Eppure sentire nei fiori tra l'asfalto...

di LikeBlueSky_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove sei? ***
Capitolo 2: *** Trovata! ***
Capitolo 3: *** Bentornato! ***
Capitolo 4: *** Ho non una, ma due belle notizie! ***
Capitolo 5: *** Vigata ***
Capitolo 6: *** ... Sorpresa? ***



Capitolo 1
*** Dove sei? ***


"Pronto?"
"Pronto? Parlo con Salvo Montalbano?"
"Si, sono io... Lei chi è?"

"Sono Enrica De Amicis, un'assistente sociale... Mi hanno dato il triste compito di darle due informazioni... Per le quali dovrebbe tornare immediatamente a Vigata."
"Cosa è successo?"
"Stanotte sono stati uccisi suo fratello Salvatore e la moglie Elisabetta."
"Sta scherzando, vero? Non è divertente."
"Una strage mafiosa signore. Un vero disastro.
"
Salvo stette un minuto zitto al telefono. Salvatore era morto? Salvatore, con la sua Elisabetta?
No. Non era possibile.
"Oh mio Dio.", realizzò il giovane, "e, e mia nipote? Non ditemi che è rimasta coinvolta anche lei. Vi prego. Diventerei un uomo morto. Ditemi che Giulia è viva."
"Giulia è viva... Ma l'hanno rapita. Non sappiamo cosa fare."
"Torno a Vigata entrò questo pomeriggio."

Salvo chiuse di scatto la chiamata.

Ore 17.
Montalbano arrivò alle 17 spaccate nel suo paese natio.
"Lei è il signor Montalbano?", chiese il commissario di polizia.
"Sono io."
"Mi dispiace tantissimo per la sua perdita. Li conoscevo, erano delle bravissime persone."
, continuò il commissario stringendogli la mano.
"Perchè è successo, allora?"
"Non la seguo."
"Se erano delle bravissime persone, perchè li hanno uccisi?"
"Una strage organizzata dalla mafia spesso non può essere spiegata..."
"Ha perfettamente ragione..."
"Comunque... Dobbiamo... Mi scusi, serve il riconoscimento dei cadaveri. I genitori dei due deceduti non sanno ancora dell'accaduto. Aspettiamo di ritrovare almeno la bambina."
"Lo faccio io."

Entrarono in un enorme sala, al centro dei quali c'erano due tavoli da autopsia. Scoprirono il primo, e svelarono il volto di Elisabetta. Salvo guardò un'ultima volta le lentiggini sul suo viso, i capelli rossicci e mossi, passandole una carezza su di essi.
"È lei.", disse piano, come a non volerla svegliare.
Scoprirono quindi il secondo tavolo: apparirono i capelli color dell'oro di suo fratello, Salvatore.
"È lui.", disse con un groppo alla gola il giovane, accarezzando un po' anche il viso del ragazzo, che aveva avuto un ruolo importantissimo nella sua vita.
Le forme della faccia erano identiche a quelle di Giulia, e fu quel ricordo immediato che forse dissuase Salvo dal piangere.
"Dite che la troveranno?"
"Chi?"
"Mia nipote. La loro bambina. Giulia era uguale a mio fratello sa?"
"Ne sono certo. La troveranno."
"Spero prima che io trovi quei bastardi."

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Capitolo 2
*** Trovata! ***


25 luglio 1978

Ore 06:00

Salvo fu svegliato improvvisamente da un suono, che non recepì subito, ma che poi ricollegò al telefono accanto al suo letto.
Da quando era tornato a Vigata per l'uccisione del fratello e di Elisabetta, e per il rapimento di Giulia, si era deciso ad affittare una stanza.
Da suo padre non ci era voluto andare, sia perché non voleva scoprisse di quanto era successo prima di ritrovare sua nipote, sia perché non voleva rivederlo.
Non voleva sapesse della sua presenza, voleva solo essere lasciato in pace, senza dover pensare alle scuse che ormai il vecchio uomo gli rivolgeva tutte le volte che riusciva a parlargli.
Così Salvo, svegliatosi un pochino, rispose: "... Pronto?"
"Signor Montalbano?"
"Si?"
"Chiamo per conto del commissario Arena. Ci sono..."
"L'avete trovata?"

Salvo non lasciò al suo interlocutore il tempo di finire la frase. Era troppo in apprensione per la nipote.
"Si signore. È stata presa e portata da noi da una ragazza che l'ha trovata da sola in una strada fuori città."
"Vengo immediatamente"
, riattaccò quello, alzandosi di scatto.
Era viva. Giulia era viva, viva davvero!

Ore 06:15

Salvo arrivò alla stazione di polizia in un batter d'occhio. Era troppo emozionato per prendersela con calma.
Fu accolto dal commissario in persona: "Montalbano, venga, sua nipote è stata accompagnata in ospedale per gli accertamenti."
Lo fece salire in macchina e si avviarono insieme.
"Ha qualche idea sul perché della morte di mio fratello, sua moglie... Insomma, di tutto questo?"
Il commissario sospirò: "Salvatore era uno dei miei migliori agenti. E non lo dico per scherzo. Mi fidavo veramente molto di lui. Gli ho sempre affidato tantissime azioni antimafia. Forse troppe..."
"Ma perché anche Betta?"
"Betta è morta prima di lui..."
"Continuo a non capire!"
"Lo hanno voluto far soffrire. Privandolo della cosa a cui lui più teneva al mondo."

Salvo ammutolì.
Riflettè su quanto fossero crudeli e spietati gli assassini di Salvatore, che probabilmente avevano provato ad uccidere Giulia insieme a Betta. A quel pensiero rabbrividì.
"Vieni, Salvo, da questa parte...", lo incoraggiò infine l'uomo, quasi a voler chiudere quel discorso che doveva fargli molto male.
Salvo seguì il consiglio, per poi ritrovarsi in una saletta e un vetro davanti a sè. Al di là di esso vide finalmente la luce: Giulia.
"Come sta???"
"È ferita, un po' dappertutto, ma non è sotto shock e nemmeno da cenno di aver subito traumi psicologici. È davvero forte quella piccoletta. E non perché è troppo piccola per ricordare o capire, ma è molto coraggiosa e intelligente.", sorrise l'infermiere che stava davanti alla porticina di ingresso, pronto a farlo entrare.
"Come lo zio.", sorrise a sua volta il commissario, "se vuoi vederla puoi fare."
Salvo ringraziò ed entrò nella stanza.
Sua nipote era stesa nel letto, concentratissima su una lettura.
Il ragazzo sorrise: le aveva trasmesso lui la passione per i libri, a imparare a leggere ci aveva pensato da sola, a tre anni.
"Ehi?"
Giulia alzò quasi scocciata la testa dalle pagine. Si scostò i capelli dalla faccia, liberando così la visuale ai suoi enigmatici occhi, verdi all'interno, marroni all'esterno.
Dopo qualche secondo focalizzò che non era entrato nella stanza un rompiscatole come quelli che erano passati a farle visita, bensì suo zio.
"Zio Salvooooooooo!", lasciò andare il libro e tese le mani verso di lui.
Salvo la abbracciò piano, baciandole la testa, "Giulia, amore mio...", piangeva.
"Perché piangi?"
"Piango perché sono felice che tu stia bene tesoro. Cosa ti hanno fatto? Cosa è successo?"
"Avevano tante di quelle cose che teneva anche papà, e me le mettevano accussì, erano cattivi! "
"Cosa hanno fatto poi?"
"Mi hanno fatto la bua!"
"Tanta tanta?"
"Si!! Qui!"
, Giulia indicò allo zio il punto esatto, nella pancia, dove i dottori avevano indicato una costola rotta e un ematoma.
"Poi cosa è successo?"
"Me ne scappai."
"Come?"
"Quello brutto e grasso mi aveva messo qui un coltello", la bimba si indicò il collo, "perché lo avevo fatto arrabbiare, eravamo soli, e io gliel'ho girato contro... Non so perché, ma cascò  e non si rialzava, allora me ne scappai via via via, lontano!!"

Salvo guardò stupefatto la nipote, e non poté fare a meno di piangere di nuovo.
"E adesso perché piangi?"
"Perché sei viva e sei qui con me. E anche mamma e papà sono contenti."
, le sorrise quello dolcemente.
"Dici che mamma e papà mi vedono??"
"Certo pulce."
"Ma non ci sono più..."
"Non è vero. Loro sono qui."
, Salvo indicò delicatamente con l'indice il suo cuore, "e ci saranno sempre."
"Ti voglio bene zio!"
"Anche io, topo. Tanto..."



Premetto che conosco poche parole di siciliano, e mi dispiace dover scrivere in italiano corretto, che rende poco.
Grazie a chi ha letto, a chi recensirà, e a chi avrà voglia di darmi spunti. :)

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Capitolo 3
*** Bentornato! ***


Vigata, 6 settembre 1982

"Adelina! Adelina! Adelina! Adelina! Adelinaadelinaadelinaadelinaadelinaadelinaadelinaadelinaadelinaadelinaadeli..." "Bambina mia, per l'amore del cielo, che hai? Sono... Le 7 di mattina! Che ci fai già sveglia?", la donna ancora assonnata e non esattamente presente mentalmente guardò la sua sveglia a fatica.
"Dobbiamo andare a prendere lo zio. Arriva con il pullman. ANDIAMOOOO?"
"Giulia, tuo zio arriva alle 12... Non credi sia un po' presto per andarlo ad aspettare?"
"E se arrivasse prima?!? Dai alziamoci suuuuuuuuu"

Adelina sospirò, mentre cercava di mettere a fuoco la faccia di lei, contornata da una massa ancora struffata di capelli castani, dalle sfumature ramate derivate dal forte sole estivo siciliano.
"Riposati, ti dico. Ti giuro che ci svegliamo per le 10 e saremo puntualissime. Ti faccio anche mettere quei pantaloni orribili che adori tanto. Basta che dormi."
"GRAZIEEEEEE ADELINAAAAAA TI VOGLIO TANTO TANTO BENEEEEEEE"
, la bimba schioccò un bacio nella guancia alla donna, per poi tornarsene da dove era venuta.
La vittima della sua vitalità sospirò di nuovo, mentre si coricava nuovamente sotto le lenzuola.
"Meno male che arriva 'sto zio Salvo."

Ore 12

Salvo viene risvegliato da un forte scossone.
Il pullman doveva essersi fermato, stavolta definitivamente.
Ed era così: guardando fuori dal finestrino egli riconobbe subito le sagome familiari della piazza del paese.
Ebbe tutto il tempo del mondo: si stiracchiò, scese, scaricò il suo bagaglio e si guardò intorno.
Sicuramente sua nipote era nei paraggi ad aspettarlo.
Infatti, non si fece attendere: vide una minuscola figura saltargli addosso e dire:
"Zio Salvooooooooooooooooo, auguri zio, ti voglio tantissimissimissimo bene zio!!"
Salvo sorrise dolcemente a quel contatto, la strinse forte a sè e le baciò la fronte.
Le era mancata da morire.
"Buongiorno principessa! Come stai?"
"Adesso moooooolto bene! Daidaidai zio, andiamo!!"
, lo trascinò Giulia.
"Agli ordini capo!", la prese in braccio quello, tirandosi dietro la valigia.
"Adelina!! Guarda, è arrivato!!"
"Giulia! Poverino, deve portare te e la valigia! Scendi almeno no?"
"Tranquilla, non è così pesante.. Andiamo?"
"Se lo dici tu, Salvo.. Comunque ben tornato!"
"Il tuo bentornato deve equivalere ad uno dei tuoi manicaretti!"
, gli fece la linguaccia lui.
"Non avevo dubbi!"

Montalbano si fermò a casa di Adelina.
Dopo quei maledetti giorni, dal rapimento di Giulia e l'omicidio di Salvatore e Elisabetta, se ne era dovuto andare e aveva dovuto lasciare lì sua nipote.
Aveva preferito fare in quel modo: secondo lo psicologo Giulia non aveva subito traumi infantili, ma era come se una parte del suo inconscio avesse assorbito quella botta tremenda di essere divenuta orfana.
Lasciarla a Vigata gli parve la cosa più sensata: la vita della bambina era sempre stata lì, non poteva portarla da una parte all'altra privandola di un punto fisso, non dopo tutto quello che aveva passato, non a 7 anni, quanti ne aveva allora.
A distanza di ben 4 anni da quei momenti, aveva deciso che quando sarebbe stata più grande avrebbe deciso da sola dove stare.
Era matura, e ogni scelta che avrebbe fatto sarebbe stata sempre la migliore.
"Allora, zio, ti è piaciuto il pranzo?"
La bimba risvegliò Salvo dai suoi pensieri.
"Sì, certo!"
"Guarda, adesso io e Adelina ti portiamo una cosa..."

Dopo pochi secondi Salvo vide le luci spegnersi.
Gli veniva incontro una fiammella, e in coretto le due femmine cantavano "Tanti Auguri"
Quello rise: "Ma voi siete matte!"
"Ci tengo a precisare che l'ha fatta pure lei!"
, disse orgogliosa Adelina.
"Ah si?! Ma che brave!"
"Dai zio, spengi la candelina!"
"Vieni che la spengiamo insieme"
, gli disse quello, prendendola in braccio, "Al mio tre... Uno, due, tre!"
Soffiarono sulla fiammella, che segnava il compimento dei 32 anni dell'uomo.
Adelina applaudì entusiasta.
"Lo hai espresso il desiderio?!", quasi lo minacciò la bambina.
"Certo! Però non si dice!"
"Bravo!"
"Prenditi questo pezzo dai"
, fece lui passandole il primo pezzetto.
"Il primo pezzo è sempre del festeggiato!"
"Ohi, giusto!"
"Non ti ho insegnato proprio niente!!!"
, finì Giulia quasi sconcertata, mentre si lanciava sul secondo pezzo di torta tagliatole da Adelina.


A breve il 4° capitolo :)

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Capitolo 4
*** Ho non una, ma due belle notizie! ***


23 gennaio 1985

Si sentì un forte squillo di telefono tra le mura bianche di casa Cirrinciò.
Adelina stava lavando i piatti, ed era decisamente lontana, quindi urlò:
"GIULIA! VAI A RISPONDERE TU PER FAVORE?"
La ragazza non rispose al richiamo, e il telefono non cessava di suonare.
"GIULIA!"
"Mammà, ti ricordi che se ne è uscita si? Te lo venne a dire pure!"
"Tu rispondi e sta zitto!"
"Pronto?", alzò frettolosamente la cornetta il figlio della domestica.
Il ragazzo rimase in silenzio per due minuti buoni, tanto che la madre chiese:
"Beh? Chi ci sta?"
Quello non la calcolò minimamente: "Sono contento! Giulia comunque non è in casa, è uscita.
... Eeeeeh, Salvo, se ne potrà uscire ogni tanto! ... Ma sì, sì, sta benissimo.
... Certo, a scuola va benissimo. Ma adesso spiegami una cosa... Perchè chiamasti?
... Ah, sì, sì, te la faccio venire. Buona giornata!"
, finì, per poi affacciarsi alla
cucina: "Mammà, Salvo è. Ti vuole parlare, dice che è urgente", le disse, passandole la
cornetta.
Quella sbuffò: "Proprio mo che stavo pulendo... Fai una cosa tu, finisci di lavare i piatti!"
"IO sto uscendo! Non ci penso proprio!"
, fece quello quasi correndo verso la porta.
"CORNUTU!", urlò quella tirandogli la spugna, che andò però a sbattere contro l'ingresso
ormai già richiuso.
Adelina mise il telefono vicino alla bocca: "Spero che sia importante."
"Lo è. Ti ricordi di quella famosa promozione che volevano darmi qua a Mascalippa?"
"Si si"
"Beh, sono ufficialmente un commissario di polizia!"
, esclamò l'uomo.
"Oh, Salvo, è una notizia splendida! Sono davvero contentissima!"
"E c'è di più, cara..."
"Cosa?"

"Mi è stato offerto il posto... Al commissariato di VIGATA!", scandì bene l'ultima parola
Salvo.
"... MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII' E' UNA NOTIZIA BELLISSIMA! Quando te ne vieni qua?!"
"Presto, penso dopodomani, il tempo di sistemare le ultime cose... Senti, adesso devo
scappare, quando quella sciagurata di mia nipote se ne torna a casa le dici di chiamarmi?"
"Certamente... Ci sentiamo presto Commissà!"
, salutò Adelina.
"A presto", finì Salvo riattaccando.
Due belle notizie la stessa giornata, cosa voleva di più?
Niente. Forse solo rivedere Mery, e riabbracciare Giulia. Forse più la seconda.


Ore 20
"Sono tornata!"
Giulia rimise le chiavi in borsa, mentre chiudeva dietro di sè la porta.
"Mi spieghi dove sei stata finora?", Adelina aveva le braccia conserti.
"Sono stata in giro", rispose semplicemente quella.
"Chiama immediatamente tuo zio, gli ho detto che lo avresti fatto appena tornata, ma non
credevo saresti tornata ora..."
"Lo faccio, lo faccio..."
, assentì digitando il numero.
Lo zio rispose dopo 2 squilli: "Pronto?!"
"Seeeeeeeeraaaa"
"Avresti potuto tornare un po' prima non credi?"
"Cosa ne sai che sono tornata ora?"
"Ti conosco troppo bene bimba. Come stai?"
"Benissimo, tu?"
"Adesso anche io... A scuola tutto bene?"
"Sìsì"
"Vedi di non nascondermi sorprese dietro questo sìsì, che controllo"
"Minchia, facesti contrullari?"
, chiese sarcastica la ragazza.
"Da quando parli dialetto tu? E comunque no, ma presto torno..."
"Da quando ho voglia. Ah si? E in che giorno mi vorresti onorare della tua presenza?"
"Credo dopodomani..."
"E quando te ne rivai via?"
"Che, ancora non sono arrivato e già mi vuoi mandare via?"
"Nono, era una domanda innocente!"
"Non credo me ne andrò... Giù, mi hanno promosso a commissario, e ho preso l'incarico a
Vigata."

La ragazza ammutolì: "... MI STAI PRENDENDO PER IL CULO?"
"Ebbene, no!"
"E' UNA NOTIZIA FANTASTICAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA ZIOOOOOOOOOO!"
"Meno male...!"
"Perchè dici così?"
"Pensavo che tu avessi cominciato ad avere una vita privata e non mi ci volessi a casa."
"Ma che dici... Fammi sapere il momento esatto in cui arrivi e ti veniamo a prendere!"
"Va bene... ci sentiamo in questi giorni..."
"Perfetto... ciao zi, ti voglio bene!"
"Anche io! Bacio"

Giulia riattaccò lentamente la cornetta.
Era entusiasta del fatto che finalmente sarebbe tornata insieme a suo zio, però...
Insomma, gli aveva mentito sulla vita privata. Lei ce l'aveva, eccome.
Il peggio era che poi, suo zio, conosceva anche bene il suo "ragazzo".
Anche i suoi genitori.
Scosse la testa, come a volersi scrollare di dosso i pensieri.
In un modo o nell'altro a suo zio glielo avrebbe detto, magari utilizzando un giubbotto antiproiettile, o rubandogli la pistola e togliendo le munizioni.
Sarebbe bastato?

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Capitolo 5
*** Vigata ***


25 Gennaio 1985

Se non ci fosse stata quella bufera, sarebbe stata sicuramente una ottima giornata.
Erano le 15, e Giulia se ne stava in piedi sul lato ovest della piazza di Vigata.
A momenti sarebbe arrivato suo zio, quella volta per restare.
Certo, avrebbe preferito non doverlo aspettare con quel freddo.
Stretta nel suo enorme maglione rosso, guardò l'orologio, per poi sbuffare.
Avevano un ritardo di almeno mezz'ora.
Si stava per mettere a sedere sulla panchina di marmo dietro di lei, quando si sentì toccare la spalla.
Trasalì, girandosi di scatto.
"Ehi, sono io, calma!"
"GIUSEPPE! Mi hai fatto prendere un colpo!
Che cazzo ci fai qui?"

Il ragazzo, alto poco più di lei, non troppo muscoloso, con i capelli corti castano scuro e dagli occhi marroni la guardò divertito.
"Stavo andando a casa di Filippo e ti ho vista... Pensavo arrivasse alle 15!"
"Credo che il pullman sia in ritardo... In ogni caso, non farti vedere, devo dirglielo con
calma!"
"Giulia Montalbano, rinomata per essere sfuggita alla mafia, dal carattere libertino e
testardo... Che si fa spaventare da suo zio? Interessante."
, rise quello abbracciandola.
"Tu non lo conosci.", mugugnò lei, stringendosi al petto caldo del ragazzo.
"Lo conosco poco, è vero, ma so che ti vuole un bene dell'anima. Non vuole perderti, e non lo biasimo.
Nemmeno io voglio. Non può e non vuole impedirti nulla. Soprattutto di essere felice.",

sorrise semplicemente Giuseppe.
"Hai ragione... Comunque...", cominciò la ragazza, ma si fermò subito, avendo visto l'ormai
attesissimo pullman in lontananza, "MINCHIA GIUSE', VATTENE!", lo spinse dentro un
cespuglio.
Quello non potè nemmeno replicare: il pullman era già arrivato, si era fermato e ne stava
scendendo Salvo.
"ZIIIOOOO! BENTORNAAAAATOOO", Giulia strinse in un fintissimo abbraccio l'uomo.
Giuseppe, che se ne stava andando approfittando di quel momento, mimò un "Questa me la paghi!"
Lei non gli diede peso, continuando ad intimarlo di andarsene.
"Ma quante valigie hai?!", chiese Giulia.
"Ehi, mi sono trasferito, mica sono di passaggio!"
"Giusto, giusto... Andiamo da Adelina, dai, anche io ho quasi finito di fare le mie valigie"
"Per la casa già tutto ok?"
"Abbiamo già pulito, ma aspettavo te per andarci..."
"E... Ti piace?"

Salvo adorava quella casa, ma aveva paura che Giulia si sentisse costretta a stare con lui
a Marinella.
"Scherzi?! La adoro! E poi, con due soggetti fighi come noi, è ancora più bella!", gli
strizzò l'occhio.
Lui le lasciò un bacio sulla fronte, felice, per poi andare a casa di Adelina, dove i due
figli della donna li avrebbero aiutati a portare le loro cose.
Cominciava una nuova avventura!

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Capitolo 6
*** ... Sorpresa? ***


25 Gennaio 1985

Giulia e Salvo, ormai riuniti, si erano praticamente sistemati a Marinella.
Erano le 20.30, e Giulia stava preparando un po' di pasta, perchè suo zio era sdatto in
cucina quanto era però una buona forchetta.
Mentre apriva la scatoletta di tonno con cui avrebbe condito la pasta, continuava a pensare
a come dire a suo zio di Giuseppe.
Il ragazzo le aveva detto di andare a cena a casa sua la settimana avvenire, e lì si
sarebbero presentati.
L'idea era pressocchè ottima, se non fosse stato che Salvo, da bravo poliziotto, aveva un
intuito anormale.
Beh, tentare non costava nulla no?
"Zio?"
"Ho apparecchiato, tranquilla!"
"No, non è quello... Devo chiederti una cosa!"
"Adesso?"
"Non vuoi che qualcuno ti parli mentre mangi, quindi sì, adesso."

Salvo guardò un momento sua nipote. Avevano lo stesso carattere, ma lei in una maniera o
 nell'altra l'aveva sempre vinta.
"Ok. Dimmi tutto."
"Ci hanno invitati a cena fuori la prossima settimana."
"Vuoi andarci?"
"Certo! E anche tu!"
"Io? E perchè io?"
"Zio, ho usato il NOI, mi hai sentito?"
"Ok, ok... Posso sapere chi sono queste persone?"
"Degli amici"
, rispose semplicemente quella girando la pasta per condirla.
"Ah, degli amici? Ma tipo non posso sapere il nom..."
Giulia sbattè sonoramente il vassoio sulla tavola: "Scusa zio, non si parla mentre si
mangia.
Buon appetito."

Salvo stava per controbattere, ma alla fine stette zitto.
Anche se era davvero curioso di saperlo.
Beh, avrebbe atteso quella settimana!


2 Febbraio 1985
"Zio! Ziiiiiioooooooo!"
Giulia non udì alcuna risposta.
"Ma dove sei? Zio...!
ZIO!"
, tuonò infine la giovane, avendolo sorpreso a sonnecchiare sul letto.
"Uh, eh?", si ridestò quello, "scusa. Ci hai messo tanto eh?"
"Guarda che io ci ho messo 5 minuti. Sei tu che non ti sei voluto nemmeno cambiare."
"Perchè mi guardi male?"
"Certo che almeno la camicia potevi cambiartela!"
"Aaaaah, ma tu sempre a spaccarmi la minchia devi stare?!"
"... Per carità, più cocciuto d'un mulo!"
"Ah scassacabbasisi, vogliamo andare?"
"CERTO."

Salvo le sorrise, aprì la porta e tenendogliela aperta disse: "Prego, madame."
Giulia lo guardò dall'alto verso il basso, per poi mettere una mano sul pannello di legno
e dire: "La porta sono capace a tenerla da sola."
Detto questo, uscì ed entrò in macchina.
Salvo sospirò, chiuse casa e si mise alla guida, indicato dalla nipote.
Ma dove lo stava portando?



"Giulia, ma stiamo andando verso Palermo? Quanto è lontano sto posto?"
"Uh, zio, quanto ti agiti... Guarda, siamo arrivati, accosta qua!"
"Qua dove?"
"Qua a destra scimunito!"

Scesero dalla macchina, e attraversarono la strada per raggiungere il cancello di una
casa.
Giulia era agitata, ma suo zio non diede molto peso a quello che faceva.
Era concentrato: quel posto gli era familiare.
Suonarono, e fu proprio il giovane Giuseppe ad aprire: "Buonasera!
Trasite, prego, accomodatevi!"

Salvo ringraziò, avviandosi verso quello che doveva essere il salotto.
La nipote si era attardata pochi secondi con il ragazzo, che le aveva stretto la mano, come
a volerle dare un po' di coraggio e le aveva detto: "Sei bellissima. Fidati di me."
Nello stesso momento il nuovo commissario alzò la voce di almeno 7 ottave: "FAZIO?
CARMINE FAZIO? Minchia, ma mi potevi dire oggi in commissariato che era qui che dovevo
venire?"
"Sua nipote non glielo ha detto? Buonasera Giulia!"
"Buonasera a te Carmine! Antonella"
, sorrise quella.
"No non mi ha voluto dire da chi venivamo... Ma penso che stasera scoprirò anche il perchè
di tutto questo mistero..."
, Salvo lanciò un'occhiata alla nipote, che diceva tutto.



La serata trascorse tranquilla.
La cena era ottima, e il commissario era abbastanza soddisfatto.
Alla fine Giulia si decise ad alzarsi: "Zio, c'è un motivo per cui tu sei qui."
"Intendi dire un motivo ulteriore alla costrinzione?"
, sorrise quello, "Lo so.
Forza, cosa è successo? E soprattutto che c'entrano loro?"
"Ecco, zio, io quel giorno che mi hai detto saresti tornato definitivamente a Vigata...
Non sono stata sincera con te..."
"In che senso?"
, la guardò confuso lui.
"Sono fidanzata, zio. Con Giuseppe. Da un anno.", disse tutto d'un fiato Giulia, per poi
andarsi a mettere vicino al diretto interessato, che le passò una semplice carezza sui
capelli.
Salvo ci mise qualche secondo a metabolizzare la notizia.
"Non credi che sia un po' presto per parlare di fidanzamento?
Ti ci sei messa a 13 anni?"
"Sì..."
"Ma tu Giuseppe non hai 18 anni?"
"Sì, signore... Da compiere."
, annuì quello.
"Sei piccola Giulia, io non credo che..."
"E' più matura di quello che pensa, commissario."
, disse ferma Antonella.
"Lo so che è matura... Ma..."
"Commissà, so che ancora è la sua bambina... Ma io le dico che non li ha visti insieme.
Sembrano me e mia moglie i primi 10 anni di matrimonio."
"Io... Devo pensarci... Andiamo, Giulia... Ci vediamo domani, Carmine."
"Zio..."
"Giulia, non sono io a dirti quello che devi fare.
Attenzione. Moderazione. Queste sono alcune cose che ti chiedo.
Poi con calma faremo una lista più dettagliata anche con te"
, chiuse il discorso Salvo,
rivolgendosi anche a Giuseppe, che continuò ad annuire.
"Ok... Buona notte, allora. Vi accompagnamo alla porta."
"Ciao Peppì..."
"Ciao Giù... Ci vediamo domani!"
"Stesso posto, stessa ora."
, fece l'occhiolino quella.
Peppino le sorrise, ma come provò ad avvicinarsi a lei per un bacio fu subito ripreso:
"EHM EHM. Regola numero 1: NON provare a fare certe cose davanti a ME."
"E' un tipo all'antica, Peppino. Scusalo."
, sbuffò Giulia incenerendo con lo sguardo lo zio
"E' un tipo all'antica? Bene, lo saremo anche noi... Buonanotte", le disse il ragazzo
baciandole la mano.
Lei gli accarezzò una guancia, per poi raggiungere lo zio.
Salvo ebbe subito un istinto: mise un braccio intorno alle spalle di Giulia e si
incamminò insieme a lei verso la macchina.
"Ti voglio bene. Lo sai vero? Te ne voglio davvero tanto. Voglio che tu sia felice.
Non odiarmi. Voglio essere sicuro di tutti. Ho davvero paura per te. Moltissima."
"Ti voglio bene anche io, zio. Molto."
, rispose semplicemente quella, stringendosi nell'
abbraccio.

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