Seven Songs

di sophyakarenina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Track 1 - The Red Dress [00.01] ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Ho sempre creduto di poter avere tutto il tempo del mondo per prendere quella decisione.

Che non c’era alcun bisogno di affrettare le cose: in fondo, stavamo bene anche così. Io e te.
Sono stati tanti i motivi per cui non ho saputo decidermi prima, troppi perché potessi chiudere gli occhi e fare finta che non fosse mai accaduto nulla tra di noi, così da potermi sentire felice.
Non ho potuto farlo, sebbene fossi consapevole che la mia vita fosse legata a te in modi che non so spiegare neppure oggi.

Oggi che mi ritrovo da sola. Senza potermi aggrappare nemmeno al pensiero che in ogni momento tu ci sei, da qualche parte, anche se non con me e vivi la tua vita facendo successo.
Sono qui davanti a te oggi, davanti a ciò che resta di te. E mi sento stupida a parlarti così, perché non è come quando ci dicevamo tutto quello che ci passava per la testa in quella vasca da bagno. Avevo bisogno di prendermi un momento e trovare il coraggio di venire, lo sai che è la prima volta. E ora mi sento a disagio.

Secondo Yasu era troppo presto per venire qui, forse credeva che fosse troppo presto per me per accettare la realtà. E probabilmente non si sbaglia.

Faccio ancora fatica a rendermene conto: fai talmente parte di me da dimenticare che sei diventato solo un ricordo.
Tutto questo non ti rende giustizia. Eri così giovane e meritavi di più. Meritavamo di più.
Il profumo dei fiori recisi che ti circondano è quasi nauseante, non immagini neppure quanti fans abbiano portato mazzi di fiori, peluche, biglietti e lettere solo per te.

A confronto mi sento quasi inadeguata ad averti portato soltanto un fiore, il tuo fiore. Quello che ho tatuato sul braccio, come la tua presenza.
E’ come se ti indossassi. Come se tu avessi lasciato la tua pelle sulla mia, il tuo odore. Tutto.
Vorrei che mi dicessi come fare per sopravvivere a tutto questo, perché purtroppo so che sopravvivrò. Ma non puoi, lontano come sei anche se urlassi, non potrei sentirti.

Dovrò riuscirci senza il tuo aiuto.
Uno dei motivi che mi hanno spinto qui è questo pacchetto, l’ultima cosa che è rimasta di te in quell’auto, insieme alla tua chitarra. Me la sono fatta restituire, credo che la regalerò a Nobu e so che ne saresti contento. Ma, questo pacchetto, il tuo ultimo pensiero per me, non ho ancora avuto il coraggio di aprirlo.
Voglio farlo ora, adesso che siamo soli. Ora che posso permettermi di piangere senza che tutti corrano al mio fianco cercando di consolarmi.

L’unica persona che saprebbe cosa fare ora non c’è più.
Ecco. E’ aperto. Un cd senza etichetta ed una lettera.


Nana sai che non sono mai stato bravo a trovare le parole giuste, quelle che avresti voluto sentire nel momento adatto. Sono solo un musicista e il massimo che posso fare è scrivere canzoni. E’ per questo motivo che per il tuo compleanno ho scritto per te sette tracce musicali, per cercare di raccontarti quello che sento, per dirti quello che sei per me e per farti sapere che sarai per sempre la mia Nana.
Tanti auguri!
Ren.

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Capitolo 2
*** Track 1 - The Red Dress [00.01] ***


Track 1
The Red Dress.


[00.01]

Bianco. Ancora un giorno intrappolato in questa rete invisibile di cristalli di neve. Sottili come spilli, freddi come la morte.

Avrei dovuto immaginarlo, comunque. La neve non sarebbe sparita dalla mia vita, soltanto perché quella vecchia se n'è andata.
Sarebbe stato troppo facile, troppo comodo. E la vita non è mai comoda per chi nemmeno meritava di venir al mondo.
Eppure, inzio a sentirmi stanca dei miei stessi pensieri; pensieri che non riescono più a farmi compagnia come una volta.

Dovrei essere triste, ma non lo sono. Forse, potrei addirittura sentirmi sollevata al pensiero di essere finalmente libera, tuttavia,
questa ha l'aria di essere una libertà per la quale sono del tutto impreparata. Del resto, non sono mai stata il tipo di persona capace di gioire della
sofferenza degli altri, perché non sono mai neppure riuscita a capire la mia di sofferenza: il perché fossi costretta ogni santo giorno della mia vita a
sopportare ogni cosa, facendo finta di non sentire nulla, di non provare emozioni, proprio come la bambola che non ho mai avuto.
Quale avrebbe potuto essere il senso di un atteggiamento del genere?

E, ciònonostante, c'è ancora qualcuno che crede di conoscermi senza nemmeno avermi mai neppure rivolto direttamente la parola.
Persone che si permettono di dire e di pensare che sono un'essere orribile, una ragazza meschina che non ha mai saputo apprezzare
i sacrifici di sua nonna nel crescerla, nel darle un tetto sotto cui stare e un piatto caldo da mangiare in tutti questi lunghi anni.
Eppure, si sono mai soffermati a pensare quale potesse essere il prezzo che ho dovuto pagare per tanta cortesia?
A come possa essere dannatamente facile puntare il dito, senza sapere veramente come stanno le cose?

Sono stanca di scappare dal mondo, perché è un mondo che non mi accetta. Che non mi capisce. Che mi emargina.
E io non sapevo più che farmene di questo posto, di questa vita. Un tempo, avrei solo voluto che qualcuno mi prendesse per come sono,
che mi volesse bene veramente, per una volta. Avrei dato qualsiasi cosa per essere un qualcosa di davvero importante.
Poi è arrivato lui. E tutto improvvisamente è cambiato.

E' stata l'unica persona che non si è fermata alla superficie. Non gli è bastato soppesarmi con lo sguardo nel corridoio del liceo per
capire chi è davvero Nana Osaki. Voleva di più da me e lo voleva al punto da rendersi assurdamente petulante.
Inizialmente, credevo di odiarlo. Di odiare ogni persona che provasse a tendere una mano nella mia direzione. Mi dicevo che non aveva bisogno
di nessuno per essere felice e che i desideri di un tempo erano ormai scomparsi, svaniti il giorno in cui mi ritrovai sola, con le dita attorcigliate al niente.

Mai più. Mi ero detta. Nessuno avrebbe più avuto occasione di ferirmi, di toccarmi dentro. E l'unica soluzione plausibile che avevo trovato era
stata quella di trincerarmi in un mondo tutto mio, fatto di neve e di giornate passate a lavorare.
A non dare peso alle dicerie, a non lasciarmi trascinare giù.

Ma lui, lui è stato molto più in gamba di me. Ha avuto la tenacia e la pazienza di farsi avanti a poco a poco, come si fa con i passerotti impauriti ed indeboliti dall'inverno. Gettando piccole briciole, conquistando la fiducia giorno dopo giorno, fino a quando il passerotto non decide di mangiare direttamente dal palmo della mano. E allora lo hai fatto tuo per sempre. Questo è stato per me Nobu.
Quando pensava che non lo sapessi o che non potessi vederlo, mi difendeva a spada tratta, scongiurando tutte quelle bugie che giravano sul mio conto.
E pensare che non sapevo neppure il suo nome, quando aveva inziato a difendermi.

Ricordo che allungava di almeno un chilometro il percorso per arrivare al liceo, pur di incontrarmi a metà strada, rivolgermi quel suo sorriso così puro ed ingenuo da sembrare ridicolo, e salutarmi allgramente urlando e correndomi incontro come un bambino.
Il più delle volte lo ignoravo, facendo finta che non esistesse affatto, ma lui non perdeva mai la speranza. Il giorno dopo era sempre lì con il suo sorriso.

Nobu è stato il primo ad avermi salvato. Ad avermi aperto le porte di un mondo che sarebbe diventato il mio mondo.



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