto curioso di ascoltarla la vostra voce".
Miku, tuttavia, continuò a restare confusa e ad accarezzarsi
il mento, Kaito allora si alzò dalla poltrona avvicinandosi
di parecchi centimetri a lei.
"Non ha importanza se non capite: siete ancora giovane dopotutto.
Allora avete detto che cantate? E cosa cantate?"
Miku abbassò gli occhi pensierosa.
"Un po' di tutto..." Soffiò piano.
Meiko si affiancò al fratello sorridendole.
"Se cantate per gli abitanti del vostro villaggio perché non
cantate qualcosa anche per noi? Anche a noi piace cantare durante le
nostre feste sapete?"
Miku si strinse ancora di più nelle spalle.
"Non saprei cosa..."
Meiko e Kaito si guardarono per qualche istante negli occhi, annuirono
e pronunciarono all'unisono:
"Cantateci come siete arrivata qui".
Si allontanarono di parecchi metri lasciandola completamente sola per
potersi esibire sul "palco".
Miku focalizzò i suoi occhi sulle sette figure davanti a lei
poi prese coraggio e al battito delle loro mani afferrò la
gonna per abbozzare un inchino.
Dopodiché con la voce lenta come una nenia iniziò
a cantare.
"In the depths of a
thick forest, a village girl has become lost.
Holding a letter with
faded color, she reaches a mansion of the night."
Miku non
avrebbe saputo dire dove,
come e soprattutto perché ma le
sue orecchie avvertivano una musica incalzante propagarsi nell'aria.
Incoraggiata dagli schiocchi di dita che si muovevano a tempo prese ad
ondeggiare danzando.
"She knocks on the broken door of
the eerie mansion"
Saltellò
in avanti mimando il gesto del bussare.
"Is anybody home?"
Vide il
maggiordomo avanzare verso di lei con i suoi passi eleganti.
"Oh my! What happened
to you?"
I due
gemelli sbucarono da dietro la sua schiena tenendosi per la mano
sinistra e allargando la destra all'esterno.
"Welcome...
...to this mysterious
mansion"
Gumi, la cameriera
impacciata, piroettò verso Miku con una tazzina piena di
tè in mano che poi le lasciò fra le mani.
"Please have some tea"
Divertita da quella
strana situazione, Miku bevve il tè e ripose la tazzina sul
piattino continuando a canticchiare.
"Once everyone are gathered, the
guests is being "evalueted"
Kaito le tolse via la
tazzina dalla mano per poterle baciare le nocche delle dita una ad una.
"You know, it must be fate for us
to meet like this"
Gelosi Rin e Len cercarono di
tirarla via da quelle moine.
"If so, Party! Party!"
Divertita da
quell'improvvisa esplosione di gelosia da parte dei due apprendisti
Miku li afferrò per le mani facendoli girare su se stessi.
"We must offer a proper welcome"
La servitù della
Villa le si avvicinò, ognuno di loro reggendo in
mano qualcosa.
"Hurry!
Hurry!
"Pour
some wine?"
Let's
make some sound"
"How
about a toast?"
"Are
you ready?"
"Are you ready?"
Intuendo la risposta, Miku
acconsentì e rispose in coro assieme a tutti gli altri.
"Then, let's begin"
You're the focus of this crazy
night. Dressed up stylishly, with wine in one hand, once you've gotten
somewhat drunk, are you having fun now?
Sing! Dance! Let's make some noise. Forget everything good and bad.
Just have fun to the point of going mad in this happy☆night!
Quella fu la festa
più strana e folle a cui Miku ebbe mai partecipato nei suoi
anni di adolescenza.
Cantò a squarciagola assieme a tutti fino a perdere la voce
e cadere sfinita sul pavimento.
La festa si concluse quindi "a notte tarda con le
lancette dorate del maestoso orologio a pendolo del salone che
segnavano quattro minuti a mezzanotte".
L'Autrice Sconosciuta:
E' stato un parto questo
capitolo, letteralmente. Non garantisco nemmeno sulla sua buona
riuscita.
E poi ero imbragata con il lavoro e poco tempo per scrivere, in
compenso parecchio tempo per pensare a diverse ideuccie. Tra cui ho
anche pensato a quale sarà la prossima fiction che
scriverò -uhuhuh- una volta che questa
long sarà finita.
Beh che dire, la festa si è conclusa ed in gran stile non
trovate? L'idea di inserire la canzone all'interno della canzone mi
piaceva parecchio.
Ah! L'orologio a pendolo e l'orario, tenetelo bene d'occhio
l'orario che segna perchè da qui in poi sarà
molto importante!!!
Come sempre, vi ringrazio per il sostegno che mi date recensendo, vi ho
già detto quanto ci tengo a questa fan fiction essendo la
"Night Series" una delle mie preferite?
Cooomunqueee... come la trovate la pazzia dei personaggi?
Procede o non procede?
Oh beh... io vi saluto adesso, domani è lunedì di
nuovo purtroppo!! >.<
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Capitolo 5 *** Bad End Night - Atto II scena I ***
BAD - END - NIGHT
FAVOLA DELLA FOLLE NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO II SCENA I
La festa si concluse quindi "a
notte tarda con le lancette dorate del maestoso orologio a pendolo del
salone che segnavano quattro minuti a mezzanotte".
Miku si risvegliò
dolcemente.
Fin da piccola aveva sempre detestato i risvegli bruschi ma quella mattina il suo
risveglio dolce era dovuto al fatto che sentiva ancora i postumi della
sbornia.
Lamentandosi per la testa che sembrava scoppiarle si tirò a
sedere sul morbido materasso e ci vollero ben cinque minuti prima che
riuscì ad alzarsi dal letto di quella camera per gli ospiti.
Afferrò i vestiti, quelli
che le avevano fatto indossare la sera prima e si rivestì,
lisciò la gonna ed il grembiule con le mani e poi estrasse
la
lettera che Unknown Shadow le aveva spedito scuotendo la testa.
Dopo averla riletta un paio di volte scosse la testa.
"A quanto pare non è destino che ci dobbiamo incontrare
qui..." mormorò sconsolata con un sorriso.
Dopo aver pernottato era giunto il momento di tornare finalmente a
casa.
Ora che si era fatto giorno ritrovare il sentiero per il
villaggio, nel fitto del bosco, sarebbe stato molto più
semplice.
Appoggiò la busta con la lettera sul comò accanto
al
letto e si avvicinò alla finestra per scostarne le tende.
Prima
di scendere per salutare uno ad uno tutti coloro che l'avevano ospitata
avrebbe offerto per un attimo il suo viso ai raggi solari ed inspirato
una boccata di aria mattutina.
Respirando, con un gesto preciso e rapido tirò via le tende.
Miku sbiancò.
La pelle del suo viso divenne bianca tanto quanto la luna che ancora
restava alta nel cielo notturno senza stelle.
C'era qualcosa che non quadrava, qualcosa che non andava...
Si precipitò fuori dalla camera degli ospiti scendendo le
scale
in fretta e furia incontrando per prima Gumi intenta a lucidare la
ringhiera.
Quando la cameriera vide che l'ospite si era svegliata le
regalò un sorriso radioso.
"Oh buonasera Miku!
Avete dormito bene? Vi siete ripresa un poco?"
"Gumi che succede?"
Gli occhi di Gumi vagarono qua è in là per tutta
la hall.
"Eh? Perchè? E' successo qualcosa?" chiese confusa.
"Perchè hai detto Buonasera? Che
succede? Perchè non si è ancora fatto giorno?"
"Giorno... giorno..." Gumi si picchiettò le labbra
pensierosa "Mmmm... che cosa è? Qualcosa che si
mangia?"
Miku non voleva crederci.
Imbambolata e persa nei suoi pensieri cercò di mettere a
posto
le idee almeno fino a che non avvertì due esili braccia
cingerle
la vita da dietro. Non aveva bisogno nemmeno di girarsi per capire a
chi appartenevano.
"Ehi sorellona" cinguettò Len "Vuoi vederla una cosa
interessante?"
"Dopo però non diventare tutta tremante" Rin
abbracciò da dietro suo fratello completando quello strano
trenino.
Miku non osò muoversi di un passo, una goccia di sudore le
scivolava per la tempia... o era la sua immaginazione?
"Vieni con noi, dai" canticchiò Rin.
"Ti assicuriamo che paura non avrai" le fece eco Len.
Prendendola per mano, Miku si lasciò scortare fino davanti
al
grande orologio a pendolo appoggiato contro il muro nella hall.
"Prova a dare un'occhiata" puntò con il dito Len.
"Ne resterai sicuramente scioccata" puntò con il dito Rin.
Miku restò imbambolata ad osservare le lancette
dell'orologio... segnavano ancora mezzanotte meno quattro minuti.
"Le lancette non si muovono, perchè?"
In preda all'ansia, si precipitò vicino al quadrante
esaminandolo.
"Ci deve essere un errore, un guasto..."
Gakupo, già vestito con la sua tenuta da maggiordomo,
camminò nella hall reggendo un vassoio fra le mani.
"Siete già sveglia Miku? Perchè non prendete una
tazzà di caffèlatte e qualche croissant? Non
c'è
modo migliore per iniziare una nuova nottata".
Miku si staccò dall'orologio ad occhi sgranati.
"Non c'è nessun guasto, il meccanismo è
perfettamente funzionante..." mormorava fra sè.
Gumi corse nella hall reggendo anche lei un vassoio ed una teiera in
mano.
"Ah! presto! Devo portare la colazione alla padrona"
"...e fuori è ancora notte, che questo orologio...
Gumi inciampò sul pavimento, forse a causa della cera. Il
maggiordomo ed i due apprendisti si voltarono verso di lei ad eccezione
di Miku che continuava a fissare con lo sguardo vuoto le lancette
dell'orologio a pendolo.
"Gumi ma insomma! Che combini?" lamentò esasperato Gakupo.
"Gumi è caduta!" rise Len.
"E' proprio una sprovveduta!" ridacchiò Rin.
"Quanto casino! Che indecenza! Non conoscete proprio le buone maniere?"
sbraitò Luka comparsa da chissà dove.
"...stia segnando davvero l'orario giusto?" sussurrò a voce
alta
Miku. "Ma non spiegherebbe perchè non si muovano..."
"Tu non hai proprio niente di meglio da fare che stare lì
imbambolata ad osservare l'orologio?" strillò severa Luka.
Miku si girò lentamente, il volto ceruleo ed i movimenti
meccanici. Assomigliava ad un burattino.
"Come fate voi a restare così calmi?"
Luka alzò le soppraciglia confusa e sorpresa.
"Ah? Stai forse diventando pazza?"
"Vi sto chiedendo come è possibile che voi riusciate a
mantenere la calma..."
Mosse un passo lentamente, poi due, poi tre... iniziò a
correre per finire cozzata contro il petto di qualcuno.
Kaito l'afferrò per le spalle allontanandola leggermente.
"Che succede Miku? Qualcosa non và?"
Indietreggiò ulteriormente, strillando spaventata.
"C'è tutto che non và! Fuori è ancora
notte quando
ormai dovrebbe essere mattina inoltrata, parlate come se non conoscete
il concetto di "giorno" ed in più le lancette del vostro
orologio a pendolo non si muovono pur essendo perfettamente
funzionante. Ed adesso, mi chiedete se qualcosa non và?"
I presenti, eccetto Miku stessa, si guardarono l'un l'altro
imbronciandosi pensierosi.
I due gemelli si presero a braccetto ballando un girotondo.
"Ahi, ahi. Cosa sta succendendo qui?"
"La sorella sta diventando pazza, si.
Miku si irritò ancora di più.
"Smettela voi due! State diventanto noiosi con le vostre stupide frasi
in rima"
Gakupo si passò una mano fra i capelli.
"Per favore, signorina. Detesto l'isteria".
L'unica che mancava all'appello, Meiko, entrò in scena
ancora
svestita
della sua vestaglia da notte, con una manica leggermente
abbassata che lasciava scoprire una spalla.
"Oh, speravo che questa notte sareste venuta a trovarmi nella mia
camera da letto..." ammiccò sensuale Meiko.
Miku avvertì la pelle tremare per i brividi...
"Avrei dovuto immaginarlo, siete una banda di squilibrati che vive in
questa Villa persa nel bosco!"
Gli abitanti della Villa Sconosciuta continuarono a guardarsi fra di
loro rimurginando su qualcosa.
Fu Kaito, in qualità di padrone della Villa, a parlare per
primo.
"Gakupo, quali sono i programmi per la Notte di oggi?"
"Fare festa, mio signore" rispose pronto il maggiordomo.
"E chi sarà la star
della nostra festa?" aggiunse la padrona.
"La nostra giovane e bellissima ospite, ovviamente" saltellò
felice Gumi.
"Cosa? Volete dare un'altra festa?" rispose sotto shock Miku.
"Ma certo che si, non ricordate?"
"La vostra memoria rinfrescate".
I sette bizzarri abitanti della Villa Sconosciuta si presero per le
mani iniziando a ballare ed a cantare in cerchio.
You're the focus of this crazy night. Dressed up stylishly, with wine in one hand,
once you've gotten somewhat drunk, are you having fun now?
Sing. Dance. Let's make some noise. Forget everything good and bad.
Just have fun to the point of going mad in this happy☆night!
"Adesso
ricordate, si?"
"Venite, unitevi a noi proprio qui"
Il viso di Miku si fece bianco cadaverico.
"Siete pazzi" sussurrò piano "Siete completamente pazzi"
gridò poi a gran voce.
Si girò ed inciampò cadendo a terra, si
rialzò e
vide una porticina di ferro proprio di fronte a lei, tirò la
maniglia con forza, era aperta e dava su un'infinita scala a
chiocciola che si propagava verso il basso. Miku iniziò a
scenderla freneticamente ignorando le risate e le grida che sentiva
provenire dall'alto.
I gradini della scala a chiocciola portavano a quella che la ragazza
non sapeva se definirla una cantina o semplicemente una stanza segreta
sotterranea, sta di fatto che la segreta sotterranea era circolare e
vuota ad eccezione di otto bare disposte a cerchio.
Miku si lasciò scappare un gridolino di terrore.
Alle sue spalle avvertì dei passi, quelli degli abitanti
della
Villa che erano scesi anche loro rendendola un topo in trappola.
"Oh cara ragazza! E così le hai viste, eh?"
Miku si schiacciò contro la parete.
"B-Bare? Perchè ci sono delle bare qui sotto?"
ansimò "Che sta succedendo?"
Rin e Len corsero in direzione delle bare, sfiorandole una ad una con
le mani dando il via ad una danza macabra.
"Ci sono un mucchio di bare qua sotto".
"E sono esattamente otto".
Miku impallidì restando immobile, sussultò solo
quando
Kaito le sfiorò una spalla. Saltando sul posto si
allontanò cercando di mantenere una possibile distanza fra
lei
e quell'uomo.
Notandolo, Kaito le sorrise smagliante.
"Non avete motivo di preoccuparvi, dico sul serio. A Rin e Len piace
spaventare la gente in questo modo".
"Voglio andarmene da qua..." mormorò flebile.
Meiko le accarezzò una mano delicatamente.
"Ma non potete Miku! Siete la nostra piccola Star, la piccola Diva di stanotte!
Come potremmo dare una festa senza di voi?"
"No, non voglio più restare qui..." iniziò a
piagnucolare.
Gakupo si avvicinò visibilmente preccupato.
Ma non per lei.
"Oh e pensare che avevo giù pensato a tutti i piatti per la
cena
di stasera, sarà un vero peccato farli andare a male".
"Voglio tornare a casa..." soffocò fra le lacrime Miku.
"Oh non piangete signorina! Vi preparo un tè! Ecco, si, lo
volete un bel tè?" sorrise tenera Gumi.
Miku si coprì gli occhi gonfi.
"No, voglio solo lasciare questa Villa..." pianse senza ritegno.
Luka emise un sibilo visibilmente adirata ed inviperita.
"Tsk! Ingrata ragazza e persino viziata! Dopo tutto quello che abbiamo
fatto per te, tu vorresti abbandonarci così?"
Fu la goccia che fece traboccare il vaso, Miku gridò
terrorizzata e colpì violentemente Meiko al volto che ancora
la teneva
per mano, spingendo via Kaito che le ostruiva il passaggio.
Si precipitò alla tromba di scale risalendola correndo,
ritornando in superficie nel grande salone dell'orologio a pendolo. Non
si fermò nemmeno a guardarlo, salì al piano
superiore
raggiungendo la camera per gli ospiti, quella che l'aveva ospitata.
Avrebbe raccolto le sue cose e poi si sarebbe precipitata fuori nella
Notte.
Cercò disperatamente la lettera di Unknown Shadow che aveva
lasciato lì quando si era svegliata.
Dove era? Dove l'aveva messa? Sotto il cuscino? Sopra il letto?
Miku non riusciva a ricordare.
Frenetica, guardò dappertutto chinandosi persino sotto il
letto dove però c'era il nulla.
Quando una delle voci degli abitanti della Villa risuonò
dalle pareti della Villa, si issò su tremando.
"Miiikuuuuu? Dove
seeeeeeiiii?" (*)
Doveva far presto pensò, che importanza poteva
avere una lettera in una situazione come questa?
Senza stare più a pensarci spalancò la porta ma
prima di
uscire sul corridoio la sua attenzione venne attirata da un foglio
bianco su un tavolino.
"Non è la lettera..." sussurrò Miku confusa, non
l'aveva notata prima...
Era una nota.
"Rendi le cose ancora
più pazze"
U. S.
Quando i sette abitanti della Villa ritrovarono Miku la videro in piedi
a meno di un metro di distanza dal quadrante dell'orologio a pendolo
che, insistentemente, continuava a fissare le lancette dell'orologio
ferme e immobili sullo stesso medesimo orario.
I due gemellini, i più entusiasti del ritrovamento, si
precipitarono al suo fianco piroettandole attorno.
"Sorellona, ci hai fatto penare"
"Adesso ci vuoi stare ad ascoltare?" cantarono melodiosi.
Tuttavia, Miku non reagì. Continuava a fissare le lancette
dell'orologio concentrata su di esse, come se stesse studiando
qualcosa.
"E naturale che sia spaventata, non è facile abituarsi a
tutto questo." disse qualcuno alle sue spalle.
"Ma una volta che si sarà abituata tornerà a
scherzare e ridere come prima ed ogni notte sarà una festa".
"Ed a noi piacciono le feste, no?"
"Ci piacciono eccome!"
Ma Miku proseguiva a restare assorta nel suo mondo immaginario puntando
fisso il quadrante dell'orologio.
L'Autrice Sconosciuta:
(*) la frase
avrebbe più senso se la leggeste imitando lo
scienziato pazzo di Mad Father. Immaginatevi la scena: un scienziato
pazzo rincorre la proprio figlioletta per le stanze della propria Villa
con una motosega in mano urlando in modo inquietante. U.U
...Beh!
Se non conoscete Mad Father leggetela come se a pronunciarla fosse It
il pagliaccio o il protagonista di Shining... oh insomma!! Leggetela
con enfasi psicopatica!!!! xD
Allora? Come procede la follia in questa Villa? Che ne avete pensato
dei dialoghi? Rin e Len ci tengono in particolare a sapere se i loro vi
sono piaciuti.
Rin: Tsk... dovete apprezzarli! U.U
Len: Noi ci scervelliamo per inventarli! >.<
Ehi voi due!! Non venite ad importunare il mio angolino! Tornatevene a
fare il vostro dovere dentro la storia!! -.-
Eh... uhm... ma si era capito oppure no che Meiko ci provava fin
dall'inizio?? O.o
Mah... Impressioni su questo nuovo chapter? Originariamente era
più lungo ma poi rileggendolo sembrava a mio parere una
lettura pesante perciò l'ho sistemato tagliandolo un
pochino.
Io fossi in voi inizierei a tremare... ma non per Miku.
A domenica prossima! <3
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Capitolo 6 *** Bad End Night - Atto II scena II ***
BAD - END - NIGHT
FAVOLA DELLA FOLLE NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO II SCENA II
"Come
posso fare per tornare a casa?"
Si interrogava Miku mentre scendeva le scale per ritornare nel salone
dove tutto aveva avuto inizio.
"Quelle persone vogliono che io resti, ma perchè?"
Domandò ondeggiando da una parte all'altra.
"Ci deve essere qualcosa che mi sfugge..."
Scese l'ultimo scalino.
"Forse è così che devono andare le cose... forse
devo soltanto renderle ancora più pazze".
Si fermò davanti all'orologio.
"E naturale che sia spaventata, non è facile abituarsi a
tutto questo." disse qualcuno alle sue spalle.
"Sono io la star di
questo spettacolo..."
"Ma
una volta che si sarà abituata tornerà a
scherzare e ridere come prima ed ogni Notte sarà una festa"
"Ma se sono io... allora
significa che sono sempre io a decidere come dovranno andare avanti le
cose... no?"
"Ed a
noi piacciono le feste, no?"
"Perciò...
non devo fare altro
che le cose diventino ancora più pazze... ed una volta fatto
potrò tornare a casa" .
"Ci
piacciono eccome!"
Miku
proseguiva a restare assorta nel suo mondo immaginario puntando fisso
il quadrante dell'orologio.
O meglio, si sentiva ossessionata.
E l'oggetto della sua ossessione erano quelle lancette ferme immobili
nonostante il meccanismo degli ingranaggi interni non presentasse
guasti.
Quanto tempo era passato da quando aveva messo piede in quella Villa?
Le lancette non segnavano quel tempo, le ore e i minuti erano rimaste
immutate.
I suoi ragionamenti, quindi, si perdevano fra gli abitanti della Villa
che
provavano a convincerla che se sarebbe rimasta tutto sarebbe finito
bene e quelle lancette così affascinanti nella sua mente.
Alzò il braccio destro, lentamente.
Poi, veloce come un lampo,
lo piegò e con una forza che non pensava di possedere ruppe
violentemente il vetro del quadrante fregandosene del dolore e dei
tagli. Voleva quelle lancette perciò allungò le
dita e le strappò a forza, l'adrenalina che aveva in corpo
le
diede l'aiuto necessario.
Frammenti di vetro caddero sul pavimento di marmo tra le espressioni
stupite dei presenti e le esclamazioni di sorpresa.
Rin e Len, i due più vicini a lei, sbatterono le palpebre
visibilmente impalliditi.
"Sorellona... ma che ha fatto?" la interrogò per prima Len.
"L'ha completamente... disfatto..." rispose la sorellina al fratellino,
per la prima volta non era riuscita a rispondere prontamente
con
la rima intenta ancora come era ad ossevare i frammenti di vetro che
cadevano a terra.
Miku sollevò le lancette dell'orologio in alto,
uguagliandole ad un
trofeo e le osservò per bene.
Non erano solo scintillanti come
apparivano ma anche splendidamente rivestite di vernice dorata e... con
la punta acuminata, proprio come si aspettava.
Sorrise sia con gli
occhi che con le labbra. Quella dei minuti era di almeno 10 centimetri
più lunga della sua intera mano mentre quella delle ore le
arrivava circa alle punta delle dita. Erano perfette.
"L'ho TrOvAtA" esclamò fiera di sè stessa.
"Uh? Trovato cosa?" si sentì domandare da più di
una voce.
Le riabbassò accarezzandole amorevolmente con i
polpastrelli.
"La ChIaVe PeR pOrRe FiNe A tUtTo QuEsTo" rispose con una vena di
sadicismo nella voce.
Gumi avanzò di un passo.
"Signorina, è sicura di stare bene?"
Miku si girò di esattamente 90°e con il volto ancora
sorridente si inginocchiò davanti ai piccoli gemellini
ancora troppo
vicini a lei.
"Piccoli, vi piace giocare a rimpiattino?" chiese raggiante e
sorridente.
Rin e Len inizialmente si guardarono titubanti poi, realizzando che
Miku voleva giocare ad uno dei loro giochi preferiti, giunsero le mani
saltellando.
"Ci piace rimpiattino!"
"E' una variante di nascondino".
"Bene" rispose la ragazza cambiando completamente il tono della voce,
passando da quel tono gioviale di poco prima ad uno cupo e minaccioso
"Allora, iniziate a correre".
Si udì il rumore di carne lacerata.
Len ricadde all'indietro con un verso strozzato. Con la schiena
cozzò il pavimento allargando sotto di sè una
pozza rossa scura. Sul ventre c'erano due fori profondi, dove il sangue
usciva copiosamente a grandi goccie.
"Eh...?" esclamò a mezza voce Rin.
Miku innalzò davanti al suo sguardo le lancette dorate
grondanti.
Un grido generale si levò in aria e Rin era quella che
urlava più forte di tutti.
"Ma che hai fatto?"
Miku ignorò la domanda guardando affascinata quelle lancette
adesso color oro e scarlatte.
"Ah... sono appuntite come immaginavo. A cosa assomigliano? A
fermacarte, mmmm?"
Rin sollevò il corpo del fratello che si scuoteva a terra in
preda di violente convulsioni sputando sangue.
"Len! Len! Oh ti prego... rispondimi!" chiamava la gemellina.
"Oh, cosa c'è tesorino? Non riesci più a parlare
in rima
senza il tuo adorato fratellino? Vieni qui dunque, ti darò
io un
aiutino!"
Allungò il braccio afferrando rudemente Rin per i capelli
per poi
stringerla a sè cingendole il collo con l'avambraccio
piegato e
strozzandola.
La piccola si lamentava con versi sordi e la sua poca
forza di ragazzina non le bastava per ribellarsi. Miku le recise il
collo con un
taglio netto e preciso da sinistra verso destra e poi la
lasciò
andare inerte dove cadde con un tonfo sordo sopra il corpo del
fratello.
"Ma tu guarda quanto è fragile!" gridò Miku
strozzandosi nelle risate.
I cinque abitanti della Villa rimanenti, inizialmente rimasti muti per
via dello schock, indietreggiarono tremando stenti nel credere che nel
giro di pochi secondi due loro colleghi
erano stati assassinati.
"Che vi SUC-CE-DE...?"
Scavalcò con i piedi i due corpicini stesi a terra.
"Non può essere..." diceva una dei cinque.
"E' impossibile..." ripeteva un altro.
"Non è così che la Notte deve andare avanti...."
proseguiva una seconda voce femminile.
"Aveva detto che se
avessimo continuato a festeggiare tutta la Notte tutto sarebbe finito
bene..." ripetè la prima voce.
Miku sbattè gli occhi più di una volta
sinceramente confusa.
"Ahh? Ma che state dicendo? Chi
avrebbe detto cosa?" la voce le usciva naturalmente
distorta "L'avete sempre detto voi fin dall'inizio, non ricordate?"
I cinque si raggrupparono vicini tutti tremanti. Non ricevendo risposta
Miku decise di rispondere per loro.
Imitando qualche passo di ballo, ferma sul posto, canticchiò
con la voce melodiosa e intonata.
I'm the focus of this crazy night, with a knife in one hand and a skull in another.
With one simple wave of my knife... I was having so much fun!♥♡
"Scappate...
Scappate via!"
Furono le ultime parole dei cinque prima di fuggire per poter
salvaguardare la propria vita.
L'ospite ormai pazza derise quella patetica scena.
"ScApPaRe E' iNuTiLeEeEe..."
Iniziò a rincorrerli, ma prima di poterlo anche
solo
muoverlo un passo, avvertì le caviglie strette da due morse.
Guardando in basso vide Len che con le sue piccole manine cercava di
trattenerla.
Alzò gli occhi perennemente infastidita mentre osservava
come il
piccolo, strisciante sul pavimento e con lo stomaco lacerato,
cercava
in tutti i modi di alzare la testa.
Sforzandosi e con la gola riempita di sangue lottava disperatamente per
dirle qualcosa muovendo le labbra ma nessun suono d'aria usciva da
quelle piccola bocca imbrattata.
La patetica scena esaltò ancora di più Miku che,
per scrollarselo di dosso, gli assestò un calcio al viso.
"Povero piccolo! Non riesci a parlare? Il sangue ti sta soffocando?"
Len continuava a tenerla stretta ed implorante si sforzava di farsi
capire lanciandogli dei muti messaggi che Miku non riusciva
nè a
vedere nè a percepire, ostruita come era da quella sua pazza
furia omicida che si era impossessata di lei.
"Ma così io non ti capisco! Devi cercare di farti capire se
vuoi che io ti ascolti!!"
E dandosi alla pazza gioia continuò a trivellare i due corpi
riversi dei
due apprendisti schiamazzando fra una pugnalata e l'altra.
Gumi, Gakupo e Luka, scappati insieme nell'ala destra della Villa,
stavano ragionando sui fatti inspiegabili che si erano verificati poco
prima.
"Che sta succedendo? Non era così che dovevano andare le
cose..."
"E' impazzita, ma perchè? Pensate davvero che Rin e Len
siano morti...?"
"Mi viene solo da pensare che abbia perso il controllo
perchè non capisce ciò che sta accadendo...."
"Ma lei non era l'ultima di noi
che doveva arrivare?
Luka si coprì la bocca con il palmo della mano
dopodichè la riabbassò tenendola comunque vicino
al viso.
"Non sarà il caso di informare Unknown Shadow di quello che
è appena successo?"
Gumi e Gakupo sussultarono. Luka aveva appena violato il
divieto.
"E' contro le regole del nostro contratto
lo sai, no?" disse la cameriera.
"Ci è proibito rivolgerci a lui,
se ha qualche comunicazione da farci di solito ci manda una lettera o
qualcosa di simile. Ma noi non possiamo metterci in
contatto in
nessun modo." spiegò il maggiordomo.
Luka tornò ad abbassare la mano pensierosa.
"Mmm... già, era una delle postille presenti quando abbiamo firmato".
Udirono dei passi e tutti e tre si ammutolirono, li riudirono ancora
più vicini e poi scomparvero nel silenzio assoluto.
Si acquattarono contro l'angolo di un muro sbirciando furtivamente.
"Voglio andarmene da qui..." piagnucolò Gumi.
"Impossibile" aggrottò lo sguardo Luka "Fin quando la Notte
non
sarà conclusa nessuno di noi potrà andarsene. Lo
ha messo
in chiaro fin dall'inizio..."
Altri passi ancora più frenetici.
I tre si interrogarono su di chi potessero essere, se dell'ospite
impazzita o di uno dei compagni.
Era impossibile avere una visuale intera del corridoio da dove
provenivano senza esporsi in prima persona.
Tuttavia, era chiaro che qualcuno si stava avvicinando e Gakupo era
più che sicuro di aver intravisto un'ombra nera
all'estremità del corridoio opposto, là dove la
luce arrivava
più debole e non rischiarava completamente ogni punto
nascosto.
Per l'equivalente di almeno dieci o venti battiti cardiaci l'unico
rumore percepibile fu quello dei respiri mozzati.
"VI.HO.TROVATI." urlò improvvisamente a squarciagola la Miku
impazzita correndo
verso il loro angolo con l'arma del delitto in mano.
Sebbene i tre si erano tenuti pronti per la fuga l'urlo tremendo che
Miku aveva lanciato li spiazzò talmente tanto da perdere dei
secondi
preziosi.
Precipitandosi giù per le scale con la folle assassina alle
calcagna Gumi fu raggiunta e tirata per il fiocco del grembiule. La
cameriera ruzzolò per i gradini assieme alla sua futura carnefice.
Per qualche momento buono restò stordita a causa
dell'impatto
con il pavimento, subito dopo, avvertendo la pazza omicida strisciare
per venirle incontro cercò di sgusciare via ma le caviglie
sembravano non rispondere bene ai comandi.
Fu quindi troppo tardi per la fuga, soprattutto quando si rese conto di
avere Miku seduta a cavalcioni sopra di lei.
"Signorina, vi prego..."
Miku le schiacciò la testa contro il pavimento, Gumi
provò in ogni modo possibile di liberarsi ma la mano che la
tratteneva era
troppo forte per lei, inoltre era ancora stordita per la botta.
Riuscì a malapena a girare un po' di lato la testa
affinchè potesse muovere le labbra.
"Dovete ascoltarmi... Qui... Niente è come... sembra..."
"Niente è come sembra, eh?" la schernì Miku
"Certo, ovviamente. Ma quando avrò infilato questa lama
nella tua testolina io inizierò a divertirmi
così! E
vedrai, quanto sarà reale
quello che ti farò
provare....".
Gumi urlò. Ed urlò parecchio quando vide la punta
lunga e
appuntita delle lancette proprio davanti ai suoi occhi. Con insistenza,
Miku l'affondava in profondità godendosi di ogni lamento
emesso
dalla tenera cameriera.
Solo quando lo ritenne abbastanza estrasse via
la punta da quella cavità, estasiata dagli splendidi suoni
contorti che emetteva la piccola sotto di lei.
"Non è abbastanza... Non è abbastanza..." ululava
Miku godendosi la sua pazzia.
Lacerò il vestito da cameriera della ragazza sulla schiena
in
corrispondenza della colonna vertebrale ed utilizzando entrambe le
lancette iniziò ad incidere delle lettere sulla carne nuda
presa
da risolini isterici.
Non si erano accorti Gakupo e Luka, invece, della perdita di Gumi dato
che, dopo essersela data a gambe, ognuno di loro aveva cercato bene di
mettere in
salvaguardia sè stesso. Ma quando Luka vide che Gumi non era
più assieme a loro, a costo di ritornare in pericolo,
tornò
indietro arrivando proprio nel momento in cui Miku aveva appena finito
di suggellare
la sua opera d'arte sulla schiena martoriata di Gumi.
Restò scioccata davanti allo spietato spettacolo davanti ai
suoi
occhi. La cameriera sanguinante e cieca che strisciava a terra e Miku
che la seguiva con gli occhi vitrei.
"Assassina..." mormorò Luka.
Miku incurvò le labbra distorcendole.
Caduta nella folle rete omicida piena di irrefrenabile pulsione fu
troppo
semplice per lei uccidere sia Luka che Gakupo. Recise le loro membra e
li pugnalò al cuore, dopodichè
scaraventò i loro
corpi vicini a quello di Gumi prima di assestarle il colpo finale.
"Ne restano solo dueeeeeeee...." cinguettò sadica mentre si
avviava verso la parte sinistra della Villa.
Nell'ala sinistra della Villa dove erano corsi Kaito e Meiko, i due
fratelli trovarono la loro tomba.
Meiko fu sventrata proprio sul suo letto e mentre era intenta a fare il
suo lavoro Miku moriva dalle risate domandandogliele se quella tomba le
piaceva ora che si trovavano proprio sul letto insieme.
Kaito fu ucciso da dietro invece, cadendo a faccia in giù
sul tappeto di velluto carminio del corridoio.
Completata la sua opera d'arte e godendosi il silenzio assoluto che era
calato sulla Villa, Miku tornò indietro, nella hall dove era
cominciato tutto, cantando e ballando la sua canzoncina preferita
attorno
all'orologio a pendolo.
"Hai visto che silenzio che c'è ora che siamo rimasti solo
io e
te!! Solo io e te, mi capisci? Io e il tuo ticchettare!! Non
è
grandioso...?"
Un Thud! la
riscosse, un
rumore improvviso proveniva dalla parte bassa della Villa, da quel
seminterrato che conteneva le bare. Miku controllò
i corpi
immobili di Rin e Len giacenti poco distante, indubbiamente morti. Per
sicurezza, si recò a controllare anche tutti gli altri
cadaveri lì esattamente dove li aveva lasciati.
Ma il Thud! continuava
a farsi percepire.
Scese la scala a chiocciola per controllare ridendo della sua vincita
ai danni degli altri e urlando che chiunque fosse stato quel topo che
si aggirava ancora
per la Villa, l'avrebbe spazzato via.
Ma come da previsione, quando arrivò nella segreta circolare
delle bare nessuna presenza viva vi si trovava, inducendo Miku a
maledire sè stessa per poi iniziare a gioire davanti alle
bare.
Imitando la loro danza ripetè il motivetto che avevano
cantato i gemelli.
"Ci sono otto bare qua sotto e sono esattamente otto".
Ma alla terza volta la sua piroetta non arrivò nemmeno a
metà.
Miku sgranò gli occhi.
"...sono otto?"
L'Autrice Sconosciuta:
All'interno del testo alcune frasi di Miku sono state battute in modo
strano tipo in QuEsTo modo. Non è un errore ma un
esperimento
per trasmettervi la pazzia di Miku. Spero di esserci riuscita.
Miku è impazzita e ha fatto strage, poverina. E'
sempre destinata a combinarne una. xD
Le parole in corsivo sono da... mmm collegare fra loro , anche se
diventeranno più chiare in Crazy Night e in Twilight Night.
Dovrebbero iniziare a fornirvi degli indizi su cui
rimurginare.
E' la primissima volta che mi trovo a scrivere un chapter dove la
protagonista impazzisce e stermina tutti, se non vi è
piaciuto
non posso certo biasimarvi ma questa parte è fondalmentale
per
la storia e di sicuro non poteva essere tagliata via... Io mi sono
messa alla prova intanto! Ma se voi volete darmi dei
suggerimenti per il futuro li accetterò tutti!
Mi fa molto macabro pensare che delle lancette vengano utilizzate in
quel modo, ma poi mi chiedo: è davvero possibile??
Convincetemi
del contrario e che abbia usato un pugnale o qualcosa del genere ma...
no sono le lancette quelle che lei tiene in mano. E' impossibile
smontarmi questa cosa!! >.<
Piccolo sondaggino, -molto prevedibile credo anche- alla frase: "Ci
sono otto bare qua sotto e sono esattamente otto... sono otto?" secondo
voi cosa farà adesso Miku?
Il prossimo chapter sarà l'epilogo della Bad End Night.
_Flowermoon_
p.s. se l'avete notato Miku è molto influenzata dai gemelli,
si
può dire in un certo senso che sia una loro "vittima", no?
Del resto ditemi, chi di voi non gode a crepapelle nei video dove Rin e
Len "prendono di mira" la povera Miku? xD
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Capitolo 7 *** Bad End Night - Atto II scena III (Epilogo) ***
BAD - END - NIGHT
FAVOLA DELLA FOLLE NOTTE CHE NON FINISCE MAI
ATTO II SCENA III
(Epilogo)
"...sono otto?"
La ragazza ripetè mentalmente quel numero, infine esplose
euforica
saltando in direzione di ogni bara a passi alternati. Con gli indici le
contava una ad una.
"Ahahaha! Ma certo che sono otto! Devono essere otto!
Perchè..."
con le dita delle mani le indicava una ad una "uno, due, tre,
quattro,cinque..."
Seguendo il circolo che le bare formavano girò in tondo fino
a ritrovarsi al punto di partenza.
"...sei, sette..." si fermò "...e otto".
I conti non tornavano.
Voltò il volto ossessivamente a destra ed a sinistra.
"Dov'è? Dov'è l'ottava persona?" ansimava.
Il nulla le rispose.
Stringendo le lancette nel palmo della mano destra, con così
tanta forza da lasciarsi i buchi nella pelle, risalì la
scala a chiocciola
fino a che non vide la luce emessa dalla porticina che dava il ritorno
nella Hall.
Miku disgrignò i denti fra di loro e curvò la
schiena all'infuori come un felino.
"Allooooraaaa?? Vuoi giocare al gatto con il topo? Vieni fuori, lo so
che ci sei! Ti ho sentito prima!"
Ancora una volta fu il silenzio l'unica risposta costringendo Miku a
fare dietro front ed a riscendere le scale.
"Possibile che...?"
Guardò le bare sbigottita.
Otto bare per otto persone rinchiuse in quella Villa.
Già, ma dov'era l'ottava persona? Era questo che Miku non si
spiegava. Eppure, l'aveva sentito un rumore indistinto prima ma adesso
era scomparso. E c'era soltanto lei come anima viva.
Portandosi nell'esatto punto centrale del circolo di bare le
studiò una per una.
Sette bare erano destinate ai sette abitanti della Villa.
Immaginò ognuno di loro deposto lì dentro, dagli
apprendisti alla cameriera, dal maggiordomo alla dama di compagnia, dal
padrone alla sorella.
E l'ottava?
Dove si trovava?
Portò una mano sulla fronte per coprirsi gli occhi, dopo
qualche
attimo di meditazione il suo corpo si tese come la corda di un violino
pronta a spezzarsi. Inarcò tutto il busto all'indietro in
modo
innaturale, le gambe fremevano e le ginocchia tremavano. Cadde a
terra in quella posizione.
"Ahahahahahahahahahaahahahahahahahah"
L'attacco isterico di risate la obbligò a lanciarsi in
avanti
con le mani, atterrando a quattro zampe sul pavimento di pietra.
"Ahahahahahahahah"
Dopo essere riuscita finalmente a calmarsi da quel folle attacco di
risate una dopo l'altra, la ragazza si ricompose asciugandosi le labbra
dai residui di saliva che non era riuscita a deglutire.
"Oh è la cosa più pazza che io possa pensare!"
Si rialzò in piedi, lentamente. I capelli scompigliati le
coprivano parzialmente il viso cupo e gli occhi.
"Mi immagino già le faccie di quegli stupidi che
troveranno
questa Villa dopo di me. Ti rendi conto di ciò che vedranno?
Una Villa persa nel folto di un bosco e otto cadaveri al suo interno. E
si spaventeranno! E correrranno a cercare aiuto e qualcuno
dirà: Oh guardate! Ma quella è Miku,
l'abitante del
Villaggio! E le
altre persone? Chi sono? Come mai sono tutte morte? E avvieranno le
indagini e scopriranno ben sette omicidi e..." fece una pausa "Un
suicidio... perchè è questo che tu vuoi che io
faccia...".
Per la terza volta fu soltanto il silenzio l'unica risposta.
"Già..." affermò Miku raccogliendo le lancette
che le erano sfuggite di mano poco prima.
"Mi chiedo cosa abbiano provato quei poveri disgraziati mentre li
pugnalavo con queste..."
Osservò la lucentezza di quelle pericolose lancette oscurata
dal sangue rimasto incrostato.
"Vieni allora... Vieni a vederti anche questo spettacolo. Non vorrai
perdertelo, vero? Non è bello starsene dietro le quinte,
uno show và guardato direttamente".
Scoprendo i canini, portò le lancette all'altezza
del cuore.
Pensò agli abitanti della Villa che aveva brutalmente ucciso
con quelle.
E pensò a tutto il divertimento che aveva goduto mentre le
affondava nelle loro carni.
E sarebbe stato bello provare la loro stessa, identica, dolorosa
sensazione. Oh si, lo sarebbe stato eccome.
Con un veloce gesto del polso ed un ghigno distorto le
affondò
all'interno di sè beandosi di quella insana follia.
Incredibile come il fluire via del sangue coincideva con il fluire
della vita. Non era così doloroso come se lo aspettava. Al
contrario, era dolcemente lento ed esasperante.
Quanto le restava ancora da vivere? Minuti?
Ma che importanza aveva se sarebbe stato primo, dopo, fra un'ora o
più? La sua morte sarebbe stata segnata ugualmente per le 23:56.
E poi c'era quel silenzio che la cullava, com'era confortante.
Però in lontananza si sentiva un suono secco e ripetitivo,
cosa
poteva essere si chiedeva Miku?
Non udiva altri rumori attorno a
sè, solo quello. Era certa di averlo già sentito
prima un
rumore simile.
Ma certo! Era il suono del battito delle mani! Due mani stavano
battendo fra di loro. Possibile?
Dalla sua posizione supina, la ragazza si girò lentamente su
di un fianco, le forze venivano meno.
Cominciò a strisciare sul pavimento, ad ogni striscio
seguiva una scia di sangue che il suo petto rilasciava.
Arrivò fino ai gradini della scalinata in quel modo, il
battito delle mani si avvicinava sempre di più.
Quando percepì di non essere più sola, Miku
alzò con fatica la testa. E quando lo vide finalmente
gli applausi si fermarono.
Un'ombra incapucciata di grigio dalla testa fino ai piedi era appena
comparsa nel suo campo visivo.
A contrastare l'oscurità di quella figura e del suo viso
c'erano il sorriso
bianco dei suoi denti ed un rettangolo bianco che teneva fra le mani.
"T..Tu..." chiamò Miku con voce rozza.
Il sorriso della figura incappucciata si allargò
visibilmente di più.
"E' stato un ottimo spettacolo Miku, davvero un ottimo spettacolo..."
pronunciò con voce melliflua, non si riusciva a distinguere
esattamente se appartenesse ad un uomo o ad una donna.
"S-Sei t-tu..." sibilò la Miku esanime.
"Sfortunatamente, non è questo il finale che volevo
vedere..."
ammise l'ombra portandosi quel foglio rettangolare e bianco all'altezza
del petto "...forza, allora. Ricominciamo tutto di nuovo da capo in una
nuova Crazy Night".
Calò il nero davanti agli occhi di Miku, collassando sul
pavimento il sipario si chiuse.
THE END...?
Annaspò
in cerca di aria, risvegliandosi di sopprassalto.
"Oddio... Oh mio Dio!" gridò terrorizzata Miku.
Si rannicchiò su sè stessa, tirandosi le gambe al
petto e
sfregando le braccia con le mani. Aveva freddo e non era per i brividi
dell'aria notturna il motivo per cui tremava, ma per un'inspiegabile
terribile
sensazione che provava sulla pelle.
Come se si fosse appena risvegliata da un incubo.
Sbattendo le palpebre cercò di mettere a fuoco dove si
trovava e perchè.
Era nel bosco, aveva camminato per ore in quel fitto bosco perdendo la
strada per il ritorno animata solo dal desiderio di soddisfare la
curiosità di conoscere il misterioso autore della lettera
che le
era stata recapitata.
La sua schiena era adagiata contro il tronco di un albero. Battendosi
le guancie provò a ritornare in sè.
Si era addormentata per la stanchezza? Forse, probabile.
Infilò la mano nella tasca dell'abito alla ricerca della
lettera che le era stata recapitata.
Tastò più volte ma non c'era.
Miku si allarmò, la lettera non si trovava eppure era certa
che prima di addormentarsi ce l'aveva.
Anzi l'aveva pure tirata fuori per leggerla ne era sicura.
Nella tasca, addosso, per terra. La lettera non era da nessuna parte.
Il panico si impossessò di lei, cosa era successo mentre era
rimasta addormentata? Per quanto tempo aveva dormito? Cosa l'aveva
risvegliata in quel modo così brusco lasciandole quella
sgradevole sensazione addosso? E, ancora più importante,
dove era
finita la lettera in suo possesso? Più si sforzava,
più
non
ricordava.
Una luce attirò la sua attenzione.
Alle sue spalle si ergeva un imponente Villa di eleganti mattoni ed
ampie vetrate. La luna in cielo la rischiarava illuminandola, le luci
erano accese.
Era abitata.
Incerta, Miku mosse i suoi primi passi verso la Villa.
OR
NO...?
L'Autrice Sconosciuta:
Siamo
arrivati alla conclusione della Bad End Night! Incredibile! *lancia
coriandoli*
Niente ombra piangente che raccoglie la lettera! Come avete visto qui
è piuttosto allegra e con la lettera già in mano.
Una variante che spero vi sia piaciuta!
Allora... allora... Ho solo due cosine da dire adesso!
1) la prima cosa è un ringraziamento
a tutti voi che mi avete
seguito e avete condiviso con me i vostri pensieri su questa storia. Mi
avete fatta immensamente felice! *w* E poi ringrazio anche coloro che
hanno inserito la storia fra le seguite/preferite/ricordate. Insomma,
grazie! <3
Gradirei davvero leggere le vostre opinioni complessive anche qui.
2) la seconda cosa è che, al fine di creare una cosa carina
e
ordinata, ho pensato di creare una raccolta che si chiamerà
appunto "Night Series" dove al suo interno troverete le tre long
fiction. Adesso è ancora presto, ma quando "Crazy Night"
sarà pubblicata provvederò a creare la raccolta,
dato che
da regolamento di EFP una raccolta necessita di almeno due storie.
Ma bando alle ciance!! Miku si è appunto suicidata,
il
massimo della follia per lei. E la figura incapucciata direi che
possiamo presumere che sia proprio U. S. o no? xD (LOL! No tranquilli,
era lui proprio lui).
Piaciuto il colpo di scena finale? Può sembrare una cosa
inverosimile è vero ma seguite questo ragionamento: se tutto
è in mano al misterioso U.S. che differenza fa se
Miku&Co.
erano attori ingaggiati e non personaggi creati? Il potere decisionale
è comunque in mano sua, no? E se desidera che tutto
ricominci da
capo allora chi può impedirglielo?
A presto!
_Flowermoon_
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