Dreaming

di Maiko
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Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dream 1 ***
Capitolo 2: *** Dream 2 ***
Capitolo 3: *** Dream 3 ***
Capitolo 4: *** Dream 4 ***
Capitolo 5: *** Danny's Advice ***
Capitolo 6: *** Nightmare and Confession ***



Capitolo 1
*** Dream 1 ***


Spazio autrice:
Volevo solo precisare che la storia non è mia, ma è la traduzione (sì, questa è mia) della storia "Dreaming" di OkiKitty che ho letto su Fanfiction.net
Ho cercato il più possibile di mantenere lo stile dell'autrice, ma ovviamente con la traduzione alcune parti si sono perse un po'.
Invito quindi chiunque abbia un po' di dimestichezza con l'inglese a leggersela in lingua originale, perchè merita davvero!
Un'ultima cosa: in inglese, Sam chiama Peter "Web-head"; nella versione italiana della serie, ci sono stati episodi in cui il soprannome è stato tradotto più correttamente come "Testa di Tela", e altri in cui invece è stato usato "Testa di Ragno". Io ho preferito mantenerlo al secondo modo, più per abitudine che per altro.
Con questo vi lascio alla lettura; se voleste lasciare recensioni, credo che l'autrice ne sarebbe molto contenta.
Dreaming [ENG] ----> http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming 

 

1. Dream 1



- Peter POV -


Gettai lo zaino nel mio armadietto, e sospirai sentendo una voce familiare dire, "Ehi, Parker!" Seguita dal familiare bang del pugno contro lo sportello.
Mi girai per vedere il bullo dai corti capelli biondi venire verso di me.
"Flash," dissi semplicemente, e con il piede spostai lo zaino in modo tale da poter entrare semi-comodo nell'armadietto. Lui scattò tentando di raggiungermi più velocemente, soltanto per trovarsi improvvisamente a slittare sul pavimento bagnato nella mia direzione. Che strano. Non era bagnato prima. Una mano mi afferrò per il braccio strattonandomi via, appena prima che Flash scivolasse dritto dritto nel mio armadietto. La stessa mano che mi aveva afferrato sbattè lo sportello chiudendolo e mi si posò sulla spalla. La seguii con gli occhi trovandovi attaccato Sam Alexander, che al momento si stava piegando in due dal ridere. Con l'altra mano reggeva una scopa. Beh, questo spiagava il perchè del pavimento improvvisamente bagnato.
"Ahah- Oh, amico! Hai visto la sua faccia?!" disse con una lacrima che gli scendeva sulla guancia per il troppo ridere. Si calmò a sufficienza per raddrizzarsi e tirare lo scopettone umido al bidello, non troppo distante.
"Grazie amico!" continuò asciugandosi la lacrima, "Giuro, non ne avrei mai abbastanza."
"Nessun problema!" rispose il custode afferrando la scopa ed andandosene col suo carrello.
Sam mi mise un braccio attorno alle spalle. "Sul serio, Parker, devi ammettere che è stato geniale!" Mi girai per dirgli di lasciarmi andare, solo per trovarmi faccia a faccia con lui, il mio rivale. E intendo faccia a faccia sul serio. I nostri nasi quasi si toccavano, era davvero vicino. Mi voltai velocemente, arrossendo di imbarazzo. "Okay, si. E' stato abbastanza forte." Aspetta. Non era questo che volevo dire. Avrei voluto dirgli di lasciarmi andare, diamine. E forse che era stupido se pensava di rifarlo. Alzai lo sguardo vedendolo sorridermi e gli sorrisi a mia volta. Cosa? Non aveva alcun senso! Da quando io e Sam andavamo d'accordo? O scambiavamo due parole senza un insulto? Che stava-

Sbattei le palpebre e osservai il soffitto, la camera intera era immersa nel buio. Quindi era stato solo uno strano sogno? Beh questo spiegava molte cose. Lanciai un'occhiata all'orologio sopra la mia scrivania e notai che erano solo le 23:30. Mi ero addormentato soltanto per mezzora. Mi rigirai su un fianco cercando di prendere sonno un'altra volta solo per cadere dal letto e soffocare un gridolino. Sam era lì sdraiato, indossava una t-shirt e un paio di boxer. Stava russando leggermente e stringeva a sè il cuscino, un lieve sorriso dipinto sul suo viso.
Mi ci volle un attimo per ricordarmi anche del perchè fosse a casa mia. Mugugnai. Giusto, l'elivelivolo dello S.H.I.E.L.D. era esploso durante il combattimento con Green Goblin. Come avevo fatto a dimenticarmi che Sam divideva il letto con me? Avevo quasi perso la ragione dopo che zia May aveva deciso gli arrangiamenti per la notte.
Sospirai infilandomi nuovamente nel letto e gli diedi la schiena. Chiusi gli occhi e mi addormentai quasi immediatamente. Il sogno successivo era simile ad uno di quegli Harlem Shake che si trovano su Youtube, a parte il fatto che era ambientato nell'elivelivolo. Inutile dirlo, mi svegliai abbastanza in fretta, solo per scoprire che avevo preso sonno per dieci minuti. Gemetti di frustrazione. Si prevedeva una lunga notte.

-------------

"Amico, hai un aspetto di merda," disse Sam senza mezzi termini.
Gli lanciai uno sguardo furioso, come se fosse colpa sua. In realtà non lo era, ma ciò non mi fermò certo dal cercare una scusa per biasimarlo. Avevo fatto un assortimento di sogni strani quella notte, la metà in tema Youtube. Gli altri erano stati soltanto una ripetizione del primissimo sogno.
"Ehi, non guardarmi come se fosse colpa mia," disse, alzando le mani in segno di resa.
"Sam ha ragione, Peter," disse Luke osservandomi le borse sotto gli occhi, "Almeno hai dormito stanotte?"
"Non molto bene," sbadigliai, "E' che non riuscivo a mettermi comodo."
Sam mi allungò un toast. "Si, beh, meglio che ti muova. Siamo in ritardo, Testa di Ragno." indicò l'orologio sul muro.
"Oh, merda!" boccheggiai, infilandomi il toast in bocca e afferrando lo zaino prima di correre fuori dalla porta.
Oh, sì. Si prevedeva un gran giorno. 

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Capitolo 2
*** Dream 2 ***


Disclaimer: la storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming 


2. Dream 2


- Peter POV -


Mi guardai attorno, confuso. Dov'ero? Scaffali e scaffali ricolmi di libri mi circondavano, ed ero seduto ad un piccolo tavolo di legno, un libro di chimica aperto davanti a me. Dovevo essere in biblioteca. Ma cosa ci facevo lì, e come ci ero arrivato tutto un tratto?
"Parker? Terra a Parker!"
Mi voltai alla mia destra. Sam era seduto lì, di fronte a lui un altro libro di chimica. Mi guardava, irritato.
"Staremmo lavorando alla ricerca di chimica, ricordi?"
Era quello che stavo facendo? Uh. Scossi la testa cercando di concentrarmi.
"Giusto," mormorai, lanciando uno sguardo al libro. Sam mi posò una mano sulla spalla ed io mi irrigidii, mentre il mio petto si riempiva di una strana sensazione.
"Peter, stai bene?" chiese guardandomi con preoccupazione. "Ti stai comportando in modo strano ultimamente. Soprattutto con me. C'è qualcosa che ti turba?"
"Non è niente, Testa di Secchio," mi voltai dall'altra parte. Tolse la mano dalla mia spalla, ma quella strana sensazione al petto non se ne andò. Mi grattai la testa e sentii lo sguardo di Sam bruciare sulla mia nuca. Cercai di focalizzare la mia attenzione su quanto assegnatoci di chimica, ma mi resi conto di non sapere neanche cosa ci fosse stato assegnato. Ugh, non riuscivo a concentrarmi, per niente. E tutto ciò era dovuto al ragazzo seduto di fianco a me. Mi girai e presi un respiro profondo.
"Sam, ho mentito. C'è qualcosa che mi preoccupa," dissi, e lui mi guardò con un'espressione alla 'vai avanti, ti ascolto'.
"Sam," presi un altro respiro profondo, "la verità è che io-

Mi svegliai nella mia stanza, i muri ancora bui. Questi sogni erano continuati per una settimana, sogni in cui io e Sam eravamo tutti amici-amici. Strano, lo so. Ma non avevo mai sentito nulla in sogno. Mi strofinai il petto, percependo ancora quella strana sensazione che semplicemente non riuscivo a descrivere, ma perlomeno era svanita un poco.
Lanciai uno sguardo a Sam, che aveva il volto sotterrato nel cuscino extra che gli avevo dato. Avevo scoperto un paio di notti prima che Sam tendeva ad abbracciare nel sonno. Se non gli avessi dato un ulteriore cuscino, avrebbe avvolto le braccia attorno all'unica altra cosa che avrebbe trovato: me. Ma non aveva importanza, perchè anche con quel cuscino tendeva ad avvicinarmisi in qualunque caso.
Lo spinsi dall'altra parte del letto e mi ridistesi, sospirando. Cosa stavo per dire in sogno? La domanda mi stava tormentando, e tornare a dormire risultava difficile. Mi girai e rigirai per almeno due ore prima di cadere finalmente in una sorta di dormi-veglia. Stetti così per il resto della notte.

------------

"...er...Pete...PETER!"
"Uh?" alzai lo sguardo dal mio armadietto, che stavo fissando da due minuti. Dio. Ero stanco. Mary Jane mi sventolò la mano davanti alla faccia, preoccupata.
"Peter, è tutto a posto? Sembri esausto."
"Sto bene, MJ," dissi, seppur non troppo convincente. Lei assottigliò gli occhi, chiaramente determinata a scoprire quale fosse il problema. Ovviamente, non ebbe occasione di chiedermelo. Afferrai il mio zaino e me lo misi in spalla, borbottando qualcosa sul fare da tutor a qualcuno.

- 30 minuti dopo -

Vagavo per l'atrio quasi vuoto della scuola, dopo aver aspettato per una ventina di minuti il ragazzo a cui avrei dovuto dare ripetizioni. Che si fosse dimenticato o avesse deciso di svignarsela, non lo so. Quello che sapevo era che ero stanco e volevo solo andarmene a casa. Era venerdì per l'amor di Dio.
Nel momento in cui attraversai il corridoio, mi resi conto di sentire qualcosa. Tesi le orecchie per ascoltare, e riconobbi il suono di un pianoforte. E chiunque stesse suonando era davvero abile. Forse si trattava di un insegnante?
Mi diressi a grandi falcate verso l'aula di musica (da dove altro avrebbe potuto venire?) e vi sbirciai all'interno. Spalancai la bocca. Dovevo essere stanco. O allucinato. O tutti e due. Non era assolutamente possibile che io stessi vedendo ciò che stavo vedendo. Ma quando mi fui strofinato gli occhi l'immagine non era svanita.
Sam era seduto davanti all'enorme pianoforte, le sue dita che correvano abilmente sui tasti. Mi dava la schiena, ma dubito che mi avrebbe notato anche se fossi stato in piedi dritto di fronte a lui. Sembrava aver tagliato fuori il mondo intero, era unicamente concentrato sulla musica che stava suonando. Era lenta e dolce, bella, ma anche triste.
"Ehi," sussurrò una voce dietro di me.
Saltai quasi fuori dalla mia pelle. Trattenendo un piccolo urlo di sorpresa, mi voltai per trovarmi faccia a faccia con una ragazza. Aveva gli occhi color nocciola e verdi, e dei capelli ramati che le scendevano sulle spalle. Indossava una maglietta a mezza manica a righe grigie orizzontali che le pendeva sulle scapole e una gonna nera con ricami color porpora, e sotto dei pantaloncini a pinocchietto grigio scuro. Sulla schiena portava uno zaino viola. Mi guardò con curiosità.
"Allora sei qui per ascoltare il ragazzo-piano?"
"Ragazzo-piano?" chiesi scettico, mantenendo anch’io un tono di voce basso.
Divenne rossa, "Non sono brava con i nomi, okay?"
Ridacchiai appena e ritornai a dare attenzione al ‘ragazzo-piano’.
"Suona ogni venerdì dopo scuola," mi informò, "E per quanto lo voglia, non posso restare ad ascoltare. Devo andare subito nell’aula di studio. Ciao!"
Si girò ed iniziò a camminare, ma si fermò all’improvviso per poi voltarsi nuovamente verso di me.
"Oh, e un’altra cosa. Non farti scoprire. E’ molto timido."
Rimase per un attimo confusa dal tono gutturale che alla fine era scivolato nella sua voce, ma scrollò le spalle e si diresse verso il corridoio.
O-kaaaay, qualunque cosa fosse successa. Aspetta un secondo, aveva detto che era timido? Ah! Sam, timido! E’ assurdo solo a pensarci. Ahahah… ah..
Ah, diamine. Ero davvero stanco. Le mie palpebre iniziarono a chiudersi di comune accordo, e nonostante i miei migliori sforzi, scivolai in posizione seduta contro il muro e il sonno mi avvolse. Il piano suonava ancora dolcemente quando finalmente i miei occhi si chiusero.

Dopo quelli che sembrarono pochi minuti, ma che probabilmente erano stati molti di più, sentii qualcosa di fastidioso allo stinco. I miei occhi rimasero ostinatamente chiusi. Quel qualcosa divenne più insistente e lo riconobbi come un calcio. Quel tipo non vedeva che stavo disperatamente cercando di dormire? I calci cessarono, solo per essere sostituiti da una sensazione pungente alla mia guancia. Spalancai gli occhi.
"Okay, che diavolo?!" dissi brusco, massaggiandomi la guancia.
Feci saettare lo sguardo fino a vedere Sam accovacciato di fronte a me, i suoi occhi verdi brillavano di rabbia mentre mi fissava.
"Che ci fai qui, Parker?" borbottò, "E per quanto te ne sei stato seduto qui, esattamente?"
Mi alzai da dove ero stato seduto e mi stiracchiai.
"Abbastanza da sapere che suoni il piano, Testa di Secchio."
Mi afferrò per la maglia, "Se lo dici a qualcuno…"
"Ehi, rilassati," dissi, alzando le mani come per difendermi, "Non lo dirò ad anima viva."
Sam mi lasciò andare e guardò altrove, infilandosi le mani nelle tasche e abbassando lo sguardo. Questa era una di quelle rare volte in cui non sembrava sicuro di sé. Pareva incerto, quasi timido. Era piuttosto car-
Scossi la testa e arrestai il flusso dei miei pensieri. Fu allora che realizzai che Sam stava parlando.
"… suonare più a lungo di quanto volessi. Probabilmente tua zia May sarà preoccupata."
Lanciai un’occhiata fuori dalla finestra più vicina e notai che il sole stava già iniziando a tramontare. Annuii e uscimmo da scuola incamminandoci verso casa. Più o meno a metà strada, mi voltai a guardarlo.
"Sai," dissi sorridendo, "Sei piuttosto bravo come pianista." 

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Capitolo 3
*** Dream 3 ***


NdMaiko: chiedo scusa a chi segue questa storia per la lunga attesa, ma quest'anno la voglia di scrivere si era volatilizzata. Spero non me ne vogliate e gradiate ugualmente questo capitolo (personalmente è il mio preferito).
Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming



3. Dream 3
 
- Peter POV -
 
“Ho preso quella roba che volevi, zia May,” dissi lasciando cadere il sacchetto marrone sul bancone della cucina.
“Grazie, Peter,” zia May vi lanciò uno sguardo all’interno, “Dovrebbe essere tutto ciò di cui ho bisogno per il dessert di stasera.”
Alzai gli occhi al cielo uscendo dalla cucina. A dispetto di ciò che le avevamo detto, si era messa in testa che Sam, Luke, Danny e Ava non si sentissero ancora come a casa. Così aveva organizzato questa grande cena in famiglia nella speranza di far sentire ognuno il benvenuto. Mi lasciai cadere su una sedia in soggiorno e aggrottai le sopracciglia. Non c’era verso di farmi passare il presentimento di aver dimenticato qualcosa. Oh, beh. Se fosse stato abbastanza importante, sono sicuro che me ne sarei ricordato.
Piuttosto, decisi di riflettere sui sogni che avevo fatto ultimamente. Ancora una volta, per un’altra settimana, ero stato tormentato da strani sogni riguardanti Sam e me. In tutti, c’eravamo io e lui soli in qualche posto, io cercavo di dirgli qualcosa, e mi svegliavo prima di riuscirci. Era davvero frustrante, e come se non bastasse, le strane sensazioni che provavo in sogno avevano cominciato a manifestarsi nella realtà. Ogni volta che Sam mi parlava, o anche mi guardava, sentivo il mio battito accelerare un poco. Avevo iniziato ad evitarlo, ma non così tanto da essere notato. Finora, nessuno aveva sospettato nulla.
Beh, chiaramente non avrei capito niente stando seduto qui. Mi alzai dalla sedia e salii le scale, decidendo di prendere dei vestiti dal mio armadio e farmi una doccia. Le docce mi aiutavano sempre a riflettere. Ma allora, se aiutavano, avrei già dovuto aver capito. Forse ci stavo solo pensando troppo, suppongo.
“Ehi, amico.”
Sobbalzai al suono della voce di Sam. Quando avevo raggiunto la mia camera? Guardai il mio letto e ve lo trovai sdraiato sopra, gli auricolari pendevano dalle sue orecchie collegandosi all’iPod Touch che stringeva tra le mani. Alzò un sopracciglio.
“Perché ti agiti tanto?” chiese, “Non mi avevi notato?”
“No,” scrollai le spalle e mi girai verso l'armadio cercando di calmare i battiti frenetici del mio cuore, “Puoi sentirmi anche se hai le cuffie?”
Sam lanciò un'occhiata all'iPod, “Si, ti sento. Mi sono dimenticato di accendere la musica.”
Aprii il secondo cassetto in basso, “E per quanto sei stato qui a non ascoltare niente?”
“Circa un'ora.”
Scossi la testa tirando fuori un paio di calzini, dei boxer blu, una t-shirt bianca e dei jeans blu scuro. Sam mi guardò interrogativamente, prima di tornare al suo iPod e mettere su un po' di musica. Riuscivo a sentirla dall’altra parte della stanza, e dopo un momento la riconobbi come “Rockstar” dei Nickelback.
Mi chiusi la porta della camera alle spalle e attraversai il corridoio diretto in bagno.
 
- 5 ore dopo –
 
“La mia preferita è White Tiger,” disse Ava dopo aver ingoiato delle patate, “invidio la sua strabiliante agilità.”
Quella sera la conversazione a cena era stata davvero interessante, a dir poco. Era iniziata piuttosto normalmente, sapete, parlando di come fosse andata la giornata, tralasciando deliberatamente le parti riguardanti le percosse che avevamo dato a quei cattivi di merda, tutte quelle frottole, ma zia May aveva ritenuto che dovessimo conoscerci meglio. Così aveva iniziato a farci domande, dai nostri gusti musicali agli hobby. In qualche modo, era arrivata ai nostri supereroi preferiti.
“Verissimo,” concordò zia May, “è piuttosto aggraziata. E tu, Sam?”
“Nova, ovviamente.” Rispose Sam finendo di mangiare.
Avrei roteato gli occhi alla sua affermazione, se Danny, che era seduto proprio di fronte a me, non fosse stato colto da un attacco di tosse. Luke prese a dargli delle pacche sulla schiena nel tentativo di aiutarlo a liberare i polmoni.
“Oh, per l’amor del cielo!” esclamò zia May, “Stai bene?”
“S-sto bene,” Danny tentò di non soffocare, alcune lacrime gli percorrevano il viso, “mi è solo andata l’acqua di traverso.”
Danny lanciò un’occhiata a Sam non appena il suo respiro si fu stabilizzato e sogghignò. Guardai alla mia sinistra per vedere Sam lanciargli un’occhiata furiosa, e ciò servì solo a confondermi. Ovviamente mi ero perso qualcosa.
Quando fu chiaro che Danny stava bene, zia May smise di agitarsi e tornò a sedersi. Mandò Sam in cucina a prendere dal frigo i brownie che aveva fatto precedentemente.
“Quindi che mi dici di te, Peter?” chiese “C’è un supereroe che preferisci?”
“Beh, veramente non-“ Senso di Ragno! “Uh, devo andare a controllare una cosa, torno subito!”
Mi alzai in fretta dalla sedia e mi precipitai in cucina.
Sam aveva tirato fuori il vassoio dei brownie dal frigo ed era in procinto di assaggiarne uno.
“Sam, fermo!”
Sam si fermò e mi guardò confuso, “Perché?”
Gli andai incontro e gli strappai il brownie dalle mani. Mi era venuto in mente cosa mi ero dimenticato prima. E dopo aver ispezionato la parte sopra, trovai proprio ciò che stavo cercando.
“Qual è il tuo problema?” sbuffò Sam.
Rimisi il brownie sul vassoio e lo allontanai da lui, dichiarando categoricamente: “Ci sono le arachidi in questi brownie, genio. Non hai detto a zia May della tua allergia e io me ne ero dimenticato fino ad ora.”
Spalancò appena gli occhi e io mi diressi alla sala da pranzo. Piazzai il vassoio sul tavolo vuoto, rendendomi conto che tutti avevano finito di cenare e se ne erano probabilmente andati in salotto a giocare ai videogame. Raccattai il brownie che Sam aveva quasi mangiato e ne presi un grande morso, divorandone circa la metà.
“Ehi, Peter.”
Mi voltai, quasi lasciando cadere il brownie per lo shock.
Da quando lo conoscevo, credo che Sam non mi avesse mai chiamato per nome. Stava in piedi all’entrata della cucina, la sua solita aria presuntuosa era svanita, e pareva nervoso e incerto. Per niente da lui. Ma, non era già successo prima?
Scossi la testa, “Sì? Cosa c’è?”
“Volevo solo dire grazie,” borbottò, guardando il pavimento come se fosse la cosa più interessante che avesse mai visto, “Sai, per avermi fermato.”
Mi sentii scaldare il viso ed il mio battito accelerò. Dissi un veloce “Nessun problema, Sam” e mi unii al resto della famiglia in soggiorno.
Per le poche ore successive, restammo lì seduti a partecipare ad una battaglia virtuale di proporzioni epiche, che non riesco neanche a descrivere. Danny ne emerse vittorioso, mentre io ne rimasi esausto e mi trascinai su per le scale fino alla mia stanza, solo per trovarci Sam col volto soffocato nel cuscino. Nonostante la stanchezza, mi saltò alla mente una domanda.
“Ehi, Sam? Cosa sarebbe successo se avessi mangiato il brownie?”
Restò in silenzio per un po’, tanto che credetti si fosse addormentato, finché: “Probabilmente sarei stato male a tal punto da finire all’ospedale.”
Un’inquietante sensazione mi prese al pensiero di Sam in un letto d’ospedale. Certo, tremavo al pensiero che ognuno dei miei amici potesse ferirsi, ma con Sam sembrava un po’ più, non so, personale.
Mi sdraiai dalla mia parte del letto e chiusi gli occhi, abbandonandomi ad un sonno ansioso.
 
Era buio. Fu la prima cosa che notai. Non era troppo strano, comunque. Poi mi resi conto di dove fossi e chi altro ci fosse.
Ero fuori, di notte, proprio di fronte alla scuola, nel mio completo da Spiderman e, ovviamente, avevo appena finito di combattere il Green Goblin, perché giaceva su di un mucchio di macerie sotto ad un muro crollato. Okay, questo non era normale.
In più, nessuno della squadra era presente, e non avrei avuto modo di sconfiggerlo così facilmente da solo. Ma dopotutto, questo era un sogno, giusto?
Green Goblin si alzò e si mise in posizione di attacco.
“Non ne hai ancora avuto abbastanza, Greeny? Finiamola in fretta, devo andare da un’altra parte.”
“Come ho detto, non sono qui per combattere.” Ringhiò Goblin, alzando le mani guantate in segno di resa.
L’aveva detto? Forse è per quello che ero stato in grado di atterrarlo tanto facilmente. Alzai un sopracciglio.
“Oh, davvero? Allora per quale motivo sei qui, Osborne?” chiesi, sospettoso.
“Beh, in principio ero qui per qualche aggiornamento, ma poi ti ho notato dondolare qui attorno. Ho una proposta per te, Spiderman.”
“Scusa, Osborne,” dissi, “non sono interessato a cosa hai in vendita.”
“Avevo il presentimento che lo avresti detto,” ghignò malignamente. “Quindi ho qualcosa che potrebbe interessarti.”
Sparì tra i cespugli e ne tirò fuori un Sam legato, che indossava una t-shirt verde scuro e dei pantaloncini blu acqua.
Un senso di terrore mi strinse il petto a quella vista. Che accidenti ci faceva lui qui?!
“So che hai un punto debole per i civili,” spiegò Goblin, “e grazie all’aggiornamento che ho fatto ai miei guanti, ora posso generare abbastanza elettricità che nemmeno io sarei sicuro di sopravvivere. È una fortuna che io non sia sulla linea di tiro, vero?”
Strinsi i pugno e, da avventato quale sono, scattai verso di lui.
“Ah-ah-ah, Spiderman,” ghignò e mi lanciò una pallina argentata. Ne uscirono delle corde che mi avvolsero le braccia e le gambe, spedendomi al suolo ed immobilizzandomi.
“Ora che ho la tua completa attenzione, ho una proposta da farti,” afferrò Sam con entrambe le mani e serrò la morsa quando lui tentò di liberarsi, “unisciti a me, ed io lascerò andare questo rifiuto spaziale. Rifiuta e, beh..”
Sam urlò nel momento in cui un’improvvisa scarica elettrica lo attraversò. Finì rapida com’era iniziata, e lui si accasciò tra le mani del Goblin. Aprì gli occhi e mi guardò debolmente.
“Questo era solo un assaggio,” mi gelò il Goblin, “Quindi scegli saggiamente.”
Lottai per liberarmi, ma le corde erano belle strette. Ci sarebbe voluto del tempo per liberarmi, ed era qualcosa che sapevo di non avere. Stavo quasi per accettare di unire le nostre forze, così avrebbe smesso di fare del male a Sam, ma una sola occhiata al suo volto mi disse che se lo avessi fatto lui non mi avrebbe mai perdonato. Per qualche ragione, sentii che non avrei potuto conviverci.
“Scusa, Goblin,” dissi, “ma so che se accettassi, a molte altre persone verrebbe fatto del male. Per questo mi trovo a dover rifiutare.”
“Allora la morte di questo ragazzo resterà sulla tua coscienza.”
Il corpo di Sam fu attraversato da volt di elettricità e lui urlò-
 
- Sam POV –
 
“NO!”
Scivolai dal bordo del letto, spaventato da quell’urlo improvviso. Che ca-
“Sam? Sam?!” Era Peter? Sembrava fuori di sé. Non riusciva a vedermi? Oh, beh, era buio ed ero caduto dal letto. Dopo lo avrei negato, prima dovevo scoprire qual era il problema.
“SAM!”
“Ehi, abbassa il volume,” sussurrai, alzandomi dal pavimento “Sono qui.”
Gli occhi blu e spalancati di Peter si posarono su di me, e subito dopo fui strattonato sul letto e delle braccia mi si strinsero attorno alla vita, mentre un viso affondava nel mio petto. Mi ci volle un momento per realizzare esattamente cosa fosse successo. Quando lo feci, avvampai ed il mio cuore iniziò a battermi rapidamente nel torace. Se Peter lo avesse notato, non ci avrebbe messo molto a capire.
“Parker, che stai-“
“No,” farfugliò contro la mia maglietta, “Solo, ti prego Sam, vuoi stare zitto?”
Stavo per ignorare la sua richiesta e chiedergli cosa non andasse, ma realizzai che aveva iniziato a tremare. Brutto segno.
Tirai un sospiro di sconfitta e avvolsi le mie braccia attorno alle sue spalle e dolcemente risdraiai entrambi sul letto. Non ero poi così bravo a rassicurare le persone, ma capii che avrei dovuto fare un tentativo per Peter.
“Uhm, è tutto a posto, Peter,” dissi lievemente, percorrendo con le dita i suoi capelli castani e sudati, confortante. Sentii la presa alla mia maglia allentarsi ed i tremiti diminuire un poco. Con l’altra mano andai a carezzargli la schiena a piccoli cerchi, sperando di calmarlo ulteriormente.
Andò avanti così ancora per un po’, con me a sussurrargli tenui rassicurazioni e a strofinargli la schiena fino a quando non si fu calmato abbastanza da addormentarsi. Non avevo ancora la più pallida idea di cosa lo avesse spaventato a tal punto, ma speravo che riuscisse a riposarsi più facilmente.
Sorrisi mentre respirava contro il mio petto. Probabilmente avremmo negato tutto sull’accaduto, al mattino, ma per ora ero felice di tenerlo tra le mie braccia.

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Capitolo 4
*** Dream 4 ***


NdMaiko: chiedo scusa per l'attesa, cercherò di aggiornare più in fretta, in futuro :) grazie ancora a chi segue la storia, chi ha recensito e chi semplicemente ha letto arrivando fino a questo capitolo! Spero vi piaccia, e scusate per gli eventuali errori di traduzione -alcune frasi mi hanno proprio messo in crisi!
Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
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4. Dream 4
 
- Peter POV –
 
Quattro settimane.
Quattro settimane da quando questi sogni erano iniziati, e non ero più vicino a scoprire cosa significassero di quanto lo fossi stato due settimane prima, quando avevo fatto quell’incubo sulla morte di Sam. Infatti mi avevano confuso ancora di più, e avevo iniziato a comportarmi diversamente con lui. I nostri litigi erano diventati meno frequenti, ma forse questo era dovuto al fatto che avevo iniziato ad evitarlo. Avevo notato che tendevo a perdermi nei miei pensieri nei momenti più inopportuni, come…beh, come ora, per esempio.
“Spider Man!” gridò Power Man “Puoi distrarti un’altra volta?!”
“Uh? Oh, sì.”
Power Man era sollevato in aria da uno dei dischi di Wizard.
I Terribili Quattro avevano causato un bel guaio a Midtown, ma eravamo riusciti a metterne al tappeto due, anche con me che ero distratto. Gli unici rimasti erano Wizard e Klaw.
Sparai le ragnatele in faccia a Wizard per accecarlo e, mentre stava cercando di togliersele, Nova lo colpì facendolo schiantare al suolo privo di conoscenza. White Tiger saltò sulla schiena di Power Man e con i suoi artigli distrusse il disco anti-gravità.
Iron Fist, che era riuscito a soggiogare Klaw, mi raggiunse e mi poggiò una mano sulla spalla.
“Eri molto distratto, oggi. C’è qualcosa che ti turba?”
“No, sto bene” anche mentre lo dissi, i miei occhi saettarono su Nova, che stava chiamando lo S.H.I.E.L.D. affinché recuperasse i Terribili Quattro. Coordinavano le operazioni da una base segreta sotto un vecchio magazzino. Era una sistemazione temporanea, almeno finché non avessero ricostruito l’eliveivolo.
“…Spider Man? Mi ascolti?” chiese Iron Fist, sventolandomi una mano davanti alla faccia.
Fui grato alla maschera che mi nascondeva il viso, altrimenti mi avrebbe sorpreso a fissare Nova. Sarebbe stato difficile da spiegare.
“Oh, scusa Iron Fist,” dissi, spremendomi le meningi in cerca di una scusa per il non avergli prestato attenzione. “Stavo solo, uh, pensando alla grande quantità di compiti per oggi.”
Incrociò le braccia, non convinto.
“D’accordo, ma quando vorrai dirmi cosa ti turba veramente, io ti ascolterò,” Iron Fist lanciò un’occhiata al suo orologio, “Dovremmo tornare a scuola. La pausa pranzo è quasi finita.”
Sbuffai. Era la terza volta che saltavo l’ora di pranzo. E dopo avevo algebra. Questa settimana era stata una vera sofferenza. Beh, se non altro oggi era venerdì.
 
- Dopo scuola, Sam POV –
 
Sinceramente, amavo suonare il piano. Mi permetteva di far chiarezza sui miei pensieri, di esprimermi, se volete. Non che lo avrei ammesso a qualcuno. Diamine, difficilmente qualcuno sapeva che suonavo, eccetto forse Fury e la ragazza dai capelli ramati. E ora Peter. La maggior parte dei giorni trovavo piuttosto semplice iniziare a suonare, ma oggi semplicemente non ci riuscivo. Per due ragioni.
Beh, per prima cosa, avevo un pubblico. Cosa che di solito non avevo, a meno che non fosse quella polpastrella dai capelli rossicci che occasionalmente si fermava a sentirmi suonare per un minuto o due.
Peter, questa settimana, era venuto ad ascoltarmi. Non mi infastidiva né niente, sembrava voler genuinamente sentirmi suonare, e ciò mi rendeva piuttosto felice, anche se non lo dimostravo. Ehi, avevo una reputazione da mantenere. Non potevo lasciargli credere…
Beh, ad ogni modo.
Secondo, il pubblico in questione al momento occupava i miei pensieri. Molto più del solito.
Peter pareva strano, come se non stesse dormendo bene da anni. Ero preoccupato, ma non gli avevo chiesto nulla a riguardo. Se ci fosse stato qualche problema, probabilmente lo avrebbe detto ad uno dei suoi amici. Forse avrei dovuto chiedere ad Harry o MJ. Inoltre, da quella prima notte in cui si era svegliato urlando, aveva cominciato ad evitarmi. Ho detto “prima” perché era successo altre due volte dopo quella. Ed in entrambe lo avevo confortato finché non si era addormentato nuovamente.
Perché mi stava evitando? Era per mettere in chiaro che non eravamo comunque nei rapporti più amichevoli? O aveva solo iniziato ad odiarmi?
“Ehi, Testa di Secchio,” disse Peter, “Hai intenzione di suonare o di restare a fissare il piano sperando che si suoni da solo?”
Gli lanciai uno sguardo fugace, girando la testa verso di lui. Era abbandonato su una sedia rossa da scrivania, e pareva decisamente annoiato.
“Mi odi?” sbottai.
Non so cosa mi fosse preso per fargli quella domanda. Ma avevo improvvisamente bisogno di saperlo.
“…Cosa?” chiese Peter, confuso.
“Ho detto: mi odi?”
Mi fissò per un minuto, prima di lasciarsi sfuggire un profondo sospiro e guardare il soffitto.
“Sam, mi irriti a non finire, ma non penso che riuscirei mai ad odiarti. È solo che…” si interruppe, preso dai suoi pensieri.
Mi sentii in qualche modo rassicurato e tornai a dare attenzione al piano. Le mie dita corsero sui tasti ed iniziai a suonare. Era una melodia che facevo spesso, ogni qual volta mi sentissi confuso o scosso. In questo momento ero confuso.
Come finii il pezzo, sentii un gorgoglio sommesso venire dalla mia destra.
“Era il tuo stomaco?” risi, voltandomi verso il mio “pubblico”.
“Che?” sbuffò, incrociando le braccia, “Ho saltato il pranzo, e tutto quello che ho mangiato per colazione è stato mezzo toast.”
Scossi la testa e mi allungai verso il mio zaino tirandone fuori una mela. Mi raddrizzai e lanciai il frutto rosso a Peter, che lo prese ed alzò un sopracciglio.
“Giuro che non è avvelenata,” dissi, sperando che il mio stomaco non brontolasse, “Mangiala e basta, Parker.”
Prese un morso esitante ed io ritornai al piano. Iniziai a suonare ciò che sembrava la versione da piano di “Mad World”. Le mie dita inserirono il pilota automatico mentre la mia mente prese a vagare su un certo adolescente arrampica-muri.
Per l’ennesima volta mi chiesi cosa amassi tanto di Peter. Voglio dire, okay, era attraente, intelligente, divertente (a volte), coraggioso e gli importava delle persone a lui vicine. Questo e il fatto che appariva assolutamente adorabile se preso per il culo. In parte era per quello che lo infastidivo tutte le volte. Ah, diavolo. Mi ero preso una bella cotta, vero?
Era difficile dire esattamente quando avessi cominciato a provare questi sentimenti per lui. Diamine, anche prima di conoscerlo avevo rispetto per ciò che faceva come Spider Man. No, non ero un fan di Spidey. Non date retta a ciò che dicono Danny, Ava e Luke. Quando avevo scoperto che stava per unirsi alla nostra squadra non ho, come affermavano loro, avuto una reazione da fangirl.
Il corso dei miei pensieri si interruppe quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Alzai lo sguardo per vedere Peter indicare l’orologio che segnava le 17:13. Grazie a dio non aveva il potere di leggere nella mente. Afferrai il mio zaino e me lo infilai sulla spalla seguendolo fuori dall’aula di musica.
Tra tutte le persone di cui avrei potuto innamorarmi, perché proprio lo spara-ragnatele?
 
- Peter POV –
 
Il ritorno a casa non era stato per nulla movimentato. Avevo cercato di far indispettire Sam, ma pareva fosse perso nei suoi pensieri. Semplicemente guardava di fronte a sé senza dire niente, e pareva piuttosto triste. Avevo tentato di sollevargli il morale, ma avrei potuto benissimo star provando a parlare con un muro di mattoni. Non era da lui. Avevo anche provato a chiedergli cosa non andasse, ma di nuovo, muro di mattoni.
Più tardi, quella notte, mi stesi nel letto pensando allo strano comportamento di Sam. Aveva a che fare con quella domanda che mi aveva posto prima? Forse non mi aveva creduto quando gli avevo detto di non odiarlo.
Per qualche ragione, pensarla così faceva male. Adesso che ci pensavo, gli avevo dato un bel po’ di motivi perché avesse iniziato a credere che lo odiassi. A volte ero crudele con le mie prese in giro, che finivano sempre in litigi, ultimamente lo stavo anche evitando. Abbastanza perché fosse notato. Sospirai chiudendo gli occhi. Non odiavo Sam…
 
“Piantala, Ragno! Non è divertente!”
Eravamo al parco, da ciò che riuscii a vedere, e Sam si stava nascondendo dietro un albero a circa tre metri di distanza. Per quale motivo avrebbe dovuto? Realizzai di star stringendo qualcosa di tiepido tra le braccia. Quasi scoppiai a ridere quando abbassai lo sguardo e scoprii di cosa si trattasse. Ciò spiegava perché Sam si stesse nascondendo.
Tra le mie braccia c’era un morbido coniglietto bianco e marrone. Mi guardava con grandi occhi rotondi, come per chiedermi per quale motivo il ragazzo fosse avvinghiato ad un albero. Scossi la testa tentando di avvicinarmi a Sam, che indietreggiò.
“È okay, Sam. Non lascerò che ti faccia del male o altro.” dissi dolcemente, come se stessi cercando di calmare un animale spaventato. Ironicamente, era Sam che cercavo di calmare e non il coniglio.
Lui si fermò e lanciò un’occhiata nervosa al coniglietto, come se quello potesse saltare dalle mie braccia per attaccarlo. Lentamente camminò verso di me, e i suoi occhi verdi finalmente si spostarono dal coniglio per incontrare i miei blu. La sfiducia nel suo sguardo era evidente.
“Sei sicuro, Peter?”
“Tutto quello che ti chiedo è di accarezzarlo.”
Allungò una mano tremante verso il coniglio, che fece saettare lo sguardo su di lui. Usando una sola mano in modo tale da essere sicuro di mantenere ancora una buona presa sull’animale, afferrai il mento di Sam e sollevai il suo viso in modo tale da far incontrare i suoi occhi con i miei. Non ero sicuro di cosa stessi facendo, ma avevo imparato a non fare domande e a lasciarmi andare al corso degli eventi.
“Guarda me, non il coniglio” sussurrai in tono rassicurante.
Lui ubbidì ed io gli lasciai andare il mento per afferrargli il polso teso. Mi avvicinai di qualche passo, abbastanza da poter essere faccia a faccia con lui, senza interrompere il contatto visivo nemmeno una volta. Gli poggiai la mano sopra il coniglietto e lui indietreggiò, facendo nuovamente saettare gli occhi sull’animale con paura.
Sospirai afferrando ancora una volta il suo viso, forzandolo a guardarmi negli occhi. Lui sbatté le palpebre, in qualche modo sorpreso, nel momento in cui avvicinai maggiormente il suo volto e feci incontrare le nostre labbra.
 
MA
CHE
CAZZO?!
 
Saltai a sedere nel letto, il cuore che mi martellava nel petto.
Avevo appena- avevo appena sognato di baciare Sam?!
“Peter?”
Oh, grandioso. Proprio ciò di cui avevo bisogno. Lanciai un’occhiata alla mia sinistra per trovare Sam seduto sul letto, intento a strofinarsi gli occhi stancamente. Dannazione, era carino. Cosa? No! Non intendevo quello! Ero così agitato che quasi non sentii quello che mi disse.
“Qual è il problema? Hai fatto un altro incubo?” chiese con un lampo di preoccupazione negli occhi.
“Cos- no! No, sto bene. Ho solo…bisogno di un po’ d’acqua.”
La preoccupazione lasciò il posto alla confusione ed io mi alzai velocemente uscendo dalla camera. La gola mi si era improvvisamente seccata.
Raggiunsi a grandi falcate la cucina cercando di fare chiarezza su quell’ultimo sogno. Il fatto di aver baciato un altro uomo non mi preoccupava più di tanto. Solamente che…si trattava di Sam! Voglio dire, avrei potuto stilare una lista di centinaia di motivi per i quali non avrebbe dovuto essere Sam Alexander tra tutte le persone. Era irritante, stupido, maleducato, con un ego irrisorio, presuntuoso, coraggioso, forte, piuttosto bello, talentuoso…
…Aspettate un minuto, dov’era andato a finire il corso dei miei pensieri?
…Merda.
Ero nei guai, ora.
 

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Capitolo 5
*** Danny's Advice ***


NdMaiko: vi chiedo umilmente scusa per il ritardo, ma quest'anno ho davvero tante cose da fare con la storia della maturità imminente. Spero vogliate perdonarmi e continuare a seguire la storia, che vi informo si concluderà con il prossimo capitolo!
Risponderò alle recensioni che mi mancano nei prossimi giorni e vedrò di aggiornare il prima che riesco, tempo permettendo.
Mi scuso per eventuali errori di traduzione, ma alcune cose ho dovuto per forza rielaborarle in italiano affinché fossero "leggibili", perciò se alcuni di voi hanno letto l'originale in inglese noteranno alcune piccole incongruenze.
Detto questo vi lascio al capitolo!
Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming

Edit: ho fatto alcune lieve correzioni ad eventuali errori di distrazione e cambiato delle frasi che non mi convincevano come "forma".


5. Danny’s Advice
 
- Peter POV –
 
Perché, tra tutte le persone, doveva trattarsi di Sam? Dividevo la camera con lui, dannazione! Come potevo pensare di conviverci?!
Ok, calmati, Peter. Avrebbe potuto non essere nulla. Forse erano solo ormoni, o una cosa del genere. Ma qualcosa mi disse che non era così. Ciò che avevo detto su di lui la notte prima era stato tutto vero; avevo sempre pensato di Sam a quel modo. Certo, non avevo mai voluto ammetterlo a me stesso, o a chiunque altro, ma cosa volevo era irrilevante, al momento. Avevo bisogno di un consiglio.
“Peter, è tutto a posto?”
Sollevai lo sguardo su zia May che mi guardava con preoccupazione
Era vestita con quello che sembrava abbigliamento da arrampicata, quindi immaginai avesse intenzione di uscire, quel giorno.
“Sto bene. È solo che non ho dormito abbastanza, l’altra notte,” risposi stancamente, aggiungendo uno sbadiglio per enfatizzare. Più del tipo 'non ho dormito per niente'.
“Beh, è sabato, quindi puoi tornare a letto se ne hai bisogno. Volevo farti sapere che starò via per il weekend, e che c’è cibo a sufficienza per tutti nel frigo. Ci sono altri soldi sul bancone, se ti servono.”
“Okay, divertiti,” dissi.
Con ciò afferrò un grosso zaino ed uscì. Figurarsi: la persona a cui stavo per chiedere consiglio se n’era andata. Potevo fidarmi di mia zia praticamente per tutto, e sapevo che non mi avrebbe giudicato. Chi altro conoscevo che non giudicava, di fiducia e che dava buoni consigli?
Poi mi ricordai di ieri.
 
“D’accordo, ma quando vorrai dirmi cosa ti turba veramente, io ti ascolterò,”
 
Forse avrei dovuto chiedere il parere della persona che me lo aveva offerto.
“Sto uscendo per una camminata. Qualcuno viene con me?” chiesi.
Ovviamente, sapevo che solo una persona avrebbe accettato.
“Scusa, Peter,” disse Ava “Ho da fare un grosso progetto di scienze e devo lavorarci con Mary Jane, stasera. Potrei dover passare il weekend a casa sua. Per ora devo finire i compiti.”
Luke alzò lo sguardo dal divano, “Passo. Ho da giocare.”
Sam semplicemente mi guardò con sguardo assente, come se non avesse sentito una parola di quello che avevo detto. Sembrava che anche lui non fosse riuscito a dormire.
“Vengo io.” Disse Danny, alzandosi dalla sedia su cui era seduto e uscendo con me dalla porta principale.
La richiusi dietro di me e lui andò dritto al punto.
“Allora, hai finalmente intenzione di dirmi cosa ti turba?” chiese.
“Mi leggi nel pensiero?”
“No, è l’atmosfera,” scrollò le spalle “Ha a che fare con Sam?”
“Mi leggi nel pensiero.”
Alzò un sopracciglio, “È da una settimana che lo eviti non appena ne hai l’occasione. Non credere non l’abbia notato.”
Sospirai e scesi dal portico dirigendomi verso la strada. Danny mi seguì mentre camminavo in silenzio verso un parco vicino. Mi sedetti su una panchina sotto un albero e mi presi la testa tra le mani, Danny occupò il posto affianco al mio.
“Penso mi piaccia,” farfugliai, “Più che come amico, intendo.”
“Okay.”
Lo guardai con espressione incredula, “Okay?! Danny, che diavolo faccio?!”
“Diglielo.”
Lo fissai a bocca aperta. Era serio?! Avrei dovuto chiedere consiglio a qualcun altro. Diamine, Sam stesso avrebbe potuto darmene uno migliore!
“Trattenere le emozioni tende solo a portare guai. Prima confessi meglio è.”
Aprii la bocca per ribattere, ma aveva ragione. Non ero mai stato bravo a mentire. Se non glielo avessi detto lo avrebbe capito da solo, ed era qualcosa che non volevo.
Danny mi guardò e sorrise, “Se ti è di aiuto, Harry ci ha invitati tutti e quattro a passare la notte a casa sua. Potrei dirgli che tu e Sam non state bene e non potete venire.”
Risposi al sorriso, “Grazie, Danny. E…possiamo tenere questa cosa tra noi?”
“Certo.”
 
- 23:30 –
 
Okay, avevo ritardato la cosa.
Gli altri erano usciti circa alle sette, il che significa che avrei potuto dirlo a Sam in qualsiasi momento delle ultime quattro ore e mezza. Il problema era che ogni volta che ci provavo l’ansia mi bloccava e non riuscivo ad andare oltre il “Ehi, Sam?”
“COSA C’È, PARKER?!” urlò dopo la dodicesima volta che l’avevo chiamato – le avevo contate.
“Io…” dissi, cercando di non sembrare troppo nervoso. La tredicesima è la volta buona, giusto?
“Si sta facendo tardi. Dovremmo andare a dormire.” Dannazione.
Lui sospirò, alzandosi dal divano. “Come vuoi. Ti stai comportando in modo davvero strano stasera, lo sai?”
“Ti raggiungo dopo. Devo fare i piatti prima di andare a letto, non ho voglia di farli domattina.”
Doppiamente dannazione. Dovevo smetterla di girare attorno al nocciolo della questione e dirlo. Ma che cosa avrei dovuto dire? Guardai nel lavello e realizzai di essere troppo stanco per fare qualunque cosa che non fosse salire le scale e andare a dormire. I piatti avrebbero aspettato. Forse avrei potuto dirgli qualcosa di mattina, mentre era addormentato. Già, avrebbe funzionato.
Salii le scale e mi diressi verso la mia camera, ma mi fermai quando sentii la voce di Sam.
“Okay, Danny. Cos’hai detto a Peter? Giuro che se gli hai parlato di-“
Smise di parlare e diedi casualmente un’occhiata all’interno. Mi dava la schiena guardando verso la finestra. Aveva la mano all’orecchio, così presunsi stesse parlando al telefono.
Ora, solitamente non sono uno a cui piace origliare, ma quando due miei compagni di squadra parlano di me pensando che io non stia ascoltando, voglio sentire cosa hanno da dirsi.
“Purché tu non abbia detto a Peter che lo amo.”
…COSA?!
 
- Sam POV –
 
“Te l’ho detto, è una cosa che devi fare te. Non gli ho detto nulla.” Disse Danny con calma.
Nel momento in cui ero salito al piano di sopra lo avevo chiamato. Era andato a fare una passeggiata con Peter, prima, giusto? Dovevano aver parlato di qualcosa, perché da quando erano tornati lui aveva cominciato a comportarsi con me in modo nervoso.
“E allora perché è così strano, stasera?” chiesi.
“Non ne ho idea,” rispose Danny, “Perché non glielo chiedi?”
“Gliel’ho chiesto, ha semplicemente cambiato argomento.”
Danny sospirò, “Sai, dovresti davvero dirglielo. Alla fine lo scoprirà.”
“Sì, sì. Lo so. Trattenersi tende solo a portare guai.” Dissi citando ciò che mi aveva detto lui, “Ma cosa dovrei dirgli esattamente? ‘Ehi, Peter. Sai che ho una cotta per te da solo Dio sa quanto tempo?’ Già, posso prevedere cosa succederà dopo.”
“Saprai cosa dire quando sarà il momento.” Disse Danny saggiamente.
“Sì, okay," borbottai sconfitto, “Esco per una passeggiata notturna, ti chiamo dopo.”
“Buonanotte, Sam.”
Chiusi il telefono e presi un paio di jeans dalla sponda del letto. Me li infilai e uscii dalla camera per dirigermi al piano di sotto. Vidi Peter in cima alle scale.
Fui colto dal panico.
“Da quanto sei qui?”
“Sono appena salito. Perché?”
Sospirai mentalmente di sollievo. “Niente. Vado un attimo fuori a sgranchirmi le gambe. Torno fra quindici minuti.”
Peter mi prese per un braccio non appena feci per scendere le scale, “Non è un po’ tardi?”
Strattonai l’arto dalla sua presa e risposi bruscamente, “Sono perfettamente in grado di prendermi cura di me stesso, Testa di Ragno.”
Il lampo di dolore che gli attraversò il viso mi fece quasi scusare. Quasi. Mi girai per scendere le scale.
“Aspetta, Sam!” grugnii.
“Cosa c’è, Parker?!”
“C’è qualcosa di molto importante di cui ti devo parlare quando torni.” Disse velocemente come se stesse cercando di farlo prima di cambiare idea.
“Basta che parli sul serio, invece di blaterare di nuovo.”
Scesi le scale ed uscii dalla porta prima che potesse dire altro. Lasciai vagare la mente non appena imboccai la strada. Forse avrei dovuto dirglielo. Quella notte andava bene come qualunque altra, suppongo. E comunque Peter voleva parlarmi. Ovviamente cercai di non immaginare la sua reazione, perché quel pensiero serviva solo ad agitarmi.
Mi lanciai un’occhiata attorno e notai di aver preso la strada per la Midtown High. Per quanto avevo camminato? Mi girai per tornare indietro, ma delle corde parvero spuntare dal nulla e mi si avvolsero attorno al corpo. Mentre lottavo per liberarmi una voce profonda e maligna sussurrò:
“Ho bisogno del tuo aiuto per catturare un certo ragno. Stai tranquillo e non ti farai del male.”

 

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Capitolo 6
*** Nightmare and Confession ***


NdMaiko: come promesso, ecco l'ultimo capitolo! L'ho pubblicato a distanza di pochi giorni dall'altro per farmi perdonare delle lunghe assenze che avete dovuto subire da parte mia. È un po' lunghetto, ma nel giro di qualche ora sono riuscita a ricopiarlo tutto al computer e ad editarlo.
Lascio i commenti finali per dopo il capitolo e vi lascio alla lettura, senza rubarvi ancora altro tempo!

Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming



6. Nightmare and Confession
 
- Peter POV –
 
“ ‘Ehi Sam, ho sentito tu e Danny-‘…No…‘Ho accidentalmente sentito la tua-‘...No, neanche questo va bene…”
Al momento stavo camminando sul soffitto cercando di pensare a cosa avrei dovuto dire a Sam appena fosse tornato. A volte farlo mi aiutava a pensare, anche se in quella circostanza non funzionava più di tanto.
Dannazione. Scoprire che Sam provava qualcosa per me non aveva per nulla calmato la mia ansia, anzi, l’aveva peggiorata. Ora non solo dovevo confessargli che mi piaceva, ma dovevo anche ammettere di aver origliato la sua telefonata. E sicuramente questo lo avrebbe fatto incazzare. Probabilmente sarebbe rientrato a momenti.
Lanciai un’occhiata all’orologio e scoprii, con mia sorpresa, che era stato fuori per 45 minuti. E prima che qualcuno lo chieda: sì, so leggere l’orologio a testa in giù.
Chiamatemi paranoico, ma quando qualcuno resta fuori per molto più tempo di quanto ha detto, tendo a pensare che sia nei guai. Raggiunsi il cassetto più nascosto dell’armadio e tirai fuori il mio costume da Spiderman. Mi cambiai velocemente con l’uniforme rossa-blu, borbottando preoccupato tra me e me nell’aprire la finestra della mia camera da letto.
“Stasera è un totale incubo.” Sospirai scuotendo la testa e lanciai una ragnatela, gettandomi dal davanzale.
 
- Sam POV –
 
Com’ero finito in quella situazione?
Al momento ero imbavagliato e legato, e non avevo modo di chiedere aiuto. Il Green Goblin mi stava tenendo d’occhio per essere certo che non provassi a scappare, quindi usare i miei poteri per liberarmi era fuori discussione. Beh, a meno che non avessi voglia di rivelare la mia identità segreta, cosa di cui non avevo intenzione, quindi ero bloccato lì.
Come faceva Goblin ad essere così sicuro che Spidey sarebbe arrivato, comunque? Cercai di dar voce alla mia domanda, ma il bavaglio mi impedì di parlare chiaramente.
Dovette avermi capito lo stesso, perché mi rispose.
“Spiderman frequenta questa scuola, giusto? E tu sei uno degli studenti, corretto? Potrebbe riconoscerti e, pertanto, fare tutto ciò in sui potere per aiutarti. Patetico, davvero. E per quanto riguarda il fatto che arriverà, chiamala intuizione.”
Beh, aveva scelto la persona sbagliata da rapire, allora. Peter e io non eravamo esattamente amici. Finivamo per azzuffarci spesso, e ultimamente mi stava anche evitando, oltre al fatto che lo avevo trattato male prima di uscire di casa. Non sarei rimasto sorpreso se non si fosse per nulla preoccupato di venirmi a cercare.
Aspettate un attimo, che stavo dicendo? Era di Peter che stavo parlando! Quello che avrebbe aiutato anche Flash Thompson se fosse stato necessario. Un momento, l’aveva già fatto. Diamine, aveva tentato di Salvare Norman Osborne da se stesso! Sfortunatamente non aveva funzionato, ma penso di essermi spiegato.
Ero così perso nei miei pensieri che non avevo notato i rumori del combattimento fino ad ora.
Il Green Goblin si schiantò contro il muro di fianco a me facendo volare dei detriti. Dal cespuglio in cui mi trovavo lo sentii parlare con qualcuno che riconobbi immediatamente dalla voce. Spiderman era arrivato veramente. Sembrava star discutendo di qualcosa col Goblin, ma non stavo prestando molto ascolto alla conversazione.
Ancora una volta lottai per liberarmi, ma le corde erano molto resistenti ed era praticamente impossibile spezzarle senza usare i miei poteri. Stavano iniziando a ferirmi dolorosamente la pelle, così smisi di dimenarmi. Più o meno in quel momento sentii qualcuno avvolgermi la sua grande mano attorno e sollevarmi dal mio nascondiglio. Tre opzioni su chi fosse, e le prime due non contano.
Il Green Goblin ghignò verso uno Spiderman che stava assolutamente immobile.
“So che hai un punto debole per i civili, e grazie all’aggiornamento che ho fatto ai miei guanti ora posso generare abbastanza elettricità che nemmeno io sarei sicuro di sopravvivere. È una fortuna che io non sia sulla linea di tiro, vero?”
 
- Peter POV –
 
Ricordate quando ho detto che quella sera era un totale incubo?
Odio l’ironia. La odio davvero.
Da quando avevo scagliato il Green Goblin contro il muro avevo vissuto il più grande caso di déjà-vu in assoluto. Quando aveva tirato fuori Sam avevo capito che era quasi esattamente come nel mio incubo, quello in cui alla fine lui veniva folgorato a morte. La scoperta mi riempì lo stomaco di terrore e sperai oltre l’immaginabile che non finisse allo stesso modo.
Istintivamente mi lanciai verso di lui. Il mio unico pensiero era tirar via Sam dalle sue grinfie ad ogni costo.
“Ah-ah-ah, Spiderman,” mi derise, ed io mi maledissi ricordando cosa sarebbe successo dopo. Delle spesse corde mi si avvolsero attorno mentre lui rideva della mia difficile situazione.
“Ora che ho la tua completa attenzione, ho una proposta per te.”
Il Goblin strinse la presa su Sam, e fu allora che notai alcune differenze con il mio incubo: le corde che stringevano Sam erano più sottili e ce n’erano di più; parevano ferirgli la pelle in più punti a seconda di quanto si muovesse, e per questo, ovviamente, stava sanguinando. Aveva inoltre un bavaglio a coprirgli la bocca in modo tale da non poter parlare. La sua sola vista mi fece lottare ancora di più contro le funi. Goblin l’avrebbe pagata per questo.
Quasi non sentii quando disse: “Unisciti a me, ed io lascerò andare questo rifiuto spaziale. Rifiuta e, beh…”
Le urla di Sam giunsero ovattate quando l’elettricità saettò in tutto il suo corpo. Le corde che lo stringevano si consumarono e ruppero in alcuni punti.
“Fermo! Fermati!” gridai con una punta di disperazione nella voce.
Sam si accasciò non appena la corrente cessò, e le corde caddero. Mi guardò, esausto. Lo straccio usato per imbavagliarlo si era allentato abbastanza da permettergli di parlare: pendeva attorno al suo collo, mentre le corde bruciate gli coprivano braccia e gambe. Alcune sembravano insanguinate.
Goblin ghignò maligno, “Ah, quindi lo conosci. Beh, questo era solo un assaggio, quindi scegli saggiamente.”
Mi dimenai freneticamente per liberarmi, ma le funi erano troppo resistenti. A quel punto sembrava esserci un’unica possibilità per Sam di uscire di lì vivo. Aprii la bocca per accettare le condizioni del Goblin, ma venni improvvisamente zittito.
“Non farlo, Spiderman!” disse Sam stancamente, usando tutta la forza che aveva.
“Silenzio!” ringhiò Goblin scuotendolo con enfasi.
Fu in quel momento che realizzai, con mio orrore, che Sam non sarebbe sopravvissuto. Indipendentemente da cosa avessi scelto. Osborne non aveva compassione, solo brama di potere. Sicuramente non avrebbe avuto pietà di un ragazzino qualunque.
“Scusa, Goblin,” dissi, “Ma so che se accettassi, a molte altre persone verrebbe fatto del male. Per questo mi trovo a dover rifiutare.”
Goblin ringhiò con astio, “Allora la morte di questo ragazzo sarà sulla tua coscienza.”
Sam urlò non appena l’elettricità fluì attraverso il suo corpo, facendolo contorcere dal dolore. Guardai con orrore come si dimenava disperatamente tentando di liberarsi dalla morsa del Goblin. Gridai implorandolo di fermarsi, ma le mie suppliche incontrarono orecchie sorde, e lui continuò a folgorarlo.
Finalmente sentii le corde che mi stringevano allentarsi. Stavo per prendere il Goblin a calci in culo, ma scoprii che Sam lo aveva già fatto per me. Era riuscito a liberare un braccio dalla presa e l’aveva usato per afferrare quello del Goblin. L’elettricità passò da Sam a lui, facendolo gridare di dolore. Dopo quella che mi sembrò un’eternità, ma che probabilmente fu questione di pochi secondi, il Goblin lo lasciò andare e cadde all’indietro privo di conoscenza.
Corsi velocemente da Sam, che giaceva immobile sul suolo duro. I suoi vestiti erano in parte carbonizzati e odoravano di bruciato. Sembrava sereno, come se fosse semplicemente addormentato. Afferrai freneticamente il suo polso e cercai disperatamente il battito.
Non riuscii a trovarlo.
“No…Dio, no! SAM!”
Volevo scuoterlo, dirgli di darci un taglio perché non era divertente. Ma allo stesso tempo avevo paura di toccarlo, come se fosse qualcosa di incredibilmente fragile che potesse rompersi al solo sfiorarlo. Alla fine mi tolsi semplicemente la maschera e lo strinsi a me, gli occhi chiusi e l’orecchio contro il suo petto silenzioso.
Tu-tump, tu-tump, tu-tump.
Spalancai gli occhi e alzai lo sguardo su Sam. Avevo appena sentito il suo cuore?
Era ancora privo di sensi, ma dopo aver controllato più da vicino mi accorsi che il suo petto si stava alzando ed abbassando velocemente. Stava respirando! A fatica, ma lo stava facendo. Era vivo ed aveva bisogno di assistenza medica.
Lo misi delicatamente giù e mi girai verso il mio comunicatore (che avevo indossato per semplice abitudine). Sullo schermo comparve la faccia di irritata di Fury.
“Farai meglio ad avere una buona ragione per chiamarci all’una di notte, Parker.”
“Vediamo,” dissi alzando gli occhi al cielo, “Che ne dici di un mio compagno appena folgorato dal Green Goblin davanti alla Midtown High e bisognoso di assistenza medica? Ti sembra una scusa abbastanza buona? Se non lo fosse, posso sempre aggiungere che Goblin è ancora qui svenuto.”
“Mando una squadra a prelevarvi,” disse con tono di voce autoritario, “Non muoverti, saremo lì presto.” La comunicazione di chiuse ed io tornai a dare attenzione a Sam. Feci scivolare le dita tra i sui capelli mentre lui si sforzava di respirare. A guardarlo mi si formò un nodo in gola. Era vivo, certo. La domanda era: lo sarebbe restato?
 
- Sam POV –
 
Mi sentivo dolorante. Questa fu la prima cosa di cui fui consapevole.
Il mio intero corpo era rigido, come se avessi dormito in un letto molto scomodo per tutta la notte. In realtà credo di averlo fatto. Ero sdraiato su un materasso di qualche tipo, ben lungi dall’essere comodo come quello del letto mio e di Peter. Avevo ancora gli occhi chiusi e trovai tremendamente difficile aprirli.
Dopo averlo fatto incontrai una luce accecante. Cercai di sollevare il braccio per bloccarla, solo per scoprire che era attaccato ad una flebo. Quando mi abituai a quel chiarore, osservai i vari macchinari ed equipaggiamenti medici, e per un momento ebbi la voglia infantile di strattonare i cavi del monitor che segnalava il cuore per vedere quanto ci avrebbero messo per notare che non avevo più battito. Soppressi l’impulso e continuai a guardarmi attorno.
A parte la strumentazione medica, ero circondato da teli bianchi e giacevo su un letto a dir poco scomodo. Non mi ci volle una scienza per capire di essere in un ospedale. Tesi le orecchie per sentire oltre i bip dei macchinari ed udii delle voci aldilà delle tende.
“…Promettiamo di avvertirti se ci sono cambiamenti. Ora vai a casa e riposati.”
Riconobbi la voce di Ava. Se ne aggiunse un’altra che sembrò essere quella di Danny.
“Andiamo, Peter,” disse in tono dolce, “Ti porto a casa.”
Ci fu il suono dei passi che si allontanavano, poi la tenda in fondo al letto fu spostata nel momento in cui Ava e Luke entrarono. Non appena mi videro seduto sul letto a guardarli, spalancarono gli occhi.
“Oh mio Dio, Sam. Sei sveglio!” disse Ava sottolineando l’ovvio.
“Come ti senti?” aggiunse Luke avvicinando una sedia al materasso.
“Sinceramente, sono un po’ confuso,” risposi. Mi ronzavano in testa un milione di domande, ma decisi di iniziare con la più semplice, “Esattamente, dove sono e come ci sono arrivato?”
“Sei nel laboratorio medico dello S.H.I.E.L.D.,” spiegò Ava, “Da quello che ci ha detto Peter tu e lui avete combattuto contro il Green Goblin, sei stato folgorato ed hai perso i sensi. Peter ha chiamato Fury e sono venuti a prendervi. Eri messo piuttosto male, non eravamo sicuri che avresti superatoi la prima notte.”
“Sei stato via per tre giorni,” la interruppe Luke, “Siamo riusciti a convincere la signora Parker che stavi a casa di un amico.”
Beh, questo rispondeva ad un po’ di domande. “Okay, e riguardo a Peter? Perché l’avete spedito a casa? Sta bene?”
Si scambiarono un’occhiata. Questa volta fu Luke a prendere parola.
“Era piuttosto demoralizzato dopo averti visto ferito. Siamo riusciti a farlo andare a casa abbastanza frequentemente da non far preoccupare la signora Parker, ma abbiamo praticamente dovuto trascinarlo a scuola. Cerca di comportarsi normalmente, ma è ovvio che è preoccupato. Quando non è a casa o a scuola, è qui.”
“Sta dormendo sempre meno,” continuò Ava, “L’altra notte si è svegliato urlando, ma non ci ha voluto dire cosa fosse.”
Ora ero anche più confuso. Peter si stava comportando in modo molto strano con me, ed io intendevo scoprire perché.
“Non potete riportarlo qui?”
“Siamo finalmente riusciti a convincerlo a riposarsi un po’ e tu vuoi farlo tornare?!” disse Ava, incredula, “Ascolta, i dottori hanno detto che una volta che ti fossi svegliato avrebbero eseguito qualche test, controllato i tuoi segni vitali e tutto il resto. Se stai abbastanza bene potrai tornare a casa domani a mezzogiorno. Vedrai Peter quando torna da scuola.”
“D’accordo,“ dissi strofinandomi le mani, “Facciamo questi test.”
 
- Peter POV –
 
“Cosa vuol dire che non è qui?!”
Ero andato a trovare Sam all’ospedale, cosa per me divenuta normale, solo per farmi fermare dalla dottoressa e sentirmi dire che non era lì.
“È stato dimesso attorno alle 12:30,” spiegò, “Lo abbiamo istruito per bene ed ha precisi ordini da seguire per le prossime due settimane. Per favore, assicurati che faccia come gli abbiamo detto.”
Si avviò lungo il corridoio ed io rimasi lì in piedi, assolutamente interdetto. Non sapevo nemmeno che Sam si fosse svegliato. Aspettate un attimo, significava che era a casa? Avrei fatto meglio ad andare a controllare.
 
Varcai la porta d’ingresso e vidi Ava e Luke intenti a guardare lo sport alla TV. Beh, Luke guardava mentre Ava aveva il naso in un libro.
“Voi due sapevate che Sam si è svegliato?” chiesi in tono accusatorio.
Ava alzò la testa dal volume, “Oh, giusto. Peter: ieri Sam si è svegliato.”
Luke sbuffò ed io li guardai furiosamente, per poi chiedere a denti stretti: “Sapete dov’è?”
Indicarono il soffitto e mi diressi su per le scale.
Una volta entrato in camera trovai Sam sul letto che ascoltava il suo iPod. Alzò lo sguardo su di me e spense la musica.
“Ehi, Ragno,” disse, “Possiamo parlare?”
Non risposi, me ne stetti semplicemente lì in piedi a fissarlo.
Lui sbatté le palpebre, confuso, e si alzò dal letto.
“Uh, Peter? Sto parlando con t-“
Si interruppe immediatamente non appena attraversai la stanza per avvolgergli con presa stretta le braccia attorno al corpo, nascondendo il viso contro la sua spalla. “Stai bene?”
“Cosa?” disse, stupito, “Oh, uh sì. Sono un po’ dolorante, ma starò meglio. Tu stai bene?”
Allentai la presa su di lui e sollevai il viso per guardarlo. Distolse da me i suoi occhi verdi è guardò il muro dall’altra parte, le sue guance erano tinte di rosso. Quando arrossiva era adorabile, e mi segnai mentalmente di dirglielo. Ma per prima cosa dovevo confessargli di aver origliato la sua conversazione telefonica.
“Ti ho sentito parlare con Danny,” dissi, lasciandomi ricadere le braccia lungo i fianchi.
Sam parve confuso per un istante, prima di spalancare gli occhi e realizzare ciò che intendevo. Arrossì ancora di più e la sua espressione si trasformò in una di completo imbarazzo.
“Aspetta, vuoi dire-! Q-quanto hai sentito?!”
“Abbastanza,” risposi, “Per quanto tempo hai detto di aver avuto una cotta per me?”
“A-avevo intenzione di dirtelo,” farfugliò osservandosi i piedi, “Solo…non sapevo come.”
“Nemmeno io.”
Alzò lo sguardo, confuso. Aprì leggermente la bocca per dire qualcosa, ma lo interruppi premendo le labbra sulle sue. Lo sentii emettere un piccolo gemito di sorpresa, ma alla fine si rilassò e rispose al bacio. E accidenti, era fantastico. Era delicato e dolce, ma allo stesso tempo diceva tante cose che non potevano essere espresse a parole. Sfortunatamente, quel momento non poteva durare in eterno e fummo costretti a staccarci.
“Wow,” sussurrò Sam, lievemente senza fiato, “Dimmi cosa provi veramente.”
“Okay,” dissi dolcemente, avvicinandomi al suo orecchio, “Ti amo, Sam Alexander.”
Arrossì ed io aggiunsi: “E sei adorabile quando arrossisci.”
Lui sorrise, prima di spostare l’attenzione sulla porta, urlando: “PIANTATELA DI SPIARCI!”
Seguii il suo sguardo e vidi tre facce sbirciare nella camera, due del tutto scioccate e la terza che sorrideva ed alzava i pollici. Avevo un sacco di spiegazioni da dare, sembrava, ma al momento mi sentivo completamente esausto. Non avevo dormito per nulla bene negli ultimi quattro giorni, e stavo cominciando a sentirne gli effetti.
“Ehi, Testa di Secchio,” sbadigliai, “Penso che schiaccerò un pisolino prima di cena. Non dormo bene da…uh, non so quanto.”
Mi lasciai cadere sul letto ed abbracciai il mio cuscino.
Mentre mi abbandonavo al sonno sentii una mano scorrere tra i miei capelli ed una voce dolce sussurrare:
“Sogni d’Oro, Testa di Ragno.”



NdMaiko: eccomi qui con le note finali sulla storia! In primo luogo volevo ringraziare Mylifemyfandom, Sabaku no Konan Inuzuka, Cam Dragonis22, sara98kuki e LollipopPrincessBue19  per avermi lasciato le loro bellissime recensioni ed i loro pareri  ❤ Inoltre ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, le seguite e le ricordate, e chi semplicemente ha letto arrivando fin qui!
Per me è stata una bella esperienza (la prima storia che abbia tradotto, e quasi due anni fa, accidenti!) e sicuramente all'autrice farà molto piacere sapere che la sua storia è stata così seguita!
Un'ultima nota, prima di concludere qui: tempo fa, l'ultima volta che la sentii, OkiKitty mi disse di star lavorando ad un epilogo per la sua fanfiction, anche se non sapeva con esattezza quando lo avrebbe pubblicato. Per ora la storia si conclude qui, esattamente come in lingua originale, ma vi lascio nel dubbio di un possibile ultimo capitolo -che, sinceramente, spero di leggere.
Vi ringrazio ancora immensamente per aver letto, seguito e recensito questa storia, che, lo devo ammettere, in parte sento un po' mia (credo sia dovuto a tutto il tempo che ho passato dietro alla traduzione, con il quaderno e la penna sempre a portata di mano.) e sono felice di averla potuta far conoscere anche a voi!
Detto questo, per ora concludo qui Dreaming, sperando in futuro di poterci ancora avere a che fare, e vi auguro una buona serata!
Grazie per aver letto ❤

Maiko.






 

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