In trappola

di udeis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** priorità ***
Capitolo 2: *** zombie ***
Capitolo 3: *** la tabellina del due ***
Capitolo 4: *** lo specchio ***
Capitolo 5: *** impotenza ***



Capitolo 1
*** priorità ***


Sei ferito, legato, non dormi da più di ventiquattr’ore e ti stanno puntando contro una pistola.
Vogliono informazioni, minacciano una morte lenta; non dubiti che manterranno la promessa.
E come ogni volta il cuore batte rapido, l’adrenalina entra in circolo e il panico ti annebbia il cervello: la stanchezza non esiste più, il dolore passa in secondo piano, la mente lavora frenetica. è l’esperienza che ti guida sui binari ben noti: nascondi il panico sotto la maschera inespressiva del tuo volto, lo domini e lo rinchiudi in un angolo della tua testa, sfrutti l’adrenalina per superare sonno, dolore e stanchezza. Snebbiare la mente è tassativo se si vuole trovare la strategia migliore per la sopravvivenza.

Non che questa sia sempre una priorità.

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Capitolo 2
*** zombie ***


L’avevo detto fin dall’ inizio che era una pessima idea. Avevo storto il naso e forte della mia logica avevo obbiettato, senza trovare in realtà alcuna alternativa.
Ne avevamo riso allora. Ci sembrava solo una folle fantasia un po’ macabra.
Non ne avevamo più parlato.
 
Quando è iniziata non eravamo insieme, ma avevamo ancora quel vecchio piano.
Per questo sono tornata a casa: era il nostro punto d’incontro.
 
La zona era infestata da un fetore insopportabile: il rumore orribile di carne lacerata, le grida strazianti dei vivi e il passo strascicato dei morti accrescevano il mio terrore d’attimo in attimo, ma il cuore faceva un rumore così infernale da sovrastare ogni cosa.
 
Ho continuato a salire solo perché sapevo di trovarti lì.
 
Quando ho aperto la porta, i nostri genitori hanno alzato la testa dal tuo stomaco e si sono diretti verso di me e tu li hai seguiti, subito dopo, inciampando sulle tue budella.
Gli occhi vitrei e immobili, gli arti rigidi, la bocca sporca di sangue e carne che scattava in alto e in basso emettendo una disperata pantomima di voce….
 
Le gambe hanno ceduto, ma l’istinto è stato più forte: sono scappata.
Verso l’alto.
Come una cretina.
 
 

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Capitolo 3
*** la tabellina del due ***


La prima cosa che senti appena apri gli occhi è il pulsante dolore alla spalla, ferita da un colpo d’arma da fuoco, la seconda è un forte dolore alla testa, alla mascella, allo stomaco.Sei legato a una sedia con corde robuste che ti segano i polsi e le caviglie, di fronte a te, due gorilla ti guardano con un sogghigno ben poco amichevole.
Appena si accorgono che hai ripreso i sensi il più grosso si avvicina:” ti sei svegliato bastardo. ” Dice, mentre ti dà un buongiorno ben poco indolore. “Dicci quello che sai altrimenti inizierò a fare sul serio.”
La tua bocca si apre in una smorfia tirata: non dubiti affatto che quella sia la verità.
“Vuoi che inizi dalla tabellina del due?”

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Capitolo 4
*** lo specchio ***


Ieri notte ho visto la mia immagine riflessa sulla porta a vetri del bagno: era una sagoma scura e i e informe in cui risaltava appena il pigiama chiaro e nel silenzio della notte sorrideva maligna.
I capelli sciolti coprivano il volto, un’ indistinta macchia scura, ma quel sogghigno, quel terribile sogghigno, era perfettamente visibile nonostante tutto.
Ne ho la certezza: era la parte oscura la parte malvagia e folle che alberga nel mio animo. E lei… lei sapeva! Sapeva quando poco controllo ho sulle catene che la costringono a stare nascosta, sapeva quanto il confine era illusorio e inconsistente. 
Il suo lavoro di erosione ormai è giunto al termine, ancora un poco e assisterà trionfante alla mia capitolazione: sparirò per sempre o forse costretta da invisibili catene soggiornerò inconsapevole di me stessa e della vita in uno oscuro recesso del mio animo fino al momento in cui a mia volta non troverò la forza di  uscire. Ma dubito che ne avrò mai il coraggio. Quell’ essere mi terrorizza al punto da ridurre in cenere ogni reazione, ogni progetto, prima ancora che io possa concepirli, la mente si svuota, tremo convulsamente e le mie gambe si rifiutano di muoversi, un dolore terribile mi stringe lo stomaco in una morsa: e questo accade anche solo ripensando a quel ghigno orrendo.
Mi restano solo poche ore, poi nulla avrà più senso. Almeno per me. .................................................................................................................................................................. questo l'ho scritto tempo fa, ma mi sembrava in tema

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Capitolo 5
*** impotenza ***


Le sue urla lacerano la mia anima perché è il mio nome che chiama.
Invano.

Non posso fare niente.
La portano via, verso morte certa ed è solo colpa mia.
Urlo e lotto con i miei carcerieri, minaccio, supplico, impreco.
Ruggisco affermando la mia superiorità.
Ma non mi ascoltano.

Nessuno lo fa mai.

Tutta la mia intelligenza non serve a sanare un attimo di disattenzione.

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