Cosa ti manca per essere felice?

di Orihimechan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Bravery ***
Capitolo 2: *** 2. Development ***
Capitolo 3: *** 3. Love ***
Capitolo 4: *** 4. Changes ***
Capitolo 5: *** 5. Fair ***
Capitolo 6: *** 6. Beginning ***



Capitolo 1
*** 1. Bravery ***


Sana & Akito
(alla stupidissima età di quattordici anni)





<< Hayama >> distesa lungo un prato verde ricoperto da profumatissime margherite Sana giocherellava con i fasci di luce che, dispettosi, le impedivano di ammirare le nuvole.
Colse il mugugno incomprensibile udito a malapena dalla persona che le stava accanto come un’esortazione a continuare.
<< Cosa ti manca per essere felice? >>> domandò genuinamente.
Akito smise di giocare con i fili d’erba e posò i suoi occhi color dell’ambra su quelli cioccolato di Sana.
Rimase in silenzio, continuando a fissare le sue iridi e rimanendone incantato quasi come fosse la prima volta.
Ultimamente avevano preso l’insolita abitudine di passare la domenica mattina al parco.
<< Kurata >> arcuò le sopracciglia e un fastidiosissimo ghigno di scherno comparve sul suo viso << che ti sei fumata a colazione stamattina? >>
<< Akito brutto idiota, rispondi e basta! >> lo rimbeccò infastidita.
Il ragazzo, senza staccare neanche per un attimo lo sguardo da lei, sembrò pensarci su.
Dopo una frazione di secondi alzò le spalle.
<< Cosa vuoi che ne sappia, ho solo quattordici anni! >> concluse alla fine interrompendo il loro contatto visivo ed iniziando ad osservare distrattamente il cielo.
Ancora non riusciva a spiegarsi del perché il solo guardarla gli provocasse quel fastidiosissimo nodo in gola che non riusciva mai a mandar via.
Sana, contrariamente a quanto si aspettasse Akito non rispose.
Rimasero per un po’ in silenzio, poi Hayama le gettò un’occhiata fugace.
<< A te invece cosa manca? >> non era mai stato la persona adatta per instaurare una conversazione; quella semplice domanda però l’aveva lasciato lievemente interdetto, stuzzicando, non poco, la sua curiosità.
Improvvisamente si era ritrovato smanioso di ascoltare la risposta della ragazza distesa supina accanto a lui e stupidamente desiderò che semmai per lei ci fosse stato qualcosa o meglio ancora qualcuno, altri non fosse che lui.
Sana spostò una ciocca dei suoi capelli ramati dietro l’orecchio e issandosi sui gomiti gli rivolse uno di quei timidi sorrisi a cui Akito non riusciva mai a rimanere immune.
L’osservò per una manciata di secondi rendendosi conto che mai al mondo avrebbe desiderato una compagnia migliore di lui; certo non era un compagno di dialogo eccelso ma avrebbe scambiato qualsiasi cosa pur di stare lì, distesa accanto a lui anche semplicemente senza dir nulla; avrebbe barattato tutto pur di stare lì immobile e sentirlo respirare.
<< Il coraggio >> disse poi con un fil di voce, ritornando immediatamente seria e prendendo a fissare in maniera impacciata e senza interesse il manto d’erba.
Akito capì immediatamente che quella semplice affermazione celasse un universo intero dietro di se.
Un universo sommerso di buchi neri.
Ed ebbe il timore che, se solo si fosse mosso, inevitabilmente ne sarebbe stato risucchiato.
Allora tacque.
Non potendo però fare a meno di pensare che con molta probabilità una buona dose di coraggio mancasse anche a lui.








Ed eccomi qui a cimentarmi per la prima volta in una raccolta di one-shot.
L’idea è nata per caso, perciò la storia non ha molte pretese; semplicemente mi solleticava l’idea di immaginare come i nostri Sana&Akito avrebbero affrontato la loro storia.
La raccolta dovrebbe contenere cinque o al massimo sei capitoli. Tre di questi sono già stati scritti.
Se qualcuno di voi si starà per caso chiedendo se l’altra mia storia sia stata arenata rispondo di no, in questi giorni sto riguardando il capitolo successivo all’ultimo aggiornamento di conseguenza conto di pubblicarlo a breve.
Ovviamente sarei felicissima di conoscere le vostre impressione su questa nuova storia.
Un grosso bacio,
Orihime.

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Capitolo 2
*** 2. Development ***


Sana & Akito
(alla confusionaria età di diciannove anni)

 
 
<< Non posso crederci>> Sana camminava lentamente, soffiandosi le mani ghiacciate a causa della temperatura troppo bassa.
I capelli lunghi raccolti in una treccia, il naso arrossato e una sciarpa rossa in cashmere a ripararla dal freddo.
Gli anni non l’avevano poi cambiata così tanto. Era rimasta sempre la solita esuberante, testarda, confusionaria e ritardataria, ma con un piccolo dettaglio in più: il fantasma di quella bambina con le codine e le gonne colorate aveva ceduto il posto ad una giovane e bellissima donna.
Akito non aveva mai visto nessuna bella come lei, o semplicemente non si era mai sforzato di cercarla.
<< Eppure ci avrei scommesso sai? >> disse guardandolo dritto negli occhi.
Hayama le camminava accanto. Anche per lui gli anni erano passati; i suoi lineamenti erano più marcati, il karate aveva notevolmente contribuito a sviluppare quel fisico tonico che toglieva il fiato solo a sfiorarlo con lo sguardo; i capelli d’oro leggermente più lunghi del solito e il ghigno beffardo che ormai tutti conoscevano.
<< Mi stai ascoltando? >> cantilenò Sana con un tono di voce decisamente scocciato.
<< Sinceramente no Kurata >> rispose lui ghignando ancor di più.
Con la coda dell’occhio la vide sbattere le sue lunghe ciglia.
Quanto adorava farla arrabbiare!
<< Vai al diavolo Hayama! >> e accelerò il passo.
Akito scosse lievemente la testa; certe cose neanche il tempo riusciva a cambiarle.
<< E comunque >> continuò lei << sono veramente felice per loro >>
Fu impossibile non accorgersi del suo tono così commosso ed entusiasta.
Tsuyoshi e Aya quella sera avevano comunicato ai loro amici di sempre l’intenzione di convolare a nozze.
<< Piuttosto scontato non trovi? >> Akito finalmente decise di porre fine al suo mutismo; raggiungendo Sana che, nel frattempo, si era fermata per volgersi verso di lui.
<< Già.. >> lei che generalmente era un vulcano in piena di parole si era ritrovata a rispondere a monosillabi.
<< Penso sia il giusto epilogo della loro storia >> continuò il ragazzo osservandola torturarsi le mani per poi puntare quei bellissimi occhi di cioccolato nei suoi.
<< Inizio Akito, questo è solo l’inizio per loro! >>
Quando la vide sorridere dolcemente fù inspiegabilmente travolto da un calore sconsiderato.
<< Akito >> riprese Sana continuando ad osservarlo, ritrovandosi poi a pensare che non si sarebbe mai annoiata di guardare dentro quelle due gemme ambrate.
Si avvicinò a lui, quel tanto che bastava per sentire il suo respiro.
<< Cosa? >> domandò lui; i piedi perfettamente inchiodati nel terreno, i pugni serrati ben nascosti nelle tasche, il respiro affannato e le idee un po’ più confuse del solito.
<< Cosa ti manca per essere felice?>>
E vuoi il freddo, vuoi quella vicinanza un po’ troppo intima, vuoi il bicchierino di sakè in più che Tsu gli aveva categoricamente imposto di bere e vuoi quello stupido ronzio in testa che non voleva saperne di smettere che ad Akito la risposta a quella domanda fu chiara e limpida come non lo era mai stata.
E allora parlò, perché forse in tutti quegli anni un po’ di coraggio era riuscito a racimolarlo.
<< Te >> una risposta così concisa e cristallina da far inevitabilmente arrossare le gote di una Sana ancora incredula.
Akito dal canto suo, senza neanche darle il tempo di rispondere la tirò a se e con l’ombra di un sorriso mal celato la baciò.
Infondo poteva anche essere vero che alla vigilia di Natale i sogni diventavano realtà.





Rieccomi qui. Finalmente sono riuscita ad aggiornare!
Allora, sono passati un pò di anni dal primo capitolo e ho cercato di immaginare il momento in cui Akito si sarebbe dato una mossa; sinceramente non ce lo vedo proprio a fare una dichiarazione a cuore aperto, quindi ho cercato di immedesimarmi in lui e nel suo carattere chiuso e questo è quello che ne è uscito fuori.
Spero di non aver deluso l'aspettativa di nessuno, tengo davvero molto a conoscere la vostra opinione, quindi se vi va di espormi un vostro parere io sono qui.
Alla prossima,
Orihime.

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Capitolo 3
*** 3. Love ***


Sana&Akito
(alla spensierata età di vent'anni circa)



Akito la guardava dormire serena, comodamente accovacciata sul divano di casa.
La testa poggiata dolcemente sulla sua spalla sinistra, le loro mani intrecciate, i capelli raccolti malamente e un’espressione beata dipinta sul volto.
Come sempre avevano trascorso il sabato sera davanti la tv; pop-corn e il solito plaid sgualcito a far loro compagnia e come accadeva ogni dannatissima volta da un anno a questa parte, Sana si era addormentata neanche a metà film.
A lui comunque andava bene così.
Non gli dispiaceva affatto osservarla riposare tranquilla; controllare il suo respiro regolare, vederla strizzare gli occhi di tanto in tanto e saltuariamente sentirla pronunciare il suo nome inconsciamente.
Akito le accarezza dolcemente il volto rilassato ritrovandosi a pensare che ora più che mai quella ragazza ricoprisse un ruolo assolutamente necessario e fondamentale nella sua vita.
Vide Sana scostare lievemente il corpo e alla fine destarsi nel tentativo di posizionarsi meglio. Lentamente aprì gli occhi ancora un po’ assonnati e con la mano libera cercò di coprire un piccolo sbadiglio.
Nonostante i capelli arruffati, gli occhi ancora semiaperti, il ridicolo pigiama rosa con i coniglietti che si ostinava ad indossare ( ignorando le sue palesi lamentele ), la bocca ancora impastata dal sonno e quell’aria buffa e mezza intontita non poteva fare a meno di pensare quanto fosse dannatamente bella.
<< Akito >> lo chiamo labile.
Per tutta risposta lui le scostò alcune ciocche della sua frangia disordinata.
<< Mi sono addormentata di nuovo vero? >> lentamente si alzò accoccolandosi meglio contro il corpo di Hayama.
<< Così pare >> rispose questi con un tono decisamente ironico.
La vide distogliere lo sguardo imbarazzata.
<< Mi spiace >>
<< A me no >> continuò Hayama allungando il braccio sinistro per poterla abbracciare meglio << e poi sto iniziando ad abituarmi al tuo continuo russare >> la schernì.
<< Stupido >> dal modo in cui lo disse non parve affatto offesa << Akito >> riprese dopo un attimo di esitazione, iniziando a sfiorargli dolcemente il dorso della mano.
<< Mmh? >> e la strinse a sé ancor di più, quasi per timore di vederla fuggir via.
<< Cosa ti manca per essere felice? >>
Il ragazzo non riuscì a trattenere un debole sorriso, conscio del fatto che nella posizione in cui si trovavano lei non se ne sarebbe mai accorta.
Quella domanda era diventata una sorta di rituale ormai per loro e per essere sincero lui l’aspettava da un po’; perché si, effettivamente qualcosa c’era in grado di renderlo felice, non che ora non lo fosse certo, ma rappresentava più che altro quel tassello in più che ancora mancava nel loro immenso e confusionario puzzle.
Sana era sua e lui questo lo sapeva bene; lo era stata sin dal momento in cui rifiutò con veemenza di porre fine alla sua vita, lo era stata quella sera al gazebo quando finse si essere la sua mamma, lo era stata la prima volta che l’aveva baciata, poi ancora quando seppur disperata si era fatta da parte per permettere a lui e a Fuka di stare insieme e quando perse tutta la sua vitalità una volta saputo della sua partenza.
Sua lo era sempre stata, così come Akito era sempre appartenuto a Sana.
Quindi come avrebbe fatto ora a spiegarle quel bisogno impellente ed assoluto che aveva di lei? Come dirle che il solo sfiorarla, accarezzarla, baciarla suscitava in lui una tempesta così forte da non riuscire più a controllare?
Ma Akito si sa, era sempre stato quel tipo di persona che alle parole preferiva i fatti; così con una scatto fulmineo sollevò Sana dal divano che, per la sorpresa, sbarrò gli occhi intrecciando le braccia al collo di Hayama.
Egli prese a baciarla con foga. Ogni singolo centimetro di quel corpo esile era per lui indispensabile. Lei sollevò leggermente il mento, soffocando una tenera risata, permettendogli di baciarle in collo con più facilità e quando lui l’issò completamente dal pavimento, Sana, complice, gli circondò la vita con le sue gambe.
Il tragitto dal divano alla camera da letto fu breve.
Solo quando entrambi furono completamente distesi l’uno sull’altro si concessero del tempo per ammirasi meglio.
<< Te lo ripeto Akito >> chiese Sana sorridendo e utilizzando un tono decisamente malizioso << cosa ti manca per essere felice? >>
Hayama distolse per poco l’attenzione dal suo corpo tentatore e incatenò meglio gli occhi ai suoi.
Tacque per una manciata di secondi.
<< Amarti >> le rispose infine prima di rituffarsi e baciare ogni singola e millimetrica parte del suo corpo.
Fù in quell’istante, dentro quella casa in un sabato sera qualsiasi che Sana e Akito si sorpresero a pensare quanto poco bastasse, per loro, essere felici.




Questa volta un pò in ritardo ma ci sono! :)
Allora, questo è in assoluto il capitolo che preferisco. Scriverlo mi ha fatta scappare qualche sorriso e alla fine devo dirlo, sono contenta di quello che è uscito fuori. Ho voluto raccontare una nuova esperienza, probabilmente una delle più importanti per loro; beh, 'la prima volta' lo è per tutti giusto?! Sono curiosissima di leggere i vostri pareri, ho notato che le recensioni sono diminuite nel secondo capitolo, spero davvero di non aver deluso nessuno!
Al prossimo capitolo, che forse arriverà con un leggero ritardo perchè lo devo ancora scrivere!
A prestissimo,
Orihime.

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Capitolo 4
*** 4. Changes ***


Sana&Akito
( alla complicatissima età di 23 anni)

 

<< Akito ma che diavolo ti salta in mente? >>
Sana Kurata lo fissava quasi fosse un alieno alla conquista del pianeta terra. Esterrefatta posò poi lo sguardo verso l’assurdo panorama che le si parava di fronte: una piccola casetta faceva capolino lungo il viale in cui si trovavano, alla sua destra troneggiava un minuscolo gazebo bianco affiancato da un tavolino con due graziose sedie intagliate in legno. Alberi e cespugli circondavano l’abitacolo rendendolo più accogliente di quanto già non fosse.
<< Ti ha dato di volta il cervello? >> Sana continuava ad osservare quella casa sinceramente indecisa sulle svariate e ancor di più innumerevoli modalità che avesse per accoppare il suo ragazzo. Hayama d’altro canto aveva assunto l’espressione più neutrale e distaccata che potesse esistere.
<< Razza di cretino si può sapere perché non rispondi? >> domandò la giovane massaggiandosi le tempie nel vano tentativo di darsi un contegno.
<< Mi dici che bisogno c’era di comprarti un’altra casa? L’ultima volta che ho controllato..>> e fece finta di guardare l’orologio al polso che in realtà non aveva <<..diciamo circa un’ora fa, avevi quella che ti ha lasciato tuo padre! >>
Akito non mostrava alcuna intenzione di proferir parola.
<< A meno che, cosa altamente improbabile, si sia magicamente volatilizzata o abbia messo su un paio di ali e sia volata via o, meglio ancora, l’avessi ceduta al banco dei pegni in cambio di un nuovo cervello. In questa caso, fammelo dire, potrei anche chiudere un occhio! >> esasperata, abbandonò le braccia sui fianchi.
<< Perché invece non chiudi quella boccaccia? Sei fastidiosa. >> proruppe Akito in risposta al lunghissimo monologo della rossa.
Sana strabuzzò gli occhi e spalancò la bocca.
<< Fastidiosa? Sei sparito dalla circolazione per più di due ore, quando finalmente riesco a rintracciarti mi porti qui senza neanche tanti preamboli e nonostante tutte le mie urla te ne stai qui, immobile come un pesce lesso senza spiccicare parola. In tutto questo sarei io quella fastidiosa? >>
<< Non è mica colpa mia se sei tarda. >> la canzonò sollevando un sopracciglio.
La rossa oltre che maledire mentalmente il suo ragazzo, si maledì a sua volta, perché anche il quel momento non riusciva a fare a meno di pensare che se non fosse stata così arrabbiata, probabilmente, avrebbe spudoratamente approfittato di lui senza neanche molti complimenti.
<< Mi hai appena dato della tarda? Akito, sono abbastanza sveglia da capire che hai appena fatto una spesa pressoché inutile oltre che tremendamente superflua. Non ci vuole mica un genio per capirlo! >> il tono di voce due ottave più alte del dovuto.
<< Smettila di starnazzare come una gallina altrimenti i nostri futuri vicini capiranno che razza di squinternata esaurita tu sia!>> rispose con il solito tono esageratamente troppo calmo.
<< Io non strillo affatto come una gallina sei tu ad essere…>> e improvvisamente a Sana Kurata mancarono le parole oltre che il respiro.
Hayama riusciva benissimo a sentire le rotelline del suo cervello iniziare ad ingranare.
La vide spalancare gli occhi, notò le sue pupille dilatarsi e il respiro bloccarsi. Notò le sue bellissime guancie avvampare, le sue mani tremare e quasi giurò di riuscire a percepire il battito del suo cuore accelerare.
<< Come hai detto scusa? >> chiese con un filo di voce.
<< Che sei tarda? >> la prese in giro lui.
<< No >>
<< Che sei una gallina? >> ghignò
<< Dopo >>
Akito allora alzò le spalle con noncuranza e quasi fosse una molla scattò in avanti parandosi esattamente di fronte a lei, cercando di ignorare quel gigantesco nodo in gola che prepotente si era insidiato dentro di lui.
<< Riesci a far sembrare complicata persino una richiesta come questa, Kurata. >>
Hayama chiuse gli occhi per una frazione di secondi, prese un lungo e profondo respiro e poi li riaprì; serrò i pugni, irrigidendo automaticamente le spalle.
<< Che genere di richiesta? >> chiese Sana non riuscendo a nascondere il velo di emozione che si celava dietro quella domanda.
<< C’è bisogno che te lo chieda? >>
La vide sbattere velocemente le palpebre dubbiosa. Hayama tirò un secondo respiro e scosse la testa rassegnato. << Sei proprio tarda >> si avvicinò ancor di più << Ti ricordi cosa mi hai chiesto il giorno del mio compleanno? >> continuò poi il ragazzo.
Sana annuì leggermente, stringendogli con una mano un lembo della sua giacca.
Lo vide scrutarla minuziosamente e nonostante il vestito e il soprabito si sentì completamente nuda.
Si concesse un secondo per ammirare quella casetta che aveva improvvisamente assunto un aspetto familiare e rassicurante, sentendo gli occhi inumidirsi. Con un gesto frettoloso cacciò via una lacrima dispettosa tornando a fissare il bellissimo ragazzo che le si parava davanti.
<< Ti ho fatto una domanda >> parlò lei alla fine, una volta realizzato che Akito non avrebbe più continuato prima di essersi accertato che non fosse caduta in uno stato catatonico.
Cosa ti manca per essere felice?
Non glielo chiese questa volta, conscia del fatto che quella domanda silenziosa lui gliel’avesse senz’altro letta negli occhi. Lo capì.
Lei lo capì; lo capì nel momento esatto in cui notò una piccola luce illuminare le sue meravigliose iridi ambrate.
Akito, per tutta risposta lanciò una rapida occhiata a quella casa per poi riposare il suo sguardo su di lei in un’altrettanta tacita risposta.
Vieni a vivere con me.
Neanche lui glielo disse, certo che ormai non ce ne sarebbe stato bisogno.
<< E se poi non sopporterai più le mie urla da gallina? >> domandò la ragazza sorridendo felice.
<< Ti costruirò un pollaio Kurata. >> con un meraviglioso ghigno le cinse quella vita sottilissima realizzando l’unica cosa che avrebbe voluto fare da quando l’aveva vista svoltare l’angolo, baciarla.


 

Ammetto che dall’ultima volta che ho pubblicato l’ultimo capitolo è passato un po’ di tempo, vogliate perdonarmi, ma sto seriamente valutando l’ipotesi di clonarmi. Nonostante ci siano state le ferie di mezzo ho a stento avuto il tempo di respirare. Questo capitolo mi piace particolarmente, ho cercato di creare un altro dei momenti che, a mio avviso, sono importanti per una coppia. E poi, ho sempre immaginato come sarebbe stato per loro affrontare questo passo. Spero di non aver deluso le aspettative di nessuno e come sempre aspetto un vostro parere con grande entusiasmo.
Augurandovi una buona giornata vi saluto.
Orihime.

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Capitolo 5
*** 5. Fair ***



Sana&Akito
(alla straordinaria età di 25 anni)


<< Mi scusi >> il modo in cui Hayama pronunciò quelle semplici parole non lasciava presagire nulla di buono.
Il cameriere che aveva poco prima servito il loro tavolo sfrecciò davanti senza prestare la minima attenzione alle parole del giovane.
Sana Kurata vide le sopracciglia di Akito inarcarsi minacciosamente.
<< Scusi >> riprovò, tentando di mantere un tono pacato.
Il povero malcapitato parve non sentirlo e le sopracciglia del suo fidanzato quasi non raggiunsero l'attaccatura dei capelli.
<< Akito>>  tentò la ragazza << Akito >> riprovò, notando che il suo ragazzo stava ormai immaginandosi circa mille modi diversi e sempre nuovi per uccidere il cameriere.  
<< Hayama >> sobbottò alla fine sbattendo un pugno sull'elegante tavolo.
Il biondino si girò verso di lei una manciata di secondi, rivolgendole uno sguardo seccato, per poi tornare a fissare minacciosamente l'oggetto delle sue torture mentali.
<< Ehi, lei >> disse poi, alzando paurosamente il tono di voce e afferrando il braccio del cameriere.
<< Desidera? >> rispose cordialmente quest'ultimo.
Sana potè indistintamente notare una scintilla omicida nello sguardo di Hayama che le fece prevedere il peggio. Si ritrovò a pregare e scongiurare tutti i Kami che a fine serata quel giovane ragazzo, potesse vantare ancora tutta la sua perfetta dentatura.
<< Non le pare che manchi qualcosa? >> lo riprese Hayama indicando, con un cenno fugace, il loro tavolo imbandito. Il cameriere ispezionò velocemente tutto ciò che vi era posto sopra.
<< No Signore. Posso confermare che ci sia tutto >>
Akito gli si avvicinò impercettibilmente, rafforzando la presa sul suo braccio.
Sana pensò che, con molta probabilità, qualcosa di lì a poco sarebbe mancato a lui. Più precisamente, la sua articolazione destra avrebbe fatto da trofeo nel soggiorno della loro casa l'indomani mattina.
<< Senta, sto cercando per quanto possibile, di mantenere i miei bellissimi piedi perfettamente ancorati al pavimento. La prego di non vanificare i miei sforzi >>
Il giovane, che per comodità chiameremo Tizio, deglutì impercettibilmente e i suoi occhi saettarono, di nuovo,  verso la nostra postazione.
Sana decise di porre fine a quel teatrino.
<< Akito, per piacere la smetti di spaventare la gente? Se c'è qualcosa che desideri perchè  semplicemente non la dici così il ragazzo può tornare a lavorare e noi a goderci finalmente la prima serata libera dopo mesi e mesi di lavoro estenuante? >>
<< Taci >> la liquidò Hayama per tornare a concentrarsi su Tizio << sono estremamente sicuro che se si concentra solo un pò riuscirà finalmente a ricordare cosa manca, rallegrando le mie orecchie che non saranno costrette ad ascoltare le lamentele della signorina.>>
<< Hayama >> tuonò spazientita Sana << si può sapere che diavolo ti prende? Lo stai terrorizzando! Cos'è questa cosa di vitale importanza che ci impedisce di continuare questa stramaledettissima cena? Quasi mi pento di aver costretto Rei ad annullare la conferenza stampa di questa sera! Ti prego, dacci un taglio oppure sputa il rospo e liberaci da questo tormento!>>
Hayama liberò il braccio del ragazzo voltandosi completamente verso di lei.
<< Possibile che con te sia tutto così maledettamente complicato? Cosa avrò mai potuto fare di sbagliato nella vita?>>  esasperato spostò la sua sedia e si alzò.
<< E adesso dove vai?>> urlò di rimando sbattendo sul tavolo, con poca grazia,  il tovagliolo che aveva minuziosamente posizionato sulle sue gambe.
<< Vado ad impedire che il cuoco si mangi il tuo anello di fidanzamento, almeno così non avrò speso un capitale per niente>> la rimbeccò lui sparendo dietro l'angolo.
Sana,  seppur seduta, sentì improvvisamente le gambe molli ed uno strano calore imporporarle il viso. Con la mano destra si toccò il cuore che sembrava volerle uscire dal petto e con l'altra serrò lo schienale della sua sedia.
Fissò il punto che fino a pochi secondi prima era occupato da Akito e aspettò, per una manciata di minuti che le parvero interminabili, il suo ritorno.
Poco dopo, vide una testolina color miele, che attribuì subito a quella del suo fidanzato, avvicinarsi frettolosamente rioccupando, con la calma che lo aveva sempre contraddistinto, il suo posto.
Le lanciò uno sguardo furtivo prima di parlare.
<< Contavo sull'effetto sorpresa, ma quando si tratta di te niente va mai come l'ho programmato>> e così facendo posò una piccola scatolina di velluto blu di fronte il suo piatto.
Kurata aveva ormai assunto le sembianze di una statua di marmo.
Un sorriso sghembo, una di quelli rari che tanto Sana amava, comprave sul volto di Akito.
<< Se avessi saputo che bastava così poco per farti stare zitta l'avrei fatto molto prima>> spinse quella piccola scatoletta verso di lei, estraendone un anello su cui c'era incastonato un piccolo e presiosissimo zaffiro.  Akito ne era rimasto affascinato sin da subito, gli sembrò così irrimediabilmente giusto per lei che non volle neanche soffermarsi sulla moltitudine di proposte che gli aveva propinato il commerciante. Quell'anello lo aveva coinvolto immediatamente, così com'era stato per quella che di lì a poco, sperava, ne sarebbe diventata la proprietaria.
<< Sposami, Kurata. Fai in modo di realizzare ciò che mi manca per essere finalmente felice.>>
Sana posò lo sguardo su quella piccola circonferenza scintillante e  improvvisamente si ricordò come si faceva a respirare.
Tornò a guardare Akito, con una mano scacciò le lacrime che avevano iniziato copiose ad impresiosirle il volto e con l'altra andò a cincergli la mano che ancora teneva stretto quell'anello meraviglioso.
In quel momento Sana non potè fare a meno di pensare che anche se lei non fosse stata Sana e lui Akito, anche se fossero stati due estranei e non si fossero mai incontrati, avrebbero comunque trovato il modo di trovarsi. In qualunque posto e in qualunque epoca, perchè un'amore come il loro non sarebbe mai potuto passare inosservato.
E quindi rise, rise di gioia, di felicità, di soddisfazione, di ammirazione, di amore, rise perchè niente avrebbe potuto essere più giusto. Rise, perchè se c'era una cosa che in tutti quegli anni aveva capito era che nessuno sapeva farla ridere come qualla meraviglia dagli occhi color  ambra che aveva di fronte.
<< Ti sposo Akito, ora e sempre.>> e rise di nuovo.




Della serie, chi non muore si rivede! Che dire, molti di voi ormai avranno già archiviato tutte le mie storie, erano praticamente secoli che non le aggiornavo più, nonostante ho continuato a bazzicare su questo straordinario sito come lettrice.
Qualche giorno fa ho fatto un pò una riflessione con me stessa, mi sono resa conto che ho lasciato troppe cose in sospeso in tutti questi anni e ho deciso di darmi una svegliata, inziando dalle cose più semplici e terminando con quelle un pò più complesse.
Quindi eccomi qui, questo sito mi ha aiutata molto, mi ha dato un rifugio sicuro, mi ha supportato nei periodi difficili e ha permesso alla mia fantasia di non arenarsi mai. Spero che questo capitolo dia a molti di voi l'opportunità di leggere qualcosa di spensierato, spero che vi abbia un pò fatto sognare, così come questi due testoni hanno fatto sognare me durante la mia adolescenza.
Ci dovrebbero essere altri due o forse tre (ispirazione e tempo permettendo) capitoli in tutto. Conto di riprendere in mano anche l'altra storia che però è una fanfiction originale.
Fatemi sapere, se volete, cosa ne pensate. Un bacio a tutte e buona Pasqua.
Orihime.

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Capitolo 6
*** 6. Beginning ***


Sana & Akito
(alla sconclusionata età di 26 anni)

 

 

Febbraio.

 

Akito finì di cenare quasi subito quella sera, studiando con la coda dell'occhio i movimenti di Sana.
L'osservò aprire il frigorifero, esaminarne il contenuto dubbiosa e richiuderlo poco dopo.
Il ragazzo prese a versarsi un po' di acqua senza mai perderla di vista.
Lei aprì l'anta di un mobile, assorta in chissà quali pensieri, ed estrasse il contenitore degli infusi. In silenzio iniziò a prepararsi un tè.
Akito pensò che 'silenzioso' non era esattamente l'aggettivo adatto per descrivere quella sfasata della sua fidanzata.
Sana si diresse verso di lui, osservò i suoi avanzi nel piatto, lo raccolse e - sempre in religioso silenzio - lo mise nel lavello della loro cucina.
<< Non hai appetito? >> chiese poi tornando a dedicarsi al suo tè.
Hayama assottigliò lo sguardo.
La teneva d'occhio da un paio di giorni ormai e se c'era una cosa che aveva imparato a fare in tutti quegli anni era quella di percepire, con una facilità disarmente - tanto da esserne quasi spaventato - ogni piccolo ed insignificante cambiamento d'umore in quella che da lì a pochi mesi sarebbe diventata sua moglie.
<< Non proprio >> disse poi, deciso a scoprire il motivo di quel comportamento così atipico << e poi quelle uova facevano proprio schifo. Preferisco il digiuno alla possibilità di trascorrere la notte al prontosoccorso. >>
Ora, se Sana fosse stata in sé probabilmente non lo avrebbe neanche lasciato finire di parlare prima di sbattergli la testa sul tavolo e farla rimbalzare come una pallina da ping pong fino a fargli rimettere anche l'anima, al contrario questa si limitò semplicemente ad alzare le spalle, rifilargli un incomprensibile << mmhff >> e tornare a dedicarsi al suo intruglio.
Akito sollevò entrambe le sopracciglia << Kurata mi stai ascoltando? >>
<< Assolutamente >> rispose intenta a sbucciare una fetta di limone.
Hayama poggiò la schiena contro la sedia ed incrociò le braccia sul petto scettico.
C'era decisamente qualcosa che non andava in tutta quella situazione.
Si schiarì la voce, deciso come non mai a vederci chiaro << stamattina mi sono licenziato >> iniziò.
<< Si >> disse la ragazza facendo un lieve cenno di assenso con la testa prima di riempire d'acqua il bollitore.
<< Sei d'accordo? >> le domandò cauto
<< Certo >> concordò assorta tornando a fissare indecisa gli infusi.
Il ragazzo sospirò, prendendo a grattarsi la nuca con la mano destra.
<< Ho picchiato uno dei miei allievi perché si è rifiutato di eseguire un esercizio. >>
<< Okey >> rispose dopo aver finalmente scelto un filtro e riponendo il contenitore al suo posto.
Akito rimase in silenzio per una manciata di secondi, poi, una volta capito che la situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano si alzò e le si avvicinò lentamente.
<< Stavo pensando >> continuò << potremmo rimandare il matrimonio. Alla fine è solo uno stupido contratto, giusto? >>
<< Mmmf >>
Sana posiziò il bollitore sulla piastra del piano cottura.
<< Ho incontrato Janine in ambulatorio stamattina >> tentò poi, giocandosi l'ultima carta << mi ha offerto un caffè, e sai, una cosa tira l'altra e alla fine me la sono scopata in studio. E' stato un'errore cer.. Ahia. Kurata che diavolo ti passa per la testa? >> domandò coprendosi con la mano la guancia.
Sana lo fissava con gli occhi fuori dalle orbite, il respiro accelerato, una mano sul fianco e l'altra pronta a buttare un'altra bella cinquina in faccia del fidanzato.
<< Hayama, brutto ameba imbecille rincoglionito che non sei altro, ripetilo se hai il coraggio! >>
Akito decise subito di mettere un paio di metri di distanza tra di loro, giusto per essere sicuro che la ragazza non attentasse ulteriormente alla sua vita.
Almeno ora aveva ottenuto la sua attenzione.
<< Kurata rilassati, stavo scherzando. Non mi stavi ascoltando, ho dovuto inventarmi qualcosa. >>
Sana aprì e chiuse la bocca un paio di volte, strinse le mani a pugno e si avvicinò a lui furente.
<< Deficiente ti stavo ascoltando, per cosa pensi che fosse quello schiaffo? >> urlò.
<< Mi stavi ascoltando? >> le fece verso il biondo.
<< Certo che si >> ribadì offesa.
<< Quindi hai sentito quando ti ho detto – cito testualmente - che la tua cucina fa schifo, che mi sono licenziato, malmenato senza ritegno un allievo, ah e - presta attenzione perché è arrivata la parte più importante - anche quella in cui ti ho proposto di rimandare il nostro matrimonio? >>
Kurata non rispose, assottigliò lo sguardo, si morse il labbro e prese a torturarsi le mani freneticamente.
<< Ovviamente mi hai dato il tuo consenso >> continuò imperterrito Hayama facendo svolazzare una mano davanti al volto.
<< Non l'ho fatto >> disse Sana oltraggiata
<< Si che lo hai fatto >>
<< Non è vero >>
<< Assolutamente si >>
<< No >> si ostinò
Akito sospirò e le prese una mano intrecciandola alla sua, con l'altra spostò una ciocca dei lunghi capelli ramati sfuggiti alla coda disordinata che era solita fare prima di mettersi ai fornelli. Le si avvicinò impercettibilmente sollevandole il mento << che succede? >>
La ragazza prese a guardarlo allarmata continuando a mordersi il labbro.
<< Sana, sono giorni che ti comporti in maniera strana. Sei distratta, assente, pensierosa, hai un'aria triste e malinconica, sei assurdamente ed inverosimilmente silenziosa e – stento a credere a quello che sto per dire, perciò se un giorno me lo rinfaccerai non avrò timore di negare fino alla morte – ho bisogno della ragazza che urla per il mio disordine, che mi butta addosso ogni cosa che le passa per le mani quanto le dico che la sua cucina ucciderebbe anche il diavolo in persona, che mi fa impazzire quando dimentica persino di andare a fare la spesa e che ogni sera mi corre incontro con il suo stupido grembiule con le paperelle e la faccia piena di ogni tipo di ingrediente possibile. >>
Kurata iniziò ad avere la vista annebbiata, consapevole delle copiose lacrime che avevano preso a solcarle il viso, le scacciò velocemente e allontanò lo sguardo dalla persona che aveva sempre occupato la parte più grande del suo cuore. Tentennò, perché non aveva pensato che la serata potesse prendere una piega tanto inaspettata.
<< Che succede? >> ripeté Hayama
Lei si allontanò di pochi passi, indecisa se confessare o meno tutto quello che le passava per la testa. Kami, non era mai stata così tanto in difficoltà nel rivelare qualcosa prima d'ora.
<< Va tutto bene >> disse poi sfoderando uno dei suoi sorrisi da repertorio. Sapeva che il ragazzo di fronte a lei la conosceva fin troppo bene per poter abboccare a quel patetico tentativo, ma decise ugualmente di provarci, sicura come non mai di non avere più niente da perdere.
<< Kurata, non prendermi per il culo. I tuoi sorrisi da premio oscar puoi anche risparmiarteli >> sbottò.
Akito non era mai stata una persona pazienze, ci aveva provato a mantenere la calma, ma quella ragazza aveva il potere di farlo andare fuori di testa.
Il ragazzo accorciò nuovamente le distanze tra di loro << Ascoltami bene, lo so che uno dei tuoi tanti hobby nella vita è quello di farmi impazzire, ma sono stanco, è tardi ed sono praticamente due ore che il mio corpo mi prega di andare a dormire perciò, perché non la smettiamo, mi dici che cazzo succede e ce ne andiamo a letto come ogni maledettissima coppia normale di questo stramaledettissimo pianeta? >>
Sana non seppe spiegarsi cosa esattamente di tutto quel monologo la fece scattare, accadde e basta. Ascoltò in silenzio, immaginandosi di prenderlo per quei suoi bellissimi capelli color del miele, sbatterlo sul pavimento e saltarci sopra all'infinito. Quella possibilità anziché calmarla la fece agitare ancor di più. Portò le mani sui fianchi sottili ed iniziò a fumare peggio di una vecchia locomotiva.
<< Che succede? >> gli domandò di rimando, il tono di voce due volte superiore al normale.
<< Che succede ? >> ripeté di nuovo, più a se stessa che al suo fidanzato.
Hayama l'osservò come se le fosse spuntata una seconda testa all'improvviso << si >> ripose poi per niente turbato dalle urla della sua – forse – futura sposa << è quello che ti ho chiesto >>.
Sana parve adirarsi ancor di più << succede, razza di imbecille che non sei altro, che sono incinta! Ecco che cazzo succede! >> tuonò alla fine, portandosi una mano alla tempia e oltrepassando Akito – che aveva assunto le sembianze di una statua di marmo – per andare a sedersi in salotto.
Hayama dal canto suo provò quasi un'esperienza extracorporea. Gli sembrò che la sua anima si fosse dislocata dal corpo, per ritornarci solo in un secondo momento. Continuò a rimanere in quella posizione per qualche minuto, ebbe anche la sensazione di non riuscire più a respirare, sentì le gambe molli ed il cervello congelato, dei brividi di freddo lo attraversarono da parte a parte e lo aiutarono – seppur nei minimi termini – a riprendere possesso delle facoltà mentali. Si voltò per cercare Kurata che nel frattempo si era comodamente seduta sul divano ed aveva iniziato ad osservare, con sincero interesse, la collezione di coniglietti che Natsumi le aveva regalato per Natale.
Con sole due falcate la raggiunse.
<< Da quanto? >>
Sana non rispose.
<< Da quanto lo sai? >> riprovò, sedendosi accanto a lei
<< Un paio di settimane >> sussurrò
Akito si ritrovò ad annuire sovrappensiero.
Ora capiva molte cose: il nervosismo, la tensione, la paura, tutto quel mistero, la reticenza nel parlargli.
<< Sei arrabbiato? >>
Non le rispose subito, troppi pensieri avevano inziato ad affollargli la mente.
Si limitò a stringersi nelle spalle << e tu? >>
Kurata questa volta si voltò verso di lui e accennò un lieve sorriso << no >> poggiò una mano sulla sua e riprese << lo so benissimo che una gravidanza non era nei nostri programmi. Tra qualche mese ci sarà il matrimonio, abbiamo ancora tante cose da definire, tu hai la palestra, il tuo lavoro, ed io ho il mio che mi tiene praticamente impegnata per la maggior parte del tempo. Ho sempre voluto diventare mamma, ma pensavo di dover affrontare questo discorso tra almeno un paio di anni, sai, procedere per gradi come la maggior parte delle coppie comuni. Ma poi mi sono detta: quando mai noi due ci siamo comportati come persone normali? Sono passati anni prima che entrambi riuscissimo ad esternare i nostri sentimenti, le nostre vite hanno fatto dei giri immensi prima di intrecciarsi, quando hai comprato casa ti ho quasi ucciso perché non avevo capito le tue intenzioni ed il giorno in cui mi hai chiesto di sposarti hai quasi fatto a pezzi un povero cameriere. Siamo noi, Sana e Akito, imperfetti e al tempo stesso perfetti l'uno per l'altro. Voglio questo bambino Akito, lo voglio davvero. Ho avuto quasi tutto dalla vita, sono stata una persona incredibilmente fortunata e questo bambino è la mia opportunità per farti capire. >>
<< Farmi capire? >> rispose con un filo di voce.
Sana annuì, rafforzando la presa della sua mano su quella di Hayama.
<< Si, farti capire che sei una persona meravigliosa e nostro figlio sarà il bambino più fortunato della terra ad averti accanto. Sii il bambino che ha scacciato via le mie paura, l'uomo di cui mi sono innamorata, il padre fantastico che hai sempre, inconsciamente, saputo di essere >>.
Hayama sentì i batti del cuore accelerare sempre più e la salivazione venir meno. Fissò un punto indefinito della stanza prima di posare gli occhi sulla donna che amava.
Sana era incinta.
Aspettava un bambino. Un bambino suo. Una creatura frutto di tutto quell'amore che non avevano fatto altro che professarsi per anni.
Le orecchie avevano iniziato a fischiargli fastidiosamente, non sentiva più la circolazione delle mani ed il cuore era avvolto da un calore così potente da fargli pensare che sarebbe scoppiato da lì a breve.
E poi, lì infondo, in una piccola parte del suo cervello c'era una piccolissima macchia scura, grande come la punta di uno spillo che iniziava pian piano ad espandersi a macchia d'olio. Un sentimento che non aveva percepito subito ma che diventava - mano a mano - sempre più forte, sempre più spaventoso, sempre più terribile.
Paura.
Akito Hayama aveva paura. No, era letteralmente terrorizzato.
Poteva essere la sua vita schiava di uno spaventoso dejavù? Poteva davvero lasciarsi definitivamente alla spalle il terrore di una vita intera? Il dubbio di non aver fatto abbastanza? Di non aver impedito una tragedia?
Avrebbe potuto superare un trauma del genere laddove si fosse ripresentato? Avrebbe avuto la forza? Il coraggio?
Sana sembrò capire subito il tumulto interiore che stava albergando nel suo animo. Lo conosceva meglio di quanto potesse conoscere se stesso e, mai, per nulla al mondo avrebbe permesso alla sua mente di imprigionarlo in tutti i suoi timori, specie se infondati.
Posò entrambe le mani sul volto dell'uomo accanto a lei, costringendolo a puntare gli occhi ambrati nei suoi nocciola.
<< Akito >> disse dolcemente << io non sono come tua madre. Non lasciare che le tue paure ti impediscano di essere felice >>.
Hayama ascoltò le sue parole, gli entrarono dentro lentamente, le assorbì e ne studiò il significato, l'osservava senza fare a meno di pensare cosa avesse mai potuto fare uno come lui – schivo e distaccato - per meritarsi una persona come lei.
<< Akito >> lo chiamò di nuovo
<< Mmh? >> in risposta le baciò il palmo della mano destra
Sana sorrise e si avvicinò ancora di più << Cosa ti manca per essere felice? >>
Hayama si sentì come se un fulmine lo avesse appena squarciato in due, ed improvvisamente riusciva a percepire ogni cosa: i tuoni che imperversavano fuori dalla finestra, le goccioline d'acqua che cadevano dispettose dal lavello della cucina, il ticchettio dell'orologio vicino la porta del salotto, i battiti del suo cuore che acceleravano, il respiro irregolare della donna che gli stava accanto.
D'istinto poggiò una mano sul grembo ancora troppo piatto di Sana.
Lei sussultò per la sorpresa, fissò la sua pancia e riportò lo sguardo su di lui poco dopo, gli regalò uno dei sorrisi più belli che avesse mai avuto la fortuna di vedere ed inclinò leggermente la testa.
<< Allora? >> lo riprese << tra un paio di mesi finalmente diventerò tua moglie, avremo un bambino, senza contare che diventerò una balena che ti costringerà a prenderle qualsiasi cosa le passi per la testa ad orari improponibili, dovrai assistermi durante il parto perché io sarò aperta come una cozza quindi come minimo tu dovrai essere accanto a me a stringermi la mano e ripetermi che ero, sono e sarò sempre la donna più bella del mondo, e quando il peggio ti sembrerà passato una piccola creatura impertinente - con i tuoi capelli ed i miei occhi - correrà per casa gridando a tutte le ore del giorno e della notte, crescerà, ti farà impazzire e alla veneranda età di novant'anni ti butterò ogni volta il bastone dalla finestra, non prima di averti tirato addosso mezza casa. Quindi, alla luce dei miei piani per il futuro, Signor Hayama, potrei di grazia sapere cosa le manca per essere felice? >>
Akito aveva iniziato a guardarle le labbra con insistenza, valutando la possibilità di farla sua in quel preciso istante, in un primo momento per la gioia di vedere tutto il potere che esercitava su di lei, secondariamente – e non meno importante – perché ne aveva sentito la mancanza per tutto il giorno ed ora non riusciva più a pensare ad altro se non al sapore della sua bocca.
Le passò il pollice sull'oggetto del suo desiderio, si violentò psicologicamente per spostare lo sguardo suoi suoi occhi, sorridendole con quell'aria insolente che la faceva impazzire.
<< Un manicomio Kurata, un manicomio >> cantilenò sornione prima di tuffarsi su di lei e dimenticare tutto il resto.
E al diavolo tutte le sue paure, i suoi traumi, le sue incertezze, al diavolo tutto, perché per Sana avrebbe anche fatto il giro del mondo a nuoto se solo fosse stato necessario.

 

 

E riecchimè. Si lo so: perdono, pietà. Mi rimetto al giudizio della corte e chiedo di essere assolta.
Allora, che dire, ecco l'aggiornamento. Come ho già anticipato in precedenza a breve questa raccolta volgerà al termine: altri due capitoli dopo di questo.
Mi è piaciuto scrivere questo capitolo, mi sono sempre chiesta come avrebbe potuto reagire Akito di fronte una notizia del genere e beh, questo è quello che la mia mente ha ritenuto potesse accadere nella realtà. Spero di non aver reso Akito occ e – soprattutto – spero che questo piccolo pezzo di storia vi sia piaciuto. Ovviamente aspetto con impazienza di conoscere i vostri pareri, volevo anche sapere se vi piacerebbe leggere di altri pezzi di vita di questi due testoni, non so, momenti particolari, qualcosa che mi possa essere sfuggita. Come ho già detto prima vorrei fare altri due aggiornamenti (uno di questi riguarderà * spoiler * un evento ormai imminente – che sicuramente avrete capito xD) e l'altro vedremo.
Okey non mi dilungo molto, è sempre bello tornare a scrivere qualcosa, grazie a chi segue ancora la storia (nonostante i mie tempi vergognosi), grazie a chi vorrà lasciarmi un parere e grazie a chi semplicemente legge. Certo, conoscere le vostre opinioni è sempre bello, perciò se vorrete spendere un minuto del vostro tempo a dirmi il vostro punto di vista non potrei che esserne onorata.

Un saluto a tutti.
A presto! <3

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