One Piece Vs Detective Conan

di Tadako
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nuovi Incontri. Che Fine Ha Fatto Zoro? ***
Capitolo 2: *** La Casa Del Vecchio Re (1° parte) ***
Capitolo 3: *** La Casa Del Vecchio Re (2° parte) ***
Capitolo 4: *** La Casa Del Vecchio Re (3° parte) ***
Capitolo 5: *** La Casa Del Vecchio Re (4° parte) ***
Capitolo 6: *** Pirati Riprogrammati ***
Capitolo 7: *** I Mugiwara Si Riuniscono ***
Capitolo 8: *** Nuove Scoperte, Nuovi Problemi ***
Capitolo 9: *** Il Braccialetto ***
Capitolo 10: *** Rapimento ***
Capitolo 11: *** La Nave Della Fenice ***
Capitolo 12: *** La Trasformazione ***
Capitolo 13: *** Prigionia ***
Capitolo 14: *** Incontro Col Nemico ***
Capitolo 15: *** Cattura ***
Capitolo 16: *** Rivelazioni ***
Capitolo 17: *** La Cura Delle Ferite. ***
Capitolo 18: *** Liberazione. ***
Capitolo 19: *** La Prescelta. ***
Capitolo 20: *** La chiave. ***
Capitolo 21: *** Rivoluzioni e cloni difettosi ***
Capitolo 22: *** Giustizia. ***



Capitolo 1
*** Nuovi Incontri. Che Fine Ha Fatto Zoro? ***


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La folta chioma degli alberi copriva quasi interamente il cielo. L’aria era satura di un forte odore d’erba umida e il resto della vegetazione si limitava a piante sempreverdi; il sole era coperto da una leggera coltre di nubi grigie tipica dei mesi autunnali.
In questo luogo così desolato e silenzioso da dargli un aspetto quasi tetro, i Mugiwara si erano appena ripresi un po’ intontiti dal lungo sonno di incoscienza.
-D-Dove siamo...- balbettò Nami guardandosi distrattamente intorno. I lunghi capelli erano rilegati in una disordinata coda, mentre i pantaloncini marroni corti e la maglietta color panna presentavano  macchie di fango sparse un po’ dappertutto. Non riportava alcuna ferita, se non si contavano i piccoli taglietti che quelle maledette foglie spinose su cui era caduta le avevano inferto.
-Che botta! Mi sono quasi rotto l’osso del collo, anche perché non altro da rompere, yohohohoh.-  l’umorismo di Brook ruppe quella coltre di quiete, portando un tocco di giallo nell’atmosfera grigia.
-Ragazzi, state tutti bene?- furono le prime parole di Rufy, non dandosi neanche il tempo di alzarsi da terra.
Lui portava indosso la sua tipica giacca rossa aperta sul davanti, i pantaloni blu e le semplici infradito.
Come risposta ricevette un “si” da parte di tutti, eccetto Zoro…
-Dove sarà finito quel dannato spadaccino!-  borbottò Sanji.
-Come diavolo ci siamo arrivati qui! Ragazzi, voi ricordate qualcosa?- Usopp teneva lo sguardo fisso sugli alberi sopra di lui, un po’ intimorito dalla loro sproporzionata altezza.
-Proviamo a ricostruire quel che è successo prima che perdessimo i sensi- Robin vestiva un completo viola che le lasciava scoperta la pancia, i capelli sciolti scivolavano morbidi sulle spalle mentre la frangia ribelle era stata tirata disordinatamente indietro. La donna rimaneva appoggiata ad un albero pensierosa, cercando mentalmente una risposta alla domanda del cecchino.
-Eravamo sbarcati in quell’isola d’oro, questo lo ricordo- una terra così Nami non la poteva certo dimenticare…
-Già, un’isola vulcanica.- Aggiunse Sanji
-Ragazzi l’unica cosa che mi viene in mente è uno strano amuleto ornato da pietre colorate..- parlò Chopper, la zampina a grattarsi l’orecchio e gli occhi preoccupati.
-Un amuleto… ma si certo! Eravamo alla ricerca del famoso tesoro di quell’isola, ma avevamo trovato solo quella specie di talismano. Doveva essere un teletrasporto o qualcosa di simile.- affermò Robin.
Una vena di rabbia comparì sulla testa della navigatrice che, assumendo un volto tipico dei mostri delle caverne, si girò verso il povero capitano.
-Rufy! Ti avevo detto di non toccare!- urlò furiosa.
-Mi dispiace, ma volevo vedere cos’era..-
Un doloroso pugno andò a schiantarsi sulla testa del ragazzo corvino.
-Fantastico… adesso che facciamo?!- Usopp sbuffò rassegnato.
-Intanto pensiamo a ritrovare quella testa d’alga... come si fa a perdersi pure da addormentati?!- si lamentò Sanji scocciato.
-Sarà finito da qualche parte nella foresta, propongo di dividerci!- Rufy puntò lo sguardo verso una direzione a caso, già pronto a partire.
-Io proverò a cercare un qualche segno di civiltà… se c’è un villaggio, potrebbe esserci qualcuno che ci può aiutare a capire come tornare a casa.- disse allora l’archeologa.
-Vengo con te mia cara Robin!- aveva urlato prontamente Sanji, gli occhi a forma di cuore ed un sorriso ebete sul viso.
-Chopper, vieni con me?- chiese Usopp girandosi verso la piccola renna, che annuì felice.
-Ok. Brook tu con Franky; io andrò con Rufy, per evitare che combini qualche altro guaio…- la navigatrice si era già incamminata verso la direzione che più la ispirava, o per l’esattezza che meno la intimoriva.
-A-Aspettami Nami!- la richiamò Rufy seguendola.
 
 
 
-Dove diavolo sono…- pensò ad alta voce Zoro, dopo un sonoro sbadiglio. Lo spadaccino era comodamente sdraiato e avvolto dalla sua veste verde, le tre spade poggiate sullo stomaco.
Cominciò a guardarsi intorno, realizzando di essere disteso sul traballante ramo di un albero, che minacciava di cadere ad ogni suo minimo movimento.
-Chissà dove sono finiti gli altri… si saranno persi come al solito.- scese agilmente a terra, incamminandosi verso una direzione a caso della boscaglia.
Camminò a lungo, fino ad intravedere un albero più grande degli altri.
-Non ci credo, è lo stesso albero di prima!-
sconsolato si sedette, la schiena contro il tronco e le gambe incrociate.
-Vorrà dire che aspetterò che siano gli altri a farsi vivi.- si disse prima di ricadere nell’incoscienza.
 
 
-Io te l’avevo detto che questa era la strada sbagliata, possibile che non mi dai mai ascolto?!- una ragazza alta e dai capelli marroni urlava scocciata ad un uomo alto e corvino che sembrava tutto tranne che sveglio…
L’individuo in questione camminava a passi lenti e incerti, barcollando instabile.
-Calmati Ran, l’hotel dev’essere qui da qualche parte…- rispose alla figlia.
*si, in mezzo ad una foresta...* pensò un bambino sui dieci anni, assumendo l’espressione di chi ormai ha perso ogni speranza.
-Dovevi chiedere indicazioni! Ma tu fai sempre si testa tua…- continuò la donna inviperita, avanzando a passo svelto e facendosi largo tra i rami che le ingombravano il passaggio.
Uno di questi, nel tornare nella posizione originaria, diede una frustata in piena faccia la povero Conan, che cadde malamente a terra.
-Oh scusa! Ti sei fatto male?- Ran si avvicinò subito al bambino, tenendogli la testa con la mano ed assumendo un tono di voce completamente diverso da quello usato prima.
-Tranquilla, sto bene...- rispose, sfiorandosi la linea rossa lasciata dalla pianta sulla fronte. Poi, guardandosi attorno, aggiunse:-Dov’è finito Goro?- .
La ragazza strinse i denti per trattenere la rabbia.
-Uff, ci ha dimenticato qui.- borbottò seccata.
Poi cambiò nuovamente umore e con uno smagliante sorriso aiutò Conan ad alzarsi.
-Non importa, vorrà dire che proseguiremo da soli- disse stringendogli la piccola mano.
  -Scusa, tu sai per caso dirci dove...- una mano le toccò la spalla. d’istinto Ran si girò fulminea, tirando un calcio verso l’individuo, che riuscì a schivarlo per un soffio.
-Wow, sei veloce!- esclamò Rufy sorpreso, sistemandosi il cappello caduto.
-C-Chi sei?!- la ragazza strabuzzò gli occhi, nessuno era mai riuscito ad evitare uno dei suoi micidiali attacchi.
-Il mio nome è Rufy e sono un pirata!- sorrise, porgendogli la mano.
-Un p-Pirata?!-  balbettò Conan, incredulo.
Il capitano non fece in tempo a rispondergli. Un forte pugno gli arrivò dritto in testa, creandogli un gigantesco bernoccolo a due piani.
-Rufy! Quante volte di devo dire di non allontanarti?! È bastato che mi distraessi un attimo ed eri già sparito.-
-Scusa Nami, è che ho visto questa ragazza ed ho pensato di chiederle aiuto…-
La navigatrice si voltò verso Ran, che era totalmente immobilizzata, rimasta completamente senza parole.
-Mi scuso per il comportamento del mio compagno…-
-Io non ho fatto niente, è stata lei a darmi un calcio!-
-Sta zitto!-
-Emm.. scusate, quindi voi sareste pirati?- chiese Conan ancora sbigottito.
-Esatto! Io sono il capitano e lei è la mia navigatrice.- rispose Rufy sfoggiando nuovamente un sorriso a trentadue denti.
Di nuovi silenzio.
-Stiamo solo perdendo tempo, di sicuro non sanno niente che ci possa interessare. Andiamo.- concluse la navigatrice, tirando il povero capitano per un braccio.
-Aspettate! Per caso sapete dove possiamo trovare un riparo per la notte?- chiese Ran intimorita
-C-Ci siamo persi..- continuò Conan
-Che coincidenza, anche noi ci siamo persi! Volete venire con noi?- chiese Rufy cercando di resistere agli strattoni della ragazza.
I due ragazzi erano titubanti, ma non avevano altra scelta che seguirli. Il sole stava calando e non era consigliabile aggirarsi per la foresta di notte.
 *queste persone non mi convincono, sono troppo strane..* pensò Conan, gli occhi a fissare quel ragazzo apparentemente innocuo, con la sua solita aria da detective.
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da dove mi è venuta l'idea di unire due serie così diverse? Me lo chiedo anch'io...
io personalmente ADORO questi due tipi di storie e farle incontrare mi sembrava divertente
so già che il prossimo capitolo sarà un pò più difficile da scrivere
dovrò trovare una spiegazione ragionevole per Brook e Franky
e spiegare ai mugiwara che cos'è una macchina, l'elettricità... o.0
ok, vi lascio in pace
alla prossima!


TK:3

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Capitolo 2
*** La Casa Del Vecchio Re (1° parte) ***


Erano ormai due ore che i quattro ragazzi camminavano senza meta, ormai scoraggiati.
-Sta calando la notte…- osservò Ran intimorita, mentre guardava quel flebile sole rossiccio giunto ormai al tramonto.
-Uff… possibile che ci siano così tante zanzare?!- Nami era di pessimo umore, ormai stufa dei numerosi insetti che la circondavano.
-Che fame…- mugugnò Rufy mentre si massaggiava lo stomaco brontolante, lo sguardo a cercare qualcosa da mettere sotto i denti.
*come fa questo ragazzo a pensare al cibo in un momento simile?!* si chiedeva Conan tenendo le braccia incrociate dietro la testa, concentrato a studiate i due individui che lui e la sua compagna erano stati costretti a seguire.
-Nami, e se ci fermassimo a mangiare?- supplicò il capitano con occhi da cucciolo.
-Non se ne parla. Ti ricordo che non abbiamo un riparo per la notte e io non voglio dormire sull’erba; è fredda e umida e tutti i cambi di vestiti gli abbiamo lasciati sulla nave!- rispose la ragazza inviperita, sottolineando con lo sguardo il colpevole della situazione mentre con la mano destra cercava inutilmente di scacciare l’ennesima zanzara.
-Ma io sto morendo di fame… Ti prego, ti supplico!- continuò a implorare ormai allo stremo delle forze.
*ma cosa spera di trovare in una foresta…* continuò a pensare il ragazzino, sui cespugli non c’erano bacche ed i rami degli alberi erano troppo lontani. Con loro non avevano zainetti di alcun tipo, eppure quel ragazzo tanto strano sembrava non preoccuparsene.
Continuò a camminare con lo sguardo puntato su di lui, immerso nei suoi pensieri. Poi la schiena di Ran lo riportò alla realtà, andando a sbatterci contro.
-Ran… perché ti sei fermata?- il corpo della bruna era totalmente paralizzato, percosso da lievi tremiti. Gli occhi spalancati. Seguì intimorito il suo sguardo, indietreggiando sbiancato una volta capito il motivo della sua reazione.
-Un… un… l-lupo!- balbettò, facendo cadere gli occhiali per lo stupore.
-Finalmente! Si mangia!- Rufy aveva la bava alla bocca mentre fissava con occhi cannibali il povero animale. Lo guardava sorridente, felice del colpo di fortuna che gli era capitato. Nami non poteva negargli la cena se era il pasto stesso a venire da loro.
-Uff.. ci mancava solo questa, muoviti a stenderlo così ce ne possiamo andare.- disse rassegnata Nami
-Vieni qua bel cagnolino…- si avvicinò piano alla preda, la quale cambiò completamente espressione intercettando il pericolo. Con qualche mugolio tentò la fuga, rincorsa dal capitano.
-Torna qui, dove vai?!-
Conan ebbe un tic nervoso all’occhio, non riuscendo a capire cosa diavolo stesse succedendo; perché un famelico lupo stava scappando da un ragazzino disarmato, e perché il ragazzino lo stava rincorrendo?
*ma quello chi diavolo è?!- riuscì solo a pensare.
 
 
 
-Guardate là!- urlò Ran raggiante. Erano passate poche ore dalla cena consumata insieme. Alla fine Rufy aveva deciso di risparmiare il lupo, si era scusato dicendo che gli era diventato simpatico ed era tornato con un grasso cinghiale nero.
Era giunta già la sera e  l’idea di dormire all’aperto non era sembrata più tanto lontana, fino a quado la mora non era riuscita con un colpo di fortuna ad intravedere uno spiraglio di luce, proveniente da una piccola finestrella di una casa abbandonata.
-Questa si che è fortuna! Grande, ehm… come hai detto che ti chiami?- chiese Nami, accorgendosi che non sapevano niente dei due individui che stavano viaggiando con loro.
- Io sono Ran, e questo è il piccolo Conan…- rispose con un sorriso amichevole, stringendo a se il ragazzino.
Nami provò a bussare numerose volte sul largo portone di legno che regnava sulla facciata della casa. Sembrava piuttosto malridotto, nonostante i bordi fossero ornati da fregi d’oro e la maniglia abbellita da strette venature nere finemente lavorate.
-Non c’è nessuno, entriamo.- propose Rufy, caricando indietro la gamba.
-Fermo! Non c’è bisogno di romperla…- Conan si avvicinò sicuro, strinse le due maniglie e lentamente aprì la porta, producendo un rumore sinistro che fece rabbrividire un po’ tutti.
Il primo ad entrare fu Rufy, concentrato nel trovare la stanza per lui più importante, la cucina.
Nami e Ran attraversarono l’uscio un po’ titubanti subito dopo Conan, che come al solto cominciò a guardarsi attorno scrutando l’ambiente.
-Che strano posto…- commentò Ran mordendosi il labbro.
L’interno era come si presentava l’esterno, pieno di mobili ornati e ricco di fregi, ma molto vecchio e mal tenuto. Ragnatele pendevano ovunque sul soffitto e l’odore di chiuso regnava sovrano.
-Come si fa ad abbandonare un posto così!- esclamò Nami sconcertata, fiondandosi sugli oggetti che sembravano avere più valore.
Conan odorava l’aria sospettoso, qualcosa non andava.
-Vediamo, prenderò questo, questo e… sì anche questi!- la rossa continuava a prendere oggetti d’oro e gioielli con i suoi classici occhi a forma di Berry.
-S-Scusa Nami ma non credo tu possa…- Ran non fece in tempo a finire la frase.
-Ascolta, qui non vedo nessun proprietario di questi oggetti. Quel che non è di nessuno è di tutti, più precisamente ora è mio- affermò con un sorriso maligno.
-M-Ma questo si chiama rubare…- protestò la mora.
-Ragazze, non sentite anche voi uno strano odore?- le interruppe il bambino con gli occhiali, esponendo i suoi pensieri.
-Si, ma è normale che ci sia in una casa abbandonata.- Ran non sembrava preoccuparsene, al contrario Nami si mise in allerta, il suo olfatto era un po’ più allenato di quello della ragazza e quella puzza metallica era fin troppo familiare.
- non è solo questo…- il suo viso divenne improvvisamente serio.
-Viene da qui!-  Conan si inginocchiò sotto la scrivania, tirando via una tendina che portava ad una specie di stanzino segreto.
-Ragazzi, non ci crederete mai ma nella cucina non c’era neanche un…- lo sconsolato ragazzo non finì la frase, trovando lo sguardo preoccupato degli altri puntato verso quella via nascosta che sembrava non promettere nulla di buono.
-Che succede?- chiese posizionando la testa da un lato, notando lo sguardo preoccupato della sua navigatrice.
-Conan ha trovato una stanza segreta. Rufy, c’è odore di…- balbettò Nami, non riuscendo a dire l’ultima parola.
Anche il capitano cambiò espressione, allargando le narici per sentire meglio.
Si fiondò nella porticina, sperando che le sue supposizioni fossero errate. Venne subito seguito da Conan e dopo qualche secondo dalle ragazze.
La scena che si presentò ai quattro ragazzi fu tremenda. L’odore di sangue prendeva lo stomaco, faceva freddo. Tutto era buio, umido e spento. Il centro della stanza riempito da una rabbrividente figura.
Rufy non seppe dire nulla, paralizzato di fronte all’agghiacciante vista;  Anche Conan rimase  sbigottito per qualche secondo.
Una corta corda legata al soffitto, una figura scura appesa. A terra vicino al corpo uno sgabello sdraiato su un lato.
Un acutissimo urlo uscì dalla bocca di Ran e Nami.
-Ehi amico, che ti è successo?!- Rufy scuoteva quello che sembrava un uomo, cercando inutilmente di svegliarlo.
-Smettila, è morto.- disse freddo Conan, la testa piegata verso il basso a creare un riflesso bianco sugli occhiali.
Il ragazzo corvino si fermò improvvisamente, gli occhi senza sguardo e il viso completamente sbiancato.
-Sarà meglio chiamare la polizia.-
 
 
Qualche ora dopo…
-Quindi il corpo è stato rinvenuto senza vita verso le venti in questa stanza nascosta, dalla posizione in cui è stato trovato si direbbe si tratti di un suicidio…- l’ispettore era prontamente arrivato sul luogo, cominciando a svolgere efficientemente il suo lavoro.
-Ispettore, loro sono i famigliari della vittima.- lo informò un poliziotto, facendo entrare tre individui apparentemente sconcertati.
-Non è possibile!- cominciò ad urlare la prima, una ragazza bionda con una graziosa frangetta e gli occhi marroni nascosti dietro un paio di occhiali.
 –papà!- continuò in lacrime.
-… si è lui- confermò un ragazzo cupo dopo aver visto il corpo. gli occhi erano gli stessi della sorella, solo i capelli erano più scuri, con qualche ciocca marroncina.
Il terzo era un uomo, alto e massiccio restava appoggiato al muro, come a non avere la forza per tenersi in piedi. I capelli e gli occhi marroni erano uguali a quelli della vittima. Doveva essere il fratello.
-Che tragedia, nella casa del vecchio re poi…-  la sua voce era flebile, mentre osservava un punto fisso del pavimento.
-La casa del vecchio re?- chiese Conan curioso.
-Si, questa vecchia abitazione viene chiamata così da queste parti. Apparteneva ad un uomo molto ricco e burbero, che non aveva amici né parenti. Una mattina sparì inspiegabilmente senza dire niente a nessuno, senza lasciare nessun indizio. La polizia archiviò il caso e l’alloggio, poiché il misterioso uomo non aveva nessuno, venne messo in vendita. Fu nostro padre a comprarlo. Senza dare spiegazioni a nessuno si immerse nei debiti per potersi permettere questa casa. Ogni maledetta sera veniva qui e poteva starci per ore- a rispondere fu il figlio biondo, quello che per il momento sembrava il meno scosso.
*che strano, come prima impressione sembrerebbe che la vittima centrasse qualcosa con la storia di questa casa, ma se così fosse perché comprarla?* Conan si sfregava il mento, lo sguardo pensieroso.
Un rumore improvviso distrasse tutti da quel che stavano facendo, facendo ricadere l’attenzione sul ragazzo di gomma.
-Rufy! Possibile che non riesci a stare cinque minuti senza combinare guai?!- lo rimproverò Nami  furiosa, i denti diventati simili a quelli di uno squalo.
-Che ci fai la?! Quegli sono indizi importanti!- continuò Megure, l’ispettore, con lo stesso tono di voce della navigatrice; nel vedere lo sgabello spezzato sotto il peso del capitano.
-Scutate, non avevo intenzione di…- Rufy non fece in tempo a finire, spedito via malamente dai poliziotti infuriati.
Conan lo guardò storto, come faceva un ragazzo ad essere così stupido…
*aspetta, però se…* il bambino spalancò gli occhi, dandosi dello stupido per non averci pensato prima.
-Ispettore, mi scusi ma a giudicare dalla corporatura la vittima mi sembra molto più pesante del ragazzo…- avvisò, sperando che la polizia capisse.
-Si certo mi sembra evidente… un momento!- l’uomo realizzò, come sperato, la testimonianza di quel gesto.
-Se con quel ragazzino la sedia si è spezzata, allora come ha fatto la vittima a salirci sopra per…-  si spiegò ad alta voce.
-Per impiccarsi avrebbe potuto usare qualsiasi oggetto…- obbiettò un poliziotto.
-Non è possibile, non è stato rinvenuto nessun altro rialzo accanto alla vittima.-
-Signore, non starà per caso dicendo che…-
-Temo proprio di si, ci troviamo davanti a un caso di omicidio.- 

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questo capitolo è un pò più in genere giallo (alla Conan ;D)
vi devo solo chiarire che questa è in generale la prima ff in terza persona che srivo, quindi se trovate qualche errore è colpa della forza dell'abitudine xD
chiarito questo spero tanto che il mio capitolo vi sia piaciuto,  per la continuazione del "giallo" ho già qualche idea in mente, spero di riuscire a scriverla :3
ok, basta vi lascio stare ^^"
alla prossima!



 TK:3

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Capitolo 3
*** La Casa Del Vecchio Re (2° parte) ***


 
Tutti i presenti sbiancarono di fronte a quell’affermazione, eccetto Conan intento a studiare le reazioni che mostrarono i familiari della vittima
-N-non può essere…- bisbigliò la ragazza quasi a se stessa
-Temo non ci siano altre spiegazioni e… mi dispiace dirvelo, ma voi al momento siete i principali indiziati- Megure  parlò freddo, senza usare mezzi termini.
Il cuore dei tre perse un colpo, pietrificandosi sul posto
-Cosa diavolo sta insinuando? Vuole forse dirci che siamo noi i colpevoli dell’omicidio di nostro padre?!- urlò il ragazzo, più infuriato che mai
-Ma certo che no, non stiamo accusando nessuno… pensiamo solo che sarebbe meglio farvi qualche domanda…- rispose uno dei poliziotti, cercando di fargli calmare
Così ebbero inizio gli interrogatori, lunghi e scrupolosi su ogni dettaglio.
Il primo fu il fratello della vittima. Il signor Eichiro Yamada, quarantasette anni, era un povero banchiere senza figli.    
Il più giovane, Isao Yamada, era il figlio maggiore di trentadue anni. La sua residenza era in città ma da qualche tempo si era trasferito dal padre per aiutarlo con i debiti.
 Fumiko Yamada, ventisette anni, era la più giovane. Abitava dall’altra parte del paese, con suo marito e  i suoi due figli.
-Per quale motivo si trovava da queste parti se abita così lontano?- chiese l’ispettore alla  ragazza
-Vede, qualche giorno fa ho ricevuto una lettera a nome di mio padre, mi invitava a presentarmi nella sua abitazione oggi stesso, specificando che si trattava di qualcosa di importante…-Le parole gli uscivano tremanti dalla bocca, mentre dalla borsa tirava fuori un foglietto bianco
-Che strano… anche io ho ricevuto lo stesso invito…- Eichiro si avvicinò con cautela al tavolino, porgendo lo stesso biglietto che aveva sua nipote
-Quindi per uno strano motivo, la vittima vi aveva riunito tutti qui…-  riepilogò Megure, massaggiandosi il mento pensieroso
-Chissà perché… nostro padre non è mai stato in buoni rapporti con nostro zio- commentò Fumiko ad alta voce
-Aspetta un attimo, è vero io e mio fratello avevamo fatto una brutta litigata e ci eravamo persi di vista, ma lo avevo già perdonato tempo fa. Non ho solo mai trovato il momento per chiarire, sono venuto qui sta sera proprio per questo scopo. Dovresti pensare a te invece, non è stato forse lui a sottrarti l’unica opportunità che avevi di fare carriera?- 
la ragazza fissava suo zio con odio, evidentemente aveva tirato fuori il suo punto debole
-Smettila, Questi sono affari che non ti riguardano. Poi questo non è certo un buon motivo per uccidere una persona- la difese il fratello
-Ce n’è anche per te. Di certo non sei stato con lui tutto questo tempo solo per stargli vicino, so per certo che a tua volta tu avevi dei debiti nei suoi confronti, non potendo pagare lui ti minacciava di aumentargli. Così decisi di venire a lavorare per lui al fine di ripagarlo-
-Queste sono tutte sciocchezze!- urlò il ragazzo fuori di se
-Calmatevi! Tornate a posto e proseguiamo con le indagini- disse l’ispettore stufo
-Signore, la scientifica afferma che il corpo è deceduto verso le h. 18.00, quindi il delitto è stato commesso intorno a quell’orario…- lo informò uno dei poliziotti
-Signorina Fumiko, dove si trovava lei a quell’ora?-
-Ecco…  se non ricordo male, ero andata a comprare delle pile nuove per la mia torcia. Ho lo scontrino che può provarlo- la ragazza riprese di nuovo la borsa, tirando fuori un foglietto bianco che confermava il suo alibi
-Io invece ero in un bar a bere qualcosa… non ho con me una ricevuta ma sono un grande amico del proprietario, garantirà lui per me- continuò Eichiro
-Io ero a casa a finire il mio romanzo, purtroppo non ho prove che lo confermino…- Isao strinse leggermente un pugno, infastidito per la situazione che faceva ricadere i sospetti su di lui.
 
 
-Ti ho già detto che mi dispiace…- Rufy supplicava la navigatrice con occhi da cucciolo
-E io ti ho già detto che non mi interessa. Insomma, possibile che combini sempre guai?! Non ti si può lasciare solo nemmeno per un istante…- Nami continuava a tenere il broncio. Per colpa del capitano erano stati cacciati fuori dalla casa.
-Si ma io non lo faccio apposta…-
-Ma intanto lo fai- ribatté prontamente.  Rufy sbuffò
-Sai che sei diventata molto più cattiva in questi ultimi due anni?-
-Se è per questo anche tu sei diventato più tonto…-
-Dici davvero?- il ragazzo corvino la fissò negli occhi, due profondi pozzi neri, lasciandola senza parole per qualche secondo
-Sì- affermò con un sorriso, ricambiato prontamente dal capitano
Ci fu qualche minuto di silenzio, che nessuno dei due riuscì a riempire
-Vuoi vedere una cosa che ho imparato a Weatheria?- chiese la ragazza cambiando discorso
-Intendi quell’isola nel cielo dove ti sei allenata?-
-Si- Nami tirò fuori una corda di media lunghezza di colore bianco
Rufy la guardò interrogativo. La ragazza fece qualche movimento fulmineo e in un attimo sciolse i tre nodi posizionati su di essa.
-Wow! Che forte!- il capitano aveva gli occhi a forma di stella, poi aggiunse –voglio provarci-
-Contento tu- la navigatrice sorrise, porgendogli la corda dopo avergli fatto riassumere l’aspetto originario.
Rufy cominciò ad armeggiare, con scarsi risultati.
-Nami..-
-Si?-
-Mi sa che qualcosa è andato storto…- disse, mostrandogli le sue povere dita annodate dalla fune stessa.
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata
-Come hai fatto non lo saprò mai- rispose con le lacrime agli occhi, aiutandolo a slegarsi
 
 
Le indagini proseguivano lente, senza ricavare niente di interessante dai discorsi dei tre indiziato.
Conan aveva deciso di uscire un po’, alla ricerca di qualche indizio.
Con la torcia elettrica percorreva i lineamenti della casa, scrutandone più attentamente i particolari.
 
*la storia di questa casa è molto strana… ci deve per forza essere un collegamento con questo omicidio, ma quale…*  la testa continuava a escogitare qualche soluzione mentre lo sguardo vigile era concentrato a trovare anche i minimo dettaglio che gli sarebbe potuto essere utile.
 Arrivai alla fine della casa senza essere giunto nemmeno ad una conclusione
*di questo passo non concluderò un bel niente!* pensò e con uno scatto di rabbia scagliò la torcia contro il pavimento, facendola spegnere
-Questa non ci voleva…- disse a bassa voce, sbuffando.
Si mise in ginocchio cercando inutilmente di aggiustarla
-E se non riuscissimo più a tornare indietro?-  a parlare era una voce giovanile che Conan riconobbe subito, apparteneva alla ragazza pirata che aveva incontrato. Istintivamente provò ad avvicinarsi, curioso di capire con chi stesse parlando
-Di cosa ti preoccupi? ce la siamo cavata in situazioni peggiori- Rufy sorrise incoraggiante
-E con questo? Non c’entra niente, questa volta potremmo non avere fortuna…- obbiettò la navigatrice
-E se invece superassimo come sempre anche questa difficoltà? Ti saresti preoccupata inutilmente, in ogni caso non serve a niente stare qui a pensarci-  ogni tanto Rufy se ne usciva con questo tipo di frasi e per quanto la navigatrice ormai lo conoscesse bene, ogni volta lo guardava sbigottita continuando a chiedersi come due caratteri così diversi potessero entrare nella stessa persona.
Conan non era meno scioccato,  credendolo un inetto fin dalla prima impressione. Ma evidentemente lo aveva sottovalutato, era stato troppo superficiale e questo non era certo da lui.
 La ragazza appariva comunque incerta e pensierosa, Rufy si prese il cappello di paglia e lo spostò sulla testa della compagna, facendola sussultare
-Però, il mio cappello ti sta bene anche con i capelli lunghi- scherzò Rufy con un sorriso a trentadue denti, era ovvio che stava cercando di tirarle su il morale.
La ragazza sorrise grata, appoggiando la schiena sull’erba
-Questo perché il tuo cappello mi adora- scherzò
Improvvisamente cambiò espressione, diventando sorpresa
-Cosa c’è?- chiese Rufy interrogativo
La ragazza si rimise seduta puntando lo sguardo dove aveva messo casualmente la mano destra
-C'è qualcosa, qui…- provò a scostare la terra aiutata dal capitano
-Ma è… una botola!- esclamò Rufy
-Dici che abbiamo trovato un altro passaggio segreto?- chiese la navigatrice
-Non lo so, sarà meglio scoprirlo!- senza pensarci due volte aprì quella specie di tombino intento a fiondarcisi dentro
-Aspetta Rufy!- provò a persuaderlo la ragazza, ma non ci fu modo di fargli cambiare idea e il capitano entrò senza ripensamenti in quel buio pesto
*uff… è sempre il solito!* pensò sconsolata la navigatrice, ritrovandosi costretta a seguirlo.

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buona sera! (o buon giorno)
questo capitolo forse l ho fatto un pò più lungo degli altri, poco male almeno ho incluso più avvenimenti ^.^
la prima parte è la continuazione del pezzo giallo.. come vi è sembrato? spero non risulti disastrato perchè ho cambiato idea negli avvenimenti più volte, non contenta dei risultati
la seconda ho inserito il primo pezzo runami, forse l ho resa un pò troppo sdolcinata, ma le love story decorano sempre un pò le storie per renderle ancora più benne (o almeno è come la penso io)
Conan non fa progressi col caso, ma almeno gli fa con lo studio di Rufy
infine questa strana botola... dove porterà? non lo so nemmeno io xD
ok, ora vi lascio stare
come al solito se avete voglia lasciatemi una piccola recensione per farmi sapere che ne pensate ^.^
vi propongo un poccolo gioco: provate a indovinare chi sarà il colpevole di questa vicenda, magari indovinate chissà ^.^
alla prossima


TK:3

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Capitolo 4
*** La Casa Del Vecchio Re (3° parte) ***


 Conan era rimasto paralizzato *quei due pazzi si sono gettati in quell’inquietante buco senza pensarci due volte, ma che razza di..*  si bloccò, un fulmine gli attraversò la testa rendendogli d’un tratto tutto più chiaro
-Ma certo! Il ricco proprietario scomparso, la vendita immediata di questa casa… come ho fatto a non pensarci prima?!-  disse ad alta voce, per poi fiondarsi davanti al passaggio
-Ragazzi!- urlò
-Questa non è la voce del ragazzino con gli occhiali?- Nami si girò verso l’esterno, bloccando anche il capitano
-Sono Conan. Ascoltate, è molto provabile che in questo condotto ci sia un…-
-Un?!- lo interruppe Rufy
-Se lo lasci continuare magari ce lo dice…- commentò la navigatrice
-Un tesoro!- esclamò il bambino
I due pirati lo guardarono sbigottiti, chiudendo e aprendo gli occhi più volte
-Che?!- risposero in coro
-Si, è ovvio… il vecchio proprietario doveva custodire una grossa somma di denaro, di cui conosceva l’esistenza anche la nostra vittima… per questo ha voluto a tutti i costi comprare questa abitazione, per questo tutte le sere restava qui per ore, per trovare il “tesoro” ed impossessarsene- affermò con aria da detective, il riflesso che creava la luce colorò di bianco i suoi occhiali.
-Ma scusa, se lo voleva poteva semplicemente venire qui e prenderselo… perché rendere tutto così complicato?-chiese il capitano, inclinando la testa da un lato
-Ma che diavolo di ragionamento è?! non riesco neanche a risponderti…- la ragazza sbuffò, per poi continuare rivolta verso Conan
-Quindi in base a quello che dici… c’è dell’oro in questo luogo?!- chiese con occhi a forma di stella
-Può essere, o anche del denaro o comunque qualcosa di molto prezioso- rispose il mini detective
-Forza Rufy, dobbiamo trovarlo a tutti i costi- la navigatrice si era già incamminata, non disposta a sentire obiezioni di alcun genere…
-Vieni con noi?- propose invece Rufy al suo interlocutore
-Non posso… se quell’uomo è stato ucciso di sicuro ci dev’essere qualcun altro a conoscenza di questo segreto, e intendo scoprire di chi si tratta- Conan assunse un sorrisetto sicuro
-Come vuoi- rispose Rufy sorridente, prima di cominciare a correre per raggiungere la navigatrice.
 
Goro camminava lentamente tra gli alberi della foresta, ad illuminargli il passaggio sono una piccola torcia.
-Cavolo, mi sono perso… ormai è notte, chissà dove saranno finiti i ragazzi- disse ad alta voce per provare a farsi compagnia
Un rumore sordo lo fece rabbrividire, un suono rauco e profondo
*c-cos ’è stato…?!- si guardò intorno, impercettibili tremiti cominciarono a popolare il suo corpo.
Cercò di calmarsi, fece un profondo respiro e provò a ragionare. Quel rumore gli sembrava molto familiare, sembrava più qualcosa di umano
-M-ma… possibile che… eppure, sembra che qualcuno stia russando!- esclamò sbigottito, la paura si trasformò in interesse e con passi lenti si avvicinò verso la fonte del suono
Puntò la luce della torcia verso un albero più grane degli altri, per poi sbiancare improvvisamente
-E'… è un uomo- balbettò.
Capelli verdi, una giacca gialla aperta e tre spade posizionate su un fianco
-Ehi! Spegni quella luce, non vedi che qui c’è qualcuno che cerca di dormire?!- borbottò Zoro infastidito
Goro, totalmente paralizzato, non riuscì ad articolare nessuna parola ne a compiere qualsiasi tipo di movimento
Lo spadaccino si guardò attorno disorientato
-Ma dove sono?!- esclamò, cercando di fare mente locale sulle ultime cose che ricordava
-Ah già… ero finito in questa foresta e mi sono addormentato… quei fessi non si sono ancora fatti vivi-
Scese agilmente dall’albero,  cominciando a guardare con fare minaccioso l’impaurito detective
-E tu chi saresti?- chiese
-I-il mio nome è Goro e sono un detective- rispose questo, cercando di riportare la calma
-Per caso sai come uscire da questo posto?-
-No… mi dispiace ma mi sono perso-
Lo spadaccino sbuffò annoiato
-Sarà meglio incamminarci, non è molto sicuro restare qui di notte- disse prendendo una direzione a caso, seguito da Goro.
 
 
Le indagini di Conan proseguivano prosperose, ora sapeva dove cercare e di sicuro avrebbe risolto il caso in pochissimo tempo. Non era ancora sicuro di potersi fidare di quei due ragazzi, ma non aveva altra scelta. Il tempo era poco e lui non aveva ancora trovato prove che potessero inchiodare il colpevole.
La prima tappa fu una zona un po’ disboscata vicino alla residenza, usata provvisoriamente come parcheggio. Si mise in ginocchio e cominciò ad osservare il terreno  morbido
-Eccole!- esclamò, dopo aver trovato le varie impronte che avevano lascito polizia e sospettati.
Le analizzò una ad una e una volta trovata quella che gli interessava sorrise soddisfatto.
Si diresse poi verso  le macchine dei sospettati, alzandosi in punta dei piedi provò a vedere cosa contenessero.
L’auto della ragazza era di un violetto scuro, al suo interno c’era una scatola di profumi e alcuni tipi di erbe. In base alle indagini si era scoperto che aveva una collezione di queste famose piante.
Il ragazzo aveva un camioncino color marrone, dentro l’inimmaginabile. Rifiuti sparsi ovunque e ogni cosa in disordine. L’unica cosa che interessò l’occhio del mini detective fu una cassetta degli attrezzi rossa.
La macchina dell'uomo era blu scuro, la porta del bagagliaio era rovinata in un angolo per colpa di un piccolo foro. Al suo interno nulla, sono un vecchio tubo di plastica.
*come immaginavo…*
-Conan!- l’urlo alto e tagliente della ragazza gli fece gelare il sangue
-Cosa ci fai qui?! Ti ho cercato ovunque e non è prudente allontanarsi di sera!- lo sgridò Ran
-Emm… scusa, solo che… io…- balbettò
-Sei sempre il solito… ad un certo punto sparisci e…- continuò a lamentarsi la ragazza, trascinandolo via per un braccio
-A-aspetta Ran, così mi fai male!-
* so chi è stato a compiere il delitto. Mi serve solo la prova dell’esistenza delle ricchezze nascoste, ora è tutto nelle mani di quei pirati*
 
-Nami…- la chiamò il capitano
-Cosa c’è?-  la ragazza era un po’ infastidita, non essendo ancora riuscita a trovare nemmeno un indizio che la potesse condurre al tesoro
-Ho fame…- Rufy si teneva lo stomaco dolorante, sul viso un espressione da cucciolo bastonato
-E quando mai?! No sul serio dimmi anche una sola volta in cui non hai avuto fame!-
-Quando mangio- rispose semplicemente
Nami sbuffò in segno di resa, capendo che purtroppo non c’era niente da fare
-Dovremmo essere vicini… prima troviamo il tesoro prima usciamo di qui-
-Allora troviamolo in fretta!- esclamò, prima di avvicinarsi alla povera Nami e caricarsela con un movimento fulmineo sulle spalle
La ragazza non fece n tempo a ribellarsi, il capitano si mise a correre come un pazzo inseguendo il buio che aveva davanti, accompagnato dalle urla della navigatrice.
Andarono avanti per alcuni chilometri, fino a quando una volta arrivati ad un bivio Rufy si fermò improvvisamente.
-Qui ci sono due strade… quale prendiamo?- chiese
Nami in risposta approfittò dell’occasione per liberarsi dalla presa, per poi tirare un lancinante pugno in testa al capitano
-Come diavolo ti è saltato in mente di trattarmi come uno zaino?!- gli urlò, cercando poi di ristabilire la calma necessaria per prendere una decisione
-Io dico quello a destra- propose il ragazzo corvino ancora dolorante per la botta presa
-Perché scusa?-
-Mi ispira!-
-Razza di idiota! Non puoi prendere una decisione così importante basandoti semplicemente sull’intuito. Io invece dico quella a sinistra, analizzando quello che c’era in superficie in entrambe le direzioni, questa è quella più adat..- non fece in tempo a finire, la via che aveva appena nominato franò disastrosamente in modo improvviso, il soffitto era troppo precario e aveva ceduto col semplice urlo della navigatrice di poco prima
-Andiamo a destra- affermò Nami, cominciando ad incamminarsi come se nulla fosse.
 
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chiedo umilmente scusa per questo ritardo... 
solo che ieri essendo finita la la scuola ho impiegato la giorata a fare festa xD e non ho avuto tempo per scrivere...
l'idea del tesoro mi è venuta per impegare i die pirati in qualcosa che gli rendesse utili, e per aggiungere qualche scena divertente runami
l'intuito di Rufy non si tocca v.v
un'altra cosa mportante, finalmente è ricomparso Zoro! e con lui anche Goro... che combineranno quei due insieme :3
nel prossimo capitolo ho intenzione di concludere questo giallo, non importa quanto sarà lungo ma lo finirò xD
se avere voglia lasciatemi una recensione per farmi sapere che me pensate ;D
a presto!


TK:3

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Capitolo 5
*** La Casa Del Vecchio Re (4° parte) ***


-Comincia a fare caldo…- commentò Nami asciugandosi qualche goccia di sudore dalla fronte
-Uff, che afa…-Rufy viaggiava gobbo tenendo la lingua fuori dalla bocca
-Questo significa che stiamo scendendo, dovremmo essere vicini-
Il capitano sfinito appoggiò una mano sulla parete pietrosa
-Attento Rufy, questo non è un viaggio di piacere di sicuro ci dev’essere qualche trappola…-
-Tranquilla, basta stare attenti- sorrise
La pietra su cui era poggiato si scostò, attivando un rumoroso meccanismo che fece rabbrividire la povera Nami
-C-cos ’è stato?!- chiese la ragazza terrorizzata.
Il terreno davanti a loro sprofondò improvvisamente, rivelando una precaria scalinata di pietre
-Fortissimo!- affermò Rufy con le stelle agli occhi
-Dev’essere un passaggio segreto…- ipotizzò Nami
-Allora andiamo-
Il ragazzo corvino cominciò a correre trascinando per un polso la titubante navigatrice.
Il buio era soffocante, i due pirati rallentarono il passo cercando di  ritrovare un minimo di senso d’orientamento.
-Il tesoro dev’essere qui da qualche parte, basta solo cercare- la navigatrice portò le mani in avanti e lentamente provò ad avanzare
-Ahi Nami, non vedo niente…-
-Smettila di lamentarti e aiutami!- lo rimproverò
-Come faccio a trovare qualcosa che non vedo?-
-Uff… usa le mani, tocca il terreno e vedi se riesci a trovare qualcosa-
Rufy provò a seguire il consiglio, cominciando a tastare quel che lo circondava.
La parete era  calda e sporca , ma oltre al fango il ragazzo corvino non riuscì a sentire nulla che gli potesse interessare.
Si spostò al pavimento, che invece gli si presentò molto umido e fresco. *c’è dell’acqua qua sotto…* pensò prima di continuare a cercare.
Qualcosa di morbido e allungato si presentò sotto il suo palmo. incuriosito dallo strano oggetto continuò a seguire la sua forma, fino ad arrivare a due semisfere piuttosto sode.
-Nami! Vieni a vedere che oh tr…-  un violento pugno gli arrivò sulla testa, creandogli un doppio bernoccolo
-Idiota, quello è il mio sedere!- la navigatrice era infuriata. Le guance che le andavano a fuoco mentre continuava a sgridare lo sfortunato capitano con denti da squalo
-Ti prego calmati, non l’ho fatto a posta!- provò a ribattere Rufy non meno imbarazzato
 Un lieve rumore provocato da un oggetto che il capitano aveva involontariamente spostato fece improvvisamente bloccare la navigatrice.
-Aspetta un attimo…- con un movimento fulmineo si avvicinò in direzione di quell’inconfondibile tintinnio che lei conosceva meglio di qualsiasi altro.
-Questo è…  è oro!- esclamò con occhi a forma di stella
 
Le indagini si erano concluse prima del previsto, Conan era preoccupato per l’esito incerto della missione dei pirati, mentre in tutti i modi cercava di trattenere i sospettati e la polizia in quella casa.
-Insomma, ce ne possiamo andare?!- Fumiko teneva le braccia incrociate, seccata per l’attesa
-Si, credo non ci sia più motivo che rimaniate qua…- confermò l’ispettore
-Bene, allora se non vi dispiace io tolgo il disturbo- commentò il fratello già pronto ad andarsene
-Venite solo a rilasciare una conferma del vostro alibi e poi sarete liberi di andare- disse un poliziotto mostrando dei documenti che teneva in mano.
Conan perse un battito, costatando che il tempo a sua disposizione era ormai nullo
*non ho altra scelta, dovrò… un attimo, sono loro!* esclamò mentalmente notando due figure fuori dalla casa muniti di ampi sacchi stracolmi.
Subito si precipitò da loro
-Ragazzi- urlò una volta raggiunti
-Ehi Conan! Sai, non ti sbagliavi. La sotto abbiamo trovato un sacco d’oro, c’era anche questo strano foglio…- disse Rufy guardando sorridente il bimbo con gli occhiali, mentre gli porgeva una vecchia carta che sembrava essere una lettera.  Conan la osservò attentamente, facendo uno sguardo sbigottito no appena compreso il contenuto
-Già, ed è tutto mio!- continuò la ragazza con occhi brilli
-Tuo? In che senso scusa?- chiese il mini detective interrogativo
-Nel senso che è mio-
Conan gli guardò sconcertato
-Ma, ma… cosa diamine stai blaterando?! Quell’oro ha già un proprietario!- sbottò improvvisamente
Questa volta fi la ragazza a guardarlo interrogativa
-Che?! Ti devi essere pazzo se credi che cederò la mia preziosa ricchezza a qualcun altro-
*ci mancava solo questa… ora sti pazzi vogliono portarsi via le prove* Conan guardò distrattamente la finestra della casa, accorgendosi che  i sospettati si stavano dirigendo verso la porta
*non ho altra scelta… * pensò portando le dita all’orologi
-Che stai facendo?- chiese ingenuamente Rufy
In un attimo un colpo mirato fece finire un piccolo ago sul collo del capitano,  facendolo cadere addormentato
-Rufy!- esclamò Nami, per poi continuare verso Conan  in modo minaccioso –cosa diavolo gli hai fatto?!-
-Niente, l’ho solo addormentato- rispose, per poi lanciarne un secondo anche sulla navigatrice
Sospirò , ringraziando mentalmente il dottor Agasa per il suo provvidenziale aggiornamento all’orologio che gli aveva consentito di addormentare tutti e due i pirati.       
Con non poca fatica riuscì a trascinarli vicino ad un muretto appoggiandogli la testa rivolta verso il basso
-Vi contatteremo domani per riaggiornarvi riguardo la ricerca dell’assassino-                     
-Grazie ispettore…- Fumiko aveva ancora un espressione scossa per ‘accaduto
-Non così in fretta- esclamò la voce di Rufy, utilizzata da Conan per risolvere il caso
-Cosa? Ancora tu?!- Megure guardò minaccioso il ragazzo corvino
-Sappiamo chi è il colpevole- affermò fredda la voce di Nami, suscitando lo scalpore dei presenti
-C-cosa?!- balbettò l’ispettore
-Si trova qui, tra noi- continuò il capitano
-Brutti mocciosi sfacciati, con quale coraggio vi presentate qui e puntate il dito contro uno di noi?!- sbottò Isao
-Dateci una possibilità di parlare e non vi spiegheremo come sono andati realmente i fatti-
Ci fu qualche minuto di silenzio
-Ragazzi, siete sicuri? Sapete che se le vostre supposizioni non sono fondate potreste essere portati in tribunale per falsa accusa?- avvertì uno dei poliziotti, preoccupato per la loro incolumità.
-Va bene. Vi daremo una possibilità- acconsentì infine Megure
-Vi ringrazio. Ora se permettete vorrei mostrarvi una cosa molto interessante che ho trovato vicino alla casa. Se siete così gentili da seguire Conan sarà lui a mostrarvelo-  disse Conan con la voce di Rufy, prima di uscire dal suo nascondiglio e indicare a tutti la via vicino al parcheggio
-Sono impronte… che c’è di tanto strano?- parlò per tutti Eichiro
-Si infatti, impronte sul fango… se notate però c’è un particolare insolito. Infatti alcune sono molto più marcate e pesanti delle altre-
-Che cosa sta cercando di dirci, sia più chiaro-
-Nessuno di noi è così pesante da creare impronte così profonde, quindi partendo dalla certezza di essere gli unici ad aver camminato su questo posto, la spiegazione è una sola-
-Colui che le ha formate doveva trasportare qualcosa che ha aumentato il suo peso…- continuò l’ispettore pensieroso
-Più precisamente il corpo della vittima- a quell’affermazione tutti i presenti sbiancarono e sbigottiti fissarono il capitano e la navigatrice senza riuscire a dire una parola
-Aspetta… stai per caso insinuando che…- provò a dire Megure
-Esatto. L’omicidio non si è compiuto in questa casa- affermò Nami
Ci fu un qualche minuto di silenzio
-Questo non  ha senso! Perché mai qualcuno dovrebbe fare una cosa simile?!-
-Per vari motivi… prima di tutto per costruirsi un alibi, poi un secondo omicidio avrebbe di sicuro diminuito il costo della rivendita rendendo più facile comprarla- spiegò Rufy
-Io proprio non capisco, perché qualcuno vorrebbe questa casa a tal punto da inscenare un omicidio?!-
-Per le ricchezze nascoste-
-Che cosa?!-
-Per capire il vero movente dell’omicidio vi spiegherò la vera storia di questa casa. Il primo proprietario, il “vecchio re”, era un uomo solo che ereditò una grossa somma d’oro da un suo lontano parente.
A sapere l’esistenza di questa grande ricchezza c’era solo lui e la nostra vittima, quest’ultimo ormai in preda alla povertà aveva deciso di derubare il suo amico e appropriarsi di tutto. Ma l’oro era nascosto e non riuscì a trovarlo. Così dopo la negata richiesta al re di rivelare il luogo del nascondiglio, l’uomo fece un gesto folle commettendo l’omicidio e nascondendo le prove. Poi comprò la casa e ogni sera veniva qui in cerca del tesoro. A confermare la mia ipotesi c’è questa vecchia lettera scritta dal primo proprietario in persona, che afferma di essere in possesso di questa ricchezza e che anche quell’uomo ne era a conoscenza-  Conan finse di prendere la carta dalla mano di Rufy, per poi porgerla all’ispettore. Poi tornò al suo posto e continuò la spiegazione con la voce di Nami
-Ma purtroppo uno dei suoi familiari scoprì il suo segreto, un altro componente di questo puzzle che ora si trova qui fra noi. Questa persona era decisa a sbarazzarsi della vittima e riuscire a trovare lui stesso il tesoro-
-Ci stai dicendo che l’assassino stesso è stato ucciso per colpa dello stesso movente?- riassunse l’ispettore
-Si, la ricchezza rende l’uomo bestia…- la frase fredda di Nami fece gelare il sangue a tutti
-Allora ci vuoi dire chi diavolo è stato?!- sbottò Fumiko stanca dell’attesa
-Ma certo, la persona che ha commesso l’omicidio è…- Conan dovette fermarsi, notando il rumoroso russare del capitano che gli avrebbe fatti smascherare. Strinse i denti, provando a dargli qualche colpo sulla schiena per farlo smettere
-Allora? Si è per caso addormentato?!- chiese Isao
Dopo numerose pacche il ragazzo corvino chiuse la bocca regalando un sospiro di sollievo al povero mini detective. Poi ritrovò la concentrazione e con voce decisa rispose
-Confessa Eichiro, sei tu il colpevole!-  esclamò freddo

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ciao a tutti! :D
purtroppo non credo che riuscirò ad aggiurnare regolarmente questa settimana, visto che mi trovo completamente sopraffatta dagli esami finali :/
teoricamente sono riuscita a finire il giallo in questo capitolo... insomma manca ancora la spiegazione dell'omicidio ma il colpevole ormani è svelato 
lo so.. ho dimenticato Zoro e Goro ma non sapevo come introdurgli nel capitolo,penso che gli inserirò nel prossimo ^.^
non sono molto convinta dell'ultima parte... forse l'ho resa un pò troppo noiosa nella spiegazione >.<
ok, la smetto xD
se avete voglia fatemi sentire un vostro parere sul capitolo, la vostra opinione conta molto ;D
alla prossima


TK:3

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Capitolo 6
*** Pirati Riprogrammati ***


-Che diavolo, questi alberi sono tutti uguali!- Zoro seccato continuava a camminare senza via di meta
-Certo, stiamo camminando in tondo…- commentò Goro trovando davanti a sé il ramo che aveva fatto cadere qualche minuto prima
-Così non va, dobbiamo trovare una soluzione…-
-Ho un’idea- il detective prese la prima pietra che gli capitò davanti e cominciando a grattarla contro una corteccia aggiunse
-Marchiamo gli alberi che abbiamo già passato, così non correremo il rischio di ritrovarceli davanti-
Il sasso continuava a sfregare creando piccole linee bianche
-Di questo passo sta notte saremo ancora qua… - costatò avvicinandosi
-Spostati, faccio io- lo spadaccino in una frazione di secondo tirò fuori dalla custodia una delle tre catane che con un solo movimento provocò un’onda d’urto di colore blu, abbattendo gli alberi circostanti .
Goro rimase immobile a fissare i tronchi, un tic nervoso all’occhio e la bocca completamente paralizzata. Lo choc era troppo da sopportare e nell’arco di qualche secondo cadde a terra svenuto.
-Possiamo andare- continuò Zoro, che solo dopo notò il detective steso a terra privo di sensi. *ma perché capitano sempre tutte a me?!* pensò sbuffando, prima di caricarselo sulle spalle. Alzò la testa verso il cielo, trovando una piccola nuvoletta bianca che volava felice.
-Quella… Nami!- lo spadaccino cominciò a correre verso il batuffolo bianco, abbattendo gli alberi che gli intralciavano la strada.
 
-Che fame! Nami sto morendo, letteralmente!- il povero Rufy implorava alla navigatrice quasi fosse in fin di vita
-Mi hai stancata, è da ieri che continui a rompere!- urlò la ragazza stressata.
-Si, ma è da ieri che non mangiamo!- esclamò il capitano. Nami doveva ammettere che non aveva tutti i torti, avevano saltato due pasti e anche lei cominciava a risentirne
-Tu non sei affamata?- le chiese a tradimento
-No, sto benissimo!- mentì
-Davvero non so come fai, ecco perché sei così magra è bella…-
Quell’affermazione detta in modo così naturale fece sussultare la ragazza
-Davvero pensi che io sia… bella?-
-Beh si, credo. Non sono mai stato bravo con queste cose… comunque Sanji lo dice sempre quindi penso sia vero-
Troppo bello per essere vero…
Un forte rumore distrasse i due pirati dai loro discorsi
-Cos’è stato?!- chiese Nami scrutando il bosco
Alcuni alberi caddero schiantandosi al suolo, rivelando lo spadaccino
-Zoro!- esclamò Rufy
Il ragazzo una volta avvicinatosi ai compagni lasciò cadere a terra il corpo del detective, esausto.
-E quello chi è?- chiese Rufy curioso, cominciando a toccarlo con un rametto
-Lunga storia…-
-Vedo che il mio piano ha funzionato!- disse Nami indicando la sua nuvoletta
-Ci sono anche gli altri- continuò
-Io non gli ho visti…-
-Uff… vorrà dire che dovremo andare a cercar…- Rufy non riuscì a terminare la frase
-Nami amore!!!!- Sanji correva a velocità sovrumana verso la ragazza, gli occhi a forma di cuore. Subito dopo comparve anche il resto dell’equipaggio.
-Ragazzi! come ci avete trovato?- chiese Rufy piegando la testa da un lato
-Non è stato difficile, ci è bastato seguire la scia degli alberi decapitati…-  rispose Robin rivolta allo spadaccino
-Mi ingombravano la strada- si giustificò questo
-Nami, perché hai il cappello di Rufy ?- chiese il piccolo chopper
La ragazza si toccò la testa, ricordandosi di avere ancora in testa il copricapo che il capitano gli aveva dato la sera prima per tirarle su il morale
-Già, me ne ero dimenticato- il ragazzo corvino sorrise tranquillo, ricevendo occhiata sorprese da parte dell’intero equipaggio
-Rufy sei sicuro di stare bene?!- intervenne per tutti Usopp
-Che intendi scusa-
-Insomma, ci hai appena detto di esserti scordato del tuo grande tesoro, l’oggetto a cui tieni di più al mondo!-
Nami cominciò ad arrossire, già prevedendo le reazioni dei compagni ad una possibile ingenua risposta del capitano. Provò a nascondere le guance con i capelli, ringraziando di avergli lasciati crescere e con passo deciso si avvicinò a lui rimettendogli il cappello in testa
-Ora questo non ha importanza, abbiamo problemi ben più gravi-
Un titubante silenzio riempì la zona, rotto dopo qualche secondo da Robin che capendo la situazione aveva deciso di tirare l’amica fuori dai guai
-A proposito, avete scoperto qualcosa del luogo?-
-Il luogo è decisamente più tecnologicamente avanzato rispetto al nostro, probabilmente qui non hanno la più pallida idea di cosa siano i frutti del diavolo e nessuno di loro ha poteri speciali…-
-Quindi se vedessero uno di noi usare il proprio frutto…- pensò Robin
-Non so come reagirebbero, di certo non positivamente-
-Chissà che effetto gli farà vedere uno scheletro in carne ed ossa. Beh, solo ossa yohohohohoho!- 
-Già, come potremo spiegare la nostra corporatura?- chiese Franky sottolineando le sue gigantesche braccia
-Ci stavo pensando. Come ho detto sono tecnologicamente molto avanzati, diremo che siete dei robot comandati da noi o cose simili-  
-Come?! Non abbiamo alcuna intenzione di essere scambiati per dei robot!- urlarono all’unisono il cyborg e lo scheletro
-Non vedo altra soluzione- acconsentì Robin, per poi rivolgersi a chopper
-Tu rimarrai trasformato in forma di renna. Non parlare, non tossire, non fare niente che possa farti sembrare un umano-
-Anche tu Rufy, non potrai usare i tuoi poteri- puntualizzò Nami
I quattro pirati si rifugiarono in un angolino depressi a disegnare cerchi nel terreno
-Non sono più una persona, ma un semplice oggetto- cominciò Brook
-Io sono un cyborg, non un robot. C’è molta differenza- continuò Franky
-Passare tutto il tempo senza potersi allungare, nella noia più buia- si aggregò  il capitano
-Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato. Niente più socializzazioni, sarò semplicemente il vostro animale domestico- finì Chopper
-Smettetela, non è mica la fine del mondo!- gli rimproverò la navigatrice, per poi rivolgere lo sguardo verso lo spadaccino
-E anche tu-
-Io? Che ho fatto?!-
-Le tue spade, danno troppo nell’occhio…-
-Non penserai mica di separarmi dalle mie catane!-
-Allora vedi di tenerle più nascoste-
Il ragazzo sbuffò irritato, ponendo le sue adorate spade nella parte interna del suo mantello.
-E adesso che facciamo?- aggiunse poi sempre più seccato
-Propongo di mangiare!- esclamò Rufy uscendo dalla depressione
-E quando mai?!- urlò il cecchino
-Usopp, mi sei mancato- disse Nami felice di ritrovare il suo alleato
-Ragazzi, ho chiesto a Ran per i vestiti e…- Conan rallento la corsa non finendo la frase.
-Ciao Conan, ti presento il mio equipaggio!- annunciò Rufy, sorridente
-C’è anche Goro…- disse il bambino
 ____________________________________________
ciao!
sono sicura che ci troverà il capitolo lo leggerà domani, visto l'orario...
e il capitolo che tanto mi preoccupava è arrivato, ho dovuto riprogrammare l'intera ciurma per renderla un pò più presentabile in questo universo.
Poveri alberi... Zoro ha praticamente disboscato mezza foresta xD
ok, per sta sera basta... come sempre se avete voglia lasciatemi una recensione per farmi capire che ne pensate, ci tengo alla vostra opinione ;D
alla prossima!


-TK:3

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Capitolo 7
*** I Mugiwara Si Riuniscono ***


Di nuovo silenzio, riempito dalla sorpresa e dagli occhi puntati su colui che era appena stato nominato
L’uomo era immobilizzato, incapace di proferire parola.
-C… c-cosa?!- balbettò la ragazza fissandolo sbigottita
-Questo è impossibile, l’uomo ha un alibi inattaccabile- protestò Megure
-E' qui che si sbaglia ispettore. Come detto prima l’omicidio non è avvenuto in questa casa, quindi qualunque persona avrebbe potuto commetterlo- Conan abbassò la testa in modo che il riflesso della luce rendesse i suoi occhiali bianchi
-Si, ma è stato confermato che quest’uomo alla presunta ora del delitto era in un bar-
-Infatti, ma posso dimostrarle che per commettere un omicidio non è affatto necessario essere presenti. In questo caso è bastato un semplice tubo da giardino e un foro nel bagagliaio di un auto-
-Scusa ma non ti seguo…-
-Ricostruiamo i fatti. La vittima esce ad accogliere suo fratello, inconsapevole che una volta allontanatosi dalla villa questo lo avrebbe addormentato e portato nel bagagliaio. Una volta compiuto il gesto Eichiro entra in città, parcheggia in un luogo abbastanza nascosto e lì collega il tubo con la marmitta dell’auto-
-E l’altro lato lo infila nella fessura…- continua Megure
-Così non gli rimane che lasciare accesa la macchina e andare al bar come se nulla fosse, mentre la benzina avrebbe avvelenato la nostra vittima.-
-Aspetta un attimo, stai dicendo che la vittima non è morta per impiccagione-
-Esatto. È stato poi il qui presente Eichiro a farcelo credere quando una volta arrivato alla villa  ha infilato la corda sul collo dell’uomo e agganciata al soffitto-
-Q-queste sono tutte sciocchezze, non hai prove!- urla l’accusato
-Mi dispiace per lei ma ho anche quelle. Le impronte sul terreno, quelle più pesanti, sono le sue. Quindi, se non è vero che è stato lei, cosa stava trasportando di tanto pesante a quell’ora?
Inoltre se notate sul collo della vittima risulta una sola lesione che è una sola linea rossa provocata dalla corda. Se l’uomo fosse stato ancora vivo avrebbe di sicuro cercato di opporre resistenza, provocando altre ferite. Confessi, non ha più vie di scampo- finì freddo Conan.
Gli occhi immobili senza espressone, la bocca semiaperta per cercare di dire qualcosa, ma ormai non c’era più niente da dire.
L’uomo cadde in ginocchio, abbassando la testa. Un leggero rivolo di lacrime cominciò a scendere rigandogli le guance
-M-mi dispiace- riuscì soltanto a dire, prima di essere portato via dalla polizia.
 
 
-Anche questo caso è stato risolto… meno male temevo che i pirati non ce l’avrebbero fatta, devo a loro parte della risoluzione del caso, anche se hanno cercato di portarsi via la prova principale-
Conan era seduto su una panchina, con le gambe a penzoloni respirava a pieni polmoni l’aria fresca del mattino. Quella notte era stata piuttosto movimentata e nessuno era riuscito a chiudere occhio, eccetto i due pirati ancora sotto l’effetto del sonnifero.
Un acutissimo urlo ruppe il silenzio della foresta, provocato proprio dall’ infuriata ragazza che si era appena svegliata
-Dove sono finiti?!- continuava a gridare, dirigendosi rapidamente verso il povero Conan con pugni stretti
Il bambino indietreggiò spaventato
-Tu! Che ne hai fatto del mio tesoro?!-
-Beh ecco… t-tecnicamente non era tuo quindi… è stato dato alla polizia-
-Cosa?! Come ti sei permetto tu piccolo moccioso- continuò la navigatrice con lo stesso tono di voce scuotendolo avanti e indietro
-Calmati Nami, in fondo non è così grave- provò a fermarla il capitano che nel frattempo aveva ripreso i sensi correndo in aiuto del povero malcapitato su cui la navigatrice si era abbattuta
-N-non è così grave?! Hai una vaga idea di quanto ci sarebbe stato utile quell’oro?!-  la ragazza cambiò bersaglio, accanendosi sul capitano
-Si, ma ormai è inutile piangere sul latte versato- replicò questo
A quelle parole Nami su rifugiò in un angolino, abbandonandosi alla depressione
-Perché tutte a me… io volevo solo qualche vestito nuovo, magari qualche gioiello- si lamentò sconsolata
-Ma che sta facendo?- bisbigliò Conan
-Niente tranquillo, le passerà- rispose il ragazzo con un sorriso
-Comunque se il problema sono i vestiti, possiamo imprestarveli noi- azzardò il mini detective, sentendosi in colpa per i due pirati
-Dici davvero?!-
-S-si certo, devo solo chiedere a Ran-
-Ah si, tua sorella- esclamò Rufy ricordandosi della ragazza mora
-L-lei non è mia sorella- rispose schietto Conan
-E chi è?-
-Beh ecco… è una lunga storia- svincolò, cambiando discorso
-Vado a cercarla, ci vediamo dopo!-
Rufy lo vide allontanarsi verso la casa con un falso sorriso imbarazzato *che strano quel bambino…* pensò piegando la testa da un lato
-Nami, che facciamo ora?- chiese poi rivolto alla navigatrice
-Non lo so… io direi di radunare gli altri e decidere tutti insieme. A quest’ora avranno di sicuro ritrovato Zoro-
Propose la navigatrice cercando di riprendersi
-Quindi dobbiamo andare a cercargli?-
-Non credo sia necessario, basta solo indicare la nostra posizione e saranno gli altri a trovarci-
-Ho capito. Gom Gom, Twin Jet Pist…-
-Non ci provare!- lo bloccò la navigatrice
-Perché? Se facciamo rumore gli altri ci sentiranno-
-Baka, se ci sentono loro ci sentiranno anche gli altri non credi?!- lo rimproverò la navigatrice
-E allora come facciamo ad attirare l’attenzione?-
-Con quella- rispose la navigatrice con un sorriso, indicando la nuvoletta bianca sopra di loro
Rufy la guardò confuso
-Farò girare la mia nuvola sopra la foresta, gli altri di sicuro si accorgeranno della sua singolare velocità con cui viaggia e la seguiranno-
-Nami sei un genio- sorrise il capitano
La ragazza non perse tempo, spedendo il piccolo batuffolo bianco a compiere la sua missione.
 
 
 
-Oh mia dolce Robin! Dormito bene sta notte?-  Sanji con occhi a forma di cuore porgeva all’archeologa un improvvisato cestino di foglie con le più singolari specie di frutta, posizionati in modo tale da formare un perfetto capolavoro tipico del cuoco
-Si, grazie. Scusa Sanji ma non abbiamo tempo per la colazione. non solo non siamo riusciti a trovare lo spadaccino, ma abbiamo anche perso di vista gli altri-
-Non ti devi preoccupare per quella testa d’alga, se la saprà cavare. Io propongo di cercare il capitano, spero che sia riuscito a proteggere la mia Nami, o se la vedrà con me!-
Robin sorrise divertita, pensando alla situazione senza speranza del compagno.  Cambiò improvvisamente umore quando guardando distrattamente il cielo notò una nuvoletta familiare che volava via felice.
-Che ti prende?- chiese il cuoco preoccupato
-q Quella nuvola… Nami- disse quasi a se stessa
–Vieni, dobbiamo seguirla!- continuò, cominciando a correre seguita dal titubante cuoco
Seguirono il batuffolo bianco attraverso l’intera foresta, senza tregua
-Franky fermiamoci, credo di aver perso un polmone per strada. Oh, ma che sciocco, io i polmoni non ce li ho! Yohohohoho- ansimò Brook mentre cercava di seguire l’andatura veloce del cyborg
-Se la smettessi di parlare forse avresti più fiato per muoverti!- lo rimproverò quest’ultimo, che distraendosi un attimo andò a sbattere contro qualcuno che gli aveva appena tagliato la strada
-Ehi tu, guarda dove metti i piedi!- il cuoco si azzittì all’improvviso una volta visto il volto di chi stava rimproverando
-Robin, Sanji! Meno male che ci siete anche voi- disse Brook riprendendo fiato
-Anche voi avete visto la nuvola?- chiese Robin
-Si infatti- rispose Franky rimettendosi in piedi
-Ragazzi!- i quattro mugiwara si girarono in direzione del rumore, trovando il piccolo chopper seguito da Usopp
-Bene, ci siete anche voi. Mancano solo Zoro, Rufy e Nami- ricapitolò Franky
-Sono sicura che continuando a seguire quella nuvoletta troveremo anche loro- disse Robin sicura
Passò qualche secondo di silenzio
-Ragazzi, dov’è finita la nuvola?- chiese chopper, parlando per tutti.

_____________________________________

e dopo mille anni finalmente riesco ad aggiornare :D
scusate ancora per il terribile ritardo di quasi una settimana, ma ora l'emergenza esami è finito e tormerò ad aggiornare regolarmente ^-^
ok, chiudo questi discorsi che non inreressano a nessuno e comincio a parlare del capitolo...
Zoro è ancora disperso... lo faccio soffrire insieme a Goro xD
gli altri mugiwara si sono ritrovati grazie alla nuvoletta, che poi e volata via...
in questo cap non ho fatto nessuna Runami, rimedierò al prossimo
l'unica cosa che mi preoccupa è di avere inserito troppe volte la parola "nuvola" , ma sono stata costretta >.<
ok, basta mi sto dilungando troppo :3
come sempre se avete voglia lasciatemi un commentino, la vosta opinione conta molto! ;D
alla prossima! :D


-TK:3

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Capitolo 8
*** Nuove Scoperte, Nuovi Problemi ***


-Intendi questo poveraccio?- chiese Zoro alzando da terra l’interpellato prendendolo per il colletto della camicia.
-E tu chi saresti?!- Conan si mise sulla difensiva, cominciando a scrutare con sospetto i volti dei nuovi individui.
-Che caratterino…- commentò Usopp incrociando le braccia
-Lui è Zoro. Non farci caso, è scorbutico per natura. Quello riccio è Usopp e quello che gli sta vicino è Sanji. Poi ci sono Robin, Chopper Franky e Brook- Rufy presentò uno ad uno il suo equipaggio
-Si, ma gli ultimi tre non sono altro che una renna e due esperimenti creati da… da Robin- Nami era nel panico, accorgendosi solo dopo di quanto fosse penosa la sua storiella
-Papà!- Urlò una ragazza mora sbigottita. Ran, non vedendo tornare nessuno, aveva deciso di raggiungergli.
-Quindi sarebbe tuo padre…- lo spadaccino lasciò andare il corpo dell’uomo, facendolo cadere malamente a terra
-Attento!- continuò la ragazza sempre più spaventata
-Quale soave bellezza si presenta davanti ai miei occhi- Sanji con una velocità supersonica le si avvicino con occhi a forma di cuore
-Ehi, che intenzioni hai?!- Conan si mise davanti alla ragazza in modo protettivo
-Senta signorina, non è che mi potrebbe far vedere le…- Brook non finì la frase, un violentissimo pugno da parte della navigatrice lo fece schiantare a terra
-Scusate… questo è ancora un prototipo in fase di sperimentazione- spiegò Nami con un falsissimo sorriso.
La risatina dell’archeologa attirò l’attenzione dei mugiwara
-Scusa Robin, perché stai ridendo?- chiese Rufy
-Perché in qualsiasi posto andiamo, riusciamo sempre a farci conoscere…- la ragazza indicò con lo sguardo la ragazza e il bambino che immobili non spiccicavano parola.
-Adesso basta ragazzi, non dimentichiamoci che non abbiamo ancora la più pallida idea di cosa fare…- disse Usopp, sorprendendo tutti
-Già… Rufy, hai un piano?- chiese Nami speranzosa
-Io propongo di entrare dentro quel vortice- rispose semplicemente Rufy indicando una sorta di portale dai colori gialli e blu che pian piano si allargava
Ci fu qualche secondo di silenzio, che poi venne rotto dall’agghiacciante urlo di tutti
Ran svenne, Conan rimase sul posto senza neanche riuscire a respirare e il resto dei mugiwara si accanì su Rufy per la sua reazione così tranquilla
-Cosa diavolo è quello!- esclamò per tutti Nami
-Ragazzi, si sta allargando!-  chopper non riusciva a smettere di tremare
-Che strano, sembra passare attraverso tutto. Se notate alberi e piante rimangono al loro posto come se niente stesse succedendo…- analizzò Robin
-E' vero, forse non ci farà niente!- Usopp intravide una speranza, che però venne immediatamente infranta quando il vortice passò su Goro risucchiandolo.
-Propongo di scappare…- disse Sanji
-Concordo- Nami aveva già cominciato a correre
Il gorgo continuò ad espandersi, fino ad arrivare alla ragazza mora svenuta
-Ran!- urlò Conan, afferrando una mano della ragazza e tirando con tutte le sue forze
-Conan!- esclamò a sua volta Rufy, cercando di portare via il ragazzino
Iniziò così una reazione a catena, che coinvolse tutti i mugiwara, Nami per prima.
Per quanto provassero a tirare  la forza di quel vortice era troppo potente. Così uno ad uno, tutti vennero risucchiati e portati via.
 
 
Il sole splendeva raggiante in cielo, l’aria era fresca e sapeva di buono.
Conan si vegliò stordito, cominciando a guardarsi intorno *dove mi trovo* fu il suo promo pensiero.
Provò a fare mente locale su ciò che era accaduto.  *c’era quello strano gruppo di pirati, il vortice e… Ran!* balzò in piedi, provando a cercare con lo sguardo la mora ragazza. Trasse un sospiro di sollievo quando la vide adagiata in un altro angolo della nave.*aspetta un attimo, come diavolo ci siamo finiti su una nave?!*
-Uff… che mal di testa- si lamentò la navigatrice cercando di alzarsi
-Wao! È stato forzissimo!- esclamò Rufy balzando in piedi, ricevendo un pugno da Nami
-Stupido incosciente che non sei altro!- lo rimproverò
-Cavoli che paura, temevo di lasciarci la pelle… oh, ma io la pelle non ce l’ho! Yohohohohohoho!- Brook scerzoso come sempre si azzittì subito una volta guardatosi intorno
Sanji e Zoro si svegliarono nello stesso momento, ritrovandosi abbracciati l’uno con l’altro.
Entrambi sbiancarono prendendo a urlare
-Brutto cuoco da strapazzo! Che intenzioni avevi?!-
-Stammi lontano, testa d’alga pervertita!-
Usopp  e Chopper, notando la scena, presero a ridere non accorgendosi del luogo su cui si trovavano
-Non posso crederci!- esclamò Franky sbalordito
-Questa è... la Sunny!- continuò Robin, azzittendo tutti
La navigatrice dopo qualche secondo di sorpresa si precipitò nelle cabine a controllare che fosse tutto a posto, seguita da Rufy che a sua volta voleva ispeziona la dispensa.
-Che fortuna! Tutto si è risolto da solo!- disse Chopper ancora incredulo
-Ragazzi… non vorrei interrompere i festeggiamenti, ma qui abbiamo un nuovo problema- parlò Usopp indicando Goro Ran e Conan, i primi due ancora nel mondo dei sogni.
-possiamo sempre buttargli fuori bordo e fingere di non avergli mai visti- propose Zoro, ricevendo occhiatacce da tutti i suoi compagni
-Ran, Ran svegliati- il bambino scosse la ragazza finché questa non aprì gli occhi
-Che… che è successo, dove siamo- balbettò la ragazza con la bocca ancora impastata
-Non lo so…- rispose Conan                
-Siete su una nave pirata, la nostra per la precisione- gli informò Sanji, creando un sussulto dalla bocca dei due ragazzi.
L’archeologa guardò il sole, confermando la teoria che si era già creata nella sua mente
-Un giorno…- iniziò piano
-Scusa Robin, puoi ripetere?- chiese la piccola renna avvicinandosi
-Ieri al nostro risveglio il sole  era nella posizione di adesso. Ciò significa che abbiamo passato in quell’universo esattamente un giorno, per poi tornare indietro-
-Quindi domani alla stessa ora Conan e gli altri torneranno a casa sani e salvi!- esclamò contento Chopper
-Non credo sia così facile… la domanda è perché sono stati trascinati anche loro qui? Nella mia ipotesi penso che ci sia una specie di legame che ci unisce con loro. Quindi se loro domani dovessero tornare indietro…-
-Ci torneremmo anche noi- finì Sanji accendendo una sigaretta
-Quindi non c’è via d’uscita…- si demoralizzò Usopp
-Non è detto, se trovassimo quell’amuleto che chi aveva teletrasportati, forse potremmo trovare una soluzione!- pensò Franky
-Il problema è trovarlo…- continuò Brook
-Propongo di iniziare le ricerche dall’isola dove l’abbiamo trovato. È più provabile che sia lì, o almeno potremmo trovare qualche indizio utile…- disse Robin
Conan ascoltava il discorso dei pirati senza perdere una sola parola. Quella donna sembrava molto sveglia e i suoi ragionamenti non facevano una piega. Pur essendo scosso dalla situazione ora sapeva che c’era un modo per tirarsene fuori, perciò avrebbe fatto tutto pur di uscire da quella situazione e portare la sua Ran al sicuro.
-Quindi è deciso, rotta verso l’isola d’oro- riassunse Zoro sedendosi
-Emm… ragazzi, prima credo dovremmo risolvere questo piccolo fuori programma- disse Usopp indicando quattro navi a vela bianca che si avvicinavano sempre più velocemente
-Uff… ci mancava solo la marina- sbuffò Sanji annoiato.
 
 ___________________________________________________

MA CIAO! 
sinceramente era da tanto che volevo scrivere questo capitolo, quello in cui i ruoli si scambiano e tocca a Conan entrare in un universo parallelo :D
si capisce qualcosa in più su questo misterioso amuleto e il nostro mini detective trova una compagna di cervello xD
come reagirano Ran e gli altri alla vista del poteri di questo nuovo mondo? riusciranno a cavarsela? ma soprattutto, la sfiga di Conan si manifesterà pure qui?
e... cosa faranno Nami e Rufy soli soletti nelle cabine? <.<
lo scoprirete nel prossimo episodio! xD
ok, era penoso...
vi lascio, un bacio e alla prossima!


TK:3
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Il Braccialetto ***


-Meno male, ci sono tutti!- disse sorridente Nami accarezzando uno ad uno i suoi meravigliosi abiti
-Ci sono anche i nostri?- chiese Rufy avvicinandosi. In bocca le due cosce d’agnello prese nella dispensa.
-Che mi importa, guarda te se ti interessa- ribatté scorbutica la navigatrice
Il capitano ingoiò in una volta tutto quello che aveva in bocca per poter parlare normalmente
-Mi serve una giacca nuova, questa non so come si è rovinata…- spiegò, mostrando alla ragazza l’enorme buco che si era creato sull’indumento
Questa sbuffò abbattuta
-Possibile che voi altri non riusciate a tenere una qualsiasi cosa per più di un giorno senza rovinarla?! E alla fine chi ci rimette sono proprio i miei soldi…-
-Scusa non l’ho fatto apposta… si può aggiustare?- chiese sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi
-Non credo… dai qua- ordinò la navigatrice per valutare meglio la gravità del danno.
Rufy obbedì togliendosi la giacca per poi sedersi vicino a lei ad osservare
-Chissà come diavolo avrai fatto…- protestò mentre con una mano setacciava il tavolino alla ricerca di ago e filo.
Ci fu qualche minuto di silenzio. Poi Rufy cogliendo di sorpresa la navigatrice disse
-Ah giusto, ora che mi ricordo…-
Nami alzò la testa curiosa, notando il capitano intento a cercare qualcosa nella tasca del pantalone blu
-Tieni- esclamò questo, mostrandole un braccialetto dorato. Era una semplice catenina gialla di poco valore con qualche ciondolo arancione che pendeva, ma la ragazza ne rimase comunque sorpresa
-Rufy io…-
-L’ho trovato per terra poco prima che arrivassero Zoro e gli altri. Dev’essere caduto da uno dei sacchi quando gli hanno portati via… visto che eri così depressa per la perdita dell’oro ho pensato di dartelo- spiegò, sorridente.
Il sorriso venne immediatamente ricambiato, uno semplice e spontaneo.
Poi con l’aiuto del capitano Nami indossò il gioiello sul polso dove teneva gli altri braccialetti, per poi cominciare ad osservare uno ad uno i ciondoli che pendevano.
-E' bellissimo, grazie- disse senza distogliere lo sguardo.
-Puoi venderlo e ricavarci almeno qualcosa da questa storia… so che non ti piace andartene da un luogo a mani vuote- un altro sorriso a trentadue denti.
Nami annuì in risposta, ma in realtà non aveva la minima intenzione di separarsene, Lo avrebbe tenuto lei. Quello era stato il primo regalo che il capitano gli aveva fatto, e lo avrebbe conservato sul suo braccio vicino a quello che le aveva regalato la sorella per sempre.
Puntò gli occhi su quelli del ragazzo, corvini e profondi. Quell’idiota quando meno se lo aspettava riusciva sempre a stupirla, anche quando pensava di aver capito tutto di lui.
Due colpi di cannone la distolsero dai suoi pensieri, facendola sobbalzare assieme al capitano.
-Ci attaccano…- disse Nami cambiando immediatamente espressione
-Vado a vedere!- esclamò Rufy precipitandosi verso il ponte.
 
 
-Levatevi di lì!- urlò Sanji mettendosi davanti a Conan e Ran per respingere la palla di cannone con uno dei suoi calci.
Conan impallidì alla vista di quella potenza, cercando di far lavorare la mente per una spiegazione logica dell’accaduto. Robin notò le espressioni dei due ragazzi, intuendo subito quali sarebbero state le loro reazioni una volta visti i poteri dei frutti del diavolo…
-Sanji, portali via! È meglio per loro che non assistano al combattimento- urlò rivolta al cuoco
-Come vuoi mia cara Robin!- rispose questo, avvicinandosi a Ran per poi raccoglierla delicatamente in stile sposa
-Non ti preoccupare, andrà tutto bene- disse dolcemente con un sorriso
-Ehi, lasciala!- esclamò il mini detective stizzito
-Muoviti moccioso, o ti lascio qui!- rispose cominciando a correre.
Conan rimase esitante per qualche secondo, poi prese a seguirlo, deciso a non lasciare la SUA Ran da sola.
Attraversarono il ponte della nave, cercando di raggiungere il più velocemente possibile le cabine.
-Pallone gum gum… in azione!- urlò Rufy gonfiandosi per respingere un’altra cannonata.
-Troppo tardi…- sospirò Robin , notando il bambino che per lo spavento non era neanche riuscito a reggersi in piedi.
Chopper  si precipitò ad aiutarlo, pensando ad un malore improvviso
-Come ti senti, tutto a posto?- cominciò a chiedergli con occhio medico
-U-una renna parlante…- rispose questo con un sorriso ebete stampato in faccia, un tic nervoso all’occhio
-Poverino sta proprio male! Sarà meglio portarlo in infermeria- esclamò la piccola renna, caricandoselo sulle spalle dopo aver ingrandito il proprio corpo.
-Zoro! Che sta succedendo?!- urlò Nami appena arrivata sul posto
-Niente di che… un semplice attacco della marina.- rispose questo senza guardarla
La ragazza rivolse lo sguardo verso la flotta, cominciando a contare le imbarcazioni.
-Strano che la marina ci attacchi con così poche navi…- pensò ad altra voce
-L’ho pensato anch’io… abbiamo ipotizzato fossero venuti per il sequestro della Sunny che era rimasta incustodita. Di certo non si aspettavano che ricomparissimo così all’improvviso…- rispose Robin seria
-Bene, un punto a nostro favore- sorrise la navigatrice, impugnando il suo clima attack.
-Facciamogli vedere cosa siamo capaci di fare- l’appoggiò Usopp, prima di iniziare il combattimento.
 
 
-Sta fermo qui, torno subito- la voce di chopper risultava lontana e ovattata alle orecchie di Conan.
Il mini detective era steso sul letto dell’infermeria, a fissare un punto indefinito del soffitto.
Fuori, colpi di cannone e rumori di proiettili. Era tutto così irreale, completamente fuori dal suo limite di comprensione…
*e se fosse solo un sogno…?* provò ad ipotizzare, con la mano si pizzicò il braccio per verificare se era realmente sveglio. Il dolore non tardò ad arrivare, facendogli scartare quell’unica possibilità che avrebbe potuto giustificare tutto quello che stava accadendo.
Un lieve tocco sulla spalla lo distolse dai suoi pensieri, facendolo sussultare. Si girò di scatto, trovando davanti a lui una giovane donna dai capelli  neri.
-Che cosa vuoi…?!- disse mettendosi sulla difensiva.
Robin non rispose, al contrario con dei movimenti lenti e sinuosi si diressi verso la sedia della scrivania, sedendosi.
-Che bel caratterino…- sorrise, poi aggiunse seria –non sei come tutti gli altri bambini… dimmi, siete tutti così nel vostro universo o tu sei particolare?-
-N-nel nostro universo?-
-Infatti…  ascolta, per quanto possa sembrarti strano, tu, la tua amica e suo padre siete stati trasportati in un’altra dimensione. La nostra.-
-Ma questo è impossibile!-
Robin sbuffò cercando le parole, sarebbe stato più difficile di quanto aveva immaginato.
Cominciò a parlare. Spiegò del vortice, della pietra e dello strano legame che gli teneva uniti a loro.
Il ragazzino seguiva ogni parola pendendo dalle sue labbra, qualche volta la interrompeva per fare domande perspicaci e appropriate col discorso. Non sembrava affatto un bambino.
Poi venne il momento di parlare dei frutti del diavolo, degli strani poteri che suscitavano e delle loro caratteristiche.
-Quindi se ho capito bene… questi strani frutti cambiano alcune delle normali caratteristiche umane-
-Esattamente.  Lo so che per voi potrebbe essere inaudita l’esistenza di oggetti capaci di sviluppare queste modifiche, ma è la verità-
-Credimi, il concetto non mi è poi tanto sconosciuto…- Conan fissò un punto a caso della stanza
-Che intendi dire?-
-Ah niente, non farci caso!- ritrattò con un falsissimo sorriso, che non sfuggì all’occhio indagatore dell’archeologa, la quale però preferì lasciar perdere.
-Allora, hai deciso di credermi?-
Conan per tutto il discorso aveva collegato quegli strani frutti con le capsule che lui stesso aveva ingerito. Anche quelle erano riuscite a cambiare il suo corpo, quini la possibilità che ne esistessero altre con diversi effetti non era poi così estranea.
-Non ho altra scelta…  la tua sembra una spiegazione piuttosto ragionevole e al momento non dispongo di altre ipotesi.-
Robin sorrise.
Un veloce ma acutissimo urlo proveniente dalla cabina maschile fece sobbalzare i due ragazzi.
-Ran!- esclamò Conan, riconoscendo la voce della ragazza.

_________________________________________

lo so... sono in super-ritardo :/
il problema è che ogni volta che provavo a scrivere, l'ispirazione mi veniva a mancare... avrò scritto questo capitolo minimo mille volte, senza uscirne soddisfatta.
non che sia particolarmente fiera di questa versione, credo di non aver espresso bene quel che volevo scrivere...
va be, mi rifarò col prossimo capitolo ^.^
passando alla storia.
Ho il timore di essermi allargata troppo col Runami. Ma che ci posso fare, adoro questa coppia! <3
L'idea del braccialetto mi è venuta ricordando quello che la sorella di nami le aveva regalato... Avrà grande importanza nel corso della fic.
Devo predere una difficilissima decisione, non so se approfondire il loro rapporto (<.<) o lasciarlo sospeso a semplici momenti nella storia.
Anche perchè in questa ff ci sono mischiati già troppi problemi, se poi aggiungo anche quelli romantici ho paura venga fuori un pasticcio :s
Parlando invece di Robin e Conan, entrambi hanno trovato pane per i loro denti (forse questo l'avevo già detto... ma si lo ripeto)
Bene, vi lascio stare :3
se avete voglia lasciatemi una recensine per farmi sapere che ne pensate (magari con un consiglio su cosa fare con Rufy e Nami) 
un GRAZIE sincero a tutti quelli che mi seguono, senza di voi non  so se sarei riuscita a continuarla :)
alla prossima!


TK:3
  
 

 
 
 

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Capitolo 10
*** Rapimento ***


Il corridoio della nave sembrava quasi infinito. Conan correva a perdifiato cercando di raggiungere quella porta così lontana. Robin dietro di lui cercava di mantenere il passo, anch’essa preoccupata per la sorte della ragazza e del suo compagno.
-Ran!- urlò il bambino una volta entrato, per poi bloccarsi all’istante impietrito dalla scena che gli si presentava.
La ragazza era completamente immobilizzata, avvolta da un fumo violaceo che come un gigantesco serpente la teneva sempre più stretta nella sua morsa.
-dov’è Sanji?!- esclamò Robin, ma la risposta le di presentò davanti, quando vide il nakama disteso sul freddo pavimento, incosciente.
Conan si gettò senza pensare sulla misteriosa ombra, costatando però che al suo tatto essa scivolava via come fumo. La logica perse importanza, lasciando il posto al terrore di perderla. Le strinse il bacino, cercando di portarla con se. Ma anche la ragazza divenne sempre più impalpabile, fino a diventare anch’essa vapore e scomparire nell’aria, assieme all’ombra.
Il bimbo rimase immobilizzato, gli occhi fissi sul punto dove la sua Ran si trovava fino ad un attimo prima.
Cadde in ginocchio, urlando il suo nome con tutto il fiato che aveva.
 
 
I marines erano quasi completamente sconfitti, mentre come polvere venivano spazzati via dalla potenza sovrumana dei mugiwara.
La tecnica dell’Haki di Rufy faceva svenire gran parte del soldati senza muovere un dito, mentre i più resistenti venivano spazzati via dai fulmini di Nami. Le altre flotte venivano abbattute facilmente con le tecniche di Zoro e Brook. Anche Franky e Usopp si davano da fare testano le loro nuove invenzioni, aiutati da Chopper, che aveva deciso di aiutarli sapendo che il piccolo Conan era al sicuro nelle mani di Robin.
-Però così è fin troppo facile…- si lamentò il capitano annoiato.
-Smettila di dire sciocchezze, per una volta che le cose vanno bene tu le vuoi complicare?!- ribatte Nami distraendosi un attimo. Una marines la prese di spalle, immobilizzandole le braccia. Aveva un viso fine e femminile, incorniciato da dei corti e un po’ arruffati capelli rossicci e abbellito da un paio di splendidi occhi blu. Il fisico sottile non era per niente compatibile con la forza che dimostrava.
-Fine della corsa, carina.- disse con un sorriso di sfida, contraccambiato dalla navigatrice.
-Ne sei proprio sicura?- rispose questa, prima di atterrare la sua nemica con un colpo di tacco sul piede e una gomitata nello stomaco –Mai sottovalutarmi-.
La ragazza a terra la fissava con odio. Ma il suo sguardo cambiò dubito espressione, quando dal legno della nave uscì uno spaventoso fumo viola che l’avvolse stritolandola sempre più, fino a dissolverla.
Nami assistendo alla scena indietreggiò intimorita.  Provò a guardarsi intorno, costatando che anche altre marines avevano avuto la stessa sorte. L’ombra ricomparve sotto i suoi piedi, provocandole un agghiacciante urlo che attirò l’attenzione del capitano.
-Nami!- gridò questo, provando a raggiungerla. Corse il più velocemente possibile sul ponte della nave, allungando il braccio per provare ad afferrarla.
Fu tutto inutile, la ragazza si dissolse, lasciando sotto il tatto di Rufy solo una leggera nube di fumo trasparente.
Il ragazzo ripeté il suo nome, gridandolo al vento nella remota speranza  di sentire una risposta, che come temuto non arrivò.
 
 
L’insistente odore di fumo bruciava i polmoni, mentre la bocca secca era colmata dal sapore di metallo.
Nami aprì piano gli occhi, sbattendo più volte le palpebre, infastidite dai piccoli granelli di polvere che le avevano oltrepassate.
Provò ad alzare la schiena, sentendola stanca e intorpidita. Ci volle un po’ di tempo perché gli occhi si abituassero alla poca luce che c’era in quel luogo, filtrata da delle alte e sottili finestrelle.
Dalla loro posizione si poteva intuire l’ampiezza della stanza, larga e vuota. Le uniche cose che poteva vedere erano quelle quattro mura che tenevano lei ed altre persone barricate in quel luogo angusto.
A occhio dovevano essere almeno un centinaio, tutte posizionate ordinatamente su una parte del pavimento. Provò a scrutarle una ad una, cercando il volto dei suoi compagni.
Le si fermò il cuore quando costatò che le prigioniere erano tutte donne, di giovane età e di bell’aspetto. Questo voleva dire che i suoi amici non erano lì. Forse l’unica ad essere stata catturata era lei, oppure erano tutti in un’altra cella…
Lo sguardo venne attirato da una figura conosciuta, provò a scrutare meglio, riconoscendo i lunghi capelli marroni ed il viso fine. Corse verso di lei, provando a scuoterla per svegliarla.
-Ran!- esclamò a bassa voce. Gli occhi viola della ragazza si aprirono debolmente, per poi spalancarsi sorpresi una volta riconosciuto il volto della navigatrice.
-D-dove siamo…?- balbettò confusa.
-Credo in una specie di cella, anche io mi sono svegliata da poco…-
La ragazza provò ad alzarsi debolmente, guardandosi intorno.
-Dove sono finiti i nostri vestiti?!- esclamò, rivolta alla strana tuta che portavano.
Nami non aveva fatto caso a quel particolare, ma ora che se ne rendeva conto tutte in quella stanza portavano lo stesso indumento.
La veste era stretta ed elastica, formata da un pantalone e una maglia uniti. Il tessuto delineava perfettamente le forme dei corpi snelli. I colori non erano perfettamente distinguibili al buio, ma scrutandola attentamente si poteva vedere una parte bianca che andava dal petti, fino alla zona delle cosce. Il resto doveva essere di un blu o verde scuro.
Le si gelò il sangue quando capì che assieme alle sue vesti era svanita pure la sua preziosa arma.
-Ok, calmiamoci. Ora la cosa più importante è trovare un modo per uscire di qui- disse la navigatrice quasi a se stessa, ma quando vide la faccia titubante e ancora spaventata di Ran aggiunse:
-Devi stare tranquilla, io e i miei compagni abbiamo vissuto situazioni peggiori di questa e ce la siamo sempre cavata. Vedrai che verranno in nostro soccorso.-
Fece un sorriso rassicurante, ricambiato poi dalla ragazza.
Pian piano anche le altre si svegliarono, tutte spaventate dalla situazione. Ma mentre c’era chi, abituata al tipo situazioni che erano solite presentarsi al nuovo mondo, analizzava il tutto con una calma fredda, c’erano anche altre ragazze che in preda alla disperazione urlavano terrorizzate cercando senza ragionare un modo per uscire. 
Una di queste si arrampicò su una delle mura, riuscendo dopo numerosi tentativi a raggiungere una finestrella. La ragazza era minuta, i capelli biondi racchiusi in due code. Gli occhi azzurri brilli da una felicità pazza, mentre con agilità si infilava nella piccola apertura, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
-Sta uscendo!- esclamò Ran. Nami invece era un po’ titubante, il tutto sembrava fin troppo facile…
La testa uscì incolume verso quella che sembrava la libertà, così come anche le braccia, ma non appena anche la parte bianca della tuta toccò la finestra, essa si colorò improvvisamente di un giallo elettrico, investendo la malcapitata in una scossa quasi mortale.
Il fatto fece gridare di terrore le ragazze che avevano creduto in quel tentativo di fuga, che in preda alla pazzia tentavano di levarsi quella terribile veste, senza risultato. Il tessuto era avvinghiato attorno al corpo quasi come incollato, e più si provava a tirarlo via più si stringeva, bloccando quasi il respiro.
L’urlo di Ran invase le orecchie della povera navigatrice, che per farla tacere le chiuse la bocca con la forza, fissandola fredda. Lo sguardo si addolcì solo quando dall’ occhio della ragazza scese una lacrima.
Nami lasciò la presa, avvolgendola in un abbraccio.
-Tranquilla, andrà tutto bene.- sussurrò, provando a rassicurare sia lei che se stessa.  
 
-Dobbiamo andare a salvarle!- urlò Rufy sbattendo violentemente un pugno sul tavolo della cucina dove tutti erano riuniti.
-Si, ma prima dobbiamo capire come fare…- controbatté Usopp, preoccupato non solo per le due ragazze disperse, ma anche per il suo capitano. sapeva bene cosa stava pensando in quel momento. Di certo si stava dando la colpa di quel che era successo, sentendosi un debole che non era di  nuovo riuscito a difendere i suoi compagni. Lo confermavano i quasi impercettibili tremiti del suo corpo.
-Non riesco a capire… basandosi sulle scomparse da parte della marina quelle strane ombre hanno rapito tutte le donne, ma allora perché non anche me?- pensò ad alta voce Robin analizzando la situazione.
-Non è esatto… altre tre donne non sono state prese, ora dobbiamo soltanto capire cos’hanno in comune con te.- rispose Conan fissando un punto indefinito del pavimento.
-E’ stata tutta colpa mia, se non fossi stato così debole…- disse piano Sanji, mentre sdraiato su uno dei mobili si faceva curare dal piccolo Chopper. La renna gli aveva vivamente consigliato di riposare sul lettino dell’infermeria, ma lui aveva rifiutato, sentendosi colpevole per quello che era successo voleva almeno rimanere aggiornato sulla situazione.
-Non dire sciocchezze, chiunque si sarebbe fatto battere preso alla sprovvista da un nemico così potente!- ribatté Franky.
La porta si spalancò all’improvviso, facendo comparite sulla soglia il mugiwara dai capelli verdi, mentre con una sola mano trascinava un uomo della marina piuttosto anziano, già con diverse ferite riportati lungo il corpo. I capelli erano di un colore marroncino, lunghi e lisci, rilegati in un piccolo codino. Gli occhi erano di un verde spento, mentre i duri lineamenti del mento erano coperti da una corta e ben curata barba. La divisa era sporca, anch’essa segnata dalla battaglia avvenuta poco tempo prima.
-Ho trovato questo marines per caso mentre tornavo indietro, credo proprio che troverete interessante quel che ha da dire.- disse lo spadaccino, spingendo il prigioniero verso gli altri.
L’uomo si guardò intorno, scrutando uno ad uno tutti i presenti. Poi fece un grosso sospiro chiudendo per un attimo gli occhi, consapevole che ciò che stava per fare avrebbe polverizzato il suo orgoglio di membro della marina. Poi sorprendendo tutti piegò la schiena in avanti, inginocchiandosi.
-Vi prego, dovete aiutarmi! Mia figlia è stata rapita!- urlò disperato, catturando l’attenzione di tutti.
-Vi dirò tutto ciò che so riguardo i fumi viola, ma vi prego, salvatela.- continuò strizzando gli occhi.
-Tua figlia?- chiese Usopp stranito.
-Questa era la sua prima spedizione… - spiegò l’uomo, lasciando intuire che anch’essa era un componente della marina.
-qualcosa non quadra… se sei un marines, perché hai chiesto aiuto a dei pirati?-  disse Conan scettico. 
-La nostra base è molto lontana da qui, e anche se in qualche modo riuscissi a raggiungerla sarebbe troppo tardi…-
 A quelle parole Rufy balzò con uno scatto vicino all’uomo, alzandolo per il colletto.
-Che intendi con “troppo tardi”?!- disse con tono deciso
Questo abbasso lo sguardo, demoralizzato.
-Se non agiamo subito, temo che quelle ragazze non rivedranno mai più la luce del sole- .        
 
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da quant'è che non aggiorno? secoli forse? mi dispiace >.<
solo che ho avuto qualche piccolo contrattempo, esempio partire per le vacanze... ma ora sono tornata e come mi ero ripromessa sono riuscita ad aggirnare :)
passando al racconto... 
questo capitolo mi ispira. Non so perchè ma penso che potrebbe venirne fuori una bella avventura, anche se non so se riuscirò a inventarmi qualcosa che spieghi il tutto... spero nel colpo di genio xD 
forse qualcuno se ne sarà già accorto, sto cercando di rendere questa ff un pò più descrittiva perchè mi sono accorta che se descrivi meglio le situazioni rendi più agevole la lettura... (si, l'ho scoperto solo adesso...) 
in quanto alla runami, ho deciso che per il momento (solo per il momento) lascerò perdere un eventuale sviluppo... forse più avanti, ma ora c'è troppa "carne al fuoco", quindi mi limiterò a semplici scene, che comunque ci saranno sempre  (non posso farne a meno xD)
per la faccenda del rapimento ringrazio NamyMoon che mi ha dato l'idea.
ok vi saluto, spero di aggiornare presto! :D
alla prossima!


TK:3

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Capitolo 11
*** La Nave Della Fenice ***


Il silenzio calò nella sala. I mugiwara rimasero immobilizzati sul posto senza proferire parola. Conan perse un battito del cuore; seduto sulla sedia fissava ad occhi spalancati un punto a caso del pavimento, mentre una fredda goccia di sudore scendeva lenta dalla fronte.
Persino Rufy si era bloccato, mollando la presa sul marines. Lui che trattava sempre ogni problema come un semplice fuoriprogramma, che dimostrava di essere forte anche verso le situazioni più difficili, di fronte a quelle poche parole non era stato capace di reagire. La mente cominciò a vagare nel suo passato, riaprendo dolorose cicatrici. La sconfitta della sua ciurma a sabaody, la morte del fratello, la sua incapacità nel proteggere coloro che amava… e la sua promessa… quel giuramento che ora rischiava di essere infranto.
-Nami…- bisbigliò a se stesso. Un’altra ondata di emozioni lo investirono in pieno, bloccandogli il respiro.
Conan balzò in piedi, sbattendo le mani sul tavolino di legno.
-Cosa diavolo intendi dire?!- urlò con tutto se stesso. Rufy si riprese.
L’uomo si ricompose, portando lo sguardo verso il ragazzino dagli occhi ormai lucidi.
-Il mio nome è George Smith e sono un marines. Da tempo ci erano giunte segnalazioni di misteriosi rapimenti di ragazze di età tra i diciotto e i venticinque anni; ma erano tutte semplici voci che giravano, per questo la marina non prese sul serio la questione. Mandò una piccola squadra di ricognizione per una semplice questione di reputazione, composta per lo più da ragazzi alle prime armi. L’idea iniziale era quella di sfruttare l’occasione per far fare un po’ di esperienza a quest’ultimi, ma le cose non sono andate come previsto…-
I presenti tacquero, mantenendo lo sguardo fisso sull’uomo. Dalla sua spiegazione si poteva intuire il motivo per il quale Robin era stata risparmiata…
-In compenso siamo riusciti a registrare alcuni importanti dati riguardanti una strana isola di questa zona, pare ci siano molte leggende sul luogo.-
Finì la frase, portando una mano alla tasca posteriore del pantalone, tirandone fuori un blocchetto marrone. Lo rivolse al capitano, gli occhi tradivano ancora un po’ di titubanza sulla scelta che aveva fatto.
Rufy fece per prenderlo, ma venne preceduto dall’agile movimento del bambino, che dopo essersene impossessato cominciò a sfogliare lento e concentrato le fragili e disordinate pagine.
-Ehi, moccioso restituisci il libretto, questo non è un gioco!- ringhiò Sanji togliendosi dalla bocca la sigaretta. La voce stizzita che usò tradì la frustrazione che fino a quel momento aveva cercato di nascondere col fumo.
-Qui dice che c’è un sigillo a protezione dell’isola, che significa?- Conan portò gli occhi color pece sul marines.
-Più che un sigillo sono potenti correnti che respingono le navi. Inizialmente si pensava che l’isola fosse disabitata perché impossibile raggiungerla, perfino le potenti navi della marina non hanno potuto nulla contro quei vortici. Voci che girano però dicono di aver visto passare una nave qualche tempo fa. Secondo quando riportato portava il simbolo di una fenice nera sulle vele, non appartenente a nessuna nave pirata né tanto meno ad una militare. Da quel momento, ogni sette giorni l’imbarcazione ricompare, ed ogni sette giorni le ombre fanno la loro apparizione. viene chiamata…-
-…La nave della fenice- lo interruppe Conan, indicando una scritta evidenziata.
-Secondo questi dati la prossima comparsa dovrebbe essere domani.- continuò.
-Esattamente, ma come già detto sono solo voci, nessuno può affermare con certezza la sua esistenza.-
Ancora silenzio.
-Allora capitano, che facciamo?- chiese Zoro rivolgendo lo sguardo al ragazzo col cappello di paglia.
-Mi sembra piuttosto ovvio, andiamo a salvarle.- scandì Rufy più sicuro che mai, scrocchiandosi le dita e pronto all’azione.
 
 
La luna si era susseguita al sole, assieme alla fresca brezza notturna che filtrava dalle finestre e alla debole luce bianca.
Le urla si erano ormai spente, le ragazze erano quasi tutte cadute in un turbato sonno senza sogni. Il viso tirato di alcune era ancora rigato dalle lacrime, che colavano lente dagli occhi chiusi. Forti tremiti percuotevano il loro corpi mentre provavano a rannicchiarsi sempre di più accanto alle mura, quasi come in cerca di protezione.
Anche Ran sembrava turbata, ogni tanto smorfie terrorizzate le comparivano sul volto mentre si mordeva il labbro voltandosi dall’altro lato. La testa era appoggiata alle gambe di Nami, che concentrata le accarezzava dolcemente una ciocca come a volerla rassicurare. Quella ragazza la lasciava quasi senza fiato; a prima vista le era sembrata una donna fragile ed indifesa, come mostravano il suo delicato modo di porsi ed il suo sguardo dolce. Come faceva una ragazza di questo tipo ad avere così tanta forza di volontà da poter resistere a quella catastrofe senza impazzire…
Il silenzio del luogo era interrotto solo dagli ostinati rumori di alcune ragazze ancora sveglie che facevano eco nel luogo vuoto. C’era chi sbatteva velocemente la punta del piede, tradendo la propria frustrazione, o chi ticchettava il metallo con la punta delle unghie.
Un suono diverso dagli altri catturo l’attenzione di Nami, facendole alzare gli occhi. Erano passi, lenti ma decisi. A produrli era una figura nera che si stava avvicinando sempre più a lei. La navigatrice scrutò con più attenzione, provando a trarne i lineamenti.
Dalla figura magra ricadevano lunghi capelli mossi e neri, pettinati sul davanti in una media frangia portata ad un lato.
Andando per intuizione doveva essere un po’ più bassa di lei, in proporzione con i seni medi e gli arti sottili.
Quando passò davanti ad uno dei raggi bianchi riuscì a distinguere due sottili occhi color pece. Questi non trasparivano cattive o buone intenzioni, davano soltanto un’idea di sicurezza. Uno sguardo che Nami in quel posto non aveva ancora visto.
Una volta arrivata a pochi passi da lei, la figura si fermò di colpo, lasciando susseguire qualche secondo di silenzio.
-Nami, dei mugiwara dico bene? Ho sentito molto parlare di te. Potrei dire di essere quasi una tua fan, piuttosto strano incontrarti qui…- le sue parole spezzarono il silenzio, attraendo l’attenzione di alcune presenti.
-Uhm…?- fece Nami un po’ sulla difensiva, non sapendo bene come reagire.
-Il mio nome è Emily e sono un pirata, o per l’esattezza lo ero…- la ragazza portò lo sguardo su Ran, interrogativa.
-E lei? Non penso sia l’altra donna della vostra ciurma, mi pare abbia circa trent’anni quindi è impossibile che sia qui…-
La navigatrice si fece improvvisamente interessata.
-Cosa intendi dire?-
-Nessuno sa con certezza cosa avviene qua dentro. Ma di una cosa si è sicuri: possono entrare solo donne, di età tra i diciotto e i venticinque anni e coloro che arrivano, non tornano più indietro.-
La frase fredda e diretta provocò un impercettibile tremito lungo la schiena di Nami.
-Io vivevo in un paesino di questa zona. Da piccola vedevo anno dopo anno sparire giovani ragazze, quasi come una selezione. Le donne passata la maggiore età vivevano nel terrore di non risvegliarsi più nel proprio letto la mattina seguente, e a molte capitava. Ho perso amicizie che non rivedrò mai più, ho visto madri impazzire e genitori scegliere di non aver figli per non vivere quella sofferenza. E in tutto questo sai la giustizia che ha fatto? niente. la marina non pensa ai paesini di poca importanza, per loro le vite umane che ci abitano sono irrilevanti. Così tutte le tragedie avvenute sono state nascoste come semplici leggende e il mio mondo pian piano si è distrutto. Per questo sono diventata una pirata.- raccontò. La ragazza dai capelli mandarino ascoltò la piccola storia con interesse. Pur non conoscendo quella donna sentiva comunque di  poterla capire.
-Ma perché prendersela con la gente comune, loro non hanno colpe!-
-Credo tu non abbia capito. Qui non conta chi sei; marines, pirata o semplice cittadina in questo luogo sei sono una donna. Anzi, una cavia.-
-Cavia?-
Emily si abbassò sulle ginocchia, per poi ricominciare a parlare con un tono di voce più basso del precedente.
-Conoscevo una ragazza la cui sorella maggiore era stata catturata tempo prima. Quest’ultima possedeva un potere del frutto del mare, molto simile a quello di Orso Bartholomew. In pratica la ragazza poteva trasportare gli oggetti nei luoghi che voleva. Pochi giorni dopo, la minore si ritrovò un foglietto sul letto di casa sua.  Su quel pezzo di carta unto e rovinato c’erano scritte poche frasi, le quali raccontavano di strani esperimenti e agghiaccianti riti. Non so come abbia fatto ad inviarglielo, data la tuta che come sto verificando su di me neutralizza i poteri dei frutti, ma di certo non è stato facile.-
Il discorso si concluse in un ostinato silenzio.
-Perché me lo stai dicendo?-
-Vuoi uscire di qui, giusto? Propongo di formare una coalizione e unire le nostre forze, più siamo più le possibilità di fuggire aumentano.- la sua voce era sicura e forte.
Nami era ancora titubante, il suo istinto diffidente in quei momenti emergeva e si insediava nella sua mente riempiendola sempre di dubbi. Doveva però tener conto della precarietà della situazione… la ragazza aveva ragione: da sole le provabilità di andarsene erano piuttosto scarse, senza contare che Ran non era la tipica ragazza abituata all’azione.
-Allora, accetti?- Emily le porse la mano destra
-Accetto.- disse infine Nami stringendola.

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Ormai sapete che sono un'inguaribile ritardataria, quindi evito le ennesime umilissime scuse... >.<
In teoria il capitolo era pronto già da tipo due settimane, ma il mio magnifico programma non me l'aveva salvato e si è cancellato tutto...
Immaginate la mia disperazione! comunque in fin dei conti non è stato poi tanto negativo, quello precedente faceva piuttosto schifo xD 
questa versione mi piace un pò di più, senza contare che ho finalmente trovato il modo di spiegare il tutto! (sono fatta così... invento i fatti e poi ne esco pazza per trovarci un collegamento... o.O)
inoltre ho aggiunto anche l'animale più mitico del mondo magico: la fenice!
viva Harry Potter, Fairy Tail, One Piece (con la magnifica partecipazione del magnifico marco <3) e tutte le antre opere che l'hanno inserita!
ok, è meglio se la pianto...
passando al capitolo...
I mugiwara e company (?) hanno finalmente una specie di piano, ma gli ostacoli sono ancora molti da affrontare...
Nami ha incontrato questa Emily... come vi sembra? Il carattede devo ancora definirlo bene, quindi se avete voglia potreste scrivermi come vi è sembrata? tanto per non fare come alcune storie in cui inizialmente sono una persona e poi mutano completamente... (o forse sono l'unica a fare questo errore...)
vaaaa bhe... io vi lascio, con questa nota che sta diventando chilometrica (chiedo scusa per chi la leggerà...)
Come sempre se volete lasciatemi una recensione per farmi sapere che ne pensate :)
A presto!

 
TK:3 
 
 

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Capitolo 12
*** La Trasformazione ***


La nebbia violacea copriva  i colori ed i particolari del luogo, lasciando intravedere soltanto la forma sbiadita di una lontana isoletta.
La barca su cui i mugiwara cercavano di solcare le forti correnti minacciava continuamente di affondare.
Rufy era a testa i giù completamente senza forze, con la lingua di fuori e gli occhi assonnati. Robin si teneva una mano sulla fronte, cercando di sembrare il meno abbattuta possibile agli occhi del premuroso Sanji. Anche chopper e Brook sentivano le forze abbandonargli, mezzi storditi mugugnavano versi simili a delle parole.
“macchie di agalmatolite” aveva risposto il marines quanto Conan gli aveva mostrato lo schizzo presente sulla cartina. “una polvere nera che si presenta in quel mare.”
In effetti non era altro che una leggera foschia che non presentava alcun tipo di problema nella navigazione, aveva però il medesimo svantaggio di indebolire tutti coloro che possedevano un potere del mare, esattamente come gli effetti del minerale stesso.
Conan era appoggiato con le braccia sul bordo della nave, gli occhi color mare fissavano come ipnotizzati quel misterioso posto in cui la sua Ran era stata fatta prigioniera. Addosso portava una maglietta azzurra su cui risaltava la cravatta a farfalla rossa, abbinata a dei pantaloncini neri e delle infradito del medesimo colore.
La sera prima si era addormentato con la speranza che tutto quel che era accaduto fosse stato solo un inspiegabile sogno, e che la mattina dopo avrebbe aperto gli occhi trovandosi nella sua cameretta, con la ragazza ancora lì con lui. Ma al risveglio l’unica cosa a fargli compagnia erano stati il mal di schiena provocato da una notte passata in branda e l’assordante russare di Goro.
Già, Goro… Chopper l’aveva imbottito di ogni tipo di sonnifero, nella speranza che si svegliasse il più tardi possibile. L’avevano lasciato col marines, dopo che quest’ultimo aveva deciso di non imbarcarsi sapendo che sarebbe stato inutile nell’operazione. Lui stesso aveva avuto difficoltà a salire, riuscendo nell’intento con l’appoggio di Robin. 
-Sarà di ottimo aiuto al livello intellettivo, ci ha dato un’ampia dimostrazione delle sue capacità- aveva detto la donna.
-Si, ma è solo un bambino…- aveva ribattuto Usopp, appoggiato da Chopper.
Rufy si era avvicinato piegandosi alla sua altezza. Gli occhi corvini puntati nei suoi. Qualche attimo di indecisione e il capitano sfoggiò uno dei suoi sorrisi spensierati, appoggiando l’archeologa. 
Una strana corrente che velocizzò improvvisamente l’andamento della nave lo distolse dai suoi pensieri. Assottigliò lo sguardo, scorgendo uno piccolo mulinello poco distante dalla nebbiolina viola. 
Dopo aver dato l’allarme all’ equipaggio si gettò sul blocchetto datogli dal marine, cominciando a sfogliare le pagine alla ricerca di una qualche illustrazione di quel fenomeno.
-Che facciamo?!- gridò Usopp, in preda al panico.
-Non lo so! Di solito era Nami a dare le indicazioni…- rispose Sanji.
-Ragazzi, qui si mette male!- esclamò Franky prendendo al volo la piccola renna che nel frattempo era letteralmente volata fuori bordo per una delle potenti onde.
-Niente paura ragazzi, ci penso io!- parlò Zoro, ricevendo un freddo e ben scandito “no!” da parte di tutti.
Rufy cercava di pensare ad una soluzione con quel poco di lucidità che gli rimaneva, ma le idee scarseggiavano e l’unica soluzione che gli si presentava il quel momento, era entrare dritti nel mulinello e sperare. Così, dopo qualche inutile remata da parte di Usopp e  imprecazione tra Zoro e Sanji, la nave affondò inevitabilmente nel buio più totale.


Il mal di testa fu la prima cosa che Goro avvertì una volta aperti gli occhi, assieme ad una forte nausea e un senso di spossatezza.
*perché la stanza si muove?* pensò cominciando a guardarsi intorno, la mente cercò di tornare agli ultimi momenti di lucidità prima di crollare nel sonno.
Un odore invitante lo distolse dai suoi pensieri, attirandolo verso il vassoio poggiato su un comodino. la zuppa di verdure ancora calda e il pane fecero ricordare al suo stomaco gli infiniti giorni trascorsi dall’ultimo pasto.
Provò a mettersi in piedi,  riuscendo a camminare dopo aver ristabilito l’equilibrio.
 Mangiò con gusto il delizioso piatto, sentendo di non aver mai assaggiato nulla di più buono.
Una volta saziato, il famoso detective cominciò a guardarsi intorno spaesato.
-Chissà dove mi trovo…- pensò ad alta voce. Tutto ciò che ricordava era uno strano vortice che lo inghiottiva, poi immagini confuse di uno strano dormiveglia.
L’occhio cadde sui piedi, più infreddoliti del solito. Infatti a coprirli non c’erano più le solite scarpe nere, bensì un paio di semplici infradito blu. Anche il resto del suo abbigliamento era scomparso; ora indossava una camicia aperta e smanicata color mandarino e un paio di pinocchietti neri.
-Ma che…- imprecò scioccato, tentando subito di chiudere l’indumento arancione, senza però alcun risultato. Le vesti erano strette, e a malapena riusciva a calzarle.
La porta si aprì di colpo, facendo cadere il detective a terra dallo spavento.
-Ho sentito dei rumori, vedo che sei sveglio.- disse il marine dai capelli rossi, per poi continuare freddo
 –Bene, significa che il mio lavoro è finito.-
L’uomo venne fermato in tempo da Goro che, alzandosi in piedi e bloccando l’uscio della porta, balbettò un “aspetti” in tono quasi disperato.
-Dov’è mia figlia?- chiese dando per scontato che il marine conoscesse la risposta.
George abbassò lo sguardo, sospirando. Quell’uomo si trovava nella sua stessa situazione, anche sua figlia era stata rapita assieme alle due ragazze di quella ciurma. Ed ora si ritrovava ad infliggere la stessa sofferenza che provava lui ad un altro padre. Tutte le parole gli morirono in gola, anche perché per una notizia del genere termini giusti non ce n’erano.
Prese coraggio, riuscendo a riportare lo sguardo all’altezza del detective. Un ultimo respiro, poi cominciò a parlare.


Odore di fumo. Il sapore del sangue sulle labbra e un dolore straziante che riempiva il cuore.
Rufy era lì, inginocchiato. Sulla spalla la fronte sudata del fratello, calda e bagnata da quel terribile liquido rosso. bisbigliava parole lente e incomprensibili, come una straziante cantilena.
Poi piano si alzò in piedi, sorridente. Cominciò ad allontanarsi, sempre di più, con quel maledetto sorriso sulle labbra.
Rufy provò ad inseguirlo, a urlargli di non andarsene. Ma le sue parole si diffondevano nel vento come mai dette, mentre suo fratello diventava sempre più piccolo.
Poi il volto cambiò forma. I capelli corvini divennero lunghi e arancioni, e gli occhi neri color nocciola; l’espressione tranquilla tramutò in una di paura, mentre la mano si tendeva verso di lui.
-Nami!- esclamò il capitano. La ragazza gridava aiuto, disperata, ma più lui si avvicinava più lei si allontanava. Lacrime calde cominciarono a solcargli il viso, sempre più frustrato.
Con un balzo spalancò gli occhi alzando la schiena. il buio più totale si presentò davanti al suo sguardo, fresco e rassicurante. Il silenzio irreale era rotto soltanto dagli irregolari respiri che gli uscivano dalle labbra.
Chiuse gli occhi, traendo un grosso sospiro e asciugandosi col braccio le gocce di sudore che si erano create sulla sua fronte.
Poi ricordò il vortice che gli aveva inghiottiti, e successivamente scrutò nel nero per provare a rintracciare i suoi compagni, preoccupato.
Con qualche leggero acciacco si rimise in piedi, barcollando. C’era qualcosa di diverso dal solito, qualcosa fuori posto… ma quello non era il momento di preoccuparsene, ora doveva trovare i suoi amici.
Camminò a lungo, fino a quando una piccola fiammella ruppe la monotonia scura e lo attirò verso di essa. 
-Chopper, Robin!-  esclamò trovando la piccola renna e l’archeologa, che erano riusciti ad accendere una torcia grazie al ben fornito equipaggiamento d’emergenza del dottore.
I due amici gli corsero incontro con un sorriso, che sparì immediatamente dalle labbra una volta che la luce ebbe illuminato il capitano.
-Perché quelle facce?- chiese quest’ultimo piegando da un lato la testa.
-Ehm… Rufy…- balbettò Chopper.
-Che fatto strano… dev’essere un effetto collaterale del vortice.- continuò allora Robin.
Fu in quel momento che il ragazzo corvino abbassò lo sguardo sul proprio petto vedendole. Due enormi rigonfiamenti gommosi avevano occupato i suoi pettorali, mentre il resto della pancia era diventato più liscio e morbido.
-E queste cosa sono?!- chiese, schiacciandole confuso.
A Robin sfuggì una leggera risatina, pensando a come avrebbe potuto reagire Nami vedendo quella scena.
-Rufy, credo che tu sia diventato una ragazza…- disse infine Chopper. 
Altri passi distolsero i tre mugiwara dai loro discorsi.
Sanji si era svegliato mezzo sbigottito, sentendosi piuttosto strano. L’immagine di Nami gli era esplosa in volto, ricordandogli la pericolosa situazione in cui era la navigatrice. Scattando in piedi, si era messo a correre prendendo una direzione a caso, per poi inciampare miseramente su un oggetto non identificato per via del buio. Sentendo i lineamenti femminili, la sua natura di gentiluomo gli aveva imposto di caricarsela sulle spalle per trarla in salvo. Fu così che era iniziata la faticosa camminata verso quel piccolo fuocherello che era riuscito ad intravedere.
 -Anche tu?!- esclamò Rufy quasi divertito, dopo aver visto il suo biondo compagno nella sua stessa situazione.
-C’è anche Zoro!- continuò Chopper, notando una testa verde che spuntava dalla spalla del cuoco.
In quel momento lo spadaccino aprì gli occhi assonnato, incontrando quelli di Sanji.
Quest’ultimo fece un potente urlo di sorpresa, lasciando cadere quello che credeva una ragazza… un altro grido uscì dalle sue labbra quando, abbassando lo sguardo, notò il gommoso seno che gli era magicamente spuntato sul petto.
-Ma che diav…- iniziò col dire, prima che due potenti spruzzi di sangue partirono dal suo naso e un sorriso ebete gli si disegnò sul viso.
-Cos’è tutto sto fracasso…- chiese Zoro, massaggiandosi la testa –Uhm… perché mi sono spuntati due enormi brufoli sul petto?- 
-Aiuto!- l’urlo di Usopp rimbombò nel buio, facendolo comparire subito dopo.
-R-ragazzi… a-anche voi?- chiese, sbigottito.
Dopo una manciata di minuti si unirono anche Franky e Brook, che però stranamente non avevano subito nessun cambiamento.
-Ma… com’è potuto accadere?!- chiese il cecchino, mentre le urla di felicità di Sanji gli facevano da eco.
-E’ logico… visto che il questo luogo sono state rapite solo le ragazze, e ovvio che per poterci entrare bisogna essere delle donne. Per questo il sesso maschile è stato scambiato con quello femminile, per adeguarsi al posto in cui ci troviamo.-
Parlava una foce  femminile, che piano si avvicinava mantenendo il tono della voce sicuro.
Capelli neri, in po’ mossi e provvisti di frangetta, occhi blu e una maglietta azzurra a coprire il seno.
La ragazza si mostrò interamente alla luce, piegando la testa mi modo tale che il riflesso rendesse gli occhiali bianchi.
-E tu chi sei?- chiese Rufy, piegando la testa da un lato.
-Non mi riconosci? Sono Conan!-
La frase lasciò i volti dei mugiwara sbigottiti, senza parole. Come aveva potuto un bimbo di appena dieci anni, trasformarsi in una giovane diciassettenne?
-Conan?!- esclamarono in coro, increduli.
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ciaoo! eccomi come sempre i ritardo! (stupido liceo...) ora voi vi chiederete... "Perchè?" bene, io vi rispondo "non lo so!" sul serio... perchè trasformarli in ragazze, che bisogno c'era? bah... il motivo principale dovrebbe essere perchè il mio obbiettivo è sorprendere. Insomma, creare situazioni che nessuno si aspetta (nemmeno io...) comunque credo abbiate capito perchè Conan è diventata una diciassettenne... perchè Conan è un diciassettenne! solo che questo i pirati non lo sanno xD ho messo da parte le ragazze per concentrarmi su Goro... anche perchè è da tipo mille capitoli che dorme, doveva svegliarsi prima o poi... ok, basta così... spero che il capitolo vi sia piaciuto e di avervi sopresi almeno un pochetto... a presto!

 
TK:3

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Capitolo 13
*** Prigionia ***


-Ma di solito le bambine non sono piatte?- chiese Rufy, osservando la formosa corporatura di Conan.
-Baka, ma non lo vedi che ha la nostra età?!­- rispose Usopp, dando degli intermittenti colpetti con dito indice sulla testa dell’amico.
-Di sicuro sono cresciuto per via dell’isola! Si, dev’essere così…- sorrise Conan, portando la mano dietro la testa.
-Isola o no, questa storia è davvero ridicola…- Zoro continuava a guardarsi il proprio corpo, ora più fine e magro, sempre più contrario all’idea di essere una donna. Dei suoi pettorali non era rimasta neanche l’ombra, mentre una preoccupante assenza lo tormentava ai piani bassi…
I capelli erano rimasti più o meno della stessa lunghezza, diventati però più morbidi e delicati.  Il suo viso scolpito si era trasformato in uno sottile ed allungato, che faceva posto a due occhi più grandi e verdi.
-Un dono dal cielo, questo è un regalo degli dei!- esultava intanto Sanji.
I suoi capelli erano diventati più mossi e lunghi fino alle spalle, che però non rinunciavano a coprire l’occhio con il classico frangione. Gli occhi color mare, erano più arrotondati ma appuntiti alle estremità.
Anche Usopp aveva caratteristiche simili agli altri, con i ricci capelli rilegati in una coda bassa.
-Sei ridicolo…- commentò lo spadaccino, suscitando un cambio di espressione sul volto del cuoco.
 -Mai quanto te!- rispose schietto.
-Prova a ripeterlo!-
-Con la tua sola presenza stai macchiando la magnifica arte della femminilità. Probabilmente, sei l’unica donna che riuscirei mai a picchiare.-
Così come previsto, dopo qualche altra imprecazione, i due pirati ingaggiarono una lotta tra ragazze…
-Ho studiato la zona mentre venivo qui. Sembra un luogo molto vasto, propongo di dividerci per coprire una parte maggiore di territorio.- continuò Conan, decidendo di ignorare i deliri dei suoi compagni di viaggio.
-Ho fatto una piccola mappa mentale, ascoltando l’eco che i sassolini producevano quando gli tiravo. In base ai miei calcoli, la via più indicata sarebbe…-  Conan non terminò la frase, notando che nessuno lo stava ascoltando.
Usopp e Robin erano partiti a destra, mentre Franky, Brook e Chopper erano andati a sinistra. Rufy aveva fatto qualche passo in avanti, prima di girarsi e incitarlo a incamminarsi con lui.
-Muoviti Conan! Non abbiamo tempo da perdere…- disse, afferrandolo per la camicia dopo aver allungato il proprio braccio.
Sul posto erano rimasti solo Sanji e Zoro. Fu il cuoco a farlo notare, dopo circa mezz’ora di lotta.
-Dove sono finiti gli altri?- chiese stizzito.
-Devono essersi già incamminati… sarà meglio raggiungerli.- rispose lo spadaccino, rinfoderando la spada e prendendo una direzione a caso nel buio.
Il biondo rimase qualche secondo fermo, indeciso sul da farsi. Certo, non essendoci strade sbagliate era impossibile che quella testa d’alga si perdesse, ma con un tipo così bisognava aspettarsi l’impossibile.
Purtroppo le sue supposizioni non erano errate… dieci minuti dopo, una testa verde ricomparve dall’ombra, atterrendo il povero Sanji.
 
 
Urla. Acutissime e terrificanti urla.
Odore di fumo, e caldo. Tanto caldo. Un caldo soffocante, che non lasciava respirare.
Nami era lì, immobile. Intorno, solo rosso e nero. Aveva paura, come mai ne aveva avuta.
Poi un’ombra, una figura stanca e sfigurata. capelli corvini, camicia rossa e viso sconvolto.
Rufy urlava il suo nome, correva verso di lei, ma più cercava di avvicinarsi, più si allontanava.
Sentiva che non lo avrebbe più rivisto, che si stava allontanando per sempre. Cominciò allora ad urlare, allungando una mano verso di lui, come per provare a sfiorarlo.
Le lacrime cominciarono a rigare il volto del ragazzo, fu allora che Nami si svegliò.
 Si mise una mano sulla fronte sudata, provando a calmare i battiti impazziti del cuore.
-S-stai bene?- chiese Ran, preoccupata per la salute della compagna.
-Brutto sogno.- si giustificò la navigatrice, sorridendo.
Nami si guardò attorno, spaesata. Ai suoi occhi si presentava una fredda e umida stanza nera. Come aveva fatto a finire lì dentro?
Istintivamente tirò a se le ginocchia, cercando sia conforto che calore. Quel posto era decisamente più luminoso del luogo in cui si trovavano il giorno prima, anche se non per merito di luce naturale.  L’aria era infatti, oltre che pesante, ricca di cenere… questo lasciava intuire l’uso di torce.
Accanto a Ran, nella stessa cella, altri quattro volti restavano impassibili sullo sfondo, occupati da espressioni completamente differenti tra di loro.
I primi due erano sguardi terrorizzati, che guardavano senza vedere il corridoio in pietra che si presentava dopo le pesanti sbarre. Una aveva occhi grandi e marroni chiaro, i capelli biondi erano lunghi fino alle spalle, lisci e un po’ sporcati da terra e cenere.
La seconda, invece, portava una cortissima e spettinata chioma rosa, valorizzata da due occhi di un azzurro intenso. Aveva movenze dolci, mentre un po’ timidamente si riscaldava le mani racchiuse a coppa alitandoci sopra.
La  navigatrice riconobbe sono dopo alcuni minuti la terza ragazza, notando i voluminosi capelli ricci.
-Emily…- la chiamò, intenta a chiedere spiegazioni.
-Ascolta, devi essere ragionevole! Questo comportamento non ci porterà da nessuna parte.- disse la donna, rivolta alla quarta ed ultima figura.
-Non mi alleerò mai con un pirata.- rispose allora questa, guardandola con sdegno.
-Allora fatti ammazzare.- sputò stanca di lottare.
Nami scrutò meglio la figura, riconoscendone vagamente i tratti. Capelli corti e rossi, occhi blu, sguardo fiero e testardo. Provò a far mente locale nei suoi ricordi per provare a capire dove avesse già incontrato quel volto tanto deciso, ma la donna fu più veloce di lei.
-Tu!- disse d’un tratto, alzandosi in piedi. Quella semplice parola venne così ben scandita che fece eco in tutta la stanza.
-Quella nube viola… è un potere di un frutto del mare, giusto? Sporco pirata!-
Fu in quel momento che Nami capì con chi stava parlando. Quella ragazza era una marines, per l’esattezza quella che aveva sconfitto poco prima di essere catturata.
-Sei totalmente fuori strada.-
-Zitta! Non hai il diritto di parlare.-
-La conosci?- chiese Emily, interrogativa.
-Non esattamente…-
-Zitta ho detto!- un movimento fulmineo, e la marines venne messa a terra, sopra di lei la ragazza dai capelli biondi.
-Cerca di chiudere quella bocca, se non vuoi essere uccisa.- scandì. La voce era calma ma allo stesso tempo inflessibile. Gli occhi non accennavano a spostarsi da quelli della marines.
Ci fu silenzio per alcuni minuti, poi la tensione svanì e l’ex pirata decise di parlare.
-Tu saresti?-
Fu in quel momento che l’interpellata mollò la presa sulla donna, rispondendo tranquillamente alla domanda.
-Il mio nome è Nana. Sono una marines.-
-Cosa intendevi con “essere uccisa”? Chi avrebbe potuto farlo?- chiese Nami.
Nana sfoggiò un mezzo sorriso, quasi come se si aspettasse la domanda.
-Mi trovo qui dentro da più di due settimane. Ogni giorno scelgono una decina di ragazze, di solito quelle più scomode, e le portano nella stanza verde. Non so cosa succede esattamente la dentro, ma una cosa  è certa: chi ci entra non esce più.-
-Stanza verde?-
-La chiamiamo così perché ogni volta che la porta si apre filtra una luce verde così potente da poterla confrontare con i raggi solari. Ma non è questo ciò a cui mi riferivo. Nel corridoio ci sono delle guardie, tutte coperte da dei cappucci neri, girano a passi lenti controllandoci una ad una. Ho visto donne morire in una frazione di secondo per un semplice colpo di pistola, magari per un attacco di crisi o semplicemente un tono di voce troppo alto. Quindi se non volete lasciarci la pelle, vi consiglio di tacere.-
Ancora silenzio, riempito da una punta di paura. La Voce di Nana continuava ad essere calma e senza emozioni, quasi come non sapesse quel che stava dicendo.
-E cosa cambierebbe…- a parlare fu la ragazza che fino a quel momento era rimasta fuori dalla conversazione. La sua voce era invece molto più tesa, era il tono di una donna che ormai si era arresa ai fatti.
-Tanto finiremo tutte nella stessa maniera.-
-Non è detto… magari dopo quella porta c’è la libertà!- ribatté allora l’ex marines.
-Quale libertà? Secondo te, dopo averci trattate, come bestie ci lasceranno gironzolare per il mondo come se nulla fosse?!-
-Potrebbero sempre cancellarci la memoria.-
-E che senso avrebbe, Perché? Perché fare tutto questo per poi far dimenticare?!-
-Non lo so!- urlò, trasmettendo finalmente la sua prima emozione. Poi continuò in tono più calmo.
-Non lo so… so solo che finché ci sarà una piccola speranza non si deve mai mollare. Non ha senso restare immobili a deprimersi… bisogna reagire, Ginni!-
Il discorso venne bruscamente interrotto. Rumore di una chiave che apriva la serratura, lo scricchiolio della porta, poi tutto nero.
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Holaaa! :)
sono preoccupata... penso di essere diventata un tantino troppo noiosa con questi capitoli di intersezione.
Non so, forse sto ritardando il più possibile perchè ho paura di non riuscire a farlo bene .-. insomma, un'idea ce l'ho di come dovrebbe continuare, ma siccome negli ultimi tre giorni l'ho cambiata tipo dieci volte... non so x3
comunque ho deciso. Nel prossimo capitolo DEVO arrivare ai fatti. Spero di riuscirci >.<
oookay... dopo questo sfogo che, mi sono accorta adesso,  facco in praticamente tutte le note dell'autore, passiamo al capitolo!
I ragazzi si sono divisi, alla ricerca di un uscita. sinceramente mi è piaciuto descrivere i personaggi in versione femminile! Per chi non avesse capito (cosa molto probabile perchè neanch'io gli avevo bene in mente) ho voluto trasformare gli occhi come... avete presente Fairy Tail? comunque sarebbero tipo quelli del protagonista, Natsu. (beh si... una cosa simile)
Le ragazze incontrano le loro compagne di cella e scoprono qualcosa in più sul luogo.  Una di loro alta un pò troppo la voce e poco dopo si sente lo scricchiolio delle sbarre che si aprono... cosa succederà? non lo so! e quando mai...
Va beh... vado a studiare inglese! 
un bacio e alla prossima! grazie a quelli che hanno ancora la forza di leggere la mia ff! un giorno vi dedicherò una nota dell'autore :D



TK:3

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Capitolo 14
*** Incontro Col Nemico ***


-Sta qui, torno subito.- disse Rufy con un sorriso di incoraggiamento, per poi rivolgersi alle guardie che ora tendevano le affilate armi blu notte contro di loro.
Dopo ore passate a camminare, il capitano e il detective erano riusciti a trovare una parete piena di porte, scegliendone una a caso e cominciando a girare alla ceca per freddi e umidi vicoli.
Il luogo era molto più luminoso e le due ragazze ci misero un po’ di tempo prima di abituarsi alla luce delle fiaccole. Poi le isolate e umide stradine lasciarono posto ad un intricata rete di passaggi, dai quali sbucavano sempre più frequentemente guardie, vestite da un mantello nero munito di cappuccio per coprire il viso e un’arma lunga e appuntita, simile ad una lancia.
Fu quando Rufy svoltò imprudentemente l’angolo che più lo ispirava, che vennero sorpresi da un gruppo di circa dieci persone armate fino ai denti.
La prima reazione di Conan fu quella di scappare, ma la stretta presa di Rufy gli impedì di muoversi.
-Mi raccomando non allontanarti, altrimenti ti dovrai proteggere da solo.- disse in tono quasi protettivo, facendolo sedere. Poi si avvicinò alle guardie.
-Fermi lì! Arrendetevi e nessuno si farà male.- disse una di loro.
-Mi dispiace, ma ho un’amica da salvare e non ho tempo da perdere.-
-Faccia contro il muro, questo è il nostro ultimo avvertimento.-
-Frusta gum gum… in azione!- un solo calcio e tutte le sentinelle vennero spazzate via come moscerini, eccetto una.
L’uomo in questione portava un ciondolo dorato sul collo, l’unico elemento che lo distingueva dal resto del gruppo; con un semplice salto era riuscito a schivare la gamba del ragazzo, già pronto per contrattaccare.
Dal profondo nero del mantello comparvero tre piccoli coltelli bianchi, facilmente evitati, accompagnati da qualche colpo di lancia.
Conan era completamente paralizzato. Continuava a chiedersi il motivo per il quale non era ancora impazzito, pensando a tutto ciò che gli era accaduto negli ultimi giorni… era tutto troppo folle.
-Vediamo… sono in un universo parallelo, trasformato in donna, Ran è stata rapita e la mia unica possibilità di salvarla è un’idiota di gomma.- Si passò una mano tra i capelli, sospirando.
Quando rialzò lo sguardo, però, ciò che vide non fu uno stupido ragazzino imprudente; al suo posto c’era un’abile combattente che lottava ad una velocità impressionante, schivando e contrattaccando come una furia. Per un attimo ne ebbe quasi paura…  
Il corpo a corpo era continuato per diversi minuti, poi entrambi si erano distaccati per riprendere fiato e studiarsi.
L’uomo misterioso era veloce e le sue mosse risultavano quasi invisibili. Rufy era stato costretto a ricorrere al gear second per poterle evitare.
-Sei forte…- bisbigliò la guardia, pulendo il viso dal rivolo di sangue che scivolava dalla ferita. Così facendo però fece scivolare il cappello dal capo, mostrando il proprio volto. I capelli erano biondo chiaro e cortissimi, accompagnati da un paio di occhi color grano. Dai lineamenti del volto sembrava avere non più di trent’anni.  Si tolse il mantello, restando con dei lunghi pantaloni pece e la affilata lancia in mano.
-Ma ora facciamo sul serio, ragazzina.-  un ghigno comparve sul volto dell’uomo, che cominciò a sfregare le mani con strani movimenti circolari. Qualche attimo e le dita cambiarono colore, diventando di un viola scurissimo, da  cui cominciarono a colare piccole gocce del medesimo colore.
Acido.
Il pugno arrivò inaspettato, cogliendo una piccola distrazione del capitano, che venne colpito di striscio.
La guancia che era entrata a contatto con la sostanza divenne immediatamente nera, evidenziando ogni più piccolo capillare. Rufy provò a sfiorarsela, ma il dolore fu lancinante.
Il mini detective si sporse leggermente in avanti, sconvolto, trattenendo il respiro per lo stupore. Come aveva fatto il semplice contatto di quella sostanza a provocargli un danno tanto grave?
Ma il ragazzo non sembrava intimorito, ne tanto meno preoccupato… lo sguardo rimaneva sicuro e sul viso era comparso un sorriso di sfida.
-Bene, sarà divertente.- disse subito, togliendosi anch’esso con un movimento fulmineo la giacca. Perché anche per lui la vera lotta cominciava solo in quel momento.
Le gote dell’uomo arrossarono lievemente, mentre lo sguardo si distolse per non perdere la concentrazione.
Rufy si era dimenticato di essere una ragazza…
 
 
 Erano arrivati all’improvviso, come una pioggia di meteore. Zoro e Sanji stavano vagando nel buio più totale, quando vennero attaccati dalle tre guardie vestite di nero.
Tutti della stessa altezza, velocità e con la stessa arma in mano: una lancia.
-Stupido cuoco.-
-E adesso che centro io?!-
-E’ per colpa delle tue urla se siamo stati localizzati.-
-Vedi di tacere, testa d’alga; se le tue spade non facessero tanto rumore non ci troveremmo in questa situazione.-
I due pirati si  ritrovarono a dover lottare senza l’aiuto della vista. Ciò non sarebbe risultato un gran problema con dei normali avversari, ma quegli esseri non sembravano neanche possedere un corpo, tale era la difficolta nel percepirne i movimenti, quasi come se le armi si muovessero da sole.
La lama trapassò lievemente la schiena di Zoro, facendogli sfuggire un lamento di dolore; altre ferite iniziarono a riempire i corpi dei due ragazzi. Questi continuavano a colpire, quasi alla ceca, mandando qualche colpo a segno, ma senza grandi risultati. I due ragazzi cominciarono a sentirsi stanchi, come se le energie gli avessero abbandonati di punto in bianco…
Un attacco indirizzato alla testa dello spadaccino venne istintivamente bloccato dal cuoco, che notando la distrazione del compagno aveva deciso di intervenire. A sua volta però, Sanji venne colpito dal suo nemico alla gamba che lo sorreggeva, facendogli perdere l’equilibrio. Il tutto avvenne in una frazione di secondo.
-Sanji.- esclamò Zoro, difendendolo da un secondo fendente.
Le ferite bruciavano, più del normale…  il perché lo scoprì il pirata biondo, illuminandosi involontariamente la gamba grazie al fuoco che i suoi attacchi producevano. La pelle era nera e raggrinzita, e dai tagli il sangue scorreva scuro.
-Queste non sono armi normali.-
Poi la situazione peggiorò.
A quelle tre ombre, se ne aggiunse una quarta, poi una quinta e così via. Fino a quando non sembrò di stare in un vero e proprio sciame  di api, che pungevano ogni più nascosto centimetro di pelle senza tregua.
 
 
Le guance di Usopp avevano assunto un colorito simile a quello del peperoncino, posizionato com’era vicino al prominente seno di Robin.
Quell’intersecato miscuglio di cunicoli in cui i due pirati si erano imbucati brulicava di guardie, alte e avvolte da mantelli neri. Dopo qualche tentativo di avanzare, entrambi si videro costretti a nascondersi in una sottile rientranza di un muro per non farsi scoprire.
-Non credo riusciremmo ad avanzare nelle nostre vesti, penso sia più opportuno camuffarci…- constatò la donna, seria.
-Robin, non è che potresti…- balbettò il cecchino.
-Oh, scusami- rispose lei, liberandolo dalla sua stretta. Usopp si accasciò a terra, riprendendo fiato e riacquistando un normale colorito della carnagione.
Non fu difficile sorprendere due guardie apparentemente inesperte e sottrarre loro le vesti, il problema si presentò quando venne il momento di scegliere dove andare.
-Che facciamo?- chiese il cecchino
-Mimetizziamoci, mischiamoci con uno di questi gruppetti e vediamo dove andiamo a finire.-
Così fecero. Si coprirono con i larghi cappelli e iniziarono ad avanzare, inconsapevoli della spiacevole sorpresa che avrebbero incontrato una volta arrivati.
 
-Tutto bene Brook?- chiese Chopper premuroso.
-Credo di essermi rotto l’osso del collo, anche perché non ho altro da rompere!-
Franky si avvicinò lentamente, sfiorando l’invisibile barriera che aveva appena respinto il suo compagno.
Al suo contatto si creò un’impronta azzurrina che scomparì subito dopo.
-E’ un campo di forza.- constatò.
-E adesso come faremo a passare?-  obbiettò la renna.
-Non credo sia possibile… - rispose Brook.
I tre pirati riprovarono con vari tentativi ad attraversare la barriera, ma ognuno di essi fu vano e alla fine dovettero arrendersi all’evidenza; ora era tutto nelle mani dei loro compagni.

_____________________________
Ciauuu! 
sono iniziate le vacanze di Natale! :D
tanto tempo per dormire, per rilassarsi e soprattutto per scrivere.
devo finire il prima possibile questa parte della ff, mi sto dilungando troppo...  ma non mi preoccupo è tutto nella mia testa. Il problema è che devo ancora scriverlo, ma questi sono dettagli, no? :')
Cooomunque... qualche lotta è iniziata e l'esito è sconosciuto, riusciranno i nostri pirati a uscire indenni anche da questa situazione?
lo scoprirete nella prossima puntata! (?)  
un bacio e a presto!


TK:3

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Capitolo 15
*** Cattura ***


-Mitragliatrice gum gum… in azione!-  esclamò Rufy, svolgendo l’attacco.
Era ormai da più di venti minuti che i due avversari lottavano, mostrando la stessa tenacia esibita all’inizio del combattimento nonostante le numerose ferite riportate.
L’uomo aveva il petto ricco di lividi e graffi, mentre sulla spalla destra risaltavano i segni provocati dai denti del capitano. sulla testa, un profondo taglio occupava gran parte della fronte, estendendosi fino all’orecchio.
Rufy riportava ferite ben più gravi lungo le cosce, intrise di sangue, e sulla schiena, dove tre enormi righe nere divoravano la pelle circostante, rendendola del medesimo colore. Durante quell’interminabile lotta, il ragazzo aveva costatato di essere più veloce del suo rivale, non fosse stato per quelle tremende ferite che gli bloccavano i movimenti… aveva la vista annebbiata e la gola secca, i sensi completamente  offuscati e dolori atroci in parti che nemmeno sapeva di avere. Nonostante tutto, continuava a combattere.
Conan rimaneva seduto. Era perfettamente immobile ad osservare la tremenda scena, sentendosi più impotente di quanto mai avesse sperimentato nella sua vita. Avrebbe voluto alzarsi, urlare, scappare, combattere, ma riusciva soltanto a guardare… forse era paura, ciò che lo bloccava, il terrore di un mondo dove i deboli soccombevano al più forte.
L’attacco di Rufy venne schivato, ed in un millesimo di secondo il ragazzo si ritrovò a sputare sangue per il duro pugno inferto allo stomaco. Barcollando riuscì a non perdere l’equilibrio, partendo subito con un nuovo attacco. Questa volta, il calcio rinforzato con la tonalità dell’armatura andò a segno, colpendo il fianco del nemico.
Questo tentò con una serie di attacchi di lancia, ma Rufy riusciva a prevederne ogni minimo spostamento e non riportò alcun danno. Come contrattacco il capitano tentò con una seconda serie di pugni. Dopo qualche attacco andato a segno, la guardia riuscì ad afferrare un polso, tirandolo a se. Rufy sfruttò l’occasione a suo vantaggio, riutilizzando la tecnica dell’armatura e colpendo la mandibola con una potente testata.
L’uomo rilasciò la presa, facendosi colpire da un novo calcio.
 Con quest’ultimo attacco Rufy riuscì ad attaccare nello stomaco, lasciandolo cadere malamente a terra.
Poi si bloccò sul posto, provando a riprendere fiato.
La guardia alzò gli occhi, puntandoli su quelli del capitano, per poi lanciargli un inaspettato sorriso. Lentamente poggiò una mano sulla pietra del pavimento, iniziando a rilasciare l’acido. Questo si diramò in tante vie, tappando ogni minima rientranza. Poi cominciò ad arrampicarsi su per i muri, fino ad arrivare al soffitto. Pochi minuti e l’intero luogo era mutato in una trappola velenosa di colore violaceo.
fu un attimo, esattamente come quel primo pugno, ma questa volta Rufy prese l’attacco in pieno petto. Venne scaraventato con una forza impressionante contro il muro, portando la pelle a pieno contatto con la sostanza.
Gli occhi sbiancarono, il volto divenne completamente pallido e le urla gli morirono in gola.
Poi scivolò a terra. Le ginocchia nuovamente congiunte con l’acido, ma ormai non faceva nemmeno più molta differenza. Dal corpo uscì del fumo.
Silenzio.
-Forse ho esagerato, questa Morgan non me la perdonerà tanto facilmente…- pensò la guardia ad alta voce, avvicinandosi a Conan.
-Ma infondo… ne è valsa la pena.- finì col dire, accarezzando una ciocca di capelli al mini detective.
Questo rabbrividì, provando ad indietreggiare. Ma la paura era troppa, l’uomo troppo forte e lui troppo debole.
Debole.
Fu quella l’ultima parola che il ragazzino pensò prima di cadere incosciente a terra, il livido di un forte pugno sul capo.
 
 
-Robin- bisbigliò il cecchino, stando attento a non fari sentire dagli altri.
-Che c’è?-
-Ma dove diavolo stiamo andando?!-
-Non lo so esattamente, ma credo che la loro meta siano le prigioni.-
-C-che?!-
Il loro discorso venne interrotto da una guardia esterna che era corsa verso il gruppetto a cui si erano uniti.
-Ho una comunicazione urgente.-
-Parla- Consentì quello che sembrava la persona di grado più alto.
-Ci sono degli infiltrati.- e a quell’affermazione ai due pirati mancò il fiato.
-Come sarebbe a dire?-
-Sono state trovate due ragazze nella grande sala ed una in questi corridoi. L’ordine è quello di controllare ogni guardia per evitare eventuali camuffamenti.-
-Scoprirci il volto? Che idiozia è mai questa?!-
-Nessuna obiezione, è stato lo stesso Zero ad imporlo.-
A quelle parole la guardia non poté ribattere, facendosi da parte. Poi, uno ad uno, gli uomini incappucciati si tolsero il cappello, rivelando il proprio volto per qualche attimo e poi ricoprirlo immediatamente.
I due pirati erano al fondo della fila: Usopp non smetteva di tremare e Robin cercava di mantenere la concentrazione per trovare una soluzione al problema.
-Scusa, tu sai come riusciranno a riconoscere un eventuale prigioniero?- chiese quest’ultima, scurendo la voce, alla guardia che a primo impatto le era sembrata più ingenua.
-Come, non lo sai? Tutti quelli che entrano qui dentro vengono automaticamente trasformati in donne. Una delle tante idee geniali del grande Zero.-
L’archeologa si morse il labbro, come avrebbero fatto ad uscire da quella situazione?
-Robin, ho un piano.- disse sempre a tono basso il cecchino.
Quest’ultimo, senza dare spiegazioni, tirò fuori dalla sua borsa una fionda semplice. Porse una pallina arancione in traiettoria di lancio e, una volta presa la mira, tirò il colpo nella narice di una guardia che aveva già passato il controllo, facendola crollare a terra.
-Vieni…- disse allora rivolta verso Robin, prendendola per un braccio e trascinandola nel secondo gruppetto, sfruttando l’attimo di distrazione che l’uomo privo di sensi aveva provocato.
-Cos’è successo?- chiese la guardia di grado più alto.
-Un malore improvviso, dev’essere portato in infermeria.-
L’uomo osservò il povero individuo, titubante sul da farsi.
-Vi concedo due uomini, non di più. Questi potranno assentarsi per portarlo a medicare.-
A quella parole un tipo sottile e piuttosto basso, non fosse stato per la voce grave sarebbe potuto essere scambiato per un ragazzino, prese Robin per la mano e la portò con sé davanti al gruppo.
-Ci offriamo noi.- disse, per poi tirare su l’uomo inerme. Robin, non potendo rifiutarsi per non dare nell’occhio, alzò l’altra parte del corpo, cominciando a trascinarlo.
Usopp rimase senza parole. Era stato diviso dall’archeologa, ed ora si trovava solo tra le guardie e diretto verso l’ignoto.
 
 
-C-cos ’è successo?- chiese Nami un po’ stordita, dopo esser tornata cosciente.
- C’è una nuova arrivata.- la informò Ginni, la ragazza dalla corta chioma rosa.
-Ogni volta che la cella si apre, scatta una reazione elettrica che rende inoffensive le prigioniere per alcuni minuti. In questo modo le guardie entrano ed escono evitando eventuali problemi.- spiegò brevemente Nana, arrotolando sul dito una ciocca di capelli biondi.
La navigatrice lanciò uno sguardo alla ragazza, senza guardarla veramente: la sua mente era troppo impegnata ad elaborare la nuova informazione sulla resistenza delle celle.
-Poverina, è messa veramente male…- constatò Emily, accarezzandole lievemente una spalla.
Ran la osservò attentamente, un po’ confusa per la familiarità del viso. I suoi dubbi si alimentarono quando, per caso, scorse un cappello di paglia in un angolino nell’ombra…
-Nami…- chiamò subito, afferrando l’oggetto e avvicinandosi alla navigatrice.
- Questo meccanismo di elettrificazione è un vero intoppo per qualsiasi piano di fuga… come faremo ad uscire senza subir danni?-
-Nami, questo cappello…-
A quelle parole la navigatrice si bloccò di scatto, girandosi verso la ragazza.
-Quale cappello?-
Gli occhi le si illuminarono di sorpresa, sarebbe riuscita a riconoscere quel copricapo giallo tra mille. Corse verso il corpo della nuova arrivata, riconoscendo i capelli corvini del suo capitano.
-Rufy?!- esclamò. Il respiro le si bloccò in gola, il cuore cominciò a battere più forte e il viso si contrasse in una smorfia di paura mista a stupore. Non era possibile, quello non poteva essere veramente lui. Il fisico era femminile e ricco di curve, gli arti più sottili ed i lineamenti del volto più delicati. Nonostante ciò riconosceva in quegli occhi sbiancati, in quella cicatrice e nelle vesti, il ragazzo di gomma che conosceva ormai da più di due anni.
-Rufy!- ripeté cominciando a scuoterlo. Macchie nere ricoprivano quasi interamente il corpo inerme.
Le ragazze rimasero in silenzio, non sapendo né che dire né cosa fare; neanche Ran disse nulla, spaventata e confusa rimaneva ferma in un angolo a stringere il cappello con entrambe le mani.
-N-Nami…- biascicò il capitano.
Ora la ragazza ne aveva la conferma, quello era sicuramente Rufy.
Poi un rumore di passi riempì l’aria. Due guardie vestite di nero camminavano a passo veloce lungo lo stretto corridoio grigio, sfilando davanti alla miriade di prigioniere che gli guardavano impassibili.
-E’ quella all’ultima cella?-
-Si…-
-Ce ne sono altre?-
-Non che io sappia.-
-Chi è stato a ridurla così?-
-Il terzo generale, signore.-
L’uomo che era stato il primo a parlare sbuffò.
-Come diavolo gli è saltato in mente?! Questa volta ha davvero esagerato… Zero ne è a conoscenza?-
-Al momento no.-
-Bene. Eviteremo di dirglielo.-
-Ma signore, è mio preciso dovere informarlo di ogni cambiamento nel…-
-Lo so, ti chiedo solo di riferirgli unicamente l’arrivo di una nuova donna, tralasciando le sue condizioni di salute.-
-Scusi l’impertinenza, ma non crede che prima o poi lo verrà a sapere?-
-A questo penserò io.-
Le due guardie si fermarono davanti alla stanza in cui erano racchiuse le ragazze e Rufy, per poi rimanere un attimo ad osservarle. Nami si girò di scatto, gli occhi iniettati di odio.
-Siete stati voi a ridurre il mio amico così?- chiese con tono alto e deciso.
Silenzio.
-Rispondete!-
-E’ conciato davvero male, ma penso che una dose possa bastare.- parlò il primo uomo, senza dare importanza alle parole della navigatrice.
-Maledetti, liberateci subito! Avete sentito che vi ho detto?! Cos’è sta storia, perché ci tenete rinchiusi, lavorate per la marina?!- la ragazza era fuori di sé. Corse verso le sbarre, ma al primo contatto un onda d’urto la spinse all’indietro, facendola cadere.
-E questa chi è?- chiese la guardia, accorgendosi finalmente della donna.
-E’ una nuova, signore. A giudicare dal suo comportamento, credo sia un’amica della ragazza in fin di vita.-
L’uomo sorrise.
-Mi piace, ha un bel caratterino…-
Poi tirò fuori una mano dal mantello, tenendo una piccola fiala in cui ci infilò il pollice. Pochi secondi e la mano si colorò di giallo, lasciando fuoriuscire un liquido dello stesso colore nel contenitore.
Quando questo fu pieno, lo chiuse con un tappino di plastica e lo lanciò alla navigatrice.
-Mettine una goccia su ogni ferita e il tuo compagno guarirà.- disse, per poi incamminarsi verso la strada del ritorno.
-Mi perdoni, ma crede sia saggio assegnare un compito così delicato ad una prigioniera?-
-So quello che faccio. E in ogni caso non mi andava di sporcarmi le mani per rimediare ad un errore fatto da quell’idiota…-
-Scusi l’impertinenza, signore.-

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ciauuu! :D
Ok, io la cura per Rufy me la immaginavo più del tipo: "dovrai baciarlo per farlo tornare normale" "grazie Nami, mi hai salvato! fuggiamo insieme sul mio cavallo bianco <3 <3 <3"
Allarme carie... 
va beh, passiamo al capitolo che è meglio...
a proposito, mi sono accorta solo alla fine che l'ho fatto un pò più lungo del solito, non me ne sono neanche accorta .-.
Rufy è stato preso. Ora, non so se ci sono riuscita, ma il mio intento era quello di farvi credere che avesse vinto (o almeno lasciarvi nel dubbio) fino alla fine. Insomma, speravo di non fare un finale troppo stontato ^^"
Robin ed Usopp si sono divisi. Riuscirà il checchino a cavarsela da solo? E chi è quel maledetto nano che ha diviso i due pirati? 
lo scoprirete nella prossima puntata! (?)
ok... un saluto a tutti e alla prossima! :D


TK:3

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Capitolo 16
*** Rivelazioni ***


Conan si svegliò di scatto, come appena uscito da un brutto sogno. Il cuore batteva impazzito e piccole gocce di sudore gli imperlavano la fronte. Si guardò intorno, cercando istintivamente gli occhi di Ran, senza trovarli.
L’odore di chiuso era opprimente e l’unica fonte di luce ad illuminare la piccola stanzetta era una fiaccola posta in un angolino umido.
le pareti grigie in pietra erano spoglie, senza mobili o altro. L’ambiente era diviso in due parti da rigide sbarre di metallo; la prima, quella più grande, era riempita da un semplice letto di paglia ed una scrivania contenente diverse scartoffie, vicino alla porta. La seconda invece era decisamente più stretta, senza alcuna possibilità di uscita se non il piccolo cancelletto serrato. Era in quest’ultima che Conan era stato rinchiuso.
Il ragazzino alzò la schiena con un movimento fulmineo, incurante del dolore che quel livido alla testa gli procurava; si fiondò svelto verso le sbarre, ma queste al primo contatto lo scaraventarono all’indietro con una potente onda d’urto.
Stinse i denti, la rabbia cominciò ad invadergli la mente. Non c’era più spazio per ipotesi o ragionamenti, ora nella sua testa albergava solo una rabbia ceca pronta ad esplodere, che gli offuscava i pensieri e lo riempiva di ansia.
Urlò. Un grido di sfogo che uscì rozzo dalla sua bocca. Rimanendo seduto tirò a se le gambe per appoggiarci la fronte, mentre con le mani si stringeva nervosamente i capelli. Poi vennero le lacrime, dapprima leggere poi sempre più grosse, fino a quando non sfociarono in un vero e proprio pianto. Era finita. Ran era stata presa e lui non era stato in grado di salvarla. Era un debole, e per quando si fosse sforzato non sarebbe mai riuscito a cambiare quella certezza.
La porta si aprì scricchiolante, rivelando il volto dell’uomo che l’aveva preso. Conan non alzò neppure la testa, troppo impegnato a fissare il pavimento vuoto sotto di lui.
La guardia lentamente si sfilò il mantello che lo copriva, lanciandolo in un angolo a caso della stanza.
Poi si abbandonò stancamente sulla sedia lanciando uno sguardo alla sua prigioniera. Non era esattamente da definire un bell’uomo, ma la corporatura era sana e robusta e le braccia forti.
-Se sei preoccupata per la tua amica non devi, a quest’ora le avranno già somministrato ogni tipo di cura per tenerla in vita…-
Silenzio. Conan teneva la bocca ostinatamente chiusa, mordendosi il labbro per trattenere la rabbia.
-Dico sul serio. Forse ti sembrerà strano ridurre in fin di vita una prigioniera per poi farla tornare in salute, ma per il nostro superiore ogni donna è preziosissima.-
L’uomo prese uno dei tanti fogli sul tavolino, mostrandoglielo.
-Vedi questi? Sono tutti i nomi annotati delle ragazze presenti qui dentro. Quelle barrate sono state eliminate. Dovresti ringraziare la mia benevolenza, perché sto correndo un grosso rischio a tenerti qui.-
-Allora perché non mi lasci andare!- sbottò Conan alzando finalmente il volto.
-Sai, è veramente noioso stare qui. Passi la vita a trasportare donne avanti e indietro, senza poter torcere loro un solo capello… ho pensato che sarebbe stato bello avere un amichetta a farmi compagnia. In più tu non sei registrata in nessuna di queste carte, quindi nessuno si accorgerà della tua scomparsa.- il sorriso che comparì sul suo viso fece rabbrividire di disgusto il detective.
-Perché fate tutto questo.- scandì con un filo di voce.
-Per la rinascita.- l’uomo si alzò in piedi, avvicinandosi alle sbarre. –Gli antichi testi a noi tramandati parlano di una donna immortale, che trionferà sui deboli e ci guiderà verso la sottomissione del mondo. Usciremo da questo buco sotto terra e distruggeremo ogni potenza che ci vorrà contrastare. Marines, pirati e pure il governo stesso!-
Conan non disse nulla. Gli occhi brilli della guardia accompagnati da quelle parole di conquista gli incutevano un timore profondo.
-Per questo scopo continuiamo ogni giorno a rapire giovani ragazze e sottoporle a mortali test di verifica. Colei che sopravvivrà, ci guiderà verso la realizzazione del nostro sogno.- ora il viso dell’uomo era ad un soffio da quello del ragazzo. –Ma tu non devi preoccuparti, sei mia adesso.-
 
 
 
 
-Non ci posso credere…-
-Purtroppo è così.-
-Perché mi stai aiutando?-
-Perché non sopporto più le ingiustizie di quest’isola.-
L’individuo in questione aveva i capelli rosso fuoco, gli occhi verdi e il mento appuntito. Quando Robin lo aveva visto nascondere la guardia incosciente in una rientranza segreta e levarsi il cappuccio, aveva indietreggiato confusa. L’uomo gli aveva detto di non preoccuparsi, che sapeva chi era e non voleva farle alcun male.
Poi aveva cominciato a parlare. Spiegò chi erano, che cosa facevano e qual era il motivo per cui rapivano le ragazze e le imprigionavano in quei sotterranei. L’archeologa ascoltava diffidente, non sapendo se credergli o meno.
-Io sono un guardiano che lavora al servizio del quarto generale. In tutto ce ne sono sette, come i diamanti della pietra, più il nostro capo: Zero.-
-Di che pietra stai parlando?-
-L’amuleto della fenice. È un antico amuleto con poteri fuori dal comune, l’unica prova della reale esistenza di una donna immortale che ci farà risorgere come il grande animale da cui esso prende il nome.-
Robin rimase un attimo in silenzio, sbigottita. C’era la possibilità che la pietra di cui parlava fosse la stessa che gli aveva trascinati in quell’avventura in giro per gli universi?
-Come faccio ad essere sicura che tu non stia mentendo?-
L’uomo puntò il volto su quello della donna,  gli occhi limpidi e decisi.
-Credi veramente che starei qui a raccontarti una storia del genere, fin nei minimi dettagli, se ti volessi prendere?- 
In un attimo l’uomo si smaterializzò davanti agli occhi della donna, ricomparendole dietro e colpendola leggermente sulla schiena. La sostanza rilasciata durante il contatto venne attratta dal muro vicino, facendola appiccicare ad esso in una frazione di secondo.
-Se solo volessi, riuscirei a catturarti in meno di un secondo.-
-Allora perché non lo fai?-
-Perché vedo in voi una speranza. Fin dalla prima volta ho sentito una potenza diversa dalle altre e so che riuscirete a liberare le prigioniere da questa schiavitù.- uno schiocco di dita e la sostanza perse attrazione, sciogliendosi calma sul pavimento; Robin riuscì appena a tenersi in piedi, barcollante.
-Con quel “noi” intendi che sai dove sono i miei compagni?-
L’uomo sospirò.
-Esclusa la ragazza che stava con te nel gruppo, le altre sono state catturate.-
Robin rimase in silenzio, sorpresa e intimorita. Quanto potenti dovevano essere quegli individui se erano riusciti a sconfiggere i suoi amici con tanta facilità?
-Ma non preoccuparti, li libereremo.-
-Perché credi così tanto in noi, non hai appena detto che sono state tutte sconfitte? Anche tu sei riuscito ad immobilizzarmi con una semplice mossa, e hai detto di essere una semplice guardia.-
- Si, sono stati schiacciati come mosche. Ma con un piccolo aiuto forse, avremo qualche possibilità di vittoria.- l’uomo tirò fuori dal mantello una ampolletta dalla base triangolare, il liquido contenente aveva un colore indefinito che mutava ogni secondo.
-La nostra potenza consiste semplicemente nelle sostanze di cui siamo dotati. Una volta immuni da quelle, siamo vulnerabili quanto una persona normale. Ora bevi.-
 
 
Il silenzio regnava sovrano. Tutte rimanevano immobili, inginocchiate attorno alla corvina ragazza.
Nami fissava la fialetta, facendo scivolare il liquido giallo da una parte all’altra capovolgendola.
-Fallo.- scandì Nana.
-Cosa dici! E se fosse una trappola?- ribatté Ginni.
-A che scopo? Se avessero voluto ucciderla l’avrebbero fatto loro senza tante complicazioni.- Emily appoggiò la bionda con convinzione.
-Ha detto che non voleva sporcarsi le mani…- insistette la ragazza dai capelli corti.
-Perché tanta tensione per un pirata, uno in meno non sarebbe altro che positivo per tutto il mondo.- borbottò la marines ricevendo frecciatine da tutte.
-Ascoltami bene, non so quali sciocchezze ti abbiano inculcato nel cervello, ma la vita di una persona ha la stessa importanza qualunque sia l’etichetta che le si affibbia. Quindi smettila con questo tuo atteggiamento da superiore, perché vali esattamente quanto quella ragazza stesa per terra.- scandì furiosa Nana.
-Almeno io non vado in giro a seminare distruzione e morti senza motivo! E quelle che tu chiami “sciocchezze”, sono sani valori di giustizia che tutti dovrebbero imparare.-
-Giustizia? Già il fatto di augurare la morte ad una persona mi fa capire che tu non hai la più pallida idea di cosa sia.-
-Come ti permetti?!-
-Adesso basta! Nami ascolta, Rufy è messo troppo male e se non interveniamo subito morirà comunque. Devi farlo.- parlò Ran, mostrando una decisione che a prima vista non le si sarebbe mai attribuita.
La navigatrice la guardò negli occhi per qualche secondo, poi passò lo sguardo su quelli del capitano. la ragazza aveva ragione, doveva farlo o non sarebbe cambiato niente.
Con un colpo tolse il tappino che chiudeva il recipiente, facendo calare il silenzio nella stanzetta. Prese un grosso sospiro e ne versò una goccia su una profonda ferita sul petto.
L’urlo che uscì dalla bocca di Rufy fu lacerante.

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Saaaalve!
Capitolo un pò fiacco... i know. volevo metterci qualche scontro, ma al momento sono tutti impegnati. Quindi, o facevo uno scontro tra Goro e Il Marines (?) oppure riservavo l'intero testo ai dialoghi.
Conan ha finalmente dimostrato di essere un comune essere umano, col suo piccolo momento di disperazione. Forse la guardia che lo cattura per motivi "pervertiti" non è esattamente attinente alla tipologia dell'anime, ma dovevo trovare una motivazione che spieghi il fatto che Conan e Rufy si fossero divisi e il perchè Conan non abbia riportato alcuna ferita grave. Allora mi sono detta: diciassettenne alta e bella, guardia cattiva che trasgredisce alle regole... 
Alla fine il vecchio nano si è dimostrata una persona affidabile, che aiuta Robin e dice di voler aiutare il resto della ciurma.
Nami ha deciso di somministrare la sostanza a Rufy, ma questo al primo contatto ha lanciato un urlo di dolore...
Ora non resta che una domanda: dove diavolo sono finiti Zoro e Sanji?
lo scoprirete nella prossima puntata! (Mi sono fissata con sta frase ed ora non me ne scollo più .-.)


-TK:3

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Capitolo 17
*** La Cura Delle Ferite. ***


 
L’odore di fumo bruciava i polmoni e un vischioso liquido dal sapore di metallo invadeva ogni angolo della bocca.
Zoro si svegliò piano, un po’ stordito e pieno di dolori in ogni parte del corpo. si concedette qualche secondo per riprendere piena coscienza di sé, poi alzò la schiena e si appoggiò stancamente al muro.
La testa pulsava insistente e la profonda ferita nera che si estendeva sul braccio sembrava andare a fuoco. Con un movimento secco strappò il bordo della maglietta bianca già rovinata, utilizzando il panno come benda per il taglio. In quel modo fianchi e stomaco sarebbero rimasti a contatto con l’aria fredda ed il terreno umido, cosa che non sarebbe neanche stata notata con la sua ex corporatura robusta, ma almeno ora aveva fermato l’emorragia.
 La mente aveva provato a pensare agli ultimi ricordi, ma era troppo doloroso rivangare la penosa sconfitta… Già, era stato messo a terra come un novellino in meno di dieci minuti, facendosi rubare addirittura le sue amate spade. Strinse forte il nodo creato per legare il panno, sfogando in quella mossa secca tutta la sua frustrazione.
Un lieve tocco lo distrasse dai suoi pensieri. Lo spadaccino inarcò un sopracciglio, rabbrividendo a quel contatto tanto innocente quanto indagatore.
Le dita si erano inoltrate lungo il suo bacino, fino a ricongiungersi sull’altra estremità del fianco. In altre parole, un individuo di cui non vedeva neanche il volto lo stava abbracciando… 
Una testa gialla, un sorriso ebete. Il viso di Zoro divenne improvvisamente pallido.
-Nami amore mio, ti sento tesa. Non aver paura ti proteggerò io…- disse in tono persuasivo Sanji, allungando il tocco fino al petto del povero compagno. Un grande seno morbido lo accolsero, rendendo ancora più stupido quel sorrisetto e creando un’espressione sconcertata sul volto dell’amico.
Quest’ultimo provò subito a scollarsi, cercando inutilmente di staccare la presa che lo imprigionava. Sanji non demordeva, accoccolato com’era sulla pancia dello spadaccino con rivolo di bava che gli usciva dalla bocca.
Un corpo liscio, morbido e rosato. Un corpo femminile, ricco di curve e  coperto solo da un fine tessuto di seta bianca. Questa era l’immagine che gironzolava nella testa del cuoco, ornata da mille cuori e uno sfondo bianco lucente.
Poi gli occhi si aprirono.
Qualche secondo a fissarlo, a prendere coscienza. Poi un il contatto visivo si ruppe e un verso di disgusto uscì dalla bocca di entrambi.
-Che diamine stavi facendo?! stupida Alga!- urlò il biondo, strofinandosi minuziosamente i vestiti come fossero sporchi.
-Io? Sei tu che ti sei appiccicato come un polipo!- rispose con lo stesso tono di voce lo spadaccino.
Così iniziò la  rumorosissima lotta tra i due, a colpi di piedi, calci e svariate imprecazioni…
Alcune carcerate di celle vicine si avvicinarono per assistere alla scena, consapevoli di ciò che sarebbe accaduto se i due pirati non si fossero bloccati all’istante.
-V-vi prego…- bisbigliò una voce timorosa e dolce. –Smettetela di litigare, né.-
I capelli violetti erano rilegati in due code alte, morbidi e mossi alla fine. I lineamenti morbidi, le guance colorate di rosa e il piccolo naso a punta, concordavano perfettamente con le sue movenze timide e un po’ impacciate. Gli occhi color pece, la statura bassa ed il fisico sottile completavano il tutto.
Ma i due compagni non la degnarono di uno sguardo, troppo impegnati a guardarsi con odio.
-P-per favore... né.- provò ancora, ma la risposta non cambiò.
La donna allora si morse il labbro inferiore, si strinse il braccio con le dita e inarcò le sopracciglia.  Con un passo si avvicinò ai mugiwara.
-Vi ho detto di piantarla! Se volete farvi ammazzare è un problema vostro, ma non mettetemi in mezzo, Né!- urlò tirando pugno sul capo di Zoro, facendolo cadere malamente a terra.
Fu in quel momento che anche Sanji tornò in sé, accorgendosi finalmente della terza presenza.
-Oh scusami, non ti avevo vista!- disse il cuoco, continuando a parlare con occhi a forma di cuore.
-Mi dispiace, ti ho fatto male? Né.-­ chiese questa allo spadaccino.
-Figurati!- Zoro indicò il gigantesco bernoccolo a due piani appena creatosi sulla testa.
-Se mi aveste ascoltato fin dall’inizio non sarebbe successo, né!- urlò con denti a forma di squalo.
-Perché ripeti “né” alla fine delle frasi?-
-E’ una specie di abitudine… né.- e così riabbassò lo sguardo, arrossendo.
-Sei strana…-
-Parla l’idiota con i capelli verdi!-
-Attenta a come parli!-
-Non urlarmi addosso…- gli occhi le divennero lucidi e una lacrima scese ribelle per la guancia.
Zoro la guardò confuso. Anche Sanji, superato il primo momento di depressione per la totale indifferenza delle sue parole, rimase interrogativo di fronte a quel repentino cambiamento di umore.
-Mi dispiace, è che… ho scoperto di avere una doppia personalità, né.-  L’affermazione lasciò un’espressione ancora più disorientata sui volti dei ragazzi.
-Per farla breve… tempo fa ho mangiato un frutto del mare zoo-zoo di tipo tigre, e da quel momento ero diventata una ragazza coraggiosa sempre pronta al pericolo, ma io non sono realmente così.  Penso che, visto che i frutti del mare qui si sono neutralizzati, la mia vecchia personalità sia riemersa e adesso mi ritrovo con due caratteri in un corpo solo, né.-
-Poverina dev’essere terribile, lasciati consolare…- riprovò a socializzare Sanji, ma la reazione della ragazza fu la medesima.
-Comunque io sono Mery, piacere di conoscervi, né.- disse rivolta a Zoro.
-Sai come uscire di qui?-
-Si certo! No non lo so… aspetta, forse! No, è impossibile uscire. L’intera costruzione è protetta con l’elettricità e l’unico modo per uscire è mediante una chiave speciale che non hanno neanche i carcerieri… loro quando aprono le celle ci rendono tutte incoscienti, né.-
-Dannazione! Se avessi le mie spade…-
-Non servirebbero a niente, le sbarre sono in pura agalmatolite. Né.-
Un silenzio strano calò improvvisamente nel corridoio.
Passi leggeri si udirono  in lontananza, accompagnati da un lieve tintinnio di chiavi.
Due tizi neri, incappucciati per oscurare il volto, passavano con lo sguardo ognuna delle gabbie, silenziosi, scrutando i visi dei prigionieri. Arrivati a quella dei mugiwara, la figura più alta si bloccò di scatto, fermando anche l’altra.
-Vengono a prenderci, né.- bisbigliò la ragazza in maniera quasi impercettibile.
Una chiave ben distinta venne pescata dal resto del groviglio e inserita nella serratura. Per un attimo regnò il timore e il respiro si bloccò ostinato.
Un paio di occhi azzurri, una frangia nera e un dito posto sulle labbra ad indicare di far silenzio. L’aria smise di essere così pesante e i due mugiwara tirarono un sospiro di sollievo.
Fu come se tutto l’ossigeno in eccesso venisse liberato in quell’unico rumore metallico, quello della serratura che si apriva per liberarli.
 
 
Mai Nami aveva subito un dolore così dilaniante. Non era il solito male veloce e incisivo, che la spezzava senza che neanche se ne rendesse conto. No, quello era continuo, quasi infinito, e lei ne era pienamente cosciente.
Perché vedere Rufy a terra urlante dal dolore, e sapere che quel dolore glielo stava infliggendo lei stessa mediante quella sostanza, era una sofferenza che la distruggeva.
All’inizio c’erano state solo le grida, atroci. Poi, una volta giunto il momento di spargere il liquido su petto e stomaco, lo stesso Rufy aveva cominciato a ribellarsi, tentando addirittura di levarle di mano la fialetta.
C’era stato bisogno dell’intero peso di tutte le ragazze per riuscire a tenerlo fermo, anche se ciò non serviva a molto per immobilizzarlo.
La navigatrice teneva il gomito sullo stomaco del ragazzo, cercando di tenerlo attaccato al terreno. Con la mano destra versava una ad una le goccioline; queste, una volta poggiatesi sulle ferite, rilasciavano un leggero fumo giallo. A complicare l’azione c’erano i continui sbalzi del corpo e la sua mano che inevitabilmente tremava agitata. Per riuscite a resistere continuava a mordersi il labbro, con la conseguenza di un profondo segno che minacciava di sanguinare.
Avrebbe voluto smettere, voleva gettare quel composto infernale e trovare sollievo, ma se l’avesse fatto Rufy sarebbe morto e quest’idea non era neanche da prendere in considerazione.
Voleva tapparsi le orecchie con le mani, ma le servivano per somministrare l’antidoto. Voleva chiudere gli occhi, ma doveva guardare ciò che faceva. Voleva cercare qualcosa da stringere, ma non c’era nulla eccetto le  vesti del capitano.
Le gote cominciarono a rigarsi di pianto, rendendole ancora più difficile l’azione.
Il cuore pompava frustrato, il respiro era cessato del tutto e le goccioline di sudore regnavano ormai su tutto il viso, mischiandosi alle lacrime.
Ecco, aveva finito. Tutte le ferite erano state disinfettate, eccetto una… quella più profonda, posta sul volto ad occupare gran parte della guancia e della fronte. Il nero si era ormai spinto fino all’occhio, rendendolo di un colore più scuro nell’angolo.
Nami esitò su quell’ultima dose, incapace di provocare un dolore tanto grave al suo compagno. Strinse la lingua tra i denti, fissando incerta la ferita, la visuale appannata dalle lacrime.
-Sbrigati Nami!- urlò una ragazza, la navigatrice non ne seppe definirne l’identità, tale era l’attenzione che concentrava su quel gesto.
Doveva farlo. Doveva trovare il coraggio di girare un ultima volta la fialetta e di risentire l’urlo straziante del capitano.
Un movimento scattante. La piccola goccia viola usci dal contenitore, scendendo lenta e depositandosi infine sul nero della carne infetta.
Rufy gridò. Più volte, con tutto il fiato che aveva; agitò la testa come a cercar sollievo dall’aria fredda che sbatteva intorno alla guancia, mentre il corpo di dimenava pera liberarli.
Poi tutto finì. Il dolore lacerante dette sollievo e Rufy, completamente senza energie, senza neanche la forza di pensare, poté lasciar spazio alla tranquilla e indolore incoscienza.
Nami si lasciò cadere a terra, esausta e sconvolta. Fu così che, nell’attesa che il battito del cuore riprendesse un’andatura normale, anch’essa cadde nel sonno.
 
____________________________________________________________________

Holaaaa!
che tristezza... con le vacanze di natate finite, è finito pure il tempo per aggiornare... :(
ma si, in qualche modo faro! 
Allora... che ne pensate di Mery? Io la tefinirei semplicemente pazza (un pò come me quindi xD) 
vi spiego il mio ragionamento; ero indecisa se fare una ragazza timida ed impacciata, che i nostri due eroi avrebbero dovuto aiutare, oppure una forte e ribelle, che avrebbe tenuto testa ai due pirati.
Entrambe le idee mi allettavano, quindi mi sono detta: perchè non farle entrambe? Basta una doppia personalità ed è fatta v.v 
il "nè" era per rendere il personaggio un pò più originale...
Rufy è fuori pericolo... ma a quale prezzo? povera Nami... in questa scena mi sono ispirata ad Impel Down, dove Rufy soffre per l'antidoto di Ivan... più che altro ho fatto un confronto per vedere se le reazioni erano troppo esagerate o no, anche se forse le lacrime potevo risparmiarmele >.<
un saluto e alla prossima!


TK:3

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Capitolo 18
*** Liberazione. ***


-Conan…- bisbigliò una voce nel buio. Il ragazzino la udì lontana e ovattata, quasi fosse da un’altra parte; si sentì strattonare più volte, distaccandosi sempre di più dall’incoscienza. Infine gli occhi si dischiusero, ed il viso preoccupato di Robin riempì il suo sguardo.
Tossì, sputando i granelli di polvere che si erano accumulati in bocca. La donna, dopo un sospiro di sollievo, lo aiutò ad alzare la schiena per poi appoggiarlo contro il muro.
-Robin… c-come mi hai trovato?-
-Ora non c’è tempo per spiegare, abbiamo poco tempo e dobbiamo uscire di qui.-
Gli occhi blu si distaccarono dal pavimento, insediandosi in quelli della donna. Faticava a credere che in quel corpo da diciassettenne c’era intrappolato un bambino di appena dieci anni, realizzando che quello sguardo sicuro e quella smorfia seria sembravano appartenere più all’attuale volto che a quello originale…
-E a che scopo? Non abbiamo alcuna speranza contro di loro…-
-Questo è quello che pensi tu.- sorrise l’archeologa, riempiendo la mente delle mille situazioni senza possibilità di salvezza in cui lei e i suoi compagni si erano cacciati, e le altrettante volte in cui ne erano usciti sani e salvi.
-Tu non gli hai visti combattere… hanno una velocità e potenza terribili, non sembrano nemmeno umani…-
 L’archeologa stette qualche secondo in silenzio.
-Hai mai visto Rufy combattere?-
-Si che l’ho visto, lo ha battuto la stessa guardia che mi ha rinchiuso qui dentro.-
-Sai qual è la sua arma più potente? Non è la forza, ma la speranza. So che è stato sconfitto, avvelenato e che le possibilità che si salvi sono praticamente nulle; tuttavia, io sono sicura che in questo momento sarà da qualche parte nella prigione, magari con qualche ferita in più, ma comunque pronto per la sua rivincita.-
A quelle parole il ragazzino si alzò in piedi di scatto, stufo di ascoltare e colmo di rabbia e frustrazione.
-Questo non ha senso! Nulla di questa storia ha senso! Frutti magici, caverne segrete, fumi viola, pirati… Rufy è stato avvelenato, non può essere vivo! Ran è stata rapita… perché, perché è dovuto accadere proprio a noi?! Tutta la logica che fino ad ora ha sempre caratterizzato il mio mondo, tutte le mie certezze, sono sparite nel nulla, come mai esistite. Io non sono forte, non sono in grado di affrontare questo mondo che fino a pochi giorni fa neanche conoscevo.-
Strinse i pugni, cercando di trattenere la collera impadronitasi ormai del suo corpo. Robin gli mise le mali sulle spalle, calma.
-Tu non sei un bambino… vero?-
Silenzio.
-Chi sei veramente?-
In quel momento comparve sull’uscio una terza persona, che si avvicinò ai due con sguardo frettoloso.
-Robin, non c’è più tempo… l’orario del terzo e quarto generale sta per terminare e non ci vorrà molto prima che raggiungano il corridoio.-
-Ascolta Conan, o qualunque sia il tuo nome, tu ci tieni veramente a quella ragazza?-
-Farei qualsiasi cosa per portare via Ran da questo posto.-
-Allora vieni con noi. Non ti sto dicendo che sicuramente riusciremo a salvarla, ti sto semplicemente offrendo la possibilità di riprovarci.-
Il ragazzino rimase qualche secondo a riflettere. Pensò agli occhi azzurri della donna, al suo sorriso raggiante, alla frangetta castana che le incorniciava il viso; alle sue movenze dolci, alle sue mani delicate, alla sua espressione rassicurante…
Poi pensò all’ultima volta che l’aveva vista. Al suo sguardo spaurito e alle sue urla d’aiuto.  Ran, la sua Ran aveva bisogno di aiuto, e lui stava lì fermo a far nulla per aiutarla.
No, non avrebbe lasciato che quella maledetta grotta gli portasse via l’ultima certezza che gli era rimasta. Lui che aveva rischiato più volte la vita, che si era preso un colpo di pistola per salvare colei che amava, che conduceva una vita fatta di pericoli e bugie pur di proteggere le persone a cui teneva, non si sarebbe fatto sopraffare dalla paura di morire.
Afferrò con sicurezza la mano tesa di Robin, pronto per la rivincita, aggrappato a quell’ultimo granello di luce chiamato speranza.
 
La stanza era colorata di verde da strane torce con fiammelle del medesimo colore, in completo contrasto col resto della grotta. Il pavimento non era in pietra, o almeno non interamente, ma ricoperto di piastrelle bianche e lucide così pulite che se si avesse abbassato lo sguardo ci si sarebbe potuti specchiare. Le pareti non erano meno sfarzose; color verde scuro e piene di gemme e fregi, portavano impressa la scritta “Gran Sala”. Il soffitto invece era di un bianco neutro, pieno di rune. Come un grosso foglio bianco, su cui erano impresse frasi scritte in antichi caratteri.
Al centro troneggiava un ripiano in agalmatolite, alto e interamente coperto da un’invisibile barriera elettrica. Sopra c’era posizionata una piccola pietra marroncina su cui erano inserite sette piccole gemme che sembravano risplendere di luce propria, ognuna di un colore diverso: giallo, arancione, verde, azzurra, blu, viola e nera.
Intorno al ripiano, sette troni neri si presentavano perfetti e ordinari come pilastri, i quali portavano mille venature che si diramavano per tutto il mobilio e variavano di colore di poltrona in poltrona, in corrispondenza con i colori dell’amuleto.
Sullo sfondo due tizi incappucciati, di cui uno decisamente più grosso dell’altro, parlavano a tono basso per non rompere il silenzio del luogo considerato quasi sacro.
Il più minuto aveva un tono di voce da sottoposto, tale che non osava alzare nemmeno lo sguardo.
-L’abbiamo trovato…-
-Siete sicuri sia proprio ciò che cerchiamo?-
-E’ stato testato dal settimo generale in persona, non c’è alcun dubbio.-
La seconda guardia sorrise soddisfatta, di un sorriso brillante e quasi malvagio, da quant’è che aspettava quel momento… finalmente ogni suo sforzo avrebbe dato i suoi frutti, ed il grande sogno della setta si sarebbe finalmente realizzato.
-Bene, questo significa che l’eletta è la ragazza che portava questo gioiello ed è una delle nostre prigioniere… intensificate la selezione e iniziate una ricerca sul proprietario di questo oggetto; dovete trovarla ad ogni costo.-
-E come dobbiamo comportarci con gli evasi?-
-Mandate  tre dei generali. Forse è un po’ troppo eccessivo, ma qualcosa mi dice di non sottovalutarli… tutto ciò che la profezia narra si sta avverando.-  furono gli ordini del capitano Zero, tra le mani teneva un semplice braccialetto dorato impreziosito da ciondoli arancioni.
L’uomo si congedò con un inchino, uscendo da una delle tante porte e lasciandolo solo con i suoi pensieri.
 
 
Rufy si svegliò di scatto, come colto alla sprovvista dalla realtà. Dei pochi momenti di coscienza passati nel dolore più lacerante aveva ricordi annebbiati e senza un senso logico, come tante immagini ammucchiate in disordine. La prima cosa che pensò fu Nami; alle sue lacrime di sofferenza mentre gli somministrava la cura e alle sue labbra rovinate dai morsi che si dava per resistere alla frustrazione.
Subito alzò la schiena, scrutando ogni angolo di quella stanza buia. Alcune ragazze nascoste nell’ombra lo fissavano silenziose; volevano dire qualcosa, chiedere spiegazioni, ma gli occhi preoccupati del capitano fecero intendere che quello non era il momento più adatto.
-Nami!- la chiamò, ma nessuna risposta giunse all’orecchio. Riuscì barcollante a mettersi in piedi; non si guardò neanche intorno per capire in che posto era finito, tutto ciò che gli interessava era sapere dov’era la sua compagna.
-Rufy!- esclamò Ran, accorgendosi del capitano.
-Dov’è Nami?-
La ragazza non rispose. Il mezzo sorriso che le si era creato nel vedere il compagno salvo morì improvvisamente, lasciando posto ad una smorfia amara ed uno sguardo intento ad osservare il pavimento.
-L’hanno portata via…- rispose per lei Nana. Si avvicinarono piano anche il resto delle prigioniere, preoccupate per la reazione del capitano a quelle parole.
-… Dove?-
-Non lo sappiamo per l’esattezza, l’hanno portata oltre quella porta infondo.-
Il ragazzo non disse nulla. Con movimenti silenziosi prese il cappello giallo ancora a terra dandogli qualche pacca per pulirlo dalla polvere. Poi lo adagiò sul capo.
-Allora andiamo a prenderla.- disse infine, con una semplicità tale da lasciar tutti senza parole.
-Nami, vengo a salvarti!- una voce lontana ma potente, che risuonava tra corridoi e celle altrimenti silenziose, ruppe la barriera di tensione che si era formata nella stanza.
-Se continui così ci scopriranno, né!- urlò un'altra con tono non meno potente.
-Ma la volete piantare?!- disse una terza.
Ogni prigioniera di ogni cella si alzò in piedi per vedere cosa stesse succedendo, tanto sorprese quanto agitate nel notare tre figure incappucciate come delle guardie correre per il labirinto di strade e gridarsi addosso a vicenda. Entrambi i pirati erano finalmente tornati nelle loro sembianze maschili, un altro degli effetti di quella pozione che Robin gli aveva convinti a bere. Mery era in groppa a Zoro, mezza stordita; quella tuta blu la divorava dall’interno, togliendole il fiato. Da quando erano riusciti ad evadere, il tessuto aveva cominciato a stringerla fino a farle formicolare tutto il corpo: un'altra ingegnosa invenzione della setta. Sanji, una volta costatato il problema della ragazza, si era prontamente offerto volontario per portarla in braccio; purtroppo per lui, non fece neanche in tempo a finire la sua galante proposta che Mery si era già avventata sul collo di Zoro. Lo spadaccino, anche se un po’ stizzito per il movimento così brusco, aveva deciso di lasciar correre mettendo al primo posto la salvezza del suo capitano e facendo quindi ricadere Sanji nella depressione più totale… non solo il suo meraviglioso seno era svanito, ma ora si ritrovava a dover fare con una ragazza che neanche lo considerava.
-Ragazzi!- esclamò Rufy, cominciando ad urlare i nomi dei suoi compagni per attirare l’attenzione. Maldestramente appoggiò una mano sulle sbarre, venendo immediatamente investito da una potente scarica elettrica.
-Rufy stai bene?!- chiese Ran avvicinandosi immediatamente all’amico. Fece una smorfia di sorpresa quando costatò che il ragazzo si era semplicemente infiacchito, come se tutte le energie gli fossero per qualche istante venute meno.
-Tranquilla Ran, io sono fatto di gomma.- rispose con un sorriso, allungando a dismisura la guancia.
L’azione suscitò scalpore soltanto a lei, che naturalmente era l’unica ad ignorare l’esistenza dei frutti del mare.
-Ran, sono contento di rivederti!- disse Sanji finalmente raggiunta la cella, gli occhi a forma di cuore e le dita incrociate accanto alla guancia.
-Siete tornati normali.- affermò Rufy, felice di rivedere i compagni.
-Già, non ricordarmelo… dov’è Nami?-
-L’hanno portata in quella stanza, sapete come aprire queste sbarre?- rispose il ragazzo indicando la grande porta alla fine del corridoio.
Zoro fece scendere in malo modo Mery, tirando fuori la chiave che la guardia gli aveva dato e facendo scattare la serratura. Appena aperta, la ragazza si fiondò nella cella, in modo che la tuta riprendesse una larghezza normale.
-Ah, bevi questo…- disse lo spadaccino lanciando la fiala trasparente al capitano.
-Cos’è?-
-Rende immuni agli attacchi velenosi delle guardie, brucia il vantaggio che hanno su di voi. Inoltre annulla la lo scambio dei sessi.- rispose Mery prendendo fiato.
-Bevilo anche tu Ran, non si sa mai.- parlò Sanji levando dalla bocca di Rufy il contenitore.
-Io non sento nulla di diverso…-
-Devi aspettare un po’ prima che faccia effetto.-
-Io vengo con voi.- disse la ragazza con voce sicura, fissando  il capitano dritto negli occhi.
-Umm… no, saresti solo d’intralcio.- rispose questo.
-Ha ragione, queste tute sono state progettate per restringersi appena fuori dalle celle, non resisteresti per più di mezz’ora.- l’appoggiò Mery.
-Vuoi dire che non possiamo uscire?!-  chiese Nana.
-No, tutte coloro che hanno la tuta non possono evadere.-
-Quindi tocca a noi…- disse Zoro accarezzando il manico della spada.
-Tre pirati contro un’intera setta.- continuò Sanji aspirando fumo dalla sigaretta.
-Che stiamo aspettando?- finì Rufy battendo il pugno destro contro il palmo della mano sinistra.
 
  _____________________________________________
Holaaaa!
E dopo una settimana passata a riscriverlo, eccolo qui! Il capitolo che mi ha fatto impazzire...
Va beh, l'importante è che sia riuscita a finirlo ^.^ come farò a continuarlo? non ci voglio pensare, sarà un problema di domani v.v
La prima cosa che non mi piace è quella di dover allontanare subito Nami da Rufy... ma ho pensato che così quando si incontreranno sarà molto più commuovente   :3
Poi mi dispiace aver lasciato in disparte tutte le ragazze in disparte... però anche li il "moster trio" non poteva avere altre persone in mezzo... non preoccupatevi ragazze, tornerete in scena in un modo o nell'altro! 
e poi boh... ti metti a parlare con i tuoi personaggi. .-.
Poi vediamo... il bracialetto vi ricorda qualcosa? Proprio mentre scrivevo questo capitolo mi è venuto in mente il finale perfetto, il gran colpo di scena che concluderà questa storia, e non vedo l'ora di scriverlo *w* non immaginatevi qualcosa come: Rufy, io sono tuo padre!.
E dopo questa mi eclisso...
un saluto a tutti e alla prossima!


TK:3  

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Capitolo 19
*** La Prescelta. ***


Nami aveva aperto gli occhi prima di tutti gli altri. Si era alzata, aveva cercato Rufy con lo sguardo e lo aveva trovato disteso vicino a lei, dormiva beato sul freddo pavimento della cella. Moriva dalla voglia di chiedergli il motivo delle sue sembianze femminili, ma non aveva avuto il coraggio di svegliarlo da quel sonno così profondo… così si era messa ad osservarlo, la testa immersa nei propri pensieri ed un dolce sorriso ad ornarle il viso. Poi aveva sentito dei passi, lenti e furtivi. Con un movimento istintivo si era sdraiata al suolo, chiudendo gli occhi e fingendo di dormire. La cella si era aperta scricchiolando, qualcuno era entrato e l’aveva silenziosamente girata di schiena. La giovane non sapeva cosa fare, e così aveva lasciato che quella figura ignota le tastasse lo stomaco fino ad arrivare al ventre, senza muovere un solo muscolo. La mente aveva cominciato a fantasticare sull’identità dell’uomo, non avendo il coraggio di dischiudere gli occhi.
L’essere aveva tirato fuori un piccolo oggetto cilindrico, lo aveva poggiato sul suo petto e aveva applicato una lieve pressione, provocandole degli impercettibili brividi. La veste attillata blu che fino a quel momento l’aveva imprigionata, si era improvvisamente smaterializzata, lasciandola con addosso una leggera canottiera bianca e dei cortissimi pantaloncini dello stesso colore. Nami aveva provato un’inevitabile sensazione di sollievo, seguita da una ceca paura nel momento in cui la guardia se la fu caricata sulle spalle portandola via. Si sentì un lievissimo rumore di qualcosa che cadeva, ma l’uomo sembrò non accorgersene, proseguendo nella sua strada. Con gli stessi passi lenti con cui era venuto, ora se ne stava andando, allontanando anche lei da quella prigione che ora rimpiangeva. Proprio ora che era riuscita a riunirsi a Rufy, qualcun altro la stava nuovamente rapendo, trasportandola verso l’ignoto. Per un attimo ebbe la tentazione di reagire, di tirare un forte pugno sulla schiena del suo rapitore e scappare: non lo fece. Rimase ferma, senza dare alcun segno di coscienza. Se avesse fatto in quel modo non avrebbe risolto nulla, quel tizio era decisamente più grosso di lei, e l’avrebbe riafferrata fin troppo facilmente. No, doveva stare al gioco e rimanere cosciente, fiduciosa nei suoi compagni, certa che prima o poi sarebbero venuti a salvarla.
Attraversarono la porta posta alla fine del corridoio, quella di cui le avevano parlato così terribilmente le altre carcerate. “non so cosa succede esattamente la dentro, ma una cosa  è certa: chi ci entra non esce più.” Queste erano state le parole di Nana, ed ora le rimbombavano nella mente bloccandole il respiro. Cosa c’era veramente oltre quella barriera?
 
La luce verde che la accolse una volta attraversato l’uscio la ferì a tal punto da dover serrare le palpebre socchiuse. Era verde, così luminosa da avvolgerla, ma fredda.
Si lasciò sfuggire un brivido di gelo misto a paura, per fortuna troppo debole per essere intercettato dal suo rapitore. Alcune voci cominciarono a riempire l’aria, bisbigli e risatine sommesse. L’odore era quello di chiuso, così soffocante da toglierle il respiro.
Gli occhi si abituarono finalmente alla luminosità del luogo, in tempo per vedersi poggiare malamente su un terreno in pietra liscia e farsi legare con una lunga corda color marroncino. La guardia si muoveva sicura, anche se un po’ meno grezza del solito; il procedimento lo aveva applicato mille volte su tante donne come lei, ma quella volta era diverso, sapeva che quella non era una prigioniera qualunque.
La seconda estremità della fune venne legata ad uno dei tanti ganci rinforzati presenti ai bordi della grande stanza. Applicato anche questo ultimo passaggio, l’uomo dal volto nero si allontanò silenzioso, lasciando posto a due nuove figure. Nami restò sdraiata, sapeva che il momento di svegliarsi non era ancora arrivato.
-Siamo sicuri sia lei il possessore?-
-Sicurissimi, le analisi svolte sul bracciale ci portano a lei.-
-Il destino non poteva fare scelta migliore.- sorrise l’uomo. Poi si avvicinò, le accarezzò una ciocca di capelli e aggiunse –Ora puoi anche smettere di fingerti incosciente.-
Nami a quell’affermazione sobbalzò, l’ennesimo brivido le attraversò il corpo.
-Ti do il mio benvenuto, Nami. Chiedo scusa per questo trattamento così grezzo, ma le mie guardie hanno ormai dimenticato come si tratta una signorina… Sono il comandante Zero, e da oggi tu sei al mio servizio.-
La navigatrice si morse il labbro. Come faceva quell’uomo a sapere il suo nome…
 
 
-Siate indiscreti…- aveva raccomandato Ran poco prima di salutarli.
Consiglio inutile, considerando il fatto che i tre mugiwara si erano fatti smascherare dal primo gruppo di guardie che avevano incontrato.
Rufy non era tornato alle sue sembianze maschili, un po’ deluso per il fatto di essere ormai l’unico in quella situazione. Sanji, nonostante i suoi sforzi, non riusciva a smettere di guardarlo, essendo piuttosto difficile distogliere gli occhi dalla camicetta rossa sbottonata del capitano…
-No, questo no!- pensò ad alta voce, stringendo le palpebre mentre continuava a correre. Ogni tanto sulla loro via si presentava qualche guardia coraggiosa pronta a combattere, facilmente atterrata dai tre pirati.
-Che dici Sanji?- chiese Rufy dopo l’ennesimo pugno ad una sentinella.
-Accetto di farmi picchiare da un uomo a forma di cigno dalle sembianze di Nami, di rischiare di morire dissanguato guardando una sirena, ma non posso permettermi di eccitarmi di fronte al mio capitano!- esclamò, infilandosi le dita tra le ciocche bionde.
Zoro lo guardò disgustato, pensando a come poteva pensare a cose del genere nella situazione critica in cui si trovavano. Rufy scoppiò a ridere, le lacrime agli occhi e le mani a tenersi lo stomaco.
-Non ridere, è una cosa seria!- urlò il cuoco con denti da squalo, non riuscendo però a tenere lo sguardo sul viso del corvino per più di qualche secondo.
-Non preoccuparti, io non sono innamorato di te.- rispose questo sorridendo tranquillo.
-Che diavolo c’entra?!-
L’affermazione del capitano fece sorridere pure Zoro, ancora una volta quel ragazzo era riuscito a sorprenderlo con una risposta disarmante.
-Ti prego, te lo chiedo in ginocchio. Potresti almeno chiudere la camicia?-
-Ma fa caldo…-
-Rufy!-
-Si?-
-Chiudi la camicia!-
Il ragazzo dovette cedere alla disperata richiesta del compagno, notando qualche goccia di sangue che già minacciava di cadere dal naso.
 -Che idiota…- commentò Zoro a bassa voce.
-Ragazzi, io ho fame. - annunciò Rufy massaggiandosi lo stomaco ora coperto.
-A meno che tu non voglia carne di guardia per pranzo, temo proprio che dovrai aspettare…- rispose il biondo.
-Ma ho fame adesso…-
-Sopravvivrai.-
-Non credo, non posso combattere senza prima aver mangiato.-
-Ti ripeto che non ho niente da darti.- ribatté Sanji scocciato, l’insistenza del capitano lo irritava.
-E quel portapranzo che ti sei messo in tasca prima di partire?- chiese Rufy speranzoso.
-Quello è per la nostra navigatrice, non azzardarti a toccarlo!-
-Nami non si arrabbierà… ti prego!-
-No.-
Rufy stette qualche secondo in silenzio, poi il lampo di un’idea geniale gli attraversò la mente.
-E adesso?- chiese riaprendosi la giacca. A quel punto Sanji non riuscì più a trattenersi, cadendo al suolo per colpa del forte getto di sangue che uscì dal suo naso.
Fu un attimo. Un movimento furtivo, il fruscio di una lama, lo stridio delle spade. Rufy spense il suo sorriso, assumendo un’espressione seria. L’atmosfera, che fino a qualche secondo fa profumava di allegria, si era riempita di tensione nell’arco di qualche secondo.
 Così velocemente da sorprendere persino lo stesso aggressore.
Quando il cuoco riaprì gli occhi, ciò che vide furono una coltello bianco impugnato verticalmente ad un centimetro dal suo naso, ed una katana nera contrapposta che aveva parato il colpo della prima, quella di Zoro.
Qualche secondo per prendere coscienza della situazione, prima di sollevare dal suolo la gamba sinistra per colpire il braccio del suo nemico. L’attacco andò a buon fine ed il biondo riuscì a rialzarsi in piedi, asciugando con la manica il labbro ancora sporco del vischioso liquido rosso. Gli occhi si puntarono sulla figura nera ed incappucciata, arrabbiati e decisi.
-Non ti ha insegnato nessuno le buone maniere?- chiese acido.
-Mai attaccare qualcuno alle spalle, è un disonore che non posso accettare.- continuò lo spadaccino con lo stesso tipo di espressione impressa sul volto.
L’uomo fece un verso di stizza. Era sorprendente il modo in cui quei tre pirati apparentemente stupidi erano riusciti a ricomporsi in così poco tempo.
Rinfoderò l’arma nell’oscurità del mantello, rimuginando sulla strategia che avrebbe applicato per levarli di mezzo.
-Chi sei?- chiese netto Rufy, l’uomo ghignò.
-Sono colui che segnerà la vostra fine.-
A quelle parole Zoro sorrise, stringendo tra i denti la terza spada.
-Lo vedremo…-
 
In quella caverna c’erano davvero troppe guardie… tutte uguali, nere e incappucciate. Mille formiche che camminavano sicure tra la folla per gli intricati vicoli del luogo.
Usopp girovagava senza meta cercando di passare inosservato, unendosi al primo gruppo che gli si presentava. Da quanto aveva capito origliando i discorsi delle guardie, quella era una setta segreta con un piano di conquista ben definito da strane premunizioni. Non osò chiedere nulla, aveva troppa paura di destare sospetti.
Il tempo lo passò semplicemente camminando, senza mai arrivare a destinazione, cambiando ogni volta gruppo con cui confondersi. Poi c’era stato un annuncio, un’improvvisa notizia che aveva sconvolto l’equilibrio perfetto del luogo. Una guardia, agitata ed ansimante, aveva raggiunto la massa di persone dicendo: “la prescelta è arrivata. Riunione in gran sala per la prova tra trenta minuti”. Da quel momento il passo degli uomini incappucciati era diventato decisamente più frettoloso, tutti si stavano radunando in un unico punto; quel  groviglio di persone, così tante da non riuscire neanche a contarle, stavano per ammassarsi tutti in una sola zona.
Usopp cercava inutilmente di bloccare le gambe tremanti, mentre a volto basso procedeva verso quella che tutti chiamavano la “gran sala”.
Una voce alta e sonora invase l’aria appena  la porta rossiccia  fu spalancata, ancor prima dell’accecante luce verde. Dovevano essere in ritardo perché avevano già iniziato.
Nessuno osava aprir bocca,  tutti erano concentrati sul centro della sala, silenziosi. Il cecchino venne spinto verso la parete, schiacciato tra il muro e le schiene di chi era arrivato prima di lui.
-Per questo, e per tutto ciò in cui crediamo, compiremo anche quest’ultimo sacrificio in onore della prescelta.-  finì la voce. Il timbro era potente e quasi intimidatorio, il viso difficilmente scrutabile dalla posizione del ragazzo era coperto dal cappuccio nero.
Non capiva esattamente cosa stesse succedendo, ma quella situazione lo preoccupava.
Si sentì l’ennesima porta aprirsi, facendo comparire due individui alti e robusti che ne tenevano legata una terza.
-Lasciatemi!- urlò una voce femminile. Ad Usopp mancò il fiato, non poteva essere vero…
Con qualche gomitata riuscì a strisciare tra la folla di qualche fila, cercando disperatamente di vedere il volto della prigioniera.
L’uomo che prima aveva parlato la prese per i capelli, così da poterla mostrare alla sua setta.
-Miei cari amici… vi presento la nostra prescelta. Il suo nome è…-
-Nami!- finì il cecchino, attirando l’attenzione di tutti i presenti. Si pentì subito di quell’esclamazione.
-Usopp!-

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*saluta timidamente con la mano* ciao... vi ricordate di me? sono quella che ci ha messo due settimane per aggiornare ^^"
SCUSATE! Non è colpa mia, prendetevela con la mia scuola v.v
va beh, passiamo al capitolo che è meglio...
Mi sono detta, ma già Usopp dov'era finito? No insomma... come ho fatto a dimenticarmi del checchino migliore del mondo??  Va beh... in un modo o nell'altro sono riuscita a reinserirlo. Certo, l'ho messo nei casini, ma questi sono dettagli xD
La seconda parte mi è sembrata un po' troppo "hot"... insomma, io avrei fatto di peggio, ma questo perchè sono una pervertita ai livelli mondiali :3
quindi non so...  all'inizio volevo creare questa situazione con Sanji e Zoro, ma poi mi sono detta: Rufy è più ingenuo, sarà più divertente!  
Poi la parte in cui dice: "-Accetto di farmi picchiare da un uomo a forma di cigno dalle sembianze di Nami, di rischiare di morire dissanguato guardando una sirena-" dite che è spoiler? io penso di si, ma ci stava troppo bene... consigli?
nel prossimo capitolo penso inizierò qualche combattimento, ma non assicuro niente... ho paura di trascurare gli altri personaggi.
Questa storia mi appassiona sempre di più, spero di riuscire nell'intento di trasmettervi le mie emozioni :3
un saluto e alla prossima!


TK:3

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Capitolo 20
*** La chiave. ***


-Funziona!- urlò Nana con un sorriso raggiante.
Ran era in piedi, in mano un oggettino color rosa chiaro, addosso solo una canottiera e un paio di pantaloncini bianchi. Della tuta nessuna traccia.
L’avevano trovato in un angolo del corridoio, poco tempo dopo la separazione con i tre pirati.
-Chissà se ce la faranno…- aveva detto Mery, mentre con lo sguardo scrutava lo spadaccino dai capelli verde prato mentre attraversava l’uscio di quella tanto minacciosa porta.
-Io dico di si, ho trovato negli occhi di quel ragazzo corvino una determinazione mai vista in nessun altro.- sorrise Nana.
Fu a quel punto che la marines sbuffò infastidita, rendendosi finalmente partecipe della conversazione. In presenza dei pirati, stranamente, non aveva avuto il coraggio di pronunciare una sola parola… forse perché la intimorivano, o più probabilmente perché sapeva di essere fuori luogo in una conversazione con dei fuorilegge.
-Siete delle illuse. Come potete anche solo pensare che tre pirati da strapazzo possano abbattere da soli un’intera setta.-
-Io ho fiducia in loro, e dovresti averne anche tu visto che stanno lottando per salvare tutte noi.- sottolineò acida la bionda.
-Smettetela, metterci l’una contro l’altra non farà altro che peggiorare la situazione.- Ginni si interpose tra le due donne, evitando così un’eventuale lite.
-Ora che ci penso… per caso voi siete dei pirati?- la domanda di Mery lasciò tutti un po’ spiazzati. Ma lei era così, diceva la prima cosa che le passava per la testa senza farsi troppi problemi.
-Ho sempre voluto diventare un pirata…- si spiegò abbassando lo sguardo.
-Certo che no! -esclamò indignata la donna dai capelli rosso fuoco, com’era prevedibile.
-Allora se odi i pirati devi essere una… una marine, giusto? Mio padre lo era.-
-Si esattamente. Il mio nome è Lucy.- cambiò tono la ragazza, la figlia di un marine non poteva certo essere una cattiva persona… e poi doveva trovarsi qualche alleata. Non poteva nascondere che ci fosse qualche ostilità con le altre prigioniere, specialmente quella fuorilegge corvina o la strana tipa bionda… doveva trovare qualcuno di cui potersi fidare, così da non rimanere sola.
-Un giorno solcherò i mari con la mia ciurma, conquistando libertà e ricchezza. Il mio obbiettivo è trovare il mitico tesoro di Roger!- affermò Mery senza ascoltarla. Non per dispetto, ma per semplice disattenzione.
-Sai che anche Rufy e i suoi amici  hanno il tuo stesso sogno?-
-Zoro è un pirata? Ora si spiegano tante cose…- sorrise, prima di poggiare distrattamente lo sguardo sulla ragazza castana che se ne stava silenziosamente in disparte.
-E tu?-
-Cosa?- rispose distrattamente Ran, come svegliata da uno stato di trans. La testa era immersa in mille pensieri disordinati e disgiunti tra loro, la situazione era critica e lei non aveva la minima idea di che fare. Era preoccupata per Conan, non sapeva dov’era o se stava bene e questo la riempiva di ansia. Ma la cosa che più la intimoriva era l’idea di esser rimasta sola; prima poteva ancora appoggiarsi a Nami, quella singolare ragazza che conosceva a malapena ma che le aveva ispirato fiducia sin dal primo incontro, ma ora che anche lei era stata rapita non c’era più nessuno a darle sicurezza, rinchiusa in una gabbia di un altro mondo con delle donne totalmente sconosciute.
-Anche tu fai parte della loro ciurma?-
-I-io…-
-Strano,  non ricordo la tua faccia nelle taglie dei Mugiwara.- si intromise Emily.
-Non sono un pirata.- affermò decisa. Non aveva la minima idea di quale importanza avesse quel nome nell’universo in cui si trovava, ma nel suo non era certo un titolo di cui vantarsi.
Fu in quel momento che Ginni balzò con uno scatto davanti a tutte, distogliendo l’attenzione dalla mora.
-Guardate che ho trovato… era vicino alle sbarre, dalla parte del corridoio.- esclamò mostrando un oggettino di forma cilindrica.
-Deve averlo perso qualche guardia passando.- ipotizzò Emily, levandoglielo dalle mani per scrutarlo con più attenzione.
-Potrebbe essere una chiave o qualcosa di simile…- disse Mery con un sorriso.
-O un pericolosissimo strumento di tortura.- commentò Lucy.
-Sei così negativa… per me è una chiave.-
-Sono semplicemente realistica, tu piuttosto come fai ad essere così convinta.-
-Mi ispira positività, e poi è rosa.-
-Quindi?-
-Ha un colore così allegro, non può certo servire per scopi malvagi.-
-Ma che diavolo dici!-
-Fidati, il mio istinto non sbaglia mai.-
Ran sentiva senza ascoltare gli insensati discorsi delle donne, come un eco lontano. Gettò uno sguardo sull’oggetto, trovando una forma quasi familiare.
Passo uno ad uno i volti delle presenti per cercar di ricordare dove avesse già visto quel simbolo.
-Ma certo…- bisbigliò a tono basso una volta che gli occhi si furono posati sul petto di Emily, poi spostò lo sguardo sul suo e ne ebbe la conferma.
Sfilò dalle mani  della donna il piccolo arnese, cercando di attirare l’attenzione delle altre.
-Il simbolo…- disse sfiorando il leggero disegno a forma di fenice posta sul bordo. Il colore era perfettamente omogeneo al resto, il che lo rendeva piuttosto difficile da notare; era leggermente rialzato, percepibile al tatto ma non alla vista.
Lo stesso disegno ce l’avevano le tute stesse, più precisamente posto al centro del petto tra i seni. Essendo quella parte di tessuto bianca, il simbolo aveva una tonalità color panna, anche questa molto mimetizzata.
Ran ne fece presente con gesti e qualche parola a tono basso, non ancora molto a suo agio tra quelle persone.
-Penso che sia un congegno per levare queste tute…-
-Visto? Come sempre avevo ragione, è una chiave.- sottolineò Mery rivolta alla marines.
-Non è detto!- ribatté quest’ultima.
-Lucy ha ragione, per una volta, potrebbe essere qualsiasi cosa.- Parlò Emily, stranamente d’accordo con quella mocciosa dalla la puzza sotto il naso.
-Beh, dobbiamo comunque prendere una decisione.- Nana di avvicinò all’oggettino, pronta per prenderlo.
-Io voglio tentare.- scandì Ran, lo sguardo talmente deciso da far ritrarre la mano alla ragazza.
Avrebbe rischiato, si sarebbe sacrificata se fosse stato necessario. Lo avrebbe fatto per Conan, quel piccolo ragazzino per cui provava un affetto inestimabile. Per  Shinici, chissà dove si trovava in quel momento… forse aveva provato a contattarla ed era in pena per lei, o più probabilmente non si era neanche accorto della sua scomparsa, assorto com’era un una delle sue mille indagini. Nonostante tutto, sentiva che qualcosa la univa a quel ragazzo così assente, e avrebbe fatto quel gesto anche per quello strano legame.
Chiuse gli occhi e con un scatto netto e preciso lo poggiò sul disegno. Un sospiro di sollievo la pervase in una brezza benefica.
 
 
Zoro aveva posizionato tra i denti la terza spada, lo sguardo sicuro e il corpo teso e pronto all’azione.  Venne bloccato dal braccio nero di Sanji, che si era posizionato con uno scatto veloce davanti al suo viso.
-No, sarò io a combattere.-
-Levati dai piedi, cuoco da strapazzo.- minacciò scontroso lo spadaccino.
-Questo vigliacco fa parte di una setta che ha compiuto atti imperdonabili. Milioni di ragazze sono rinchiuse in piccole e umide celle tremanti dalla paura, ammassate come bestie in cerca della luce, spinte al limite del riguardo umano;  non posso sopportare un uomo deciso a combattere per degli ideali tanto terribili.-
La sigaretta che si era acceso solo qualche minuto prima era scivolata dalle labbra per la foga di quelle parole; la pestò una volta pronunciata l’ultima frase, mostrando in quel gesto distruttivo tutto l’odio che possedeva in cuore.
Zoro lo osservò qualche istante, prima di rinfoderare le katane e allontanarsi verso il suo capitano.
Questo rimase impassibile, serio in viso non provò neanche a ribattere. Entrambi i pirati conoscevano i principi a cui il loro compagno era strettamente legato, e provare a dissuaderlo dalla sua decisione sarebbe stata un’inutile perdita di tempo.
Non ci fu più nulla da dire. Semplicemente si girarono e proseguirono la loro corsa verso Nami lasciando indietro Sanji.
-Attento a non restarci secco, stupido cuoco.- urlò Zoro mentre si allontanava.
-Senza te tra i piedi sarà una passeggiata!-
L’uomo in nero sorrise beffardo.
-Dividendovi ritarderete solo la vostra sorte. Ci sono altri due generali in giro per la grotta, spero che i tuoi amici non si siano fatti troppe illusioni di fuga, perché non nessuno è mai sfuggito alla loro cattura. Sempre se non li raggiungo prima io…-
-Tu preoccupati di me adesso.- rispose il biondo senza alcun segno di agitazione.
-Con piacere.-
Poi scomparve. Così dal nulla, come un battito di palpebre, il corridoio davanti al ragazzo divenne vuoto.
Dapprima ne fu stupito, doveva ammettere che una mossa del genere non se l’aspettava… chiuse gli occhi, mettendosi sulla difensiva, con un avversario così la vista era superflua.
Uno scatto veloce, un flebile spostamento d’aria. Sanji si girò si scatto e parò il colpo con la gamba, disarmandolo.
Appoggiò il piede con cui si era difeso sul terreno, così da poter caricare un attacco con l’altro arto. Questo però fu velocemente evitato ed il ragazzo dovette indietreggiare per ristabilire l’equilibrio.
Fece appena in tempo a sentire lo stridio del metallo, un nuovo colpo era già partito dal suo avversario. Tre coltellini, piccoli e affilati, viaggiavano diretti verso lo stomaco.
Cadde a terra per evitarli, ma non riportò alcuna ferita. Ebbe il tempo di vederli: bianchi e a impugnatura color pece, la punta era impregnata da un liquido blu piuttosto denso. Robin gliene aveva parlato, ogni guardia possedeva un tipo diverso di veleno. Ma di quello non doveva preoccuparsi, fortunatamente era ormai  immune alle sostanze della setta.
Provò a rialzarsi, stando attento a non farsi cogliere di sorpresa. Era come lottare con un’ombra, una sola distrazione sarebbe stata fatale.
Il secondo calcio andò a segno, colpendo il viso e portandolo con se fino a terra. Il rumore della pietra andata in frantumi riempì l’aria, sporcata da polvere e terra.
Ma quando la nebbiolina grigia si fu diradata, il nemico non c’era già più. Lo aveva portato via il vento, abbandonando il mantello nero che ora giaceva tra polvere e sangue. Almeno era riuscito a ferirlo…
Non fece in tempo a percepirlo. Gli riapparve davanti ad una velocità disumana, bloccandogli il respiro. Un paio di occhi gialli, piccoli e malvagi come quelli di un serpente, un sorriso vittorioso,  un lungo coltello ora infilato nel fianco…

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Holaaaa! Lo so... ora sarete sul computer seduti su una sedia a rotelle con dentiera e parrucchino, vostro nipote di vent'anni in braccio e con un sorriso starete finalmente dicendo "ha aggiornato!" (?)
Ok, era solo un patetico mezzo per scusarmi del ritardo ^^" non ve lo sto neanche più a ripetere... scuola, studio e cavolate varie -.- 
Se non fossi stata male non l'avrei finito neanche questa settimana (grazie influenza, qualche lato positivo ce l'hai!)
E poi per cosa? per un capitolo che definirei terrificante... 
Sono felice di aver liberato finalmente le ragazze, ma ci ho messo davvero troppo tempo! Così ho dovuto tagliare in due parti il combattimento di Sanji T.T
Ran ero indecisa se mostrarla impaurita o coraggiosa... insomma, anche lei ha un bel caratterino, ma rimane pur sempre una ragazza di città abituata alla normalità e cose varie. Così ho optato per una ragazza silenziosa ma che comunque partecipa alla rivolta. 
Ho cercato di rendere un pò meglio i caratteri delle altre prigioniere, soprattutto per Lucy, di cui mi sono accorta solo oggi che le mancava il nome O.o (ma si puo'??) comunque, per chi non ricordasse tutti i nomi (tipo me, so di essere scandalosa) ecco pronta una piccola legenda per voi! Giusto per definirli al livello estetico, per avere una loro immagine nel racconto.
-
Emily: pirata,  lunghi capelli mossi e neri, occhi neri.
Lucy: Marine fissata, capelli corti rossi, occhi blu.
Nana: marine, occhi marrone chiaro, capelli biondi.
Ginni: capelli rosa, occhi azzurri.
Mery: capelli viola rilegati in due code alte e mossi alla fine, occhi neri.
-

Fine del capitolo: Sanji viene accoltellato... riuscirà a sconfiggere il suo avversario? E' davvero diventato immune ai veleni della setta? E cosa più importante, la smetterà di eccitarsi per il suo capitano?
Questo ed altro nella prossima puntata!
Ok, ho davvero bisogno di una sana dormita... -.-  
Un saluto e alla prossima!


TK:3

 

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Capitolo 21
*** Rivoluzioni e cloni difettosi ***


-Siete libere.-
-Come possiamo sdebitarci?-
-Aiutateci a sconfiggere la Setta Della Fenice una volta per tutte.- Conan mostrò il suo volto infantile prima oscurato dal cappuccio nero, sfoggiando un bianco sorriso sicuro. La donna con la quale stava parlando rispose con lo sguardo, anche lei come le altre era pronta a fare il possibile per fuggire da quel luogo demoniaco.
Alcune rimanevano titubanti, semplici cittadine per lo più, stavano sedute all’interno delle gabbie tremanti di paura. C’era da capirle, non tutte disponevano di un coraggio tale da ribellarsi ad un nemico tanto potente. A quelle che superavano il timore, il guardiano dai capelli rossi distribuiva i piccoli cilindri per liberarle dalle tute.
-Svelto Conan, non abbiamo molto tempo.-
-Lo so…- e lo stridio delle sbarre che si aprivano risuonò nuovamente nell’aria. Una nuova atmosfera aveva invaso i corridoi della grotta; non si sentiva più l’odore del terrore, ma di una flebile speranza che animò la maggior parte delle prigioniere. Di guardie non ce n’erano, si erano misteriosamente allontanate tutte verso la zona centrale; il silenzio funerario era totalmente svanito, lasciando posto a brusii e urli di incitamento alla battaglia.
 Era iniziata, la grande ribellione che tutte sognavano stava finalmente prendendo forma.
Robin si avvicinò al mini detective, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Salveremo Ran, è una promessa.- sorrise incoraggiante e il ragazzino si voltò verso di lei.
-Parteciperò con voi alla battaglia.-
-Ne sei sicuro? Il rischio di sconfitta è molto elevato…-
-Sono disposto a morire per Ran!- Conan rispose senza esitazione, quella era l’ultima sicurezza che aveva e dubitare anche di essa lo avrebbe portato alla pazzia.
Robin sorrise quasi divertita.
-Perché lei è così importante per te?-
Conan la fissò silenzioso. Già, quella era una domanda che non si era mai posto.
Non c’era un motivo preciso, era così e basta… fin da quando l’aveva incontrata aveva sempre avuto l’istinto di proteggerla, di metterla davanti a se stesso, senza una spiegazione.
Improvvisamente la mente gli riportò l’immagine di Rufy sulla nave. il suo sguardo preoccupato, i muscoli tesi, le mani che stringevano quasi involontariamente la sedia rivelando agitazione e voglia di agire…  da quel punto di vista erano molto simili, anche lui avrebbe fatto di tutto per salvare Nami. Ma la domanda comunque rimaneva. Perché lo facevano, perché entrambi erano legati così tanto a quelle due ragazze?
 
 
-Zoro!-
-Che c’è?- lo spadaccino si girò preoccupato, immaginandosi un altro attacco nemico. Ma l’unica cosa che vide fu un sorridente Rufy che mostrava il suo ora muscoloso petto.
-Sono tornato normale!- esclamò felice, non ne poteva più di quelle fattezze femminili, non era abituato al peso dei seni o alle mani piccole. Chissà come facevano Nami o Robin a sopportarle…
Zoro stava per rispondergli disinteressato, ma una flebile vibrazione interruppe la conversazione. Il terreno fu scosso in movimento quasi impercettibile che creò il silenzio tra i due pirati.
Il rumore fece qualche secondo di pausa, lasciando l’illusione di un semplice terremoto. Il tempo di riposare gli occhi al suolo, questo si sollevò come un esplosione, riempiendo l’aria di polvere e terra.
Rufy fece un passo indietro coprendosi gli occhi con la mano, Zoro invece per prima cosa impugnò una delle sue tre spade. La nebbiolina si diradò, mostrando due figure nere ma senza cappuccio. Fissavano sorridenti, studiandoli come se volessero attaccare da un momento all’altro.
Erano un ragazzo ed una ragazza, anche se questa era l’unica caratteristica che gli distingueva. I capelli erano di un colore blu acceso; per il maschio corti e puntati verso l’altro, per la femmina rilegati in due codine alte con una frangetta corta. La carnagione era chiara ed entrambi avevano disegnata una stella nera sul viso a ricoprire la zona dell’occhio destro. Gli occhi pece, i corpi slanciati, i denti bianchi che illuminavano l’oscurità  della grotta sullo sfondo.
-E così siete voi i fuggitivi… mi aspettavo qualcosa di meglio.-
-Non dovevi illuderti cara sorellina, purtroppo i pirati non sono mai nulla di eccezionale.-            
-Che peccato così uccidervi sarà troppo noioso.- sorrise, portandosi l’unghia alle labbra per mordicchiarla.
Rufy gli guardò interrogativo, piegando la testa da un lato per grattarsi meglio la testa.
-E questi chi sono?-
-Evidentemente due cloni…-
-Ma cosa dici Zoro! Non vedi che sono maschio e femmina?-
-Saranno cloni difettosi.-
-Potrebbe essere… - Rufy si sfregò il mento in posa riflessiva, poi decise di chiederlo direttamente alle due guardie: non gli piaceva molto pensare.
-Ascoltate, per caso siete cloni difettosi? E cosa più importante, la fate la cacca?-
Questi lo guardarono con un misto tra interrogativi e infastiditi, aspettandosi ogni possibile reazione eccetto che quella.
-Ma possibile che tu chieda sempre la stessa domanda?!- lo sgridò Zoro.
-Basta sciocchezze.- disse la guardia coi codini tirando fuori dal nero del mantello la sua sottilissima spada nera. –Finiamola una volta per tutte.- e gli occhi vennero illuminati dal riflesso della spada.
I pirati rimasero in silenzio a guardarla…
-Chi di voi due è il clone?- chiese Rufy tranquillo.
-Noi non siamo cloni!- urlò questa con un colpo di spada in traiettoria del collo del capitano.
Questo si piegò con uno scatto fulmineo, un ginocchio a terra e l’altro pronto a darsi lo slancio per rialzarsi.
Dietro di lui Zoro aveva già parato il colpo della lama con la sua arma. Ci fu qualche attimo di tensione tra i due metalli, ma poi la ragazza fu costretta a retrocedere: la potenza muscolare del pirata non era per nulla paragonabile alla sua.
-Uno spadaccino… interessante.-
Il fratello provò con un secondo attacco al ragazzo di gomma, sfruttando il suo momento di debolezza.
Rufy lo vide avvicinarsi e per parare il colpo allungò il tallone del piede destro contro l’impugnatura per disarmarlo. La spada barcollò un po’, ma poi riuscì a riprendere stabilità.
-Haki dell’armatura. Pugno gum gum… in azione!- e il pugno nero si andò a schiantare contro il naso del nemico.
Questo, senza avere il tempo di difendersi, venne scaraventato contro il muro ad una velocità sovrumana. Il fatto strano fu che, al momento del contatto con la pietra, non ci fu alcuno schianto. Il corpo della guardia venne letteralmente assorbito dal materiale.
-Ma che…?!- pensò Rufy sbalordito.
La parete cominciò a sciogliersi come cera, rivelando il corpo illeso del ragazzo.
-Il mio potere è quello di sciogliere le cose… sorprendente vero?-
-Magnifico!- esclamò il capitano con gli occhi a forma di stella.
Il ragazzo sorrise, poi pose il palmo della mano sul suolo sottostante. Questo cominciò a creare piccole onde come un budino, fino a quando non divenne talmente morbido da riuscire a tuffarcisi dentro.
Si sentì un leggero tremolio, poi tutto divenne silenzioso. Rufy si guardò intorno serio, sapeva che prima o poi sarebbe riapparso in modo da coglierlo di sorpresa.
Ciò che non aveva previsto era che quella volta il suo nemico, invece di attaccare dal basso,  sarebbe sbucato direttamente dal soffitto. Ad avvertirlo fu Zoro.
-Rufy, dietro di te!- disse parando l’ennesimo colpo di spada da parte della ragazza. La sua avversaria non sembrava fisicamente tanto forte, ma era veloce e sapeva cogliere il momento giusto per attaccare. Inoltre Robin aveva detto che ogni guardia possedeva un tipo di sostanza differente, quindi anche lei doveva avere un qualche potere speciale non ancora mostrato…
Schivò con estrema facilità l’ennesimo affondo, pronto per contrattaccare con un laterale. Ma quando la lama fu vicina al fianco della donna questa con un salto ci balzò sopra; poi sfruttando la sua posizione tirò un colpo laterale con il collo del piede sulla fronte dello spadaccino, facendolo cadere all’indietro assieme a lei.
Zoro si ritrovò disteso sulla pietra fredda, la sua avversaria sorrideva seduta sopra di lui mentre gli teneva bloccate le braccia con i piedi.
-Sei bravo come spadaccino, ma non sei molto sveglio…-
-Forse ti ho sottovalutata.- rispose lui, lo sguardo non mostrava alcun segno di insicurezza.
-Attenta a non fare lo stesso errore con me.-
La guardia recuperò la sua spada dal suolo, portandogliela al collo.
-Non penso ce ne sarà bisogno.-
A quel punto Zoro aiutandosi con le gambe, spinse col bacino il peso della ragazza il tempo necessario per liberarsi una mano ed impugnare la spada.
La spinse nel fianco della donna senza darle il tempo di reagire; questa fece un urlo di dolore, poi mollò la presa. si rialzò faticosamente, portandosi le mani alla ferita e indietreggiando, gli occhi stretti in una smorfia sofferente e le vesti sporche di sangue.  
Con un movimento veloce Zoro si rimise in piedi, poi si guardò intorno interrogativo. Era sparita…
 
Rufy si pulì la striscia rossa dalla fronte, gli occhi ora seri fissavano la figura nera davanti a lui. Il loro combattimento non era stato altro che una specie di caccia alla talpa, dove la guardia si nascondeva e lui cercava di capire dove attaccare. poteva apparire ovunque, anche dalle pareti, e ogni volta provava a colpire alle spalle.
-Ti piace ancora così tanto il mio potere?-
-Si è davvero forte, ma mi stai dando sui nervi.-
La guardia prese a ridere.
-Non ti preoccupare, questa lotta finirà presto.- e nuovamente scomparì nel muro.
Il capitano sbuffò seccato, non ne poteva più di combattere con una persona che neanche vedeva. Così decise di fare la cosa più logica: entrò con lui nella macchia gelatinosa creatasi sul muro, appena prima che essa scomparisse.
Era strano trovarsi lì dentro, una sensazione mai provata prima. Non vedeva nulla e non c’era ossigeno, ma la pietra morbida a contatto con la sua pelle gli dava una strana sensazione di benessere.
 Sentì quella sostanza liquida invadergli il corpo, come in acqua ma qui i frutti del diavolo non avevano alcun effetto. Poi la parte dietro la schiena cominciò a diventare sempre più dura, evidentemente la pietra cercava di riacquistare il suo aspetto originale… Rufy prese a muovere braccia e gambe alla ceca, senza aver la minima idea di ciò che stava facendo, alla fine in qualche modo riuscì a spostarsi in avanti riuscendo a scampare al pericolo di rimanere intrappolato.
La guardia aveva un raggio d’azione entro il quale il materiale rimaneva liquido, quando si spostava anche la pietra cambiava la forma. Iniziò così un inseguimento da parte del capitano verso quell’uomo che non si era nemmeno accorto della sua presenza. Anche se in fondo c’era da capirlo, chi si sarebbe mai aspettato una mossa simile? Rufy si era cacciato in un gran guaio con le sue stesse mani, se solo si fosse allontanato di un solo centimetro da quel raggio, per lui sarebbe stata la fine.
-Ma dove diavolo sarà finito…- disse il ragazzo continuando a spostarsi agile come un pesce nel sottosuolo. Col tempo aveva acquisito varie abilità di potenziamento, tra cui quella di percepire i passi delle persone sopra di lui; ora però ne sentiva solo due, sua sorella e lo spadaccino, il suo avversario si era praticamente smaterializzato…
A risolvere il misterioso enigma fu proprio il capitano, che rosso in viso per il troppo tempo trascorso senza ossigeno stava cercando di rompere la pietra con qualche pugno. La guardia sorrise quasi divertita, il pesce aveva abboccato all’amo senza neanche mettere l’esca.
 
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E il premio per il più lungo ritardo negli aggiornamenti va a... meeee!
no ok, forse c'è qualcuno più lento nel mondo, ma io sono scandalosa lo stesso X3
che begli i combattimenti doppi, sono magnifici! Quando non sai più che scrivere di uno, passi all'altro v.v  spero solo di esser riuscita a farlo bene...
Zoro si ritrova a combattere con una spadaccina furbetta, riesce a ferirla in modo apparentemente grave ma subito dopo sparisce nel nulla.
Rufy lotta con un tipo che attraversa i muri, e logicamente lo segue... della serie "ho fatto una cazzata" (qui la parolaccia ci stava troppo)
Ma torniamo alla prima parte del capitolo, dove Conan e Robin scatenano la rivolta. Se vi state chiedendo il perchè ve lo spiego subito.
Per prima cosa l'idea di farle stare con le mani in mano non mi piaceva molto... Insomma, mi sa tanto di damigelle afflitte in attesa del principe azzurro. No, noi donne siamo forti e lottiamo per i nostri diritti. (lunga vita alle femmineeee!)
Va beh, a parte questo c'è anche il fatto che mi sembrava poco realistico. Insomma un'antica setta super potente a cui non ci si riesce nemmeno ad avvicinare, dove anche ragazze abituate alla lotta vengono rinchiuse senza scampo, venga rasa al suolo da sei pirati. Ok che i nostri amati Mugiwara hanno fatto anche di peggio, ma non dimentichiamo che hanno sempre ricevuto un aiuto. 
In sintesi, con la rivoluzione delle prigioniere penso che sarà tutto molto più verosimile.
Conan non capisce di essere innamorato di Ran... va be ci arriverà prima o poi ;)
grazie a tutti quelli che continuano a trovar la forza di leggere questi strani capitoli, dove Zoro si lascia immobilizzare da una spadaccina qualunque e Rufy impara magicamente a nuotare .-.
un saluto e alla prossima!


TK:3

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Capitolo 22
*** Giustizia. ***


-La conosci?!-
-Impossibile… nessun membro della setta può uscire dall’isola all’infuori dei generali.-
-Che sia una spia?-
Voci dei vicini incappucciati che pian piano si avvicinavano verso il povero Usopp, accalcandosi per non lasciargli via di fuga.
-I-io?  Ma che vi salta in mente!- rispose il ragazzo tremante come una foglia. Le braccia erano distese, in modo da creare quel poco di spazio vitale che gli consentisse di non far accostare troppo le guardie alle sue fattezze ancora femminili, nascoste dal semplice tessuto nero.
-E allora perché conosci il suo nome?- chiese un tizio dietro di lui, un uomo alto e grosso.
-Ah si, beh ecco…. C’è una spiegazione perfettamente logica a questa tua domanda.-
-Mi piacerebbe sentirla.-
Nami guardava silenziosa il suo compagno  sudare freddo,  mentre provava ad elaborare una scusa plausibile per tirarsi fuori dai guai. Decise di aiutarlo, la situazione era critica e la cosa più giusta da fare era almeno provare a salvare il suo compagno per fare in modo che avvisasse gli altri.
-Maledetto! Sei tu, ti riconosco, la guardia che mi ha sbattuto in quella lurida prigione!- disse in tono scenico, l’abilità a mentire le era sempre stata molto utile.
Il ragazzo, dopo qualche secondo di smarrimento, sorrise in modo complice.
-Stupida mocciosa, chi ti ha dato il permesso di pronunciare il mio nome? Io sono il grande capit…guardiano Usopp! -
-L’ho sentito mentre ti chiamava un tuo complice e l’ho odiato con tutta me stessa. Che tu possa bruciare nel lento fuoco dei tuoi peccati.- e a quelle parole tanto dure, pur sapendo della recita, Usopp rabbrividì.
Zero rimase qualche secondo a guardargli, poi sorrise e puntò lo sguardo sugli occhi della rossa.
-Abile a mentire… un’altra buona qualità che non può mancare nella prescelta.-
-C-che cosa?-
-Mi dispiace interrompere la recita, ma questi giochetti con me non funzionano… portate qui l’intruso.-
Usopp spalancò la bocca sbalordito, come aveva fatto quell’uomo a smascherarli così velocemente?
Con uno scatto si scostò dai corpi dei nemici, portando le mani nel punto dove solitamente teneva la sua inseparabile fionda. Si ricordò troppo tardi del fatto che l’aveva lasciata nascosta nell’angolo della grotta ore prima, concludendo con Robin che era troppo ingombrante per potersela portate dietro.
-A-aspettate un attimo, ci dev’essere stato un errore io…- ma non fece in tempo a finire la frase, successe tutto troppo in fretta, un avvenimento totalmente inaspettato che lasciò tutti paralizzati. Il portone principale si spalancò improvvisamente accogliendo sull’uscio centinaia di donne munite solo di una tutina bianca e, anche se non tutte, qualche arma.
Presero a correre nella mischia di guardie nere, sfruttando la superiorità numerica e l’effetto sorpresa.
Davanti al gruppo c’erano quelle con i poteri dei frutti del diavolo, che abilmente facevano strada a quelle armate. Infine, infondo al gruppo, le deboli ma coraggiose cittadine affiancavano le altre come più potevano.
Come una chiazza di tempera bianca cade su un foglio nero, espandendosi lenta ma costante, anche le ribelli cominciarono a guadagnare terreno combattendo allo stremo sul freddo pavimento di pietra.
Robin e Conan correvano in mezzo alla mischia, il detective portava in mano una gigantesca fionda verde mentre l’archeologa apriva la strada con il suo potere.
-Guarda Conan, al centro della sala…-
-Lo vedo, dev’essere quello che cerchiamo. E lì vicino c’è pure Usopp.-
Gli uomini della setta ebbero qualche secondo di smarrimento, cercando di assimilare una rivoluzione così grande e completamente inaspettata.
-Maledette…- ringhiò Zero, stringendo i pugno per mantenere il controllo. Quello era il giorno più glorioso per la sua gente, dopo un’attesa di più di mille anni la prescelta era giunta e con il suo sacrificio la loro rinascita già prescritta si sarebbe finalmente avverata. Come osavano quei rivoltanti esseri, quelle dannate cavie interrompere un momento tanto sacro?! La loro sola presenza lo disgustava, ebbe il desiderio ucciderle tutte immediatamente, schiacciarle come insignificanti formiche, ma in quella stanza c’era anche la sua gente e non poteva rischiare di far loro del male…
-Signore… che facciamo?!-
-Distruggetele. Non lasciate neanche un superstite, voglio che vengano eliminate dalla faccia della terra.-
Fu in quell’esatto momento che accadde un secondo fatto completamente imprevedibile.
La terra prese a muoversi, le pietrine più piccole saltellavano scosse dal vibrare del pavimento e sul soffitto si creò una gigantesca crepa che andò ad allagarsi velocemente. Qualche cigoli preoccupante e quest’ultima franò, formando un grosso buco al centro della sala.
Tutti i presenti distolsero l’attenzione dal cecchino, puntando gli occhi verso il ragazzo che era appena apparso dalla polvere.
 
 
-Stupido…- la voce risuonò più volte nella grotta, un eco tranquillo e silenzioso.
-Pensi davvero che riuscirete a sconfiggere un’intera setta con così pochi uomini?-
Zoro sorrise, muovendo lo sguardo da destra a sinistra per riuscire ad individuare la posizione della sua avversaria.
-No, ne sono sicuro.-
La risposta fu una schernente risatina.
-Mi piace la tua decisione  e sei anche molto forte, mi dispiace doverti eliminare…- e quattro lame tagliarono l’oscurità veloci come proiettili. Lo spadaccino gli parò senza sforzo. Per avere una migliore visibilità restava vicino ad una delle fiaccole attaccate a muro; questa illuminava un piccolo e debole perimetro che comprendeva la larghezza e l’altezza del corridoio più una parte del soffitto. Ma dopo quella zona, lì dove la luce non riusciva ad insediarsi, il nero avvolgeva come una coperta il silenzioso nemico.
-Cos’è che vi spinge a fare tutto questo, perché siete qui?- si stava spostando, il ragazzo riusciva ad intercettarla grazie al suono della sua voce. Ora il tono era divenuto più serio.
-Dobbiamo recuperare un’amica… è stata rapita dalla vostra setta.-
-Quindi siete venuti qui solo per salvarla?-
-Esattamente.-
-Menti!- Zoro alzò un sopracciglio confuso, perché la sua voce era ora diventata così forte e piena di rabbia?
-Non prendermi in giro, vuoi davvero farmi credere che un gruppetto di ragazzi come voi  stia di propria volontà  andando  incontro a morte certa contro centinaia di guerrieri solo per salvare una donna?-
-Non è una “donna”, è una nostra compagna.- rispose lo spadaccino un po’ meno calmo, non gli piaceva combattere con il nulla e quella ragazza stava cominciando ad infastidirlo.
-Ciò che dici non ha alcun senso… non si rischia la propria vita per salvare quella di qualcun altro.- la spada uscì fulminea dall’oscurità, creando un forte rumore di metallo nel momento in cui la lama pece del pirata andò a parare il colpo. Il nemico si mostrò finalmente alla luce, il volto era serio e lo sguardo stizzito. Non c’era più quel sorriso di sfida con il quale si era presentata.
-Vi ha mandato la marina?-
-Se non l’avessi ancora capito stupida mocciosa, noi siamo pirati!-
Poi la pressione tra le due armi venne respinta da entrambe le parti, riportandoli ad una distanza di sicurezza. Ma questa volta la guardia non scappò nell’ombra; rimase lì, immobile, a fissare il suo rivale.
-Cosa cambia… voi stupidi umani di superficie siete tutti uguali. Amate creare regole rigide e insensate e poi vi divertite ad infrangerle; chiamate “libertà” la possibilità di fare tutto ciò che si vuole, senza dar peso alle conseguenze… e tu vuoi dirmi che delle persone di questo genere sono disposte a sacrificarsi per qualcun altro?-  il medesimo attacco laterale andò a pararsi sul fianco nemico.
-Non siamo tutti uguali, come qui da voi, ogni persona ha la propria traduzione di giustizia. È per questo che ci sono le guerre, per i diversi ideali; non ce ne sono di giusti o sbagliati, si è nel bene solo quando ci si crede fino in fondo. Ma questo è un argomento che non potrai mai capire, in una setta ci si muove seguendo un unico cervello.-
-Sta zitto!- la voce risuonava sempre più irritata, in completo contrasto con quella calma e fredda dello spadaccino.
-Non puoi giudicare la gente senza averla nemmeno mai vista.-
-Smettila, tu non sai niente di me!- con uno scatto fulmineo lanciò la mano sinistra, ora impregnata di un liquido azzurrino verso il petto del ragazzo, scagliando le piccole gocce velenose.
Queste andarono a scontrarsi prima contro la maglietta, bruciandola, poi sulla pelle nuda dei pettorali. Ma non crearono alcun danno, la pozione faceva effetto…
-La mia famiglia… i miei amici, i miei concittadini… gli hanno uccisi tutti! Morti per mano di luridi pirati, è questo quel che intendi per giustizia?!-
La ragazza iniziò a colpirlo quasi alla cieca, una serie di attacchi casuali puntualmente respinti. E ad ogni colpo era seguita qualche parola che connessa alle altre dava vita ad un discorso triste e ricco di rancore.
-Vi sentite forti… uccidendo la gente… e create su questi omicidi… dei vostri personali valori… ma in bocca a voi… la parola giustizia… sa solo di dolore e disperazione!-   
 Zoro sfruttò l’occasione e con un movimento fluido disarmò l’avversaria, sbattendola al muro in una frazione di secondo.
-E’ per questo che combatti con la setta, per vendetta?-
-Voi esseri di superficie siete senza scrupoli, non meritate di vivere. Io lo faccio solo per giustizia.-
-Prova a guardarti intorno, a contare il numero infinito di celle che imprigionano centinaia di giovani spaurite e affamate. Che hanno fatto loro di male, è questa la giustizia a cui te sei tanto legata?!-
-Per salvare questo mondo dovremmo compiere qualche sacrificio.-
-E così facendo quali caratteristiche pensi ti distinguano da quei pirati che hanno assaltato la tua città? Vi credete un popolo migliore, la setta prescelta che porterà la pace, ma io qui vedo solo guerra e disperazione.-
La ragazza rimase in silenzio, gli occhi si puntarono su di lui come se non avessero mai visto quel volto, per la prima volta indugiò sulla risposta. Ma durò solo un attimo, come una piccola fiammella spenta da una folata di vento ghiacciato, gli occhi tornarono freddi e distaccati e il tono divenne ancora più acido di prima.
-Muoviti ad uccidermi, brutto idiota!-
Zoro la fissò intensamente per qualche secondo, il volto inflessibile non si lasciava sfuggire alcuna emozione.
 La lama incise lievemente il collo per poi staccarsi completamente. Rinfoderò l’arma e voltando la schiena disse:
-Non meriti di essere uccisa… è un privilegio che non ti posso concedere.-
-C-che diavolo stai facendo?!- rispose lei con voce tanto sbigottita quanto arrabbiata.
-Sei stupida.-
-Come?!-
-Ti sei così tanto immedesimata nella cultura di questa setta, che rinnegarla significherebbe cancellare te stessa. Uccidendoti non ti farei altro che un favore, ti darei una scusa per illuderti di essere nel giusto.-
-Sei un codardo…-
-Ti consiglio di aprire gli occhi, smettila di fare la mocciosa e affronta i tuoi errori con dignità, solo allora sarai in grado di chiamare i tuoi ideali “giustizia”.-
Furono le ultime parole che pronunciò, e a queste seguì un lungo silenzio che continuò anche quando lo spadaccino se ne fu andato, correndo nella direzione sbagliata.
La guardia lasciò cadere le ginocchia al suolo, lo sguardo vuoto e la mano destra ancora stretta al manico della spada.
-Stupido pirata…- bisbigliò, ma non aveva alcuna intenzione di seguirlo.

_________________________

Holaaaa! Si sono in ritardo ma in compenso il capitolo è un po' più lungo! :D 
so che non è una buona scusa ma... vabbè prendiamola per buona ^^"
finalmente alcuni menbri della ciurma si riuniscono! beh, non proprio... ma quasi. La rivoluzione è iniziata ma queste povere ragazze riusciranno a sconfiggere un'intera setta? Chi lo sa <.<
Non so se sono riuscita a descrivere bene la conversazione tra Zoro e la guardia... forse ho solo creato un minestrone di parole confuse... 
comunque il riassunto sarebbe; i pirati le ammazzano la famiglia, lei odia i pirati, per distruggere i pirati entra nella setta, Zoro le fa notare che le atrocità che fanno nella setta non sono tanto meglio, lei non vuole rinnegare tutto ciò che ha creduto fino a quel momento, Zoro le infonde coraggio per affrontare i suoi errori.
Il tutto contornato da un lungo discorso sulla giustizia.
Ora che riassumo la trama del capitolo mi sembra un po' scontato... spero almeno che sia venuta bene la parte del combattimento, perchè è su quella che mi sono concentrata maggiormente.
Ok, ora vi saluto.
Alla prossima!


TK:3
 
 
 

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