Tra realismo e speranza

di Ytiyj
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'invito ***
Capitolo 2: *** Colpo di fulmine ***
Capitolo 3: *** Abituarsi alla sua presenza ***
Capitolo 4: *** Mai più così umiliato ***
Capitolo 5: *** Chiacchere tra amiche ***
Capitolo 6: *** E se fosse lei a farlo? ***
Capitolo 7: *** Un implicito confronto ***
Capitolo 8: *** La goccia che fa traboccare il vaso ***
Capitolo 9: *** Consiglio di guerra ***
Capitolo 10: *** La rottura ***
Capitolo 11: *** Riconciliazione ***
Capitolo 12: *** L'inizio di un'avventura ***
Capitolo 13: *** Ricordi d'infanzia ***
Capitolo 14: *** Ostinato e geniale, ostinata e coraggiosa ***
Capitolo 15: *** Passo dopo passo ***
Capitolo 16: *** Una terrestre che capisce i saiyan?! ***
Capitolo 17: *** Maledizione ***
Capitolo 18: *** Release me ***
Capitolo 19: *** Dubbi ***
Capitolo 20: *** La donna degna di lui ***
Capitolo 21: *** Oasi e deserto ***
Capitolo 22: *** Una sorpresa e una decisione ***
Capitolo 23: *** Non perdere la speranza ***
Capitolo 24: *** Trunks ***
Capitolo 25: *** Un giorno te ne pentirai ***
Capitolo 26: *** 26 ***
Capitolo 27: *** There can be miracles ***
Capitolo 28: *** Colpo al cuore ***
Capitolo 29: *** Ritorno alla vita ***
Capitolo 30: *** Bulloni e cappotti ***
Capitolo 31: *** Una moglie umana ***
Capitolo 32: *** Gelosia ***
Capitolo 33: *** Dal ghiacciaio al fiume ***
Capitolo 34: *** Ti amo ***



Capitolo 1
*** L'invito ***


Volavano rapidi contro il vento mentre enormi crepacci si aprivano sulla superficie del pianeta Nameck, quasi temevano di non farcela...ed un momento dopo Gohan e Bulma si trovarono in un'amena radura terrestre, con il sole che splendeva e gli uccellini che cinguettavano; attorno a loro si affollavano i namecciani, guardandosi l'un l'altro smarriti, ma il più stupito di tutti -anche se i suoi lineamenti non lo tradivano- avrebbe dovuto essere Vegeta: era tornato in vita senza averlo chiesto né previsto, e prima che potesse realizzare cosa stesse accadendo, lo scenario era cambiato repentinamente.
La sua prima mossa fu quella di dissociarsi dalla feccia aliena e di addossarsi al tronco di un albero poco distante, mentre il vecchio capo spiegava come fossero tutti risorti grazie alle sfere magiche, e come il potere del drago li avesse portati al sicuro sulla Terra; molti di loro durante la spiegazione si volgevano qua e là come cercando qualcuno, e non appena l'anziano tacque chiesero ad alta voce dove fossero finiti gli abitanti del villaggio Tuno.
Vegeta prese la parola per la prima volta :«Li ho eliminati io. Avete chiesto di riportare indietro tutti coloro uccisi da Freezer e dal suo gruppo, ma io non ne facevo parte...che peccato!». Il ghigno che gli aleggiava sulle labbra non aveva tanto lo scopo di provocare i musi verdi, era dovuto piuttosto al valore simbolico di quell'episodio: tutte le vittime di Freezer e dei suoi scagnozzi erano state beneficate, ma non quelle del villaggio attaccato da lui...Evidentemente Polunga non lo aveva considerato un sottoposto di quel viscido mostro, era un segno della sua ritrovata libertà!
Per un attimo su Nameck aveva creduto di poterlo battere, e l'esaltazione di cui era stato preda aveva reso ancor più cocente la sconfitta; era arrivato al punto di versare lacrime di rabbia, supplicando un guerriero di terza classe affinché vendicasse la stirpe saiyan.
Poi era venuta la fine, o almeno così sembrava, invece i terrestri l'avevano accidentalmente salvato chiedendo di resuscitare le vittime di Freezer, ed ora egli aveva una seconda occasione.
Gli eventi dei minuti successivi non ottennero da lui che un'attenzione molto blanda: le sfere pietrificate che cadevano dal cielo...la guida dei namecciani che si spegneva serenamente, lasciando ad uno dei numerosi figli i propri poteri....i terrestri che si preoccupavano del piccoletto pelato perché era stato già salvato da Shenlon in passato e quindi non poteva risorgere...Dende comunica la bella notizia che Polunga può aiutarlo....Poi come una bomba la voce del piccolo Gohan:
«Ti sbagli Junior, papà vincerà! Io l'ho visto, lui è diventato...un super saiyan!!!»
Il principe della suddetta razza sussultò incredulo contro il tronco dell'albero. Possibile? Era possibile che quella del super saiyan non fosse solo una leggenda? E un guerriero di terza classe poteva riuscire dove lui aveva fallito?
Queste domande rimanevano senza risposta, e dopotutto Vegeta non avrebbe saputo quale risposta preferire: quando si era sentito vicino alla morte aveva sperato che Kakaroth potesse trasformarsi, perché così l'odiato ex padrone sarebbe stato sconfitto da un rappresentante della sua stessa razza, anche se non da lui in persona; adesso però era tornato in vita, e non riusciva a mandare giù che una terza classe lo avesse superato.
Mentre il giovane guerriero si tormentava, qualcun'altra era entrata in una fase di relax ed esaltazione, galvanizzata dal fatto di trovarsi di nuovo sulla Terra, lontana anni luce da campi di battaglia e pianeti in via di esplosione, e per di più con la certezza di poter resuscitare tutti gli amici defunti grazie alle sfere di Polunga; a tutto ciò si aggiunse un'ulteriore bella sorpresa, quando Bulma udì la voce di Yamcha e scoprì di poter comunicare con lui a distanza tramite Re Kaioh. Per essere sinceri la sua reazione fu più simile a quella di chi saluta con piacere un vecchio amico, che alla gioia di un'innamorata di fronte al fidanzato creduto perso per sempre: d'altronde il suo sempiterno fidanzamento con Yamcha era cominciato come una storiella fra adolescenti, aveva subito preso una brutta piega quando la timidezza del ragazzo con il gentil sesso era svanita, e da allora i periodi tranquilli si alternavano con i litigi e le lunghe separazioni. Comunque era sinceramente lieta di sentirlo e la conversazione procedeva bene, Yamcha diede addirittura la notizia che Goku aveva eliminato Freezer e lei si affrettò a diffonderla, provocando l'entusiasmo di tutti i presenti; ai loro occhi però si trattava “soltanto” dell'ennesimo super cattivo da cui l'eroe li aveva salvati, Vegeta era l'unico a percepire l'immensità di quell'impresa, il fatto incredibile che il dominatore di mezzo universo, il capo che lui aveva servito per vent'anni coltivando in cuore un'impossibile ribellione, adesso fosse solo un ricordo....Era questo dunque il potere di un super saiyan?
Per un istante temette che non lo avrebbe mai scoperto, perché la donna dai capelli azzurri riferì che Polunga restaura i corpi dei defunti là dove si trovavano al momento della dipartita, il che nel caso di Kakaroth e del ragazzo pelato equivaleva ad una immediata morte per soffocamento; subito dopo gli venne in mente che bastava chiedere al drago di trasferire sulla Terra i loro spiriti, tuttavia nessuno di quei cretini sembrava esserci arrivato.
«Siete scemi o cosa?» sbuffò spazientito «fateli tornare in vita dopo aver portato qui le loro anime».
Bulma ponderò il consiglio e lo trovò semplicemente geniale:
«E' vero! Ha assolutamente ragione! Non sei così cattivo dopo tutto!» esclamò gioiosa; per un momento aveva davvero temuto che Goku fosse definitivamente scomparso, invece ora poteva tornare alla modalità “la-battaglia-e-i-casini-sono-finiti-festeggiamo”.
Gohan tentò di stringere la mano a Vegeta per ringraziarlo, ma questi la respinse e gli intimò di non fraintenderlo: l'aveva fatto soltanto perché adesso, morto Freezer, il suo nuovo obiettivo era superare Kakaroth. Quasi non udì la ragazza che offriva ospitalità ai namecciani, ma poi fu costretto ad ascoltarla perché si rivolse direttamente a lui:
«Ehi, vuoi venire anche tu? Non penso che tu abbia i soldi per un albergo!».
Distolse lo sguardo sdegnoso, ma lei insistette:
«ci sarà da mangiare in abbondanza, anche tu sei un mangione come Goku vero? Ma non dovrai mai mettermi le mani addosso, anche se sono una ragazza molto attraente!»
Il principe restò interdetto: come osava quella svergognata dire certe cose ad alta voce, e proprio a lui, come se fosse stato un insulso maniaco terrestre?! Non era abituato a trattare con le donne, quelle della sua razza erano saltate in aria assieme al pianeta quando era ancora bambino, e nell'armata di Freezer la cosa più simile a una donna era...beh, Freezer. Tuttavia ricordava bene il codice di comportamento che la nobiltà seguiva nel suo regno, e parlare in pubblico di certe materie era considerato indegno di un guerriero d'elite.
L'offerta di ospitalità però appariva conveniente....Vivere in qualche zona selvaggia sarebbe stato decisamente più scomodo, né era il caso di sottomettere i terrestri e farsi servire, perché sicuramente il moccioso di Kakaroth e il suo amico muso verde lo avrebbero contrastato, e non era abbastanza forte da batterli entrambi; inoltre non gli interessava particolarmente conquistare un pianeta insulso come quello, adesso che non era più al servizio di nessuno.
L'unica cosa che lo tratteneva dall'accettare era il dubbio che ci fosse dietro un tranello: perché mai la terrestre invitava a casa propria amici e nemici indistintamente?
«Vorrà tenersi buono un tipo potenzialmente pericoloso» pensò «oppure è semplicemente una svitata...comunque mi conviene andare, sto pure morendo di fame... »
I namecciani nel frattempo si fissavano interdetti: quella giovane da un lato si era comportata gentilmente nei loro confronti, dall'altro lato però non dimostrava molto tatto invitando a vivere con loro anche il nemico che aveva raso al suolo un intero villaggio. Dopo un rapido scambio di sguardi conclusero che l'aveva fatto per paura di una rappresaglia, nonché per impedire che il saiyan andasse a far danno in giro, quindi a malincuore si adattarono alla spiacevole convivenza e si ripromisero di stargli alla larga; ci sarebbero rimasti male se avessero saputo che l'invito della signorina Brief si spiegava principalmente con la sua estrema superficialità. Infatti, benché fosse un po' maturata rispetto all'adolescenza, Bulma non possedeva né i ferrei principi morali e il codice d'onore di un Tenshinan (il quale non avrebbe mai tollerato di vivere sotto il medesimo tetto di un nemico malvagio), né una dose normale di buon senso. Certamente con quell'invito voleva evitare che Vegeta si procurasse con le cattive il necessario per vivere, ma soprattutto aveva smesso di avere paura di lui; nel corso delle sue avventure aveva visto più di un avversario diventare prima alleato e poi amico di Goku, quindi oramai si era abituata a non prendere troppo sul serio queste distinzioni: su Nameck il saiyan le aveva risparmiato la vita, poco dopo lo aveva visto volare via in compagnia di Crilin e Gohan, deducendone che avevano stretto una qualche alleanza, infine lui in persona aveva suggerito un metodo per resuscitare Goku, e al momento sembrava più incline a farsi i fatti propri che a distruggere la Terra: tanto bastava per cancellarlo dalla categoria “minacce incombenti”.
Un grosso aereomobile guidato dal dottor Brief atterrò nella radura e tutti vi salirono festosi; Vegeta si sistemò in fondo, si appoggiò alla parete e chiuse gli occhi...aveva proprio bisogno di riposo.

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Capitolo 2
*** Colpo di fulmine ***


Il giorno in cui Vegeta mise piede per la prima volta nella Capsule Corporation fu il giorno in cui un colpo di fulmine cambiò per sempre la vita di una donna, che avrebbe adorato il principe dei saiyan per il resto della sua vita....si trattava della signora Betty Brief.

La giornata era trascorsa tranquillamente tra la cura della casa e quella del giardino, finché suo marito non era venuto a cercarla tutto contento:

«Indovina un po' cara! Ha appena chiamato la nostra bambina, è tornata sulla Terra e vuole che la andiamo a prendere!»

«Oh ma davvero?» esclamò lei con il consueto tono allegro e distratto, che usava sia per commentare il tempo sia se un macchinario surriscaldato minacciava di far esplodere la casa.

«Già, anche se non ho capito bene come ha fatto a ritornare così in fretta, e poi perché mai si trova a mille miglia da qui senza un mezzo per rincasare da sola? Comunque pare che con lei ci siano un centinaio di alieni che si fermeranno da noi per qualche mese»

«Oh che bello, adoro avere ospiti!» cinguettò la signora «e poi spesso gli amici di Bulma sono ragazzi di bell'aspetto, prendi Yamcha e Goku!»

«Spiacente ma stavolta si tratta di ometti verdi; c'è di buono che non dovrai cucinare per tutti perché bevono soltanto» spiegò il dottor Brief, per poi mettersi alla guida di una specie di camion volante e decollare.

La moglie andò a prendere un po' di alcolici per accogliere i nuovi venuti, senza sapere che i morigerati namecciani bevono esclusivamente acqua; aveva appena finito di allestire nel soggiorno l'equivalente dell'Oktoberfest, quando udì il rumore dell'atterraggio in giardino e corse fuori.

La prima a venirle incontro fu sua figlia, che l'abbracciò affettuosamente; seguì una lunghissima fila di individui verdi che si presentavano con nomi assurdi e la ringraziavano dell'ospitalità, inchinandosi profondamente. Con la loro cortesia compensavano la totale mancanza di educazione dell'ultimo ospite, il quale si era posizionato in un angolo del giardino e osservava la casa: ma non aveva importanza che fosse un maleducato, perché nel momento in cui Betty Brief aveva visto scendere dal cargo quel giovane ombroso dalla fronte spaziosa, la carnagione d'oro brunito e gli occhi magnetici, l'immagine di Goku era sbiadita nel suo cuore, così come il giorno dopo sarebbe scomparso il poster di Goku che teneva in camera, sostituito da uno di Vegeta (Goku mantenne comunque un onorevole secondo posto, con una foto appesa poco più in basso. Certo che il dottor Brief con lei doveva avere parecchia pazienza... :D).

«Bulma, tesoro, questa volta ti sei superata: dove hai trovato quello splendido ragazzo?» bisbigliò alla figlia.

«Chi Vegeta? Intanto non è il mio ragazzo, se era questo che intendevi, e poi promettimi che gli starai alla larga»

«Tranquilla piccola, sono sposata, non ho intenzione di invadere il tuo terreno di caccia!»

«MA CHE HAI CAPITO?! Ti dicevo di stargli alla larga per il tuo bene, quello è uno degli invasori che qualche mese fa volevano conquistare la Terra. Credo che adesso non gli interessi più, però se lo infastidisci potrebbe diventare pericoloso!»

«Certo, certo....tranquilla, lascerò che te ne occupi tu» sorrise la donna facendole l'occhiolino.

«Aaargh!!!» Bulma si mise le mani nei capelli, comunque l'importante era che sua madre non si mettesse nei guai infastidendo Vegeta, poi pensasse pure quello che voleva. In realtà fino a quel momento non aveva notato nulla di particolarmente attraente in quel tipo bassino e tutto sporco di terra, anche perché Vegeta doveva ancora tirare fuori tutto il suo potenziale: i saiyan possedevano la capacità di adattare il proprio fisico all'aumento di potenza combattiva, e nei mesi seguenti i duri allenamenti del guerriero avrebbero prodotto un risultato abbastanza difficile da ignorare (tanto più che spesso girava per la Capsule Corporation in calzoncini o battle suit super attillate ;) 1).

Mentre le due donne chiacchieravano, il dottor Brief aveva fatto entrare i namecciani e aveva servito loro acqua in abbondanza, per poi accompagnare Gohan in cucina e farlo accomodare di fronte alla tavola pronta per la cena; Bulma pensò che la soluzione migliore per sfamare Vegeta fosse mettere direttamente su un carrello tutto ciò che aveva in dispensa e portarlo in giardino, anche perché non le andava di sedere accanto a uno che pareva appena uscito dalla fossa.

«Ecco la tua cena, come promesso! Vedrai che non avrai da lamentarti, qui sappiamo come trattare gli ospiti!» annunciò spingendo il carrello.

Vegeta non commentò e si limitò a sedere per terra cominciando a mangiare: ringraziare non era certo nel suo stile, e poi quella donna senza peli sulla lingua lo metteva un po' a disagio; Bulma protestò:

«Un grazie sarebbe gradito! Sbaglio o sei pure un principe?»

«Tsk!» sbuffò il suo interlocutore; che ne sapeva quella donnicciola di cosa significa essere il principe di una razza guerriera?

La ragazza pensò bene di non insistere e si ritirò in casa, dove poco dopo fu raggiunta da Chichi e dal suo gigantesco padre, avvisati per telefono del ritorno di Gohan.

La giovane madre non la finiva più di abbracciare e baciare il suo bambino, ringraziando Bulma per essersi presa cura di lui durante un viaggio così pericoloso; «Di nulla Chichi, se non ci si aiuta fra noi...»

Gohan avrebbe voluto precisare che in realtà erano stati lui e Crilin a farle da balia tutto il tempo, ma essendo un bimbo educato non osò contraddire un'adulta e lasciò correre; prima di accomiatarsi però le tirò la gonna e le sussurrò a un orecchio:

«Senti, se Vegeta dovesse darti problemi, chiama me e Junior, insieme dovremmo riuscire a tenerlo a bada; comunque non credo che ce ne sarà bisogno, prima ci ha consigliato un metodo per riportare indietro Crilin e papà, forse è diventato più buono...»

«Non ti illudere» li sorprese una voce alle loro spalle: Junior si era materializzato lì accanto senza fare rumore. Bulma rabbrividì; nonostante Gohan le avesse raccontato più volte di come oramai fossero amici, le immagini dell'ultimo torneo Tenkaichi erano scolpite ancora vivide nella sua mente, e faceva fatica a fidarsi di lui. Junior proseguì:

«Vegeta è sempre lo stesso, ci ha aiutato soltanto perché vuole vedere un super saiyan e perché desidera sconfiggere Goku con le sue mani. Però adesso che non è più ai comandi di Freezer non credo che gli importi sottomettere popolazioni dal livello combattivo infimo, quindi non dovrebbe darti problemi».

Bulma era un po' risentita per essere stata classificata fra quelli “con un livello combattivo infimo”: tutti uguali questi super guerrieri arroganti!

«Comunque, se vi doveste trovare in pericolo, chiamateci» concluse il namecciano; la giovane sussultò: allora era davvero cambiato....

Uscì in giardino per salutarli, e si accorse che Vegeta era scomparso, lasciando solo il carrello vuoto come segno del proprio passaggio; oh, beh, se decideva di non restare era una seccatura in meno!

Al calar della notte tutti gli ospiti erano stati sistemati nelle camere della spaziosa abitazione, ed i tre Brief stavano per concedersi il meritato riposo, quando udirono un rumore di passi nel corridoio che portava al salone principale; poco dopo apparve Vegeta, ancora più sporco rispetto al pomeriggio.

«Ah, sei di nuovo qui? Credevo avessi cambiato idea...» fece Bulma.

«Ero solo andato a esplorare i dintorni» fu la risposta, anche se ovviamente i suoi dintorni corrispondevano praticamente a mezzo pianeta.

«Bene, allora seguimi, ti mostrerò la tua stanza!»

Camminarono in silenzio per i lunghi corridoi circolari, e Vegeta pensò che l'ambiente ricordava vagamente le basi orbitanti di Freezer; un paio di volte la padrona di casa tentò di intavolare una conversazione, ma visto che lui rispondeva a monosillabi ben presto rinunciò. Giunti di fronte a una porta bianca identica a tante altre, situata in un'ala della Capsule Corporation lontana da quella in cui risiedevano i namecciani, Bulma si fermò:

«Ecco la tua camera, sul letto troverai asciugamani puliti e qualche vestito; in fondo al corridoio c'è il bagno»

Il saiyan entrò e osservò l'arredamento: sobrio, ma c'era tutto l'essenziale, e poi non è che lui avesse bisogno di molto.

«Allora buonanotte» disse lei uscendo e chiudendo la porta «spero che ti troverai bene....E per favore datti una lavata che puzzi da morire!!»

Vegeta restò a fissare la porta indignato: accidenti a quella donna!! Anche se....sniff sniff....un po' di ragione ce l'aveva....




 

1Ho inserito questa informazione perché l'aumento di altezza e di corporatura del personaggio nel corso del manga è evidente, e visto che Toriyama non l'ha spiegato....

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Capitolo 3
*** Abituarsi alla sua presenza ***


«Ecco qua signorina Brief, è soddisfatta?»
La donna le tolse il casco permettendole di alzarsi in piedi, e Bulma osservò le proprie ciocche azzurrine raccolte in boccoli che formavano una massa imponente attorno alla testa.
«Una chioma degna di una saiyan…» pensò divertita.
«Sì, mi piace molto, ottimo lavoro…Come sempre del resto» rispose porgendo una ricca mancia alla sua parrucchiera di fiducia; uscì dal locale sentendosi molto più attraente di quando vi era entrata: le ci voleva proprio dopo l’ultima litigata con Yamcha. Non fece in tempo a entrare in macchina che squillò il telefono interno del veicolo.
« Pronto?»
«Tesoro sono papà, hai dimenticato il cellulare»
« Non l’ho dimenticato, volevo essere lasciata in pace! Ah, ma non mi riferivo a te, scusami» si affrettò ad aggiungere.
«Meno male, perché devo chiederti un favore: tua madre si è distratta e ha bruciato le fettine di maiale per la grigliata di oggi, puoi comprarne altre prima di tornare?»
«Ok, passo dal supermercato: a dopo papà!» esclamò la giovane prima di chiudere la comunicazione. Per fortuna ce n’era uno poco lontano, certo praticava prezzi alti ma questo non è un problema quando appartieni a una delle famiglie più ricche del mondo.
Appena entrata nel grande magazzino sentì che alla radio stavano suonando una delle sue canzoni preferite, e poco dopo lo speaker annunciò che si trattava di un regalo per un ascoltatore che compiva gli anni quel giorno; nel sentire la data, Bulma si fece pensierosa: era passato un anno dal suo ritorno sulla Terra, e di Goku ancora nessuna notizia…Eppure il drago Polunga aveva assicurato che stava bene e che si era rifiutato lui stesso di lasciare il pianeta che lo ospitava…
«Certo che non è un bel comportamento da parte sua» pensò «povera Chichi, non la invidio…Vabbé che ha un caratteraccio…»
Soffocò una risata ripensando a quando il maestro Muten aveva fornito la sua personale spiegazione sul perché Goku non volesse tornare:
«Lo so io perché ha rifiutato! Ha paura di sua moglie! L’essere più forte dell’universo non è il super saiyan Goku, è sua moglie!!!»
La ragazza gli aveva scoccato un’occhiata assassina impugnando uno spadone più grosso di lei, anche se in quel modo non faceva che confermare le parole di Muten.
«Già, povera Chichi…Ma in fondo io sto davvero messa meglio con il mio ragazzo?» si chiese Bulma «Non possiamo nemmeno uscire a fare una passeggiata senza litigare, visto che lui si gira di 180 gradi ad ogni bella donna che passa! Ancora peggio quando incontriamo le fan della sua squadra di baseball e si pavoneggia firmando autografi per ore….Ah e vogliamo parlare delle sue scuse assurde!? La volta che gli ho trovato in tasca il biglietto da visita di una splendida dottoressa ha detto che doveva sottoporsi a una visita medica, e poteva anche essere…Poi l’ha cercato al telefono un’avvocatessa e si è inventato che doveva fare causa a non so chi…Ah, ma il fondo l’ha toccato quando l’ho beccato davanti al liceo della città con quella professoressa strafiga, e mi ha detto che doveva prendere ripetizioni di matematica per superare un colloquio di lavoro: CERTO, PERCHÉ LUI MICA È FIDANZATO CON UN GENIO DELLA MATEMATICA, VERO?! TE LE DO IO LE RIPETIZIONI BRUTTO….»
« T-tutto bene signora?»
Un timido commesso si era avvicinato a quella cliente che urlava da sola come una pazza vicino al banco dei surgelati, e la stava fissando preoccupato.
«S-sì, certo, sto bene mi scusi» farfugliò Bulma rossa in viso come un peperone, e schiaffò rapidamente nel carrello le braciole di maiale.
«Maledetto Yamcha, mi pagherai anche questa…» borbottò uscendo. A volte si domandava perché stesse ancora con lui, e non riusciva a trovare una risposta: un po’ l’abitudine, un po’ che dopo tanti anni gli si era affezionata…Infine la ragione che non avrebbe mai ammesso nemmeno di fronte a se stessa, cioè la paura di rimanere sola; in fondo Yamcha sopportava pazientemente il suo carattere capriccioso e dispotico, e poi gli altri uomini che le venivano dietro erano tutti pervertiti come il maestro Muten, incapaci di vedere in lei qualcosa di più che una bambola tutta curve.
Alla Capsule Corporation però la attendeva una bella sorpresa: il suo fidanzato le aveva comprato un enorme mazzo di rose rosse!
Quella visione l’addolcì all’istante e per l’ennesima volta stabilirono una tregua, anche perché a nessuno dei due andava di tenere il broncio in una giornata così bella, e con una gustosa grigliata in arrivo…Appena la carne iniziò ad emanare un profumo delizioso comparve in giardino Vegeta, vestito in abiti terrestri (e visto che mi baso solo sul manga che è in bianco e nero, mi rifiuto di immaginare rosa quella camicia!); nessuno si mostrò particolarmente stupito nel vederlo, perché durante l’anno appena trascorso erano avvenuti impercettibili ma costanti cambiamenti. Il saiyan si era abituato alla vita terrestre, ed in particolare alla presenza di Bulma, che era quella con cui aveva più a che fare; non che i contatti fossero particolarmente frequenti, visto che lui partiva la mattina di buon’ora – dopo aver svuotato la dispensa – andava ad allenarsi in chissà quali zone sperdute, tornava la sera e andava a dormire – dopo aver ri-svuotato la dispensa. Qualche volta però lo si poteva vedere aggirarsi per la casa o sonnecchiare nel giardino interno, e alcuni mesi prima Bulma non aveva retto alla curiosità e si era avvicinata per indagare su queste eccezioni; anche lei infatti si era ormai abituata alla presenza di Vegeta, ed aveva perso ogni residuo di paura nei suoi confronti (ma in questa sua sicurezza c’era una buona dose di incoscienza, visto che il saiyan non dava alcun segno di essere diventato più mite).
Quella particolare mattina la ragazza lo aveva notato seduto sotto un albero, con la schiena appoggiata al tronco e gli occhi chiusi, e aveva iniziato a gironzolare lì intorno; dato che lui non sembrava intenzionato a rivolgerle la parola, aveva preso l’iniziativa:
«Ciao!»
«…»
«Oggi non ti alleni?»
«…»
«Credevo che i saiyan si allenassero tutti i giorni…»
Vegeta si era sentito punto sul vivo: quell’oca del tutto ignorante di arti marziali osava insinuare che lui stesse battendo la fiacca?!
«Allenarsi tutti i giorni non è necessario e anzi è controproducente» aveva spiegato «Ogni tanto il fisico ha bisogno di riposare oppure di svolgere attività fisica leggera»
«Aaaah…capisco…Beh visto che oggi sarai qui per l’ora di pranzo, che ne diresti di…» a quel punto Bulma si era interrotta: non conosceva ancora l’immenso orgoglio dei saiyan, ma aveva l’impressione che se lo avesse invitato a sedere con loro a tavola avrebbe rifiutato; poi però aveva escogitato una soluzione:
«Oggi mia madre fa una grigliata, mangeremo in piedi in giardino…beh chi vuole può sedersi su una sedia, oppure a terra come nei pic-nic: dovresti assaggiare le sue bistecche! Non ti fa bene non mangiare mai nulla di cucinato»
Il principe non aveva commentato, ma più tardi si era presentato a prendere la sua razione di carne e l’aveva consumata in giardino con loro, pur senza mostrarsi molto socievole; da allora, ogni volta che lui si prendeva un giorno di pausa, Bulma chiedeva alla madre di fare una grigliata in giardino, così da godere per un po’ della sua “compagnia”. Non si era mai chiesta perché ci tenesse tanto, forse semplicemente perché quel tipo misterioso e così diverso dagli altri uomini incontrati finora la incuriosiva.
Anche quel giorno dunque si radunarono tutti in giardino, ignari che un terribile nemico creduto morto da tempo si stava avvicinando sempre più alla Terra.
  
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Mai più così umiliato ***


Vegeta alzò la testa di scatto, imitato poco dopo da Yamcha: quell'enorme aura che si avvicinava sempre più alla Terra...No, non poteva essere LUI, Kakaroth lo aveva sconfitto trasformandosi in super saiyan...

«Già, ma conoscendolo, come minimo gli avrà risparmiato la vita: puah! Quel deficiente non imparerà mai, mi domando come abbia fatto a diventare il guerriero leggendario!»

Nei suoi pensieri Vegeta disprezzava profondamente la misericordia di Kakaroth, nonostante in passato ne avesse beneficiato: era successo al termine del loro primo scontro, quando Goku aveva ordinato a Crilin di risparmiarlo, mentre il piccoletto pelato era già pronto a trafiggerlo con la spada. Per nulla commosso, il principe dei saiyan aveva giudicato stupido un simile comportamento, ed ora ne aveva la conferma: a causa della bontà di Kakaroth, Freezer era ancora in vita e li avrebbe massacrati tutti...

«E' Freezer! Quel dannato Kakaroth non l'ha ucciso!» esplose stringendo i pugni.

Questa volta aveva parlato ad alta voce e provocò la reazione allibita di Yamcha

«Sei sicuro che sia Freezer?»

Normalmente Yamcha evitava anche soltanto di fissare a lungo il saiyan, figuriamoci poi parlargli, ma il pericolo evocato dal nome di Freezer gli fece perdere ogni prudenza.

«Che succede?» esclamò Bulma mentre girava gli spiedini sul grill.

Come c'era da aspettarsi Vegeta li ignorò entrambi e spiccò il volo in direzione del suo ex padrone: la sua ansia era aumentata perché aveva percepito una seconda aura ancora più potente della prima, l'aura di un essere che nell'armata di Freezer era considerato più o meno una leggenda: re Cold. Alcuni ritenevano che il tiranno si fosse inventato questo fantomatico padre soltanto per spaventare i sottoposti e scoraggiare eventuali rivolte, ma durante la propria carriera militare Vegeta aveva conosciuto guerrieri affidabili che giuravano di aver incontrato Cold personalmente.

Nel corso degli anni, mentre covava i suoi progetti di ribellione, il ragazzo non si era preoccupato granché del padre di Freezer, confidando che il suo livello non potesse superare troppo quello del figlio: se si fosse rafforzato abbastanza da ucciderne uno, avrebbe eliminato senza difficoltà anche l'altro.

Adesso però le sue convinzioni vacillarono, perché Freezer sembrava diventato più forte rispetto al loro scontro su Nameck, e Cold emanava un'energia nettamente superiore....

Poca speranza albergava nel cuore del giovane alieno mentre volava verso un deserto a sud della città.

 

«Insomma che sta succedendo?!» sbraitò Bulma afferrando per la maglietta il suo partner che già si librava a mezz'aria, preparandosi a raggiungere il luogo dell'atterraggio.

«Freezer è ancora vivo e sta per atterrare nel deserto a sud della città» spiegò Yamcha «sei fortunata a non saper percepire le aure altrimenti staresti tremando di paura! La sua potenza è spaventosa e con lui viaggia un essere ancor più terribile. Senza Goku non abbiamo speranza di batterli, stavolta è davvero la fine»

Detto questo, si liberò dalla stretta e volò via, lasciandola spaventata e pensierosa.

«A quanto pare non si riesce a stare tranquilli per un anno di fila su questo pianeta» fece Bulma un po' a se stessa e un po' a Pual.

«Oh Bulma, dici che è davvero la fine? Yamcha era appena tornato, stavamo tutti così bene...» gemette la bestiolina.

La ragazza pensò che in realtà il ritorno di Yamcha non le aveva portato molta gioia, e che comunque non era ancora detta l'ultima parola:

«Io aspetterei a fasciarmi la testa: ho visto molti nemici arrivare a tanto così dallo sconfiggere i buoni, ma poi hanno sempre perso! Tutti i guerrieri terrestri sono resuscitati, Junior è passato dalla nostra parte, Vegeta no, ma mi hanno detto che odia Freezer quindi lo combatterà comunque...E magari Goku sbucherà fuori all'ultimo secondo come fa spesso....Dai andiamo a vedere!»

Pual sbiancò e iniziò a tremare: «SEI PAZZA?!»

«Niente affatto» sorrise lei con sicurezza «tanto quel Freezer è talmente forte che può distruggere la Terra in un secondo; se vincerà lui moriremo comunque, se invece i ragazzi gli daranno una bella ripassata, voglio godermi lo spettacolo!»

Pur non essendo un modello di coraggio, ogni tanto Bulma aveva queste “botte di temerarietà” e si lanciava nelle avventure assieme ai guerrieri Z; era un modo di rompere la monotonia della sua vita agiata, di dimostrare a se stessa e agli altri quanto valeva....E poi c'erano sempre gli amici pronti a difenderla! Ovviamente, se la situazione volgeva al peggio, si pentiva di essere partita e non vedeva l'ora di tornare alla sua casetta e immergersi nella vasca con l'idromassaggio; ma all'occasione successiva era pronta a ricominciare.

Rassicurato dal ragionamento dell'amica, Pual salì con lei a bordo di un velivolo e raggiunsero gli altri nel deserto.

Quando Yamcha la vide scendere, le inveì contro:

«Che cosa ci fai qui?!»

«Siamo venuti a vedere Freezer: non l'ho mai visto in tutto il tempo che ho trascorso su Nameck»

«A vederlo? Non sai quanto è pericoloso?»

«Certo! Potrebbe semplicemente far esplodere la Terra se volesse: non serve a nulla nascondersi. Quindi voglio vedere che aspetto ha»

Bulma ostentava sicurezza, benché alcune gocce di sudore le scorressero sulla fronte; voleva mostrarsi forte di fronte a tutti i guerrieri maschilisti, di fronte a Yamcha e in fondo anche di fronte a Vegeta, che era l'esemplare perfetto della categoria. In quei mesi il suo ospite non l'aveva degnata di alcuna attenzione, cosa decisamente nuova per una bomba sexy come lei; anzi sembrava che la disprezzasse, e la cosa la indisponeva parecchio.

In realtà il principe aveva notato l'innegabile bellezza della padrona di casa, molto più femminile delle saiyan super palestrate che aveva conosciuto da piccolo; al tempo stesso però la considerava frivola e poco interessante come il resto dei terrestri, senza contare che era tutto preso dagli allenamenti e che possedeva un autocontrollo decisamente superiore alla media, cosicché non aveva mai lasciato trapelare altro che disprezzo nei suoi riguardi. In quel momento poi aveva ben altro a cui pensare, tuttavia l'audacia di Bulma lo stupì e dentro di sé la rivalutò un pochino.

Yamcha invece la considerò semplicemente la solita capricciosa incontrollabile, ma sapeva per esperienza che era inutile insistere, e subito dopo fu distratto dall'arrivo di Tenshinan.

Il guerriero dai tre occhi si rivolse per prima cosa a Vegeta:

«Vegeta, sei ancora qui?»

«Hai qualcosa da dirmi?» fu la provocatoria risposta

«Tu mi hai ucciso. Ho fin troppe cose da dire. Non capisco come faccia Yamcha a vivere con te» disse orgogliosamente il terrestre.

«State calmi, non è il momento di sistemare questa faccenda» si intromise Yamcha; in realtà nemmeno a lui piaceva l'idea di vivere con Vegeta, ma si era trovato di fronte al fatto compiuto: la casa apparteneva alla famiglia Brief e potevano invitare chiunque volevano! Semmai avrebbe dovuto andarsene in segno di protesta, ma non aveva la stessa fierezza di Tenshinan, e visto che lo sgradito ospite passava fuori tutta la giornata, si era ben presto adattato alla convivenza.

«La situazione sembra brutta: è davvero Freezer?» chiese Tenshinan.

«Così sembra...»

«Chiudete il becco e abbassate le vostre aure, idioti! Hanno i rilevatori!» li zittì Vegeta «il namecciano lo ha già fatto da un pezzo: quello lì è in gamba!»

Solo allora gli altri notarono Junior, in piedi su un monticello di roccia e intento a scrutare l'orizzonte; poco dopo sopraggiunsero anche Crilin e Gohan, ma i saluti festosi con il resto del gruppo vennero interrotti dal rombo dell'astronave di Cold: tutti i presenti sollevarono lo sguardo in preda all'angoscia, prendendo nota del punto in cui era atterrato l'enorme velivolo.

Vegeta ordinò di non volare e di avvicinarsi a piedi, per non essere rilevati, ma gli altri non erano così ansiosi di avvicinarsi: Tenshinan non riusciva a credere che il nemico emanasse una simile energia, e Yamcha sembrava sull'orlo di una crisi di panico:

«Cosa credete che potremo fare una volta che ci saremo avvicinati?! Uno solo di questi mostri è già abbastanza duro da affrontare, e ce ne sono due! Non possiamo fare nulla!!»

Junior gli chiese ironicamente se avesse intenzione di restare a marcire lì, e gli ricordò che erano tutti consapevoli di non poterli battere.

Vegeta si voltò a fissarli:

«Sapete che vi dico? E' la fine di questo mondo»

Nonostante tutto sorrideva: aveva sempre pensato che sarebbe morto per mano di Freezer, ma almeno aveva avuto la soddisfazione di sapere che il tiranno era stato umiliato da un saiyan; inoltre sarebbe morto da uomo libero, guardando in faccia quei due mostri effeminati con aria di sfida.

Tutte le sue previsioni furono però spazzate via da una serie di incredibili avvenimenti: un ragazzino spuntò dal nulla, si trasformò in super saiyan, fece letteralmente a pezzi il grande Freezer, rifiutò di allearsi con re Cold e, pur avendogli consegnato la spada, lo eliminò con la massima facilità!

Vegeta osservò tutto ciò con la stessa incredulità che avrebbe avuto se Freezer si fosse infilato un tutù rosa e avesse iniziato a fare piroette...Anzi tutto sommato quello sarebbe stato più probabile...

Non aveva mai visto un super saiyan, ma Gohan giurava che l'aura di quell'adolescente somigliava a quella di Kakaroth trasformato; in effetti era proprio l'aura tipica di un saiyan, solo infinitamente più forte....Quell'oro sembrava gridare la potenza e il furore del guerriero leggendario...E a possedere un simile potere era un moccioso con i capelli lilla?!!

Oltretutto, dopo aver polverizzato i dominatori di un impero galattico, si era girato verso i terrestri fresco come una rosa e li aveva invitati ad andare con lui per accogliere Goku!

Tutto ciò non aveva senso, ma la curiosità ebbe la meglio e Vegeta lo seguì, imitato dal resto dei presenti. Il giovane misterioso si mostrò amichevole e offrì persino da bere, ma non volle fornire alcuna informazione a parte la sua età; Vegeta non ci capiva nulla e la cosa lo rendeva nervoso:

«Piantala di fingere!» lo aggredì «gli unici saiyan rimasti siamo io, Kakaroth e il suo figlio mezzosangue, cioè quel marmocchio: a parte noi non possono esserci altri saiyan»

Da parte del ragazzo non vi fu risposta, mentre Gohan osservò candidamente che lo avevano visto tutti trasformarsi in super saiyan per sconfiggere Freezer.

«Quelli della mia razza hanno i capelli neri...» protestò Vegeta a denti stretti, sentendosi messo con le spalle al muro dall'evidenza dei fatti.

Passarono tre ore, durante le quali non smise per un secondo di interrogarsi: c'erano forse altri sudditi superstiti oltre a Kakaroth e al suo figlio mezzosangue?! No, lo avrebbe saputo, c'era un elenco di tutti i neonati spediti su altri pianeti, e poi quel moccioso doveva essere nato dopo l'esplosione del regno....E AVEVA I CAPELLI LILLA ACCIDENTI!!!

Più scorreva il tempo, più all'incredulità si aggiungeva la rabbia: persino uno pseudo-saiyan riusciva a trasformarsi, mentre lui in un anno non aveva raggiunto l'obiettivo; il fatto che il moccioso continuasse a osservarlo di sottecchi non migliorava certo le cose.

Nel frattempo Bulma stava sussurrando a Crilin che Vegeta e il ragazzo misterioso si somigliavano parecchio.

«Tu dici?» rispose l'amico «ma i loro caratteri sono completamente diversi»

In effetti la ragazza ci aveva visto giusto, e se aveva notato la somiglianza era segno che teneva d'occhio Vegeta più di quanto non si rendesse conto lei stessa...

Finalmente atterrò la navicella di Goku, ma nuove umiliazioni erano in arrivo per il principe dei saiyan; dopo essersi appartato con il nuovo venuto, l'odiato Kakaroth si trasformò nel guerriero dorato e i due iniziarono un combattimento mozzafiato, l'uno con la spada, l'altro semplicemente con un dito.

Tutti li ammiravano increduli, e Vegeta sentiva l'amarezza rodergli il fegato fino a fargli venire la nausea: doveva assolutamente riuscire anche lui a trasformarsi, non importava chi fosse quel ragazzino, non importava cosa fosse venuto a fare, era solo un'altra umiliazione, ancor più assurda di quella rappresentata da Kakaroth.

La sua determinazione si rafforzò ulteriormente quando Goku riferì loro le notizie giunte dal futuro, cioè che tre anni dopo due cyborg avrebbero ucciso tutti i guerrieri e sottomesso la popolazione terrestre; ovviamente a lui non importava della sorte degli umani, ma non voleva morire così presto, e soprattutto non voleva che persino due ferrivecchi si rivelassero più forti di lui.

Come degna conclusione di quel pomeriggio estenuante, Kakaroth mostrò tutto giulivo la sua nuova tecnica del teletrasporto....Se il fegato di Vegeta non esplose in quel momento, di sicuro l'invidia gli avvelenò il sangue, e non avrebbe smesso di torturarlo per anni e anni a venire.

Era arrivato al punto di non sopportazione. Avrebbe eliminato i cyborg e mostrato la propria superiorità a Kakaroth, poi avrebbe ucciso anche lui, e se quel marmocchio lilla si fosse messo in mezzo avrebbe ricevuto lo stesso trattamento: adesso veramente BASTA.

Si può immaginare la sua furia quando la donna propose di scovare il dottor Gelo e farlo fuori prima che costruisse le sue macchine letali; mai togliere a un saiyan la prospettiva di uno scontro esaltante, specialmente se il saiyan in questione è già parecchio alterato:

«LASCIA PERDERE O TI AMMAZZO CHIARO!?»

Con stupore di tutti gli astanti, Bulma gli urlò di rimando:

«PERCHÉ NO? QUESTO NON È UN GIOCO, STIAMO PARLANDO DEL FUTURO DELLA TERRA!!!»

Oramai si era abituata al caratteraccio del suo ospite e non lo temeva, mentre il saiyan fu preso in contropiede dalla risposta aggressiva: per la seconda volta in quel giorno fu costretto a rivalutare la donna che aveva praticamente ignorato per un anno.

Purtroppo per lei però i guerrieri sembravano tutti intenzionati a lottare (tranne Yamcha che taceva), e Crilin le fece notare a bassa voce che un nemico comune tornava utile per tenere a bada quella mina vagante del principe dei saiyan, così Bulma si rassegnò.

Vegeta si voltò a fissare Goku, dolorosamente consapevole del divario di potenza che sussisteva tra loro, eppure cercando di mettere nelle proprie parole tutto l'orgoglio di un membro della casa reale:

«Non montarti la testa perché sei un super saiyan. Un giorno io ti sconfiggerò, non dimenticare che sono il più forte dei saiyan»

Se Kakaroth fosse scoppiato a ridere, probabilmente lo avrebbe assalito per uno scontro all'ultimo sangue e sarebbe morto; egli invece si limitò a un cenno di assenso e lo lasciò partire, ma mentre volava verso la Capsule Corporation Vegeta sapeva che le sue minacce dovevano suonare ridicole alle orecchie di un super saiyan.

Tutto questo era semplicemente insopportabile, forse persino peggiore dei lunghi anni passati al servizio di Freezer, perché stavolta era una terza classe a tenerlo in pugno.

Sorvolando campagne e prati senza nemmeno vederli, il giovane principe sentiva un solo pensiero pulsare nella testa ad ogni battito del suo cuore:

«NON SARÒ MAI PIÙ COSÌ UMILIATO»

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Capitolo 5
*** Chiacchere tra amiche ***


Chiacchere tra amiche

 

 

Era tardo pomeriggio e Bulma sedeva al banco di lavoro del laboratorio interno alla Capsule Corporation, avvitando svogliatamente un bullone; quel giorno non le andava minimamente di lavorare, ma tanto non c'era speranza di uscire con Yamcha dato che il suo fidanzato, come tutti i guerrieri, era impegnato a prepararsi per affrontare i cyborg.

«Almeno così dice...» pensò «ma visto che sta fuori tutto il giorno, chi può saperlo con certezza? Praticamente lui e Vegeta si sono dati il cambio: adesso Yamcha esce la mattina presto e torna tardissimo, mentre Vegeta sta tutto il giorno a casa. Anzi, per la precisione in quella navicella a gravità potenziata che mio padre gli ha costruito in giardino»

Da quando il misterioso ragazzo proveniente dal futuro aveva portato il suo annuncio, tre settimane prima, il principe dei saiyan aveva iniziato un allenamento "matto e disperatissimo"1; non faceva più nemmeno le consuete pause, e c'era il rischio che si rovinasse la salute.

Mentre la scienziata/ingegnere armeggiava con la chiave inglese, fingendo di concludere qualcosa di produttivo, la raggiunse Betty Brief annunciando:

«Tesoro, c'è Kaori»

Il viso di Bulma si illuminò: aveva dimenticato che quel mercoledì sarebbe venuta alla Capsule Corporation la sua amica

«Che bello, falla entrare!» esclamò posando gli attrezzi, che tanto sembravano destinati a restare inoperosi.

In vita sua la giovane ereditiera non aveva mai avuto delle vere e proprie amiche, al massimo delle conoscenti; giustificava il fatto dicendo che le altre ragazze erano invidiose della sua immensa bellezza e genialità, ma sicuramente anche il suo "amabile" caratterino aveva contribuito ad isolarla.

Finché, circa un anno prima, suo padre non se ne era venuto fuori con quella storia delle lezioni di gestione aziendale:

«Piccola mia, un giorno dovrai prendere il mio posto a capo di questa azienda» le aveva detto, «perciò devi pur sapere qualcosa di come si conduce»

«No papà ti prego!» aveva subito protestato «Io voglio continuare a progettare e costruire i miei macchinari in completa indipendenza, così se un giorno mi va di lavorare fino a tardi lo faccio, ma se un altro giorno non ho voglia di fare nulla sono libera di prendermi una vacanza: non accetto di andare in ufficio a orari fissi e di sottostare a delle scadenze!!!» (e certo, ci piacerebbe a tutti lavorare così....).

Ma il dottor Brief, di solito molto mite, aveva insistito:

«Non ti dico di cambiare totalmente stile di vita, lasceremo che un dirigente stipendiato da noi gestisca la Capsule Corporation, ma tu devi almeno essere in grado di controllare un po' il suo operato, e di partecipare a una riunione senza fare figure penose....Come è successo a me l'ultima volta»

E così una mattina Bulma si era ritrovata seduta in una stanza all'interno dell'imponente edificio che ospitava gli uffici della compagnia, con un blocchetto per gli appunti in mano e l'aria imbronciata; poi la porta si era spalancata e lei era rimasta di stucco: quella era la sua insegnante di gestione aziendale?!

Aveva fatto ingresso nell'ufficio una ragazza dai capelli castani acconciati all'ultima moda, vestita con un tailleur corto color verde brillante, che le sorrideva amabilmente.

Kaori era anche molto carina, ma per fortuna non era più bella di Bulma, altrimenti sarebbe stato difficile per la scienziata trovarla simpatica....

Quel giorno parlarono poco di gestione aziendale, ma in compenso vi fu un lungo dibattito su quale fosse il negozio di scarpe più chic della città dell'Ovest; da allora erano seguiti altri incontri e le due ragazze avevano scoperto di trovarsi molto bene insieme.

Soltanto una volta la loro neonata amicizia aveva rischiato il naufragio, a causa della grande schiettezza di Kaori; per spiegare come aveva incontrato Yamcha, Bulma aveva raccontato alcune delle avventure vissute con il piccolo Goku, suscitando l'incredulità dell'amica:

«Davvero a sedici anni ti sei messa in viaggio da sola per cercare queste fantomatiche sfere? E hai affrontato tutti quei pericoli? Hai persino rischiato la vita! Non ti facevo così in gamba, i dipendenti della Capsule Corporation ti descrivono come una figlia di papà frivola e viziata! Anche io all'inizio lo pensavo»

«CHE COSA?!»

«Beh, dai, devi ammettere che in quelle voci c'è un fondo di verità...»

Bulma l'aveva ascoltata allibita ed era stata tentata di cacciarla dalla stanza, eppure nel suo inconscio aveva capito che se l'avesse fatto si sarebbe ritrovata sola, circondata da adulatori che le avrebbero sempre dato ragione per ingraziarsi la figlia del capo.

Kaori aveva proseguito:

«Adesso però ti trovo simpatica, e poi a quanto pare non è vero che hai sempre vissuto nella bambagia!»

«Certo che no! Sono perfettamente in grado di cavarmela in ogni situazione, e di viaggiare dappertutto!»

«Anche io...purché abbia in tasca una scatola di capsule pronte all'uso!» aveva scherzato la brunetta, lanciando contemporaneamente una benevola frecciatina a Bulma che si dipingeva come la nuova Lara Croft.

Da allora non si erano più scontrate, e anzi la sede delle lezioni era stata spostata a casa di Bulma, con la conseguenza che talvolta le chiaccherat....Ehm, le lezioni si prolungavano fino a sera e Kaori cenava con la famiglia Brief.

Quando Bulma le andò ad aprire, alla giovane insegnante bastò guardarla in faccia per capire che non tirava aria da lezione, e decisero di guardare un dvd in salotto sgranocchiando patatine; finito il primo film inserirono il seguito, e poi ancora il terzo (era una trilogia: quando cominci non ti fermi più), finché non si resero conto che era davvero tardi.

Bulma stava per proporre all'amica di fermarsi a dormire, ma fu interrotta dal passaggio di Vegeta, finalmente di ritorno dalla navicella dove si allenava; il giovane appariva esausto e sciupato in volto, ciononostante Kaori non poté fare a meno di notare che sembrava diventato più carino, e appena fu passato condivise l'osservazione in un sussurro:

«Quello è l'esperto di arti marziali che state ospitando, vero? Si chiama Vegeta, giusto? L'ho intravisto un paio di volte in passato, ma sai che mi sembra diventato molto più carino?»

«Dici? Non ci ho fatto caso; però ora che ci penso è diventato più alto...»

«Ah ah ah....Da una scienziata come te non mi aspettavo un'uscita del genere! Dovresti sapere che non si cresce durante l'età adulta!»

«Che ti ridi, lo so benissimo, ma questo vale per gli umani, magari per i saiyan è diverso! Loro hanno persino la coda! Per non parlare di quella maledetta forza che...»

Kaori la interruppe: «Saiyan? Sta-stai dicendo che non è umano? E ha la-la-la co-coda?!»

«ops...»

«Bulma ma che razza di gente ospiti qui? Allora quella folla di uomini mascherati da marziani verdi che ho visto qualche mese fa...Non stavano facendo le prove per il Carnevale....»

«Ok, senti, so che posso fidarmi di te e ti dirò tutto, ma non dare di matto ok? Niente panico»

«...»

E così Bulma le spiegò che il suo amico d'infanzia Goku era un alieno, che aveva sconfitto Al Satan e il suo successore Junior; le raccontò del tentativo di invasione da parte dei saiyan, del viaggio su Nameck, dello sbarco di Freezer sulla Terra...Persino della minaccia dei cyborg che incombeva sul loro futuro.

«Fra tre anni inizierà il regime del terrore di questi cyborg?!» gemette Kaori «perché me l'hai detto, preferivo non sapere nulla!»

«Ma no, tranquilla, non hai sentito quante volte la Terra ha rischiato di essere conquistata e poi Goku l'ha salvata? E stavolta abbiamo anche altri assi nella manica: Junior, il ragazzino venuto dal futuro, Vegeta...»

«Ecco, parliamone: tu stai ospitando un pericoloso invasore che vuole conquistare il nostro pianeta?!»

«Voleva. Parla al passato. Voleva conquistare la Terra, ma adesso il suo obiettivo è distruggere Goku»

«Ah, beh, allora....»

«Uffa, lo so che detta così sembra una pazzia, ma quel giorno ero di buonumore e l'ho invitato a stabilirsi qui senza pensarci due volte. Ormai non posso mandarlo via, a mia madre si spezzerebbe il cuore»

«Eh?»

«Crilin dice che se Vegeta affronterà insieme a noi dei nemici comuni forse diventerà un nostro alleato, e comunque da quando abita qui non ha mai dato il minimo fastidio. Certo è un tipo strano....»

«In che senso?»

«Beh, in un anno che viviamo sotto lo stesso tetto, non ci ha provato con me nemmeno una volta»

Sul volto di Kaori spuntò la classica gocciolina della perplessità:

«Senti dolcezza, sarai carina ma non è che tutti ci devono provare con te per forza...»

Bulma la ignorò e proseguì:

«E poi è così determinato con questi allenamenti, non ho mai visto nessuno dedicarsi a un obiettivo con la sua stessa passione...Yamcha ha sempre amato la lotta ma non a questi livelli, anzi ultimamente lo vedo poco motivato, il signorino è diventato un po' troppo comodo: secondo me anche quando dice che va ad allenarsi fuori, metà del tempo si allena e l'altra metà va a divertirsi. Vegeta però esagera nel senso opposto, sono tre settimane che non fa pause; sarebbe un peccato se si rovinasse la salute»

«Un peccato?»

«Beh, ci servirà il suo aiuto per sconfiggere i cyborg; e poi si sta impegnando così tanto che non posso fare a meno di tifare un po' per lui: sarebbe uno spreco se morisse durante gli allenamenti e tutto il suo lavoro andasse sprecato...»

Kaori osservò incuriosita l'amica; era strano che se la prendesse tanto a cuore per un individuo pericoloso con cui non intratteneva alcun rapporto, ma probabilmente la risposta stava in quelle frasi sul lassismo di Yamcha....

Ed in realtà - anche se non l'avrebbe mai ammesso - la stessa Bulma conduceva una vita piuttosto comoda, occupandosi soprattutto di frivolezze, e la determinazione del principe l'aveva colpita perché contrastava con la sua stessa natura, e l'affascinava.

Ma le cose stavano per cambiare, presto anche la ricca ereditiera si sarebbe cimentata in un'impresa che avrebbe richiesto tutto il suo impegno, solo che non si sarebbe trattato di un'impresa guerresca.

 

1Questa è una citazione da Leopardi, nel suo caso era lo studio :)

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Capitolo 6
*** E se fosse lei a farlo? ***


Nonostante fosse soltanto giovedì sera, il pub era pieno di gente e risuonava di musica e risate; in fondo alla sala un fuocherello ardeva nel caminetto di mattoni, riscaldando gli avventori più vicini e gettando bagliori rossastri sulle teste di animali impagliati appese alle pareti. 
Attorno ai massicci tavoli di legno si affaccendavano i camerieri, anzi per essere precisi le cameriere, dato che il proprietario dello Shu assumeva soprattutto donne di bell’aspetto nella speranza di incrementare la clientela; in un angolo due giovani robusti stavano divorando voracemente la loro razione di salsicce, innaffiandola con abbondante birra.
«Aaaaaaaahhhh....Roger, amico mio, qui servono la migliore birra della città dell’Ovest!» esclamò uno dei due posando il proprio boccale ormai vuoto.
«Mah, veramente preferisco quella che abbiamo bevuto sabato scorso al pub in via delle Querce» replicò l’altro.
«Oh, se vuoi possiamo trasferirci lì per la seconda parte della serata!» riprese il primo accennando ad alzarsi.
«Se fossi in te aspetterei ad andarmene Yamcha, quella cameriera ti ha puntato»
Yamcha si risedette subito e girò appena la testa, intravedendo con la coda dell’occhio una formosa ragazza nera che ammiccava nella sua direzione.
«Uhm, in effetti credo che rimarrò qui un altro po’...» ridacchiò.
«Accidenti, ma mi spieghi come fai? Dovunque andiamo ce n’è una che ti viene dietro! E non è nemmeno tutto merito del tuo ruolo nella squadra di baseball, oramai giochi con noi solo ogni tanto» disse divertito  Roger.
«Segreto professionale! Ma non puoi accusarmi di trascurare gli amici!»
«Certo che no; quando andiamo alle feste insieme, se non ci fossi tu a farmi da spalla sicuramente andrei sempre in bianco. Però spiegami una cosa: il tuo fidanzamento con quella riccona è solo una questione di interesse? Ci stai per i soldi?»
Yamcha si fece di colpo più serio in volto:
«Non è così...Io sono affezionato a Bulma, siamo praticamente cresciuti insieme...In fondo è una brava ragazza, anzi ti dirò che...»
A questo punto esitò: se avesse confessato quello che stava per confessare, forse sarebbe stato deriso; d’altra parte Roger era il compagno di squadra con cui andava più d’accordo, e nonostante sembrasse un tipo goliardico e superficiale, a volte tirava fuori una comprensione e un’acutezza che nessuno si sarebbe aspettato da lui.
Yamcha continuò:
«Spesso non vado fino in fondo con le ragazze che rimorchio, proprio perché mi dispiace per Bulma; da un lato non vorrei tradirla, ma ormai si è instaurato una specie di circolo vizioso: quando lei mi becca con una, si arrabbia da matti e mi tiene il broncio per i secoli dei secoli, non mi permette nemmeno di sfiorarla. Così, mentre aspetto di essere perdonato, va a finire che mi consolo con qualcun’altra, lei mi becca di nuovo e si ricomincia...In una situazione del genere, io e Bulma andiamo a letto insieme talmente di rado....e tu capisci, un maschio ha dei bisogni...»
«Allora avresti dovuto evitare di tradirla la prima volta, così non si sarebbe instaurato questo circolo vizioso!» osservò Roger.
«Eh, lo so, ma vedi...Da ragazzino soffrivo di una timidezza nei confronti delle donne che rasentava la patologia; Bulma è la prima ragazza con cui sia riuscito a interagire, mi ha invitato a trasferirmi a casa sua, e io la trattavo come una principessa! La rispettavo a tal punto che ho aspettato a lungo per darle un bacio, lei voleva che prima avessimo un po’ di appuntamenti, dato che ci eravamo appena conosciuti. Nel frattempo le facevo da cavalier servente, e ti assicuro che non era facile: la accompagnavo a fare spesa e portavo tutti i suoi pacchetti, ho preso lezioni di danza perché voleva che andassimo a ballare e fossimo i migliori in pista, le scrivevo poesie...E guarda che lei ha un caratteraccio: è viziata, capricciosa, pensa di essere la migliore in tutti i campi...Comunque, un giorno i coniugi Brief decisero di iscrivere me e Pual al liceo, e lì mi sono trovato di colpo circondato da ragazzine assatanate che mi morivano dietro! Io che fino a poco tempo prima non riuscivo nemmeno ad avvicinarmi a una donna! Capisci che...»
«Capisco eccome! Ma allora che intenzioni hai con la Brief, pensi di lasciarla?»
«Lasciare Bulma?! No, a volte abbiamo trascorso lunghi periodi separati, ma rompere del tutto...Ci conosciamo da talmente tanto tempo, abbiamo vissuto insieme avventure mirabolanti, i nostri amici comuni sono fantastici! Non intendo lasciarla, ma neanche mi sento pronto ad assumere un impegno come il matrimonio» spiegò Yamcha.
«Ma così la vostra relazione resta come bloccata a metà strada, non siete né carne né pesce!» obiettò Roger «Secondo me se due stanno insieme da una vita e non si decidono a sposarsi, significa che ormai non c’è più passione e si sta insieme per abitudine; fareste meglio a lasciarvi»
«Lasciare Bulma oppure sposarla?! Non mi va di fare nessuna delle due cose! Preferisco che la situazione resti com’è!»
«Ci credo, per te è una situazione molto comoda! Ma ti sei mai chiesto cosa faresti se...Insomma...E se fosse lei a farlo?» chiese l’amico.
«A fare cosa?»
«A lasciarti. O a metterti le corna. Come reagiresti?»
«Non ci avevo mai pensato...Ma non credo che Bulma mi lascerebbe...In fondo anche a lei fa comodo questa situazione: è una tipa immatura e preferisce fare l’eterna fidanzatina piuttosto che la moglie e la madre di famiglia»
«Forse fino ad oggi è stato così, ma le persone cambiano sai? Se fossi in te terrei gli occhi bene aperti!» consigliò Roger, suscitando un’espressione pensierosa sul volto del collega.
Nel frattempo, alla Capsule Corporation, Bulma continuava a rigirarsi nel letto senza riuscire a prendere sonno; forse perché Yamcha non era ancora rincasato e dubitava che si stesse allenando, forse perché il pensiero dei cyborg che sarebbero arrivati tre anni dopo non era proprio l’ideale per addormentarsi sereni. 
Alla fine decise di scendere in cucina a prendere un bicchiere di latte caldo.
Appena entrò nella stanza però scoprì che c’era già qualcuno: si trattava di Vegeta, il quale evidentemente aveva concluso soltanto allora i suoi allenamenti, e stava cenando.
«Ancora roba fredda» pensò la ragazza «Dovrebbe decidersi a magiare a tavola con noi ogni tanto, così gusterebbe i manicaretti di mia madre! Ma finché non si degna di farlo, io il pranzo non glielo porto di certo! E guarda tu com’è vestito male, forse dovremmo comprargli qualcosa di nuovo»
In effetti il saiyan appariva ingolfato in una felpa e in un paio di pantaloni da tuta troppo grandi per lui, ma c’era una spiegazione: quando, un anno prima, la famiglia Brief aveva accolto i namecciani, aveva comperato una intera fornitura di vestiti di tutte le taglie, per poi distribuirli ai vari ospiti; certamente avevano cercato di dare a ciascuno un guardaroba della taglia giusta, ma un errore scappava sempre e comunque nessuno di quegli abiti era particolarmente carino.
Lo sguardo di Bulma cadde sul proprio abbigliamento, consistente in una camicia da notte rosa simile a un maglione, che arrivava a mezza coscia.
«Vabbé, può andare, non è come se fossi in mutande...» pensò, anche se a ben pensare aveva fatto in mutande tutto il viaggio fino a Nameck; ma allora stava in compagnia di Gohan, che era soltanto un bimbo, e di Crilin, che in realtà era adulto ma sembrava in tutto e per tutto un ragazzino.
Mentre si serviva da bere salutò il coinquilino:
«Buonasera, Vegeta, hai fatto tardi eh?»
«La cosa non ti riguarda»
«Cortese come sempre...»
Sorseggiò la bevanda lentamente, e si mise ad osservare il viso di Vegeta; le sembrava leggermente cambiato, come se i suoi tratti si fossero fatti più definiti e gradevoli.
«Vuoi vedere che ha ragione Kaori e che questo qui sta diventando sempre più carino?» pensò «forse io non me ne accorgo perché lo vedo tutti i giorni»
Alla luce incerta della lampada della cucina – suo padre doveva decidersi a cambiarla – lasciò scorrere lo sguardo sulla sua fronte ampia, sulle sopracciglia perennemente corrugate, gli occhi nerissimi e profondi, gli zigomi pronunciati...La linea dritta del naso, la piega severa delle labbra...
Aveva un’aria vagamente esotica, nobile e malinconica, come se fosse un aristocratico decaduto proveniente da qualche regno lontano: ed in effetti più o meno era così!
Però appariva anche stanco, troppo stanco...
Benché Vegeta fosse un nemico, non poté evitare di ammirarlo per lo sforzo che stava compiendo, e di sentirsi preoccupata per lui; ovviamente anche il suo viso così particolare e magnetico aveva contribuito a suscitare quella reazione... 
«Non ti starai allenando troppo?» chiese titubante
«Evidentemente non è ancora abbastanza, visto che non sono un super saiyan»
In quella risposta era racchiusa una tale amarezza, che per la prima volta Bulma comprese vagamente quanto fosse profondo il suo orgoglio, e quanto lo umiliasse la superiorità di Goku.
«Ma se continui così, finirai solo per ammalarti, e non otterrai miglioramenti, anzi, ti ritroverai più debole di prima!» disse con voce più alta e ansiosa.
Vegeta se ne uscì in una risatina ironica:
«Ma sentila, una terrestre con un livello combattivo vicino allo zero vuole insegnare a me come ci si allena!»
Bulma corrugò le sopracciglia e disse con voce chiara e decisa, nel tono di chi fa una citazione:
«Allenarsi tutti i giorni non è necessario e anzi è controproducente. Ogni tanto il fisico ha bisogno di riposare oppure di svolgere attività fisica leggera »
Vegeta sgranò gli occhi stupito: quelle erano le esatte parole che aveva pronunciato lui stesso qualche mese prima, per spiegare alla donna come mai non si allenasse tutti i giorni!
Rimase in silenzio, e per la prima volta in un mese si rese conto di quanto fossero doloranti le sue giunture, sottoposte a uno sforzo eccessivo....Di quanto i suoi colpi avessero perso precisione, e da qualche giorno persino potenza...
Si era lasciato prendere dalla disperazione ed aveva esagerato, dimenticando le regole basilari per un allenamento fruttuoso, e quella terrestre senza alcuna capacità combattiva lo aveva capito e gli aveva aperto gli occhi. 
Alzò su Bulma uno sguardo che esprimeva al tempo stesso stupore e approvazione, uno sguardo con il quale ammetteva silenziosamente che lei era più in gamba di quanto non avesse creduto all’inizio.
E la giovane lo capì, glielo lesse in viso e si sentì incredibilmente orgogliosa: non era facile strappare uno sguardo di ammirazione al principe dei saiyan, per una che non era nemmeno una guerriera!
Vegeta si alzò senza dire nulla e si avviò verso la porta, ma prima di varcare la soglia si girò un’ultima volta a guardarla; davvero non si aspettava che quella donna fosse così sveglia, allora non aveva solo un bel paio di gambe dopotutto...
Più tardi quella notte fece ingresso in cucina anche Yamcha, e quasi gli prese un colpo quando trovò Bulma seduta al tavolo, che teneva un bicchiere in mano con aria pensosa.
Si aspettava di venire sgridato per l’ora a cui tornava, o perché i suoi abiti odoravano di birra e quindi chiaramente non era stato soltanto ad allenarsi; la sua ragazza invece non diceva nulla e sembrava che non lo vedesse nemmeno.
Tentò di avviare un dialogo:
«Ehi, che ci fai alzata, mi stavi aspettando?»
«No, non riuscivo a dormire e sono venuta qui a bere del latte...E ho fatto due chiacchiere con Vegeta...»
«Eh?! Ma sei matta? Ti ha fatto del male?»
«No, assolutamente, ora scusami ma vado a dormire»
Yamcha restò allibito a fissare il punto in cui lei era svanita su per le scale, e gli riecheggiò nella testa la frase di Roger:
E se fosse lei a farlo?

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Capitolo 7
*** Un implicito confronto ***


Nota dell'autrice: salve a tutti, mi scuso per l'inconveniente del capitolo scorso, non ho ancora capito cosa sia successo, comunque stavolta ho controllato bene l'anteprima.

Già che ci sono ci tengo a ringraziare chi segue la mia storia, e soprattutto chi mi ha lasciato una recensione; devo confessare che come lettrice non avevo l'abitudine di lasciare recensioni, ma adesso che mi trovo dall'altra parte mi rendo conto che sono fondamentali, altrimenti l'autore non ha idea se la storia sta piacendo o no, se c'è qualcosa che può migliorare, e poi è divertente commentare gli eventi insieme ad altri! Quindi grazie ancora! :)

 

 

Un implicito confronto

 

 

Seduta su una sdraio nel giardino interno della casa, mentre aspettava Kaori che l'avrebbe raggiunta per pranzo, Bulma si trovò a riflettere sul proprio fidanzamento con Yamcha, e non erano riflessioni piacevoli: l'affascinante bandito del deserto, l'eroe che l'aveva salvata in più occasioni, sembravano ormai un ricordo lontano da chiudere in un baule assieme alle bambole con cui non giochi più.

Avevano passato anche dei bei momenti, per carità...

Il periodo migliore era stato quello in cui lui aveva abitato sull'isola della Tartaruga come allievo di Muten: lei lo andava a trovare quando poteva, ma senza trascurare gli studi, quindi litigavano di rado perché si vedevano di rado, e soprattutto non era gelosa di nessuna dato che su quell'isoletta ragazze non ce ne stavano!

Beh, a parte quelle fotografate sui giornaletti del maestro, ma meglio non indagare...

Dopo il 22esimo torneo Tenkaichi Yamcha era tornato a vivere alla Capsule Corporation e per un breve lasso di tempo tutto era sembrato perfetto, ma poi erano ricominciati i litigi dovuti alla loro incompatibilità di carattere; il ragazzo, spinto anche dai continui litigi, aveva ripreso a "guardarsi attorno", e alla fine se ne era andato dicendo che doveva potenziarsi per battere Goku.

Bulma non lo aveva più incontrato fino al torneo successivo, e quando lo aveva rivisto lui era coperto di cicatrici: almeno c'erano le prove che si era allenato sul serio.

Lei comunque non aveva fatto i salti di gioia nel trovarselo davanti, e questo avrebbe dovuto farla riflettere sull'inconsistenza del loro legame; era stata molto più felice di rivedere Goku, che nel frattempo si era trasformato in un gran bel ragazzo!

Chissà, forse se Chichi non si fosse subito intromessa, un pensierino sul suo amico d'infanzia l'avrebbe fatto...

«Bah, meglio che le cose siano andate come sono andate...» si disse «Ho l'impressione che una donna impegnata con Goku debba fargli da madre oltre che da moglie, e non credo che avrei questa pazienza...

E poi Goku sarà anche tanto buono e caro, ma alla fine è un maniaco della guerra come Vegeta e come tutti i saiyan! Nemmeno lui ha accettato la mia geniale proposta di eliminare il dottor Gelo prima che costruisca i cyborg!»

Tornò a riflettere sul proprio passato: durante i lunghi anni di prendi-e-lascia con Yamcha, aveva avuto dei brevi flirt con altri ragazzi, ma nessuna di quelle frequentazioni si era spinta molto in là; come diceva la sua amica Kaori, il mondo degli appuntamenti è una giungla dove la concorrenza è spietata!

A volte la corteggiavano ragazzi gentili ma decisamente bruttini, altre volte era lei ad interessarsi a un ragazzo che sembrava sia bello che intelligente, ma poi si concludeva sempre nei seguenti tre modi:

a) scopriva che il tipo in questione era già impegnato

b) lui non ricambiava il suo interesse

c) durante uno dei primi appuntamenti, il suo accompagnatore cercava di allungare le mani in modo volgare, rivelandosi una bella copia del maestro Muten...E a quel punto veniva congedato con un bel calcio là dove non batte il sole!

Già, perché Bulma Brief non era una ninfomane né una ragazza facile, sebbene a prima vista potesse dare quell'impressione.

Certamente apprezzava la bellezza maschile, e non si può negare che amasse civettare, mettere in mostra le proprie curve, sperimentare il potere che era in grado di esercitare sull'altro sesso, però non era così rapida nel passare dalle infatuazioni e dalle provocazioni ai fatti.

Inoltre cercava qualcuno che la considerasse speciale, qualcuno che la facesse sentire una principessa e non una bella gnocca tra le tante...

Piuttosto che sostituire Yamcha con un ragazzo altrettanto carino e altrettanto cretino, tanto valeva lasciare le cose come stavano.

Negli ultimi tempi però cominciava a sentirsi stufa, più passavano le settimane più il suo fidanzato le sembrava insulso e immaturo; questa impressione veniva rafforzata dal fatto che molte delle sue amiche o delle impiegate della Capsule Corporation si erano sposate, mentre altre, già sposate da un po', avevano dato alla luce degli splendidi bambini.

Fino a qualche anno prima Bulma non pensava affatto a farsi una famiglia, ma ora le sarebbe piaciuto, e intuiva che Yamcha non ne aveva alcuna intenzione.

Infine la presenza di Vegeta contribuiva ad alimentare i suoi dubbi, perché faceva nascere un costante implicito confronto: il giovane alieno era intelligente, volitivo, orgoglioso....Perseguiva il proprio obiettivo con passione e determinazione, senza lasciarsi fermare né distrarre da nulla; ed era capace di dominarsi, invece di allungare le mani su ogni ragazza che passava!

Inizialmente Bulma si era stupita che lui non ci provasse, ma poi aveva capito che un uomo non dimostra la propria virilità saltando addosso a tutte le belle donne che incontra, e ora le appariva infinitamente più virile Vegeta di un Muten e dello stesso Yamcha.

«Ehi ciao!»

L'arrivo di Kaori la riscosse dai propri pensieri.

«Benvenuta, siediti su quest'altra sdraio!» salutò Bulma.

L'amica obbedì, ma non poté trattenersi dal chiedere:

«Mi spieghi perché hai voluto organizzare una grigliata in giardino nonostante sia ormai autunno? Mi sento ridicola a stare su una sdraio completamente vestita; rassegnati, l'estate è finita!!»

«Non voglio rassegnarmi, l'estate è la mia stagione preferita!» replicò Bulma «e poi dobbiamo festeggiare un lieto evento: Vegeta ha allentato il ritmo dei suoi allenamenti, pensa che più di una volta la navetta gravitazionale è rimasta spenta ventiquattr'ore di fila!

Meno male, temevo che ci avrebbe lasciato le penne! Solo che ultimamente non ha mai trascorso in casa le giornate in cui non la utilizzava: suppongo che andasse in luoghi lontani ad allenarsi a gravità normale...Questa è la prima domenica che sta a casa, quindi ho organizzato la grigliata»

«Vuoi dire che per pranzo ci raggiungerà pure lui?» chiese Kaori

«Esatto!»

«Uhm....Prevedo una brillante conversazione...» scherzò la ragazza.

«E dai, ammetto che è un tipo di poche parole, ma sai che stiamo riuscendo a comunicare un po' di più? Spesso lo avvicino con una scusa, in genere legata al cibo: ad esempio gli porto due bottiglie di succo di frutta e gli chiedo se preferisce quello alla fragola o quello alla prugna; poi gli chiedo quali frutti c'erano sul suo pianeta. Non scambiamo mai più di qualche frase, ma è già un progresso!»

«In effetti mi stupisce che lui ti risponda»

«Beh, sai» fece l'azzurra in tono confidenziale «credo di aver guadagnato punti ai suoi occhi, adesso mi considera più in gamba»

E iniziò a raccontarle di come una notte lo avesse convinto a non sottoporsi a sforzi eccessivi.

Ma ad un certo punto si accorse che Kaori non la stava ascoltando, anzi, stava fissando inebetita la porta di ingresso al giardino: si voltò anche lei in quella direzione e rimase senza fiato.

Vegeta stava camminando verso di loro, con addosso soltanto un paio di jeans neri e un asciugamano gettato su una spalla; evidentemente la signora Brief gli aveva comprato dei vestiti nuovi e più adatti, anche perché il saiyan si era decisamente irrobustito.

Ma la cosa particolare è che non si era trasformato in uno di quei culturisti visibili sulle riviste di fitness, talmente pompati da risultare eccessivi e sgradevoli: no, il suo fisico era nello stesso tempo muscoloso e slanciato, un mix perfetto di potenza e di eleganza...

Ed ovunque Bulma guardasse, sulle braccia, sulle spalle, sul torace, le linee dei muscoli apparivano definite e precise come se fossero state scolpite da un artista; per non parlare di quando lui si voltò di fianco per dirigersi verso la fontanella del giardino, facendole notare che la parte coperta dai jeans appariva “scolpita” perfino meglio di quella superiore: semplicemente il corpo maschile più seducente che la ragazza avesse mai visto...

E il suo incedere altero, le sue movenze controllate, paragonati all'atteggiamento irruento e un po' goffo di Goku, rivelavano impietosamente chi fosse la terza classe e chi il principe.

Da ogni suo gesto sembrava trapelare un potere latente, che aspettava soltanto l'occasione giusta per scatenarsi; un simile esemplare di guerriero era fuori posto nel tranquillo giardino della Capsule Corporation, così come uno splendido esemplare di pantera sarebbe apparso fuori posto sopra un pratino all'inglese.

«...wow...» boccheggiò Kaori.

Bulma non riuscì a dire nemmeno quello, ma si domandò mentalmente se nei mesi precedenti fosse stata cieca.

«Te l'avevo detto che stava diventando sempre più carino...» le sussurrò Kaori.

«Qua siamo ben oltre la carineria» rispose Bulma «ha messo su un fisico che ti manda sotto la maschera ad ossigeno!»

In quel momento sopraggiunse il dottor Brief, con l'immancabile gatto tra le braccia, e le salutò allegramente:

«Salve mie belle fanciulle, come state? Tra poco si mangia eh? La carne è a buon punto! Oh, vedo che è arrivato pure Vegeta; ma come fa a stare senza una felpa? Quel ragazzo dovrebbe riguardarsi, ormai non è più così caldo, vado a prendergli qualcosa per coprirsi...»

«NO!!!!!!!!!!!» esclamarono in coro le due donne.

Il povero scienziato si voltò a guardarle perplesso.

«Ehm, vedi papà, Vegeta è un alieno, e per di più un guerriero: sicuramente è in grado di resistere al freddo molto più di noi umani» improvvisò Bulma.

«Già, probabilmente hai ragione» convenne il padre allontanandosi e rinunciando ai suoi progetti.

Appena fu troppo distante per sentirle, Kaori prese in mano la situazione:

«Okay amica mia, vediamo di calmarci. Non dobbiamo dimenticare che si tratta di un individuo pericoloso! Perciò adesso torniamo dentro, ci distraiamo, magari facciamo una bella doccia fredda, e non ci pensiamo più. D'accordo?»

«...d'accordo...» rispose Bulma con voce poco convinta.

 

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Capitolo 8
*** La goccia che fa traboccare il vaso ***


Nota dell'autrice: rieccomi! Buona Pasqua, che la gioia di questo giorno possa rimanere a lungo nei nostri cuori!

 

 

 

Era un caldo pomeriggio autunnale, il sole splendeva sulla città dell'Ovest e gli abitanti si erano riversati nelle strade, riempiendole con i suoni dei loro passi e delle loro risate: nessuno si era accorto dello sbarco di Freezer qualche mese prima, e nessuno immaginava che si profilasse all'orizzonte il pericolo dei cyborg.

Gli unici ad esserne al corrente erano i guerrieri Z, ed uno di loro si stava appunto allenando appena fuori il portone di villa Brief, suscitando lo stupore dei passanti: il giovane sedeva a gambe incrociate e reggeva con una mano un fumetto aperto, mentre con l'altra sollevava e poi riabbassava un gigantesco macigno.

Da qualche giorno Yamcha aveva deciso di allenarsi a casa per tenere d'occhio Bulma, il cui comportamento era leggermente sospetto: più di una volta l'aveva sorpresa a chiacchierare con Vegeta durante i suoi momenti di pausa, o magari a tarda sera, quando il saiyan prendeva possesso della cucina ormai deserta e svuotava la dispensa.

Quando il fidanzato le chiedeva spiegazioni, di solito ella aveva la risposta pronta:

«ho portato a Vegeta questa camicia nuova che ha comprato mamma», «gli ho offerto qualcosa da bere, ci vuole dopo tanto allenamento», «mi ha chiesto se è normale che quando alza la gravità della navicella si sente un ronzio»...

Altre volte invece era evidente che la giovane cercava semplicemente una scusa per scambiare due parole con il saiyan: era capace di raccontargli un episodio divertente accadutole mentre andava in ufficio, o di invitarlo a fare una passeggiata, pur sapendo che a quello scimmione non interessavano le sue vicende e che non avrebbe accettato i suoi inviti.

Inizialmente Yamcha aveva sottovalutato la cosa:

«Quella pazzerella si diverte a cacciarsi in situazioni strampalate ed estreme, come appunto invitare un distruttore di pianeti a bere il tè! Ma non ho motivo di essere geloso, uno sgorbio con i capelli a carciofo non può piacere alle donne!!»

Le sue certezze erano crollate qualche giorno prima, quando Bulma aveva organizzato un aperitivo con le amiche nel salone delle feste; benché non invitato, il giovane si era intrufolato per cinque minuti a bere una bibita, aveva fatto dei complimenti alle ospiti più graziose, e infine era uscito, seguito dagli sguardi fulminanti della fidanzata.

Purtroppo gli era venuto in mente di fermarsi appena fuori la porta e di origliare i discorsi delle ragazze, per la curiosità di sentire se avrebbero fatto commenti su di lui.

In effetti una biondina aveva esclamato:

«Bulma, come sei fortunata! Il tuo ragazzo è molto carino e galante!!»

Ma una rossa l'aveva interrotta:

«Dici così perché non sai che c'è un altro esperto di arti marziali in questa casa, quello che viene da un regno lontano....Ragazze, l'ho incrociato una volta in corridoio e sono rimasta senza fiato!

Allora, a parte che non avevo mai visto nessuno con un....Ehm....Lato B come il suo...»

«Dai, Veesa, sei la solita!»

«Comunque la cosa che mi ha colpito di più è stata l'aria che aveva....Non so come spiegarvelo, diciamo che trasmette un'impressione di grande forza, ma non parlo soltanto della forza fisica: traspare proprio la forza del suo carattere! Ha l'aria di uno che non teme niente e che non si ferma davanti a niente, eppure al tempo stesso sembra tormentato da qualcosa...»

«Ok, basta così!» aveva esclamato una terza ragazza «Bulma, questo tuo amico è single?»

Bulma aveva inventato una serie di scuse per convincere le amiche a lasciar perdere l'argomento, mentre Yamcha, che aveva sentito tutto, si era allontanato con passo malfermo: aveva scoperto che quel dannato scimmione ce l'aveva eccome la capacità di attirare gli sguardi femminili!

Da allora si allenava sempre nelle vicinanze della casa, per tenere d'occhio la situazione; continuava a ripetersi che la sua ragazza non poteva interessarsi al nemico che aveva causato la morte di tanti guerrieri Z, tuttavia sapeva che quando Bulma voleva ottenere qualcosa – o qualcuno - non badava più a niente.

E lo scimmione? Difficile dire cosa pensasse di lei, dietro la sua solita maschera impenetrabile; però il fatto che ci scambiasse due parole ogni tanto era di per sé allarmante, dato che non lo faceva con nessun altro.

Mentre Yamcha era immerso in queste riflessioni, comparve in giardino Bulma, più radiosa che mai nel suo abitino giallo a fiori:

«Ehi come va l'allenamento?» chiese sorridendo.

«Benone piccola, e come vedi unisco l'utile al dilettevole!» rispose lui indicando il fumetto «Allora, stasera andremo al cinema giusto?»

«Venivo proprio a parlarti di questo: non posso più venire» fece lei con tono dispiaciuto.

«Cosa, e perché? Hai una riunione di lavoro così tardi?»

«In un certo senso....Diciamo che riunisco un piccolo consiglio di guerra: vedi, ho cercato di immaginare come potrebbero essere fatti i cyborg del dottor Gelo.

La parte più difficile riguarda l'unione di componenti organiche e inorganiche, non ho idea di come abbia fatto quell'uomo a risolvere il problema, deve essere un vero genio...»

La voce di Bulma tradì un certo disappunto nel riconoscere che un altro scienziato aveva costruito un macchinario fantascientifico che lei non riusciva nemmeno a progettare. Poi riprese a spiegare:

«Comunque ho elaborato alcune ipotesi sulle caratteristiche dei cyborg, sulle armi che potrebbero usare, etc. etc. e stasera le illustrerò a Vegeta»

Yamcha sentì un nodo stringergli lo stomaco.

«A Vegeta!?» ripeté.

«Sì, sono informazioni utili per chi dovrà combattere i cyborg, così glielo ho proposto e...»

«E NON HAI PENSATO DI PROPORLO A ME?!» ruggì il combattente.

«B-beh, ovviamente ho intenzione di comunicare i risultati delle mie ricerche anche a tutti gli altri»

«MA A ME NON AVEVI NEMMENO DETTO CHE STAVI LAVORANDO A QUESTO PROGETTO, MENTRE CON LUI HAI GIA' FISSATO UNA RIUNIONE!!!!»

Bulma non sapeva cosa rispondere, e tentò di deviare la discussione sullo scarso impegno del partner:

«Per forza non ho pensato di avvisare te, guardati: ti alleni leggendo i fumetti! Mi è venuto spontaneo proporre la mia idea a chi sta lavorando sul serio!!»

Ma Yamcha non la bevve:

«Oh, certo, e come la mettiamo con tutte le volte che ti ho beccata insieme a lui? Approfitti di ogni scusa che ti viene in mente per ronzargli intorno!!»

«Non è vero! Sono soltanto coincidenze!»

«Vallo a raccontare a qualcun altro! Come osi fare la smorfiosa con quello mentre sei fidanzata con me!?»

Quest'ultima frase però ebbe l'effetto di un boomerang e gli si ritorse contro.

«COME OSI RIMPROVERARE ME PERCHE' PARLO CON VEGETA, QUANDO IO TI HO BECCATO PIU' DI UNA VOLTA A BACIARE UN'ALTRA!?» sbraitò Bulma.

«Q-questo adesso non c'entra....»

«C'ENTRA ECCOME!!!!»

«Basta, me ne vado» disse Yamcha, spiccando il volo e sparendo all'orizzonte.

L'azzurra restò padrona del campo e sorrise soddisfatta per aver vinto la discussione, anche se qualcosa dentro di lei sussurrava che il proprio ragazzo aveva buoni motivi per essere geloso.....

 

La serata era entrata nel vivo al Gwen's, e l'interno del locale appariva fantastico: un ampio salone dal pavimento candido ospitava tavolini a due, quattro, sei e perfino dieci posti; lungo i muri c'erano piante artificiali a fibre ottiche di tutti i colori, e in fondo alla sala si stagliava il palco sul quale si stava esibendo la migliore band emergente della città.

Kaori stava in piedi accanto al bancone del bar, sorseggiando una pignacolada e gettando ogni tanto un'occhiata ai propri colleghi, seduti al tavolo da dieci più vicino: stavano chiacchierando animatamente e sembravano non notare la sua assenza.

Aveva atteso quella serata con trepidazione, e invece si era rivelata un'enorme delusione!

Qualche settimana prima la Capsule Corporation aveva stipulato un accordo con la Dutch S.p.A., l'azienda specializzata in automobili, allo scopo di costruire un prototipo di macchina anfibia; alcuni professionisti delle due aziende erano stati scelti per lavorare in squadra al progetto, e tra questi c'era Paul Hugens, un ingegnere della Dutch che aveva fatto girare la testa a Kaori fin dal primo momento in cui l'aveva visto.

Purtroppo lei non era stata assegnata allo stesso gruppo di Paul, mentre quell'antipatica della sua collega Soki sì: a quel punto Kaori aveva cercato di fare amicizia con Soki, così da avere la scusa per fare capolino nella stanza dove si lavorava al progetto Anfibio.

Quando Soki aveva organizzato un'uscita tra colleghi e aveva invitato sia Kaori che Paul, la ragazza aveva toccato il cielo con un dito!

Aveva scelto un vestito fucsia corto ma non estremo, vi aveva abbinato un paio di stivaletti neri, si era fatta truccare da Bulma ed era partita verso il locale, sicura di fare colpo: invece Paul aveva parlato di calcio tutta la sera con i colleghi maschi, e adesso sembrava non accorgersi nemmeno che lei si era alzata dal tavolo....

«Cento zeny di vestito sprecati!!» sbuffò arrabbiata.

In quell'istante la sorprese una voce maschile alle sue spalle:

«Perché hai quest'aria triste, zuccherino?»

Si girò e si trovò di fronte l'ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere:

«Yamcha? Che ci fai tu qui?»

«Ci conosciamo dolcezza?»

«Ma certo, sono Kaori, l'amica di Bulma no?»

«Ah, già, ti ho visto qualche volta lì a casa...Ma non mi ero mai accorto di quanto tu sia carina!»

Alla ragazza cascarono le braccia: cioè, quel deficiente ci stava provando proprio con lei?! Non immaginava che il giorno dopo lei avrebbe raccontato tutto alla sua fidanzata?

Yamcha appariva un po' brillo, ma non era ubriaco al punto da fare una mossa così idiota.

Kaori ignorava che lui e Bulma quel pomeriggio avevano litigato e che Yamcha nutriva una forte gelosia nei confronti di Vegeta, cosa che lo spingeva a cercare vendetta.

Comunque la brunetta stava per piantarlo in asso e tornare dagli amici, quando la colse un pensiero: forse, se Paul l'avesse vista flirtare con un altro, si sarebbe ingelosito...

Si mordicchiò il labbro inferiore, in preda all'indecisione:

«Certo, è sbagliato flirtare con il fidanzato di un'amica» pensò «ma dopotutto io non ho intenzione di sedurlo davvero, è tutta una messinscena per far ingelosire Paul....E domani racconterò a Bulma che questo dongiovanni ci ha provato con me, e la convincerò a lasciarlo una volta per tutte!!»

Presa la sua decisione, si appoggiò languidamente al bancone del bar e cinguettò:

«Allora Yamcha, che ci fai in questo locale? Festeggi l'ultima vittoria della squadra? Sai che sono sempre stata una tua grande fan?»

Nel frattempo, al tavolo numero 10, i suoi colleghi continuavano a chiacchierare senza degnarla di uno sguardo, tranne una: Soki.

La giovane ingegnera aveva invitato Kaori perché sapeva che era molto in confidenza con Bulma Brief, la figlia del grande capo, e sperava con il tempo di diventare anche lei amica di Bulma e ottenere una promozione. Adesso però si presentava un'opportunità ancora migliore:

«Guarda guarda...» pensò «Kaori fa la gatta morta col ragazzo della Brief...Se riesco a scattare una foto compromettente la porterò a Bulma, e di colpo lei non vorrà più vedere né Kaori né Yamcha, ma solo me! Sarò l'unica amica di cui si fiderà, e farò carriera in un baleno!!»

Tirò fuori dalla borsa il cellulare, ma per il momento i due giovani stavano solo parlando, non era abbastanza per realizzare il suo piano; ben presto però il destino le diede una mano, o meglio, fu la stoltezza di Kaori a farlo.

La ragazza stava letteralmente schiumando di rabbia nel constatare che Paul non se la filava di pezza, e decise di passare accanto al tavolo e salutare i colleghi uno per uno, fingendo di andar via con Yamcha.

«Ehi Yamcha» sussurrò «che ne dici se andiamo a fare un giro per conto nostro?»

«Ma certo baby» rispose lui con un sorriso ebete.

Ella lo prese per mano e lo guidò fino al tavolo 10, dove si rivolse ai colleghi con una voce da oca che non le apparteneva affatto:

«Ragazzi, io vado, questo locale è noioso....E poi ho di meglio da fare....»

«Ok» rispose uno.

«Ciao ciao»

«Ci vediamo domani!»

Nessuno sembrò interessato alla sua partenza, men che meno Paul.

La ragazza strinse il braccio del proprio accompagnatore e si avviò verso l'uscita, ma giunta sulla soglia si volse a guardare un'ultima volta il suo bello&impossibile.

Fu allora che Yamcha capì di essere stato usato per far ingelosire qualcun altro, e quella seconda umiliazione nel medesimo giorno gli fece perdere la testa: afferrò Kaori per le spalle e la baciò a tradimento.

Il cellulare di Soki scattò prontamente la foto.

Quella foto sarebbe stata per Bulma la goccia che fa traboccare il vaso.

 

 

Seconda nota dell'autrice: devo ringraziare Molly369 per l'idea di far succedere qualcosa tra Kaori e Yamcha; lei aveva suggerito tra Kaori e Vegeta, ma questo non rientrava nei miei piani, poi però mi sono detta: perché non con Yamcha? Tanto in un modo o nell'altro lui e Bulma si devono lasciare! Detto fatto!  

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Capitolo 9
*** Consiglio di guerra ***


«Bah, non va bene! Troppo infantile!» sbuffò Bulma lanciando sul letto la maglietta con disegnato un orsacchiotto.

L'indumento andò a cadere in cima alla pila di vestiti che si era formata negli ultimi minuti, a mano a mano che lei li provava e li scartava; quella sera aveva in programma il suo “consiglio di guerra” con Vegeta, durante il quale gli avrebbe illustrato le probabili caratteristiche dei cyborg.

«In effetti non è mica un appuntamento, non dovrei preoccuparmi troppo del mio aspetto. E poi, anche se mettessi il mio vestito migliore, quel cavernicolo non ci farebbe nemmeno caso!»

Sospirò e scosse la testa: chi voleva prendere in giro, ormai doveva ammettere che il saiyan la intrigava parecchio.

All'inizio si era sentita provocata dalla sua – almeno apparente – indifferenza, poi aveva iniziato a notare tutte quelle caratteristiche di Vegeta che lo rendevano diverso da Yamcha, e si era sentita come se in vita sua non fosse mai stata con un vero uomo: il suo fidanzato al confronto sembrava un ragazzino immaturo.

Un tempo le cose erano diverse, Yamcha era molto più attivo e più appassionato alle arti marziali, e c'era stato un periodo in cui le era sembrato che nutrisse passione anche verso di lei....Ma negli ultimi anni si era lasciato andare su tutti e due i fronti.

Certo, a sfavore di Vegeta giocava il fatto che si trattava di uno spietato assassino, ma Bulma non era una paladina della giustizia né una persona profonda e riflessiva, quindi aveva relegato quel piccolo particolare in un angolo della mente, anche se prima o poi avrebbe dovuto farci i conti.

Afferrò una maglia azzurra con lo scollo a barchetta e notò che il colore era identico a quello dei propri occhi; la provò e decise che avrebbe indossato quella, abbinata a un paio di jeans.

Nel frattempo Vegeta stava scendendo nel salone dove avevano appuntamento, senza avere alle spalle due ore di prove per scegliere i pantaloni blu scuro e la camicia bianca che portava.

«Devo ammettere che questi umani si stanno rivelando più utili del previsto» pensò «chi l'avrebbe detto che Bulma sapesse prevedere le caratteristiche dei cyborg con un discreto grado di probabilità! E la navicella gravitazionale costruita dal vecchio è fenomenale. Ancora non capisco perché siano così gentili con me, nonostante io sia nemico di Kakaroth»

Nel caso del dottor Brief rispondere a questa domanda era facile, non ci voleva molto a capire che il pover'uomo aveva paura di lui; la figlia invece....Ecco, quella era strana.

Non sembrava mai spaventata in sua presenza, e del resto – per quanto doloroso fosse questo pensiero – Vegeta sapeva di non essere più temibile, da quando Kakaroth era tornato sulla Terra: il super saiyan avrebbe vendicato qualsiasi torto fatto ai suoi amici, quindi se voleva mantenere la testa attaccata al collo era costretto a non eliminare nessuno.

Non era la paura che spingeva Bulma a comportarsi gentilmente con lui, ma allora perché lo faceva?

Non soltanto riparava la navicella quando si rompeva, e gli illustrava le sue ipotesi sui cyborg (tutto questo era comprensibile, in fondo sconfiggere i cyborg andava nell'interesse di entrambi), ma gli portava da bere quando lo vedeva in pausa, gli consegnava personalmente i vestiti nuovi, e spesso la sera gli sedeva accanto in cucina, talvolta blaterando su qualche sciocchezza, talvolta semplicemente in silenzio.

Il saiyan di solito l'ascoltava soltanto con un orecchio, ma – misteriosamente - quella presenza non gli dava fastidio, e poi la terrestre sapeva intuire quando lui non era dell'umore giusto per tollerare le sue chiacchiere, ed in quei casi si limitava a sorseggiare una bibita lì accanto, senza parlare.

«Quello che mi sfugge è perché si ostina a cercare la mia compagnia» si domandò perplesso, dato che per lui parole come “amicizia” o “simpatia” non avevano senso; inoltre, poco esperto di donne e molto più interessato al combattimento che a loro, non immaginava neanche che qualcuna potesse essere attratta da lui.

In quel momento entrò nella stanza Bulma, e il giovane alieno si trovò costretto suo malgrado a spalancare gli occhi: la ragazza indossava dei jeans che, senza essere super attillati, evidenziavano le sue forme armoniose, mentre l'azzurro della maglia richiamava il colore degli occhi e dei capelli.

Recuperò rapidamente la propria espressione glaciale e sedette a terra, accanto al basso tavolino giapponese, ma lei si era accorta dello sguardo ammirato che le aveva lanciato, e dentro di sé gongolava.

«Ciao, come è andato oggi l'allenamento?» chiese sorridente.

«...bene...» rispose lui senza alzare gli occhi, timoroso di tradirsi di nuovo.

«Ecco qua i miei progetti» esclamò l'azzurra poggiando dei fogli sul tavolo e sedendogli accanto «come vedrai sono soltanto degli abbozzi, ma ho intenzione di lavorarci ancora. È una sfida tra me e quel maledetto dottor Gelo!! Se quello lì è riuscito a costruire un cyborg, io devo almeno capire come ha fatto, ne va della mia reputazione di genio!!»

Per qualche minuto nella stanza risuonò soltanto la voce un po' acuta della scienziata, le cui mani si muovevano tra i fogli indicando gli schizzi che aveva disegnato; Vegeta si trovò più di una volta a perdere il filo del discorso, perché si era distratto ad osservare quelle labbra rosee mentre si aprivano e si chiudevano ritmicamente, e ogni tanto si atteggiavano a un sorriso.

«Dannazione, che diavolo mi succede?!» imprecò mentalmente «eppure vivo qui da più di un anno e non mi aveva mai fatto questo effetto!»

Ma in passato si incontravano raramente, mentre negli ultimi tempi se la trovava spesso tra i piedi....

«E quindi temo che potrebbero riparare rapidamente qualsiasi tipo di danno, ma c'è di peggio....Vegeta mi stai ascoltando?»

«...Sì, dimmi»

«Come dicevo, c'è di peggio: forse il dottor Gelo li doterà di un dispositivo a ricarica continua. In pratica, potranno combattere molto a lungo senza stancarsi e senza subire cali di energia, magari potranno andare avanti all'infinito!

È soltanto un'ipotesi, io non saprei costruire un dispositivo simile, ma se il dottor Gelo ci riuscisse sarebbe terribile!!»

Bulma si aspettava di vedere un'espressione preoccupata sul volto del suo interlocutore, invece vi comparve un sorrisetto compiaciuto.

«Interessante....»

«Spaventoso, vorrai dire! Ti rendi conto che quelle macchine potrebbero essere infaticabili?!»

«Questo significa che per batterle dovrò diventare molto più potente.....E talmente bravo da metterle subito al tappeto, senza permettere loro di tirare il combattimento per le lunghe»

«Hai detto niente! Guarda che non è mica facile!»

«Se fosse facile, che gusto ci sarebbe?»

La ragazza rimase a bocca aperta:

«Voi saiyan siete davvero incredibili....Non credo che riuscirò mai a capire il vostro modo di ragionare....»

Ma Vegeta, che ormai aveva imparato un po' a conoscerla, replicò:

«Io invece dico di sì. Dimmi la verità, come scienziata non trovi eccitante il pensiero che qualcuno abbia costruito un cyborg dotato di energia inesauribile? Per quanto pericoloso possa essere?»

Ella esitò e si morse il labbro inferiore, riflettendo....In effetti moriva dalla voglia di sapere se davvero un dispositivo del genere fosse realizzabile, e avrebbe pagato tutto il proprio patrimonio per essere la prima a costruirlo (salvando qualche spicciolo per lo shopping).

«...Okay, detesto darti ragione ma la risposta è sì. Anzi, tra due anni e mezzo non mi dispiacerebbe recarmi sul luogo indicato dal ragazzo del futuro, per dare un'occhiata ai cyborg. Non vedo l'ora di ammirare quei prodigi della tecnologia!»

Stavolta fu Vegeta a restare di stucco: non si aspettava che la terrestre fosse così audace da andarli a vedere di persona!

Anche se a ben pensarci aveva fatto la stessa cosa con Freezer.

Il silenzio calato fra loro fu interrotto dal suono del campanello, seguito dalla voce della signora Brief:

«BULMAAAAAAA, E' PER TE!»

La giovane si alzò a malincuore e andò alla porta principale; nell'atrio la aspettava una tipa alta e magrissima, fasciata in un abito firmato, con i lunghi capelli biondi piastrati alla perfezione.

Appena la vide le venne incontro e le strinse la mano, accennando un inchino.

«Signorina Brief, innanzitutto mi permetta di dirle che è un grande onore conoscerla. Ho sempre ammirato i suoi lavori e quelli di suo padre, quel sensore per controllare la temperatura dei macchinari a rischio è semplicemente geniale e...»

«Scusi ma lei chi è?» la interruppe Bulma perplessa.

«Oh, mi scusi, mi permetta di presentarmi: mi chiamo Soki Otani, sono una sua dipendente, lavoro al progetto Anfibio»

«Ah, bene...Avete bisogno di una mano per quella macchina?»

«No, a dire il vero non sono qui per motivi di lavoro. Purtroppo si è verificato un disdicevole incidente....Due persone ignobili hanno tradito la sua fiducia, e io non potevo permettere che una donna eccezionale, intelligente, bella, generosa, coraggiosa, inimitabile come lei venisse trattata così!»

«Ma di cosa sta parlando?»

Senza aggiungere altro, Soki estrasse il cellulare dalla borsa e le sventolò sotto il naso una foto di Yamcha che baciava Kaori.

«Mi dispiace così tanto signorina Brief....» sussurrò mascherando un ghigno.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** La rottura ***


1001, 1002, 1003...

Vegeta contava mentalmente le flessioni, proponendosi di arrivare almeno a 2000 senza fare pause, anche se la gravità trecento volte superiore a quella terrestre rendeva ogni movimento pesantissimo.

La sera precedente aveva appreso molte informazioni utili sui cyborg, ma purtroppo il “consiglio di guerra” formato da lui e Bulma si era sciolto prima del previsto, per motivi che non aveva capito bene.

Forse più tardi sarebbe passato dalla donna per chiederle di finire il discorso, ma non sarebbe uscito senza aver completato le 2000 flessioni sulle dita.

«Devo farcela....1110.....Non devo distrarmi....1111... D-devo....»

In quel momento la navicella fu scossa da un'onda d'urto e i timpani del saiyan furono perforati da una voce stridula che urlava a mille decibel:

«YAMCHAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!! COME HAI POTUTO FARMI QUESTO, BRUTTO ********!!!!!!!»

Vegeta perse l'equilibrio e si ritrovò sdraiato per terra.

«Ma che diavolo...»

Abbassò la gravità, aprì il portone e uscì nel cortile, dirigendosi verso la fonte di quelle urla disumane, cioè casa Brief; non gli fu difficile seguire il suono fino in cucina, anzi, dovette tenere le mani premute sulle orecchie per proteggere il proprio sensibile udito.

La scena che gli si presentò davanti aveva dell'incredibile: la debole donna dai capelli azzurri stava sgridando il guerriero terrestre e lanciando piatti nella sua direzione, mentre lui si riparava dietro il tavolo e cercava di evitarli.

«QUESTA E' L'ULTIMA CHE MI FAI, CHIARO?! TRA NOI E' FINITA!!»

«N-non fare così, tesoro...E' stato un attimo di debolezza!» disse Yamcha con voce tremante.

«GLI ATTIMI DI DEBOLEZZA CE L'HAI DA ANNI, E SONO STUFA! MA QUESTA VOLTA HAI TOCCATO IL FONDO: PERCHE' PROPRIO KAORI?!»

«M-ma io non sapevo che foste così amiche, quasi non l'avevo riconosciuta...» si giustificò il giovane.

«QUESTO DIMOSTRA QUANTO POCO SAI DI ME! MI HAI STANCATO!!!» urlò la ragazza scagliandogli contro una padella che lo colpì in pieno.

Vegeta assisteva stupito allo spettacolo di una donnetta che sottomette un guerriero molto più forte di lei; era venuto lì con l'intenzione di ordinare il silenzio, ma la scena era troppo divertente per interromperla.

In quel momento sopraggiunse il dottor Brief, mostrando l'espressione rassegnata e tranquilla di chi aspetta la fine di una tempesta prevista da tempo.

Vegeta, che non aveva ancora capito il perché del litigio, gli chiese:

«Cosa sta succedendo qui?»

L'uomo rispose:

«Direi che mia figlia sta scaricando Yamcha....Sapevo che prima o poi sarebbe successo....»

«Cosa significa scaricare

«Diciamo che d'ora in poi Yamcha non abiterà più qui con noi»

«Ah!» fece il saiyan compiaciuto; quel tipo sfregiato non aveva mai osato infastidirlo, ma questo non cambia il fatto che lo giudicava una nullità e una parodia dei combattenti seri, quindi gli piacque l'idea di non averlo più intorno: tutto sommato valeva la pena di sopportare un po' di urla per arrivare a quel risultato.

Si allontanò soddisfatto, mentre dietro di lui continuava a infuriare la tempesta.

«Ti prego pasticcino calmati, giuro che non succederà più!» promise Yamcha.

«NON CREDO PIU' ALLE TUE PROMESSE!!!!!!» gridò Bulma tirando una pentola «SEI UN DONGIOVANNI!!! TRA UN PO' CI PROVERAI PURE CON MIA MADRE, MA TI ANDRA' MALE PERCHE' LEI PREFERISCE VEGETA, E SAI CHE TI DICO?! COMINCIO A DARLE RAGIONE!!»

«A-andiamo, non vorrai paragonare me a quel....»

«NON SEI NELLA POSIZIONE DI RIBATTERE, VATTENE IMMEDIATAMENTE E NON METTERE PIU' PIEDE IN QUESTA CASA!!!!!!»

Il giovane capì che non era il momento di insistere e si allontanò alla svelta, tenendo la schiena curva per evitare i mestoli e le teiere che continuavano a volare nella sua direzione.

Arrivato fuori dal portone trovò ad aspettarlo l'inseparabile amico Pual, che aveva già fatto le valigie e le aveva ammassate sul vialetto di ingresso.

«Avevi preparato tutto?» chiese Yamcha stupito.

«Quando ho sentito il volume delle urla ho capito che era una cosa seria; del resto non è la prima volta che Bulma ti butta fuori di casa: dovresti davvero smetterla di...»

«Non farmi la predica adesso, lo so che ho sbagliato. Non resta che cercare una sistemazione in attesa che lei mi perdoni. Ma mi sa che stavolta ci vorrà un bel po'.....»

E i due si alzarono in volo portandosi dietro i propri bagagli.

 

Era tardo pomeriggio ma la luce di un pallido sole indugiava ancora nel giardino interno di casa Brief, mentre un leggero venticello smuoveva le foglie degli alberi e le punte dei fili d'erba.

«Questo pianeta ha uno dei climi più piacevoli che io abbia mai sperimentato» pensò il principe dei saiyan passeggiando lungo un vialetto «Ma forse è nocivo per i miei allenamenti....Un clima più aspro tempra il fisico e il carattere. Se non sbaglio la donna ha detto che sulla Terra ci sono due poli molto freddi e un deserto infuocato, dovrei farmi raccontare qualcosa di più, potrebbero rivelarsi gli ambienti ideali per gli esercizi a gravità normale»

Come se l'avesse evocata con il pensiero, in fondo al vialetto apparve Bulma, ma non aveva l'aspetto seducente del giorno prima: era china su un'aiuola e strappava con gesti forsennati le erbacce, tirando via nella furia anche qualche fiore.

Probabilmente era intenta a quell'opera già da un bel po', a giudicare dalle decine di aiuole rovinate alle sue spalle, e dalla quantità di polvere sparsa sul suo volto sudato e sui vestiti; tra uno strappo e l'altro ansimava:

«Momenti di debolezza! Glielo do io il momento di debolezza a quel....» un povero narciso finì nelle sue grinfie e venne estirpato «...non sapeva che fossimo così amiche! Gli avrò parlato di Kaori non so quante volte! E nessun'altra viene qui così spesso!» uno schizzo di fango le macchiò ulteriormente la camicetta «e comunque chi ha bisogno di lui! Sto benissimo anche da sola! E ho la fila dietro, IO!» sferrò un calcio a una zolla di terra «il mondo è pieno di uomini molto più affascinanti di lui e...»

«Che cosa stai facendo donna?»

Bulma alzò gli occhi e scoprì con sommo orrore che uno degli uomini più affascinanti mai incontrati stava appunto sul vialetto e aveva assistito alla scena.

«Oh...ehm...io...» balbettò, passandosi una mano tra i capelli scomposti, e pensando a quanto dovesse essere diventato rosso il suo viso tra la fatica e la vergogna.

«Hai capito che come scienziata non vali nulla e ti sei data al giardinaggio?» la provocò il saiyan.

In realtà sapeva bene quanto la donna fosse in gamba, ma si divertiva a provocarla, anche perché lei era l'unica persona in quella casa con cui si potesse avere uno scontro – sia pure verbale – stimolante.

«COME OSI?! SE IO SONO UN'INCAPACE, COME MAI HO RIPARATO LA TUA PREZIOSA NAVICELLA DECINE DI VOLTE?»

«Ti sarai fatta aiutare da tuo padre....» rincarò la dose Vegeta, sempre più divertito.

«Niente affatto, e non ti conviene chiedere a lui per le riparazioni, ti farebbe aspettare i secoli solo per decidere dove mettere lo stereo!»

«E tu ci metteresti i secoli a decidere di che colore dipingere le pareti....»

«Niente affatto! Anche se in effetti starebbero bene dipinte di rosa pallido....Ehm, comunque, piantala di criticarmi oppure....»

«Oppure cosa? Scarichi anche me?»

«Eh? Cosa vuoi dire?»

«Tuo padre ha detto che hai scaricato il terrestre con le cicatrici, e che non abiterà più qui»

«Ah....E' vero, ma scaricare non significa esattamente cacciare di casa. Significa che prima eravamo fidanzati e ora non lo siamo più. Per fortuna»

«E che significa “fidanzati”?»

«Beh, è una parola che si usa quando un uomo e una donna si piacciono e vogliono stare insieme; e poi il fidanzamento serve come periodo di prova in vista del matrimonio, anche se da questo orecchio Yamcha non ci sentiva.

Almeno i matrimoni li avete dalle tue parti?»

«Ovvio. Anzi, per la nobiltà era obbligatorio»

«Davvero? Quindi se tu fossi cresciuto sul tuo pianeta ti saresti sposato?»

«Io sarei stato tenuto a sposarmi più di chiunque altro, perché avrei dovuto dare un erede al trono»

Bulma lo osservò incredula, non riusciva nemmeno a immaginare Vegeta in una situazione simile.

«E dimmi, come si sarebbe svolta la cerimonia nuziale?»

Il saiyan si stupì di tutte quelle domande, ma al tempo stesso lo lusingava l'interesse mostrato verso il suo popolo da una aliena di razza inferiore.

«Il principe passa in rassegna le truppe femminili schierate in campo» spiegò «Quando ha scelto la donna che trova degna di lui, la conduce con sé in un luogo appartato e si unisce a lei. Da quel momento sarà la sua sposa e nessun altro potrà sfiorarla»

«Oh....» sospirò Bulma imbambolata; in effetti l'inizio della cerimonia non era molto romantico, ma cos'altro ci si poteva aspettare da un popolo di guerrieri?

Quello che l'aveva colpita però era il tono definitivo con cui Vegeta aveva parlato dell'unione tra uomo e donna, tutto il contrario di quell'inconcludente di Yamcha!

Inoltre, il fatto che egli cercasse una compagna alla sua altezza invece di accontentarsi della prima disponibile, gli faceva guadagnare molti punti rispetto ai corteggiatori terrestri di Bulma.

«E dimmi....» chiese titubante «quali caratteristiche deve avere una donna per essere scelta dal principe dei saiyan?»

«Ovviamente deve essere la guerriera più forte del pianeta»

«Urgh!»

La bolla rosa che la ragazza si era costruita nella mente scoppiò di colpo: cavoli, se la mettevano sul piano della forza fisica, una come lei non era in grado di fare colpo su un nobile saiyan.

Tuttavia la incuriosiva sempre più questa strana razza, e soprattutto il loro ombroso principe. 

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Capitolo 11
*** Riconciliazione ***


Nota dell'autrice: salve a tutti, e grazie a chi segue la mia storia! In questo capitolo Vegeta non compare, ma è un capitolo necessario per riannodare i fili della trama; comunque nei prossimi ci sarà sempre!

Già che ci sono volevo farvi una domanda: secondo voi che aspetto avrebbero i personaggi di Dragon Ball se fossero persone in carne e ossa? Su Internet ho trovato alcuni tentativi di “umanizzare” Vegeta, ma erano orribili, perché gli autori pretendevano di mantenere tutte le caratteristiche del manga, anche quelle che nella realtà farebbero un brutto effetto (ad esempio l'attaccatura dei capelli che inizia nel mezzo della fronte, o il naso e la bocca molto piccoli).

Io non so disegnare, comunque li immagino così: Goku e Bulma hanno dei visi di tipo europeo, Vegeta anche, ma con un tocco esotico, qualcosa di mediorientale o di indiano; Chichi infine ha un grazioso visino cinese. Che ne pensate? :)

 

 

 

Tump...tump....tump....

Bulma sollevò malvolentieri le palpebre, e si tirò a sedere sul letto.

Che accidenti era quel rumore?

Gettò un'occhiata all'orologio: segnava le nove e un quarto di mattina.

Non era neanche tanto presto, ma la sera prima aveva riguardato la maledetta foto scaricata dal cellulare di Soki, e le era venuta una tale malinconia che aveva bevuto qualche birra di troppo, col risultato di svegliarsi insonnolita e rintronata.

Paradossalmente, il dispiacere maggiore le veniva non tanto da Yamcha quanto da Kaori; con l'ex bandito la situazione era già compromessa, ci stava più che altro per abitudine, ma la sua nuova amica, così sincera da essere persino brusca certe volte....Come aveva potuto pugnalarla alle spalle?

E poi Kaori le aveva sempre detto che Yamcha era un insulso dongiovanni: forse parlava così perché tramava per portarglielo via?

Tump...tump...tump...

«Insomma, che diavolo è questo rumore?!» ringhiò l'azzurra avvicinandosi alla porta-finestra del balcone, dato che il fastidioso suono proveniva dall'esterno.

Uscì sul balcone, si affacciò e restò paralizzata dallo stupore: lungo la parete della casa si stava arrampicando Kaori, grazie a delle ventose che aveva infilate agli avambracci e sulle ginocchia.

La scena era quasi surreale e ci volle un po' prima che Bulma ritrovasse l'uso della parola:

«....Kaori? In nome del Cielo che cosa stai facendo?»

Ansimando per lo sforzo, la ragazza castana rispose:

«Beh...Visto che...da giorni...non mi rispondi al telefono....e fai finta di non essere in casa quando....vengo a trovarti....»

«Dove hai preso quelle ventose?»

«Brevetto di tuo padre! Che te ne pare? Resto fedele all'azienda...usando solo prodotti...con il marchio Capsule Corp»

«Sarai fedele all'azienda ma come amica fai schifo!»

Una volta superato lo stupore, la scienziata le riversò addosso tutta la propria delusione; il grazioso visino di Kaori si rattristò, mentre interrompeva la scalata fermandosi ad una notevole altezza.

«Lo sapevo...che era per quello...che eri arrabbiata...non so come l'hai scoperto ma ti giuro che....anf...»

«Risparmiami le tue scuse!»

Bulma si girò e fece per tornare dentro la camera, ma si sentì urlare dietro:

«ASPETTA, E' LA PRIMA VOLTA CHE SUCCEDE UNA COSA COSI' GRAVE TRA NOI! NON MERITO UNA SECONDA OCCASIONE?»

Per qualche secondo ella indugiò sulla soglia, infine tornò sui propri passi e si dispose ad ascoltare l'amica; dopotutto, a Yamcha quante occasioni aveva concesso?

«E va bene, sali....»

«.....non posso, non ce la faccio più, ho finito il fiato per urlare....»

Bulma cadde all'indietro.

«STAI SCHERZANDO!? E ADESSO COME TI RECUPERO?!»

«....non lo so...anf....senti, dici che se chiedessimo a Vegeta di venire a prendermi in volo...»

«NON CI PENSARE NEMMENO, STAI ALLA LARGA DA VEGETA!!!!» gridò istintivamente la ragazza turchina.

Questa reazione veemente incuriosì Kaori, che però si limitò a spiegare:

«Stavo scherzando...e poi quel tipo losco non verrebbe certo a salvarmi...»

«Ehm...Okay, vado a prendere un mini elicottero, aspettami lì»

«E DOVE VUOI CHE VADA?!»

 

Qualche minuto dopo le due ragazze sedevano sane e salve nel salotto di casa Brief, e Kaori si massaggiava i muscoli doloranti, mentre spiegava all'amica come fossero andate le cose quella sera al Gwen's.

«Non avevo intenzione di combinare davvero qualcosa con il tuo ragazzo! Ma riconosco di essermi comportata male» concluse dispiaciuta.

Per qualche secondo regnò il silenzio più completo, finché Bulma non chiese:

«Almeno ce l'hai fatta a conquistare Paul?»

«No, temo proprio di non piacergli affatto»

«Ben ti sta!»

«Ehi!» esclamò Kaori piccata.

«Beh, così siamo pari no? E comunque, se quel tipo non ti vuole, non ti merita!» fece l'azzurra con un sorriso che significava “pace fatta”.

Le due amiche si abbracciarono, sollevate per essersi finalmente riconciliate, ed iniziarono ad aggiornarsi sugli eventi degli ultimi giorni; Bulma raccontò di essere venuta a conoscenza del tradimento tramite Soki Otani, ma aggiunse che l'aveva subito inquadrata come un'opportunista e un'arrivista, e che si era rifiutata di frequentarla.

«Brava, ci hai visto giusto!» approvò Kaori «Nel mio reparto la odiano tutti, e scommetto che mi ha invitata al Gwen's perché aveva già un suo piano malefico!»

«Tsk! Ci vuole altro per fregare Bulma Brief! E il mattino dopo ho cacciato di casa Yamcha, che...»

«FINALMENTE!! ERANO MESI CHE TI CONSIGLIAVO DI FARLO!!!» esultò la castana.

«Avevi ragione, ma sai com'è....L'abitudine, ormai gli ero affezionata, e poi...»

«Mah...secondo me invece avevi paura di restare zitella per via del tuo caratteraccio»

«SENTI UN PO', VUOI LITIGARE DI NUOVO??»

«Ops! Scusa, è più forte di me! Dico sempre quello che mi passa per la testa!»

«Bah, almeno so che non sei un'adulatrice» sorrise la turchina scuotendo il capo; non aveva voglia di cominciare un nuovo litigio subito dopo aver concluso il precedente, ed era troppo felice di aver ritrovato l'amica perduta.

«Ah, e poi sai un'altra cosa?» riprese «ho avuto una conversazione molto interessante con Vegeta, mi ha raccontato alcune usanze della sua gente; non mi dispiacerebbe imparare qualcosa di più sui saiyan, se solo trovassi il modo di sciogliergli un po' la parlantina....»

Kaori l'osservò con aria sorniona.

«C-che c'è?» domandò Bulma nervosamente.

«Oh, niente....Solo che la tua frase, tradotta, suona più o meno così: “quel figo da paura mi sta facendo impazzire e devo trovare una scusa per parlargli di nuovo”»

Bulma arrossì fino alla radice dei capelli.

«Ma cosa dici?! Il mio interesse è puramente scientifico!»

«Sì sì, non ne dubito....»

Fortunatamente cambiarono argomento, e dopo un'oretta Kaori lasciò l'abitazione promettendole che sarebbe tornata presto – la prossima volta passando dalla porta.

Bulma si ritrovò nella solitudine del suo soggiorno, a pensare che le sarebbe davvero piaciuto conoscere meglio il misterioso individuo che ospitava ormai da tempo.

Su di lui possedeva informazioni scarse e frammentarie: dopo il primo scontro tra i sayan e i guerrieri Z, Goku era stato ricoverato in ospedale e aveva riferito agli amici il suo combattimento contro il principe dei saiyan: quel resoconto aveva terrorizzato la giovane scienziata, e si era ripromessa di stargli alla larga.

Eppure qualche settimana dopo, ritornata da Nameck, lo aveva addirittura invitato alla Capsule Corporation: tipico del suo carattere volubile!

Quello stesso giorno Gohan aveva raccontato a Bulma la battaglia contro Freezer, a cui lei non aveva potuto assistere perché era nascosta in un anfratto lontano; le aveva spiegato che Vegeta era stato a lungo un sottoposto di Freezer, ma poi si era alleato con i terrestri ed era morto combattendo.

La giovane rifletté:

«A quanto pare il nostro principino ha servito per anni quella salamandra, e proprio su Nameck ha deciso di ribellarsi, lasciandoci le penne. Chissà se Goku saprebbe dirmi qualcosa in più»

Sollevò la cornetta e compose il numero di casa Son.

«Ehilà Bulma! Qual buon vento?» rispose la voce gioviale dell'amico.

«Ciao Goku....Senti, ti sembrerà una richiesta un po' strana ma...Visto che sto ospitando quel Vegeta, mi farebbe comodo sapere qualcosa in più sul suo conto. E poi mi conosci, sono un tipo curioso!»

Dall'altra parte del filo, il ragazzo sfoderò un luminoso sorriso: a quanto pare il destino stava cominciando a fare il suo corso....

Certo, le cose che aveva da raccontare su Vegeta erano poco edificanti, ma cosa poteva farci? I fatti sono fatti!

E poi non sarebbe stato giusto illudere la sua amica, presentandole una versione addolcita del malvagio principe.

Le raccontò di quando era sbarcato su Nameck e aveva trovato Vegeta, Gohan e Crilin sconfitti dalla squadra Ginyu:

«Per fortuna avevo i senzu, così li ho guariti tutti e tre. Poi da solo ho affrontato e battuto due scagnozzi di Freezer....E mentre erano a terra, privi di sensi, Vegeta li ha finiti. Per carità, quei tipi non erano certo degli zuccherini, ma io non avrei eliminato un nemico ormai privo di forze e....»

«Ho capito, va avanti» rispose la giovane senza scandalizzarsi troppo; aveva sempre giudicato Goku troppo tenero con i cattivi, e sotto sotto approvava la decisione di Vegeta.

«Beh, poi ci siamo accordati per affrontare insieme i due guerrieri rimasti, ma lui mi ha piantato in asso ed è volato via per andare a prendere le sfere, dicendo “ti saluto Kakaroth”»

«...Ehm, lì è stato un po' cattivello...» concesse la donna.

In quel momento le sovvenne un episodio accaduto molti anni prima, quando lei stessa era fuggita in sottomarino da una caverna che stava crollando, lasciando dentro Goku perché non si sbrigava ad arrivare; era certa che quel ragazzino dalla potenza straordinaria si sarebbe salvato, però ripensandoci si vergognò un po' del suo comportamento di allora....

Goku proseguì dicendole che Ginyu si era impadronito del suo corpo, che Vegeta lo aveva pestato ben bene, e infine, dopo che i corpi erano tornati ai rispettivi padroni, lo aveva portato nella vasca di rianimazione.

«In seguito sono rimasto a lungo nella vasca senza poter partecipare alla lotta, ma percepivo le loro auree e so che Gohan, Vegeta e Crilin hanno sfidato Freezer con enorme coraggio. Infine...»

Il ragazzo si bloccò: sapeva di essere stato testimone di un momento unico e personalissimo dell'esistenza di Vegeta.

Era giusto raccontare a Bulma come fosse morto il fiero principe dei saiyan?

 

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Capitolo 12
*** L'inizio di un'avventura ***


Nota dell'autrice: grazie ancora a tutti per il sostegno, in particolare a Molly, Denna, Roxanne, DBSoly, A Classic girl e MaryOtaku! :)

 

 

Goku rimase qualche secondo in silenzio, con la cornetta in mano.

«Ehi sei ancora lì?» gli gridò nell'orecchio una voce acuta.

«S-sì! Dunque Bulma, c'è un'ultima cosa che potrei raccontarti su Vegeta, ma promettimi che la terrai per te: mi odierebbe ancora di più se sapesse che te l'ho detto»

«Prometto»

«Quando uscii dalla vasca di rianimazione e raggiunsi il campo di battaglia, trovai Vegeta in fin di vita per colpa di Freezer. Presi il suo posto e iniziai a combattere contro quel lucertolone, stupendolo per la facilità con cui deviavo i suoi attacchi.

Allora Vegeta scoppiò a ridere e disse a Freezer che aveva trovato pane per i suoi denti, perché io ero il leggendario super saiyan»

«E lo diceva con soddisfazione? Ma a Vegeta brucia da morire che tu sia il guerriero leggendario!»

«Hai ragione, ma in quel momento era in punto di morte, gli importava soltanto vedere quel mostro sconfitto.

Pare che Freezer avesse umiliato i saiyan proponendo loro una alleanza che in pratica era una sottomissione; avevano accettato perché lui li superava troppo in potenza, ma un popolo di fieri combattenti non sarebbe rimasto a lungo sottomesso.

Per di più i saiyan sono testardi fino all'inverosimile, lo avrai imparato vivendo con Vegeta no?»

«Altroché! Ma guarda che pure tu quando ti ci metti....»

«Eh eh....Comunque venne un momento in cui si ribellarono: mio padre fu tra i promotori della rivolta, insieme al padre di Vegeta, cioè il re.

Deve essere stata una battaglia memorabile, quanto avrei voluto esserci!! E poi, se avessi partecipato io, le cose sarebbero andate diversamente; invece i saiyan furono sconfitti, e Freezer fece saltare in aria il pianeta: poi disse ai tre superstiti che la colpa era di un meteorite, e li prese definitivamente al suo servizio.

Secondo me Vegeta, anche senza conoscere la verità, decise fin da ragazzino di spodestare il tiranno: fa parte dell'indole saiyan cercare di superare chi ci sta sopra e non obbedire a nessuno»

«Mamma mia, non oso immaginare cosa dev'essere stato, per uno orgoglioso come lui, obbedire a quel Freezer, anno dopo anno, senza potersi ribellare....» considerò la ragazza, pensierosa.

«Ti basti sapere questo: Vegeta mi supplicò piangendo di uccidere il suo ex padrone»

Bulma si convinse di aver sentito male: le parole “piangere” e “supplicare” non potevano essere pronunciate accanto al nome di Vegeta.

«.....stai scherzando....»

«Ti prego, non fargli capire che te l'ho detto! È stato un momento estremamente privato!» disse il ragazzo imbarazzato.

«Ma....Non è possibile! Non credevo che fosse capace di piangere...»

Goku aggiunse con onestà:

«Però non penso che gli dispiacesse per i suoi compatrioti morti, dopotutto Napa l'ha ucciso lui con le sue stesse mani!

Secondo me quel giorno pianse per la rabbia di essere stato manipolato da Freezer, e perché non era in grado di difendere il suo onore e quello del suo popolo»

«Mio Dio....Se Vegeta è arrivato a supplicare qualcuno, e in particolare te, significa che era davvero al colmo della disperazione....» sussurrò Bulma.

Cercava di rappresentare la scena nella propria mente, e l'immagine dell'orgoglioso principe ferito a morte, giacente nella polvere, che con le lacrime agli occhi si umiliava chiedendo l'aiuto di un infimo suddito.....Beh, le faceva venire i brividi lungo la schiena.

Quasi avrebbe voluto essere presente accanto a lui in quel momento, per consolarlo.....

La voce del suo amico la riportò alla realtà:

«Sai Bulma, io mi considero più un terrestre che un saiyan, però quando sento la passione per la lotta scorrere nelle mie vene, e quando penso alla fierezza di quei guerrieri....Beh, un po' sono contento delle mie origini!»

Bulma sorrise.

«Non ne dubitavo Goku....Bah, maniaci della guerra!» disse di nuovo, ma il suo tono era affettuoso.

«Oh, Chichi mi sta chiamando, il pranzo è pronto! Scusa devo lasciarti»

«Vai vai...E salutami Gohan e Chichi»

Dopo aver riagganciato, la giovane dai riccioli azzurri restò a lungo seduta sulla poltrona, con le mani in grembo; rifletteva, e forse non era mai stata così pensierosa in vita sua.

Il racconto del suo amico l'aveva colpita: aveva scoperto che Vegeta nascondeva delle profondità insospettabili, e chissà che da qualche parte, ben nascosto, non ci fosse qualcosa di buono?

In ogni caso valeva la pena provare a conoscerlo meglio.

Si diresse con passo deciso in cucina e apostrofò la madre:

«Mamma, ho bisogno del tuo aiuto»

 

Vegeta uscì dalla navicella ansimando per lo sforzo, e subito scese i gradini e si sedette sull'erba, afferrando la bottiglia d'acqua fresca che aveva lasciato lì la mattina.

Spesso si portava dietro anche un panino o un pezzo di carne cruda (i saiyan non vanno molto per il sottile quando si tratta di sfamarsi), ma talvolta se ne dimenticava e aspettava l'ora di cena per interrompere il digiuno: quel giorno appunto era senza pranzo, e il suo stomaco brontolava.

Fu in quel momento che gli si parò davanti una visione celestiale: la donna chiamata Bulma veniva verso di lui spingendo un carrello a due piani, con sopra una decina di teglie il cui contenuto gli era ignoto, ma dal profumo delizioso.

Ella salutò allegramente:

«Ciao, sei in pausa? Oggi pensavo di mangiare in giardino, ma credo di aver preso un po' troppo cibo....Ti va di favorire? È un piatto tipico terrestre, si chiamano lasagne»

Chiunque altro avrebbe capito che si trattava di una scusa: può capitare di esagerare un po' con le porzioni, ma che una terrestre avesse cucinato tutto quel cibo solo per se stessa era palesemente assurdo!

Vegeta però era troppo affamato per starci a riflettere, e le fece rapidamente posto accanto a sé sull'erba.

Bulma indossava un paio di pantaloncini scuri e delle calze decorate che esaltavano le sue gambe ben tornite, ma ad essere sinceri va detto che il saiyan lo notò solo dopo aver spazzolato nove teglie e mezza di lasagne.

«Direi che hai gradito....» ridacchiò la ragazza.

«Tsk! Vorrei vedere te, se avessi dovuto sfamarti per tutta la vita con il rancio dell'esercito di Freezer, o con quello che riuscivi a rimediare sui pianeti da conquistare!»

«A questo proposito....Immagino che tu abbia vissuto parecchie avventure...»

«Direi di sì»

«Sarei felice se me ne raccontassi qualcuna: adoro le avventure! E poi mi piacerebbe anche imparare di più sui saiyan: dopotutto sono una scienziata»

«Ma tu non ti occupi di meccanica?»

«Sì, ma sono un tipo eclettico....I miei interessi spaziano in molti campi» affermò Bulma con sicurezza; in fondo non stava neanche mentendo: i bei ragazzi erano sempre stati uno dei suoi campi di interesse....

«E cosa vorresti sapere?»

«Un po' di tutto; potresti cominciare raccontandomi qualche episodio della tua infanzia, quando vivevi ancora nel tuo regno, e da lì andare avanti»

«Peccato che io abbia di meglio da fare che perdermi in chiacchiere con una sciocca umana... »

«E daaaai....tanto una breve pausa all'ora di pranzo la fai comunque, no? Se tu mi accontentassi, io potrei portarti un pasto caldo come questo tutti i giorni...»

«......»

Bulma sorrise, sapendo di averlo in pugno.

Quel giorno cominciava una nuova avventura, un'avventura che avrebbe vissuto senza neanche muoversi da casa: avrebbe esplorato il passato del misterioso e affascinante principe guerriero....

 

Più tardi, mentre la guardava allontanarsi, il giovane si chiese se avesse fatto bene ad accettare la proposta: adesso gli sarebbe toccato sorbirsi ogni giorno la compagnia di quella chiacchierona!

Però doveva ammettere che ormai si era abituato alla sua presenza e non lo infastidiva, senza contare che Bulma sembrava capace di intuire il suo umore e regolarsi di conseguenza.

«Almeno avrò un pasto caldo tutti i giorni...» pensò.

Più la visione di una splendida terrestre dalle forme generose ed i colori esotici.

Cacciò via quest'ultimo pensiero dalla mente non appena si accorse di averlo formulato.

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Capitolo 13
*** Ricordi d'infanzia ***


Nota dell'autrice: buongiorno a tutti! Dunque, a partire da questo capitolo riporterò in corsivo le frasi pensate dai personaggi, per distinguerle da quelle dette a voce. Però c'è un problema di formattazione, alcune frasi mi vengono fuori più grandi di altre, non è una cosa voluta e non ha nessun significato; eppure uso l'editor di EFP come tutti, mah! Se tra di voi ci sono informatici datemi un consiglio!

Grazie a chi ha inserito la storia fra le seguite, ancora di più a chi l'ha inserita fra le preferite, e ancora di più ai recensori! :)

 

 

 

«Tesoro, hai invitato un po' di amici a mangiare da noi?» chiese il dottor Brief osservando i dieci piatti di fritto misto preparati sul tavolo.

«Oh no, questo è il pranzo di Vegeta e Bulma, tra poco nostra figlia glielo porterà» rispose la moglie finendo di friggere alcuni gamberetti.

«Ah, allora va di nuovo da lui? Sono settimane che non pranza insieme a noi» osservò l'uomo dispiaciuto.

«Lo so, ma dobbiamo avere pazienza e sostenerla: sta cercando di conquistare il bel tenebroso!» cinguettò entusiasta la signora.

«Ah sì? Te lo ha detto lei?»

«No, ma l'ho capito...E poi quale fanciulla potrebbe abitare nella stessa casa con un ragazzo così interessante e sexy senza farci un pensierino? Ah, se avessi vent'anni di meno....»

«Io però non sono tanto contento che Bulma voglia mettersi con quel tizio: è vero che ha sempre avuto un debole per i tipi un po' trasgressivi, anche Yamcha era un bandito, ma Vegeta fa davvero paura....»

«Ma no, è solo un po' scontroso; e poi devi fidarti dell'intuito di nostra figlia»

In quel momento l'oggetto dei loro discorsi entrò in cucina spingendo un carrello:

«E' pronto mamma? Tra poco Vegeta uscirà dalla navicella e sarà affamato»

«Ecco qui cara: il miglior fritto misto della città! Solo il meglio per il nostro affascinante principe!»

«Ehm...grazie» rispose la ragazza, imbarazzata dai commenti della madre.

Sistemò con cura i piatti sul carrello, facendo attenzione a non far cadere nemmeno un gamberetto, e si diresse verso il cortile esterno.

Il saiyan l'aspettava impaziente, seduto sull'erba, con una gamba allungata davanti a sé e l'altra piegata contro il petto, a fare da appoggio per il braccio; come al solito indossava soltanto un paio di pantaloncini da ginnastica, niente più di un'ombra scura sul suo fisico statuario.

Bulma deglutì e si impose di guardarlo in faccia, ma si trovò a fissare due occhi neri e profondi, dal taglio leggermente all'insù, che la trapassavano da parte a parte: sotto quell'esame si sentiva imbarazzata quanto prima.

«Insomma, da che parte dovrei girarmi?! Mi metto a guardare la navicella?!»

Per il momento trovò la soluzione di abbassarsi verso il carrello e cominciare a scaricare i piatti; Vegeta li afferrava a mano a mano che toccavano terra e ne divorava il contenuto.

«Non ho mai mangiato il pesce cucinato così» osservò mentre infilzava sulla forchetta un calamaro «come la chiamate? Frittura? Certo che su questo pianeta avete il cibo migliore della galassia: tutto sommato è stato un bene che io e Napa non abbiamo sterminato voi umani»

«Ehm...E' un modo un po' insolito di fare i complimenti allo chef, comunque grazie» rispose la ragazza, tenendo per sé il fatto che non aveva cucinato lei.

Gli si sedette accanto e sgranocchiò svogliatamente un gamberetto, sotto lo sguardo indecifrabile del suo ospite.

«Il cibo non è l'unica cosa notevole del pianeta Terra» si trovò a pensare Vegeta; le donne umane erano biologicamente compatibili con i saiyan, ed erano mille volte più attraenti delle femmine della propria razza.

Nel tentativo di allontanare questi pensieri dalla testa, iniziò lui stesso la conversazione:

«Allora, oggi cosa vuoi sapere?»

Bulma sorrise e rispose prontamente:

«Beh, la domanda di oggi mi è venuta in mente frugando tra i miei ricordi d'infanzia: ho trovato il primo marchingegno che ho costruito da sola, una specie di artiglio volante che usavo a otto anni per prendere i giocattoli dai ripiani alti dell'armadio»

«E tu hai costruito una cosa simile a soli otto anni?!» si sorprese Vegeta.

«Ormai dovresti saperlo che sono un genio, no? Comunque mi sono detta che, come io mi sento soddisfatta nel ripensare alla mia prima invenzione, così tu devi sentirti fiero nel ripensare al tuo primo combattimento: quando è stato? Immagino che fossi ancora piccolo: Goku combatte praticamente da sempre»

«E' difficile dire quale scontro sia stato il primo» iniziò il giovane «i bambini saiyan si esercitano contro i saibamen, dei mostriciattoli verdi che escono da semi piantati nel terreno. Quindi potrei dire che ho combattuto per la prima volta a tre anni contro un saibamen, ma secondo me quello non vale, sono talmente deboli....

Inoltre io dimostrai fin da piccolo una tale potenza, che ben presto mi concessero di allenarmi con i guerrieri adulti; tuttavia non considero neanche quelli dei veri combattimenti, perché i saiyan stavano attenti a non eliminarmi, visto che ero il principe»

«Tsk, ti pareva, se non è uno scontro all'ultimo sangue per te non conta...»

«Appunto. La prima volta seria fu organizzata da Freezer, alcuni anni più tardi. Ero ancora un bambino ma ero già il saiyan più potente: in tutto il regno soltanto mio padre poteva tenermi testa, e comunque nel giro di un anno avrei superato pure lui.

Freezer sentì parlare di me e propose a mio padre di organizzare un duello contro uno dei suoi soldati scelti; era pericoloso, ma al tempo stesso un grande onore, e comunque non potevamo dire di no, così accettammo.

Quando mi trovai di fronte il mio avversario, un enorme dagakiano della galassia del nord, capii che avrei dovuto impegnarmi al massimo per non lasciarci la pelle.

Cominciammo a combattere e mi trovai subito in difficoltà, perché lui era più forte di me. Per fortuna io ero più agile, ed inoltre essendo un moccioso costituivo un bersaglio di dimensioni ridotte, difficile da colpire.

Quel gigante continuava ad attaccare e io a schivare: andando avanti così non avremmo concluso nulla! Ad un certo punto iniziai a sentire la stanchezza, non era più così facile schivare i suoi colpi: con un pugno per poco non mi portò via la mascella...»

Bulma rabbrividì al solo pensiero: ma perché si faceva raccontare queste cose?!

Forse perché adorava vedere l'entusiasmo negli occhi del principe mentre ne parlava; in quei momenti appariva chiaro che per lui combattere era naturale e necessario come respirare, era la sua natura.

«In questo somiglia proprio a Goku» pensò la ragazza.

Intanto il racconto continuava:

«...finché non mi accorsi che ai bordi del campo erano appesi degli enormi scudi rotondi, che riflettevano i nostri movimenti.

Allora ebbi l'idea di attirarlo in una trappola; eravamo sospesi in aria, riuscii a tirargli un calcio e a farlo finire nel lato ovest dell'arena. Poi mi fiondai dal lato opposto e mi accasciai a terra, come se avessi bisogno di riprendere fiato: il bestione si precipitò a raggiungermi, io gli davo le spalle e facevo finta di non essermi accorto della sua venuta, ma in realtà lo tenevo d'occhio grazie al riflesso sullo scudo.

Quando fu vicinissimo a me, mi voltai di colpo e sparai il raggio più potente di cui ero capace. Cadde a terra riverso: avevo vinto»

Bulma era rimasta con il fiato sospeso per tutto il tempo, e quasi si mise a battere le mani quando il racconto giunse alla fine.

«Bravissimo!! E io che credevo che i guerrieri fossero tutti muscoli e niente cervello!»

«Alcuni sono davvero in quel modo. Ma i migliori no» rispose il principe, con un tono che non lasciava dubbi sul fatto che lui appartenesse alla categoria dei migliori.

Un'altra ragazza si sarebbe infastidita per quella presunzione, ma la giovane scienziata lo trovò semplicemente irresistibile; del resto nemmeno lei brillava per modestia....

In quel momento squillò il suo cellulare.

«Yamcha?! Di nuovo!» esclamò osservando lo schermo su cui compariva il nome del proprio ex «possibile che non si sia ancora rassegnato? Dopo tutte le volte che mi ha tradita, pensa che lo riprenderò con me?!»

Era indecisa se rispondere o meno, e sospirò:

«Certo, se penso a tutto il tempo che abbiamo passato insieme, un po' di nostalgia mi viene....»

«Che assurdità!» borbottò tra sé e sé Vegeta.

«Che vuoi dire?»

«Voglio dire che non ha importanza il tempo passato insieme, dovresti solo valutare il suo livello»

«Intendi il livello di combattimento? Guarda che qui sulla Terra le ragazze non scelgono il marito in base alla forza fisica, noi valutiamo la loro personalità»

«E ti sembra che quel mollusco abbia una qualche personalità?» replicò l'uomo «Inoltre lo hai detto tu stessa che ti ha tradita più di una volta. Nel mio regno un affronto simile non resta mai impunito»

Bulma non trovò niente da obiettare in quel ragionamento cristallino, e spinse il pulsante per rifiutare la chiamata.

 

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Capitolo 14
*** Ostinato e geniale, ostinata e coraggiosa ***


 

 

Nota dell'autrice: salve! Questo capitolo è formato da tre scene avvenute in tre giorni diversi, separate da un asterisco. Probabilmente userò questo espediente anche nei prossimi capitoli, per non stare continuamente a dire “il giorno dopo”, “una settimana dopo”, “qualche giorno più tardi”, etc. etc.

Buona lettura! E le recensioni sono sempre gradite!

 

*

Quel giorno il vento tirava forte e Bulma si era dovuta avvolgere in un giaccone, ma non avrebbe rinunciato al suo incontro giornaliero con il principe dei saiyan; fortunatamente la zuppa piccante che aveva preparato Betty Brief la aiutava a riscaldarsi.

Aveva chiesto a Vegeta di raccontarle che cosa aveva fatto sul pianeta Namecc prima di allearsi con Crilin e Gohan (sorvolando sulla distruzione del villaggio Tuno, di cui era già a conoscenza e che non voleva certo rievocare).

Il saiyan stava appunto descrivendo l'ingloriosa conclusione del suo primo scontro contro Zarbon:

«Maledetto!» imprecò stringendo i pugni «Se solo avessi saputo della sua trasformazione....Comunque la prima volta vinse lui e mi scaraventò nel lago. Quando riemersi ero più morto che vivo, e Zarbon si era già allontanato; mi issai sulla sponda e giurai a me stesso che sarei diventato ancora più forte e lo avrei sconfitto. Poi credo di essere svenuto»

«Non posso crederci: ti gonfiano di botte, sei vivo per miracolo, e invece di giurare che te ne andrai da Namecc e non ci metterai più piede, pensi a migliorare per sconfiggerlo!»

«Quello lì mi aveva umiliato» ringhiò Vegeta «E poi mi servivano le sfere, ne avevo trovata soltanto una. Però le forze mi stavano abbandonando, se gli scagnozzi di Freezer non fossero tornati a prendermi probabilmente sarei morto lì, sul bordo del lago»

«Tornarono a prenderti? E perché mai?» si stupì Bulma.

Sul viso del saiyan si dipinse un sorrisetto astuto:

«Avevo recuperato per conto mio una sfera e l'avevo nascosta: Freezer non possedeva alcun radar, senza di me non l'avrebbe mai trovata. Nascondendola, oltre a proteggerla, mi ero procurato un'assicurazione sulla vita nel caso fossi stato catturato»

«Però!» esclamò la ragazza «E così sono venuti a salvarti proprio i tuoi nemici! Immagino che ti avranno immerso in quelle vasche di rianimazione di cui mi hanno parlato Gohan e Goku»

«Esatto»

«Ma non appena tu fossi guarito, ti avrebbero torturato per conoscere l'ubicazione della sfera: non hai fatto un grande affare»

«Quegli idioti avevano sottovalutato la mia capacità di ripresa: mi svegliai mentre nella stanza c'era soltanto una debole guardia, e distrussi la vasca. Poi...»

«Sei scappato!»

«Niente affatto, dovevo prendere le altre sfere»

«Ma come speravi di prenderle? C'era Freezer in quella astronave!! Fuggire era difficile, figuriamoci rubare le sfere!!»

«Dimentichi con chi stai parlando, umana» replicò lui con la solita arroganza «Sfondai la parete con un'esplosione, per dare l'impressione che stavo fuggendo, ma in realtà rimasi nascosto all'interno della nave.

Freezer e Zarbon si lanciarono fuori al mio inseguimento, e mentre se ne stavano sospesi a mezz'aria senza sapere in che direzione andare, io raggiunsi la stanza dove custodivano le sfere. Poi gridai con tutto il fiato che avevo, dicendo a quegli idioti che ero ancora dentro l'astronave.

Provocai una seconda esplosione per impedire loro di raggiungermi subito, e lanciai fuori dalla finestra le sfere, cercando di memorizzare la traiettoria per poterle ritrovare più tardi»

«Ma certo! E poi scommetto che ti sarai allontanato a piedi invece che in volo, per non farti notare dai rilevatori!»

«No, sono andato via a nuoto, rimanendo sott'acqua per buona parte del tragitto: era più sicuro»

Bulma lo osservò ammirata: Vegeta era stato portato nella nave di Freezer come un povero prigioniero votato alla morte, e ne era uscito padrone di tutte le sfere!

Ostinato e incosciente, certamente, ma anche geniale.

 

 

*

 

La voce di Kaori al telefono suonava nasale e fioca:

«Mi dispiace Bulma, so che dovevamo andare a fare shopping ma...Eeeet-chuuu!! Non mi sento molto bene»

«Non preoccuparti, vorrà dire che il principino godrà anche oggi della mia compagnia....ah ah ah» rise la turchina.

«Uhm, non mi piace la piega che sta prendendo questa faccenda. Bulma, ti ricordo che quel tipo è pericoloso!»

«Ma non ha motivo di farmi del male, gli porto pure il pranzo! E in più credo che quel presuntuoso sia contento di esaltarsi ricordando le sue imprese»

«Okay, ma sta attenta» raccomandò Kaori prima di chiudere la conversazione.

In realtà non temeva tanto che il saiyan facesse del male alla sua amica, quanto che lei gli si affezionasse troppo; quel tipo aveva indubbiamente un suo fascino, e sotto alcuni punti di vista era migliore di tanti ragazzi terrestri....Ma restava pur sempre uno spietato guerriero alieno, e se disgraziatamente Bulma se ne fosse innamorata, lui non avrebbe mai potuto ricambiarla.

Probabilmente nella lingua saiyan non esisteva neppure la traduzione della parola “amore”.

 

*

 

Sotto un cielo terso e luminoso, mentre in lontananza le campane suonavano il mezzogiorno, due giovani stavano consumando un succulento arrosto (o meglio, la ragazza mangiava una coscia di tacchino e il ragazzo divorava il resto dell'animale).

Vegeta riusciva a percepire in lontananza l'aura del suo odiato nemico Kakaroth, trasformato in super saiyan, impegnato in un combattimento.

«Probabilmente si allena con Gohan e il muso verde» pensò.

Ancora non riusciva a capacitarsi che un guerriero di terza classe si fosse trasformato nel saiyan leggendario: e pensare che qualche anno prima la forza di Kakaroth era inferiore a quella di Raddish!!

Cosa aveva di speciale quel rinnegato, quale era il segreto per ottenere miglioramenti così incredibili?

«Tu conosci Kakaroth da molto tempo, vero?» chiese improvvisamente a Bulma.

La ragazza sussultò, presa alla sprovvista, e poi rispose:

«Sì, da quando aveva dodici anni»

«Ed era forte?»

«Dal mio punto di vista sì, ma immagino che rispetto ai normali bambini saiyan fosse debole»

«Come l'hai conosciuto?»

Ella iniziò a raccontare di una lontana estate in cui aveva scoperto l'esistenza delle sfere leggendarie, aveva costruito il dragon radar e si era imbarcata in un pericoloso viaggio, approfittando delle vacanze scolastiche.

A mano a mano che la giovane donna descriveva i deserti, le paludi, i boschi infestati di belve feroci che aveva attraversato, sul viso del guerriero compariva qualcosa di molto simile all'ammirazione.

«Come ti è venuto in mente, debole come sei, di partire per un viaggio simile?!» esclamò scuotendo la testa.

«Non ero mica una sprovveduta! Sapevo maneggiare le armi, avevo una riserva di capsule di tutti i tipi, e poi quando vedevo in che direzione puntava il radar, studiavo sulla mappa il percorso più sicuro. Qualche volta sono finita nei guai, ma con la mia intelligenza me la sono sempre cavata!»

«Una ragazzina dalla forza fisica praticamente nulla, che affronta tutti questi pericoli» rifletté Vegeta «Ostinata e incosciente, ma coraggiosa»

Bulma aggiunse:

«E poi avevo la mia arma segreta!»

«Un'arma segreta? E quale sarebbe?» chiese lui stupito.

«Il mio irresistibile fascino, ovviamente!!»

Nel pronunciare queste parole ella accavallò le gambe e gli fece l'occhiolino; Vegeta girò di scatto la testa dall'altra parte e incrociò le braccia sul petto con aria sdegnosa.

«Però non farti un'idea sbagliata!» riprese lei «Non sono mai scesa a compromessi con gli uomini che ho incontrato durante i miei viaggi. Spesso mi bastava battere le ciglia e fare la gattina per ottenere quello che volevo.

Oppure promettere qualcosa di piccante e poi trovare il modo di non concederlo. Ad esempio una volta promisi al Genio di fargli toccare le mie tette se lui avesse spento un incendio, ma dopo che l'incendio fu domato mandai Oolong, il maialino trasformista, a farsi palpeggiare al mio posto: e il Genio non l'ha mai scoperto! Oh oh oh, sono davvero astuta!!»

Nel sentire certi discorsi, Vegeta avvertì le proprie guance andare lentamente a fuoco; continuò a tenere la testa voltata dall'altra parte, mentre Bulma proseguiva:

«Ora che ci penso, una volta accettai di mostrare le mie mutandine al Genio in cambio di una sfera del drago, ma in fondo un paio di mutande copre quanto un costume da bagno»

Vegeta continuava a lottare contro il rossore che minacciava di salirgli alle guance: per fortuna la sua carnagione bruna mascherava la cosa.

«Ah, e se Goku dovesse mai raccontarti il nostro primo incontro, quando gli proposi di toccare il mio sedere in cambio della sfera dalle quattro stelle, non pensare subito che io fossi una poco di buono!

Devi tenere conto che lui all'epoca era poco più di un bambino, e dimostrava ancora meno anni di quanti ne aveva.

Pensai che una toccatina al sedere da parte di un innocuo bimbetto fosse un ottimo modo di ottenere la sfera, ma con gli uomini adulti stavo molto più attenta!»

Tutto quel parlare di toccatine al corpo di Bulma aumentava sempre più l'imbarazzo del saiyan, ormai prossimo a esplodere, ma lei non se ne accorgeva.

«Se non mi credi, chiedi a Yamcha! Quando il mio ex ragazzo si trasferì alla Capsule Corporation, gli dissi chiaro e tondo che dovevamo avere un po' di appuntamenti e conoscerci meglio prima di baciarci.

E per il sesso l'ho fatto aspettare anni, anche se avrei fatto meglio a non dargliela affatto, visto come mi ha trattato dopo....»

«INSOMMA, LA VUOI SMETTERE DI PARLARE DI QUESTE COSE IN PUBBLICO?!?!?!?!?!» urlò Vegeta con le guance ormai rosso fuoco, per poi alzarsi, entrare nella navicella e sbattere la porta dietro di sé.

Bulma, che non era esattamente una gentildonna educata e discreta, non capì quella reazione.

«In pubblico? Ma se ci siamo solo noi due! Che tipo riservato....Però è davvero adorabile quando arrossisce!» concluse con un sorriso.

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Capitolo 15
*** Passo dopo passo ***


Nota dell'autrice: salve a tutti! Sono ancora in piena preparazione del concorso (come si vede dall'ora) ma ce l'ho fatta a pubblicare il nuovo capitolo; spero che voi invece vi stiate godendo le vacanze :) Ah, il titolo di questo capitolo è lo stesso della raccolta di drabble di Soly Dea, tradotto in italiano: non me ne veniva in mente uno più adatto, prendilo come un omaggio!

 

 

 

Vegeta vagava inquieto per i corridoi della Capsule Corporation, chiedendosi perché mai Bulma non fosse ancora arrivata con il suo pranzo.

Non è che loro due si incontrassero proprio tutti i giorni – a volte lui andava ad allenarsi lontano, all'aria aperta, per non perdere l'abitudine di combattere a gravità normale, mentre altre volte era la ragazza ad assentarsi - però lei avvisava sempre quando non poteva portargli il cibo.

Quel giorno invece era semplicemente scomparsa, assieme al resto della famiglia Brief.

Il giovane si diresse in cortile e andò a sedersi accanto all'astronave, pensando di aspettare altri cinque minuti prima di passare all'azione:

«Se non si sbrigano a tornare, prenderò tutto quello che trovo nel frigo e nella dispensa, anche se poi quella lì strillerà come una iena».

Ma dopo tre minuti Bulma arrivò di corsa, indossando una minigonna jeans che le copriva appena il sedere, e trasportando una pila di confezioni di pizza da asporto: lo sguardo di Vegeta andava alternativamente dalla pizza alle cosce di Bulma, senza sapere su quale delle due cose sbavare di più.

«Scusa il ritardo, non sono riuscita a liberarmi prima! E poi mi sono dovuta fermare a comprare la pizza, perché oggi io e mamma non potevamo cucinare» spiegò la turchina poggiando a terra il suo carico.

«Si può sapere dove sei stata?!» brontolò il saiyan cercando di concentrarsi sulla pizza, e aprendo il primo cartone.

«Ah, guarda, non me ne parlare: una mattinata orribile!! E' appena giunto in città un importante socio in affari di mio padre, assieme alla propria famiglia, e così noi Brief al completo siamo dovuti andare al suo albergo per salutarlo.

Questo signore deve firmare un contratto milionario con la Capsule Corporation, perciò papà si è raccomandato di trattarlo con tutti i riguardi, e ha preteso che io accompagnassi la figlia a fare il giro turistico della città!

Non ti dico che tipa! Una ragazzetta viziata e antipaticissima, non la sopporto!! Ma dovevo fare buon viso a cattivo gioco»

A questo punto Bulma si tolse il giacchetto jeans che aveva portato fino a quel momento, rivelando un top a fascia che lasciava nudo per metà il suo abbondante seno, anche perché durante la corsa il top era sceso senza che lei se ne accorgesse. Vegeta rischiò di strozzarsi con il trancio di pizza che stava masticando.

«Accidenti a questa donna, ma ci fa apposta?! Perché non si copre un po' di più, maledizione!».

Con un simile “panorama” davanti agli occhi, il principe trovava difficile mantenere il solito perfetto autocontrollo, e detestava cordialmente Bulma per questo.

La turchina nel frattempo proseguiva con il suo sfogo:

«Quella mocciosa aveva da ridire su tutto! La città le sembrava troppo rumorosa, il museo era noioso, i negozi di vestiti vendevano solo robaccia....Che urto!!! E poi dovresti vedere come si veste quella poco di buono, una cosa indecente!»

La contraddizione tra l'osservazione di Bulma ed il suo abbigliamento era talmente evidente che a Vegeta scappò detto:

«Non vedo come possa essere più scoperta di te, a meno che non vada in giro direttamente nuda»

«Ehi, sarebbe una critica?!» protestò la terrestre, ma poi si accorse che il suo top fucsia era calato di qualche centimetro, e subito lo rimise a posto arrossendo un poco.

Inoltre si ricordò della regola d'oro sull'abbigliamento, insegnatale dalla madre quando lei era appena diventata adolescente e aveva iniziato a sfoggiare abitini succinti:

Bulma cara, lascia che ti dia un consiglio” le aveva detto “Non scoprirti fino al limite della decenza. E' sempre meglio lasciare agli uomini un po' di mistero, un po' di spazio per l'immaginazione....Se saprai dosare bene gli ingredienti risulterai seducente, mentre se esageri sembri soltanto volgare”.

«Che donna volgare!» stava appunto borbottando Vegeta.

Bulma frugò nella propria mente alla ricerca di una frase con cui ribattere, e pensò che la miglior difesa è l'attacco:

«Senti chi parla! Se io sono indecente, tu lo sei ancora di più!» esclamò puntando il dito contro i calzoncini da ginnastica attillati che costituivano il suo unico vestiario.

«Cosa c'entra? Io sono maschio»

«E allora? Credi che le donne abbiano gli occhi foderati di prosciutto? Dovresti sentire i commenti che fanno le mie amiche quando ti incontrano in giro per casa.

Veesa è arrivata vicino ad indovinare che sei un alieno, perché ha detto che un fondoschiena perfetto come il tuo non può esistere nella specie umana»

A quelle parole Vegeta strabuzzò gli occhi e diventò praticamente viola, mentre la mascella si spalancava fino a toccare terra.

Bulma scoppiò in una fragorosa risata.

«C'E' POCO DA RIDERE!!!!! QUALCUNO DOVREBBE INSEGNARE A VOI DONNE TERRESTRI A STARE AL VOSTRO POSTO!!!» urlò furioso il saiyan.

«Ehi, non arrabbiarti con me, non sono stata io a dire quella frase» protestò Bulma, mentre dentro di sé pensava che l'intero fisico di Vegeta era troppo perfetto per appartenere alla specie umana.

 

*

 

Ma non tutte le giornate erano così spensierate.

C'erano volte in cui Bulma si trovava ad affrontare la dura realtà che Vegeta era un alieno malvagio nel cui animo non albergava alcun sentimento di umanità.

Ad esempio era rimasta senza parole quando egli le aveva riferito un'idea venuta a Napa subito prima di partire per la Terra:

«Quell'imbecille disse che anche noi avremmo dovuto fare dei figli sulla Terra come Kakaroth, dato che lui aveva ottenuto un marmocchio fortissimo.

Gli risposi che non era una buona idea, perché quei bambini una volta cresciuti avrebbero potuto ucciderci»

«Ma come?» si meravigliò la ragazza «Tu davi per scontato che tuo figlio ti avrebbe ucciso!? Nel tuo regno era frequente che i figli eliminassero i padri?»

«Non era frequente, ma poteva succedere.

Se due saiyan, anche consanguinei, si trovavano in conflitto per qualsiasi motivo, la questione veniva decisa con un duello in cui vinceva il migliore; di solito si trattava del padre, anche perché aveva più esperienze di combattimento alle spalle, ma nel caso di un mezzosangue forte come Gohan temevo di essere sconfitto»

«Se tu avessi un bambino qui sulla Terra, tuo figlio non ti farebbe mai del male» affermò Bulma con convinzione.

«Mah, forse no....Se voi umani gli riempiste la testa con le vostre baggianate sui buoni sentimenti....Comunque ormai ho raggiunto un tale livello di potenza che nessun moccioso può più impensierirmi» replicò lui.

La giovane si sentì molto triste nel constatare che i legami familiari tra saiyan non comprendevano l'affetto, e che Vegeta era a proprio agio con l'idea di eliminare o di essere eliminato dal suo stesso figlio.

 

*

 

Un'altra circostanza che metteva Bulma enormemente a disagio era sentir nominare i pianeti “ripuliti” per conto di Freezer: Vegeta raccontava di intere popolazioni sterminate con la stessa noncuranza con cui avrebbe raccontato di aver spruzzato l'insetticida su un nido di vespe.

Dal suo punto di vista, le vite di altre creature intelligenti e dotate di anima, ma incapaci di farsi valere su un campo di battaglia, non avevano alcun valore.

L'unica nota positiva era che non gli piaceva particolarmente “ripulire” pianeti, perché trovava molto più stimolante battersi con un avversario alla sua altezza piuttosto che sprecare tempo ed energie con degli “inutili insetti”.

Ogni volta che il saiyan, raccontando le sue avventure, arrivava alla parte in cui c'era un massacro, Bulma chiedeva di cambiare argomento; lui non aveva problemi ad accontentarla, fintanto che continuava a ricevere quei cibi squisiti (in realtà cucinati dalla signora Brief, ma la ragazza si guardava bene dal dirglielo).

Un giorno, sotto un sole splendente che faceva dimenticare l'esistenza stessa della malvagità, Vegeta aveva avuto una di quelle uscite che mettevano in allarme la sua interlocutrice:

«...E così la missione su Carap fallì completamente, ma non era certo colpa di noi saiyan se gli abitanti avevano poteri magici!

Freezer invece si infuriò, ci rimproverò pubblicamente alla presenza delle truppe, e poi assegnò alla mia squadra un obiettivo ridicolmente facile, la conquista del pianeta Moutru.

Tsk! Un posto scarsamente popolato, i cui abitanti erano deboli quanto voi umani!

Era come dire: “questi giochetti da bambini sono il massimo che posso affidare a voi saiyan”....Bastardo....Ci vollero appena due giorni per ripulire quella tana, e ne sarebbero bastati di meno, ma i moutruani si nascondevano e...»

«Basta così! Lo sai che non voglio parlare di queste cose!» interruppe Bulma «Perché invece non mi spieghi la tecnologia di quelle famose vasche di rianimazione?»

Il principe alzò appena le spalle con indifferenza e cambiò argomento, mentre la ragazza cercava di riprendersi dalla brutta sensazione provata poco prima.

In casi del genere si metteva a riflettere, e cercava tutte le attenuanti possibili per quel tipo che sotto sotto iniziava a piacerle:

diceva a se stessa che in fondo Vegeta non era un essere umano, e che la lotta per la supremazia stava nel suo DNA; egli non conosceva l'amore e aveva sempre vissuto in mezzo alla violenza.

Pensando queste cose, mentre la voce profonda del giovane faceva da gradevole sottofondo alle sue riflessioni, a poco a poco riusciva a calmarsi e dimenticava tutti gli aspetti negativi di quella bizzarra frequentazione.

E alla fine non vedeva più nient'altro che uno stupendo ragazzo moro, dall'aria un po' straniera, che le parlava di avventure incredibili ai confini della galassia.

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Capitolo 16
*** Una terrestre che capisce i saiyan?! ***


Nota dell'autrice: grazie a tutti quelli che seguono la storia, i commenti sono sempre graditi! :)

 

*

 

La giornata era nuvolosa, ma ogni tanto il sole faceva capolino tra le nubi e creava giochi di luce sulla pelle candida delle spalle di Bulma, lasciate scoperte dal vestito blu scuro; questa volta però la ragazza si era vestita con buon gusto, così che Vegeta si trovava ad ammirarne la bellezza senza poter nemmeno lanciare frecciatine sulla sua volgarità.

«E sa pure cucinare benissimo» pensò addentando un cosciotto di pollo.

«Senti, mi stavo chiedendo una cosa...» iniziò lei.

«Ma va? Sono mesi che mi fai domande. Ti va bene che sai cucinare questa roba, altrimenti avrei smesso da tempo di risponderti. Siete tutti così curiosi voi umani?»

«Soprattutto le donne» rispose lei sorridendo «Comunque dicevo: ma tu quando eri al servizio di Freezer viaggiavi di continuo, oppure c'erano dei periodi di riposo?»

«Tra una missione e l'altra io, Napa e Raddish restavamo sul pianeta di Freezer anche per mesi, ma non ce ne stavamo certo con le mani in mano!

C'erano anche lì delle stanze per allenarsi, e gli asteroidi deserti che ruotavano attorno al pianeta erano ottimi per scatenare tutta la potenza senza distruggere edifici e astronavi»

«E chi altri abitava nella base?»

«C'erano abbastanza alloggi per tutto l'esercito di Freezer, ma non venivano mai occupati per intero perché i vari plotoni si alternavano nelle missioni.

La squadra Genew potevi trovarla quasi sempre lì, perché raramente i nemici erano così potenti da dover scomodare dei pezzi grossi come loro. Non sai quante volte sono passato per il piazzale davanti la base e ho dovuto vedere quegli idioti intenti a creare le loro assurde coreografie!»

«Beh, che problema c'è? Ti sarai fatto qualche risata!» osservò Bulma.

«Ma che ti salta in mente! Nessuno poteva permettersi di ridere della squadra Genew senza pagarne le conseguenze. E poi a me veniva una gran rabbia guardandoli.....E' già abbastanza seccante che esista qualcuno più forte di me, ma se in più quel qualcuno è un decerebrato totale, la rabbia aumenta»

«Ah, capisco....Immagino che sia un po' la stessa cosa con Goku...»

Appena ebbe pronunciato queste parole, la donna si portò la mano alla bocca, mortificata: intanto perché aveva involontariamente dato del decerebrato al suo migliore amico, e poi perché temeva la reazione di Vegeta nel sentirsi ricordare la superiorità di Goku.

Ma la reazione del principe fu la più inaspettata e sorprendente: gettò la testa all'indietro e scoppiò a ridere.

Ella lo contemplò come incantata. Non l'aveva mai sentito ridere prima....

Per un attimo sembrò che un ragazzo spensierato avesse preso il posto del guerriero cupo e tormentato di sempre.

«AH AH AH AH.....Esatto, proprio come quel decerebrato di Kakaroth» confermò lui «ma la sua supremazia non durerà a lungo. Il titolo di super saiyan spetta a me in quanto principe, presto rimetterò le cose a posto»

Bulma si trovò a pensare che non sapeva più cosa sperare: da un lato augurava a Vegeta di riuscire a coronare il suo sogno ed estinguere il bruciore dell'umiliazione, che visibilmente lo tormentava.....D'altro canto, non voleva certo veder morire il povero Goku!

«Mah, meglio non pensarci» concluse, seguendo la sua tendenza alla superficialità.

 

*

 

«Allora, non mi dire che finalmente ti si è seccata la lingua?» chiese ironico Vegeta mentre si serviva un piatto abbondante di patate arrosto.

Bulma gli scoccò un'occhiataccia in silenzio: in effetti quel giorno non le veniva in mente proprio niente da domandare.

«Ma perché con questo testone non è possibile fare una conversazione normale?» pensò frustrata «l'unico modo di farlo parlare è ricattarlo col cibo e sottoporlo a un interrogatorio.

Eppure ho l'impressione che non gli dispiaccia la mia compagnia....Certo, sua maestà non verrebbe mai a cercarmi per primo, ma secondo me sotto sotto è contento che lo faccia io»

In effetti negli ultimi mesi Vegeta aveva cambiato radicalmente idea sulla sua ospite. Inizialmente gli era sembrata soltanto un'oca chiassosa, non molto diversa dalla signora Brief, ma già dopo i primi guasti alla navicella a gravità potenziata si era stupito nel vedere la bambola tutta curve destreggiarsi con sicurezza fra pannelli di controllo e tubature in titanio.

Poi c'era stata la sera in cui lei gli aveva fatto capire che stava esagerando con gli allenamenti....E quella in cui gli aveva confidato di voler andare a vedere i cyborg di persona....Per non parlare di quando l'aveva vista sottomettere Yamcha a suon di pentolate e cacciarlo di casa.

Anche l'interesse che la terrestre dimostrava per il popolo dei saiyan e per le imprese del loro principe lo lusingava, e quelle conversazioni forzate gli avevano fatto scoprire una donna più matura e brillante di quanto non apparisse in superficie.

Sarebbe esagerato dire che si stava affezionando, tenendo conto che i saiyan non si preoccupano nemmeno dei propri familiari, però l'intuizione di Bulma era giusta: il principe ormai apprezzava la sua compagnia, oltre ai manicaretti che portava con sé.

«A quanto pare oggi potrò mangiare in pace...» constatò Vegeta, divertito dall'insolito mutismo della ragazza.

«E va bene, visto che insisti ti chiederò una cosa che ho in mente da tempo, ma poi non lamentarti che è una domanda stupida perché te la sei andata a cercare: come accidenti fanno i tuoi capelli a stare così dritti???»

«Ma che razza di domande fai?!»

«Così impari a provocarmi! Se vuoi meritarti quelle patate arrosto, rispondimi»

«M-ma non c'è un motivo, stanno così e basta!»

«Saresti un ottimo testimonial per una marca di gel» osservò lei «devono essere ispidi e duri come la pietra per reggere quel peso»

E senza pensarci allungò un braccio nella sua direzione e tastò con una mano i suoi folti capelli neri.

«Ehi, ma sono morbidi!!» esclamò deliziata.

Prima che il saiyan potesse impedirglielo, Bulma si avvicinò ancora di più e affondò entrambe le mani nella sua chioma.

«Oh che bello!» trillò giuliva passandovi le dita «Sono normalissimi, solo che sembrano immuni alla forza di gravità»

Vegeta era scandalizzato dall'impudenza di quella plebea aliena che si permetteva di giocare con i suoi capelli, così gli ci volle qualche secondo per riprendersi dallo stupore e prepararsi a sgridarla.

Ma nel frattempo la turchina era in preda a una nuova curiosità:

«Se tu li pettinassi all'ingiù, fin dove arriverebbero?»

Ella poggiò due dita sul collo dell'uomo e le lasciò scorrere lungo la spina dorsale, fermandosi nel punto dove supponeva sarebbero arrivati i suoi capelli.

«Vediamo, direi fino qui, più o meno...»

Quel contatto paralizzò Vegeta e quasi lo privò della capacità di parlare: riusciva solo a percepire il tocco lieve di quelle due dita poggiate sulla sua schiena, e il profumo dolce di lei che gli solleticava le narici.

«Accidenti, donna, spostati!» ordinò mentalmente, senza riuscire a emettere alcun suono.

«C'è un modo per abbassare questi strani capelli?»

«...acqua...soprattutto calda...» buttò fuori a fatica il saiyan.

«Oh, una volta voglio provarci!» esclamò la scienziata, tornando finalmente al suo posto e permettendogli di respirare di nuovo normalmente.

«Non ci provare, i miei capelli non sono un giocattolo» sibilò minaccioso.

«Uffa....»

 

*

 

«E così Freezer ha fatto esplodere il pianeta Vegeta, ma ha detto a noi tre superstiti che era stato colpito da un enorme meteorite»

Bulma ascoltò quel racconto fingendo di sentirlo per la prima volta; in realtà Goku le aveva già spiegato che fine aveva fatto il pianeta di origine, ma pur di parlare con il suo ospite gli aveva fatto una domanda di cui conosceva la risposta.

«Sai cosa stavo pensando?» fece ad alta voce.

«Muoio dalla voglia di saperlo, terrestre» ironizzò lui, ma ella non si fece scoraggiare e proseguì:

«Penso che in un certo senso fa onore a voi saiyan che Freezer abbia deciso di distruggere il pianeta.

Insomma, significa che aveva paura di voi. In un duello individuale lui avrebbe potuto battere qualsiasi saiyan, ma se tutto il popolo lo avesse attaccato contemporaneamente se la sarebbe vista brutta!»

Il principe sembrò interessato a quel discorso, e la scienziata riprese:

«E secondo me non era solo quell'ipotesi a preoccuparlo; vedi, ho capito perché voi siete il popolo guerriero per eccellenza.

Esistono singoli individui più forti del saiyan medio, ad esempio Zarbon o i membri della squadra Genew, ma non esiste una intera popolazione così forte e così esperta nel combattimento»

Vegeta aprì la bocca per confermare l'affermazione, ma lei non gliene diede il tempo e proseguì quasi entusiasta:

«E poi la lotta ce l'avete nel sangue, si vede quando ti alleni, quando ne parli....

E non vi fermate mai, siete sempre protesi in avanti verso il prossimo nemico, il prossimo obiettivo, il prossimo limite da superare.....Forse è per questo che non c'è limite al potere che potete raggiungere.

Un altro combattente migliorerà fino a un certo punto, ma prima o poi raggiungerà il suo limite e dovrà fermarsi: voi no.

Partendo dal livello uno, se vi impegnate, arrivate anche al livello centomila.

Qualche anno fa Freezer era immensamente superiore a te e Goku, e adesso guarda: lo avete già superato. Ci credo che aveva paura dei saiyan quel cagasotto!!!»

Vegeta rimase ad osservarla in silenzio, basito e ammirato, mentre la turchina inveiva contro il suo ex padrone: come diavolo aveva fatto a comprendere così bene l'essenza dei saiyan?

L'opinione comune diceva che il guerriero più temibile è quello più forte, punto.

Tutti i suoi ex commilitoni stavano lì a leccare i piedi a Freezer e ai membri della squadra Genew, senza immaginare che qualcuno potesse mai sconfiggere quei mostri; o magari ci sarebbe voluto qualcuno venuto da lontano, già dotato di un enorme potere.....

Di certo non immaginavano che potesse farcela un saiyan.

Bulma invece aveva capito che il vero guerriero è quello appassionato, tenace, capace di superare all'infinito i propri limiti.

«Come fa una donna umana, che vive in un mondo completamente diverso, a capire questo?» si chiese sbalordito.

La risposta era in realtà piuttosto semplice: Bulma era da sempre amica di Goku, e si stava perdutamente innamorando di Vegeta, anche se lei stessa non lo sapeva ancora.

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Capitolo 17
*** Maledizione ***


Nota dell'autrice: buongiorno! :) siccome non tutti leggono l'introduzione, metto qui un paio di avvisi: ci metterò più del solito a pubblicare il prossimo capitolo, perché sono rimasta indietro con la preparazione di un concorso, ma abbiate fiducia che la storia continua, odio le cose lasciate a metà!

Inoltre vi ricordo che, per restare fedele al manga, ho deciso di lasciare Vegeta freddo e spietato fino al Cell Game; in generale l'atmosfera della storia rimane serena, però ci saranno parti un po' tristi.

Ringrazio tutti i recensori per il supporto, se questa fiction va avanti è grazie a voi!

 

 

La pressione all'interno della navicella era altissima, ma il giovane guerriero se ne stava sospeso a mezz'aria, con espressione concentrata, e sembrava non notarlo neppure.

In realtà ogni suo muscolo era teso per lo sforzo di restare a quell'altezza, mentre avvicinava i palmi delle mani l'uno all'altro e formava una sfera di energia: la sfera era piuttosto piccola, eppure conteneva un enorme potenziale distruttivo.

Vegeta stava cercando di condensare il massimo di energia nel minimo di dimensioni, con l'obiettivo di creare un nuovo colpo letale; e tanto per rendere le cose più difficili, lo faceva a gravità 370.

In un momento del genere qualsiasi distrazione avrebbe potuto rivelarsi molto pericolosa, perché gli avrebbe fatto perdere il controllo dell'energia che stava gradualmente incanalando nella sfera.

«Devo resistere ancora un poco, solo qualche minuto, poi potrò riposare» si incoraggiò mentalmente «arriverà Bulma con il pranzo e..

Bulma.

Al solo nominarla sentì di nuovo il tocco lieve di due dita femminili che scendevano lungo la sua schiena, mentre un profumo immaginario gli invadeva l'olfatto.

La sfera si ingrandì improvvisamente fra le sue mani tese e vibranti per lo sforzo.

«MALEDIZIONE!» ruggì rabbioso, riportando l'energia sotto controllo e rimpicciolendo il globo.

«Non posso crederci, mi sono distratto durante un procedimento delicato per colpa di una infima umana» pensò furioso.

E non era nemmeno il primo giorno in cui capitava un episodio del genere, anche se le altre volte era successo in momenti meno pericolosi; da settimane ormai l'attrazione per la terrestre andava crescendo sempre più, e quel lieve contatto fisico aveva peggiorato ulteriormente la situazione.

Il mercoledì precedente gli era sembrato di sentire il suo profumo – quello naturale, non le essenze artificiali che ogni tanto lei si spruzzava addosso, e che lo infastidivano soltanto – proprio dietro la porta della propria stanza da letto; aveva rapidamente appurato di essersi sbagliato, visto che percepiva l'aura di Bulma al piano inferiore, però se iniziava ad avere le allucinazioni olfattive la cosa era grave.

Per la prima volta da quando aveva raggiunto l'età adulta, il principe si trovava a frequentare una femmina di razza compatibile alla sua, ed era davvero destabilizzante.

Se almeno si fosse trattato di una donnetta sciocca e senza personalità!

In quel caso gli sarebbe stato molto più facile ignorarla.

L'istinto dei saiyan si indirizza prima di tutto verso il combattimento, e solo in seconda battuta verso le donne; Vegeta inoltre apparteneva alla famiglia reale, come rivelava il suo carattere incredibilmente fiero e orgoglioso, quindi era praticamente programmato per cercare una degna regina: un'oca qualunque, anche se ben attrezzata fisicamente, non avrebbe potuto esercitare tutto quel fascino su di lui.

Bulma invece gli aveva dimostrato giorno dopo giorno la sua intelligenza, la sua temerarietà venata di follia, la sagacia con cui gli teneva testa durante i loro battibecchi; aveva imparato tantissimo sui saiyan, ed era arrivata a comprendere il loro modo di pensare a un livello impensabile per una pacifica terrestre.

E così il principe aveva finito per apprezzare la sua compagnia oltre ai suoi manicaretti, anzi era quasi grato che su quell'insulso pianeta ci fosse qualcuno di intelligente con cui confrontarsi (da questo punto di vista Napa e Raddish non erano mai stati granché).

Non si trattava di amore, non ancora.

Ci sarebbero voluti quattro anni, di cui due passati nella stanza dello Spirito e del Tempo, più la morte di un figlio già grande venuto dal futuro, prima che Vegeta imparasse il significato della parola amore.

Però stimava la brillante scienziata della Capsule Corporation, la considerava molto in gamba per essere soltanto un'umana, e questa considerazione la rendeva ancor più attraente ai suoi occhi.

Sia dal punto di vista caratteriale, sia dal punto di vista puramente fisico, ella era abbastanza simile a lui da essergli compatibile, e nello stesso tempo abbastanza diversa – anzi, complementare – da attirarlo con una forza primordiale.

Se lui sembrava scolpito in un marmo bruno, lei pareva plasmata con candida creta.

I lineamenti spigolosi e decisi del volto di Vegeta contrastavano con le guance morbide e la bocca a cuore di Bulma; i suoi pettorali d'acciaio con le mammelle rotonde di lei, il suo bacino stretto con l'ampia curva dei fianchi della donna.

A volte aveva l'impressione che l'intera natura circostante li stesse spingendo l'uno tra le braccia dell'altra: dal sole che accendeva di riflessi quei riccioli color acquamarina, al vento che gli portava il suo profumo.

E cominciava a pensare che Bulma sentisse la stessa cosa.

La giovane non si era mai fatta scrupoli nel manifestare la propria “ammirazione” verso i bei ragazzi, e benché con Vegeta cercasse di trattenersi per non essere giudicata troppo rozza, oramai persino il saiyan se ne stava accorgendo1.

Tuttavia esitava a farla sua.....

Sapeva bene che, una volta estinte tutte le femmine saiyan, lui e Kakaroth avevano solamente due opzioni: unirsi a donne di razza inferiore, oppure praticare l'astinenza a vita.

Con buona pace del suo orgoglio, meglio la prima.

Però non riusciva a considerare Bulma un semplice ripiego, un contentino al posto della moglie saiyan che non avrebbe mai avuto; anzi, forse nessuna saiyan gli sarebbe piaciuta altrettanto.

Era arrivato a distrarsi durante gli allenamenti per colpa sua, e ciò era inammissibile. Assolutamente inammissibile.

Nemmeno il più scalcagnato guerriero di terza categoria si perdeva in fantasticherie su una femmina quando era impegnato nei suoi compiti, e ora lui, il sovrano in persona, cadeva così in basso?!

Non avrebbe permesso a nessuno di distoglierlo dal suo obiettivo, l'unica cosa che contava era diventare super saiyan e sconfiggere Kakaroth. Il resto poteva aspettare.

 

Nel frattempo qualcun'altra stava cadendo fino al collo nella trappola di Cupido, senza nemmeno accorgersene; fu una telefonata ad aprirle gli occhi inaspettatamente, un pomeriggio come tanti.

«Pronto cara? Indovina chi sono!»

«Kaori! Non ci vediamo da un pezzo!»

«Lo so, scusami....Ma con mia cognata che si sta riprendendo da quella brutta polmonite, nel tempo libero faccio da baby sitter alle mie nipotine. Anche adesso le gemelle sono qui a casa mia che giocano a nascondino»

«Figurati, capisco benissimo, però guarda che puoi portarle alla Capsule Corporation e le teniamo d'occhio insieme: hanno otto anni vero?»

«Sì, e sono adorabili! Beh, magari un giorno di questi verrò a trovarti con loro, ma oggi non posso perché tra mezz'ora ho un appuntamento.

Anzi, aspetta che inserisco il viva-voce così metto lo smalto mentre chiacchieriamo»

«Un appuntamento? E con chiiiiiii?» cinguettò Bulma con tono malizioso.

«Eh eh....Ti ricordi di Hiroshi? Quello che ho conosciuto a volontariato?»

«Ah si! Mi hai detto che una sera, siccome la vostra riunione era finita molto tardi, si è fatto tre quarti d'ora di autobus in più per accompagnarti fin sotto casa tua. Sembra un bravissimo ragazzo, altro che quello snob di Paul!»

«Infatti. Mi ha chiesto di uscire e io ho accettato, fammi gli auguri! E poi sai che ha un fratello maggiore niente male? Se vuoi organizzo un'uscita a quattro» propose la brunetta.

«Sei gentile, ma preferisco di no...»

«Come mai? Non è da te rifiutarsi di conoscere un bel ragazzo»

«Lo so, però sono molto presa dalle mie invenzioni e...»

«C'entra Vegeta vero?»

«Nooooooo, ma che ti salta in mente?»

«Bulma, l'ultima volta che sono passata a salutarti ti ho trovato che pranzavi con lui in cortile, e te lo stavi praticamente mangiando con gli occhi»

«....Okay, ammetto di trovarlo un pochino attraente, ma niente di più. E poi cosa pretendi, come faccio a non guardarlo?

Hai notato che il taglio dei suoi occhi sta benissimo con l'attaccatura alta dei capelli e con i suoi zigomi marcati?

Oh, e dovresti vedere com'è adorabile quando arrossisce! E mi piace il suo modo di appoggiarsi al muro, incrociare le braccia e chiudere gli occhi, quando ha bisogno di riposarsi o di riflettere....

E le sue braccia sono semplicemente perfette....A volte mi perdo a seguirne il profilo e immagino come dev'essere sentirsi stretta tra quelle braccia, schiacciata contro il suo petto, mentre le sue mani mi percorrono tutta e....»

«Ehm, ti ricordo che ho il viva-voce inserito e due bambine di otto anni in giro per casa»

«Ops! Riprendiamo il discorso precedente, cosa stavo dicendo? Ah, già, dicevo che non hai nulla di cui preoccuparti perché Vegeta non mi interessa affatto»

«.....»

«Dico davvero! È carino ma a parte questo.....Cioè, in realtà ha molte altre doti, se mi fermo a pensarci.

Tanto per cominciare, adoro la sua aria così severa e misteriosa; e poi è intelligente, un autentico genio nel campo del combattimento e della strategia; ed è sarcastico. Questo a volte mi fa infuriare, ma in fondo mi diverto a discutere con qualcuno che mi tiene testa.

Inoltre so di attrarlo fisicamente, eppure...»

«Ci risiamo! Bulma, tu pensi sempre di piacere a tutti» sbuffò annoiata Kaori.

«Ti dico che è vero!! Certo, uno come lui è difficile da decifrare, si tratta di cogliere dei dettagli, degli sguardi appena accennati, ma so che mi trova attraente. Eppure non si è mai comportato in modo volgare, anzi, per via del solito orgoglio cerca di farmi credere che non gli faccio alcun effetto.

Francamente trovo molto più virile un uomo con il suo autocontrollo piuttosto che i maniaci smidollati con cui combatto da quando avevo sedici anni!!

E poi ha una forza di volontà spaventosa! Ha sopportato per anni di servire Freezer, sforzandosi ogni giorno di diventare più forte, senza mai arrendersi, senza mai accettare il fatto che quel lucertolone fosse il suo padrone.

Sarebbe pronto a tutto per difendere il suo orgoglio e l'onore della sua stirpe.

E anche adesso si allena senza risparmiarsi, senza farsi distrarre da niente altro. Se dieci volte viene sconfitto, dieci volte si rialza.

E' l'uomo più incredibile che abbia mai incontrato, ormai per me non c'è paragone fra lui e un terrestre, e non c'è nessun altro che vorrei co...»

La voce di Bulma le morì in gola.

Si rese conto di tutto quello che aveva appena detto, e rimase in silenzio a fissare la cornetta del telefono, come se fosse stato quell'oggetto a farle un'imprevista rivelazione.

La lasciò cadere e iniziò a camminare verso la sua stanza, dapprima a passi lenti, poi sempre più veloci, infine quasi di corsa, come se arrivare fra quelle quattro mura potesse cambiare le cose, potesse indicarle una soluzione.

Kaori continuò inutilmente a chiamarla dall'altro lato del filo, mentre lei era già arrivata in camera e si era gettata sul letto, affondando la faccia nel cuscino, cercando di mettere ordine tra i suoi pensieri.

«...maledizione...» gemette contro il cuscino.

E in effetti ne aveva di cose da maledire.

Maledetti i suoi occhi neri e penetranti.

Maledetta la sua aria da sbruffone.

Maledetto il suo fisico da sogno.

Maledetta la volta che l'aveva sentito ridere.

Maledetti il suo coraggio, il suo orgoglio, la sua ostinazione.

Maledette tutte le cose che la facevano innamorare ogni giorno di più di Vegeta, facendole dimenticare che non era umano e che non aveva un cuore.

 

1   Meglio tardi che mai..... -_-

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Capitolo 18
*** Release me ***


Nota dell’autrice: eccomi di nuovo! Il titolo del capitolo è una canzone di Agnes, vi consiglio di ascoltarla e di leggere il testo – magari tradotto per chi non sa l’inglese – perché ci sta benissimo.

Grazie a tutti i lettori e specialmente ai recensori Molly, Maty, Denna, Mangamania, PZZ20, Nike, Soly Dea, Moretta :)

 

 

 

Il semaforo diventò rosso proprio mentre la ragazza stava per superarlo.

Kaori premette il pedale e la macchina frenò bruscamente.

«Cavolo, quasi lo bruciavo!» imprecò «questa è tutta colpa di Bulma, ancora un po' e mi becco pure la multa per correre da lei!».

Il giorno prima l’imprevedibile ereditiera della Capsule Corporation aveva interrotto bruscamente la loro conversazione, e non si era più fatta viva fino alla mattina seguente, quando l'aveva pregata di raggiungerla subito a casa: aveva addirittura telefonato personalmente al capoufficio di Kaori per ordinargli di lasciarla uscire.

«Mi chiedo cosa avrà di così urgente da dirmi; anche se in parte lo immagino»

La brunetta lasciò la macchina al solito parcheggio riservato sul retro e si avviò verso l'edificio, mentre dentro di sé ragionava su come aiutare l’amica: se il problema era quello che temeva, non sarebbe stato facile.

I suoi sospetti vennero confermati quando trovò Bulma nel laboratorio interno della villa, arrampicata sul sellino di una delle sue moto futuristiche, con le mani nei capelli.

«Ehi!» salutò Kaori tentando di sembrare gioviale e spensierata.

Bulma alzò il viso e le si rivolse con voce piagnucolosa:

«Kaori, sono finita in un casino tremendo, aiutamiiiii»

«Ma va?! Ti avevo detto o no di stargli alla larga? Perché diamine hai iniziato a portare il pranzo a quel tipo? Non è una buona compagnia per te!» la sgridò. Subito dopo però si corresse:

«Beh, anche se devo ammettere che da quando lo frequenti mi sembri cambiata in meglio: più matura, più consapevole, è come se fossi cresciuta di colpo»

«Vorresti dire che fino a poco tempo fa ero una bamboccia viziata?!»

«N-no...Non proprio....Insomma...Ma rispondi alla mia domanda: perché diamine hai iniziato a frequentarlo?!»

«N-non lo so....» mormorò la turchina con aria confusa «Vegeta è così...diverso, mi incuriosiva, ecco; senza contare che viveva nella stessa casa con me eppure non ci provava mai! Non riuscivo a credere che esistesse un maschio immune al mio fascino!

E poi stava sempre per conto suo, sembrava solitario e triste....Ho pensato che gli avrebbe fatto piacere un po' di compagnia»

«Ma ceeerto, è arrivata la buona samaritana dei bonazzi!» ironizzò Kaori.

«Va bene, ovviamente anche il suo aspetto ha contribuito. Ma è inutile che stiamo qui a disquisire su come è cominciata, il guaio è che ormai ci sono dentro fino al collo! Mi sono innamorata di Vegeta, ti rendi conto?!!!! Che diavolo faccio adesso???!!»

Kaori scosse le spalle sentendosi del tutto impotente.

«Cosa vuoi che ti dica? Tanto per cominciare io non potrei mai innamorarmi di uno che ha fatto quelle cose orribili»

«Lo so, però non è tutta colpa sua, voglio dire....E’ cresciuto in una società di spietati guerrieri!» tentò di giustificarlo Bulma «Guarda che persino Goku, se non avesse battuto la testa da piccolo, a quest’ora avrebbe sterminato tutta la popolazione della Terra: era la sua missione»

«E allora che cosa pensi di fare? Darai una botta in testa a Vegeta?»

«Quando mi prende in giro gliela darei volentieri! Ma non credo che servirebbe a renderlo più buono» considerò la turchina.

«Appunto. Da quando si è trasferito qui hai notato qualche segno di miglioramento in lui?» domandò Kaori.

Bulma sondò la propria memoria disperatamente, alla ricerca di un qualsiasi indizio che Vegeta si stesse redimendo, ma non trovò nulla di significativo da portare ad esempio.

Sospirò profondamente e rispose:

«....no, è sempre lo stesso. E quanto all’amore, credo che non conosca nemmeno il significato di questa parola.

Cioè, sa che noi terrestri ci aiutiamo l’un l’altro, e che non faremmo mai del male a un amico; ma lui dice che è un comportamento sciocco, e che preoccuparsi degli amici distrae durante le battaglie»

«Grandioso! E con queste premesse cosa speri di fare?»

«...»

«Tesoro, dammi retta, levati quell’invasore alieno dalla testa e cercati qualcuno normale. Ho sempre fatto il tifo affinché tu lasciassi Yamcha, ma se avessi saputo che questa era l’alternativa...»

La brunetta si avvicinò alla moto e costrinse la turchina a guardarla negli occhi.

«Coraggio, se ti impegnerai, te lo sarai scordato prima di quanto pensi!»

Bulma poggiò la testa sulla spalla dell’amica e chiuse gli occhi senza commentare: il fatto è che non aveva nessuna intenzione di impegnarsi a dimenticare Vegeta.

 

Così nei giorni seguenti continuò a portargli il pranzo, anzi ormai si alzava la mattina già pensando tutta contenta a quando l’avrebbe incontrato; mentre erano seduti uno accanto all’altra si perdeva nei suoi occhi profondi, assaporava ogni minima espressione di quei lineamenti solitamente impassibili....E doveva tenersi ferme le mani, intrecciandole in grembo, perché se le avesse lasciate andare sarebbero corse da lui, ad accarezzargli il volto, ad affondare nei suoi capelli, a scivolare lungo il suo torace.

E si barcamenava in questa situazione, senza sapere che comportamento adottare con il principe dei suoi sogni: avrebbe forse dovuto tentare di sedurlo?

Ma le “tecniche di seduzione” che aveva improvvisato durante le sue avventure adolescenziali – consistenti più o meno nel fare gli occhi dolci, sculettare, o mostrare un capo di biancheria intima - probabilmente non avrebbero funzionato con un uomo di quel livello, anzi l'avrebbe giudicata ancora più rozza.

E poi questa non era una cotta come le altre, non le sarebbe bastato attirarlo nel suo letto una volta o due, voleva qualcosa di più profondo e duraturo.

«Ironia della sorte» si trovava spesso a pensare «quando finalmente incontro qualcuno con cui vorrei costruire un futuro, è l'ultima persona al mondo con cui posso sperare di farlo.

E il peggio è che non riesco ad immaginarmi con nessun altro»

Un giorno la situazione sembrò sul punto di esplodere: stava cercando il suo ospite perché era ora di pranzo, ma non riusciva a rintracciarlo da nessuna parte.

Alla fine lo scoprì in infermeria, che cercava di fasciare la mano sinistra insanguinata, mentre un brutto livido faceva mostra di sé sopra la tempia destra, nel punto lasciato scoperto dall'attaccatura alta dei capelli.

«Oh, mio Dio, cosa ti sei fatto?» esclamò spaventata.

«Tsk! Non è nulla, la mano sanguina parecchio ma la ferita è superficiale, e sulla testa ho solo un livido» rispose noncurante il guerriero, continuando a maneggiare la garza.

«Lascia, faccio io, come puoi pretendere di fare da solo se hai una mano fuori uso?» intervenne lei con tono autoritario.

«Ma sei capace?»

«Altroché! Yamcha si faceva male regolarmente durante gli allenamenti, e se lo portavo all'ospedale le infermiere gli facevano gli occhi dolci, così ho fatto allestire questa infermeria e ho seguito un corso di pronto soccorso.

Non è servito a salvare il fidanzamento, però....»

«Però ne è valsa la pena se adesso posso godermi questo momento» concluse mentalmente Bulma, facendo sedere Vegeta sul lettino e bagnando di disinfettante un batuffolo di ovatta.

Il sayan osservava la scena tra lo stupito e il diffidente: fino a quel momento era stato molto attento a non danneggiarsi troppo durante gli allenamenti, perché non era sicuro che qualcuno lo avrebbe soccorso; ai suoi occhi il comportamento della donna dai capelli azzurri era alquanto bizzarro.

«Forse lo fa perché hanno bisogno del mio aiuto per sconfiggere i cyborg; però non credo sia solo questo il motivo: i terrestri, o almeno lei, insistono nel trattarmi da amico» rifletté pensieroso.

Bulma nel frattempo aveva finito di fasciare la mano e aveva bagnato di alcool un nuovo batuffolo di ovatta.

A quel punto la cosa più logica sarebbe stata avvicinarsi a Vegeta dal lato destro, per tamponare il livido sulla tempia; ma si soffermò ad ammirarlo, seduto a torso nudo sul lettino, con le gambe leggermente divaricate coperte da un paio di pantaloncini da tuta, e decise la propria mossa.

Gli si accostò da davanti, posizionandosi praticamente tra le sue gambe, e si avvicinò più di quanto sarebbe stato necessario per raggiungere la zona tumefatta: Vegeta sussultò appena, sorpreso, ma non sapeva granché dei metodi terapeutici usati sulla Terra, così lasciò che lei disinfettasse la ferita da quella posizione.

Del resto la cosa non gli dispiaceva....All'inizio.

Poi però la situazione iniziò a sfuggirgli di mano.

Sentì di nuovo il suo profumo, stavolta vicinissimo, e nel chinare la testa lo sguardo gli cadde sulla maglietta rosa pallido di Bulma, che si alzava e si abbassava ritmicamente seguendone il respiro.

La stoffa era tenuta ben tesa dai suoi seni floridi e sodi, che sporgevano fuori da una scollatura moderata, e per questo ancor più intrigante, come due collinette d'avorio; ma dell'avorio avevano solo il colore, perché apparivano morbidi e invitanti, vivi, nel loro alzarsi e abbassarsi davanti a lui...

Improvvisamente l'aria nella stanza si fece afosa e soffocante, e il principe si impose di alzare la testa e di fissare l'armadietto dei medicinali sulla parete di fronte; uno spettacolo meno interessante, senza dubbio.

Nel frattempo anche Bulma aveva qualche difficoltà a restare concentrata sul lavoro che stava facendo: trovarsi vicina a lui come mai prima, sentire il suo respiro solleticarle il collo, avere il suo torace scolpito a pochi centimetri dal seno...E chiedersi come diavolo facesse quel saiyan ad emanare un odore che la attirava persino quando era sudato....

La ragazza sentiva le ginocchia farsi sempre più deboli, e la mano che tamponava la ferita iniziava a tremare.

«Tra un po' mi si piegheranno le ginocchia e cadrò a terra...O gli cadrò addosso...» gemette interiormente.

Cercò disperatamente un appiglio con la mano libera, ma l'unica cosa che trovò nel suo tastare verso il basso fu la coscia di Vegeta: le dita finirono in parte sulla stoffa dei pantaloncini, in parte sulla pelle nuda e appena bagnata di sudore del guerriero.

La mente di Bulma si svuotò di colpo.

Tentò di spostare la mano, ma era come incollata sul posto: si rese conto in quel momento di essere talmente attratta da Vegeta che il suo stesso corpo rifiutava di obbedirle.

«Oh, mamma....Se adesso si arrabbia mi farà saltare in aria» pensò, sballottata tra il desiderio e la paura.

In realtà l'istinto del giovane saiyan, più che a farla saltare in aria, lo spingeva ad afferrarla e a gettarla sotto di sé sul lettino.

Vegeta stava usando tutta la sua forza di volontà per rimanere immobile: non voleva cedere alle provocazioni di un'infima umana, e soprattutto doveva mantenere il controllo della situazione.

Alla fine Bulma riuscì a staccare la mano e si scostò bruscamente da lui, balbettando frasi sconnesse su un impegno urgente che aveva dimenticato; lasciò cadere a terra il batuffolo di ovatta e corse letteralmente fuori dall'infermeria.

Vegeta piegò la testa all'indietro ed esalò un respiro profondo, come se fino a quel momento fosse stato in apnea e solo ora tornasse a respirare; il punto dove lei aveva poggiato la mano sembrava diventato incandescente.

«Dannata terrestre.....»

Bulma corse con tutta la velocità che le gambe le consentivano, cercando di allontanarsi dall'infermeria il più possibile; alla fine, giunta vicino a una finestra del terzo piano, la spalancò e respirò a pieni polmoni l'aria fresca della primavera.

Non riusciva a credere all'effetto che le faceva quel dannato scimmione: eppure era stata fidanzata con Yamcha per anni, e aveva conosciuto un sacco di uomini in vita sua!

Ma il principe dei saiyan teneva in scacco il suo corpo e la sua mente come nessun altro prima.

E non era sicura di volere che lui la lasciasse andare.

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Capitolo 19
*** Dubbi ***


Bulma se ne stava ancora appoggiata al davanzale della finestra aperta, lasciando che la brezza primaverile le sfiorasse il viso e l'aiutasse a raccogliere i pensieri, quando sopraggiunse sua madre a chiamarla:

«Tesoro, è arrivata Kaori per la lezione»

«Oh, meno male!» esclamò «Ho proprio bisogno di confidarmi con una persona amica!»

«Puoi parlare con me bambina mia, sono sempre pronta ad ascoltarti» si offrì gentilmente la signora Brief.

«Parlarne con lei?!»

Bulma considerò rapidamente l'ipotesi, e la scartò subito: se avesse raccontato a sua madre ciò che era appena accaduto nell'infermeria, avrebbe ottenuto un commento tipo questo: «Stavi per portarti a letto Vegeta?! Bel colpo figliola, dammi il cinque!»

Per quanto fosse sconsiderata, la giovane sapeva che un commento del genere non era quello di cui aveva bisogno.

«Grazie mamma, magari un'altra volta, ora Kaori mi aspetta»

Si staccò dalla finestra e si avviò verso il soggiorno, tentando di scacciare dalla mente le immagini del viso di Vegeta vicinissimo al suo, e la sensazione della sua pelle incandescente sotto la propria mano.

Purtroppo non ci riuscì molto bene, visto che quando arrivò in soggiorno si sentì dire per prima cosa:

«Ehi, che ti succede? Sei rossa in viso come un peperone!»

«Ehm, Kaori dobbiamo parlare, mi sa che la lezione salta anche oggi; ti va se facciamo una passeggiata? Vorrei mettermi al riparo da orecchie indiscrete» propose.

«Okay, tanto la lezione sarebbe saltata comunque: ho grandi novità e non vedo l'ora di dirtele!» squittì la seconda ragazza eccitatissima.

«Fidati, le mie sono più grosse» asserì Bulma prendendola per un braccio e scortandola fuori dall'edificio, mentre dietro di loro la voce petulante di Betty Brief le invitava a bere almeno un po' di tè.

Percorsero in silenzio la strada che portava dal tranquillo quartiere residenziale dei Brief ad un isolato ancor più periferico; la scienziata sospettava che l'udito dei saiyan fosse più fine di quello umano, e voleva mettere parecchi metri tra sé e Vegeta prima di vuotare il sacco.

«Allora, si può sapere che è successo? Mi stai facendo preoccupare!» sbottò l'impiegata.

«Hai ragione, adesso ti racconto tutto»

A mano a mano che Bulma rievocava la scena dell'infermeria, il viso di Kaori assumeva un'espressione sempre più incredula, finché, terminato il racconto, commentò bruscamente:

«Ti sei bevuta il cervello?»

L'altra alzò le mani con atteggiamento difensivo:

«Non è colpa mia, questi saiyan oltre alla super forza devono avere nei geni un super sex appeal!

Io non ce la faccio più, vuoi sapere come andrà a finire? Te lo dico io! Andrà a finire che un giorno di questi gli salterò addosso, lui mi farà esplodere con un raggio di energia, e tanti saluti alla bellissima geniale dottoressa Brief!

Se vuoi scrivo nel testamento che ti lascio il tailleur gessato che ti piace tanto»

«Dai, non fare la melodrammatica adesso. E poi non sono così sicura che se tu gli saltassi addosso lui ti farebbe esplodere»

«Davvero?» esclamò lei con tono speranzoso.

«Ehi, frena, il mio non era un incoraggiamento a fare un tentativo! Se poi esplodi sul serio non venire a piangere da me!

Inoltre sai che sono contraria a un'eventuale relazione tra te e quel guerrafondaio; secondo me al massimo riusciresti a ottenere qualche notte di sesso ma...»

«....beh...» iniziò Bulma con l'aria di una a cui l'ipotesi non dispiace affatto.

«Manda a cuccia gli ormoni bella!»

«E dai!» ridacchiò Bulma «non si può più scherzare?»

Kaori sospirò mentre i suoi occhi nocciola, solitamente sereni, si incupivano.

«Certo che si può scherzare, solo che....Non ti ho mai raccontato un episodio accaduto parecchi anni fa.

Ero poco più di una ragazzina e avevo perso la testa per uno più grande, il classico tipo strafottente e seducente; non saprei dire se lo amavo o se la mia era soltanto un'ossessione, all'epoca non mi fermavo granché ad esaminare i miei sentimenti.

Comunque iniziai ad andarci a letto pur sapendo che era una storia di solo sesso, e per un po' sembrò che andasse bene anche così, ma poi...»

La ragazza scosse le spalle, lo sguardo perso nel vuoto.

«Oggi, se mi guardo indietro, non è tra i bei ricordi della mia vita» concluse.

Bulma le afferrò la mano, nel tentativo di riportarla al presente:

«Ehi, non pensarci più, mi dispiace di averti riportato alla mente quella storia» si scusò.

Ma dopo qualche attimo di silenzio proseguì: «Però permettimi di dire che la mia situazione è un po' diversa: io ci ho pensato a lungo e sono sicura dei miei sentimenti per Vegeta, faccio sul serio con lui.

E lui....Lo so che non mi ricambia, però stiamo parlando di un alieno, proveniente da una società in cui nemmeno i membri della stessa famiglia si sostengono l'un l'altro.

Per il momento sto cercando di attirare la sua attenzione, e ti assicuro che come obiettivo è già abbastanza difficile; poi con il tempo spero di conquistare anche il suo cuore»

La brunetta rimase in silenzio a riflettere su quelle parole, ma poco dopo Bulma cambiò argomento.

«Ehi, non mi hai più detto la grande novità!»

«Ah già!» esclamò Kaori riprendendo colore sulle guance «sono stata ammessa ad un prestigioso master per diventare dirigente di azienda! Accettano pochissimi studenti e io risulto tra i primi sette in classifica, pensa!!

Vado all'estero dopodomani e starò via tre mesi»

«Congratulazioni, bravissima! Ma come farò per tre mesi senza i tuoi consigli?»

«Tsk! Tanto non li segui mai....Comunque ho una sola cosa da dirti: promettimi che non salterai addosso a quel saiyan nei prossimi tre mesi»

Bulma si imbronciò come una bambina, ma l'amica la incalzò:

«Avanti, ti chiedo solo un piccolo sforzo....»

«E va bene, promesso!»

«Brava, mi fai partire tranquilla» sorrise Kaori.

Bulma in realtà era piuttosto scettica sull'esito di quella lotta con se stessa; invece per tutta la settimana seguente fu facilissimo mantenere la promessa, dato che il principe dei saiyan la evitava come la peste.

Tutte le volte che faceva una pausa e usciva dalla navicella, Vegeta spiccava il volo per chissà dove, e quando tornava si richiudeva nel suo guscio metallico; mangiava la cacciagione che si procurava nei boschi, rincasava a tarda sera e filava dritto a letto.

La bella scienziata era alquanto frustrata dalla nuova situazione, ma intuiva – o almeno sperava - che fosse una mossa del saiyan per sottrarsi al suo fascino.

«Se così fosse, sarebbe un buon segno» si diceva «però devo trovare il sistema per parlargli di nuovo»

Alla fine riuscì nel proprio intento, ma la conversazione fu meno piacevole del previsto.

Era tarda mattinata ed era entrata in cucina a bere un succo di frutta, ma la trovò occupata dai suoi genitori e da Vegeta; quest'ultimo aveva avuto la sua stessa idea e stava stappando un succo di arancia, mentre i coniugi Brief ascoltavano preoccupati il telegiornale.

«Grave incidente nella località mineraria a nord della città» stava dicendo l'annunciatrice «venti minatori sono bloccati nella miniera numero 4 in seguito a un crollo: hanno aria sufficiente per tre ore, ed i soccorritori scavano febbrilmente, ma non sappiamo se faranno in tempo. Ulteriori aggiornamenti nella prossima edizione»

«E' terribile, qualcuno dovrebbe fare qualcosa!» esclamò il dottor Brief.

Lo sguardo di Bulma cadde sul combattente dalla pelle ambrata che sedeva poco più indietro e sorseggiava il suo succo con calma.

«Vegeta, ma certo! Per te sarebbe un gioco da ragazzi sollevare i macigni che ostruiscono l'entrata della miniera!» gli disse speranzosa.

«Stai scherzando? Perché dovrei farlo?» replicò lui infastidito.

«Come perché??» si arrabbiò la donna.

«Lo sai che non mi interessa la sorte di voi infimi umani; quando c'è da fare beneficenza dovresti rivolgerti a quel rammollito di Kakaroth»

«E' QUELLO CHE FARO'!!!!!» ruggì la turchina uscendo dalla cucina e sbattendo la porta.

Raggiunse il telefono e compose il numero di casa Son, mentre le vene sulle tempie pulsavano di rabbia.

«Pronto? Sono Goku, chi parla?»

«GOKU! CHE CI FAI ANCORA A CASA??? NON HAI SENTITO CHE NELLA MINIERA NUMERO 4 CI SONO VENTI UOMINI IN PERICOLO?! ALZA IL SEDERE E VALLI A SALVARE!!!!!!!»

Dopo aver urlato come un'ossessa Bulma scaraventò la cornetta al suo posto e si allontanò a grandi passi; sotto sotto sapeva di essere stata ingiusta con Goku, in fondo non era con lui che era arrabbiata.

Raggiunse il giardino interno della villa e si sedette sul bordo di una aiuola, prendendosi la testa fra le mani.

Vegeta aveva dimostrato una volta di più la sua totale indifferenza alle sorti degli uomini: voleva davvero iniziare una relazione con uno che, in caso di pericolo, non avrebbe salvato nemmeno lei?

Questa domanda continuò a fluttuare nella sua testa per giorni, finché una mattina il dottor Brief non corse a chiamarla e la portò in infermeria: sul pavimento giaceva il giovane guerriero, con un brutto ematoma all'altezza del petto.

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Capitolo 20
*** La donna degna di lui ***


Nota dell'autrice: grazie a Nike, Maty, Classic Girl, Saiyajin, PZZ20, Vany92, Moretta, Soly Dea, Mangamania, e infine a Roxie, Molly e Denna: non le sento da un po' quindi non so se leggeranno questo ringraziamento, ma mi sembra giusto rendere merito a chi mi ha sostenuta per decine di capitoli!

 

*

 

Questa volta non sarebbe bastato un semplice bendaggio, fu necessario chiamare un medico per accertare le condizioni di Vegeta e decidere la terapia: il dottore riscontrò una emorragia interna più un paio di costole rotte, e prescrisse al paziente un mese di assoluto riposo.

All'udire la prognosi, Bulma alzò gli occhi al cielo in preda allo sconforto: come accidenti avrebbe convinto Vegeta a riposare così a lungo!? Era semplicemente impossibile!

Quel maniaco della guerra non aveva fatto in tempo a rinvenire che già si informava sullo stato della navicella, temendo di averla danneggiata con l'esplosione incontrollata di energia che aveva coinvolto anche lui; la scienziata tentò di prendere tempo inventando che i generatori di pressione erano compromessi, ma cinque giorni dopo l'incidente il saiyan si rimise in piedi, ispezionò il marchingegno e scoprì che un cavo era stato tagliato con le forbici.

Ella se lo vide arrivare davanti con aria truce e impaziente, e si sentì apostrofare con un tono che non ammetteva repliche:

«Bulma, ho scoperto che siete stati voi a impedire il funzionamento della mia stanza gravitazionale: riattivatela subito»

«Oh, andiamo, non sei ancora in condizioni di allenarti»

«Questo lo decido io» rispose con tono asciutto.

La giovane aveva piena fiducia nelle capacità valutative di Vegeta - specie quando si trattava di arti marziali e affini - ma sapeva che l'ansia di battere Goku lo divorava, e che quando era troppo umiliato o troppo esaltato non ragionava più lucidamente.

«Ascolta, il dottore ha prescritto un mese di riposo; dato che sei un alieno con grande capacità di ripresa, possiamo abbreviare a due settimane, ma non un giorno di meno.

Nel frattempo che ne dici di camminare e fare esercizi leggeri?»

«IO DEVO ALLENARMI»

Il tono cupo del principe e la luce sinistra nei suoi occhi fecero tremare le ginocchia della ragazza: era consapevole di avere una assicurazione sulla vita chiamata Son Goku, ma se Vegeta avesse perso le staffe avrebbe potuto farla fuori senza pensare alle conseguenze.

«Donna, fallo e basta»

Bulma era talmente intimorita da non riuscire a parlare, eppure scosse arditamente la testa in segno di diniego: non era mai stata un modello di coraggio, però voleva bene a quel testone e non poteva permettere che si ammazzasse da solo.

Egli la folgorò con lo sguardo, e stava per pronunciare minacce di morte quando lei ebbe un'idea:

«Non essere incosciente! Pensaci: cosa succederebbe se morissi di nuovo? L'altra volta sei stato riportato in vita per puro caso, perché avevamo chiesto al drago di resuscitare le vittime di Freezer e tu rientravi nella categoria; ma se morissi una seconda volta, i miei amici non andrebbero certo fino a Namecc solo per aiutare te!

Puoi star certo che ti lascerebbero nell'aldilà! Così sprecheresti stupidamente la tua vita e non potresti più superare Goku»

Benché in preda ai fumi dell'ira, il principe si soffermò a riflettere e dovette ammettere che quel ragionamento era sensato; anche se ai guerrieri Z faceva comodo un po' di aiuto nella lotta contro i cyborg, lui restava pur sempre un loro nemico e nessuno avrebbe affrontato un viaggio interstellare per resuscitarlo.

Inoltre i namecciani lo odiavano perché aveva distrutto il villaggio Tuno: probabilmente si sarebbero rifiutati di usare le sfere in suo favore.

Quella maledetta donna purtroppo aveva ragione: non doveva rischiare la vita in modo così stupido se voleva coronare i propri sogni di gloria.

Con un basso suono simile a un ringhio, egli si voltò lentamente e sparì senza proferire parola; Bulma si afflosciò al suolo, priva di forze, ed esalò in un soffio:

«Dio mio, ho rischiato grosso! Beh, c'è da dire che, se fossi morta, i ragazzi mi avrebbero riportata indietro. Comunque è andata bene, peccato che lo scimmione mi terrà il broncio fino all'arrivo dei cyborg»

La reazione del principe in realtà fu molto diversa: per qualche giorno fu arrabbiato con lei e non volle nemmeno vederla, ma poi si rese conto del coraggio dimostrato dalla terrestre quando lo aveva sfidato.

Ogni volta che rievocava alla mente l'immagine della donna dritta davanti a lui, a testa alta, che lo fissava negli occhi e scuoteva la testa con decisione, Vegeta si sentiva ardere di ammirazione e di passione: quella femmina aveva qualcosa di speciale, non era insulsa come gli altri abitanti del pianeta Terra.

Se fosse stata una saiyan avrebbe potuto diventare una magnifica regina....Anzi no, perché non era abbastanza spietata.

Secondo i criteri di Vegeta, Bulma non avrebbe dovuto essere gentile con nessuno, nemmeno con lui; il saiyan considerava l'affetto una debolezza umana, da cui non voleva assolutamente essere contagiato.

Tutti questi pensieri rimanevano chiusi nella sua testa, noti soltanto a lui, mentre si aggirava per il giardino come una belva in gabbia.

Bulma lo osservava da lontano, e capiva che era smanioso di riprendere i suoi esercizi abituali.

«Non posso biasimarlo» pensò «i mesi corrono, si avvicina il momento in cui dovrà presentarsi davanti a Goku, e ha bisogno di ogni secondo disponibile per diventare più potente: questa sosta lo tormenta»

Finalmente una mattina ella ebbe un'idea per distrarlo, e gli si presentò davanti con un cestino di vimini.

«Ehi, invece di aggirarti per il giardino come un'anima in pena, perché non vieni a fare un picnic?»

«E che roba sarebbe?»

«Beh, si va in un prato, ci si siede a terra e si mangiano tante cose buone. Secondo me ti rilasseresti e magari guariresti più in fretta»

«Insomma, questo picnic è una terapia che mi farà guarire prima?»

La ragazza colse la palla al balzo:

«Sì, esatto, ti consiglio di provare questa “cura”; tanto se stai qui a casa non risolvi nulla»

«Va bene, proviamo» fece lui, scuotendo appena le spalle robuste.

Bulma dovette trattenersi per non mettersi a saltellare qua e là come una deficiente: aveva accettato! Questa era probabilmente la cosa più simile a un appuntamento che poteva aspettarsi da Vegeta.

«Aspettami qui, dico a mia madre di preparare altro cibo, mooolto altro cibo. E mi do una sistematina» esclamò correndo via verso l'interno della casa.

Dopo aver dato a Betty Brief le istruzioni culinarie, ella si concentrò sul proprio aspetto: fece lo shampoo e passò la piastra sulla pettinatura afro che portava da circa un anno, cosicché i lunghi capelli turchini tornarono a pioverle sulle spalle, lisci come seta.

Indossò un lungo abito bianco dal corpetto decorato, sagomato all'interno in modo da fare anche da reggiseno, e vi abbinò un paio di graziosi sandali bassi: non le erano mai piaciuti i tacchi vertiginosi, e poi doveva evitare di superare in altezza il proprio cavaliere.

Per essere una che esce col ragazzo dei suoi sogni, Bulma si preparò a tempo di record; Vegeta però si stava spazientendo, ed aveva intenzione di fare qualche aspro commento sulla sua puntualità non appena fosse arrivata.

Senonché, quando apparve quella visione in bianco rimase semplicemente senza fiato, e si limitò a seguirla dentro la macchina volante che lei aveva estratto da una capsula.

Il viaggio trascorse in silenzio: solitamente spettava a Bulma mantenere viva la conversazione, ma quel giorno era troppo agitata per farlo perché percepiva una strana tensione nell'aria.

Era sempre più convinta che anche Vegeta fosse attratto da lei, solo che era troppo orgoglioso per ammetterlo; e poi forse temeva di distrarsi e di rallentare il ritmo dei suoi allenamenti.

«Mi domando cosa succederebbe se lo sfiorassi di nuovo: magari ci ritroveremmo avvinghiati nel giro di un secondo...»

Arrossì al solo pensiero, tuttavia si impose di non toccarlo: era sempre stata intraprendente con i ragazzi, ed aveva preso lei l'iniziativa con il timido Yamcha, ma alla fine quell'atteggiamento non le aveva portato niente di buono.

Questa volta non aveva intenzione di fare la parte che spetta all'uomo; e poi già doveva rassegnarsi al fatto che Vegeta per il momento non sapesse amare.....

E allora che almeno la desiderasse così tanto da fare la prima mossa, diamine!!!

Atterrarono su una spianata erbosa, incapsularono il veicolo dopo aver scaricato dieci grossi cestini da picnic, e Bulma distese a terra una tovaglia a quadretti rossi, come da tradizione.

Non le sembrava vero di stare lì, seduta sull'erba alta, sotto un sole radioso, con un accompagnatore semplicemente stupendo nei suoi sobri pantaloni neri e camicia bianca.

Finito di mangiare, dopo aver messo via tutto, la ragazza si sfilò i sandaletti e invitò Vegeta a fare altrettanto con le scarpe e i calzini.

«Fidati, stare a piedi nudi sull'erba soffice ti rilassa alla grande!» lo incoraggiò.

Il saiyan seguì il consiglio e iniziò effettivamente a rilassarsi: si lasciò cadere all'indietro sull'erba, con le mani dietro la nuca, e chiuse gli occhi.

Bulma ne approfittò per osservarlo, soffermandosi sulla linea decisa della mascella, appena velata da un accenno di barba rasata da poco, per poi seguire i tendini del collo e andarsi a perdere sul petto, fin dove le consentivano i primi due bottoni slacciati della camicia.

«Uhm....Sarà che riesco a mantenere la promessa fatta a Kaori....» pensò distogliendo lo sguardo.

Per alcuni minuti regnò la pace più totale, poi di colpo Vegeta scattò a sedere.

«C-che succede?» si spaventò la ragazza.

Non ricevendo risposta, temette che lui avesse individuato un nuovo nemico in arrivo, ma la verità era un'altra; il principe aveva percepito improvvisamente l'aura di Goku, che durante un allenamento aveva rilasciato tutta la sua potenza, ed aveva constatato che il suo rivale era migliorato ancora.

Strinse i pugni in preda alla rabbia, ma poi subentrò qualcosa di ancora più insidioso: la rassegnazione.

«Non ce la farò mai» mormorò, parlando a se stesso o a nessuno in particolare.

«Eh?» fece Bulma.

«Non ce la farò mai. E' impossibile raggiungere Kakaroth. Io, il principe del mio popolo, sono stato superato da un infimo suddito»

Il cuore della scienziata si raggelò nell'udire quelle parole, soprattutto per il tono definitivo con cui erano pronunciate, e per lo sguardo spento che le accompagnava.

Eh no! Questo no!

Poteva sopportare tutto, ma non di vedere il suo fiero principe gettare la spugna così, perdendo la grinta e l'indomabilità che l'avevano fatta innamorare di lui.

«NON DIRE CAZZATE!!!» urlò saltando in piedi.

Vegeta sussultò e si voltò a guardarla, come se solo in quel momento si fosse accorto della sua presenza.

Bulma proseguì infervorata:

«Non puoi arrenderti così, sarebbe da stupidi, e soprattutto non sarebbe da te! Ricordi per quanto tempo hai servito Freezer, e quanto lui ti superasse in potenza?

Eppure adesso, se tu lo incontrassi, lo schiacceresti come un insetto!

Già una volta sei riuscito a superare un avversario potentissimo, quindi puoi farlo di nuovo: rompere ogni record non è la specialità di voi saiyan?!

Tu hai come un fuoco dentro, e finché quel fuoco brucia puoi raggiungere qualunque obiettivo! Non sarai veramente sconfitto fino a che non smetterai di lottare!»

Vegeta rimase a fissarla senza poter staccare gli occhi: ancora una volta lei lo fronteggiava, dritta e fiera come una leonessa, dicendogli in faccia tutto quello che pensava.

Per un attimo lui aveva dimenticato chi era e aveva perso la fiducia in se stesso, ma la donna umana lo conosceva così bene che aveva trovato le parole per scuoterlo.

Gli stava davanti bella come sempre, con i lunghi capelli azzurri sparsi sulle spalle candide, il seno trattenuto dal corpetto, la vita sottile fasciata dal vestito che poi scendeva morbido sui fianchi.

Ma ciò che lo faceva davvero impazzire era lo sguardo: lo sguardo di una donna che sapeva di averlo impressionato, e che sembrava sfidarlo a disprezzarla come un tempo, sapendo che ormai non era più possibile.

Lo sguardo di una regina.

Bulma ebbe appena il tempo di notare uno strano guizzo in quegli occhi indecifrabili: un secondo dopo era stretta nelle sue braccia, la bocca di Vegeta sulla sua.

 

«...sto sognando...»

Questo fu il primo pensiero coerente che attraversò la mente della ragazza.

Poi lui la strinse di più e approfondì il bacio; le braccia del saiyan la imprigionavano come in una morsa, le labbra coprivano le sue con decisione: si comportava come se fosse nel suo pieno diritto, un sovrano che prende possesso di colei che ha scelto.

«Okay, sono sveglia»

Iniziò a ricambiare il bacio, e liberò a fatica le proprie braccia da quella stretta per potergli cingere il collo; affondò una mano nei suoi folti capelli d'ebano, come aveva già fatto decine di volte nelle sue fantasie.

Ma stavolta era tutto reale: sentiva i loro corpi aderire perfettamente l'uno all'altro, il mento solleticato da quello un po' più ispido dell'uomo, aveva il suo sapore forte sulle labbra....E i suoi baci le stavano mandando in pappa il cervello.

 

Baciare....Gli pareva che i terrestri chiamassero così quella “cosa”. Ma che importanza aveva il nome?

Lui si limitava a seguire il suo istinto saiyan che lo guidava meglio di un radar, e tutto ciò che sapeva era che non avrebbe lasciato andare quella donna nemmeno se Freezer gli avesse offerto in cambio una dozzina di pianeti.

Con gesti rapidi e secchi strappò uno dopo l'altro i nastri che chiudevano da dietro il vestito di Bulma, e poggiò la mano direttamente sulla schiena della ragazza, sentendola rabbrividire di piacere al contatto.

Ma poco dopo ella staccò leggermente il viso dal suo e mormorò qualcosa sulle sue labbra.

Cosa le prendeva? Eppure fino a quel momento era sembrata più che consenziente.

«I bottoni...»

Solo allora Vegeta si accorse che lei stava cercando già da un po' di slacciare i bottoni della sua camicia, ma le tremavano così tanto le dita che non ci riusciva.

Afferrò il colletto e diede uno strattone dall'alto verso il basso, facendo saltare tutti i bottoni e mandandoli a perdersi fra l'erba alta; mentre lui si liberava della camicia e dei pantaloni, Bulma lasciò cadere a terra il proprio vestito, ansiosa di sentirlo pelle contro pelle.

Il principe l'afferrò di nuovo, e lei si sentì sciogliere come burro quando le sue forme morbide incontrarono quelle solide e virili del guerriero, meravigliosamente scolpito dall'addome fino all'attaccatura del collo.

Lasciò scorrere le mani su quella schiena perfetta, sentendo ogni singolo muscolo sollevarsi appena sotto il suo tocco delicato.

Vegeta reclinò il viso nell'incavo della sua spalla, inebriandosi di quel profumo che lo aveva stregato, e la giovane donna si lasciò sfuggire in un sussurro le parole che portava nel cuore da tempo.

«Amore mio....» mormorò tra i capelli scuri del suo uomo.

Ma egli non udì quelle parole, e se anche le avesse sentite non ne avrebbe compreso il significato.

Bulma si sentì sollevare e poi adagiare sul terreno, mentre le sue spalle e il suo seno diventavano bersaglio di baci roventi, per lei più micidiali dei colpi che il guerriero sferrava durante le battaglie.

L'erba soffice del prato fu il loro letto, lo stormire del vento fra le fronde la loro musica.

Fu così che il praticello di uno sperduto pianeta della Via Lattea si trasformò nel talamo nuziale del principe dei saiyan e della donna che aveva trovato degna di lui.

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Capitolo 21
*** Oasi e deserto ***


Nota dell'autrice: ciao a tutti, spero che ci siate ancora! Purtroppo il concorso che sto facendo prevede tre prove, la prima è andata bene ma ora sto studiando per la seconda. Buona lettura!

 

 

La sala arrivi internazionali dell'aeroporto della città dell'Ovest risuonava di chiacchiericcio multilingue, di passi affrettati e rumore di rotelle: in mezzo alla folla, gruppi di hostess si muovevano con eleganza nelle loro divise blu scuro, quasi sorvolando leggere il pavimento nonostante i tacchi piuttosto alti.

Kaori osservò il proprio riflesso nella vetrina di un negozio duty free, e sorrise compiaciuta: okay, aveva appena imparato a camminare decentemente sui tacchi, e si trascinava dietro un grosso trolley, ma per il resto non aveva nulla da invidiare a quelle hostess; la vetrina le rimandava l'immagine di una giovane donna d'affari, decisa e sicura di sé, magari diretta a un importante riunione.

In realtà sapeva di essere solo un'impiegata della Capsule Corporation di ritorno da un master, però aveva imparato tanto su come dirigere un'azienda, e chissà che in futuro......Dopotutto Bulma non aveva nessuna intenzione di chiudersi in ufficio, preferiva lavorare nel suo laboratorio, quindi a qualcuno avrebbe dovuto affidare la direzione della compagnia, no?

In ogni caso lei non voleva ottenere promozioni grazie all'amicizia con la proprietaria, era decisa a fare carriera con le proprie forze.

Una voce squillante la riscosse dai propri pensieri:

«KAORIIIIIIII!!!»

Si voltò appena in tempo per essere travolta da un uragano azzurro in gonnella.

«Ouch! C-ciao Bulma» ansimò tentando di restare in equilibrio sui tacchi.

«Mi sei mancata tanto! Come è andato il master? Certo che potevi farti sentire più spesso. Beh, capisco che sarai stata parecchio impegnata. Mia madre ha fatto i biscotti per festeggiare il tuo ritorno. Ah, lo sai che Soki sta uscendo con quel cesso del tuo capoufficio? Cosa non farebbe per fare carriera, quella! Comunque io stavo...»

«Bulma frena un secondo! Che ne dici se intanto ci avviamo verso l'uscita e chiamiamo un taxi?»

Bulma si diede un colpetto sulla fronte:

«Ma certo, che sciocca, sarai stanca! Comunque non vedo l'ora di sapere tutte le novità!»

Kaori la prese sottobraccio e iniziò a camminare attraverso la sala affollata, sussurrando:

«Veramente sei tu che devi dirmi qualcosa»

«A che ti riferisci?» chiese l'altra con aria innocente.

«Quando ci sentivamo per telefono avevo la netta impressione che tu mi stessi nascondendo qualcosa»

«Ma dai!»

«Si tratta di lui vero?»

«Ma nooo» tentò di mentire la scienziata, mentre le guance si imporporavano.

Kaori si bloccò di colpo, folgorata da un'intuizione:

«Bulma, tu non....Non sei mica...»

«Uff, e va bene: sì»

«SEI ANDATA A LETTO CON VEGETA?! NON CI POSSO CREDERE! AVEVI PROMESSO!!»

«Sssh!» gemette Bulma imbarazzatissima, premendole una mano sulla bocca «Non urlare queste cose in mezzo alla gente!»

«Mmmh! Mmmmh!» continuò a protestare Kaori con la bocca tappata.

«Senti, ora prendiamo un taxi e andiamo a casa mia, e finché non saremo arrivate non fare commenti, d'accordo?»

Non potendo parlare, la ragazza annuì, e Bulma la lasciò andare; in silenzio uscirono dall'aeroporto, percorsero in taxi il tragitto che le separava dalla Capsule Corporation ed entrarono nell'abitazione.

Riuscirono a stento ad arginare le moine della signora Brief, che tra l'altro si informava su quanti uomini Kaori avesse rimorchiato durante la permanenza all'estero, e finalmente si ritrovarono sole in camera di Bulma.

Mentre la ragazza bruna si lasciava affondare in una poltrona, quella dai capelli turchesi tentò di buttare sullo scherzo la conversazione: in piedi, con la mano sul cuore, declamò solennemente:

«Vostro onore, in mia difesa devo dire che non sono saltata addosso a Vegeta, è stato lui a cominciare»

«Oh, e immagino che tu avrai opposto una strenua resistenza!»

«Andiamo, non potresti essere contenta per me? Ti rendi conto di quanto è incredibile che Vegeta, orgoglioso com'è, abbia ammesso il suo interesse per una terrestre?»

«Almeno è successo una volta sola?» si informò Kaori.

Bulma avvampò di nuovo mentre rispondeva:

«No, diciamo che...Insomma, praticamente stiamo insieme. Lui dopo gli allenamenti viene qui – non tutte le notti, dipende da quanto è stanco- e...Insomma hai capito»

Kaori si guardò intorno alla ricerca di qualche segno che i due condividessero la stanza, ma non c'erano tracce del saiyan; l’amica anticipò la sua domanda:

«No, non troverai niente di suo qui: Vegeta torna sempre in camera sua dopo che...»

«CHE COSA!? MA ALLORA TI TRATTA COME UNA PUTTANA DA QUATTRO SOLDI!!!» urlò la ragazza saltando in piedi.

«No, aspetta» esclamò l'altra mettendo avanti le mani «una volta Vegeta mi raccontò che i suoi genitori non dormivano nella stessa stanza, avevano ognuno i propri appartamenti all'interno del palazzo. Sono sicura che non intende mostrarmi disprezzo quando torna a dormire di là, è semplicemente l'usanza saiyan»

Kaori tornò a sedersi, rassicurata, ma non seppe trattenersi dal lanciare una frecciatina:

«Adesso non venirmi a dire che Vegeta ti considera sua moglie!»

«Sai che invece potrebbe anche essere? Molto tempo fa mi raccontò che il principe dei saiyan sceglie la sua sposa portandola in un luogo appartato ed unendosi a lei. Beh, con me è successo proprio così! E sono la prima con cui l’abbia mai fatto!»

«E questo come lo sai? Non dirmi che gli hai chiesto quante ragazze ha avuto prima di te: non ce lo vedo a rispondere a una domanda del genere»

«Eh eh eh» ridacchiò la turchina con aria furbetta «certo che non glielo ho chiesto direttamente, ma un giorno gli chiesi se esistessero altre razze compatibili con quella saiyan, oltre agli umani: lui rispose di avere incontrato soltanto un altro essere simile agli umani: Rikoom, un membro della squadra Genew.

Allora feci due più due: le saiyan di sesso femminile morirono quando Vegeta era piccolo, e lui non si è mai curato di cercare una razza compatibile con la sua, perché questi scimmioni considerano il combattimento molto più interessante delle ragazze. Risultato: io sono la prima ed unica donna ad essere stata in intimità con il principe!!

Se fossi una saiyan, a quest'ora tutto il popolo si inchinerebbe alla nuova principessa! Oh oh oh» rise Bulma concedendosi un attimo di delirio di onnipotenza.

«Però sono una terrestre» proseguì tornando alla realtà «quindi non so se lui mi consideri addirittura sua moglie; e preferisco non chiederglielo, preferisco pensare che sia così»

Kaori sospirò, tenendo gli occhi bassi:

«Tanto, anche se ti considerasse sua moglie, questo non significherebbe che ti ama: i saiyan se ne fregano altamente dei propri familiari....»

Bulma sospirò a sua volta, poi riprese a parlare:

«E’ vero che la situazione non è facile, però io sono sicura che Vegeta sia quello giusto.

Un tempo mi importava solo che il mio partner fosse bello: nessuno mi aveva mai colpito così, nessuno si era guadagnato la mia stima. Non avevo mai pensato di un ragazzo: "non incontrerò nessun altro come lui, nemmeno se campassi cent'anni".

E quando lui si avvicina, quando soltanto mi sfiora, io....

Non so dirti se il principino è un talento naturale, o se sono io che mi sciolgo appena entriamo in contatto perché sono cotta di lui, comunque è fantastico! E' come se il mio stesso corpo lo riconoscesse e si preparasse ad accoglierlo, come se capisse che è arrivato l'uomo a cui ero destinata, il mio uomo»

Kaori, suo malgrado, ascoltava quel discorso quasi affascinata, mentre l'amica continuava a parlare con gli occhi che brillavano:

«Il primo bacio di Vegeta mi ha lasciato senza fiato più di cento notti passate con Yamcha; e non è che mi facesse schifo andare a letto con Yamcha, era piacevole, ma quando lo fai con l'uomo che ami è completamente un'altra cosa.

Anzi, non sai quanto mi dispiace adesso di essere andata fino in fondo col mio ex. Ma chi se lo immaginava che un giorno avrei incontrato qualcuno come Vegeta, e che sarei voluta appartenere soltanto a lui, come lui appartiene soltanto a me»

Un silenzio che diceva più di mille parole aleggiò nella stanza per qualche minuto.

Kaori guardava la sua amica con occhi meravigliati, come se faticasse a riconoscerla; per carità, era sempre la solita Bulma, con i suoi pregi e i suoi difetti: intelligente, avventurosa, ospitale, ma anche vanitosa, permalosa, incosciente.

Eppure nello stesso tempo era diversa: dal bozzolo di una ragazzina egoista e superficiale era sbocciata la stupenda farfalla di una donna adulta, matura e innamorata.

Ed un simile cambiamento era stato suscitato da quel cupo guerriero alieno?

Si schiarì la voce e cercò di parlare, vincendo la commozione:

«Senti, quello che hai appena detto è bellissimo; talmente bello che mi verrebbe da pensare che hai davvero trovato l'uomo della tua vita. Ma Vegeta non....Immagino che ancora non...»

«Lo so che non mi ama» interruppe Bulma, la voce di colpo tagliente come la lama di un coltello «non c'è bisogno che me lo ricordi»

Kaori tacque, mortificata, mentre l'altra proseguiva:

«Il giorno successivo a quello in cui ci eravamo messi insieme, quando gli ho portato il pranzo ho cercato di abbracciarlo, e lui si è scansato imbarazzatissimo, credendo che intendessi saltargli addosso in mezzo al cortile, davanti a tutto il vicinato.

Ho provato a spiegargli che i terrestri a volte si scambiano un bacio o un abbraccio, ma per lui una cosa del genere non ha senso: i saiyan si avvicinano alla propria compagna solo al momento dell'accoppiamento»

La brunetta annuì pensierosa:

«Per forza. Come può conoscere i gesti d'affetto un popolo che non conosce l'affetto?»

Bulma sospirò; c'erano altre cose che le pesavano, cose che non poteva raccontare a Kaori.

Ad esempio che, quando finalmente la notte la consegnava alle braccia del suo principe, e l‘intera stanza si riduceva a lui, alle sue labbra, alle sue mani, all’odore della sua pelle....Lei avrebbe voluto accarezzarlo ovunque, esplorare centimetro per centimetro quel corpo perfetto, avrebbe voluto ricoprirlo di baci....E invece non le era concessa molta iniziativa, né molta libertà di movimento: a quanto pare i saiyan dovevano dominare sempre e comunque, anche a letto.

Non le aveva mai fatto del male, tutt'altro, però....

Però la donna sentiva che nei loro amplessi mancava qualcosa, sentiva che mentre lei cercava di comunicargli il suo amore, il saiyan si limitava a seguire il proprio istinto.

E quando alla fine il principe se ne andava, non le restava che poggiare la testa sul cuscino dove lui aveva lasciato una traccia del suo profumo virile e intenso, e spesso versarvi sopra una lacrima; sapeva che non intendeva mancarle di rispetto tornando nella propria stanza, ma era comunque evidente che non sentiva alcun desiderio di rimanerle accanto.

«Bulma, tutto bene?»

La voce dolce di Kaori e il suo tocco leggero sulla spalla la riscossero dai propri pensieri.

«S-sì, tutto bene. Cioè, cosa vuoi che ti dica? E' ovvio che preferirei essere ricambiata, ma per ora non è possibile: Vegeta è completamente assorbito dai suoi progetti di vendetta contro Goku.

Però non perdo la speranza! Dopotutto Junior è stato per anni nostro nemico, e adesso guardalo: è diventato praticamente un secondo padre per il piccolo Gohan!»

«Certo, le persone possono cambiare. Comunque sarebbe stato saggio prima aspettare di vedere qualche segno di miglioramento in Vegeta, e dopo cominciare la relazione»

Bulma si strinse nelle spalle, tornando al suo atteggiamento da ragazza un po' svampita che non dà troppa importanza alle cose.

«Sì, hai ragione, ma ormai è fatta. Ehi, ti va di assaggiare i biscotti di mamma?»

Con un saltello era già arrivata alla porta e aveva girato la maniglia, invitandola ad uscire; la giovane impiegata la seguì in silenzio, sperando che quella storia avrebbe avuto un lieto fine.

 

Vegeta uscì dalla gravity room madido di sudore, ansimando pesantemente; trascinò i piedi fino al bagno della propria stanza e si infilò sotto la doccia, lasciando che l'acqua portasse sollievo ai suoi muscoli doloranti.

Quella sera, quando aveva spento il generatore di gravità, si era detto che non sarebbe andato da Bulma perché era troppo esausto, ma poi iniziò a sentirsi meglio, come se il getto caldo avesse il potere di lavare via anche la fatica.

O forse era il pensiero della splendida compagna che lo attendeva a restituirgli le forze...

Avrebbe dovuto dire sua moglie? In realtà non lo sapeva nemmeno lui.

Se Bulma fosse stata una saiyan, ciò che era accaduto su quel prato l'avrebbe resa automaticamente la sua sposa; ma lei apparteneva ad una specie inferiore e non gli avrebbe mai dato un erede di sangue puro, al massimo un moccioso mezzosangue come quello di Kakaroth.

Comunque i dubbi sullo status della donna dai capelli azzurri non occupavano certo molto spazio nella mente del giovane principe, ossessionato dalla trasformazione in super saiyan e dalla vittoria contro il suo rivale.

Soltanto la notte, dopo che aveva dato il massimo negli allenamenti, se gli restavano forze sufficienti si librava in volo verso la stanza della terrestre: a volte la sorprendeva alle spalle, altre volte lei lo attendeva sul balcone e gli gettava le braccia al collo prima ancora che toccasse terra.

Quell'esperienza era decisamente nuova per il selvaggio guerriero, abituato ad essere temuto più che ad essere atteso con gioia, e ad essere preso a pugni piuttosto che accarezzato; inoltre la giovane si preoccupava che lui non si facesse male esagerando con gli allenamenti, gli portava da mangiare, lo curava quando era ferito...

«Dev'essere il modo di fare dei terrestri» si diceva Vegeta con noncuranza «evidentemente per lei si è stabilito un legame che comporta tutte queste attenzioni»

Per i saiyan era diverso: scegliere una compagna non significava avere cura di lei, né dei figli che sarebbero nati.

I momenti trascorsi fra le braccia di Bulma, inebriandosi del suo profumo, percorrendo le curve ampie del suo corpo, assaporando la sua pelle di gelsomino, erano paragonabili al riposo in un'oasi, in mezzo al deserto dei suoi duri allenamenti.

Ma il principe dei saiyan apparteneva ancora al deserto, non all'oasi. 

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Capitolo 22
*** Una sorpresa e una decisione ***


Nota dell'autrice: grazie a tutti i recensori, e un saluto alle new entry Greatsaiyagirl, Sweetgirl1993, Jarjar, Bulmina, 19Vany92.

Ho leggermente modificato il finale accogliendo i suggerimenti di alcuni recensori; le riflessioni e la decisione di Bulma si troveranno tutte nel capitolo 23, e saranno sviluppate meglio (spero ^^') 

 

 

Bulma depose sul tavolino la fantascientifica calcolatrice di ultima generazione, si sfilò le scarpe e si stiracchiò pigramente: accidenti, i calcoli per il nuovo reattore a freddo non volevano proprio tornare!

«Forse ha ragione papà, questo progetto è troppo complesso...Forse dovrei andare ai laboratori della Capsule Corporation fuori città e collaborare con i nostri migliori scienziati....Però che pizza!»

Le bruciava ammettere che non riusciva a costruirlo da sola, e poi era abituata a lavorare nel laboratorio interno della sua villa, o al massimo ogni tanto andava agli uffici della compagnia in centro; i laboratori dove operavano gli scienziati alle loro dipendenze erano più lontani, le sarebbe toccato uscire di casa la mattina e rientrare la sera: una scomodità a cui la ricca ereditiera non era abituata.

«Inoltre, se inizio a lavorare lì, non potrò più pranzare con Vegeta» rifletté.

Ormai lei e il saiyan "stavano insieme" da mesi, ma dall'esterno i loro rapporti sembravano gli stessi di sempre: ogni giorno Bulma gli portava il pranzo e cercava di cavargli di bocca qualche parola, spesso riuscendoci grazie al ricatto culinario, altre volte finendo per discutere, a volte infine gli rimaneva accanto in silenzio.

In ogni caso era costretta a comportarsi come se fosse in compagnia di un conoscente qualsiasi, invece che del proprio partner, perché Vegeta non capiva il senso dei gesti d'affetto e il più delle volte li interpretava come avances sessuali: avances puntualmente respinte con imbarazzo, dato che si trovavano all'aperto.

«Sarà anche uno spietato invasore alieno, ma quanto a senso del pudore ne ha più di me» ridacchiò la ragazza fra sé e sé.

Poi però la notte, al riparo da occhi indiscreti, la imprigionava tra le sue braccia e le accendeva il fuoco dentro; Bulma era diventata quasi drogata dei suoi baci possessivi, della sua stretta potente ma controllata, di ogni singola sensazione che lui le provocava.

Se per tre notti non veniva a trovarla in camera, il quarto giorno era seriamente tentata di saltargli addosso durante il pranzo, fregandosene del vicinato; visto che il saiyan le attribuiva questa intenzione ogni volta che lei provava ad essere affettuosa, tanto valeva farlo sul serio no?

«Okay, sto sragionando» si disse ad alta voce.

Probabilmente, tanto per restare in tema, era in astinenza da Vegeta: il giovane guerriero era partito tre giorni prima per andarsi ad allenare chissà dove, e non aveva ancora fatto ritorno.

«Quando torna, gliene dico quattro! Non si fa stare in pensiero così la propria moglie!» tuonò con le mani sui fianchi, sentendosi una versione turchina di Chichi.

Purtroppo però le loro situazioni erano ben diverse: Chichi era davvero sposata, mentre lei non era sicura del proprio ruolo; inoltre Goku, nonostante tutti i suoi difetti, voleva sinceramente bene alla propria famiglia, mentre il principe....

Bulma non si faceva illusioni a riguardo.

In quel momento sentì sbattere la finestra del soggiorno al piano di sopra, e ricordandosi che stava piovendo corse a chiuderla per non far bagnare il tappeto; arrivata sulla soglia della stanza si bloccò sorpresa: dalla finestra era appena entrato Vegeta, completamente fradicio di pioggia.

I folti capelli neri gli ricadevano bagnati sulle spalle e sul viso, coprendo la stempiatura e dandogli un aspetto selvaggio, mentre la maglia a canottiera aderiva al corpo come una seconda pelle; le goccioline d'acqua che scendevano dalla testa cadevano sulle spalle robuste, per poi seguire la linea perfetta delle sue braccia e scivolare dalla punta delle dita, oppure andavano a perdersi sul petto, formando chiazze scure sulla maglia.

«...porca miseria...» mormorò poco signorilmente Bulma, prendendo mentalmente nota di non portarlo mai in una spiaggia affollata: se le altre bagnanti lo avessero visto uscire dal mare in costume, con i capelli sciolti sulle spalle e rivoli d'acqua che scorrevano lungo le linee dei muscoli ben definiti, avrebbe dovuto affrontare un'agguerrita concorrenza.

«Si può sapere dove sei stato? Almeno avresti potuto dirmi quando pensavi di tornare! E non muoverti senza esserti prima asciugato! Bagneresti tutto il tappeto!» intimò.

«Tsk! Non faccio in tempo ad arrivare che già strilla» pensò Vegeta; in fondo però gli piaceva il caratterino della ragazza, la rendeva un po' simile ai saiyan.

«Aspettami lì, vado a prendere un asciugamano» riprese lei allontanandosi. Poco dopo era di ritorno con una sedia e due grossi asciugamani di spugna.

«Ecco, siediti e cominciamo dai capelli, ci vorrà un secolo per asciugarli. Mpfff...Quindi è vero che con l'acqua ti si abbassano: lo sai che sei molto carino con i capelli all'ingiù?»

«M-ma che...Non dire scemenze!» protestò il saiyan prendendo posto sulla sedia, lievemente a disagio.

«Comunque perché non ti sei asciugato con l'energia emanata dalla tua aura?» si informò Bulma.

«Ho consumato parecchia energia oggi, non intendo usare la mia aura per una incombenza di poco conto»

«Va bene, va bene» rispose la giovane, tamponando la chioma scura con l'asciugamano; in realtà era contenta di quella situazione, una volta tanto le sembrava di far parte di una coppia normale.

«Visti dall'esterno dobbiamo formare proprio un bel quadretto: la mogliettina premurosa che asciuga la testa del marito, uscito senza ombrello e sorpreso da un acquazzone» pensò sorridendo.

L'illusione era talmente perfetta che, senza pensarci, si chinò e gli schioccò un bacio sulla tempia: Vegeta sussultò, preso alla sprovvista.

«Ehi, cosa fai? Potrebbero entrare i tuoi genitori!»

Bulma voleva mettere in chiaro che quello era solo un bacetto, non il preludio di chissà che; poi si ricordò che le “smancerie terrestri” risultavano incomprensibili e sgradite al saiyan, e che lui concepiva il contatto fisico soltanto nel momento dell'accoppiamento.

Ecco fatto, l'illusione di normalità si era già infranta contro il muro della dura realtà: Vegeta non era un uomo normale, e di conseguenza non era normale nemmeno la loro relazione.

Il cuore di Bulma fu stretto da una morsa, mentre fissava l'asciugamano con aria sconsolata; situazioni come questa le facevano venire molti dubbi sul futuro, si chiedeva quanto avrebbe dovuto aspettare prima che il suo amato imparasse a volerle bene....

E poi, dalle profondità dell’animo, sorgeva la domanda terribile a cui non sapeva dare risposta: e se lui non cambiasse?

Cosa ne sarebbe stato del suo avvenire se Vegeta fosse rimasto per sempre un alieno senza cuore, per il quale il combattimento contava mille volte più di lei?

Quando la vita ti pone davanti scelte difficili, o domande a cui non vuoi rispondere, chiunque può essere tentato di scappare; Bulma non ce la faceva a fronteggiare quei dubbi, così ogni volta che le venivano cercava di pensare ad altro.

Osservò il saiyan seduto lì davanti, e trovò un ottimo modo per distrarsi.

«I miei genitori sono andati a trovare dei parenti in campagna, non torneranno prima di sera...» gli mormorò all'orecchio con voce suadente.

Vegeta rabbrividì: quella strega sapeva come prenderlo, accidenti a lei!

Non poteva negare, almeno non a se stesso, che in quelle tre notti passate all'addiaccio aveva rimpianto il letto di Bulma.

«Nel mio Paese, certe cose non si fanno di giorno» la informò, ma intanto si era alzato in piedi e si era voltato verso di lei.

«Beh, potremmo fare un'eccezione, solo per questa volta...» propose la ragazza aggirando la sedia e avvicinandosi.

«Solo per questa volta» ripeté lui afferrandola.

Le loro labbra si incontrarono, e una mano del saiyan si infilò sotto il maglioncino di Bulma per poi risalire lungo la sua schiena; lei si inarcò appena e sospirò soddisfatta, senza staccare la bocca dalla sua.

Improvvisamente Vegeta si ricordò di una frase che gli era stata rivolta molto tempo prima, e con un ghigno le fece notare:

«Se non sbaglio, quando venni ad abitare qui, tu mi dicesti che potevo rimanere a condizione di non metterti mai le mani addosso...»

Bulma notò la contraddizione fra le sue parole di allora e il suo atteggiamento attuale, e arrossì come un peperone.

Il giovane sfoderò il suo miglior sorrisetto sarcastico: finalmente era stato lui a mettere in imbarazzo quella sfacciata!

Ma il trionfo durò poco, perché lei afferrò la sua maglia e bisbigliò di rimando:

«Hai ragione, il primo patto è stato infranto, perciò ne faremo un altro: d'ora in poi potrai abitare qui, a condizione di mettermi tutti i giorni le mani addosso....»

E ancora una volta toccò a Vegeta arrossire.

 

 

Bulma si sollevò a sedere sul divano, avvolta in un plaid a quadri, e perlustrò con lo sguardo il soggiorno cercando invano Vegeta; erano finiti a farlo sul divano invece che nel letto della sua camera, ma la conclusione era sempre la stessa: lui non si degnava di rimanerle accanto.

Si portò una mano alla fronte e sospirò pesantemente: che stupida era stata a pensare di risolvere tutto con il sesso!

Non era certo in quel modo che avrebbe dimenticato i suoi problemi.

Anzi, l’assurdità della situazione veniva a galla più che mai quando si univano, perché lei si sentiva spinta a dirgli che lo amava, e invece ogni volta doveva trattenersi.

Meglio tenersi tutto dentro, piuttosto che offrirgli il proprio cuore dicendo “ti amo” e vedersi ricambiare con uno sguardo perplesso, o con qualche acido commento sulle “stranezze di voi umani”.

«Forse ha ragione Kaori» ammise stancamente «forse avrei fatto meglio ad aspettare che Vegeta passasse dalla parte del Bene prima di mettermici insieme....Questa storia a senso unico mi sta logorando».

Raccolse i vestiti e li indossò, si pettinò alla meno peggio i capelli con le mani e uscì dalla stanza; subito dopo aver girato l’angolo vide Vegeta in fondo al corridoio, seduto sul davanzale della finestra, con una gamba piegata contro il petto e l'altra che penzolava nel vuoto.

La luce rossastra del tramonto illuminava il suo viso dai tratti decisi e un po' esotici, rivolto verso l'esterno; non aveva una faccia da belloccio come quella di Yamcha, ma lei lo trovava molto più virile e magnetico.

Il riquadro della finestra lo incorniciava e lo faceva sembrare un soggetto perfetto per un dipinto: il principe guerriero che scruta l'orizzonte, preparandosi alla prossima battaglia.

Ecco, se fossero stati una coppia normale, adesso lei sarebbe andata fino alla finestra e gli avrebbe poggiato la testa sulla spalla...E lui magari avrebbe allungato un braccio per cingerle la vita.

Invece Bulma era costretta a rimanere in fondo al corridoio e ad ammirarlo da lontano.

«Sei così bello amore mio, ma così distante....Persino quando sono tra le tue braccia ti sento distante.....Non sento il tuo cuore. Forse perché tu non ce l'hai un cuore»

Abbassò la testa e cominciò a camminare a passi rapidi, sorpassandolo senza voltarsi; poi però si fermò e gli rivolse una frase di saluto:

«Io esco, vado a parlare con il responsabile dei nostri laboratori fuori città: mi devo rassegnare al fatto che non riesco a costruire quel reattore da sola. Torno stasera, ci vediamo!»

Vegeta la osservò allontanarsi, riflettendo su quanto fosse strana quella donna; alcuni aspetti del suo carattere li capiva eccome, ad esempio il fatto che non volesse l’aiuto di nessuno per costruire il reattore: anche lui era fatto così, preferiva combattere da solo rischiando il doppio, piuttosto che dividere la gloria della vittoria con degli alleati.

Altri aspetti di Bulma invece gli rimanevano incomprensibili, a cominciare dalla preoccupazione per la sua salute: nessuna moglie saiyan si preoccupava quando il marito si allenava o quando combatteva, quelle donne erano altrettanto feroci e spietate dei loro uomini.

Vegeta non apprezzava l’umanità della sua compagna, era ancora un saiyan fino al midollo, deciso a non rammollirsi come “questi stupidi umani”.

 

 

Da qualche giorno Bulma aveva cominciato ad andare a lavoro fuori città; il progetto del reattore a freddo la stava davvero appassionando, e finalmente stava ottenendo dei discreti risultati.

L’inconveniente maggiore era non poter pranzare con il “suo ragazzo”, il quale tra l’altro non visitava la sua camera da parecchie notti!

Eppure tutto sommato questa situazione l’aiutava a recuperare lucidità e a riflettere seriamente sulla sua vita; sentiva che le avrebbe fatto bene prendersi una pausa da quella relazione complicata, ma ovviamente era più facile a dirsi che a farsi...

In quel momento sua madre la raggiunse in giardino con un vassoio di tè e una scatola di pasticcini.

«Piccola mia, mangia qualcosa, ti vedo sciupata! Secondo me stai lavorando troppo: sono due mesi che passi tutta la giornata chiusa nel laboratorio, anzi, adesso hai pure iniziato a fare la pendolare!»

«Sto bene mamma, comunque un pasticcino lo gradisco volentieri!»

«Assaggia quelli alla frutta, sono deliziosi! Li ha portati la mia amica Anita che è venuta a trovarci ieri, e indovina cosa mi ha raccontato: il marito le ha regalato un girocollo con uno smeraldo per il loro anniversario di nozze!»

«Oh, che bello...» mormorò Bulma con scarso entusiasmo.

«Ma non finisce qui, la parte migliore è questa: cinque mesi fa Anita aveva notato quel gioiello in una vetrina mentre passeggiava col marito, e si era fermata ad ammirarlo, ma non pensava che dopo tanto tempo lui se ne ricordasse!

Invece se lo era segnato, così è tornato a prenderlo appena ha messo via abbastanza soldi: non trovi che sia stato veramen...»

«BASTA COSI’, MI SONO ROTTA LE SCATOLE DI SENTIRE QUANTO SONO AFFETTUOSI I MARITI E I FIDANZATI DELLE ALTRE!!!!

GIA’ C’E’ KAORI CHE MI STRESSA PARLANDOMI SEMPRE DI HIROSHI, NON TI CI METTERE ANCHE TU!!!!»

La povera signora restò trasecolata, con il vassoio ancora in mano e lo sguardo dispiaciuto.

Bulma scosse la testa e si scusò:

«Mi dispiace mamma, tu non c’entri, sono nervosa in questi giorni...»

«Me ne sono accorta! Cos’è, ti devono venire le tue cose?»

«Macché! Anzi, aspetta...Ora che mi ci fai pensare...Non ho il ciclo da un sacco di tempo. Ero così presa dal lavoro che non ci ho fatto caso ma....Fammi contare...»

L’espressione della ragazza diventava sempre più preoccupata a mano a mano che cercava di ricordare l’ultima volta che aveva avuto le mestruazioni, finché non concluse atterrita:

«...due mesi...»

La notizia la colpì con la violenza di una mazzata: era sempre stata regolare come un orologio, quindi quasi certamente si trattava di una gravidanza!

Non aveva mai usato anticoncezionali perché era certa che Vegeta fosse l’uomo della sua vita, gli si era donata corpo ed anima senza mettere barriere, ed era pronta ad avere dei figli, se erano i suoi figli.

A dirla tutta, però, non si aspettava di restare incinta così presto, perché i saiyan erano molto meno fertili dei terrestri: il principe le aveva spiegato che la loro biologia era completamente adattata alle esigenze della guerra, e che la scarsa fertilità serviva a ridurre il tempo che le donne passavano lontane dai campi di battaglia.

Di conseguenza Bulma si era detta che non sarebbe rimasta incinta prima di qualche anno, e confidava che nel frattempo Vegeta diventasse più buono.

Invece tutti i suoi calcoli erano andati in fumo: il primogenito era in arrivo proprio nel momento meno opportuno, proprio quando lei stava pensando di prendersi una pausa di riflessione con il padre!

«Oh, cazzo....»

«Bulma, tesoro, scusa se mi intrometto ma sei sempre stata regolare con il ciclo: se non ti viene da due mesi probabilmente sei....»

«Grazie mamma, ci ero arrivata da sola» replicò seccamente la ragazza avviandosi verso il portone.

Stava di nuovo trattando male sua madre, ma in quel momento aveva bisogno di stare un po' da sola: in una situazione già abbastanza complicata era intervenuto un fatto nuovo e sconvolgente.

Era vicina ad un evento fondamentale nella vita di una donna, ma tutto ciò che riusciva a pensare era: come la prenderà Vegeta?

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Capitolo 23
*** Non perdere la speranza ***


Nota dell'autrice: salve a tutti, volevo avvisare che ho tagliato la parte conclusiva del capitolo 22, perché alcuni recensori mi hanno fatto notare che la scoperta della gravidanza è trattata in modo un po' frettoloso. Consiglio di rileggere il nuovo finale del 22 per collegarsi bene all'inizio del 23. Buona lettura!

 

 

Bulma continuava ad aggirarsi per il giardino, ignara di dove la portassero i propri passi; forse stava facendo in circolo lo stesso percorso per la ventesima volta....

Ogni tanto poggiava una mano sulla pancia perfettamente piatta, senza riuscire a credere al risultato del test di gravidanza: era davvero incinta!

La ragazzina con la coda di cavallo, partita un giorno lontano alla ricerca delle sfere, era abituata a “fare la figlia” e ad avere sempre accanto qualcuno che si occupava di lei: l'ultima cosa al mondo che sapeva o che voleva fare era mettersi ad accudire un'altra persona, specialmente un neonato bisognoso di tutto.

Per anni la situazione era rimasta identica, anche se lei cresceva e le sue amiche, una dopo l'altra, diventavano mogli e madri; perfino quei due piccoletti di Goku e Chichi, che erano alti un metro e una spanna quando li aveva conosciuti, avevano messo su famiglia!

Arrivata ad un certo punto però la scienziata si era sentita insoddisfatta, così aveva iniziato a pensare a una famiglia tutta sua: aveva chiesto a Yamcha di trovarsi un lavoro ed era diventata più severa sulle sue scappatelle.

In quel periodo le sembrava che non avrebbe potuto chiedere alla vita nulla più di un marito carino e paziente come Yamcha, purché diventasse meno farfallone.

Invece inaspettatamente le era piombato in casa Vegeta, e senza nemmeno volerlo, giorno dopo giorno, pezzetto dopo pezzetto, il saiyan aveva conquistato completamente il suo cuore.

Allora più che mai Bulma aveva desiderato crescere, aveva desiderato impegnarsi in qualcosa che durasse per sempre; e non aveva escluso di diventare madre, anzi aveva lasciato aperta la porta a questa possibilità, perché finalmente non si sentiva più un'eterna adolescente: era diventata donna.

Purtroppo però, nonostante lei e Vegeta stessero insieme da mesi, la dura scorza attorno al cuore del principe sembrava non essersi minimamente scalfita.

Se la situazione fosse stata diversa, nulla le avrebbe dato più gioia della nascita di un figlio che coronasse il loro amore, ma così....

Sospirò e poggiò per l'ennesima volta la mano sul ventre.

«Hai scelto un pessimo momento per venire al mondo, piccolino» mormorò.

Ci sarebbero state tante cose a cui pensare, avrebbe potuto fantasticare sul futuro del bimbo, chiedersi se sarebbe stato maschio o femmina, ma la sua mente non riusciva a fare progetti se prima non risolveva il problema principale: come avrebbe reagito Vegeta?

Egli disprezzava troppo le altre razze per accettare pacificamente un figlio mezzosangue.

E qui veniva la parte più ardua da affrontare in tutta la faccenda: se lui avesse reagito con la solita alterigia e avesse rifiutato di occuparsi del bambino, lei cosa avrebbe fatto?

Avrebbe dovuto lasciarlo?

Già da tempo meditava di prendersi una pausa di riflessione, ma temporeggiava perché sapeva quanto le sarebbe costato allontanarsi dal ragazzo che le piaceva da morire.

Diceva a se stessa che almeno aveva ottenuto la stima di Vegeta, e questo era poco ma sicuro: lui non era tipo da andare a letto con la prima ragazza dalle tette grosse che gli passava davanti, quindi se aveva scelto lei evidentemente la considerava in gamba e stimolante, oltre che bella.

Tuttavia ancora non l'amava, ancora non aveva un cuore umano...

E Bulma si sentiva logorata in quella relazione a senso unico, in quella sessualità vissuta con amore da una parte sola.

Adesso inoltre non si trattava più soltanto di se stessa, aveva anche un figlio a cui pensare, benché non le sembrasse vero quando si guardava la pancia piatta.

«Parlerò con Vegeta» disse ad alta voce cercando di raccogliere il coraggio «a seconda di come reagirà, prenderò la mia decisione: gli voglio bene, gliene vorrò sempre, ma non lo accoglierò più nel mio letto finché non cambierà atteggiamento verso di me e verso il bambino»

Con un peso sul cuore, varcò la soglia del portone.

 

La gravità all'interno della navicella era vicina a 400, ma il guerriero saettava da una parete all'altra con incredibile velocità, cercando di evitare i raggi che uscivano da apposite bocchette poste sui muri: si trattava di semplici raggi luminosi che non rappresentavano alcun pericolo, ma schivandoli a gravità 400 esercitava i propri riflessi.

"Il vecchio Brief " - come lo definiva Vegeta – e la figlia gli avevano fornito diversi accessori per gli allenamenti, e la sua potenza cresceva di giorno in giorno, ma l'agognata trasformazione in super saiyan non si compiva.

«E' inutile aumentare la potenza se non mi trasformo: il salto di qualità del super saiyan supera qualunque risultato ottenibile mediante la forma normale....Dannazione!» imprecò.

Se si metteva a contare i giorni mancanti alla data predetta dal ragazzino del futuro, il principe sentiva una morsa crudele stringergli le viscere: avrebbe preferito morire piuttosto che presentarsi davanti a Kakaroth in una condizione di inferiorità, era già stato abbastanza umiliato.

«Forza, ancora un giro!» si incoraggiò premendo il pulsante che faceva partire i raggi.

Ma in quel momento si illuminò il monitor appeso in alto e comparve il viso di Bulma.

«Vegeta, devo parlarti!»

«Non adesso donna!»

«Ma è importante!!»

«Ho detto: non adesso» replicò lui nervosamente, spegnendo il monitor.

Bulma sentì il sangue andarle alla testa mentre riceveva quell'affronto:

«Come si permette di chiudermi in faccia la comunicazione, cosa sono, la sua cameriera!?»

Normalmente si sarebbe accorta che l'uomo era particolarmente nervoso, e magari avrebbe aspettato un altro momento, ma quella mattina era troppo ansiosa di dirgli la novità e di togliersi il peso dal cuore: si avvicinò al pannello comandi che si trovava nel laboratorio e spense la gravity room dall'esterno.

«Pessima mossa Bulma» mormorò una vocina interiore, ma ella non l'ascoltò e si diresse verso il cortile.

Vegeta si trovò improvvisamente scaraventato sul soffitto, perché la gravità 400 che fino a pochi secondi prima lo schiacciava si era dissolta, e la stanza era piombata nel buio più totale.

«MALEDETTA, HA TOLTO L'ELETTRICITA'! CREDE DI POTERMI COSTRINGERE A INTERROMPERE I MIEI ALLENAMENTI OGNI VOLTA CHE VUOLE?!»

In preda alla furia raggiunse il portone e armeggiò con i comandi per l'apertura manuale: quando fece per spalancarlo dovette controllare la propria rabbia per non staccarlo di netto dai cardini.

«Adesso quell'arpia mi sentirà!» ringhiò.

Ma non dovette nemmeno scendere gli scalini, perché Bulma si trovava già ai piedi della scaletta.

Vegeta era talmente alterato che lì per lì non riuscì ad articolare alcun suono, e la donna ne approfittò per buttare fuori tutto di un fiato la notizia:

«Sono incinta»

Le sopracciglia nerissime del saiyan si alzarono appena in segno di sorpresa; in effetti, concentrandosi, riusciva a percepire la debole aura di un saiyan provenire dal corpo della terrestre.

E così, alla fine, anche lui aveva continuato la dinastia reale, aveva dato una discendenza ai suoi antenati.....Ma come era diversa la situazione da quella che avrebbe desiderato!

Invece che regnare sul potente popolo saiyan assieme a una moglie guerriera e ad un erede di sangue puro - magari dopo aver sconfitto Freezer- lui si trovava esule sopra un pianeta pieno di esseri insignificanti, era stato superato da un combattente di terza classe, e una donna umana gli aveva concepito un inutile mezzosangue.

L'animo gli si riempì di amarezza a quelle considerazioni, e commentò con tono scocciato:

«E tu interrompi i miei allenamenti per una sciocchezza del genere? Oltretutto si tratta di un mezzosangue»

Quelle parole colpirono al cuore Bulma come un coltellata: non ferivano solamente lei, ma anche il bambino a cui sentiva di voler bene fin da quando aveva scoperto di essere incinta.

Con le lacrime agli occhi urlò:

«QUESTO MEZZOSANGUE DIVENTERA' MOLTO PIU' FORTE DI UN BAMBINO SAIYAN DI SANGUE PURO, MA TU SEI IL SOLITO STRONZO E NON VEDI AL DI LA' DEL TUO NASO!!!»

Gli voltò le spalle e corse via più veloce che poteva, aspettando di essere lontana per lasciar uscire in singhiozzi tutto il suo dolore.

Vegeta era rimasto stupito da quello scoppio d'ira, e non sapeva nemmeno come reagire; quando era nel suo regno, o anche quando occupava un posto di primo piano nell'armata di Freezer, se un sottoposto avesse osato apostrofarlo con quel tono non avrebbe vissuto abbastanza per raccontarlo in giro.

Ma con Bulma era diverso, e non soltanto perché sapeva che se le avesse torto un capello Goku gliela avrebbe fatta pagare; è che sotto sotto ammirava il suo coraggio nello sfidarlo, lo faceva sentire fiero della donna che aveva scelto come compagna, benché non fosse una saiyan.

Decise pertanto di non punirla per l'insolenza, e rientrò nella navicella a proseguire gli allenamenti, senza rendersi conto di quanto le sue parole avessero ferito la madre del suo bambino.

 

Bulma correva e correva, mentre le lacrime le rigavano le guance, dirigendosi verso il giardino dove sperava di trovare un po' di solitudine e di potersi sfogare.

Eppure lo sapeva, lo sapeva, lo aveva sempre saputo che ai saiyan non importa nulla dei propri figli: allora perché faceva lo stesso così male sentirselo dire?

Si lasciò cadere ai piedi di una palma e lasciò che i singhiozzi le scuotessero il petto, mentre gli animaletti del giardino si allontanavano spaventati, e il sole del mezzogiorno non riusciva a raggiungerla oltre l'intreccio delle fronde.

 

Fu lì che la madre la trovò qualche ora dopo, accoccolata ai piedi della palma in posizione fetale, con la testa appoggiata al tronco.

«Tesoro, ti ho cercato tanto perché era pronto in tavola. Che hai, ti senti male?» domandò premurosa sedendosi lì accanto.

«...mamma, sono incinta....»

«Questo l'avevo capito anche stamani»

«...di Vegeta»

«Avevo capito anche questo» rispose pacifica la signora, passandole un braccio attorno alle spalle.

«Eh? Come facevi a saperlo?» si stupì Bulma: non aveva detto a nessuno della sua relazione segreta, tranne che alla sua migliore amica.

«Beh, che tu fossi innamorata di lui era evidente»

«Già...» mormorò la figlia stancamente «peccato che lui non mi ricambi e che non gli importi un fico secco di questo bambino: quando gli ho dato la notizia si è arrabbiato perché avevo interrotto i suoi allenamenti»

Le lacrime tornarono a solcarle il volto, mentre poggiava la testa sul petto della madre.

«Oh, tesoro, mi dispiace...Ma sai, a volte gli uomini si fanno assorbire troppo dal lavoro. Anche tuo padre quando eravamo sposati da poco stava progettando un razzo e non pensava ad altro, finché...»

«NON E' LA STESSA COSA!!! SVEGLIATI UNA BUONA VOLTA! VEGETA NON E' UN UOMO NORMALE, QUELLO E' UNA MACCHINA DA GUERRA, E NON GLIENE FREGHERA' MAI NULLA DI ME E DEL BAMBINO!»

La signora Brief non si scompose minimamente di fronte a quella veemenza, e replicò:

«Intanto il bambino è una cosa bellissima: comunque andrà a finire tra te e suo padre, la vita ti ha fatto un regalo stupendo! Credimi, parlo per esperienza!

Inoltre: come puoi dire con certezza che a Vegeta non importerà mai di voi due? Prevedi forse il futuro?»

«N-no ma...»

«Sai che qualche giorno fa io e tuo padre stavamo riguardando i video dei tornei Tenkaichi? Come ricorderai, li abbiamo sempre registrati da quando Yamcha ha iniziato a parteciparvi. Beh, io li registravo nella speranza che inquadrassero il pubblico e che tu mi facessi ciao ciao con la manina»

«Ehm, lo so, ma che cosa c'entra adesso?»

«Fammi finire: abbiamo rivisto l'ultimo torneo, quello in cui Goku ha affrontato Junior, e ci è venuta la pelle d'oca!

Quel demone verde urlava di voler instaurare il regno del caos, e ha persino cercato di colpire il pubblico: Goku lo pregò di non coinvolgere gli spettatori, gli disse che lo scontro era tra loro due, ma Junior rispose: non mi importa»

«Me ne ricordo bene, ero anche io tra il pubblico e me la feci sotto quel giorno!»

«Ebbene, chi avrebbe potuto prevedere che il medesimo demone verde, sei anni dopo, avrebbe sacrificato la vita per proteggere Gohan? Gohan, il figlio del suo nemico!»

«Nessuno avrebbe potuto prevederlo....»

«E allora tesoro, lo vedi che chiunque può cambiare?»

Bulma rimase inebetita, ma dovette riconoscere che la madre non aveva tutti i torti; certo, Vegeta sembrava un osso ancor più duro di Junior, ma chissà che con il tempo perfino lui....

Un timido sorriso si fece strada sul volto ancora umido della giovane donna.

«...Forse hai ragione mamma, grazie. Voglio dare fiducia all'uomo che ho scelto, e cercherò di non piangere più.

Però non ce la faccio a tornare ai rapporti di prima con Vegeta, aspetterò finché non si deciderà a prendersi le sue responsabilità come marito e come padre»

La signora bionda ci pensò un attimo e poi annuì:

«Saggia decisione figliola, questi ragazzacci d'oggi devono imparare a prendersi le loro responsabilità quando mettono incinta la fidanzata.

Ti ammiro, sai? Non deve essere facile per te rinunciare a farti scaldare il letto da quel gran bel pezzo di...»

«MAMMA!» strillò Bulma scandalizzata «ti ricordo che stai parlando del mio ragazzo! Potresti cortesemente moderare i termini? Anche se mi prendo una pausa di riflessione, non è che di colpo mi è diventato indifferente!»

«Scusa figliola, ma devi capire che una bella signora come me, sposata con uno scienziato piccolino e grassottello, avrà diritto di rifarsi gli occhi ogni tanto, no?»

«Ehm, cambiamo argomento okay? Che cosa mi hai lasciato per pranzo?» esclamò Bulma alzandosi in piedi.

Si sentiva decisamente meglio, e soprattutto era convinta di una cosa: anche se c'erano difficoltà, anche se non tutto andava come previsto, la vita è sempre piena di sorprese: non doveva perdere la speranza.

 

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Capitolo 24
*** Trunks ***


Il vento smuoveva leggermente le tende di seta color lavanda, sui cui bordi un elaborato ricamo faceva bella mostra di sé: peccato che la raffinatezza del tessuto fosse rovinata dal logo della Capsule Corporation stampato in fondo a destra.

La famiglia Brief teneva molto a farsi pubblicità e tendeva a stampare quel simbolo un po' ovunque, producendo talvolta risultati pacchiani, come appunto nella camera da letto di Bulma. La proprietaria della stanza fissò gli occhi su quelle tende e andò con la mente al giacchetto del ragazzo venuto dal futuro:

«Su quel giacchetto stavano due C concentriche....Eppure la nostra ditta non produce capi di abbigliamento, credevo di essere l'unica a sfoggiare abiti con il nostro logo. Mah!

Forse in quel futuro apocalittico gli affari ristagnano e ci siamo adattati a produrre di tutto, perfino vestiario»

Sospirò e si lasciò cadere all'indietro sul letto, mentre la brezza notturna le accarezzava il viso; cercava di essere positiva, ma ogni tanto veniva presa dallo sconforto pensando al fosco avvenire che si preparava per l'umanità: il suo stesso bambino rischiava di crescere in un mondo disastrato dalla guerra.

Si alzò di scatto ed esclamò per farsi coraggio:

«Goku ha sempre sconfitto ogni nemico, devo credere in lui e negli altri ragazzi: vinceranno ancora una volta e il mio piccino crescerà in un mondo pacifico!»

Forse, ma non avrà il padre accanto....

La vocina maligna che ogni tanto emergeva nella sua testa aveva colpito ancora, e purtroppo non aveva tutti i torti: un mese prima Bulma aveva urlato contro Vegeta tutta la sua rabbia e la sua delusione, e da allora praticamente non si parlavano, ciascuno chiuso nel suo orgoglio.

Lei lavorava dalla mattina alla sera nei laboratori fuori città, mentre lui passava tutto il giorno nella gravity room ed era tornato alle pessime abitudini di un tempo, quando saltava il pranzo e si sottoponeva a sforzi eccessivi.

Eppure in quei 30 giorni la giovane aveva lasciato sempre aperta la finestra della propria stanza, quasi come un tacito invito: un atto da masochisti, ne era consapevole.

Aveva deciso di prendersi una pausa di riflessione, e se Vegeta fosse salito in camera sua avrebbe dovuto respingerlo, quindi perché complicarsi la vita invitandolo a entrare?!

Ma non poteva farne a meno, il desiderio di scorgere nuovamente la sua sagoma tra quelle tende era troppo forte.

«Meglio che non sia venuto» mormorò «non so se sarei riuscita a respingerlo, mentre invece devo resistere: devo fargli capire che non può trattarmi così, e che non può trattare così il bambino»

Si adagiò sul letto e si coprì con il lenzuolo color lavanda.

Mentre l'incantesimo di Morfeo già iniziava ad avvolgerla, un pensiero le attraversò la mente:

«Chissà se gli manco almeno un po'....»

 

In quel preciso momento il principe si rigirava tra le lenzuola, senza riuscire a trovare requie: durante il giorno era facile concentrarsi soltanto sugli allenamenti, immaginare di coprirsi dell'oro leggendario e di piegare l'insolente Kakaroth nella polvere.

La notte però...Come non paragonare le notti fredde dell'ultimo mese a quelle che aveva passato tra le braccia di Bulma?

Non si trattava solamente di resistere all'astinenza, quello forse era il meno per un saiyan determinato e abituato a controllare i propri bisogni; c'era qualcosa in più a tenerlo sveglio, qualcosa che non avrebbe saputo definire.

L'esperienza con la terrestre era stata così completamente nuova!

Per la prima volta aveva frequentato amichevolmente una persona che non sapeva nemmeno combattere: d'accordo, l'aveva fatto in cambio del cibo, però in fondo non gli era dispiaciuto.

Si domandava perché mai Bulma ricercasse la compagnia di un uomo che tutti gli altri fuggivano: senza contare che certe notti, accogliendolo nella propria stanza, l'aveva abbracciato stretto come se non volesse più lasciarlo andare....

Altre volte poi lo guardava in modo ineffabile, e lui si sentiva come se quegli sguardi gli parlassero in una lingua sconosciuta.

«Forse è meglio che io e Bulma non ci incontriamo più...I terrestri sembrano avere la capacità di rammollire i guerrieri: basta vedere come si sono ridotti Kakaroth e il muso verde»

In ogni caso la situazione era bloccata dal suo orgoglio: quella terrestre si era permessa di insultarlo, e se da un lato ne ammirava il coraggio, dall'altro pretendeva delle scuse; scuse che non sarebbero mai arrivate, perché Bulma era furiosa con lui a causa del marmocchio mezzosangue.

Insomma, non c'era via d'uscita: non sarebbe certo salito nella camera da letto della giovane con il rischio di essere respinto e umiliato!

«No, molto meglio lasciare le cose come stanno» si ripeté «risparmierò ogni briciolo di energia per i miei allenamenti»

Così, mentre i giorni passavano e la pancia di Bulma iniziava a sporgere, i due conducevano vite separate: quando la navicella aveva bisogno di manutenzione Vegeta chiamava il dottor Brief, e se la dispensa era vuota faceva lo sforzo di avvisare la signora Brief, anche se parlare con quella donna – chissà perché – lo metteva a disagio.

Un bel giorno di primavera Bulma si trovava nel giardino di Kaori, e sorseggiavano insieme una limonata mentre le nipotine di quest'ultima correvano avanti e indietro.

«ATTENTE, NON USCITE DAL CANCELLO CHÉ LE MACCHINE VANNO VELOCI!» urlò la giovane zia ponendosi le mani attorno alla bocca a mo' di megafono.

«Quelle bimbe sono proprio vivaci, vero zia Kaori?» ridacchiò Bulma.

«Ridi, ridi....Pensa quando sarai tu a dover rincorrere il tuo mezzo saiyan! A proposito, non è che sarà capace di volare fin dalla nascita? Sarebbe un bel guaio!»

«No, non credo, dovrebbe imparare a volare dal padre»

Bulma si bloccò e il suo sguardo si fece mesto; Kaori le passò un braccio attorno alle spalle:

«Coraggio, come dice tua madre: tutti possono cambiare. Chissà, magari dopo la sconfitta di quei cyborg, quando Vegeta avrà più tempo libero, deciderà di allenare il figlio per renderlo il suo degno erede»

«Speriamo! Ma non è solo il futuro a preoccuparmi, mi pesa anche la situazione presente: praticamente ci evitiamo da due mesi.

Quando non stavamo ancora insieme almeno parlavamo tutti i giorni, adesso nemmeno quello»

L'amica si soffermò a riflettere per qualche minuto, poi se ne uscì con una frase inaspettata:

«Non avrei mai pensato di difendere quel losco figuro però....Forse sei stata troppo dura con lui»

«Eh?!» esclamò Bulma sbalordita.

Kaori mise le mani avanti, precisando:

«Intendiamoci, la sua reazione alla notizia della gravidanza è stata pessima, e non sto suggerendo di tornarci insieme: per il tuo bene e per quello del bambino devi aspettare finché Vegeta non sarà diventato più umano; anzi, ti ammiro molto per aver avuto la forza di staccarti da lui.

Però potresti comunque parlarci civilmente, invece di tenere il muso»

«E perché dovrei fare io il primo passo?» chiese la scienziata risentita.

«Beh, perché in fondo non puoi accusarlo di averti ingannata o illusa: Vegeta non ha mai finto di essere diverso da quello che è. Tu sapevi benissimo come la pensano i saiyan sulla famiglia, e hai voluto andare avanti ugualmente!

Tutto sommato dovresti prendertela più con te stessa che con lui»

La giovane dai capelli turchesi sbatté le palpebre stupita: non aveva mai considerato la cosa da questo punto di vista, però adesso che Kaori glielo aveva fatto notare....

Nei giorni seguenti quelle parole le tornarono spesso in mente, ed unite alla nostalgia che provava verso il principe la indussero a seppellire l'ascia di guerra; iniziò ad aspettarlo la sera in cucina, proprio come agli inizi della loro frequentazione.

Le prime volte fingeva di averlo incontrato per caso, prendeva qualcosa dal frigo come se fosse entrata per quello scopo e subito si allontanava; dopo qualche sera si azzardò a rivolgergli la parola e si stupì nel ricevere delle risposte, benché spesso sotto forma di grugniti.

Vegeta aveva rinunciato a pretendere le sue scuse ed era sceso a più miti consigli: sarebbe forse prematuro dire che Bulma gli era mancata, comunque era giunto alla conclusione che preferiva avere quella donna dalla sua parte.

Ben presto ebbe la conferma di aver fatto la scelta giusta, dato che lei iniziò a costruire alcune tute indistruttibili prendendo a modello quelle usate nell'esercito di Freezer.

La terrestre era un genio, inutile negarlo, e la sua collaborazione poteva rivelarsi molto preziosa.

Tuttavia il giovane era deciso tanto quanto Bulma a non riprendere la relazione, benché ovviamente per motivi diversi: egli infatti aveva paura di rammollirsi come Kakaroth e Junior, e voleva concentrarsi sull'obiettivo di diventare super saiyan.

L'insuccesso giornaliero lo stava logorando al punto che, nonostante le grandi quantità di cibo che mangiava, era persino dimagrito.

La donna che ancora lo amava si sentiva stringere il cuore nel vederlo ridotto in quello stato: ebbe persino l'idea di progettare una macchina per provocare artificialmente la trasformazione, ma non sapeva se fosse realizzabile e comunque prevedeva che il fiero principe volesse farcela da solo.

Oramai il risentimento che aveva provato nei suoi confronti si era dissolto; aveva capito che il comportamento indifferente di Vegeta era la norma per i saiyan, e gli voleva bene comunque: non le restava che pregare con tutte le forze affinché in quell'arido animo alieno sbocciasse miracolosamente un cuore umano.

Meno male che aveva un piccolo tesoro non ancora nato a consolarla, e con il procedere della gravidanza la sua presenza diventava sempre più palpabile.

Inizialmente la giovane madre percepiva solo ogni tanto una parte del grembo diventare più dura, come segno che il feto si era spostato su quel lato; poi arrivarono i primi calcetti – o colpi di coda, chissà! - e poteva sentirlo muoversi dentro di sé.

Era tutto così nuovo e incredibile che non sapeva nemmeno cosa pensare; non soltanto il suo corpo si preparava alla maternità, anche la sua personalità andava affinandosi e acquistando nuove sfumature.

La vecchia Bulma non scomparve nel nulla, anzi si arricchì interiormente diventando una persona ancora più speciale.

Purtroppo Vegeta era troppo impegnato in altro per accorgersene, e non aveva nemmeno la sensibilità per consolarla nei momenti di scomodità o di sconforto legati alla gestazione.

Una ragazza fin troppo attenta al proprio aspetto come Bulma mal sopportava il pancione degli ultimi mesi, e si sfogava con chiunque le capitava a tiro:

«Waaaaaaaaa, Kaori, sono diventata una botteeeeeee»

La fanciulla castana sospirava e le ripeteva per l'ennesima volta:

«Non sei ingrassata, sei incinta»

«E' la stessa cosa!» insisteva l'amica.

«Non dire sciocchezze, guardati: le tue gambe sono sempre favolose! Certo, ti è cresciuta la pancia, ma è normale. Ah, in effetti ti sono aumentate anche le tette, ma non venirmi a dire che ti dispiace»

E per un po' Bulma si consolava, finché non succedeva qualcos'altro.

«Papààààààààà»

«Che ti prende figliola?»

«Mi è caduto il cacciavite sotto la jeep che stavo riparando, e non posso infilarmi lì sotto per raccoglierlo perché non c'entro!»

«Nessun problema, lo recupero io»

«Ma perché sono diventata così grossa?! Non è giustooooooo»

«Oh, andiamo! Da qualche parte dovrai pur metterlo quel povero bimbo!

Avresti preferito che la natura facesse spuntare gli embrioni sulla schiena, così ti saresti gonfiata lì e ti sarebbe venuta la gobba?!1»

«Oh santo Cielo, no! Che immagine orribile!»

«E allora vedi che...»

«Papà! Corri! Vieni a sentire!»

L'espressione piagnucolosa di Bulma si era trasformata in una di gioiosa sorpresa; appena il genitore le giunse accanto, gli afferrò la mano e la posò sulla propria pancia.

«Lo senti? Ha scalciato appena appena. Ecco, di nuovo: lo senti?»

Il dottor Brief sorrise commosso accarezzando il ventre rigonfio della figlia, la quale sorridendo a sua volta affermò:

«Secondo me Trunks ha capito che ero triste e ha voluto consolarmi»

«Trunks?» ripeté stupito l'uomo, che udiva quel nome per la prima volta.

«Sì» ella rispose con gli occhi umidi «sono certa che è un maschietto, e si chiamerà Trunks»

La verità è che, nonostante si lamentasse delle scomodità della gravidanza, Bulma non era stata così felice in tutta la sua vita.

 

 

 

 

 

1 Questa è una battuta che ho sentito fare da una giovane signora a una mia amica incinta che si lamentava del pancione XD

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Capitolo 25
*** Un giorno te ne pentirai ***


Nota dell'autrice: grazie mille a Soly Dea, PZZ20, Mangamania, Moretta, Bulmina, Nike e 19Vany92. E già che ci sono ne approfitto per ricordare a tutti i lettori che ricevere un commento ogni tanto fa sempre piacere ^^'.

Buona lettura!

 

Un lieve vagito risuonò nella stanza in penombra, ridestando la figura femminile che giaceva sul letto avvolta in una vestaglia rosa.

«Arrivo Trunks» mormorò Bulma tra uno sbadiglio e l'altro, mentre il pianto del neonato, dapprima appena udibile, si alzava di volume.

Giunse vicino alla culla che aveva sistemato in fondo alla stanza e sollevò la coperta, rivelando un corpicino paffuto in preda all'agitazione.

«Vuoi di nuovo il latte, vero? E pensare che hai solo sei giorni di vita! Di questo passo mi toccherà comprare una mucca!»

Il piccolo strinse i pugnetti e girò la testa a destra e a sinistra, cercando il seno materno, finché Bulma sorridendo lo prese in braccio e tornò verso il letto: si appoggiava sempre alla spalliera in modo da stare comoda durante la poppata, ma il breve tragitto dalla culla al letto era sufficiente a spazientire un bebè saiyan in attesa del proprio pasto.

«Ecco, ecco, ora la mamma ti dà la pappa, buono» sussurrò la donna sistemando i cuscini con la mano sinistra «hai ereditato l'appetito di tuo padre eh?»

Mentre Trunks succhiava tutto felice il suo latte, Bulma si perse ad osservarlo e pensò che aveva ereditato da Vegeta ben più dell'appetito; suo figlio era il magnifico risultato dell'unione di due genitori completamente diversi: aveva la carnagione ambrata del padre e gli stessi lineamenti nobili e severi, addolciti dalle guance rubiconde dell'infanzia.

L'azzurro degli occhi però veniva dalla mamma, così come i capelli chiari e sottili, e l'infermiera aveva detto che sarebbe diventato un ragazzo alto perché era un neonato piuttosto lungo.

Con un sorrisetto ironico la ragazza commentò:

«La statura non l'hai certo presa da “Sua Bassezza” il principe Vegeta! Ah ah ah!»

Ma lo scoppio di risa tacque di colpo.

«...Vegeta...Dove sarà finito?» mormorò pensosa «è partito nove giorni fa e non ha ancora fatto ritorno: si è pure perso la nascita di Trunks! Oh, beh, tanto se fosse stato qui non si sarebbe sprecato ad accompagnarmi in ospedale»

Per un attimo ella si domandò se il principe fosse partito definitivamente, ma giunse alla conclusione che non era possibile: la sua adorata gravity room era ancora saldamente piantata in giardino, e le nuove tute indistruttibili che lei aveva costruito stavano chiuse in un cassetto del laboratorio.

«Non ho nulla da temere» si disse «non è la prima volta che quel fissato passa giornate intere ad allenarsi in un angolo sperduto del pianeta....Solo che non era mai arrivato a nove giorni di assenza»

In quel momento squillò il telefono; Bulma si prese tutto il tempo di deporre il figlio addormentato nella culla e di sistemarsi la camicia da notte, sapendo che potevano rispondere anche i suoi genitori al piano di sotto.

Infine sollevò la cornetta:

«Pronto?»

«Pronto bambola? Sono Yamcha»

La ragazza lasciò cadere la cornetta in preda allo stupore, mentre dall'altra parte giungevano flebili richiami:

«Bulma? Bulma sei ancora lì?»

Recuperò l'oggetto e lo riportò all'altezza dell'orecchio, mentre mille pensieri le frullavano in testa e cercava di mettervi ordine.

«Ehm, ciao! Che sorpresa!» esordì «non mi aspettavo questa telefonata visto che non ci sentiamo da secoli, per la precisione da quando...»

«Da quando mi hai scaricato. Bulma, ascolta, avevi ragione: non avrei dovuto provarci con la tua amica.

Ma adesso sono cambiato, sono un uomo nuovo e voglio ricominciare con il piede giusto la nostra relazione»

«Cheeeee?! Vorresti tornare con me?!» esclamò sbalordita.

Quella telefonata appariva quasi surreale: le dava l'impressione di guardare un filmino delle vacanze vecchio di vent'anni, oppure di sentire la voce di un fantasma del passato che non c'entrava più nulla con la sua vera vita.

«Cosa c'è di strano?» obiettò il giovane stupito da quella reazione.

«Cosa c'è di strano!? Yamcha, sei sparito per quasi due anni, ti rifai vivo soltanto adesso e pretendi di ricominciare come se niente fosse?!»

Dall'altra parte del filo era chiaramente percepibile un certo imbarazzo, ma dopo qualche istante arrivò la risposta:

«S-se la metti così sembra una cosa strana, però noi due abbiamo sempre fatto in questo modo...»

La giovane dovette ammettere che era vero: se ripercorreva con la mente il proprio fidanzamento poteva enumerare molte lunghe separazioni, una delle quali era durata quasi due anni; magari nel frattempo sia lei che Yamcha uscivano con altre persone, però alla fine tornavano sempre insieme.

Il combattente si comportava secondo il vecchio copione e si aspettava di essere perdonato...Peccato che stavolta lei si fosse innamorata di un altro e avesse avuto un figlio!

Evidentemente Yamcha non leggeva i giornali scandalistici, altrimenti avrebbe letto gli articoli sulla gravidanza della ereditiera Brief e le fantasiose ipotesi su chi l'avesse messa incinta.

«E adesso cosa gli dico?» pensò torcendosi le mani.

La voce del suo ex risuonò nuovamente:

«Bulma, cosa c'è? Non mi hai ancora perdonato per la storia del bacio?»

«Ma no, ormai è acqua passata! Solo che non voglio più tornare con te»

«Perché no?»

«E me lo chiedi? Quando stavamo insieme litigavamo in continuazione. E poi sono cresciuta, non mi basta più avere un fidanzato campione di baseball da mostrare alle amiche come se fosse un trofeo»

La faccia dell'ex bandito sarebbe stata da fotografare per quanto era comica: con la schiena curva sotto il peso delle parole di Bulma, la mascella spalancata, gli occhi a palla e l'espressione da pesce lesso....La sua eterna fidanzatina lo stava davvero scaricando?!

In fondo Yamcha era affezionato a Bulma come amica d'infanzia piuttosto che profondamente innamorato di lei, però la Capsule Corporation era il punto fermo della sua esistenza, il posto dove poteva sempre tornare.

In quel momento si sentiva sbandato, come se avesse ricevuto una forte botta alla testa e non riuscisse a individuare la destra e la sinistra, l'alto e il basso.

«Se non posso più tornare da Bulma, cosa farò? Mi dovrò cercare un lavoro fisso? Questo buco di appartamento sarà la mia casa per sempre? E lei? Non la rivedrò mai più?»

Si schiarì la voce e tentò di capacitarsi del cambiamento sopravvenuto in quei mesi:

«Bulma, ma cosa ti prende? Non ti riconosco più!»

«Te l'ho detto, io ho...»

«C'è un altro, vero?»

Quelle parole improvvise, pronunciate con tono duro, la fecero sussultare.

«P-perché pensi che ci sia un altro?»

«Ti conosco, tu non sai stare da sola. Da quando avevi sedici anni non sei mai stata veramente single, perché persino quando ci lasciavamo sapevi che prima o poi sarei tornato, e questo ti rassicurava.

Se mi scarichi una volta per tutte, significa che stai con un altro ragazzo»

Un secondo dopo aver pronunciato quelle parole, Yamcha fu travolto da un uragano di urla furiose che gli perforarono il timpano destro e gli fecero perdere l'equilibrio.

«COME OSI PARLARMI COSI'??! PENSI CHE IO SIA UNA RAGAZZINA IMBELLE CHE NON SA MUOVERE UN DITO SENZA UN UOMO ACCANTO?! SE CI TIENI A SAPERLO, IN QUESTO MOMENTO NON STO CON NESSUNO!!!!»

«Ohi...Ho c-capito» balbettò l'uomo alzandosi dal tappeto e massaggiandosi l'orecchio, mentre dall'altra parte della cornetta arrivavano altri improperi, stavolta sottovoce, come per non svegliare qualcuno.

«Ti chiedo scusa Bulma...Wow, a quanto pare sei davvero cambiata. Cavoli, adesso cosa farò della mia vita?»

Le scuse del giovane e la sua perplessità intenerirono Bulma, che gli rispose amichevolmente:

«Un'idea ce l'avrei: metti la testa a posto e trovati una brava ragazza. Ovviamente non sarebbe male se ti trovassi pure un lavoro stabile; ah, per quello potrei darti una mano io»

«Davvero lo faresti? Non sei arrabbiata con me?»

«No, non più. Come coppia non abbiamo mai funzionato, ma siamo pur sempre due vecchi amici»

«Due vecchi amici» ripeté perplesso il guerriero terrestre «mi ci vorrà un po' di tempo per abituarmi all'idea, ma forse è la cosa migliore. E non preoccuparti per il lavoro, me lo troverò da solo: con la mia super forza e la mia super velocità non sarà difficile»

Bulma sorrise più apertamente, tuttavia non si sentiva a posto nel chiudere la telefonata così; di lì a sei mesi avrebbe rivisto i guerrieri Z e avrebbe presentato loro Trunks: era giusto che il suo ex fidanzato venisse a sapere la novità contemporaneamente a tutti gli altri, come se tra loro due non ci fosse stato un rapporto più stretto?

D'altra parte non voleva rischiare di sconvolgerlo con una frase brutale del tipo: «Ah, in questi due anni ho fatto un figlio con Vegeta, e tra parentesi lui è molto meglio di te a letto»

Mentre ella rifletteva sul da farsi, Yamcha stava già passando ai saluti:

«Allora ci vediamo tra sei mesi nel luogo della comparsa dei cyborg; abbi cura di te e...»

«Aspetta!» interruppe la donna «se vogliamo iniziare l'amicizia con il piede giusto, mi sembra corretto informarti di una cosa.

Ricordi che, quando stavamo insieme, tu eri geloso di una certa persona?»

«Ah, sì, di Vegeta...Ma non temere, ormai ho capito che mi sbagliavo! Che sciocco a pensare che potesse piacerti quell'odioso scimm..»

«Sono innamorata di lui e abbiamo avuto una relazione»

«....»

«Pronto? Pronto?»

«...»

«Yamcha, dì qualcosa!»

«...»

Bulma capì che non era il caso di aggiungere la notizia del bambino – a meno che non volesse procurargli un attacco cardiaco – ed affrettò la conclusione della conversazione:

«Ehm, capisco che la notizia ti abbia un po' sorpreso... In questo momento io e Vegeta non stiamo insieme, però io lo amo ancora e spero che dopo la guerra contro i cyborg le cose si sistemeranno.

A proposito, ti auguro buon allenamento, tante belle cose, ci si vede tra sei mesi! Bye!»

Dopo aver riattaccato la scienziata si lasciò cadere su una sedia e trasse un profondo respiro, mentre la mano destra giocherellava con il cordoncino della camicia da notte; okay, forse aveva toppato sul finale, però complessivamente era contenta di quella telefonata perché sentiva di aver chiuso i conti con il passato.

Adesso Yamcha sapeva di non avere più speranze con lei, e magari si sarebbe rifatto una vita con un'altra ragazza.

Alzò gli occhi velati dalle lunghe ciglia nere verso il cielo stellato, domandandosi dove fosse Vegeta quella notte, che cosa stesse facendo....

Anche lei voleva ricominciare una relazione con il piede giusto, ma l'uomo che desiderava non era più Yamcha.

 

 

Il soggiorno principale di villa Brief era immerso nell'oscurità, con l'eccezione di una lampada schermata che proiettava un debole fascio di luce sulla poltrona in pelle; là sopra stava accoccolata una figura femminile avvolta in una coperta, tutta presa dal libro giallo che teneva poggiato sulle gambe.

Il suo scrittore preferito aveva sfornato un nuovo romanzo, la madre le aveva preparato una tazza di infuso al mirtillo che ora fumava allegramente ai piedi della poltrona, e Trunks dormiva beato nella stanza accanto: cosa desiderare di più?

Improvvisamente udì l'inconfondibile ronzio che il portone d'ingresso produceva all'entrata di qualcuno.

«Chi può essere? I miei sono andati a dormire, e il codice per l'apertura della porta è conosciuto solo dai nostri amici più stretti»

Si sollevò in piedi accanto alla poltrona e tese il collo verso il corridoio, sentendo i passi dello sconosciuto avvicinarsi sempre più; poco dopo era di nuovo seduta, o meglio era crollata a sedere a causa della sorpresa: nella luce incerta del soggiorno spiccava la sagoma del principe dei saiyan.

Egli appariva lacero, sfinito, sporco di terra e coperto di abrasioni....Eppure in fondo agli occhi d'ebano brillava una luce trionfale.

«V-vegeta?» bisbigliò incredula.

Come risposta, il saiyan assunse un'espressione concentrata, strinse i pugni e si chinò leggermente, poi emise una specie di urlo soffocato:

«Gghhh......aaaaaaarghhhh!»

Una luce accecante invase l'ambiente, e non appena Bulma fu in grado di riaprire gli occhi si trovò davanti una figura possente, circondata da un alone dorato.

L'energia scorreva dall'alto verso il basso sotto forma di scariche elettriche tutto intorno al corpo del guerriero, il quale ricordava una folgore persino nell'aspetto, una folgore caduta sulla terra per portare scompiglio tra i mortali: i capelli di un biondo chiarissimo, gli occhi verde acqua, la carnagione d'avorio...

Quei colori nordici, combinati ai lineamenti un po' mediorientali di Vegeta, avevano un che di innaturale... Eppure Bulma non avrebbe potuto dire che l'effetto fosse spiacevole.

«Ce l'hai fatta» constatò commossa.

«Due giorni fa» replicò lui secco, per poi lasciarsi andare subito dopo a un monologo, ebbro di potenza:

«Mi ero massacrato di sforzi senza ottenere la trasformazione, anzi il mio livello stava persino calando perché avevo logorato eccessivamente il fisico.

Odiavo me stesso ancora più di quanto odio Kakaroth....Finché un giorno pensai di non potercela fare, toccai il fondo della disperazione, e per un attimo il mio cuore si calmò....

Ma era la calma dell'oceano un secondo prima della tempesta, o del vulcano prima di un'eruzione.

Poi mi ribellai a quel pensiero, urlai con tutto il fiato che avevo e...E scoppiò il vulcano, arrivò come un...Arrivò...Arrivò questo»

Il principe contemplò le onde di energia che gli danzavano intorno con occhi esaltati, mentre la giovane donna lo ascoltava rapita, ma anche un po' spaventata: Vegeta le sembrava ancor più alieno ed estraneo ora che si era trasformato.

Il delirio di onnipotenza in cui era caduto lo faceva sentire padrone dell'universo, ma nel suo universo non c'era spazio per una compagna e un bambino: Bulma era sicura che in quel momento lei e Trunks contavano quanto due moscerini agli occhi del neo-super saiyan.

Il giovane tornò allo stadio normale ed ansimò leggermente, tuttavia era palesemente soddisfatto.

«Dì al vecchio Brief di prepararmi la navicella, e tira fuori un paio di tute da combattimento: voglio essere pronto a partire in due giorni» ordinò.

Bulma sussultò e lasciò cadere la coperta che teneva avvolta attorno al corpo.

«Partire? Per andare dove?»

«Ad allenarmi nello spazio: non basta diventare super saiyan per sconfiggere Kakaroth, lui ha raggiunto questo stadio prima di me e sa come sfruttarne le potenzialità.

Devo abituarmi a combattere trasformato, e sperimentare tecniche nuove che utilizzino al meglio il mio attuale potere»

«Beh, in effetti è meglio che ti alleni nello spazio se hai intenzione di scatenare tutta la forza di un super saiyan; qui sulla Terra faresti un mucchio di danni» riconobbe saggiamente la ragazza.

Poi però soggiunse, indicando la propria pancia nuovamente piatta:

«Se non te ne sei accorto, è nato tuo figlio! Si chiama Trunks. Perché non ti fermi qualche giorno in più e passi un po' di tempo con lui?»

Vegeta fece un gesto superbo e infastidito con la mano:

«Bah! Gli darò un'occhiata, ma ho di meglio da fare che perdere tempo con un moccioso!»

Bulma gli avrebbe volentieri rotto una padella sulla testa per aver detto una frase del genere, ma ormai aveva imparato a conoscere i saiyan e sapeva di non potersi aspettare altro da quegli scimmioni.

Fece per andarsene dalla stanza, ma nel varcare la soglia si girò e lanciò una specie di profezia:

«Fa come ti pare! Voglio proprio vedere se un giorno non te ne dovrai pentire!»

E in effetti quel giorno sarebbe venuto.

Il giorno in cui Vegeta avrebbe sentito la terra mancargli sotto i piedi, mentre il paesaggio attorno a lui diventava sfocato, e qualcosa che non sapeva nemmeno di avere nel petto si spezzava in due....

Il giorno in cui avrebbe visto suo figlio cadere a terra in un lago di sangue, trafitto dal raggio di Cell.

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Capitolo 26
*** 26 ***


Nota dell'autrice: buongiorno! Premetto che ero molto indecisa se pubblicare o no il capitolo 26, sia perché è lungo, sia perché la maggioranza degli avvenimenti descritti li ho presi dal manga (ah, per chi non ha il fumetto a casa, questa è una versione on line in inglese: http://www.mangahere.com/manga/dragon_ball/

C'è qualche errore di grammatica ma si capisce).

D'altra parte ho scritto questa fic basandomi sulle poche vignette che Toriyama dedica alla coppia, quindi in questo cap le rivisito perché vorrei che la mia versione dei tre anni “pre-cyborg” si ricollegasse alla storia originale e apparisse plausibile.

Poi che dire, un autore di fan-fiction fa quello che può: il problema è che nemmeno Toriyama saprebbe rispondere a certe domande sulla relazione tra il principe e la scienziata, perché il suo interesse principale sono le scene d'azione.

Detto questo, buona lettura!

 

 

Nuvole scure coprivano un cielo minaccioso di pioggia mentre Vegeta saliva a bordo della navicella spaziale contenente la gravity room.

All'interno trovò i due scienziati Brief intenti a controllare che tutto fosse in ordine per la partenza, ma il più anziano si dileguò subito lasciandolo solo con Bulma – un po' perché aveva paura del saiyan, un po' perché voleva regalare alla coppia un momento di privacy.

«E' tutto a posto?» chiese il principe.

«Sì, stavo finendo di verificare il pannello comandi» rispose Bulma lasciando scorrere una mano guantata sulla superficie.

«Bene»

«Insomma, sei proprio deciso a partire» ella constatò tristemente.

«Mi pareva che fossi d'accordo. Non hai detto che le mie nuove mosse distruttive devo provarle nello spazio, magari su un asteroide disabitato, invece che sulla Terra?»

«Sì, lo so, però....»

Bulma sapeva bene che i terrestri avrebbero rischiato grosso se Vegeta si fosse scatenato sul loro pianeta, ma ora che il momento della partenza era giunto le si stringeva il cuore.

Nei mesi precedenti, anche se aveva dato un taglio alla relazione, poteva comunque incontrarlo tutti i giorni, parlarci, ascoltare il rumore soffocato dei colpi provenienti dalla gravity room....D'ora in poi invece non avrebbe nemmeno saputo se il suo amato era ferito o in pericolo.

Avrebbe voluto gettargli le braccia al collo e supplicarlo di non partire, ma sapeva che era irremovibile.

«E poi Vegeta detesta le smancerie, devo mostrarmi forte e fredda, devo tenergli testa» pensò.

Tuttavia, dopo avergli spiegato i principali dispositivi della navicella, non poté trattenersi dal raccomandare:

«Non compiere sforzi eccessivi e sta attento ad eventuali nemici»

«Tsk! Sono il principe dei saiyan e mi sono anche trasformato, cosa vuoi che mi succeda?» replicò lui con la solita boria «inoltre non capisco perché ti interessa tanto la mia sopravvivenza. Mia madre non faceva tutte queste scene quando mio padre andava in missione, voi umani siete troppo deboli e sentimentali»

«Non si tratta di una debolezza, stupido! Siete voi saiyan che non avete capito cosa è più importante nella vita!»

«Bah, se “capire cosa è importante” significa diventare ingenui e patetici come Kakaroth, preferisco non capire»

«Aargh!» si esasperò lei brandendo un cacciavite «quanto vorrei smontare quella testaccia dura che ti ritrovi e infilarci dentro un po' di buon senso!»

Si avviò nervosamente verso l'uscita, ma prima di scendere i gradini si voltò un'ultima volta:

«Sta attento»

 

*

La sagoma della collina erbosa si stagliava contro il sereno cielo primaverile, dando l'impressione che quel luogo fosse il più pacifico del mondo.

Ironico pensare che di lì a poco si sarebbe scatenato l'inferno....

Quella collinetta corrispondeva alle coordinate fornite dal ragazzo del futuro e di conseguenza era lì che sarebbero apparsi i cyborg.

Bulma sospettava di essere “leggermente” incosciente a dirigersi proprio nell'occhio del ciclone, ma moriva dalla voglia di vedere i cyborg come tre anni prima era stata curiosa di vedere Freezer; questa volta inoltre si aggiungeva la curiosità scientifica, dato che i nemici erano esseri umani modificati da uno scienziato.

E a dirla tutta....Voleva incrociare di nuovo lo sguardo di Vegeta, voleva assicurarsi che stesse bene, e magari anche litigarci, non importava, l'importante era ritrovarselo davanti.

Un gorgoglio infantile proveniente dal seggiolino accanto la fece sorridere: aveva portato con sé Trunks per mostrarlo agli amici e per far vedere al padre come era robusto, nonostante avesse appena sei mesi.

Fece girare su se stesso l'aereomobile ad atterraggio verticale, abbassò la potenza dei motori e iniziò a scendere; poteva scorgere qualche metro più in basso Yamcha, che agitava la mano sorridente, affiancato da Ten-shinan.

«Ciao ragazzi, che piacere rivedervi!» trillò saltando giù dal veicolo.

«Ciao Bulma, ti trovo in splendida forma» si complimentò Yamcha avvicinandosi per abbracciarla, mentre il guerriero dai tre occhi faceva un cenno di saluto con il capo.

«Il solito dongiovanni!» scherzò lei, pensando imbarazzata al “carico” che aveva lasciato in auto.

«Allora, cosa mi racconti: novità?»

«Ecco, ci sarebbe una novità....L'altra volta non sono riuscita a dirtelo ma...Non so come dirtelo...Forse è meglio che te lo faccia vedere» farfugliò voltandogli le spalle.

Quando riemerse dall'abitacolo con un fagottino tra le braccia, Tenshinan sollevò le sopracciglia stupito mentre Yamcha cadde addirittura a terra, gambe all'aria.

«Questo è mio figlio Trunks» annunciò allegra cercando di mascherare l'imbarazzo.

«Però!» fece il guerriero tri-occhiuto «Yamcha mi aveva detto che vi eravate lasciati ma pensavo che fosse uno dei vostri soliti litigi....Invece ti sei sposata con un altro»

«Non siamo ancora sposati...O forse sì...In effetti non l'ho capito bene nemmeno io, lui viene da un Paese lontano dove le usanze sono molto diverse» rispose la giovane, temendo il momento in cui avrebbe rivelato l'identità del padre di Trunks.

Yamcha le risparmiò la fatica prorompendo in un urlo:

«QUEL BAMBINO....E' DI VEGETA VERO?»

«Ehm, sì»

Tenshinan istintivamente serrò la mascella e si girò in direzione opposta: i saiyan avevano eliminato lui, Riff e Yamcha soltanto qualche anno prima, come aveva potuto Bulma passare al nemico?

Poi si disse che dopo tutto quel comportamento non equivaleva a un tradimento, tanto più che lei non faceva parte della squadra Z, così si rasserenò e osservò sorridendo il bambino.

Yamcha invece si sentiva ferito nell'orgoglio, ma anche preoccupato per la sua ex.

«Senti Bulma, non parlo solo per orgoglio maschile» cominciò «sono sinceramente preoccupato per te. Immagino che Vegeta non abbia accettato questo figlio, vedo che non vi ha nemmeno accompagnato qui»

«Immagini bene, Vegeta è partito sei mesi fa per allenarsi e non ha mostrato un briciolo di interesse per Trunks.

Però sento che prima o poi le cose cambieranno; se ci pensi bene, anche tu da ragazzo eri un bandito ed eri nemico di Goku, no?»

La mente del giovane uomo era quasi intasata dalla quantità di pensieri che vi vorticavano:

«Non penso proprio che quel malvagio possa cambiare...E forse nemmeno voglio che succeda: non mi piace l'idea che lui prenda il mio posto in quella casa, con Bulma....Però...Però se lei è innamorata...Se lui è l'unico che può renderla felice....E c'è di mezzo anche un piccolo innocente....»

Sollevò il volto e disse ad alta voce:

«Ma certo Bulma, devi stare tranquilla e avere fiducia: prima o poi anche Vegeta passerà dalla parte di Goku, come abbiamo fatto tutti noi»

Ella gli rivolse un sorriso riconoscente, poi domandò:

«E tu? Scommetto che non hai perso tempo»

«In effetti sto con una ragazza, ma non so se è una cosa seria»

«Ti pareva...»

Improvvisamente si stagliarono all'orizzonte le sagome di Goku, Gohan, Crilin e Junior; Yamcha fece loro cenno di avvicinarsi ed essi, ricambiando il saluto, iniziarono l'atterraggio.

«Siete in ritardo, è da un po' che vi aspettiamo» rimproverò scherzosamente Yamcha.

«Bulma!?» esclamò stupito Goku, che non si aspettava di incontrarla in un luogo così pericoloso.

«Ciao!» ella rispose allegramente «come sei cresciuto Gohan!»

«Sei impazzita?» la sgridò il saiyan adulto «cosa sei venuta a fare qui?»

«Ovviamente sono qui per vedere i cyborg, ma non preoccuparti, me ne andrò appena li avrò esaminati»

Crilin e Gohan non riuscivano a distogliere lo sguardo dal neonato, e soprattutto Crilin faticava a credere che la sua amica pazzerella fosse diventata mamma: non ce la vedeva proprio in quel ruolo!

«Lascia perdere Goku...Io sono molto più sorpreso da ciò che Bulma tiene in braccio» esalò con la faccia sconvolta.

«Ti sei sposata con Yamcha?» chiese Gohan sorridendo.

«Non è mio figlio» precisò l'ex bandito con aria scocciata «ci siamo lasciati da tempo. Sarà uno shock per voi scoprire chi è il padre»

Goku si avvicinò disinvolto, si chinò per portare il proprio volto all'altezza di quello infantile e asserì:

«Il tuo papà è Vegeta, non è vero Trunks?»

«Come fai a saperlo? Non l'ho detto a nessuno per farvi una sorpresa» si meravigliò Bulma.

Il suo vecchio amico capì di aver fatto un passo falso e tentò di recuperare:

«N-non sapevo nulla! Ma ho notato che somiglia molto a Vegeta, così...»

«Ma se hai indovinato anche il nome» gli fece notare lei.

«D-davvero? Forse ho sviluppato un nuovo potere!»

Goku si stava incartando sempre più, ma Crilin era molto più sconvolto dalla scoperta della paternità del bambino piuttosto che dai poteri di preveggenza dell'amico.

«C-cosa?» esclamò con la classica gocciolina della perplessità che brillava sulla testa pelata «è veramente figlio di Vegeta?»

Junior – poco interessato ai pettegolezzi, e tra l'altro appartenente a una specie asessuata – tagliò corto brontolando:

«Non siamo qui per chiacchierare. Piuttosto, dov'è Vegeta? Perché non si è ancora visto?»

«Non lo so, al momento non stiamo insieme» spiegò Bulma «ma penso che prima o poi arriverà, l'ho visto allenarsi molto per questo giorno»

«Verrà senz'altro» confermò Goku, mentre un sorriso pieno di aspettativa gli solcava il viso: non vedeva l'ora di constatare i progressi di Vegeta e magari battersi nuovamente con lui da super saiyan.

Nei minuti seguenti i guerrieri più potenti e più seriosi parlarono dei cyborg, mentre Gohan e Crilin indulgevano volentieri a coccolare Trunks.

Il giovane pelato era ancora sconvolto: okay, conosceva Bulma da anni e sapeva che non faceva distinzioni tra amici e nemici quando si trattava di bei ragazzi.....Ma addirittura Vegeta!

«Ché poi quel tappo scorbutico con i capelli a forma di abete non mi pare un granché....Mah, chi le capisce le donne!»

Era tentato di prenderla da parte, scuoterla per le spalle e chiederle cosa le fosse saltato in mente, ma qualcosa glielo impedì; Bulma gli sembrava diversa, non era più la ragazzina con gli ormoni impazziti che aveva cercato di sedurre un ufficiale del Red Ribbon, il suo sguardo aveva una profondità mai vista prima.

La verità gli balenò all'improvviso nella mente: stavolta Bulma era innamorata!

«Oh mamma, come è potuto succedere?» pensò «e chissà se Vegeta la ricambia? Uhm, lei ha detto che si sono lasciati....Brutto segno, meglio non approfondire»

 

*

Il velivolo di Bulma era nuovamente in viaggio, diretto verso un luogo ancora più pericoloso: la città dove pochi minuti prima un'esplosione aveva rivelato la presenza dei cyborg.

I guerrieri Z erano immediatamente volati via per dare la caccia ai mostri metallici, lasciando sulla collina Bulma e Jirobay; quest'ultimo si era beccato una sgridata dalla donna perché non era andato a combattere, e aveva dovuto discolparsi dall'accusa di menefreghismo ricordandole che non sapeva volare.

Comunque la passione che Bulma aveva messo in quel rimprovero denotava il suo cambiamento in meglio, dato che un tempo lei era la prima che pensava solo a salvarsi la pelle; forse lo scontro quotidiano con la freddezza di Vegeta l'aveva portata a comprendere l'importanza dell'amicizia e della generosità.

Ad ogni modo adesso si stava dirigendo con l'auto volante sul luogo del disastro, accompagnata dall'ignaro Jirobay.

«Ehi ma dove stiamo andando? Quando sono salito in auto credevo che ci stessimo allontanando dai casini» fece quest'ultimo, notando la traiettoria.

«Prima voglio vedere i cyborg. Ma sta tranquillo, Goku ci proteggerà» rispose la giovane; subito dopo, senza dargli tempo di ribattere, allungò il collo ed esclamò:

«Guarda laggiù, eccoli! Sono tutti lì!»

«Chi ha aperto quei crateri nel terreno?»

«Deve essere stato Goku»

«Fermati qui! Non avvicinarti più di così!» ordinò terrorizzato il ciccione.

«Andrà tutto bene, sono vivi e sembra che abbiano finito di combattere»

«Se ti avvicini, butterò questo marmocchio dal finestrino!» minacciò, senza avere davvero intenzione di mettere in atto il proposito.

«Fa pure. Ma lo sai che è il figlio di Vegeta?»

«Ve-vegeta?» ripeté balbettando il giovanotto, che ricordava ancora con timore lo scontro con il principe dei saiyan, durante il quale gli aveva tagliato la coda «questo marmocch...ehm, cioè, questo bel bambino...è figlio tuo e di Vegeta?»

Il silenzio/assenso di Bulma lo costrinse all'unica risposta possibile:

«ANDIAMO!»

«Sapevo che lo avresti detto» ghignò soddisfatta la scienziata; era consapevole che l'aristocratico saiyan in realtà disdegnava il figlio mezzosangue, però poteva sfruttare la paura di Jirobay per farsi accompagnare.

Una volta giunta sopra il deserto nel quale si era spostato lo scontro, ella ebbe appena il tempo di scorgere i propri amici, Vegeta trasformato e un cyborg identico al dottor Gelo; subito dopo una sfera d'energia fu lanciata a velocità supersonica verso la macchina.

Un rumore assordante le perforò i timpani e credette di essere perita nell'esplosione, invece si ritrovò a terra e si rese conto che il ragazzino venuto dal futuro le stringeva la vita col braccio sinistro, mentre nell'altro teneva il piccolo Trunks che piangeva a dirotto.

«Trunks, meno male che stai bene! Grazie, ragazzo» esclamò, infinitamente sollevata.

Mentre lei tastava il corpicino dell'infante per assicurarsi che non fosse ferito, e Jirobay emergeva malconcio da sotto un cumulo di rocce, la versione adolescente di Trunks spiccò il volo e si parò davanti al principe dei saiyan.

«Perché non li hai salvati tu? Non sono tua moglie e tuo figlio?» lo apostrofò.

«Che assurdità! A me non interessa affatto» rispose Vegeta con un ghigno, quasi fiero di poter marcare la propria differenza rispetto a quei sentimentali dei terrestri.

«Levati di torno!» intimò poi, scansando il ragazzo.

Questi rimase basito e immobile per diversi minuti, shockato dal comportamento paterno.

Nella dimensione alternativa Bulma non aveva detto al figlio tutta la verità, aveva preferito raccontargli che Vegeta aveva un carattere difficile ma che nascondeva un lato gentile: la donna non poteva certo immaginare che un giorno i due si sarebbero incontrati, e che Trunks avrebbe scoperto la malvagità del genitore.

Intanto, nella dimensione presente, Bulma stava comunicando agli amici che uno dei cyborg era il dottor Gelo in persona; questa notizia attirò l'attenzione di tutti, compreso Vegeta che le planò accanto chiedendo l'ubicazione del laboratorio del dottore.

«Tsk! Adesso arriva, sua maestà!» pensò amaramente la donna «si fa vivo solo ora che gli servono informazioni»

Non che si aspettasse un comportamento diverso da parte del principe, anzi si sarebbe stupita del contrario; rispose alla domanda ostentando una tranquillità che non sentiva fino in fondo, ma sapeva che non era il momento di abbandonarsi alla tristezza o alla rabbia: la Terra correva un grave pericolo e c'era bisogno anche del suo contributo.

Inoltre voleva tener testa al principe e apparire imperturbabile quanto lui: era già abbastanza umiliante che il padre di suo figlio l'avesse snobbata davanti agli amici, facendole fare la figura della scema sedotta e abbandonata.

 

*

Colline e prati scorrevano lentamente sotto gli occhi cerulei di Bulma mentre Gohan la trasportava in volo, rallentato dalla presenza di un bebé e soprattutto dal peso di Jirobay che si era issato sulla sua schiena.

Il loro compito era avvisare Goku dei recenti sviluppi e dirgli di raggiungere gli altri appena fosse guarito, ma Bulma era più interessata ad osservare il piccolo Trunks, avendo appena saputo da Junior che il ragazzo del futuro ne era la versione cresciuta.

«Oh, come sono felice! Temevo che lo sguardo bieco di Trunks avrebbe penalizzato il suo successo con le ragazze, invece adesso so che diventerà un adolescente bellissimo!

Beh, del resto con una mamma come me....»

«Piantala di vantarti!» fece scocciato Jirobay «io sono ancora scosso per l'incidente, ho rischiato di morire per colpa tua»

«Oh, andiamo, un piccolo errore di valutazione...» minimizzò lei.

«Un errore che poteva costarci la pelle! Mi hai convinto a seguirti dicendo che se io avessi malmenato il marmocchio Vegeta me l'avrebbe fatta pagare, invece non mi pare che gliene importi molto di suo figlio!!

E il colmo è che due ore fa mi hai rimproverato per il mio menefreghismo, quando tu ti sei scopata uno molto più menefreghista di me!»

Jirobay era comprensibilmente irritato, ma non sarebbe stato così indelicato se avesse sospettato la sofferenza nascosta di Bulma, sofferenza che nessuno poteva immaginare perché ella si era mostrata forte e serena al momento del confronto con Vegeta.

«....sta zitto...» mormorò.

«E perché dovrei? Tu parli quanto ti pare e piace»

«STA ZITTO!»

L'urlò improvviso della giovane, carico di tensione repressa, lo ammutolì all'istante.

«Tu non sai nulla, chiaro? Non ti puoi permettere di parlarmi così!» riprese lei mentre gli occhi azzurri si inumidivano «Vegeta è un saiyan, non possiamo pretendere che diventi buono da un giorno all'altro!

Io sto cercando di avere pazienza, non gli dico più nulla quando manca ai suoi doveri familiari, non mi aspetto nulla da lui...soltanto prego che possa cambiare....e ogni giorno mi alzo sperando che sia il giorno giusto....ma finora....finora non è cambiato....e a volte ho paura che non succederà mai»

La voce di Bulma si incrinò nel pronunciare l'ultima frase.

Jirobay ebbe la decenza di tacere, mentre Gohan ascoltava imbarazzato e non sapeva come consolarla: quando aveva scoperto che Vegeta era diventato padre, nella sua semplicità infantile aveva dato per scontato che fosse diventato anche un brav'uomo.

Le cose stavano diversamente e lui non riusciva a spiegarselo: dopotutto era soltanto un bambino costantemente coinvolto in situazioni più grandi di lui.

Eppure improvvisamente trovò le parole giuste:

«Bulma, non piangere! Presto Vegeta capirà di avere sbagliato. Ascolta: quando papà morì nello scontro con Raddish, io fui affidato a Junior affinché mi allenasse in vista dello sbarco dei saiyan.

Ebbene, sai come iniziò l'allenamento? Mi abbandonò nel deserto in completa solitudine per vedere come me la sarei cavata.

Oggi ripensandoci mi chiedo: se io fossi stato troppo debole per sopravvivere, Junior mi avrebbe lasciato morire? Forse sì....»

A Bulma dispiacque di aver suscitato tali riflessioni nel bambino, ma egli concluse con serenità:

«Però in seguito Junior mi si è affezionato. Vedrai che succederà lo stesso con Vegeta, non piangere!»

Gli occhi della giovane erano nuovamente umidi, stavolta per la commozione, mentre rispondeva sorridendo:

«Grazie, Gohan»

Jirobay borbottò fra sé e sé a voce bassissima:

«Comunque nessuno mi toglie dalla testa che, se Vegeta avesse il mio aspetto, la bella signora qui presente non sarebbe così comprensiva nei suoi confronti...»

«Ti sento!» esclamò lei facendo la linguaccia «e quando Vegeta sarà diventato un bravo papà, gli dirò che volevi buttare Trunks dal finestrino»

«NO NO NO, SCUSA SCUSA SCUSA!!!»

Jirobay non sapeva quante possibilità ci fossero che Vegeta si affezionasse alla famiglia, ma meglio non rischiare....

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Capitolo 27
*** There can be miracles ***


Nota dell'autrice/Elena: salve a tutti, chi non muore si rivede! Il titolo del capitolo è preso dalla splendida canzone di Mariah Carey e Whitney Houston.

Farò continuamente riferimento ad eventi della saga degli androidi e di Cell, quindi se non vi ricordate bene la trama consultate la versione on line di Dragon Ball.

Spero che abbiate passato un felice Natale e vi auguro buon 2013! :)

 

 

Vegeta si trovava nel bel mezzo del combattimento contro i cyborg 19 e 20, divertendosi a mostrare la sua nuova potenza, quando arrivò il ragazzo del futuro e sentì i guerrieri Z chiamarlo “Trunks”.

La sua mente corse a sei mesi prima e visualizzò un neonato dal ciuffetto lilla, che aveva degnato di una rapida occhiata prima di partire per lo spazio.

«Il suo nome è uguale a quello di mio figlio....Proviene dal futuro...Allora...»

La scoperta di quell'identità segreta esaltò l'ego del principe, il quale per tre anni aveva sofferto di un complesso di inferiorità non soltanto nei confronti di Kakaroth, ma anche nei confronti del misterioso teenager super saiyan; si era domandato migliaia di volte da dove provenisse, e come potesse appartenere ad una razza ormai quasi estinta.

Finalmente tutto appariva chiaro, ed ironicamente la fonte del potere di Trunks non era altri che lo stesso Vegeta!

«Il moccioso può trasformarsi solamente grazie al potere che io gli ho trasmesso» rifletté compiaciuto.

Purtroppo nessun sentimento - eccetto il sollievo del proprio orgoglio ferito – sfiorò il cuore duro del saiyan; ai suoi occhi quel ragazzetto era un mezzosangue indegno di ereditare il titolo di principe, e per di più mostrava gli stessi comportamenti sdolcinati dei terrestri: basta vedere come si era lanciato in soccorso della mammina, invece di scagliarsi sui cyborg.

Vegeta decise pertanto di ignorare il figlio grande, come aveva già fatto con quello neonato, e di portare avanti le proprie battaglie in solitaria.

Non aveva però fatto i conti con la tenacia di Trunks: la Bulma futura aveva mentito al ragazzo raccontandogli che Vegeta teneva alla famiglia ma era troppo orgoglioso per dimostrarlo apertamente; dopo l'episodio del velivolo distrutto dal dottor Gelo, Future Trunks aveva iniziato a dubitare del racconto materno, tuttavia una parte di lui sperava ancora che fosse vero.

Di conseguenza seguiva il padre dovunque andasse - si lanciò persino in suo aiuto durante la sfida con C18 - aspettandosi continuamente un gesto di gratitudine; gratitudine impossibile da ottenere, visto che i saiyan non conoscono quasi nessuno dei sentimenti umani positivi.

Eppure pian piano, impercettibilmente, qualcosa iniziò a smuoversi nell'animo oscuro del principe, sebbene nessuno possa dire come e quando egli cominciò ad amare il proprio figlio.

Forse tutto ebbe inizio lì, nel biancore sconfinato della stanza dello spirito e del tempo, dove si erano volontariamente rinchiusi per un anno di allenamenti che all'esterno sarebbe durato ventiquattr'ore.

I giorni si susseguivano tutti uguali, privi del consueto alternarsi di luce diurna e buio notturno, mentre i due giovani saiyan - paradossalmente padre e figlio – facevano risuonare l'immensità della stanza di esplosioni, colpi attutiti e rare parole.

I modi di Vegeta si mantennero duri e scostanti, ma in profondità....

Iniziò ad apprezzare la tenacia di quel moccioso che si sottoponeva al suo stesso ferreo regime di esercizi.

Riconobbe negli occhi seri di Trunks lo sguardo di chi ha dovuto combattere per sopravvivere, lo stesso sguardo che aveva lui a diciassette anni.

Notò che l'affetto per i familiari e gli amici terrestri non gli impediva di conservare la fierezza della stirpe saiyan.

E scoprì che gli piaceva allenarlo e vederlo diventare ogni giorno più forte, tirando fuori l'immenso potenziale che il sangue reale conferiva.

 

«Tieni più su quei pugni, Trunks! Ecco, così»

«Non consumare tutta questa energia nel primo attacco, stupido! Se manchi il bersaglio, quanta te ne resta per il secondo?»

«La tua finta non era male, ma non illuderti di riuscire a stendere i cyborg con questi trucchetti»

 

In rare occasioni, mentre consumavano la cena, Trunks si metteva a raccontare qualcosa sul suo mondo di origine, tanto per rompere il silenzio; ovviamente tali storie avevano poco di allegro, e Vegeta iniziò a sentirsi stanco di leggere la tristezza in quegli occhi azzurri tanto simili a quelli ridenti di Bulma.

«Basta con questo elenco di sconfitte e di lamenti, Trunks! Sei veramente patetico!» esplose una sera «perché invece non pensi a quando incontrerai di nuovo i cyborg del tuo tempo e spaccherai la loro faccia di latta?!»

Il giovane saiyan rimase interdetto per qualche istante, poi scoppiò a ridere.

«Ah ah ah...Hai ragione padre, dovrei essere più ottimista! Quando tornerò nella mia dimensione sarò io a plasmarne il destino! Ma prima dobbiamo sistemare i cyborg in questo tempo»

«Così va meglio» approvò Vegeta «anche tua madre non sta mai zitta, ma almeno lei è più divertente»

Trunks si commosse sentendolo nominare sua madre per la prima volta, e non poté trattenersi dal chiedere:

«Trovi che la mamma sia divertente? E' una delle cose che ti sono piaciute di lei?»

Vegeta sussultò e tornò a chiudersi come un riccio:

«Piantala di blaterare, moccioso, e fila a dormire. Domani ci aspetta un'altra giornata di duri allenamenti»

La domanda di Trunks aveva risvegliato in lui ricordi sopiti da tempo.....

Gli mancavano i momenti spensierati trascorsi alla Capsule Corporation, quando la compagnia di una terrestre buffa e spudorata lo aveva aiutato a non impazzire per il tormento causato dalla superiorità di Kakaroth.

Molti mesi più tardi – benché per il mondo esterno fossero passate solo poche ore – avrebbe rivisto Bulma al palazzo del Supremo, e lei gli avrebbe rivolto l'ennesima domanda idiota sui capelli dei saiyan; Vegeta si sarebbe irritato (con lei e con Kakaroth che le dava spago) ma l'ira serviva a mascherare un umano sentimento mai provato prima.

Il principe dei saiyan stava scoprendo la nostalgia.

 

*

Vegeta si trovava di nuovo nella stanza dello spirito e del tempo, con la prospettiva di affrontare un ulteriore anno di allenamenti, stavolta da solo.

Aveva permesso a Cell di assorbire C18 e di diventare l'essere perfetto, mosso dalla curiosità di combattere il nemico più potente mai apparso nella galassia; a onor del vero va detto che nessun saiyan avrebbe resistito a una simile proposta...Persino per Goku non sarebbe stato facile ed immediato rifiutarla.

Trunks al contrario si era opposto ed era arrivato ad attaccare suo padre per impedire la realizzazione di quel folle accordo.

Ripensando all'episodio, Vegeta sorrise nel suo tipico modo un po' sghembo:

«Avrei giurato che Trunks non avesse le palle di scontrarsi con me perché sono suo padre, invece quando si è trattato di proteggere l'umanità non ha esitato a farlo.

Quel ragazzo è pieno di sorprese...»

Scosse il capo e si diresse verso la camera da letto della stanza dello spirito e del tempo, tentando di ignorare la differenza fra l'anno solitario che lo attendeva e quello passato in compagnia del giovane viaggiatore temporale.

La maledetta sensazione che gli umani chiamano nostalgia riprese ad attanagliarlo.

Il principe sapeva cosa significa soffrire per la presenza imposta di qualcuno che detesti, ma non aveva idea che si potesse stare male per l'assenza di qualcuno che invece vorresti fosse lì con te.

I saiyan non conoscono l'amore, tuttavia....

Se mai una persona riuscisse a farsi amare dal principe dei saiyan, chi potrebbe essere quella persona se non suo figlio?

Un figlio neonato e incapace di combattere non basterebbe, ma proviamo a immaginare che uno scherzo del destino faccia apparire un figlio già grande, nei cui occhi risplende la fierezza della stirpe regale, dalle cui mani si sprigiona la forza del guerriero leggendario....

Come potrebbe un padre non sentirsi fiero di un simile figlio?

E quanto ci vorrebbe per passare dalla stima all'amore?

Senza nemmeno saperlo, Trunks operò il miracolo.

Tuttavia nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile senza l'opera precedente di Bulma: l'affetto che la donna aveva riversato su Vegeta era sembrato inefficace, ma in realtà aveva lavorato nel profondo, preparando il terreno del suo animo a ricevere il seme....

Infine era arrivato Trunks a dare gli ultimi, vigorosi colpi di vanga e a raccogliere i frutti.

 

*

 

Kakaroth se ne era andato per sempre.

In un istante, in un battito di ciglia, l'uomo da cui dipendeva la sua autostima, la sfida che era diventata lo scopo stesso della sua esistenza erano scomparsi nel nulla.

Lì per lì Vegeta non riuscì a pensare assolutamente nulla: udiva soltanto le imprecazioni miste a singhiozzi di Gohan straziare l'aria, e stranamente lo lasciavano meno indifferente del solito.

Crilin raccolse con premura il corpo svenuto di C18 e si allontanò dal luogo dello scontro, attirandosi lo scontento del principe:

«Cosa intendi fare con quell'androide? Se è ancora viva, uccidila»

Dopo tutta la distruzione che i cyborg avevano provocato nella dimensione di Trunks, e dopo che Cell assorbendoli aveva ottenuto un terribile potere in questa dimensione (per colpa dello stesso Vegeta) sembrava davvero assurdo risparmiare la ragazza.

«Non potrei mai farlo, lei non era davvero cattiva» la difese Crilin.

La discussione non si protrasse oltre perché echeggiò il suono di un'esplosione: ebbero appena il tempo di riconoscere con terrore ed incredulità l'aura di Cell, prima che un raggio potentissimo squarciasse la polvere sospesa a mezz'aria, colpendo Trunks in pieno petto.

«Chi ho colpito? Trunks, giusto?» chiese una voce fredda e divertita, che alle orecchie del principe suonò stranamente simile a quella di Freezer.

Il ragazzo stramazzò a terra vomitando sangue, mentre Yamcha ed altri guerrieri accorrevano al suo fianco; lo spaventoso insettoide verde continuava a parlare, spiegando agli atterriti terrestri come fosse sopravvissuto all'esplosione, ma per Vegeta quello era un indistinto rumore di fondo.

La sua mente si era completamente svuotata, non ricordava nemmeno l'esistenza delle sfere del drago che potevano resuscitare Trunks: tutto ciò che vedeva era il ragazzo a terra in una pozza di sangue, tutto ciò che pensava era che non lo avrebbe più rivisto.

«MALEDETTO!» ruggì con la testa rivolta verso l'alto ed i pugni stretti, per poi lanciarsi a tutta velocità contro Cell, in preda ad una furia cieca.

Sfoderò tutte le sue risorse, generò onde di energia a ripetizione, ognuna più potente della precedente, con un unico pensiero rimbombante nella testa: vendicare Trunks.

Ma quando il suo attaccò forsennato giunse alla fine e si ritrovò ansante a fissare una nuvola di polvere, con sgomento ed umiliazione vide emergere da quella nuvola Cell, intatto e fresco come una rosa, che gli rivolgeva un sorrisetto beffardo.

Con un rapido colpo la creatura lo allontanò rompendogli un braccio, come se fosse stato un moscerino fastidioso: Vegeta si ritrovò a terra dolorante, mentre Cell prendeva la mira e sferrava il raggio che lo avrebbe spazzato via dalla faccia della Terra.

Stava assistendo impotente alla sua stessa fine, tuttavia ciò che più gli bruciava era il fatto di non aver vendicato il coraggioso figlio che tante volte gli aveva dimostrato affetto e lealtà.

Improvvisamente Gohan si interpose tra il principe e Cell, parando il raggio mortale; quel bambino generoso non voleva lasciarlo morire, nonostante tutti i guai che lui aveva provocato al pianeta: ed ora stava lì, a metà strada, debilitato dal colpo che si era preso al suo posto.

Il gesto di Gohan abbatté la parte peggiore dell'orgoglio di Vegeta, permettendogli finalmente di provare riconoscenza e pentimento.

«Cosa sta succedendo? Sono diventato soltanto un peso. Mi dispiace Gohan»

La prima richiesta di perdono che quelle labbra avessero mai pronunciato.

Una richiesta di perdono rivolta ad un piccolo, coraggioso alleato, da parte di un guerriero che si era scoperto debole.

Una richiesta di perdono rivolta ad un piccolo orfano, da parte di un uomo che si era scoperto padre.

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Capitolo 28
*** Colpo al cuore ***


Nota dell'autrice: grazie ai fantastici recensori PZZ20, Soly Dea, Iaiettina, Bulmina, Nike, che ho ritrovato a commentare il capitolo dopo quasi 2 mesi di assenza! E se qualcun altro volesse lasciarmi un parere, è molto gradito ^^'

 

 

Bulma percorreva nervosamente il giardino avanti e indietro, sostando ogni poco per scrutare il cielo sereno, avviato già al crepuscolo.

«Perché sono così nervosa?» si domandò «dovrebbe essere andato tutto bene»

Un'ora prima erano cessate le scosse di terremoto provocate dagli scontri del Cell Game, e poco dopo erano calate le tipiche tenebre che accompagnavano l'evocazione di Shenron; evidentemente i guerrieri Z avevano sconfitto Cell e si erano recati al palazzo del supremo per resuscitare le vittime dei giorni precedenti.

«Chissà se qualcuno dei ragazzi è stato eliminato? Ma se anche fosse, possiamo riportarli indietro grazie a Shenron o a Polunga» considerò l'azzurra.

In quel momento una figura atletica si stagliò contro l'imbrunire dell'atmosfera: volava a parecchi metri di altezza e si avvicinava sempre più, finché non le fu possibile identificarla.

«TRUNKS!!» gridò piena di gioia, agitando le braccia nella sua direzione.

«Ciao mamma» sorrise il ragazzo planandole accanto.

«Ero così in ansia, state tutti bene?»

«Beh, sì, più o meno....» rispose Trunks con evidente disagio: non era capace di mentire, e del resto a cosa sarebbe servito? Prima o poi tutti avrebbero scoperto la tragedia.

«Cosa intendi dire? Chi è che non sta bene? Tuo padre?» inquisì Bulma mettendo le mani sui suoi fianchi femminili.

«No, papà se l'è cavata con un braccio rotto; non so dove si trovi adesso, credo che avesse bisogno di stare un po' da solo.

Io mi riferivo a Son Goku...è morto...»

«Ma può essere riportato indietro con le sfere di Namecc, giusto?»

«Ci ha ordinato di non esprimere quel desiderio; è convinto che i malvagi continuino ad attaccare la Terra per colpa sua, e che i terrestri sarebbero più al sicuro se lui rimanesse nell'aldilà»

«COSA?! Che assurdità! Chi gli ha messo in testa una scemenza simile?»

«Ehm...Tu, mamma» spiegò il ragazzo imbarazzato «gli hai detto che gli ultimi nemici giunti sulla Terra ce l'avevano tutti con lui»

«Ma non dicevo mica sul serio!» esclamò la giovane arrabbiandosi «accidenti a quell'imprevedibile ragazzino con la coda!! Cosa gli salta in mente?! Ditegli di piantarla con le paranoie, e di riportare le chiappe sulla Terra prima di subito!»

«...Pare che sia irremovibile, mi dispiace» rispose Trunks, sempre più imbarazzato a causa del linguaggio colorito della madre «però, se tra qualche anno dovesse cambiare idea, ci sono sempre le sfere di Polunga: coraggio, secondo me lo rivedrete»

«Spero che tu abbia ragione Trunks» sospirò la donna rassegnandosi «questa notizia non ci voleva, poveri Gohan e Chichi»

«A proposito, sai che è stato proprio Gohan a sconfiggere il mostro?»

«Eh? Sul serio?»

«Sì, ora ti racconto: Goku aveva affrontato Cell ma nessuno dei due riusciva a prevalere, poi...»

Bulma sollevò una mano con decisione, interrompendo quel flusso di parole:

«Aspetta, dimenticavo che sarai stanco e affamato; che razza di madre sono? Vieni dentro e raccontami tutto davanti a una buona cena. Ah, poi ti taglierò quei capelli: così lunghi ti impicciano, vero?»

«In effetti sì, li preferisco corti, grazie» accettò Trunks, mentre un brontolio proveniente dal suo stomaco saiyan confermava che aveva bisogno della cena.

Mezz'ora dopo la pancia del teenager era completamente satolla e lui si trovava seduto su una sedia all'interno di un ampio bagno, con un asciugamano avvolto attorno alla metà superiore del corpo, mentre Bulma in piedi dietro di lui armeggiava con le forbici: non era certamente una parrucchiera professionista, ma data la sua passione per le acconciature aveva osservato con attenzione il lavoro della sua parrucchiera di fiducia e aveva imparato ad eseguire tagli semplici come quello di Trunks.

Questi intanto proseguiva il racconto sul Cell Game:

«...dopo il sacrificio di Goku credevamo che Cell fosse stato distrutto, invece è ricomparso improvvisamente e mi ha trafitto a morte»

«COSA?!»

«Tranquilla, tutto sommato è stato un bene perché così ho scoperto che mio padre tiene veramente a me»

«C-cosa vuoi dire?» domandò Bulma incredula.

«Vedi, mia madre mi aveva raccontato che papà teneva alla famiglia ma era troppo orgoglioso per dimostrarlo apertamente; dopo averlo conosciuto in questa dimensione, mi ero quasi convinto che fossero tutte balle»

«Oh, cazzo!» pensò Bulma in preda al panico «e adesso cosa racconto a questo povero ragazzino? Come gli spiego che in effetti a Vegeta non importa nulla di lui?»

«Ehm, vedi caro Trunks» iniziò «quando la tua mamma ti ha raccontato quelle cose, forse voleva dire che...»

«AVEVA RAGIONE!!!» interloquì Trunks con voce trionfante «Yamcha mi ha detto che, dopo la mia morte, papà si è infuriato e ha attaccato Cell senza pensarci due volte!!»

Il suono metallico delle forbici che cadevano a terra fu l'unica risposta da parte di Bulma: la giovane donna era rimasta bloccata come una statua, il braccio destro ancora leggermente sollevato nell'atto del tagliare, la bocca socchiusa, gli occhi sbarrati.

«Mamma?» fece il ragazzo stupito.

Non ottenne alcun segno di vita.

«Mamma?» ripeté preoccupato, alzandosi dalla sedia e lasciando cadere l'asciugamano cosparso di capelli lilla/argento.

Bulma indietreggiò verso il muro del bagno e vi si appoggiò pesantemente, mentre il suo cervello lavorava alla velocità della luce nel tentativo di spiegare la frase che aveva appena udito.

«Forse Yamcha gli ha mentito» ipotizzò «ma perché avrebbe dovuto farlo? Che senso ha far credere a Trunks che suo padre gli vuole bene, per poi farlo rimanere ancora più deluso quando incontra di nuovo Vegeta e lui non se lo fila?

No, non ha senso, se Yamcha gli ha detto quella cosa....Deve essere la verità....La verità....Oh mio Dio...»

Il figlio l'afferrò appena in tempo, mentre le ginocchia le cedevano e stava per cadere sul pavimento coperto di maioliche bianche.

«Mamma, che ti prende? Ti sei spaventata perché Cell mi ha trafitto? Ma adesso sto benissimo, non lo vedi?»

Ella si sforzò di rispondergli, senza fargli capire che la vera ragione della sua sorpresa era che fino a quel giorno Vegeta non aveva mai dimostrato amore verso di lei o verso il loro bambino.

«S-sto bene anche io Trunks, solo che oggi ho avuto troppe emozioni; mi vado a stendere sul divano nel soggiorno vicino all'entrata»

Scelse quel posto nella speranza che Vegeta rincasasse in serata e le desse la possibilità di parlargli.

Trunks non la lasciò andare da sola e insistette per portarcela in braccio, poi le augurò la buonanotte e si ritirò nella stanza degli ospiti; la scienziata rimase sveglia fino a notte fonda, in uno stato di grande eccitazione, senza riuscire a credere al racconto del figlio futuro.

Per troppo tempo si era sforzata di non illudersi sul conto di Vegeta, imponendosi di non cercare nelle azioni di quell'uomo delle buone intenzioni che non c'erano: tante volte era stata tentata di interpretare un suo gesto in senso positivo e di convincersi che lui era cambiato.....

Ma era troppo intelligente per raccontarsi balle da sola.

Certo, tapparsi gli occhi di fronte all'evidenza avrebbe potuto regalarle qualche giorno di finta felicità, ma sarebbe stato troppo doloroso tornare alla realtà nel momento in cui Vegeta le avesse dimostrato una volta di più la propria malvagia natura.

No, aveva preferito non farsi illusioni ed essere realista.

Eppure, accanto a questo realismo, aveva mantenuto viva la speranza che lui potesse un giorno ricambiare i suoi sentimenti.

Cominciava a rendersi conto di essere stata piuttosto incosciente a mettersi con il saiyan in quelle condizioni: quando Future Trunks le aveva detto che il suo primo incontro con Vegeta lo aveva deluso, Bulma si era sentita gelare il sangue, perché non sapeva come consolare suo figlio del fatto di avere un padre simile.

E si era domandata come avrebbe fatto un domani a parlare di quell'argomento con il suo vero figlio, quello ancora in fasce, quando egli fosse cresciuto e avesse cominciato a farle domande su Vegeta.

Ma forse il peggio era scongiurato: se davvero Vegeta aveva cercato di vendicare la morte di Trunks, significava che adesso gli voleva bene; avrebbe voluto bene anche al Trunks piccino? E anche...Anche a lei?

Sembrava troppo bello per poterci credere.....Eppure stava accadendo....E da qualche parte in fondo al proprio cuore Bulma sentiva di aver sempre saputo che sarebbe successo.

«Non poteva restare malvagio per sempre, non uno come lui» sussurrò mentre già il sonno l'avvolgeva nelle sue spire.

Chiuse gli occhi e lottò per qualche secondo ancora contro il torpore, desiderando restare sveglia per dare il benvenuto al principe dei saiyan, ma infine Morfeo ebbe la meglio e la portò con sé nel mondo dei sogni; tuttavia il sogno più grande di Bulma si era già concretizzato alla luce del sole, sulla terra battuta ed arida di un campo di battaglia.

 

L'aria fresca del mattino solleticava i volti dei visitatori giunti alla Capsule Corporation per salutare Future Trunks, e nonostante portassero tutti una fascia nera al braccio in segno di lutto per la morte di Goku, i loro volti erano sereni perché la Terra aveva rischiato di scomparire e quel mattino avrebbe potuto non sorgere affatto.

La macchina del tempo, estratta dalla capsula, faceva bella mostra di sé in mezzo al cortile, suscitando la curiosità di Bulma ed al tempo stesso la sua soddisfazione per aver costruito – beh, l'aveva costruita la sua alter ego, ma sorvoliamo sui dettagli – un simile prodigio della scienza.

Improvvisamente l'attenzione della donna fu calamitata da qualcosa di ancora più incredibile dei viaggi temporali: Vegeta aveva fatto la sua comparsa in cortile.

Se ne stava seminascosto dietro un albero, ma per un tipo orgoglioso come lui era già tanto ammettere pubblicamente di voler salutare Trunks.

La sera prima non era riuscita a vederlo perché si era addormentata, però aveva capito che era tornato dal fatto che in infermeria aveva trovato i disinfettanti e le bende fuori posto, segno che Vegeta si era medicato le ferite; inoltre la porta della camera da letto del principe era chiusa a chiave dall'interno.

Nel vederlo apparire Bulma trattenne il fiato e rispolverò la finta calma già sperimentata in una situazione completamente diversa, cioè quando il saiyan aveva abbandonato lei e baby Trunks all'attacco del dottor Gelo; quel giorno aveva dovuto evitare di mostrare tristezza e delusione, oggi doveva tenere a bada la propria gioia.

Sorreggendo con un braccio il figlio piccolo, porse la mano libera a quello più grande e gli raccomandò di avere cura di sé; egli le sorrise e la ringraziò di tutto, benché fossero piuttosto Bulma e tutti gli altri terrestri a dover ringraziare lui.

Nel momento in cui il ragazzo le lasciò la mano, ella si sentì incredibilmente malinconica e desiderò che non partisse: era un pensiero sciocco, dopotutto lo conosceva solo da pochi giorni e inoltre lui era troppo grande per poter essere suo figlio in questa epoca.

«Già, ma è un ragazzo eccezionale!» pensò «sono così fiera di lui, spero che il mio Trunks cresca altrettanto bene!

E poi è la prima persona per cui Vegeta abbia provato qualcosa: ho quasi paura che, se lui se ne va, porterà via con sé ogni speranza di cambiamento»

Nel frattempo il teenager dai capelli color glicine si era avviato verso la macchina del tempo, ma prima di salire si voltò un'ultima volta e sorrise in direzione del giovane padre.

Vegeta alzò due dita in segno di saluto.

Un semplice gesto, che tuttavia aveva un valore infinito per Bulma: ella sbatté più volte le palpebre, timorosa di avere un'allucinazione, mentre il cuore le rimbalzava nel petto, le mani le sudavano, e doveva concentrarsi nel tener strette le dita attorno al corpicino del bambino per non farlo cadere.

La navicella di Future Trunks salpò alta nei cieli e i raggi del sole mattutino illuminarono la scritta “hope”, speranza, che il ragazzo aveva vergato sulla fiancata; egli partì per far ritorno nel proprio mondo, senza sapere di aver regalato speranza non soltanto alla Terra, ma anche alla vita di una donna innamorata. 

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Capitolo 29
*** Ritorno alla vita ***


Nota dell'autrice: dopo tanti capitoli di sofferta attesa ci meriteremmo un po' di sano romanticismo....Abbiate ancora un capitolo di pazienza!

Nel manga c'è una vignetta in cui Vegeta contempla il campo di battaglia dopo il Cell Game e dice che non combatterà più; inoltre in un OAV1 ambientato pochi giorni dopo il Cell Game, Bulma dice a Chichi che Vegeta sta tutto il giorno chiuso in camera e Chichi risponde che forse la causa è la morte di Goku.

In effetti, dato che sconfiggere Goku era diventato lo scopo della sua vita, è realistico che dopo la morte del rivale il principe abbia vissuto qualche giorno di scompenso. Buona lettura!

 

 

Il jet solcava rapido i cieli sopra le catene montuose settentrionali, permettendo alla pilota di scorgere in lontananza davanti a sé il profilo dei monti Paoz; quella vista minò la determinazione di Bulma, tentandola per l'ennesima volta a girare il velivolo e tornare a casa.

«Cosa ci vado a fare?» sospirò «cosa posso dire a quella povera ragazza rimasta vedova con un bambino?»

Torse il collo e gettò lo sguardo sul pacchetto incartato in verde e posizionato ai piedi del sedile passeggeri: conteneva un costoso videogioco per Gohan, ma certo non sarebbe bastato un passatempo a fargli dimenticare la tragedia che aveva appena vissuto.

«Inoltre chissà se la modesta casetta di Goku dispone di una console per videogiochi? E poi forse Gohan preferisce i libri....Oh insomma, piantala ragazza, ormai sei arrivata fin qui e andrai fino in fondo!» esclamò rimproverandosi da sola.

Sentiva di doverla compiere, quella visita: dopo tutte le volte che il suo amico d'infanzia aveva salvato il mondo, il minimo che potesse fare era sostenere la sua famiglia in un momento difficile, anche se conosceva poco Chichi e non la trovava molto simpatica.

Del resto non è che avesse di meglio da fare alla Capsule Corporation....

Negli ultimi sei giorni Vegeta non aveva mai messo piede fuori dalla propria camera, nemmeno per mangiare: si rifiutava di rispondere alle domande, talvolta deliberatamente provocatorie, che lei gli rivolgeva attraverso la porta, ed i vassoi di cibo lasciati sul pavimento del corridoio venivano a malapena toccati – cosa incredibile per un saiyan.

Il motivo della sua apatia avrebbe dovuto essere evidente per chi, come Bulma, lo conosceva a fondo, ma lei non ci arrivava semplicemente perché era stufa, stufa, stufa; non ne poteva più di sforzarsi di comprendere quell'uomo complicato: voleva chiudersi in camera a fare la muffa? Che marcisse là dentro!!

«Proprio ora che aveva dimostrato di voler bene a Trunks, proprio ora che iniziavo a sperare in una vita normale....Bah, al diavolo!» brontolò di pessimo umore.

Avvistò la casetta gialla posizionata in mezzo a una radura ed iniziò le manovre per l'atterraggio, sforzandosi di tenere ben salda la cloche nonostante il nervosismo che le serpeggiava per tutto il corpo; sarebbe stato difficile affrontare una visita di condoglianze perfino se la vedova fosse stata Kaori, ma era ancora peggio visitare una donna che conosceva appena e che le sembrava un mix fra una madre ossessiva, una maestrina e un generale dell'esercito.

Scese dal jet e si avviò verso il portone, tenendo sottobraccio il regalo per Gohan; le sue nocche esitarono un secondo, sospese sopra la pesante porta di legno di quercia – probabilmente costruita da Goku - poi bussò.

«Chi è?» fece una voce femminile.

«Sono Bulma, sono passata a.....A trovarti»

Stava per dire “sono passata a vedere come te la passi” ma si era trattenuta: come se la doveva passare quella povera ragazza?! Che domanda idiota!

La porta si aprì ed apparve Chichi, vestita con uno dei suoi tipici completi (un misto tra gli abiti tradizionali giapponesi e la tenuta da battaglia) e con i capelli raccolti nel solito chignon: pesanti occhiaie, segno di molte notti insonni, ombreggiavano i suoi occhi a mandorla, e le guance un po' scavate testimoniavano scarso appetito; eppure sul suo volto aleggiava un'espressione serena, come se in una landa desolata fosse da poco sbocciato un fiore inaspettato.

Quando i loro sguardi si incontrarono, le labbra rosee della più giovane si aprirono in un sorriso:

«Bulma, che sorpresa! Sei stata gentile a passare! Ma del resto siete tutti molto gentili con noi, ieri abbiamo avuto a pranzo Crilin e ha giocato con Gohan per tutto il pomeriggio»

La turchina fu presa in contropiede: non si aspettava di vederla sorridere, e a dirla tutta non sperava in un'accoglienza calorosa poiché aveva il sospetto che la sua antipatia per Chichi fosse ricambiata.

«Gohan è in casa?» chiese, tanto per iniziare una conversazione.

«No, è andato a raccogliere la legna per l'inverno. Oh, quello è un regalo per lui? Glielo lascerò sulla scrivania, intanto beviamoci un tè!»

L'ospite entrò in soggiorno e si accomodò su una sedia, mentre Chichi andava avanti e indietro tra soggiorno e cucina simile a un'ape laboriosa, facendo volteggiare le ampie maniche del suo vestito arancione mentre tirava fuori biscotti e tazzine, o metteva a bollire l'acqua in una teiera.

Nel contempo chiacchierava del più e del meno con voce allegra, tanto che alla fine Bulma non poté trattenersi dall'osservare:

«Ti trovo bene Chichi, non me lo aspettavo»

La brunetta versò il tè bollente in due tazze finemente decorate, sicuramente parte del suo corredo da sposa, poi si sedette e poggiò una mano sulla cinta verde dell'abito, esitante.

«A dire il vero fino a tre giorni fa ero distrutta: non facevo che piangere, non toccavo cibo...Mio padre e Gohan erano molto preoccupati.

Poi una mattina sono svenuta e mio figlio mi ha portato in volo all'ospedale giù in paese, dove mi hanno fatto delle analisi di routine e hanno scoperto che...» - un timido sorriso, simile al sole di marzo che ancora fatica a sciogliere le nevi dell'inverno, si disegnò sul suo volto - «...sono incinta»

«CHE COSA?! DICI SUL SERIO?» urlò Bulma incredula.

«Sì, è già di due mesi» fece Chichi mentre il sorriso si disegnava più sicuro sulle sue gote «non me ne ero accorta perché credevo che fosse l'ansia a farmi saltare il ciclo: sai, con tutte queste preoccupazioni... Prima l'attesa dei cyborg, poi la malattia di Goku, poi Cell....»

«Come l'ha presa Gohan?»

«E' al settimo cielo! Ha sempre desiderato un fratellino, ma dopo la prima gravidanza, chissà perché, non sono più riuscita a rimanere incinta. Ormai avevo smesso di sperarci, ecco perché quando sono cessate le mestruazioni ho pensato piuttosto allo stress che a un bambino»

«Ma certo, è la biologia dei saiyan!» dedusse Bulma battendo il palmo della mano sul tavolino; di fronte allo sguardo perplesso di Chichi, proseguì con aria saputella:

«Vegeta mi ha spiegato che i saiyan sono molto meno fertili dei terrestri, è tutto finalizzato alle esigenze della guerra: se le loro donne rimanessero incinte più spesso, dovrebbero astenersi dai combattimenti per più tempo»

«Aaaah, ma pensa!»

«Nemmeno io voglio che Trunks rimanga figlio unico, ma dovrò aspettare parecchi anni prima di poter avere un altro bambino. Bah, a parte che per come stanno adesso le cose tra me e Vegeta, sarebbe già tanto tornare a parlarci»

«Perché, come stanno le cose?» chiese la mora.

«Ecco...» cominciò Bulma esitante; quella che aveva di fronte non era certamente una sua intima amica, però aveva talmente bisogno di sfogarsi che avrebbe attaccato bottone perfino con il gigantesco Stregone del Toro.

«Innanzitutto devi sapere che, fino a poco tempo fa, Vegeta era...come dire...non era esattamente un bravo ragazzo, era piuttosto....»

«...un bastardo senza cuore» concluse impietosamente Chichi, la quale ricordava bene come fossero ridotti suo marito e suo figlio dopo il primo scontro con il principe dei saiyan.

«...Ehm, più o meno» ammise la turchina «comunque scusa se te lo ricordo ma anche il tuo Goku, se fosse rimasto sul pianeta dei saiyan, sarebbe diventato una persona molto diversa»

«Touché! Continua»

«Beh, mi chiederai come ho fatto a innamorarmi di un tipo simile; non lo so bene nemmeno io, però Vegeta aveva i suoi lati positivi: era così fiero delle sue origini, così determinato negli allenamenti, intelligente, indomabile...

Sembrava fatto di un'altra pasta rispetto agli uomini con cui uscivo: quelli cercavano solo una pollastra da portare a letto, per sedurli bastava mostrare un po' di tette, ma con Vegeta....Ah no, lui voleva qualcosa di più in una donna, non sai quanta fatica ho dovuto fare per attirare la sua attenzione, per dimostrargli di essere in gamba.

E quando alla fine l'ho conquistato, quando mi ha stretto per la prima volta tra le braccia, sapevo con certezza di non piacergli soltanto per il fisico ma anche per la mia personalità!»

Chichi ascoltava con attenzione, portandosi ogni tanto la tazza alle labbra e scrutandola con i suoi vividi occhi neri.

Bulma proseguì:

«Pensa che sono stata la sua prima ragazza! Siamo stati insieme per circa un anno, poi abbiamo litigato di brutto e ci siamo praticamente lasciati, però ci metto la mano sul fuoco che nemmeno allora ha cercato “compagnia”.

Lo conosco, non è uno sciupafemmine come Yamcha, e tra noi si era creata una sintonia particolare: non so come spiegartelo ma quando eravamo insieme sentivo di essere io la sua donna, io e nessun'altra.

L'unico problema è che non conosceva l'amore come lo conosciamo noi: quando provavo a parlargliene mi diceva che erano tutte sciocchezze»

«Hai detto niente! Non mi pare un problema da poco» osservò la padrona di casa.

«Però lo sapevo che prima o poi sarebbe cambiato, uno come lui non poteva restare malvagio per sempre!» perorò appassionatamente Bulma.

«Beh, avresti potuto aspettare di constatare con i tuoi occhi un cambiamento, prima di mettertici insieme»

«Lo so, lo so, anche la mia migliore amica mi dice lo stesso, ma Vegeta mi piaceva da morire e non ho saputo resistere» confessò arrossendo vistosamente.

«Tanto per sapere...» inquisì Chichi servendosi una seconda tazza di tè «cosa pensavi di fare nel caso lui fosse rimasto malvagio?»

«Ehm...Di preciso non lo so...Diciamo che evitavo di pensarci»

Gli occhi della scienziata vagavano per la stanza come insetti impazziti, incapaci di soffermarsi su qualsiasi oggetto e meno che mai sul viso della sua interlocutrice: benché fosse la più anziana delle due, si sentiva come un'adolescente giustamente rimproverata dalla madre.

Infatti il rimprovero non tardò ad arrivare:

«Ti sei comportata da perfetta incosciente, Bulma: se Vegeta non si fosse convertito al Bene, tu e Trunks avreste avuto una vita molto più difficile»

Subito dopo però le sue orecchie furono colpite dal suono inaspettato di una lieve risata.

«Cos'hai da ridere, adesso?» domandò stupita.

«Ah ah ah....Nulla» fece Chichi scuotendo la testa e facendo ondeggiare le ciocche corvine che le incorniciavano il volto «pensavo che dopotutto io non sono stata molto più saggia di te: mi sono sposata giovanissima con un ragazzo praticamente sconosciuto! E lui non sapeva nemmeno cosa volesse dire la parola “matrimonio”!»

«Accidenti, è vero!» esclamò Bulma battendo di nuovo la mano sul tavolo «ormai siamo abituati a vederti come un'impeccabile madre di famiglia, ma quando chiedesti a Goku di sposarti pensammo tutti che eri una pazza scatenata!»

«Grazie al Cielo è andata bene a tutte e due, nonostante tutto; comunque abbiamo in comune più cose di quanto pensassimo»

«Già, dovremmo vederci più spesso! E far giocare insieme i nostri bambini»

«Sicuro! Ma qual'è il problema con Vegeta di cui volevi parlarmi all'inizio?»

L'azzurra descrisse brevemente la situazione creatasi alla Capsule Corporation, corredando il resoconto con colorite espressioni di disappunto, per concludere infine così:

«Qualche volta ho sbirciato dal buco della serratura e l'ho visto seduto sul letto oppure alla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto; non capisco a cosa pensi tutto il giorno, comunque mi sono rotta le scatole di questa situazione!»

«Ma come fai a non capire?» domandò la brunetta «io non ho incontrato Vegeta di persona, però Goku me ne ha parlato molto e mi ha spiegato che non si sarebbe dato pace finché non lo avesse sconfitto; probabilmente la morte di mio marito lo fa sentire come se la propria vita non avesse più senso»

«Non è giusto!» esclamò Bulma alzandosi in piedi «per due anni ho avuto pazienza con Vegeta, ho tollerato i suoi modi bruschi, mi sono corazzata contro il suo menefreghismo....E quando finalmente dà un segno di cambiamento, quando cominciavo a pensare che potessimo formare una famiglia normale, lui che cosa fa? CHE COSA FA!? MI VA IN DEPRESSIONE?! MA IO LO AMMAZZO!!!»

Bulma agitava i pugni per aria in preda alla frustrazione, e Chichi dovette faticare non poco per calmarla e riportarla a sedere composta.

«Tranquilla, tranquilla» la rassicurò «vedrai che questa apatia non durerà a lungo, perché i saiyan non sanno stare senza combattere. Fidati, nessuno può saperlo meglio di me!»

«Forse hai ragione, per loro combattere è come respirare» considerò la più grande «Vegeta dovrà uscire da quella stanza se non vuole impazzire»

«Inoltre arriverà alla medesima conclusione cui sono giunta io»

«Quale conclusione?»

«Che Goku tornerà» asserì Chichi con decisione «me lo sento nel cuore, un giorno lo rivedrò. Ha deciso di restare nell'aldilà per tenerci tutti al sicuro, ma il suo sacrificio non è necessario, tanto i nemici arrivano lo stesso a prescindere dalla sua presenza! Prima o poi lo capirà e tornerà»

«Finalmente vedo le cose meno nere, grazie mille amica!» esclamò Bulma spontaneamente.

«Lascia che ti dia un ultimo consiglio: Gohan mi ha raccontato quello che è successo durante il torneo e quindi so per certo che Vegeta è molto cambiato.

Quando uscirà da quella stanza, probabilmente si comporterà in modo più umano rispetto a prima, ma tu non devi assolutamente farglielo notare! Qualunque cosa lui faccia, tu fingi che sia tutto normale»

«Perché?» chiese la scienziata perplessa.

«Perché i nemici convertiti da poco sono sempre instabili, non sono del tutto sicuri della scelta che hanno fatto, anzi sotto sotto se ne vergognano un po': hanno paura di essersi rammolliti.

So di cosa parlo, negli ultimi tre anni Junior ha vissuto qui per allenarsi con Goku e Gohan; ogni tanto capitava che facesse qualcosa di gentile per me: che so, magari tagliava la legna, o mandava via un orso che si avvicinava troppo alla casa....Ma se provavo a ringraziarlo, invece di farlo contento lo infastidivo»

«Ah...» fece Bulma pensierosa.

«Quindi mi raccomando: non far notare a Vegeta il suo miglioramento, potrebbe spaventarsi e decidere di fare un passo indietro!»

«Seguirò il tuo consiglio, grazie di nuovo»

E le due si trovarono ad abbracciarsi come mai avrebbero pensato di fare soltanto pochi giorni prima.

 

La previsione di Chichi si avverò.

Nei giorni seguenti Vegeta cominciò ad uscire dalla propria stanza e ad aggirarsi per la Capsule Corporation, guardandosi intorno come se vedesse tutto per la prima volta; pareva quasi un paziente appena svegliatosi da un lungo coma.

Analogamente alla giovane moglie dell'eroe, anche il principe dei saiyan stava facendo ritorno alla vita.

 

1Per chi non lo sapesse, gli OAV sono episodi inediti di DB, più lunghi di una puntata normale, che si inseriscono nella trama principale della storia senza alterarla (sostanzialmente servono a vendere più DVD)   

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Capitolo 30
*** Bulloni e cappotti ***


Nota dell'autrice: per quelli tra voi che hanno seguito le notizie sul concorso che stavo facendo....sono passata! E a questo punto vi svelo che è un concorso di abilitazione all'insegnamento. Non è detto che troverò subito lavoro, ma attenti: dal prossimo anno scolastico potrebbe esserci una cattivissima prof in più nelle scuole! ;)

Buona lettura!

 

 

Una graziosa bambina sui dieci anni si aggirava in una polverosa soffitta, curiosando tra gli scatoloni e gli strani macchinari che ingombravano la stanza; seduta per terra a distanza di qualche metro, sua madre esaminava una cartella gialla piena di documenti, borbottando tra sé e sé a proposito di un vecchio progetto da recuperare in chiave moderna.

Ad un certo punto lo sguardo della bimba cadde su uno scatolone rivestito in carta fiorata recante la scritta “i miei ricordi”.

Senza chiedere il permesso, sollevò il coperchio e iniziò a tirar fuori uno dopo l'altro gli oggetti ivi contenuti, poggiandoli sul pavimento: una bambola di pezza, un braccialetto, la copia di una nota rivista sulla cui copertina appariva la mamma in abito da sera, un bullone....Un bullone?!

Lo stupore iniziale fu moderato dalla considerazione che dopotutto sua madre era un ingegnere meccanico oltre che una scienziata, quindi quel bullone poteva appartenere ad un'importante invenzione; tuttavia subito dopo estrasse qualcosa che la sbalordì completamente, in quanto si trattava di un logoro cappotto nero la cui taglia suggeriva come proprietario un individuo rotondetto ed estremamente basso: non poteva appartenere a sua madre, piuttosto a suo nonno.

«Mamma, perché hai messo queste cose nello scatolone dei ricordi?» domandò sollevando perplessa l'indumento ed il bullone.

«Oh, quelli....Sono due cari ricordi legati a tuo padre»

«COSA?» si scandalizzò la piccola «lo so che papà non è un marito molto romantico, però non dirmi che al vostro primo appuntamento ti ha regalato un bullone?! Oppure un orribile cappotto fuori moda? Sbagliando completamente la taglia, per giunta!!!»

«Ah ah ah ah» scoppiò a ridere la donna «no, tesoro. Sai, tra me e tuo padre le cose sono andate un po' diversamente da come vanno di solito, ad esempio non abbiamo avuto un vero e proprio appuntamento.

Ti spiegherò meglio quando sarai più grande»

 

 

Erano passati undici giorni da quando – per dirla con Bulma – l'orso era uscito dalla tana.

Vegeta si aggirava per la Capsule Corporation percorrendone a passo lento gli interminabili corridoi, sostando di frequente in corrispondenza di una finestra ad osservare l'orizzonte, oppure si sedeva sull'erba nel giardino interno.

Benché mantenesse la solita espressione impenetrabile, il principe si sentiva estremamente confuso: Kakaroth era morto, e nell'intero universo – almeno a quanto ne sapeva – non era rimasto alcun avversario in grado di tenergli testa.

Beh, nessuno a parte quel moccioso di Gohan, che addirittura lo superava in potenza quando si infuriava.

Ma quale gusto avrebbe potuto provare nello sfidare un tranquillo bambino che al combattimento preferiva i libri?!

Kakaroth, per quanto pieno di buoni sentimenti, adorava combattere: quando si erano sfidati aveva visto riflessa negli occhi del rivale la propria voglia di primeggiare, la stessa carica di adrenalina.

Il figlio invece era in tutto e per tutto un terrestre; senza contare che, dal Cell Game in poi, l'idea di fare del male a Gohan non gli andava assolutamente a genio.

Così si era ridotto ad aleggiare per villa Brief, simile ad un fantasma, sospeso tra una vecchia vita finita per sempre ed una nuova esistenza di cui ancora ignorava le modalità.

Molte cose dentro di lui stavano cambiando, senza che egli ne fosse pienamente consapevole.

Tanto per cominciare, teneva costantemente sotto controllo l'aura del proprio figlio: anche quando non stava minimamente pensando al bambino, se qualcuno gli avesse chiesto a bruciapelo “dov'è Trunks?” Vegeta avrebbe risposto con la rapidità di un riflesso condizionato.

Inoltre i suoi vagabondaggi lo portavano spesso là dove avvertiva quell'aura infantile; tre volte al giorno finiva per ritrovarsi davanti alla cameretta piena di peluches, oppure in cucina mentre il piccolo si sbafava venti omogeneizzati, o ancora infilava un viottolo a caso nel giardino e sbucava di fronte all'aiuola dove Bulma faceva gattonare Trunks.

In quelle occasioni provava l'irresistibile impulso di fermarsi ad osservarli, prendendo la precauzione di nascondersi dietro un albero; esaminava con attenzione i lineamenti del figlio e riusciva a scorgervi, ancora in abbozzo, quelli di Future Trunks.

Soppesava l'aura relativamente debole di baby Trunks e calcolava quanto gli ci sarebbe voluto per diventare forte come il suo alter ego, finché nella testa si faceva strada un pensiero ricorrente:

«L'altro moccioso non ha avuto la possibilità di imparare da un vero saiyan come si combatte....Quanto potrebbe diventare forte questo Trunks, se fossi io in persona a prepararlo?»

Quella domanda faceva rinascere dentro di lui la voglia di allenarsi; ancora debole, certo, ma come il ruggito lontano di una temibile fiera che si fa più vicina ogni istante che passa.

Poi lo sguardo del giovane principe si spostava dal neonato alla madre, accovacciata lì accanto per prevenire possibili cadute o almeno essere pronta a consolare.

Le mani di Bulma circondavano delicatamente il figlio, le sue labbra gli rivolgevano parole dolci intervallandole con baci schioccanti, e sorridevano quando lo vedeva afferrare i fili d'erba mossi dal vento con una prontezza di riflessi degna di un gattino.

Nessuna madre saiyan si sarebbe comportata così affettuosamente nei confronti del proprio bebé; al contrario esse accettavano di spedirli verso pianeti lontani quando il livello di forza dei neonati era molto basso.

Vegeta sapeva bene tutto questo, eppure contemplava quasi incantato la tenerezza di Bulma, senza più pensare che fosse una stupida debolezza umana.

Ricordava confusamente che quegli occhi dal colore insolito un tempo avevano fissato anche lui con lo stesso ardore, lanciandogli un messaggio che allora non aveva saputo cogliere e che tuttora faticava a decifrare.

Oramai stare in “compagnia” di quei due, sia pure guardandoli di nascosto, era diventato quasi un bisogno; certamente questa sua nuova abitudine era dovuta anche alla mancanza degli allenamenti, che avevano sempre dato il senso e scandito il ritmo delle sue giornate, però la questione non si esauriva lì.

Qualche giorno più tardi egli avrebbe ripreso ad allenarsi, ma ciononostante la giornata non gli sarebbe apparsa completa senza aver visto almeno una volta la donna terrestre e il mezzosangue.

Mezzosangue che lui ormai non considerava più come il misero surrogato di un vero erede, poiché conoscendo Future Trunks aveva scoperto che un figlio avuto da un'umana poteva diventare il degno continuatore della sua casata.

Quanto a Bulma.....I pensieri del saiyan si rivolgevano a lei più spesso di quanto avrebbe voluto.

Benché non fosse una campionessa di arti marziali, Bulma era pur sempre la madre del suo erede e Vegeta sapeva quanto coraggio e quanta tenacia si nascondessero dietro il suo bel faccino.

Essendo nata in una famiglia ricca, ella avrebbe potuto farsi mantenere dai genitori e trascorrere le proprie giornate nell'ozio più completo, invece si era presa due lauree - oltre alle patenti per guidare dieci tipi di veicolo - e si dava da fare nell'azienda paterna; fin da ragazzina il suo amore per l'avventura, assieme al desiderio di realizzare i propri sogni, l'avevano spinta a lasciare il nido protetto e a girare il mondo rischiando la pelle in prima persona.

Commisurato alle scarsissime forze fisiche, il coraggio dell'ereditiera Brief era notevole.

Queste riflessioni occupavano la mente del saiyan durante i suoi “appostamenti” in giardino, e se già in passato aveva segretamente onorato Bulma della sua stima, adesso si aggiungevano sentimenti del tutto nuovi.

Sentimenti come la gratitudine: ne fu colpito all'improvviso, a tradimento, una mattina soleggiata in cui osservava dall'alto di un ramo di pino il piccolo Trunks intento a tirare la coda di un cucciolo di triceratopo.

La bestiola cercava invano di sfuggirgli, suscitando le risa del forzuto bimbetto che teneva ben salde le dita paffute attorno alla coda squamata; Vegeta sorrideva compiaciuto, immaginando che di lì a qualche anno Trunks avrebbe potuto già allenarsi con lui nella gravity room.....

Finché, con la repentina chiarezza di un lampo, non lo colpì il pensiero che niente di tutto ciò era scontato.

Se Bulma non avesse deciso di tenere il bambino, a costo di crescerlo da sola, adesso Trunks non sarebbe stato lì, davanti ai suoi occhi; il suo orgoglio, il suo erede, la sua nuova ragione di vita....Lo avrebbe perso irrimediabilmente.

La realizzazione di quanto doveva alla donna fu quasi devastante per uno come lui, abituato a non sentirsi in debito con nessuno.

Dovette allontanare quel pensiero dalla mente e concentrarsi su altro, ma nelle profondità dell'animo qualcosa era cambiato; ogni giorno che passava si trovava a scoprire l'amante di un tempo con occhi nuovi.

 

 

Dato che il condizionatore del laboratorio si era guastato e l'afa era opprimente, Bulma aveva deciso di approfittare del fresco offerto dal giardino e di costruire all'aperto il prototipo del desalinizzatore.

L'aria aperta l'aveva inizialmente messa di buon umore, ma l'atmosfera fu rovinata da un bullone avvitato male che non voleva saperne di staccarsi per farsi reinserire in modo preciso; sbuffando e imprecando sottovoce, l'ingegnera insisteva con la chiave inglese e minacciava terribili castighi contro il bullone se non fosse venuto via in mezzo minuto.

L'oggetto dovette sentirla e spaventarsi, perché improvvisamente schizzò in alto e andò a incastrarsi tra i rami di un albero poco distante.

«MA ALLORA VUOI LA GUERRA!» urlò lei raggiungendo l'albero e tentando di smuovere il tronco per farlo cadere giù.

I suoi sforzi purtroppo furono vani, cosicché dieci minuti più tardi Vegeta la trovò intenta a prendere a calci l'albero, sbraitando in un linguaggio degno di uno scaricatore di porto.

La giovane nemmeno si accorse della sua presenza, finché non udì alla propria sinistra un rumore metallico: chinò la testa verso il terreno e....Eccolo lì il piccolo bastardo, ancora tintinnante per la caduta!

«Ma cosa...Chi...»

Si girò di scatto e fece in tempo a scorgere la schiena del saiyan, il quale continuava la propria passeggiata con passo inalterato, tanto da farle dubitare che fosse stato lui a restituirle il bullone.

«Non può essere....»

Se fosse stato chiunque altro ad aiutarla, si sarebbe trattato di un quotidiano gesto di gentilezza, nulla di eccezionale; ma il principe Vegeta non faceva mai gesti di gentilezza, nel modo più assoluto.

Tra l'altro lei non stava lavorando alla gravity room o a qualche progetto che potesse interessare il guerriero, dunque egli non traeva alcun vantaggio dal soccorrerla.

«Ha semplicemente....Voluto aiutarmi?!» mormorò ancora incredula.

Era tutto talmente strano.....

Da un lato sapeva che dopo il Cell Game il suo amato era cambiato, però non era psicologicamente pronta a vederlo comportarsi in quel modo; dopo due anni passati a convincersi che non doveva farsi illusioni, era come se il suo cuore fosse circondato da una corazza protettiva che le impediva di credere a un gesto d'affetto proveniente da Vegeta, persino quando lo vedeva con i propri occhi.

La giovane raccolse da terra il bullone, muovendosi lentamente come una persona in stato di trance, ed invece di avvitarlo nuovamente al desalinizzatore se lo mise in tasca.

 

 

«Dove stai andando vestita così leggera?»

Bulma Brief sussultò al suono di quella voce maschile e si girò sorpresa verso il soggiorno; Vegeta sedeva sul divano e fissava lo schermo della tv con occhi vacui, senza realmente prestare attenzione al programma trasmesso su canale 36.

«Ehm...Vado a trovare un'amica. In effetti è tardi per uscire senza giacca, ma non volevo coprire il mio nuovo vestito» spiegò la ragazza sentendosi un po' ridicola.

Il fatto che lui per primo avesse intavolato una conversazione l'aveva colta alla sprovvista: anche se il guerriero aveva ripreso ad aggirarsi per la casa, fino a quel momento non aveva comunicato granché con gli altri abitanti.

«Se esci così, ti ammalerai di sicuro» riprese Vegeta senza guardarla in faccia «voi umani siete talmente deboli....Metti questo»

Afferrò un vecchio cappotto del dottor Brief che giaceva sul divano e glielo lanciò addosso con scarsa grazia (ma con mira impeccabile); Bulma lo prese al volo e rimase inebetita, incapace di muovere un muscolo o di articolare un suono qualsiasi.

«Beh? Non hai detto che devi uscire?»

«....Ah, sì....Vado....»

Muovendosi ancora una volta come se fosse in trance, tenendo stretto in una mano quel cappotto troppo corto – nonché orribilmente fuori moda - , ella si diresse verso il portone che si aprì automaticamente per lasciarla passare.

Il vento della sera la avvolse in un gelido abbraccio, ma la sua pelle pareva aver perso ogni sensibilità al freddo: poggiò la schiena contro la parete della Capsule Corporation e restò in silenzio per due lunghi minuti.

Poi, molto lentamente, si lasciò scivolare lungo il muro fino a ritrovarsi seduta per terra, sull'erba umida di rugiada, con quell'inutile indumento paterno poggiato sugli avambracci nudi.

«Fatemi capire....» mormorò con voce appena udibile «lo stesso uomo che un mese fa mi ha lasciato esplodere, adesso si preoccupa che io possa prendermi uno stupido raffreddore?!»

No, non era matematicamente possibile....Eppure....Se stringeva le dita poteva sentire la stoffa ruvida del cappotto, le sue narici ne aspiravano l'odore di fumo che i sigari del dottor Brief vi avevano lasciato....

Il cappotto era reale, così come era reale la preoccupazione di Vegeta nei suoi confronti.

«Oh Dio, sta succedendo....Sta succedendo sul serio....» gemette premendoselo sul petto.

Finalmente la corazza attorno al suo cuore iniziò a frantumarsi, finalmente iniziò a concepire l'idea che Vegeta potesse volerle bene, e silenziose lacrime di gioia rigarono le guance della donna amata dal principe dei saiyan.


 

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Capitolo 31
*** Una moglie umana ***


Nota dell’autrice: grazie a PZZ20, Bluesun, Soly Dea, Iaiettina, Bulmina. Non mi stancherò mai di ripetere quanto le vostre recensioni mi danno la carica per portare avanti la storia (ricatto nascosto: se volete sapere come finisce, continuate a recensire!   XD)
 
 
«Tesoro, posso chiederti un favore?»
Il dottor Brief, con l’immancabile gatto sulla spalla e una sigaretta semispenta in bocca, si rivolse alla figlia intenta a dipingersi le unghie di viola.
«A dire il vero sono piuttosto occupata, comunque dimmi» rispose lei.
«Ecco, potresti chiedere a Vegeta che fine ha fatto la navicella spaziale con cui è partito? Sai, all’interno c’era la stanza gravitazionale, che considero una delle mie invenzioni più riuscite: mi piacerebbe riaverla indietro, potrei studiare nuove applicazioni per quel gioiellino»
«Perché non glielo chiedi tu direttamente?» sbuffò Bulma annoiata, osservando il riflesso dello smalto sulle unghie.
«Andiamo piccola, lo sai che mi mette a disagio parlare con quel tipo» spiegò lo scienziato accarezzando nervosamente il gattino «tu ci garantisci che è diventato quasi un bravo ragazzo, ma la sua espressione non è confortante»
«Tranquillo papà, se ben ricordi Vegeta non ti ha mai fatto del male, nemmeno all’inizio della sua permanenza alla Capsule Corporation; gli facevi troppo comodo per via della tua mente geniale, e poi c’era Goku a vegliare su di noi»
«Ecco, appunto: Goku non c’è più e pertanto…»
«Ma Vegeta è cambiato» lo interruppe Bulma con tono sicuro «ti ho raccontato che al Cell Game ha attaccato il mostro per vendicare Trunks, no? E lo hai visto anche tu quando ha alzato due dita per salutare quell’angelo di ragazzo prima che ripartisse con la macchina del tempo!
Ah, ti ho detto che l’altro ieri mi ha dato il tuo cappotto per non farmi prendere freddo?»
«Me lo hai raccontato almeno venti volte» rispose l’uomo «però non mi sento del tutto tranquillo»
Bulma soffiò un’ultima volta sull’estremità delle mani e poi si alzò pigramente dalla poltrona, rivolgendo a suo padre uno sguardo gentile ma deciso:
«Spiacente papà, ci tengo che inizi a prendere più confidenza con Vegeta: le cose tra noi vanno meglio e spero che presto sarà ufficialmente tuo genero, quindi non puoi evitare di rivolgergli la parola»
Il proprietario della Capsule Corporation sospirò sconsolato, ben conoscendo la testardaggine della sua principessina e sapendo che quando aveva quell’espressione era irremovibile.
Inoltre per una volta Bulma non stava facendo i capricci né commettendo qualche sciocchezza, semmai si era comportata da folle fino a poco tempo prima: insomma, aveva offerto ospitalità a quel giovane alieno benché fosse loro nemico, se ne era innamorata e ci aveva persino fatto un figlio, rischiando di finire sedotta e abbandonata come la protagonista di un film di serie B.
Invece, inaspettatamente, Vegeta era tornato a villa Brief e stava lentamente cambiando atteggiamento; non era una pretesa esagerata da parte di Bulma chiedergli di socializzare almeno un po’.
«Va bene, gli domanderò dove si trova la navetta» si arrese «ma tieni pronte le sfere del drago, così se il “bel tenebroso” - come lo chiama tua madre – si infastidisce perché ho osato disturbarlo e mi fa saltare in aria, potrai riportarmi in vita»
La figlia scoppiò a ridere e scosse la testa:
«Papà, non fare il melodrammatico! Anzi, fammi sapere cosa ti risponde perché ho una mezza idea che mi frulla in mente!»
«Di bene in meglio…» sospirò il dottor Brief.
 
 
Vegeta stava camminando lungo il corridoio, assorto nei propri pensieri, quando arrivò all’altezza della porta del laboratorio e la trovò aperta; il vecchio Brief e sua figlia stavano discutendo animatamente riguardo qualche invenzione, indicando dei progetti posati sul tavolo di fronte a loro.
Aguzzando la vista il principe credette di riconoscere il disegno presente su uno dei fogli: si trattava dell’interno della sua vecchia gravity room!
Sorpreso, entrò precipitosamente nella stanza mentre lo scienziato stava dicendo:
«Insomma piccola, lo so che sei competente ma ti ripeto che non mi sentirei tranquillo ad abitare in questa casa  se uno degli ambienti fosse sottoposto a una simile press…»
«Cosa state facendo?»
Il tono inquisitorio del saiyan spaventò a morte il dottor Brief, che trasalì e fece cadere il gatto da sopra la propria spalla.
«Ehm…Ciao figliol…cioè…Vegeta. Qual buon vento?»
Bulma decise che non era il caso di imporre ulteriormente a suo padre la presenza di Vegeta: in fondo era stato già abbastanza coraggioso il giorno precedente, quando gli aveva domandato della navicella.
«Lascaci soli papà, ci penso io a spiegargli tutto» sorrise.
Del resto la brillante scienziata non era sorpresa dall’intrusione, anzi aveva lasciato appositamente la porta aperta nella speranza che prima o poi il guerriero si accorgesse di quello che stavano combinando.
Il dottor Brief aveva appurato che l’astronave di Vegeta aveva subito seri danni durante un allenamento su un lontano asteroide, e che aveva finito di rompersi in seguito ad un difficile atterraggio in un deserto del sud.
Ripensando alla previsione di Chichi – cioè che ben presto Vegeta avrebbe voluto riprendere ad allenarsi – Bulma aveva deciso di costruire una gravity room ancora più potente, e ne aveva parlato con la sua nuova consigliera in fatto di saiyan; Chichi aveva approvato l’idea e vi aveva aggiunto un tocco di genio:
«Perché stavolta non la costruisci dentro casa tua?» aveva proposto «insomma, montarla sopra un’astronave sembra quasi un invito a partire per lo spazio, e ti assicuro che i saiyan non hanno bisogno di incoraggiamenti in tal senso! Se invece la metti dentro casa Vegeta sarà ancora più invogliato a restare, perché non potrebbe allenarsi così bene da nessun’altra parte!»
«Sei grande, ragazza!» aveva esclamato Bulma.
Così adesso si trovava nel laboratorio pronta a fronteggiare il principe, sapendo di fargli  un’offerta che non poteva rifiutare.
«Allora, cosa state macchinando?» ripeté lui diffidente.
Il suo sguardo indugiò sulla figura della scienziata, valorizzata da un grazioso vestito lilla dato che quel giorno non stava lavorando di cacciavite ma solo di cervello; da quando, alcuni giorni prima, il saiyan era uscito dalla propria camera e aveva ripreso interesse per la vita, aveva dovuto fare i conti con un rinnovato interesse anche nei confronti della donna.
«Oh, nulla di particolare…» fece lei «stiamo progettando una gravity room in grado di raggiungere una pressione atmosferica 800 volte superiore a quella terrestre»
Negli occhi d’ebano di Vegeta brillò un lampo di aspettativa, ma non si scompose.
«Per quale motivo dovreste costruire una cosa del genere?» domandò.
«Per i tuoi allenamenti, no?» rispose Bulma con il tono di chi dice una cosa ovvia.
«Ho deciso di non combattere più» la informò l’uomo.
«Oh, certo, e domani il sole sorgerà ad ovest! Andiamo Vegeta, chi vuoi prendere in giro? Sei un saiyan, come ti è venuto in mente di smettere di combattere?»
Quel tono ironico lo mandò in bestia, anche perché in fondo sapeva che lei stava dicendo la verità; ma non si sarebbe lasciato smentire così facilmente.
«Senti un po’, donna» ringhiò, avvicinandosi con aria minacciosa «sono io che decido se allenarmi o meno, chiaro?! Una terrestre non può pretendere di capire le motivazioni di un nobile guerriero della mia stirpe!»
Senza mostrarsi intimorita, ella rimase ferma sul posto e parlò di nuovo, stavolta con tono serio:
«Allora spiegamelo: perché non vuoi più combattere?»
Il principe esitò per alcuni secondi, ma questa era una di quelle volte in cui persino lui aveva bisogno di parlare: come quando aveva chiesto a Goku di uccidere Freezer e gli aveva fatto capire la sua sofferenza e la sua  umiliazione, o quando aveva descritto a Bulma – e in seguito ai guerrieri Z – la sua trionfale trasformazione in super saiyan.
«Come posso combattere ancora?!» esclamò in preda alla frustrazione «durante il Cell Game sono stato completamente inutile, persino un bambino ha saputo fare meglio di me! E poi ormai Kakaroth è morto, che senso ha riprendere ad allenarmi se non posso più lavare il disonore che quel verme mi ha inflitto?!»
Soprassedendo sul fatto che il suo uomo aveva appena definito “verme” il suo migliore amico (del resto se voleva stare con Vegeta doveva farci l’abitudine), Bulma ribatté con tono deciso:
«Non è vero che sei stato inutile! Gohan mi ha raccontato che durante lo scontro finale, quando lui stava scagliando un’onda energetica e Cell rispondeva con la propria, tu sei intervenuto»
Il giovane scosse leggermente la testa:
«Bah, mi sono posizionato in alto e ho colpito Cell con un raggio di energia, ma lui l’ha a malapena avvertito»
«Però in questo modo lo hai distratto, permettendo a Gohan di aumentare di colpo la sua onda e di sorprendere Cell: è anche merito tuo se lo abbiamo sconfitto»
Vegeta tacque, distogliendo lo sguardo; sapeva che quelle parole erano vere, ma gli bruciava comunque aver giocato un ruolo di secondo piano rispetto ad un moccioso.
«Per quanto riguarda Goku» riprese Bulma «Chichi è convinta che prima o poi tornerà, dopotutto ci sono le sfere di Namecc, non dirmi che non ci avevi pensato!»
«Ci avevo pensato, ma se anche Kakaroth tornasse, scommetto che preferirebbe battersi con qualcun altro: non sono io il più forte su questo pianeta»
L’amarezza contenuta nella voce del guerriero per una volta trasparì anche dallo sguardo e dall’espressione dei suoi lineamenti nobili e severi.
La giovane donna si sentì in pena per lui, e osò chiedergli in un soffio:
«Dici così perché adesso è Gohan il più forte?»
Non ottenne risposta, ma sapeva di aver colto nel segno.
«E credi che per Goku sia la stessa cosa?!» esclamò appassionatamente «non capisci di essere l’unico che può davvero tenere il suo passo?!
Gohan scatena un’enorme potenza quando si infuria, ma così facendo perde il controllo e non sa usarla come farebbe un guerriero di professione; inoltre adesso che siamo in pace smetterà di allenarsi e nel giro di qualche anno potrai superarlo, se vorrai.
Comunque l’aspetto più rilevante è un’altro: a Gohan non interessa combattere»
«Lo so bene, e con questo?»
«Dovresti capire dove voglio arrivare» disse Bulma, osservandolo con aria di sfida «non è la stessa cosa affrontare un nemico che combatte di malavoglia, oppure affrontare qualcuno che possiede la tua stessa passione per la lotta, uno che vuole superarti tanto quanto tu vuoi superare lui.
Se Goku decidesse di tornare, il suo primo combattimento non sarebbe un allenamento con Gohan o con Junior, e nemmeno con qualche nuovo guerriero, per quanto forte; sono sicura che avrebbe più gusto a sfidare te. A condizione che tu nel frattempo ti sia allenato, si intende»
Vegeta si sentì intrigato e quasi catturato da quel sottile ragionamento, come una mosca nella tela del ragno, mentre osservava ipnotizzato la luce di sfida negli splendidi occhi azzurri della ragazza.
Come faceva una terrestre a conoscere così bene il sovrano di un popolo estinto, come faceva a sapere sempre quali tasti premere con lui?
Nel frattempo ella lo incalzava con le sue argomentazioni, decisa a giocare tutte le carte.
«Sai perché Goku chiese a Crilin di non ucciderti, dopo il vostro primo scontro?»
«Tsk! Perché è un imbecille dal cuore tenero»
«Risposta sbagliata!» trillò Bulma, compiaciuta al pensiero di avere un segreto da rivelare, e conscia dell’effetto bomba che stava per provocare «Quando Crilin ci disse di averti risparmiato su ordine di Goku, noi amici ci infuriammo e gli chiedemmo spiegazioni: quello sconsiderato rispose che lo aveva fatto perché voleva battersi di nuovo con te»
«…Cosa?!»
«Esatto! Disse che mentre combattevate si era sentito spaventato ma al tempo stesso felice, perché mai in vita sua aveva affrontato un avversario così potente e astuto.
In quell’occasione Goku sperimentò cosa significa avere sangue saiyan nelle vene: lasciarti in vita equivaleva a mettere in pericolo la Terra, ma lui non esitò a farlo pur di combatterti una seconda volta»
Mentre dall’esterno giungevano ovattati i rumori del traffico, il principe ascoltava incredulo la rivelazione: fino a quel giorno era stato convinto che Kakaroth lo avesse lasciato sopravvivere perché gli faceva pena, non certo perché lo stimava come avversario.
Fissò i suoi occhi dal taglio un po’ allungato, scuri come la notte più buia, in quelli chiari della donna, volendo sincerarsi che non si fosse inventata una storiella per compiacerlo.
«Davvero fu questo il motivo?»
«Te lo giuro»
Vegeta ripensò all’espressione sul volto della terza classe quando si erano affrontati per la prima volta e capì che la vera lotta per la supremazia sarebbe sempre stata fra loro due: gli unici saiyan di sangue puro rimasti.
«Capisci, Vegeta? Non importa se in questo preciso momento c’è qualcuno più potente di te: tu sei l’unico vero rivale di Goku, non puoi lasciar cadere la vostra sfida!» perorò Bulma.
Lui sollevò la testa tornando a guardarla, ed i suoi pensieri abbandonarono Kakaroth per concentrarsi esclusivamente sulla donna che aveva davanti; le femmine del suo pianeta saranno state fisicamente più robuste, ma lei era dotata di un’intelligenza e di una forza d’animo che le faceva sparire tutte quante: se non fosse stato per il colore degli occhi e dei capelli, o per le sue curve mozzafiato, chi avrebbe detto che quella non era una regina saiyan?
Di colpo Vegeta si rese conto che la stava fissando senza parlare da un bel pezzo, ed imbarazzato tentò di chiudere la conversazione:
«E va bene donna, costruisci questa stanza gravitazionale, ma vedi di disporre adeguate misure di sicurezza: non dimenticare che c’è anche Trunks in questa casa»
Un sorriso che andava da un orecchio all’altro illuminò il viso di Bulma, sia perché lui aveva deciso di allenarsi sia perché aveva espresso con parole inequivocabili la preoccupazione per Trunks.
Il principe si sentì stranamente a disagio di fronte a quel sorriso, come se le sue pupille fossero state colpite da un raggio di luce troppo forte, e si avviò verso la porta.
«Certo che starò attenta, cosa credi?» lo raggiunse una  voce acuta «intanto sono un genio, e poi ci tengo alla salute di nostro figlio!»
Lui era già uscito dalla stanza ma la ragazza non se la prese più di tanto: in fondo cos’era un po’ di maleducazione rispetto alla gioia di poter finalmente condividere l’affetto per il loro bambino?
 
Nell’ala della villa che avrebbe ospitato la nuova gravity room fervevano i lavori.
Bulma aveva accantonato altri impegni ed altri progetti – nella sua posizione poteva permettersi di gestire il lavoro con molta autonomia – ed aveva chiamato ad assisterla alcuni collaboratori, soprattutto per la parte riguardante le misure di sicurezza.
Il principe dei saiyan passava più volte al giorno da quelle parti, con la scusa ufficiale di controllare il progresso della stanza speciale; faticava a confessare persino a se stesso che in realtà voleva vedere lei.
Per molto tempo la necessità di trasformarsi in super saiyan e le battaglie da combattere avevano praticamente cancellato Bulma dalla sua mente, e la cosa non gli era dispiaciuta perché temeva che quella relazione potesse rammollirlo; adesso però i pensieri su di lei stavano tornando prepotentemente alla ribalta, in modo ancor più subdolo e profondo.
Oramai egli abitava sulla Terra da tempo sufficiente per sapere che non tutti gli abitanti erano gentili ed ospitali, e che altre donne non si sarebbero preoccupate affatto dell’incolumità di un alieno scontroso e indisponente.
Tanti ricordi gli apparivano sotto una luce nuova: l’armadio sempre rifornito di vestiti adatti alla stagione, le ferite pulite e fasciate con cura, le innumerevoli raccomandazioni di non esagerare con gli allenamenti, quei pranzi sul prato….Si rese conto che la donna si era perfino ingegnata per non portargli due giorni di seguito lo stesso menu!
E adesso gli stava costruendo una nuova fantastica gravity room senza nemmeno bisogno che lui glielo avesse chiesto.
L’affetto di Bulma non era qualcosa di scontato “perché i terrestri fanno così”; no, era un sentimento speciale che ella aveva scelto di donare proprio a lui.
«Perché a me?» si trovò a chiedersi «cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?»
A questa domanda ne seguiva un’altra ancora più disturbante:
«Come l’ho ricambiata?»
E la risposta erano le sue assenze senza preavviso che duravano giorni interi, il disinteresse se Bulma aveva un problema da risolvere, il rifiuto di occuparsi del loro bambino…Fino ad arrivare al giorno in cui il cyborg aveva scagliato quell’onda di energia verso la macchina e lui non li aveva salvati.
Un nuovo sentimento fino a quel momento sconosciuto, il rimorso, assalì il principe dei saiyan; egli non ne conosceva il nome, ma se l’avesse saputo non si sarebbe stupito, perché veramente colpiva la coscienza di un uomo così come i morsi di un lupo affondano nella carne.  
Tentò di difendersi dicendosi che per una saiyan il suo comportamento sarebbe stato del tutto normale, anzi, lei lo avrebbe trattato con pari freddezza; ma questa scusa non poteva reggere perché Bulma era un’umana.
Gli umani si curavano dei propri amici e parenti, e forse non era poi uno stile di vita così assurdo...
Bulma aveva assunto il ruolo di sua compagna senza pretendere nulla più di quello che Vegeta avrebbe concesso a una donna saiyan, ma dentro di sé doveva aver sofferto della sua mancanza di umanità.
Chissà quante volte avrebbe voluto chiedergli di restare a dormire accanto a lei, e invece si era trattenuta?
Il giovane alieno sapeva che i coniugi terrestri dormono insieme perché aveva sotto il naso l’esempio dei signori Brief, ma aveva considerato quell’abitudine una sdolcinatezza da respingere.
Chissà se la donna aveva mai pianto di notte, dopo che lui se ne era andato?
Forse avrebbe potuto mostrarsi un pochino più elastico, accettare almeno qualcuna delle usanze del pianeta che lo ospitava…
Una come Bulma se lo meritava, lei che nel suo debole corpo celava la personalità di una regina.
 
Ignara delle riflessioni che il guerriero portava dentro, la scienziata procedeva alacremente alla costruzione della stanza speciale ed approfittava delle sue visite di controllo per scambiarci qualche parola.
Una sera, mentre metteva Trunks nel lettino, lo vide passare davanti alla cameretta e lo chiamò con la scusa di discutere alcune modifiche alla gravity room; in realtà voleva condividere con lui quel momento di intimità, voleva cominciare a sentirsi parte di una vera famiglia.
Stavano decidendo dove posizionare precisamente la porta di ingresso e se rinforzarla in titanio, quando Bulma abbassò lo sguardo sul bimbo e sorrise.
«Ehi, Vegeta, guarda un po’ qui: Trunks combatte perfino nel sonno!»
In effetti Trunks stringeva i pugnetti e tirava calci all’aria, mugugnando qualcosa di incomprensibile e assumendo un’espressione minacciosa: sembrava davvero che stesse combattendo un nemico invisibile.
«E’ proprio un saiyan, eh?» fece la madre.
«Già» confermò Vegeta sentendosi pieno di orgoglio.
La giovane pensò che forse il piccolo faceva brutti sogni perché stava scomodo e decise di prendere il cuscino ergonomico azzurro che aveva comprato quel mattino; fece per andare verso il fasciatoio che si trovava sul lato opposto della camera, ma inciampò nelle stringhe sciolte  delle scarpe da ginnastica e dovette aggrapparsi alle sbarre del lettino per non cadere.
«Ah ah ah ah» scoppiò a ridere Vegeta poco galantemente «non sai nemmeno stare in equilibrio sui tuoi piedi! Guarda che moglie debole e imbranata che mi ritrovo!»
Bulma sussultò e si aggrappò nuovamente alle sbarre del lettino, mentre il sangue le affluiva al viso e il cuore le batteva furiosamente nel petto.
Mai prima di allora, in nessuna occasione, il principe dei saiyan aveva definito “moglie” un’infima terrestre come lei.
«Ho se-sentito bene?» si chiese «ha davvero detto…mi ha davvero chiamata…»
Il giovane padre continuava ad osservare divertito le mosse del bambino, apparentemente inconsapevole della frase che gli era uscita dalle labbra; probabilmente lo aveva detto senza pensarci, e Bulma sapeva che sarebbe stato più prudente lasciar cadere la cosa ed approfondire la questione in un momento successivo.
Chichi le aveva consigliato di andarci piano con il “nuovo Vegeta” e di non fargli notare i suoi cambiamenti, ma lei per due anni era stata fin troppo paziente: adesso che le cose giravano per il verso giusto aveva diritto a godersi la felicità.
«Vegeta ma tu…Noi…Insomma: sono tua moglie?» chiese a bruciapelo.
Egli trasalì e si girò a guardarla con un’espressione confusa, realizzando in quel momento la parola che aveva pronunciato mentre la prendeva in giro.
Stimava quella donna più di tante guerriere conosciute in passato e cominciava a provare per lei sentimenti che non sapeva nemmeno definire, però la parte peggiore del suo orgoglio faticava a riconoscere come moglie un “rifiuto terrestre”.
Ella comprese che il suo amato stava vivendo un conflitto interiore e decise di far pendere la bilancia a proprio favore, battendo il ferro finché era caldo.
«Sai…» iniziò con tono casuale, osservando una scheggiatura dello smalto sul dito mignolo «io credevo che tu mi avessi sposata secondo le usanze del tuo popolo; certo, mancava l’esercito di guerriere saiyan in mezzo alle quali avresti dovuto scegliere, ma non c’era modo di procurarselo visto che si sono estinte.
Il resto però è successo proprio come nella cerimonia che avevi descritto: siamo andati in un luogo isolato e...»
«So benissimo cosa è successo» la interruppe lui imbarazzato «non c’è bisogno di scendere nei dettagli»
«Va bene, va bene…» riprese lei giocherellando con una ciocca di capelli «comunque dicevo: io credevo che noi due fossimo sposati, ma forse ho capito male. Forse tra di noi non c’è alcun legame indissolubile e io sono libera di andarmene con un altro uo..»
«CHE COSA?! ASSOLUTAMENTE NO!» ruggì istintivamente Vegeta.
Sul campo di battaglia era un genio e sapeva prevedere qualsiasi mossa degli avversari, ma era decisamente inesperto di astuzie femminili e cadde nella trappola come un pollo.
La turchina ghignò soddisfatta e tornò alla carica:
«Allora: sono tua moglie?»
Con le braccia incrociate sul petto e la faccia girata di tre quarti nella direzione opposta, egli emise una specie di grugnito e fece cenno di sì con la testa; considerando il soggetto in questione, per Bulma era come se si fosse inginocchiato ai suoi piedi e le avesse regalato un anello, chiedendole di sposarlo.
 
Il cuore le esplose di gioia e senza più controllarsi gli si gettò addosso, circondandogli il collo con le braccia.
«OH TESORO!!!»
«Ehi, che cosa fai? Lasciami!» protestò il saiyan, preso alla sprovvista.
La ragazza capì che era meglio non tirare ulteriormente la corda e si impose di staccarsi da lui, ma non poté trattenersi dal chiedere:
«Però non capisco una cosa: se noi due siamo sposati, perché da quando sei tornato non mi hai sfiorata nemmeno con un dito?»
Vegeta rimase in silenzio, mentre fuori la pioggia iniziava a ticchettare sui vetri ed il piccolo Trunks dormiva finalmente un sonno tranquillo nel lettino di legno.
Che cosa avrebbe dovuto dirle?
Che da quando era tornato si trovava a fare i conti con sentimenti ed emozioni completamente nuovi?
Che adesso, quando incrociava lo sguardo dei suoi occhi azzurri simili a due laghi gemelli, gli sembrava di annegarci dentro?
Che aveva paura di trasformarsi in un terrestre e di perdere la fierezza della sua stirpe?
Che non aveva idea di quanto si sarebbe sentito legato a lei se i loro corpi si fossero uniti un’altra volta, e che la cosa lo terrorizzava?
Bulma non sapeva cosa stesse pensando di preciso quell’uomo enigmatico, ma ricordando il consiglio di Chichi decise di non insistere.  
«Okay, se per qualche motivo non lo vuoi ancora fare io  aspetterò i tuoi tempi» disse mentre si legava i capelli in una corta coda di cavallo «però sappi che come marito hai il dovere di provvedere ai miei bisogni, compresi quelli di natura sessual..»
«LA PIANTI DI DIRE COSE VOLGARI AD ALTA VOCE?!»
«Ops!» pensò la giovane «mi sa che ho rovinato l’atmosfera romantica…»
 

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Capitolo 32
*** Gelosia ***


Il giorno seguente, verso le cinque del pomeriggio, Bulma stava cercando di far sedere nel passeggino un riluttante Trunks ed accolse con sollievo l'arrivo di sua madre che le diede una mano.

«Dove vanno di bello i miei tesorini?» cinguettò la bionda dando un buffetto sulla guancia al nipotino.

«Porto Trunks al parco, ammesso che riesca a farlo entrare nel passeggino»

«Ottima idea, è una giornata deliziosa! Perché non inviti anche Vegeta?»

«Non dire sciocchezze, figurati se ci viene!» rispose Bulma infilando le gambe del bambino negli appositi spazi.

«Beh, chiedere non costa nulla» osservò la signora Brief «un tempo invitavi spesso quel bel ragazzo a fare una passeggiata.....Lui rispondeva puntualmente di no, ma tu non ti scoraggiavi. Oh, e come si ingelosiva Yamcha!»

La scienziata riandò con la mente a quei giorni in cui, benché fidanzata con Yamcha, tentava di stabilire un minimo contatto con il suo solitario ospite; effettivamente i rifiuti di Vegeta non l'avevano mai scoraggiata, perché non riprovare? Nel frattempo molte cose erano cambiate, magari l'invito avrebbe sortito un migliore effetto.

Inoltre la sera prima – ancora non riusciva a crederci - egli l'aveva riconosciuta ufficialmente come sua sposa!

Aveva già ottenuto più di quanto osasse sperare e nulla avrebbe potuto rovinare il suo buon umore.

«D'accordo, ci provo» disse alla madre «per caso sai dirmi dove si trova Vegeta?»

«In cucina» rispose questa con prontezza «stamani era andato ad allenarsi nel deserto visto che la gravity room non è ancora pronta; è tornato circa mezz'ora fa, ha fatto una doccia e ha divorato trenta cosciotti di agnello, al momento sta bevendo un caffè»

Sulla testa di Bulma si formò la tipica gocciolina dell'imbarazzo.

«Ehm, mamma....La precisione della tua risposta è notevole, però preferirei che tu non facessi la stalker di mio marito»

«Non esagerare tesoro, io mi limito a....Aspetta! Hai detto “tuo marito”? Ma cosa...Quando...»

«Te lo spiegherò in un altro momento, adesso vado a cercarlo» tagliò corto l'azzurra allontanandosi con il passeggino.

Attraversò con passo rapido i corridoi che la separavano dalla cucina, pensando a come formulare la frase con cui lo avrebbe invitato ad uscire, ma appena arrivata sulla soglia della stanza si bloccò.

Il saiyan stava in piedi di fronte alla finestra, girato di profilo, sorseggiando una tazza di caffè diluito all'americana; indossava un paio di pantaloni verde militare che, senza essere super attillati, suggerivano la perfezione del fisico di chi li portava, mentre il torso era coperto da una maglia color panna che esaltava la sua carnagione ambrata.

Bulma sentì una fitta alla bocca dello stomaco e scosse lentamente il capo, mordendosi le labbra.

«Maledizione, quanto tempo è passato dall'ultima volta?!» si chiese «ah, già, è stato quel giorno che pioveva a dirotto....Lui entrò dalla finestra completamente fradicio, con i capelli sciolti sulle spalle e le goccioline d'acqua che brillavano su tutto il corpo....Quando mi afferrò sentii che era ancora umido e il suo odore era misto a quello della pioggia e....Frena frena frena!!!! Se continuo a pensare queste cose diventerò rossa come un pomodoro, oppure inizierò a sbavare da sola e Vegeta penserà che mi abbia dato di volta il cervello»

«Che cosa c'è, donna?»

La voce del principe contribuì a riportarla alla realtà.

«Ecco...Sto portando Trunks al parco e visto che in questo momento non ti stai allenando....Insomma: ti va di venire?»

Vegeta posò la tazza sul tavolo e rifletté per qualche istante sull'opportunità di uscire: in effetti non aveva in programma alcun esercizio per il resto del pomeriggio, sia perché la gravity room non era terminata sia perché gli sforzi compiuti contro gli androidi e contro Cell lo avevano debilitato più di quanto fosse disposto ad ammettere.

Magari un po' di riposo gli avrebbe giovato....La compagnia di Bulma e del piccolo Trunks ormai era diventata una piacevole abitudine, e non faceva alcuna differenza se si trovavano dentro o fuori dalla villa – eccetto la possibilità di essere disturbati da qualche insulso passante.

«D'accordo» rispose «ma allontana qualunque terrestre che osi rivolgermi la parola se non vuoi che lo spedisca all'altro mondo»

La giovane esultò interiormente ma ebbe la prontezza di non darlo troppo a vedere – il consiglio di Chichi era scritto a chiare lettere nella sua memoria – limitandosi a rispondere:

«C-credo che la tua giacca sia appesa nell'atrio»

Vegeta la oltrepassò per raggiungere l'attaccapanni accanto al portone e prendere una giacca marrone scuro: raramente un saiyan sentiva freddo sul pianeta Terra, ma per non attirare l'attenzione degli umani gli conveniva coprirsi quando loro lo ritenevano necessario.

Si voltò verso la donna rimasta sulla soglia della cucina, con le mani appoggiate al manubrio del passeggino.

«Allora, non esci più?» domandò perplesso.

Bulma si riscosse e lo raggiunse di corsa, facendo sobbalzare Trunks che però sembrò divertirsi parecchio e batté le manine come se si trovasse su una giostra.

 

I lampioni sfilavano lentamente ai due lati della strada, un signore distinto con un cane al guinzaglio li oltrepassava parlando al cellulare, le ruote del passeggino facevano rumore schiacciando un mucchietto di foglie secche....

A Bulma sembrava di camminare in un sogno.

Per la prima volta percorreva a testa alta, accompagnata dal padre di suo figlio, quelle stesse strade che tante volte aveva solcato da sola anche se era appesantita da un pancione al nono mese oppure spingeva la carrozzina; spesso aveva osservato con comprensibile invidia le altre donne nel suo stato che potevano contare sul sostegno dei propri mariti, ma finalmente era giunto il giorno del suo riscatto.

Vegeta le camminava a fianco in silenzio e lasciava vagare distrattamente lo sguardo sul paesaggio circostante, ma ogni tanto un gridolino di Trunks o un suo movimento brusco gli facevano abbassare gli occhi sul piccolo e gli strappavano un accenno di sorriso.

Bulma era così felice che doveva assolutamente condividere la propria gioia, e con chi avrebbe potuto farlo se non con l'amica che l'aveva sostenuta nei momenti più difficili di quell'amore a senso unico?

Tuttavia non poteva certo telefonare a Kaori per descriverle il comportamento di Vegeta con lui lì presente a sentire tutto!

Estrasse il cellulare dalla tasca e digitò rapidamente un messaggio:

corri subito al parco e siediti su una delle panchine del viale principale: aspettami lì, ho una sorpresa incredibile!”

Sentendo la vibrazione del telefonino sulla scrivania, Kaori staccò gli occhi dallo schermo del computer e lesse il concitato messaggio della sua amica: di quale sorpresa stava mai parlando?

Sospettava che c'entrasse il principe perché era al corrente del suo profondo cambiamento: Bulma le aveva raccontato cosa era accaduto durante il Cell Game e nei giorni immediatamente successivi, tuttavia le due giovani non si sentivano da settimane, ognuna presa dai propri impegni, e l'ultima notizia giunta alla brunetta era che il saiyan aveva smesso di passare le giornate chiuso in camera.

Si alzò e si diresse verso l'ufficio del capo, il quale da gran lavoratore stava leggendo beatamente la Gazzetta dello sport.

«Signor Pineapple, ho bisogno di assentarmi per una mezz'oretta» iniziò titubante.

«Non se ne parla signorina Koizumi, non vede che siamo sommersi di lavoro?» replicò il capo aprendo la pagina del basket.

«La mia presenza è richiesta dalla dottoressa Brief in persona: posso mostrarle il messaggio che ho ricevuto»

L'uomo sospirò e non si disturbò nemmeno a leggere il messaggio, perché sapeva che la viziatissima erede della Capsule Corporation era grande amica di Kaori e temeva che lo avrebbe fatto licenziare se non la accontentava.

«Va bene, ma cerca di tornare prima possibile»

«Grazie, farò in un lampo!»

Essendo gli uffici della Capsule Corporation molto vicini al parco principale della città, dieci minuti dopo la ragazza era già seduta sopra una panchina e fingeva di leggere un fumetto, gettando occhiate furtive al viale alberato percorso da passanti di tutti i tipi: anziani, cani portati al guinzaglio dai padroni, coppiette, sportivi che facevano jogging, famiglie....

Ad un tratto apparve una famiglia che Kaori riconobbe con il cuore in gola: una giovane donna dai capelli turchesi e l'espressione radiosa spingeva un passeggino sul quale sedeva un bimbo imbronciato ma grazioso; accanto ad essi camminava un individuo che sarebbe sembrato a proprio agio sopra un campo di battaglia, o magari seduto su un trono di pietra nell'immenso salone di una reggia spartana: certo non era fatto per passeggiare pacificamente con una donna e un poppante!

L'abbigliamento terrestre del guerriero accentuava per contrasto i suoi lineamenti esotici ed i suoi capelli selvaggi, mentre l'incedere fiero e lo sguardo minaccioso dissuadevano chiunque dall'approcciare la bellezza turchina al suo fianco.

«Non ci posso credere...» mormorò Kaori.

Nel frattempo la famigliola era arrivata all'altezza della panchina, sicché Bulma si girò verso il marito chiedendogli di aspettarla per un attimo accanto al passeggino:

«Devo salutare una carissima amica ma ci metto meno di un minuto, promesso!»

«Farai meglio a sbrigarti donna, non voglio ritardare la mia cena»

La scienziata bloccò le ruote della carrozzina e la lasciò ben salda al centro del viale, per poi raggiungere in gran fretta Kaori.

Ella la abbracciò bisbigliando:

«Ho le allucinazioni, oppure quello è il terribile principe dei saiyan a spasso con la famiglia?»

«Sìììììììì, non è meraviglioso!?» squittì Bulma «e avrei altre novità da raccontarti, solo che se resto qui a chiacchierare lui si innervosisce: mi chiami tu stasera?»

«Contaci, muoio dalla curiosità!»

Le due donne si separarono e Kaori tornò al proprio ufficio mentre i Brief proseguirono lungo il viale, fino a che Trunks non cominciò a scalpitare per scendere dal passeggino; la madre propose di uscire dal sentiero e di andarsi a sedere sul prato deserto alla loro destra, così che il piccolo potesse gattonare liberamente.

Vegeta si dichiarò d'accordo, anche perché trovava ridicolo trasportare un bambino in quel modo e giudicava che Trunks dovesse imparare a camminare il prima possibile.

«E' ancora presto perché cammini da solo» difese Bulma facendo scendere il figlio sull'erba e ascoltandone i gridolini di gioia.

Trunks iniziò ad esplorare i dintorni muovendosi a quattro zampe, sotto lo sguardo attento dei genitori seduti poco lontano; ogni tanto provava ad alzarsi con un'espressione concentrata sul viso infantile, ma puntualmente ricadeva a terra.

«Andiamo Trunks, puoi fare meglio di così!» lo incitò il padre.

«Vegeta, non parlargli bruscamente: è un bambino piccolissimo!»

«E' un saiyan, ed è mio figlio»

«Questo non significa che....Oh, guarda! Guarda!»

Il piccolo mezzo saiyan si era alzato e si manteneva faticosamente in piedi sulle gambine tremanti; presa dalla foga del momento, Bulma afferrò la mano di Vegeta e gli indicò il successo di Trunks.

Egli sorrise soddisfatto e con la testa fece un cenno di approvazione in direzione del figlio, dopodiché chinò il capo e scrutò la mano della scienziata stretta attorno alla sua.

«Perché mi hai preso la mano?» chiese confuso, come se lei si fosse messa improvvisamente a fare capriole o avesse iniziato a parlare in cinese.

Bulma arrossì rendendosi conto soltanto in quel momento del suo gesto, ma decise di cogliere la palla al balzo:

«Ecco, vedi, si tratta di un'usanza che hanno le coppie qui sulla Terra; anzi, per fare le cose davvero bene...» intrecciò le proprie dita a quelle di lui «...adesso dovresti stringere anche tu»

La manina bianca di Bulma scomparve in quella più grande e scura dell'uomo.

Vegeta aveva l'aria diffidente di chi partecipa ad un esperimento scientifico che non capisce bene, mentre la giovane donna era felice come una bambina delle elementari che viene presa per mano dal suo fidanzatino durante la ricreazione: mai, nemmeno nei suoi sogni più folli, aveva immaginato di sedere su un prato tenendo per mano il principe dei saiyan.

Quel tocco risvegliò in lei altri ricordi, rendendole sempre più difficile trattenersi.

«C'è un'altra usanza delle coppie terrestri» iniziò con voce incerta «vedi, anche quando non si sta per...Insomma, hai capito...Si può comunque scambiare un bacio...»

Si sporse in avanti avvicinando il viso a quello di Vegeta, il quale pur mantenendo un'espressione leggermente diffidente non si ritrasse; Bulma si accostò ancora di più e gli sfiorò appena le labbra con le proprie.

Dio, quante ere di questo mondo erano trascorse dall'ultima volta che si erano baciati?

Egli rimase immobile, senza darle modo di intuire se quel gesto lo avesse infastidito oppure no.

Bulma avrebbe voluto ritrarsi e lasciargli i propri spazi, ma non ci riusciva: il massimo che poté fare fu sollevare di poco la bocca da quella del saiyan.

Rimasero così, i loro visi vicinissimi, le labbra a pochi millimetri di distanza, i respiri che si mischiavano.....Finché Vegeta chiuse quella distanza.

 

Nella mente di Bulma i ricordi si fusero con il presente: stava gustando di nuovo il sapore delle labbra del suo principe, l'odore della sua pelle, il suo modo di baciare....

Percepì la mano libera del saiyan posarsi sulla sua nuca e spingerla ulteriormente in avanti, come per impedirle di sottrarsi al bacio; sorrise fra sé e sé: sapeva bene che perfino nei momenti di intimità le movenze di Vegeta ricordavano quelle di un lottatore o di un cacciatore che intrappola la preda – con l'unica differenza che lei non aveva alcuna intenzione di sfuggirgli.

Improvvisamente però la mano del principe si spostò leggermente di lato, dalla nuca della donna verso la guancia, e con il pollice le sfiorò lo zigomo in una specie di carezza.

Ella spalancò gli occhi stupita.

Aveva riconosciuto subito lo stile deciso e possessivo di Vegeta, ma le loro mani ancora intrecciate sull'erba e quell'accenno di carezza vi aggiungevano una tenerezza che con lui non aveva mai sperimentato.

Sentì i propri occhi riempirsi di lacrime, ed una di esse le scivolò lungo la guancia - fortunatamente quella opposta rispetto a dove lui poggiava la mano, così che non poté accorgersene.

«Ti amo...» mormorò mentalmente.

Pensò di interrompere il bacio giusto il tempo necessario per dirglielo a voce alta, ma purtroppo in quell'istante fu Vegeta a staccarsi bruscamente da lei, lasciandole andare la mano e alzandosi in piedi.

«Ehi!» protestò la scienziata, il cui cuore e i cui ormoni non gradivano affatto quel cambio di programma.

Si sentì offesa, ma poi dedusse che il suo riservato partner doveva aver percepito l'aura di un passante in avvicinamento e quindi si era allontanato per non dare spettacolo davanti a terze persone.

Sospirò e si alzò a sua volta per prendere in braccio Trunks - il cui pannolino, a giudicare dalla puzza, aveva urgente bisogno di un cambio - lasciando il principe a scrutare l'orizzonte con espressione confusa.

Nessun estraneo si stava dirigendo in quel luogo, Vegeta si era allontanato di colpo per un motivo ben diverso: durante il bacio si era sentito trasportare verso la donna come mai gli era capitato prima, come un nuotatore che fa il bagno poco lontano dalla riva e viene trascinato da un'onda improvvisa più al largo di quanto volesse andare.

«Torniamo a casa» ordinò bruscamente.

«Okay, si è fatto tardi» concesse Bulma ancora rossa in viso.

 

Più tardi, quella stessa sera, i due si ritrovarono da soli sull'ampio terrazzo che sporgeva dal retro di villa Brief.

Trunks dormiva da un pezzo nel lettino e la giovane madre continuava a decantarne le qualità, dicendo che nessun bambino aveva mai camminato ad un'età così tenera; il discorso – o meglio il monologo – slittò poi sulla bella passeggiata che avevano fatto quel pomeriggio, e su altri posti che le sarebbe piaciuto visitare.

Trascinata dalla propria loquacità e dalle emozioni della giornata, Bulma staccò i collegamenti tra la bocca e il cervello e finì per dire:

«Il posto che vorrei visitare più di ogni altro sono le cascate Sushizu: formano un lago cristallino, sai, e poco lontano c'è una radura ombreggiata dai salici.

È lì che avrei voluto fare l'amore per la prima volta, ma quando Yamcha e io fissavamo una data per andarci succedeva sempre che litigavamo prima della partenza; alla fine lo abbiamo fatto qui a casa, ma non è stato bello come me lo aspettavo e io....»

A quel punto Bulma non riuscì più ad andare avanti perché fu bloccata da una strana sensazione: l'aria intorno a lei sembrava di colpo pesante e carica di elettricità, un senso di minaccia incombente la avvolse, fu persino scossa da un brivido come se la temperatura fosse calata di parecchi gradi.

Voltò la testa ed incrociò lo sguardo del principe dei saiyan, uno sguardo gelido che solitamente egli riservava ai nemici sul campo di battaglia: per la prima volta da più di due anni, la giovane terrestre ebbe paura di lui.

Con le braccia conserte sul petto, gli occhi ridotti a due fessure da cui traspariva una rabbia sorda ed a stento repressa, Vegeta sibilò:

«Tu e quell'imbecille avete...Tu sei appartenuta a lui?»

La scienziata deglutì e proferì a fatica:

«M-mi dispiace....Ero una stupida ragazzina, c-credevo che fosse il grande amore...Adesso vorrei che fossi stato tu il primo, m-mi dispiace...M-ma non lo sapevi già?»

In effetti ella aveva accennato di essere stata a letto con Yamcha, ma glielo aveva detto quando Vegeta non era ancora il suo ragazzo ed il saiyan se ne era rapidamente dimenticato; in seguito, cominciata la relazione, non aveva potuto accorgersene da solo perché non aveva alcuna esperienza con le donne.

Adesso si ritrovava su quel balcone, fumante di rabbia, sforzandosi di cacciare dalla mente le immagini della sua donna tra le braccia di quell'insulso mollusco.

Bulma tentò di avvicinarsi, ma egli la respinse con un gesto e spiccò il volo verso il centro della città, immerso nelle luci artificiali della notte.

«Oh no! Non starà mica andando ad ammazzare Yamcha?!» gemette la giovane terrorizzata.

Il primo istinto del fiero principe era stato proprio quello, tuttavia mentre il vento gli sferzava la faccia si era calmato ed aveva iniziato a riflettere; aveva la vaga impressione che l'assassinio di Yamcha avrebbe compromesso il riavvicinamento tra lui e Bulma, perché quella donna dal cuore tenero non avrebbe gradito di trovare il proprio ex fatto a pezzi sullo zerbino.

Inoltre doveva ammettere che il mollusco era stato con Bulma prima che lui la facesse sua, e che quindi non gli aveva recato offesa intenzionalmente.

Grazie a queste riflessioni quella notte l'ignaro Yamcha ebbe salva la vita ed il giovane alieno sfogò la propria rabbia contro una collina poco distante, riducendola praticamente in polvere; solo allora si fermò a cento metri di altezza, ansante e stremato, e ripulì con una mano il sudore che gli imperlava la fronte.

«Il passato non si può cambiare» pensò «ma in futuro chiunque oserà sfiorare la sposa del principe dei saiyan verrà ridotto come questa collina»

 

Nel frattempo Bulma aveva telefonato a Yamcha e si era assicurata che stesse bene, cosicché alla paura era succeduto un senso di pura esaltazione.

Raggiunse i genitori in soggiorno e li trascinò in una specie di girotondo, ripetendo come una scema:

«E' geloso, è geloso, è immensamente geloso!!!!»

Il povero dottor Brief, tentando di tenere saldi gli occhiali sul naso nonostante gli strattoni della figlia, domandò ottusamente:

«Chi è geloso?»

«Vegeta!» spiegò la ragazza ridendo «avresti dovuto vedere com'era furioso, e tutto per causa mia! Ah, il vecchio Muten dovrà stare ben attento a dove mette le manacce d'ora in poi, se tiene alla pelle! È geloso, è geloso, è geloso!»

I festeggiamenti furono interrotti dallo squillo del telefono che le ricordò la promessa di sentirsi in serata con Kaori; si trattava appunto della giovane impiegata, ansiosa di essere aggiornata sugli ultimi sviluppi.

Bulma non si fece certo pregare, così ben presto furono due le donne esaltate che commentavano con gioia i cambiamenti del principe alieno.

«Ovviamente so che Vegeta non si comporterà mai in tutto e per tutto come un marito terrestre» stava dicendo Bulma «ma ha già fatto passi da gigante! La passeggiata di oggi per me è stata un sogno realizzato, chissà che prossimamente non si ripeta!»

«Non so se sia una buona idea portarlo in giro» considerò la seconda ragazza.

«Perché no, scusa?»

«Beh, ho notato che quando tu passeggi per strada ogni tanto gli uomini fanno commenti, sai cosa intendo....»

«Ma certo, succede ogni volta che esco di casa» esagerò Bulma con la consueta modestia «alcuni mi fanno dei complimenti simpatici, altri invece sono dei porci che urlano frasi volgari....Bleah!»

«Appunto, immagina come reagirebbe Vegeta se sentisse una di quelle frasi...Temo che il nostro principino non abbia ancora chiaro il concetto che la vita umana è sacra...» le fece notare Kaori.

«Oh, cavoli, hai ragione! Sarà meglio scegliere luoghi solitari per le nostre prime uscite! E magari, quando Trunks sarà più grande, potrei mandare lui e Vegeta al parco da soli, come un padre e un figlio normali: sarebbe bello»

«Anche questa idea comporta dei rischi»

«Quali rischi?» domandò perplessa la turchina.

«Tesoro, forse oggi non ci hai fatto caso perché eri troppo felice, ma mentre tu e Vegeta attraversavate il parco l'ottanta per cento delle donne presenti se lo mangiava con gli occhi»

«Eh?»

«Vegeta non sarà molto alto ma ti assicuro che si fa notare: sai, il suo fisico, i suoi lineamenti, la sua aria carismatica.....Almeno portasse una pettinatura meno appariscente!

Comunque: se lo mandi in giro senza di te, sicuramente qualche ragazza ci proverà. La presenza di Trunks dovrebbe scoraggiarle, ma certe sgualdrine non si fanno scrupoli nemmeno di fronte agli uomini sposati»

«C-che cosa?! Dopo tutta la fatica che ho fatto per conquistarlo, adesso che le cose iniziano a girare per il verso giusto una sciacquetta qualunque vorrebbe portarmelo via?! MA IO NON PENSO PROPRIO!!!»

«Bulma, cos'è questo rumore metallico che sento in sottofondo?»

«Eh? Oh, guarda, inavvertitamente avevo preso in mano un coltello da cucina» fece la scienziata con tono distratto.

«Posalo subito, da brava...» la invitò Kaori, mentre pensava dentro di sé:

«Vegeta non è l'unico a non avere chiaro il concetto che la vita umana è sacra....»

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Capitolo 33
*** Dal ghiacciaio al fiume ***


Nota dell’autrice: ciao a tutti e un ringraziamento speciale a Iaiettina, Moretta, Soly Dea, PZZ20, Mangagirl, Bulmina, Iry, Moon.
In questo capitolo ho alzato il rating ad arancione, non sono sicura che serva ma tanto mi sarebbe servito nel prossimo, che sarà l’ultimo. Buona lettura!
 
«Ta-daaaaaah!!» esclamò Bulma piegandosi su un ginocchio e spalancando le braccia «ammirate l’opera della scienziata più geniale del pianeta!»
Vegeta entrò nella gravity room ormai ultimata  ed effettivamente restò meravigliato: c’era molto più spazio rispetto alla precedente, il pannello comandi prevedeva alcune opzioni aggiuntive e l’indicatore di pressione segnalava la possibilità di superare di 800 volte la gravità terrestre.
«Le misure di sicurezza sono a prova di tutto» soggiunse con orgoglio la costruttrice «alla minima irregolarità scatta una scansione completa del sistema da parte del computer centrale; inoltre un guscio esterno in poliuretano attutisce eventuali onde d’urto affinché non si propaghino al resto della villa»
Vegeta si aggirò soddisfatto per il suo “regno” e lasciò scorrere una mano sulle spesse pareti di acciaio; la nuova palestra era semplicemente fantastica, soprattutto perché - non dovendo più entrare in un’astronave –era stata ampliata parecchio e gli permetteva di simulare le condizioni di un vero combattimento, invece di limitarlo a fare esercizi ripetitivi.
«Allora, che te ne pare??» sollecitò Bulma.
Il saiyan mormorò pensosamente, come parlando a se stesso:
«La tecnologia terrestre è complessivamente più arretrata di quella aliena, eppure qui alla Capsule Corporation ho visto alcune invenzioni che mancavano persino sul pianeta Freezer; accidenti, se avessi conosciuto prima te e tuo padre!
Questa gravity room mi avrebbe rapidamente rafforzato e nel giro di pochi anni mi sarei liberato da quella vita di sottomissione....Probabilmente voi Brief siete più abili di tutti gli scienziati al soldo di Freezer»
A quelle parole la donna trattenne il fiato e si rammaricò di non avere a portata di mano un registratore, dato che Vegeta non le aveva mai fatto un complimento esplicito - benché a volte il suo sguardo tradisse ammirazione nei suoi confronti; scostò una ciocca di capelli dal viso e sorrise impacciata: normalmente accoglieva gli elogi con aria di superiorità, convinta di meritarseli tutti e anche di più, però….Però non capita tutti i giorni di sentire il principe dei saiyan che esprime ammirazione per una terrestre!
«B-beh, sono felice che la nuova palestra sia di tuo gradimento» mormorò timidamente, per poi scuotersi e aggiungere a voce più squillante «in effetti ci mancherebbe pure che non ti piacesse, dopo tutto il tempo che ci ho messo a costruirla!!
E non pensare di mettere subito la gravità ad 800, eh! Non voglio rischiare di ritrovarti mezzo morto sul pavimento dell’infermeria come l’ultima volta: quel giorno ci mancò poco che mi prendessi un infarto!»
Vegeta distolse lo sguardo, palesemente a disagio; aveva sempre disdegnato le raccomandazioni di Bulma considerandole espressione della stupidità e della debolezza tipiche dei terrestri, ma ora che iniziava a capire quanto lei gli volesse bene aveva sviluppato una reazione ambivalente: da un lato gli faceva piacere che qualcuno si preoccupasse per lui, dall’altro lato si sentiva terribilmente in imbarazzo.
«Tsk! Non farei mai una cosa così stupida come mettere la gravità a 800, so regolarmi benissimo da solo» affermò stizzito.
Ripensando a tutte le volte che suo marito si era ridotto uno straccio nel tentativo di diventare super saiyan, Bulma portò le mani alla bocca per trattenere una risata;  sapeva che l’autoironia non era il punto forte del principe e che non era il caso di scoppiargli a ridere in faccia.
Ad ogni modo si sentiva tranquilla perché stavolta non c’erano cyborg in arrivo, trasformazioni da ottenere o duelli con Kakaroth all’orizzonte, ed in condizioni normali Vegeta era perfettamente in grado di regolare l’intensità degli allenamenti.
«Bene, ti lascio prendere confidenza con questo prodigio della tecnologia» esclamò «io invece mi dedicherò a qualcosa di più rilassante: una invenzioncina per aiutare Trunks a fare i primi passi»
Dato che due giorni prima il bambino era riuscito ad alzarsi in piedi, la scienziata si era chiesta se esistesse un modo per permettergli di esercitarsi a camminare anche quando andavano in posti privi di appigli, come ad esempio un prato; aveva dunque iniziato a progettare una barra levitante dotata di un sensore che misurava la statura dell’utente, per poi posizionarsi automaticamente all’altezza giusta per farlo appoggiare.
Uscì dalla stanza gravitazionale e si diresse verso il laboratorio, ascoltando in lontananza il cinguettare degli uccellini ed il canticchiare di sua madre che provenivano dal giardino.
«Mamma mia, è tutto così bello da sembrare un sogno!» pensò «Vegeta ha ripreso gli allenamenti, ogni giorno passa un po’ di tempo con me e Trunks, l’altro ieri ci ha accompagnato al parco e …»
Il ricordo del bacio che si erano scambiati seduti sull’erba accentuò ulteriormente il suo sorriso, mentre spalancava le porte del laboratorio.
Quanto le piaceva quel posto!
Per anni il dottor Brief lo aveva tenuto come un enorme magazzino ingombro di macchinari e di strumenti, illuminato solo da luci elettriche; quando però Bulma, ancora adolescente, aveva cominciato a frequentarlo assiduamente, la signora Brief aveva intimato al marito di aprire ampie finestre e di abbellirlo con delle piante, perché la sua piccina non poteva lavorare in un umido e tenebroso scantinato!
Il tocco di Betty Brief aveva reso quel posto molto più piacevole, tanto che Bulma si domandò se come moglie di Vegeta fosse suo dovere abbellire la gravity room.
«Meglio di no» concluse «inserire ampie finestre presenta notevoli difficoltà tecniche, e quanto ai fiori….Non credo che una pianta durerebbe molto lì dentro»
Sedette di fronte al tavolo su cui giaceva la barra levitante e si mise all’opera.
 
Per tutta la mattina la stanza speciale risuonò dei colpi lanciati da Vegeta, ed il saiyan avrebbe volentieri continuato fino a sera, ma essendo parecchio tempo che non affrontava gravità superiori a quella terrestre fu costretto a smettere intorno all’una del pomeriggio.
Uscì soddisfatto dal suo bunker e si rinfrescò con una bella doccia, dopodiché, come oramai gli capitava spesso, cercò inconsciamente le aure di Bulma e di Trunks; seguendone le tracce sbucò in cucina, proprio nel momento in cui Betty Brief estraeva dal forno un’enorme teglia di lasagne.
Gli altri membri della famiglia erano seduti a tavola e si preparavano a fare onore al pranzo, quando il dottor Brief scorse una sagoma inconfondibile ferma sulla soglia.
«Vegeta! Accomodati, aggiungiamo un piatto anche per te!» esclamò.
Bulma si girò stupita verso il padre, domandandosi perché se ne fosse uscito in quel modo: non sapeva che l’altero saiyan non si era mai degnato di sedere alla stessa tavola degli umani?
Probabilmente era troppo svampito per ricordarselo…..
Ma quanto maggiore fu il suo stupore nel vedere Vegeta prendere una sedia e accostarla al tavolino!
La signora Brief si affrettò ad apparecchiargli davanti e gli servì una porzione abbondante, specificando:
«Ovviamente ne ho cucinate altre, si stanno scaldando nel secondo forno; so bene che voi saiyan siete ragazzi di buon appetito.
Del resto con tutte le energie che bruciate negli allenamenti, dovrete pur nutrirvi!»
«Ehm, mamma, lascialo mangiare in pace» intervenne Bulma, temendo che il chiacchiericcio della madre potesse infastidire il saiyan e rovinare il loro primo pranzo in famiglia.
Tanto per darsi un contegno ed evitare di fissare Vegeta come se gli fossero spuntate due teste, chiese al padre un parere tecnico sulla barra levitante che stava costruendo; la loro conversazione evitò che calassero silenzi imbarazzanti – da questo punto di vista il principe non era di grande aiuto – e fornì alla ragazza preziosi spunti per ultimare l’invenzione.
«Perfetto: dopo pranzo darò gli ultimi ritocchi e la collauderò in cortile!» esclamò; dopodiché, visto che la giornata era cominciata bene e proseguita meglio, si girò e chiese:
 «Vegeta, vuoi vedere anche tu Trunks che impara a camminare?»
«Uhn…può darsi» rispose lui secco.
 
Ed effettivamente due ore più tardi fece la propria comparsa nel cortile esterno – dicendo a se stesso che dopotutto aveva esaurito le energie nella gravity room e non aveva nulla di meglio da fare.
Osservò la scienziata mettere a terra una barra di colore giallo e premere un pulsante: dall’oggetto uscì un raggio che scansionò la figurina di Trunks, in piedi lì vicino, dopodiché la barra si librò in aria e si fermò all’altezza giusta perché il piccolo potesse appoggiarcisi.
«Funziona! Sono proprio un genio!» esclamò Bulma con soddisfazione.
Poi prese in braccio Trunks e comincio a canticchiare la sua canzone preferita, accennando dei passi di danza; non era certo una grande ballerina, ma bastava un lieve movimento per incollare gli occhi del saiyan alla sua figura ondeggiante, coperta da un vestito a fiori che le incorniciava le spalle, si stringeva assieme alla sua vita e scivolava poi morbido sulla sue forme generose.
Purtroppo per lui, dopo neanche un minuto ella interruppe il balletto e mise a terra il figlio, facendogli appoggiare le manine sulla barra.
«Ecco tesoro, appoggiati qui e prova a camminare»
«Non avevi detto che è ancora troppo piccolo per camminare?» chiese provocatoriamente il saiyan, rivelando la propria presenza.
Bulma sorrise felice nel vederlo, e rispose con tono altrettanto provocatorio:
«I bambini normali imparano più tardi, ma Trunks è figlio di una donna geniale»
«Mi dirai piuttosto che è figlio del principe dei saiyan» replicò Vegeta.
«Diciamo che è un bambino doppiamente speciale» concluse lei, allontanandosi dal bimbo che muoveva i primi passi.
Per molti minuti nessuno dei due pronunziò parola, gustandosi quel momento di pace e di complicità; Trunks andava faticosamente avanti e indietro attaccato alla barra, mostrando una determinazione decisamente insolita in un infante.
«Tesoro, riposati un pochino» lo invitò la madre cercando di prenderlo in braccio; lui però si aggrappò alla barra e iniziò a piagnucolare, rifiutandosi di cedere.
«Accidenti, e staccati!!! Ma quanto è forte questo bambino?!» sbuffò Bulma, iniziando ad avere il fiato corto.
Vegeta scoppiò a ridere osservando gli inutili sforzi della donna che, con le guance rosse ed il viso alterato, strattonava invano un irremovibile Trunks.
«E tu aiutami invece di ridere!!!» urlò lei di rimando.
«Perché dovrei impedirgli di allenarsi? Anzi, il moccioso si sta dimostrando molto in gamba. E poi dovresti essere contenta che abbia gradito così tanto il tuo regalo» rispose divertendosi a punzecchiarla.
«Bah, siete tutti uguali voi scimmioni, fate come vi pare!» si arrese lei, lasciando andare il mezzo saiyan e tornando al fianco di Vegeta.
In realtà però non era di malumore, anzi le sembrava incredibile che il principe si interessasse così tanto a suo figlio da assistere ai primi passi.
Ripensò a tutte le volte in cui aveva desiderato una famiglia normale, a tutti i momenti di sconforto durante la gravidanza, alla nascita di Trunks avvenuta in assenza di Vegeta, alla rapida e sdegnosa occhiata con cui quest’ultimo aveva preso atto di avere un figlio mezzosangue, alla sua partenza, alla paura che non tornasse più da loro…..
Improvvisamente sentì la propria voce chiedere:
«Non andrai più via, vero?»
Vegeta sussultò e girò la testa di lato, trovandosi a fronteggiare lo sguardo deciso e quasi severo di due occhi azzurri.
«Non andrai più via, vero?» ripeté la donna «resterai con me e Trunks?»
«M-ma cosa ti viene in mente di chiedermi, così all’improvviso?»
«Ho bisogno di sapere che resterai» riprese lei in tono accorato.
Non si era mai lasciata andare in quel modo con il principe, non gli aveva mai parlato apertamente dei propri sentimenti, perché sapeva che lui non poteva comprenderli e che forse l’avrebbe persino derisa.
Adesso invece il suo cuore non ce la faceva più a trattenersi, mentre la ragione le diceva che il saiyan era cambiato e che poteva finalmente aprirsi di più con lui.
«Quando sei andato ad allenarti nello spazio, a volte mi veniva la paura che non saresti tornato» confessò «allora per farmi forza mi dicevo che saresti tornato per sconfiggere i cyborg e Goku.
Ma dopo? Cosa avresti fatto dopo? Sapevo…Speravo di essere la tua sposa, ma sapevo anche che stare vicino alla famiglia non è una priorità per un saiyan.
Temevo che tu sparissi per sempre dalla mia vita, dalla nostra vita» indicò Trunks «e non so come sarei riuscita ad andare avanti»
Vegeta vide con orrore gli splendidi occhi azzurri della sua sposa riempirsi di lacrime, ed era uno spettacolo  completamente nuovo per lui, perché Bulma non si era mai concessa il lusso di piangere in sua presenza.
In passato la cosa non l’avrebbe turbato, probabilmente gli avrebbe solo confermato che i terrestri sono degli sciocchi sentimentali, ma in quel momento si rese conto che non poteva sopportare di vederla così.
«M-ma che diavolo ti viene in mente?!» sbottò «perché dovrei andarmene? Nello spazio conosciuto non è rimasto nessuno in grado di tenermi testa, e poi se Kakaroth si farà riportare in vita voglio essere qui ad attenderlo»
Bulma tirò un respiro profondo e ricacciò indietro le lacrime, mentre Vegeta rincarava la dose:
«Inoltre nessun pianeta dispone di una gravity room come quella che hai costruito, sarei un vero idiota se me ne andassi di nuovo!»
Quest’ultima frase la mandò in visibilio perché vi lesse tra le righe anche quello che egli non diceva a parole, cioè che stava bene con la sua famiglia e che sarebbe stato un idiota a lasciarli.
Il viso della giovane fu illuminato da un sorriso radioso, mentre gli occhi ancora umidi brillavano come due zaffiri incastonati su uno sfondo di puro avorio.
Il principe rimase a fissarla senza sapere cos’altro dire, e senza nemmeno accorgersi che si stava avvicinando sempre più a lei.
Era da settimane ormai che cercava di trattenersi, di non stringerla nuovamente tra le braccia suggellando così il patto che li legava, ma la cosa diventava ogni giorno più difficile.
Bulma non era mai stata un semplice passatempo per Vegeta, non era mai stata l’equivalente di una ragazza rimorchiata in discoteca e dimenticata il mattino dopo; anche quando ancora non sapeva e non voleva amare, il nobile saiyan sapeva giudicare il valore di una persona e lei lo aveva colpito con la sua intelligenza, il suo coraggio, la sua capacità di comprenderlo.
Lo aveva coinvolto in battibecchi che diventavano sfide e lo stimolavano a dimostrarsi il più sagace, aveva portato una ventata di freschezza nelle sue giornate faticose, era riuscita a farlo ridere nonostante il pensiero fisso della superiorità di Kakaroth che lo amareggiava.
Il fascino emanato dalla personalità della donna aveva agito come una miccia per il fisico già esplosivo di cui madre natura l’aveva dotata, e per la prima volta in vita sua il principe dei saiyan si era appassionato a qualcosa di diverso dal combattimento.
Ne era scaturita un’alchimia che li aveva avvinti per un intero anno, finché il concepimento di Trunks aveva portato Bulma a riflettere sulla mancanza di amore che minava la sua relazione, e sulla necessità di dare al bambino un padre che si occupasse di lui.
Nello stesso periodo Vegeta sentiva ticchettare le lancette del tempo, sentiva avvicinarsi lo scadere dei tre anni ed il momento del suo confronto con Kakaroth senza avere ottenuto la trasformazione nel guerriero leggendario; aveva colto al balzo la rottura con Bulma come occasione per concentrarsi completamente sul suo obiettivo, e per molti mesi ci era riuscito perfettamente. 
Anche se abitavano nella stessa casa, anche se aveva sotto gli occhi il ventre sempre più gonfio in cui cresceva suo figlio, aveva mantenuto un cuore duro come pietra e le rivolgeva la parola soprattutto per questioni tecniche.
Infine aveva raggiunto il suo traguardo, si era coperto dell’oro leggendario ed era andato a perfezionarsi nello spazio, per poi tornare trionfante a dar battaglia sui campi della terra.
Chissà quando il pensiero di lei aveva fatto nuovamente capolino nella sua mente assetata di vendetta?
Probabilmente, anche in questo, Future Trunks aveva avuto un ruolo determinante: il ragazzo era molto devoto a sua madre e gliela nominava spesso, senza contare che bastavano i suoi occhi limpidi a richiamare colei da cui li aveva ereditati.
Vegeta aveva provato nostalgia per la terrestre, ma l’aveva soffocata pensando alle importanti battaglie che ancora doveva combattere.
Sennonché finite le battaglie, partito Future Trunks, superato lo sconforto per la morte di Goku, il pensiero di Bulma non lo aveva più abbandonato; anzi, il suo corpo aveva ripreso a gravitare come un magnete attorno a quello della donna, con un’intensità perfino maggiore rispetto a quando si erano messi insieme.
Erano riemersi i ricordi…..
Ricordava dita sottili che si facevano strada nella sua folta chioma di saiyan.
Ricordava il sapore dolce delle sue labbra.
Ricordava un respiro bollente accanto al proprio orecchio.
Ricordava il profumo della sua pelle.
Ricordava due seni morbidi sotto le proprie mani.
Ricordava i mille sentieri che aveva tracciato lungo la sua schiena, sentieri che confluivano tutti in una lieve vallata per poi risalire in colline che offrivano la soffice resistenza dei suoi glutei.
Ricordava due gambe di gazzella annodate attorno al proprio bacino.
Ricordava quanto fosse tenero il ventre di lei contro il proprio addome scolpito.
Ricordava le unghie della terrestre conficcate nella sua schiena quando si aggrappava a lui.
 
Ricordava il proprio nome pronunciato in un singulto….e ricordava che a volte ella sembrava sul punto di volergli dire qualcos’altro, ma poi richiudeva le labbra e non lo diceva mai.
Ricordava....troppo.
Troppo, maledizione.
Era come se un immenso ghiacciaio si stesse gradualmente sciogliendo, come se avesse formato un fiume rigoglioso che scendeva impetuosamente a valle, trascinando il suo corpo e la sua mente in quella folle corsa.
Non capiva perché, dopo tanti mesi in cui era riuscito a non pensare per niente a Bulma, adesso al contrario non poteva più togliersela dalla testa; semplicemente era entrato in gioco il più potente afrodisiaco mai esistito: l’amore.
 

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Capitolo 34
*** Ti amo ***


Nota dell'autrice: scusate scusate scusate! 2 mesi di ritardo! Spero ci sia ancora qualcuno dei miei precedenti lettori, anche perché ci terrei a ringraziare di cuore tutti coloro che mi hanno sostenuto e soprattutto chi ha lasciato una recensione – so che quando si leggono tante storie non c'è mai il tempo di recensire, nemmeno quelle che ti sono piaciute.

Questo è il capitolo conclusivo, ma se l'ispirazione mi assiste vorrei aggiungere un breve capitolo extra in cui mostro i protagonisti a due anni di distanza.

Ancora grazie a tutti, scrivere la storia che avevo in mente da anni è stata una magnifica esperienza! <3

Elena

 

 

 

 

Il tempo sembrava essersi fermato.

Trunks continuava a fare avanti e indietro appoggiandosi alla barra levitante, il vento smuoveva appena le foglie degli alberi, una bicicletta passava in strada cigolando....

Ma per Vegeta era come se tutto si fosse cristallizzato: l'unico movimento che ancora percepiva era il lieve battito delle ciglia di Bulma, in piedi di fronte a lui; il respiro di lei era l'unico suono che gli arrivava alle orecchie; il suo sguardo si era perso nei due laghi azzurri che la terrestre aveva come occhi, mentre i suoi piedi lo stavano portando in avanti senza che nemmeno se ne accorgesse.

La scienziata osservò stupita Vegeta avvicinarsi sempre di più, afferrarla per i fianchi e spingerla indietro, fino a farle sbattere la schiena contro la parete esterna della casa; non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi cosa gli stesse passando per la testa prima che il saiyan la sovrastasse, bloccandola in quella posizione, e le labbra di lui scendessero con forza sulle sue.

Nella testa di Bulma partirono i cori dell'alleluia mentre lo sentiva affondare nella sua bocca, stringerle i fianchi, premere contro di lei con tutto il corpo; sollevò un po' goffamente le braccia senza sapere di preciso come muoverle, ancora troppo stupita dalla piega che avevano preso gli eventi, ma poi le poggiò sulle spalle dell'uomo e iniziò ad accarezzarle, ricambiando contemporaneamente il bacio.

I minuti passavano e Vegeta continuava a baciarla come se non potesse saziarsene, come se volesse consumarle le labbra, e intanto lasciava scivolare le mani lungo le sue gambe, le insinuava sotto il suo vestito per poi risalire lentamente e mandarle a fuoco la pelle.

Bulma aveva atteso il tocco del suo principe da più tempo di quanto riuscisse a ricordare....Piegò all'indietro la testa chiedendo implicitamente i suoi baci sulla gola, sulle spalle, ovunque....

Lo squillo del campanello di una bici li fece sussultare.

Il saiyan ricordò improvvisamente di trovarsi nel cortile di villa Brief, a pochi metri dalla strada ed esposto alla vista dei passanti; per il momento non si vedeva un'anima viva - a parte il ciclista ormai lontano - però c'erano molte abitazioni con le finestre che davano sul cortile.

«C-che c'è? Perché ti sei fermato?» domandò Bulma in un sussurro, la testa ancora piegata all'indietro.

«E me lo chiedi!?» replicò lui sottovoce «ti rendi conto che siamo all'aperto e che potrebbero esserci cinquanta persone a guardare da dietro le persiane?!»

Ancora annebbiata dalle carezze del marito e desiderosa soltanto che continuassero, la giovane staccò il collegamento tra la bocca e il cervello e strillò:

«CHISSENEFREGA!! PER ME POSSONO PURE COMPRARE I POPCORN E GODERSI LO SPETTACOLO!!!»

Il povero principe dei saiyan sbiancò come un lenzuolo nel sentire la sua regale consorte esprimersi in quel modo, e staccandosi da lei sibilò:

«N-non posso crederci: sta-stai invitando i vicini a mangiare popcorn mentre guardano noi due che...che....NON HAI UN BRICIOLO DI PUDORE!! E TU TI DEFINISCI UNA SIGNORA?!»

«Aspetta, non dicevo sul serio....» protestò debolmente Bulma, mentre Vegeta indignato si allontanava a grandi passi e rientrava in casa sbattendo la porta.

Per qualche istante nel cortile si udirono solamente il frinire delle cicale ed il suono dei passetti di Trunks – se davvero qualche vicino era intento a spiarli, evidentemente aveva trattenuto le risate - finché la donna si lasciò cadere a terra e sbuffò come una locomotiva:

«Uffaaaaaaaa! Accidenti alla mia boccaccia! Perché non ho usato una frase più discreta, tipo “tesoro, spostiamo questa conversazione in camera da letto”?!»

Mise le mani nei propri capelli turchini e li spettinò rabbiosamente, in preda alla frustrazione; poi però fu colpita da un nuovo pensiero e sul suo volto apparve un sorriso trionfante: la passione che Vegeta aveva dimostrato poco prima era la prova che lei gli piaceva ancora! Qualunque fosse il motivo che lo tratteneva dal fare l'amore, non avrebbe retto a lungo.

Sollevata da questa considerazione si alzò in piedi e raggiunse Trunks, il quale aveva interrotto gli “allenamenti” e stava giocherellando con una coccinella di passaggio sulle sue scarpette.

«Andiamo piccolo, è ora della merenda» disse prendendolo in braccio «e poi la mamma deve andare a fare compere per stanotte, le è venuta un'idea geniale....» concluse con un ghigno malefico degno di Vegeta.

Quel pomeriggio la ricca ereditiera coinvolse Kaori in un'operazione di caccia alla camicia da notte che avrebbe fatto capitolare il principe, e setacciarono ogni negozio di lingerie segnalato sulle mappe della città; Bulma teneva molto alla presenza dell'amica perché già altre volte le aveva dato ottimi consigli: lasciata da sola, basandosi sulle esperienze passate con maniaci come Muten e Olong, finiva sempre per pensare che tutti i maschi avessero i loro stessi gusti e comprava il genere di biancheria sbagliato.

Mentre passavano in rassegna gli scaffali di una costosa boutique, la scienziata mostrò appunto a Kaori un potenziale acquisto:

«Guarda qua, che te ne pare? Completino mutande e reggiseno: invece che di stoffa normale è fatto di una rete leopardata, con dei buchi più grandi in corrispondenza dei capezzoli e della...»

«Posa subito quell'affare!» replicò la castana «quel povero ragazzo si chiederà se ha sposato una donna o un travestito! Se vuoi essere davvero seducente devi suggerire senza sbattere in faccia...Ehi, guarda qui!»

Estrasse da una scatola una camicia da notte a sirena in pura seta, con lo scollo a V, il cui taglio essenziale avrebbe fasciato divinamente le forme dell'amica.

«Wow, è bellissima!» ammirò Bulma «però il colore....Non mi va di vestire di verde, pensavo più al bianco: in un certo senso questa sarà la mia prima notte di nozze, adesso che finalmente Vegeta ha detto chiaro e tondo di avermi sposata»

«A proposito, come mai sei così sicura di fare centro proprio stanotte?» domandò Kaori.

«Eh eh eh....Ho un piano: a cena gli servirò vino in abbondanza, poi quando si sarà ritirato in camera lo raggiungerò con una bottiglia di champagne....Indossando questa» tirò fuori da un'altra scatola la camicia da notte a sirena in versione bianco candido «sono certa che non potrà resistermi! Però dopo i preliminari lo convincerò a spostarci in camera mia, la sua stanza è piccola e ha un letto singolo»

La giovane impiegata ridacchiò divertita:

«Bulma Brief, sei veramente una ragazzaccia: far ubriacare un uomo per poi sedurlo! Beh, ti auguro buona fortuna. Comunque questo modello è fantastico, quasi quasi me ne compro una, potrei indossarla alla mia notte di nozze! Certo è un po' costosa ma...»

«Te la regalo io, è il minimo che posso fare dopo tutto l'aiuto che mi hai dato!» si offrì la turchina.

«Esagerata, ti ho solo accompagnato a fare compere»

«No, mi riferivo a come mi sei stata vicino per tutta la durata di questa storia»

«Beh, se la metti così...Accetto!»

Dopo aver pagato i propri acquisti, le due uscirono dal negozio e Kaori incitò l'amica:

«Mi raccomando, va e colpisci senza pietà! Domani fammi sapere com'è andata»

«Sicuro, ti riferirò tutto nei dettagli!»

«Ehm, no grazie, quelli risparmiameli»

«Ah ah ah, scherzo, ti prendevo un po' in giro! A domani!»

Bulma tornò alla Capsule Corporation, mise al sicuro in un cassetto la sua arma segreta in pura seta e scese nel laboratorio per ultimare un'invenzione in sospeso.

Fremeva di impazienza nell'attesa che calasse la notte e temeva che chiunque potesse indovinare i suoi pensieri solo guardandola in faccia, perciò stava curva sul bancone da lavoro senza nemmeno rivolgere la parola al dottor Brief.

Non appena ebbe ultimato l'invenzione lasciata a metà, la giovane sposa salì al piano di sopra e diede il via ai preparativi: riordinò la propria stanza – il cui pavimento e le cui sedie erano ingombre di vestiti – e rifece il letto con splendide lenzuola ricamate; sistemò sui mobili più lontani dal letto delle candele profumate e preparò una playlist di musica soft per ogni evenienza, anche se prevedeva che Vegeta non gradisse ascoltare musica in certi momenti.

Poi passò ad ispezionare il proprio aspetto, alla ricerca di ogni possibile dettaglio da correggere: i successivi quaranta minuti trascorsero tra cerette, pinzette per sopracciglia, raspa per levigare i talloni, smalti trasparenti....

Stava spalmando la crema corpo sulle cosce quando le giunse dall'esterno la voce della signora Brief:

«Tesoro, è pronto in tavola, sono cinque minuti che ti cerco»

«Oh, arrivo. Non dirmi che stavate tutti aspettando me: questa Vegeta non me la perdona!» disse Bulma infilando i jeans e aprendo la porta.

Una risposta inattesa raffreddò però il suo entusiasmo:

«Veramente Vegeta non è a tavola, anzi credo che non sia nemmeno in casa»

L'espressione della giovane era talmente interdetta e delusa che la madre tentò di consolarla:

«Suvvia cara, è già tanto che ci abbia tenuto compagnia a pranzo; non aspettarti che cambi le sue abitudini tutte in una volta»

«Lo so mamma, però mi serviva la sua presenza proprio stasera perché....Lasciamo perdere, magari ci raggiungerà mentre mangiamo»

Sfortunatamente il principe non si fece vedere né durante la cena, né subito dopo.

Bulma lo attese a lungo sul balcone della propria stanza sperando che lui individuasse la sua aura e venisse a cercarla, ma alla fine si rassegnò e si infilò nel letto senza neanche spegnere le candele o sostituire la camicia da notte nuova con un modesto pigiama.

A notte inoltrata Vegeta atterrò nel cortile della Capsule Corporation, bagnato dalla testa ai piedi: aveva trascorso ore ed ore ad allenarsi sul fondo dell'oceano riemergendo solo ogni tanto per respirare, sicché si sentiva stanco e non gli andava di usare le forze rimaste per asciugarsi con il calore emanato dalla propria aura.

Raggiunse la cucina lasciando dietro di sé una scia bagnata, bevette cinque litri d'acqua per togliere dalla gola l'arsura del sale ed iniziò a preparare un gigantesco panino, usando come ripieno tutto quello che trovava nel frigo; arrivato più o meno a metà dell'opera, gli sembrò di udire un leggero rumore e si voltò indietro: sulla soglia della cucina stava Bulma, appoggiata allo stipite della porta con un braccio mentre l'altro ricadeva languidamente lungo il fianco.

Era fasciata in un abito bianco che a stento si distingueva dalla sua pelle perlacea; il saiyan rimase immobile a fissarla, con il coltello in una mano ed una fetta di insalata nell'altra, lasciando vagare lo sguardo su quel collo delicato, sulle spalle rotonde, sulla linea armoniosa delle braccia e sui polsi sottili...Per poi risalire fino al seno che sporgeva fiorente dal décolleté ricamato, e scendere ad ammirare il busto perfetto e la forma generosa dei fianchi e delle cosce, che sembravano quasi premere per uscire dall'abito a sirena.

«Ciao tesoro, sei tornato tardi stasera» salutò la donna.

Normalmente Vegeta avrebbe chiesto cosa diavolo significasse l'epiteto “tesoro” e perché lei non lo chiamasse per nome, ma in quel momento era semplicemente troppo stordito per parlare.

«Io stavo andando a dormire, mi raggiungi dopo mangiato?»

«R-raggiungerti...In camera tua?» fece il principe, ritrovando l'uso della parola.

«Sì, perché no? Qui sulla Terra i mariti dormono insieme alle mogli, e poi non staresti più comodo in una stanza grande come la mia?»

«E-ecco, io...Io devo pensarci» balbettò Vegeta, sentendosi pericolosamente vicino a concederle qualsiasi cosa lei gli avesse chiesto.

Bulma mise un piccolo broncio e gli voltò le spalle, per poi dirigersi verso la scala che portava ai piani superiori; nel camminare si premurò di ondeggiare leggermente, perché aveva la sensazione che invece di riprendere il lavoro interrotto l'uomo la stesse osservando: poteva quasi percepire gli occhi di lui puntati sulla propria schiena (o probabilmente un po' più in basso).

Si aspettava di essere richiamata indietro da un momento all'altro, ma siccome l'orgoglioso saiyan resisteva fu costretta ad inventarsi qualcos'altro.

«E' un trucco un po' vecchio, ma se non lo conosce potrebbe cascarci» Salì i primi due gradini della scala e poi finse di inciampare nella camicia da notte, lasciandosi cadere a terra.

«Ahia, che male!» esclamò massaggiandosi una caviglia.

Vegeta la raggiunse abbandonando il panino – il che per un saiyan è già una discreta prova di affetto – e chinatosi sulla caviglia infortunata la osservò con attenzione:

«Sembra tutto a posto; del resto non puoi esserti fatta troppo male cadendo da così in basso» affermò.

«Noi terrestri siamo più fragili dei saiyan, dovresti saperlo dato che me lo ripeti sempre» rimbeccò Bulma «comunque se stanotte tengo a riposo la caviglia, domani starò bene; però come faccio ad arrivare al primo piano?»

«Bah, siete davvero una razza debole!» sbuffò il principe sollevandola da terra e caricandola sopra una spalla.

Il piano della giovane era riuscito solo a metà: voleva che il suo principe la portasse in camera, ma aveva in mente di farsi prendere in braccio invece di essere carreggiata come un sacco di patate.

«Ehi, ti sembra il modo di trasportare una signora questo?!»

«Se non la pianti di strillare ti lascio ai piedi delle scale. E poi come osi definirti una signora dopo la scenata di oggi pomeriggio!»

«Uffa, ti ho detto che non parlavo sul serio!»

Ad ogni modo non era il caso di lamentarsi: qualche mese prima, se lei si fosse slogata la caviglia e Vegeta fosse stato impegnato in qualcos'altro, l'avrebbe davvero lasciata ai piedi delle scale.

Senza ulteriori battibecchi arrivarono a destinazione; il saiyan si soffermò stupito ad osservare l'insolito ordine che regnava nella stanza e le candele profumate che ardevano sui mobili.

«Ehi, mi fai scendere?!» strillò la ragazza «mi sto bagnando tutta! Dove accidenti sei andato ad allenarti?»

Quando però Vegeta la depositò a terra, finse di non potersi reggere in piedi – a causa della caviglia slogata – e gli cadde praticamente tra le braccia.

Per alcuni istanti rimasero completamente immobili, lei con le mani poggiate sulle sue spalle, lui che la teneva per la vita.

Bulma fissava quasi ipnotizzata gli occhi di onice del saiyan, parzialmente velati da sottili ciocche di capelli che gli erano ricadute davanti al viso, e percepiva la stretta di due mani virili attorno al proprio busto; improvvisamente fu scossa da un brivido, ma non avrebbe saputo dire se a provocarlo fosse stata l'eccitazione o la gelida acqua dell'oceano di cui Vegeta l'aveva bagnata.

Subito dopo fu avvolta da una specie di soffio d'aria calda e sussultò spaventata:

«Ehi, cos'è questo calore?!»

«Tsk! Rilassati terrestre, è soltanto la mia aura» rispose con tono saccente il principe.

«L-la tua aura? Ma perché l'hai alzata così di colpo?»

«Che domande fai? Non sono io quello che sta tremando di freddo»

Fu troppo.

Fu veramente troppo.

Dopo aver subìto due anni di trascuratezza da parte dell'uomo che amava, sentirgli dire che aveva alzato l'aura apposta per riscaldarla, anzi di più: sentirglielo dire come se fosse la cosa più naturale del mondo.....

Non poteva fingere che una cosa simile non la turbasse.

Contrasse le mani stringendo la stoffa umida della maglia di Vegeta, si morse il labbro inferiore, ma alla fine cedette e scoppiò in un pianto liberatorio.

Quel pianto non aveva nulla a che vedere con le due lacrimuccie nemmeno uscite di qualche ora prima: stavolta Bulma piangeva con tutta se stessa, il corpo era scosso dai singhiozzi, il naso le colava, gli occhi si arrossavano....

Vegeta assisteva alla scena quasi paralizzato.

Pur non capendo il motivo di quel pianto e non sapendo come reagire, egli non la allontanò e questo commosse ancora di più la giovane: lasciarla piangere con la fronte poggiata sul suo petto era un'ulteriore conferma di quanto ormai le volesse bene.

Più passavano i secondi però, più il saiyan si sentiva a disagio; se c'era una cosa che aveva capito della sua nuova vita era che non sopportava di veder piangere né Bulma né Trunks.

«I-insomma, si può sapere che ti prende!?» sbottò.

In quel momento dalle labbra di Bulma uscirono le parole che si era portata dentro per due anni.

Uscirono impetuosamente, come uno scroscio d'acqua trattenuto per troppo tempo da una diga.

Uscirono intervallate da singhiozzi, accompagnate da un pianto continuo, ed era come se dopo averlo detto la prima volta non potesse più fermarsi:

«Ti amo........ti amo.........ti amo........ti amo.....ti amo........ti amo......ti amo...ti amo....amore mio, ti amo così tanto.......ti amo.........ti amo....ti amo....ti amo.....ti amo...»

 

Vegeta ascoltava lo sfogo di Bulma con espressione confusa, eppure il senso di quelle parole non gli sfuggiva del tutto: dopo ciò che aveva provato guardando morire Future Trunks, ormai cominciava a capire cosa significasse amare qualcuno.

Tratteneva il fiato, sentendosi felice e terrorizzato nello stesso tempo.

Bulma continuò a piangere e a ripetergli che lo amava, finché la stanchezza non ebbe il sopravvento e le permise di calmarsi; gradualmente il suo respiro tornò regolare, tirò su con il naso e tentò di pettinare con una mano i capelli arruffati.

«Oh, mamma» mormorò «devo avere un aspetto orribile; ti avrò anche sporcato la maglia»

Si allontanò dal combattente e raggiunse il comodino adiacente al letto, sul quale stava un pacchetto di fazzoletti di carta.

Aveva appena finito di soffiarsi il naso quando udì Vegeta pronunciare a voce bassissima, a metà tra un ringhio e un sussurro:

«Non piangere»

«C-come?» balbettò la donna.

Di nuovo egli ordinò, con tono quasi minaccioso:

«Non piangere»

In un attimo la raggiunse e la gettò all'indietro sul letto, per poi sovrastarla levitando appena sopra di lei e cominciare ad inseguire, con labbra ardenti come tizzoni, le tracce che le lacrime avevano lasciato sul viso niveo, come se volesse berle e cancellarle per sempre.

«...Vegeta...» esalò a fatica la scienziata, mentre una pioggia di baci le cadeva sul volto e tra i capelli.

Ben presto sentì abbassarsi le spalline della camicia da notte e la pioggia iniziò a scrosciare anche lungo il suo collo, le sue spalle, il suo seno...

Sembrava quasi che egli volesse trasformare ogni lacrima versata a causa sua in un sospiro d'estasi....E ci stava riuscendo benissimo.

Bulma avrebbe voluto piangere di nuovo, stavolta di pura felicità, mentre affondava le mani nella folta chioma scura del suo uomo; scivolò sulla schiena per portare di nuovo il proprio viso all'altezza di quello di lui, e cercò di sfilargli la maglia.

Vegeta ne comprese le intenzioni e si tolse l'indumento, per poi gettarlo lontano sul pavimento; a quel punto però lei poggiò una mano sui suoi pettorali e lo sospinse gentilmente verso l'alto: voleva concedersi il lusso di ammirare il suo sposo a torso nudo, sotto la fioca luce rossastra delle candele.

Aveva davanti una magnifica corazza bronzea, fatta di viva carne invece che di freddo metallo, solcata da lievi cicatrici che non facevano altro che impreziosirne la virile bellezza.

Le cicatrici avrebbero dovuto essere molte di più, e più profonde, considerando la vita che aveva condotto il guerriero, ma evidentemente la pelle dei saiyan godeva di una capacità rigenerativa superiore rispetto a quella umana.

Vegeta si abbassò di nuovo verso di lei e ripresero a baciarsi, finché Bulma non spostò la testa di lato ed iniziò a depositare piccoli baci lungo la linea della sua mascella, per poi scendere avidamente sul collo robusto.

Lo sentì irrigidirsi leggermente, poiché il principe non era abituato a lasciarle un minimo di iniziativa, ma non si fermò e mormorò contro la sua pelle ambrata:

«Lasciami fare...»

Proseguì lungo i tendini del collo, sentì scorrere sotto le labbra la clavicola, infine approdò sul petto e cominciò a cospargerlo di baci, seguendo con le labbra e con la lingua i contorni dei suoi muscoli; adorava il sapore un po' salato della pelle di Vegeta, accentuato quella notte dalle tracce di salsedine, ma lui non le aveva mai permesso di fare una cosa del genere.

Portò la bocca all'altezza del cuore, là dove spiccava la cicatrice lasciata dal colpo mortale di Freezer, e vi depose un bacio più lungo.

«...Bulma...» lo sentì sussurrare con voce roca.

Era la prima volta che nei momenti di intimità egli pronunciava il suo nome.

In un certo senso, fu la loro prima volta in tutto.

Per la prima volta tra quelle braccia Bulma si sentì protetta: era certa che se fosse apparso di nuovo il dottor Gelo e avesse cercato di uccidere lei o Trunks, stavolta Vegeta si sarebbe schierato in loro difesa.

Per la prima volta tra quelle braccia si sentì amata: e non aveva bisogno che lui le dicesse “ti amo”, perché se una donna è veramente onesta con se stessa, sa capire da sola quando è amata.

Per la prima volta si donò a un uomo che l'aveva scelta come sua sposa per tutta la vita.

E quando la luna spuntò fuori da una nuvola scura e sbirciò nella stanza, illuminò una scena insolita: Vegeta giaceva supino sul letto, ad occhi chiusi, cingendo con un braccio la vita di Bulma che riposava sopra di lui, in un gesto che indicava al tempo stesso possesso e protezione.

Ella teneva gli occhi spalancati, ancora incredula di fronte a ciò che aveva vissuto, e quasi temeva che se si fosse addormentata il principe sarebbe svanito come un sogno; infine però cedette e si lasciò cullare dal ritmo del suo battito fino ad addormentarsi.

Vegeta invece rimase sveglio a lungo, chiedendosi continuamente se non avrebbe fatto meglio a tornare in camera sua, anzi forse avrebbe dovuto scappare addirittura dal pianeta finché era in tempo.

Ma era ancora in tempo?

Se si concentrava poteva percepire l'aura del piccolo Trunks nella stanza accanto, anzi riusciva persino a captare il suono del suo respiro, misto a quello di Bulma; e ad ogni respiro che traevano quei due, era come se mille fili invisibili si attorcigliassero attorno al suo cuore, formando una rete che lo tratteneva sulla Terra.

Una parte di lui desiderava non essere mai sbarcato su quel pianeta.

Una parte di lui desiderava non andarsene mai più.

Grazie al Cielo alla fine avrebbe vinto la seconda.

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