Life in technicolor.

di Loreparda
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** WHITE shadows. ***
Capitolo 2: *** BLUE jeans. ***
Capitolo 3: *** GREEN eyes. ***
Capitolo 4: *** PINK. ***
Capitolo 5: *** YELLOW. ***
Capitolo 6: *** RED. ***
Capitolo 7: *** VIOLET hill. ***
Capitolo 8: *** Back in BLACK. ***



Capitolo 1
*** WHITE shadows. ***


TRAILER: http://www.youtube.com/watch?v=lK_hdINI0cs&feature=youtu.be.

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CAPITOLO 1: WHITE SHADOWS (COLDPLAY).

Bianco.
Bianco è il colore con il quale sono tinteggiate le pareti di questa stanza d’ospedale e bianco è il colore dei camici indossati dai medici che oltrepassano quella porta per visitarti quotidianamente.
Bianco è il colore delle pagine dei libri che leggevi a costo di non dormire tutta la notte e bianco è il colore della tua pelle su questo letto.
Bianco è il colore sullo schermo dei macchinari della malattia che ti affligge portandoti lentamente via da me, bianco è il colore delle medicine che eri costretto ad assumere, bianco è il colore della vita che lotti per continuare a vivere.


*PRESENTE*
Osservo il tuo consumato corpo adagiato tra le candide lenzuola soffermandomi sulle tue membra, socchiuse, e mi appare tanto lontano quanto nitido il ricordo del momento del nostro primo incontro.
Ero un ragazzino disposto all’ascolto, ma avevo la perenne sensazione di essere una piccola ombra bianca brillante e scintillante, da tutti intravista e da nessuno considerata.
Tu, al contrario, comunicavi sicurezza di te stesso, tipica di chi ottiene ciò che vuole, a volte inciampando ma sapendosi sempre rialzare.
Il nostro fu uno di quegli incontri banali da primo giorno di superiori, quando si è catapultati in un territorio estraneo e si cerca inutilmente la classe della prima ora.
Io, in semplice tuta nera, sostavo accanto al mio armadietto e scrutavo l’orario delle lezioni.
All’improvviso la confusione attorno a me si placò e centinaia di visi si voltarono verso la porta d’ingresso a guardare te, in jeans e maglietta bianca a fasciare il tuo corpo muscoloso scolpito al pari di un kouros greco, e la decina di ragazze adoranti al tuo fianco.
Mi scoprii ad aggiungere il mio sguardo a quello degli altri, spinto da uno spontaneo desiderio e in quel momento, io, sinonimo di indecisione, ebbi un’unica certezza: tu mi avresti strappato via dalle ombre che mi avvolgevano.


ANGOLO AUTRICE.
Salve!
Nonostante stia già scrivendo una fanfiction (
Plus), ho avuto l'idea di scrivere anche questa storia originale drammatica.
Ogni capitolo si baserà su una canzone, con il nome di un colore, e racconterà pezzi di una storia tra due ragazzi gay.
RECENSITE e fatemi sapere se vale la pena di continuare. :)
P.S. BANNER BY 
@deloslights (GRAZIE <3).
P.P.S. TRAILER BY
Jenny_OuO (GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE <3).

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Capitolo 2
*** BLUE jeans. ***



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CAPITOLO 2: BLUE JEANS (LANA DEL REY).

Blu.
Blu è il colore delle onde del mare e blu è il colore del cielo nelle notti limpide.
Blu era il colore di quei tuoi jeans e blu è il colore di questo tuo pigiama.
Blu era il colore delle mie iridi prima che l’incessabile pianto, stringendo la tua inerme mano, provocasse l’arrossamento delle sclere.

*PRESENTE*
Un libro dal titolo “Harry Potter e la pietra filosofale” giaceva sul comodino.
Lo presi, lo aprii con estrema cura e iniziai a leggertelo.
E, al racconto della nascita dell’amicizia tra Harry e Ron, s’intrecciò il ricordo della prima volta in cui sentii la tua voce.

*TRE ANNI PRIMA*
Individuata e varcata la porta d’ingresso all’aula di lettere, ispezionai il luogo alla ricerca di un banco in prossimità della cattedra per poter apprendere al meglio le parole pronunciate dalla professoressa, scelta che mi attribuì per l’intero anno il titolo di “secchione”.
Pregustavo già una piacevole ora trascorsa ad analizzare poemi di celebri scrittori, quando udii una voce: «Posso sedermi qui?».
Mi voltai per capire chi mi stesse ponendo la domanda e incrociai lo sguardo del ragazzo che prima avevo intravisto nell’atrio.
Scacciando quella strana sensazione tra cuore e stomaco, risposi con quanto fiato mi ero rimasto in gola: «S-sì.».
Il ragazzo scrollò le spalle e gettò sotto il banco lo zaino Converse nero, per poi concentrare la sua attenzione all’insegnante, o meglio al suo prosperoso seno.
Quest’ultima, dopo il consueto discorso di benvenuto, espose la sua idea: «Al fine di conoscervi gli uni con gli altri, elaborerete un progetto di coppia…» e, in seguito a un mormorio di disapprovazione generale, aggiunse: «Coppia che verrà scelta da me.».
Aprì quindi il registro iniziando a nominare alcuni cognomi, finchè non sentii pronunciare il mio, Martin, susseguito da un altro a me sconosciuto, Berryman.
«E chi sarebbe Berryman?» Mormorai.
«Io.» Rispose il ragazzo seduto accanto a me, girandosi e facendomi l’occhiolino.
Ecco il destino.


ANGOLO AUTRICE.
Salve!
Pubblico questo secondo capitolo pochi minuti dopo averlo scritto.
Volevo precisare che “ogni riferimento a persone o fatti realmente esistiti è puramente casuale”, quindi non fatevi strane idee leggendo “Martin” e “Berryman”.
Il riferimento ad Harry Potter, invece, è volontario, essendo una potterhead (<3).
Ringrazio chi ha letto/seguito/recensito/ricordato/preferito: RECENSITE!

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Capitolo 3
*** GREEN eyes. ***


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CAPITOLO 3: GREEN EYES (COLDPLAY).

Verde.
Verde è il colore della buccia delle angurie, frutti emblemi dell’estate.
Verde è il colore dei prati tra i quali trascorrevi il tempo libero sferrando calci ad un pallone.
Verde è il colore di tuoi occhi, da tempo chiusi, che prego rivedano presto la luce del sole.


*PRESENTE*
Concluso il primo volume della saga, lo poggiai accanto a te silenziosamente, quasi per non recarti disturbo.
Agguantai il secondo, il cui titolo recitava “Harry Potter e la camera dei segreti”.
Come non creare uno spontaneo collegamento ai nostri di segreti?


*TRE ANNI PRIMA*
Respirai, ispirai, respirai di nuovo e, al terzo tentativo, premetti il dito indice sul tasto del citofono.
Sentii il rumore di passi e la porta di legno massiccio si spalancò, permettendomi di accedere alla lussuosa villa dotata di piscina e campo da calcio.
Una cameriera straniera in divisa da lavoro mi rivolse la parola in un incerto italiano: «Signorino Berrimen essere in sua camera» e mi guidò attraverso diversi corridoi.
Mi depositò infine in prossimità dell’ultima stanza, bussò e, senza altri convenevoli, ritornò a svolgere le sue mansioni.
Indugiando, entrai in quello che si rivelò essere un ampio spazio luminoso arredato con mobili moderni e apparecchi tecnologici di ultima generazione, tra i quali intravidi un Ipad.
Con le spalle rivolte all’ingresso e il capo chino, Berryman era intento a… Era un libro quello che teneva in mano?
Mi schiarii la voce, allo scopo di catturare la sua attenzione, e finsi di non notare il movimento furtivo da lui compiuto per nascondere l’oggetto.
Berryman mi fece allora cenno di raggiungerlo, considerato che ero ancora impalato ad osservarlo come rapito.
«Ciao. Hai avuto difficoltà a trovare la casa?» Chiese con sarcasmo.
«No.» Risposi in maniera secca.
«Quindi… Aspetta, come hai detto di chiamarti?» Domandò cercando di ricordare.
«Non l’ho detto, mi chiamo C-Chris.»
«Io sono G-Guy.» Mi imitò lui, facendo colorare le mie guance di rosso per l’imbarazzo.
«Ah ah ah. Tira fuori i libri che dobbiamo lavorare sul progetto… O hai nascosto anche quelli sotto il cuscino?» Controbattei io tirandogli una frecciatina.
«Mmh…» Esitò Guy, arrossendo a sua volta, colto di sorpresa.
“Colpito e affondato” pensai vittoriosamente e, trasportato dal clima scherzoso, mi gettai sul mio compagno di studio cercando di sollevare il cuscino.
Dovetti però interrompere il mio obiettivo, preso da un attacco di ridarella acuta, a causa del solletico alla pancia inflittomi da Berryman.
Mi ritrovai sopra di lui, occhi blu in occhi verdi, perdendomi in quel color smeraldo disarmante.
Tutto ciò al di fuori di quello sguardo si oscurò e ogni pensiero razionale con esso.
Avvicinai il mio volto al suo, arrivando a sfiorare il suo naso, finchè la vibrazione di un Iphone spezzò l’incanto del momento.


ANGOLO AUTRICE.
Sì, sono tornata. *risata malefica*
Avevo appena scritto un lunghissimo angolo dell'autrice ma EFP me lo ha gentilmente cancellato, con tutto il capitolo, e ora non ricordo quello che avevo scritto (per vostra fortuna)!
Ci tenevo a precisare che le descrizioni dei personaggi (due membri dei coldplay, scelti casualmente tra i quattro) sono strettamente funzionali alla storia e pertanto non realistiche.
La fanfaction avrà una durata di otto capitoli, per non allungare troppo il brodo e per concentrare l'attenzione su pochi momenti specifici.
GRAZIE A CHI LEGGE/SEGUE/RICORDA/PREFERISCE/RECENSISCE: siete voi a spronarmi a continuare.
Se volete contattarmi, il mio account è 
_ChuckeBlair_. xxx

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Capitolo 4
*** PINK. ***


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CAPITOLO 4: PINK (AEROSMITH).

Rosa.
Rosa è il colore dei profumati fiori di ciliegio che annunciano la primavera.
Rosa è il colore dei soffici mashmellow, le tue caramelle preferite.
Rosa era il colore delle tue morbide labbra, ora costrette ad abbeverarsi da un misero tubicino.


*PRESENTE*
Come la volta precedente, sostituii il volume che tenevo in mano con il successivo.
La scritta “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban” campeggiava sul quel capolavoro del genere fantasy.
Ma, se il bacio dei dissennatori prosciuga l’anima del malcapitato, il tuo prosciugò ogni mia speranza.


*TRE ANNI PRIMA*
Da quel giorno, il rapporto tra me e Guy si congelò.
Continuammo, cioè, a vederci per concludere il progetto, ma si trattò esclusivamente di un rapporto forzato, mentre le risate e la vicinanza della prima volta a casa sua non si ripresentarono.
Io, intanto, nonostante l’imbarazzo, mi ripresi spesso a fissarlo e a ripensare a quel momento, in perfetto stile teenager-alla-prima-cotta.
L’equilibrio tra noi, creato da un comune rifiuto ad affrontare la questione, si spezzò una giorno all’ora di pranzo.
Seduto in un tavolo appartato a cibarmi di un disgustoso piatto di pasta scotta, osservavo il continuo viavai di studenti alla ricerca di un posto libero, finchè non sentii una mano picchiettarmi la spalla.
"Qualcuno si degna di rivolgermi la parola?” pensai sbalordito.
Ma il mio stupore aumentò non appena realizzai che quel “qualcuno” fosse Guy.
«C-ciao» Lo salutai, con il solito balbettio, abbandonando la forchetta sul vassoio.
«Ehi, io e la mia ragazza possiamo sederci?» Fece lui, indicando una bionda dai capelli ossigenati, trucco pesante e l’aria da stupida.
“Io e la mia ragazza, io e la mia ragazza, io e la mia ragazza” echeggiò il mio cervello.
«Sì, se c’è abbastanza spazio per le sue tette rifatte.» Approvai, offensivo ed offeso, prima di alzarmi e dirigermi verso il cortile.
Lungo la mia fuga, sentii dei passi inseguirmi.
«Che problema hai?» Iniziò la conversazione Guy, sbattendomi al muro.
«Eh?» Emisi io confuso.
«Ti ho chiesto che CAZZO di problema hai!» Ripetè più forte, urlandomi in faccia.
«Allontanati, o la tua ragazza potrebbe ingelosirsi.» Ribattei a mia volta.
«Sicuro di non essere tu quello geloso, Chris?»
 «Ti ho detto di allontanarti!»
«Altrimenti che fai? Cerchi di nuovo di baciarmi?» Chiese sarcastico, riferendosi al “famoso” pomeriggio.
«Perché, non ci staresti?» Risposi io brutale, inarcando un sopracciglio.
La distanza tra i nostri visi, diminuita durante la conversazione, si annullò quando Guy mi si avvicinò, poggiando le sua labbra al sapore di vaniglia sulle mie.
Quel tenero contatto si trasformò subito in un aggressivo bacio, corredato di lingue che si scontrarono, denti che si sfregarono e scambio di saliva.
Senza dimenticare il respiro affannato e il battito irregolare del mio cuore, che mi affiggevano dall’inizio del dibattito.
Quando ci staccammo, svariati minuti dopo, Guy affermò: «Per me non significa niente, finocchio.»
E, pulendosi la bocca con la manica, ritornò della sua ragazza.

ANGOLO AUTRICE.

Salve!
Ho cercato di aggiornare in poco tempo e questo è il risultato.
Non siete soddisfatti? Beh, vi capisco.
Non sono per niente brava con le scene romantiche, mentre preferisco quelle drammatiche (chi ha letto la mia OS lo saprà bene LoL). e così sembra che a Chris stia per venire un infarto AHAHAH.
GRAZIE A CHI LEGGE/SEGUE/RICORDA/PREFERISCE/RECENSISCE!
P.S. Crediti per il riferimento ai fiori di ciliego a @xdoppelganger (grazie putty :3).
 
ATTENZIONE: Colgo l'occasione per segnalarvi questa storia: 
(x^2+y^2-1)^3-x^2y^3=0.  
                       LEGGETE E RECENSITE, MERITA. <3

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Capitolo 5
*** YELLOW. ***


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CAPITOLO 5: YELLOW (COLDPLAY).

Giallo.
Giallo è il colore del protagonista del tuoi cartone animato preferito, Spongebob.
Giallo era il colore dei granelli di sabbia della spiaggia, deserta ed adatta a una passeggiata romantica.
Giallo era il colore delle stelle quella notte, uniche spettatrici silenziose della nostra storia.


*PRESENTE*
Seguendo quella che oramai si era trasformata in una consuetudine, passai al quarto libro.
Un’altra avventura, un altro titolo: “Harry Potter e il calice di fuoco”, un’altra gara che solo chi perdura può vincere conquistando il premio.
Tu fosti il mio trofeo.

*TRE ANNI PRIMA*
Tristezza, delusione, amarezza: questi furono i sentimenti che esplosero dentro di me dopo quella frase.
Al centro del cortile, fissavo, ancora incredulo per gli avvenimenti verificatesi nei precedenti minuti, il luogo dove fino a poco tempo prima si trovava Guy.
Decine, centinai, migliaia di domande invasero la mia mente, impedendomi di prestare attenzione al suono della campanella indicante la fine della pausa pranzo.
Appena realizzai di dover affrontare di nuovo Guy nella prossima ora, osai qualcosa che non avevo mai fatto in passato: ruotai su me stesso ed uscii, scavalcando il muretto, dalla scuola.

***

Trascorsi i tre giorni successivi rinchiuso nella mia stanza, fingendomi malato ed ignorando le grida di mia madre che mi ordinava di andare a scuola.
Occupai il tempo a riflettere sul bizzarro comportamento di Guy: il ragazzo era intenzionato a dimostrarmi di non provare nulla nei miei confronti e pertanto mi aveva… Baciato?
E, domanda più importante, cosa avevo provato io?
Intanto che cercavo di convincermi che non mi fosse piaciuto, sentii una vibrazione proveniente dal mio cellulare.
Prima di cliccare sulla busta bianca segnalante l’arrivo di un messaggio, guardai l’orologio: era quasi mezzanotte.
Premetti su “1 nuovo messaggio”:

Vediamoci in spiaggia, devo parlarti. -G.

G.? Controllai il numero del mittente in rubrica, corrispondeva a quello di Guy.
 “Non andare.” Rispose il mio orgoglio.
“Vai” Rispose il mio cuore.

Arrivo. -C.

Risposi io.

***

Arrivato in spiaggia, cercai, senza ottenere risultati, la figura di Guy.
Un dubbio rovinò l’euforia del momento; magari si trattava di un altro tentativo, riuscito, del ragazzo di dimostrarmi che io tenevo a lui molto più di quanto lui tenesse a me.
«Ti aspettavo.» Disse una voce alle mie spalle, facendomi avanzare per lo spavento.
«Cosa devi dirmi?» Domandai a mia volta, diretto.
«Camminiamo.» Propose.
Lo affiancai in silenzio, sprofondando di tanto in tanto nella sabbia e godendomi l’ambiente silenzioso fintantoché lui proferì uno “Scusami.” lasciandomi privo di parole.
«L’altra mattina non so cosa mi sia preso.” continuò “O forse, temo di saperlo. Quando hai offeso Jessy, mi sono sentito in dovere di attaccarti, non perché provi qualcosa per lei, ma per difendere la mia reputazione. Non sapevo che fare per dimostrarti la mia eterosessualità, così ti ho baciato, prevedendo di sentirmi sporco. Ma, vedendo il modo in cui mi guardavi, mi sono reso conto di averti ferito e non mi è importato più nulla di quello che avrebbero pensato i miei amici. Allora sono scappato, Chris, sono scappato perché avevo paura che capissi che provavo qualcosa per te…» La sua voce si spezzò.
Intervenni io: «Ma ora sei qui con me, in una spiaggia isolata, lontano dalla gente e dai loro giudizi…».
Stavolta fu lui ad impedirmi di concludere la frase; si avvicinò e mi baciò.
Un bacio diverso dal primo, più delicato, ugualmente intenso ma meno violento, sotto le stelle che continuavano a brillare qualunque cosa facessimo.


ANGOLO AUTRICE.
OMG, è pessimo più del precedente. cwc
Questo è quello che succede quando decido di lasciare che il capitolo abbia un lieto fine.
Ma non temete, recupererò nei prossimi: preparate i fazzoletti. *risata malefica*
GRAZIE A CHI LEGGE/SEGUE/RICORDA/PREFERISCE/RECENSISCE (lasciate una recensione a questo capitolo? anche per dirmi che fa pena LoL).
A presto, ormai siamo quasi a metà! xxx

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Capitolo 6
*** RED. ***


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CAPITOLO 6: RED (TAYLOR SWIFT).

Rosso.
Rosso è il colore dei petali delle rose che vengono regalate durante specifiche ricorrenze.
Rosso è il colore dell’amore, sentimento capace di rendere vivi o morti, ma in ogni caso vulnerabili.
Rosso è il colore del sangue, canale di diffusione della tua malattia, e del nastro che ne è simbolo.


*PRESENTE*
Mi parve di sentire un tuo movimento; speranzoso, osservai il monitor.
Purtroppo, si rivelò l’ennesima illusione, condizionata dalla mia volontà.
Ripresi, allora, a raccontarti “Harry Potter e l’ordine della fenice.”: Harry e i suoi compagni non erano gli unici a possedere una Stanza delle Necessità.


*DUE ANNI PRIMA*
Un anno era passato.
Un anno di litigi per futili motivi.
Un anno di abbracci rappacificatori .
Un anno di baci rubati lontano da occhi indiscreti.
Il giorno del nostro anniversario, mi svegliai con un sorriso impresso sul viso che mantenni per le dodici ore seguenti.
Al tramonto mi feci una lunga doccia rilassante, indossai dei jeans e una maglietta blu e mi spazzolai i capelli cercando di acconciarli con l’ausilio della cera.
Chiunque avrebbe potuto infatti notare che il mio stile nel vestire, prima trascurato e casuale, era divenuto più alla moda, ma nessuno avrebbe immaginato che lo fosse diventato grazie all’influenza di Guy.
Uscii di casa e mi diressi verso la spiaggia, la stessa dell’anno precedente, pregustando un’altra passeggiata in memoria dei vecchi tempi.
Ad attendermi, invece, furono centinaia di candele conficcate nella sabbia in due file verticali al fine di delineare un percorso.
Mi condussero ad un capanno, alquanto malconcio all’esterno, ma mi avventurai all’interno.
Trovai un ambiente accogliente, nel quale punto più illuminato era situato un tavolo improvvisato per due ed apparecchiato  con stoviglie di plastica.
Al centro di questo banco emergeva  una rosa rossa contenuta in un vaso di vetro.
Stupito, corsi verso Guy che osservava compiaciuto la scena, gli saltai addosso e gli stampai un bacio sulle bocca.
«Aww, ciao Chris.» Rispose lui al mio saluto, ricambiando la manifestazione di affetto.
Trascorremmo la serata a cibarci di pizza d’asporto («Il caviale non può competere con la margherita!» Fu la sua giustificazione) e a bere birra direttamente dalla bottiglia, imboccandoci a vicenda e condendo il tutto con risate abbondanti.
Per concludere la cena Guy tirò fuori un piccolo cupcake decorato con glassa rossa in una forma che ricordava vagamente un cuore.
«L’ho preparato io.» Mi spiegò orgoglioso, offrendomelo e concludendo di riordinare.
In quel momento, non potei resistergli e lo baciai.
Il bacio si trasformò in qualcosa di più, perchè le sue dita intrecciate tra i mie capelli, scesero ad accarezzarmi il collo e poi a sfilarmi la maglietta.
Lo imitai, tremando, con mani inesperte, mentre le sue mani si accingevano a slacciare il bottone dei miei pantaloni, quando sentimmo un rumore.
Pochi secondi più tardi, la malridotta porta di legno si spalancò e fecero il loro ingresso due individui avvinghiati tra loro.
Ci ricomponemmo in fretta, appena in tempo per accorgerci che si trattava di una coppia della nostra scuola.
Il ragazzo, John si chiamava, si accorse della nostra presenza e interruppe ciò che era intento a fare con la sua fidanzata; ci scrutò e chiese a Guy: «Amico, non pensavo di trovarti qui con questo sfigato. Come vi divertivate?».
Il pallido ragazzo al mio fianco rispose: «Non è come pensi! Posso spiegarti! Noi…».
John lo interruppe: «Non occorre che ce lo spieghi, ho capito tutto. Voi stavate…».
«Stavamo?» Deglutì Guy, preparandosi a sentire la verità.
«Stavate bevendo senza avermi invitato!» Finì la frase indicando le bottiglie di birra vuote sul pavimento.
«Ahah,  è proprio così.» Ridacchiò il ragazzo dagli occhi verdi, tirando un sospiro di sollievo.
John uscì di scena, facendogli l’occhiolino, e trascinando la sua bruna al seguito.
Guy aveva sprecato un’occasione perfetta per fare il tanto temuto coming out: si ostinava a tenere la nostra relazione segreta, a costringermi a vederci di nascosto, a non rivelare la sua omosessualità né ai suoi familiari né ai suoi amici.
«Ti vergogni di me?» Trovai il coraggio di domandargli.
«No! E’ che…»
«Che?» Lo incalzai io.
«Che mi prenderebbero in giro.» Sputò fuori lui.
«Allora ho ragione: ti vergogni di me.» Tirai le somme io.
«No, non pensarlo neanche. Va bene, domani lo dirò a tutti. Ma tu mi starai accanto?» Si arrese finalmente, in seguito all’innumerevole discussione riguardante quell’argomento.
Per assentire, mi avvicinai e gli chiesi ammiccando: «Dove eravamo rimasti?»
Will sorrise malizioso, riprendendo quella che sarebbe stata la nostra prima volta.
«Ti amo.» Ansimai, mentre entrava dentro di me.
«Ti amo anch’io e ti amerò per sempre.» Ansimò di risposta, dando un ultimo strattone.
Anche i “per sempre” hanno una fine.

ANGOLO AUTRICE.
Nuovo capitolo!
Invece di annoiarvi con le mie cretinate, volevo proporvi una cosa: avrete notato che nell'introduzione c'è un indizio (o meglio due) sulla malattia di Guy; chi la indovina, specificando perchè pensa sia quella, avrà come premio una settimana di pubblicità alla propria fanfiction su Twitter (o qualcunque cosa che è nelle mie possibilità).
RECENSITE e fate le vostre supposizioni. ;) 

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Capitolo 7
*** VIOLET hill. ***


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CAPITOLO 7: VIOLET HILL (COLDPLAY).

Viola.
Viola era il colore della sciarpa che indossavo quel giorno e che indosso ancora oggi.
Viola è il colore della lavanda, l’aroma impresso tra i tuoi vestiti e la tua pelle.
Viola è l’ultimo colore del mio tatuaggio, inciso a vita sul mio corpo.


*PRESENTE*
E’ il turno del sesto libro: “Harry Potter e il principe mezzosangue”.
Gli anni procedono e non solo per Harry, Hermione e Ron.
E con loro, i ricordi di tempi felici lasciano spazio ad altri meno gioiosi.


*UN ANNO PRIMA*
Corsi per chilometri, con l’obiettivo di recarmi più lontano possibile dalle altre persone.
Il mio percorso fu ostacolato più volte da alberi spogli e i miei piedi produssero vari scricchiolii di foglie secche, finchè il fiato corto e una fitta al fianco mi costrinsero a fermarmi.
Durante quell’inesorabile fuga, brandelli di avvenimenti risalenti a pochi minuti prima riaffiorarono nella mia mente.
«Chris, devo dirti una cosa.»
«Forse sarebbe il caso di prenderci una pausa.»
«Rispondimi, possiamo restare amici, vuoi?»
Ricominciai a correre, più veloce di prima, nella speranza che lo sforzo fisico cancellasse quei flashback.
Mi guardai attorno, realizzando di trovarmi in cima ad una collina.
Intravidi una caverna scavata in una roccia; sarebbe stato un rifugio ospitale per chiarirmi le idee.
Ricapitolai la situazione: Will mi aveva chiesto un appuntamento per discutere di qualcosa, mi aveva proposto una pausa e quando, giustamente, ero rimasto pietrificato dall’idea, mi aveva suggerito per compassione di istaurare un rapporto di amicizia.
Cercai di collegare, servendomi del briciolo di lucidità che mi era rimasto, le ultime volte in cui avevo visto Guy in compagnia di un altro individuo, maschio o femmina che fosse.
Smisi di scervellarmi e realizzai che non aveva importanza “CHI”, ma “COSA”.
Uno dei miei peggior incubi si era avverato: il ragazzo che amavo e che aveva ammesso di provare lo stesso per me (sempre che non avesse mentito), mi aveva scaricato.
Sfiorai involontariamente il mio petto e sussultai, a causa del tatuaggio tramite cui avevo da alcuni giorni scalfito il nome di Guy al centro di una bandiera a sei strisce per identificarmi come gay.
Avevo compiuto questo gesto nell’illusione di dimostrare a lui il sostegno necessario a fare il coming out come da sua promessa risalente all’anno precedente.
Sentii crescere uno stimolo a compiere qualche cosa di diverso, di insolito, di proibito: fumare una sigaretta, sniffare della droga, ubriacarmi fino a vomitare tutto l’angoscia intrappolata dentro di me.
Repressi a fatica questi impulsi e la mia sofferenza echeggiò sotto forma di grido, che ruppe la quiete del luogo.
Continuai però a sentirmi soppresso da quel dolore che si impossessava del mio fisico e della mia mente, bloccandomi.
Il mio sguardo cadde sulla sciarpa, viola e di soffice lana, che mi cingeva il collo da quando Guy me l’aveva regalata affinché non prendessi freddo.
Dove era finito quel senso di protezione nei miei confronti?
La sciapa pareva stringersi, impedendomi di respirare e strangolandomi; me la tolsi e con essa qualcosa di umido cadde sul terreno arido.
Era una lacrima.


ANGOLO AUTRICE.
UN CAPITOLO DEPRESSO. *w*
Non si capisce molto sul motivo per cui si siano lasciati, ma... *rullo di tamburi*
IL PROSSIMO SARA' L'ULTIMO CAPITOLO!
Là si capirò tutto, non preoccupatevi: spero vi piacerà (o forse no MUAHAHAH).
Ad ogni modo, vi raccomando di non mancare all'ultimo aggiornamento.
GRAZIE PER LE RECENSIONI; vi ricordo di aggiungere alle seguite/prefetrite/ricordate/dovecavolovolete (se già non lo fate). ;)
Comunque, la vincitrice dell'"indovinello" dello scorso capitolo è... _ljamslaugh! *coriandoli* 
E anche Kristal Siderglace ha indovinato (ma tu sei la mia autrice preferita e la pubblicità te la faccio lo stesso. ù.ù)!

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Capitolo 8
*** Back in BLACK. ***


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CAPITOLO 8: BACK IN BLACK (AC/DC).

Nero.
Nero è il colore dei gatti evitati dai superstiziosi e nero è il colore indicante il lutto.
Nero è il colore formato dalla miscela degli altri pigmenti, ma anche dall’assenza del colore stesso.
Nero è il colore della cenere scarto dalle sigarette, nero è il colore dell’inchiostro con cui sto scrivendo le mie memorie, nero è il colore associato alla morte che ti sta trascinando nel buio.


*PRESENTE*
“Harry Potter e i doni della morte”: è questo il titolo del settimo ed ultimo volume della saga.
Girando una pagina, mi soffermo ad osservare il letto vicino al tuo.
Le lenzuola non sono spiegate, segno che nessuno è costretto ad usufruirne; sul cuscino è, invece, deposta una solitaria rosa nera.
Sono stato io a poggiarvela, in ricordo di Adele, una ragazza carina, occhi da cerbiatto, capelli setosi e fisico ossuto, che nasconde una storia di droga divisa con sconosciuti.
“Nascondeva” mi correggo mentalmente; a volte dimentico che da una settimana non è più tra noi.
Probabilmente avrei dovuto disprezzarla, essendo lei la persona che hai preferito a me.
Non nego che a volte mi chiedo se, piuttosto, la tua decisione non prescinda da Adele: lei era una ragazza, tu un ragazzo, insieme costituivate una coppia “normale”.
E così non posso non supporre che tu alla fine tu abbai assunto la consapevolezza che non saresti riuscito a sopportare altre pressioni da parte mia per confessare l a tua omosessualità, a sostenere la successiva delusione dei tuoi genitori, a ribattere alle inevitabili battute dei tuoi amici; e, quindi, che tu abbia preferito imprigionare il tuo amore per me e darlo a lei.
Quello di cui non eri consapevole è, però, che le soluzioni facili non sempre sono quelle più giuste o vantaggiose e che quella forza soprannaturale, comunemente identificata con il nome di “destino”, si rivela sotto varie spoglie.
Il destino per Adele, e ora anche per te, ha il nome di una malattia: “AIDS”, acronimo di "Acquired Immune Deficiency Syndrome".

La vita è una continua lotta, ma se tu hai deciso di smettere di lottare per noi, io non ho mai smesso di combattere in silenzio, lasciandoti prendere le tue decisioni, fino al momento in cui rancori, orgoglio, stupidi complessi mentali hanno fatto di nuovo spazio all’amore, che mi ha portato a starti accanto indipendentemente dalla possibilità del contagio.
Forse è proprio questo la vita: dare, non ricevere, amare, soffrire ma continuare a dare.
Riprendo la lettura, incappando sul momento più commovente: «[...] e gli occhi di Fred li fissavano senza vederli, lo spettro dell'ultima risata ancora impresso sul volto...».
Un suono stridulo, proveniente da uno dei macchinari a cui ti hanno collegato, copre le mie parole, mentre infermieri e medici sommergono la stanza, incuranti della mia presenza.
Prendono il defibrillatore, lo adagiano tra i peli neri del petto, simili a quello dei tuo capelli che adoravo scompigliare per sentirti sbuffare.
Il tuo cuore ricomincia subito a battere.
Tre battiti.
Due battiti.
Un battito.
Silenzio.

ANGOLO AUTRICE.
AND THIS IS THE END!
Spero di non aver rovinato la storia, perchè ero indecisa tra due o tre finali possibili e alla fine ho scelto quello sovrastante. :D
Ma non temete, EFP continuerà ad essere intasato di miei ca***te, infatti ho intenzione di riprendere 
Plus (cliccateci u.u) e di iniziarne altre due.
Non sono brava con i ringraziamenti ma li invierò a coloro che hanno partecipato anche soltanto con un’unica recensione; intanto GRAZIE A TUTTI quelli che hanno anche soltanto aperto e chiuso dopo il primo rigo.
A presto. *si soffia il naso in stile Hagrid*

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