The Boy With The Thorn In His Side

di ItsOzzyCobain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -The Boy With The Thorn In His Side In Wonderland- ***
Capitolo 2: *** Dear Gravity , you held me down in this starless city ***
Capitolo 3: *** It's been said that time heals wounds but no, I won't be controlled ***
Capitolo 4: *** Nobody's gonna feel your pain ***



Capitolo 1
*** -The Boy With The Thorn In His Side In Wonderland- ***


Le sue mani toccavano qualcosa di freddo e lucido , una parete di vetro. Si accorse che camminava su una piattaforma di vetro. Tutto intorno a lui era di vetro , era rinchiuso dentro un cubo trasparente  e freddo.
Sgranò gli occhi e iniziò a guardarsi intorno. Nulla , solo il buio.
"Che stà succedendo?" si chiese.
Poi sotto di lui una piccola luce si accese.
Fissò quel punto nell'oscurità , così strano e piccolo. Sembrava una stella.
Poi il fuoco divampò da quella luce , iniziando a bruciare tutto intorno al cubo. Si arrampicava sulle pareti nere , dando loro nuovo colore.
Arrivava fino al soffitto altrettanto oscuro. Poi iniziò ad avvolgere il cubo , che lentamente si spaccava , la potenza del fuoco era troppa.
Si svegliò con un grido. Pete controllò il cellullare , poggiato sul comodino.
La luce illuminò la stanza.
Le 7:30 del mattino. Non poteva alzarsi , o meglio non voleva.
Il mondo lo spaventava troppo.
Immerse di nuovo la faccia nel cuscino. Gli incubi andavano avanti da giorni , settimane , forse mesi.
Non riusciva a sopportarli. Erano fonte d'ansia infinita.
Ogni notte tornavano a tormentarlo , diversi ma ugualmente orribili.
E non se ne andavano semplicemente , lasciavano dietro di loro una scia d'inquietitudine , miseria e oscurità nella sua mente.
Non riusciva proprio a liberarsi anche del senso di solitudine , amico della miseria della sua mente.
"Ma d'altronde , non siamo tutti soli ?" pensava.
Sicuramente nessuno si preoccupava per lui , nessuno vedeva la stanchezza e la disperazione nel suo volto. Nessuno vedeva che oltre la sicurezza e la tipica bugia "No stò benone"  , c'era un disperato bisogno d'amore.
Forse gli avrebbero creduto se avessero guardato dentro i suoi occhi
L'ansia divampò nel petto.
Tentò di calmarsi , controllando i respiri , ma nulla , l'ansia cresceva.
Allungò la mano nell'oscurità e prese la confezione di Ativan , ingerendone alcune.
L'ansia iniziò a ritirarsi dentro il suo cuore , assopendosi.
Pete si ritrovò stremato. I pensieri iniziarono a spegnersi e gli occhi a chiudersi.
Si ritrovò in uno stato di sonno accompagnato da incubi per tutto il resto della giornata.
Incubi dove affogava , trascinato sotto l'acqua da qualcosa che non riusciva a vedere , bruciava vivo , la sua pelle si disintegrava , veniva intrappolato dentro una scatola dove nessuno poteva aiutarlo e un'intera parata degli orrori.
Dopo l'ultimo sogno in cui l'aereo dove la band stava viaggiando esplodeva , si svegliò con un urlo.
Valutò l'ipotesi dormire ancora ma ci ripensò quando i ricordi degli incubi gli attraversarono la mente
Con una spinta sui gomiti si radrizzò sul letto e spostando le coperte si avviò ad aprire le finestre , facendo penetrare la luce nella stanza.
Le lancette dell'orologio, prima nascosto dall'oscurità , indicavano le 17.
Aveva dormito davvero così tanto ?
Prese il telefono nascosto dalle coperte e lo aprì illuminando lo schermo.
1 messaggio da Patrick e 1 chiamata persa dal manager.
Aprì il messaggio : "Niente prove domani , Joe ha un'emergenza in famiglia , ci fà sapere meglio Mercoledì"
Oh fantastico. Adorava la sua band ma l'ansia ammazzava anche la voglia di respirare e uscire di casa.
Si sentì subito in colpa. Erano i suoi migliori amici , avrebbe dovuto adorare il tempo passato insieme.
In un certo senso lo faceva , riusciva a distrarlo anche in minima parte dal suo mondo interiore.
Ma loro non capivano come si sentiva , nessuno poteva.
E non voleva parlare dei suoi problemi  , li avrebbe solo addossati a loro , si sarebbero allontanati dal mondo noioso e triste di Pete Wentz.
Perchè era quello il suo mondo : un turbine d'ansia , tristezza , miseria , noia , ombre , incubi , sogni , parole gettate al vento , pillole che si abbatteva su di lui.
E non poteva farci niente.
Avrebbe solo voluto sparire , o almeno stare meglio.
Un'idea attraversò la sua mente : perchè non farla finita ?
I demoni dentro la sua testa avevano vinto , che potevi farci ?
S'avviò con calma verso camera sua  , più precisamente verso la scatola di pillole.
La trovò vuota. Le ultime le aveva prese la mattina stessa.
Forse era un segno del destino o di qualche Dio.
Forse aveva altro da fare in questo mondo.
Ma le pillole doveva comprarle per forza. Ne aveva bisogno. Erano l'unica ancora quando l'ansia lo stava per soppraffare.
Forse aveva un piccolo problema con gli ansiolitici , ma che poteva farci ? Anche i medici avrebbero capito. Ci sono cose che diventano indispensabili , e lui non poteva farci nulla.
Prese la felpa con le chiavi della macchina nelle tasche e si avviò verso la farmacia più vicina , 1 ora di viaggio.

Erano le 18:05. La radio stava finendo di trasmettere Hallelujah , la cover di Jeff Buckley.
Teneva stretta fra le dita la nuova confezione di Ativan , la stessa idea della mattina gli attraversò la mente.
Forse doveva farlo.
Senza nemmeno rendersene conto , aveva inghiottito quasi tutta la confezione.
La vista iniziò ad annebbiarsi e la confezione rotonda gli scivolò dalle mani.
La confusione si fece strada nella sua testa. Non riusciva a muovere bene nemmeno gli arti.
Dopo diversi sforzi , compose l'ultimo numero della sua rubrica.
La voce del suo manager disse qualcosa che non riuscì a capire. Biascicò qualche parola.
L'uomo al telefono iniziò ad alzare le voce , le parole sempre più incomprensibili.
Iniziò a perdere i sensi.

Riaprì gli occhi , era su un divano , non riconobbe subito il posto , era tutto più scuro.
Si guardò intorno , era tutto diverso , ma era la casa dei suoi genitori.
Era tutto strano , disturbato. Più oscuro. Più grigio.
Non era solo la casa a essere diversa , anche lui era diverso. Si sentiva più leggero. Si sentiva vivo.
Ogni respiro sembrava il primo della sua esistenza.
Si guardò intorno. La televisione era accesa : trasmetteva quello che sembrava una specie di reality malsano o un film drammatico.
Un ragazzo era accasciato , privo di sensi , dentro la sua auto. Aveva un'aria incredibilmente familiare.
Intravide una confezione di quelli che sembravano medicinali ai suoi piedi e il telefono chiuso fra le sue mani.
Qualcuno aprì la portiera dell'auto , anche stavolta l'attrice aveva un'aria incredibilmente familiare.
Trasalì. Il ragazzo nella macchina era lui.

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*musica drammatica*
E questo è il primo capitolo della mia nuova ehm nuova "composizione". :D
Come avrete capito parla di Pete Wentz e del suo tentativo di suicidio nel 2005.
Ho poi preso spunto dal suo libro "The Boy With The Thorn In His Side" per rendere la storia più interessante. Nei prossimi capitolo vedrete Pete davanti a nuovi personaggi , strani avvenimenti e scelte.
Spero che vi piaccia e spero recensiate , ma sopratutto che vi piaccia.
A presto. :)

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Capitolo 2
*** Dear Gravity , you held me down in this starless city ***


Continuava a fissare lo schermo. Un misto di paura , confusione e meraviglia si diffuse per la sua mente.
Come mai era il protagonista di un malsano reality show ? Dove si trovava ?
-Oh , stà calmo- disse una voce maschile -Qui sei al sicuro-
Si voltò verso il punto da cui la voce proveniva. Un ragazzo dai capelli neri era seduto all'altra estremità del divano , le gambe incrociate in una posizione infantile ma stranamente familiare.
Aveva una strana collana di corda con una chiave appesa al collo.
Il volto era estremamente familiare. Sobbalzò quando si rese conto che quel ragazzo era lui.
Il nuovo Pete rise quando lo vide alzarsi dal divano in uno stato di schock.
Ma che diavolo stava succedendo ?
-Pete questa è la tua mente- rispose il ragazzo , il sorrise ancora stampato sul volto.
-Ma credo che non ci voglia molto ad arrivarci , insomma guardati intorno , hai sempre desiderato che casa tua fosse così-
-La mia mente- ripetè.
Ora tutto aveva senso. Da bambino aveva sempre desiderato una casa fantastica come questa.
Come quelle dei cartoni animati e dei libri che adorava
Era una specie di Paese Delle Meraviglie tutto per lui.
-Ok- disse , un pò ripetendolo a se stesso -e tu chi sei?-
-Io sono te- disse l'altro Pete.
-Sei me ?-
-Beh diciamo che sono qualcosa che ha creato la tua mente , che riceve i tuoi pensieri , sà come reagirai ,sà tutto di te e anche di più- rispose -esisto come tu esisti-
-Beh più o meno-
Rimase basito davanti a quell'informazione e si ricordò di tutto quello che aveva fatto.
-Che intendi dire ?- chiese.
-Pete tu non esisti più , sei solo un fantasma che si porta dietro il peso di tutti i suoi pensieri , le sue paure più recondite , i suoi incubi più malsani che lo tengono sveglio la notte e tutto quello che stà in mezzo- rispose -tu respiri ma non vivi-
Il peso di quelle parole gli precipitò contro.
-Ma che ci faccio qui?- si guardò intorno -Non dovrei essere morto?-
-No- incrociò le braccia -La tua mente ti ha isolato in modo tu possa comprendere come svegliarti dagli incubi-
-Come ?- iniziava a essere confuso.
-Beh ti faremo ritrovare la tua felicità nascosta,la tua voglia di continuare,la voglia di uscire dall'oscurità- rispose -la chiave per uscire da qui e tornare alla tua vera vita- allungò la mano al suo collò e agitò la chiave.
In un battito di ciglia l'altro Pete sparì. Non era più nella stanza.
-Aspetta !- provò a gridare. Niente , solo il silenzio.
Si sedette sul pavimento , cercando di mettere in ordine i pensieri.
Quest'ultimo pensierò suonò strano , riordinare i pensieri mentre si trova nella sua stessa mente.
Un attimo prima la sua mente si stava annebbiando e un attimo dopo si ritrovava nel suo "Paese Delle Meraviglie" personale , con un'incarnazione della sua mente che parlava di ricerca della felicità.
Chissà cosa stava succedendo in questo momento. Chissà se succedeva qualcosa in questo momento.
D'altronde non sapeva nulla di come scorreva il tempo nella sua mente. Magari nel mondo reale tutto era ancora come l'aveva lasciato.
 Cosa gli riservava questo posto ? Si alzò e salì le scale , che lo portarono al piano superiore , costruito come un corridoio
Dei peluche erano esposti come busti sopra piedistalli. Lungo il corridoio vi erano porte varie.
Provò ad aprirne una , non riuscendo. Provò ancora con una porta diversa. Nulla.
Solo una porta era aperta , come faceva capire la porta spalancata.
Entrò e si rese conto di essere in camera sua , quella dov'era cresciuto. Era praticamente identica. Stessi poster , stesso colore delle pareti , era tutto identico , tutto tranne il letto.
Non vi era un letto. Vi era una bara. L'altro Pete l'avrebbe trovata adatta a lui.
Rimase immobile a fissarla e si decise a entrarci dentro , anche solo per un secondo.
Richiuse il coperchio. Era tutto così silenzioso. Un senso di pace che non provava da tempo si diffuse in lui. Aprì di nuovo il coperchiò e balzò fuori. Non era tempo di riposare , doveva uscire da questo posto , tornare all vita reale , per quanto bene si potesse trovare nella sua mente.
Un esplosione , dei colori e delle risate rimbalzarono sulla sua finestra.
Si affacciò e si rese conto che erano fuochi d'artificio che partivano da una collina e illuminavano una notte senza stelle.
Qualcuno stava scoppiando fuochi d'artificio nella sua mente !
Scorse 3 ombre scure alla base della collina. Decise di andare a parlare con loro e non capì se sperava che l'altro Pete fosse fra loro o no.

Scusate l'attesa. Sò che non è il massimo ma come al solito spero vi piaccia e che recensiate. (:
La storia prenderà una piega (spero) interessante per Pete , alla ricerca della felicità.

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Capitolo 3
*** It's been said that time heals wounds but no, I won't be controlled ***


Senza nemmeno accorgersene , si era voltato e camminava a passo spedito lungo il corridoio.Qualcosa era diverso. Sembrava più luminoso , il chè rendeva i peluche meno inquietanti. Alcune porte erano aperte.
S'immobilizzò e il dubbio prese il soppravento. I suoi piedi non riuscivano a scegliere una direzione. Andare alla base dei fuochi d'artificio o esplorare la casa ?
Si fece forza e iniziò a camminare verso la fine del corridoio per poi scendere le scale.
Veloce , sempre più veloce. Era già fuori dalla casa quando si accorse che ormai il suo passo era ormai diventato una corsa , ma non si fermò.
Sfrecciò per le strade buie a una velocità che probabilmente non avrebbe mai tenuto nella vita reale.
Di nuovo la luce e le risate si diffusero nel buio.
Ormai era davanti alla collina.
Le tre ombe erano ora più chiare e familiari.
Una di loro aveva un  berretto e accendeva un fuoco d'artificio con l'accendino , al suo fianco riuscì a riconoscere dei capelli ricci e corti , a differenza di quelli della terza ombra , lunghi quasi fino alle spalle. Erano estremamente familiari. Il fuoco d'artificio sfrecciò nel cielo senza stelle.
Per poco non caddè all'indietro quando le 3 ombe si voltarono.
Probabilmente vi era una riunione dei Fall Out Boy nella sua testa , a sua insaputa.
Forse erano solo immagini create dalla sua mente , probabilmente lo erano , si ripetè razionalmente.
Razionalmente suonava come un paradosso : tutto lì era irrazionale.
Ma i suoi 3 amici erano davanti a lui e lo fissavano.
-Oh guarda chi si è ricordato di noi- disse Joe con un sorriso stampato sul viso , e in tono sarcastico.
-Sono così felice di vedervi- disse Pete senza pensarci.
Pensare nella sua mente , suonava ridicolo.
-Anche noi , Pete- rispose Andy.
-Siete immagini della mia mente o-
-Pete- lo interrupe Joe -a che pensavi?-
La rabbia e l'incredulità represse nella sua voce erano evidenti.
-Io- la vera domanda era quella. Fissava il terreno in questo momento , alla ricerca della risposta.
-Beh , non pensavi a noi- disse Patrick. Adorava il fatto che non si faceva problemi a dire la verità ai suoi amici.
-Non volevo annoiarvi con i miei problemi- rispose , in incredibile sincerità.
-Non ci avresti annoiato , lo sai- rispose Patrick. Andy e Joe annuirono.
Non alzava gli occhi da terra , lottava per farlo , ma qualcosa , probabilmente se stesso , lo impediva.
-Non avreste capito-
-Come fai a saperlo ?- chiese Andy.
-Non lo sò- era la verità. Non lo sapeva.
-Ragazzi- iniziò , alzando la testa , ma davanti a lui non c'era più nessuno.
L'angoscia si fece strada nel suo cuore e , come se la gravità lo stesse schiacciando , si ritrovò seduto sulle sue ginocchia sul terreno erboso della collina.
Era di nuovo solo , nella sua mente. Abbandonato a se stesso.
La gravità sembrava schiacciarlo , senza sosta. Non riusciva ad alzarsi , a muovere nessuno muscolo.
Iniziò a combattere con tutte le sue forze , stanco del peso che l'immobilizzava.
Esplose in un urlo che trasportò via quel peso , disperdendolo nell'aria scura della collina.
Ansimava , ma si sentiva meglio.
-E' la prima volta che combatti davvero- disse una voce femminile alle sue spalle.
Si voltò ma l'ombra si stava dileguando giù dalla collina. Quella voce era così familiare.
Si alzò e iniziò a seguirla , cautamente. Ma l'ombra si muoveva troppo veloce e non sembrava nemmeno correre.
Si ritrovò a correre dietro all'ombra dalla voce familiare.
Ormai arrivati di nuovo davanti alla casa da cui era uscito , l'ombra sparì dentro la casa.
La porta aperta l'invitava a entrare , come per seguire le tracce di quella voce familiare.
Entrò e qualcosa lo guidò , lungo il salotto , verso una porta aperta.
La stanza dietro la porta aperta si presentava come una piccolo stanza , dal soffitto alto e delle lunghe finestre , alte quasi al soffitto.
Tutto , dalle poltrone al tavolino era completamente ricoperto di parole e frasi. Anche le finestre nella propria interità erano ricoperte.
Riuscì a distinguere parole come "alone e "die".
Ma l'ombra davanti a lui finalmente si rese distinguibile.
I capelli neri le attornavano il viso , con ciocche bionde distinguibili come l'ultima volta che l'aveva vista. Il lungo vestito nero donava al suo corpo magro e giovane.
Era proprio Jeanae White quella davanti a lui.

___________

Spero gradiate questo ultimo capitolo e chiedo scusa per il tempo che mi son preso per scriverla. (:
(Jeanae White è la ragazza a cui Pete ha dedicato praticamente tutte i testi delle sue canzoni fino a Infinity On High , e probabilmente lei è una delle molte cause per cui Pete tentò il suicidio) (La citazione nel titolo viene da Stay With Me - You Me At Six)

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Capitolo 4
*** Nobody's gonna feel your pain ***


Gli sguardi di Jeanae e Pete non si staccavano l'uno dall'altro. Notò qualcosa di diverso negli occhi della ragazza : erano congelati , oscuri , privi di vita e non si staccavano dai suoi.
Quasi come in un atto di sottomissione , distolse lo sguardo per concentrarsi sulla stanza , ancor più macabra del nero ghiaccio degli occhi di lei.
Rabbrividì leggendo alcune delle scritte che deturpavano i muri : erano suoi pensieri , erano testi di alcune canzoni , erano semplici parole che nascondevano profondi mari di significato nei quali Pete aveva desiderato annegare più di una volta e nei quali cercava anche di galleggiare , in paradossale contrasto.
Ma l'intero essere di Pete era un contrasto ormai.
Solo ora si accorse del tavolino davanti a lui , che fungeva quasi come una barriera tra i due amanti ; un tavolino basso , di legno , ricoperto di piccoli cerchi.
Un colpo sordo lo attraversò : erano pastiglie che conosceva fin troppo bene.
In tutto questo tempo Jeanae non aveva mai distolto lo sguardo da lui , gli occhi di ghiaccio sembravano volerlo inchiodare , fissarlo per sempre.
Il desiderio di avvicinarsi a lei , di poterla toccare , dopo mesi nei quali le uniche volte che i loro sguardi si erano incrociati solo al buio , nell'llusione di Pete , nei quali il suo corpo si sentiva incompleto senza quello dell'amata si fece più vivido che mai , forse complice la mente di lui.
Allungo la mano verso di lui ma qualcosa lo placò , lo fece retrocedere.
Ci riprovò , avvertendo stavolta una fitta di dolore.
Il masochismo , l'attrazzione verso ciò che faceva male , era la sua prerogativa , pensò.
Al terzo tentativo , la manò oltrepassò la barriera invisibile fra i due ;  
ormai l'intero corpo di Pete si muoveva trascinato verso la sua metà mancante , ma qualcosa cambiò.
Per la prima volta da quando l'aveva davanti gli occhi di lei erano cambiati : non erano più una maschera di ghiaccio , erano dolore , erano persi.
Il suo cuore si fermò mentre attraversava quella parete e vedeva la sua amata svanire , in preda al dolore.
Provò a ritrarsi , ma l'avanzata inesorabile verso ciò che poco fà bramava più di ogni altra cosa erano ormai terminata.
I pochi secondi sembrarono anni , il tavolino carico di pillole si rovesciò sul pavimento , spargendo il carico sul pavimento , la ragazza era scomparsa.
Si ritrovò a fissare il punto esatto del divano nel quale Jeanae era seduta , svuotato.
Si lasciò andare sul divano ; sembrava quasi calmo ma tutto quello che provava era in realtà vuoto , che presto si sarebbe riempito di dolore. Era la calma prima della tempesta.
Qualcuno o qualcosa calpestò le pillole , risvegliandolo.
L'altro Pete lo guardava , ancora con la chiave al collo , con un sorriso.
-Che significa tutto questo ?- chiese alla sua controparte.
-Significa che devi imparare a conoscere le tue priorità-
-La mia priorità è lei-
-La tua priorità è te stesso- rispose -se non ami te stesso , se non lo proteggi , chi lo farà veramente per te?-
Provò a rispondere , ma l'altro Pete procedette.
-Nessuno , gli altri possono provarci ma sei tu a scegliere.-  -A scegliere se mollare , se andartene-
La tempesta dentro di lui venne ammutolita.
-Dovresti saperlo-  
Scomparì nello stesso modo in cui era arrivato , in un battito di ciglia , lasciando Pete solo un'altra volta nel divano , svuotato completamente.






A distanza di anni ce l'ho fatta HAHAHA è molto corto lo sò , ma voglio riservare il resto a dopo , quindi preparatevi al seguito che credo di pubblicare entro la fine del mese. :)
Grazie a chi leggerà , a chi recensirà , a chì continuare a seguirla nonostante le mie enormi mancanze e pause. GRAZIE.

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