Fondente - il retrogusto amaro

di LaMusaIspiratrice162
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Un robot, una marionetta : non sono altro. Loro ordinano ed io abbasso il capo ed eseguo. Uno stupido strumento nelle loro mani. Ma la storia deve cambiare. Io non sono il loro docile cagnolino,sono il principe degli Orchi.

-Togliti dalla testa quella ragazza, punta alla principessa Vanilla.- mi avevano ordinato- E’ più facile che cada nella trappola-
No,non ci pensavo nemmeno! Io volevo solo una ragazza al mio fianco e quella era Chocola. Mi affascinava osservare quanto potere avevo su di lei se solo la guardavo o la sorridevo. Riuscivo a trasformare quello che per gli altri era un leone in un dolce agnellino. Sentivo che dietro a quella personalità molto forte c’era una ragazza sensibile, che io volevo scoprire. Era per me una barretta di cioccolato fondante : dolce e allo stesso tempo amaro. Sì sarebbe stata lei la mia regina!
Entrai nella piccola casa, accogliente seppur arredata in modo troppo semplice e “rustico”. Fin troppo, per essere la residenza di una rockstar e due pretendenti al Trono. Vi erano buio e silenzio: due elementi che giocavano palesemente a mio favore. Allungai il braccio e attesi che la polvere soporifera cadesse sui corpi degli ospiti di quella abitazione. Tutti dovevano dormire, tranne lei.
Trovata la sua camera vi entrai silenziosamente. Mi sedetti sul morbido materasso e cominciai ad accarezzarle i capelli. Osservavo divertito il modo goffo in cui dormiva e fu davvero difficile riuscire a ricordarmi che dovevo svegliarla. Le sussurrai all’orecchio: - Svegliati, mia principessa-
Queste semplici, ma dolci parole riuscirono a farla rinvenire. Sollevò il busto e cominciò a sbadigliare. Appena si accorse di me, però, si ritrasse spaventata e mi chiese che cosa ci facessi lì.
-Voglio concederti un vero appuntamento, non come quello che abbiamo avuto l’altro giorno in cui Yurika ci ha disturbati-le dissi con voce suadente, avvicinando il mio viso al suo.
-Vuoi dire quello in cui hai cercato di uccidermi? No, grazie!-rispose con voce rabbiosa
-E’ dunque questo temi? Ebbene, ascoltami bene: ti prometto sul mio onore che non accadrà-
-Non mi fido del tuo onore…- disse lanciandomi un occhiataccia.
Tentai di convincerla con parole dolci, ma vi riuscii soltanto assicurandole che quello era solo un sogno.
-Un sogno?-
-Certo, altrimenti non credi che qualcuno, svegliato dalla mia voce, sarebbe venuto in “tuo aiuto”.-
Lei, dopo aver guardato il suo famiglio dormire profondamente davanti a lei, annuì e si posizionò al mio fianco.
-Allora dove andiamo?-
Le spiegai che, dato che sulla Terra i locali erano chiusi intendevo accompagnarla su Extramondo nel mio posto preferito. Nonostante la sua crescente curiosità, preferii non rivelarle il luogo del nostro appuntamento. Usciti sulla sua terrazza, attendemmo sotto il cielo stellato che arrivasse il velivolo che ci avrebbe condotto a destinazione. Mi divertì molto la sua espressione del suo viso quando vide l’enorme carrozza nera, trainata da un enorme corvo, ferma a pochi metri da lei.
Aprii lo sportello e dopo essere salito, le afferrai la mano e la aiutai a fare lo stesso. Bastò un mio cenno affinché l’animale dispiegassi le sue ali in volo.
Io, steso sul sedile con disinvoltura, fissavo la mai ospite che, rivolto lo sguardo verso il finestrino, cercava di evitare che i nostri occhi si incrociassero. Non sapeva che anche se i suoi occhi non mi guardavano, il suo pensiero era rivolto a me e il suo cuore batteva solo per me?
Quella ragazza riusciva ad unire dentro di se imbarazzo, adulazione e timore in modo tale da riuscire ad affascinarmi. Così piuttosto che guardare il paesaggio rivolsi la mia attenzione alle sue guance vermiglie, alle sue belle labbra rosse e ai magnetici occhi smeraldo. Grazie a questa piacevole occupazione, il tempo trascorse velocemente e presto la carrozza atterrò sul suolo ghiacciato della Foresta Zenzero. Stesi e , quando dovetti aiutare Chocola, la presi in braccio. Seppur scombussolata e sorpresa, riuscì a nascondere i suoi sentimenti dietro ad una maschera di indifferenza.
-Fai la difficile,eh?-pensai- vedremo se alla fine dell’appuntamento continuerai a fare quella faccia.-
Quando la lasciai andare, si guardò intorno stupita.
- Ma è la Foresta Zenzero?- chiese esterrefatta.- Da piccola ci venivo sempre a giocare…ma adesso è così diversa!-
Non aveva affatto torto: quello che prima era un paradiso verde, adesso era diventato uno scenario triste e desolato.
-E’ accaduto quando sono salito al trono: ogni cosa è stata ricoperta dal ghiaccio e dalla neve. E’ come se la natura desiderasse proteggersi dal potere oscuro. Peccato che non possiamo farlo tutti…-
Il mio sguardo, mentre dicevo queste cose non doveva essere allegro, perché lei mi guardò con uno sguardo che esprimeva pietà.
-Spero che ti piaccia anche adesso dato che il nostro appuntamento si svolgerà qui- quando lei annuì, continuai a parlare – Perfetto. Allora ora non resta che questo-
Schioccai le dita e il suo vestito mutò: al posto del pigiama comparve un vestito beige, coperto da un cardigan rosa coordinato con le calze di lana.
-Ora siamo pronti ad andare, vieni con me-
Strinsi la sua mano e camminammo insieme nei sentieri solitari, chiacchierando del più e del meno. Quella che parlava di più, in realtà, era lei. Io mi limitavo ad annuire, mentre ascoltavo con piacere il suono della sua voce e soprattutto quello delle sue risate. Più tempo trascorrevo con lei, più mi convincevo che la volevo al mio fianco. Essendo stanchi di camminare, feci apparire un tavolino con delle sedie e la accompagnai al suo posto.
- Caffè o Cioccolata, mia principessa?-chiesi inginocchiato davanti a lei, mentre le baciavo la mano.
-Cioccolata- sussurrò con voce flebile.
Feci comparire due tazze e le servii la sua. Mi sedetti di fronte a lei e dopo averla guardata teneramente, misi la mia mano sul braccio che lei aveva appoggiato sul tavolo.
Intorno a noi c’era il silenzio più assoluto, interrotto ogni tanto solo da qualche colpo di vento freddo. La osservavo bere lentamente il contenuto della sua tazza e arrossire, ogni volta che incontrava il mio sguardo. Improvvisamente sparì tutta la tenerezza dal suo viso e seria chiese:
-Perché fai tutto questo?-
Quella domanda, forse anche a causa del tono accusatorio, mi sorprese.
-Sto cercando di catturare la tua amicizia, così che quando sarai Regina e dovrai colpirmi, ricordando di questo giorno, mi risparmierai-
Lei mi guardò, cercando di capire se fossi serio e quale significato dovesse attribuire alle mie parole.
-Solo per questo?-
-In effetti c’è un’ altra ragione- la informai- voglio farti un’offerta, che spero non rifiuterai-
La raggiunsi e mi inginocchiai davanti a lei. Le strinsi le mani e le chiesi di diventare la Regina degli Orchi. Il suo viso divenne subito pallido e spaventato : la mia proposta era così terrificante?

Inizialmente doveva essere una one-shoot,ma dato che è così lunga ho pensato di dividerla in due parti.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-In effetti c’è un’ altra ragione- la informai- voglio farti un’offerta, che spero non rifiuterai-
La raggiunsi e mi inginocchiai davanti a lei. Le strinsi le mani e le chiesi di diventare la Regina degli Orchi. Il suo viso divenne subito pallido e spaventato : la mia proposta era così terrificante?
Quando udii un terrificante ringhio, capii che quella reazione non era dovuta a me,ma ad una creatura selvaggia alle mie spalle. Evitai di voltarmi e presa Chocola per mano, cominciai a correre sulla neve. Procedemmo velocemente senza avere nemmeno una meta, fino a giungere ad un dirupo. Ero agitato: la belva si stava avvicinando ed io non sapevo dove andare. Ebbi allora la grande idea di guardare cosa vi era infondo al burrone e con un sorriso soddisfatto esclamai:- Acqua!-
Era un laghetto,una semplice distesa di acqua ghiacciata! Certo avremmo sentito un po' freddo,ma era sempre meglio di essere sbranati ad una belva,no? Senza pensarci ulteriormente lanciai Chocola ed io mi tuffai con lei. Cademmo nell'acqua rompendo lo strato di ghiaccio superficiale. Nonostante il freddo dovemmo restare in apnea per almeno un minuto. La belva non avendoci visto, si allontanò alla ricerca di un'altra preda. Raggiungemmo la superficie e ci rallegrammo di aver scampato una morte sicura.
-Ma non avresti potuto ucciderlo tu con i tuoi poteri, Principe degli Orchi?-mi chiese Chocola beffeggiandosi di me.
-Era una creatura magica...sarebbe stato un suicido! Piuttosto perché non lo hai fatto tu, la coraggiosa figlia di Cinnamon?-
-Non mi hai dato il tempo di agire-
Cominciammo a ridere e a schizzarci e continuammo, fino a quando lei non fece uno starnuto. Dovevamo uscire o avremmo preso un malanno. Presi la mia compagna in braccio e la trascinai fuori dall'acqua. --Conosci mica un luogo dove potremmo asciugarci?-le chiesi.
-Sì. Mio nonno aveva una casa qui, se non mi sbaglio dovrebbe essere poco distante da qui.-
Camminai nel percorso che lei mi indicava e in poco tempo raggiungemmo la piccola casetta di legno. Entrati all' interno di questa ci separammo i compiti : io avrei acceso un fuoco nel caminetto che si trovava nel salone e lei avrebbe cercato dei vestiti asciutti. Con un semplice e veloce incantesimo riuscii a svolgere subito il mio incarico. Mentre il fuoco scoppiettava nel camino, mi tolsi la giacca e la camicia. In quel momento Chocola entrò e si sedette accanto al fuoco con me.
- A quanto vedi non ho trovato nulla.- disse imbarazzata, alludendo al fatto che indossava solo un'asciugamano. Come se la cosa potesse dispiacermi....
La circondai con il mio braccio e la attirai a me.
-Prima se non mi sbaglio stavamo parlando di un offerta: vuoi diventare la mia Regina?-
-Dovrei sposarti?-mi chiese.
-No. Ma sì, ci comporteremmo come se fossimo marito e moglie: saresti la mia consigliera, la mia migliore amica, la donna con cui trascorrere meravigliose notti, il primo viso amichevole della mattina, la destinazione di tutto il mio amore, la mia amante...-
Un bacio appassionante era d'obbligo e Chocola non si rifiutò, per fortuna, di concedermelo. Probabilmente però, avrei dovuto fermarmi a quello e non andare oltre.
-E' impossibile che tuo nonno venga qui ora, vero?-
-Sì. Dubito che usi ancora questa abitazione ora che il territorio è pieno di Orchi.-
-Perfetto-
Avvicinai di nuovo la mia bocca a lei, ma questa volta le baciai il collo. Il suo corpo aveva compreso quello che la sua mente da ingenua sedicenne non aveva e rispondeva bene ai miei inviti. Sorrisi soddisfatto: se la avessi resa mia, non avrebbe più avuto la forza di resistermi e conseguentemente di rifiutare la mia proposta.
La mia bocca risalì lungo il collo e il mento fino a raggiungere le dolci labbra. Il mio cuore si riempiva di stupido orgoglio : non solo ero stato il primo a far innamorare quella ragazza così cauta nei confronti dell'amore, ma ero stato anche l'unico a possederla. Sì, ero un amante geloso e possessivo - lo ero sempre stato - e la sensazione che Chocola, la ragazza più bella che avessi visto, potesse essere solo mia mi mandava in estasi. Intanto le sue braccia avevano circondato il mio petto ed i nostri corpi erano più vicini che mai. L'avevo delicatamente fatta stendere sul parquet e stavo per toglierle l'asciugamano di dosso, quando sentii il suo cuore battere. Ad un ragazzo normale quella pulsazione così veloce avrebbe procurato piacere, ma io non ero un ragazzo normale. Accanto alla voglia di baciare il mio angelo, apparve un altro desiderio: quello di sottrarle il suo cuore.
- E' solo l'abitudine...-mi dissi e continuai a baciarla. Tuttavia sentivo dentro di me quella stupida voglia scalciare e combattere per prevalere sull' altra. E nonostante cercassi di farla sparire stringendo più forte Chocola a me, nulla cambiava. Mi rimisi a sedere e presi il volto tra le mani : Possibile che non potessi ribellarmi al mio noir? Non potevo prendere una decisione con la mia testa? Dovevo essere per sempre un Orco?
Solo in quel momento mi ricordai della mia ragazza : l'avevo spaventata?Avevo rovinato tutto?
Mi voltai verso di lei e vidi il suo sguardo torvo posarsi su di me. Si alzò e mi disse che sarebbe tornata a casa.
-Aspetta ti accompagno io!E' troppo pericoloso...potresti essere attaccata da qualche altra creatura.-
Probabilmente se ne sarebbe andata senza di me, se il ricordo della belva non fosse stato ancor così vivido.
Presi la mia camicia, che -per fortuna- si era asciugata e gliela porsi. Dopo averla guardata per qualche secondo con sguardo diffidente e alla fine la mise. Intanto avevo spento il fuoco ed ero pronto a riportarla sulla Terra. Uscimmo dalla casa e feci apparire la mia auto.
- Che cosa c'è?Niente carrozza?-chiese
-Prima dovevo sedurti e poi con questa faremo molto prima- risposi mentre accendevo il motore.
In pochi secondi l'automobile decollò e cominciò a volare nel cielo di Extramondo.
-Sai che potrei denunciarti?-mi rimproverò lei.
-Strano! Non mi sembrava che ti dispiacesse prima... Perché non ammetti a te stessa di amarmi? Perché continui a nasconderti dietro questa indifferenza-
-Sì, è vero! Ti amo! E se prima tu non ti fossi interrotto, forse mi sarebbe piaciuto- gridò lei in lacrime- E tu? Tu mi ami? Un giorno cerchi di uccidermi e l'altro provi a fare l'amore con me! Perché non mi dici in faccia quello che provi?-
Rivolse i suoi occhi umidi al mio viso serio, ma io non la degnai nemmeno di uno sguardo. Continuai a guidare, ignorando le sue lacrime e il suo dolore.
-Vedi? Sei odioso!-
Attraversammo il passaggio lunare e in pochi minuti ci ritrovammo sull'attico del grattacielo, su cui era situata la sua casa.
-Pierre devi dirmi qualcosa?-mi chiese, guardandomi disperata. Mi ostinai a tenere basso il mio sguardo, se l'avessi vista non avrei potuto controllare la mia reazione.
-Perfetto-concluse. Aprì la portiera dell' auto ed uscì.
-Aspetta!-gridai.
Lei si voltò: sul suo viso c'era speranza. Scesi dalla vettura e la raggiunsi. La strinsi a me e la baciai.
-Lo so, Chocola , sono un pazzo! Ma se credi che non ti ami, ti sbagli. Sei l' unica persona per cui abbia mai provato qualcosa e sei davvero preziosa per me! Per questo ho deciso di costringerti a rifiutare la mia proposta di diventare la Regina degli Orchi.-
-Cosa? Ma io stavo per accettare...-
-Non mi interessa! La vita degli Orchi è terribile : si finisce per diventare succubi del potere oscuro. Il mio noir prima mi ha quasi costretto a rubarti il cuore! Non voglio che tu ti rovini...quindi questo è un addio. Uscirò dalla tua vita, prometto!-
-Ma ti amerò per sempre!-dissi baciandole la mano.
Risalii in auto, ma prima di accendere il motore le rivolsi poche ultime parole : -Quando tu sarai diventata Regina* e saremo l'uno contro l'altro, io non ti colpirò. Mi lascerò uccidere da te-
-Nemmeno io ti colpirò.-sussurrò asciugandosi le lacrime.
-Vuol dire che ci guarderemo negli occhi e , ignorando tutto l'odio e la rabbia che sta esplodendo intorno a noi, ci baceremo.- dissi con un sorriso.
L'auto partì ed io andai lontano, ma la mia mente pensava ancora a lei.
-Avrò fatto bene a lasciarla?-mi chiesi.
Sì,assolutamente sì. La sua vita accanto a me sarebbe stata insopportabile : avrebbe dovuto tollerare i miei continui sbalzi di umore, i miei capricci e nessuno dei miei baci o delle mie parole dolci, sarebbe stato capace di cancellare i lividi sul suo corpo, quelle cicatrici che le avrei fatto durante i miei scatti d'ira.
L'occhio traditore lasciò cadere una lacrima, che attraversò il viso. La mano la spazzò subito via, cancellando quell'unica traccia del mio dolore.
Sospirai e schiacciai l'acceleratore : dovevo tornare a casa.

And if you run away, run away, run away, now we won't ever look back And if we run away, run away, now we won't ever look back

Allora eccomi qui! Il titolo che tra l'altro ho cambiato, indica questa voglia di Pierre di ribellarsi alle regole e al suo noir. Il carattere pazzo,lunatico e imprevedibile di Pierre mi piace tanto e credo che vi scriverò qualche long sopra in futuro! L'asterisco si riferisce al fatto che Pierre è certo che diventerà Regina in quanto sa che ora prenderà l'altra pretendente!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Avevo parcheggiato l’ auto fuori la mia villa. Osservai la grande casa scura, che spiccava fra gli alti grattacieli e le umili abitazioni. Mi chiedevo come fosse possibile che nessuno la notasse, che alcuno si fosse mai chiesto cosa ci facesse quella specie di castello gotico nel bel mezzo di una città giapponese. Scesi dall’auto e chiusi la portiera. Mentre attraversavo il marciapiedi che mi avrebbe condotto al cancello, mi ritrovai a sorridere. Misi le mani sul viso e mi fermai a riflettere.
Avevo creduto di sentirmi triste e invece il mio cuore era pieno di sollievo. Avevo liberato le parole che da sempre avrei voluto dire. Mi ero sbarazzato di un peso che trasportavo inconsciamente.
Avevo detto a Chocola che l’amavo, che ero pazzo, pazzo di lei. Sentivo una strana sensazione di benessere, che mai nella mia vita avevo provato. Osservai nuovamente la villa. Come potevo tornare nel mio letto gelido quando il mio corpo desiderava tanto un po’ di calore.
Decisi all’istante che quella notte avrei dormito all’aperto e dopo qualche secondo avevo anche stabilito quale sarebbe stata la mia sistemazione. Volai in cielo e attraversai il passaggio lunare. Ben presto mi trovai ai confini di Extramondo, dove vi erano distese di campi coltivati interrotti da alcune fattorie. Già da lì potevo vedere i margini della Foresta Zenzero in cui ero stato qualche ora prima. Davanti ai miei occhi apparvero gli istanti che avevo vissuto con Chocola : il suo sorriso,i suoi occhi, il nostro bacio.
Un improvvisa fitta al petto mi fece gridare dal dolore. Misi la mano sulla parte sinistra del mio torace e cercai di calmare il mio respiro. Il cuore mi faceva dannatamente male e le mie forze mi stavano abbandonando. Sentivo che ogni secondo cadevo sempre più in basso, finché non mi ritrovai steso sulla terra bagnata. Le mie palpebre stanche si chiudevano ogni due secondi e si riaprivano simultaneamente. Le mie braccia cominciarono a tremare, mentre il dolore non cessava.
Infilai una mano in tasca e ne tirai fuori una piccola boccettina scura. Aprii il tappo e ingerii velocemente il liquido che conteneva. Per fortuna non dovetti attendere a lungo che il mio salvavita facesse effetto: il mio corpo si rilassò e sprofondai in un sonno pesante.
Riaprii gli occhi solo tre ore dopo. Il sole era spuntato ed illuminava tutto ciò che mi circondava.
Scoprii quindi di essermi addormentato in un capo di zucche. Le enormi foglie verdi dalla punta arancione erano ovunque, così come la terra. Mi alzai e mi rammaricai del fatto che il mio smoking era tutto sporco e bagnato.
Guardai l’orologio e mi accorsi che non avrei avuto il tempo di tornare a casa per cambiarmi. Fu in quel momento che ringraziai il cielo per avermi donato la magia. Schioccai le dita e mi ritrovai a scuola nel mio salotto privato. Aprii l’armadio di legno, che avevo fatto mettere apposta per le emergenze e ne tirai fuori la divisa scolastica. In cinque minuti ero pronto ad uscire.
Aprii la porta e attraversai il corridoio.
-Oh Principe non credevo che lei fosse già qui!-disse sorpresa Yurika.
Mi sorrise e si mise al mio fianco, come ogni giorno. Mentre scendevamo le scale mi chiesi cosa sarebbe accaduto. Chocola mi avrebbe ignorato? Mi avrebbe cercato? E soprattutto che effetto mi avrebbe fatto rivederla? Avrei saputo come controllarmi?
Timoroso e allo stesso tempo curioso di conoscere la risposta a quegli interrogativi, giunsi nel corridoio più frequentato dai ragazzi.

Ed ecco che riparte, su vostra richiesta, questa fic. Spero che vi piaccia questo capitolo.
J <3
Ciao!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Camminavo nel corridoio, osservando attentamente tutti i volti che intravedevo nella folla. Improvvisamente sentii delle risate e delle grida. Chocola attraversò il corridoio con Vanilla al suo fianco e seguita dai due cavalieri. Appena mi accorsi della sua presenza, ebbi l’immediato impulso di distogliere lo sguardo, ma essendomi ricomposto la guardai con la solita aria di sfida. Il suo viso confuso sparì presto dalla mia vista e mi ritrovai nuovamente da solo. Sì perché il fatto che avevo più di venti ragazzi accanto a me, di cui avevo conquistato la stima non leniva il mio senso di solitudine. Accellerai il passo e raggiunsi la mia aula in poco tempo. Mi sedetti al banco annoiato e attesi che quella stanza vuota si riempisse. Improvvisamente le tapparelle si abbassarono portando l’oscurità in quella camera prima illuminata dal sole . Un colpo di vento chiuse la porta facendola sbattere. Dietro di me comparse un’ombra che afferrò una sedia e si sedette davanti a me.
L’ uomo che aveva cercato di richiamare la mia attenzione con quel giochetto da quattro soldi, cominciò a parlare.
-Pierre, non immaginerà mai cosa ho scoperto!-
Lo guardai e restai impressionato: doveva essere qualcosa di davvero fantastico, se era riuscito ad esaltarlo così.
-Ricordi la nostra conversazione di ieri sera?-
Mi concentrai e cercai di rammentare ciò che era accaduto la sera precedente, purtroppo oltre ai momenti trascorsi con Chocola non riuscivo a pensare ad altro. Annuii comunque.
-Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che mi sbagliavo : Vanilla non è quello che credevo. Avevo dato retta a degli stupidi pettegolezzi ignorando la verità! Mi avevano raccontato che la ragazza era figlia di un Orco. I suoi genitori erano morti attaccati dall’esercito della Regina e quest’ultima, sentendosi in colpa, la aveva adottata. Per questo ti avevo spronato a farle la corte…così che passasse dalla nostra parte…invece mi sono completamente sbagliato.-
Si alzò e appoggiate le mani sul banco e diede la grande notizia : - Chocola è il vero Orco!-
Probabilmente credeva che la mia reazione sarebbe stata entusiasta o perlomeno gioiosa, invece lo fissai sorpreso e gli chiesi spiegazioni.
-Ho fatto delle ricerche e ho scoperto che Glace ha avuto una figlia illegittima da una relazione con la strega Cinnamon. La storia era stata nascosta per non macchiare la reputazione della donna che scomparse poco dopo la nascita della figlia.-
-E questa bambina sarebbe Chocola-ragionai a voce alta- ma ne sei sicuro?-
-Sì. Non ti avrei detto una cosa del genere se non ne fossi stato certo. Quindi la situazione è diventata molto più semplice : lei la informerà di questa cosa e la convincerà a diventare la Regina degli Orchi!-
-No…-gridai- Sylvett,no!-
Quando mi chiese la ragione di quel netto rifiuto, per qualche secondo non seppi cosa rispondere.
-Non è facile come sembra…-gli dissi.
-Scommetto che quando scoprirà la sua vera identità, non se la sentirà di lasciarsi scappare questa grande occasione.-
Annuii senza convinzione. Dentro di me speravo che riuscisse a restare lucida e a non farsi influenzare.


So che è corto e anche insignificante, ma perdonatemi. Non ho molto tempo adesso.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-Sta lontano da Chocola!- mi gridarono contro Houx e Saule. Il loro sguardo minaccioso era davvero pietoso e a stento riuscivo a restare serio. I due eroi, i cavalieri della Corona avevano pensato bene di affrontarmi dopo la scuola per chiudere la questione una volta per tutte. Peccato che la situazione non andava proprio a loro favore!
-E chi me lo impedirebbe? Voi?-
-No, io!-
Dato che la voce non apparteneva a nessuno dei due ragazzi, alzai lo sguardo interessato a capire da dove proveniva la voce. Vidi l’imponente figura di Robin, vestito in modo bizzarro (come sempre) a pochi metri da noi. Si avvicinò a grandi passi verso di me e mi guardò.
-Sono serio. Lei vuole essere un abitante di Extramondo e tu non riuscirai a farle cambiare idea.-
-E’ questo il punto : lei vorrebbe esserlo, ma non lo sarà mai e tu lo sai bene. Non è così?-
I due gemelli mi guardarono confusi e poi spostarono il loro sguardo sul loro tutore. Il suo volto era diventato pallido e sembrava aver perso l’uso della parola.
-Che intendi?-mi chiesero.
-Perché non lo chiedete a lui. Sempre che sia disposto a dirvelo… Non capisco perché ci sia questa stupida divisione : io sono il male e voi siete il bene. Vi siete mai chiesti se questa cosa sia davvero veritiera?No. Beh dovreste farlo! Scoprireste delle cose davvero sorprendenti. Ad esempio che voi cercate di allontanare Chocola da me non sapendo che siete voi a farle del male, nascondendole la verità.-
Robin mi guardava con circospezione, ma allo stesso tempo con aria di sfida.
-La verità? Pierre ma vuoi parlare chiaro, dannazione!-gridò Houx spazientito.
-Avete mai sentito parlare delle voci che girano su Vanilla? Molti sostengono che questa sia stata adottata dalla Regina e che sia figlia invece di un Orco. Per questo gli Orchi mi avevano consigliato di sedurre Vanilla. Tuttavia fin dal momento in cui ho visto Chocola, ho colto nel suo spirito un qualcosa di autenticamente grande che mi ha conquistato. Lei era sprecata nell’anonimato di un piccolo villaggio, era destinata a regnare…sì a regnare al mio fianco.-
-Ma cosa centra? Lei diventerà la Regina di Extramondo…-
-Ne dubito… Non eleggereste mai un Orco!-
Spalancarono gli occhi e cominciarono a boccheggiare. Guardarono prima me e poi Robin frastornati. Annuii soddisfatto: mi piaceva molto sapere qualcosa in più di loro, mi dava un grande senso di potere! Attesi che Robin passasse alle spiegazione, ma dato che egli non lo fece raccontai io ciò che andava detto.
Il loro stupore fu enorme: mi guardarono increduli e il loro sguardo non esprimeva per niente fiducia. Sapevo bene che non volevano, né intendevano credermi. Era normale: io ero il loro nemico!
Li avrei con piacere lasciati da soli a crogiolarsi tra le loro illusioni e i dubbi, se non avessi sentito una voce. La sua voce, il suo profumo, le sue lacrime… Non potevo credere che mi aveva udito!
-Maledizione!-gridai a dentri stretti a me stesso.
Per nutrire il mio stupido ed inutile orgoglio avevo finito per ferirla. Adesso cosa sarebbe accaduto? La soluzione che mi aveva suggerito Sylvett mi disgustò : no, non avrei mai accettato che lei diventasse la Regina degli Orchi! Anche se il mio cuore non desiderava altro che quello, il cervello mi suggeriva ancora le conseguenze che quello avrebbe portato. Terribili conseguenze.
E invece di affrontarla e prendere le mie responsabilità, scappai.
Mi voltai e lentamente mi allontanai con fare menefreghista.


Scusate del ritardo…sto lavorando a questo capitolo da giorni…comunque i’m back!!

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Sospirai e piegai la nuca all’indietro. Ero seduto da solo su una panchina di ferro arrugginito in un parco deserto. Alcuni alberi, che abbandonati a loro stessi erano cresciuti a dismisura, mi nascondevano e avvolgevano in una malinconica atmosfera autunnale. Osservai le erbacce che ricoprivano tutto il terreno che mi circondava: quell’ambiente così selvaggio mi affascinava parecchio. Una volta era stato popolato da decine di famiglie in cerca di un luogo dove poter ammirare i loro figli giocare. Quella panchina su cui ero seduto era stato sicuramente il ristoro di una coppia di amiche, sfinite dal loro jogging mattutino. Qualche tempo fa era stato un posto allegro e pieno di confusione, finché l’uomo non lo aveva dimenticato. Ora non era diverso da una discarica abbandonata. Frequentato solo da teppisti e ragazzacci, che desideravano restare nascosti.
Io facevo parte di quelli. Yurika mi aveva organizzato un pomeriggio pieno di impegni, da svolgere naturalmente in sua compagnia. Avrei dovuto incontrare le ragazze del fanclub per discutere di qualche futile argomento e accompagnarle in centro, dove avrebbero potuto vantarsi di essere insieme al Principe. Tutto ciò mi annoiava: non volevo ascoltare le loro chiacchiere, respirare i loro forti profumi e sopportare le loro inutili attenzioni. Come avevo risolto la questione? Semplice, non ci ero andato! Quella occupazione che prima tolleravo, mi sembrava adesso così fastidiosa…
La ragione la conoscevo bene. Fin da quando ero stato introdotto nel lugubre Palazzo, ero stato solo e quando, dopo aver trascorso l’infanzia a leggere tutti i libri della mia enorme biblioteca, ero stato iscritto a scuola non ero riuscito a farmi amico nessuno a parte quelle cinque oche. Tutti quelli che incontravo mi stimavano e mi rispettavano, ma nessuno provava per me affetto e se anche lo sentivano questo sentimento veniva annullato dal timore che incutevo in loro. Ma adesso che sapevo che c’era qualcuno in quello stupido mondo che mi amava, avere un fan club aveva perso ogni attrattiva. Da quel momento, lo sapevo, non mi sarei più sentito desolato e solitario. Nei momenti di solitudine avrei potuto ripensare alle emozioni provate mentre la baciavo. Avrei trascorso le notti a ricordare i suoi occhi verdi e profondi e le sue labbra che sapevano di cioccolato.
Non mi importavano le fitte che mi coglievano alla sprovvista facendomi soffrire ogniqualvolta la immaginavo davanti a me. Il calore che ricevevo da quelle visioni era maggiore al dolore dovuto al mio stupido noir. Quel barlume di felicità, che era appena comparso nel mio animo, si allontanò appena ricordai ciò che le avevo fatto.
La vedevo di nuovo piangere davanti a me: ammiravo le piccole lacrime scorrerle lungo il viso e sciogliersi sulle labbra, che si erano contratte in un’espressione triste. Osservai il cielo azzurro in cui erano già comparse le prime nuvole rossastre, segnale che la notte si stava avvicinando.
Sbuffai di nuovo: perché avevo rovinato tutto? Sylvette sarebbe stato felice di sentire che avevo seguito alla perfezioni gli ordini che qualche giorno prima avevo contestato. L’ironia della sorte!
Improvvisamente mi si gelò il sangue nelle vene e scattai in piedi, preso da una rabbia improvvisa.
E se Sylvette sapesse già tutto? Se lui avesse già fatto l’irrimediabile?
Senza pensarci due volte, corsi verso casa mia. Speravo solo che non fosse troppo tardi.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Ero sulla soglia di casa mia. Il mio petto si allargava e restringeva, mentre riprendevo fiato. Girai la maniglia e spalancai la porta. Il salone d’ingresso era vuoto! Bestemmiai e mi guardai intorno in cerca di qualcuno. Quello era un pessimo presagio: voleva dire che gli Orchi erano occupati. Strinsi i denti e gridai il nome del mio servitore. In pochi minuti si presentò al mio cospetto Sylvett con un viso più pallido del solito e uno sguardo tra il sorpreso e il turbato. Ovviamente questo suo atteggiamento confermò i miei sospetti e passai subito all’attacco. Lo afferrai per il colletto della camicia e lo guardai minaccioso. –Dimmi dove è?- Sapeva bene che doveva temermi, che se non mi avesse detto ciò che volevo avrebbe subito gravi conseguenze. -Perché me lo chiedi, quando sai così bene la risposta?- Lo fulminai con lo sguardo e ,dopo aver stretto la presa più forte per non più di un secondo, lo lasciai cadere sul duro pavimento. Mi voltai e cominciai a correre in un lungo corridoio. Non mi accorsi nemmeno dell’assordante rumore che era stato provocato dal contatto delle suole di gomma dei miei mocassini con il marmo delle mattonelle, diffusosi nella sala dopo la mia corsa. L’unico mio obiettivo era quello di giungere al più presto nella sala in cui il potere oscuro era più forte, quella in cui venivano raccolti tutti i noir catturati. Odiavo quel luogo e solitamente me ne tenevo alla larga: entrarci mi riportava, infatti, alla mente terribili ricordi. Era l’unica parte della casa non arredata in quello stile barocco così pomposo. L’arredo era composto solo da un gruppo di piccoli rettangoli di marmo, che circondavano l’intero perimetro della stanza. Su questi c’erano i noir, posti in esposizione. Lì la semplicità e l’orrido combaciavano. Quando aprii la porta tutto era così scuro che non riuscivo a vedere nemmeno dove stavo camminando. Il mio cuore cominciò a battere più forte e il mio respiro diventò affannoso, mentre cercavo di combattere contro le mie emozioni. Decisi di lasciare che per una volta i miei ricordi riaffiorassero, riportandomi a momenti della mia vita che avevo cercato di dimenticare e che avevano cambiato definitivamente la mia vita. Avvertii nuovamente una sensazione di smarrimento e paura,le emozioni che avevano caratterizzato gli istanti in cui tanti anni fa mi era stato installato un noir. Il mio corpo cominciò a tremare e temendo che l’oscurità potesse inghiottirmi, senza pensarci due volte tirai una corda, comparsa dal nulla. La tenda che ricopriva la grande finestra sparì e cadde sul pavimento. La luce tornò ad illuminare ogni elemento di quella stanza, mostrando una spaventosa realtà. Sapevo che cosa i miei occhi avrebbero visto, eppure quando ammirai tutto ciò, non potei non inorridire. Nonostante fossero le sette del pomeriggio, il cielo era ancora chiaro e il sole seppur non presente illuminava il paesaggio. Per questo riuscii a vedere più che chiaramente i rovi, incatenati tra di loro, che avevano occupato l’intera sala. Così legati quei rami avevano formato un’enorme ragnatela in cui la preda era Chocola. La povera ragazza aveva i polsi e le caviglie legate e dormiva in un sonno profondo sospesa nell’aria. Vederla in quello stato mi fece infuriare. Volai fino a lei e con grande delicatezza la sottrassi a quella tortura. Pensai con tenerezza alla paura che avrebbe provato una volta sveglia. Mentre la conducevo nella mia camera, mi chiedevo come avesse fatto Sylvette a portarla lì e ad ogni pensiero che la mente mi suggeriva, rabbrividivo. La appoggiai sul mio letto e la feci rinvenire. Quando la vidi riaprire gli occhi e guardarmi sorridente, mi rilassai anche se non riuscivo a capire come mai non fosse spaventata o perlomeno sorpresa. In quel momento nella mia stanza entrò Sylvette. Appena lo vidi mi avventai su di lui con rabbia gridandogli: -Che cosa lei hai fatto, bastardo?- Lui cercò di farneticare qualche scusa, ma io lo colpii con un pugno in pieno viso. -Calmati Pierre! Lui non c’entra…sono stata io a venire!- Mi voltai di scatto verso Chocola. Adesso ad essere sorpreso ero io!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Si alzò e mi venne vicino.

-Sì, sono venuta io, non mi ha costretta Sylvette.-

Mi voltai sorpreso e la fissai.

-E perché lo avresti fatto?-le chiesi, cercando di mantenere la calma.

La mia domanda la sbigottì, come se la risposta fosse ovvia e fossi io l’unico idiota a non esserci ancora arrivato. Il lampo di smarrimento nei suoi occhi però sparì subito, lasciando il posto all’entusiasmo.

-Per stare con te! Credevo che lo immaginassi, dato che mi hai comunicato la mia natura di Orco.-

Non so cosa mi abbia dato più fastidio se la sua euforia o il fatto che stesse cercando di far ricadere le sue colpe su di me. Qualunque cosa sia stata, mi fece andare in bestia. Sylvette, che conosceva bene il mio comportamento, tentò di fermarmi ma non vi riuscì.

Prima che potesse rendersene conto mollai un ceffone a Chocola che cadde sul pavimento. Mi fissò spaventata, massaggiandosi la guancia. Le diedi le spalle e mi voltai in direzione della finestra. Cominciai ad osservare il paesaggio che si presentava davanti ai miei occhi : il cielo era diventato più cupo, ma non si era ancora colorato di nero. Una stella non particolarmente brillante, la prima della sera era già visibile. Brillava lì da sola. Solo, io fino a quel momento ero sempre stato solo e nonostante mi lamentassi della mia situazione, non avevo mai provato il desiderio di cambiarla. E adesso era arrivata lei a stravolgermi la vita, giustificandosi con quelle due stupide parole “Ti amo”. Strinsi pugni e cercai di trattenere la rabbia, che ancora invadeva il mio corpo.

Infilai una mano nella tasca e ne tirai fuori una piccola scatola rettangolare. La aprii e presi una sigaretta, che accesi con la magia. Aspirai e feci uscire il fumo dalla mia bocca.

-Tu fumi?-mi chiese Chocola attonita.

-Sì, quando sono agitato…problemi?-risposi sulla difensiva.

-No,credo di no!-tagliò corto lei.

Sylvette si avvicinò a lei e le bisbigliò qualcosa all’orecchio. Da quanto lasciarono capire i suoi movimenti, le aveva chiesto di lasciarci soli.

-Pierre…mi spieghi cosa c’è che non va? Volevi che lei fosse al tuo fianco e le circostanze ti stanno favorendo…quale è il problema?-

-Ho cambiato idea…semplice!-risposi, senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.

-Ma non possiamo seguire i tuoi capricci e adesso è tardi per tornare indietro. Lei è un orco e ha tutto il diritto di restare.-

Sbuffai: aveva ragione! Con quale ragione avrei potuto escluderla?

-Io…io non voglio che diventi come me e farò di tutto per impedirglielo. -confessai.

-Ma perché ci tieni tanto? In fin dei conti se tu stai male è a causa sua.-

Era vero: da quando l’avevo conosciuta, ero cambiato. Da quando mi ero specchiato nei suoi fantastici occhi verdi, erano cominciate le sofferenze che mi avevano torturato giorno e notte. Ma come facevo a spiegare a Sylvette la sensazione di benessere che provavo quando la pensavo? Averla accanto era uno strano miscuglio di dolore e gioia. Non mi avrebbe mai capito!

-Ora sono stanco, vado a letto. Comunque non le verrà installato mai un noir, hai capito?-gli ordinai con tono impetuoso e minaccioso.

Quando lo vidi annuire spaventato, piegai le labbra in un sorriso tirato e aprii la porta. Quello che vidi non mi sorprese : Chocola, colta ad origliare, era scattata in piedi e si guardava intorno cercando di confondermi.

La ignorai e continuai a camminare in direzione della mia camera da letto.

-Non resti a cena?-mi chiese l’ingenua ragazza con una voce delusa.

-No. Mi è passata la fame…-

Mi cambiai e mi stesi sul mio enorme letto, tenendo le braccia dietro alla testa pensieroso… eh sì quell’evento aveva proprio sconvolto il mio equilibrio! Dopo aver trascorso una decina di minuti a leggere le ultime pagine di un romanzo che avevo letto almeno dieci volte, udii dei passi.

Mi voltai da un lato,fingendomi addormentato. Sentii Chocola entrare e sospirare triste. Sbirciai e la vidi cambiarsi e stendersi accanto a me, seppur ad una certa distanza. Appoggiò la testa sul cuscino e lasciò cadere le lacrime.

Sì, avevo capito come potevo allontanarla da me: se non mi era dovuto obbligarla ad andarsene, avrei fatto in modo che desiderasse fuggire da me. E forse prima o poi sarei riuscito ad ignorare le sue lacrime…

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Aprii gli occhi e mi guardai intorno. La camera era scura e non avvertivo il torpore dolce,tipico della mattina. Tutto appariva tremendamente strano. Mi alzai e scostai la pesante tenda da davanti al vetro della finestra e guardai fuori : era buio pesto! Possibile che fosse ancora notte?E allora perché Chocola non era al mio fianco? Troppe domande mi affollavano la testa e pensai che se non avessi trovato una risposta sarei impazzito. La porta si aprì ed entrò una ragazza che portò con sé un dolce profumo. Aveva i capelli piastrati che le cadevano sulle spalle ed era truccata in modo molto semplice ed elegante. Indossava un corpetto nero paiettato ed una larga gonna di tulle grigio. Le lanciai uno sguardo confuso e la supplicai con gli occhi di raccontarmi cos’era tutta quella storia.

-Io…io credevo che lo sapessi…Sylvette…-farneticò.

-Chocola, dimmi cosa è successo-esclamai con maggiore enfasi e rabbia.

-Io volevo svegliarti, ma lui mi ha detto che non dovevo perché soffrivi di insonnia.-

Tutto divenne più chiaro: il mio servitore mi aveva drogato per nascondermi qualcosa. Ora bisognava capire cosa. Dopo un rapido ragionamento,decisi che piuttosto che rincorrere Sylvette e cercare di estorcere informazioni, le avrei ottenute da Chocola.

La circondai con le braccia e le sfiorai delicatamente la pelle delle braccia. Feci camminare le dita sul braccio fino ad arrivare al suo viso e la guardai intensamente.

-Allora mi spieghi cosa sta accadendo?-le chiesi dolcemente.

Mi scrutò con uno sguardo ipnotizzato e rispose senza nemmeno pensarci: - Il nostro matrimonio.-

La mia reazione fu proporzionale all’assurdità della sua affermazione. Le mani che prima l’avevano fatta sentire bene, la strinsero e scuoterono con forza. Le mie grida le rimbombavano nel cervello, mentre il suo viso prima sereno era diventato una misto di angoscia e paura.

Un paio di servitori, richiamati dalla confusione, accorsero e riuscirono a sottrarla dalla mia presa prima che potesse accadere qualcosa di terribile. Chocola venne guidata fuori da una donna che con fare materno l’avrebbe coccolata e consolata. Io crollai e rimasi inginocchiato a fissare il pavimento. Nella mente un solo pensiero : devo imparare a tenere sotto controllo la rabbia!

Sylvette spalancò la porta e mi venne incontro con sguardo minaccioso.

-Che cavolo hai combinato?Avresti potuto…-

-Ucciderla!- lo interruppi -Giusto. Per questo mi rifiuto di sposarla, anche per la sua incolumità! Sono pericoloso!!-

Dopo aver discusso a lungo e non essere riuscito a spuntarla, fui costretto ad indossare uno smoking lucido e ad oltrepassare il passaggio che mi condusse nella Grande Reggia degli Orchi. Mi ritrovai in un salone in cui Chocola con uno sguardo triste, mi stava aspettando. Temevo di guardarla negli occhi, di capire che aveva paura di me.

Quando la vidi illuminarsi al mio arrivo, mi tranquillizzai e rallegrai. Certo, questo accadde solo dentro di me…il mio viso invece restò impassibile come sempre. Era stato allestito un piccolo rinfresco per l’occasione ed erano stati invitati i più rispettabili membri degli Orchi. La sala era piena di persone agghindate che chiacchieravano tra di loro. Forse il termine chiacchierare non era proprio adatto, gli Orchi non chiacchieravano mai…loro giudicavano e spettegolavano. Muovevano i loro occhi da una persona all’altra e parlottavano tra di loro, coprendo le loro bocche truccate con grandi ventagli di piume. La povera Chocola, trovandosi per la prima volta in un ambiente così ostile, si guardava intorno smarrita e si tranquillizzò solo quando fui al suo fianco.

Sylvette sbatté le mani e riportò l’ordine. La cerimonia stava per cominciare: io e la mia futura sposa ci tenevamo per mano e ci guardavamo, mentre un uomo con voce autorevole pronunciava le solite parole. Chocola con gli occhi lucidi e il viso triste, cercava di sorridere e sembrare felice.

Leggevo nei suoi occhi verdi i suoi pensieri, i suoi sogni infranti, le sue illusioni riguardo ad un matrimonio felice. Stavamo facendo un errore : ci stavamo legando l’uno all’altro senza sapere nemmeno se lo volevamo davvero, ci stavamo giurando amore eterno senza aver prima scoperto che cosa significasse amare! E allora perché nessuno dei due rispose “no”, perché entrambi recitammo il giuramento alla perfezione? Perché alla fine eravamo dei masochisti, desideravamo farci del male ed eravamo pronti a qualsiasi sofferenza pur di stare insieme. Questo era amore o egoismo?

-Lo sposo può baciare la sposa-

Chocola mi guardò piena di gioia e speranza,increspando le labbra. Dopo averla fissata a lungo, le presi la mano e gliela sfiorai con le labbra.

Quando la guardai di nuovo in volto, la sua espressione era indescrivibile : la delusione e la tristezza avevano rovinato quel meraviglioso viso. Si inchinò e farfugliò delle scuse con voce impacciata e scappò via.

Si era concluso il giorno più felice della sua vita.

Heyy sono tornata!! Scusate del ritardo…sapete la scuola mi uccide! :) Comunque mi impegnerò ad essere più presente ed ad aggiornare con più frequenza! See you later

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Ero in un angolo con un bicchiere di champagne da solo, come sempre. Osservavo gli Orchi parlottare tra di loro sapendo che il centro delle loro critiche ero io.

-Ma come mai la sposa è scappata via, senza nemmeno presentarsi?-

-Avrà avuto paura di Pierre… mi fa davvero pena, povera ragazza, non immagina nemmeno il guaio in cui si è cacciata!-

-Ma è vero che lei è la figlia di Glace?-

-Sì. Per questo Pierre l’ha sposata, altrimenti lui sarebbe stato automaticamente spodestato in quanto non è nemmeno un Orco.-

Bevvi quello che restava dello champagne tutto d’un sorso e sospirai. Per quanto lo desiderassi non potevo dire che le parole pronunciate da quella pettegola dama fossero false. Nonostante odiassi gli Orchi più di me stesso, avevo bisogno di loro più di ogni altra cosa al mondo. Se non fossi stato il Re degli Orchi sarei stato costretto a scappare da un paese all’altro senza meta. Seppur nato su Extramondo ero odiato da alcuni e temuto da altri, nessuno mi avrebbe mai perdonato né accolto nella sua casa.

-Senza questo Trono non sei nulla!- mi aveva detto prima Sylvette, nel tentativo di convincermi a sposare Chocola- E ora che è stata trovata la figlia naturale di Glace nonché erede legittima, tu potresti essere cacciato da un momento all’altro! L’unica cosa che ti salva è che quella cretina è perdutamente innamorata di te e tu invece di alimentare questo amore, non fai che allontanarla!-

Alla fine lo spirito di sopravvivenza aveva vinto e mi aveva spinto a compiere un gesto, che mai avrei fatto e che aveva finito per ferire me e la mia dolce consorte. La rividi correre via disperata e per la prima volta provai rimpianto. Mentre prima avevo interpretato la cosa come una punizione per il fatto di essersi innamorata di me, ora capivo tutta la sua disperazione. E quando pensai che lei avesse potuto sentire prima quello che avevo appena udito io, mi sentii un vero mostro. Guardai la mia immagine riflessa nel bicchiere di cristallo : seria e le labbra era piegate in un ghigno diabolico, come se una parte di me si eccitasse quando sapeva di aver fatto del male a qualcuno.

Preso dal disgusto che provavo nei confronti di me stesso, scaraventai il bicchiere contro la parete richiamando l’attenzione di tutti. Gli Orchi si voltarono verso di me sorpresi e curiosi, mentre io con il mio solito atteggiamento altezzoso uscivo dalla sala. Quando mi ritrovai nel buio della notte, l’ansia cominciò ad assalirmi: per quel che ne sapevo Chocola poteva essere andata ovunque e avrei anche potuto non trovarla più. Cominciai a correre più veloce che potevo nel grande giardino della Villa e solo quando arrivai alla parte posteriore la vidi. Era seduta sul bordo di una fontana con i capelli in disordine e il trucco colato. La mano destra faceva in modo che la larga gonna non si bagnasse e la sinistra asciugava le lacrime che uscivano ancora dagli occhi tristi.

Mi avvicinai a lei con cautela, temendo uno scatto d’ira. Attraversai lo spazio che ci divideva e mi sedetti anche io sul bordo della piscina. Restai per qualche minuto così: le spalle alla grande statua barocca, che era stata costruita in quella enorme vasca e lo sguardo rivolto alla Villa. Stanco di essere ignorato, la circondai con le braccia e le baciai la fronte chiamandola tesoro. La sua reazione mi risultò davvero inaspettata : si avvicinò a me e appoggiò le mani sul mio petto, a quel punto mi spinse. Mi ritrovai, bagnato e confuso, seduto sul fondo della piscina.

-Tu sei pazza!- le gridai contro, mentre uscivo dall’acqua fredda e ritornavo davanti a lei.

-Sarò anche pazza, ma tu sei un bastardo! Lo sai che cosa sognano le bambine da piccole? Lo immagini? Non fanno che immaginare il giorno del loro matrimonio… e anche se non ero una bimba così femminile, anche io fantasticavo su questa cosa! E tu cosa hai fatto? Prima mi hai sedotto e mi hai fatto innamorare di te, e poi da quando sono venuta a vivere con te…non fai che allontanarmi!-

-Non ti ho mai voluta qui…-

-Ma mi hai detto che mi amavi e che l’unico ostacolo che ci divideva era la guerra tra Regni… qual è l’ostacolo adesso?-

Dato che non le risposi, continuò a gridarmi contro:- Io non voglio essere la tua amante,intesi? Una con cui ti piace trascorrere il tempo, quando sei in vena! Io volevo essere tua moglie!!-

-Lo sei!!-

-No, non lo sono. Credi che non conosca la vera ragione per cui mi hai sposato.-

Abbassai lo sguardo colpevole e non risposi. Quel mio gesto le apparve per quello era, una conferma bella e buona.

-Dato che non hai più nulla da dire, possiamo anche andare a casa,no?-

E volammo lentamente nel cielo scuro, silenziosi e pensierosi. Entrambi con il cuore squartato dal dolore.

I’m a lightweight better be careful what you say
With every word I’m blown away

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ero seduto sul letto con la boccetta tra le mani. Solitamente quando la utilizzavo era a causa di una rabbia irrefrenabile che mi faceva tremare da capo a piedi. In quel momento, invece, mi sentivo angosciato e cupo. Il risentimento mi legava il cuore e lo lacerava come se fosse provvisto di spine.

Bevvi tutto d’un sorso la bevanda contenuta nell’ ampolla, sperando di riuscire ad addormentarmi il prima possibile. In quel momento Chocola uscì dal bagno, battendo con rabbia la porta. Si avvicinò a me e solo allora notai il suo “abbigliamento”. Indossava una camicia da notte di seta nera molto corta e scollata. Si inginocchiò davanti a me e mi guardò fisso per alcuni minuti. Dopo averle esaminato il viso mi vennero i brividi: gli occhi verdi, circondati dal trucco sbavato, lasciavano trasparire una scintilla che non vi avevo mai visto. Un lampo di follia che non mi piaceva per niente.

-Mi hai rovinato il matrimonio, ma non ti lascerò fare lo stesso con la mia prima notte di nozze!- mi gridò.

Continuai a fissarla senza capire realmente il senso delle parole che aveva pronunciato. Probabilmente se fossi stato lucido e non in preda a quello stato di torpore in cui mi gettavo volontariamente ogni qual volta avevo un problema per mezzo di quella stupida ampolla, avrei reagito. O forse no.

La stanza era buia poiché la luna non riusciva ad illuminare nulla, coperta da enormi nuvole scure.

Chocola si avvicinò a me con movimenti seducenti e un’ aria ammiccante. Più il suo corpo si accostava al mio, più il mio si allontanava. Sembrava che lui avesse capito che era una cosa insana.

Solo quando le mie spalle si trovarono spinte contro il muro, fermai la mia fuga. Lei appoggiò le sue labbra sulle mie e cominciò a baciarmi, mentre le sue mani veloci mi sbottonavano i bottoni della camicia. Tolto questo indumento, i baci divennero più profondi e lunghi. Ormai non subivo più gli avvenimenti in maniera passiva, ma vi partecipavo piuttosto attivamente. Le tolsi la camicia da notte e la strinsi a me. Ci fermammo un secondo : eravamo arrivati in un punto in cui o dovevamo fermarci o andare fino in fondo. Un lampo squarciò il cielo e ci illuminò. Chocola osservando i miei occhi in cui si specchiavano i suoi dovette leggervi ciò che vi avevo visto io prima, perché sobbalzò e corse in bagno piangendo.

Rimasi per qualche istante da solo seduto sul letto ad ascoltare il suono della pioggia che aveva seguito il lampo, poi mi alzai e cercai di raggiungere mia moglie. La sentii singhiozzare, gridare e percepii un gran rumore di vetro che cadeva sul pavimento.

-Mostro! Guarda cosa sono diventata a causa tua! Non riesco nemmeno a riconoscermi!-

Tirai un pugno contro la porta di legno, che si ostinava a tenere chiusa, e le urlai: - Ascoltami! Non avrei voluto dirtelo,ma tanto vale essere sincero! Hai ragione io ti ho sposata solo per poter continuare ad essere il re degli Orchi! Ed è anche vero che io desidero che tu te ne vada via da qui il prima possibile!-

I suoi singhiozzi diventarono più forti, mentre ascoltava queste parole.

-E vuoi sapere perché? Proprio perché avevo paura, timore che tu diventassi come me…un mostro! Che non fossi più allegra, dolce, sfacciata, vivace…insomma che tu non avessi tutte le qualità che mi hanno portato ad innamorarmi di te! Tuttavia ho più paura di perderti e ho deciso di rischiare!-

La serratura scattò e finalmente potei entrare e vederla inginocchiata tra i pezzi di vetro che prima componevano lo specchio.

Mi saltò tra le braccia e mi abbracciò.

-Chocola devo darti un avvertimento: se mi lascio andare adesso, non riuscirò più a separarmi da te. Non potrai più lasciarmi, non lo sopporterei…-

-Non mi verrebbe mai in mente di lasciarti…-

Annuii poco convinto.

-Ma mi spieghi perché odi tanto questo mondo?-

-Qui nulla è quello che sembra!-

-Ma il mio amore per te, quello non cambierà mai-
-In realtà questa sarà la prima cosa a mutare.- pensai angosciato.

Che capitolo strano… inizia in modo violento e finisce in modo dolce. Beh così riesco ad accontentare tutti,no? ;) Comunque sto scrivendo una nuova fanfiction nel settore drammatico, questo rallenterà un po’ i miei aggiornamenti, ma state tranquilli! Non mi dimentico mica di voi! <3

Comunque nel caso in cui voi voleste leggere l’altra storia ecco il link:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1379468&i=1

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Camminavo nel cortile della scuola, cercando con lo sguardo Chocola. Avevo , infatti, tralasciato di dirle una cosa di grande importanza. Temendo la sua reazione, non le avevo rivelato che la nostra relazione non doveva essere resa pubblica sulla Terra. Così per evitare che venisse a saperlo da sola, la cercavo intenzionato ad avvisarla e ad evitarle una grande umiliazione. Purtroppo quel giorno il destino non era dalla mia parte o dalla sua. Dunque invece di incontrare lei mi imbattei nel mio fan club, che come ogni mattina mi attendeva per potermi accompagnare all’interno della scuola. Mentre camminavano al mio fianco, si pavoneggiavano e accrescevano la loro superbia. Mentre pregavo che Chocola fosse già in classe, la ritrovai davanti a me. Mi sorrise allegra e mi salutò.

-Ciao Pierre…-

Furono quelle due semplicissime parole a scatenare la tempesta che seguì. Yurika si interpose tra me e Chocola e la guardò minacciosamente. Mise le mani sui fianchi e dopo aver agitato la testa (gesto fin troppo teatrale), le chiese da quando aveva il diritto di rivolgersi a me in modo così familiare.

-A quanto pare ho persino più diritto di te, dato che sono la sua ragazza!-affermò la streghetta, sicura di sé.

Yurika, senza scomporsi, si voltò verso di me in cerca di una smentita. La stessa cosa fece mia moglie, ma naturalmente con un obiettivo differente. L’aria era diventata elettrica e si poteva ben avvertire la lite che stava per scoppiare tra le due ragazze. Gli altri alunni, prima diretti verso le loro classi, si erano invece fermati a guardare la scena. Per loro non era altro che una distrazione,qualcosa di interessante da raccontare ai loro compagni. Per me, invece, era una scelta: preservare la mia reputazione o il mio rapporto con Chocola.

Cosa era più importante? Entrambe le cose lo erano! Cosa sarebbe stato più facile recuperare? La fiducia della ragazza, che in fin dei conti pendeva dalle mie labbra.

-Allora Pierre, sei davvero fidanzato con questa bamboccia?-

-In realtà siamo solo usciti insieme, sabato sera. A quanto pare ha frainteso…-risposi.

Yurika scoppiò in una fragorosa risata: -Lo sapevo che non era vero!-

Anche le altre ragazze cominciarono a ridere, mentre Chocola teneva lo sguardo basso.

-Basta!-le zittì la loro presidentessa. – In fin dei conti è naturale! La povera ragazzina non sa ancora come funzionano queste cose, crede che se qualcuno la invita ad uscire la ama. Che gli serva da lezione! Amore, Pierre esce con così tante ragazze e le tratta tutte in modo speciale…-

Osservai la povera vittima, temendo il peggio. Era sempre stato un tipo fin troppo impulsivo e , per quel che ne sapevo, avrebbe anche potuto colpirla con un incantesimo.

-Hai ragione! Mi sono lasciata abbindolare da questo bastardo e ho sbagliato, sta tranquilla d’ora in poi gli starò alla larga. Voglio solo ricordarti che tu sei caduta nella mia stessa trappola! Tu sei la sua fidanzata? Non mi sembra! Eppure gli stai sempre appiccicata e ti lasci accarezzare e baciare da lui, quando ne ha voglia! Continua a sognare…finché qualcuno non ti sveglierà nello stesso modo che tu hai usato per me!-

I suoi occhi verdi lucidi e spalancati dalla rabbia, si posarono sul mio viso e mi lanciarono uno sguardo disgustato. Si voltò e con un passo lento e rilassato si allontanò.

-Pierre stai bene?-mi chiese Yurika. In effetti mi sentivo agitato, pallido e mi mancava il respiro. Non facevo che voltarmi intorno cercando qualcosa, cosa non lo sapevo nemmeno io. Intravidi nella massa di studenti il viso di Houx e mi sembrò che guardasse me con disprezzo e rimprovero. Infilai una mano nella tasca e con naturalezza mi avviai in classe, lasciando che la folla di ragazzi si disperdesse. Credevo che allontanatomi dal cortile, i miei sensi di colpa sarebbero spariti. Mentre la lezione procedeva lentamente, io pensavo a ciò che era accaduto. Rivedere l’espressione di disdegno che mi aveva rivolto poc’anzi, mi faceva stare male,molto male! Sapere che l’avevo provocata proprio io peggiorava la situazione! La paura che questa volta non mi avrebbe perdonato mi faceva stringere lo stomaco. Chiesi di poter tornare a casa prima e nessuno fece obiezioni, uno dei benefici della mia popolarità a cui non avevo voluto rinunciare! Perché? La ragione era che temevo di incontrare Houx. Avevo paura di un ragazzo, che fino a quel momento non avrei mai nemmeno considerato. Non volevo sentirgli dire che non meritavo Chocola…soprattutto perché sapevo che aveva ragione! Il marito perfetto per lei era sempre stato lui, fin dal principio. Erano cresciuti insieme ed erano felici, finché io non ero entrato nelle loro vite stravolgendo il loro destino. Mentre camminavo erano questi i pensieri che mi attanagliavano il cuore. Aprii la porta di casa mia, sperando che lei fosse lì. Sylvette mi corse incontro e mi chiese che cosa avessi combinato.

-Che intendi?-gli risposi confuso.

Delle grida provenienti dal piano superiore mi fece capire tutto, senza bisogno di altre inutili domande. Salimmo le scale in fretta e raggiungemmo la mia stanza. Apparire davanti agli occhi di Chocola fu un’operazione più pericolosa di quanto pensassi. Mia moglie presa dalla rabbia, che l’aveva già spinta a rompere tutto ciò che era a sua disposizione, mi scaraventò contro un’ enorme lampada. Riuscii a schivarla solo con un pizzico di fortuna.

-Non ti toglierai mai il vizio di rompere tutto, quando sei nervosa?-la beffeggiai.

-La smetterò quando tu la pianterai di essere così bastardo!-

-Ok mi dispiace…avrei dovuto dirti che la nostra relazione deve restare segreta!-

-Mi sa proprio di sì… così avrei evitato di umiliarmi davanti all’intera scuola!-

-Su dai, non mi terrai il muso per sempre!-

Lei, dopo aver scavalcato i cocci sparsi sul pavimento, si avvicinò a me e mi minacciò.

-Questa non te la perdono…te lo giuro!-

Da che parte siete? La risposta è scontata! ;) Comunque vi piace? Spero di sì, anche se è un po’ più insignificante rispetto agli altri!

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Allora ho pensato a varie soluzioni per farla pagare a Pierre! La prima idea che mi è venuta è stata quella di far civettare Chocola con tutti i ragazzi della scuola, ma era troppo scontata.

Ho poi pensato al fatto che lei potesse cacciarlo dal palazzo,ma sappiamo che Chocola non lo avrebbe mai fatto! Ho quindi pensato a questa idea, che mi pare perfetta! Spero che anche voi la pensiate così!

Ero seduto sul divano del mio grande salotto in compagnia di Megan, la mia “nuova fiamma”. Il mio litigio con Chocola non poteva interrompere il mio compito principale, raccogliere noir e accrescere l’energia nera che ancora ci proteggeva dalle guardie di Extramondo. Le accarezzavo i capelli e le guance, la corteggiavo con dolcissime parole. Più il suo viso diventava color porpora più desideravo continuare. Mentre avvicinavo le mie labbra alle sue, ricordai che mia moglie era al piano di sopra. Beh, nulla era più stimolante della visione di Chocola che rodeva di gelosia a qualche camera di distanza da me. Sorrisi e la baciai con trasporto. Lei si staccò, però, da me improvvisamente. Fissò qualcosa dietro di me e poi mi rivolse uno sguardo carico di disappunto.

Mi voltai incuriosito e vidi l’oggetto dell’attenzione di Megan. Chocola si muoveva nel salotto comportandosi con naturalezza e mostrando ,quindi, di essere di casa. Feci appena in tempo a mimarle l’insulto più duro che mi venisse in mente, prima che la mia spasimante afferrasse il cappotto e si avviasse verso l’uscita. Fui costretto, dunque, a seguirla e a scongiurarla di restare.

Le rivolsi parole fin troppo mielate e soavi, che solitamente mi sarei ben guardato dal pronunciare.

Tuttavia queste non ebbero l’effetto desiderato e la ragazza uscì, battendo la porta.

-Ah se ne è andata…peccato! Le avevo preparato una tazza di the!-esclamò Chocola, guardandomi con un ghigno soddisfatto.

Strinsi i pugni, mentre sentivo la rabbia e la sconfitta invadere il mio corpo e il mio cuore.

-Tu non capisci…Credi che io mi diverta!-sussurrai in preda alla collera.

Lei mi osservò per qualche istante seria e poi scoppiò in una fragorosa risata. –Oh sì, già è proprio una sofferenza!-

La vista mi si annebbiò e il cervello smise di funzionare. Da quel momento in poi non avrei saputo più trattenermi. Le afferrai le spalle e la spinsi contro il muro. La guardai negli occhi con un’espressione indicibilmente intensa e con un tono sicuro le dissi:

-Catturare un noir non è come appropriarsi di un qualsiasi cristallo…no, è completamente diverso!

E’ una sensazione tremendamente appagante ed eccitante. Riesco finalmente a dare pace alla mia anima, ad ammettere con sicurezza a me stesso quale è la mia natura. I dubbi, le incertezze, le debolezze spariscono e mi sento forte come non mai. Mi sento il Re degli Orchi! Spietato, freddo e calcolatore, temuto da tutti e amato da nessuno! Questo voglio essere! Questo devo essere! Capisci perché devo provare odio? Ho la grande necessità di avvertirlo intorno a me, nelle viscere della Terra e nel mio cuore!Corteggiare le ragazze, tradirle, farle sentire delle nullità, sorriderle, deluderle, illuderle…è il mio compito, ciò che mi tiene in vita! -

Lei tremava e mi guardava fisso, senza capire il significato profondo delle mie parole. Allora decisi di mostrarglielo. Le afferrai il braccio e trascinai dietro di me fino a raggiungere una sala a lei molto nota. Si guardò intorno e rabbrividendo ricordò gli istanti trascorsi, legata da forti catene. Si massaggiò i polsi, mentre osservava i vari noir ,disposti in modo ordinato per tutto il perimetro della sala. Tutto era avvolto dall’oscurità, illuminato soltanto da un leggero bagliore emanato da tutti quei noir. La scena era piuttosto spettrale.

-Catturalo!-le ordinai e la mia voce rimbombò in tutta la sala. Lei mi guardò spaventata e mi implorò con gli occhi di lasciarla in pace. Se fossi stato sano di mente, avrei ricordato che ero stato proprio io ad ordinare a Sylvette di non impiantarle un noir nel petto. In quel momento ,invece, guidato dalla rabbia o dalla pazzia, le ripetei con voce più forte il mio comando.

-Solo così potrai capirmi! E dopo averne catturato uno, non potrai più farne a meno…-

Lei mi osservò un secondo e ancora tremante annuì. Allungò la mano sopra il cuore nero e chiuse gli occhi. Sospirò e sussurrò una strana formula a denti stretti. Il cristallo restò sospeso qualche secondo prima di entrarle nel petto. Immediatamente si sentì male e crollò in ginocchio sul freddo pavimento. Tossiva forte e tremava così tanto, che mi spaventai sul serio.

-Che ti succede?Eh Amore, cosa hai?-le chiedevo, in ginocchio accanto a lei.

Tra un colpo di tosse ed un altro, sussurrò: -Non riesco a respirare…aiutami!-

La abbracciai e cominciai a gridare il nome del mio servitore. Ero davvero atterrito, come se mi fossi appena ripreso da uno strano stato di torpore ed avessi appena iniziato a comprendere le mie azioni e responsabilità.

Sylvette entrò e soccorse subito Chocola. La prese in braccio e si allontanò, lasciandomi solo al buio.

Solo con i miei pensieri e sensi di colpa. La peggior punizione del mondo.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Ero steso sul pavimento e mi illudevo che il freddo del marmo potesse alleviare i dolori del mio cuore. Questo povero ed innocuo organo tremava e batteva, come il corpo che lo possedeva. Infatti mentre digrignavo i denti e le mani tremavano, il mio cervello cercava di trovare una spiegazione a ciò che era accaduto. Troppe emozioni mi avevano travolto, la paura, la rabbia, i risentimenti e anche un ombra di passione. Era tutto così inconsueto per un cuore abituato solo alla tristezza.

Cercavo di classificare i sentimenti che mi avevano sfiorato, come un neonato che guarda con interesse gli oggetti che lo circondano. Il mio petto era a tratti scosso da forti singhiozzi, ma i miei occhi erano asciutti. Tutto era terribilmente buio e tetro, cosa che aumentava ancor di più il mio stato di depressione. Improvvisamente mi alzai da terra e guidato da chissà quale impulso, entrai nella biblioteca. Mi fermai in mezzo alla sala e osservai tutti gli scaffali, contenenti migliaia di libri diversi. Presi un libro e lo sfogliai : tra le varie frasi scritte in un’ elegante calligrafia, lessi la parola “love”. Pieno di collera e rabbia, strappai la pagina e la gettai a terra. Perché tutti parlavano di quel sentimento così “Bello e magico” ed io ero l’unico a ritenerlo insopportabile ed odioso?

Forse perché solo a me complicava la vita e la rendeva un vero inferno. Vedere quel foglio di carta a terra mi riempì di adrenalina e così continuai a farlo anche con gli altri libri. Accesi il fuoco nel camino, così che potessi bruciare tutte quelle inutili parole. Ma in realtà cosa volevo distruggere davvero? Forse ciò che era accaduto qualche ora prima? O i sentimenti che provavo e che mi sforzavo di negare?

Quando la vista delle fiamme mi stancò, uscii dalla porta. Attraversai il corridoio frastornato, chiedendomi che ora fosse. Quando passai davanti alla porta della stanza di Sylvette, l’ansia mi assalì. Per quel che ne sapevo Chocola sarebbe potuta essere morta e sepolta!

Era stato quel timore a tenermi lontano dalla realtà così a lungo. Sospirai e continuai a camminare : avrei scoperto la verità domani . Aprii l’uscio ed esausto entrai nella mia camera buia. Mi sedetti sul letto e mi slacciai i lacci dei mocassini. Improvvisamente la luce si accese ed illuminò la persona che era appoggiata al muro davanti a me e che mi aveva aspettato per parlarmi.

-Sei tornato, finalmente!-disse incrociando le braccia.

-Già!-tagliai corto, continuando a spogliarmi.

-Non credi che dovremmo parlare? Cioè hai cercato di uccidermi, poi sei sparito…credo di meritarmi una spiegazione,no?-

-Mi dispiace…-

-Non mi interessano le tue false scuse…io voglio sapere da te da cosa è stato provocato il tuo scatto d’ira! Perché non è normale!!-

-Ero soltanto nervoso...-

Lei si inginocchiò davanti a me e mi guardò con sguardo preoccupato.

-Io…io…devo parlarti. Gli Orchi mi hanno parlato di te. Mi hanno detto delle cose molto gravi. Il giorno del nostro matrimonio mi hanno biasimato perché stavo per sposare un pazzo. Inizialmente avevo pensato ad una malignità, ma adesso comincio a crederci davvero. -

Mi fu necessario un minuto per realizzare : il mio peggior incubo si stava realizzando e non sapevo come svegliarmi. Gettai sul letto la camicia, che mi ero appena tolto e mi avvicinai a lei. Quindi le chiesi, guardandola intensamente, se credeva davvero che io fossi pazzo.

-Aiutami a non crederci! Dammi una spiegazione plausibile!-

-Va bene,lo ammetto! Io…io avevo bevuto e quando ho visto i danni che ho provocato, ho preferito appartarmi e aspettare che mi passasse la sbornia.-

Lei mi guardò con sguardo diffidente, ma poi le rughe sul suo viso scomparvero.

-Devo chiederti un’altra cosa.- mi disse con sguardo imbarazzato. -Hai detto di aver bisogno di ferire e illudere le ragazze. Questo vale anche per me, vero?-

-No…certo che no! Tu sei diversa!-

-Eppure è quello che stai facendo!-mi accusò.

-Vuoi smetterla di accusarmi sempre? Hai ragione…ultimamente mi sono comportato molto male con te, ma ti prometto che non accadrà più!-

-Sarà meglio! O per te saranno guai!- mi rispose, puntandomi il dito sul viso.

Gli infilai al dito uno dei miei vistosi anelli. Lei mi fissò con sguardo interrogatorio.

-E’ il simbolo della mia promessa.-

Se fosse stata una delle mie prede, l’avrei riempita di complimenti e parole dolci, ma con lei non potevo farlo. Quelle dolci frasi erano state già sprecate e avevano perso il loro significato. E poi non erano necessarie, bastava stare abbracciati l’uno all’altra a guardare l’alba.

Avvertimento: potrebbe essere OCC.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Questa volta riuscii a mantenere la promessa.Ogni volta che dedicavo troppe attenzioni ad una ragazza e trascuravo Chocola, riuscivo a ricompensarla. I miei colpi di testa non sparirono e continuarono a turbare la nostra tranquillità. Tuttavia qualche carezza e un paio di parole dolci riuscivano sempre a calmare mia moglie e a togliere dalla sua testa qualsiasi dubbio. Infatti non mosse più alcuna accusa di pazzia contro di me, né ci pensò più.

Continuammo a vederci di nascosto finché io non decisi di cambiare questa situazione. Durante un ballo scolastico preso dalla voglia di ballare con lei e di dimostrare che lei era solo mia, la attirai a me e la baciai con trasporto. Da quel giorno, in maniera sorprendente, i noir che catturai aumentarono anziché diminuire. Ma la serenità non era una caratteristica del mio animo o forse non la meritavo. L’annuncio della tempesta fu un sogno di Chocola.

Stesa accanto a me, si era ritrovata in sogno in un mondo parallelo. Lì camminava per le strade del palazzo, disorientata. Improvvisamente udiva dei passi che si avvicinavano a lei e cominciava a tremare. Compariva un ragazzo che le correva incontro e la stringeva a lui per tranquillizzarla.

Lei , pur non conoscendolo, lo trattava con familiarità e si lasciava abbracciare. Quando lui se ne era andato lei lo aveva chiamato Pierre.

-Eppure non aveva affatto il tuo aspetto, era diverso…completamente. Aveva i capelli scuri e gli occhi neri…Cosa vuol dire secondo te?- mi aveva chiesto, turbata.

-Non lo so. Non tutti i sogni devono avere un particolare significato!-

In realtà io avevo capito bene quale era il suo significato. Lei nel sogno aveva scoperto un altro me. Aveva capito che la persona che amava non era in realtà mai esistita. Quel Pierre era soltanto un immagine nella sua testa.

Per il momento, fortunatamente, lei non aveva dato alcun peso a quel sogno. Diversa era stata però la mia reazione e il sospetto si era insinuato nel mio cuore. Temevo, infatti, che il sogno fosse premonitore. Quando lo avrebbe scoperto nella vita reale sarebbe stato terribile!

Ero quasi certo che lei mi avesse idealizzato e me lo confermò quando la sentii parlare con Vanilla.

Un giorno la sua migliore amica, superata la paura che ancora la tratteneva, le si era avvicinata e le aveva offerto il suo aiuto.

-Chocola, posso aiutarti a scappare e a tornare ad Extramondo. –

-Ma sono io che non voglio tornare! Io…sto bene con Pierre!-

-Ne sei sicura? Non sembrate così felici insieme!-

-Ti sbagli : lui è molto dolce,romantico e mi ama molto. Non è affatto come pensate voi!-

Peccato che lei si sbagliasse e presto se ne sarebbe accorta!

Una mattina Chocola mi guardò sorridendo e mi chiese : - Che cosa vuoi che organizzi per il tuo compleanno?-

Quella domanda mi colpì con la stessa forza di un fulmine, che squarta il ciel sereno. Per me l’ anniversario della mia nascita non era mai stato un evento positivo.

-Niente!-

-Dai non fare l’apatico!-si lagnò.

-Ti ho detto di non organizzare nulla e non voglio più sentirtene parlare.- le ordinai con voce severa.

-Ok…ok non c’era bisogno di scaldarsi!-si lamentò e mi invitò a sbrigarmi.

-Non credo che verrò oggi a scuola. Non mi sento molto bene!-

Lei si disse disposta a rinunciare ad andarsene, per prendersi cura di me. Io però la spronai ad andarsene e a non preoccuparsi per me. Mi fissò per qualche istante e poi si dileguò.

Rimasto solo appoggiai la testa sul cuscino e mi lasciai trascinare dai ricordi. Chiusi gli occhi in balia di emozioni diverse e forti. E tornai nel passato. Al mio settimo compleanno. Nella data che aveva segnato la mia vita per sempre.

Lo so che non è molto bello, ma è solo un capitolo di passaggio. Nel prossimo comincerò a raccontare del passato di Pierre. Ciao! Grazie per le vostre gentili recensioni!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Rimasto solo appoggiai la testa sul cuscino e mi lasciai trascinare dai ricordi. Chiusi gli occhi in balia di emozioni diverse e forti. E tornai nel passato. Al mio settimo compleanno. Nella data che aveva segnato la mia vita per sempre. Non ricordavo molte cose della mia infanzia, ma quella reminescenza della mia vita passata era molto vivida nella memoria.

Mia madre mi aveva svegliato anche quel giorno mettendo in mostra il sorriso che era sempre sul suo viso. Fisicamente ci somigliavamo molto : anche lei aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, ma caratterialmente eravamo così diversi! Lei era solare e allegra, mentre io ero sempre stato un bambino piuttosto serio, che preferiva rintanarsi nella Foresta a leggere, piuttosto che giocare con gli altri bambini. Tuttavia queste nostre differenze non intaccavano di certo il nostro rapporto.

-Che ne dici se organizzassimo una festa per il tuo compleanno? In fin dei conti, avere 7 anni è un evento importante… oggi potrai fare il tuo primo incantesimo!-disse con il suo solito entusiasmo.

(Solo in quel momento mi accorsi di quanto Chocola assomigliasse a mia madre e questo mi spiegò cosa mi aveva portato ad interessarmi a lei).

-Mamma chi vuoi che venga se non ho amici?-le risposi cinico.

- Vorrà dire che festeggeremo io e te.-

-Papà non tornerà a casa per il mio compleanno?-pensai deluso, ma non avevo il coraggio di chiederlo. Il rapporto che c’era tra me e mio padre era,infatti, molto particolare. Ci volevamo bene ma eravamo troppo permalosi per ammetterlo. Litigavamo in continuazione perché lui voleva che io mi preparassi ad intraprendere la sua stessa professione.

-Deluso, eh?-mi chiese mia madre, leggendomi nel pensiero.

-Un po’- sospirai.

-Purtroppo gli Orchi stanno diventando una vera minaccia e per evitare che scoppi una guerra, tuo padre in qualità di soldato deve sorvegliare il regno.-

Annuii e consumai la mia colazione in silenzio. Mentre mia madre stava lavando le stoviglie le chiesi se potevo andare a giocare nel bosco. Lei mi diede il permesso a patto che tornassi entro le cinque del pomeriggio, ora in cui si sarebbe svolta la nostra festa molto intima.

Afferrato un libro, mi incamminai nella selva incontaminata. Mentre pestavo l’ erba, ripetevo a voce bassa le formule magiche. Nonostante avessi studiato a lungo, avevo paura di sbagliare qualcosa in quel giorno così importante. Mi sedetti sotto la mia quercia preferita e cominciai a leggere. Il tempo trascorse velocemente e il tramonto mi annunciò che era l’ora di tornare da mia madre. Tuttavia la vista di un evento molto particolare catturò la mia attenzione e mi costrinse a disubbidire. Improvvisamente una zona della foresta, poco lontana da me, si era ghiacciata e l’aria stava diventando sempre più fredda. Mi avvicinai lentamente a quella che sembrava la fonte di quel cambiamento climatico, cioè una piccola pozzanghera ghiacciata. Mi inginocchiai e guardai attraverso la lastra di ghiaccio. Quello che vidi mi sorprese: era un cristallo del cuore, ma era diverso da quelli che avevo visto sui libri. Il suo colore era nero e la potenza che emanava era maggiore di ogni altro cristallo. Piuttosto che spaventarmi quel noir mi affascinava. Trovato qualcosa di aguzzo, ruppi il ghiaccio ed afferrai il cuore. Mi fermai ad osservarlo rapito, ma qualcosa dentro di me mi suggeriva che tutto ciò che stavo facendo era sbagliato.

Quando i miei sensi di colpa presero il sopravvento, mi decisi ad abbandonare il noir sull’ erba e a fuggire via. Quando mi ritrovai fuori l’uscio della mia casa, regolarizzai il mio respiro ed entrai.

Mia madre non si sorprese per il mio ritardo, in quanto ero solito tornare tardi.

-Eccoti!- mi disse e mi mostrò la bellissima torta che aveva preparato per me. Sorrisi, pregustando già il momento in cui l’avrei mangiata.

-Sembra molto buona!-esclamai.

-Sì, ma potrai averla solo se supererai l’esame brillantemente!-

Annuii e mi preparai a catturare il primo cuore della mia vita. Tuttavia il ricordo di quello che era accaduto poco prima, mi turbava un po’. Quando io e mia mamma giungemmo sulla Terra, di certo, non sapevamo cosa stava per accadere.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Correvamo nella foresta. Il vento soffiava forte contro di noi e cercava di spingerci dietro. Mentre i nostri capelli si muovevano da soli ed i vestiti aderivano ai nostri corpi, noi continuavamo ad andare controcorrente. Dal cielo scuro cadevano grandi gocce di pioggia. Ne sentivo il suono, che provocavano cadendo sulle foglie degli alberi, ma non avvertivo l’acqua fredda sul mio viso. Era come se non facessi più parte di quel mondo e forse era proprio così. Mentre le mie gambe si muovevano, i pensieri erano fissi su una sola scena.

Mia madre mi teneva la mano tremante e mi spingeva a continuare. Quando giungemmo nella radura ci frenammo di colpo.

-Aspettami qui!-mi raccomandò.

Restai nascosto dietro un albero ad osservare ciò che avevo davanti. Un gruppo di soldati, nelle loro uniformi luccicanti, si stava esercitando. Tra di loro riconobbi un uomo alto dai capelli castani e gli occhi grigi, mio padre. Vidi mia madre avvicinarsi a lui e parlargli sottovoce. Il suo viso, prima freddo ed indifferente, mutò in un’espressione sorpresa e preoccupata. Chiese al generale di poter lasciare l’addestramento per un giorno e si avvicinò al luogo in cui ero nascosto.

Mia madre mi riprese per mano e camminammo fino a casa, silenziosi.

Entrammo nella cucina, dove c’era la torta con cui avremmo dovuto festeggiare il mio compleanno.

Ci sedemmo vicino alla tavola con un’espressione certamente diversa da quella che avevo immaginato poche ore prima.

-Mi dite cosa diavolo è successo?-esordì mio padre, battendo i pugni sul legno del tavolo.

-Il mio esame non è andato molto bene!-sussurrai.

-Non è una catastrofe, potrai rifarlo qualsiasi volta vorrai! Devi soltanto studiare di più.-

-Non credo che il problema sia dello studio…-

-E quale è allora?-chiese spazientito.

-Pierre ha catturato un noir!-gridò mia madre, prima di scoppiare in un pianto liberatorio.

Il volto di mio padre si spostò rapidamente da mia madre a me. Mi osservò a lungo balbettando, ma non riuscì a dire nulla.

Superata la sorpresa iniziale, mi elencò una serie di ordini da eseguire:

-Non andrai a scuola per il momento, almeno fin quando non capiremo come risolvere la situazione. Non dovrete farne parola con nessuno…potrebbe essere pericoloso!-

-Ai suoi ordini, generale. E adesso che ha impartito i comandi, come ha intenzione di continuare?-lo beffeggiai.

-Come potrebbe essere successo?-chiese mia madre, mentre le lacrime le scorrevano ancora lungo le guance.

-E’ successa una cosa prima nella Foresta, che potrebbe essere stata la causa di ciò!-spiegai.

-Su sbrigati…diccelo!- mi spronò mio padre.

Gli raccontai in breve dove ero andato e il noir che avevo visto.

Papà mi osservò ed annuì fin quando non ebbi terminato, poi spiegò la situazione:

-Il noir che hai visto ti è entrato nel petto, sostituendosi al tuo cuore originale. Così sei diventato un Orco!-

-C’è una via d’uscita?-chiese mia madre disperata.

-Sì, dobbiamo trovare una purificatrice capace di eliminare il suo noir. Tutto si sistemerà, credetemi!-assicurò.

Mi appoggiò le mani sulle spalle e guardandomi fisso negli occhi mi confortò e spedì a letto.

Dopo aver salutato mia madre, uscii dalla cucina e , ben nascosto dietro la porta, mi misi ad ascoltare i loro discorsi.

-Perché potrebbe essere pericoloso?-chiese mia madre.

-Gli Orchi stanno cercando un nuovo Principe e Pierre ha tutte le caratteriste per esserlo! Dobbiamo proteggerlo!Non possono portarmelo via!-sussurrò a denti stretti.

Strinsi i pugni e respirai piano. Ero terrorizzato, ma le parole di mio padre mi avevano davvero rassicurato. Sentivo di essere un abitante di Extramondo, come poteva qualcuno metterlo in dubbio?

Come potevo io avere le caratteristiche adatte per essere il principe degli Orchi?

Allora non sapevo chi fossero davvero quegli esseri, né immaginavo quanto gli somigliassi…

Ero così ingenuo!

Mi ero fatto trascinare così tanto dai ricordi che non sentii nemmeno che Chocola era ormai tornata a casa. Si era tolta rapidamente le scarpe e stesa accanto a me. Credendo che io mi fossi addormentato, mi aveva poggiato la mano sulla fronte per verificare che non avessi la febbre e mi aveva abbracciato. Il suono del battito del suo cuore funzionò come una ninnananna, che mi fece assopire.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Mi alzai lentamente senza far rumore. Mi vestii il più velocemente possibile e uscii dalla stanza. Percorsi il grande salone e poi l’ingresso, gli unici ostacoli che mi separavano dalla libertà. Quando aprii il portone e fui finalmente fuori, ripresi a respirare con regolarità.

Mi ero, infatti, svegliato all’improvviso con l’impressione di stare per morire annegato, dopo aver sognato di nuotare in un mare tempestoso e scuro le cui onde cercavano di spingermi in profondità.

Adesso che avevo lasciato libero sfogo ai ricordi, dovevo essere pronto a farmi condurre da loro dovunque volessero e a sopportare la sofferenza che ne sarebbe derivata.

Tutto era ancora buio: le strade oscure mi avrebbero protetto e fatto compagnia in questo viaggio nel passato, mentre la luna con la sua pallida luce mi avrebbe illuminato il cammino.

Udii il miagolio stridulo di un gatto vagabondo, quel suono mi ricordò l’urlo che uscì dalle labbra di mio padre nel momento in cui il suo piano fallì e con lui si annullarono anche le nostre speranze!

 

Il giorno successivo alla grande rivelazione, mio padre aveva pensato che avrei fatto bene a seguirlo al suo addestramento, così che, terminati i suoi doveri, potessimo recarci il più presto possibile dall’ unica donna che avrebbe potuto aiutarci. Quello che ci serviva era una purificatrice che facesse tornare puro il mio cuore e risolvesse il problema senza rendere troppo nota la cosa. E per fortuna mio padre aveva già trovato la persona che faceva per noi! Mi parlò di lei, mentre ci recavamo nella grande radura dove l’esercito si addestrava:

-E’ da poco tornata su Extramondo, in quanto per un periodo di due anni è stata sulla Terra per partecipare alla gara per le pretendenti al Trono. Questa è stata però interrotta improvvisamente prima del termine fissato per ragioni misteriose… riguardanti gli Orchi suppongo! Adesso vive con suo nonno poco lontano da qui. Ho sentito parlare molto di lei dai soldati dell’esercito: tutti lodano le sue grandi capacità e dicono che se la gara non fosse stata interrotta lei sarebbe stata la vincitrice.

E’ una garanzia, no?-

Il piano era perfetto: avevamo trovato la donna giusta e questa abitava vicino a noi. Eravamo pieni di speranza e ottimismo, ma non sapevamo cosa stava per accadere. Quel giorno, infatti, l’esercitazione non si sarebbe svolta regolarmente.

Ero nascosto dietro una grande quercia ad osservare mio padre ed i suoi compagni addestrarsi. Mi affascinava molto osservarli mentre si muovevano insieme e sembravano un’ unica macchina. Pensai per un attimo che forse arruolarsi e combattere per il proprio mondo non sarebbe stato proprio male. Velocemente, però,  quest’ idea sparì dalla mia mente: ero troppo pacifista per uccidere qualcuno. O almeno allora ero così.

Mentre osservavo annoiato il cielo notai qualcosa di strano : in un punto lontano, in cui le nuvole erano molto più scure e spesse, qualcosa si muoveva. Mi soffermai con lo sguardo per capire se fosse un corvo quella cosa scura che si avvicinava sempre di più. Solo quando fu troppo tardi, capii che cosa erano. Solo quando furono proprio su di me li riconobbi : una ventina di Orchi armati scesero in picchiata e piombarono nella radura. L’esercito reale, colto alla sprovvista, avendo superato la sorpresa iniziale si difendeva bene. L’anello più debole di quella catena d’acciaio era mio padre che oltre alla sua vita doveva difendere anche la mia. Sicuramente era la preoccupazione di avermi esposto ad un pericolo di quella portata a fargli tremare la mano così tanto! Osservavo il suo duello con quell’Orco dagli occhi iniettati di sangue e ad ogni loro movimento venivo scosso da terribili tremori. Quando vidi che mio padre era stato disarmato non potei non intervenire. Scesi dall’albero su cui ero rifugiato e feci un’ incantesimo. Non mi importava quale, l’unica cosa importante era attirare l’attenzione su di me!

Il mio piano andò a buon fine : l’Orco dai capelli anonimi valorizzati da un eccentrico ciuffo rosso si voltò verso di me e mi guardò con interesse.

-E chi abbiamo qui?-si chiese lasciando stare mio padre e avvicinandosi a me.

Io ero immobilizzato dalla paura che lui scoprisse il mio segreto e lo guardavo procedere verso di me.

-Pierre che hai fatto?- sussurrò il mio affezionato papà.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


-E chi abbiamo qui?-si chiese lasciando stare mio padre e avvicinandosi a me.

Io ero immobilizzato dalla paura che lui scoprisse il mio segreto e lo guardavo procedere verso di me. Mentre l’uomo proseguiva si fermò di botto e mi fissò stupito. Dopo avermi rivolto uno sguardo indagatore, mi pose la domanda che risuonava nella sua mente da tempo :

-Ma tu sei un Orco?-

Mio padre accorse accanto a me e circondatomi con le sue forti braccia, rispose al mio posto: -No…assolutamente no!-

-Certo e allora perché ha un noir?-lo beffeggiò.

Al sentir pronunciare quella parola, noir, le conflittualità si calmarono e tutti (Orchi e non) mi fissarono sconvolti.

-Sa che stiamo cercando un principe degli Orchi? Potremmo fare un accordo : lei ci da il bambino e noi le daremo una piccola ricompensa.-

-Non ho intenzione di vendere mio figlio!- gridò mio padre furioso.

L’Orco con passo lento si avvicinò e giustificò la sua offerta:-Non è una vendita… è un patto!-

Le braccia che mi circondavano strinsero ancora più forte il mio corpo tremante:

-Non lo farò e basta!-

-Come vuole lei Monsieur!- sussurrò quel bizzarro Orco facendo un inchino. –Tuttavia vorrei ricordarle che il bambino non ha alcuna speranza di vivere una vita normale ora che tutti conoscono il suo segreto! Crede che lo accetteranno a scuola? Avrà più un amico? Ed una ragazza? Lei lo sta condannando ad un’esistenza vuota ed infelice...-

Mio padre strinse i denti e rispose: - Questi sono problemi miei!-

-Ora sono anche miei perché vede, Monsieur, non posso mica tornare da Glace e raccontargli che non ho preso un ragazzo,adatto al ruolo di principe, perché il padre non vuole! Sono un Orco mica un santo?-

Fissai l’uomo con aria interrogativa, senza capire cosa volesse davvero dire. Per fortuna mio padre ebbe i riflessi più pronti dei miei. Mi spostò e spinse verso l’interno della foresta, accompagnando questo gesto con un grido “Corri Pierre!”. Nonostante mi sentissi stralunato e confuso, seguii il consiglio e cominciai a muovere i miei piedi più veloce possibile con gli occhi chiusi.

Dopo aver corso per un bel tratto una donna frenò la mia marcia.

-Signora mi aiuti… gli Orchi mi stanno inseguendo!- la supplicai. Lei mi fissò per qualche istante titubante. Nei suoi occhi leggevo il suo dissidio interiore : aiutarmi e rischiare la vita o scappare e affidarmi ad una fine certa. Mosse un passo in avanti, ma poi sbuffando mi prese per mano e cominciò a camminare. Mi sarei tranquillizzato se non mi fossi accorto che la donna dall’aria misteriosa mi stava conducendo proprio dagli Orchi. Cercai di fuggire, ma non me lo permise: che fosse un Orco anche lei.

-Sta calmo! Ok?-mi disse con tono risentito e continuò a trascinarmi.

Confermai la mia ipotesi quando, arrivati davanti all’Orco che mi dava la caccia, lui la riconobbe e la chiamò per nome:

-Cinnamon, che sorpresa! Anche tu qui?E’ da tempo che non ci vediamo!-

-Taci Sylvette! Dimmi cosa vuoi farne di lui!-rispose indicando me.

-Diventerà il nuovo principe degli Orchi. Dì : non è il suo ritratto?-

Lei mi scrutò preoccupata per alcuni secondi e poi rispose:- Lascialo andare ti prego! E’ soltanto un bambino!-

Sylvette storse il naso poco convinto e lei si avvicinò a lui.

-Fallo per me…ti prego!- gli sussurrò all’orecchio con voce suadente.

-Ad una condizione, che al suo posto al Palazzo ci venga tu!-affermò e le diede un rapido bacio sulle labbra.

Balbettò qualche cosa e poi si rassegnò: -Va bene!-

Fu un attimo: i due volarono nel cielo e sparirono.

Solo allora realizzai dove avevo già sentito il nome di quella donna.

Cinnamon. Cinnamon Meilleure. La purificatrice. L’unica donna capace di aiutarmi,mi aveva salvato la vita. Ma solo a metà!

 

Le tenebre si erano dissolse e avevano lasciato il posto alla luce. La notte aveva, infatti, già portato a termine il suo compito: cullare un ragazzo ed i suoi pensieri. Mi avvicinai all’uscio della mia casa ed aprii la porta, pronto a tornare alla realtà. Tuttavia all’improvviso Chocola mi corse incontro e mi strinse forte a sé. Per un secondo mi sentii confuso e disorientato.

Le braccia esili e sottili, che mi circondavano divennero possenti e forti. La voce calda di mia moglie si tramutò in quella roca di mio padre. Le parole, come il passato e il presente si sovrapposero:

-Stai bene…ero così in pensiero!-

-Ma…ma… abbiamo perso l’unica opportunità di salvezza.- sussurrai con gli occhi umidi.

Gli stessi occhi che avevano ,in quella circostanza, versato tante lacrime, adesso che stavo rivivendo tutto non potevano infatti non inumidirsi. Nonostante fossi cambiato ed il mio cuore fosse divenuto di pietra, vi era ancora un po’ di quel bambino in me.

-La cosa importante è che tu stia bene, per le altre cose una soluzione la troveremo.-

Quelle furono le ultime parole che udii prima di tornare alla realtà, stavolta davvero!

Battei le palpebre e mi ritrovai nella mia villa a pochi centimetri dal viso stupito di Chocola. La congelai con lo sguardo e lei mi lasciò facendosi da parte. Sofferente salii le scale che mi avrebbero condotto nella mia stanza: avevo bisogno di un altro po’ di solitudine.

 

 La “storia” tra Sylvette e Cinnamon la chiarirò nel prossimo capitolo. Tuttavia vi anticipo che è lui ad essere innamorato di lei e che lei, a conoscenza di questa cosa, ha pensato di sfruttarla a suo favore o meglio a quello di Pierre. XD

Spero vi piaccia questa variante!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Tastavo ogni centimetro del muro della mia camera alla ricerca di qualcosa che non sapevo nemmeno io. Dopo aver ripensato per un ora a quello che avevo ricordato, mi era sorta una domanda a cui avevo voluto subito trovare una risposta:

Se Cinnamon era stata portata al Palazzo degli Orchi perché non l’avevo mai vista?  Doveva essere stata imprigionata da qualche parte, in un luogo che si poteva raggiungere solo attraverso un passaggio segreto. Era una teoria assurda, ma in quel momento non la pensai così. E dopo aver picchiettato a lungo il muro e cominciato a sentirmi un vero idiota, mi arresi e mi sdraiai sul letto senza speranze. Preso da una terribile frustrazione lanciai una scarpa contro la libreria ed un libro cadde a terra. Improvvisamente, come in un film fantascientifico, la libreria si spostò lasciando intravedere un lugubre corridoio. Scattai in piedi e lo attraversai : dovetti scendere molte rampe di scale prima di trovarmi in un luogo che non avevo mai visto. Era un lurido agglomerato di celle per lo più vuote, che erano state occupate negli anni passati dai rivoluzionari più agguerriti e valorosi.

 L’ultima cella, tra l’altro l’unica ad essere chiusa da una pesante porta blindata, attirò la mia attenzione. Allora presi le chiavi appese accanto e le usai per aprirla. Al suo interno vidi una donna che nonostante fosse segnata dalla vecchiaia e dalla lunga prigionia, aveva mantenuto una certa dignità ed eleganza. Era passato tanto tempo, ma riuscii a riconoscerla: era Cinnamon!

Quando mi ritrovai davanti a lei, mi resi conto di quanto fosse stata stupida la mia ricerca dato che non avevo nulla da chiederle né da dirle.

-Chi sei tu?-mi chiese lei.

-Sono il principe degli Orchi.-

-Non ti aspetterai che mi inchini,vero?-

-Certo che no, Signora.-dissi trattenendo una risata.

-E cosa vuoi?-

-Non lo so-risposi.

Lei si voltò e mi guardò meglio incuriosita. Dopo avermi osservato per qualche secondo si coprì le labbra con le mani e sussurrò: -Oh no…sei tu!-

Annuii tristemente.

-E come mai sei diventato ugualmente il Principe? Sylvette ha violato il patto?-

-No le cose sono andate in modo diverso…è una lunga storia.-commentai.

-Raccontamela- mi disse con uno sguardo pieno di comprensione e compassione, invitandomi a sedermi accanto a lei sul suo lurido letto.

-Allora…-iniziai- dopo quel giorno la mia vita divenne impossibile, proprio come aveva predetto Sylvette. Non potei più uscire di casa e trascorsi tutte le mie giornate a guardare il mondo fuori dalla finestra rimpiangendo il passato. La cosa peggiore fu che le cose si complicarono anche per i miei genitori! Mio padre, che era un soldato della Corona, non potè più andare a lavorare senza che tutti lo guardassero e lo allontanassero. Poi un giorno accadde qualcosa di davvero terribile. Mio padre fu convocato dal capo delle Guardie che desiderava fargli un importante proposta.

Giunto lì, l’uomo gli intimò che se non si fosse sbarazzato di me non avrebbe più continuato a lavorare per lui.

“Come può chiedermelo? E’ mio figlio!” rispose.

Tuttavia il senso del dovere e la paura di perdere il suo caro lavoro riuscirono ad avere la meglio sull’affetto paterno. E con tono arrendevole chiese disposizioni. Con me e mia madre si giustificò così: “Non abbiamo altra scelta. Tenendolo qui rischiamo la nostra e la sua vita!”. Mia madre si disperò e lo supplicò : niente riuscì a dissuaderlo dal suo diabolico intento.

Quando venne a prendermi per portarmi via da lui, aveva piovuto. Mentre stavo osservando le gocce di pioggia appoggiate al vetro, lui mi ordinò di preparare la valigia. Inizialmente pensai che volesse portarmi al sicuro,ma il pianto di mia madre mi fece capire che mi sbagliavo.

Mentre la salutavo per l’ultima volta mi disse: “Non odiarlo…infondo ti vuole bene!”

Ma io non le credetti!-

-Mi dispiace…-commentò triste.

-Storia vecchia. E quale legame la congiunge a Sylvette?-

-Lunga storia-disse.

-Me la racconti allora.-

E ridemmo insieme, prima di immergerci nei ricordi.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


-Quando mi trasferii nel Palazzo degli Orchi, ipnotizzata dall’amore per Glace cominciarono le mie disgrazie. Mi ero illusa che sarei diventata la sua compagna, la sua amante e invece non ero altro che una schiava. Sfogava le sue frustrazioni su di me… eravamo entrati in una terribile spirale in cui la mia vita era tale solo di notte quando ci incontravamo nella sua camera. Accanto a quell’uomo rivoltante, che però amavo più di me stessa, c’era Sylvette che mi osservava nell’ombra e non osava esporsi. I suoi occhi erano pieni di compassione e amore sincero, ma a me non interessavano. Non erano quelle le iridi in cui desideravo specchiarmi!

Quando la vita mi giocò un brutto tiro e scoprii di aspettare un bambino caddi in un baratro di disperazione. Temevo di subire la sua punizione ed un terribile castigo e così mi sono servita dell’influenza che avevo su Sylvette. Gli parlai del mio problema e lui mi consigliò di scappare, si adoperò per trovare un nascondiglio perfetto per me e per mia figlia. Tuttavia Glace scoprì il segreto prima che potessimo mettere in pratica il nostro piano. Come avevo immaginato la sua rabbia fu enorme e inveendo contro di me cercò di costringermi ad abortire. Mi opposi e chiusi gli occhi in attesa di ricevere il mio castigo. Quando Sylvette si schierò dalla mia parte e mi difese, il re degli Orchi mise in mostra tutta la sua rabbia. Lui fraintese la nostra complicità  e cominciò a sospettare di noi: ci insultò, maledisse…

Scappai più veloce che potei, cercando di evitare i colpi che lui mi lanciava contro. Ruppi una finestra e riuscii ad atterrare nella Foresta incolume. Lui, bloccato da Sylvette, non potè inseguirmi e mi perse di vista.

Da quel giorno non vidi più Sylvette e continuai a vagabondare nella Foresta Zenzero. Quando nacque mia figlia la lasciai sulla soglia della casa di mio padre. Non entrai più in contatto con gli Orchi fino a quando non ti incontrai e decisi di aiutarti. Allora ritornai nel luogo in cui avevano avuto luogo i miei incubi. Qui però trovai una sorpresa: Glace non c’era più. Una rivolta degli Orchi lo aveva sconfitto e trasformato in una sagoma fluttuante, priva di forze e autonomia.

Sylvette allora mi propose una soluzione a tutti i miei problemi: se avessi accettato di stare con lui, avrebbe accolto mia figlia presso di lui e l’avrebbe amata come se fosse stata sua. Rimasi impressionata dal suo gentile gesto e accettai  l’offerta, nonostante non ricambiassi appieno i suoi sentimenti. Ma i miei sogni riguardo all’avere una famiglia furono nuovamente interrotti : gli Orchi si opposero alla decisione di Sylvette e lo costrinsero a rinchiudermi nelle segrete. Mi sentii come una prigioniera…beh in effetti lo ero !

E sono stata chiusa qui per tutti questi anni! Ogni giorno Sylvette mi porta del cibo e si prende cura di me… e ripensandoci mi sarebbe potuta andare peggio!-concluse il suo racconto.

- Tuttavia per essere davvero serena mi servirebbe sapere una cosa e tu puoi aiutarmi. Allora Pierre, mi assisterai?- mi chiese, prendendomi le mani e guardandomi con occhi pieni di tristezza.

Solitamente non aiutavo le persone, ma in fin dei conti quella donna aveva fatto molto per me e così accettai di aiutarla.

-Vorrei sapere se mia figlia è ancora viva e se è al sicuro… sapere che sta bene mi aiuterebbe a sopportare il pensiero di dover trascorrere tutta la mia vita qui.-

-Sì posso farlo…come si chiama? Per un sovrano è facile trovare informazioni sui suoi sudditi.-

-Chocola Meilleure-

Sconvolto mi alzai e camminai indispettito per la cella.

-La conosci? Dimmi se sta bene…-

Il mio sguardo era abbastanza eloquente, così che non potessi più rifiutarmi di possedere delle informazioni su di lei!

-Sì…purtroppo lei è…sì lei è morta!-

Mentre la vidi accasciarsi a terra a causa del forte dolore che l’aveva invasa, ripassai mentalmente le ragione per cui avevo mentito.  Se le avessi rivelato che Chocola abitava al piano di sopra ed era la nuova Principessa degli Orchi, avrebbe tentato di portarla via da me ed io non potevo permetterlo!

Qualcuno, attirato dalle grida di Cinnamon, corse all’interno della cella. Sylvette mi guardò attonito e mi chiese che cosa stesse accadendo e come fossi arrivato lì.

Adesso ero veramente nei guai!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Io e Sylvette eravamo spalla a spalla in uno stretto corridoio lurido che conduceva alla libertà. Le due lanterne che avevamo in mano ci illuminavano con un’incerta fiamma il percorso. Improvvisamente ci ritrovammo a calpestare l’erba bagnata, segno che la nostra marcia era terminata. Uscimmo dallo stretto cunicolo e respirammo a pieni polmoni l’aria fresca. Una terza persona uscì e si fermò davanti a noi. Rivolse i suoi occhi tristi prima sul mio compagno e poi su di me. Abbracciò Sylvette e gli sussurrò dolci parole di addio all’orecchio, mentre lui cercava di nascondere i suoi sentimenti che però apparivano fin troppo chiari nei tratti del viso. 
Quando si lasciarono, si avvicinò a me e mi strinse la mano come segno di grande amicizia.
-La ringrazio!-
Quel contatto mi infastidì e mi mise a disagio. Non potevo sopportare che quella donna a cui, a sua insaputa, avevo fatto tanto del male mi ringraziasse così calorosamente. I suoi occhi lucidi mi riempivano di sensi di colpa e così la liquidai con un sorriso falso. Cinnamon, avvolta in un pesante cappotto, cominciò a correre il più velocemente possibile mentre la luce della luna le illuminava il cammino. Io e Sylvette la guardammo andare via, entrambi prigionieri dei nostri pensieri e riflessioni. Quando la sua sagoma sparì dalla nostra vista, potemmo lasciarci dominare dai nostri sentimenti e cancellare l’ipocrisia da noi. Fu per questo che il mio compagno mi afferrò per la giacca e mi gettò a terra. Mi ritrovai steso sull’erba bagnata di rugiada ed essendomi alzato, persi molti minuti prima di riuscire a sbarazzarmi del tutto del fango che copriva i miei vestiti.
Nonostante conoscessi la causa della rabbia di Solvette, decisi di fare il finto tonto o meglio di attaccarlo, ferirlo.
-Perché ce l’hai con me? Perché ho salvato la tua ragazza? Ho fatto quello avresti dovuto fare tu tanti anni fa?-

-Sai bene che la ragione non è questa.-

-E quale allora?-chiesi incrociando le braccia, con aria di sfida.

-La smetti di fare il buffone? Hai detto ad una donna che sua figlia è morta, anche se sai bene che questo è totalmente falso! Non hai alcuno scrupolo di coscienza?-

Lo colpii a mia volta, spingendolo a terra. Era l’unico modo per potermi difendere: usare la forza!

Lui si alzò e mi guardò con un sorriso beffardo.

-Oh Pierre, Pierre… sei proprio un bambino!-

Invece di attaccare si avvicinò a me e mi pose una mano sulla spalla in segno di comprensione.

-Io ti capisco… anche io sono stato egoista: anche io ho preferito vedere la mia amata Cinnamon chiusa in gabbia piuttosto che lontana da me. Io so cosa provi! Ma questa sera ho capito di aver sbagliato. Il miglior regalo che potessi farle non era il mio amore…era la libertà!-

-Ma Cinnamon non ti amava…tu eri costretto a trattenerla! Io non ne ho alcun bisogno: lei mi ama, vuole restare qui…il suo posto è al mio fianco!- gridai irato.

-Ma non sarà sempre così! Lei scoprirà i problemi che comporta l’essere Regina degli Orchi, i problemi che comporta l’essere tua moglie!-

Afferrai un sasso da terra e lo scagliai con quanta forza avevo contro il paesaggio di fronte a me.

-Non accadrà!-

-Me lo auguro, ma promettimi che se mai vorrà andarsene glielo lascerai fare…-

-Non ce ne sarà bisogno…-

-Promettilo!-mi ordinò.

Annuii poco convinto. Lui sorrise soddisfatto e mi lasciò da solo a riflettere nella notte buia.

-Sylvette…-

-Si?-chiese voltandosi verso di me.

-Pulisciti il labbro: è pieno di sangue-

-Lo farò-

“Io ho bisogno di lei”. Queste erano le parole che avrei dovuto pronunciare. Era un’ insignificante frase pronunciata mille volte da stupide ragazzine cotte, ma mi rappresentavano alla perfezione.

Da quando Chocola era entrata di forza nella mia quotidianità, rallegrandomi e incasinandomi la vita, potevo quasi definirmi felice. I miei occhi avevano ripreso a brillare ed il mio cuore a battere.

Se lei se ne fosse andata, sarei morto di nuovo e nessuno avrebbe più potuto riportarmi in vita.

Dicendo questo avrei consegnato a Sylvette la chiave per aprire il mio cuore ed io non volevo farlo. Ero sempre, in fondo, il gelido e malvagio Principe degli Orchi.  

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


In questo capitolo si ritorna al passato con la descrizione dell’arrivo del piccolo Pierre al Palazzo degli Orchi! La narrazione è affidata ad un personaggio secondario che però in quell’occasione ha avuto una grande importanza, Sylvette! Vi lascio al capitolo adesso!

 

Entrai nella cucina buia appena illuminata da qualche raggio di luna che filtrava attraverso la finestra, che era stata sbarrata solo a metà. Presi dalla credenza un bicchiere da cocktail e dopo averlo riempito di ghiaccio vi versai il contenuto di un’antica bottiglia di liquore.

Mi portai alla bocca il bicchiere di cristallo e bevvi con gusto il liquido scuro, lasciandolo qualche istante in bocca per assaporarlo meglio! Solo allora notai la macchia rossa sul vetro del bicchiere e mi ricordai del mio labbro sanguinante! Infilai la mano nel taschino e con molta eleganza tirai fuori un candido fazzoletto che ebbe l’oneroso compito di eliminare il sangue dal mio viso. Bevvi ancora: non c’è nulla che accompagni i pensieri come un bel sorso di cognac! Ero amareggiato. La causa non era la partenza di Cinnamon né il pugno ricevuto da Pierre, la vera ragione era la consapevolezza. Sì la consapevolezza che quel ragazzo stesse ormai diventando come me!

La cosa mi addolorava e disgustava allo stesso tempo, nonostante la mia mente continuasse a ripetermi che avrei dovuto aspettarmelo. Improvvisamente mi ricordai del primo giorno in cui Pierre aveva messo piede nel maestoso Palazzo degli Orchi. Mi sembrò di rivedere la scena nel liquido scuro che stavo ingerendo. Come era cambiato da allora: i suoi occhi azzurri molto espressivi non erano altro che due lastre di spesso ghiaccio, che probabilmente gli circondavano anche il cuore. Bevvi un altro sorso mentre ogni tassello si posizionava al proprio posto e le immagini divenivano sempre più nitide.

 

Camminavo a passo svelto nel lungo corridoio sorpreso di quella visita inaspettata. Aprii la porta ed entrai nella grande sala dove i miei due ospiti mi stavano aspettando. Appena entrato la mia attenzione fu catturata dal ragazzino dai capelli biondi la cui espressione mi impressionò.

Mi aspettavo da un moccioso nella sua situazione capricci, stupide lacrime e singhiozzi e invece non vi fu nulla di tutto ciò. Aveva lo sguardo basso e i suoi occhi non esprimevano tristezza, ma rancore. Superata la sorpresa iniziale mi rivolsi all’uomo dall’espressione nervosa e devastata:

-Ha cambiato idea vedo, monsieur! Vedrà Pierre si troverà bene con noi.-

Il ragazzino mi congelò con lo sguardo facendomi avvertire l’assurdità delle mie parole…

Era strano ma quel bamboccio riusciva a mettermi a disagio. Quegli occhi capaci di ammaliare e manipolare qualsiasi malcapitato mi stregarono. Fu allora che mi promisi che avrei fatto di Pierre il più grande sovrano degli Orchi dopo Glace e che lo avrei aiutato a realizzare la sua vera essenza. Ero infatti convinto che lui fosse nato per occupare quel ruolo. Lo si percepiva dalla sua freddezza, dalla sua eleganza…tutte doti innate che dovevano solo essere portate alla luce!

L’uomo era in piedi ed esitava. Mi guardava furioso come se fossi stato io a rapire il suo “adorato” bambino. Stavo per ricordare a quello screanzato che era stato lui a consegnarmelo, quando lui si voltò verso Pierre. Cercava sul suo volto, sicuramente, qualche lacrima o una qualsiasi altra espressione di affetto nei suoi confronti. Su quel viso di marmo invece non vi trovò altro che indifferenza. Egli avrebbe certamente preferito dover subire uno sguardo carico di odio piuttosto che quella fredda indifferenza. Il suo dolore si manifestò apertamente in tutto il corpo: si irrigidì, strinse i pugni e impallidì di colpo. Dopo aver fatto un rapido inchino, lasciò il salone e si fermò fuori la soglia. Al riparo dai nostri sguardi, si lasciò cadere sul freddo pavimento e si abbandonò al suo dolore. Si coprì il volto con le mani e cominciò a gemere mentre le convulsioni gli agitavano tutto il corpo. L’ultima cosa che fece prima di perdere i sensi fu quella di emanare un acutissimo grido di dolore. Quando un domestico venne a chiedermi disposizioni riguardo al comportamento da tenere con quell’uomo, invitai Pierre a rispondere al mio posto.

-Portatelo via- disse, sempre facendo attenzione a non tradire la minima emozione.

-E dove lo lasciamo?-

-Abbandonatelo pure nel bosco.-concluse.

Da allora passo per passo lo nutrii di oscurità e odio fino a trasformarlo in un vero e proprio Orco. Il risultato superò le mie aspettative… Nelle sue vene non scorreva il sangue della nostra sporca razza eppure lui divenne il peggior Orco di cui si ebbe mai notizia! La cosa più devastante della sua natura era che lui si rendeva conto degli errori che commetteva e il rimorso lo uccideva lentamente.

Quando dunque commise l’azione peggiore che ogni uomo possa fare, il tormento lo fece diventare pazzo.

 

Il bicchiere mi sfuggì dalle mani e cadde a terra rompendosi in mille pezzi. Mi chinai a raccogliere i cocci quando comparve una figura che si inginocchiò accanto a me e mi aiutò. La luna illuminava i suoi capelli rossi e l’espressione preoccupata che aveva in volto.

-Sylvette, ma è stato colpito?-esclamò notando il mio labbro sanguinante e mi aiutò a rialzarmi.

-Chi è stato?-

-Non è importante, in verità…-

-E’ stato Pierre?-

Non potendo negare l’evidenza sorrisi e affermai: -Io e Pierre spesso ci comportiamo come dei bambini…ma ci lega un legame molto forte poiché condividiamo lo stesso destino.-

Lei mi guardò con uno sguardo interrogativo e mi accompagnò in camera.

 

Scusate il mio ritardo…ormai la scuola è finita e adesso sono tutta per voi!! Spero che il capitolo vi piaccia e che l’attesa non sia stata vana!  

 

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